2006-5 Oratorio di Anghiari

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PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI N. 5 OTTOBRE - NOVEMBRE 2006 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue

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PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI 1 P o s te I ta li a n e S .p .A . - S p e d . in A .P . D .L . 3 5 3 /2 0 0 3 ( c o n v . in L . 2 7 /0 2 /2 0 0 4 n ° 4 6 ) a r t. 1 , c o m m a 2 , D C B /5 2 /2 0 0 4 - A R E Z Z O - T a r if f a p a g a ta - T a x e p e r ç u e

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PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHIN. 5 OTTOBRE - NOVEMBRE 2006

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A

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L'ORATORIO DI ANGHIARI - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003(conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçueAnno XXXX - Periodico del Vicariato di Anghiari e Monterchi. Con approvazione della Curia di ArezzoAut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Enzo Papi - Stampa: Grafiche Borgo, Sansepolcro.

Ben arrivato autunno!di Vera Cuccini

Il bel tempo ci ha lasciato,le rondini son partitenon ci rallegra al crepuscoloil loro gioioso garrire.L’autunno è arrivato,cadono le foglie giallela siepe spoglia si nascondetra le prime nebbie del mattino.Un fresco odore di terrasale dai campi arati, prontiper i nuovi semi, e un solepallido li riscalda appena.Come la nostra gioventùcosì la bella stagionetrascorre veloce, l’autunno,è vero, porta tristezza,ma è pur bello, è la stagionedei delicati colori,dei magici tramonti, e,degli ultimi fiori che ancoraadornano i nostri giardini...

l'editoriale di enzo papi

Tommaso un santo scomodo per il potere

In copertina

S. Agostino riapre,dopo 23 anni!

Molti sono stati gli anghiaresiche hanno partecipato alla cerimo-nia della riapertura al culto della chie-sa di Sant’Agostino anche se in ungiorno feriale.

Troppi erano gli anni trascorsidalla sua chiusura, troppi i ricordi diquesto edificio che chiedevano diessere aggiornati.

Pensiamo che tutti siano rimasticompiaciuti dei lavori eseguiti (an-che se mancano ancora alcune coseda fare) e saranno ancor più soddi-sfatti quando avverrà la presenta-zione tecnica degli interventi. In quelmomento potranno essere aggior-nate tutte le informazioni relativealla importanza di questa chiesa epotremo conoscere meglio le opered’arte in essa presenti.

Se ne parla a pag. 24 del giornale.

La restituzione al culto della chiesa di S. Agostino, dopo un attento restauro,riconsegna al popolo di Anghiari una chiesa importante, storicamente significativae molto cara. È stata a lungo un punto di riferimento e sicuramente tornerà ad esserefrequentata e curata dai fedeli.

Tutti sanno -chi con maggiore dovizia di particolari e chi con nozioni un po’ piùframmentarie- che la chiesa è in qualche modo legata alla figura di san TommasoBecket, vescovo di Canterbury, in Inghilterra, nel XII secolo. Non c’è certezza sullaveridicità di questo collegamento storico, ma sicuramente è certo che Becket –qui,come nell’intera Valtiberina- sia stato una personalità cui guardare. È nella tradizionedella chiesa tutta ‘guardare il volto dei santi’, come modelli cui riferirsi. E il confrontocon Becket e la sua vicenda è un confronto sicuramente importante. Anche oggi.

Becket, amico del re e primate della chiesa d’Inghilterra, si rifiutò di sottoscriverele costituzioni reali che, fra l’altro, stabilivano la sottomissione di tutto il clero allagiurisdizione reale; quindi anche al possibile arbitrio del regnante di turno. Perquesto andò in esilio e, forse, fu anche ad Anghiari nel corso di un suo pellegrinaggioa Roma. È sicuramente a questo episodio che la chiesa medievale della Valtiberinaha guardato; non senza confrontarsi con esso. Sotto il profilo della giurisdizione ciòche fece Becket si chiama diritto alla libertas ecclesiae. La Chiesa è il Corpo Misticodel Signore e in ragione di ciò da Lui solo dipende e non può in alcun modo adeguarsialle potenze terrene.

Per esprimersi, per operare, per essere presente pastoralmente -anche oggi-chiede libertà e lotta per la libertà. La gelosa difesa della libertas ecclesiae è -ancheoggi- promozione della libertà non solo della chiesa, ma di tutti.

L’intraprendenza pastorale, lo spazio che la società lascia alla testimonianzacristiana, la possibilità per la missione nei più diversi ambienti -scuola, azienda,commercio, campagna…- sono altrettante espressioni della libertas che la Chiesa,oggi come al tempo di Becket, chiede allasocietà. Per cui di risvolto, una provadella effettiva libertà di espressione dicui gode una società come la nostra èdata anche dallo spazio culturale che ilmondo lascia alla comunità cristiana.Così che si può tranquillamente dire cheil laicismo di certe impostazionimedianiche e politiche non solo ripeta lapretesa del re che voleva imporre a Becketla propria volontà, ma rappresenti ancheun oggettivo impoverimento della so-cietà intera. Sempre la giurisprudenza,per definire questo rischio, parla didiminutio libertatis.

La restituzione al culto d S. Agostinoripropone quindi a tutta la chiesa localela figura di san Tommaso Becket; e,assieme a lui, tutta la sua testimonianzache non ha più il sapore dell’archeologiastorica, ma assume tutte le caratteristi-che di una tematica ritornata di strettis-sima attualità.

Riproduzione di una stampa tratta dalla vita delSanto, scritta da Giò Batta Cola, Lucca, 1696, pressoMarescandoli.

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2006: un anno da vivere costruendo futuro... insiemedi suor Astrid

Cerchiamo di capire meglio

La Santità: qualità, condizione di chi, di ciò che è santo

* Stato di chi, nella vita terrena si è ispirato ai principi religiosi,cercando di metterli in pratica, in conformità della volontàdivina.

* Qualità propria di Dio e di tutto ciò che gli appartiene, gli siriferisce o da Lui deriva.

* La santità è il dono di Dio al suo popolo (Es. 19, 5-6); il donodi Cristo alla sua Chiesa e a ciascuno dei suoi membri (I. Pt.2, 9) “voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazionesanta, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami leopere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebrealla sua ammirabile luce”.

* La santità non è altro che lo sviluppo supremo della graziabattesimale. Essa è dunque comunione con Cristo nell’at-to stesso della sua morte e risurrezione, nella sua Pasqua,come insegna il Vat. II: “Nell’anniversario dei Santi... laChiesa proclama il mistero pasquale realizzato nei santiche hanno sofferto con Cristo e con lui sono glorificati”(Sc 104).

I Santi

* il santo, ogni santo, è una “lode e gloria della sua grazia(Ef. 1, 6) ma lo è di fatto soltanto perché in lui vive Cristo(Gal. 2, 20).

* i santi sono quei cristiani che con maggiore pienezzaavevano vissuto la loro appartenenza a Cristo, cioè i martiri.

Dalla seconda metà del II secolo in Oriente, e dall’inizio delIII in Occidente, questi occupavano un posto particolare nelricordo della Comunità. La Chiesa festeggia ogni anno il loronatale, anniversario della loro deposizione e della loro nascitaal cielo, e si raccomandava alla loro intercessione presso ilSignore. Era nato il culto dei martiri; sarebbe seguito il cultodei santi.

Dal culto tributato ai martiri che avevano versato il lorosangue per Cristo, si passò presto a far memoria di coloro cheavevano confessato la fede (vescovi, asceti, vergini e mona-ci), come di coloro cui solo mancò l’occasione del martirio.“Le feste dei santi proclamano le meraviglie di Cristo nei suoiservi e propongono ai fedeli opportuni esempi da imitare”(cfr. SC 111).

Allora chi sono i Santi?

I santi appartengono in primo luogo alla terra;appartengono a quel popolo in cammino che viene dallagrande prova della vita e sale verso la città definitiva;sono uomini e donne concreti che con maggiore pienezzahanno vissuto la loro appartenenza a Cristo; che hanno por-tato a termine la loro vita cristiana, battesimale, sacramentale,pasquale. Così infatti si caratterizza la vita del cristiano: iniziatoalla fede entra, per la fede, in un processo di vita che, dalbattesimo alla morte, è vita di uno che “è vivo tornato dai morti”(Rm. 6, 13).

La casa di Dio è una casa di uomini, non di superuomini. Icristiani non sono superuomini; i santi neppure.Spesso rischiamo di considerare i santi come “esseri eccezio-nali” superuomini, che si elevano al di sopra dei comuni mortalicon i loro miracoli e con un’eccezionale forza d’animo. Guar-dando con maggior attenzione ci si accorge che neppure in loroi difetti del carattere sono sempre aboliti; anch’essi sonosoggetti alle passioni umane, ma le mettono al servizio dellasantità. Perché la stessa santità non è che una passioneconvertita;adeguandosi alla nostra vocazione divina, essa diventa capa-ce di operare in noi profonde trasformazioni, frutto della graziae della libertà. Noi siamo creati a immagine e somiglianza di Dioperché siamo capaci di amare.I santi hanno il genio dell’amore!

Nella festa di Tutti i Santi

* celebriamo il Signore Gesù nella miriade dei santi;* contempliamo la patria che ci attende e la “quantità di

testimoni” tra cui pensiamo anche le persone care, coloroche abbiamo amato e che ci hanno fatto del bene.

Questa solennità non celebra solo i santi conclamati, mapossiamo dire che celebra anche noi, è la nostra festa, di noiche talvolta siamo affaticati, scoraggiati, stanchi... e ci rivolgia-mo al Signore per trovare sollievo.Troppo spesso pensiamo che la santità sia legata a pratichereligiose, e difficilmente la colleghiamo a delle scelte etiche, diimpegno anche sociale, alla ricerca del bene possibile nellaconcreta situazione in cui ci troviamo.Questa solennità è un momento favorevole.Ci sprona ad un impegno non necessariamente eroico, mareale, che possa pian piano trasformare la nostra esistenza.

Buon cammino!

SOLENNITÀ di TUTTI i SANTI1° NOVEMBRE

è celebrata dalla Chiesa fin dal secolo IX - Una festa senza fine! Un’immensa festa popolare in cui si acclama a Dioe ci si trova tutti fratelli. È la Pasqua dei discepoli di Gesù!

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CALENDARIO LITURGICOa cura di Franco Cristini

Mese di Novembre 20061° novembre mercoledì - Tutti i Santi. Sante Messe secondol’orario festivo. “Per tutti i Santi, o Dio, splende una luceperenne e una vita senza fine, alleluia.”Celebrazioni per ricordare i nostri morti: a San Lorenzo alle ore14,30; a Galbino e ad Anghiari alle ore 15,30.2 novembre giovedì - Primo Giovedì del mese. Commemorazio-ne di tutti i defunti. Si invitano i fedeli alla preghiera per levocazioni. Alle ore 6,30 ritrovo nella chiesa di Santo Stefanoper recarci al cimitero di Anghiari dove, alle ore 7, vienecelebrata la S. Messa.3 novembre venerdì - Primo Venerdì del mese. Nella chiesa diMicciano, alle ore 20, S. Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiridi Perseveranza.Nel Santuario del Carmine alle ore 21, S. Messa con adorazione.4 novembre sabato - San Carlo Borromeo vescovo. Nacquead Arona (Novara) nel 1538, fu fatto vescovo di Milano. Morìnel 1584.5 novembre domenica – Domenica XXXI del Tempo Ordina-rio. Sante Messe secondo l’orario festivo. Si ricorda Zaccariaprofeta e padre di Giovanni Battista.7 novembre martedì - Primo martedì del mese. In Proposituraalle ore 17 Ora di Guardia con recita del Santo Rosario.10 novembre venerdì - San Leone Magno papa: primo papache si è meritato l’appellativo di Magno. Nato in Toscana,sembra a San Leo di Anghiari, fu impegnato a combatterecontro il paganesimo e l’eresia; celebre nella storia restal’incontro tra Leone Magno e Attila re degli Unni in seguito alquale il barbaro lasciò l’Italia. Tale evento è stato dipinto daRaffaello. Morì nel 461.11 novembre sabato - San Martino di Tours vescovo. Nacquein Pannonia nel 315 da genitori pagani, ricevuto il battesimo eabbandonato il servizio militare fondò un monastero pressoLigugé in Francia dove condusse vita monastica. Fu ordinatosacerdote ed eletto vescovo di Tours. Morì nel 397. Celebre èl’episodio in cui Martino divise il suo mantello con un poveroe ricevette di notte l’apparizione di Gesù che indossava la metàdi quel mantello.12 novembre domenica – Domenica XXXII del Tempo Ordina-rio. Sante Messe secondo l’orario festivo.19 novembre domenica – Domenica XXXIII del Tempo Ordi-nario. Sante Messe secondo l’orario festivo.22 novembre mercoledì - Santa Cecilia Vergine e martire,patrona dei musicisti.26 novembre domenica – Domenica XXXIV del Tempo Ordi-nario. Cristo Re - Festa della Misericordia. Sante Messe: alleore 9,30 in Badia; alle ore 11 in Propositura e alle ore 18 nellachiesa della Croce.30 novembre giovedì - Sant’Andrea apostolo. Festa nellaparrocchia di Tavernelle: insieme al fratello Simone, il futuroSan Pietro, ricevette la chiamata di Gesù mentre stava gettandole reti nel lago di Tiberiade. “E disse loro: venite dietro a me evi farò pescatori di uomini”. Secondo la tradizione, dopo laPentecoste, predicò in diverse regioni e fu crocifisso in Acaiacon la croce particolare detta appunto croce di Sant’Andrea.

Mese di Ottobre 20061 ottobre domenica – Domenica XXVI del Tempo Ordinario.Santa Teresa di Gesù, Vergine e Dottore della Chiesa (1873-1897). Sante Messe secondo l’orario festivo.2 ottobre lunedì - Ss. Angeli Custodi “Il Signore ti manderà ilsuo angelo, e custodirà il tuo cammino.”3 ottobre martedì - Primo martedì del mese. In Propositura alleore 17 Ora di Guardia con recita del Santo Rosario.4 ottobre mercoledì - San Francesco di Assisi patrono d’Ita-lia. Nacque ad Assisi nel 1182, morì nel 1226.5 ottobre giovedì - Primo Giovedì del mese. Si invitano i fedelialla preghiera per le vocazioni.6 ottobre venerdì - Primo Venerdì del mese. Nella chiesa diMicciano, alle ore 20,30, S. Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiridi Perseveranza.Nel Santuario del Carmine alle ore 21, S. Messa con adorazione.7 ottobre sabato - Beata Maria Vergine del Rosario: questacelebrazione fu istituita da san Pio V papa nell’anniversariodella vittoria navale riportata dai cristiani a Lepanto e attribuitaall’aiuto della Santa Madre di Dio invocata con la recita del S.Rosario (1571). Il Santo Rosario ci insegna a meditare i misteridi Cristo sotto la guida di Maria, la quale fu associata in mododel tutto speciale all’incarnazione, alla passione e alla gloriadella risurrezione del figlio di Dio.8 ottobre domenica – Domenica XXVII del Tempo Ordinario.Sante Messe secondo l’orario festivo.15 ottobre domenica – Domenica XXVIII del Tempo Ordina-rio. Santa Teresa d’Avila, Vergine e Dottore della Chiesa(1515-1582). Sante Messe secondo l’orario festivo.16 ottobre lunedì - Santa Margherita Maria Alacoque, Ver-gine (1647-1690). Ricevette mistiche rivelazioni particolarmen-te sulla devozione verso il Cuore di Gesù.18 ottobre mercoledì - San Luca evangelista: nativo diAntiochia (I secolo), studioso di medicina e appassionatoall’ellenismo, fu compagno dell’apostolo Paolo; è autore delterzo Vangelo e degli Atti degli apostoli. Unico dei quattroevangelisti ha tracciato importanti ritratti di Maria insistendoinoltre sull’infanzia di Gesù. Una leggenda vuole che san Lucafosse anche pittore e che abbia raffigurato per primo la Ma-donna con il Bambino. La tradizione vuole che Luca sia statomartirizzato in Acaia dove si era recato per evangelizzare lepopolazioni locali.22 ottobre domenica – Domenica XXIX del Tempo Ordinario.Giornata Missionaria. Sante Messe secondo l’orario festivo.28 ottobre sabato - Santi Simone e Giuda apostoli: Simone,nell’elenco degli apostoli, è messo all’undicesimo posto, erasoprannominato lo Zelota o il Cananeo. Giuda, chiamato ancheTaddeo, è conosciuto per l’intervento che fece nell’occasionedell’ultima cena chiedendo a Gesù: “Signore, perché ti mani-festi a noi e non al mondo?” Vengono onorati lo stesso giornoperché la tradizione vuole che insieme abbiano subito il mar-tirio in Persia.29 ottobre domenica – Domenica XXX del Tempo Ordinario.Sante Messe secondo l’orario festivo.

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SANTE MESSE FESTIVECELEBRATE NELLE CHIESEDEL VICARIATO DI ANGHIARI...

Ore 8,30 -ANGHIARI: Chiesa di S. StefanoOre 9,00 -CHIESA DI SAN LEO

-CHIESA DI CATIGLIANOOre 9,30 -ANGHIARI: Chiesa di ProposituraOre 10,00 -SANTUARIO DEL CARMINE

-CENACOLO DI MONTAUTOOre 11,00 -ANGHIARI: Chiesa di Propositura

-PIEVE DI MICCIANO-VALEALLE

Ore 11,30 -CHIESA DI TAVERNELLE-CHIESA DI VIAIO

Ore 12,00 -CHIESA DI TOPPOLEOre 17,00 -CHIESA DEL PONTE ALLA PIERAOre 15,30 -CHIESA DI TUBBIANOOre 18,00 -ANGHIARI: Chiesa della Croce

... E DI MONTERCHI

Ore 8,30 S. Maria della Pace Le VilleOre 8,45 San Michele Arc.lo a PadonchiaOre 9,30 CHIESA delle monache MonterchiOre 10,00 CHIESA della Madonna Bella PocaiaOre 11,00 S. Maria della Pace Le VilleOre 11,15 San Simeone profeta a MonterchiOre 17 (ore 18 estivo) San Simeone a Monterchi

Ultima domenica del mese chiesa di San Michele Arc.lo aPianezze ore 16 (ore 17 estivo).

Primo venerdì del meseal Carmine

Ogni primo venerdì del mese, al San-tuario del Carmine, S. Messa con ado-razione alle ore 21.

DOMENICA 15 OTTOBRERitiro di inizio anno pastorale

Un pomeriggio per la preghiera e l’ascolto dellaParola dalle ore 15 in poi presso il Cenacolo diMontauto

Celebrazioniper ricordarei nostri morti

Ore 14,30 a San LorenzoOre 15,30 a Galbino e ad Anghiari

Primo venerdì del mesea Micciano

Nella Pieve di Micciano, alla sera, SantaMessa per il Gruppo Uomini dei Ritiri diPerseveranza.

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IL PALTERRE*: dove gli Anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo

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* Queste pagine possono essere lette dagli anghiaresi senza particolari prescrizioni. Per gli altri si consiglia moderazione.

Evoluzione di piazza Mamelidi Sergio Lombardi

Oggi Lunedì 28 Agosto èstata riaperta la chiesa di S.Agostino e proprio in que-sta occasione ripensavo almomento del mio arrivoabitativo nella suddetta piaz-za e come prima cosa mi dis-

sero che come secondo nome questapiazza si chiamava “ piazza cazzotti”.

