Il Mosaiko Kids 2-2006

8
Il Mosaiko Kids si riceve tramite abbonamento annuale, richiedendolo al seguente indirizzo: Favolarevia Editore, via C. Alberto 13 15053 Castelnuovo Scrivia (AL) - Tel. 0131 856018 e-mail: [email protected] Anno 3 - n° 2, febbraio 2006 Aut. Tribunale di Tortona N° 2/04 reg. periodici del 22/09/2004 Proprietà ed Editore: Favolarevia, via C. Alberto, 13 - Castelnuovo S. (AL) Periodico mensile Direttore responsabile: Antonella Mariotti Stampa: Tipografia-litografia Fadia, via Soldini 12 - Castelnuovo Scrivia (AL) i i d d Il Mosai o K Il M osai o K s s pag.2 pag. 3 pagg. 4 e 5 PIKKOLI PIKKOLI A PAG. 7 PIANETA CANE n.9 A PAG. 8 FABRIZIO CONSOLI LIVE a Castelnuovo Scrivia di Sofia Falchetto SPECIALE CALCIO di Marcello Spinetta, Elena Pisa, Daniele Accatino Il prof. Charmet ad Alessandria IL CORPO GOFFO, PECCAMINOSO IL CORPO CHE CAMBIA di Elisa Pareti Università a confronto INGHILTERRA 1 - ITALIA 1 di Silvia Pareti UN MONDO MIGLIORE...POSSIBILE? di Cecilia Sacco, Giada Gatti, Andrea Accatino pag.6 una nuova forma di “annidamento” mamma e casa quarantenni comodamente parcheggiati dai genitori C irillo ha appena trentaset- te anni, è figlio unico, ra- gioniere. Ha già qualche capello bianco, ma un fisico piuttosto tonico grazie ai tre al- lenamenti di calcio alla settima- na e alla partitella della dome- nica. Non rinuncia all’inter nello schermo del baretto dell’angolo per tutto l’oro del mondo. Lavo- ra con ritmo, ma senza strafare. All’una e alle otto rispettiva- mente lasagne e bistecca alla milanese, i suoi piatti preferiti, sono serviti in tavola da Teresa, la madre, una donna premurosa, apprensiva e piena di attenzio- ni. A volte anche lei sbaglia: usa l’origano, che Cirillo odia, o gli compra le calzette di spugna an- ziché di cotone. È lei ad occu- parsi delle sue commissioni e dei suoi acquisti. “Comoda”, commenterebbero molti di voi, e lo penso anch’io, ma anche giusto? Ogni caso ha la sua specificità, la sua origine e i suoi perché, non si può giudicare né “fare di tutta l’erba un fascio”. Però sta di fatto che al giorno d’oggi, grazie allo sviluppo economico, alla diffusione del benessere, al prolungamento degli anni di stu- dio da parte di molti studenti, i giovani tendono a sposarsi o an- dare a vivere da soli sempre più tardi e ad indugiare ad oltranza nella casa natia. A mio avviso il fenomeno non è affatto positi- vo. Talvolta mantenere un figlio adulto, che potrebbe cercare l’indipendenza economica, ge- nera disagi e difficoltà alla fa- miglia. Altre volte invece, so- prattutto per quanto riguarda i figli unici, i genitori, le madri in particolare, sono contenti di go- dere al più lungo possibile della compagnia del pargoletto, ma- gari ultratrentenne. Anche in quest’ultimo caso la si- tuazione non è ottimale. Con- trariamente a quanto si potreb- be pensare, il primo ad essere svantaggiato dal fenomeno è il diretto interessato, l’individuo che non si assume le responsabi- lità all’età che ne comportereb- be l’assunzione, che non percor- re per tempo le tappe fisiologi- che della crescita, che non di- venta adulto a tutti gli effetti. Al di là del fatto che credo for- temente nella famiglia e pertan- to nel tentativo di crearsene una propria, ritengo giusto che, per lo meno al termine degli studi o non appena le condizioni lo consentano, i giovani si sepa- rino dal tetto dei genitori. L’au- mento delle responsabilità, dei doveri e delle preoccupazioni, che sono parte integrante e in- scindibile dalla natura umana, permette a ciascuno di avvici- narsi alla dinamica del mondo e di provare ad adattarsi ad essa, con tutto l’impegno, il coraggio e l’intraprendenza richiesti. Vi- vere la vita al cento per cento, ovvero viverla in prima persona, affrontando con le proprie forze le difficoltà e i problemi per- mette di godere a fondo le pic- cole gioie e conquiste di ogni giorno e di dare il giusto peso al- le cose, distinguendo quelle che hanno davvero valore da quelle che non ne hanno. Marta Lamanuzzi l e s e m p i o i n g l e s e figli che pagano e figli pagati la dura legge dell’indipendenza che a noi poco interessa 16 anni. Sei grande abba- stanza per mantenerti. Sei grande, se vuoi con- tinuare a vivere nella casa dove hai sempre vissuto, ma che non è tua ma dei tuoi genitori, devi ini- ziare a pagare. Ci sono un sacco di spese, la vita costa e bisogna guadagnarsi il pane, prima lo im- pari meglio è. Vogliamo insegnar- ti come funziona il sistema, pre- sto non avrai più bisogno di noi, sarai pronto ad essere indipen- dente a prendere tra le mani la tua di vita. A 16 anni lavorano tutti in Inghilterra, non ci sono motivi per cui non si abbia un la- voro. È facile trovarne uno, anche solo part-time, o magari per l’e- state. La scuola non impegna mol- te ore, le vacanze sono più lun- ghe, c’è tempo per lavorare. Sarà un’esperienza preziosa per la tua vita e il solo modo di pagarti i di- vertimenti. 16 anni. Sei ancora troppo gio- vane per scontrarti con la dura realtà del mondo del lavoro. Que- sta è la tua casa da sempre, non solo, un giorno sarà completa- mente tua, non anche dei tuoi ge- nitori. Puoi tornarci quando vuoi. In qualunque momento della tua vita, se anche per necessità te ne sei dovuto allontanare, puoi sem- pre trovare qui il tuo nido e rifu- gio ad aspettarti. Vogliamo che tu ti impegni a scuola, a 16 anni non puoi trovare abbastanza tempo, dedicalo alla scuola, tutto. Vai più avanti che riesci, ti sorreggeremo sempre. A 16 anni in Italia puoi Silvia Pareti segue a pag. 2 C on l’inizio del 2006 sarà un anno che scrivo regolarmen- te su Mosaiko kids. Ho comin- ciato a far parte della sua redazio- ne grazie alla mia amica Marta Pog- gio che un giorno mi ha parlato di questo giornale sapendo che mi piaceva scrivere. Mi emozionava l’idea di pubblicare le mie storie e di avere la possibilità di farle leg- gere a tante persone. Così, ho de- ciso di aderire incoraggiata anche da mia mamma che riteneva que- sta occasione come un passatempo istruttivo. La mamma di Marta ci ha dato il numero telefonico di Mimma Fran- co, l’esuberante ed instancabile di- rettrice di Mosaiko kids. Dopo aver- la contattata ho iniziato a spedirle via e-mail i miei articoli. Solita- mente scrivo storie fantastiche, ma mi è anche capitato di produrre re- censioni dei libri che mi sono pia- ciuti di più in quanto sono una let- trice appassionata. Far parte di Mosaiko kids non ha vo- luto dire soltanto lavorare da sola sul mio computer per produrre il materiale da pubblicare, ma mi ha permesso anche di incontrare in di- verse occasioni gli altri membri della redazione che sono per la maggior parte più grandi di me; inoltre, mi ha dato la soddisfazione di vedere i miei lavori pubblicati e di sentire che sono apprezzati. Queste esperienze mi hanno aiuta- to a confermare la mia autostima, e sono fiera di collaborare con Mo- saiko kids perchè ho capito che non è il solito giornalino scolastico, ma è un vero giornale con un progetto serio per la diffusione delle voci dei giovani. Per ciò, avrei intenzione di continuare a scrivere per questo mensile e invito tutti i ragazzi che hanno qualcosa da dire a contatta- re Mimma Franco per iniziare a pubblicare i propri scritti. E’ bello sentirsi coinvolti in questo gruppo: c’è un clima di amicizia e di aper- tura, e Mimma è una persona che crede molto nei giovani e nelle lo- ro capacità. Sofia Falchetto Un anno con Mosaiko foto Silvia Pareti prolatata protectio di Mauro Mainoli

description

il periodico dell'associazione Il Mosaiko Kids

Transcript of Il Mosaiko Kids 2-2006

Page 1: Il Mosaiko Kids 2-2006

Il Mosaiko Kids si riceve tramite abbonamento annuale, richiedendolo al seguente indirizzo:Favolarevia Editore, via C. Alberto 1315053 Castelnuovo Scrivia (AL) - Tel. 0131 856018e-mail: ilmosaiko @tiscali.it

Anno 3 - n° 2, febbraio 2006 Aut. Tribunale di Tortona N° 2/04 reg. periodici del 22/09/2004Proprietà ed Editore: Favolarevia, via C. Alberto, 13 - Castelnuovo S. (AL)Periodico mensileDirettore responsabile: Antonella MariottiStampa: Tipografia-litografia Fadia, via Soldini 12 - Castelnuovo Scrivia (AL)

ii ddIl Mosai oKIl Mosai oK ss

pag.2

pag. 3

pagg.4 e 5

PIKKOLI PIKKOLI A PAG. 7

PIANETA CANE n.9 A PAG. 8

FABRIZIO CONSOLI LIVE a Castelnuovo Scrivia di Sofia FalchettoSPECIALE CALCIO di Marcello Spinetta,Elena Pisa, Daniele Accatino

Il prof. Charmet ad AlessandriaIL CORPO GOFFO, PECCAMINOSOIL CORPO CHE CAMBIA

di Elisa Pareti

Università a confrontoINGHILTERRA 1 - ITALIA 1

di Silvia Pareti

UN MONDO MIGLIORE...POSSIBILE?

di Cecilia Sacco, Giada Gatti, Andrea Accatino

pag.6

u n a n u o v a f o r m a d i “ a n n i d a m e n t o ”m a m m a e c a s aq u a r a n t e n n i c o m o d a m e n t e p a r c h e g g i a t i d a i g e n i t o r i

