2013-4 Oratorio di Anghiari

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Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI N. 4 AGOSTO - SETTEMBRE 2013

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Vita della parrocchia e del comune di Anghiari e Monterchi anghiari, monterchi, parrocchia,

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Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A

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PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHIN. 4 AGOSTO - SETTEMBRE 2013

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L'ORATORIO DI ANGHIARI - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçueAnno XLVI - Periodico del Vicariato di Anghiari e Monterchi. Con approvazione della Curia di ArezzoAut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Enzo Papi - Stampa: Grafiche Borgo, Sansepolcro.Redazione:donmarcosalvienzopapimariodelpiaalessandrobivignanimonicaredentielisadelpiantaverarossiteresabartolomei.

l'editoriale di enzo papi

Margherita Hack

In copertinaQuesta volta la

nostra copertina raf-figura il bastione di Sant’Agostino, il campanile della stes-sa chiesa, eretto nel 1464, e la Torre civica (il Campano) che conserva al suo in-terno la campana che fu di Montauto.

Con Sauro Cantini, studioso ed appassionato di campane, abbiamo appurato qualche anno fa che la campana del “Campano” è veramente quella che gli anghiaresi, assieme ai fiorentini, tolsero a quelli di Montauto (ma che poi pagarono, gli anghiaresi, con una somma in denaro per evitare contestazioni) che si erano ribellati a Firenze. Era l’anno 1502. Che sia di Montauto si desume dalla data di fusione, 1368, e dalle scritte e dagli stemmi (lo dice anche il Taglieschi precisando che pesava 2.800 libbre). Questa campana fu poi posta nella Torre civica che noi chiamiamo più semplicemente “Campano”.

Il dipinto di copertina, del 1988, è di Leone Bruschi, da sempre appassionato pittore, che ha raffigurato numerosi scorci di Anghiari. Un altro lo vedete a pag. 16 ed illustra la lettera di don Vittorio Del Corona.

Stagionidi Martina Cirri

Bentornata primavera!Ti vedo dentro un fiorenella notte scura e buia.Ti sussurrano le lucciolenell’orecchio,ti dicono che stai per terminare:Arriva la calda estate!Stagione tutta d’oro.Forza, apri il tuo tesoro,pieno di frutti,poi corriin cerca dell’autunnoche avvolge con le sue nebbie.Arriva poi il gelo dell’invernoche copre con un manto di neveil mondo intero.Ma so già che la primavera torneràe il bel ciclo delle stagionisempre continuerà...

La Valtiberina è terra francescana: La Casella, Montecasale, Montauto, Cer-baiolo. Certo è che molta della vita di Francesco è trascorsa lungo le nostre

strade, sull’asse La Verna-Assisi. E quando il Poverello ha composto il Cantico di Frate Sole aveva, probabilmente, negli occhi e nel cuore i nostri paesaggi, a lui così familiari. Sono la bellezza della nostra campagna, la verdura della nostra val-le, le gibbosità maestose delle nostre montagne, la tramontana tesa di certi periodi e lo splendido sole di altre stagioni che hanno ispirato il canto? E che dire della limpidezza di tante notti? Delle piogge abbondanti di primavera? La bellezza del creato! La Valtiberina deve essere stata per Francesco un ottimo osservatorio per constatare questa bellezza; bellezza che ha contemplato non soltanto con gli occhi, ma anche col cuore. Perché il Cantico delle creature non è frutto solo di un’attenta osservazione, ma anche di una sicura meditazione. Perché tanta luce e tanto splen-dore? Capaci - per il semplice loro essere, cioè esistere - di dare gioia, serenità e armonia? Per questo, per Francesco, la bellezza non è una somma di cose ma è il riconoscimento col cuore di tanti fratelli e sorelle; tutto ciò porta a Dio!

***

È morta l’astrofisica Margherita Hack, grande donna e personaggio mediatico di primo ordine. Ha studiato le stelle, le ha osservate con passione e intelli-

genza. Ha fatto fare alla sua disciplina dei grandi progressi. Ha saputo parlare del bosone di Higgs, quello che qualcuno ha definito la particella di Dio, con molto entusiasmo. Ciononostante si è sempre definita non credente; anzi: coscientemente atea. Francesco e Margherita: due modi entrambi intelligenti, perché la poesia e l’entusiasmo sono di per sé intelligenti, ma tanto diversi nell’osservare la realtà; l’una si ferma alla forma scientifica e sa valorizzarla con entusiasmo, l’altro sa vedere attraverso e sa raggiungere il cuore, cioè la ragione e l’essenza, di ciò che osserva. Per Margherita il bosone di Higgs è una particella che apre prospettive nuove; per altri, pur rimanendo un bosone, è anche una particella che avvicina in-credibilmente la scienza all’idea creazionista; particella di Dio, appunto, con felice e fortunata forzatura.

***

Cuore e razionalità vanno tenute unite per una comprensione vera del reale; sentimentalismo e razionalismo sono unilaterali e fuorvianti. La morte di

Margherita Hack porta a fare delle considerazioni sulla ragione ultima della vita. La ragione della vita viene data anche dal senso della morte; la bellezza del creato porta Francesco a ringraziare Dio per sora nostra morte corporale; la bellezza del creato cioè porta a vedere la morte come la porta che apre alla contemplazione della bellezza di Dio, di cui la bellezza del creato è solo la figura imperfetta. Mar-gherita? Davanti alla morte, non essendo riuscita per una vita intera ad andare oltre le meraviglie che osservava e studiava, trovando quindi anche Dio, è dovuta ricorrere ad un sillogismo; che le tv hanno rilanciato di continuo nei giorni scorsi. “Non ho paura della morte, perché non ci incontreremo mai! Quando ci sono io non c’è lei e quando c’è lei non ci sono io!”. Tutto qui. Ma un sillogismo - e questo lo sapevano anche i filosofi greci che l’hanno inventato - è un sillogismo, non è un ragionamento; è una tecnica logico-linguistica per dimostrare anche l’indimostra-bile, non è una forma ragionevole di ricerca del vero. Per attingere il vero, infatti, occorre completare il rigore del ragionamento con il calore del cuore indicato da Francesco. Vedere oltre e sopra: la realtà è la struttura portante dell’Altro. Più la si conosce e si analizza, più ci avviciniamo a questo Altro.

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Dio vuole che tutti gli uomini si salvinodi Vittorio Gepponi*

L’Anno della fede, indetto con grande passione apostolica da papa Benedetto XVI in connessione con il cinquantesimo dell’apertura del Concilio Vaticano II, sta volgendo al termine. Fare un bilancio di questo evento non è certamente possibile

e comunque non avrebbe una grande utilità. Piuttosto appare opportuno tornare a quelle che sono state le motivazioni che hanno spinto il Pontefice a inaugurare un tempo così suggestivo e singolare per non correre il rischio che la sua conclusione temporale possa coincidere con l’archiviazione di un così grande tesoro spirituale che è stato consegnato a noi e alla storia.

Non c’è dubbio che le ragioni che hanno portato a questo Anno della fede sono molteplici e tutte importanti, ma due emergono in maniera preponderante e decisa. La prima è la mancanza di fede in tante persone che vivono la loro fede come se Dio non esistesse; la seconda è la mancanza di impegno sistematico sul tema della fede nella teo-logia contemporanea. L’obiettivo, quindi, è stato quello di approfondire sistematicamente la conoscenza delle fede e aiutare gli uomini del nostro tempo a instaurare un vero rapporto con Dio, per ricoprire la propria identità e vivere da veri fratelli nella figliolanza divina.

Il Concilio Vaticano II, a proposito della fede, afferma autorevolmente: “A Dio che rivela è dovuta l’obbedienza della fede (Rm 16,26; cf. Rm 1,5; 2Cor 10,5-6) con la quale l’uomo si abbandona a Dio tutt’intero liberamente, prestandogli il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà e acconsentendo volontariamente alla rivelazione data da lui” (DV 5)”. Da questa proposizione conciliare emergono tre dimensioni della fede: essa è obbedienza a Dio; è libero e fiducioso affidamento a Dio; è assenso libero e volontario alla verità rivelata.

Praticamente questo essenziale disegno proposto dal Vaticano II come si realizza per l’uomo? La risposta esauriente è una sola: in Gesù Cristo! Gesù è il Verbo incarnato. In lui Dio si rivela nella sua pienezza. Accogliere Gesù Cristo come Dio fatto nostro fratello, significa già compiere un atto di fede che raggiunge la sua completezza quando con Cristo instauriamo un rapporto di inscindibile comunione e ci lasciamo plasmare dal suo spirito. Così, con l’apostolo Paolo, possiamo dire “Cristo è la mia vita” e a questo punto assaporeremo la gioia della più alta verità: essere una cosa sola con Cristo. Ma se pensassimo di trovare in noi stessi la forza e i mezzi per raggiungere questa dimensione di vita inesorabilmente resteremmo delusi. Dob-biamo ricordare che Dio non ci farà mancare mai il dono della sua grazia, indispensabile per emettere un atto di fede. Questa è una verità teologicamente certa. Infatti la volontà salvifica di Dio è universale: Deus vult omnes nomine salvos fieri (Dio vuole che tutti gli uomini si salvino).

Cosa discende da tale riflessione? Che nell’intima connessione tra fede e grazia abbiamo il primato di quest’ultima. Infatti la grazia è espressione dell’amore divino e l’uomo, illuminato e spinto da essa, risponde con la sua libertà che può esprimersi nell’adesione o nel rifiuto. E l’adesione è proprio la fede, pistis nel greco neotestamentario, che è appunto accogliere quel-l’amore e contraccambiarlo.

Questo abbraccio trasforma l’uomo perché Dio infonde il lui il suo “spirito”, la sua stessa vita, rendendolo figlio adottivo. Ed è a questo punto che entra in gioco il rapporto fede-fiducia. Il nostro “amen” è l’appoggiarsi fiducioso sulla parola e sulla presenza di una persona. La fede ha quindi da un lato un contenuto oggettivo e rivelato di verità che la Bibbia definisce e la Tradizione approfondisce, ma è d’altro canto anche un’adesione soggettiva fiduciosa della persona umana ad un’altra per-sona, cioè a Cristo rivelatore del Padre. Non è solo un “discorso” ma anche un “percorso” di vita, come quello drammatico che Abramo compie salendo sul monte Moria, fidandosi e obbedendo a Dio anche quando la sua parola è oscura e misteriosa (Gen 22 ; Eb 11,8).

In conseguenza di tutto questo abbiamo il rapporto tra fede e ragione. La Lettera agli Ebrei dichiara: “la fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono” (11,1). Da un lato c’è l’affidarsi libero del credente alla speranza che ci viene fatta intuire; dall’altro lato c’è la “prova”, l’argumentum, come traduceva San Girolamo, a cui si univa poi Dante nella parafrasi di questa frase neotestamentaria: “fede è sustanza di cose sperate, ed argomento de le non parventi” (Paradiso 24, 64-65). Peraltro sant’Agostino affermava che “la fede, se non è pensata e argomentata, è nulla”.

Infine giungiamo alla relazione tra fede e opere che, nella riflessione paolina assume una connessione fondamentale. Egli esprime la sua tesi in Galati 2,16 dove, affermando che l’uomo non è giustificato dalle opere della Legge ma soltanto per la fede in Cristo, porta a concludere che le opere non sono la causa ma il frutto della salvezza: “il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22). È quindi necessaria, anche per san Paolo, la presenza delle opere come segno dell’autenticità della fede. E sarà san Giacomo a marcare ulteriormente questo aspetto, spostando l’accento sul rilievo dell’impegno esistenziale per non ridurre la fede a semplice adesione intimistica: “Che giova se uno dice di avere la fede ma non ha le opere” (2,14).

Fede e grazia, fede e fiducia, fede e ragione, fede e opere: ecco i punti cardinali del credente cristiano. E se il filo intermina-bile della fede, iniziato con i primordi stessi della storia umana, sembra ai nostri giorni farsi sempre più esile, Cristo continua a ripetere, come nell’ultima sera della sua vita terrena, un invito che risuona oggi con lo stesso fremito: “Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me!” (Gv 14,1)

* Monsignor Vittorio Gepponi è Canonico della Cattedrale di Arezzo, Vicario Episcopale per la Vita Consacrata, insegnante preso l’ISSR di Arezzo, e da circa due mesi è stato nominato da Papa Francesco Vicario Giudiziale della Corte d’Appello della Diocesi di Roma.

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CALENDARIO LITURGICO a cura di Franco Cristini

Mese di Agosto 2013 Mese di Settembre 2013

1° settembre domenica – Domenica XXII del Tempo Ordina-rio. Sante Messe secondo l’orario festivo. Da tenere presente che la Messa delle ore 11 verrà celebrata nella chiesa di Santo Stefano per i festeggiamenti della Madonna.3 settembre martedì - Primo martedì del mese. In Propositura alle ore 18 Ora di Guardia con recita del Santo Rosario.5 settembre giovedì - Primo Giovedì del mese. Beata Teresa di Calcutta vergine. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni.6 settembre venerdì – Primo Venerdì del mese. Alle ore 20,30 S. Messa presso la Pieve di Micciano per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel Santuario del Carmine, alle ore 21, Santa Messa con adorazione.8 settembre domenica – Domenica XXIII del Tempo Ordina-rio. Natività della Beata Vergine Maria. Sante Messe secondo l’orario festivo. Festa a Pieve Santo Stefano.14 settembre sabato – Esaltazione della Santa Croce. La Santa Messa delle ore 18 verrà celebrata nella chiesa della Croce.15 settembre domenica – Domenica XXIV del Tempo Ordi-nario. Sante Messe secondo l’orario festivo.21 settembre sabato – San Matteo apostolo ed evangelista. Nato a Cafarnao, Matteo esercitava il mestiere di esattore delle imposte quando fu chiamato da Gesù. Subito Matteo (Levi) lo seguì. Scrisse un Vangelo in lingua ebraica e si dice abbia predicato in Oriente dove subì il martirio.22 settembre domenica – Domenica XXV del Tempo Ordi-nario. Sante Messe secondo l’orario festivo.23 settembre lunedì – San Pio da Pietrelcina.29 settembre domenica – Domenica XXVI del Tempo Ordi-nario. Ss. Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele. Sante Messe secondo l’orario festivo.

1° agosto giovedì – Primo Giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni.2 agosto venerdì – Primo Venerdì del mese- Perdono di Assisi. Alle ore 8 del mattino pellegrinaggio dal Cenacolo di Montauto alla Maestà di San Francesco. Alle ore 10 S. Messa presso il Cenacolo.Alle ore 20,30 S. Messa presso la Pieve di Micciano per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel Santuario del Carmine, alle ore 21, Santa Messa con adorazione.4 agosto domenica – Domenica XVIII del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo.6 agosto martedì – Trasfigurazione del Signore. Primo martedì del mese. In Propositura alle ore 18 Ora di Guardia con recita del Santo Rosario.7 agosto mercoledì – San Donato: Festa grande ad Arezzo per il santo patrono.10 agosto sabato – San Lorenzo diacono e martire. Lorenzo, spagnolo di nascita, subì il martirio sotto l’imperatore Valeria-no. Fu disteso vivo su carboni ardenti (graticola). Festa nella parrocchia di San Lorenzo dove alle ore 19 sarà celebrata la Messa solenne; seguirà un momento di ristoro.11 agosto domenica – Domenica XIX del Tempo Ordinario. Santa Chiara d’Assisi. Sante Messe secondo l’orario festivo.15 agosto giovedì – Assunzione della Beata Vergine Maria. Sante Messe secondo l’orario festivo. Festa nella parrocchia di Micciano. “Oggi la madre di Cristo è assunta in cielo: Lodiamo il figlio, Signore del mondo.”18 agosto domenica – Domenica XX del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo.24 agosto sabato – San Bartolomeo apostolo. Bartolomeo, protettore della nostra parrocchia, è nato a Cana di Galilea e fu condotto a Gesù dall’apostolo Filippo. Si dice che egli abbia predicato il Vangelo in India dove subì il martirio. Scorticato vivo e decapitato. Alle ore 18, in Propositura, Santa Messa solenne, seguirà la festa per tutti negli spazi dell’Oratorio.25 agosto domenica – Domenica XXI del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo.27 agosto martedì – Santa Monica, madre di Sant’Agostino, per la cui conversione versò tante lacrime ed elevò a Dio tante preghiere: è esempio di madre veramente santa.28 agosto mercoledì – Sant’Agostino vescovo e dottore della Chiesa (354-430) la Santa Messa delle ore 18 verrà celebrata nella chiesa di Sant’Agostino. Festa delle suore agostiniane della Ripa.29 agosto giovedì – Martirio di San Giovanni Battista. Ad Anghiari si festeggia il beato Bartolomeo Magi nato nel 1460: entrato nei frati minori della Verna fu maestro dei novizi. Morì ad Empoli, nel convento di S. Maria a Ripa, nel 1510. La San-ta Messa delle ore 18 sarà celebrata nella chiesa della Croce.

Sabato 10 agosto 2013Festa nella chiesetta di San Lorenzo

Ore 19 S. Messa solenneSeguirà un momento conviviale organizzato dalle donne di quella comunità

Siete invitati!

Ad Anghiar isabato 24 agos toSan Barto lomeo

Fes ta in parrocch ia

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S. MESSE FESTIVECELEBRATE NELLE CHIESEDEL VICARIATO DI ANGHIARI...

Ore 8,30 -ANGHIARI: Chiesa di S. StefanoOre 9, 00 -CATIGLIANO (ogni 15 giorni)Ore 9,30 -ANGHIARI: Chiesa di ProposituraOre 10,00 -CARMINE: Santuario Madonna del Carmine “ -SAN LEO: Chiesa di San LeoneOre 11,00 -ANGHIARI: Chiesa di Propositura “ -PIEVE SOVARA: S. Maria Assunta “ -TAVERNELLE: Chiesa dell’Assunzione di M.V. “ -MICCIANO: Pieve di Maria AssuntaOre 11,30 -VIAIO: Chiesa di S. PaternianoOre 16,00 -PONTE ALLA PIERA: Chiesa di S. Giovanni E.Ore 18,00 -ANGHIARI: Chiesa della Croce

... E DI MONTERCHI

Ore 8,45 -PADONCHIA: Chiesa di S. Michele Arc.loOre 10,00 -POCAIA: Chiesa della Madonna BellaOre 11,00 -LE VILLE: Chiesa di S. Maria della PaceOre 11,15 -MONTERCHI: Chiesa di S. Simeone profetaOre 15,00 -SCANDOLAIA (prima domenica del mese)Ore 17,00 (18,00 estivo) Chiesa di San Simeone a Monterchi

Ultima domenica del mese: chiesa di San Michele Arc.lo a Pianezze, ore 16,00 (ore 17,00 estivo).

MESSE PREFESTIVE:

Ore 16,00 (ore 17,00: 1/V-31/X) Chiesa di TavernelleOre 16,00 (ore 18,00 estivo) Arcipretura MonterchiOre 17,00 Madonna Bella a PocaiaOre 17,00 Chiesa di TubbianoOre 17, 30 Chiesa di S. Maria della Pace Le VilleOre 18,00 Propositura di Anghiari

Primo Venerdì del meseal Carmine

Ogni primo venerdì del mese, al Santuario del Car-mine, S. Messa con adorazione alle ore 21,00

A MiccianoOgni Primo Venerdì del meseper il Gruppo Uomini dei

Ritiri di Perseveranza

S. Messa alle ore 20,30

Corso in preparazioneal Matrimonio

Riprenderanno a settembre i corsi in prepara-zione al matrimonio.

Le coppie che desiderano sposarsi in que-st’anno possono rivolgersi in parrocchia (0575-788041) oppure a suor Claudia di Montauto (0575-723072).

Giovedì 29 agostonella chiesa della Croce

S. Messa alle ore 18

Si ricorda la traslazionedella reliquia

del beato Bartolomeoanghiarese

in quella chiesa

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IL PALTERRE*: dove gli Anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo* Queste pagine possono essere lette dagli anghiaresi senza particolari prescrizioni. Per gli altri si consiglia moderazione.

Piazza BaldaccioEchi e voci del passato

Turisti ad AnghiariFa piacere vedere Anghiari invasa dai turisti durante tutta

la settimana.La crisi economica ha ristretto la tasca degli italiani,

così è più facile che per passare qualche giorno in vacanza, scelgono di visitare i nostri bellissimi centri storici.

Tra i turisti ci sono molti stranieri che provengono un po’ da tutto il mondo. Purtroppo, le strutture ricettive d’Anghiari offrono ben poco e non sono all’altezza di ricevere come converrebbe questo flusso turistico. Molte cose e molte iniziative sono state fatte. Ci sarebbe però necessita di una precisa programmazione e, soprattutto, dei progetti ben definiti che potrebbero davvero interessare i visitatori.

Mi riferisco intanto alla ricettività: occorrerebbe approntare specifiche iniziative che per la loro qualità e diversità soddisfacessero i bisogni del turista. In altre piccole città, ad esempio Cortona, ci sono degli ostelli per gli studenti e gruppi organizzati di giovani. Bisognerebbe proporre alle agenzie, specie a quelle di Firenze (ogni giorno migliaia di turisti affollano Firenze e poi ripartono per le solite grandi città), i nostri programmi con gli itinerari da percorrere e i beni culturali da visitare ad Anghiari e in tutta l’Alta valle del Tevere, compresi anche spettacoli teatrali, i quali illustrino la cultura, i costumi e le tradizioni nostre e della Toscana; insomma qualcosa di ben organizzato.