Quindi direi che c’è stato un notevo-le cambiamento in meglio, ciò credo siadovuto ad un miglioramento dei rapportisocio-culturali e ad una maggiore sensi-bilità degli organi preposti ad una mag-giore pianificazione del territorio. Evi-dentemente è stata resa realizzabile unamigliore qualità della vita e compresomoralmente che “tu sei come io ero, ed iosono come tu sarai”.

In definitiva questa piazza ha un aspet-to molto più adeguato ai tempi e moltomigliore rispetto al richiamo turistico. In-fatti sono testimone del fatto che moltepersone fotografano e si fermano in sen-tita contemplazione.

Tutto ciò credo che gratifichi il paesee faccia rendere conto che qui vi è unapopolazione composta da gente seria eallo stesso tempo concreta e attenta allevarie vicissitudini morali e attitudinalidelle persone e inoltre ribadisce quelleche sono le nostre origini cristiane ecattoliche anche se ancora vi è qualcheresistenza che definisco di stile barbari-co, ma come si sa fa più rumore un alberoche cade che una foresta che cresce.

In definitiva esiste una piazza Mamelidiversa e più completa che lentamentema progressivamente sta costruendouna immagine di sé che abbellisce e stadiventando un richiamo immancabil-mente ne-cessar ioed obbli-g a t o r i oper tut t ic o l o r oche scel-gono d iv i s i t a r eq u e s t oluogo in-triso distoria e ditradizioni.

Cinzia si è laureata

Il giorno 24 luglio, presso l’Universitàdegli Studi di Perugia, Facoltà di Medi-cina e Chirurgia, si è laureata con lamassima votazione di 110 e lode, CinziaTiburzi. Ha discusso la tesi inanestesiologia e rianimazione dal titolo:“Outcome materno-fetale: scelta dellatecnica anestesiologica.”Relatore professor Vito Aldo Peduto;controrelatore Simonetta Tesoro.A Cinzia gli auguri degli amici, dellafamiglia e del giornale.

Valentina, auguri!

Il giorno 25 luglio, presso l’Universitàdegli Studi di Perugia, Facoltà di Medi-cina e Chirurgia, si è laureata con lamassima votazione di 110 e lode ValentinaZoi con tesi in ematologia e trapianto dimidollo osseo dal titolo: “Nucleofosminae suo ruolo nella diagnosi, prognosi epatogenesi nelle leucemie acutemieloidi dell’adulto.”Relatore professor Brunangelo Falini;controrelatore professor Franco Aversa.Agli auguri della Redazione allaneodottoressa si uniscono quelli dellafamiglia e degli amici.

Il mestolo perdutodi Clèto

Per caso sono capitato ad Arezzo neigiorni delle fiere del mestolo, quelle incui si trovava in abbondanza oltre che imestoli ed altri attrezzi in legno anche ilvischio.

È vero, io non ho girato ovunque. Manella zona di Sant’Agostino, da sempredeputata ad accogliere i produttori ligneidi Badia Prataglia o Moggiona o altrezone consimili, non ho visto l’ombra diun mestolo.

Il contrabbandieredi Emmedipì

Se da Pietto al Faggeto una burrascaha bagnato i camminatori di contrabban-do diretti al Ponte alla Piera, il resto dellagiornata si è svolto nel migliore dei modi.

Per cause indipendenti dalla nostravolontà non erano presenti le donne diChitignano assieme all’amico Teghini.

E così ci siamo accontentati delledonne di vallata (però se la sono cavatamolto bene) e della polvere della Polve-riera (che però era buona e molto fina).

Le donne del Ponte hanno accolto icamminatori con un pranzo vario e benpreparato, naturalmente dopo lo scam-bio della “robba”.

Memoria buona

Se qualcuno di voi ha la memoriabuona si ricorderà che proprio l’annoscorso il Baggi di Tavernelle lanciò lasfida sul cocomero più grosso. Produs-se dei cocomeri veramente eccezionali esiccome nessuno si era presentato acontestare il primato si era autonominatovincitore.

Quest’anno il nostro amico non èvoluto rimanere indietro e la coltivazio-ne del prelibato frutto estivo procedevaper il meglio e già ci si preparava a festeg-giare di nuovo il primato quando unanotte... mentre Giandomenico dormiva ilsonno del giusto... qualche malandrinoin vena di scherzi (?) ha fatto sparirel’oggetto del primato: si è mangiato icocomeri più belli.

Con queste premesse il Baggi non siè scoraggiato (ma noi chiediamo che gliautori facciano delle pubbliche scuse) e,presente a Memorandia nel gruppo deicollezionisti, ha portato in mostra il col-tello più piccolo del mondo!

Appennino e fontana

Sulla fonte presso il Topo (portava l’ac-qua per rifornire le locomotive a vaporealla stazione di Anghiari) c’è una scrittaincisa sopra la porta del piccolo deposi-to che ci ricorda la costruzione dellaferrovia:

C.A:S.F.A.C:1886

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...il PalterreAuguri Monica

Il 12 luglio 2006, Monica Redenti si èlaureata con la votazione di 110 e lode nelcorso di Laurea triennale in Scienze Bio-logiche, presso l’Università degli studidi Perugia. Titolo della tesi: “Analisidell’espressione del recettore Rage incampioni di rabdomiosarcoma umanomediante la tecnica dell’immuno-istochimica”. Relatore Dott. GuglielmoSorci e correlatore Dott.ssa FrancescaRiuzzi.A Monica gli auguri dei familiari, degliamici e della Redazione.

Sopra Campallala capra balladi Mario Del Pia

La zona sopra Campalla era statascelta per il set fotografico da un notoprofessionista di Milano, che però ha“lontane(?) origini” anghiaresi: mio fra-tello Luca.

Nella mattinata di lunedì 10 luglio,data fatidica, tutto si era svolto per ilmeglio e le capre di Galbinaccio, sappia-mo avvezze a ben altre avventure, han-no fatto la loro parte.

Si era ormai al termine delle ripresequando, mentre si radunavano i belantiquadrupedi, uno di loro ha preferito farsiuna giratina nelle amene colline sotto alPoggiolo. Verso mezzogiorno, dell’ani-male in libera uscita nessuna traccia,anzi nessuna notizia.

È stato diramato l’avviso a tutte lefamiglie della zona, dal Poggiolo a Bel-vedere, da Serafino a Casalanda e allaCicogna. Le ricerche sono continuatenel pomeriggio nei boschi sotto Piazza diSiena e la Calla con esito negativo.

Per farla breve solo al terzo giorno econ l’aiuto dei familiari, cioè due capretteprovvidenzialmente portate nella zona,è stato possibile recuperare la fuggitiva.

Per la cronaca va detto che la primasegnalazione è venuta dal Poggini delPoggiolo che da casa sua teneva sottocontrollo una vasta zona di boschi.

Va dato atto anche alla velocità diAlessandro che se fallì in un primo ten-tativo ha poi dimostrato di essere padro-ne della tecnica di cattura al volo di capresaltellanti.

Provo doloreapprendo la notiziadi questa morteche molto mi rattrista

Mai avrei pensatoche questo caro amicola brutta mortepur lui à rapito

Sempre in contattofino ai brutti giornilì per telefonopieno di ricordi

Della nostra amiciziatra il bene e il doloreera dettatadal nostro vecchio cuore

I tanti malanniche a entrambi à colpitolui a voltediceva a me ò capito

Aveva capitoche il male suo regnantenon vi era regolache a Mino lo negasse

Lui sapevadi questo brutto invitoforse era l’ultimol’incontro non era finito

Lui parlavae si faceva forteforse pensandoa questa triste sorte

Ma accettavale regole del destinosenza pensareall’ultimo scalino

Quello scalinoche a tutti accollatoper poter passarein mano del Beato

La sua protezioneche sarà divinadia la gioiase morte si avvicina

Lui sempre schiettoattendeva il verdettodi questa vitada uomo tanto retto

Alla cara mogliea tutti i famigliarisono con voiin momenti poco cari

Un caro salutoal mio caro Minoci ritroveremose vuole il destino:

Al carissimo amico Minodi Armando Zanchi

Offerte per la parrocchia

La famiglia di Dino Berlicchi ha fattopervenire alla parrocchia la somma di €650. Questa cifra corrisponde al lascitotestamentario in grano che il defuntoDino, seguendo una usanza molto anti-ca, ha voluto rinnovare, dimostrando lasua sensibilità nei confronti della par-rocchia e nelle attività che svolge quoti-dianamente.

Brunera, a nome della famiglia Falsetti,ricorda la mamma Maria Pernici, recente-mente scomparsa, con una offerta a fa-vore delle attività della parrocchia.

Meri Chiarini, in memoria della mammaGiuseppina Pierantoni, ha fatto perveni-re alla parrocchia la somma di Euro 180 dadestinare al periodico L'Oratorio di An-ghiari. Ringraziamo la Meri per questosuo attaccamento al nostro giornale.

Dal Molinello al MolinelloQuesto è il nome di uno dei tredici

mulini che si trovavano lungo la reglia.In antichi documenti troviamo documen-tato il nome di Molinello e si tratta, perchi non lo ricorda, del mulino che siraggiunge svoltando proprio di frontealla maestà della Battaglia.

Nei primi decenni dell’ottocento ilmulino venne acquistato e gestito dallafamiglia Del Pia che, originaria di quel diCiterna, aveva soggiornato per qualcheanno a San Leo nelle case di fronte allaCooperativa di San Leo e che si chiama-no la Morte.

Ben presto il Molinello prese il nomedi Molin della Morte. Questo fino ad unaquarantina di anni fa quando i Del Pia sisono pian piano quasi tutti trasferiti al-trove e il mulino ha cessato, purtroppo,la sua attività.

Oggi la località ha così ripreso il suovecchio nome: Molinello.

L'ultimo mercatoMercoledì 6 settembre, il mercato di An-ghiari, declamato in lungo e in largo ma chevedo immiserirsi sempre di più, era ancoraanimato e vivacizzato dalla presenza deinumerosi studenti che si godevano le cal-de giornate settembrine prima del granrientro programmato per martedì 12.

E c c o l iraggrup-pati sottole Loggementre sig o d o n ole ultimeore di li-bertà.

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LE NOSTRE CHIESE NELLA STORIA E NELL'ARTEdi don Quinto Giorgini

La Pieve di S. Maria Annunziata alla SovaraI puntata

Dopo aver presentato ai lettori de “L’Orato-rio” la storia sintetica della “vecchia” epaleocristiana Pieve di S. Antimo e della “nuo-va” Pieve di S. Simeone Profeta in Monterchicon le relative numerose chiese filiali, passiamoora a parlare della celebre Pieve di Sovara e dellealtre chiese presenti nella sua valle omonima.

Si tratta indubbiamente della più bella e gran-de pieve ancora esistente nel nostro Vicariatodi Anghiari-Monterchi e forse dell’interaValtiberina toscana. Ricca di storia e di arte,viene visitata e ammirata da numerosi turisti ericercata per particolari celebrazioni nuziali.Entrando in essa, si ha l’impressione di entrarenel Duomo di Sansepolcro, in dimensioni ridot-te, ma del tutto simile per la serie di colonnecilindriche e le relative arcate romaniche checreano nel visitatore una particolare atmosferamistica, che lo invita subito alla preghiera e allameditazione, a differenza delle moderne como-de e riscaldate chiese, ma fredde e dispersive.Accenneremo alle sue remote origini, alle variefasi storiche della sua ultramillenaria esistenzae alle sue principali ricostruzioni e ristrutturazioni che, se dauna parte ne hanno notevolmente mutato il suo impiantooriginale, tuttavia le hanno permesso di giungere fino a noi.Nelle prossime puntate parleremo delle sue strutturearchitettoniche, delle opere d’arte in essa conservate e dellalunga serie dei suoi pievani. Certamente questa Pieve di S.Maria alla Sovara è stata più fortunata della sua sorella mag-giore S. Antimo, che perse la sua importanza con losmembramento subito nel 1515-20 in occasione della creazionedella Diocesi di Borgo S. Sepolcro da parte di Leone X, per cuiquesta gloriosa “madre vegliarda” da chiesa battesimale perle popolazioni di Monterchi e Citerna, fu ridotta a chiesasemplice, perdendo le sue due navate laterali, fino ad esserechiusa al culto e trasformata nel secolo scorso in casa colonica,recentemente restaurata con gusto artistico.

Per questa mia ricerca sulla Pieve di Sovara, ho consultato varidocumenti conservati presso gli archivi vescovili di Città diCastello e di Sansepolcro ed inoltre mi sono avvalso dellepubblicazioni di Gino Franceschini, “La Pieve di S. Maria allaSovara”, ed. Grafica Moderna, Sansepolcro, 12 dicembre 1975e di quella di Angelo Tafi, “Le antiche Pievi, madri vegliardedel popolo aretino” (pagg. 109-110), ed. Calosci-Cortona, 1998.

Secondo i suddetti autori il problema delle origini della Pievedi Sovara rimane ancora avvolto nel mistero, non essendostata trovata una soluzione certa, né attraverso i documentistorici né dalle analisi delle sue antiche strutture, poiché nonè ancora stata effettuata una completa esplorazionearcheologica dell’area sulla quale sorge. Le vicine pievi di S.Antimo e di Micciano sono ritenute sicuramente chiese batte-simali paleocristiane dal Tafi, che a pag. 109 del suo volumescrive: “sono sicuro dell’origine paleocristiana della Pievedi S. Antimo e di quella di Micciano, ma non lo sono per

quella della Sovara”. Di fronte a questa categorica afferma-zione mi sono posto il seguente interrogativo: perché quellevicine di S. Antimo e Micciano sarebbero di originepaleocristiana e questa di Sovara di origine altomedievale,quando tutte le nostre vallate alla fine del V sec. erano stateconvertite al cristianesimo? Anche nella valle del Sovara cidoveva essere una piccola comunità cristiana che ha sentitol’esigenza di costruirsi il suo primo edificio sacro, certamentedi piccole dimensioni, il quale va considerato come l’origine diquesta Pieve in epoca paleocristiana.

Io ritengo, data la sua ubicazione e la sua analogia con ilterritorio di S. Antimo, che anche questa Pieve sia di originepaleocristiana, forse un po’ posteriore a quella di S. Antimo,che ebbe un fonte battesimale per immersione. Concordo conquanto afferma A. Tracchi, che avendo esplorato il terrenointorno alla Pieve si dice convinto dell’esistenza di uno“stanziamento romano” in questo luogo, ai tempi dell’impero,dal materiale visto e raccolto: numerosi pezzi di tegoloni,mattoni, docce e frammenti di figulina. Anche la toponomasticadel plebanato della Sovara è ricca di nomi pre-romani (Sovara,Upachi…) e romani (es. Catiliano, Tortigliano, Verazzano,Scoiano ecc.). Il suo primo nucleo originale, certamente ormaiscomparso, dovrebbe risalire se non alla fine del IV sec.,almeno tra il V-VI secolo, lungo la strada romana che da Arezzoportava a Rimini, passando proprio per dove sorge la nostraPieve, cioè ad ovest di Anghiari, in fondovalle, a quota m. 334s.l.m., a poche centinaia di metri dalla sponda sinistra deltorrente Sovara. Un altro tratto di strada da questa Pieve sidirigeva verso il territorio di Monterchi, per confluire sull’an-tica via etrusco-romana che da Tifernum Tiberinum portava adArretium. Secondo il Franceschini, il nome di questo torrenteglielo avrebbe dato la sua valle, dal latino “suaria”, cioè

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...le nostre chiese

La vignetta di Scacciapensieri:

Eh, sì!

località d’allevamento dei suini. Il territorio alla destra del fiumeera circondato da colline boscose ricoperte di querce e casta-gni e sarebbe stato abitato dagli antichi suarii etrusco-romani,che erano dediti alla pastorizia ed anche all’allevamento diparticolari razze pregiate di suini. La valle del Sovara sarebbestata la “suaria aretina”, analogamente alla “suaria tifernate”situata alla sinistra del Tevere presso Città di Castello. Ioritengo molto più probabile, come sostengono G. Devoto e A.Fatucchi, che anche il nome Sovara, passato a indicare la vallee poi la nostra Pieve, derivi da un idronomo prelatino, moltodiffuso “Sava, Savena, Sova”, parole di significato scono-sciuto (es. il sostantivo femminile “savanella” indica uncanale artificiale scavato per raddrizzare l’alveo di un fiume oper favorirne lo scarico; mi viene in mente anche il fiume Savio,che potrebbe avere la stessa origine etimologica). Quindianche nel nostro caso sarebbe il fiume a dare il nome alla vallee di conseguenza alla chiesa, come in tutte le altre località.

Secondo il Tafi, la Pieve di Sovara e anche quella di S. Antimoin origine sarebbero appartenute alla Diocesi aretina comequelle di S. Ilario a Spilino (presso Ponte alla Piera) e di S. Mariaa Micciano, passando poi alla Diocesi di Città di Castello versola prima metà del VII secolo, cioè al tempo delle lotte secolaritra Longobardi e Bizantini. Perché allora queste due ultimesono rimaste nella Diocesi di Arezzo e le altre due sono passatea quella tifernate? Non conosciamo nessuna certa documen-tazione. Possiamo solo affermare che la Pieve di Sovara è statasempre una chiesa di frontiera, in territorio toscano ma abimmemorabili e per almeno mille anni sempre sotto la giurisdi-zione del Vescovo castellano insieme a quella di S. Antimo.Quest’ultima parzialmente e l’intero territorio della Pieve diSovara passarono poi alla Diocesi di Sansepolcro nel 1520 e virimasero fino al 1986, data di annessione di quest’ultima allaDiocesi aretina. Depongono in favore dell’originepaleocristiana anche di questa Pieve come delle altre limitrofesia la viabilità romana sia la toponomastica delle località vicinee soprattutto il fatto della diffusione del cristianesimo in questeterre fin dalla fine del sec. V, come abbiamo accennato sopra.Mancano purtroppo i resti paleocristiani che potrebbero esse-re ritrovati con futuri scavi in loco. Certamente la prima costru-zione di questa chiesa battesimale doveva essere di piccoledimensioni ed anche orientata, a differenza dell’attuale cherisulta orientata a sud. Il Franceschini, nel citato libro su questa

Pieve ritiene invece che la sua origine debba risalire ai sec. VII-VIII, “come chiesa di missione cattolica in territoriolongobardo e ariano”. Certamente la dedicazione alla Madon-na è garanzia di cattolicità, mentre l’aggiunta del compatronoS. Giovanni Battista è di sapore longobardo. I Longobardiveneravano anche il Battista dopo S. Michele Arc.lo, S. Giorgioe S. Martino. Se fosse vera la tesi del Franceschini, la nostraPieve avrebbe fatto parte fin dalla sua origine della Diocesi diCittà di Castello. Durante i restauri del 1948-49 furono eseguitisondaggi nel sottosuolo, ma né approfonditi né per tutta l’areadella Pieve. I più antichi resti architettonici e scultorei venutialla luce non ci portano, secondo il Salmi, oltre la fine del sec.IX e l’inizio del X. Sotto il pavimento si videro tuttavia ifondamenti di una chiesa a croce latina, ad una sola navata macon tre absidi. Il Lumini afferma: “Rimangono visibili di questoedificio il muro absidale per circa un metro d’altezza el’imposta di un arco dell’abside maggiore”. Questa potrebbeessere la seconda Pieve. Il primo documento conosciuto chericorda questa Pieve è del 1030: “Plebs S. Mariae in Suara”(Pasqui I, pag. 206). “Nei secoli XI-XII – scrive il Tafi – la Pievesubì una forte influenza dei monaci camaldolesi ed in questotempo il sacro edificio fu ristrutturato: si fecero le tre absidi,si prolungò la navata, inserendo sulla nuova facciata uncampanile a torre”. Tra il 1469 ed il 1480 il celebre pievanoSimone Ducci di Catenaia, ricostruì ed ampliò la Pieve con stile“tardogotico” e vennero costruite le navate laterali, la nuovafacciata e l’attuale campanile a torre sul terminale del fiancosinistro. Nel 1700, l’intero edificio fu trasformato in stilebaroccheggiante, ma poi nei restauri del 1932 ne furono elimi-nate le volte e rifatta la copertura a capriate lignee. Gli ultimirestauri del 1948-49 ci hanno restituito questo sacro edificiocome oggi lo vediamo, con all’interno le sue massicce colonne,adornate di capitelli di palmette e foglie, unite da arcateromaniche, mentre all’esterno appare la rustica facciata carat-terizzata da un grande occhio in alto e da un bel portalesormontato da un’antica lunetta nella quale è inserito unmoderno mosaico raffigurante la scena dell’Annunciazione.Alla destra, adiacente alla chiesa, si erge la grande e anticacanonica abitata dall’ultimo esile pievano don RomanoManfredi, di origine romagnola. Purtroppo gli ultimi terremotidel 1997 e 2002 hanno lesionato gravemente la Pieve, per cuiattualmente è chiusa al culto in attesa dei restauri.

