Il Mosaiko Kids 1-2007

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Il Mosaiko Kids, mensile per ragazzi, si riceve tramite abbonamento annuale, richiedendolo al seguente indirizzo: Favolarevia Editore, via C. Alberto 13 15053 Castelnuovo Scrivia (AL) - Tel. 0131 856018 e-mail: [email protected] - [email protected] Anno 4 - n° 1, gennaio 2007 Aut. Tribunale di Tortona N° 2/04 reg. periodici del 22/09/2004 Proprietà ed Editore: Favolarevia, via C. Alberto, 13 - Castelnuovo S. (AL) Periodico mensile Direttore responsabile: Antonella Mariotti Stampa: Tipografia-litografia Fadia, via Soldini 12 - Castelnuovo Scrivia (AL) i i d d Il Mosai o K Il M osai o K s s pag.2 pag. 3 pag.5 pag.6 pagg. 6-7 PIKKOLI - PIKKOLI Vacanze speciali, nonni speciali, mestieri speciali Speciale Basket Castelnuovo PICCOLE CAMPIONESSE CRESCONO Giulia Leva e Alessandra Tava In bilico tra studio e atletica TATIANA VITALIANO di Davide Varni Atene 2006 VIVERE LA MARATONA Elehanna Silvani racconta la corsa più illustre della storia Speciale Basket Castelnuovo L’allenatore MASSIMILIANO PANI di Davide Varni Non facciamo di una moda una condanna Tutti pazzi per la 40 D omanda: “è bella?”, rispo- sta: “è magra”. Almeno il 90% delle ragazze associano immediatamente, senza neanche pensarci, il concetto di bellezza a quello della magrezza. Si tratta di una fissazione tanto diffusa da ap- parire quasi normale, fisiologica, e tutta femminile. Anche se le ra- gazze non ci credono, ai ragazzi non piacciono solo le ragazze-stec- co, alcuni le apprezzano, altri pre- feriscono le forme. Basterebbe origliare qualche discorso negli spogliatoi di un campo da calcio per accorgersi che i seni generosi vengono nominati più spesso delle anche sporgenti e delle clavicole in evidenza. L’ideale della ma- grezza erroneamente assunto e or- mai interiorizzato e presupposto come ideale estetico per eccellen- za, è stato ancor più erroneamen- te elevato a segreto del successo. Ed ecco che il gioco è fatto. Scat- ta nella psicologia un’inesorabile processo di compravendita, si ven- dono le calorie di cui ci si priva per comprare ammiratori e felicità. È quello che avviene davvero? La fe- licità non si può comprare, a mag- gior ragione vendendo la propria anima a un diavolo che spolpa le guance, sbianca la pelle e assorbe l’energia vitale sostituendola con una sistematica e frenetica corsa in discesa in cui la velocità au- menta in maniera esponenziale. 275000 ragazze ogni anno nel mon- do muoiono di anoressia. Collegare il problema all’universo delle pas- serelle, che è in cima alla lista de- gli imputati, tanto luccicante e fiabesco quanto spettrali sono le sue protagoniste, è riduttivo. Non tutte le ragazze sognano di diven- tare modelle, quasi tutte però so- gnano di essere più magre. Le più svariate e non scontate circostan- ze, un teso clima familiare, una delusione amorosa, un senso di inadeguatezza, di esclusione da parte delle amiche costituiscono solo la scintilla di un processo to- talizzante che prescinde da uno scopo preciso, si nutre di se stes- so, diventando ogni giorno più dif- ficile da arrestare. Il discorso può sembrare astratto e l’anoressia estrema e rarissima, ma tra i suoi sintomi e nelle sue avvisaglie molte ragazze, tra cui potrei inserirmi anch’io, ritrovano alcuni dei propri atteggiamenti e ragionamenti. È la pura verità, ci pesiamo spesso, ci sentiamo un po' in colpa dopo le abbuffate e un po' fiere di noi stesse dopo aver pran- zato con iocca e insalata, andiamo in palestra, squadriamo i corpi delle altre (molto più di quanto non facciano i ragazzi) ansiose di scoprirvi qualche difetto, qualche cuscinetto adiposo camuffato dai vestiti, ma guai se ci dicono che siamo fissate con la linea! Marta Lamanuzzi segue a pag. 2 un ragazzo che scrive è un ragazzo che pensa P ochi giorni fa ho assistito ad una scena veramente triste. Emanuele usciva da scuola alle 15,40 ed io sono arrivata a prenderlo un po’ in anticipo. Avevo parcheggiato davanti all’ingresso e nell’attesa ero rimasta seduta nell’auto a leggermi un libro. Ad un certo punto ho sentito un gran rumore e sono scesa dall’auto per capire cosa stava accadendo. Un ragazzino sui 15 anni bussava con prepotenza alla porta d’ingresso della scuola mentre un altro cercava di sostenere una ragazzina da loro seduta sui gradini in stato di semi- incoscienza. Visto che la bidella non arrivava ho detto al ragazzo di insistere, ho capito subito che la ragazzina (che chiameremo Stella) stava veramente male. E’ arrivato un insegnante e ha chiesto se quella ragazza fosse una loro studentessa. I due ragazzi hanno detto di si, che faceva la prima liceo e che non era rientrata perché aveva tagliato la scuola nel pomeriggio, che aveva bevuto e stava male. Loro l’avevano trovata così in quello stato nei giardinetti di fianco al liceo. Il ragazzino che bussava M La vita è un miracolo, spesso fragile... ai buttarsi via! Giovanna Spantigati Giovedì 21 dicembre An- tonella Mariotti ha in- contrato i ragazzi dell’I- stituto Comprensivo “Ba- xilio” di Castelnuovo Scrivia e ha portato loro i più caldi auguri da par- te di tutta la redazione del Mosaiko Kids. In se- gno di gratitudine per il felice rapporto di colla- borazione che si è in- staurato tra gli insegnan- ti e la redazione, è stata consegnata una perga- mena-ricordo ai profes- sori Lorenza Daglia, Sil- via Sacco e Maria Paola Ferrari. Il testo della pergamena chiarisce perfettamente le motivazioni di questa piccola cerimonia: M a qualcuno c’è ancora col dono speciale di saper ascoltare, qualcuno che non crede che il suo lavo- ro siano solo le cinque ore di mattina, che il re- sto non lo riguardi. Per- ché insegnare, lo si sa, è una missione, e ci vuole vocazione per compierla. Insegnare non è solo ri- empire le menti di nozio- ni, non è la matematica, il latino o la letteratura. Insegnare è aiutare a svi- luppare il potenziale in ognuno di noi e prepara- re ad affrontare i proble- mi più grandi, i temi più controversi, o più sempli- cemente la vita. Perché gli adulti di domani pos- sano essere un po’ mi- gliori, un po’ meno egoi- sti, un po’ più onesti, non abbiano paura di ac- cettare quello che non possono cambiare e bat- tersi per ciò in cui credo- no. Senza scorciatoie. Perché i sentieri facili non portano a traguardi né a soddisfazioni. E ci si può sempre perdere. Qualcuno c’è ancora... Mimma Franco foto Narciso Bresciani

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Il Periodico dell'Associazione Il Mosaiko Kids

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Il Mosaiko Kids, mensile per ragazzi, si riceve tramite abbonamentoannuale, richiedendolo al seguente indirizzo:Favolarevia Editore, via C. Alberto 1315053 Castelnuovo Scrivia (AL) - Tel. 0131 856018e-mail: [email protected] - ilmosaiko @tiscali.it

Anno 4 - n° 1, gennaio 2007 Aut. Tribunale di Tortona N° 2/04 reg. periodici del 22/09/2004Proprietà ed Editore: Favolarevia, via C. Alberto, 13 - Castelnuovo S. (AL)Periodico mensileDirettore responsabile: Antonella MariottiStampa: Tipografia-litografia Fadia, via Soldini 12 - Castelnuovo Scrivia (AL)

ii ddIl Mosai oKIl Mosai oK ss

pag.2

pag. 3

pag.5

pag.6

pagg.6-7

PIKKOLI - PIKKOLI

Vacanze speciali, nonni speciali, mestieri speciali

Speciale Basket Castelnuovo

PICCOLE CAMPIONESSE CRESCONO

Giulia Leva e Alessandra Tava

In bilico tra studio e atleticaTATIANA VITALIANO

di Davide Varni

Atene 2006VIVERE LA MARATONA

Elehanna Silvani racconta la corsa più illustre della storia

Speciale Basket Castelnuovo

L’allenatore MASSIMILIANO PANI

di Davide Varni

N o n f a c c i a m o d i u n a m o d a u n a c o n d a n n a

T u t t i p a z z i p e r l a 4 0

Domanda: “è bella?”, rispo-sta: “è magra”. Almeno il90% delle ragazze associano

immediatamente, senza neanchepensarci, il concetto di bellezza aquello della magrezza. Si tratta diuna fissazione tanto diffusa da ap-parire quasi normale, fisiologica, etutta femminile. Anche se le ra-gazze non ci credono, ai ragazzinon piacciono solo le ragazze-stec-co, alcuni le apprezzano, altri pre-feriscono le forme. Basterebbeorigliare qualche discorso neglispogliatoi di un campo da calcioper accorgersi che i seni generosivengono nominati più spesso delleanche sporgenti e delle clavicolein evidenza. L’ideale della ma-grezza erroneamente assunto e or-mai interiorizzato e presuppostocome ideale estetico per eccellen-za, è stato ancor più erroneamen-te elevato a segreto del successo.Ed ecco che il gioco è fatto. Scat-ta nella psicologia un’inesorabileprocesso di compravendita, si ven-dono le calorie di cui ci si priva percomprare ammiratori e felicità. Èquello che avviene davvero? La fe-licità non si può comprare, a mag-gior ragione vendendo la propriaanima a un diavolo che spolpa leguance, sbianca la pelle e assorbel’energia vitale sostituendola conuna sistematica e frenetica corsa