Il Comune, la Pro Loco, le associazioni culturali e tutte le categorie imprenditoriali dovrebbero mettersi assieme per organizzare tutto ciò, anche con il contributo della Banca di credito Anghiari-Stia, nell’interesse generale del nostro bellissimo Anghiari.

venerdì 28 giugno 2013 f.t.

Sessantacinque anni insieme

Il 5 giugno del 1948 nella Chiesa di San Lo-renzo a Torre (Caprese Michelangelo) si cele-brarono le nozze di Eu-sepio Lombardi e Ines Buzzichini (per tutti Alma) alla presenza del compianto Don Angelo Cerini.

Eusepio e Alma dal 1954 abitano a Montino di San Leo nel Comune di Anghiari, ma all’epo-ca del matrimonio abi-tavano nel Comune di Caprese Michelangelo e precisamente in loca-lità Simonicchi.

Oggi, ringraziando il Signore, sono arrivati a festeggiare il loro sessantacinquesimo anniversario.

Auguri di cuore da parte dei figli, della nuora, del ge-nero, dei nipoti e della pronipote, per questo bel traguardo raggiunto.

La pigriziadi Maria Senesi

Penso che capiti a tutti di aver qualche giornata così così, sentirsi svogliati, gira e rigira, quando siamo alla sera dicia-mo: «Oggi ‘unn’ho arcapezzèto gnente!»Ai miei tempi, quando capitava, dopo averci sgridato, in casa mia ci dicevano una specie di filastrocca, inventata da loro per farci più rabbia:

La pigrizia andò al mercatoed un cavolo compròmezzogiorno era suonatoquando a casa ritornòun pochin si riposòcon il cane lei giocòpoi lo cucinòpiano piano lo mangiò.Col vicino conversòma era stanca, tanto stancae a letto se n’andò.Quando si svegliòla finestra spalancòvoleva fare tante cosela giornata era finitaperché il sole tramontò.

Adesso, quando capita, ci scherzo su, poi mi viene in mente un vecchio proverbio:Quando il grillo canta e la cicala grèca,chi ha il grano nei campi se lo mèta.

Operazione gigliodi Anghiarino Anghiarese

La triste vicenda dell’isola toscana non c’entra niente. C’en-tra invece la pianta, anzi il fiore che, dal 1385, per concessio-ne di Firenze, si trova nel nostro stemma: il giglio.Quelli con più di cinquant’anni si ricordano quando Santin di Berto, mitico anghiarese con distributore di benzina sotto la curva delle corriere, piantò i bulbi di questa bella pianta lungo la banchina della provinciale Libbia dalla Maestà delle Forche, ora della Vittoria, fino alla Pineta.Fu un lavoro assiduo e perseverante non apprezzato a suffi-cienza dai suoi concittadini. Ancora oggi però alcuni ciuffi di questa pianta resistono con fatica alle nuove macchine mo-derne per la pulizia del ciglio della strada che qualche bene-merito operatore dirige con perizia salvaguardando i super-stiti; ma la battaglia è dura.Lanciamo allora questa iniziativa: ricollocare i bulbi di questa pianta lungo il percorso della circonvallazione di Anghiari. Pensate a quando, fra qualche anno, nel mese di aprile/mag-gio, i turisti in arrivo ad Anghiari saranno accompagnati dai celesti fiori di giglio.Ne riparleremo!

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...il Palterre, ovvero Ridendo castigat mores

Il trittico di Sant’AgostinoIl trittico di Matteo di

Giovanni, quello che era conservato nella chiesa di Sant’Agostino, è ancora al restauro. Per meglio dire una parte dell’immagine della Madonna (è la parte centrale sinora recuperata) perché dovrà essere trovata una sua idonea definizione per poterla poi ricollocare nella chiesa.

Bisognerà quindi aspettare ancora, ma ci auguriamo che la Sovrintendenza sia in grado di farci ammirare, fra non moltissimo, pur se mutilata, questa opera su tavola lignea legata alla storia degli agostiniani.

L’opera era stata rubata il 7 marzo del 1994 ed è stata recuperata il 7 settembre 2011 dai Carabinieri della sta-zione di Ponte a Moriano LU.

Nella foto il trittico di Matteo di Giovanni.

Chiara si è laureata

Chiara Campetti, originaria di Ba-gno a Ripoli (in provincia di Firenze) ma residente a Città di Castello in Um-bria, si è laureata in Tecnica Pubblici-taria presso l’Università degli Stranieri di Perugia.

Lo ha fatto il 16 aprile ultimo scorso ottenendo la votazione di 93 su 110.

Molti auguri da Manuel, fidanzato che abita al Braccini per la via di Gal-bino, e dai familiari sia toscani (di Ma-nuel) che umbri (di Chiara).

Non possiamo omettere che Manuel è il nipote della Nerella e che anche noi della Redazione volentieri mandiamo i nostri auguri.

Aspettando il granito

Proprio così si chiama (ma anche di pietra) l’anniversario di nozze previsto per i 65 anni di matrimonio.

Libera Inci e Nilo Agolini sono ormai vicini a tale ricorrenza. Infatti don Nilo Conti li ha uniti in matrimonio nel pome-riggio di sabato 20 aprile 1946.

Nilo ha conosciuto la Libera al Ter-rato, come usava una volta che i giovani andavano a passeggio per la piazza e per la Via nova. Una cosa simpatica da ricor-dare è che la Libera, da ragazzetta, era andata ad imparare a suonare il violino dal maestro Angiolo Vagnetti (autore di molte composizioni e che andrebbe ricordato di più) che a quel tempo abitava nella Villa la Querce, proprio nell’appartamento dove abitano i coniugi Agolini.

Ma torniamo ai nostri sposi. Dopo la cerimonia si sono riunti con familiari e amici e Nilo ricorda che il Corsi che ammazzava gli agnelli, portò un vassoio di animelle che, cucinate a dovere, fece-ro felici gli invitati. Assieme alle altre pietanze e ad una damigiana di vino che c’era in casa fu fatta una bella festa da ricordare ancora con piacere.

Aspettando quindi il prossimo an-niversario familiari ed amici mandano i loro auguri a Libera e Nilo.

Auguri a Sara

Complimenti a Sara Mercati che si è laureata lo scorso 27 marzo 2013 presso l’Università degli Studi di Pe-rugia, Facoltà di Medicina e Chirurgia nella sede di Villa Montesca, nel corso di Laurea di Infermieristica, con la tesi: “Assistenza infermieristica al bambino affetto da chetoacidosi diabetica: edu-cazione terapeutica e problematiche psicologiche”.

La votazione raggiunta è stata di 106/110, mentre il relatore è stato il dottor Giancarlo Marcheggiani.

Sara abita nella zona dell’Acquedot-to e lassù vanno anche gli auguri della Redazione.

Brava Sara!

La vignetta di Scacciapensieri:Assunzioni!

I nostri lettori III

Carla Leonardi adesso abita a Marotta di Fano ma certo non ha perso i contatti con Anghiari, anzi con la sua Badia. Lì infatti era nata ed ancora possiede la

casa natale dove torna in estate e quando può. Grande sostenitrice del nostro gior-nale, abbiamo pubblicato diverse sue poesie. La gente della Badia ti aspetta.

Federico Foni abita a Siena ed è affezionato ad Anghiari e al nostro giornale di cui è sicuro sostenitore. Il nostro pensiero va anche al padre Frido che

è stato animatore e presidente della Filarmonica e riuscì a mettere in scena al Teatro dei Ricomposti una serie di commedie di successo.

Pierangelo Acquisti abita a Firenze ma l’origine è anghiarese. Aveva solo 16 anni quando, per la morte della madre, fu accolto dalla zia. Poi la sua vita si

è svolta in quella bellissima città ma non mancavano le occasioni per ritornare nella sua Anghiari. Ora, libero dal lavoro, le visite si fanno anche più consistenti specialmente nel periodo estivo. Ti aspettiamo Pierangelo!

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Nella precedente punta-ta abbiamo descritto l’esterno del comples-

so parrocchiale di San Leo nonché le sue vicende storiche attraverso il racconto di molte Visite Pastorali dei secoli XVI-XIX, in questa vogliamo pre-sentare l’interno dell’edificio sacro, riportando alla fine la serie dei suoi rettori.

Come abbiamo già accen-nato, l’edificio è caratterizzato da elementi architettonici cin-que-seicenteschi, è orientato e di forma rettangolare. Il pavimento è di cotto, formato da mattoncini quadrati, della superficie di circa 50 mq (m 7,50x6,50), a cui si aggiunge il presbiterio (m 5x6,50), elevato dal resto del pavimento della chiesa di due gradinate in pietra. Il soffitto si presenta con due capriate lignee che separano tre spazi. Quello del presbiterio invece è a volta ed è sostenuto da due colonne intonacate ai lati della gradinata, la quale è sprovvista dell’antica balaustra. La copertura esterna del tetto, gli intonaci interni ed esterni con relative tinteggiature, sono stati rifatti negli scorsi anni 2010-11 dalla Ditta Luciani, per un importo di circa 180.000 euro.

Nel presbiterio c’è un grande altare, con la mensa rettango-lare in pietra, sorretta da un supporto in muratura recentemente tinteggiato, che custodisce nell’interno un grande reliquiario protetto da un paliotto. Al centro si trova un tabernacolo ligneo con porticina dorata, sulla quale è pitturato un calice con ostia, sopra cui c’è una protezione lignea dorata. Ai lati del tabernacolo ci sono tre gradini di legno, purtroppo moder-namente riverniciati, che sostengono sei candelieri per ogni parte. Al centro in alto, su di un candeliere più grande, c’è una croce lignea. Sulla parete di fondo del coro appare una tela del secolo XVI (?) raffigurante Gesù Crocifisso, attorniato in alto da due Angeli che hanno in mano un calice per raccogliere le gocce di sangue dalle mani trafitte. In basso, a sinistra di chi guarda, c’è la figura del Santo Patrono Leone I Magno, vestito in abiti pontificali, con triregno sul capo e il pastorale in mano, dall’altra parte S. Pietro con le chiavi in mano. Entrambi i Santi sono inginocchiati.

Ai piedi della Croce, sullo sfondo, appare una chiesina con cipressi e più lontano delle torri (di Anghiari?). In alto, sopra la cornice dell’affresco, c’è sulla parete la seguente scritta: “D.O.M. BEATAE MARIAE VIRGINI – DIVO-QUE LEONI I° PAPAE – CONF. ET. ECCL. DOCT. SACRUM.”

Dietro l’altare c’è un piccolo coro di forma rettangolare, costituito da un lungo scranno con spalliera lignea aderente al muro, risalente ai secoli passati. Un bello stendardo rettan-golare (di m 2x1) con la figura ed il nome di S. Leone I Papa e quello della parrocchia è adagiato alla parete, sulla quale c’è un tabernacolo di pietra incassato sopra il quale è scritto “Oleum Infirmorum”.

Sulla parete di sinistra, entrando, c’è l’altare della Madon-na, la cui statua chiusa nella nicchia viene festeggiata sotto il titolo di Madonna del Rosario, la terza domenica di ottobre. L’altare è di piccole dimensioni. Sostiene un tabernacolo ligneo incassato tra due gradini lignei, riverniciati modernamente, sui quali ci sono sei candelieri lignei dorati. I quattordici quadri ottocenteschi della Via Crucis sono appesi alle pareti laterali. Ai lati della gradinata che porta al presbiterio ci sono due piccole nicchie contenenti le statuette di S. Antonio di Padova e di S. Rita di Cascia. Sulla parete sinistra entrando c’è un antico confessionale e verso il centro in alto, in una nicchia, è venerata la statua del Sacro Cuore.

I due vecchi confessionali sono stati restaurati in me-

LE NOSTRE CHIESE NELLA STORIA E NELL’ARTEdi don Quinto Giorgini

La Chiesa Parrocchiale di San Leone in San Leo d’AnghiariSeconda parte

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moria del de-funto Roberto Procell i . Ai lati della porta d’ingresso ci sono due pile di marmo con-tenenti l’acqua benedetta, con accanto a for-ma di sfera due monogrammi di Cristo che ri-cordano il gran-de Giubileo del 1900. L’interno della chiesa è arredato da 15 nuove banche, da un altarino posticcio in le-gno con leggio

moderno per celebrare la messa coram populo. Nei pressi c’è un supporto di ferro battuto artigianale che sostiene il turibo-lo, la navicella e il secchiello per l’acqua santa con relativo aspersorio, due campanelli, ecc.

Questo sacro edificio riceve la luce del sole dalla finestra rettangolare della facciata e da quella sulla parete occidentale del presbiterio.

Una lampada rossa è situata presso un bel crocifisso nell’angolo destro del presbiterio. La chiesa è fornita di un moderno impianto di riscaldamento.

Nell’attigua sacrestia, a cui si accede anche dall’esterno, ci sono tutti i mo-bili sinodali, contenenti i pa-rati sacri. È for-nita anche di un servizio igieni-co. L’adiacente casa canonica, pur avendo il tetto restaura-to, è all’inter-no attualmente inagibile e da molto tempo disabitata, in-fatti l’ultimo parroco abitava in casa propria ad Anghiari. Nei pressi di questa chiesa c’è un moderno asilo di proprietà della parrocchia costruito nel 1963. Nel territorio parrocchiale, in località Turicchi esiste anche un oratorio privato dedicato a San Giuseppe.Foto: Nell’altra pagina in alto veduta dell’interno della chiesa e, sotto, il complesso costituito dalla chiesa e dalla casa canonica.In questa pagina l’altare dove si celebra la festa della Madonna del Rosario e, a destra, il labaro raffigurante proprio San Leone Magno patrono di San Leo.

Le nostre chiese...

Ad Anghiari sabato 24 agostoSan Bartolomeo

Festa in parrocchiaIn questa giornata si conclude il GREST 2013

Alle ore 18 in Propositura Santa Messa solenne,seguirà la festa per tutti negli spazi dell’Oratorio.

Notizie da MonterchiNel mese di agosto prosegue il Monterchi Festival con vari concerti previsti sia nella Chiesa arcipretura di San Simeone, che in Piazza Umberto I e presso il Museo della Madonna del Parto. Molto ampio il programma previsto con musica sinfonica, jazz, violino, fisarmonica, tromba ed organo.

Da venerdì 20 a domenica 22 settembre a Monterchi torna la caratteristica Sagra della Polenta con le salsicce e i fegatelli, un appuntamento gastronomico da non perdere, che unisce la bontà e la genuinità dei prodotti tipici locali con il folklore e la tradizione popolare, organizzato fin dal 1973 dalla Pro Loco monterchiese. Previsto anche intrattenimento con musica e danze. Non mancate!

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I nonni ci hanno raccontatoDall’album di Gessica

CainoFilastrocca popolare

Vedo la lunavedo le stellevedo Caino che fa le frittellevedo la tavola apparecchiatavedo Caino che fa la frittata.

Dalle AndePeruvianela Fedorale à ammirate

Al ritornoalla partenzaviene messain penitenza

Forse il segnonon tanto Divinolei caddeall’ultimo scalino

Il colpacciofu un po’ grandeun doloreassordante

Alla spallafu rotturae fu tantala paura

Per fortunail Massiminoche di leià il destino

Vede la mammalì soffrireall’Ospedaledeve agire

Ed il Massimoche è sveglioaggiustarlaun po’ alla meglio

Per frenarela rotturaper il ritornoche si fa dura

Con il braccioun po’ agganciatoil viaggioin quello stato

Arrivatiaffaticatialla stazioneda me prelevati

La faticae l’emozioneritornarein quelle ore

Poi a casaritornareal pronto soccorsobisogna andare

Operatala sua spallaaltra cosaviene a galla

Arriva l’arianel polmonelì ci vuolel’operazione

Oggi infinequi riunitima i dolorinon son finiti:

La Fedora ZanchiDalle Ande peruviane al San Donatodi Armando Zanchi

Le croci dei campiMettere la croce nel campo risale a tantissimi anni fa,

molto probabilmente al medioevo, quando la mentalità cri-stiana pervadeva tutte le espressioni dell’umanità e dell’uo-mo, dal lavoro ai rapporti nella famiglia.

Per i campi si chiedeva la benedizione di Dio e la sua pro-tezione, perché il lavoro e soprattutto i prodotti della terra, fossero sempre abbondanti e a servizio dell’uomo.

Ancora oggi alcuni, purtroppo pochi, stanno chiedendo questa benedizione e questa protezione divina per il proprio lavoro. (dm)

Croci d’annataMaccarino

Croce riciclataSan Leo

Croce fioritaSanta Lucia

Croce solidaLa Fossa

Nozze d’oroPrati Giuseppino e Testa MilenaParla Pino: Era l’alba dell’8 giugno 1963 quando, insieme ai miei familiari, partii alla volta di un paesino toscano, di nome Anghiari, dove mi aspettava una signorina di nome Milena per sposarmi. Il viaggio era lungo, ma la strada era a me ben nota perché percorsa tante volte prima di allora.

Il rito religioso fu celebrato dal compianto Don Nilo Conti. Ne seguì un rinfresco ed i preparativi per il viaggio di nozze. Alla partenza solo due donne ridevano: la mia mamma, per-ché suo figlio si era sposato e si portava a casa Milena, e mia suocera Caterina soddisfatta di aver compiuto in pieno il suo dovere nell’aver badato ai suoi piccioncini!

La prima sosta fu Assisi, la seconda Terni, presso i parenti e la definitiva all’albergo Tonnarella di Sorrento. Un giretto di alcuni giorni per visitare le bellissime località sorrentine e dopo facemmo ritorno a casa, perché i doveri ci aspettavano.

Ringraziamo la Madonna che ci ha uniti e dopo mezzo secolo siamo ancora insieme, nonostante gli acciacchi della vecchiaia, sostenendoci a vicenda.

Parla Milena: La consolazione più grande è stata l’aver avuto nostro figlio Stefano, ancora più grande i due nipotini Matteo e Giulia che sono la nostra luce!

Forlì, 8 giugno 2013

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L’angolo sprizzacervellidi Ravella Merinista [email protected]

Cruciverbaanghiarese

Il 1° giugno, in giorno di sabato, tutte le Compa-gnie di Anghiari si sono recate in pellegrinaggio al Santuario del Giuncheto a San Polo, presso Arezzo.

Ricorreva infatti il cinquecentesimo anniversario dell’apparizione della Vergine a Camilla Della Valle in quel luogo e le parrocchie di Anghiari e Tavernelle hanno coinvolto, oltre alle Compagnie, anche i fedeli di tutto il Vicariato.

Un discreto gruppo ha percorso così l’itinerario a piedi sin da Casale e Montemercole, lungo l’antica via di Pietramala, per ricongiungersi con gli altri ad Antria.

Qui si è ordinata la processione che al canto delle laudi mariane ha raggiunto il Santuario per la celebrazione della S. Messa. Un gesto singolare, e piuttosto impegnativo, che ha voluto ripercorrere la stessa strada, quella materiale e quella della fede, delle generazioni passate.

Un pranzo organizzato dalla Parrocchia di San Polo ha concluso felicemente la giornata.

La Parrocchia di Anghiari ha stampato per l’occasione un appropriato “santi-no” che è stato consegnato a tutti i partecipanti al pellegrinaggio ed è riprodotto qui a destra.

In alto, invece, sotto il titolo, la locandina realizzata da don Natale in occa-sione della ricorrenza al Santuario di cui è Rettore.

Nel 1514 le Compagnie di Anghiari andarono in pellegrinaggio al Giuncheto (lo dice il Redi nelle sue memorie) e quindi il prossimo anno ci “tocca” ripetere il pellegrinaggio al Giuncheto.

In occasione dei 500 anni dell’apparizione della Madonna

Anghiaresi pellegrini alla Madonna del Giuncheto

Soluzione del quesito del numero scorso

La distribuzione delle borracce è questa: 3 piene+1 mezza+3 vuote; 2 piene+3 mezze+2 vuote; 2 piene+3 mezze+2 vuoteIn questo modo tutti e tre hanno una quantità di acqua pari a tre borracce e mezzo.

[email protected] volta, dato che è estate ed anche i grandi giornali propongono giochi, ho voluto darvi un passatempo alternativo, sempre dedicato al nostro Anghiari.