Piedi e patatedi Clèto

Che ci fossero piedicon le patate è cosa no-toria e conosciuta. Checi fossero patate a formadi piede è una cosa unpo’ più rara.

E invece GiovanniValbonetti, nella sua te-nuta di Maccarino, è riu-scito a produrre patate aforma di piede.

Per ora con solo tredita, ma è sua intenzione migliorare il prodotto ed ar-rivare alle cinque dita canoniche.

Auguri!

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Angolo della Missionea cura di Franco Cristini

Me presento: so’ Pippo, el chèn del “Pélo” (se sa che ntul Cumund’Anghièri ci se chièma per soprannome).

Ve parrà for del normale che io faccia el giornalista, ma al giornod’oggi son più i chèni giornalisti o i giornalisti chèni?

Donqua, io scrivo. E chi nun vol leggere è padron de fè’ cume gnipèri! Ma forse, a qualcun altro potrebbe anche ‘nteressère quel ches’ha da dire noialtri animèli, e cume se sta quaggiù ai Rinicci.

Sapete cume va la vita…io so’ ‘n setter e ‘l mi’ lavoro sarebbe lacaccia, ma adesso nn’ho gnente da fère e, dèto che ne véggo tante,m’è vinuta voglia d’arcontalle.

Alora: prima de tutto ‘gna che ve spiéghi cume mai parlo l’anghiarese:dovete sapere che io vengo da lo “Stèto de sòtto”, da più ‘n giù deCastello, e la règola sarebbe che io parlasse el castelèno!

Ma da quande so’ arivo qui, me so’ ‘nnamorèto de questo dialettoe alora ho diciso: abaio ‘n castelèno e scrivo ‘n anghiarese!!!

La mi’ vita ‘n sarebbe tutto mèle: el mi padrone m’ha fatto ‘n belricinto cul piantito de cimento, un buco de scarico (‘ndu’ ci ficco tuttoquel che trovo e è sempre ‘ntasèto) e ‘na bella cuccia tutta de bozze,‘ntonachèta e coperta, “fresca d’istète e calda d’inverno” (o al’incontrario?).

C’è anche ‘na bella miriggi, perché ‘n mezzo al ricinto c’è ‘nsusino… o forse convieni dire “c’era”, perché l’ho spelacchièto tutto!

Vicino, ci ho ‘n orto, ‘n campo, ‘n poléo, ‘na vigna, du’ baracchee tre chèse, più quela d’i mi’ padroni. ‘N po’ più ‘n là, varchèta la viandu passon l’automobili e i trattori, c’è ‘n giardinetto… gni dicono el“Giardin de la Memoria”, ma ‘gni tanto se ne scordono!!!

Ma artonnèmo a me…perché si ‘n ve spiégo cum’è la mi’ “vita dachène”, nun ve potete capacitère! Io, vo di’ lla verità, ‘nn’ho dalamentamme d’i mi’ padroni… si ‘n fusse che lei è ‘n po’ stucchina equande viéni a governamme me fa ‘na tragna: “El mi’ Pippino bello,mangia, fa’ la cuccina, bevi l’acquina fresca!!! Dopo se va a spassino!!!”

Io abozzo e gni faccio festa, perché me porta la robba bona che mepièci, specialmente le croste de parmigiano (che io le soterro ‘ntur nabuca e ci n’ho ‘na bella scorta, perché ‘n se sa mai n’indomèni, tantele volte, che ‘n se scordi de governamme!).

El mi’ padrone me tratta cume ‘n crischièno, cume si io fusse ‘n cittopicino… A mè me va bene, ma cusì me vizia ebbasta: si se credi decavacci ‘n chèn da caccia, se ‘lludi!

Me gratta, me strupiccia, e questo me diverti parecchio, ma qualchevolta “va de fora”! Mo’ me vole ansegnère arportagni i fagiani!!!

Alora: piglia ‘n pollacchio de gomma (che lu’ gni dici “el pullulare”)e me l’ tira de là dala siépi…pu’ angumincia a bocière: “Porta, Pippo,porta!” E io, che ‘l fisico ci l’ho, salto la siépi (e quello me diverti!), piglioquela speci de pollo e gni n’arporto.

Ma… ‘nfaccio a ora a portaggnine, che lu’, cume ‘nproiettile, mel’artraventa de là dela siépi; e aringumincia a strillère che vol che gnin’arporti ‘nantra volta!

E questo se ripeti sei o sette volte, tutte le sere! “Ma santapacinzina, o ‘nte l’ho apportèto adesso, te l’ho misso davanti ai piedi!‘N so’ mica scemo, l’ho capito che tu me vu’ addestrère a portère ifagiani, ma tu pensa a chiappalli, che doppo el so da mè quel che devofère. E pu’, da ‘npupazzo de gomma a ‘n fagiano cule penne… ci corri!!!Questo se fa strapazzère, ma quello vola!!!” ‘Nsomma, mi ci vole ‘n belpo’ de pacenzia!!! Si ‘nfusse per qui’ biscottini boni che me dà ‘gnivolta che gni porto quel mustriciattolo, ci mandarebbe a lu’ arcattallo(vo’ vede’ cume fa a saltè’ lla siépi)!!!

Ma se sa, la pagnotta va guadagnèta, e tutti ‘gna dasse da fère,specialmente noialtri, che se fa la “vita da chèni”!!!A più vecchi!

El vostro Pippo

Mettersi in camminoVorrei riprendere il discorso già intrapreso nell’ultimo

numero dell’Oratorio nell’agire bene e in fretta prendendospunto dal Vangelo di Luca in occasione della visita dellaMadonna a Santa Elisabetta. “In quei giorni Maria si mise inviaggio e raggiunse in fretta un villaggio che si trovava nellaparte montagnosa della Giudea (Capitolo 1, versetto 39).

Si mise in viaggio... raggiunse in fretta... sono le due frasiche mi hanno colpito e spinto a fare delle considerazioni: Mariaè esempio di condotta esemplare per ciascuno di noi. Spintadall’annunzio dell’Angelo si mette subito in viaggio per anda-re ad aiutare la cugina Elisabetta in gravidanza in tarda età.Inizia un cammino lungo e faticoso sostenuta solo da ungrande amore.

Non si preoccupa del proprio stato di gravidanza, delbambino che porta in grembo, delle fatiche e disagi che devesostenere, l’amore la spinge a portare aiuto alla cugina piùanziana di lei.

Ecco il rapporto stretto fra amore e carità che Maria ciinsegna.

E come ha portato a compimento il suo cammino? DiceLuca: “Raggiunse in fretta...”. Non si è fermata a riposarsi, atergiversare, a preoccuparsi del proprio stato e delle difficoltàincontrate e velocemente ha raggiunto la casa della cuginabisognosa portando a termine il compito che si era prefissa.

E noi intraprendiamo un cammino per aiutare i fratelli poverie bisognosi?

Lo portiamo velocemente a compimento?Prendiamo esempio da Maria: il cammino va fatto in fretta,

senza ripensamenti, senza interruzioni, senza tentennamentisorretti solo dall’amore di Cristo.

La nostra dottrina, il nostro Credo, i nostri impegni solenni,non hanno valore se non ci impegniamo con tutte le nostreforze a risolvere con l’aiuto di Gesù le miserie di cui veniamoa conoscenza.

Al credente non è sufficiente porre in risalto le tragedie delmondo; esso stesso deve mettersi in movimento impegnando-si direttamente e quotidianamente per cercare di alleviare idolori, le sofferenze e portare la buona novella: la parola di Dio.

Alcuni di noi sono affetti da passività, da inerzia, quasi daineluttabilità non prendono quasi mai l’iniziativa per risolverei propri problemi e quelli del mondo; altri invece, sono affettida un attivismo nevrotico di chi si affanna costantemente nelricercare da soli i rimedi ai mali dell’attuale società. Il camminoche Maria ha compiuto fra la sua casa e quella della cuginaElisabetta deve es-sere d’insegnamen-to a tutti noi chespesso camminiamolentamente e senzacostrutto perchénon accompagnatidall’amore che Gesùci ha manifestato,manifesta e conti-nuerà a manifestarenell’eternità.Pace e bene

cronache dai RenicciVITA DA CHÈNI

a cura del cane Pippo

Carpaccio: Visitazione di Maria alla cugina Elisabetta, Museo Cor-rer, Venezia

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LA PAGINA DELLA CARITASa cura di Laura Taddei

L’Amore che deve essere amato,la Gioia che deve essere condivisa,il Sacrificio che deve essere offerto,la Pace che deve essere data,il Pane di vita che deve essere mangiato,l’Affamato che deve essere nutrito,l’Assetato che deve essere appagato,il Nudo che deve essere vestito,il Senzatetto che deve essere accolto,il Malato che deve essere guarito,il Solo che deve essere amato,l’Indesiderato che deve essere voluto,il Lebbroso che deve essere curato,il Mendicante al quale deve essere sorriso,l’Ubriaco al quale si deve prestare attenzione,il Malato mentale che deve essere protetto,il Piccolo che deve essere accarezzato,il Cieco che deve essere guidato,il Sordo per il quale si deve parlare,lo Storpio con il quale si deve camminare,il Tossicodipendente che si deve soccorrere,la Prostituta che si deve togliere dalla strada,il Prigioniero che si deve visitare,l’Anziano che si deve servire.

UNA STORIA PER PENSARE

Un giorno un uomo chiese a Dio di mostrargli l’inferno e ilparadiso. Il Signore lo accontentò e per prima cosa gli fece vederel’inferno: c’era una lunghissima tavola imbandita, piena di ognivivanda, il meglio che si potesse desiderare. I commensali eranodisposti uno di fronte all’altro e potevano servirsi di ogni pietanzacon un solo obbligo: fare uso delle posate che erano loro fornite,forchette e cucchiai di forma normale ma di lunghezza di un metrocirca. Al momento del pranzo tutti si affannavano per infilare eprendere il cibo ma poi non riuscivano malgrado ogni sforzo aportarlo alla bocca. Dopo ore e ore tutti continuavano a servirsi manessuno riusciva a mangiare ed erano sempre più affamati malgradol’abbondanza di cibo.

Al paradiso c’era una tavola imbandita del tutto simile allaprima con ogni tipo di pietanza ,anche le posate erano le stesse e lostesso obbligo di usarle per i commensali. L’uomo si chiedeva chedifferenza ci fosse dato che tutto era come aveva visto all’inferno. Almomento del pranzo, però, vide che tutti mangiavano e si saziavano.Come era possibile?

L’uomo osservò meglio i commensali: ognuno di loro con leposate prendeva il cibo ma non tentava di mangiarlo, bensì imboc-cava l’altro commensale che aveva di fronte. In questo modo tuttipotevano saziarsi proprio perché nessuno pensava a sé ma all’altro.

Ecco la differenza, pensò l’uomo: solo donando si riceve, chi nonlo pratica si condanna da solo all’infelicità.

La caritàLa carità non avrà mai fine, dice San Paolo. Infatti, tra le virtù necessarie,

la fede, la speranza e la carità, nel regno di Dio la fede sarà certezza, la speranzanon avrà più ragione di esistere, in quanto sarà avvenuto ciò che orasperiamo, solo la carità durerà per l’eternità. La “Caritas” è quindi la cosasuprema da vivere ora, perché avremo ben poche possibilità di ottenerla dopola morte, se non la vivremo ora. Nel vangelo di Matteo dove il giorno delgiudizio ci è illustrato con l’immagine di Colui che, seduto su un trono, dividele pecore dai capri, gli eletti dai dannati, il banco di prova per l’uomo non è“come ho creduto” ma “ come ho amato”. Sul bilancio finale della nostra vitapeserà non quello che ho fatto, né quello che ho creduto, né quello che horealizzato, ma la maniera con cui ho praticato la carità di ogni giorno. Per ciòche non abbiamo fatto, cioè per i peccati di omissione, noi saremo giudicati.Non potrebbe essere altrimenti. Infatti rifiutare la carità significa rifiutare loSpirito di Cristo, segno che non l’abbiamo mai incontrato, che per noi Egli havissuto invano. Significa che Egli non ha suggerito nulla al nostro pensiero,non ha ispirato niente nella nostra vita, che non siamo stati, neppure una solavolta, abbastanza vicini a Lui da essere toccati dal fascino della sua compas-sione per il mondo. Significa che ho vissuto per me, ho pensato per me, perme solo e nessun altro , come se Gesù non fosse mai nato e come se Egli nonfosse mai morto. È davanti al Figlio dell’uomo che tutte le nazioni sarannoconvocate. Saranno presenti coloro che abbiamo incontrato ed aiutato, o lamoltitudine ignorata cui avremo negato compassione o rispetto.

Nessun altro testimone occorrerà convocare. Nessun ’altra accusa, senon quella di mancanza di carità, ci sarà mossa. Non inganniamoci. Le paroleche un giorno ascolterà ciascuno di noi parleranno di vita, di poveri e affamati,di ricovero e di vestiario, di bicchieri di acqua fresca dati in nome di GesùCristo.

Ma chiediamoci: chi è Gesù per me? Potremo rispondere anche noi conle parole di Madre Teresa?

Ecco come un bambino della Scuola materna ha rap-presentato il gesto di San Martino verso il povero

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Nel sito internet della Parrocchia c’è una speciale paginadedicata allo staff che ha animato il Grest dell’estate 2006 (vedifoto). L’equipe è stato il gruppo che ha risposto alla provoca-zione di una proposta da vivere durante l’estate.

Io, sinceramente, li devo ringraziare, e scelgo il mezzodell’oratorio a cui sono tutti legati, per avermi dato anchequest’anno una grande testimonianza di affezione alla stradagià a suo tempo indicata da 2000 anni or sono, e mi hanno comespronato a starci continuamente senza stancarmi mai.

Negli ultimi giorni dell’estate ho chiesto a loro di raccon-tarci come hanno vissuto l’estate, dal campeggio in montagna,al gruppo degli animatori e il Grest. Tutto è servito e tutto è statograzia, perché tutto è stato donato. E quelli che sono statisempre fedeli al metodo indicato per vivere un’amicizia hannopercepito sicuramente la possibilità di vivere in maniera piùgrande, provando a vivere le solite cose, ma con un gustonuovo… anche con gusto cento volte più bello… e, forse,siamo già arrivati alla promessa del “centuplo” che ci è statapromessa da Cristo. Alessandro

Se dei giorni triste tu sarai/e da solo di restar paura avrai/guarda quanti amici Dio ha sognato accanto a te.

Questo è un pezzetto dell’inno del Grest 2006 al quale hopartecipato per la prima volta come animatrice.

Ho deciso di iniziare questa mia “testimonianza” con que-sto pezzetto perché rispecchia un po’ quello che noi animatoriabbiamo cercato di fare insieme all’incredibile entusiasmo chehanno mostrato tutti coloro che hanno partecipato: bambini,ragazzi e adulti. Abbiamo iniziato a conoscerci e con il passaredei giorni abbiamo creato un bellissimo gruppo di amici. Noianimatori ci siamo impegnati per preparare le giornate del Greste la cosa più bella è stata vedere con quanto entusiasmo ognigiorno i ragazzi accettavano ogni nostra proposta.

Abbiamo creato una squadra, un gruppo di amici. Sperovivamente che quest’amicizia possa solo ingrandirsi e fortifi-carsi. È stata davvero una bellissima esperienza che mi haarricchito molto e spero che chi ancora non si è unito a noi nonaspetti ancora molto prima di farlo! Linda

Beh che dire della mia estate… Come ormai di consuetoanche quest’anno mi è stata proposta la vacanza sulle Dolomiticon il gruppo di Gs, ma purtroppo non ho potuto partecipareper motivi tecnici… (punizione a causa della scuola). Nono-stante la mia assenza al campeggio però, anche quest’estatenon sono mancate le opportunità per mettermi in gioco. Inprimis il GREST, il gruppo estivo per bambini e ragazzi, che perla terza volta mi ha impegnato come animatore.

Quest’anno il Grest si è diviso in quattro periodi e rispettoagli altri anni ha avuto molto più successo, infatti sono stateraggiunte anche le 60-70 iscrizioni, e ad aumentare il numeroquesta volta ci hanno pensato i genitori partecipando nume-rosi. Per me il Grest è stata ancora una volta un’esperienzafantastica. Si, è vero, sono state quattro settimane faticose, mapienamente ripagate dalla “reazione” dei ragazzi ad ogni nostraproposta.

Non è stata però solo un esperienza concentrata sui par-tecipanti, infatti io ho dato ancora una volta la mia disponibilitàperché avevo la consapevolezza che il Grest avrebbe soprat-tutto fatto crescere me. Così è stato. Non è facile descrivere ciòche si prova a passare delle giornate circondato da amici, masono sicuro che chiunque abbia partecipato possa confermareche è una cosa più unica che rara… (colgo l’occasione perrilanciare l’invito a tutti per il prossimo anno).

Il Grest però non è stata l’unica bella esperienza di que-st’estate anche se è grazie al gruppo estivo che si è formato il

L'Equipe, il campeggio e l'estatefantastico gruppo degli animatori, meglio conosciuto comel’EQUIPE, formato da noi ragazzi più grandi.

Abbiamo passato e tuttora passiamo molte giornate insie-me, come ad esempio la giornata al meeting di Rimini: un giornopassato tra migliaia di altri ragazzi, dove abbiamo potuto assiste-re ad incontri molto belli e intensi, e dove ci siamo potuti rilassaree allo stesso tempo divertire. Non posso però raccontare tuttala mia estate, quindi concludo qui e ringrazio tutti coloro chehanno passato anche solo due minuti con me perché mi hannoanche questa volta aiutato a crescere. Alessio

Personalmente ho trovato che l’esperienza del Grest diquesta estate sia stataun occasione impor-tante sia per i ragazziche per gli animatori.Quest’anno i ragazzi, aparer mio, sono riuscitia divertirsi in modo di-verso dal solito, cioèstando fino in fondoad una proposta fattadai loro amici più gran-di. D’altro canto anchefra gli animatori si ècreato un gruppo unito e ben coeso che ha dato quella spintain più per riuscire a tessere un bellissima amicizia con i ragazzi,destinata a durare anche oltre il Grest. Luca

È finita l’estate.. ed è tempo di bilanci: questi tre mesi sonostati per me molto intensi e pieni di appuntamenti. Tanto percominciare anche quest’anno ho partecipato (e del resto comesarei potuto mancare???) al campeggio delle superiori adArabba nelle Dolomiti, dove mi sono reso conto che si puòessere liberi e felici stando anche a delle proposte talvoltafaticose. La mia estate è continuata poi con il Grest chequest’anno, forse più degli altri anni, è stato veramente coin-volgente e molto impegnativo.