in discesa in cui la velocità au-menta in maniera esponenziale.275000 ragazze ogni anno nel mon-do muoiono di anoressia. Collegareil problema all’universo delle pas-serelle, che è in cima alla lista de-gli imputati, tanto luccicante efiabesco quanto spettrali sono lesue protagoniste, è riduttivo. Nontutte le ragazze sognano di diven-tare modelle, quasi tutte però so-gnano di essere più magre. Le piùsvariate e non scontate circostan-ze, un teso clima familiare, unadelusione amorosa, un senso diinadeguatezza, di esclusione daparte delle amiche costituisconosolo la scintilla di un processo to-talizzante che prescinde da unoscopo preciso, si nutre di se stes-so, diventando ogni giorno più dif-ficile da arrestare. Il discorso può sembrare astratto el’anoressia estrema e rarissima,ma tra i suoi sintomi e nelle sueavvisaglie molte ragazze, tra cuipotrei inserirmi anch’io, ritrovanoalcuni dei propri atteggiamenti eragionamenti. È la pura verità, cipesiamo spesso, ci sentiamo un po'in colpa dopo le abbuffate e un po'fiere di noi stesse dopo aver pran-zato con iocca e insalata, andiamoin palestra, squadriamo i corpidelle altre (molto più di quantonon facciano i ragazzi) ansiose discoprirvi qualche difetto, qualchecuscinetto adiposo camuffato daivestiti, ma guai se ci dicono chesiamo fissate con la linea!

Marta Lamanuzzi

segue a pag. 2

u n r a g a z z o c h e s c r i v e è u n r a g a z z o c h e p e n s a

Pochi giorni fa hoassistito ad unascena veramente

triste. Emanuele uscivada scuola alle 15,40 ed iosono arrivata a prenderloun po’ in anticipo. Avevoparcheggiato davantiall’ingresso e nell’attesaero rimasta sedutanell’auto a leggermi unlibro. Ad un certo punto

ho sentito un granrumore e sono scesadall’auto per capire cosastava accadendo. Unragazzino sui 15 annibussava con prepotenzaalla porta d’ingressodella scuola mentre unaltro cercava disostenere una ragazzinada loro seduta sui gradiniin stato di semi-incoscienza. Visto che labidella non arrivava hodetto al ragazzo diinsistere, ho capitosubito che la ragazzina

(che chiameremo Stella)stava veramente male. E’arrivato un insegnante eha chiesto se quellaragazza fosse una lorostudentessa. I dueragazzi hanno detto di si,che faceva la prima liceoe che non era rientrataperché aveva tagliato lascuola nel pomeriggio,che aveva bevuto e stavamale. Loro l’avevanotrovata così in quellostato nei giardinetti difianco al liceo. Ilragazzino che bussava

ML a v i t a è u n m i r a c o l o , s p e s s o f r a g i l e . . .

a i buttarsi v ia!Giovanna Spantigati

Giovedì 21 dicembre An-tonella Mariotti ha in-contrato i ragazzi dell’I-stituto Comprensivo “Ba-xilio” di CastelnuovoScrivia e ha portato loroi più caldi auguri da par-te di tutta la redazionedel Mosaiko Kids. In se-gno di gratitudine per ilfelice rapporto di colla-borazione che si è in-staurato tra gli insegnan-ti e la redazione, è stataconsegnata una perga-mena-ricordo ai profes-sori Lorenza Daglia, Sil-via Sacco e Maria PaolaFerrari.Il testo della pergamenachiarisce perfettamentele motivazioni di questapiccola cerimonia:

Ma qualcuno c’èancora col donospeciale di saper

ascoltare, qualcuno chenon crede che il suo lavo-ro siano solo le cinqueore di mattina, che il re-sto non lo riguardi. Per-ché insegnare, lo si sa, èuna missione, e ci vuolevocazione per compierla.Insegnare non è solo ri-empire le menti di nozio-ni, non è la matematica,il latino o la letteratura.Insegnare è aiutare a svi-luppare il potenziale inognuno di noi e prepara-re ad affrontare i proble-mi più grandi, i temi piùcontroversi, o più sempli-cemente la vita. Perchégli adulti di domani pos-sano essere un po’ mi-gliori, un po’ meno egoi-sti, un po’ più onesti,non abbiano paura di ac-cettare quello che nonpossono cambiare e bat-tersi per ciò in cui credo-no. Senza scorciatoie.Perché i sentieri facilinon portano a traguardiné a soddisfazioni. E ci sipuò sempre perdere.

Qualcunoc’è ancora...Mimma Franco

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con prepotenza mi haspiegato che lui nonc’entrava niente, che erala sua fidanzata ma luil’aveva lasciata tre giorniprima e che lei avevabevuto apposta fino astar male. Il professore,infastidito, preoccupato,ha subito detto: bisognachiamare la madre! Ma ioho insistito perchéchiamasseroun’ambulanza. Nessuno sipreoccupava di toglierequella ragazza dallescale, io ho detto diportarla dentro subito edi ragazzi l’hanno sdraiatasulla cattedra di un’aula.I professori eranoinnervositi, i compagniincuriositi e basiti, lebidelle urlavano. Io misono avvicinata al viso diquesta ragazza. 14 anni,l’età di mia figliaMartina. Sudata fradicia,gelata come se fossecollassata, non apriva gliocchi ma si lamentava. Letenevo strette le mani,lei ha cominciato apiangere, a dire chevoleva morire, poi aurlare dal male allapancia. Le accarezzavo icapelli e le dicevo distare tranquilla chesarebbe passato tutto,che sarebbero arrivati idottori. Nessuno chechiamava i genitori,erano tutti in palla.Finalmente è arrivataun’amica di Stella,avevano tagliato insieme.E’ arrivata di corsa,urlando, lanciando lozaino per terra.L’abbiamo calmatasubito. L’ho presa per lespalle con fermezza macon dolcezza e le hodetto: che cosa èsuccesso, cosa ha preso?guarda che devi dirlo PERLEI, tanto i dottori lefanno le analisi delsangue e lo scopronosubito. Lei eraterrorizzata, ha detto chesono andate a comprarsiuna bottiglia di rum manon pensava che la suaamica avrebbe bevutocosì tanto. Si è girataverso Stella perrimproverarla “Ma checosa hai fatto!”inutilmente. Stella noncapiva nulla, girava latesta sudata, piangeva eripeteva non cosciente ilnome dell’amica,delirando. Io ho preso laragazzina in disparte e leho sussurrato: “nonsgridarla adesso...

rassicurala... tu non tirendi conto di quello chesi rischia facendo così!”.Non potevo dirle che sirischia il coma etilico,ammesso che non abbiaingerito anche altresostanze... era già troppospaventata così. A quelpunto la campanella èsuonata, Emanuele èuscito dalla sua classe edio sono dovuta andarevia. “Continuate arassicurarla!” ho detto aiprofessori. L’ambulanzastava arrivando ed io sonouscita di lì piangendo. Lasofferenza degli esseriumani è la miasofferenza. Quando eroragazzina mi occupavo divolontariato. Andavo atrovare una signoramolto, molto anziana inuna casa di cura. Avevasolo me. Quando entravonella sua camera lei mistringeva forte le manipoi sorrideva felice. Tantopoco le bastava. Io leraccontavo della miafamiglia, dei miei studi elei, come una bisnonninami ascoltava sempreanche se a volte dovevoripeterle le cose piùvolte... le avevoraccontato dei mieipesciolini rossi e ognivolta che andavo atrovarla mi chiedeva: “E ipesciolini???” con la suavoce non più ferma, tantoansiosa... Bastava cosìpoco per farla rideretalmente tanto che letremava tutto il corpo ealtrettanto poco ci volevaper toglierle le sue pochecertezze e farlapiangere... Non ho maiavuto il coraggio di dirleche i pesciolini nonc’erano più. Mai buttarsi via, maibuttare via la propriavita, è un miracolo, è unameraviglia. La prima cosache ho insegnato ai mieifigli è stato di guardare ilcielo, i colori dellanatura, la meraviglia delsole. Guarda che beltramonto, Manu, guardache arcobaleno, Marti. Ionon so chi fosse quellaragazzina che non eracompagna di mio figlio.Forse non la riconoscerònemmeno quando lavedrò perchè quello cheho visto su quellacattedra era solo un visostravolto, ma se invece ladovessi riconoscere fra imille altri studenti leandrò incontro. E laabbraccerò.

MG i o v a n n a S p a n t i g a t i , s e g u e d a l l a p r i m a

a i buttarsi v ia!

spec

iale

Basket Castelnuovoi r o l i b e r o a l M o s a i k oT

I n t e r v i s t a a l l ’ a l l e n a t o r e

Mass imi l iano Pani

Aquanti di Castelnuovo nonlo conoscono ancora, vauna bella tirata d’orec-

chi, perché Massimiliano non èstato solo giocatore professio-nista di Basket, vanto ed orgo-glio del suolo natio, ma già daqualche anno allena un foltogruppo di allegri pargoli proprioa Castelnuovo. Ma forse “alle-nare” non è il termine giusto:non solo insegna loro i rudimen-ti dello sport, ma cerca di tra-smettergli quella passione,quell’amore e rispetto per lapartita che, anche se da qual-che anno ha appeso le scarpe alchiodo, è ben viva in lui. E lasua immagine di eterno ragazzotimido e molto dolce mi ha fat-to ricordare quale dovrebbe es-sere il vero volto dello sport.