Ecco le definizioni: Orizzontali: 1-La location di Tovaglia a Quadri 7-Sigla di Ravenna 8-Colpevoli 9-In piazza il mercoledi 12-Inter Home 13-Ispettore (abbr) 15-Dello sport in via Mazzini 17-Edgar Allan scrittore 18-Questo giornalino 22-Relativo (abbr) 23-Occidente(abbr) 24-Il nostro proposto 26-Prima persona plurale 28-Satellite di Urano.. o marca di detersivo 29-Due lettere per dottore 30 -Anno Domini 32-Le divide PQRS nell’alfabeto 33-Vecchia imposta 35-Sigla della nostra provincia 37-Stradina anghiarese 41-Sigla dell’Italia in INTERNET 43-Campo di concentramento nel comune di Anghiari.Verticali: 2-Le batte il campano 3-Statua in piazza 4-Ci si colti-vano i pomodori 5-San…frazione 6-Due romani 9-Ad Anghiari la seconda domenica del mese 10-Conversazione in Internet 11-Prefisso di uguaglianza 13-Chi manifesta falsi sentimenti 14-La trattoria della Doretta 16-Mezza Roma 19-Si deve difendere dallo scacco 20-La indica erroneamente Garibaldi 21-Aveva le ali di cera 25-Mezza cena 27-3 lettere per Organismo 31-Im-poste sulle merci 34-La coppiera degli dei 36-Davanti a dare significa restituire 38-Contrario di off 39-Iniziali della Costner 40-Avanti Cristo 42-Pronome confidenziale.

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Domenica 2 giugno 2013 alle ore 11 in Propositura

La Prima Comunione

vi. Poi siamo entrati in chiesa ed è iniziata la S. Messa. Vici-no all’altare c’erano i nostri genitori e, dietro di loro, tutti i familiari, amici e parenti.

Nel momento della Comunione ci siamo messi in due file davanti a Don Bartolomeo e ad uno ad uno abbiamo ricevuto il sacramento. Dopo la Comunione ho letto la preghiera di ringraziamento. Al termine della S. Messa siamo andati in processione fino alla chiesa della Croce, passando da Piazza Baldaccio. Nella chiesa abbiamo cantato, fatto le foto indivi-duali e di gruppo, ci è stato consegnato l’attestato della prima Comunione, ci siamo salutati, poi ognuno di noi è andato a festeggiare.

Ringraziamo con sincera gratitudine D. Marco, D. Bar-tolomeo, Gegia, Cristina, il coro diretto dalla Norma e tutte le persone che si sono impegnate per questa bellissima gior-nata.

Martina Cirri

Domenica 2 giugno si è aperta la porta principale del-la Chiesa di Santa Maria delle Grazie e 22 bambini con gli occhi pieni di gioia, il sorriso innocente ed un

fiore in mano, sono entrati per ricevere il sacramento della prima Comunione.

Seduti attorno all’altare, al richiamo del sacerdote hanno risposto: Eccomi! come per far sapere a Gesù che erano lì per lui. Da quel momento è aumentata l’ansia e nello stesso tem-po la gioia nel vedere tanta felicità nei loro sguardi. Avevano già ricevuto un importante sacramento, quello del Battesimo, ma essendo piccoli non lo avevano vissuto come questo. An-che noi genitori, tesi ma con tanta gioia, abbiamo accompa-gnato questi bambini a compiere un passo così importante.

Dopo la cerimonia si è svolta la processione in uno sce-nario molto suggestivo fra disegni fatti con petali di fiori da volontari anghiaresi, concludendosi nella Chiesa della Croce, dove i bambini si sono esibiti in un canto ringraziando il Sa-cerdote, le catechiste e tutti quelli che hanno preso parte alla loro festa. Ti ringrazio SIGNORE, per aver potuto condivide-re non solo con i miei familiari ma soprattutto con te questo momento speciale.

Daniela (mamma di Martina)

Nella foto di Boldrini-StudioF10 i ragazzi, le catechiste, don Marco e don Bartolomeo, davanti all’altare maggiore della chiesa della Croce.

Finalmente i nostri “citti” sono arrivati a destinazione, hanno ricevuto per la prima volta Gesù Eucarestia! L’ inizio

3 anni fa, quando per la prima volta ci siamo incontrati. Poi molte cose sono successe, la strada è stata in salita, ci sono state cadute, ma ci siamo sempre rialzati.

Quest’anno è stato un modo di fare ca-techismo che, alla fine, ci aveva stancato a tutti. Noi, abituati ad incontrare Gesù fuori dalle mura dell’oratorio, ci siamo ritrovati “stretti” nelle aule, sempre con molto pia-cere, ma non con lo stesso entusiasmo. Ab-biamo cercato in alcune occasioni (colletta alimentare, Natale con gli anziani, miracolo eucaristico) di ritornare alle nostre abitudi-ni, ma ancora non ci s’era riusciti.

Il cambiamento, il “miracolo”, è avvenu-to dopo che il 5 maggio siamo andati a Siena per vedere il miracolo eucaristico, i nostri “citti” li abbiamo visti più incuriositi, emozionati, desidero-si di arrivare al 2 giugno per ricevere la prima comunione. Comunque ora che abbiamo percorso la navata tutti insieme, le emozioni si sono accavallate e pensiamo che, il corpo di Gesù che vivrà dentro di loro, sia il dono più grande che pos-sano ricevere e che lo custodiscano gelosamente e cerchino di non accantonarlo mai. La felicità è dovuta anche al fatto che un nostro amico di viaggio, Don Bartolomeo, ha celebra-to la Santa Messa e che proprio da lui hanno ricevuto Gesù.

A questo punto è necessario ringraziare tutte le persone, che, anche con un piccolo impegno hanno reso bella la festa dei nostri “citti”. Don Marco, Suor Augusta, Suor Luisa, Suor Astrid, le/i Catechiste/i, la Linda per i libretti, l’Anna Teste-rini, la Norma con tutto il coro, Cesare con la Michela che cantando “Panis Angelicus” ci hanno fatto commuovere.

Chiara, Gaia, Caterina, Andrea, Lucia, i genitori per la pazienza, la Maris e tutti coloro che si sono impegnati per l’infiorata, la nostra mitica Aliana, i chierichetti, le Compa-gnie e, per finire, GRAZIE GESU’ per averci dato la pos-sibilità di incontrare nel nostro cammino questi 22 DOLCI diavoletti.

Le catechiste - Cristina & Gegia

La mia prima comunione

Il 2 giugno è stato il giorno della mia prima comunione; il “ percorso” per capire cos’era questo sacramento, è sta-to lungo e per questo devo ringraziare le mie catechiste,

Cristina e Gegia, che me l’hanno fatto capire.La mattina, quando sono entrata in chiesa, con la tunica

bianca, mi batteva forte il cuore ed ero davvero emozionata. Uno dei momenti più intensi è stato quando, con i miei com-pagni, ci siamo messi in ginocchio per pregare.

Quando ero in fila per prendere l’ostia, ho capito che quell’ostia avrebbe cambiato la mia vita: adesso Gesù è ac-canto a me in ogni momento e spero che mi aiuti a capire ciò che è bene e ciò che è male.

Gemma Borgogni

Il 2 giugno, festa del Corpus Domini, abbiamo ricevuto il sacramento della prima Comunione. Dopo le 10 ci siamo ritrovati nel salone dell’Oratorio per gli ultimi preparati-

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NOTE DALLA MISERICORDIAa cura di Massimo Redenti

Le vostre offerte fino a giugnoBartolomei Corsi Pietro in memoria dei genitori 100Burzi Lucia 20Canicchi Werther 10Capalbo Rita 10Cheli Patrizia 50Chiarentin Umberto 5Crulli Sergio - la famiglia alla memoria 100Degli Innocenti Giuseppina 10Falsetti Margherita 5Floridi Fulvio 30Foni Liliana 5Gennari Annibale 50Ghignoni Lazzaro e Checcaglini Emilia 30Giornelli Adriana 20Giusti Settimia - la famiglia alla memoria 275Gorini Livio 40Mari Gaetano - la famiglia alla memoria 50Meozzi Spinetta e Lotta in memoria dei propri defunti 50Mondani Costantino - la famiglia alla memoria 200Padelli Alfredo 10Raffaelli Maria - la famiglia Raffaelli alla memoria nel 1° anniversario 50Rossi Vera 50Ruscetti Vincenza 10Spada Maria Grazia in memoria di Ulivi Maria Graziella Bruni 150Tizzi Tiziana Nardi 40Tofani Rosa - i dipendenti della ditta Busatti alla memoria 65

Che Dio ve ne renda il merito!

I nuovi iscrittiAlessandrini AlessandroBabbini ArmandoCenciarelli CristianChiarini LuiginaCrociani GiuseppeFontana GiancarloManfroni MariaSciortino GiuseppaSonaglia Roberto

A tutti loro il più fraterno ringraziamento

Spigolature

Servizi - I dati dell’attività dei servizi nel 1° semestre 2013 ci dicono questo: Totale servizi effettuati: n. 1.703.

Totale km percorsi dai nostri mezzi: n. 55.942.Continua la presenza dei nostri volontari nell’ambulanza di servizio del 118 con il medico a bordo.Prosegue il servizio di BLSD a pronta partenza in sede con i nostri volontari senza medico a bordo.Sempre attivo da parte dei nostri volontari il servizio di repe-ribilità di emergenza-urgenza.Puntuale la presenza dei nostri volontari nelle attività di ser-vizio socio-sanitario.

Nuovi volontari: sono 12 i nuovi volontari che dopo quat-tro mesi di corso hanno sostenuto e superato l’esame per

l’idoneità a soccorritori di livello avanzato. Li elenchiamo con tanta soddisfazione: Cangi Laura, Cenciarelli Cristian, Cesari Sara, Cesari Valentina, Falsetti Pia, Finocchi France-sca, Gorbi Giuliano, Morelli Fabrizio, Pallini Carlo, Ridolfi Rita, Vellati Fabiano, Zanelli Pamela.La maggior parte di loro ha già iniziato a prendere parte ai servizi di emergenza-urgenza.

Altri volontari precedentemente avevano conseguito l’ido-neità per svolgere i servizi sociali nella nostra comunità: Li segnaliamo con gioia: Burioni Leandro, Piomboni Orlando e Valbonetti Giampiero. Anche loro hanno iniziato ad operare con i nostri mezzi di servizio e per il bene della nostra gente. Siamo certi che sapranno tenere alto il prestigio della nostra Confraternita.

Formatori: anche se loro non amano “le luci della ribal-ta”, riteniamo doveroso segnalare l’attività che i tre no-

stri volontari “formatori” hanno svolto da oltre un anno a questa parte. E cosa hanno fatto? Come altri volontari hanno preso parte ai vari servizi di 118 e di BLSD. In più, hanno organizzato, illustrato e portato avanti tutta l’attività riguar-dante l’iniziativa del “diamoci una scossa”, quella dei defi-brillatori (e non hanno ancora finito!). Hanno inoltre organiz-zato, illustrato e sviluppato prima il corso per volontari dei servizi sociali, poi quello per volontari soccorritori di livello avanzato. In aggiunta, si sono preoccupati (e devono conti-nuare a farlo!) dell’attività di formazione e aggiornamento competenze e procedure operative (retraining) a favore di tutti gli altri volontari della nostra Confraternita. E, chi sono questi formatori? Sono Irene Cangi, Rebecca Sirianni e Mi-chele Ricci. A loro in particolare ci sentiamo in dovere ed in obbligo di esprimere il più sentito ringraziamento. Che Dio gliene renda merito.

Palio della Vittoria. Alcuni nostri volontari hanno presta-to servizio socio-sanitario (con due ambulanze) durante

tutto lo svolgimento del palio. Altri volontari hanno offerto il loro apporto di “camerieri” durante la consueta cena del-la Vittoria che ha ospitato oltre 400 persone nel suggestivo Chiostro della Chiesa della Croce. E’ proprio il caso di scri-verlo: abbiamo proprio “volontari senza frontiere”. Anche a loro un ringraziamento da parte del Magistrato della Confra-ternita di Misericordia.

Domenica 9 giugno, a Pieve Santo Stefano, ha avuto luo-go il convegno sul volontariato. “Misericordia, Fratres,

Caritas: tre percorsi per un’unica meta”. Eravamo presenti con il nostro Governatore che ha svolto le funzioni di coor-dinatore e di relatore. Ci giunge, a questo proposito, una nota da parte della presidenza nazionale tramite il coordinatore provinciale Sergio Passerotti, nota che riportiamo volentieri. “Con la presente ho il piacere di rivolgerVi il mio apprezza-mento per l’iniziativa da Voi realizzata la scorsa domenica 9 giugno. Il “Convegno sul volontariato “Misericordia, Fra-tres, Caritas; tre percorsi per un’unica meta” ha colto nel se-gno le problematiche che oggi si frappongono, in particolare per le Misericordie, alla piena attuazione dell’insegnamento Evangelico di operare sempre affinché la solidarietà, l’amore per il prossimo e la disponibilità “disinteressata” a soccorrere chi è nel bisogno, abbiano piena attuazione. Tengo a ringra-ziarVi per l’impegno profuso ed auspico che sia possibile un pieno ritorno ai principi che, secoli or sono, videro nascere le Misericordie, primo esempio di organizzazione caritativa nel mondo”.Questa nota ci fa capire che il primo obiettivo che ci eravamo posti con il convegno, è stato raggiunto. Ci attende ora la riconferma dell’impegno affinché la nostra Confraternita di Misericordia, come tutte le altre, sappia assumersi la respon-sabilità di operare e di educare alla vita buona del Vangelo, che è tale solo se comprende in maniera organica la testimo-nianza della carità.

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Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres”Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it email: [email protected]

Iniziativa importantissima quella delle sette Misericordie della Valtiberina Toscana che, domenica 9 giugno, ha visto riunite in quel di Pieve S. Stefano molte rappresentanze delle principali realtà del volontariato sociale del territorio, unita-mente ai responsabili dei relativi livelli provinciali, regionali e nazionali. Al centro di tutto, il convegno dal titolo “Misericordie, Fra-tres, Caritas: tre percorsi per un’unica meta”, con l’obiettivo principale di dare vita ad una sempre più concreta sinergia tra queste tre importanti realtà associative del volontariato catto-lico, quotidianamente impegnate nell’assicurare un sostegno fisico, economico e morale a quanti tra noi hanno bisogno della solidarietà umana e del conforto cristiano. Al tavolo della presidenza i tre relatori: Alessandro Buti, vicepresidente della Caritas diocesana, Massimo Redenti, governatore della Confraternita di Misericordia di Anghiari e moderatore del convegno, Pietro Ganganelli, presidente provinciale dei Gruppi Fratres aretini.

Sono passati or-mai diversi mesi da quando il nostro Vescovo prese per primo l’iniziativa, con-vocando respon-sabili e volontari delle tre suddette associazioni per un’attenta rifles-

sione sulle origini comuni, profondamente radicate all’interno della Chiesa Cattolica, sulle conseguenti responsabilità che da queste derivano nel servizio verso tutti i fratelli e sulla inderogabile necessità di un’azione coordinata e sinergica. Quello che potrebbe sembrare di difficile realizzazione per ogni singola realtà, diventa infatti sicuramente più praticabile in presenza di una stretta collaborazione tra esse. “L’ intima natura della Chiesa, infatti – come si legge nella lettera apostolica sul servizio della carità di Papa Benedetto XVI, che il Vescovo Fontana consegnò al termine del suddetto incontro ad ogni associazione- si esprime in un triplice compito: annuncio della Parola di Dio, celebrazione dei Sacramenti, servizio della carità. Sono compiti che si presuppongono a vicenda e non possono essere separati l’uno dall’altro. An-che il servizio della carità è una dimensione costitutiva della missione della Chiesa ed è espressione irrinunciabile della sua stessa essenza.È importante, comunque, tenere presente che l’azione pratica resta insufficiente se in essa non si rende percepibile l’amore per l’ uomo, un amore che si nutre dell’incontro con Cristo.Pertanto, nell’attività caritativa, le tante organizzazioni cattoli-che non devono limitarsi ad una mera raccolta o distribuzione di fondi, ma devono sempre avere una speciale attenzione per la persona che è nel bisogno e svolgere, altresì, una preziosa funzione pedagogica nella comunità cristiana, favorendo

l’educazione alla condivisione, al rispetto e all’amore, secondo la logica del Vangelo di Cristo. L’attività caritativa della Chiesa, infatti, a tutti i livelli, deve evitare il rischio di dissolversi nella comune organizzazione assistenziale, divenendone una semplice variante.”Misericordie, Fratres e Caritas non sono quindi delle “associa-zioni qualunque” ma una componente essenziale dell’intima natura della Chiesa.Il Vescovo Diocesano ha dato l’input, sta ora alle tre associa-zioni ed ai loro volontari attivarsi affinché tutto quanto sopra ricordato possa concretamente realizzarsi. Ed ecco, allora, alcuni suggerimenti operativi scaturiti du-rante il convegno: migliorare i rapporti e le collaborazioni con i propri parroci e con le rispettive comunità parrocchiali; integrare i vari organismi dirigenziali con rappresentanti delle altre associazioni; istituire, almeno a livello di vallata, una consulta del volontariato cattolico, aperta anche ad altre associazioni impegnate anch’esse nell’esercizio della carità; aprirsi ulteriormente ai giovani coinvolgendoli, affidando loro compiti ben precisi e che non siano di sola manovalanza; programmare, in accordo con i rispettivi assistenti spirituali, periodici incontri di formazione per riscoprire le motivazioni profonde che stanno dietro all’essere associazioni del volon-tariato cattolico.Le tre belle realtà del volontariato cattolico potrebbero, così, mettere a frutto le singole potenzialità e diventare veramente “un cuor solo ed un’anima sola” nel servizio ai fratelli.È per questo, in fondo, che Misericordie, Fratres e Caritas sono nate, tanti secoli fa la prima, più recentemente le altre due ed è per questo che sono chiamate a continuare nella loro missione con sempre più amore fraterno e la consapevolezza che la logica della gratuità che contraddistingue da sempre il loro operato è la stessa della Misericordia Divina. Che il convegno di Pieve abbia rappresentato, per tutti i partecipanti, la pietra miliare da cui partire per una concreta integrazione fra le tre importanti associazioni del volontariato cattolico, così profondamente radicate nel nostro territorio.

Orteip 2013

Nella foto il tavolo dei relatori del convegno, nello storico teatro G. Papini di Pieve S. Stefano.

LA “FRATRES” AL CONVEGNO SUL VOLONTARIATORibadita la necessità di un’azione comune tra le varie associazioni cattoliche

In viaggio con la “Fratres”LE ISOLE TREMITI, SAN GIOVANNI ROTONDO E POMPEI da Domenica 18 a Martedì 20 Agosto 2013

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI: Uffici della Misericordia (tel. 0575/789577), cellulari 3487722155 (Carlo), 3381484889 (Fabiano).

Sconti per i bambini ed i donatori attivi.T U T T I P O S S O N O P A R T E C I P A R E !!!

Un particolare invito ad iscritti e simpatizzanti

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...dal Gruppo Fratres

Grazie all’iniziativa del locale Gruppo “Fratres” Donatori di Sangue

È TORNATO AD ANGHIARI IL GRANDE PODISMO

Annetti re del “1° Trofeo Fratres Città di Anghiari”. Alessandro Annetti ha vinto la 1° edizione del Trofeo Fratres Città di Anghiari, bella corsa podistica che si

è disputata qualche domenica fa nel paese tiberino e che, per-fettamente organizzata dal locale Gruppo Donatori di Sangue “Fratres”, ha riportato ad Anghiari questo antico e popolare sport dopo venti anni di assenza. Il forte atleta di Palazzo del Pero ha offerto una formidabile prestazione ed ha dominato la scena nei 10,8 km di corsa precedendo Giuseppe Cardelli. L’affermazione del podista dell’Unione Polisportiva Policia-no è giunta al termine di una corsa molto emozionante che è andata ben oltre le attese della vigilia, per gli oltre centocin-quanta atleti che si sono presentati ai nastri di partenza, per la bellezza del percorso (misto strade bianche e asfaltate), per l’affascinante e difficile finale (salita ardua, passaggio nella strada che costeggia le mura antiche del borgo medioevale e arrivo nella centralissima Piazza Baldaccio), per il livello tecnico dei partecipanti e, infine, per il numeroso pubblico che ha fatto da cornice all’evento. Ad Emilio Leonardi, in-vece, è stato assegnato l’ambito trofeo Adriano Giorni, quale primo anghiarese classificato, dedicato alla memoria di un grande ed appassionato podista che, iscritto alla ex Società “Dorando Pietri”, ha portato in giro per il mondo il nome di Anghiari. Significativa la presenza delle categorie giovanili che hanno chiuso la mattinata di sport con oltre cinquanta piccoli atleti.

Un doveroso ringraziamento a tutti i volontari che con il loro fondamentale contributo hanno assicurato la buona riuscita della manifestazione.

Il Trofeo Fratres Città di Anghiari ha aperto la 15° Festa Estiva del Donatore, evento che come sempre pone l’attenzione su un tema di primo piano come la donazione del sangue. Bella la corsa, esigente il percorso, perfetta l’organizzazione, alto il livello della gara vinta dal bravissimo Annetti e splendido il paesaggio in cui gli atleti si sono dati battaglia.

Come abbiamo detto, Alessandro Annetti ha tagliato per primo il traguardo di piazza Baldaccio. Il podista dell’Unione Polisportiva Policiano ha coperto i 10,8 km di gara in 38’25” ad un passo da 3’31” a chilometro. Annetti si è imposto con 29” di margine sul compagno di squadra Giuseppe Cardelli (38’54”). Terza piazza, in 40’33”, a Luca Pennacchini (Atle-tica Avis Sansepolcro) 4°, in 40’48”, Alessandro Porazzini (Olympic Runners Lama) 5°, in 41’23”, Mauro Bigiarini (Atletica Avis Sansepolcro). Tredicesimo (in 42’35”) Emilio Leonardi (Atletica Avis Sansepolcro) che essendo stato il miglior anghiarese al traguardo ha vinto, come detto sopra, il trofeo “Adriano Giorni”.