Personalmente posso dire che oltre ad avere avuto unottimo rapporto con i bambini, ho legato tantissimo con gli altrianimatori, ma la cosa che mi ha colpito di più e che quindi miha fatto più piacere è stata la grande partecipazione dei genitorialla nostra proposta, e il rapporto che siamo riusciti a creare congli adulti. È stato bello vedere divertirsi insieme grandi e piccolitutti accomunati dalla voglia di stare insieme sotto una “GUI-DA” comune.

Mi auguro che con la fine dell’estate e l’inizio della scuolaquello che abbiamo vissuto questa estate continui e si rafforzisempre di più. Claudio

La giornata iniziava con un duro e sonnolento risveglio: ore 7,ma già con la prima colazione, fatta assieme agli animatori, lagiornata iniziava a prendere colori vivaci. Per tutto il giornoogni sorriso felice che incontrava il mio sguardo era la spintaper fare sempre di più.Questa esperienza mi ha fatto scoprire tanti amici e la fatica diun impegno che è stato centomila volte ripagato! Quest’annoera la prima volta che partecipavo al campeggio delle superiorinelle Dolomiti. Sono partita un po’ titubante perché nonsapevo che genere di esperienza mi attendesse. All’inizio misentivo un po’ a disagio, ed era faticoso stare a quello che midicevano i più grandi (come per esempio il silenzio durante lecamminate) ma alla fine ho capito che affidando la mia libertàagli altri sono riuscita a vivere più intensamente la settimana.

Alessia

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NOTE DALLA MISERICORDIAa cura di Massimo Redenti

Nuovi associati

Bianchini MarioBonanno SergioBoncompagni GinaBoriosi DomenicoCalosi SilaCarletti BenitoCestelli FrancescoCestelli Pier LuigiDel Furia PaolaMarzi ValeriaNocentini GermanaPacini AlessioPericchi ElisaPericchi MarioPernici RitaPiccini IlioRidolfi EliaRossi VeraRossi VirnaRusso SeverinaSandali Piccini SantaSanti AmerigoScartoni CarmelaTesta RitaValentini Anna MariaVenturini FernandoA tutti loro il più sincero ringraziamento ed unfraterno abbraccio.

Le offerte per la MisericordiaAchilli Domenico - i familiari alla memoria 100Anonimo (CM) 50BANCA ETRURIA 1.500Barna Giuseppina - la famiglia Giabbanelli Igino alla memoria 50Bendinelli Renata 20Berlicchi Dino - i familiari alla memoria, per volontà del medesimo 650Bertoncini Franco e Pandolfi Giulia 10Camaiti Giulia 50Cambi Tristano e famiglia 20Cartocci Costantino e famiglia 50Cesare Fabbriciani - da Rossi Giuseppe e Mara alla memoria 50Chieli Paola - da Chieli Luciana alla memoria 50Cipriani Gino 110Donatori di Sangue FRATRES di Anghiari 1.175Fastacchini Cerboni Vally alla memoria dei familiari defunti 50Gaggiottini Genovina - i familiari alla memoria 100Gelsumini Norma - da Franco Rumori alla memoria 20Gelsumini Norma - il figlio Marcello alla memoria 100Giabbanelli Franco 15Gnaldi Maria 25Maggini Abramo - i familiari alla memoria 400Meozzi Spinetta 20Pallini Carmela - la figlia Guiducci Rosita alla memoria 100Pernici Maria - da Brunera Falsetti alla memoria 180Pernici Maria - da Dragoni Mirella alla memoria 10Pernici Maria - da Monteneri Giuseppina e figli, alla memoria 60Veri Franca 20

Un ringraziamento a tutti VoiChe Dio ve ne renda merito!

La Misericordia al Meeting di Rimini per l'amicizia fra i popolidi Paolo Gattari

Su invito da parte della Misericordia di Alfero (FC) il giorno 20 agosto 2006 una delegazione della nostra associazione hapartecipato per la prima volta alla 27a edizione del “Meeting per l’Amicizia fra i popoli” presso la Fiera di Rimini. La giornata,oggetto dell’inaugurazione del meeting, ha visto una presenza di circa 100.000 persone

Lo scopo di tale invito era finalizzato a fornire un equipaggio dipronto intervento sanitario di ausilio alla struttura di pronto soc-corso presente stabilmente all’interno della fiera.

A questo appuntamento periodico partecipa in forma perma-nente una nutrita delegazione della Misericordia di Prato, coadiuvatagiornalmente da alcune misericordie sparse sul territorio del centroItalia.

L’importanza della manifestazione ha valorizzato e qualificatola nostra presenza in perfetta sintonia con la Misericordia di Pratoe in particolare con il responsabile dello stand confederale nellapersona del Sig. Guido GUIDI Governatore della Misericordia diAlfero nonché consigliere della Confederazione Nazionale delleMisericordie d’Italia; con il quale abbiamo fin da subito trovatocollaborazione.

Tali circostanze favorevoli non sono casuali ma sono frutto diuna radicata fratellanza che accomuna i “VOLONTARI” dellemisericordie e nel contempo ti fanno crescere professionalmente.

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Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres”

A LOURDES… CON I DONATORI DI SANGUETestimonianze ed impressioni di ritorno dal viaggio nel famoso santuario mariano

Tante sono state le sensazioni, le emozioni che si sono susseguite durante tutto il viaggio di un bel gruppo di anghiaresi che,organizzato dai Fratres per il loro 30° di fondazione, aveva come meta principale Lourdes.. Viaggiare per tanti chilometri insieme,pregare, condividere i pasti, le attese, i momenti liberi ci hanno fatto veramente sentire parte viva di un’unica famiglia. Lourdes,si sa, stupisce per quel fiume di gente (giovani, anziani, malati e tanti volontari…), tutto orientato verso la stessa meta, con unrosario in mano: per due indimenticabili giorni anche i nostri cinquanta pellegrini hanno fatto parte di tutto ciò. La parola a duegiovani protagoniste ed alle successive testimonianze fotografiche…

Anghiarisito internet: www.fratresanghiari.it e.mail: [email protected]

“Lunedì 24 giugno 2006, ore 5:00 del mattino: è arrivatol’attesissimo momento della partenza per il pellegrinaggioa Lourdes! Il pensiero di visitare la Francia e, in particolare,di recarci in un luogo così ricco di storia e di fede ci ha subitofatte svegliare con molta più allegria e rapidità, anche se ilsonno si è fatto sentire lungo il tragitto. Durante il percorsol’atmosfera è stata resa più frizzante dalle canzoni del sim-paticissimo Agostino, dalle barzellette della Laura e dellaVincenzina e anche dalle spiegazioni dettagliate e soprat-tutto molto interessanti di donMarco, guida spirituale (enon) del nostro viaggio. Ci sonostate, ovviamente, delle sosteper consentirci di sgranchirele gambe e mettere qualcosasotto i denti. Poi, circa a mez-zogiorno, ci siamo fermati perpranzare in un ristorante di S.Remo, poco lontano dal mare.Dopo pranzo alcuni di noi sisono addentrati nella città perriuscire a vedere il fastosoCasinò e il celeberrimo teatro“Ariston”, dove tutti gli anni sisvolge il tradizionale Festivaldella musica. Subito dopo siamo tornati in pullman per altretre ore fino a varcare il confine francese e raggiungere(terribilmente stanchi) Aix en Provence. Qui abbiamo rice-vuto le chiavi delle nostre stanze, abbiamo cenato e la serai più aitanti sono anche usciti con don Marco per passeggia-re lungo il corso Mirabeau della cittadina, pieno di banca-relle di ogni genere.

Il mattino seguente, dopo aver fatto un’abbondante cola-zione, chi a base di prosciutto e formaggi e chi, piùtradizionalista, con caffè e cornetto, siamo nuovamente partitiper raggiungere Lourdes. Ci siamo però fermati a visitareCarcassonne, antichissima roccaforte romana, piena di storiae fascino e luogo del nostro pranzo. Dopo un veloce giroturistico ed una foto di gruppo siamo ancora saliti in pullmanper arrivare finalmente a Lourdes, dove abbiamo cenato epernottato. Appena arrivati, dopo aver mangiato, alcuni sisono voluti recare immediatamente alla grotta di Massabielle,dove la Madonna apparve per ben diciotto volte a BernardetteSoubirou nel lontano 1858, prendendo parte alla intermina-bile processione “Aux flambeaux”.

Il mattino seguente abbiamo partecipato con tanta emo-zione alla S. Messa internazionale celebrata nella Basilicasotterranea di “S. Pio X” che può contenere fino a 27.000persone. Le due giornate si sono svolte in modo sereno esoprattutto con l’intento di pregare e meditare per avvici-

narsi quanto più possibile a nostro Signore e alla VergineMaria, grazie anche ai vari momenti vissuti tutti in gruppoe guidati dal nostro don Marco (il viaggio era organizzato,infatti, in collaborazione con la parrocchia di Anghiari!),come la toccante Via Crucis e la messa comunitaria all’in-terno di una cappella della basilica, a noi riservata, durantela quale ognuno ha espresso nel suo cuore le proprie inten-zioni di fede. Tutte le sere, poi, non potevamo non tornare allagrotta per partecipare ancora alla meravigliosa e commo-

vente processione che partendoda essa, si snodava lentamentelungo il fiume Gave, percorrevala grande piazza e si concludevadavanti al sagrato della basili-ca del Rosario, in mezzo a mi-gliaia di candele accese. E chedire delle piscine? In esse vi siimmergono centinaia di perso-ne al giorno, sani e malati. No-nostante ciò nessuno ha mai con-tratto malattie, anzi alcuni nesono usciti guariti. Anche moltidi noi hanno voluto vivere que-sta esperienza che si è rivelatatoccante ed indimenticabile, sot-

toponendosi a lunghissime file di attesa..Siamo ripartiti da Lourdes portando con noi non solo

souvenirs di ogni tipo, madonnine di plastica riempite da noistessi alle apposite fontane, ma soprattutto tanta gioia esoddisfazione interiore per aver vissuto questa paradisiacaesperienza. Come da programma, la mattina del 28 luglioabbiamo raggiunto Avignone, distante da Lourdes ben 500km, dove abbiamo visitato il famoso Palazzo dei Papi chespicca nel centro della città per la sua armonia ma anche perle sue vaste dimensioni, ed il famoso “Ponte” di Avignone,caratteristico per la sua incompiutezza. Il giorno seguenteabbiamo valicato il confine per arrivare ad Arenzano, inprovincia di Genova. Qui don Marco ha celebrato la S. Messadi fine pellegrinaggio nel rinomato Santuario del GesùBambino di Praga.

Alla fine di questa gita, intendiamo ringraziare di cuoretutte le persone che hanno partecipato al pellegrinaggio,don Marco, guida spirituale di esso, e, naturalmente, gliorganizzatori del Gruppo Fratres che ci hanno dato l’oppor-tunità di visitare questo luogo di amore e di fede per tuttal’umanità. Siamo sicure che dentro ognuno di noi rimarràimpresso per lungo tempo il ricordo di questi giorni. Unconsiglio, prima di chiudere: “Il prossimo anno unitevi a noie… non ve ne pentirete!!! ”.

Agnese Ghignoni & Sara Cheli

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...dal Gruppo Fratres

Continua inalterato nel tempo l’impegno di tutto il GruppoFratres di Anghiari per tenere vivi l’attenzione e l’interessenon solo dei propri volontari ma anche di tutto il paese neiconfronti di questa importantissima problematica ed essere ingrado di rispondere prontamente alle necessità del sistematrasfusionale dei nostri ospedali. Dopo i primi otto mesi del-l’anno in corso, è roseo il bilancio delle donazioni di sanguecompiute dai nostri associati presso la struttura di Sansepolcro.Grazie alla sollecita risposta di tante persone ai continui invitidel gruppo e all’arrivo di venti giovani nuovi iscritti, è statopossibile continuare ad offrire l’indispensabile contributo ai

tanti malati che per diverse patologie, necessitano di uncostante supporto trasfusionale. Positivo anche il confrontonumerico con gli stessi mesi dell’anno precedente, anche seper poche unità. Ma basta ricordare che il 2005 è stato l’annoin cui il gruppo ha sfiorato per la prima volta la vetta delleSEICENTO donazioni, per capire la positività dell’attuale an-damento e la soddisfazione dei suoi responsabili.

È questo l’anno del trentesimo anniversario della nascitadei Fratres di Anghiari, che l’associazione ha voluto solenne-mente festeggiare nel giugno scorso con una tre giorni pienadi iniziative che hanno coinvolto centinaia di persone e chesicuramente hanno costituito un ottimo momento promozio-nale tra la gente di quella che è la nostra “missione” nel paese…

Ma quale miglior modo per celebrare i trent’anni di vita dellanostra associazione sarebbe quello di poter arrivare alla fine diquesto 2006 a piantare finalmente la nostra bandiera in cimaalla vetta delle seicento donazioni e da li ripartire, con lo stessoimpegno, per tentare la conquista di quelle ancora più alte, inquesta ideale scalata della solidarietà ? Tale obiettivo, infondo, è abbastanza realistico alla luce di quanto sopra detto.L’importante è, come sempre, crederci ! Lo abbiamo affermatoaltre volte: “Donare sangue non costa nulla né nuoce allasalute. Esso costituisce un atto di grande carità cristiana edi alto impegno sociale, nonché , un importante strumento diprevenzione, grazie ai periodici e gratuiti controlli clinicie strumentali”. Perché allora aspettare ancora ? Entra anchetu a far parte della grande famiglia dei Fratres diventando undonatore periodico di sangue. Il presidente

Fratres News - Fratres News - Fratres News* LA FAMIGLIA DEI FRATRES PELLEGRINA ALLA MADONNADEL CONFORTO: Il Consiglio Regionale dei Gruppi Fratres dellaToscana organizza per sabato 7 ottobre il pellegrinaggio allamiracolosa immagine della Madonna del Conforto, presso lacattedrale di Arezzo, quale concreta manifestazione di fede e difiliale presenza.** LA GIORNATA DEL DONATORE: domenica 17 dicembre siterrà la tanto attesa Giornata del Donatore di Sangue 2006 artico-lata come sempre nella Messa Solenne della mattina e nel pranzosociale, gratuito per tutti i donatori in attività. La festa saràpreceduta da un Concerto Strumentale presso la chiesa dellaPropositura (g.c.), alle ore 21.00 del sabato.*** SULLA NEVE CON I DONATORI: è in preparazione una“CINQUE GIORNI” bianca presso una rinomata località dolomitica,subito dopo l’Epifania.

LE DONAZIONI DI SANGUE NEI PRIMI OTTO MESI DELL’ANNOÈ roseo il bilancio del gruppo. Ancora miglioramenti rispetto al passato

Dalle parole alle immagini

Una doverosa precisazione...Nel numero precedente del giornalino, nel riportare i nomi dei nostri donatori premiati in occasione del 30° di fondazione delgruppo, siamo incorsi in alcuni errori di stampa. Ci sentiamo in dovere, quindi, di precisare che tra questi hanno ricevuto lamedaglia d'argento la signora ZANCHI TOSCA e quella d'oro il signor CROCIANI RINALDO.Ci scusiamo per l'involontario errore.

Alcune delle foto scattate nella gita-pellegrinaggio a Lourdes

Qui sotto: La grotta di Massabielle e, nel riquadro, don Marco durante la celebra-zione della S. Messa nella Cappella di San Gabriele.A destra: Sosta a Carcassone e... In viaggio verso la meta.Nell'altra pagina: Il gruppo dei pellegrini FRATRES davanti alla Basilica del S.Rosario a Lourdes.

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Mentre leggevamo nello scor-so numero dell’Oratorio la cronacadei primi due periodi di Grest i ragaz-zi delle nostre parrocchie riprende-vano l’avventura estiva della terzae quarta settimana del Grest 2006:“si fa per dire?”

Ma più di una mera cronaca deifatti avvenuti, delle iniziative pro-poste e delle attività svolte mi pia-cerebbe descrivere i volti, le emo-zioni, i sorrisi e tutto quanto il peri-odo estivo ha trasmesso ai ragazziquest’anno, ma forse l’impresa ètroppo pretenziosa poiché dovreichiedere di riempire tutto un nume-ro del giornale, e forse nemmenobasterebbe.

Proviamo a limitarci (si fa perdire) - sic!- a riportare delle testi-monianze di chi è stato, ed ha vis-suto le settimane di Grest in primapersona.

Tanti sono stati quelli che sisono ripresentati dopo l’avventuradello scorso anno, ma altrettanti li abbiamo incontrati que-st’anno. E più di ragazzi parlo degli adulti, e cioè i loro genitori.Talvolta in maniera inconsapevole e comunque inattesa han-no come incontrato una proposta diversa, che è diventataipotesi! E figuriamoci, che se l’ipotesi diventa possibile per unadulto, la proposta del metodo usato nel Grest sarà senzadubbio accolta dai ragazzi. E la strada si apre.

Infatti al termine dell’estate-ragazzi 2006 più che raccon-tare una bella esperienza intravedo come l’esigenza di espri-mere lo stupore per avere trovato (o ritrovato) la strada.Stupore, appunto, come un genitore che a metà del-l’estate parlava del Grest come un “mondo”, oppure unaltro adulto che si meravigliava del fatto che i proprifigli avessero deciso di non fare le vacanze al mare...Tutto diventa scoperta, insieme ad una compagnia eun’amicizia.

Mi vengono in mente gli interventi fatti all’assem-blea del terzo e quarto periodo, dove sia i ragazzi chealcuni genitori, quelli che in genere seguivano le gior-nate di Grest, si sono raccontati, descrivendo con parolesemplici ma piene di gioia e stupore la propria scoperta,la propria esperienza e ciò che il cuore aveva vissuto inquei giorni.

Però sarebbe limitativo (nel senso che non sarebbecompleto) raccontare solo chi ha avuto il coraggio el’opportunità di parlare e comunicarsi agli altri. Giàperché gli occhi vedono e il cuore serba. Proprio comela Madonna. Ciò che abbiamo visto in questa estaterimane fisso nel cuore: l’attaccamento di molti, l’affezione ditanti agli amici più grandi, agli animatori, agli adulti, a donMarco… e ancora una volta che si ripropone il metodo dellafede come unica strada per continuare questa amicizia.

Il GREST e l'estate

In questa pagina: Il campeggio delle superiori ad Arabba (Dolomi-ti) e, qui sopra, alcuni animatori durante la gita alla Verna.Nell'altra pagina: Dal Faggeto alla Casella. A sinistra la pausaammirando il Casentino e, a destra, un gruppetto di camminatriciinstancabili.

“L’avventura non finisce” ci siamo detti l’ultima sera,anche se molti non riuscivano a trattenere lacrimoni, e nonsi fa per dire. Già, abbiamo passato un’estate intera conquesto slogan, che non ci deve abbandonare, poiché quelloche abbiamo vissuto e sperimentato ha toccato il cuore equesto non è stato tanto per fare, ma ci ha ridestato tutti -tutti - a riguardare alla nostra vita con uno sguardo diverso,forse con più entusiasmo e positività. E questo, è il caso didirlo “non si fa per dire”.