Cirillo ha appena trentaset-te anni, è figlio unico, ra-gioniere. Ha già qualche

capello bianco, ma un fisicopiuttosto tonico grazie ai tre al-lenamenti di calcio alla settima-na e alla partitella della dome-nica. Non rinuncia all’inter nelloschermo del baretto dell’angoloper tutto l’oro del mondo. Lavo-ra con ritmo, ma senza strafare.All’una e alle otto rispettiva-mente lasagne e bistecca allamilanese, i suoi piatti preferiti,sono serviti in tavola da Teresa,la madre, una donna premurosa,apprensiva e piena di attenzio-ni. A volte anche lei sbaglia: usal’origano, che Cirillo odia, o glicompra le calzette di spugna an-ziché di cotone. È lei ad occu-parsi delle sue commissioni edei suoi acquisti. “Comoda”,commenterebbero molti di voi,e lo penso anch’io, ma anchegiusto? Ogni caso ha la sua specificità,la sua origine e i suoi perché,non si può giudicare né “fare ditutta l’erba un fascio”. Però stadi fatto che al giorno d’oggi,grazie allo sviluppo economico,alla diffusione del benessere, alprolungamento degli anni di stu-dio da parte di molti studenti, igiovani tendono a sposarsi o an-dare a vivere da soli sempre piùtardi e ad indugiare ad oltranzanella casa natia. A mio avviso ilfenomeno non è affatto positi-vo. Talvolta mantenere un figlioadulto, che potrebbe cercarel’indipendenza economica, ge-

nera disagi e difficoltà alla fa-miglia. Altre volte invece, so-prattutto per quanto riguarda ifigli unici, i genitori, le madri inparticolare, sono contenti di go-dere al più lungo possibile dellacompagnia del pargoletto, ma-gari ultratrentenne.Anche in quest’ultimo caso la si-tuazione non è ottimale. Con-trariamente a quanto si potreb-be pensare, il primo ad esseresvantaggiato dal fenomeno è ildiretto interessato, l’individuoche non si assume le responsabi-lità all’età che ne comportereb-be l’assunzione, che non percor-re per tempo le tappe fisiologi-che della crescita, che non di-venta adulto a tutti gli effetti.Al di là del fatto che credo for-temente nella famiglia e pertan-to nel tentativo di crearseneuna propria, ritengo giusto che,per lo meno al termine deglistudi o non appena le condizionilo consentano, i giovani si sepa-rino dal tetto dei genitori. L’au-mento delle responsabilità, deidoveri e delle preoccupazioni,che sono parte integrante e in-scindibile dalla natura umana,permette a ciascuno di avvici-narsi alla dinamica del mondo edi provare ad adattarsi ad essa,con tutto l’impegno, il coraggioe l’intraprendenza richiesti. Vi-vere la vita al cento per cento,ovvero viverla in prima persona,affrontando con le proprie forzele difficoltà e i problemi per-mette di godere a fondo le pic-cole gioie e conquiste di ognigiorno e di dare il giusto peso al-le cose, distinguendo quelle chehanno davvero valore da quelleche non ne hanno.

Marta Lamanuzzi

l ’ e s e m p i o i n g l e s e

figli che pagano e figli pagatila dura legge dell’indipendenza che a noi poco interessa

16anni. Sei grande abba-stanza per mantenerti.Sei grande, se vuoi con-

tinuare a vivere nella casa dovehai sempre vissuto, ma che non ètua ma dei tuoi genitori, devi ini-ziare a pagare. Ci sono un saccodi spese, la vita costa e bisognaguadagnarsi il pane, prima lo im-pari meglio è. Vogliamo insegnar-ti come funziona il sistema, pre-sto non avrai più bisogno di noi,sarai pronto ad essere indipen-dente a prendere tra le mani latua di vita. A 16 anni lavoranotutti in Inghilterra, non ci sonomotivi per cui non si abbia un la-voro. È facile trovarne uno, anchesolo part-time, o magari per l’e-state. La scuola non impegna mol-te ore, le vacanze sono più lun-

ghe, c’è tempo per lavorare. Saràun’esperienza preziosa per la tuavita e il solo modo di pagarti i di-vertimenti.

16 anni. Sei ancora troppo gio-vane per scontrarti con la durarealtà del mondo del lavoro. Que-sta è la tua casa da sempre, nonsolo, un giorno sarà completa-mente tua, non anche dei tuoi ge-nitori. Puoi tornarci quando vuoi.In qualunque momento della tuavita, se anche per necessità te nesei dovuto allontanare, puoi sem-pre trovare qui il tuo nido e rifu-gio ad aspettarti. Vogliamo che tuti impegni a scuola, a 16 anni nonpuoi trovare abbastanza tempo,dedicalo alla scuola, tutto. Vai piùavanti che riesci, ti sorreggeremosempre. A 16 anni in Italia puoi

Silvia Pareti

segue a pag. 2

Con l’inizio del 2006 sarà unanno che scrivo regolarmen-te su Mosaiko kids. Ho comin-

ciato a far parte della sua redazio-ne grazie alla mia amica Marta Pog-gio che un giorno mi ha parlato diquesto giornale sapendo che mipiaceva scrivere. Mi emozionaval’idea di pubblicare le mie storie edi avere la possibilità di farle leg-gere a tante persone. Così, ho de-ciso di aderire incoraggiata ancheda mia mamma che riteneva que-sta occasione come un passatempoistruttivo. La mamma di Marta ci ha dato ilnumero telefonico di Mimma Fran-co, l’esuberante ed instancabile di-rettrice di Mosaiko kids. Dopo aver-la contattata ho iniziato a spedirlevia e-mail i miei articoli. Solita-mente scrivo storie fantastiche, mami è anche capitato di produrre re-censioni dei libri che mi sono pia-ciuti di più in quanto sono una let-trice appassionata.Far parte di Mosaiko kids non ha vo-luto dire soltanto lavorare da solasul mio computer per produrre ilmateriale da pubblicare, ma mi hapermesso anche di incontrare in di-verse occasioni gli altri membridella redazione che sono per lamaggior parte più grandi di me;inoltre, mi ha dato la soddisfazionedi vedere i miei lavori pubblicati edi sentire che sono apprezzati.Queste esperienze mi hanno aiuta-to a confermare la mia autostima,e sono fiera di collaborare con Mo-saiko kids perchè ho capito che nonè il solito giornalino scolastico, maè un vero giornale con un progettoserio per la diffusione delle voci deigiovani. Per ciò, avrei intenzione dicontinuare a scrivere per questomensile e invito tutti i ragazzi chehanno qualcosa da dire a contatta-re Mimma Franco per iniziare apubblicare i propri scritti. E’ bellosentirsi coinvolti in questo gruppo:c’è un clima di amicizia e di aper-tura, e Mimma è una persona checrede molto nei giovani e nelle lo-ro capacità.

Sofia Falchetto

Un anno con Mosaiko

foto Silvia Pareti

prolatata protectio di Mauro Mainoli

Page 2: Il Mosaiko Kids 2-2006

Se cerchi la qualità e la sicurezza di prodotti na-turali, senza conservanti né pesticidi, vieni da noi

in VIA CAVOUR, 4 a CASTELNUOVO SCRIVIA

TE L . 0 1 3 1 8 2 6 5 8 8

Decoratore - Progettista d’Ambienti

Cartongesso e controsoffittature di vari tipi

C l a u d i oB e r t o l e t t i

Via Mazzini, 7215050 Isola Sant’Antonio (AL)

TEL. 0131 857259 338 7592232

Imbianchino

Progetto grafico e impaginazione:

Favolarevia - Mauro Mainoli

Fotografie: favolarevia - Paola Mag-

gi - Studio Controluce - Silvia Pareti -

Crivelli GiancarloRedazioneDirettore Resp.: Antonella MariottiPresidente: Mimma FrancoAnna Bruni - Giovanna Spantigati -Paola Maggi - Elisa Pareti - MauroMainoli - Silvia Pareti - Marta Lama-nuzzi - Livia Granata - Giada Gatti -Simona Lucarno - Davide Varni -Elena Pisa - Paolo Pareti - MarcelloSpinetta - Giorgia Bresciani - CeciliaSacco - Andrea Accatino

Piccoli PiccoliLisa R. Magnaghi - Cecilia Mariotti -Martina Ruta - Sofia Falchetto - Da-niele Accatino - Marta Poggio - Fa-bio Porta Scarta - Claudia Poggio -Federica Marini - Marta Chiapedi -Laura Mandirola.

Collaboratori

Claudio Bertoletti - Elio Pisa - Ma-

nuela Gandolfi - Paola Picena

IllustrazioniCarlotta Ruotolo - Martina Delfanti

Vietato riprodurre senza autorizzazione testi, fotografie e impostazione grafica

Proprietà artistica letteraria

Casa Editrice

Favolarevia

Via C. Alberto, 13

15053 Castelnuovo Scrivia (AL)

2

s e g u e d a l l a p r i m a

f igl i che paganoe f i g l i p a g a t i

Silvia Paretitrovare solo un lavoro in nero,ed è difficile trovare anchequello. Ti daremo noi dei sol-di, una paghetta, ti servirà so-lo per pagarti i divertimenti,per il resto ovviamente non haiche da chiedere e ci pensiamonoi. I soldi che guadagniamocol nostro lavoro li risparmia-mo da sempre anche per te.Due approcci diversi, entrambiportano con sé un po’ d’amoree un po’ di crudeltà. Quello in-glese nel rifiutare un figlio cheloro hanno scelto di mettere almondo trattandolo come inde-siderato o un peso per la fami-glia, ma al solo scopo di farneuna persona in grado di affron-tare la vita.Quello italiano col suo soste-gno incondizionato estremo,col suo troppo amore a ma-scherare l’egoismo di chi nonti lascia spiegare le ali perpaura che voli via e ti condan-na ad essere pollo.

I risultati sono riflessi sulla so-cietà e aumentano il divariotra le due. In Inghilterra tra i18 e i 20 anni, praticamentetutti se ne vanno di casa, è illoro obiettivo essere indipen-denti, non dover rendere con-to a nessuno. Un ragazzo di 23che ancora vive coi genitori èoggetto di scherno e ci si chie-de cos’ha che non và. In Italiauno di 23 che già vive da solo èuna mosca bianca e di sicuropiù che ammirazione desta so-spetto. È più comune andarse-ne verso i 30 e poi solo se è ne-cessario, se ci si sposta per la-voro o ci si sposa, ma poi nem-meno sempre e comunquemolte volte si ritorna. In In-ghilterra poi, per questi moti-vi, di figli se ne fanno di più econ meno calcoli prima. Prestotanto cominceranno a contri-buire alla famiglia, non serveessere sicuri di potersene farcarico per tutta la loro vita.