Vorrei che spiegassi ai nostrilettori come hai conosciuto ilbasket e quali sono stati i tuoimaestri più importanti.

Il mio primo incontro con que-sto sport è avvenuto quandofrequentavo le elementari. Eroin terza ed ho partecipato aduno dei primi corsi riservati aibambini. Da allora non ho piùsmesso, né mi è venuta mai amancare la voglia di giocare,migliorarmi e far gioco di squa-dra. Anche se ora ho smessoper motivi di lavoro, ho comun-que deciso di cominciare ad al-lenare le classi elementari, espesso mi ricordo di quando, adascoltare un maestro in pale-stra, c’ero proprio io. Questapassione forse non mi sarebbenata se non avessi avuto degliottimi allenatori, tutti di altolivello. Ricordo ancora StefanoCermelli, Luigina Damiani, Da-niele Rognoni, il professor Ar-mana, Franco Balduzzi e tuttigli altri che mi hanno accompa-gnato nella mia carriera sporti-va.

Eppure adesso ad insegnare cisei proprio tu. Che emozioni ti

suscita preparare e fardivertire i più piccoli?

E’ estremamente stimo-lante. Osservare e dirige-re i loro sforzi, farli cre-scere, vederli miglioraredai primi tentativi finoalla prima partita è dav-vero gratificante. Avere30 piccoli campioni daallenare non è facile, maavvincente. Spesso mi ri-specchio nei loro com-portamenti, anche io fa-cevo gli stessi errori, enon sempre andavo d’ac-cordo con i miei compa-gni di squadra. Se c’èqualcosa che cerco di in-segnargli è proprio lo spi-rito di squadra.

La passione trasparesempre dalle tue paro-le. Perché consiglierestiad un ragazzo di prati-care il basket?

Sono convinto che unosport debba servire a farsocializzare e farti senti-re parte di un gruppo,sviluppa un forte senso disolidarietà e aggiungeesperienze positive alsemplice canestro. Dalmio punto di vista unosport di squadra come ilbasket sviluppa moltissi-mo alcuni insegnamentiutili non solo nello sportquanto nella vita, comeil rispetto per il tuo com-pagno e ancora di più perl’avversario. E ci si diver-te, si ride e si scherza dipiù in compagnia.

Visto che conosci cosi bene lasituazione cestistica di Castel-nuovo, vuoi dirci qualcosa suciò che è necessario fare permigliorare le cose e renderel’esperienza di tutti questi ra-gazzi ancora più gratificante?

Tutti noi che operiamo al cen-tro sportivo diamo sempre ilmassimo per organizzare al me-glio le lezioni e facilitare la ge-stione degli ambienti, ma in-dubbiamente la struttura stessa

necessita di importanti lavori diristrutturazione. Più di 100 ra-gazzi partecipano ai nostri cor-si e lo spazio non sempre è dis-ponibile per le varie esigenze.Speriamo che alcune promesseelettorali vengano confermateper avere un centro sportivo al-l’altezza dei campioni che pre-pariamo! Voglio ancora ribadireche tutti diamo il massimo, e ilpresidente Marco Maggi stasvolgendo un ottimo lavoro,tuttavia abbiamo ancora moltepotenzialità e molte nuove ideeche potremmo sviluppare con

l’aiuto di qualche nuovo spon-sor. Personalmente non puntomolto all’agonismo, perché avolte offusca il vero obiettivodi noi allenatori: non siamo lìper vincere ma siamo lì per ibambini, per il loro gioco, per illoro divertimento. Questo nonva mai dimenticato né dagli al-lenatori né dagli aiutanti maneppure dai genitori. E’ a loroche chiedo maggiore compren-sione per quello che facciamo eun loro aiuto per rendere l’am-biente il più sereno possibileper i loro figli.

Davide Varni

Siamo un gruppo di ragazze, quasi tutte di prima e secon-da media, appassionate di basket. Da circa due anni, al-

cune anche da più tempo mentre qualcunoè appena arrivato, frequentiamo il “Palagi-raffe”, come i grandi chiamano la strutturaa fianco della scuola media.Perché proprio la pallacanestro, direte voi?Non lo sappiamo neppure noi: forse è un ca-so, poteva essere un altro sport, o forse peremulare le gesta di Alessandra e Giulia, sa-lite alla ribalta nazionale! Sapete comevanno queste cose… inizia Irene e si entu-siasma, lo dice a Chiara che chiama ancheCecilia…. “Milena, prova anche tu ! E’ unbell’ambiente, sono tutti amici e ti tratta-no da grande!”. “E’ vero, poi l’allenatore,si chiama Franco, è veramente bravo e ca-

pace di motivarti sempre”. C’è anche Gina, la responsabiledel corso, che fa un po’ la mamma di tutte… In effetti ci ri-prende, anche aspramente, quando siamo disattente, arrivia-mo in ritardo o, come capita in tutti i gruppi, sorge qualchediverbio, ma è anche capace di gratificarti al momento giustoe quando è necessario. Siamo effettivamente un gruppo nu-meroso, una ventina di ragazze, e come potete immaginarenon sempre (o meglio, forse quasi mai) la pensiamo allo stes-so modo. Spesso sorgono diverbi su cose anche banali, ma al-la fine, grazie anche a Gina e Franco, troviamo sempre unpunto d’incontro! Ma …è vero… ci siamo accorte che non ab-biamo parlato di basket! Forse che la nostra passione, in fon-do, si esaurisca nel fatto di poter uscire un paio di volte allasettimana da sole? O nel fatto di fare qualche trasferta conla squadra e conoscere nuove avversarie ? Oppure, come è ac-caduto ultimamente, nell’uscita fantastica al forum di Milanoper vedere l’Armani in serie A? O forse perché sino ad ora ab-biamo sempre perso? Certamente di una cosa siamo sicure:stiamo facendo un’esperienza di gruppo molto stimolante cheauguriamo ad ogni nostra coetanea! Pensiamo che l’importan-te non sia il tipo di pallone o la maglia indossata, ma il fattodi farlo insieme a delle amiche e seguite da guide serie e pre-parate … Provare per credere!!!

Le nuove leve del “Palagiraffe”

Basket, passione contagiosa...

Le Palagiraffe

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Giulia è una ragazza semplice, molto schiva e riservata. Come tutte le perso-ne introverse parla poco con chi non conosce a fondo, ed ancora meno desi-dera parlare di sé: per lei però parlano i fatti. Frequenta con buon profitto la

seconda classe del Liceo tecnologico a Voghera e difficilmente si vede in giro peril paese .Da quanti anni giochi a basket ?Ho cominciato a giocare a 4 anni, quindi sono 12 anni che gioco.Quanti giorni e quante ore alla settimana trascorri in palestra ?Tra partite, allenamenti e l’attività di aiuto allenatore che ho cominciato quest’an-no, l’unico giorno libero che mi resta è il giovedì, quindi passo in palestra 6-7 orealla settimana per gli allenamenti più 2 ore circa a partita, insomma più di 10-12ore.Giulia, sappiamo che hai partecipato negli ultimi due mesi ad altrettanti radunia Pescara con la nazionale di basket under 16 per la preparazione ai campiona-ti europei del 2007. Cosa ci racconti di questa tua esperienza? Come tutte le mie esperienze precedenti, è stata emozionante, è un onore e un pia-cere indossare la maglia dell’Italia e rappresentare la mia nazione. In questi radu-ni mi sento diversa, conosco molta gente, mi diverto e sto in compagnia di ragazzeche hanno una vera passione per questo sport come me.Quest’anno con il Castelnuovo per la prima volta affrontate un campionato im-pegnativo come la serie B. Quali sono le difficoltà che hai incontrato?Le difficoltà che incontro sono tutte dentro alla mia testa, ho poca autostima espesso questo mi crea dei problemi. Però nonostante ciò “gli altri” dicono che perora ho fatto solo una brutta partita, inoltre dicono che sono maturata e un po’ piùconvinta rispetto gli anni precedenti, che stia crescendo!?! Naturalmente ci sonostate partite in cui avevo un po’ paura perché dovevamo scontrarci con squadre econ giocatori veramente forti come Gabba che stimo molto, però poi in campo so-no riuscita a non arrabbiarmi e a finire la partita decentemente.Sappiamo che nella prima squadra con te giocano ragazze molto più grandi, al-cune addirittura che hanno più del doppio della tua età con trascorsi ed espe-rienze anche in serie A. Eppure tu giochi in un ruolo, il playmaker, l’organizza-tore di gioco, che richiede carisma e grande carattere. Ti senti a tuo agio o pre-feriresti un altro ruolo ?Mi è sempre piaciuto fare il playmaker, molti allenatori dicevano che ho il fisico diuna guardia più che di un play, ma ci sono molte persone che credono in me e miaiutano ad essere un buon playmaker, poi è sempre meglio saper giocare in diversiruoli per essere un giocatore completo.Alessandra Tava, che ha iniziato praticamente con te e con la quale avete for-mato una coppia vincente in tanti anni al BCC, ha voluto provare un’esperienzanuova cambiando radicalmente stile di vita trasferendosi a Roma. Sappiamo cheanche tu hai avuto diverse proposte da società maggiori ma per il momento nonle hai accettate. Non ti sentivi pronta?Non so come descriverlo, ma dentro di me mi sentivo che dovevo rimanere a Ca-stelnuovo e così ho fatto. Ed ogni giorno che passa sono sempre più convinta cheho fatto la scelta giusta.Quali sono le aspettative cestistiche nel futuro più immediato ?Non so cosa mi aspetto dal futuro, io vivo nel presente e quello che dovrà succede-re, succederà. Non faccio progetti perché tutto può cambiare, vorrei solo ringra-ziare le persone che hanno sempre creduto in me e loro sanno a chi mi riferisco.