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L’ultima sera del Grest, quando nella sala di Tavernelle sisono spente le luci, dentro di me si è spento qualcosa. Tuttoera iniziato per dare una mano agli altri, ma soprattutto percondividere con Andrea una esperienza di vita. Con il passaredei giorni mi sono resa conto che questa esperienza la condi-videvo non solo con lui ma soprattutto con tante altre personea me sconosciute o quasi. Ho riscoperto, dopo anni di problemie difficoltà, la gioia di dare una piccola parte di me agli altri escoprire che anche loro mi davano una parte di sé. Devoringraziare tutti coloro (equipe, adulti, bambini) che hannofatto in modo che questa esperienza sia stata positiva e pregoche non finisca qui, ma che possa continuare nel tempo, ancheal di fuori del Grest. Ora so di non esser più sola.

***

Mi hanno chiesto di scrivere due righe con il cuore aproposito del Grest… non è difficile, in quanto tutto quello cheè stato detto e fatto è stato dettato dal sentimento.

All’inizio un sentimento di responsabilità verso i proprifigli, ma poi questo sentimento si allarga anche ai figli degli altried è qui che la gente diventa gruppo. Quando quello che puoifare non è più rilegato per te e la tua famiglia, ma serve ancheagli altri senza che nessuno te lo abbia chiesto, solo per ilpiacere di stare insieme.

Ci sono stati momenti allegri, faticosi, goliardici e spensie-rati… le camminate sono state un bellissimo modo per riscoprirevecchie amicizie perse di vista da troppo tempo o persone chefrequenti quotidianamente ma che non conosci mai bene finoin fondo. Perché al Grest ognuno riesce a dare il meglio di sé,grazie anche ai momenti di incontro e riflessione, dove le paroledi don Marco e Alessandro riuscivano a frugare dentro il cuoree risvegliare una fede che nel mio caso si era assopita sotto unacoltre di quotidianità che non lascia mai un momento perfermarsi e riflettere.

Ringrazio tutti i ragazzi dello STAFF, perché hanno sempreun sorriso per tutti al momento giusto e spero che questoprogetto continui ancora nel tempo.

***

Appese scarpe da trekking e borracce al chiodo, il GRESTè ormai entrato, per tutti, a far parte dei ricordi dell’estate 2006.

Dimenticata ormai la fatica delle lunghe camminate, ritorna-no solo in mente le belle giornate trascorse insieme; si ricorda-no con immenso piacere i pomeriggi sportivi, i giochi, le gare…e perfino i compiti svolti insieme all’Oratorio sono apparsimeno noiosi.

Cosa dire allora del GREST? Quando una esperienza è statapositiva, e il GREST lo è stato davvero, si può rischiare discivolare nei luoghi comuni.

Ma, senza alcuna retorica, si può sicuramente affermareche questa attività è stata davvero formativa a 360 gradi:bambini, genitori, nonni, famiglie, animatori: a tutti è stataofferta la possibilità di vivere una autentica esperienza dicrescita sul piano personale e parrocchiale.

Diversi sono gli aspetti che più volte mi hanno indotto auna riflessione. L’entusiasmo con il quale i nostri bambinihanno partecipato alle attività proposte dalla Parrocchia è pernoi genitori un monito: forse loro, i nostri figli, hanno semprepiù bisogno di “stare insieme” e abbandonare per un po’ tuttiquei divertimenti preconfezionati con i quali riempiamo il lorotempo purtroppo sempre meno… libero.

Le nostre famiglie hanno sperimentato che incontrarsi percondividere anche un momento conviviale può diventare

un’esperienza che fortifica le nostre “piccole chiese domesti-che” sempre più minacciate.

Infine, l’emozione palpabile degli animatori e un po’ di tuttinoi durante l’ultima serata di Grest è la prova evidente che solociò che compiamo in nome di Gesù riesce a dare un significatodiverso alle nostre giornate, al nostro tran-tran quotidiano, allanostra esistenza.

“Dove due o tre sono radunati nel mio nome io sono là inmezzo a loro…” queste parole pronunciate da Gesù ben rias-sumono, secondo me, questa bella esperienza estiva: più volteci è sembrato di sentire la Sua voce e di avvertire chiara e fortela Sua presenza in mezzo a noi.

***

Quest’anno è cambiato qualcosa, è tornato l’entusiasmo,la gioia di vivere con degli amici il mio tempo. Amici che sonoanni che li conosco ma adesso è nato il desiderio di condividerecon loro la crescita dei “nostri” figli, la bellezza di un sorriso neiloro volti. Ho ritrovato quello che avevo perduto, il gusto distare insieme e qualcosa che ci accomuna: lo stesso spirito.

Genitori e testimoni

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Dalle nostre Parrocchie

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3 settembre a S. Stefano a cura di G.M.

L’8 ottobre r icorre aMonterchi la festa del patro-no san Simeone profeta. Que-st’anno cade di domenica emi auguro che sia dichiarataanche festa civile. Chiederòal sindaco di far fare festa inmodo che, interrotte le nor-mali attività economiche, sidia maggiore rilievo al giornodedicato al nostro patrono.

Il vescovo interverrà aquesta importante cerimoniapresiedendo la S. Messa du-rante la quale i nostri ragazziriceveranno il sacramento del-la Cresima. Ecco i loro nomi:

Angiolucci Daniele, Barto-lomei Alice, Dominici Nico-la, Gioviti Paolo, LucchettiGaia, Malatesta Manuela,Medici Giulia, MiglioratiGiulia, Nucci Daniele, Picci-ni Lucia, Romanelli Elisa-betta, Romanelli Martina eSeverini Federico.

Questi sono i ragazzi diMonterchi e Pocaia che rice-veranno il sacramento dellaCresima durante la S. Messadelle ore 11 il giorno 8 ottobre.Poi ci sono altri cinque ragaz-zi che hanno chiesto di esserecresimati nella propria chiesadi Padonchia. Il vescovo haacconsentito e quindi al mat-tino del giorno 8, circa le ore9, la cerimonia riguarderà:

Boncompagni Francesco,Pancioni Emilio, PieriniMatilde, Principi Alberto ePrincipi Filippo gemello diAlberto.

I nostri giovani si sonopreparati a questo sacramen-to con due anni di catechismo.

In settembre invece ri-prenderanno le lezioni del ca-techismo e gli incontri di pre-ghiera con il ritiro spiritualeche faremo il 6 ottobre pressola Casa dello studente diSansepolcro.

Il 15 ottobre verrà dato ilmandato ai catechisti agli inizidel nuovo anno pastorale epoi in questo ultimo trimestredel 2006 verranno eletti e no-

minati i membri dei consigliparrocchiali pastorali ed eco-nomici. Vedremo se conferma-re le persone degli anni passa-ti o ne nomineremo di nuove.

Il 1° novembre festa ditutti i morti alle ore 15 vienecelebrata una santa Messanel cimitero di Borgaccianoper le frazioni anche diRicciano e di Fonaco.

Dal 2 al 9 novembre ricorrel’ottavario dei morti. Verrà ce-lebrata la Messa al cimitero diMonterchi tutte le mattine alleore 10 eccetto giorni festivi.

La prima domenica di no-vembre, il 5 novembre alle ore15, si va al cimitero diMonterchi e a quello di Pocaiaper la visita solenne.

La domenica 12 novem-bre alle ore 11 circa, verrà ce-lebrata la Messa in suffragiodei caduti di tutte le guerre. Seil tempo è buono la celebra-zione avverrà presso il monu-mento.

Il primo pomeriggio di do-menica 19 novembre si visitail camposanto di Gambazzoper le frazioni di Ripoli,Pianezze e Tarsignano e vi sicelebra la Messa alle ore 15.

Un eremitain parrocchia di Padonchiadi don Quinto Giorgini

Ai piè di Vicchio a destra del Cerfonein luogo solitario assai ruraleè arrivato un uomo un po’ specialeche vive solo ed in contemplazione.

È un prete venuto da lontanoun eremita con la barba nerache dedica il suo tempo alla preghieraalla meditazione ed al lavoro umano.

Il popolo l’ha accolto con affetto,con amicizia e con tanto calorevedendo in lui un servo del Signoremeritevole d’aiuto e di rispetto.

Sii il benvenuto, don Luigi, tra noi:ti ripete a nome della popolazioneil parroco di Monterchi, con emozionee ti chiede di pregare anche per noi.

5 settembre A.D. 2006

San Simeone profeta a cura di don Quinto Giorgini

Felicitazioni agli sposi

I parrocchiani di Pocaia con don Quinto esprimo-no sincere felicitazioni ai novelli sposi FrancescoBaracchi e Francesca Fei uniti in matrimonio aCesa in comune di Marciano della Chiana il 3settembre scorso ma venuti ad abitare al Villaggiogiardino di Pocaia.

I Parroci ed il popolo cristiano di Monterchi dannoil loro saluto di benvenuto al sacerdote don LuigiRusso che è venuto ad abitare in località Vicchio inuna casa di proprietà dell’Istituto Sostentamento delClero nel territorio della parrocchia di Padonchia.Questo sacerdote ha scelto di vivere una vita eremiticacon prevalente servizio religioso al sabato e alladomenica presso la cattedrale di Arezzo.

Il sottoscritto si è incontrato con lui il giorno 4settembre e l’ho invitato a partecipare alla festa dellaMadonna Bella ed è in questa occasione che l’ho vistoper la prima volta.

C’è stato da lavorare perportare avanti il programmain tutte le sue parti.

Come sempre il program-ma religioso si è svolto comeprevisto. La domenica 3 set-tembre S. Messa alle ore 8,30e seconda Messa alle ore 11;a quest'ultima è seguita la pro-cessione con l’immagine del-la Madonna.

Dopo ogni Messa iFestarini hanno invitato nelprato tutti i presenti per lacolazione, colazione prepara-ta dalle collaboratrici e dallenostre donne che hanno of-ferto dolci, vinsanto e caffè.

Il nostro riconoscimentoe la nostra gratitudine vada aqueste persone senza le qualila colazione sarebbe statasenz'altro più scarsa.

***Per il programma ricreati-

vo, che è stato fitto di eventi,si deve molto al gruppo dicollaboratori che instancabiliogni anno si prodigano congrande sacrificio e con tena-cia affinché tutto funzioni inogni sua parte. I festarini sisono impegnati molto anchese alcuni, purtroppo, sono

stati meno presenti e qualcu-no si è perso per strada; macon l’aiuto dei validi collabo-ratori tutto è arrivato in finaleabbastanza bene.

Si ringraziano particolar-mente tutte le persone chehanno sostenuto con le loroofferte, aiutato materialmen-te con il lavoro e i negoziantie le famiglie che con il lorocontributo ci permettono diandare ancora avanti.

Grazie a tutti.

Pensando all’invernoSi sta sostituendo nella

chiesa di S. Stefano l’impiantodi riscaldamento che, ormaivecchio, non era più funzio-nante e dava poco risultato.

L’impianto è già stato re-alizzato e rimane solo da col-legare tutti i vari elementi.

La spesa è stata natural-mente notevole e chiediamo achi vuole di darci una manocontribuendo così alla realiz-zazione di questa utile operaper la nostra chiesa.

Potete rivolgervi a Giovan-ni Valbonetti o GastoneMafucci.

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Viareggio 3 verso AssisiOgni anno, durante l’estate, gruppi di scout passa-no da Anghiari e fanno sosta presso l’Oratorioparrocchiale. Nei giorni precedenti il perdono diAssisi i passaggi si infittiscono e quest’anno sonostati due.Gli scout di Viareggio 3, giunti il 31 luglio dopo lasosta alla Madonna della Selva, sono ripartiti ilgiorno dopo (foto) con destinazione Assisi.Nel registro dei pellegrini, custodito in parrocchia,essi hanno lasciato la loro testimonianza.Eccone uno stralcio: “Forse è meglio vivere in unmondo di violenza assunta scientemente che in unmondo programmato per essere buono e inoffensi-vo ma senza possibilità di scelta.”A tutti loro buon cammino!

Fotocronaca

Colazione dal CicalinoÈ diventata ormai una tradizione.Gruppi di abitanti delle nostre cam-

pagne, ma non solo, mantengono lasana abitudine della colazione a base diaffettati e buon vino rosso da consu-marsi nei giorni di mercato nelle botte-ghe eredi delle bettole di una volta. Èvero, manca per ora chi canta in ottavarima che più i bicchieri si svuotavanopiù le rime venivano bene. Ma non met-tiamo limiti alla provvidenza.

E così Roberto ed Enzo di Casale,Franco della Scheggia e Domenico diSanta Fiora, raffigurati nella foto, nonmancano l’appuntamento mattutinonella piazza del Mercatale di Anghiarimentre le contrattazioni delle merci pro-seguono fra i banchi del mercato.

I tavoli del Cicalino sono un invitoche non si può rifiutare!

Sposi a Tubbiano

Sincere felicitazioni a Mirco Bianconi e ManuelaMacchiavelli uniti in matrimonio da Padre Giovanni nella chie-sa di Tubbiano domenica 25 giugno 2006.

L’auspicio di tutta la comunità di Tubbiano e dei novelli spo-si raffigurati nella foto, è che anche per questa nostra chiesadedicata a San Donato i necessari lavori di ristrutturazionepossano avere inizio quanto prima.

***Negli Annali di Lorenzo Taglieschi troviamo notizie sulla chiesa

romanica di Tubbiano. All’anno 1387 viene detto: "Dopo questecose apparisce che ser Francesco, detto Ciaino di ser Bartolo, retto-re della chiesa di San Girolamo e con altri preti del piviere diMicciano insieme con messer Lorenzo da Montecchio, pievano di S.Maria di Micciano, elessero in rettore della chiesa di S. Donato diTubiano, ser Lorenzo di Bartolomeo di Marco Grosso d’Anghiari il 6novembre di detto anno, il quale produsse la famiglia de’ Cherici diCasentino." (Foto Studio F10 Anghiari)

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Madonna del TerratoIl 17 aprile 2005 don Marco

ha benedetto l’immagine dellaMadonna del Terrato che sitrova entro un edicola proprioall’inizio della omonima strada( ne abbiamo parlato brevemen-te nel numero 4 dello scorsoanno).

Il restauro dell’opera, ese-guito dallo Studio TRE diArezzo, è stato possibile soloalla perseveranza della signo-ra Assunta Franceschini che inquesto modo ha potuto realiz-

zare un desiderio della mamma, Dina Gennaioli. La signoraDina infatti abitava proprio nel palazzo dell’edicola del Terratoe le sue finestre vi si affacciavano sopra.

Al restauro ha contribuito la signora Sensi Graziella la cui fami-glia gestiva il caffè dello sport ancora oggi esistente nel palazzo.

Pensiamo di far cosa gradita ai nostri lettori riportandoalcuni stralci della descrizione dell’opera e delle modalità direstauro fornite dalla Ditta “Studio Tre di Arezzo” che ha ese-guito con perizia i lavori.Nella foto di destra la sacra immagine come si presenta oggidopo l'impegnativo restauro.

Descrizione e stato conservativoIl dipinto raffigura la Madonna assisa in trono con il Bambi-

no poggiato in piedi sulle sue gambe ed un brano paesaggisticosullo sfondo che si apre tra due tendaggi socchiusi.

La qualità pittorica è discreta e l’opera risulta piacevole eluminosa, lo sguardo dolce della Vergine si contrappone al-l’espressione più severa del Bambino che si erge in posa ma-estosa, la profondità della raffigurazione è messa in evidenzadall’apertura prospettica del paesaggio, ingentilito da qual-che alberello e reso profondo dalle montagne in lontananzailluminate da un cielo mattutino.

L’iconografia è classica con un impianto ancora cinque-centesco, le forme forse un po’ rigide e chiare suggestioni discuola Umbro Toscana.

I colori sono tipici dell’epoca con rossi a base di terre edazzurri, oggi ingrigiti, a base di smalto; ocra gialla e terra di Sienaper i carnati; terra verde e nero carbone per i tendaggi e le terred’ombra per le velature, le ombreggiature e le parti scure.

Come spesso accade in questa epoca la tecnica esecutivaè quella del mezzo fresco ovvero sui colori di base, applicati abuon fresco con colore disperso in acqua applicato sull’into-naco ancora fresco, si conducono, in un secondo tempo sul-l’intonaco ormai secco, le velature, le ombre e le lumeggiature,con l’aggiunta al colore di un legante, di solito caseina lattica.

Questo comporta una minore tenuta dei colori applicatinella seconda fase e che quindi spesso sono destinati ad undegrado più rapido, soprattutto in opere all’aperto, sottopo-ste a pioggia battente ed all’esposizione solare diretta.

L’oggetto si presentava in condizioni di estrema lacunosità,una vasta mancanza nella parte bassa che interessa quasi unterzo della pittura, nelle parti restanti la pellicola pittorica ècaduta in modo diffuso sia in microlacune sia in zone più va-ste. [...]

L'intervento di restauro

La prima ope-razione è stataquella del conso-lidamento del-l’intonaco di-staccato e solle-vato, eseguitatramite applica-zione ed iniezio-ne, con pennelli,siringhe ecannule, di unamalta fluida, abase di calci na-turali ed inertimicronizzati dinatura silicaticae calcarea, e lasuccessiva stuc-catura delle cre-pe più profondee dei margini del-le lacune conmalta tradiziona-le adeguata per tono e granulometria all’originale.

Quindi si è proceduto alla fermatura dei sollevamenti delcolore eseguita, con pennellini e siringhe, con applicazione diresina acrilica in emulsione diluita. Il tutto con prebagnatura edaccurata rimozione degli eccessi.

Infine si è proceduto alla accurata rimozione della stuccaturaneutra nella parte bassa.

La pulitura della intera superficie è avvenuta con impaccobasico solvente a base di soluzione satura di Carbonato diammonio applicato in compresse di fibra di cellulosa neutra, esuccessivo risciacquo con acqua deionizzata.

Per arginare il fenomeno della solfatazione si è ritenuto diprovvedere al trattamento consolidante desolfatante a base diidrossido di Bario secondo lo standard formulato dall’Opificiodelle Pietre Dure di Firenze.

L’integrazione pittorica delle lacune è stata condotta concolori minerali in caseinato d’ammonio e le velature delleabrasioni con colori ad acquerello legati con gomma arabica.

Questa fase è stata condotta per livelli: prima con lachiusura delle microlacune circoscritte e ricostruibili, conl’intonazione dell’intonaco a vista nelle figure ed elementiprincipali e la realizzazione del neutro intonato nella partebassa; quindi con la ricostruzione di parti mancanti fondamen-tali alla corretta lettura disegnativa e cromatica dell’opera.

Il primo livello rappresenta un intervento che rispetta iltempo vita dell’opera pur recuperando l’immagine e l’impiantodell’opera, accennando appena i volumi mancanti e ricucendole piccole lacune per attenuarne l’effetto deturpante; il secon-do si spinge oltre e ricostruisce, sempre sulla base delle traccepresenti e sempre in modo riconoscibile, gli elementi mancanticome i tendaggi, parte del paesaggio ed i tratti del volto dellaVergine, e chiude le lacune sulle figure in modo più deciso.

Per un miglioramento estetico complessivo si sono stuc-cate le fenditure e scagliature sulla pietra delle mensoline conresina acrilica e malta di calce idraulica naturale.