È’difficile descrivere unmondo a mia dimen-sione senza cadere

nella banalità o nel pensierocomune perché penso cheognuno di noi voglia un mondomigliore, evadere da questarealtà satura di menefreghi-smo, indifferenza, abusi e con-flitti.Vorrei un mondo”alla pari”senza l’assurda follia: c’è chimuore di fame e chi muore diobesità. Nei paesi poveri ci so-no bambini che vorrebbero fa-re lezione in una vera scuolacon una struttura che li riparidal maltempo e dei banchi sucui scrivere; nei paesi “civiliz-zati” i ragazzi scrivono sui mu-ri, rigano i banchi e fanno bu-chi sul soffitto. Dov’è qui la ci-viltà?Il sapere serve a tutti perchécon l’ignoranza non si va danessuna parte: il ragazzo cheha la possibilità di andare ascuola non sa quanto è fortuna-to! Ci vorrebbero molti altri ra-gazzi come lui che vorrebberoandare a scuola, imparare, co-noscere cose nuove e avere unfuturo davanti, ma che nonhanno le possibilità economi-che o forse perché nel posto incui abita non ci sono struttureadeguate. Noi occidentali che

abbiamo questa fortuna cosafacciamo? Allaghiamo le scuoleper non fare un compito inclasse, ma che assurdità è?Sogno un mondo che non siaschiavo dei giornali, telegior-nali, televisione e reality. L’in-formazione e la telecomunica-zione sono necessarie perchéimportanti e non lo metto indubbio, ma non devono schia-vizzarci. Non è importante sa-pere cosa fa alle 4 di mattinaun ragazzo chiuso in una casa aCinecittà o un vip in Marocco inmezzo a cammelli e dromeda-ri, magari abbiamo in casa unfamigliare, fratello o sorellache vorrebbe parlarci per unconsiglio e magari noi lo azzit-tiamo per seguire quella scato-la che trasmette immagini avolte veritiere a volte inventa-te. A mio parere: tutte le in-formazioni che ci giungonodobbiamo prima filtrarle poiassimilarle ovvero capire quan-to c’è di vero in ciò che ci tra-smettono, questo implica peròfar lavorare il cervello, eserci-zio che però è sempre meno ri-chiesto. Mi piacerebbe un mon-do dove le persone non si fer-mano alle apparenze ma colga-no la vera essenza dell’indivi-duo con cui stanno parlando.Più fiducia gli uni negli altri. Ilpapa ha chiesto rispetto tra leculture e le religioni ma comepuò esserci rispetto tra le reli-

gioni se non c’è rispetto tra lepersone della stessa cultura?Vorrei un mondo dove c’è sicu-rezza di viaggiare in tutti i po-sti sia in treno sia in aereo sen-za la paura di saltare in ariaper scoprire la bellezza delpaesaggio afgano, iracheno eisraeliano. Vorrei, vorrei, vor-rei… mi farebbe piacere che al-cuni di questi messaggi magarianche uno solo venga recepitoda qualcuno e magari messo inpratica. Rispetto reciprocovuol dire libertà di pensieroquindi democrazia ed infinepace nel mondo. Ecco il mondoche vorrei.

Nel mio mondo ideale sonodue gli elementi fondamen-tali: l’uomo e la natura; il

progresso tecnico e tutte le in-venzioni umane sarebbero elimi-nate e si avrebbe, perciò, una re-trocessione verso uno stato “pri-mitivo”. La terra offrirebbe spon-taneamente i suoi frutti e gli uo-mini potrebbero godere dei bene-fici naturali, vivendo in modosemplice e aiutandosi tra di loro.I rapporti tra gli esseri umani etra uomo e natura verrebbero va-lorizzati e nessuno distruggereb-be la natura poiché necessariaper la vita, né ucciderebbe un suosimile; in questa dimensione in-fatti non ci sarebbe spazio perl’invidia, la malizia, l’odio, laviolenza, la gelosia, la super-bia…e dopo un litigio si tornereb-be sempre a una situazione di ar-monia e concordia attraverso lacomprensione e l’affetto per ipropri simili. Le differenze di raz-za e di cultura verrebbero consi-derate delle ricchezze, mai deri-se o disprezzate. Ogni personacondurrebbe un’esistenza sempli-ce, non perdendo mai di vista iveri valori della vita, amando séstessa e donando amore al prossi-mo.Questo è il mio sogno, la mia di-mensione ideale, nella quale amorifugiarmi, quando la vita appareai miei occhi crudele e quasi inso-stenibile. Ovviamente, solo l’im-maginazione può trasportarmi inun luogo simile; non è possibile,infatti, cancellare tutti i pro-gressi e i cambiamenti sia positivisia negativi ,avvenuti nel corsodei secoli per mano umana.I tempi, infatti, sono cambiati mal’uomo non è riuscito ad adattar-

si a essi e sempre più spesso lepersone si dichiarano insoddisfat-te della loro esistenza e del mon-do in generale, ma non fanno nul-la per migliorare questa condizio-ne, per cercare di avvicinare ilmondo reale alla loro idea, al lo-ro concetto di mondo. A mio pa-rere ciò è dovuto al fatto che igrandi problemi mondiali appaio-no come idee astratte e lontanedalla vita quotidiana di ognuno.Se si pensa per esempio all’am-biente, si collega questa parola a:inquinamento, abbattimento de-gli alberi, costruzioni umane chenon sono affatto in “sintonia” conil paesaggio….. Non si riflette suciò che si potrebbe fare concreta-mente per migliorarlo, per esem-pio la raccolta differenziata deirifiuti, il non gettare oggetti perterra.

Nelle società industrializzatel’uomo non si interessa delle pro-blematiche mondiali, come sequeste non lo riguardassero diret-tamente. I problemi quotidianisono di ben altro genere: vestirsiall’ultima moda, avere il telefo-nino più all’avanguardia sul mer-cato, mettersi a dieta per assomi-gliare ad una modella vista intv…E sono proprio i mezzi di co-municazione di massa che, attra-verso la pubblicità, creano nel-l’uomo bisogni inutili e futili inmodo da aumentare la produzio-ne, e le persone sempre più spes-so si identificano con ciò che pos-siedono, come se conquistarsi unposto nella società dipendesse daquali vestiti indossano o quale au-tomobile guidano. Si genera cosìun senso di insoddisfazione, poi-ché si vorrebbe avere sempre dipiù di ciò che si ha e si arrivanoad invidiare le persone che posso-no permettersi di essere sempreal “Top”. Non si attribuisce nes-suna importanza alle cose sempli-

ci e a tutti quei gesti quotidianiche possono donare felicità, poi-ché si considerano scontati, quasibanali. L’uomo ha quindi perso divista i veri valori dell’esistenza,quelli che sono in grado di dareun senso alla vita, come la gioiadi mangiare insieme alla propriafamiglia, o compiere un gestod’amore verso i propri cari e ver-so le persone meno fortunate.Dimenticando quindi l’utopia diun ritorno alle origini, per co-

struire un mondo all’altezza deinostri sogni, dovremmo ricono-scere che il senso della vita non èquello di alimentare inutili esi-genze, lasciandoci condizionaredai mass media; ciò che si chiamaesistenza è, invece, l’insiemedelle azioni quotidiane che posso-no aiutare noi stessi e il prossimoe che non devono sembrare bana-li, poiché in loro è nascosto il se-greto per giungere ad una realtàmigliore.

Per realizzare un mondoperfetto, la cosa più ov-via che verrebbe da pen-

sare ad uno studente sarebbel’abolizione della scuola, equesto vale in parte anche perme. Perché dico in parte? Per-ché nel mondo che costruireiritengo molto importante ilruolo della scuola, perché for-ma i ragazzi sia sotto il puntodi vista culturale, che comepersone: insegna loro a vivereinsieme, a rispettarsi, ad ave-

re regole comuni che vannoseguite. Inoltre essa offre la-voro a molte persone: ai pro-fessori, ai segretari, ai bidelli,ecc… Certamente diminuirei leore lavorative e lascerei piùspazio al dialogo e alla discus-sione che, secondo me, sonomolto importanti. Inoltre af-figgerei ai muri delle cittàcartelli e manifesti con sloganinneggianti al rispetto, allanon violenza e alla pace. Inol-tre porrei le basi del mio nuo-vo mondo sullo sport: questa ètra le riforme più importantiche vorrei. Farei costruire,obbligatoriamente in ogni cit-tà o paese, almeno una pisci-na, un campo da basket e unoda calcio. Offrirei premi e ri-conoscimenti a chiunque pra-tichi uno sport così, oltre a farcrescere “piccoli campioni”,diminuirei sicuramente il fe-nomeno dell’obesità. Inoltrefarei costruire vere e propriecittà per i senzatetto, dareiloro una casa e un certo nume-ro di Euro al mese, in base alnumero dei famigliari. Un’al-tra cosa a cui darei molta im-portanza sarebbe il rispettoper l’ambiente; vivere in unpaese più pulito e meno inqui-nato sarebbe uno degli obiet-tivi primari che mi porrei eche porrei ai miei cittadini. Aquesto proposito dislochereinei parchi e nei pochi “luoghiverdi” rimasti “vigili dell’am-

biente”: il loro compito sareb-be quello di multare salatochiunque non butti una cartac-cia negli appositi cestini, chinon raccolga i bisogni del pro-prio animale, ecc… Un altroaspetto importante del miomondo, ora che mi viene inmente, sarebbe quello riguar-dante gli animali: troppi ven-gono uccisi, abbandonati o tal-volta fatti combattere tra diloro: io, che amo molto glianimali ed in particolare i ca-ni, farei costruire pensioniNON a pagamento in cui la-sciare i propri animali nel pe-riodo delle vacanze estive. Ilprogetto più importante epenso più bello, in cui dareitutto me stesso per la sua rea-lizzazione, sarebbe quello dicreare più città in cui possonovivere pacificamente cinesi,italiani, marocchini e arabi.Sarebbe una cosa bellissimavedere persone di razze diver-se che collaborano, che dialo-gano e che esprimono le lorodiverse idee; alla base di tuttoc’è sempre e comunque il ri-spetto, per qualsiasi progetto.In queste poche righe ho cer-cato di illustrare quello chefarei se potessi costruire unmondo tutto mio. Per ora, de-vo pensare solo a diventare unbuon cittadino e a contribuire,con il mio umile aiuto, a mi-gliorare questo mondo cheproprio non mi piace.

Cecilia Sacco Andrea Accatino

Giada Gatti

un mondo

migliore...

pos s ib i le ?