Tra le donne la vittoria è andata a Paola Garinei. La podista di Città di Castello (tesserata con l’Atletica Avis Perugia) ha coperto i 10,8 km di gara in 44’03”, ad un passo da 4’04” circa a chilometro. Seconda piazza in 45’07” (a oltre 1’ di distanza dalla Garinei) Federica Poesini (Marathon Club Città di Castello) terza, in 46’31”, per Roberta Belardinelli (Olympic Runners Lama).

***Per approfondire i temi più importanti del 1° Trofeo Fratres

Città di Anghiari, per conoscere l’ordine d’arrivo completo della competizione (maschile, femminile, diviso per categorie) e per le interviste video realizzate in esclusiva, basta entrare su www.sportapp.it (link http://www.sportapp.it/all-sport/atle-tica-all-sport/annetti-re-del-trofeo-fratres-citta-di-anghiari/#.UdvdWTvWMQU).

Daniele Gigli

Nelle foto di Luigi Leonardi alcuni momenti della gara:1-Una delle tante squadre 2- Piccoli podisti scaldano i muscoli 3- Gli oltre 150 maratoneti al via da Piazza Baldaccio 4- Intervista al vincitore Annetti.

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Le Suore Agostiniane della Ripa informano

Acqua per CaramajaAnche in questi ultimi due mesi non sono mancate le inizia-tive che hanno contribuito a rompere la inevitabile mono-tonia del nostro pensionato. La primavera non ha decollato quest’anno, anzi sembra che l’inverno abbia chiesto l’ospi-talità per trascorrere l’estate. Nella nostra piccola comunità abbiamo cercato di far sentire il meno possibile il peso degli anni, dei malanni e dello stare chiuse in casa, conversando e pregando insieme e nel dare notizie belle e meno belle, spe-cialmente quelle che ci riguardano da vicino.L’ultima, in ordine di tempo, vale la pena farla conoscere alla comunità parrocchiale anche per esprimere la nostra grati-tudine a tante persone che hanno lavorato e collaborato per la realizzazione di una iniziativa in favore della missione di Caramaja in Mozambico.Un gruppo di amici di Anghiari, Arezzo, San Sepolcro e Città di Castello si ritrovano periodicamente per giocare al Burra-co e, nel dilettevole, realizzano l’utile perché il ricavato del gioco viene ogni volta offerto con uno scopo ben preciso.Il Torneo di Burraco questa volta è stato organizzato per la missione delle Suore Agostiniane e l’offerta è stata destinata per l’acquisto di una pompa a motore per fornire acqua alla popolazione di Caramaja, così si chiama il luogo dove ope-rano le suore.Alcuni cooperanti laici ogni anno passano le loro ferie in que-sta missione dove hanno installato diversi pannelli solari per avere la corrente elettrica almeno per qualche ora; avendo scoperto una sorgente di acqua dolce nel sottosuolo, hanno scavato un pozzo perché l’acqua è preziosa e bisogna essere in luoghi di missioni per apprezzarla. C’è stata chiesta una pompa a motore per poterla avere a portata di mano e non fare chilometri per arrivare al fiume. La via della provviden-za si è servita questa volta degli amici del Burraco.Si sono incontrati il 2 giugno nel chiostro della chiesa del Santuario del Carmine, che merita essere apprezzato per la sua bellezza, e nel rispetto del luogo sacro si è svolto il torneo. Il parroco Don Marco, consapevole dello scopo benefico, ne ha concesso l’uso con gioia, di questo gli siamo veramente grate. C’è stata la mobilitazione di tante persone che hanno variamente collaborato in maniera sorprendente e inaspetta-ta, si respirava un clima di festa e di gioia che contribuiva a cementare la scambievole amicizia e il desiderio di nuovi in-contri. Un grazie particolare lo si deve alla signora Loredana

Miserini, nostra dipen-dente in pensione, che è sempre pronta a pren-dere iniziative e a col-laborare con le Suore Agostiniane. Lei e tante altre persone amiche, fanno venire in mente ciò che ha detto il beato Pino Puglisi: “se ognu-no fa qualcosa allora si può fare molto.” Il bene che facciamo dà serenità all’anima, ci fa sentire meno soli, dona speranza e allontana l’ indifferenza che crea solitudine. Il tempo che passa fa venire le rughe nel volto, ma la speranza e l’ottimismo operativo allontanano il qualunquismo e ringio-vaniscono il cuore, e… se il cuore è giovane sei giovane anche tu. Vogliamo rinno-vare la nostra gratitudine a: Franca e Gasparino Vichi, Silvia e Franca Marini, Vilma Vichi, Graziella Bonarini, Marisa Ta-vernelli, Carla Brandinelli per aver reso possibile il Torneo di Burraco, le tante, tante persone di Anghiari, e i commercianti che in varie forme hanno offerto il loro contributo:Bar Baldaccio - Merceria Bianchi Alfiero - Arredamenti Bruschi Elisa - Tessitura Busatti - Abbigliamento Chieli Roberto - “Gioielli” Dini Barbara - Elettrocom Rossi Achil-le - L’impronta Edia Cungi - Ludo Fattoria il Faggeto Acquisti Leda - Macelleria Ganovelli - Milleidee Alessan-dro Magrini - Nicol Preziosi Piantini Nicoletta - Ottica Vi-sion Boni Alessandro - Pasta fresca Biturgia Sansepolcro - Pizzeria da “Scucco’s” - Pizzeria la Pineta - Pizzeria al Cantuccio - Puntocom Loredana Fabbriciani - Ristorante Nena - Tutto Boldrini Simona.Grazie a tutti!

Le Suore Agostiniane

3 maggio,festa della Misericordia

Si è svolta nella piazza dalle ore 21, in una serata dal clima realmente primaverile, con una cornice di pubblico notevole. Apprezzata l’iniziativa dei “giocolieri di fuoco”. L’estrazione della lotteria ha assegnato i premi donati gene-rosamente nei giorni precedenti da privati e da attività com-merciali anghiaresi. A loro, che elenchiamo volentieri, vanno i nostri più sentiti e calorosi ringraziamenti.

Sono: Fratelli Graziotti Snc, Del Pia Srl, Oreficeria Meazzini Paolo, Busatti Srl, allieve della Scuola di Ricamo Milleidee di Alessandro Magrini, Lisetta Inghirami, Elettro-comm di Rossi Achille Snc, Elena Merendelli, Milleidee di Alessandro Magrini, Bar Cocomerò di Landini Alessandro, Ristorante Ceppo Nero di Laurenti Marco, Ristorante Nena di Cappetti Sergio. A loro un grandissimo “grazie”.

L’estrazione della tombola ha avuto anche quest’anno come banditore l’amico Fabiano Acquisti, che con la sua voce quasi baritonale ha accompagnato alla vittoria, numero dopo numero, i due fortunati della cinquina e della tombola.

Per Fabiano l’ap-puntamento è rinno-vato per il 3 maggio prossimo. Grazie Fa-biano!

I fuochi pirotec-nici. Il suggestivo spettacolo di “giran-dole, botti e colori” ha chiuso la festa della Misericordia, nella splendida cornice delle nostre bellissime mura medie-vali.

Ringraziamo da queste righe tutti i presenti alla serata, in particolare coloro che, acquistando i biglietti della lotteria e le cartelle della tombola, hanno contribuito alle spese orga-nizzative dell’attività. Contabilmente il tutto si è chiuso in “sostanziale pareggio”, e per noi ciò è già un “successone”. Al prossimo “3 maggio”!

Nella foto di Luca Becattini una affascinante veduta di Anghiari e dei fuochi che hanno concluso le feste del Crocefisso.

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Seconda lettera ad un amico immaginario“Anghiari e dintorni”: Lettere a un amico

Trascrizione di Agostino Nannicini

Mio caro Amico*,

si racconta che il famoso filologo Salvini invitato una tal volta a pranzo in una casa signorile, con altre onorevoli persone, prima di mettersi a tavola, si recò al comodo per soddisfare un suo piccolo bisogno. I convi-tati erano tutti riuniti nella sala da pranzo e la minestra già fumava sopra la tavola. Era passato un buon quar-to d’ora e il Salvini non compariva, ma nessuno osava mettersi a sedere per rispetto a quell’uomo dottissimo. L’appetito però stuzzicato dalla vista d’una tavola ap-parecchiata faceva dire a qualcuno o meno educato o più affamato: E il Salvini che fa che non viene? E il padrone di casa per scusarlo: Non poteva mandare altri in sua vece: ha detto però che tornava subito.

Passarono altri 10 minuti che parvero dieci secoli ed il Salvini non si vedeva. Allora l’impazienza si fece ge-nerale e si sentirono a mezza bocca lamenti. Il brodo si rassega! Non è educazione farsi aspettar così. Potrem-mo aspettarlo mangiando! Qualcuno però più discreto: «Che gli sia venuto male? Chi sa! Entrato in questo sospetto il padrone si mosse e andò a picchiare alla bussola dello stan-zino: ma di dentro non veniva risposta. Allora si fece franco e aprì addirittura e vide con sorpresa il Salvini tutto intento a contemplare il cariello di legno che teneva in mano come fosse un mazzo di fiori!

Che vi sentite male? No! Dunque perché vi fate aspettar tanto? L’ho trovata finalmente l’etimologia di cariello: ve-dete come marcisce poco a poco il legno di sotto? È quasi una carie che lo corrode lentamente. Sì, sì, l’etimologia di Cariello non può essere altro che caries! Dite benissimo ma spicciatevi a venire a desinare che siete aspettato!... intanto che il Salvini si lavava le mani, il padrone tornò nella sala e col racconto di questa scena vide rasserenarsi le fronti dei commensali già rannuvolati dall’uggia dell’aspettare.

Tu naturalmente mi domanderai dove voglio andare a parare con questo racconto, e io ti risponderò francamente che il Salvini fu più fortunato di me nel trovare l’etimologia che cercava. Son tanti giorni che io cerco d’indovinare da che tragga l’origine il nome d’Anghiari, e dopo tanto ponzare ne so men di prima. D’altra parte vedo che sarebbe giusto poiché ti trovi già in Anghiari; mi dici d’esser contento e mi stimoli a mandarti le notizie promesse, il cominciare dalla significazione di questo vocabolo per scender poi a parlarti delle origini del paese. M’accorgo però che è tempo perso specialmente dopo che i cronisti del luogo e altri di Toscana e d’Italia ci hanno almanaccato sopra inutilmente. Al più potrò riferirti vari pareri di certi antiquari, che se ti parranno stram-palati serviranno se non altro per tenerti allegro.

Biondo Flavio da Forlì nella sua Italia Illustrata sostiene che Anghiari viene da Anglia, perché, secondo lui, la fabbri-cò un tal Giovanni Acuto Inglese nel 1368. Difatti Anglia e Anghiari hanno precisamente le prime tre lettere uguali. Non ti par ragionevole?!

Paolo Morigrà Milanese poi vuole che derivi da Anghier città della Loira in Francia, donde erano quei Galli che si af-frettaron a battere il tacco con Messer Brenno loro generale; all’apparire d’un certo Camillo, verificatore capo dei Pesi e Misure presso il Ministero delle Finanze, in Roma. Dice Mo-rigia che trottarono sempre sull’argine del Tevere e che giunti verso la sorgente, trovandosi stracchi fecero alto, rizzarono delle baracche, e poi fabbricarono Anghiari. Può essere di sì come di no: io non ci voglio metter nulla di mio, bensì gli Anghiaresi ci tengono molto a credersi discendenti da quel

bindolo prepotente di Francese.Girolamo Canini Anghiarese, Professor di Lingue orien-

tali all’Università di Padova, trovò nella lingua Araba la pa-rola Angiara che significa ortica; e supponendo che dove fu fabbricato Anghiari ci fosse un’orticaia, fece da questa glo-riosa origine derivarne il nome. Io direi ch’egli volesse fare sfoggio della sua perizia linguistica non già d’amor patrio; quindi da buon patriota io respingo tale etimologia.

Uno scrittore, del quale non ricordo il Casato, pretende che fosse Anglerio figlio di Aleramo Re dei Longobardi che si scomodasse dal suo paese per venire a mettere a questo il suo riverito nome.

Anche un altro Anghiarese, Matteo Chieli, scrittore di memorie, volle dire la sua. Considerando che il Tevere an-ticamente rasentava col suo corso la collina di Anghiari e che nel suo passaggio lasciò per ricordo larghi depositi di ghiaia, o ghiara ti spiattella questa etimologia e te la dà per indubitata. Egli si chiamò il Sudicio Rinverdito. Da tal so-prannome semiaccademico, sotto il quale comunemente vien conosciuto, come per Labindo il Fantoni, è lecito argomenta-re che l’Arcadia di quei tempi lo volesse rimeritare della sua scoperta con questo glorioso appellativo dovuto forse dalla lindura del suo vestire.

Felice Ciatti, Storico Perugino, non si chiama soddisfatto di simili spiegazioni e crede fermamente che nell’anno 2259 dalla creazione del Mondo, Ercole Libico e Anglo, suo com-pagno, venissero di Spagna; l’uno per fabbricare Monterchi (Mons Herculis) l’altro per fondare Anghiari. E così prende due colombe ad una fava.

Francesco Taglieschi, padre dell’Annalista, è più argu-to di tutti e dice che Giano, alias Noè, nell’anno 108 dopo il diluvio, passando per quelle contrade (forse per vedere il danno che aveva fatto la piena) fabbricò quivi un altare che fu chiamato perciò Jani Ara. Da Jani Ara ad Anghiari è bre-ve il passo! Anzi per corroborare il suo asserto soggiunge: il fiume che a ponente lambe la collina sulla quale giace il paese, si chiamò appunto Sovara, perché scorreva Sub-Ara. Se questo spiritoso scrittore vivesse ai tempi nostri potrebbe legittimamente aspirare a un posto di collaboratore d’un gior-nale serio, e forse anche della Gazzetta Ufficiale.

Il figlio, però, Lorenzo l’Annalista, è più positivo: dice che il Castello, essendo di forma angolare, fu chiamato An-gularium o Castrum Angulare. E può anche essere. Vuole inoltre che Druso Angulario, spedito nell’anno 71 dell’Era

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pag. IIvolgare contro i Persiani da Galba Imperatore fosse d’An-ghiari. E questo pure può essere, ma io non sono obbligato a crederlo, finché non lo provi un po’ meglio.

Da queste citazioni tu vedi che intorno al grave problema si sono arrabattati i migliori ingegni, e che quindi non è cosa da pigliare a gabbo. Ti esorto perciò, quando non ti garbi nessuna di queste etimologie, di mettere a prova il tuo sapere filologico ed archeologico, e se ti riesce di trovarne una più bella, ti prometto di parlarne al Sindaco mio amico, perché proponga alla Giunta di coniarti una medaglia coll’epigrafe Benemerito!

Da tal soverchio almanaccare degli etimologisti potrai fa-cilmente arguire che se è difficile trovar di quel paese la fede di Battesimo, non è più facile aver l’attestato di nascita. Caro mio, si tratta di pescare nel buio e chi voglia fissar l’epo-ca precisa della edificazione di quel Castello va a rischio di prendere un granchio a secco. Come ti puoi immaginare, io non penso a mille miglia ad ammettere che Giano, o Noè ne fosse l’architetto, ritengo però che la prima origine risalga a tempo assai remoto. Quando si ricorre alle favole per far la genesi d’un paese, tieni per certo che non debba essere stato fabbricato di ieri. In questa opinione confermano due vecchie lapidi, di cui lascio a te la vera interpretazione, limitandomi a dirti che furono trovate nello scavare le fondamenta della Chiesa di S. Stefano, e che per conservarle una fu murata nel-la parete del Campanile, l’altra destinata per pila dell’acqua santa nella chiesa stessa. Per me che non m’intendo un’acca di archeologia, son due rebus belli e buoni: per te, amante di tal sorta d’indovinelli, saranno due cose ghiottissime. Credo bensì che quella del Campanile vorrà riuscire indigesta anche a te, essendo spezzata e non presentando che queste poche parole:

LIBEROL. CASCARPI

Se ne raccapezzerai il senso, tu sei bravo!L’altra, poi, che è intera, ti sarà agevole decifrarla. Eccola, te la riproduco qui:

DIIS. MANIBL. CORPENNIA. F. POMSABINI. SEVIRPOL

Mi pare che ai lati di quest’urna marmorea vi sieno scol-piti un vaso ed una patena/patera; ma con tutto ciò, quel-l’iscrizione non la so masticare. Dico, così per dire, che que-ste memorie trovate lì presso al paese, mi fanno credere che al tempo del Gentilesimo vi fossero in quel luogo marmisti, epigrafai e gente devota a Bacco e agli Dei Mani. Aggiun-gerò di più, che presso la Sovara, quando io ero ragazzo, fu trovato in un campo del Duca S. Clemente un bel pezzo di mosaico che vien custodito e può vedersi tuttora. Dopo che ho visitato gli scavi di Pompei, mi sembra che tra i mosaici Pompeiani e questo del Duca non passi grande differenza. Tu lo vedrai, io frattanto non voglio prevenire il giudizio che ne farai dopo un’oculata ispezione. Piuttosto ti riferirò un brano del Taglieschi, che tengo registrato fra i miei appunti. Te lo riporto colle stesse parole, perché mi pare scritto con un certo bel garbo.

«Le medaglie, le statue di bronzo che spesso si trovano per la campagna dànno manifesto segno dell’antichità d’An-ghiari, e di questa sorte idoletti che dai gentili si chiamano Dii Lares, vel Dii Penates se ne veggono molte in Anghiari, stati ritrovati nelle rovine degli antichi edifizi e lungo i fiumi et io ne conservo uno in casa dell’altezza di un palmo che

tiene una tazza in mano. Aggiungasi la frequenza delle urne e di pietra e di terracotta con lettere etrusche e piene di cenere e di queste l’anno 1560 nel contado d’Anghiari, per testimonio del Magi se ne scoperse una da certi villani nella quale erano mattoni lunghi un braccio, larghi un piede e grossi quattro dita, due dei quali veggonsi fino ad oggi nella piazza d’An-ghiari, avanti la casa di Margutte.»

Nel sentire come sia facile trovare scavando questi mo-numenti d’antichità, forse ti può venire in capo che si sia pensato dagli Anghiaresi di fare una raccolta qualunque. Oh! Tu ci avresti dato proprio vicino!... Ti dico io che neanche per sogno passò quest’idea nella mente dei miei bisnonni. Se poi vuoi sapere qual conto si faccia dai miei contemporanei di tali oggetti, ti dirò questo fatto e basti. Una persona, che non voglio nominare, trovò nientemeno un elmo d’acciaio finissimamente lavorato. Volendone far qualcosa, lo bucò negli orecchi, vi adattò un manico di reggetta e lo calò nel pozzo. D’allora in poi ha cambiato nome e non si chiama più elmo, ma secchia per l’acqua. Riccardo Colden, visitan-do Roma e i suoi monumenti, disse a Massimo d’Azeglio che lo accompagnava: «Ecco la città più inutile del Mondo!» Questo famoso chincagliere Inglese probabilmente è morto senza aver saputo che presso Anghiari vi era un seguace delle sue dottrine utilitarie, il quale sarebbe tomo da disfare senza scrupolo il Pantheon d’Agrippa per fabbricar con quei sassi la stalla per il ciuco.

Un altro indizio di antichità gentilesca lo fornisce lo stes-so Cronista Taglieschi che all’anno 1612 registra la seguente memoria:

«Di questo tempo fu gettata a terra, con permissione mol-to dannabile la Porta degli Auspici che minacciava rovina, la quale era del primo cinto delle mura del Castello e stava con-giunta alle case di Maurizio Magi e di Messer Antonio Giusti in capo alla piaggia; e ciò permisero i Priori di Comunità per tor via le spese che del continuo si facevano per mantenere detta porta tutta coperta di pietre quadrate...

«...e tal devastazione fu dannata anche dal Granduca Co-simo II che il 27 settembre, di detto anno fu in visita ad An-ghiari.»

Sua Altezza Serenissima fece bene a rimproverare a quei tangheri di Priori il loro Vandalismo; ma avrebbe fatto anche meglio se li avesse obbligati a collocare un rigo di memoria sul luogo della demolizione.

Basta per oggi, perché non ti voglio seccare con una lette-ra che paia un panegirico. Mantienti di buon umore e credimi totis medullisIl TuoV.D.C.29 agosto 1868

* Questa è la seconda lettera (la prima è stata pubblicata nel num. 3 del 2002) scritta dal nostro concittadino don Vittorio Del Corona (e trascritte da Agostino Nannicini, infaticabile ricercatore di storia anghiarese) ad un immaginario amico per descrivere Anghiari.Questa volta l’autore parte da uno spunto occasionale per elencare le tesi sul nome di Anghiari. Offre inoltre la trascrizione di due im-portanti lapidi (ne abbiamo parlato altre volte) che ora si trovano presso il Museo Taglieschi la prima e presso il Museo della Batta-glia la seconda. Red

Il dipinto della pagina precedente, che raffigura Anghiari, è di Leo-ne Bruschi: lo ha realizzato il 26 febbraio del 1984.