Infine l’intera superficie e tinta della cornice è statariadeguata, colmando con stucco rasante acrilcellulosico lepiccole lacune e stendendo due mani di pittura a calce nei tonidelle terre in accordo con il colore del neutro interno all’affre-sco e ai toni della pietra.

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Ad Anghiari il Secondo Motoraduno del Credito Cooperativoa cura della Banca di Anghiari e Stia - Credito Cooperativo

Domenica 27 agosto si è tenuta la seconda edizionedel Motoraduno del Credito Cooperativo. Sull’onda del suc-cesso della prima edizione, organizzata nel 2005 nell’ambitodelle iniziative per le celebrazioni del Centenario della fonda-zione della Banca di Anghiari e Stia, quest’anno l’istituto dicredito ha deciso di ripetere l’iniziativa, unica nel suo generea livello nazionale.

Il raduno, cui hanno partecipato circa una cinquan-tina di persone, era aperto a tutti i tipi di moto moderne, d’epocae scooter.I motociclisti si sono ritrovati in Piazza IV novembre ad An-ghiari, di fronte alla Succursale della Banca, e, dopo alcuneincertezze legate al maltempo, sono partiti alla volta delCasentino.

Le avversità meteorologiche non hanno comunqueimpedito di rispettare puntualmente il programma, che ha vistoil passaggio del corteo per Badia Prataglia e per l’Eremo diCamaldoli, in un percorso immerso nella suggestiva edincontaminata bellezza delle Foreste Casentinesi. Dopo unabreve sosta a Moggiona per l’aperitivo, si è giunti a Poppi dovei partecipanti hanno consumato il pranzo presso il locale“Parco Zoo”.

Nel pomeriggio la comitiva si è divisa in due gruppi,dei quali il primo si è recato a visitare la storica “Pieve diRomena”, mentre il secondo ha potuto ammirare lo splendidoCastello dei Conti Guidi a Poppi.

In serata, dopo una sosta presso gli standenogastronomici della manifestazione “Il Gusto dei Guidi”, incui i partecipanti hanno potuto degustare i prodotti tipicicasentinesi, i motociclisti sono ripartiti alla volta di Anghiari,attraverso l’aspro percorso montano dell’“Alpe di Catenaia”.

La manifestazione si è conclusa con la cena presso unnoto ristorante del centro storico di Anghiari, a cui hannopreso parte anche alcune autorità civili e militari.

La Banca intende ringraziare, per il fondamentalecontributo profuso nell’organizzazione dell’evento, i Motoclub

“Il Ferraccio” e “Adventures” di Anghiari ed il Motoclub“Alto Casentino”, oltre a tutti i partecipanti.

Il successo anche di questa seconda edizione stanella capacità di abbinare alla passione per le moto le visiteturistiche e le escursioni ai paesi delle due vallate; in questosenso si può dire che la manifestazione riesce ad unire simbo-licamente le due “anime” della BCC, la Valtiberina e il Casentino,che costituiscono le zone storiche di origine della Banca diAnghiari e Stia.

La BCC al fianco delle manifestazioni estive

Non si contano le manifestazioni, gli spettacoli e leiniziative organizzate nell’arco dell’estate 2006 da enti, asso-ciazioni ed organizzazioni locali. Si va dagli spettacoli musicali,alle performance teatrali, dalle rievocazioni storiche agli eventidi promozione del territorio e delle sue peculiarità, alle fiere esagre paesane.

La Banca di Anghiari e Stia, proprio perché sensibileper natura a tutto ciò che possa contribuire a creare per lanostra comunità un significativo valore aggiunto in terminiculturali e sociali, è lieta di aver legato il suo nome e sostenutoeconomicamente molte di queste iniziative.

Alcune di queste manifestazioni hanno anche avutoil pregio di attirare un crescente numero di visitatori e turisti,affascinati dalla bellezze artistiche e naturali dei nostri paesie dalla crescente quantità e qualità degli eventi che vi sisvolgono.

Ricordiamo, ad esempio, le importanti rassegne mu-sicali che si sono tenute durante l’estate nei vari comuni dellaValtiberina. Ad Anghiari, in particolare, si è svolto dal 15 al 23luglio un prestigioso Festival, di cui è stata protagonista laSouthbank Symphony Orchestra di Londra: i giovani musicistihanno eseguito numerosi concerti nella splendida cornice dipievi, castelli, piazze del centro storico e riserve naturali. Unevento di assoluta qualità è stato la messa in scena, il 20 e 22

luglio, della “Bohème” di GiacomoPuccini, che ha riscosso l’approva-zione del pubblico e della criticapresenti.

La Banca di Anghiari e Stiaè convinta che il proprio contributoalla comunità si debba misurare nonsoltanto in termini di creazione dibenessere economico, ma anchesulla base dell’impegno in favoredella crescita culturale dei cittadinie della valorizzazione della storia edel patrimonio locali, nella consa-pevolezza che tutto ciò costituiscauna vera e propria “ricchezza” dasalvaguardare ed incentivare.

Nella foto sono raffigurati i motocicli-sti partecipanti al secondo Motoradunodel Credito Cooperativo mentre stan-no per accedere nel Borgo della Croce.

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Da Tavernelle Rubrica a cura di Alessandro Bivignani

Tavernelle in breveAuguri a Carla e Lorenzo - Lo scorso 26 luglio, festa dei santi Anna e Gioacchino genitori della Madonna, hanno festeggiatoil 25° anniversario di Matrimonio Carla e Lorenzo Franchini.Nel pomeriggio hanno celebrato la S. Messa di ringraziamento assieme a parenti e ai numerosi amici di Tavernelle.Ai due “sposini”, affezionati lettori del giornale e collaboratori della Parrocchia di Tavernelle, vanno i nostri più sentitirallegramenti.

Ferragosto e gavettoni - Ormai è tradizione che il giorno di ferragosto i ragazzi si divertano tirandosi l’acqua. Anche a Tavernelleè stata “rispettata” questa tradizione e nel caldo pomeriggio del 15 agosto in diversi, anche di Anghiari, si sono ritrovati nel pratodella chiesa per bagnarsi tutti da capo a piedi, compresi gli innocenti passanti che non sono stati risparmiati da questa frescaragazzata.

Benvenuti tedeschi! - Domenica 27 agosto un gruppo di circa 30 ragazzi tedeschi di Dresda, accompagnati dai loro sacerdoti,sono stati ospitati a pranzo al Centro Parrocchiale (vedi foto). I giovani tedeschi stavano vivendo una settimana di soggiornoospitati dalla nostra Diocesi, per contraccambiare l’ospitalità ricevuta l’anno scorso per la Giornata Mondiale della Gioventù.

novembre, come tradizione, inizia la riscossione della quotaannuale, che è sempre uguale agli scorsi anni. A oggi ci stiamoavvicinando ai cento Confratelli iscritti.Quello che abbiamo in cassa serve per far celebrare di volta involta alcune SS. Messe per i defunti della Compagnia, oppureper sostenere le attività o per opere di beneficenza. Ricordiamoche durante le scorse feste pasquali abbiamo inaugurato lostendardo della Compagnia, e abbiamo provveduto a restaurarela mazza processionale di Galbino, quella che usava “Aurelio”,scoprendo sotto la vernice alcuni disegni e decorazioni.I Confratelli con la Cappa saranno presenti alla S. Messa dellaMadonna del Rosario, alla festa di tutti i Santi per la processio-ne e alla festa di S. Andrea.

AVVISI PARROCCHIALI

La tradizionale festa della Madonna del Rosario a Galbino acausa della concomitanza con il ritiro parrocchiale di inzio annoliturgico, si svolgerà domenica 8 ottobre (seconda domenicadi ottobre). Nel pomeriggio ci sarà il rosario e a seguire la S.Messa, a cui seguirà l'antica preghiera della “supplica” allaMadonna del Rosario. Da alcuni anni prende parte a questaricorrenza anche la Compagnia del S. Cuore di Maria di Galbino,la cui congregazione d’origine era appunto dedicata alla Ma-donna del Rosario.

Il primo di novembre è la solennità di tutti i Santi. La mattina c’èla Messa festiva a Tavernelle e nel pomeriggio nella chiesa diGalbino, a cui seguirà la processione fino al cimitero perricordare tutti i nostri cari defunti. Dal2 novembre inizia anche l’ottavario deidefunti, con la S. Messa ogni giornofino al 10 novembre.

Il 30 novembre la chiesa ricorda l’apo-stolo S. Andrea, che fu tra i primi chelasciò tutto per seguire Gesù. E San-t’Andrea è anche il titolare della chiesadi Galbino, e la nostra parrocchia lofesteggia come proprio protettore. Nelpomeriggio faremo la S. Messa solennea Galbino, e a seguire ci sarà la “cena deicapofamiglia”.

Avvisi della Compagnia

Dopo il riposo estivo anche la nostraCompagnia riprende le attività. Nelmese di settembre abbiamo fatto unincontro con tutte le Compagnie diAnghiari, ospitandole, dopo la S. Mes-sa, al Centro per una cena insieme.Si ricorda a tutti gli iscritti che il primo

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La vignetta di Scacciapensieri:

Lui ci prova!

Al tramontodi Franca Ciucoli

Cammino con i piedi nell’acquaaccarezzati dalla risacca.Ogni tanto mi soffermo a contemplarela luminosità abbagliante del mare.

Quell’intenso blu cobaltoe lo scintillante verde smeraldomi fanno esclamare:“Che bello!” Nient’altro riesco a pensare.

Cammino e lì sulla rivauna medusa approda senza vitacon smerli color violettoche sembrano fatti all’uncinetto.

Ha indosso il vestito delle feste.Il mare la bagna, la culla, la restringee con la forza spumeggiante delle crestesempre più lontano la sospinge.

È l’ora del tramontodi rosso si tinteggia l’orizzontenel silenzio totaledella luce solare.

Estasiata rimango a guardarefinché il sole scomparee l’intensità dei colori del mareva pian piano a sfumare.

Il sognodi Maria Pia Fabiani

Tempo fa feci un sogno interessante:un uomo che faceva il viaggiatoregentile, ma veloce ed intrigante,mi disse entrando; “Mi manda il Signore,Reparto vecchi. Devo portar viauna cosa importante anche da lei.Scelga un po’. Quest’impegno mi sta a cuore.”Non m’aspettavo questo: ero stupitae veramente un poco impaurita.“Le porto via il braccio!” “Oh, per favore!Mi servon troppo! Senza che farei?”“Le gambe, allora?” “No no no, signore!Senza muovermi, io ne morirei!”L’uomo, seccato ma ancora paziente:“Facciamo per la vista? Per l’udito?”Io, scrollando la testa: “Niente, niente!”“Senta, ne discutiamo già da un’orae il mio tempo è prezioso, sa, signora!Mi comincia a seccare, questa storia!Le va bene se levo la memoria?”Sconfortata, piangendo, dissi: “Sì...”E perciò da quel giorno, lì per lì,ricordai solo qualche bel momentoo qualcuno anche brutto, ma pochini!Ed ora, in certi casi io mi sento...come i bambini

6 Ottobre 2006

Chiara, nipote mia adorata,grazie a Dio, tredici anni fa

nell’ospedale di Poggibonsisei giunta alla vita

e la tua nonna “Arla”di botto s’è sentita ringiovanita.

Subito dopo aver individuatodal vetro della nursery

la nostra incantevole “chérie”adagiata di fianco sul lettino,

la mia esistenza dolorosas’è finalmente tinta di rosa.

Eri un’eccezionale bambolinadai tanti capelli lunghi e scuri

con un boccolo sulla tua tonda testina…In quel memorabile frangente

non ho capito più niente:m’è parso perfino che centinaiadi campane suonassero a festa:

l’essere diventata nonnam’aveva proprio dato alla testa!!!

La tua nonna CarlaTorre Pedrera, 30/08/2006

Questa preghiera è stata composta o ricordata da Ines Taddei diTavernelle che ce la fece pervenire alcuni anni fa.

O Gesù non mi mancareO Gesù non mi mancareperché con te voglio restarela mia guida sarai tuperché non sbagli piùogni giorno in chiesa vorrei venireperché la mia vita passi senza soffrirecon fiducia e con amorete lo chiedo per favoreo Gesù vivo solo per voiperché io ti amo come tu vuoiti sono stata sempre devotaperché un giorno il cielo tu mi aprala mia anima sia purificatacome la neve bianca quando è cascata.

Ines Taddei

Lavori a Santo StefanoDa qualche settimana sono iniziati i

lavori, annunciati nel numero scorso,per il rifacimento del tetto della canonica,per l’intonaco e per un controllo accura-to del tetto della chiesa.

C’è la volontà di sostituire la bande-ruola del campanile, ridotta ai minimitermini. In particolare vorremmo metterenella banderuola il profilo del santo tito-lare della parrocchia: Santo Stefano.

Sant’Agostino è stato riaperto al culto(se ne parla a pag 24) ma continuano gliinterventi sugli affreschi delle cappellelaterali.

Ci sono buone probabilità che il re-stauro degli arredi lignei possa trovareuna soluzione in tempi abbastanza bre-vi. Pensiamo in particolare al coro, allacantoria di ingresso o al bel paliottodorato che orna un altare laterale.

Saremo più precisi con altri dettaglinei prossimi numeri.

Per quanto riguarda l’organo delFeligiotti della chiesa di Badia, dopo unavisita al restauratore in quel di Badia alPino, possiamo annunciare che nei primigiorni di novembre comincerà il montag-gio di tutti gli elementi restaurati.

Stiamo pensando, se sarà possibile,di far coincidere la presentazione delrestauro con la festa della Madonna diLoreto che coinvolge in modo assolutola chiesa di Badia e tutta la comunità diAnghiari vecchio.

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Il 28 agostoper gli agostinianiè il giorno di mas-sima festa dell’an-no, in cui la Chie-sa ricorda il santoVescovo e Dotto-re della Chiesa:Agostino.

Sarebbe inte-ressante traccia-re delle linee su

questa interessantissima figura che ha lasciato il segno nellafede e nella cultura dell’uomo essendo ancora oggi un uomoe un santo attuale.

Anghiari è legato al culto di S. Agostino grazie alla omo-nima chiesa situata in pieno centro storico e che fa bella mostradi sé in piazza Mameli e che con l’abside e il campanile delineaun tratto caratteristico delle mura paesane.

Nel 1983 la chiesa cessò di essere “officiata” (con questotermine veniva indicato nei tempi addietro quando in unachiesa vi erano ordinariamente delle celebrazioni), e fu chiusaal culto a causa dei necessari interventi di restauro e consoli-damento.

Purtroppo tali lavori si sono protratti nel tempo, ma inquesto momento ci interessa parlare della giornata di riaperturadella chiesa avvenuta, appunto, lo scorso 28 agosto.

Che siano trascorsi diversi anni prima di vedere S. Agostinoriaperta da un lato può essere stato un bene poiché (ma parloda egoista) almeno ho potuto essere presente personalmentead un evento che dovrà rimanere per forza nella mente e nelricordo degli anghiaresi.

Ma veniamo ai fatti, e quindi alla cronaca di quella giornatainiziata alle 17 in punto con il suono delle campane di Anghiari,comprese quelle di S. Agostino, suonate per l’occasione daicampanari di Sansepolcro. Alla Badia, che è la chiesa madredella comunità cristiana anghiarese, il professore Enzo Papi haintrodotto le celebrazioni con una bella relazione circa lasituazione della Valtiberina prima dell’arrivo dei Camaldolesi inAnghiari (alla Badia, appunto) che portarono per primi la civiltàin una realtà ancora piuttosto barbara, e quindi l’arrivo degliagostiniani e lo svilupparsi delle opere di misericordia comeopera della vita.

Quindi è iniziato il gesto ufficiale (nel senso che è stato ilpiù importante) della riapertura di S. Agostino. La Liturgia siè svolta in tre momenti: l’inizio alla Badia quindi la processionee la Celebrazione Eucaristica nella riaperta Sant’Agostino.

Dopo l’introduzione della celebrazione, presieduta dalVescovo emerito di Grosseto Giacomo Babini, si è snodata laprocessione verso la chiesa di S. Agostino, perché la Comunitàne riprendesse possesso e la chiesa (l’edificio) ritornasse adessere espressione visibile dell’unione dei battezzati (Chiesa,appunto) che in quel determinato luogo si radunano percelebrare il memoriale della morte e resurrezione di Cristo.

Il cammino processionale è stato scandito dal canto dellelitanie dei Santi che, di norma, si usano nel rito in cui una chiesaviene consacrata… pardon! Dedicata. Già, perché se l’edificiochiesa è solamente il luogo scelto dai cristiani per la preghierae l’Eucaristia ed espressione visibile della loro unità, viene da sé

il fatto che dei sassi non pos-sono venire certamente con-sacrati. E quindi nemmeno(lo dico solo perché in questigiorni si è fatto un gran par-lare in questi termini abusan-done e talvolta storpiando-ne il significato) sconsacrati,che di per sé, questa parola,non significa niente. Per in-ciso, e termino la dissertazio-ne, che con un rito che si chiama Dedicazione una Chiesa e unAltare diventano luoghi sacri, destinati esclusivamente al ser-vizio liturgico, e “raffigurano il tempio spirituale che interior-mente si edifica in ciascuna anima, nello splendore dellagrazia, secondo il detto dell’apostolo: Voi infatti siete iltempio del Dio vivente” (Caerimoniale Episcoporum, n.43).

Senza perderci proseguiamo ilnostro racconto. Giunta la proces-sione nella chiesa di S. Agostino ilVescovo Babini, ha benedetto l’ac-qua e con essa ha asperso i fedelipresenti e le pareti della chiesa inricordo del Battesimo. Quindi, dura-te il canto del Gloria ha incensato lecolonne nei punti dove sono dise-gnate delle croci. In quei precisipunti, infatti, secoli or sono, duranteil rito di Dedicazione, le colonne

furono unte con l’Olio santo, precisamente con il Crisma. Ilgesto di incensare colonne e Altare (anch’esso unto con ilCrisma) indica la riverenza e l’omaggio del popolo cristiano ailuoghi in cui celebra l’Eucaristia.

La S. Messa è quindi proseguita come di consueto, accom-pagnata dal canto della Schola Cantorum “don VittorioBartolomei”, che al termine della stessa ha eseguito alcunibrani di musica sacra polifonica.

Dopo il saluto del Sindaco Danilo Bianchi l’ultimo momen-to è stato affidato alla dottoressa Paola Refice, della Soprinten-denza di Arezzo, che ha illustrato le varie fasi del restauro(ancora da ultimare e perfezionare) e dei lavori eseguiti.

La chiesa di S. Agostino risulterà a nostro avviso ottimaleper proporre alcuni momenti o serate, o anche delle interegiornate dedicate alla preghiera, alla contemplazione e allariflessione, più che sovraccaricare il già alto numero di Celebra-zioni Eucaristiche della parrocchia. Non sarebbe male, infine,prevedere degli approfondimenti sulla figura e il pensiero di S.Agostino, così caro e importante per la vita della chiesa.

***La giornata con i festeggiamenti per la riapertura della

chiesa di S. Agostino è racchiusa in un DVD realizzatodall’emittente televisiva diocesana Telesandomenico. Chiavesse intenzione di conservare in casa questo ricordo lo puòchiedere in Parrocchia (0575.788041 - Aliana), è disponibilead un prezzo modico.

La chiesa di Sant'Agostino riaperta al culto

In alto a sinistra un momento della Celebrazione Eucaristica e, adestra, la chiesa di Badia.Sotto la processione mentre si dirige verso la chiesa di Sant'Agostino.