Page 3: Il Mosaiko Kids 2-2006

3

g l i a d o l e s c e n t i i n c o n f l i t t o c o n l o r o s t e s s i e c o n i l l o r o a s p e t t o

il corpo goffo, peccaminoso, il corpo che cambiai l p r o f . C h a r m e t o s p i t e a l l a Vo c h i e r i : l a c u l t u r a d e l l a v e r g o g n a

Quanto è difficile crescere!Ce lo ricorda anche unadelle storie più tristi e ter-

ribili che ci leggevano da picco-li… quella del brutto anatrocco-lo, maltrattato da tutti e che va-gava sempre in lacrime alla ri-cerca del suo posto nel mondo enella società. Non si sentiva me-no brutto e sgraziato di tantiadolescenti di oggi e di ieri, nonsoffriva meno di loro e come lo-ro arrivò a pensare al suicidio.Ogni esperienza è diversa lo am-metto. Ma tutti, in ogni secolo ein ogni luogo hanno attraversatoquesto periodo o meglio questolimbo, soglia stupenda e perico-losa tra due mondi, questo nonessere, questo momentaneo mo-rire.Non essere più, né soffici ana-troccoli né sublimi cigni, non piùbruchi ma non ancora farfalle. Eallora chi siamo, ma soprattuttochi potremo essere? E come possiamo non smarrirci inquesta condizione difficile e do-lorosa, chi dobbiamo seguire, achi credere?“Le condizioni per…” è il titolodi un percorso per genitori ededucatori promosso dall’Assesso-rato alle Politiche Giovanili edella Famiglia della città di Ales-sandria. Si tratta di tredici incontri men-sili da novembre 2005 a giugno2006: per ogni mese è previstauna serata nella quale un esper-to dibatte il tema prescelto eun’altra nella quale i genitori egli educatori hanno la possibilitàdi confrontarsi ed esprimere leloro inquietudini, le loro propo-ste e speranze.Creare le condizioni per cresce-re, e per chi interagisce con ilnostro mondo creare le condizio-ni perché sia preparato a capircie guidarci.È una bella sfida da parte deigrandi, un non voler rassegnarsia delegare ad altri i loro compitie i loro ruoli, un grande sforzoper capire ed avvicinarsi alle so-litudini dei loro piccoli, perchéper un futuro migliore l’azionepiù efficace spesso è quella dirimboccarsi le maniche e lavora-re sodo da subito, partendo ma-gari col dare il giusto valore aduna carezza e ad un secco no.Il secondo appuntamento in pro-gramma si è svolto martedì 13dicembre 2005 alle ore 21,00presso l’aula magna della scuolamedia Vochieri ed era incentrato

sul rapporto degli adolescenticon il proprio corpo.Nell’ampia sala gremita di unpubblico adulto composto per lopiù da genitori, professori, psi-cologi, educatori, si percepivauna generale curiosità e disponi-bilità a conoscere e capire l’uni-verso dei più giovani. La signora Marinella Fumarco haintrodotto il tema specifico dellaserata “Il corpo che cambia. Per-ché ci volete semprebambini?”collocandolo all’inter-no di un percorso più ampio disostegno alla genitorialità e sot-tolineando il fatto che “La fami-glia deve essere aiutata a riac-quistare un ruolo fondante per lapersonalità del bambino”.Poi la parola è passata al relato-re, il dott. Gustavo PietropolliCharmet, psicoterapeuta e presi-dente dell'Istituto “Il Minotauro”di Milano che da quarant’anni sioccupa, dal punto di vista clini-co, dei disagi fisici e psichici de-gli adolescenti.Charmet ha spiegato quanto siaimportante il corpo per gli adole-scenti, lo addobbano, lo manipo-lano, fino a renderlo il mezzoprivilegiato della loro comunica-zione con il mondo.Partendo dall’assioma che non èpossibile non comunicare con ilproprio corpo, la sfida è impa-rarne il linguaggio e percepire intempo i disagi e le sofferenzeche l’anima del giovane non ri-uscirebbe altrimenti a formularee veicolare.Con l’adolescenza il corpo delbambino cambia e a questo si ag-giungono delle pulsioni sessuali eaggressive che la mente non sagestire. Gli adolescenti un tem-po avevano la percezione di uncorpo colpevole perché fin dapiccoli erano stati allevati nellacultura della colpa, nell’ideache tutto il percorso di crescita èbasato sul conflitto natura-cultu-ra e scoprivano poco alla volta diavere un corpo forte che può col-pire e fare del male, un corpoerotico, sessuato che porta pre-potentemente a pensieri e atticonsiderati sconvenienti.Questo senso di colpa per la pro-pria sessualità quando era pro-fondamente radicato nell’indivi-duo poteva provocare dei sinto-mi precisi di natura isterica co-me lavarsi le mani o il corpo tan-te volte (perché si aveva la per-cezione di essere sempre spor-chi), la paura di dire parolacce o

compiere atti inopportuni (so-prattutto per i maschi), frequen-ti svenimenti e coliche addomi-nali per le femmine, cecità e ar-ti bloccati. I genitori consideravano la natu-ra originaria del loro neonato co-me luciferina, e tutto il percorsodi crescita prevedeva una civiliz-zazione, un insegnare a stare al-le regole e reprimere gli impulsi.Al giorno d’oggi si è abbassata lasoglia del pudore, c’è molto me-no senso di colpa e i ragazzi nonsi vergognano più della propriasessualità e nudità.Scomparsi gli atti di isterismo le-gati al senso di colpa, sono in ag-guato problemi molto più perico-losi dovuti alla cultura dellavergogna. Charmet ci trasmette la suapreoccupazione: “Non mi incon-tro più con ragazzi che hannouna concezione di colpa e pecca-to. Si tratta di una vergogna chenon ho mai sentito e visto cosìventi anni fa. Un sentimento an-cora più subdolo della colpa. Lacolpa è facile da risolvere, sichiede scusa, ci si sottomette, èlegata ad un pensiero, un gesto.La vergogna invece è in se stes-si”. L’origine di questo radicale cam-biamento va ricercato proprionel modo in cui i genitori moder-ni concepiscono la natura origi-naria del proprio neonato, hannosmesso di pensare che il loroscopo era quello di civilizzare unpiccolo selvaggio e l’hanno con-siderato come una creatura purae innocente. In genere la generazione dei ge-nitori di oggi ha sperimentatoun’esperienza troppo autoritariae ha cercato all’opposto di trat-tare i propri figli alla pari. C’èuna crisi della rigidità del ruolo,la madre non è più l’essere infe-riore e debole che sta a casa e sioccupa amorevolmente dellaprole mentre l’uomo lavora e di-venta il severo garante delle re-gole.La paternità odierna è un nuovofenomeno per cui anche il ma-schio condivide un forte innamo-ramento verso il proprio cucciolo(anche se in generale minore diquello materno che è di naturapiù istintiva) ed insieme lo alle-vano nell’affetto e nella libertà.Con questo nuovo modello edu-cativo non sappiamo esattamen-te quanti e quali effetti seconda-ri possano insorgere oltre la fra-

gilità narcisisti-ca. La minaccianon è più il casti-go ma il sottrarsialla relazione, lamancanza di ap-provazione.Sanno tutto dicosa sia l’insuc-cesso e cosa si-gnifichi sentirsisoli, brutti, per-denti, isolati.Sanno che nonc’è nulla di peg-gio, nemmeno lamorte, del noncontare nulla, diessere trasparen-ti per le personeche contano, chesiano i genitori oil loro gruppo diamici. Gli altrisono il primospecchio che cirifletta e se cifanno sentire unanullità perdiamola nostra identitàe non possiamoche rischiare iltutto per tuttoper recuperarla.

I giovani cercano approvazione econsenso, come esseri sociali nehanno un assoluto bisogno.Prima il successo sociale era gra-duale e la persona viveva in unconsolidato sistema di regole evalori; per la femmina, ad esem-pio, prevedeva diverse tappe co-me una breve istruzione, impara-re a cucire, sposare un buon par-tito e procreare. Infrangere unvalore provocava un sentimentodi colpa tremenda, oggi invece siteme di perdere la faccia.Viviamo una finta libertà, la cul-tura del narcisismo, del diventa-re belli e famosi, ma è una leggeimplacabile: o diventiamo perso-ne giovani, ricche, carismaticheo siamo costrette all’isolamentoe al rifiuto dei nostri simili. Perun essere umano non c’è penapeggiore dell’esilio dalla socie-tà.Il corpo degli adolescenti così di-viene il corpo della vergognaperché non permette di essereall’altezza delle proprie aspetta-tive.Non c’è il super-io che li fa sen-tire in colpa ma peggio c’è unideale di bellezza, di successoche esercita un’influenza moltopiù profonda e radicata.I giovani vorrebbero diventareseduttivi, carismatici e la fru-strazione di non riuscirci li rendesoggetti narcisisticamente fragi-li.Per raggiungere il proprio scopoil corpo viene manipolato violen-temente senza rispetto della suanatura e delle sue esigenze.Charmet ricollega i tanti disagigiovanili a questo rapporto dis-torto con il proprio fisico. Sitratta di un corpo sociale che de-ve essere addobbato secondo lemode, un tempo si andava adagire soprattutto sulle unghie e icapelli (colorandoli e tagliando-li), ora direttamente sulla pelle.Il corpo viene utilizzato per vei-colare dei messaggi sociali, perriconoscersi in una ben precisatribù attraverso determinati se-gni di appartenenza, solo oranella nostra civiltà ha preso pie-de la cultura del tatuaggio, delpiercing. Si ha la fobia della propria im-magine o di una parte significati-

va di essa: naso, lineamenti, se-no, glutei che per le loro fattez-ze diventano intollerabili a talpunto da ricorrere a soluzionidrastiche come la chirurgia este-tica e si modellano in modo esa-gerato le masse muscolari, fa-cendo palestra, ed usando inte-gratori e sostanze che drogano ilcorpo più che la mente per ren-derlo invincibile e consentirgliprestazioni speciali.Lo si sottomette ad un’idealeche non è di bellezza come po-tremmo pensare bensì di gras-sezza o magrezza. L’anoressiasecondo Charmet è una malattiaetica. Ragazzine molto brave ascuola che costringono il propriocorpo ad una magrezza che con-fermi la loro bravura, disciplina,indipendenza, o al contrario uncorpo obeso che indica passività,rinuncia e un rapporto di sotto-missione nei confronti del cibo.Non accettano il proprio corpo senon nel confronto con un altrocomplementare e sono costrettiad andare in giro con lo scopo disedurre qualcuno, e anche le ra-gazze che vediamo vestite daisteriche, da seduttive con lepance nude in tutte le stagionidimostrano sicuramente unagrande rigidità nei confronti delproprio organismo che sacrifica-no al freddo e alle intemperie. I maschi ingaggiano spesso garedi forza e resistenza ma anchevere e proprie sfide alla morte.Hanno la necessità di esporsi airischi per dimostrare che sono ingrado di vincere la propria mor-talità, ma anche questo è un ri-sultato narcisistico.Nella maggior parte dei casi que-sti atteggiamenti sono riportabiliad un desiderio di uniformarsi al-le mode del momento e questo èdel tutto normale negli esseriumani ma in alcuni casi questemanipolazioni celano un profon-do conflitto con il proprio corpoche non soddisfa l’immaginementale alla quale si tende.Ricordiamoci di chiedere ai piùgiovani se sono felici, soddisfattidi loro stessi e come si percepi-scono. Bisogna insegnargli chenon possono fare quello che vo-gliono del loro corpo ma devonorispettarlo e rispettare di più lo-

ro stessi. La partita giocata dagli educato-ri è importante, i genitori posso-no soffermarsi a riflettere qualerapporto hanno instaurato con ipropri figli, se hanno sviluppatoin loro un senso di colpa preven-tivo e i valori necessari per fargliseguire la civiltà o se gli hannotrasmesso degli ideali affettivirelazionali perché siano in gradodi esprimere la propria identità edi trasformarsi in soggetti eticicapaci di assumersi delle respon-sabilità.Infine il dott. Guido Tallone tutordell’intero percorso “Le condi-zioni per…” ha ringraziato il pre-side il prof. Pietro Talarico perl’ospitalità e dato appuntamentoa tutti al prossimo incontro.Che le parole del prof. Charmetsiano vere lo dimostra la presen-za stessa quella sera di tanti ge-nitori preoccupati di instaurareuna corretta relazione con i lorofigli. E se la conferenza si fossetenuta cinquant’anni fa, credeteche avrebbe partecipato qualcu-no?Eppure noi giovani cerchiamouna giusta attenzione. Possibileche sia così difficile capirci? Laprossima generazione di genitoriè la nostra e mi auguro che sare-mo meno zelanti nel perseguiregli obiettivi della cultura dellacolpa o della vergogna. Gli ec-cessi guastano qualsiasi ricetta eallora andremo a tentativi tra re-gole e affetto, tra sì e no, atten-ti a non soffocarli nelle nostreregole e a non smarrirli nellatroppa libertà. Le dosi? Sempreq.b. … quanto basta!