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Basket CastelnuovoP i c c o l e

Campionesse crescono...Alessandra Tava

Una chiacchierata con Alessandra Tava, 15 anni, giovane promessa castelnovese del basket al momento in trasferta a Roma,che la scorsa estate ha ottenuto, e meritato, una convocazione per l’Europeo under 16. Con queste premesse ci si potrebbeaspettare di avere a che fare con una “piccola diva gasata” e invece ci siamo trovati ad intervistare una ragazza semplice

ed umile, profondamente innamorata della sua famiglia, del suo paese… e del basket naturalmente! Per iniziare, cosa puoi dirci riguardo la tua personalità?Per prima cosa che odio stare da sola: mi piace la compagnia e il contatto con la gente. Mi reputo anche una persona serena, eper questo devo ringraziare la mia famiglia che mi è sempre stata vicino, e i miei amici su cui ho sempre potuto contare. Conquesta consapevolezza affronto le giornate con felicità, conscia del fatto che ci sono al mondo persone che purtroppo non han-no le mie stesse fortune.Quali sono i tuoi hobbies e le tue passioni, escludendo il basket ovviamente!Amo uscire coi miei amici, con cui ho condiviso elementari e medie. Ci siamo separati a causa delle scuole superiori, ma è co-munque rimasta un’ amicizia solida e profonda. Parliamo ora della tua passione più grande, il basket: com’è nato questo amore?Sono stata avvicinata al mondo del basket dai miei genitori, che ne sono sempre stati grandi sostenitori. Ho iniziato a giocare a6 anni, ma ho sospeso l’attività per un anno, quando ne avevo 9, per dedicarmi alla danza: però ho capito che non era quello ilmio mondo. Da parte dei miei genitori non c’è mai stata alcuna costrizione, mi hanno sempre lasciata libera di scegliere lo sporte la strada che preferivo percorrere.Ci pare di capire che hai un bellissimo rapporto coi tuoi genitori…Sì, ho un bellissimo rapporto con loro, in famiglia sto bene e sono serena. Mi hanno trasmesso tutti i valori più importanti, ma lacosa più importante è che mi hanno insegnato ad essere serena, in pace con me stessa e quindi anche col mondo circostante.Come ha avuto il via la tua carriera cestistica?Ho iniziato, da bambina, sotto la guida di Michela Tollentino. Giocavo sia con lei che con Franco Balduzzi, che allenava le bam-bine più grandi. In seguito mi hanno allenato Massimiliano Pani, quando ero già un po’ più grandicella, Cristiano Lunaschi, con cuiho vinto il campionato, e negli ultimi anni ancora Franco. Che cos’è per te il basket?Il basket è una parte importantissima della mia vita. Ho rinunciato a molte cose per questo sport, ma sempre con “piacere”, per-ché lo amo davvero: altrimenti non avrebbe senso continuare a praticarlo!Far parte della nazionale è stata la soddisfazione più grande che mi abbia mai dato il basket. Quest’estate ho rinunciato alle va-canze con gli amici per partecipare ad un raduno di oltre un mese, ma scendere poi in campo con la maglietta recante la scrit-ta “Italia” è veramente un’emozione incredibile e inspiegabile. Parlaci un po’ delle tue esperienze interregionali ed internazionali.La mia prima convocazione regionale è avvenuta quando frequentavo la prima media, per partecipare al torneo Bulgheroni, cheraggruppa tutte le regioni che partecipano al progetto Azzurrina. In seguito ho partecipato al torneo delle regioni a Monopoli, el’anno successivo a Pesaro. Dopo di che sono stata convocata per il raduno degli under 16 (benché io fossi ancora under 15) perpartecipare ai campionati europei in estate. Vengono convocate ragazze da tutta Italia, ci si allena tutte insieme e gli allenato-ri valutano se sei adatta o meno alla squadra. In tutto sono 3 convocazioni prima di quella di luglio, in cui ne vengono selezio-nate 20, gradualmente poi ne vengono eliminate altre 8 per arrivare ad un numero di dodici giocatrici che parteciperanno al-l’europeo. Io l’anno scorso ero fra queste dodici giocatrici e ho così potuto partecipare all’europeo in Finlandia.Usciamo un attimo dall’argomento basket… potresti raccontarci qualcosa della tua giornata tipo?Frequento il secondo anno di liceo scientifico, come tantissimi altri ragazzi. Dopo la scuola ho allenamento tutti i giorni per cir-ca due ore, se si gioca il sabato o la domenica.Non hai mai avuto paura di non riuscire a conciliare lo studio col basket?L’anno scorso ci sono riuscita tranquillamente, quest’anno invece i voti sono un po’ meno belli perché il tempo a mia disposizio-ne per lo studio è diminuito, inoltre cambiando scuola devo ancora imparare a conoscere i professori e il loro metodo.Sì perché, sappiamo, che ti sei trasferita a Roma, sempre per amore del basket, ovviamente!Sì, vivo a Roma insieme a una mia amica, che avevo già conosciuto ai raduni. Siamo ospiti di una anziana signora, ma di fianco alei vive il vice-presidente della società con cui gioco. Quindi quando torniamo tardi dalle partite o dall’allenamento mangiamo acasa loro.Ti trovi bene?Sì molto, sono stati da subito molto disponibili con noi e ci hanno trattate come loro figlie, non facendoci sentire delle estranee.Come si chiama la tua nuova società?La società è il San Raffaele, che l’anno scorso è salita in A1. Non è una società che punta allo scudetto, ma cerca comunque dimantenersi in buona posizione. Quest’anno non potrò ancora seguire in modo continuo gli allenamenti con la prima squadra, pri-ma devo migliorare ancora un po’ il mio modo di giocare, tuttavia quando manca qualche giocatrice ci alleniamo con la squadraprincipale. Ci alleniamo invece regolarmente con le giocatrici della nostra età, le cadette, e con la squadra under 18.E a casa? Ogni quanto riesci a tornare?Torno a casa una volta ogni mese e mezzo circa, con le partite purtroppo non posso tornare così spesso come invece vorrei.Sei riuscita ad integrarti con la nuova squadra o hai avuto difficoltà?Non è stato facilissimo entrare nel gruppo, le altre ragazze giocano insieme sin da quando sono piccole, inoltre è anche difficileabituarsi ai nuovi metodi di allenamento. Tuttavia le ragazze sono sempre state molto disponibili con noi, non ci hanno fatto pe-sare la nostra diversa provenienza, e ora con l’inizio del campionato mi sto integrando sempre di più.Nonostante tu ora viva a Roma, una città grandissima, in grado di offrire qualunque divertimento, ti manca un po’ Castel-nuovo?Mi manca tantissimo! Mi manca veramente tutto… quando abitavo qui mi lamentavo per la piccolezza di Castelnuovo, ma ora chesono lontana sento terribilmente la sua mancanza, mi manca quell’aria di casa che posso trovare solo nel mio paese, e ancor dipiù mi mancano, ovviamente, i miei famigliari e i miei amici!Cosa pensi che ti abbia trasmesso la tua esperienza nella squadra di basket di Castelnuovo?La mia seconda casa a Castelnuovo era la palestra, mi sono sempre trovata benissimo e ho imparato molto, se non tutto, sia dalpunto di vista cestistico che da quello umano! I miei allenatori, specialmente Franco Balduzzi, mi hanno insegnato a giocare conimpegno e serietà, ma il sostegno e la battuta per risollevare il morale non sono mai mancati!Cosa provi quando giochi? Quali sono le tue emozioni?E’ indescrivibile. Quando prendo la palla si crea una sorta di “magia” dentro di me che proprio non riesco a spiegare a parole.Il tuo ricordo più bello legato al basket?Ne ho tanti: quando abbiamo vinto la finale regionale ero davvero contentissima, e poi quando mi hanno convocata per la Fin-landia è stato veramente emozionante, anche perché non me l’aspettavo. Hai un sogno nel cassetto che puoi raccontarci?Il mio sogno, al momento più realizzabile, è quello di riuscire a far salire di livello l’Italia nei campionati europei. Noi militiamoinfatti nel girone B, vorrei che potessimo arrivare prime nel girone così da avere accesso al girone A, il girone in cui si può vin-cere il titolo; sarebbe una grandissima soddisfazione. Un sogno per cui invece ci vorrà ancora del tempo è quello di giocare in se-rie A.Un tuo consiglio ai ragazzi di Mosaiko… cosa ti sentiresti di dir loro?Sicuramente di praticare uno sport con passione, puoi essere bravo o meno bravo, non è questo che conta, sono importanti in-vece le emozioni che provi mentre stai giocando, che ti aiutano a crescere e a migliorare come persona sia in campo che, so-prattutto, fuori. Senza trascurare, però, la famiglia e gli amici, che nel mio caso sono state e sono tuttora un solido sostegno sucui contare.Per concludere… un augurio e un saluto al basket di Castelnuovo?Certamente! Spero che continuino a giocare benissimo, come già hanno dimostrato di saper fare, e sono sicura che con la vogliache hanno Franco e Orazio di vincere riusciranno ad ottenere degli ottimi risultati!Grazie mille per la tua disponibilità, e ancora complimenti!

a cura di Livia Granata

a cura di Mimma FrancoGiulia Leva

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L’intervista di questo mese è su Tatiana Vitaliano, giovane e promettente studentessa, ottimacompagna di banco nonché cintura nera di francese, inglese e tedesco. Ed è persino cam-pionessa italiana di atletica. Niente male per una normalissima ragazza liceale, che molti

avranno anche adocchiato tra i corridoi del liceo Peano di Tortona, magari anche scambiato duechiacchiere, senza sapere di avere davanti una vera celebrità. L’importante è non farla arrabbiare,perché altrimenti prende la rincorsa e…