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pag. III

Caro, vecchio scaldinodi Valentino Minocchi, storico della ceramica

Fin dai più remoti tempi, la cultu-ra fittile ha consentito all’uomo di elaborare manufatti ceramici

per le esigenze, le più svariate, della sua vita quotidiana, fra i quali si rive-lano indispensabili i contenitori d’ac-qua o di derrate alimentari; ma accanto ad essi troviamo anche manufatti più ‘personali’ e maneggevoli benché più fragili come il vecchio scaldino.

Si tratta di contenitori realizzati con argilla modellata e cotta, più o meno diffusi in tutti centri di fabbricazione ceramica ma con le caratteristiche ti-piche di ciascun ambito manifatturie-ro: come quelli siti fra la Valtiberina e la Valdichiana la cui principale evo-luzione avverrà nel corso del XVIII e del XX secolo.

Nell’Alta Valle del Tevere, An-ghiari emerge infatti, a partire dal-la metà del Settecento, come centro manifatturiero in cui prosperano nu-merose botteghe di vasai di una certa rinomanza: artefici di una specifica produzione fittile costituita da manu-fatti ricoperti da una vetrina di colore bruno [ill. 1], realizzata con il man-ganese contenuto nei rinomati ‘sassi neri’ che già dal XVI secolo erano assiduamente ricercati nelle colline toscane di questa vallata.

In seguito, sullo scorcio del XVIII secolo, anche in Valdichiana si verifi-ca uno sviluppo industriale della pro-duzione fittile con la prestigiosa ma-nifattura attivata dalla famiglia Venuti a Catrosse di Cortona; mentre, dalla metà dell’Ottocento, sarà la volta del-le intraprendenti botteghe ceramiche di Monte San Savino che con la loro attività contribuiranno con successo ad incrementare ed esportare questa vetusta attività produttiva, gloria e

vanto del territorio aretino. Tuttavia, sarà solo con l’arrivo del Novecento che, ad opera del ceramista savinese Zulimo Aretini, si manifesterà un esuberante sviluppo artistico del settore fittile - al Monte e nel resto del comprensorio provin-ciale - i cui prodotti giungeranno ad essere esportati in lungo e in largo nella Penisola nonché all’estero [ill. 2]. La cultura artigianale savinese è infatti ormai evoluta definitivamente in senso artistico con un prepotente sviluppo delle locali bot-teghe artigiane che perpetueranno con successo questa pecu-liarità manifatturiera savinese, contribuendo così ad attirare anche le giovani leve che, uscite dalle vetuste botteghe dei tornianti anghiaresi, in patria erano ormai costretti ad essere inerti testimoni dell’irreversibile declino economico di que-sto genere manifatturiero all’inizio del Novecento.

Ed è in questo contesto che, a seguito dell’arrivo di alcuni

artefici anghiaresi al Monte, si verifica un fecondo innesto – in forme e tipologie dei manufatti - della cultura artigianale valtiberina sulla cultura ceramologica della Valdichiana, ac-compagnato da un nuovo sviluppo artistico delle produzioni fittili tra le quali emerge, in particolare, un repentino aggior-namento estetico di un manufatto tipico della cultura popo-lare: il caro, vecchio scaldino. Lo scaldino risulta ora sempre più elaborato ed impreziosito con ricche decorazioni policro-me a rilievo, su cui si aprono le parti traforate che sembrano emulare le più ricercate trine e merletti prodotte dal tombolo valtiberino. Tale rinnovamento stilistico denota una inequi-vocabile perizia tecnico-manifatturiera messa al servizio di manufatti che appaiono ormai concepiti con speciale ricer-catezza e con un fine senso dell’arte [ill. 3]. E all’indomani delle migliorate condizioni economiche registratesi nel se-condo dopoguerra si afferma in ambito locale un interessante fenomeno popolare di costume che porta spesso alla scelta di questo manufatto come oggetto regalo da scambiarsi non più solo per mitigare le rigide temperature invernali ma anche come pegno di affetto o rispettoso omaggio da custodire con amorevole cura per la sua ricercata bellezza nonché per la sua preziosa fragilità.

Didascalie illustrazioni, dall’alto in basso:1. Scaldino, metà XIX sec, (proprietà privata).2. Zulimo Aretini, Scaldino ornato a traforo e rilievo (da

CIMA 1929).3. Cavallotti Luconi, Scaldino con decorazione vegetale e

floreale a traforo e rilievo (proprietà privata).

Bibliografia essenzialeCIMA, I “Graffiti originali” della Società Anonima Majoli-

che Zulimo Aretini (a cura di), Perugia, 1929;V. MINOCCHI, Mostra della ceramica. Radici antiche e

Omaggio al moderno Monte San Savino 2003 (a cura di), Catalogo della Mostra Monte San Savino, Cassero 7-22 giugno 2003, Città di Castello, 2003;

V. MINOCCHI, I Cocci d’Anghiari. Vasai e ceramisti an-ghiaresi tra Otto e Novecento (a cura di), Catalogo della Mostra Anghiari, Palazzo del Marzocco, 28 maggio-25 settembre 2005, Anghiari-Città di Castello, 2005;

MINOCCHI, Zulimo Aretini Ceramista di Monte San Savi-no, Città di Castello, 2010;

A. MOORE VALERI, Catrosse a Cortona. Una manifattura di terraglie e maioliche in Toscana (1796-1910), Firenze, 2011;

V. MINOCCHI, La ceramica postmedievale dell’Alta Valle del Tevere. Fonti d’archivio e bibliografiche, in La Ce-ramica nel Seicento tra Lazio, Umbria e Toscana, Atti del Convegno, Civita di Bagnoregio, 19 maggio 2012, in corso di stampa.

Nella foto a destra i “sassi neri” delle nostre colline, che una volta venivano raccolti ed usati per dare il caratteristico colore alla produzione dei vasai di Anghiari.

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pag IV

Don NiloIl ricordo di Alfonso Sassolini

Nilo Conti, figlio di Luigi ragioniere- segretario dell’al-lora Cassa Rurale, che i vecchi chiamavano “Comi-zio”, nacque nell’anno di grazia 1908: annata buona!

Anche mio padre, sant’uomo vessato dai suoi otto diavolacci di figlioli, era nato in quell’anno. Il fratello di Luigi Conti, mons. Don Giuseppe, fine letterato e poeta, fu proposto di Anghiari per lunghi anni agli albori del Novecento, quasi a preparare la via al nipote Nilo che il sacerdozio portava quin-di iscritto nel DNA. Se non avesse fatto il prete, forse don Nilo avrebbe potuto essere un illuminato professore di lettere o di storia dell’arte: le cose belle, come diceva lui!Diventato parroco di Anghiari (nel ‘35) subito il nostro si dette da fare per la sua Propositura rifacendo gli altari late-rali ed il tetto vetusto: Infatti, i miei genitori sposi nel ‘36, dovettero convolare a nozze in S. Agostino essendo inagibile la chiesa-madre.Don Nilo stava in quel suo studiolo, foderato di antiche filze e libroni, come una rondine nel nido: a suo agio ma pronto a spiccare il volo al primo richiamo. Era un uomo di cultura, amante dell’arte come don Vittorio lo fu della musica, ad al-tissimi livelli, ma era anche un pescatore di uomini, qualità rara fra gli studiosi: e scarpinava per Anghiari con quel suo passetto corto e rapido che pareva che volasse sfiorando il terreno.Per i malati era un sollievo, un habituè dell’ospedale, un conforto per i morenti che, come allora si usava, venivano accompagnati dalle preghiere del prete fino al trapasso. Era anche un emissario della Divina Provvidenza validamente coadiuvato da mio nonno Livio Busatti, filantropo e tale-bano cristiano. (Don Nilo lo chiamava il “ ragioniere della Provvidenza” per l’attenzione che poneva nel dosare l’aiuto secondo il bisogno.)Quante volte, mi racconta don Bruno, il proposto sgattaio-lava non visto verso la casa di un povero con il pane della Carità ed il miracolo del suo sorriso! Amava Dio, al quale, diceva, bisogna chiedere aiuto con vigore, prendendolo di petto; amava gli uomini anche quando non li capiva del tutto, amava da innamorato il Crocifisso e le tradizioni del paese.Ormai i suoi meriti verso il Paese sono storia: quando il mag-giore tedesco Von Gablenz fu catturato dai partigiani ed i suoi commilitoni minacciavano Anghiari di distruzione, don Nilo si offrì come intermediario rischiando di esser messo al muro; lo conosciamo anche come inventore del Museo, nostro vanto, come sostenitore della scuola d’Arte, come risanatore della chiesa bizantina di Santo Stefano. Ma don Nilo era soprattutto un prete, un pronto soccorso per le anime in crisi, un confessore partecipe, mai frettoloso e banale, un balsamo per le nostre piaghe spirituali, un faro per i nostri dubbi ed incertezze di Fede: queste ultime lo spingevano a risucchiarti in quel suo studiolo, se appena trovava il modo, per una confessione più libera ed intima ed allora era difficile resistere a quel suo pacato ma stringente argomentare.Non ostentava la sua cultura, che era però tanto robusta da consentirgli di poter parlare chiaro e semplice. Chissà quan-ti libri avevano bevuto quei suoi occhi strizzati, da miope, sempre sorridenti. Era un parlatore diretto ed immediato: del resto, accanto all’altare sedeva sempre, oltre alla mamma, la sorella Agnese, la dolce intelligente Agnese, sempre parte-cipe alle liturgie del fratello e, all’occorrenza, il suo censore più critico. Troppo presto deceduta.Com’è noto, nel ‘49 la Chiesa assunse una posizione di netta condanna del Comunismo e stabilì regole severe per l’am-missione ai Sacramenti degli attivisti e sostenitori dichiarati del partito. Nella rossa Toscana, un prete di paese che cono-

sceva di che lana si vestiva ogni pecorella, doveva forzosa-mente mediare fra il rigore canonico e le attese dei fedeli; don Nilo parlò semplice e chiaro determinando i confini ma lasciò sempre aperta la porta di chiesa e, credo, anche quella del Tabernacolo. Ricordo un solo funerale laico, senza prete.Forse la parte politica avversa avrebbe gradito dal proposto una condanna più tinta d’inferno, per ragioni elettorali.Stesso comportamento tenne don Nilo nei confronti di quel-li che si trovavano a convivere: ricordo due vedovi che si erano messi insieme senza sposarsi per salvaguardare le re-lative pensioni dei coniugi defunti; venivano additati al pub-blico ludibrio come concubini, ma don Nilo, che sappia io, si astenne dal mandarli al rogo. Di questa sua qualità, di attenuare e di togliere qualche am-pere ai fulmini ecclesiastici, ne ho tratto beneficio anch’io. Per esempio: io e mio fratello Livio facemmo la prima santa Comunione il 16 settembre 1945, in una situazione spirituale di mistico rapimento. Alla domenica successiva, mi preci-pitai in chiesa per assaporare ancora quell’estasi ma, senza accorgermene, avevo mangiato un grosso succoso chicco d’uva e, dovendo a quei tempi esser digiuni da mezzanotte per accostarsi al Santissimo, ero fuori regola: piansi a dirot-to amaramente, ma il Proposto, debitamente informato, mi rassicurò dicendo che al Signore bastava il mio dolore e così ebbi il desiderato Panem Angelicum.All’occorrenza ed a fin di bene, don Nilo poteva forse ela-borare qualche innocente bugia: lo fece per Foscolo Matassi, ultimo erede di una grande famiglia di armaioli anghiaresi. Se ne parlo, è perché è stato il braccio destro di don Nilo: intanto, insieme a “Carlo matto” faceva delle torce “trecen-tesche” per le processioni a base di pece greca ed altri miste-riosi ingredienti che nemmeno uno tsunami avrebbe potuto spengere; fu camerlengo delle Pie Società della Madonna di Loreto e del Crocifisso, per il quale raccoglieva le offerte (e, guarda caso, è morto proprio per le sue feste di Maggio!). È entrato in casa nostra come amico del nonno e uomo di fidu-cia e c’è morto dopo sessantaquattro anni, rispettato come un vecchio zio brontolone. Capita che, dopo diversi attacchi di edema polmonare, gliene arriva uno devastante, e stavolta appare senza scampo: prontamente arriva don Nilo e men-tre si prepara a somministrargli l’Estrema Unzione (allora si chiamava così, tanto per esser chiari!). Foscolo, inopinata-mente riapre gli occhi; anzi, vedendosi il prete a capo del letto, cosa che allora significava “arrivederci in Paradiso” li sbarra del tutto. Ma don Nilo, con una piroetta dialettica riu-scì a convincerlo che si trovava lì per caso, essendo venuto per ammirare un certo Crocifisso di avorio che Foscolo, in

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pag Veffetti, possedeva.Don Nilo non era certo un tipo sportivo, ma si era preso come cappellano don Otello Branchi, un tipo da sergente dei mari-nes che sapeva battere un rigore meglio di Pirlo e conteneva la marmaglia rappresentata dal sottoscritto e consimili ceffi da galera, con un menù di giaculatorie e scapaccioni.Per incanalare la nostra fascistica aggressività (eravamo sta-ti tutti Figli della Lupa!) don Nilo ci armò di alpenstock e vestiti da soldatini, noi boy scout aprivamo le processioni gloriosamente.A proposito di processioni: in un lontano pomeriggio di festa del Corpus Domini, io e altri quattro o cinque bischerelli, di quindici anni o giù di lì, sostavamo sotto la casa del dottor Plini, appoggiati al muretto caldo. Arriva la processione: pas-sano i lanternoni, passano gli stendardi, passa la banda, ma non passa il grande baldacchino dorato sostenuto da sei pali e sei uomini sotto al quale procede l’ostensorio nelle mani di don Sandro Bartolomei. Non passa, perché don Nilo che lo precede di qualche metro, in cotta, alza al cielo le mani: fermi tutti! Fermi i preti, una ventina, ferma e zittita la banda, ma per nulla zittite le “pie donne” che sbirciano di traverso noi ragazzi rossi di bragia.E, dopo un attimo di silenzio che chiede attenzione, si leva squillante la voce di don Nilo: “Se, dice, i ragazzi delle fa-miglie considerate più vicine alla Chiesa mi stanno così (e mise ostentatamente le braccia conserte) io, povero prete, che debbo fare?”Per lunghi interminabili minuti tutto il popolo, compresi gli innocenti appena santificati dalla Prima Santa Comunione, sfilò davanti a noi lentamente commiserandoci e sghignaz-zando.A sera don Nilo mi mandò a chiamare e, nell’intimità del suo studiolo, tanto si dimostrò dispiaciuto che toccò a me confortarlo ed “ assolverlo” (Il tuo bastone e la tua verga mi danno sicurezza!).Poi, ormai gravemente malato, si rammaricava di non poter più servire Dio ed il suo popolo come avrebbe voluto. Una notte la mamma mi chiamò a Firenze e mi dette la notizia del suo trapasso: erano le dieci di sera e pioveva a dirotto

ma saltai in macchina e venni da lui. Lo trovai rivestito della sua pianeta più bella e così, morto, era più prete che mai, più maestro ed amico di sempre.Lo lasciai al mattino seguente, ascetico, freddo, ormai lonta-no. Grazie don Nilo!

Nell’altra pagina don Nilo mentre celebra il matrimonio di Graziel-la Martini e Tommaso Rossi presso il Santuario della Verna. Era il 20 agosto 1962 e si possono riconoscere, oltre agli sposi e a don Nilo, Gastone Bozzini e don Giulio Berini.Qui sotto, don Nilo al Convento dei Cappuccini di Sansepolcro in occasione di una celebrazione liturgica.

Una lettera dalla Romagna ricordando don Nilo e AnghiariM. Rev.do Don Marco Salvi,

ricordo con ammirazione la figura del nostro pastore Don Nilo Conti, per la sua fede, bontà e generosità... e ancora lo ringrazio per ciò che ci ha insegnato!Ricevo volentieri il bollettino parrocchiale e ricordo ancora alcune persone dabbene vissute con me durante la giovinez-za. Mi sta un po’ dettando mio marito, che a causa di una meningite batterica, è rimasto cieco otto anni fa.I miei genitori, zii e cugini di Turicchi, sono sepolti nel cimi-tero di San Leo, mio fratello Domenico riposa in un piccolo cimitero nei pressi di Spoleto dove s’era trasferito. Con il pensiero e con la preghiera torno giornalmente ai miei cimi-teri e alle persone care di Anghiari, alcune ancora viventi.Seguo con piacere i molti lavori che portate a termine nelle varie parrocchie e me ne compiaccio. Leggo gli articoli an-che più di una volta, illudendomi di essere ancora “tra voi”! Sono avanti con gli anni... 81..., non so se mi sarà possibile conoscerla personalmente e un giorno ritornare alla “Propo-situra” almeno per assistere ad una S. Messa!La saluto cordialmente e Le sono riconoscente per il ferven-te apostolato a favore del mio paese d’origine che porto nel cuore con una certa nostalgia!

Dev.maMilena Testa Prati

Forlì, 25 giugno 2013

La lapide per ricordare don Nilo

Nel numero scor-so vi abbiamo infor-mato sulla benedi-zione della lapide di don Nilo. La com-memorazione è sta-ta tenuta da sorella Giovanna Negrotto il 5 maggio scorso, quarantesimo anni-versario dalla morte, che ha ricordato i tanti incontri e i mo-menti di confronto per importanti scelte di vita con l’indi-menticato proposto.

La lapide ora è collocata sopra la tomba di don Nilo e si trova nella cappella del Sacro Cuore in Propositura. A realiz-zarla ci ha pensato Mirko Pernici, che ha provveduto con pe-rizia a trasferire il testo elaborato nel marmo. Tutto il lavoro è stato fatto senza nulla pretendere, come contributo personale per la parrocchia della Ditta Pernici S.r.l. a cui va il nostro rin-graziamento. Potete vedere l’opera che è scritta in latino.

Qui sopra, invece, abbiamo messo la versione in italiano per una più facile comprensione del bel testo elaborato.

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pag VIConsiderazioni sopra l’articolo di ft sulla nostra vallata

Aspetti del presente di Flavio Mercati

Ho letto l’artico-lo “Tuteliamo il nostro bel

paesaggio” nell’Ora-torio N° 2 APRILE-MAGGIO 2013 e avrei da esprimere delle ve-dute, su alcuni punti, diverse da alcune di quelle apparse nell’ar-ticolo in questione.

Cominciamo da quasi l’inizio dell’arti-colo stesso in cui si af-ferma: “Guardate come è ridotto il paesaggio della valle d’Anghia-ri verso Sansepolcro: dove un giorno osser-vavi i campi ben col-tivati divisi da fossati, ricchi di vegetazione e alberature, oggi osservi un deserto”. Mi sembra che ci si riferisca, se non erro, alla zona dove una venticin-quina d’anni fa è stata realizzata la riforma fondiaria. Io, da diversi anni, molto spesso, nella tarda primavera, in estate e nel periodo iniziale dell’autunno, fino a quando il tempo permette di andare in “calzon corti”, sono solito fare una gi-rata in bicicletta, di un’ora o un’ora e mezza circa, per le strade di campagna della zona dove è stata fatta tale riforma e non vedo assolutamente alcun deserto.

Se per deserto s’intende una vasta superficie terrestre, sabbiosa o ghiaiosa, priva di vegetazione, io non vedo asso-lutamente zone desertiche, anzi vedo estese coltivazioni di grano, tabacco, girasoli, granoturco, carciofi, zafferano, ecc. Vedo anche, fra l’altro, mastodontiche mietitrebbie che, in mezza giornata, fanno delle operazioni, mietere e battere il grano, che in un podere, fino a un tempo non molto lontano, anni ‘50 del secondo dopoguerra del secolo scorso, richiede-vano, a volte, anche più di un mese di tempo, e di tanto duro lavoro.

C’era da mietere con le falcine, legare le manne, fare i covoni, poi portare, dopo un certo tempo, il grano nelle aie caricando le manne coi forconi sui carri trainati dai buoi e poi scaricarle sull’aia; poi ripartire per un altro viaggio e così via, e poi finalmente battere con la trebbiatrice e fare il pagliaio. Nell’ultimo periodo in cui avveniva questo, c’erano anche già le falciatrici, che dovevano essere trainate dai buoi e che potevano alleviare in parte il lavoro, ma pochi le avevano.

Questa accelerazione delle operazioni agricole è do-vuta logicamente all’avvento di nuove macchine agricole, ma nella zona dove è stata realizzata la riforma fondiaria, è ancora più marcata. Riforma tanto desiderata e tanto at-tesa dagli operatori agricoli, proprietari terrieri ed esperti in agricoltura. Prima i poderi, spesso, erano divisi in tanti campi, campetti, campini, campielli, a volte molto distanti fra di loro, ora riuniti, con la riforma, in pochi grandi appez-zamenti, eliminando viti ed oppi (aceri) che le sostenevano e la miriade di fossi.