Elisa Pareti

I. C. L. s.r.l.Costruzioni

Generalivia Mazzini, 1

15067 Novi Ligure (AL)Tel. 0131899463

Michele Mainoli - La grassa e la magra. Dittico, olio su tavola, 1978

Il prof. Charmet, terzo da sinistra.

Page 4: Il Mosaiko Kids 2-2006

4

Centro studi A l e x a n d r i aSpalto Borgoglio 59 - 15100 Alessandria

Tel - fax: 0131 442483 E-mail: [email protected]

Scuola Elementare Paritaria(per bambini di 5/6 anni)

La scuola Elementare Paritaria Bilin-gue rappresenta ormai nella nostracittà un punto di riferimento. Presso lanostra scuola le lezioni di molte mate-rie, soprattutto del gruppo scientifico,si svolgono in Lingua Inglese. Inoltrenel momento in cui i bambini conse-guono la Licenza Elementare sono ingrado di utilizzare lʼevoluta padronan-za della Lingua Inglese acquisita, perconseguire anche le prime Certifica-zioni Linguistiche Internazionali.

British Institutes

Deutsch Institut

Instituto Velàzquez

Via Mazzini, 50I s o l a S a n t ’ A n t o n i o ( A L )Tel. 0131 857569

B a r S p o r tdi Venicia e Tatiana Pro

getto g

rafico F

avola

revia

LOCALE SKY

Corsi di formazione professionale, corsi di lingua e di informatica,patente internazionale del computer, attestati valutabili per i crediti formativi

I N T E R N AT I O N A L S C H O O LB R I T I S H I N S T I T U T E S - I S T I T U T O G A M M A

Corso Leoniero, 25 Tortona. Tel. 0131 813653 e-mail: [email protected]

Gli applausi e le risate nonsono di certo mancati la se-ra del 18 febbraio scorso al-

la sala Pessini di Castelnuovo Scri-via, perchè si sono esibiti dei bra-vissimi artisti:Fabrizio Consoli, con il suo gruppodi musicisti di alto livello, e i suoiamici ospiti Max Pisu e Fred Bu-scaglione junior. Questa serata, organizzata dal co-mune di Castelnuovo, ha avuto unbuon riscontro di pubblico di tut-te le età e si è articolata in unaprima parte musicale in cui Fabri-zio Consoli ha presentato alcunesue canzoni tratte dall’ultimo di-sco “18 piccoli anacronismi” ac-compagnato da Gigi Rivetti alla fi-sarmonica e tastiere, Daniele Salaal contrabbasso, Elvin Betti alle

batterie. Nella seconda parte so-no intervenuti Fred Buscaglionejunior, che ha esibito una vocestrepitosa e molta simpatia in trebrani di successo, e Max Pisu cheha interpretato Tarcisio, il famosopersonaggio televisivo di Zelig. Per me è stata una esperienzaparticolare perché ho avuto occa-sione di conoscere da vicino deipersonaggi del mondo dello spet-tacolo e di fare loro alcune do-mande scoprendo che sono perso-ne “normali”, disponibili, cordia-li, che fanno con passione un la-voro che amano e li diverte.Fabrizio Consoli è prima di tuttoun grande chitarrista acustico chepuò vantarsi di aver collaboratocon artisti come Eugenio Finardi,Cristiano De Andrè, Grazia di Mi-chele. E’ diventato cantautore al-l’inizio degli anni novanta parte-cipando al Festival di San Remonel 1995 e vincendo nel 2004 il

Premio Ciampi per la canzoned’autore. La sua musica è molto curata ne-gli arrangiamenti, spazia dal jazzal tango alla rumba, crea atmo-sfera, comunica sensazioni inten-se.Le parole delle sue canzoni sonobelle come poesie, sono significa-tive e nascono da situazioni di vi-ta vissuta. Mi ha particolarmentecolpito il testo della canzone ”Ilcoraggio” che l’autore scrisse ap-pena seppe la notizia della mortedi Borsellino, e di cui vorrei cita-re il verso che dice: ”il coraggio èun muscolo che devi allenare inuna palestra di scelte, di occasio-ni che passano svelte, e non in-contri più …”Prima che iniziasse lo spettacoloFabrizio Consoli e Max Pisu si sonogentilmente prestati per una bre-ve intervista nella quale ho sco-perto alcuni loro aspetti.

Fabrizio mi ha rivelato che dabambino sognava di diventare unarcheologo o un pittore; ma hainiziato a suonare perché a suoparere se una persona ha qualco-sa da dire deve esprimerlo inqualche modo e lui ha scopertoche non può fare a meno di comu-nicare attraverso la musica. Du-rante le esibizioni le sue reazioniemotive dipendono dal pubblico;se il pubblico è attento, lui si di-verte. All’inizio della carriera erapiù agitato, perchè aveva l’ansiadi dimostrare la sua bravura; orasuona per il piacere di suonare.Ad un giovane che desiderasse di-ventare cantautore sconsiglia diintraprendere questo mestiere inItalia perchè è molto difficileemergere, ma comunque dice dicontinuare a suonare perchè se-condo lui “chi suona è sempre unpo’ meno solo”.Max mi ha spiegato che il perso-naggio di Tarcisio con cui è diven-tato famoso è nato in oratorionell’ambiente della parrocchiache lui ha frequentato fin da bam-bino; infatti ha iniziato a recitarefacendo spettacoli all’oratorio.Da piccolo non aveva in menteche mestiere avrebbe fatto, magli è capitato di trasformare que-sto gioco iniziale in un lavoro ed èsoddisfatto perchè si diverte mol-to a fare l’attore e pensa che perriuscire bene in una professionesia fondamentale divertirsi nelfarla. Ha iniziato a esibirsi uffi-cialmente nel cabaret dal 1990 econsiglia ad un giovane che voles-se intraprendere la sua carriera dinon partire con il presupposto didiventare famoso o ricco, ma direcitare per il puro piacere di far-lo. La sua partecipazione a questa se-rata nasce dall’amicizia con Fa-brizio con il quale sta portando ingiro il suo nuovo spettacolo tea-trale intitolato “Autogrill - Abathroom reality show” che inaprile sarà al famoso Teatro Ciakdi Milano. Ho avuto occasione divederlo a Mortara e vi assicuroche è uno spettacolo che meritaperché è una bella miscela di mu-sica - quella originale di FabrizioConsoli - e di comicità - quellaspontanea di Max Pisu - in unacornice spesso ironica che lasciaampi spazi alla riflessione sullarealtà contemporanea.

s c a r p e p e r b a m b i n i

Dal 2 Marzo 2006in Piazza Vittorio Emanuele II, 28

CASTELNUOVO SCRIVIA (AL)Tel. 349 3442126

c’è un NUOVO NEGOZIO di

da 0 a 16 anni

LuciaPoliti

Ston

efly

Guru

Nat’s

Armata di mare

PrimivezziBalducci

progetto grafico favolarevia

v i a s p e t t i a m o ! ! !

F a b r i z i o C o n s o l i l i v e a C a s t e l n u o v o S c r i v i a

u n a s e r a t a d a v v e r o s p e c i a l ee s i l a r a n t e t r i o c o n M a x P i s u e F r e d B u s c a g l i o n e j u n i o r

Sofia Falchetto

FabrizioConsoli (asinistra),Max Pisu (alcentro),Fred

foto Controluce

foto Sofia Falchetto

Page 5: Il Mosaiko Kids 2-2006

Quello che oggi chiamiamo cal-cio ormai è solo finzione. Bastaseguire con attenzione una

partita per rendersi conto dei fallivergognosi a cui si assiste, dove si fin-ge persino di essersi rotti un piedeper guadagnare un rigore o una puni-zione. È tutto falso, come il Wrest-ling: solo e soltanto una presa in giro!Capita di notare alcuni giocatori checorrono per il campo trascinandosicon fatica; con tutti i soldi che gua-dagnano per calciare un pallone do-vrebbero essere fulmini e uomini in-stancabili.Utilizzano anche sostanze dopanti(come se ne avessero bisogno tanto siaffaticano) che infangano la squadrae la loro stessa salute. E tutti quei ti-fosi che spendono soldi inutili per an-dare allo stadio o per acquistare Skye gadget della loro squadra preferita.Passano ore e ore in colonna per poirischiare di essere uccisi da un moto-rino volante o da una folla impazzitao per ricevere su una spalla un petar-do fumogeno, come successo al por-tiere del Milan, Dida. Ci si lamentadei continui atti vandalici degli Ultrasma l’insegnamento che ricevono arri-va proprio dal campo di gioco: i gio-catori si sputano, si insultano, si pic-chiano, è logico che i tifosi li prenda-no stupidamente ad esempio essendoi loro idoli. II calcio di una volta non esiste più, imass media sono riusciti ad estin-guerlo, a sotterrarlo per sempre nel-

le memorie del passato e dei tifosi egiocatori più anziani. Infatti le vec-chie partite non sostengono il con-fronto con quelle del giorno d’oggi;prima si giocava per divertimento,con lo scopo di far divertire i tifosiche assistevano, rispettando l’avver-sario e la sua squadra, che erano ne-mici solo per novanta minuti. Nonc’era bisogno delle forze dell’ordinepubblico per placare la folla, i tifosiandavano allo stadio solo per passareuna domenica diversa di relax e di-vertimento, tifando la propria squa-dra ed incoraggiandola alla vittoria.Ora oltre che pagare caro l’abbona-mento o il biglietto si rischia anche lavita. VERGOGNOSO! Oltre ad esserediventato sporco, corrotto, fìnto efalso, è anche diventato puro busi-ness e continue entrate per le socie-tà calcistiche. Pagano giocatori aiquali sembra, dai modi di comportar-si in campo e di giocare, che non in-teressi nulla della squadra a cui sonolegati (escluse le eccezioni, ovvia-mente) ma solo dei milioni di euroche ricevono di paga. Ormai i massl’hanno trasformato in puro business.Dovrebbero mettere in vigore leggipiù dure che riportino il calcio co-m’era un tempo, ma ovviamentenessuno delle alte sfere lo vuole per-ché in questo modo loro guadagnanosempre più soldi e non gliene freganiente delle persone che rimangonoferite o persino uccise dalle resse chenascono negli stadi.Non ho più parole per esprimere ladelusione che mi ha dato il calcio e lodice una tifosa juventina sfegatata!