Dimmi, come hai cominciato ad allenarti nell’atletica?Da piccola ero già molto brava nella ginnastica artistica. Però per problemi organizzativi si è deci-so di cambiare…a favore dell’atleticaSarà anche uno sport non agonistico, ma i risultati sono arrivati presto.Ho cominciato partecipando alle gare regionali di salto in alto. Le ho vinte e allora ho cominciatoad allenarmi più seriamente. Poi è arrivata la vittoria ai campionati italiani, quest’anno. E con lamedaglia, mi hanno anche con-vocato nella nazionale. Siamoandati in ritiro a Tunisi ed hopartecipato ai “Giochi del Me-diterraneo”. Sono arrivataquarta, in una serie di provemolto impegnative con i miglio-ri atleti provenienti dal Maroc-co, dall’Algeria, dalla Tunisia,ma anche Francia, Spagna eItalia.Molti studenti abbandonanol’attività sportiva agonisticagià alle scuole medie, o noncominciano neppure, perchétengono di più ai risultati sco-lastici. Tu riesci a conciliarequesti due mondi?Devo studiare di notte, perchétra allenamenti pomeridiani,trasporti e trasferte, prima del-l’ora di cena posso fare ben po-co. L’allenamento normale è diquattro giorni alla settimanaper almeno due ore, che spessoaumentano. I veri sacrificatiperò sono gli amici, che vedo dirado. D’estate, quasi mai, per-ché nella stagione estiva ci so-no le gare più importanti.E dimmi, com’è il rapportocon i tuoi genitori? Mio padre è entusiasta dellaconvocazione in nazionale,mentre è mia mamma che spol-vera la bacheca dei trofei. Peròmi ricorda spesso di non sotto-valutare la scuola e di non montarmi la testa.Tutti i lettori vorrebbero sapere se hai un modello a cui ispirarti.Ma certo, la mitica Sara Simeoni: la campionessa di salto in alto, convocata più volte in nazionalee persino campionessa mondiale.Eppure anche per te si avvicina il momento della maturità: dopo hai intenzione di continuarela carriera agonistica?Tutto dipende dall’università. Se riuscirò a passare il test di medicina, credo che dovrò smettere.Vuoi dare un consiglio a chi vorrebbe dedicarsi corpo e gambe all’atletica?E’ una disciplina molto difficile e i risultati arrivano col tempo, con costanza ed impegno, senza maidemordere. I sacrifici sono molti. Ma la cosa più importante in assoluto è trovare una buona alle-natrice. Io ho la fortuna di essere allenata dalla mitica Marì Chiapuzzo, che mi segue sempre conimpegno e passione. E per finire… ti piacciono gli intervistatori alti, biondi e con gli occhi azzurri?Da pazzi!Ho deciso: fonderò al più presto un fansclub.

Davide Varni

Tr a i b a n c h i d e l L i c e o s i n a s c o n d e u n a c a m p i o n e s s a

Tatiana Vitalianoi n d i f f i c i l e e q u i l i b r i o t r a s t u d i o e a t l e t i c a

E’la classica ra-gazza per bene,un viso pulito

acqua e sapone che die-tro quegli occhi allacandy-candy fa eccezio-ne per i suoi pregi scola-stici (senzatroppi sforzi) esportivi (ha fia-to da vendere!)A testimoniarlola borsa di stu-dio dal valoredi 500 euro chesi è aggiudicatasu un totale di700 studentifrequentanti ilLiceo Peano diTortona.E’ stata proprioMarta Lama-nuzzi, 17 anni,iscritta al quar-to anno di Li-ceo Classico eresidente a Tor-tona a rientra-re tra i quattrocampioni benretribuiti per irisultati eccel-lenti ottenuti alivello scolasti-co e atleticodel premio“Camagna” acui l’istitutorende omaggio ogni an-no.Alla premiazione, avve-nuta sabato 16 dicembrenell’aula Magna, presie-duta dal Preside PietroDallera, presentata dal-l’insegnante Bruna Ba-lossino e dalla rappre-sentante ufficiale delpremio, Marta ha sfog-giato un bel sorriso, gliocchi lucidi che lascianoimmaginare una spiccatasensibilità a stento trat-tenuta dall’orgoglio delmomento.Un’occhiata “quasi dirimprovero” al papà per

essere arrivato legger-mente in ritardo e qual-che parola mormorata abassa voce. Del restomomenti di gloria comequesto esigono la massi-ma puntualità!“Sono contenta e soddi-sfatta, è un buon incen-tivo a migliorare e a da-

re sempre il massimo intutto” - dice Marta entu-siasta - che di doti ne hadavvero tante: un’intel-ligenza viva, un’ottimaresistenza fisica, unaspontaneità genuina eun’invidiabile altruismoverso tutti.Un difetto?...”è troppobuona” - dice il papàcommosso.Da parte della Redazionede Il Mosaiko Kids since-re Congratulazioni conl’augurio che il 2007 siaricco di altrettante gra-tificazioni e buone ri-uscite.

E anche se un Giornalistacon la G maiuscola do-vrebbe sempre mante-nere un certo distaccodal pezzo che scrive, mipermetto di lasciarmiandare, spinta dall’istin-to, in una considerazio-ne assolutamente perso-nale, in qualità di testi-

mone alla premiazione.Credo che la bellezza diquesta ragazza si riveliattraverso i suoi gesti,gli atteggiamenti, il suomodo di essere così ve-ro, senza maschere nériserve.E non penso di esagerarenel dire che sa mostrarsiallo stesso tempo con-trollata ed istintiva,semplice e straordinaria,determinata e generosa,graziosa e grintosa.Poliedrica geneticamen-te, rara semplicemente.Lasciatemelo dire: Timeriti il meglio!

MARTA LAMANUZZI… ONORE E MERITO!Una tortonese d’eccezione vince 500 euro per intelletto e doti atletiche

Sonia Bedeschi

Crescere insieme per un mondo migliore

Associato

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Cara l e t t r i ce , c a ro l e t to re , l’abbonamento al “Mosaiko Kids” è scaduto il 31dicembre 2006.Grazie al tuo contributo siamo riusciti anchequest’anno a trasformare le potenzialità creative diun gran numero di giovani in quel concreto e coloratofoglio che hai tra le mani. Ogni centesimo versato alMosaiko nel corso di questi anni è stato utilizzato perfar crescere la qualità e la portata del nostrobizzarro esperimento. Noi siamo moltocontenti dei risultati ottenuti e speriamo cheanche per voi il Mosaiko sia un’isola serenanel mare agitato degli impegni quotidiani.Rinnovare l’abbonamento significa dare atutta la redazione un segnale di fiducia eregalare nuovi orizzonti ai nostri e ai vostrisogni.

RINNOVA L’ABBONAMENTO, LASCIA SPAZIO ALLE IDEE!

Da sin: Gabriele Lamanuzzi, Marta, il Preside Pietro Dallera.

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Presidente: Mimma Franco

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riotti - Martina Ruta - Sofia Falchetto -

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Elehanna Silvani ha 33 anni, vive a Ca-stelnuovo Scrivia (AL), è commerciali-sta a Tortona (AL) ed è molto amante

dell’attività fisica, che pratica nel tempo li-bero.Ecco, sono proprio io, “riassunta” in pocherighe, anche se mi rendo conto che nonhanno la pretesa di essere esaustive.Posso aggiungere che sono una ragazza sem-pre molto determinata, in poche parolequando mi prefiggo un obiettivo mi impe-gno molto per raggiungerlo, a volte a costodi soffrire, anche se il risultato qualche vol-ta può dipendere anche da un buon aiutoda parte del destino.In ogni caso, caparbietà e determinazionemi hanno aiutato e mi aiutano tuttora adarrivare alla meta.Tra le varie attività che pratico (trekking,sci di fondo, running, ballo) spicca sicura-mente la corsa, sia dal punto di vista dellafrequenza degli allenamenti, sia dal puntodi vista dell’impegno e del dispendio dienergie . Posso affermare con sicurezza cheil filo conduttore che lega la costanza ai ri-sultati – per tutte le mie attività – è la pas-

sione.Ho scoperto la passione per la corsa quasiper caso, ai tempi del Liceo, all’età di 15anni, quando – avendo affrontato una corsacampestre di circa 3 km. per la prima voltae senza alcuna preparazione – ho ottenutoun buon risultato, il quarto posto.Ho deciso e voluto provare a sfruttare lemie potenzialità e continuare a correre, cisono riuscita per qualche anno, ma i variimpegni di studio di quel periodo e l’impos-sibilità di recarmi a tutti gli allenamenti, mihanno “sottratto” a questo sport.Per 12 lunghi anni mi sono dedicata ad altrisport, ma negli ultimi due/tre anni circa,gradualmente, è riaffiorata in me la vogliadi ricominciare a correre. Tanto per inizia-re, ho partecipato all’ edizione 2003 della“Terry Fox run”, 5 km. per le strade di Mi-lano, commemorazione finalizzata alla rac-colta di fondi per la ricerca contro il can-cro. Terry Fox infatti, era un ragazzo cana-dese che – nonostante la malattia gli stessedivorando a poco a poco le ossa - , percor-se a piedi, di corsa circa 5.000 km. da unacosta all’altra dell’America per raccoglieredenaro per finanziare la ricerca e la lottacontro la malattia. Dopo questa impresamancò.Tornando a me, la voglia di correre si è fat-ta strada – è proprio il caso di dirlo – in ma-niera sempre più impetuosa e già l’annoscorso mi ha portato a partecipare con al-cuni amici ad alcune edizioni di gare di cor-sa su asfalto per vari paesi della provincia,intervallate da sporadici allenamenti. An-che se dapprima non siamo giunti a risulta-ti degni di nota, abbiamo iniziato a fanta-sticare sulla possibilità di partecipare allacorsa per eccellenza: la maratona, corsa