Questi grandi appezzamenti hanno snellito e velocizzato il lavoro dei moderni mezzi agricoli. Ritornando all’esempio della mietitrebbia, ve la immaginate a mietere in un vecchio campo, circondato da oppi e viti, peggio ancora se piccolo! Quanti problemi! Quante manovre e giravolte avrebbe do-vuto fare! E nel tempo impiegato nel mietere questo campo, ne avrebbe mietuti due o tre uguali riuniti assieme e senza piante. Lo stesso potrebbe succedere con altre attrezzature di una certa stazza.

L’eliminazione dei tanti fossi e greppi ha poi consentito l’aumento della superficie coltivabile. Al posto dei fossi sono stati introdotti pochi lunghi fossati per separare un appezza-mento dall’altro e consentire lo scolo delle acque dai terreni, o per delimitare le strade, fossati che, alla fin fine, fanno de-fluire le loro acque nella Reglia o in un canale proveniente da essa. L’eliminazione dei tanti campi ha poi eliminato an-che i tempi morti dell’andare e venire da un campo all’altro. Infine, l’aver fatto questa riforma, ha consentito anche la realizzazione del moderno, razionale, semplice ed importan-te impianto di irrigazione della zona, collegato alla diga di Montedoglio.

Più giù nell’articolo si parla anche di “pianura senza albe-rature e senza più una siepe”. Ciò è vero solo in parte. Sono rimaste quasi tutte le ragnaie (alberi e arbusti di varie specie) lungo i ruscelli, detti in gergo “rioli”, che scendono dalle val-li ad ovest e che confluiscono nella Reglia, sono rimasti i querceti, i pioppi, qualche pioppo o quercia o querciolo spar-si qua e là per la campagna, è rimasto anche qualche filare di viti con gli oppi. Inoltre, lungo quasi tutte le vecchie strade risistemate e quelle nuove, sono state messe a dimora piante arbustive, di varie specie, e piante di medio e alto fusto come ciliegi, pioppi, acacie, gelsi, noci, ecc. Alcune piante sono scomparse, non so perché, ma quelle rimaste offrono, in cer-te zone, una bella veduta d’assieme, e i ciliegi a primavera sono rosseggianti di frutti che servono come alimento per gli

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pag. VIIuccelli. Sono rimaste anche delle siepi. Siepi di rovo, che fanno le more, di biancospino e di altre specie si trovano, a intervalli, lungo la vecchia strada da Anghiari per la Motina ed oltre, che partiva da S. Gerolamo di S. Stefano e che, un tempo, aveva la denominazione ufficiale di “Via Maestra da Anghiari a Caprese”. Lungo tale strada si trova ancora un vecchio gelso, oltre ad altri di più recente impianto, unico su-perstite o forse uno dei pochi superstiti dei tanti che popola-vano la zona, le cui foglie servivano come alimento del baco da seta, del quale, un tempo, in queste plaghe c’erano diversi allevamenti. Siepi, inoltre, frammiste a piante di alto fusto, si trovano a ovest e a sud del Mulino di Catorcio, a ovest ed a sud di S. Croce, ad ovest dell’ex Scuola di Viaio. Una siepe di biancospini e di noccioli, alta, imponente e fitta si estende per un buon tratto, lungo la Reglia, inframezzata da alti pioppi, a sud dell’ex Mulino di Valle o del Crociani, che costituisce una vera e propria barriera antivento e di riparo e di ricovero per gli uccelli. Altre siepi si trovano qua e là.

Si parla anche nell’articolo di “rombanti trattori che ara-no squarciando la terra alla ricerca del solo guadagno sen-za pensare al danno che viene causato all’ambiente”. Qui non ho ben capito il concetto: sono i trattori che rovinano l’ambiente o la ricerca del solo guadagno? Se sono i trattori: perché rovinano l’ambiente? Forse perché producono inqui-namento acustico ed atmosferico? Ma non si può mica tor-nare a quando aravano la terra con i romantici, lenti, pacifici ed ecologici buoi! Al pio bove! Se invece ci si riferisce alla ricerca del solo guadagno, incuranti di spargere veleni nel-l’ambiente che uccidono ogni forma di vita e che nuocciono

anche all’uomo e che, a volte, ammorbano l’aria intorno sino a renderla quasi irrespirabile, concordo pienamente con tale affermazione.

E veniamo al “bel paesaggio” e alle attrattive turistiche che sarebbero venuti meno nella zona. Ma sarà proprio così se consideriamo che le strade sterrate, vecchie e nuove del-la zona della riforma sono divenute luoghi privilegiati di passeggiate, camminate, di footing e di ciclocross? Puoi ve-dere pensionati che, da soli, o a gruppi parlando del più e del meno, se la spassano tranquillamente avanti ed indietro, lontani dai pericoli e dall’inquinamento delle strade traffica-te, oppure puoi vedere la persona di mezz’età che cammina velocemente per tenersi in forma o bruciare il colesterolo, oppure ragazzi e ragazze che fanno footing, o l’atleta o gli atleti che s’allenano per la corsa del “Palio della Vittoria”, o il ciclocrossista in moutain bike con tanto di casco e ab-bigliamento idoneo. Inoltre Anghiari, visto dalla pianura da diverse angolature e distanze, senza tante piante che ne impe-discono la visuale, magari sullo sfondo di una lussureggiante estensione di girasoli, o di tabacco, o di una distesa di messi di grano maturo, punteggiate dal rosso dei papaveri, e sovra-stato da un cielo azzurro, offre una veduta degna di essere impressa nel quadro di qualche pittore o in uno scatto di una macchina fotografica. Concludendo, per giudicare, nel com-plesso e al meglio la zona, non basta guardarla dal di fuori, magari dall’alto delle mura di Anghiari, ma bisogna anche entrarci dentro.

Nell’altra pagina Anghiari, la Valtiberina e lo stradone che ci collega col Borgo: è stato dipinto da Sirio Ruggeri.

Franco Badini, abitante a Castello, fedele lettore del nostro giornale e originario della Valdichiana, ha recuperato una lettera indirizzata al Vitellozzi con allegato questo sonetto.Glielo aveva spedito (al Vitellozzi) Pio Cardini, studente a Pisa, perché lo leggesse e lo consegnasse a suo nome in oc-casione del matrimonio dell’Arcangiolini. Questa famiglia doveva abitare in Piazzola e successivamente si è trasferita in Francia.Ezio Vitellozzi, padre dell’architetto Annibale, aveva una mesticheria o ferramenta, nel Borgo della Croce, allora Via Garibaldi, nel fondo oggi utilizzato dalla Pro Loco.

Agli sposiCome la nave fragile e leggeraDa un esperto nocchier retta e guidataSicura incede in mezzo a la buferaE raggiunge la sponda desiata;

Così l’anime vostre, da sinceraFede congiunte, sfidano l’ingrataBufera umana, che da mane a seraSul vostro capo minacciosa guata.

Gioite adunque, Sposi avventurati,In questo giorno che vi lega amoreCon un serto di fiori profumati.

E s’avverino i voti degli amiciChe a voi rivolti dicono di cuore“vivete sani e siate ognor felici!”

Pio Cardini, 16 novembre 1900

Quando l’uomo[...]Quando l’uomo, infatti, inorgoglito dalle sue conquiste, si è illuso di poter gestire un progresso incondizionato, non si è più considerato il primo fra le creature secondo l’ordine della creazione, ma il solo. Un padrone dispotico ed esclusivo della natura, da usare e sfruttare senza limiti. E in quel momento, tutta la sottile ragnatela dei riferimenti che lo ancoravano agli altri esseri, all’ambiente, al Creatore, si è lacerato, lasciando alla deriva i frammenti di una armonia distrutta.[...](Giuseppe Bartolomei, dall’intervento al Convegno “Il messaggio di San Francesco e l’ecologia”, La Verna, 14-16 settembre 1982)

Le palme di Palmiro

A completezza di informazione ecco la foto che documenta che le palme per l’acqua santa, Palmiro, le ha potute preparare con tanta dovizia per la presenza dell’infaticabile Fancelli.

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1Successe a Cippitello

Il miracolo delle stampelle

Nel Santuario di S. Maria Assunta in Monte Santa Maria Tiberina sono conservate due vecchie stampelle lasciate lì da un certo “Cippitello” a testimoniare la sua straordinaria gua-rigione e la sua devozione alla Madonna.

- Chi era Cippitello?- Come si svolsero i fatti?Ho raccolto testimonianze dai miei genitori, dai miei

nonni materni, da altre persone anziane di Monte S. Maria Tiberina che conobbero il miracolato, e da certa Coronari At-tilia in Rossi, morta nel 1958/59, che aveva assistito al fatto.

Del miracolato si conosce solo il soprannome derivatogli dal Vocabolo della casa dove abitava, che tuttora esiste in parrocchia di Marcignano di Monte S. Maria Tiberina.

I fatti si svolsero nel periodo in cui veniva costruita la strada Comunale per Monte S. Maria Tiberina, Sansecondo a Lippiano. Cippitello lavorava in una cava che doveva fornire pietre per la massicciata.

Verso sera le campane della Chiesa del Monte incomin-ciarono a suonare: era il momento della Benedizione Euca-ristica.

Gli operai della cava, come era abitudine, si scoprirono il capo e si misero in atteggiamento di devozione.

Cippitello, che viene descritto come bestemmiatore, avrebbe detto delle parole irriverenti schernendo la devozio-ne dei compagni.

Più tardi, mentre batteva la mazza su una grossa pietra per spezzarla, fu colpito con violenza al ginocchio o allo stin-co da una scaglia partita dalla pietra stessa.

La cosa non fu di lieve entità se la gamba di Cippitello, rude com’era, preferì a quelle del Dottore la cura dei medi-coni.

Di fatto la gamba non dava segni di guarigione e Cip-pitello già stava rassegnandosi a passare il resto della vita camminando con le due rozze stampelle che gli avevano fatto in casa.

Succede all’uomo di essere indifferente con Dio finché è sicuro di sé; quando poi le sicurezze cadono, nasce nel cuore il bisogno di Colui che ci ha chiamato alla vita.

Cippitello pensò di rivolgersi alla Madre del Signore tan-to venerata nell’Immagine della Madonna del Monte.

La vigilia della festa dell’Ascensione, Cippitello si fece portare alla Chiesa del Monte. La sera i fedeli e il clero, in solenne processione, riportarono la Madonna dal Convento delle Agostiniane (dove era stata ornata e vestita splendida-mente per la festa) alla Chiesa Parrocchiale.

Cippitello attendeva lì. I Sacerdoti recitarono il Rosario,

fecero le loro funzioni. Cippitello, in piedi, appoggiato alle sue stampelle, davanti all’Immagine della Madonna, non in-tendeva muoversi. Nel suo cuore aveva lanciato una sfida alla Madonna: quella sera non sarebbe uscito dalla Chiesa se non fosse stato guarito.

L’Arciprete di allora, Don Luigi Coletti, terminate le fun-zioni, insisteva perché Cippitello tornasse a casa. Ma non ci furono parole, per quanto autorevoli, capaci di distoglierlo dal suo proposito.

La Madonna volle ricompensare la fede di questo povero uomo. L’Attilia Coronari in Rossi, a quel tempo fanciulla di otto-nove anni, soleva raccontare il fatto con queste parole: “Ad un certo momento Cippitello gettò a terra le stampelle e gridò: «Sono guarito!» Sembrava il finimondo: alcuni pian-gevano, altri gridavano, altri invocavano la Madonna.”

Lo stupore che prendeva coloro che assistevano ai mi-racoli di Gesù si ripeté in quella occasione nella Chiesa del Monte S. Maria Tiberina. L’Arciprete esortò tutti alla pre-ghiera e alla riconoscenza verso la Madonna.

Cippitello, ogni anno, per ringraziare la sua Madonnina, si recava nei paesi vicini, specialmente nella zona di Mor-ra, a raccogliere offerte per rendere più solenni la festa della Madonna.

I due ceri grossi che l’Arciprete Boscain [N.d.R. don Vit-torio] ancora mette vicino al trono della Madonna per la festa dell’Ascensione, furono comprati con le offerte raccolte da Cippitello.

Questo fatto prodigioso servì molto a divulgare la devo-zione verso la Madonna del Monte; ne fu apostolo questo po-vero uomo che elemosinando per Maria andava a rendere te-stimonianza viva di quanto la Madonna aveva fatto per lui.

Cippitello si corresse del vizio della bestemmia. Raccon-tano però, coloro che lo hanno conosciuto, che col passare degli anni qualche bestemmia ancora gli scappasse. Le vec-chie abitudini sono dure a morire. Ma l’animo di Cippitello era tutto per Colei che l’aveva così grandemente aiutato.

Ho scritto quanto ho sentito raccontare.Forse il fatto è stato arricchito con qualche abbellimento

popolare. Ma le due stampelle e i due ceri grossi sono nella Chiesa del Monte a testimoniare l’amore che lega la Madon-na del Monte e i suoi fedeli.

(Da una memoria di Don Luigi Guerri)

Monte S. Maria Tiberina, lì 31.05.1987Ascensione di N.S.G.C.Festa della Madonna del Monte

Anghiari: terra aretinaterra appenninaterra tiberina

Anghiari: terra sassosaterra amorosaterra dogliosa

Anghiari: terra di collinaterra di cascineterra di abetine

Anghiari: terra di castagniterra di vitigniterra di ravagni

Anghiari: terra verdeggiataterra soleggiataterra coltivata

Anghiari: terra mineraleterra patriarcaleterra pastorale

Anghiari: terra di bovariterra di porcariterra di pecorari

Anghiari: terra di venturaterra di frescuraterra di coltura

Anghiari: terra di vacanzaterra di sostanzaterra di fragranza

Gigi Nono - Rime e riminiscenze storicheTerra di Anghiari

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Quest’anno, come già l’anno scorso, ho par-tecipato al campeggio

estivo delle medie e l’ho trovata un’esperienza interessante che consiglierei a tutti i miei coe-tanei.

Finiti gli esami io e i miei amici siamo partiti domenica 30 giugno, con destinazione Badia Prataglia, con l’intenzione di ri-lassarci e divertirci conoscendo anche altri ragazzi.

La permanenza è durata solo 4 giorni, ma sono stati molto intensi sia per le attività ricreative che abbiamo svolto ma anche per i momenti di preghiera e di riflessione che abbiamo trascorso con il nostro gruppo.

La giornata era organizzata in modo da soddisfare tutte le esigenze: la sveglia alle 7 e poi ogni giorno c’era un’attività peculiare, la preghiera tutti insieme e il ritrovo dopo cena.

La camminata all’Eremo di Camaldoli, i tornei sportivi e la visita allo Skypark di Novafeltria hanno messo a dura prova il nostro fisico ma ci hanno permesso di fare nuove conoscenze e consolidare le nostre amicizie. Tra queste attività quella che ho preferito è lo Skypark, perché ho attraversato percorsi difficili, ma è stato molto divertente.

Mi ha colpito molto il modo in cui abbiamo vissuto spiri-tualmente il campeggio, soprattutto grazie alle riflessioni che abbiamo fatto con don Marco sui discorsi di papa Francesco. Ogni sera ci siamo ritrovati per parlare e per pregare, abbiamo affrontato vari temi tra cui quello della felicità partendo dalle vignette dei fumetti e ragionando su cosa vuol dire essere “vergognosamente felici”. Ognuno di noi ha espresso le proprie riflessioni coinvolgendo tutti gli altri e creando un dialogo aperto e costruttivo. Questo è stato un punto di partenza con il quale abbiamo affrontato e concluso il campeggio perché lo

scopo era di farci sentire veramente felici e di conoscere più a fondo il rapporto con Dio.

Personalmente mi ritengo molto soddisfatto di questa esperienza e spero che quello delle superiori il prossimo anno sia anche meglio.

Duccio

Il 30 giugno sono partita insieme ad altri amici della mia parrocchia per il campeggio organizzato a Badia Prataglia. Il campeggio riguarda solo i ragazzi delle medie delle

parrocchie dei dintorni di Arezzo.Per me è stato l’ultimo campeggio di una lunga serie, infatti

da quando avevo 7 anni ho iniziato ad andare campeggio delle medie, ma andavo solo perché la mia mamma accompagnava i ragazzi delle medie e io andavo curiosamente con lei.

Mi è sempre piaciuto questo campeggio, in particolare questo anno anche se c’erano meno ragazzi mi sono divertita tanto, ho conosciuto tante nuove persone con le quali sono ancora in contatto, sopratutto di Foiano.

Le persone che organizzano tutti gli anni questo campeg-gio sono diventate ormai per me come la mia famiglia infatti quest’anno ero molto triste al pensiero di doverli salutare. Fortunatamente non finisce qui l’esperienza del campeggio infatti le stesse persone si sono impegnate a organizzare anche il campeggio delle superiori e l’anno prossimo sono curiosa di andarci.

Il campeggio delle medie è un’esperienza entusiasmante, piena di emozioni. Molti ragazzi dicono che al campeggio troviamo sempre le stesse persone e facciamo sempre le stesse cose ma io posso dire dopo 7 anni consecutivi che lo frequento che ogni anno ha qualcosa di speciale perciò non dobbiamo perdere l’occasione di andarci.

Gloria

Campeggio 2013

Nelle foto due momenti delle giornate a Badia Prataglia.

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da Monterchia cura di Matteo Romanelli

Dalle nostre Parrocchie

da Santo Stefanoa cura di GM

Il prato verde

Dopo le lunghe giornate piovose di primavera (e ancora continuano), il 6 giugno si è riaperto ufficialmente lo spazio per giochi e attività varie della comunità di Santo Stefano.Anticipatamente si era provveduto a ripulire il tutto, a sistemare scivoli, tappeti elastici e il nuovo dondolo che ha arricchito ancora di più i giochi per i bimbi. Il campo delle bocce è stato rimesso in efficienza e già si sta giocando ap-passionatamente.A tutto questo ha provveduto un gruppo di persone che, instancabili e molto volenterose, hanno dedicato molto tempo ed attenzione per far sì che sia stato tutto in ordine.Ringraziamenti di cuore a costoro e la Comunità sarà grata per l’operato.Il prato così è frequentato da bimbi, genitori e adulti e anche qualche turista che si sofferma volentieri apprezzando il luo-go e le strutture. Vogliamo ricordare che questo spazio, pur essendo proprietà della chiesa, è aperto a tutti indistintamente con la sola raccomandazione di rispettare le strutture e il luo-go stesso. Speriamo che sia così e buon divertimento a tutti.

La festa di settembre

Nei primi giorni di giugno si sono riuniti i Festarini e collaboratori per programmare la prossima festa della Madonna che avverrà a Santo Stefano domenica 1° di set-tembre.Le cose da fare saranno tante, ma abbiamo una buona squadra e certamente il programma sarà ricco e migliorato.A suo tempo i Festarini passeranno dalle vostre case lasciando il programma completo e l’invito a partecipare. Vogliate essere generosi e tante grazie comunque a tutti.È noto che la settimana prima della festa ci saranno tornei di bocce, di briscola ed altri intrattenimenti per i ragazzi. Il sabato sera ci sarà la serata con la Tombola per le famiglie e la domenica mattina, dopo ogni Messa, siete invitati alla colazione preparata nel prato adiacente alla chiesa. Dopo la Messa delle ore 11 seguirà la processione con l’immagine della Madonna.

da Viaioa cura di Franca e Dante

Con difficoltà, soprattutto economiche, finalmente prendono il via i lavori al tetto della chiesa di Viaio.Non mancheranno disservizi, ma molto probabilmente saran-no prese le necessarie precauzioni e misure affinché alcune cerimonie possano continuare ad essere celebrate nella nostra chiesa, che ci auguriamo presto ritornerà ad essere usufruibi-le al cento per cento con l’impegno dei suoi parrocchiani.

AGOSTO 2013

Domenica 4 agosto alle ore 12, S. Messa nella chiesa di Fonaco in onore della Madonna della NeveSabato 10 agosto alle ore 10.30, S. Messa a Gambazzo e alle ore 19 a Ricciano in onore di S. Lorenzo MartireMercoledì 14 agosto ore 21, processione mariana aux flam-beaux in preparazione della Festa della Madonna Assunta con partenza dalla Grande Croce del Giubileo a Sciano per la Chiesa di Padonchia, con la partecipazione delle Compagnie, dei Gruppi di Preghiera e di tutta la popolazione monterchiese.Domenica 18 agosto S. Messa alle ore 17 nella chiesa di Pianezze in onore della Madonna AssuntaDomenica 25 agosto ore 17, S. Messa a S. Lorenzo a Ric-ciano in occasione della annuale Festa della Misericordia a Monterchi

SETTEMBRE 2013

Domenica 1 settembre nel pomeriggio, alle ore 17, a Borgac-ciano, Festa della Madonna della Consolazione e a Scandolaia Festa della Natività di Maria.Sabato 7 settembre alle ore 21, a Pocaia, con la partecipa-zione della Compagnia del SS.mo Sacramento di Monterchi e di Padonchia, solenne processione mariana aux flambeaux in preparazione alla Festa della Madonna Bella.Domenica 8 settembre Tradizionale Festa della Madonna Bella, con S. Messe alle ore 8-10-11,30-17, preceduta dal Triduo.Domenica 29 settembre alle ore 9, S. Messa solenne a Padonchia nel giorno della festa del Patrono S. Michele

Giovedì 15 agosto 2013Festa nella parrocchia Micciano

Ore 17 S. Messa con Benedizione dei bambinila festa in parrocchia prosegue col

Ferragosto in famiglia

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Dalle nostre parrocchie

da Tubbianoa cura della Rita e della Rina

da San Lorenzoa cura di Andrea della Casina

Collaborazione

Nella chiesa di Tubbiano, durante tutto il mese di mag-gio, è stato recitato il Santo Rosario con abbastanza parte-cipazione della popolazione di Tubbiano ed alcuni fedeli anche di San Leo.