tra finzioni, insulti e cifre da capogiro

quello che ancoraviene chiamato calciol o s f o g o d i u n a t i f o s a j u v e n t i n a

Elena Pisa Al giorno d’oggi una doman-da tra le più spontanee daporre ad un adolescente

nel vivo della sua maturazioneumana e psicologica è : “ Cosavorresti fare da grande? “ Nellamaggior parte dei casi, soprat-tutto per la massa giovanile deimaschi, la risposta è altrettantoscontata : “Vorrei diventare uncalciatore !“ Già , fare il calcia-tore di professione . E’ questo ilsogno, l’obbiettivo, il traguardoche molti ragazzi del nuovo mil-lennio vorrebbero raggiungere.Calcare i campi della serie A,vestire la maglia della propriasquadra del cuore, disputare unafinale di Champions League: tut-te immagini idilliache, stupen-de, cariche di emozioni che ca-ratterizzano i pensieri e le ambi-zioni più segrete di noi ragazzi.Credo, infatti, che la maggiorparte dei giovani sarebbe dispo-sta a fare ingenti sacrifici pur direalizzare questo desiderio tan-to bramato. Siamo sicuri, però,che tale desiderio sportivo siaalimentato solamente dalla puraed intensa passione per il giocodel calcio? Oppure altre motiva-zioni di fondo pervadono l’animoincerto e, talvolta, ingenuo deiragazzi d’oggi? Anche io, nel miopiccolo, sono convinto di espri-mere un’opinione adeguata inproposito. Penso, infatti, che,oltre ad un’indiscussa e, in mol-

ti casi, smisurata passione perquesto sport, siano il grande gi-ro d’affari, i soldi, la notorietàtelevisiva e la prospettiva di unavita agiata, ad influenzare le

ambizioni giovanili. Il calcio, in-fatti, dalla sana e corretta disci-plina sportiva di qualche decen-nio fa, si è tramutato in una sor-ta di business sempre più evolu-to, dove il denaro e la popolari-tà fanno la differenza e assumo-no un ruolo di primo piano. Ilcalciatore, prima di essere con-siderato uno sportivo, è visto daipiù come un divo dello spettaco-lo, un riccone che investe i suoiguadagni in serate in discoteca,automobili di ultima generazio-ne e per altre finalità simili. Ba-sti pensare che un calciatore,non tra i più pagati, guadagna 13centesimi al secondo, 7,80 euroal minuto, 11.232 euro al giorno,336.960 euro al mese che in unanno fanno la cifra esorbitantedi 4.043.520 euro, più di 8 mi-liardi del vecchio conio. Sonocerto numeri che fanno riflette-re. Come in tutte le situazioni

però, anche nella sempre piùagiata e sfarzosa condizione diun calciatore professionista,emerge un’eccezione, in positi-vo per fortuna. In questi giorni,infatti, si è parlato e riflettutomolto sulla scelta di un giocato-re dell’A.S. Roma, una colonnagiallorossa e di tutto il calcioitaliano: Damiano Tommasi.Questo ragazzo trentunenne diVerona ha fatto il suo ritorno incampo domenica 30 ottobre nel-la partita della “Sua” Roma con-tro l’Ascoli. Come molti ricorde-ranno la sua carriera parve giun-ta al termine il 22 luglio 2004per un gravissimo infortunio alginocchio destro subito duranteun’amichevole contro lo “StokeCity”. Venne operato 6 giorni piùtardi e solo oltre un anno dopo,il 12 ottobre scorso, è stato ri-ammesso in rosa. E qui arriva lanotizia più sconcertante: periniziare la sua nuova vita da cal-ciatore, infatti, Tommasi respin-ge l’offerta di rinnovo della pre-sidenza giallorossa, e ne propo-ne una sua chiedendo il minimosindacale, ossia 1500 euro almese. Una cifra sbalorditiva edesageratamente inferiore ai333.960 euro citati in preceden-za. E’ però una cifra che, di cer-to rende il giocatore romanistaun esempio per tutti i ragazziche amano il calcio; un modelloda imitare nella sua umiltà, nel-la sua passione verso questosport e nella forza di volontàche gli ha permesso di ritornarea calcare i campi di serie A. Lascelta di Damiano è la sintesi piùeloquente di tutti quei valoriche il calcio, e lo sport più in ge-nerale, dovrebbero diffondereed avere come principi di baseal giorno d’oggi. Il suo gesto, in-fatti, è stato dettato dall’amoreper questa disciplina sportiva,dall’attaccamento alla maglia eai colori della Roma, dalla rico-noscenza nei confronti della so-cietà che lo ha sempre supporta-to e dalla voglia di dimostrareche nel calcio i soldi sono l’ulti-mo aspetto da considerare. PerTommasi, nella sua vita da cal-ciatore, non è prioritario tra-scorrere le serate in discoteca,vivere nello sfarzo più assolutooppure vestire all’ultima moda.L’obiettivo principale per cui luiogni giorno si allena è, infatti,quello di dare il massimo per lapropria squadra e per la societàche gli permette di sfogare, nelrettangolo verde di gioco, la suaunica e innata passione. Tutti gliapplausi che domenica 30 otto-bre hanno sommesso l’olimpicoper il suo ritorno al calcio gioca-to, ci fanno ancor più compren-dere che la scelta di quest’uomonon sia da considerare una folliao un assurdità , ma un gesto sin-cero non solo da accettare ma ,soprattutto , da imitare. Tengo apuntualizzare che queste mieparole non vogliono assoluta-mente criticare i campioni cheguadagnano miliardi all’ anno eli investono in spese futili, per-ché ognuno i propri soldi può ge-stirli come crede, ma cerco, so-prattutto di mettere in risaltodue importanti punti di discus-sione. In primo luogo, come hogià detto in precedenza, vogliosottolineare l’umiltà di un uomostraordinario che non si è fattotentare dal potere ipnotico deldenaro, ma ha voluto lasciarespazio alla sua passione, deci-dendo di mostrarla a tutti sulcampo. Infine vorrei far capireal lettore la contraddizionepiuttosto evidente del mondo dioggi dove da una parte ci sonooperai che faticano ogni giornosenza sosta e, a volte, non ri-escono a mantenere la propriafamiglia, mentre dall’altra esi-stono persone che , per tiraredue calci ad un pallone, guada-gnano cifre come 8 miliardi al-l’anno!!! A questo punto non ciresta che riflettere.

M i c h e l a D e l t o nA c c o n c i a t u r e U n i s e xTaglio alla modaprimavera -estate 2006

Promozionespeciale su estensione parziale - totale

Preventivi

Pagamenti rateali

Consulenzagratuita

L’équipe di Michela è pronta a seguirvi !

l ’ é q u i p e :da sinistra, Rosy, Deby,Angela, Emy,Giusy, Michela.

Ogni annofrequentiamo icorsi diaggiornamentoorganizzati daPaul Mitchell,aziendaall’avanguardia,e siamo preparatea soddisfare levostre personaliesigenzeestetiche...via Solferino, 19 • Castelnuovo Scrivia (AL) • Tel. 0131 826363

prog

etto

gra

fico

favo

lare

via

Sono appassionato di calcioe gioco a pallone in unasquadra del Derthona F.b.c

1908 nella categoria esordienti.Il mio amore per questo sportmi porta a seguire il calcio inTV, dal quale cerco di impararei movimenti giusti, gli schemiutilizzati…per poi poterli appli-care quando gioco.Devo dire, senza falsa modestia,che sono un bravo giocatore eper questo ricevo spesso le lodidel mio allenatore. Quando sono

in campo, sono concentrato almassimo, mi sento determinato,deciso, sicuro, pronto a riceverei passaggi del mio compagno direparto, Ignazio, una grandepunta di peso, che spesso mi dàl’occasione di fare gol perché ilmio ruolo è quello di attaccan-te. Era un sabato pomeriggio, glispalti erano gremiti di persone:dovevamo disputare il derby conl’altra squadra di Tortona. Neglispogliatoi eravamo agitati, an-

siosi, sapevamo di affrontareuna partita difficile ma il misterci tranquillizzò con le sue paro-le e ci invitò alla calma. Un lun-go applauso ci accolse all’entra-ta in campo e questo servì adarci ancor più carica. Gli ap-plausi dei nostri sostenitori cifacevano capire che stavamodisputando una bella partita, in-fatti il primo tempo si conclusea nostro favore con il punteggiodi 1-0.Forse per la nostra troppa sicu-

rezza, forse perché eravamotroppo stanchi, il 2° tempo nonfu brillante come il 1° e l’incon-tro finì con la nostra sconfitta.Che amarezza e che delusione!Fu una sconfitta, è vero, ma miinsegnò una cosa importante:non sottovalutare l’avversario enon sentirsi mai troppo sicuri.Fu per me una bella lezione chemi fece capire che nel calcio,come in tutte le altre cose biso-gna impegnarsi con costanza,serietà e volontà, sempre!

Una sconfitta che insegna... di Daniele Accatino

D a m i a n o To m m a s ie i l c a l c i o v i s t o c o n u m i l t à

Marcello Spinetta

5

Page 6: Il Mosaiko Kids 2-2006

Che cosa siamo se non mi-nuscoli puntini dell’univer-so che cercano disperata-

mente di dare un senso a quelfulmineo istante che è la vitaumana rispetto all’eternità? Tut-tavia molti non ci fanno caso evivono solo per sé stessi senten-dosi molto importanti (i famosiminuscoli puntini), e se non ri-escono a trovare un senso in

quello che fanno, pensano chelo troveranno in futuro, chehanno tempo, una vita intera (ilfulmineo istante) per farlo.Altri invece ci sono riusciti, han-no dato un senso al loro esiste-re: essere un dono per gli altri.Le reazioni suscitate da questiultimi sono sostanzialmente didue tipi. Ci sono persone, pro-babilmente invidiose o palese-mente ottuse, che pensano cheil volontariato sia una sorta dido ut des, che lo si faccia per un

particolare tornaconto o per unaquestione di immagine. Altriesprimono immensa ammirazio-ne per coloro che si dedicanoagli altri, ma ritengono che il lo-ro atteggiamento sia assoluta-mente fuori dal comune, che siaddica solo a spiriti eletti o do-tati di poteri magici. La soluzione di questi frainten-dimenti e di tutto questo stupo-re sarebbe semplicemente chetutti provassero una delle nume-rose forme di volontariato, quel-

la più affine alle sue inclinazio-ni. L’incredibile forza vivificanteed appagante di questo generedi attività non può lasciare in-differente nessun animo umano. Non si guadagna niente, non siobbedisce ad un ordine, non sitrova una fidanzata o un fidan-zato, ma ci si sente davvero mi-gliori, importanti, soddisfatticome non mai. Mettendo le pro-prie capacità al sevizio degli al-tri, si capisce veramente, per laprima volta, quali e quanti pote-ri ognuno di noi possiede. C’è chi si giustifica con la man-canza di tempo, ma il tempo ènelle nostre mani, non siamo noiad essere nelle sue, sta a noi de-cidere come impiegarlo, se inve-stirlo e dargli un senso o spre-carlo. Il volontariato non deveessere una forzatura, né assorbi-re necessariamente una grandequantità di tempo, bastano po-che ore alla settimana per cono-scerlo e conquistare l’inaspetta-to bagaglio di valori e umanitàche sa donare.