che si snoda su 42,195 km.Sarebbe stato per noi sensazionale potercorrere la nostra prima maratona ripercor-rendo le vestigia della prima maratona del-la storia, la madre di tutte le maratone:quella della città di Atene.La storia infatti narra che il primo marato-neta fu il soldato ateniese Fidìppide, il qua-le nel 490 a.c. percorse correndo la distan-za tra la piana di Maratona, dove si era svol-ta la battaglia tra i Persiani e gli Ateniesi,ad Atene (circa 40 km.) per annunciare lavittoria degli ateniesi sui Persiani. In ricor-do di Fidìppide e del grande scontro in cuii Greci sconfissero i Persiani è stata inseri-ta la gara di Maratona nella prima Olimpia-de dell’era moderna svoltasi nel 1896 adAtene. La corsa copre un tragitto di km.42,195 e corrisponde alla distanza tra ilponte di Maratona e lo Stadio Panathinai-kos, realizzato completamente in marmobianco. Con il passare degli anni questo ti-po di manifestazione sportiva si è estesa inmolte altre città ed ora è diffusa in tutto ilmondo.Moltissime persone che corrono a livelloamatoriale hanno come desiderio quello dimettere alla prova le proprie capacità sfi-dando sé stessi in una maratona, tanto me-glio se si corre in un luogo lontano da casa,per poter unire a tale esperienza la cono-scenza di altre persone di nazionalità diver-sa e per creare occasioni di scambio cultu-rale, che lasciano sempre “arricchiti” den-tro.Ecco perché così tante persone oggi corro-no le maratone nel mondo ed ecco perchého corso anche io su questa distanza e sonosicura non sarà l’unica volta. Una maratona non si improvvisa: occorreprepararsi con metodo.Per quanto mi riguarda, devo ringraziaredue persone: il mio maestro di sci, nonchépreparatore atletico, Gianni Grosso e Nico-la Calia, amico e grande atleta, molto notoper i risultati ottenuti in una carriera lungacirca 32 anni finora.Entrambi mi hanno aiutata parecchio, ilprimo elaborando per me apposite tabelledi allenamenti che ho seguito scrupolosa-mente, il secondo con l’assidua assistenzaed i continui consigli da esperto. Gli allenamenti più intensi hanno avuto ini-zio dal mese di aprile 2006 e già dal mesesuccessivo mi hanno consentito di ottenerei primi risultati degni di una certa soddisfa-zione personale: dapprima con la mezzamaratona (km. 21,097) di Genova, nellaquale ho conseguito un miglioramento ri-spetto alla precedente (e prima) corsa sul-la stessa distanza (1h e 39 min. su 1 h e 45min.), poi con una serie di gare su distanzemolto più brevi, correndo le quali ho con-quistato sempre un posto sul podio ed infi-ne, correndo la mezza maratona di Novi Li-gure (la c.d. “maratonina d’autunno”) il 01ottobre ove, oltre a migliorare ulteriormen-te il mio tempo personale, mi sono laurea-ta campionessa regionale di maratonina perA.I.C.S. – Associazione Italiana Cultura eSport .Il 3 Novembre 2006 siamo partiti: io, MarcoCerchi di Cornale, Francesco Pareti e PietroSavarro di Tortona.Abbiamo preso il volo da Milano Malpensaverso Atene, siamo stati raggruppati con al-tri membri del gruppo di Terramia S.R.L., lasocietà che ha organizzato il viaggio e la no-stra partecipazione all’evento sportivo del-l’anno.Dopo una breve sosta presso il piccolo Sta-dio dove si sono disputate le gare di scher-ma durante le Olimpiadi di Atene 2004, peril ritiro dei pettorali di gara (a me è statoassegnato il numero 3265), abbiamo prose-guito verso il Grand Hotel Royal Olympic,dove abbiamo alloggiato per tutti i giorni dipermanenza.Il mattino del 4 novembre è stato dedicatoalla visità della città e della favolosa Acro-poli con il Partenone che con la sua impo-nenza domina l’insieme dei resti monumen-tali archeologici che ci sono pervenuti dal-l’antica Atene; il pomeriggio la visita è pro-seguita a Capo Sounio, bellissima località dimare a circa 70 km. da Atene, dove si puòammirare il tempio di Poseidone, che ri-porta sulle pietre del suo basamento alcuneincisioni con le firme dei pirati, che faceva-no lì tappa durante le loro scorribande. Diritorno verso la città, abbiamo fatto sostaallo Stadio delle gare di scherma per l’im-

mancabile “pasta party”, durante il qualegli atleti possono cominciare ad immagazzi-nare le scorte di energia da utilizzare per lalunga corsa.A nanna molto presto quella sera, perché lasveglia era alle 04.45.Dopo l’abbondante colazione del mattinodel 5 novembre, alle 05.45 tutti noi delgruppo di Terramia s.r.l. ci siamo diretti apiedi verso lo Stadio Panathinaikos, che sitrova a soli 500 metri dall’Hotel, per acce-dere alle varie navette già predisposte peril trasporto degli altleti fino a Maratona.Siamo giunti alle ore 7.00, con una tempe-ratura di circa 2 gradi; l’organizzazione èstata perfetta, dagli spogliatoi, ai bagni, alcarico degli indumenti e degli effetti perso-nali dei partecipanti onde restituirli alla fi-ne della competizione, alla distribuzionedei rametti d’ulivo simbolo della vittoria.Eravamo io, Pietro e Francesco; Marco – puressendosi iscritto alla gara sui 10 km. dipercorrenza – vi ha rinunciato a causa di unlieve infortunio che non gli ha permesso diprepararsi adeguatamente.Noi tre c’eravamo, era quello l’importanteper noi, poter dire “ragazzi, rendiamociconto che siamo proprio ad Atene”.Prima di partire ci siamo abbracciati tutti etre per l’ultimo incoraggiamento e poi, il fi-schio di partenza ha dato il “via”.Ero molto carica, la giornata fredda, masplendida e tersa mi ha dato grande impul-so ed io ho percorso i primi metri propriocon la voglia di correre.Per i primi chilometri non ho potuto andareal passo che mi ero prefissata, a causa del-la folla che avevo davanti, ma mano a ma-no che il gruppo si sgranava sono riuscita arecuperare superando parecchi gareggianti.Era bello vedere persone provenienti dal-l’America, Spagna, Francia, dal Giappone esentire così tante lingue diverse dalla mia;tutti però eravamo accomunati dal medesi-mo impegno, dalla medesima fatica, ma an-che dalla gioia di essere lì in quel momen-to.Tutto questo crea un tale spirito di solida-rietà tra gli atleti, da annullare completa-mente l’aria di sfida che caratterizza nor-malmente tutte le competizioni.Correndo, vedevo mano a mano scorrere lacampagna dell’Attica e molte persone lun-go il percorso incitavano come se fossimodei “veri” maratoneti; i chilometri si accu-mulavano, come anche la fatica, ma unaforza particolare pareva spingermi sempreavanti, un passo dopo l’altro.Lungo il tragitto, ogni 5 km., erano statipredisposti punti di ristoro per la distribu-zione di acqua, bevande e cibi energetici,una vera manna per gli atleti affaticati.Correndo, vedevo la gente più bizzarra:dall’atleta che correva impugnando con unamano una piccola bandiera della propria na-zione e con l’altra quella greca, all’atletache correva con la bandiera indossata comeun mantello, a quello che ha stupito pro-prio tutti, quello vestito con armatura, scu-do ed elmo per emulare in tutto il mitico Fi-dìppide.Finalmente le colline che cingono Atene, fi-nalmente le strade di Atene, pochi chilo-metri all’arrivo, ma anche un dolore piutto-sto pronunciato al ginocchio destro.L’unico pensiero che avevo in mente, conestrema lucidità, era quello di arrivare,quindi ho cercato con tutte le forze di igno-rare – per quanto possibile – il dolore e dilottare per giungere al traguardo.Due ali di folla mi accoglievano esultandoed io iniziavo ad intravedere lo Stadio Pa-nathinaikos, lo stesso dove è arrivato ilcampione olimpico Stefano Baldini nel2004. Mi sentivo quasi come lui e mi sonolanciata verso il rush finale, giungendocommossa sul rettilineo dei 195 metri fina-li. Il cronometro segnava 3 ore, 40 minuti e19 secondi:era fatta!Dopo poco meno di un’ora e mezza sono ar-rivati al traguardo anche i miei due amici,che gioia ritrovarsi per raccontarci le nostreesperienze.Vorrei dire a tutti i giovani che, nello sportcome nella vita, se si vuole raggiungere unrisultato bisogna innanzi tutto agire conconvinzione, impegnarsi verso quella dire-zione e non mollare mai: i risultati prima opoi arriveranno e saranno tanto più apprez-zati quanta più sarà stata l’energia spesa.Tutto questo regala la sensazione di vivereappieno la vita, la gioia di vivere.