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Io ricordodi Franco Leonardi detto il Birchi

G l ianni dellagioventù,già abbu-iata dae v e n t is e m p r epiù preoc-cupan t i ,ma per noig i o v a n iogni giorno era una scoperta ed ogni occasione una festa.

Studentelli arditi, tasche vuote e scarpe sfonde, scendeva-mo per la scuola a Città di Castello cavalcando il simpaticotrenino che fischiava a lungo prima di entrare in stazione, quasiper svegliarci, e che ripartiva pianino pianino per far salire incorsa i ritardatari. Fascinoso trenino che, sbuffando e fumigandocome un diretto, ingaggiava furibonde volate con i volenterosiciclisti della strada accanto, con tanto di claque dai finestrini.

Il mondo variegato dei viaggiatori: studentelli assonnaticon le loro cartelle sgangherate piene di libri e di sogni,studentesse graziose ma impettite e schifiltose, contadine cheportavano uova, polli e conigli al mercato, operai con il tasca-pane del pranzo; un avvocato che spesso si recava alla Preturadi Sansepolcro: alto, robusto e bello, non si sedeva mai, forseper esibire il suo corpo statuario, parlava con enfasi e ricerca-tezza come le macchiette di avvocati napoletani nei film di Totò;la Pesciolina, una signora attempata molto grassa, provenivada Arezzo tutte le mattine per recarsi ai mercati in cerca di uovaper l’Ospedale, gratis -diceva lei- forse per riguadagnarsi unafetta di Paradiso. Infatti da giovane esercitava il mestiere piùantico del mondo (fatte le debite proporzioni novellaAnghiarina), era la mammina dei giovani soldatini spaesati, eforse in questo era sincera. Parlava continuamente, criticandotutto e tutti, con il gergo fiorito di Colcidrone, vera discepola

di Pietro l’Aretino. Innamorata del bell’Avvocato, appenaquesti scendeva, era solita dire che se lo sarebbe ben volentierimangiato tutto, da giovane lo avesse avuto per un paio d’ore,dopo si sarebbe seduto sicuramente, anzi non si sarebberialzato dal letto.

Arrivati a Castello, uniti a quelli del “Sud”, ci riversavamonei Bar per la colazione. Mi ricordo la gentile Signora del Bardi Piazza, che era tutto rivestito di legno. Quando si entravacome un branco di scalmanati, facendo un baccano del diavo-lo, mettendosi le mani nei capelli urlava: Ecco la grandana! Unafinta disperazione, ci voleva bene a tutti, non faceva mancarea nessuno una pasta o un bombolone, anche a quelli che nonavevano un ventino in tasca.

La sera si rientrava stanchi con il solito trenino che mode-sto ma preciso e in orario, ci riconsegnava alle famiglie.

Simpatico e fascinoso trenino anch’egli, purtroppo, defun-to a causa di Guerra.

Al r icordo di Franco Leonardi del treninodell'Appennino aggiungiamo la testimonianza di GuidoLeonardi delle Cortine.

Questa testimonianza è stata segnalata dal prof. Fontanasolerte ricercatore delle tradizioni del paese. Con essavogliamo per ora terminare i tanti ricordi e gli episodi chemolti anghiaresi hanno ancora in serbo sulla breve vita deltrenino e che, alla prima occasione, non mancheremo diportarvi a conoscenza. In questo periodo fra l'altro si staprovvedendo alla ristrutturazione della vecchia stazione.

Guido Leonardi, anno 1922

Mi ricordo che il trenino mi portò ad Arezzo e quando sonoritornato che non c’erano nemmeno le verghe. Io sono partitomilitare nel gennaio del ’42 e sono ritornato dopo le campagnein Albania e in Grecia nel 1946.

Sicché io sono partito e al mio ritorno, quando sono scesoad Arezzo, non c’erano nemmeno le verghe e sono ritornato adAnghiari a piedi passando per la Pugliola.

Il triste giornoquello della mortedove si chiudonoa noi tutte le porte

Porte di accessoalla vita terrenamentre si aprela celeste serena

La Maria Pernicianche lei inoltrataper questa stradamolto sconsolata

Una morte rapidapiù che mai sprovvedutain pochi giornila famiglia l’à perduta

Partì per il marein cara compagniama mai pensandoa questa tirannia

Quella della morteche lei à rapitosenza che nessunoà fatto a lei l’invito

Brutti momentiper i famigliari caripieni di doloree tristezza alla pari

La cara Mariada tutti conosciutadentro in Anghiaricon amore è venuta

Ora ci ritornaper riposarevicino al suo uomoche mai cessò di amare

Donna semplicesempre sorridenteera amatada tanta e tanta gente

Io la conobbiancora ragazzinatra quelle casedi una frazione vicina

La nostra amiciziasi è ancora rinsaldataquando ad Anghiarida sposa è arrivata

Alla cara figliaio e mia moglieche vicino a lorosi onorò le spoglie

Ai parenti tuttivi stringo la manoè mio dovereda vecchio paesano:

Il triste giorno di Maria Pernicidi Armando Zanchi

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Da san Leo - a cura di Laura Taddei

La comunità parrocchiale

L’esperienza del catechismo nella parrocchia di San Leo ènata grazie ad alcune mamme che si sono preoccupate di nonprivare i loro figli di questa possibilità nella loro parrocchia diappartenenza.

Altre famiglie poi si sono mosse e don Romano e donMarco mi hanno permesso di dare una spinta di avvio, portan-do semplicemente anche qui l’opera di catechista che svolgonella mia parrocchia.

Degli incontri del sabato presso i locali dell’ex-asilo, pre-parati e riscaldati da mamme e babbi, è scaturita una nuovavitalità nella comunità parrocchiale: una partecipazione attivaalla liturgia domenicale, il Mese Mariano, i canti, la festa finalepreparata dalle mamme e nonne.

Poi la Cresima di Lorenzo, Simone e Francesco con la bellaesperienza di condivisone con tanti altri ragazzi ad Arezzo eMontauto.

Tutte queste cose, piccole ma significative, non dipendo-no da una persona sola e nemmeno da un prete, ma sonoscaturite da una domanda, da un desiderio che non si ètrasformato in pretesa o delega ma in disponibilità fattiva dialcune persone e in accoglienza delle varie proposte da partedelle famiglie.

Non sappiamo come sarà il futuro, ma so che anchealtre persone, quelle “con più storia” nella parrocchiahanno dato vita con D. Romano al Consiglioper gli affari economici. An-che questo è un bel se-gno di come, in ma-niera diversa, possia-mo costruire insiemela comunità parroc-chiale.

Spesso mi ritornano in mente le cronache anghiaresi,raccontate da mio babbo.

Questa volta vi narrerò quello che successe un giornoqualsiasi, in un anno qualsiasi. Nella zona di Sant’Agostinooltre alle botteghe del fabbro e del falegname c’era quella diBarullone, il maniscalco.

Una mattina, molto presto, un contadino della piana portòa ferrare la somara e mentre aspettava chiese:

-Voi che conoscete tutti qui ad Anghiari, mi sapreste direse qualcuno ha da vendermi un petto usato per questa “mic-cia”?

Il “petto”, cioè il pettorale, sarebbe la striscia di cuoio chepassa davanti al petto del cavallo e che viene attaccata alletirelle per il traino del carro o del calesse.

Barullone, che era un gran burlone, si mise a pensare e dopoun po’:

-Una persona ci sarebbe mi ha detto voleva venderlo Manon ricordo chi è.

-Cercate di ricordarvelo perché ho proprio bisogno diquesto petto.

E Barullone fingendo un grande sforzo di memoria:-Ecco, ora mi ricordo, la Fanna.-Ditemi dove abita che ci vado subito.

-Qui vicino, in fondo alla via, prima di arrivare alla Piazza.Davanti all’attuale ristorante “Il Cantinone” vi erano la

latteria gestita dai coniugi Corrado e Agnese e una mescita divino gestita dalla Fanna, donna molto prosperosa.

Il contadino andò e, poiché la bottega non era ancoraaperta bussò alla porta. Affacciandosi alla finestra, la Fannadomandò:

Il “Petto” della Fannadi Lamberto Ulivi

Offerte estiveSì, però troverete anche offerte datate, pervenute diver-

so tempo fa e che ora abbiamo provveduto ad inserire.A costoro, come a tutti i nostri affezionati e generosi

lettori, il ringraziamento della parrocchia e della Redazione.Nel prossimo numero, quello di Natale per intendersi,

provvederemo ad inserire il bollettino postale per coloroche vorranno fare la loro offerta per l'anno 2007. Ricordia-mo che è sempre possibile versare la propria offerta pressole sedi delle banche locali.

Alessandro Vichi, MarylandAntonietta Olivieri, GrossetoBaglioni Cassandri, Via del CarmineCesarina Boldrini, Via per SorciEdda Catacchini, RomaFamiglia Loddi, Via del CarmineFaustina Pernici, ValealleGiovanni La Letta, La BancaGiovannino Poggini, ArezzoGiuliano Livi, MotinaGuido Tofanelli, StazioneLeone Bruschi, Poggio del soleLoris Francia, Gran BretagnaMarcella Masi, Via per TavernelleMaria Mignoni, PortacciaMarino Merendelli, GioielloMeris Acquisti, StazioneOtello Comanducci, FirenzePiero Pacini, VicenzaRiccardo Mondani, MilanoRosa Nocentini, NizzaSilvano Paceschi, FirenzeVilma Pallini, Crocifissino

-Cosa volete a quest’ora?-Siete voi la Fanna?-Sì.Mi hanno detto che avete un pet-

to usato da vendere, se non è moltocaro vorrei comprarlo.

Al che la donna molto risentita lomaltrattò ritenendo che le avessemancato di rispetto ma quando seppeche ad indirizzarlo lì era statoBarullone tutto si risolse in una gras-sa risata perché conosceva bene lefacezie del maniscalco.

E così che con battute sottili e conscherzi arguti si divertivano, da bravitoscani, i nostri nonni anghiaresi.

Nella foto Barullone conla consorte di fronte allemura.

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Anghiari - Paese di nonne centenarie oggi in festaServizio di Paolo Rossi

Un paese di non-ne centenarie. L’af-fermazione poggiasu un dato statisti-co interessante.Nelle ultime settima-ne sono state bendue le persone resi-denti nel borgoanghiarese a supe-rare il secolo di vita.La prima a compiereaddirittura 101 anniil 24 Luglio scorso (ènata nel 1905) è sta-ta ElisabettaPasquetti, per tutti“Nonna Betta”, ori-ginaria di BadiaTedalda e ospitedall’Ottobre dell’anno scorso presso la residenza sanitaria di An-

ghiari, dove – è lei stessa ad affermarlo – si trova molto bene. Elisabetta ha una figlia di 82 anni, una nipote e 2 pronipoti. Hafesteggiato la veneranda età insieme alle nipoti, al sindaco di Anghiari Danilo Bianchi e all’assessore Ricceri Giuseppe, oltreal personale della struttura in cui è accudita.

La seconda a far festa proprio questo pomeriggio per aver raggiunto i 100 anni dalla nascita (è della classe 1906) è CeciliaBoriosi in Meozzi, nata al Monte S. Maria Tiberina, ad Anghiari dall’età di 22 anni. Oggi sarà festeggiata dai figli Vilma, Angeloe Giuditta (quest’ultima vive a Londra con 2 figli dal 1962) rispettivamente 79, 77 e 71 anni, e da tanti nipoti e pronipoti. Cecilianella sua vita di fattiva lavoratrice ha fatto anche la mondina sul Pavese. Simpatica e soprattutto vispissima, dice: “Se mettessiin fila tutti i passi che ho fatto camminando in 100 anni avrei fatto il giro del mondo 2 volte!”. Superare un secolo di vita è unfatto eccezionale.

Il Novecento ha vissuto due guerre mondiali e numerose vicende anche terribili di storia italiana ed europea. A questamacrostoria occorre tuttavia aggiungere le migliaia d’altri fatti legati al quotidiano di ognuno, tra cui la vita di queste due signorevenerabili, la cui esistenza è stata impegnativa e dura, considerati i tempi e come questi sono cambiati in modo vertiginoso rispettoall’epoca ormai lontana della loro nascita.

Il centenariodella cara Ciaè un ricordodell’infanzia mia

La nostra vitalegata alla Piazzolasempre attaccatialla cara dimora

Quante festateda entrambi i latile figlie ed il figlioda me mai scordati

Il mio salutoper lei mai assenteal figlio Angiolosempre lì presente

I nostri primi passiil tempo lì passatoe più di unodi noi è invecchiato

Ora la cara Ciatagliato il traguardomentre i mieili sto passando al vaglio

Alla cara Ciatutti i miei auguronicon la nostra amicizialegata ai nostri cuori

Lunga la storiala sua centenariache di raccontine troverebbe a staia

La sua lunga vitaattaccata ai cari figlicon il suo Angiolinosaggi i consigli

Lui è custodedi questa grande madresempre da lui protettanel bene e nel male

Non trovo tempoper un male birichinocostretto a restarelontano dal paesino

Auguro alla Ciaun altro centenarioche possa cosìriempire il bagagliaio

La sua lunga stradapiena di esperienzema tante furonoanche le sofferenze

In quei tempivecchi e trasandatitanto il soffrireper i beni a noi mancati:

Il centenario della cara Ciadi Armando Zanchi

A sinistra: Nonna Betta con la torta dei 101 anni e quanti l’hanno festeggiata tra cui il sindaco Danilo Bianchi e l’Assessore alle Politi-che Sociali Giuseppe Ricceri.A destra: Cecilia Boriosi in Meozzi, 100 anni, insieme ai figli Angelo e Giuditta.Digitalfoto Paolo Rossi

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Antichi mulini ad acquanella valle del Sovaradi Flavio Mercati - III parte

I mulini

Nel prendere in esame i mulini dellavalle della Sovara non possiamo nonpartire da quelli di cui si hanno notiziesicure (ricavate da documenti scritti eda altre testimonianze) sugli anni dellaloro costruzione, anche perché da talinotizie possiamo poi risalire al periododi impianto di altri mulini di cui invecenon si hanno dati certi sul momentodella loro nascita.

Il mulino della Fossa e la Reglia

Nel lu-glio del1208 si av-viarono letrattativefra Capi-taneo, arci-prete diPieve So-vara e cap-p e l l a n odella chie-sa di Valialle e Guido, priore di Camaldoli,per una permuta di terre per dare la pos-sibilità ai Camaldolesi di costruire unacquedotto (una reglia) per l’erigendo“molino della Fossa (de Fovea).

L’arciprete era assistito da Guibertoprete e da Argomento «ipsius plebisconversus» (converso della stessa pieveo plebe).

Il converso era un frate camaldoleseassociato a detta Pieve3.

In quel periodo il collegio dei chierici(religiosi) della Pieve era composto:dall’arciprete, da un canonico, da duepreti e da un converso. Le trattative siprotrassero sino al 1223.

L’arciprete era seguito anche dal suovescovo (di Città di Castello) che accon-discese al desiderio del priore di Camaldolidi affidare a due comuni amici l’arbitratodella questione nonostante le difficoltàfrapposte dal proposto castellano che

credeva di vedere menomati i diritti delcapitolo della diocesi castellana su lachiesa di Valialle. Finalmente la vertenzavenne amichevolmente composta il 9maggio 1223 con soddisfazione di en-trambe le parti, e la reglia fu costruita. Eraquasi sicuramente quella che anche ulti-mamente alimentava i sette mulini dellavalle della Sovara che abbiamo sopraelencati e che, senza dubbio, si allaccia-va al fiume con la prima presa più a nord.

La chiusa era fatta di sassi ammuc-chiati, non murati, ed anche se, ultima-mente, venne spostata un po’ più giù, èrimasta sempre tale e quale e ogni tanto,quando veniva qualche grossa pienabuttava all’aria tutto o quasi.

Costruita la reglia anche il mulinodella Fossa poté cominciare a funziona-re, da allora ha macinato sino ai primianni ‘60, anche se ultimamente macinavasolo biade per gli animali della famigliache lo gestiva.

Aveva due o tre gruppi di macine edha funzionato sempre e solo ad acqua.

Il Molindagnolo

Dal mulino della Fossa la reglia pro-seguiva andando ad alimentare un altromulino, il Molindagnolo, il cui nome unavolta era scritto e pronunciato Molind’Agnolo, poiché, probabilmente, in untempo lontano, vi era stato un mugnaiodi nome “Agnolo” (l’odierno Angelo).

Anch’esso è del ‘200 e quasi sicura-mente di origine camaldolese.

Nel 1429 divenne dote di nozze, inquanto Anfrosina dei conti diMontedoglio e signora di Monterchi,poiché vedova di un Carlo Tarlati diPietramala, signore di Monterchi, donòad una figlia che si sposava (sposòmesser Frosino di Cece da Verazzano,fiorentino, vicario d’Anghiari) tutti ipoderi che possedeva nel pian dellaSovara, fra i quali c’erano: la Palaia, ilmulin del Caccia, la Murella e anche ilMolin d’Agnolo. Dopo fu proprietario di

questo mu-lino ancheun certoG i u s t id’Anghiari,per cui ven-ne anchec h i a m a t o“Il molinodel Giusti”.

È statouno dei piùlongevi nel macinare, è rimasto infatti inattività fino agli anni ’82-’83, anche senell’ultimo periodo macinava solo le bia-de. Aveva due gruppi di macine, ungruppo serviva per il grano, l’altro perl’orzo, granturco, ecc.

Aveva anche il buratto e il vaglio.Subito dopo la guerra venne anche elet-trificato. Sicuramente in tempi lontani ilMolindagnolo era l’ultimo mulino ali-mentato da questa reglia che poco doposi reimmetteva nel fiume Sovara, però intempi più recenti, proseguiva per andaread alimentare il mulino di Sorci circa unchilometro e mezzo più a sud.

Il Mulino di Sorci o di Taviano

Nel 1445 erano diventati padroni diSorci, nella persona di Lodovico, i Pichiche appartenevano al gruppo delle fami-glie notabili di Sansepolcro. Il personag-gio più significativo dei Pichi di Sorci fuindubbiamente Ottaviano Pichi (dettoTaviano), il quale, oltre che al restaurodel castello nel modo che si vede attual-mente, provvide anche allarisistemazione produttiva del patrimo-nio terriero con l’appoderamento (allametà dei frutti) e con la costruzione o ilrisanamento delle case coloniche. Inquesto ambito l’opera più importante diTaviano fu certamente la costruzione di“un mulino macinante nell’acquime del-la Sovara”.

Richiese per questo alla Comunitàd’Anghiari la licenza di costruire un fos-

Note: 3) Il 5 maggio 1198 il pontefice Innocenzo III emanava una bolla con la quale, oltre a confermare alla famiglia di S. Romualdo quantoi suoi predecessori le avevano riconosciuto, attribuiva al priore di Camaldoli il diritto pastorale di visita su numerose pievi e tra questeannoverava “in episcopatu Castellano, plebem S. Mariae de Soara”. Quindi questo converso camaldolese si trovava nella pieve di S.Maria di Sovara, per controllare ed indirizzare la missione evangelica e pastorale del collegio dei religiosi di quella chiesa. Tale era ilprestigio raggiunto dall’ordine Camaldolese!

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...antichi muliniso, o gora, per condurci a proprie spesel’acqua del torrente.