K r i t i k a6

Come promesso torno a parlar-vi delle differenze tra due si-stemi di istruzione, differen-

ze fra due culture che sembrereb-bero vicine a prima vista, ma non siassomigliano molto.Pregi e difetti. Ancora non ho deci-so da che parte far pendere l’agodella bilancia e a chi assegnare ilpremio per il sistema migliore. Infondo sono tanti i fattori da consi-derare, preferisco che giudichiatevoi, e poi più li confronto più sonoconvinta che da una conoscenza re-ciproca avrebbero tutti e due daimparare. Gli inglesi dovrebberomettere da parte un po’ dell’orgo-glio che li fa così sentire migliorida non volere nemmeno mescolarsiall’Europa, e avere l’umiltà di am-mettere che peccano un po’ di cul-tura generale. A noi resterebbe dachiederci, ritrovata un po’ di fidu-cia in un sistema tanto squalificatodalla stampa, cos’è alla fine che ciproponiamo di insegnare alle nuovegenerazioni che si vogliono nutriredi cultura fino ai vertici.Chi non conosce l’Università italia-na forse farà fatica a capire. Il sistema riassunto per i profani,mi scusino se è un po’ sommario glialtri, in pratica funziona così.Si seguono le lezioni, mattina e po-meriggio dal lunedì al venerdì, perun totale, che varia da facoltà a fa-coltà, tra le 15 (credo rare) e le 36ore la settimana, con una mediaspesso intorno alle 25. Ogni anno siseguono dagli 8 ai 15corsi circa, dinuovo a seconda del proprio corso,e quattro cinque volte all’anno cisono gli appelli. Puoi ‘dare’ qualun-que esame e puoi sostenerli anchemolto tempo dopo che hai seguito ilcorso, decidi tu. Il sistema più co-mune è il 3+2, tre anni di laurea diprimo livello e due di specialistica.Gli esami sono generalmente orali,tranne qualche scritto, soprattuttoper le discipline scientifiche. Si la-vora tantissimo, non è facile esserestudenti lavoratori e di sicuro non èfacile laurearsi in tempo. Per il cor-so di tre anni ce ne vogliono quasisempre almeno quattro, così nonsolo iniziamo l’università un annodopo rispetto ad altri paesi euro-pei, ma ci passiamo dentro molto

più tempo. E mentre i loro laureatihanno 21anni quando si affaccianosul mondo del lavoro, i nostri nehanno almeno almeno 23, ma spes-so 25-27, e non c’è nessun mondodel lavoro ad aspettarli, più vecchie senza esperienza. Si studiano unsacco di materie, spesso alcune dicui non si capisce bene il senso o lacoerenza col corso e i propri inte-ressi, si imparano tantissime nozio-ni e si dimenticano altrettanto infretta. Le lezioni sono quasi semprein aule grandi, con più studenti cheposti a sedere, specie il primo an-no, poi man mano si sfoltiscono,spesso ci si dimezza in tre anni, avolte la moria è anche maggiore.Dove sono finite le facce che nonvedi più? Una parte non ce l’hannofatta, si sono arresi perché si eranoattardati troppo, o si sono persi neidivertimenti e nelle distrazioni ohanno trovato lavoro e hanno deci-so che non potevano permettersi dilasciarlo. Qualcuno semplicementesi è stancato, ha capito il sistema enon gli è piaciuto, non era stimo-lante.L’università inglese è diversa, allafine ci arrivano tutti. Non esiste re-stare indietro, ripetere gli anni. Leprove sono programmate e non sipuò flessibilmente cambiarle. Ognicorso prevede generalmente uno odue essay, che si potrebbe tradurreun po’ come tema, un po’ comesaggio o tesina. Ti danno in praticaun titolo, una lunghezza a cui atte-nersi, tra le 1500 e le 2500 parolenella maggior parte dei casi, 4 o 5pagine in word tanto per dare un’i-dea. E poi scrivi. Organizzi il testoe scrivi, ma non in un’aula sorve-gliata con un tempo, hai un paio disettimane almeno e lavori per con-to tuo, o così dovresti, ma a casa.Ricerchi il materiale in biblioteca,prendi nota di cosa potresti scrive-re e poi butti giù il lavoro. Per que-sto ottieni un voto e spesso è l’uni-ca cosa che ti viene richiesta per ilcorso. A volte c’è anche un esamea fine anno, verso giugno, ma dopoPasqua non ci sono più lezioni, e siha tutto il tempo per ripassare. Èun esame scritto ovviamente, diorali nemmeno l’ombra. Le lezionisono pochissime e si dividono in let-ture e seminari, tutto insieme peruna media tra le 7 e le 15 ore lasettimana. Pochissimo. Tutti trova-

no il tempo per lavorare part-timee mantenersi agli studi. Non esisto-no borse di studio, se non puoi per-metterti di pagare coi tuoi soldi,puoi chiedere un prestito al sistemae hai tutto pagato con il solo vinco-lo di dover restituire la gentilezza ilgiorno in cui il tuo stipendio rag-giunge una certa piuttosto elevatasoglia. E la raggiunge di certo, per-ché il mondo del lavoro è promet-tente e ti valorizza e quasi nessunoprosegue oltre tre anni perché nonè necessario. La cosa più invidiabi-le e che meriterebbe di essere pre-sa a prestito come i troppi calchi diparole inglesi che non ci sforziamonemmeno di tradurre, sono i semi-nari. Sono incontri, più che lezioni,con 8-15 persone, e si discute.Sembra un miracolo. Chi conosce iprofessoroni intoccabili e irraggiun-gibili delle nostre università nonpuò non restare stupito alla vista diquesti giovani ricercatori, appassio-nati al loro lavoro, pronti a dartiuna mano, con cui chiacchieri e dis-cuti e che si interessano alle tueopinioni. Anzi le pretendono. Devidire la tua, all’inizio fai fatica tan-to non eri abituata ad esprimerequello che pensavi per paura di es-sere in contraddizione con l’ideadel professore. Poi diventa bellissi-mo e non puoi più stare zitta. Ti in-segnano a pensare, anche gli essaynon sono che trattatelli dove poteresprimere il proprio pensiero. Allafine forse non si sanno molte nozio-ni, alla fine è tutto troppo facile enon serve imparare molto per arri-vare a una laurea. Ma cosa serviràdi più nella vita? Non scherzo e po-tete credermi se vi dico che sonorestata scandalizzata scoprendoche non riconoscono il verbo dalsoggetto in una frase, non sanno(studenti di letterature) chi era Cir-ce e hanno letto meno Shakespearedi me, molti non hanno mai sentitoparlare della Normandia e hannoproblemi a stabilire in quale paesesi trovi Venezia. Niente grammati-ca, pochissima storia, geografia,letteratura. In un certo senso sì,non hanno una vasta e profondacultura, ma la scuola per loro è unapalestra del pensiero, il resto glieloinsegnerà la vita quando inizieran-no un lavoro. Un meritato compen-so che ai nostri preparatissimi lau-reati è negato.

L ’ a l t r a U n i v e r s i t à

I n g h i l t e r r a 1 - I t a l i a 1Silvia Pareti

Bath e Oxford, sedi di importanti Università inglesi

(foto Silvia Pareti)

C o s a s i a m o ? M i n u s c o l i p u n t i n i c o n d a n n a t i a d u n i s t a n t e f u l m i n e o ?O u n g r a n d e d o n o p e r c h i h a b i s o g n o d i n o i ? U n s e n s o . . .

Marta Lamanuzzi

Ragazza solitaria Illustrazione di Martina Delfanti

I n g r o s s o o r t o f r u t t i c o l i

T r o v a m a l a M a r i oStrada Secco, 5

15053 Castelnuovo Scrivia (AL)

Page 7: Il Mosaiko Kids 2-2006

Tra i miei sogni nel cassettoce n’è uno un po’ particola-re: quello di avere le ali.

Immagino due grandi ali robustee veloci dal piumaggio candidocome la neve. Volerei nel cieloturchese e proverei ad assapo-rare un’aria diversa che porta insé lo strano, ma meraviglioso sa-pore della libertà. E se qualchevolta dovessi sentirmi stanca miadagerei dolcemente sulla piùsoffice nuvoletta e mi lascereicullare dal vento e, magari, arri-verei in un posto lontano. Cono-scerei sicuramente molti uccelliche mi porterebbero ad esplora-re parti del mondo sconosciute edeserte, dove nessuno è mai sta-to, tranne loro ovviamente, per-ché niente può nascondersi agliocchi di chi osserva dall’alto, dalcielo. E ancora, potrei giocare anascondino tra le nuvole e ammi-rare più da vicino la calda lucedel sole. Di notte potrei soffer-marmi a riconoscere le stelle eda chiacchierare con la luna. Nonbisogna però credere che la vitain volo sia facile e perfetta, in-fatti esistono molti pericoli: ci sipotrebbe imbattere in grandiuccelli affamati pronti a man-giarti, ma questa è la natura,mentre è ben più triste e gravequando ad uccidere gli uccelli

sono gli uomini che come passa-tempo cacciano e che forse noncapiscono che anche gli animalihanno il diritto di vivere. Ciò chesul momento può sembrare di-vertente è in realtà un compor-tamento ingiusto ed irrispettosoverso queste creature.Ma torniamo ai miei desideriperché non ho ancora parlatodella cosa più importante e bellache farei se avessi le ali. Volereifino in Perù dove vive Otilia, labambina che insieme alla mia fa-miglia ho adottato a distanza.

Sono sicura che per me sarebbeuna grande emozione conoscerladi persona e scoprire dove e co-me vive e penso che anche leivorrebbe vedere l’Italia ed iocertamente l’accompagnerei involo. Questa è per me la vita conle ali, la vita nel cielo sempre di-vertente, magica e ricca di av-venture, ma che è soprattutto ingrado di avvicinarti a personelontane. Purtroppo però credoche questo mio sogno rimarràsolo nella mia fantasia.

Cornelia.