V A t e n e 2 0 0 6

i v e r e l a m a r a t o n aElehanna racconta cosa significa partecipare alla corsa più antica e illustre della storia

A cura di Elena Pisa e Mimma Franco

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UPer la festa dei Santi siamo partiti per una meta

speciale: la Toscana, ma soprattutto per un motivoancora più speciale: aiutare dei nostri amici nella

raccolta delle olive.Quando siamo arrivati abbiamo salutato Fernando, suamoglie Siriana, le nonna Delia, Erika (la figlia) e Michele (ilfidanzato),questi sono i nostri amici “speciali”. La lorocasa è circondata dalla campagna, ma c’è anche unmeraviglioso uliveto, con almeno duecentocinquantapiante. Lamattina appenasvegliscendevamo afare colazione,ci vestivamo eandavamo dicorsa a“raccogliere leolive”,novembreinfatti è ilmese dellaraccolta.Era moltodivertentearrampicarsisugli alberi perraccogliere leolive, anche seun giorno leabbiamoutilizzate perfare unabattaglia e cele siamolanciate, finchéFernando nonse n’è accorto…dopo di che dinuovo allavoro.Per tornare acasa dai campiusavamo untrattore. Dopouna bella doccia, tutti a cena ad assaporare le delizietoscane cucinate da nonna Delia, il tutto condito con unabella dose di buona compagnia.Il venerdì Femando ha portato le olive al frantoio, che è ilposto dove fanno l’olio spremendo le olive. La mattinadopo abbiamo fatto colazione con la “FETTUNTA”, cioèuna fetta di pane con l’olio NOVO (nuovo).E’ stata veramente una bella esperienza oltre che unabella vacanza. Speriamo di poterci tornare anche ilprossimo anno.

Luca Andriolo, Marco Mandirola

una vacanza speciale

Il Museo civico nacque negli ultimi anni Settanta con qualche quadro delle chiesedi San Damiano e della Croce, restaurati da Michele Mainoli e Agostina Barbero.La vera e propria ristrutturazione risale, però, al 1983-84 con l’allestimento in tre

sale dette delle Carte, di Cosma e Damiano e dei Crocifissi. Ogni anno si arricchivadi opere, tutte restaurate nel giro di un decennio. Venne costituita anche una se-zione archeologica.Fra le opere più importanti: mappe di Castelnuovo di fine Settecento, mappa del Ca-tasto teresiano, tre crocifissi del XV-XVI secolo, il tondo di Leptis Magna, gli Statuti

in pergamena risalenti al1450, una Madonna conBambino di AlessandroBerri, un quadro di Miche-le Mainoli, Bandiere dellaSOAMS e delle BrigataPartigiana, ex voto, moltiquadri, statue lignee, la-vori in ferro battuto, lapi-di, ecc.Nel 1998 venne chiuso eda allora mai più riaper-to, nonostante i lavori diconsolidamento di Palaz-zo Centurione siano statirealizzati vari anni fa.Esiste un inventario e visono vari articoli del pas-sato quando la Bibliotecagestiva il Museo.

Andrea: Caro Signor Sin-daco, ci risulta che più diuna ventina di anni favenne allestito un MuseoCivico nelle stanze al pianterreno di Palazzo Centu-rione con opere prove-

nienti da varie chiese allora abbandonate, da oggetti d’arte raccolti o donati da per-sone particolarmente disponibili a offrirli al godimento collettivo. Ci risulta sia chiu-so da quasi una decina d’anni: perché?

Sindaco: E’ chiuso da una decina di anni perché avevamo presentato un progetto,tra l’altro già approvato, alla Regione Piemonte che prevedeva il completo restaurodi Palazzo Centurione, in quanto dopo l’apertura della Sala Pessini il salone cen-trale non veniva più utilizzato per fare spettacoli, quindi si era deciso di dedicaretutto il piano terreno al Museo. Si sono create delle situazioni che ci hanno impedi-to di portare a termine il progetto. Nel novembre scorso abbiamo presentato un nuo-vo progetto alla Regione che in base alla Legge n. 4 (dedicata al turismo) prevedela creazione di due percorsi all’interno del Palazzo (che verrà completamente re-staurato): uno riguarderà il Museo stesso, l’altro la creazione di un Centro Studi Ban-delliano. Per il progetto sono stati stanziati due milioni di Euro.

Laura: non si potrebbe, con una pulizia dei locali e qualche lavoretto, metterlo adisposizione delle scuole e di qualche visita domenicale?

Sindaco: sarebbe già possibile metterlo a disposizione delle scuole, ma il materialea nostra disposizione non ci sembra sufficiente, vorremmo piuttosto creare un veroe proprio percorso museale.

Cecilia: In questi anni di chiusura è stata inserita qualche nuova scoperta e qualcheopera d’arte?

Sindaco: In questi anni sono stati inseriti due reperti provenienti dalla campagna,cioè dai campi circostanti. Dopo l’avvenuto restauro di Palazzo Centurione e di tut-ti i pezzi del Museo, è volontà di questa Amministrazione far riaprire il Museo e met-terlo a disposizione delle scuole e di tutti i cittadini.

…Spesso ci rivolgiamo a loroquando abbiamo bisogno diqualche coccola, di qualche

consiglio o “pillola do saggezza”, quandovogliamo ascoltare una storia relativa “…aibei tempi andati”o quando la mamma ed ilpapà ci hanno detto : NO !, quando ci serveun piccolo prestito e quando vogliamogiocare… Ma chi sono …? I nonni,certamente !Per questo abbiamo voluto porre a loroalcune domande: ad esempio gli abbiamochiesto se ritengono che siano importanti inuna famiglia e quale ruolo debbano avere. Cihanno risposto che hanno un impegno

importante affiancando i genitorinell’educazione dei nipoti e, scendendo nellecose più pratiche, aiutano mamma e papà adesempio accogliendoci al ritorno dallascuola, quando generalmente i genitori sonoal lavoro, preparandoci il pranzo in loroassenza.Generalmente tutti hanno risposto che ,avendo i nonni meno responsabilità deigenitori, sono spesso più tolleranti in caso di“marachelle” e spesso anche più generosi.Scendendo poi sul piano più strettamentepersonale, abbiamo chiesto :”Cosa pensa diaver dato ai suoi nipoti, e cosa pensa dipoter dare ?.Qui le risposte sono state concordi: “ Spero-ci hanno detto quasi all’unisono- di avertrasmesso il senso della famiglia, dell’onestà,dell’educazione e della tolleranza verso glialtri”.E noi nipoti, potremmo avere qualcosa dainsegnarvi, da trasmettervi ? .“ Voi ci date lagioia e la voglia di vivere, ci fate tornareindietro con gli anni, specialmente quando ,in assenza della mamma e del papà, cichiedete un aiuto per i compiti, ci fateinsomma tornare un po’ giovani anche noi!”

Chiara Fossati e Irene Gavio

I n t e r v i s t a a l s i n d a c o d i C a s t e l n u o v o G i a n n i Ta g l i a n i m e n t r e s o r s e g g i a u n c a f f è b o l l e n t e . . .

A cura di Andrea Marcone, Cecilia Crivelli, Laura Mandirola.

Che fine ha fatto il Museo?i nonni

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Da sinistra: Andrea Marcone, il Sindaco, Cecilia Crivelli,Laura Mandirola

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Marco

Nonna Mentina e Irene

Chiara e i suoi nonni

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P i k k o l iP i k k o l i P i k k o l i

P i k k o l iTarantodanzaUn’esperienza indimenticabile…

Tutto è cominciato quando la nostra insegnante didanza, Margherita Roda, ci ha consegnato delleborse di studio per Tarantodanza, dopo aver

partecipato ad uno stage con Kledi Kadju e LuigiMartelletta. Siamo partiti il 31 Agosto dalla stazionedi Voghera alle 21:00 (dopo un viaggio durato 12 oresiamo arrivati alla stazione di Taranto). Eravamo incinque: Andrea, Laura, Cecilia, Arianna e Beatricetutti entusiasti di conoscere ballerini famosi e difrequentare le loro lezioni. Con il taxi abbiamoraggiunto il residence; per scaricare la tensione delviaggio, abbiamo fatto un tuffo nel mare cristallino. Ilgiorno dopo abbiamo cominciato a frequentare levarie lezioni. Abbiamo iniziato con Luigi Martellettache è il direttore dell’Opera di Roma e insegna anchedanza contemporanea con cui avevamo già fatto unostage presso la nostra scuola di danza California DanceAcademy. Tra una lezione e l’altra abbiamo avutotempo di fare un tuffo con Kledi, Martelletta ePaganini. Ma l’emozione più grande è stata quandoabbiamo frequentato le lezioni di danza classica conRaffaele Paganini. Abbiamo anche frequentato il corsodi musical con Manuel Frattini. Con lui abbiamoimparato come si costruisce un musical e abbiamoprovato anche noi a farne un pezzo ballato e cantato.Siamo ripartiti con un po’ di nostalgia e tanta vogliadi ritornare…

Cecilia Crivelli, Laura Mandirola, Andrea Marcone

Ho scelto di intitolare cosìquesto articolo perchémio nonno è un po’

paragonabile ad Internet, cosìcome su Internet trovi di tutto,al nonno Stellio puoi rivolgertiper qualsiasi problema (èanche per questo che si èaggiudicato il soprannome disuper Stellio).Il suo hobby preferitoè fare fotografie,infatti è munito diuna macchinadigitaleprofessionale, ultimomodello, ed è raronon vedergliela alcollo pronta adimmortalare fatti,persone e paesaggi.Nonostante abbiaquasi ottanta anni(che non dimostraassolutamente) hauno spirito giovane,fa progetti per ilfuturo, guida lamacchina, ed è

sempre pronto a visitare nuovecittà (ovviamenteaccompagnato dalla suainseparabile macchinafotografica).E’ anche un cuoco a dir pocoeccezionale, adoro ogni suopiatto, ma il mio preferito è ilsuo minestrone (il quale,secondo me, deve averequalche ingrediente segreto). Nei momenti passati assieme

mi ha insegnato a giocare acarte, soprattutto a scalaquaranta ed era contento diperdere, tanto era orgogliosodi avermi fatto imparare. Mio nonno è veramentespeciale, ma come lui pensoche anche gli altri nonni/eabbiano qualcosa di speciale,solo per il fatto di aver vissutoin un’epoca che a non è poicosì tanto lontana da noi, ma

che non aveva tuttele tecnologie cheabbiamo noi oracome i cellulari, icomputer e latelevisione. Io credo che i nonnioccupino una parteimportante nellafamiglia non soloperché senza di loronoi non esisteremmo,ma anche perché loropossono aiutarci neinostri momentidifficili dal momentoche sono già passatinella fase della vitache noi stiamovivendo.