Possiamo ringraziare molti benefattori per la collabora-zione offerta in occasione di lavori ed in particolare modo Ermindo, Silvano, Beppino, poi ancora Nunzia, Gina, Imo-la, Luisa ed altre persone che si sono rese disponibili.

In questo modo teniamo in ordine la chiesa ridando va-lore alle cose ed alle iniziative dei nostri genitori e nonni.

10 agostoSabato 10 Agosto, alle ore 19, a San Lorenzo, verrà cele-

brata la Messa in onore del Santo Patrono.Seguirà, come di consueto, un momento di festa nel piazzale

antistante la chiesa, con un ricco buffet preparato con grande cura dalle donne della nostra comunità.

Non le ringrazieremo mai abbastanza per tutto il lavoro che svolgono gratuitamente e con grande passione affinché tutto quanto possa svolgersi nel migliore dei modi.

L’ufficio meteorologico gestito dalla nostra comunità, ci assicura che il tempo sarà splendido e la giornata serena, calda, ma non troppo, e la serata sarà piacevole.

Vi invitiamo perciò a intervenire numerosi a questa im-portante celebrazione.

P r e t i a Tave rne l l e

Un lunedì mattina, precisamente l’8 luglio, ecco arrivare a Tavernelle un nutrito gruppo di preti. Si erano ritrovati infatti per un momento di preghiera e amicizia in occasione del 50° anniversario di sacerdozio di don Quinto e don Zeno. Il Vescovo Giacomo Babini ha tenuto una riflessione sul sacerdozio. A seguire sono andati dalla Doretta per

concludere la bella mattinata insieme.Eccoli, nel sagrato della chiesa dell’Assunzione di Maria Vergine a Tavernelle.Da sinistra: Don Stanislao cappellano del Duomo di Sansepolcro, don Alberto parroco del Duomo di Sansepolcro, don

Marco, don Romano pievano della Sovara, don Alfio parroco di S. Piero in Bagno, don Franco parroco di Caprese, don Zeno attualmente cappellano dell’ospedale di Sansepolcro, Monsignor Giacomo Babini, don Quinto arciprete di Monterchi, don Enzo parroco di Monna, don Giordano parroco di Santa Sofia, don Basilio parroco di S. Paolo a Sansepolcro, P. Giacinto parroco del S. Cuore di Sansepolcro, don Benito parroco di Santa Fiora, P. Francisco parroco di Micciano, diacono Fabio e P. Nicola di Montecasale.

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Monterchi in festa per don QuintoSilvia e Paolo Gioviti

Nel pomeriggio di domenica 30 giu-gno, numerosi monterchiesi si sono raccolti attorno al loro parroco Don

Quinto per festeggiare il suo cinquantesimo anno di sacerdozio.

Ordinato sacerdote il 29 giugno 1963, Don Quinto ha celebrato la sua prima Messa il giorno successivo ed ha cominciato così ad essere parroco e guida spirituale per tanti fedeli.

Fino al 1965 ha svolto il suo magistero sacerdotale nella parrocchia di San Donato a Strabatenza e Santa Maria del Carmine a Ca-sanova dell’Alpe presso Bagno di Romagna, poi è stato trasferito a Pocaia come parroco della vicina chiesa di San Biagio e di San Michele Arcangelo a Padonchia. Successi-vamente, dal primo giugno 1993, è divenuto arciprete della parrocchia di San Simeone Profeta a Monterchi.

La celebrazione per questo importante anniversario ha avuto come fulcro la santa messa presieduta dall’arcivescovo Riccardo Fontana, alla quale erano presenti diaconi, semi-naristi ed altri sacerdoti delle parrocchie vicine, tra cui Don Zeno Gori (rettore di San Paolo a Sansepolcro), anche lui nel suo cinquantesimo anno di sacerdozio.

L’anniversario dell’Ordinazione presbiteriale è sicura-mente un avvenimento importante che riguarda non soltanto il protagonista, ma tutta la comunità locale, che è portata a riflettere sul ruolo del sacerdote e sull’importanza di seguire l’esempio di Gesù Cristo. Nella società moderna in cui appa-renza e futilità vincono a discapito dei veri valori, è sempre più necessaria, infatti, una guida spirituale che cerchi di far tornare l’uomo sulla via del bene e della vita cristiana. Come ha affermato l’arcivescovo Riccardo Fontana durante la sua omelia, il compito dei sacerdoti “non è quello di stare a giu-dicare, ma di cercare di portare tutti in Paradiso”; la figura del sacerdote quindi è un punto di riferimento, un faro che deve riuscire a condurre l’uomo all’unica terraferma di sal-vezza che è Cristo. Don Quinto, tra le tante difficoltà che la vita odierna ci propone, ha sempre cercato di impegnarsi al massimo per portare avanti questo suo importante e delicato compito ed i suoi parrocchiani sono stati lieti di ringraziarlo per il suo costante impegno.

La cerimonia del giubileo d’oro è stata sicuramente mol-to emozionante e toccante ed ha permesso di ripercorrere tutte le tappe della vita sacerdotale di don Quinto facendo riaffiorare alla mente i momenti ed i fatti più importanti che riguardano e coinvolgono l’intera parrocchia. L’ingresso del parroco, in processione con i sacerdoti ed il vescovo, è stato

accolto da un caloroso e commovente applauso che ha subito dimostrato la gioia e l’attaccamento dei monterchiesi. Anche le varie associazioni del paese con le autorità erano presenti alla cerimonia e, con la loro presenza, hanno reso il momen-to della celebrazione ancora più solenne e coinvolgente. Al termine della Santa Messa, gli intervenuti hanno preso parte alla cena svoltasi in piazza Umberto I, che è stata un’ulteriore occasione per festeggiare e per stare insieme.

Durante la consegna dei doni a ricordo di questo evento, c’è stato anche modo di sottolineare la dedizione e l’impegno di don Quinto nel riportare al culto tante piccole chiese in rovina sparse tra le colline monterchiesi. La ristrutturazione di questi pezzi di storia è sempre stata sicuramente un valore aggiunto per il paese di Monterchi e per i suoi abitanti da sempre molto affezionati alle tradizioni e culture locali. Lo stesso sindaco Massimo Boncompagni ha evidenziato questo buon risultato ottenuto dal parroco specificando che ciò non rientrava nella sua diretta competenza di parroco.

Questa indimenticabile giornata, dopo pasta al ragù e car-ne cotta alla brace, è terminata con il consueto taglio della torta e con le foto di rito.

Cogliamo l’occasione per rinnovare i migliori auguri a don Quinto da parte di tutti i monterchiesi e per ringraziarlo ancora di tutto quanto fatto per noi.

Nella foto, don Quinto mentre fa l’ingresso in chiesa a Sestino, per la sua prima Messa. Era il 30 giugno 1963.

Da sinistra, di profilo, don Tommaso Venturi, parroco della Ma-donnuccia; don Carlo Fabbretti, in quel tempo nella parrocchia di Tavernelle; don Quinto; poi il canonico don Pasquale Renzi, parro-co di Presciano; infine, l’arciprete di Sestino don Michele Elli.

Domenica 25 agosto 2013Torna la Camminata del Vero Contrabbandiere

che va al Ponte

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Nasce in Provincia di Arezzo l’iniziativa fra BAS e Associazioni di categoria

La Convenzione per agevolare Artigiani e Impresea cura della Banca di Anghiari e Stia

Nasce una convenzione – firmata il giorno 9 Luglio nella sede della Provincia di Arezzo – tra Banca di Anghiari e Stia, Confartigianato ImpreseArezzo e CNA Arezzo

per venire incontro alle esigenze delle aziende. A 130 anni dalla fondazione della prima Cassa Rurale in Italia, la Banca di Anghiari e Stia rinnova i valori che sono da sempre propri del Credito Cooperativo, rimarcando il suo impegno a favore delle aziende del territorio, a fronte del perdurare della crisi che continua a colpire il tessuto economico della provincia di Arezzo. E lo fa concretamente e in collaborazio-ne con i soggetti che ogni giorno si trovano a fronteggiare le problematiche aziendali e che delle stesse aziende sono i primi portavoce: le associazioni di categoria.

La convenzione stipulata fra Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo, Confartigianato ImpreseArezzo e CNA Arezzo ha infatti lo scopo di mettere a disposizione finanziamenti agevolati ad artigiani e piccole e medie imprese operanti nel territorio. Molte le facilitazioni proposte dalla banca, a partire dallo snellimento delle pratiche, al fine di consentire un più diretto accesso alle risorse da parte di artigiani e imprese, fino al periodico aggiornamento di plafond di credito stabilito, importo dei singoli finanziamenti, tasso e altre condizioni. Il tutto in relazione all’andamento del mercato.

«La Convenzione con le associazioni degli artigiani – spiega Fabio Pecorari - Direttore Generale della Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo - è nata dall’esigenza di fornire uno strumento agile e snello per la concessione di finanziamenti e prestiti di importo limitato ma con poche formalità e grande tempestività. Il punto di forza di questo strumento è la stretta collaborazione tra le associazioni degli artigiani e la banca: le prime si impegnano a presentare clientela “affidabile” e si occupano anche di presentare pratiche corredate da tutti i documenti necessari, la seconda di effettuare una istruttoria che seppure nei canoni della “sana e prudente gestione”, sia rapida e con un esito comunicato in tempi certi. Il tutto nel comune interesse di sostenere le aziende meritevoli del nostro territorio che affrontano con coraggio i difficili momenti che attraversiamo. Non potremo garantire sostegno a tutti, ma abbiamo l’obbligo di garantirlo alle imprese che operano correttamente e che hanno i “conti a posto”».

«La liquidità è la benzina nel motore dell’azienda – sottolinea Ferrer Vannetti di Confartigianato ImpreseArezzo – il carbu-rante essenziale senza il quale l’azienda non può crescere. Ogni accordo che garantisce condizioni agevolate e risposte rapide alle imprese in merito all’approvvigionamento finanziario è un passo avanti verso la ripresa del sistema economico italiano. Per questo ringrazio la Banca di Anghiari e Stia per la sensibilità dimostrata verso le nostre associazioni ed il mondo dell’artigia-nato e delle piccole e medie imprese che rappresentiamo con questa convenzione. Siamo certi che i nostri associati sapranno cogliere l’opportunità: Confartigianato è a disposizione per tutte le eventuali necessità delle imprese».

«A fronte della permanenza di una situazione di difficoltà che richiede misure urgenti a sostegno del nostro tessuto im-prenditoriale – è il commento di Andrea Sereni, Presidente di CNA Arezzo – la convenzione con la Banca di Anghiari e Stia certifica la volontà di percorrere il terreno del dialogo e della collaborazione tra le imprese e il sistema bancario e può rivelarsi uno strumento utile per dare ossigeno alle aziende, sempre più schiacciate dal prolungarsi della crisi. A mio av-viso è un segnale importante che un istituto del territorio e le organizzazioni delle piccole e medie imprese lavorino insieme per individuare soluzioni per affrontare l’emergenza credito e le tensioni sul fronte della liquidità delle piccole imprese che ancora oggi sono tra i principali fattori di ostacolo all’attività di impresa».

Una convenzione analoga verrà stipulata nei prossimi giorni anche con le corrispondenti associazioni degli artigiani della vicina provincia di Perugia.

Nella foto il momento della firma nel Palazzo della Provincia di Arezzo fra Banca di Anghiari e Stia, Confartigianato e CNA.

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Da Tavernelle Rubrica a cura di Alessandro Bivignani

Dopo 28 anni ancora festa

Festa ottimamente riuscita anche nella sua ventottesima edizione. Il prato del centro parrocchiale era letteralmente tirato a lucido, in attesa della tradizionale festa parrocchiale della Famiglia.

La mattina di domenica 23 giugno si è svolta la S. Messa, che in un certo senso è un po’ l’inizio della giornata. Come vuole la tradizione di questi ventotto anni, da quando cioè la festa si faceva al Campo Sportivo di Tavernelle, la Messa si è svolta all’aperto. Forse un po’ di venticello in una calda domenica estiva non guasta davvero, e per le tante giovani famiglie accorse con i loro bambini è stata l’occasione di una maggiore “libertà di movimento” per i più piccoli.

Don Marco, come sempre, durante l’omelia ha ricordato ciò che spin-ge a riproporre ogni anno la Festa della Famiglia, quindi le motivazioni anche profonde, la necessità di rimettersi in gioco e riprendere la fami-liarità di certi rapporti di amicizia, che magari col tempo possono addor-mentarsi e che invece aiutano la vita personale e comunitaria.

A seguire c’è stato il pranzo. Questo non è da molti anni che viene proposto, se non sbaglio fu una novità che tirammo fuori per i venti o venticinque anni di festa. Però risulta davvero bene, anche perché è stata l’occasione di ospitare il nostro don Stanislao, ora parroco a Serre di Ra-polano, che è venuto per pranzo insieme ad una trentina di suoi simpatici parrocchiani, rimasti poi per l’intero pomeriggio di giochi e festa.

E poi, nel pomeriggio, accade una “liturgia” ormai abbastanza conso-lidata: la Vanna che arriva con un pio di scatole con il materiale per la lot-teria e si piazza davanti al Centro, Massimo che monta l’impianto voce e poi con la Cristina organizza i giochi per i bambini, Clemente e company che arrotano i coltelli in attesa di Danilo e la sua porchetta, e poi il Baggi che organizza il peso e Renato e l’Adria che impastano la pasta per le... ciacce. Insomma un brulichìo di gente che lavora per un piccolo pezzo di festa, ma tenendo ben presente l’insieme del gesto. La squadra della merenda, sia chi la prepara, sia chi la serve e così del bere e di tutte le altre cose che ci sono da fare, ognuno non sta chiuso nel suo settore come se gli altri non ci fossero, ma collabora alla costruzione di un “insieme” che è più grande e più bello.

C’è da ringraziare davvero coloro che anche quest’anno si sono messi in moto per preparare la Festa, ma un ringraziamento va a tutte le famiglie che hanno generosamente contribuito alla merenda, oppure dando un ani-male al gioco del coniglio, oppure in tanti altri modi. Grazie, perché così si è riproposta l’occasione di passare un pomeriggio di tranquillità e in fraternità. In fondo è questo il motivo che spinge la Festa a non diventare una sagra come tante che sono in giro e che produrrebbe anche maggior guadagno. Se ognuno, invece, avesse provato che contribuire col proprio impegno - grande o piccolo che sia - alla edificazione di una Comunità, si potrebbe dire che la Festa ha avuto davvero un bel risultato.

Nelle foto di Luca Del Pia, dall’alto in senso orario, alcune immagini della Festa della Famiglia.Il gioco del coniglio dindo; i giovanissimi giocano a pallavolo; il prato, punto nevralgico e centrale della festa; la porchetta, anch’essa punto centrale e nevral-gico per la merenda; un gruppo di veterani della festa a Tavernelle; il ta-volo dell’organizzazio-ne e degli annunci.

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Controllate che l’indirizzo nel giornale sia esatto.Aiuteremo i postini e il giornale non andrà disperso.

Nella vita di ognuno capita, prima o poi, di dover utilizza-re gli Ospedali del SSN (Servizio Sanitario Nazionale).

Per quello che mi riguarda, questo è accaduto a 65 anni per un intervento di protesi d’anca. Operazione effettuata lo scorso mese di maggio presso l’Ospedale di Sansepolcro. Un atto dovuto tenuto conto delle circostanze della patologia che mi hanno visto nella Struttura Ospedaliera di Vallata come paziente, e non come mero visitatore. Un’esperienza che mi ha mostrato l’Ospedale “dall’interno” e non “dall’esterno”. Differenza non da poco. Circa un mese di “internamento” tra vari reparti, tra cui, ultimo, quello dell’Ospedale di Co-munità. Percorso di degenza che ha confermato, almeno nel mio caso, quella che era, almeno fino a quel momento della vita, una semplice impressione. Dalle pratiche, formulari, e dettagliate visite pre intervento, al giorno stesso dell’opera-zione eseguita dal Dr. Francesco Romeo e la sua equipe, ai giornalieri controlli ed alle scrupolose medicazioni del dopo intervento ho riscontrato professionalità ed attenzione alle tante esigenze che un degente in quello stato di cose necessi-ta. Attenzioni apportate nonostante i disagi causati dai lavo-ri in corso in vari reparti dell’Ospedale. Lo stesso può dirsi anche per il tempo trascorso, dopo la dimissione dal Reparto Ortopedia, presso l’Ospedale di Comunità. Struttura questa, rinnovata in tempi recenti, che aiuta tanti pazienti nel reinse-rimento nella “vita quotidiana domestica”. Non posso quindi che mostrare apprezzamento e ringraziare quanti si sono oc-

cupati direttamente di me, ma anche chi, “dietro le quinte”, ha fornito beni e servizi perché questo avvenisse con buona qualità e sufficiente tempestività nonostante la ormai cronica carenza di risorse che rende la vita professionale ospedaliera non facile, a tutti i livelli. Ma è così, e questo combattere contro risorse insufficienti ormai sembra far parte dell’ordi-ne normale delle cose. Vorrei poter ringraziare singolarmente tutti quelli che mi hanno aiutato nel mettere a posto le mie ossa deteriorate, ma posso solo farlo con queste righe. Un grazie collettivo a tutti, incluse le tantissime persone che mi sono state vicinissime aiutando, e non poco, la mia lunga degenza. Vorrei, tra i tanti, ricordare il Medico di famiglia, D.ssa Rosella Guadagni, che con la sua preziosa e costante assistenza è stata di supporto in tutte le fasi di questo inter-vento che viene definito “di routine”, ma penso che non sia proprio così, almeno nella mia classe di età. Ho notato infine la presenza di tanti operatori della CRI e delle Misericordie, che donano ogni giorno tempo ed impegno per alleviare pene e soddisfare le necessità di tanti malati e sofferenti, spesso non autosufficienti.

Da sperare che il nostro Ospedale di Vallata possa solo migliorare ed offrire sempre servizi di qualità ai tanti pazienti di tutte le età della nostra amata valle, valle in cui tanti vi sono nati ma anche in tanti hanno scelto, come me, di viverci.

Roberto Stowasser

All’ospedale di vallata di Sansepolcro

Un’esperienza dall’interno

Il nuovo altare della ProposituraEcco, qui a sinistra, il nuovo altare collocato nel

presbiterio della Chiesa di Santa Maria delle Grazie (fu costruita anche per conservare un’immagine miracolosa della Vergine).

Questo edificio sacro, dal 1787 sede della nostra Parrocchia, cioè di San Bartolomeo, noi lo chiamiamo più comunemente Propositura (sede del Proposto) o anche Chiesa del Fosso, perché collocato di fronte al-l’antica Via del Fosso inopinatamente denominata Via Trieste.

Ma veniamo al nuovo altare, che è stato realizzato da un provetto artigiano che opera nella parte bassa di Anghiari: Andrea Piomboni.

Verrà consacrato il 24 agosto, festa del nostro pa-trono san Bartolomeo.

E quindi siete già sin d’ora invitati alla giornata di fe-sta che si svolgerà in chiesa e negli spazi dell’Oratorio.

Compatibilmente con gli spazi a disposizione, volentieri pubblicheremo i vostri ricordi su Anghiari,sui suoi personaggi caratteristici, sulle feste, sulle tradizioni.

Mandateceli!

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La Maratona corale in maggio ad Anghiari

Anghiari in musica

La tranquilla vita di Anghiari subisce una trasforma-zione in maggio e poi in luglio: arrivano gli inglesi! Sono i musicisti della Southbank Sinfonia e i coristi

del Parliament Choir, diretti da Simon Over.In maggio arrivano i coristi per la maratona: per due gior-

ni si studia il brano che sarà poi cantato in concerto il terzo giorno. A dirlo così sembra tutto normale e forse adatto a pochi fanatici: ma quanto grande è questa festa della voce e dell’anima! Si aspetta che finisca l’inverno pensando alla maratona e già provando da soli a leggere i brani prescelti.

E finalmente arriva il giorno: ci si ritrova come tutti gli anni nella sala audiovisivi, si riconoscono gli amici inglesi che ci abbracciano (chi ha detto che l’inglese è freddo?) e poi si comincia a scaldare la voce con tutti gli esercizi dell’istrut-tore Nich (bella signooooora!) e poi si comincia a cantare il pezzo che porteremo in concerto. E si ripete e si studia ogni battuta. Ma tutto è gioia, non ci si accorge delle ore che passano.

Ci si sente di nuovo scolari ed è una sensazione bellissi-ma: via ogni altro pensiero, si vive solo in vista del concerto, ci si sente liberi.

Quando le prove terminano c’è ancora un po’ di sole su Anghiari e sulle colline. Quando si finisce la pizza, invece, è buio...

In ogni bar ci sono due o tre inglesi che passano la serata con un bicchier di vino. Ci sentiamo come fratelli.