La concessione venne deliberata il29 marzo 1508, e sembra che il progettofosse predisposto da Antonio da SanGallo, il famoso architetto fiorentino, chein quel periodo si trovava a Sansepolcroper la costruzione della fortezza. Sicco-me i Pichi erano fra le persone più in-fluenti della città la cosa è possibile.

Il mulino cominciò a funzionare mol-to presto, ma, altrettanto rapidamente,cominciarono le contestazioni, poiché,per inviare l’acqua nella gora e quindi almulino, aveva costruito in quella zonauna chiusa sulla Sovara el’aveva costruita più altadel previsto e, per questo,durante le piene, il fiumeprocurava allagamenti,che interessavano anchele proprietà altrui. La que-stione si trascinò a lungonei tribunali di vario gradoaggravata dal fatto di un certo risenti-mento della Comunità anghiarese versoi Pichi che, all’atto della presa di posses-so di Sorci, avevano sottoscritto un attoin cui si dichiarava “siano avuti e repu-tati anghiaresi” (il che gli consentiva dipagare meno tasse), mentre invece con-tinuavano, comprensibilmente, a occu-parsi anche dei loro interessi e beni aSansepolcro.

Non sappiamo quale sia stata la sen-tenza definitiva, probabilmente fu quellache abbiamo accennato sopra: fu tolta lachiusa nel fiume ed il canale venne allac-ciato alla reglia che arrivava alMolindagnolo, prolungando così que-sta reglia, come appariva in anni piùrecenti e come appare ancora. Durantetutto il periodo del suo funzionamento,sino agli anni ’60, è andato sempre adacqua con due gruppi di macine.

Il Mulino Dàvena

La reglia proseguendo dal mulino diSorci il suo corso verso sud, o sud-est,dopo circa un chilometro andava ad ali-mentare il mulino Dàvena, in territorioumbro, la cui attività è cessata anch’es-sa negli anni ’60. La reglia poi prosegui-va per altri trecento metri circa e quindisi reimmettteva (e si reimmette) nelSovara, al di sotto del ponte della stradaper Citerna.

Il Molin biancoo della Querciabianca

Riparten-do dal mulinodella Fossa eandando a ri-troso lungo lareglia si in-contrava ilMolin Biancodi Tavernelle,

detto anche della Querciabianca (forseperché lì vicino una volta c’era una quer-cia imbiancata dalla farina del mulinoportata dall’aria?), anch’esso del ‘200.Ha lavorato per il pubblico sino a fineanni ’50 poi, solo per uso famigliare, finoai primi anni ’80. Aveva due gruppi dimacine: uno per macinare il grano (avevaanche il buratto), l’altro per il granturcoe le castagne secche per produrre lafarina di castagne. È stato l’unico mulinodel Comune di Anghiari ad aver usato lamacchina a vapore per azionarlo, quan-do mancava l’acqua. Ed è stato anchel’unico ad aver usato poi il motore diesel,quando venne alla ribalta, in sostituzio-ne della macchina a vapore. Non ha maiusato, invece, l’elettricità. In certi perio-di ha macinato anche giorno e notteininterrottamente, soprattutto per maci-nare la grande quantità di granoturcoche affluiva da questa zona particolar-mente adatta per questa coltura.

***

Sugli altri mulini che esamineremoora non abbiamo trovato documenti sulperiodo della loro costruzione, ma pen-siamo di non essere lontani dalla veritàaffermando che anche molti di essi, senon tutti, risalgono a quel periodo, cioèal ‘200, e ciò per quattro motivi.

Primo: per circa tutto il ‘200 quasitutta la zona della Sovara era sotto ilcontrollo dei Camaldolesi.

Secondo: furono loro a introdurrenelle nostre zone in quel secolo la co-struzione del mulino ad acqua e ne furo-no tenaci propugnatori, nell’ambito del-le iniziative per una migliorevalorizzazione del territorio.

Terzo: anche nel ‘200 la vallata, spe-cialmente nelle zone collinari, era costel-lata di case, o gruppi di case, o villaggi,e dove c’era un insediamento abitativoera giocoforza che vi fosse anche neidintorni un mulino che macinasse il gra-no e le biade per le esigenze della gentee del bestiame del posto: non c’era allorail fornaio che portava il pane di casa incasa venendo anche da decine di chilo-metri di distanza.

Quarto: ormai il cosidetto mulino asecco, azionato cioè da cavalli e muli, eracaduto in disuso a partire dal mille e siricorreva ad esso solo in casi ecceziona-li, di forza maggiore, come vedremo inseguito.

Gli stemmi dei mulini

Nell'altra pagina: Lo stemma Camaldolesecollocato nell'edificio del molino della Fos-sa (uno stemma, sempre dei Camaldolesi,si trova anche sulla campana di Valealle) elo stemma del Molindagnolo.In questa pagina: Uno stemmasull'architrave di una porta del Molinbiancoe che rappresenta il monogramma di SanBernardino: IHS.

Secondo auspicio di un vecchio anghiaresedi Turiddo Guerri

Nel precedente scritto auspicai che Anghiari incrementasse il suo carattere turistico offrendo ai forestieri la veduta dellanostra magnifica valle dal parapetto est della Piazza.

Questo mio secondo auspicio è di carattere agricolo, anch’esso di grande rilievo economico. Abbiamo la fortuna di averequel bendiddio dell’invaso di Montedoglio che consente l’irrigazione dei terreni della piana del Tevere. Perché non si faaltrettanto per i nostri orti e i giardini costruendo un secondo acquedotto per l’utilizzo paesano di quell’acqua, non solo paesano,ma anche e soprattutto agricolo per il versante sovrastante la Sovara? Quei terreni, provvidenzialmente esposti a mezzogiorno,potrebbero dare ortaggi e frutta assai prima di quanto da secoli ci perviene da altre località. Cito solamente i cocomeri dallaValdichiana e la frutta dalla Romagna.

Non credo di essere un utopista perché seconde reti idriche per esclusivo uso irriguo esistono in molte parti d’Italia. Ciòanche per risparmiare l’acqua potabile il cui consumo, in costante crescita, potrebbe portare presto all’esaurimento delle sorgenti.E allora si tornerebbe alla deprecabile situazione degli anni pre e post guerra 15-18 quando per attingere una brocca d’acquaalla fonte sottostante la Piazza c’era ressa e rissa!

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la pagina di Walter Del Sere

Non ne posso più!!

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Auto a go go. ZTL nel centrostorico bucherellata comeformaggio gruviera. Entranotutti, di tutto e a tutte l’ore.Specialmente in Piazza delPopolo si registrano picchi diauto incredibili perché a partei residenti (legittimati a par-cheggiare) c’è la sede dellaLibera Università dell’Auto-biografia, la Sala Audiovisivi(il cinema), la Filarmonica, lescuole serali, il bar con vistapanoramica, le riunioni not-turne in Comune.

Così (a parte il divieto diaccesso quando c’è il palcomontato per spettacoli) ungiorno sì e quell’altro ancoraè sempre il caos più assoluto.

Qualcuno potrebbe affer-mare: “Ma come, c’è il nuovoparcheggio della Propositu-ra”! Vacci te Ingegnere in queldeserto di sabbia che se scendidalla tua auto mentre un altroparcheggia in quel momento,vieni imbiancato di polvere chenon basta una centrifuga a ri-metterti a nuovo. Per non par-lare della tua vetturetta che,parcheggiata lì la sera prima, ilmattino seguente sembra usci-ta da una prova speciale dellaParigi-Dakar.

Chi di dovere asfalti e poise ne riparla. E anche un oc-chio (non dico due) alla Piaz-za Baldaccio non farebbe malevisto che dalle 18 alle 19.30 ditutti i dì c’è un intasamento dimacchine parcheggiate da-vanti a bar e pizzerie da terzomondo. Come biglietto d’in-gresso al decantato paese diToscana non c’è male.

***In ritardo di venti anni. I primidi luglio 2006 si sono incon-trati i sindaci di Pieve S. Ste-fano, Sansepolcro, Verghere-to, Bagno di Romagna,Sarsina e i presidenti dellecomunità montane Valtiberi-na Toscana e AppenninoCesenate. “Invece di occu-parsi della sua trasformazio-

ne in autostrada” -afferma-vano i sindaci- “l’ANAS do-vrebbe intervenire urgente-mente sulla manutenzionestraordinaria e sulla messain sicurezza della E 45”.

Perbacco baccone, ag-giungo io. Accanto all’urgen-za della manutenzione, è su-bentrata poi nella discussio-ne a ruota libera che ne èseguita anche l’ipotesicostruttiva di una lunga va-riante al tracciato appenni-nico (da chiedere ai ministericompetenti) e il suo inseri-mento nell’elenco delle gran-di opere, come “seconda va-riante di valico”. Per le auto-rità locali l’ipotesi di una va-riante, che da Sansepolcro oda Pieve Santo Stefano, giun-ge a Mercato Saraceno, dacompiersi quasi interamentein galleria, sembrerebbe l’uni-ca soluzione possibile, per ilfuturo, con ricadute di granlunga positive per l’ambien-te, il paesaggio e la sicurezzadegli automobilisti. Con taleintervento si allontanerebbeanche il rischio di una cata-strofe ambientale che interes-serebbe l’invaso di Monte-doglio, nel caso del ribalta-mento, sul viadotto sovra-stante, di un mezzo traspor-tante sostanze altamente pe-ricolose. Bene. Bravi. 7+.

Lo scenario a tinte foschedescritto da politici con unafantasia così spiccata chesembra uscire dalla scuola diCastaneda mi spinge a fareuna considerazione ovvia ecruda. Prima si sfascia un ter-ritorio considerato (ora) pre-giato costruendovi deturpan-ti viadotti, colando cemento atonnellate tra boschi e vallid’or. (È accaduto questo daPieve Santo Stefano aValsavignone, da Vergheretoa Bagno di Romagna, no?).

Ora si scopre l’acqua cal-da, ovvero che la galleria sa-rebbe la soluzione migliore.

Anzi, l’unica soluzione plau-sibile. Allora spiegateci per-ché invece di rovinareirrimediabilmente dopo laValle del Cerfone anche la ValSovara o la Valle del Padon-chia non si fa passare la E 78in galleria sotto Citerna? (Ipo-tesi questa formulata anni fada Simone che fu quasi lapi-dato per questa affermazionedai cugini umbri). Comunque,in tutti i casi, lungi da mel’idea di imitare i no TAV, iforza bambi e compagnia bel-la ma è bene dirlo subito achiare lettere: “Giù le manidalla Val Sovara”.

***Non ne posso più. Ancora unavolta devo occuparmi dei pic-cioni che imbrattano vicoli eslarghi del centro storico ban-diera arancione cittaslow eborgo più bello d’Italia.

Quanti turisti hanno giro-vagato per Anghiari in que-st’ultima estate? Tanti.

E cosa avranno avuto daridire? Che la gente è inospi-tale? No. Che Anghiari è brut-ta? No di certo. Che i bidonidell’immondizia nel centrostorico sono brutti? Sì. Che lasporcizia dei colombi special-mente in vicolo della Piazzolae via del Castello Antico èintollerabile? Sì.

E se poi ci aggiungiamoanche lo sport di portare icagnolini a fare i propribisognini tra le lastre, pietreserene, graniti e granulati delcentro storico, allora si chesiamo a posto.

Se poi ti alzi alla mattina etutto intontolito te ne vai alavorare e aspettando che ilcervello si connetta il tuozatterone Mephisto destro vaa centrare una melmosacacchetta depositata proprio lìda uno dei fedeli amici dell’uo-mo, allora sì che la giornatacomincia con i fiocchi. Megliola cacca di colombo che almenodicono che porta bene. A chi?

Filastrocca sul piccione. Nelcentro storico di Anghiarinon se ne può proprio più.Ogni giorno dall’alto qual-cosa vien giù. Non si tratta diprofumo alla violetta / né diuna pioggia leggera chebagna l’erbetta. Le paroleper definire questa sostanzason tante / ma nessuna misembra molto elegante.Escremento? Deiezione?Popò di piccione?/ Va bè,grandi e piccini lo hannocapito: una vera maledizio-ne. Vedere ogni giorno i vi-coli sporcati da questa schi-fezza / non può dare che unagrande tristezza / che diven-ta una vera arrabbiatura /quando su di noi cade que-sta lordura. Hanno un beldire che porti fortuna / è comecredere che nel pozzo ci siala luna. La luna nel pozzonon la vogliamo / ma almenoi vicoli siano pulit i loauspichiamo .

Scritta e sottoscritta daM.C. Artigiana di vicolo dellaPiazzola.

***Riflessioni. Domando: Il gra-do di qualità della vita si misu-ra dalla piscina, meglio anco-ra se coperta?

Per la deforestazione inAmaz-zonia siamo tutti pron-ti a protestare, scandalizzarsie forza Greenpeace e via diquesto passo. Poi, transiti perla Libbia (da Tavernelle finoal Chiaveretto) e ti rendi con-to che tutti i boschi di quercesono stati selvaggiamentedisboscati. Ma di questo nes-suno dice niente. Ah, già, cis’ha da fare la piscina copertache già ce n’è una a SanGiustino, a Città di Castello epoi la vogliono fare anche alBorgo.

E noi che siamo da meno?Cosa è lo sviluppo sostenibi-le? Dov'è il rispetto e la salva-guardia del nostro (a chiac-chiere) pregiato territorio?

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CRONACHETTAdei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti adAnghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese.

Mese di Agosto 2006Martedì 1. Oggi è morta Eduina Burchini vedova Meoni.Aveva 87 anni ed abitava ai Paglicci.Mercoledì 2 . Stamani ho visto il giovane Natalini che col Santiandavano al mercato.Giovedì 3. Verso il tocco tornavo dal Borgo e ho visto che adAnghiari pioveva.Oggi è morto Giuseppe Velotti di anni 86. Abitava verso ilCampo della Fiera ma era originario di Portici.Domenica 6 . Oggi coi miei e i Draghi siamo andati alla festa deininnli a Castiglion Fosco.Lunedì 7. Stamani hanno rifatto le strisce in piazzaMartedì 8 . Oggi è morta suor Eletta dell’ordine delle Agostinianedella Ripa, al secolo Ada Vannini. Aveva 85 anni ed eraoriginaria di Vacchereccia.Sabato 12. Oggi è morto Abramo Maggini. Aveva 76 anni edabitava al Ponte della Piera. Faceva parte di una famiglia dimuratori molto conosciuta.Venerdì 18. Stasera alle 7 sono passato il corteo che portavauna corona dove scoppiò la mina del ’44.Lunedì 21. Stanotte dalla finestra dell’ospedale del Borgo hovisto certi fulmini! Ma però erano verso Grosseto o Roma.* Nel pomeriggio, sul tardi, con Marco e Alessandro abbiamorinforzato i batacchi delle campane di Sant’Agostino.Mercoledì 23. Con mia moglie e mio fratello siamo andati acogliere le more al Ponte.* Oggi è morta Genovina Gaggiottini vedova Guelfi. Aveva 93anni ed abitava verso Casa bruna.Sabato 26. Oggi è morto Domenico Achilli di anni 83. Abitavapoco prima di Torchiale ma la sua famiglia è originaria delle zonedi Verazzano.Lunedì 28. Oggi è stata riaperta al culto la chiesa diSant’Agostino.Mercoledì 29. Oggi è morta Flavia Marzi in Frulli. Aveva 82anni ed abitava al Ponte proprio appena dopo il vecchio ponte.Giovedì 30. Oggi è nato Mattia Cagnacci. La sua famiglia abitaalla Celle di Tavernelle dove qualche anno fa fu costruito unmazzacavallo per la battitura di Tavernelle.

Venerdì 30 giugno. Oggi è nato Lorenzo Fontana. La suafamiglia abita per la via del Carmine.

Mese di Luglio 2006Sabato 1 . Oggi è nato Toni Mazzi. La sua famiglia abita aSan Leo.Lunedì 3 . Oggi è morta Norma Gelsumini vedova Comanducci.Aveva 92 anni ed era la moglie di Natale esperto scalpellino diAnghiari.Mercoledì 5 . Oggi ho riportato le foto al Dopolavoro di Arezzoma il Fontana non è venuto perché ha detto che aveva da fare.Sarà!Domenica 9. Oggi è morto Giovan Battista Restini. Aveva 88anni ed era originario di Monte Santa Maria Tiberina.Lunedì 10. Stamani con Luca abbiamo fatto la foto a Campallae abbiamo perso una capra del Magrini.Martedì 11. Oggi è nata Anna Capriani. La sua famiglia abitaal Ghetto di San Leo.* Oggi è nata anche Katia Mondani. La sua famiglia abita alPonte della Piera.* La capra di Galbinaccio è ancora uccel di bosco.Mercoledì 12. Stasera alle 8,30, con uno stratagemma, io e ilMagrini siamo riusciti a riacciuffare la capra. Era ora!* Alessandro di Tavernelle m’ha detto che per l’anniversariodell’apparizione della Madonna del Carmine il Santuario eragremito di gente.Giovedì 13. Oggi è nata Chiara Baglioni. La sua famiglia abitaa Torchiale ed il suo babbo è un esperto raccoglitore dicastagne.Venerdì 14. Stamani Marziano m’ha detto che alla Stazionestanno ristrutturando la stazione.* Oggi è morta Maria Pernici vedova Falsetti. Aveva 78 annied abitava per la Calabria.Sabato 16. Stamani ho visto Fabiano e il Meoni che accomo-davano la fontanella del forno.Martedì 18. Stamani passando per la Piazzola ho sentito deigiovani che facevano le prove per un’opera lirica.Nel pomeriggio è passato Adam Biedron con la sua famiglia.È il nipote del mio amico Antoni di Kracovia.Domenica 23. Oggi ho portato mia moglie a vedere il mare difronte a Carrara.* Oggi è morta Enrica Panci in Scimìa. Aveva 89 anni ed era lamoglie di Nello, personaggio tipico di Tovaglia a quadri.Lunedì 24. Oggi è morta Francesca Comanducci vedovaGiorni. Aveva 96 anni ed abitava verso il Cantone ma eraoriginaria del Trebbio.Mercoledì 26. Oggi è passato a trovarmi in bottega Francodelle Bucacce col suo figliolo Francesco.Giovedì 27. Oggi è nato Simone Bruttini. La sua famiglia abitaper la Via del Carmine.* Oggi è nato Matteo Zanchi. La sua famiglia abita alla Fornacedi Tavernelle.Sabato 29. Oggi è morto Dino Berlicchi di anni 83. Abitava perla Via del Campo della Fiera ma la sua famiglia era originaria diCaprese.

Simpatiadi Maria Pia Fabiani

Scendendo la mia ripida viettaincrocio un cane con al sua padrona.In salita non si va mai di frettae il cane ha un’apparenza molto buona.Amo i cani e gli faccio una carezzae mi sorride pure la signora.Lui scodinzola a me con tenerezzae la padrona si trattiene ancora.Poi riprende il cammino con il caneche si volta e mi guarda con affetto.Vedendolo così non mi rimane(come a persona avrei senz’altro detto)che salutarlo da lontano e dire:“Quando ripassi suona il campanello!”perché la simpatia ti fa sentireche qualsiasi amore è sempre bello.Il cane pensa: “Tu parli e io taccio.Non ci arrivo, sciocchina! Come faccio?”

5.11.05

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Questo giornale lo potrete trovate su Internetwww.parrocchiadianghiari.it

Scriveteci: [email protected]: Oratorio di Anghiari - 52031 ANGHIARI

11 e 12 novembre 2006ad Anghiari

Festa di San Martino

Nel Borgo della CroceRievocazioni storichePesca di beneficienza