Sofia Falchetto

w w w. n o n n o s t e l l i o . i t

Pulsantiere radio, “distributori” di biciclette e altri marchingegni

Politecnico, che avventura!Q u a n d o t e c n i c a e a r t e s i p r e n d o n o p e r m a n o . . .

Il 2 dicembre, ho incontratoper un’intervista il Dottore indisegno industriale Stefano

Torti.Stefano è cresciuto a Castelnuo-vo Scrivia e fin da piccolo hacoltivato la passione del calcio,ma ora che ha 25 anni ha dovu-to smettere a causa dei suoi im-pegni.Stefano ha frequentato il Barat-ta di Voghera, dove si è diplo-mato geometra e poi ha decisodi proseguire gli studi al Politec-nico di Milano. Nei test di in-gresso per la selezione deglistudenti, si è posizionato altrentesimo posto su circa tremi-la iscritti: con un risultato così,non poteva che laurearsi!Al Politecnico ha seguito primala facoltà di Industrial Design edopo ha continuato con ServiceDesign.Stefano Torti è molto contentodi aver scelto di studiare a Mila-no, perché gli è servito a cono-scere culture diverse, essendoanche a contatto con studentiprovenienti dall’estero e ad al-largargli la “visuale” verso un

mondo molto più ampio di Ca-stelnuovo Scrivia. Per arrivare a laurearsi comeStefano, non basta avere impe-gno e costanza ma servono an-che attitudini come creatività einventiva; inoltre ovviamente èindispensabile avere una manoprecisa a disegnare e a rappre-

sentare.La facoltà frequentata da Stefa-no prevede circa 32 esami neiprimi tre anni e 15 nei due anni

successivi. Solo in alcuni casi c’è l’obbligodi frequenza, ma lui ha semprepreferito seguire le lezioni e lespiegazioni per non dover stu-diare dopo a casa. In questa fa-coltà si lavora molto in gruppo,tanto che anche i progetti delledue tesi sono stati preparati conaltri due studenti. Una di questisi chiama Maria, è una bella esimpatica ragazza colombianaed è anche la sua fidanzata;l’altro si chiama Massimilianoed è stato con lui per tutti glianni di studio ed ancora oggi lilega una forte amicizia.Il progetto della prima tesi èstato una pulsantiera radio perla movimentazione di gru e ilpunteggio ottenuto è stato 104.Per la seconda tesi il progetto èstato un noleggio biciclette au-tomatico e il punteggio ottenu-to è stato 106.Con questo progetto denomina-to Move.act Stefano ha vintodue bandi di concorso della Pro-vincia di Milano e si è deciso dicostruire questo noleggio di bi-ciclette nel Parco Nord Milano.Verranno spesi circa 250 milaeuro e nascerà a metà del 2007.A metà dell’intervista Stefanomi rivela che i suoi momenti più

belli sono stati quando lui hafirmato il voto e il Rettore gli haconferito in titolo di dottoremagistrale in disegno industria-le. Ricorda anche tutte le nottiche non ha dormito per prepa-rare i modellini dei suoi proget-ti.Stefano ora lavora in qualità diresponsabile dell’ufficio tecnicoper la ditta Seven Salotti pro-prietaria anche del marchio Ar-flex, che sono due marchi sto-rici del design italiano; infattialcuni prodotti sono presenti almuseo Moma di New York.Una curiosità che mi ha confida-to è che la poltrona su cui si sie-de solitamente Topolino è statadisegnata in base ad modellorealizzato proprio da Arflex.Egli è molto contento del lavoroche svolge, perché è a confron-to con architetti e designermolto famosi che fino a pochianni fa studiava sui libri.È stata la mia prima intervistaed ero molto emozionata; mi èpiaciuto molto il fatto che Ste-fano, anche se è sempre impe-gnato, legga il Mosaiko, e chesia sempre disponibile perchiunque abbia bisogno di unconsiglio prima dell’iscrizioneall’università.

Federica Marini

L’Associazione Lions ClubTortona Host ha presceltola nostra scuola per

omaggiarla di un dono moltoimportante: un tricolore.Venerdì 17 novembre noi ra-gazzi della scuola media ab-biamo assistito alla consegnadella bandiera italiana da par-te dell’Associazione Lions.A questa cerimonia, avvenutanell’Aula Magna della ScuolaMedia “Baxilio”, era presenteanche il nostro Dirigente Sco-lastico Lorenza Daglia. Alcunimembri del Lions hanno conse-gnato all’“Istituto una bandie-ra tricolore da interno che orafa bella mostra di sé nell’atriodella nostra scuola. Alcuni ra-gazzi delle classi 1ª A e 1ª Bhanno letto degli articoli cheriassumevano la storia dellanostra bandiera.

Infatti da una piccolaricerca che abbiamosvolto, abbiamo sco-perto che i colori del-la nostra bandierahanno un significatoben preciso: verde èil colore delle nostrepianure; bianco è laneve delle nostremontagne; rosso è ilsangue dei nostri ca-duti. La Scuola Media “Ba-xilio” ringrazia l’As-sociazione Lions Clubdi Tortona: la bandiera italia-na rappresenta la nostra Patriaai giochi olimpici, ai mondialidi calcio ...Ora noi alunni siamo ancorapiù consapevoli di essere ita-liani e porteremo questo nomenel cuore.

Mandirola Laura, MaggiFederico, Tosino Riccardo,Marini Federica, AmendolaLuca - 1ª A.

I L T R I C O L O R E I T A L I A N O

Ci incamminammo quando l’alba era già passata e si prospettava una bella giornata fin dalmattino, il cielo pareva limpido, sovrastato da alcune nuvolette che quasi quasi facevanotenerezza, però ostruivano la vista di un sole opaco che scalpitava per uscire.

Sembrava un viaggio tranquillo, ma non molto tempo dopo sentimmo candide gocciolinesorprenderci all’improvviso, non ci demoralizzammo e pensavamo a tutte le belle cose cheavremmo potuto fare, qualunque condizione climatica ci fosse stata.Sceso dall’automobile, davanti a me trovai una vera e propria meraviglia, mi sporsi sempre conprudenza dagli scogli per osservare più da vicino, però mi tirai indietro immediatamente e rimasifermo, per molto tempo, a contemplare l’immensità del mare che con le sue onde cercava diabbattere quegli imponenti massi che resistevano alla forza estrema della marea.Ci addentrammo in un sentiero apparentemente faticoso che ci portò in un luogo veramentespeciale, dal quale si poteva vedere con quanta forza l’acqua si scagliava e delle goccioline misfiorarono addirittura la punta delle dita che fremevano dalla gioia di ammirare un talepaesaggio.Poco più in basso, il tramonto roseo sfumava il delicato volo di un gabbiano che muovevasinuosamente le sue ali accennandomi un saluto.Tornando a casa, con tanti ricordi nel cuore, diedi un’ultima occhiata fuori dal finestrino, il mareera ancora agitato e pareva volermi seguire.

Riccardo Allegrone

L ’ e m o z i o n e d e l m a r e

Da sin.: Arianna Cazzola, Beatrice Bernini, Laura Mandirola,Cecilia Crivelli, Andrea Marcone con l’insegnante di danzaclassica Raffaele Paganini.

Federica e Stefano

Lorenza Daglia, i rappresentantidel Lions Club di TortonaFrancesco Cappelletti e FilippoBarenghi, Riccardo Tosino,Federica Marini, LauraMandirola.

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Si chiamaLuna, nellasua

simpaticagoffaggine èbellissima, ha ilpelo bianco amacchie marroni,è molto dolce.Spaventata daibotti diCapodanno, èfuggita dalcortile di casa edè sparita nelnulla. La suapadrona,Raffaella Grassi,non si dava pacee l’ha cercatadisperatamenteper 5interminabiligiorni,mobilitando lafamiglia alcompleto. Allericerche hapartecipatoanche unospeciale team delMosaiko, conElena e Claudioimpegnati aperlustrare tuttele campagne.Grazie alla costanza e all’ostinazione di tutti, èavvenuto il miracolo: alba del 5 gennaio a CaseiGerola, strade deserte e rumori sospesi nell’aria.Luna è lì davanti a noi, sfinita, sofferente, inpreda al panico, ma nei suoi occhi si riaccendesubito una luce speciale, quella luce che ciillumina quando ritroviamo le creature senza cui

non potremmo vivere.L’abbraccio èinterminabile erestituisce a tutti,uomini e animali, lagioia degli affetti. Etutti in quel momentocapiamo quanto siaintenso il rapporto chepuò crearsi tra unanimale domestico e chisceglie di averlo comecompagno. Un rapportotra pari che scavalca learide distinzioni dispecie per regalareun’armonia che è tantopiù intensa quanto piùsi allarga alle diversecreature viventi, tuttein grado di parlare unmedesimo linguaggio,quello dell’affetto e delrispetto.

D o p o c i n q u e g i o r n i d i d i s p e r a t e r i c e r c h e

il Mosaiko Kids ha ritrovato Luna!Mimma Franco

LunariabbracciaRaffaellaGrassi, lasuaamatissimapadrona

foto Elena Pisa