7

P i k k o l iP i k k o l i P i k k o l i

P i k k o l i

Vacanze Studio 2006

Corsi di lingue all’estero

Campi estivi in Italia

Refresher courses

Seminari per insegnanti

via Meravigli 16 - 20123 Milano. Tel. 02 72003311 Fax 02 72014145

Un sabato mattina di finegennaio, mio papà mi proponeun escursione sulle rive delloScrivia. Armati di macchinafotografica e coperti bene per ilfreddo pungente ci avviamo. È un mattino soleggiato contemperatura sotto zero.Camminando lungo ilsentiero, sulla neveghiacciata, ci accorgiamo chevicino a noi tra i cespugli,c’è un coniglio; non abbiamoneanche il tempo difotografarlo che è giàscomparso. Proseguiamolentamente e dopo qualcheminuto, veniamo spaventati daun fragore e un battito di ali:una coppia di fagiani, a pochipassi da noi, si alza in volo e cilascia a bocca aperta. Arrivati nelbosco ci fermiamo un momento:decine di uccelli con il loro cantorompono il silenzio. Riprendiamo ilnostro cammino accompagnati dallo“scrocchiare” della neve sotto le nostrescarpe. All’improvviso sul sentiero appare conun salto una lepre che ci fa fermare, lei invecea grandi balzi scappa via. Arriviamo dunque sulle rive dello Scrivia. Il cieloazzurro dall’acqua un colore blu scuro. Scendiamo l’argine e dalla riva vediamo duenutrie che si tuffano, attraversano il fiume e salgono sulla riva opposta: due beitoponi! Risaliamo l’argine e camminiamo verso Tortona. Vicino a una curva deltorrente avvistiamo, da lontano, un gruppo di anatre che accorgendosi della nostrapresenza partono in volo “schiamazzando”. A poca distanza da noi vediamo gli alberidell’amore con i loro ottant’anni. In questa stagione gli alberi anche senza fogliedimostrano la loro bellezza. Purtroppo, però, si è fatto tardi e bisogna tornare.Questa esperienza mi ricorda che nella nostra zona esiste un ambiente ricco di flora efauna. La raccomandazione a tutti noi è di saper apprezzare questa natura,rispettarla e se necessario difenderla.

il torrente d’invernoCecilia Crivelli

Classe VB Scuola Elementare

“Bandello”

Castelnuovo Scrivia

foto Giancarlo Crivelli

se avessi le ali...se avessi le ali...speranze di vita

Con questo disegno ho voluto rappresentare una speranza di vita per lepersone ammalate e sofferenti costrette in letto d’ospedale.

di Massaza & Guzzon sncvia Solferino, 39

15053 CASTELNUOVO SCRIVIA (AL)Tel. e fax 0131 826499

vendita alimentie

articoli per animaliconsegna a domicilio

condizioni particolari per allevatori

DAL 18 FEBBRAIO 2006

N U O V A G E S T I O N E

illustrazioneMartina Delfantidi Laura Mandirola

classe V BScuola Elementare BandelloCastelnuovo Scrivia

Page 8: Il Mosaiko Kids 2-2006

Victoria (10 anni)Cara Paola, leggo ormaida molto tempo la sua ru-brica e devo farle tanticomplimenti finalmentetoglie un po’ di ignoranzasull’educazione dei nostriamici a quattro zampe. Iotutti i giorni sento vocimostruose, poveri anima-li… Ho sentito un uomoche raccontava tutto or-goglioso come ha inse-gnato al cane a fare i suoibisogni fuori casa. Ognivolta che faceva la pipì ola popò in casa botte epicchiava il musetto delcucciolo dentro la pipì. E’vero? Come si insegna alcucciolo che deve andarefuori casa a fare i suoi bi-sogni?

Cara Victoria, purtroppo que-sto che ti hanno raccontato èun dei metodi più tradizionaliche la gente usa per insegna-re al cucciolo… ma è ancheuno dei più sbagliati in asso-luto!!! Ma andiamo con ordi-ne. Consideriamo il caso piùsemplice di un cucciolo sano,che è stato cresciuto corret-tamente. Partiamo dai solitiantenati lupi che tante volteci hanno aiutato a capire i no-stri amici pelosi: i lupacchiot-ti cercano per istinto di allon-tanarsi dalla tana per sporca-re, non gradiscono affattoavere pipì e popò vicino alluogo dove mangiano e dor-mono, per non parlare delfatto che l’odore potrebbe ri-chiamare dei predatori e met-tere anche in pericolo la lorovita. Certo non sempre fannoin tempo ad andare lontano asufficienza perché il loro con-trollo non è perfetto… mad’altra parte nemmeno noiumani siamo tanto bravi dabambini (chiedi alla tua mam-ma quanti pannolini ha cam-biato quando eri più piccina)quindi perché pensiamo diaspettarci la perfezione da uncucciolo?Quello che dobbiamo fare noiè solo aiutare questo suoistinto e premiarlo quandosporca nel “posto giusto”. Co-me lo aiutiamo? Lo portere-mo fuori molto spesso (ingiardino se lo abbiamo a dis-posizione o per una brevepasseggiata se viviamo in ap-partamento): quando si sve-glia da un pisolino (perché al-lora che gli scappi la pipì èquasi una certezza), dopo i

pasti, la sera prima di andarea dormire e la mattina appe-na si sveglia… dobbiamo pen-sare che appena arrivato uncucciolo non riesce a resiste-re più di due o tre ore quindiappena vediamo che comin-cia ad annusare per terra egirare in tondo lo porteremofuori scegliendo un angolodove desideriamo che sporchie lo premieremo conparole,coccole, un gioco o unbocconcino quando fa i suoibisogni nel posto giusto. Ca-pirà presto che siete voi aportarlo fuori e che in casanon si deve sporcare, e ve-drete che cercherà di farvi ca-pire che vuole uscire, adesempio guardandovi eguaendo, facendo la spola fravoi e la porta d’ingresso, o intanti altri modi. Sicuramentequalche “incidente” è da met-tere in conto, quando vedia-mo che il cucciolo comincia asporcare (ma dobbiamo “pe-scarlo” proprio all’inizio per-ché poi non riesce più a fer-marsi) bisogna “distrarlo” conun rumore (battendo forte lemani ad esempio) e poi por-tarlo fuori e premiarlo quando“la faccenda” si conclude nelgiusto modo. Se l’incidenteinvece capita perché eravamofuori o non l’abbiamo visto intempo è proprio INUTILEsgridare il cucciolo perché èprovato che i cani non sono ingrado di associare la nostraarrabbiatura a qualcosa che èsuccesso un po’ di tempo pri-ma quindi lui penserà che siaqualcosa che ha a che farecon il presente che vi mandatanto in bestia e quindi otter-rete solo di fargli paura masenza insegnargli assoluta-mente nulla! Anzi potremmoportarlo a fare delle associa-zioni sbagliate (ad esempio “ilmio padrone odia proprio lapopò, tutte le volte che la ve-de si arrabbia da morire allo-ra io la mangio così non latrova più…”) che poi sono an-cora più diffidi da eliminare.Quindi a disastro avvenuto lacosa migliore è far finta diniente (se dimostriamo trop-po interesse al contrario ilcucciolo può pensare che siaqualcosa di gradito e/o moltointeressante per noi e quindicontinuare a “proporcela”) epulire tutto molto bene (me-glio se il cucciolo addiritturanon ci vede mentre lo faccia-mo) perché è importante eli-minare completamente l’odo-

re di pipì e popò per evitareche, sentendolo, il cucciolopensi che quella è la “toilet-te”. Per farlo esistono in com-mercio dei detergenti che sidicono “enzimatici” che elimi-nano completamente anchegli odori oltre al “fattaccio”,mi raccomando dite allamamma di non usare assolu-tamente l’ammoniaca o pro-dotti che la contengono per-ché i composti dell’ammonio(l’ingrediente principale del-l’ammoniaca appunto) sonopresenti anche nella pipì equindi anziché togliere l’odo-re come pensiamo noi stiamoinvece rinforzandolo… comese mettessimo un bel cartellogrande con su scritto “pipìqui!”. Se invece per problemimagari di lavoro non si puòessere presenti proprio tuttele volte che il cucciolo devesporcare e non c’è a disposi-zione un giardino dove farlouscire allora ci si deve rasse-gnare a qualche incidente inpiù ed un lavoro un pochinopiù lungo. Si mettono deigiornali (oppure adesso ven-dono anche dei veri e propri“pannoloni a tappetino” im-permeabili e quindi molto co-modi) in un angolo, il cuccio-lo istintivamente andrà a

sporcare lì (anche perché èuna situazione che spesso hagià conosciuto in allevamen-to) e piano piano li si mettesempre più vicini alla porta fi-no ad arrivare all’esterno.Certo questa non è forse lasoluzione ideale ma è comun-que un buon compromesso.Quello che invece vorrei ripe-tere è con NON SERVE sgri-dare il cucciolo a cose fatte,gli si insegna solo che siamodelle bestie imprevedibili eche è meglio stare attentiperché non si sa mai quandoci arrabbieremo. Tutti quei si-gnori che dicono di aver inse-gnato al cucciolo con i meto-di che tu Victoria mi dici inrealtà ci hanno messo sicura-mente mooooolto più tempodi quello che avrebbero im-piegato con il sistema che tiho raccontato io: quello che èsuccesso è che il cucciolo cre-scendo ha raggiunto da solola capacità di controllarsi perun tempo sufficiente a nonsporcare la sua “tana” (è cosìche vede la nostra casa) equindi ha smesso di sporcarema non perché gli sia statoinsegnato. L’ultima aggiuntache volevo fare riguarda so-prattutto i cani adulti che pro-vengono da una situazione

non proprio ideale (cucciolonimal allevati o cani presi in ca-nile): dovremo avere ancorapiù pazienza con loro perchéuna delle conseguenze dellostress e della paura che pro-va un cane con alle spallebrutte esperienze quando sitrova in un ambiente nuovo èproprio una alterazione delcontrollo dei livelli di liquidinell’organismo e quindi i suoireni lavorano molto di piùdella norma “costringendolo”a fare pipì più spesso… saràun chiaro segnale del fattoche si sta ambientando benenella vostra casa quando ve-drete che la frequenza dellepipì diminuisce.

Se mi trovano un buchino vo-levo anche rispondere alla“carica dei 101”… non pubbli-co la vostra letterina perchéla mia mamma mi ha sempredetto che “chi si loda si im-broda!” ma volevo ringraziar-vi tanto, tanto, tanto per levostre parole. Come ho giàdetto (che sia davvero l’arte-riosclerosi che avanza?) sec’è un futuro migliore per glianimali quello può venire so-lo da voi ragazzi (cambiare latesta di noi adulti spesso èun’impresa disperata se nonaddirittura impossibile) e leg-gere le vostre parole mi fapensare che allora unospiraglio di luce c’èdavvero… GRAZIE!!!

P ianeta n.9

a cura di Paola Maggi

8

foto Paola Maggi

Avviso importante!E’ stata segnalata su tutto il territorio diCastelnuovo Scrivia e zone limitrofe lapresenza di numerosi bocconi avvelenati,sia in aperta campagna che in pienocentro abitato. Continuano a giungere inredazione, inoltre, precise e documentatedenunce di deliberato uso di escheavvelenate, sparse nei luoghi frequentatidai cani o addirittura gettate all’internodei cortili.

PRESTATE LA MASSIMA ATTENZIONE !!!