La magia si ripete in luglio, quando oltre al coro viene tutta l’orchestra: allora scorrono in piazza viole, violini e vio-loncelli, trombe e flauti, e di nuovo tutti si abbracciano come vecchi amici, che la festa cominci!

Gli inglesi sono arrivati ad Anghiari nel 2002, quasi per caso; si sono innamorati di questo perfetto borgo medievale così diverso dai loro giardini piovosi. Qualcuno ha comprato casa. Fin dal loro primo anno c’è stato un concerto nel pome-riggio. Gli anghiaresi guardavano un po’ sospettosi.

Ma ora non possono più ignorare la festa! Durante i con-certi le chiese sono piene e quando c’è l’opera la piazza del comune è gremita.

C’è pure la pizza Southbank e il gelato Southbank. C’è ormai un’organizzazione capillare e perfetta, con ristoranti convenzionati, programmi e orari dettagliati.

Gli alberghi nei giorni del Festival sono al completo.Non ho mai capito bene come facciano gli inglesi ad anda-

re e venire con tanta facilità, visto che Anghiari non è proprio la via dell’orto: usano gli aeroporti di Bologna e di Perugia come nulla fosse e trovano passaggi nelle macchine di amici. Anche alle 6 di mattina, trascinando strumenti e valige.

Benvenuti SIMON e NICH, tornate presto.Un grande grazie a JOHANNA che canta, organizza, tra-

duce, sempre inseguita dalle sue bellissime bambine, e salta di qua e di là con molta energia.

Anghiari, già di ogni bellezza adorna, ora canta!! e parla inglese. Ricordiamo infine ciò che ha detto Sant’Agostino: chi canta prega due volte!

Lucrezia Barbolani e Marcella Pernici

Grazie per la possibilità di cantareIl messaggio (anche con un buon italiano) fa riferimento alla esibizione in Propositura nel mese di maggio

Caro Don Marco, grazie ancora una volta per la possibilità di cantare in una messa alla Propositura!

Era la prima volta per nostro coro “SilberTon” cantare in 3 voci, era un gran lavoro e una grande gioia per tutti di noi, e il resultato ha fatto felice tutti.

Ho attaccato un foto che abbiamo fatto in chiesa dopo la messa per il vostro giornale parrochiale e se riservate uno per noi sarebbe molto gentile! Maris ha detto che vuole inviare una copia.

Il coro ha un sito internet:http://www.rosenton.de/SilberTon/SilberTon_index.htm

Forse Lei ha bisogno di sapere la nostra parrochia: è St. Martin a Monaco di Baviera, la più grande parro-chia della città rispetto a numero dei membri.

Se andiamo ancora ad Anghiari una volta, siamo fortunati se dobbiamo cantare ancora alla Propositura!Cordiali saluti,

Rose Bihler Shah

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A n g h i a r i , s u i n a l t odi Teresa Bartolomei

I Borghesi guardano Anghiari dal basso (come sottolinea in una breve nota esplicativa al libro, Riccardo Lorenzi, arti-sta originario di Sansepolcro, autore delle foto di questo bel volume dedicato ad Anghiari). Appollaiato sul contrafforte naturale di una collina divisa da un solco diritto e profondo - una Ruga che ne attraversa la fronte tiberina con provocante linearità -, Anghiari domina impervio la piana della Batta-glia, in cui il Tevere si snoda pigramente, ancora inconsape-vole dei propri fasti romani, e Sansepolcro si distende florida e ‘borghese’, pacifica e signorile, illuminata dalla bellezza dei propri tesori pittorici.Anghiari sta su in alto, un po’ scontroso, un po’ appartato. Paese aperto, ma non di accesso immediato: per arrivare bi-sogna scontare l’onere della salita, adattarsi alla verticalità e alle sue leggi; lasciare il piano, salire, accettare il su e giù labirintico delle geografie urbane antiche, in cui la difesa di-viene identità, la delimitazione bastionata tra dentro e fuori principio di sopravvivenza.Gli spazi disegnano le anime. “Una spiegazione generale del mondo e della storia deve innanzitutto tener conto di com’era situata casa nostra”, scrive Calvino in apertura della Strada di San Giovanni. Ogni metafisica scaturisce da una ‘domofi-sica’: è a partire da dove siamo nati e siamo cresciuti che si modella la nostra visione della realtà, e l’anghiarese cresce in un mondo verticale e compresso - ‘n tra le mura -, in cui è tutto uno scendere e salire, in un dedalo di viuzze e pareti che si attorcigliano in interni intricati per aprirsi all’improvviso verso panorami sconfinati, a volo d’uccello sopra la pianura.I volti scaturiscono dalle pietre, nelle immagini di Lorenzi, che nei ritratti si scopre scultore più che fotografo, che usa l’obiettivo come uno scalpello per scavare dentro la superfi-cie del paese e trovarvi suoi abitanti, per ‘elevarli’ a presen-ze così spazialmente definitive da apparire intemporali. Le case, le strade, le ‘mura’, l’intersecarsi franto e febbrile degli angoli visuali e delle prospettive architettoniche (“Niente è immobile”) si dispiegano non come ‘sfondo’, ma come di-mensione terrena in cui prende carne la presenza umana - senza soluzione di continuità, in un’armonia che abbraccia la natura (quel cielo che è un luogo interno, catturato dai tetti, che lo tengono fermo, non lo lasciano scappare; quelle nu-vole che corrono smisurate su in alto, ma di cui si condensa un’impronta d’ombra sulle pareti degli edifici), che misterio-samente declina il passaggio del tempo in ricchezza e non in

perdita (è una vecchiaia magnifica quella che si presenta in questi ritratti anghiaresi: una conquista di accresciuta inten-sità, dignità, intelligenza di vita).I nomi sono di troppo in questo percorso dentro l’anima del paese, nell’interiorità che sfugge all’esposizione didascalica del prontuario turistico. I luoghi e i volti restano rigorosa-mente anonimi, ma non silenziosi: la parola è un complemen-to essenziale dell’immagine in un impegno di ricognizione non meramente estetico, ma profondamente antropologico. Anghiari ha i suoi cantastorie (autori dei testi che corredano il libro sono Andrea Merendelli e Paolo Pennacchini - da più di vent’anni fedeli e ironici Dioscuri della drammaturgia pae-sana, coppia inossidabile, la cui affinità si nutre di disparità speculare: “il Dritto e il Rovescio”). È una voce amorosa-mente dissacrante, allegramente epica, che annoda la peren-nità spaziale nella trama temporale della quotidianità e tesse così il panno della memoria. I ritratti anonimi perdono ogni angustia privata per espandersi nell’appartenenza comunita-ria del personaggio: il paese si pronuncia attraverso di loro, perché li guarda commentandoli, nel momento in cui si fanno avanti. I luoghi si presentano riappropriati nella caratterizza-zione non funzionale ma etica della loro bellezza: ogni scor-cio è uno squarcio di storia, un presentimento di poesia, un momento di appartenenza. In questo libro le parole vedono, le immagini parlano. Il lettore ascolta, e “guarda in alto”.

(Riccardo Lorenzi, Anghiari verticalità. Scritti di Andrea Merendelli e Paolo Pennacchini)

Nella foto l’ingresso alla Mostra, nell’ex convento dei Frati Fran-cescani, nel chiostro della Croce.

Un altro ringraziamento

Nello scorso numero dell’Oratorio ritenemmo doveroso ringraziare le persone che con cura e sensibilità tengono alcune piante fiorite alla base del Crocefisso esposto nella facciata della chiesa della Croce. Pensando a questa attenzione ce n’è venuta in mente un’altra, e vogliamo porgere con delicatezza un ringraziamento alle donne che quotidianamente sono in Propositura mezz’ora prima della Messa delle 18, per recitare il S. Rosario.

È un bel servizio, che ha più di un risultato: anzitutto è una occasione che aiuta la recita quotidiana del Rosario, inoltre essendo recitato insieme c’è la possibilità di pregare per le varie

esigenze e bisogni della nostra parrocchia, oltre che per quelle personali. Infine risulta essere un momento di preparazione alla S. Messa, di preghiera e raccoglimento; infatti in tempi passati costituiva proprio un servizio di “accoglienza” a chi si recava in chiesa o per la Messa o anche solo per una visita.

Certo, alcune di loro sono più di cinquant’anni che svol-gono questo importante servizio per la Comunità, e anche senza dirne il nome ci vengono in mente tutte. Col tempo, però, anche questo gruppetto si sta assottigliando, allora ci auguriamo che piano piano altre persone armate della stessa generosità si possano affiancare a loro.

Per ora vogliamo dire a queste donne il nostro grazie!

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GMG 2013: Rio de Janeiro

Quest’anno il ritrovo mondiale per tutti i giovani sarà a Rio de Janeiro, in Brasile.Una meta un po’ lontana, in effetti. Quest’anno, poi, sarà la prima GMG con Papa Francesco. Dobbiamo però annunciare,

con un pizzico di rammarico, che nessuno dei nostri giovani ce la farà a parteciparvi.Era dal 2000 (GMG di Roma) fino a due anni fa (GMG Madrid), che alcuni anghiaresi si univano alla restante componente

giovanile cristiana del mondo.Quest’anno, per unirci al Papa e ai giovani con lui, è previsto un ritrovo ad Arezzo per tutti i giovani della Diocesi.

Grest... quasi dieci anni!

Sì, nel 2014 saranno dieci anni che la nostra Par-rocchia propone l’esperienza del Grest per i ragazzi delle elementari e delle medie. Alcune settimane, che negli anni sono state di più o di meno, a seconda della disponibilità degli adulti, che i nostri ragazzi possono vivere in Parrocchia seguendo la proposta di un’esperienza bella, gioiosa e ordinata. Ciò è pos-sibile a partire dall’incontro di fede che alcuni adulti hanno fatto, sentendosi pronti a provare a coinvolgere nella fede anche i più piccoli. Ecco perché diciamo che il Grest della Parrocchia può essere la proposta più intelligente che un genitore può far fare ai propri figli: qui non c’è organizzazione fine a se stessa, o persone che lo fanno di mestiere. Chi vive la propria fede cristiana è portato a comunicarla anche agli altri. E questo è il punto di partenza di tutte le attività estive della Parrocchia. Per cui la preparazione e il buon svolgimento delle giornate (come spesso accade) è senz’altro conseguenza dell’incontro fatto con la realtà cristiana. E questo è ciò che vorremmo che i più piccoli incontrassero. Poi, con un pizzico d’orgoglio, possiamo anche dire che il nostro di Anghiari è stato uno dei primi Grest della Diocesi, almeno in questo stile. Ecco perché abbiamo rovistato nell’archivio per ripescare una foto proprio del nostro primo Grest, quello del 2004.

Mentre ci attardiamo a scrivere queste righe, però, è in corso il primo periodo di Grest, e di lì a poco arriverà anche il secondo. Riteniamo utile, allora, ricordare orari ed appunta-menti del terzo ed ultimo periodo di Grest che, come tradizione, termina il 24 agosto, festa di San Bartolomeo. La Parrocchia si troverà allora davvero unita sotto il proprio patrono, grandi e piccoli, a festeggiare il bello d’essere cristiani.Foto in alto: Anno 2004: i ragazzi iniziano la loro giornata nel prato della canonica, con un momento di preghiera.

Ecco il programmadel terzo periodo GREST:

dal 19 al 24 agosto.

Lunedì 19 dalle 9 alle 18 Attività in oratorio: preghiera, compiti, coro, libretto. Pomeriggio giochi.

Martedì 20 dalle 8 alle 18 CamminataMercoledì 21 dalle 16 alle 19 Tornei sportiviGiovedì 22 dalle 8 alle 18 Gita (pranzo al sacco)Venerdì 23 dalle 16 alle 19 Attività in oratorioSabato 24 dalle 16 alle 23 Oratorio: preparazione

della festa finale. Ore 18 S. Messa di San Bartolomeo e Festa con tutta la Parrocchia.

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Offerte per il giornaleEcco le offerte giunte prima delle ferie

11 luglio 2013Anniversario dell’apparizione

Il dì che una bimba veder ti poté!

Ecco che, con le parole del celebre Inno alla Madonna del Carmine, si apre la celebrazione euca-ristica solenne in occasione dell’anniversario dell’apparizione della Madonna in località Combarbio, fuori Anghiari, l’11 luglio del 1536 alla pastorella Marietta.

Tanti sacerdoti, nei secoli, hanno onorato il culto alla Madonna del Carmine apportando il proprio contributo. Da qualche anno abbiamo riscoperto e stiamo cantando con frequenza questo Inno, scritto dal nostro don Vittorio, proprio in onore al Santuario del Carmine, e che ne tratteggia, nel susseguirsi delle strofe, la storia.

Quest’anno ricorre il 477° anniversario da quella benedetta sera nella quale la Vergine Santa apparve al Combarbio e chiese di essere là onorata attraverso una immaginetta dipinta che si trovava ad Anghiari. Lo scorso 11 luglio, quindi, si è ripetuto il grande gesto di fede e devozione di tanti fedeli anghiaresi e non che son saliti al Santuario per la S. Messa solenne delle ore 21, officiata dal Vescovo emerito

Monsignor Giacomo Babini. Assieme a lui hanno concelebrato numerosi sacerdoti della Valtiberina e, ovviamente, il rettore del Santuario don Marco. Le quattro sere seguenti, che separano l’11 dal 16 luglio, memoria della Madonna del Carmine, nel Santuario vi è stata la recita del S. Rosario. Il 16, come tradizione, c’è stata la S. Messa, questa volta celebrata da Monsignor Alvaro Bardelli, parroco della Cattedrale di Arezzo e custode della Madonna del Conforto, che si è detto molto contento di essere venuto al Carmine. A seguire la Processione mariana attorno al Santuario, durante la quale è stato cantato tutto l’Inno alla Madonna del Carmine di don Vittorio. Grazie infine al coro interparrocchiale che si è formato per l’occasione con cantori di Anghiari, Tavernelle e San Leo, guidati dal nostro Cesare.

Alessandro Vichi, UsaAnna Giorni, AcquedottoBeatrice Cirri, CatiglianoEzio Bergamaschi, LibbianoFabrizio Papini, CignanoFranco Badini, Città di CastelloFranco Pecorai, PalazzoOfferta AnonimaLoris Senesi, Belvederino

Maria Cipriani, Le Capannucce-SabinoMaura Giovacchini, MonterchiPier Girolamo Bartolomei, FontebrinaPietro Casi, BolognaPietro Giabbanelli, GiardinellaRina Bartolommei, San Rocco IIRoberto Cesari, CasaleRoberto Chieli e famiglia, AcquedottoSila Calosi, Morone

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Il nome di Anghiari in un quartiere di Tientsin

Anghiari in Cina

Un’osservazione senza dataNel presepe di Vittorio, a Campalla, c’era la culla

nella grotta di Betlemme e la croce del Calvario; Gesù Bambino e Cristo immolato, la nascita e la morte per la resurrezione e la vita dell’umanità.

Spiegò così la sua scelta: “Dio Salvatore è quando na-sce e quando muore”.

Vittorio ha dieci anni, frequenta la scuola elementare delle “Maestre Pie” di Sansepolcro, ancora deve fare la prima comunione ma ogni giorno, prima dei pasti, non dimentica di recitare la preghiera benedettina: “Qui fecit coelum et totum, benedicat cibum et potum, amen”.

Già con S. Benedetto l’urgenza del pane aveva un si-gnificato di esigenza corporea e spirituale.

E.T

Queste foto sono state scattate dalla sig.ra Danila Domizi, cara amica di Giuseppina Gattari, a Tientsin, una delle quattro città più grandi della

Cina, sede di molte prestigiose università.Dal 1901, grazie al suo intervento contro i ribelli nella Rivolta dei Boxer,

l’Italia, così come altre potenze quali l’Impero Britannico, la Francia, il Giap-pone, la Russia, l’Impero Austro-ungarico e il Belgio, ebbe una concessione territoriale nella città, che fu utilizzata principalmente come sede diplomatica per l’Oriente. Dopo la Seconda guerra mondiale, nel 1947, l’Italia dovette ri-nunciare alla sua concessione, lasciando un intero quartiere costruito secondo l’architettura dell’epoca, così come fecero gli altri stati.

Da allora la città ha mantenuto gelosamente integri tali quartieri e que-sti rappresentano una meta turistica, perché visitando la città, modernissima e grandissima, improvvisamente sembra di fare un salto nel tempo e nello spazio. In realtà la scritta “Anghiari” si trova all’entrata del piccolo quartiere italiano ed in più punti come si può vedere nelle foto.

Entrando si trovano negozi di impronta italiana: una cioccolateria, diversi negozietti di souvenir, ristoranti (in uno dei quali si mangia una discreta pizza napoletana). Di più Danila, che si è trovata per caso in quel quartiere, non sa dirci e anche noi non sappiamo spiegarci il nome Anghiari se non con il fatto che nella concessione italiana abbia agito una persona originaria di Anghiari.

Perciò invitiamo chi potesse dare qualche notizia sul misterioso anghiare-se in Cina o qualsiasi altra informazione, a contattare la redazione dell’Ora-torio.

Nelle foto da sinistra in alto: L’ingresso al quartie-re italiano e, nel riquadro, la scritta Anghiari.Quindi un altro angolo sempre con l’insegna An-ghiari e, qui sopra, Danila Domizi, autrice delle foto.

Anghièridi Turiddo Guerri

Quande se’ stèto fora e artonni quiete pèr subito d’essere rentrètocume ‘n chèsa: te pèri che le viee la piazza te dicon: Ben tornèto!

‘L Campèno e ‘l Conventone son milìea di’ ch’Anghièri sempre cusì è stètoe arvedelli, lo se’ che ‘n son bugie,el core te se strigni a mozza fièto...

La gente la conosci a menaditoe se’ che gni succedi ‘n chèsa e fora:si la mogli arispetta ‘l su’ marito

e lu’ si ci l’ha bionda oppure mora.È vero che miqui ‘n se parla bene,ma al vin se dici vino e pène al pène!

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Anche quest’anno ho partecipato al pellegrinaggio Mace-rata-Loreto. Questo è il mio 5° anno che partecipo. Cammi-nare è sempre stata la mia passione, ogni volta le sensazioni sono sempre più forti, chiedo a Maria sostegno e conforto nel cammino della mia vita. Un momento forte è stato quando eravamo allo stadio, prima della messa abbiamo ricevuto la telefonata di Papa Francesco.

Vedevo gente che piangeva, emozionata; le sue parole ci hanno dato ancora più forza per il nostro cammino. La lunga camminata (trenta chilometri circa, animata sempre da canti, preghiere, testimonianze di fede e i bellissimi fuochi d’arti-ficio) mi dà molto coraggio per affrontare la vita, e mentre cammino non sento la stanchezza o il sonno, ma sento la pre-senza di GESÙ, lui cammina con noi come sulla strada di Emmaus. È per questo che vi invito a camminare insieme, perché la strada ci fa incontrare.

Cristina Bianchi

Bringoli!Questa euforica tavolata si riferisce all’anno 2008, quando due combattive compagini si affrontarono per decidere chi riusciva a realizzare il bringolo più lungo utilizzando la stes-sa quantità di pasta.Vinse Anghiari di qua, e non sarebbe male poter ripetere la gara per le prossime feste di San Martino.

Foto con didascalia

Macerata-Loreto 2013

Giuseppe Pasqui, poeta nostranoHo letto le poesie di Giuseppe Pasqui nella, Raccolta di

poesie, seconda edizione integrale, 2007, Tipografia Artisti-ca, AR.

La rima è la sua “passione” letteraria di derivazione po-polare come il cantare “in ottava rima” fatti, avvenimenti e tutto il mondo familiare ristretto al tempo e allo spazio del paese e poco più: una documentazione “televisiva” scritta, fotografata dal sentimento genuino di un figlio della terra, da generazioni abituato alla stima del proprio ambiente, al-l’amore per le tradizioni del paese natio senza riferimenti al mondo esterno, per non “sciupare” l’intimità di tanto bene.

Non si conosce l’universalismo nelle poesie di Giuseppe Pasqui, solo la memoria delle “cose di casa”, come nell’ap-proccio meraviglioso a “Santina”, nell’osservazione della “vetusta fontana”, nell’amore di “terra toscana”, nell’abbrac-cio de “il Cerfone” al suono de “le campane di Scandolaia”, alla “rinascita di Scandolaia”. Il tutto accompagnato da osser-vazioni che lasciano un peso nel cuore del lettore; è l’umanità che “sbattuta” dalle circostanze della vita, trova rifugio solo nella religione della casa, del focolare domestico, nel sogno di una serenità paesana tutta intenta a conservare le usanze come la certezza dell’onore segnato da una stretta di mano.

E.T.

Qui sopra la riproduzione di un articolo apparso nel giornale argentino “La Ciudad” di La Plata, dove si parla dell’aiuto che la Parrocchia di Anghiari ha inviato con una raccolta nel-le chiese e il contributo del Fan Club italiano dell’Estudian-tes con in testa Santiago Marzi.

Alluvione a La Plata 2

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Con i Musei gestiti dalla Toscana d’Appennino Società Cooperativa

Sul filo della Memoria…

Maurizio Seracini ad Anghiari

Molti lettori lo avranno conosciuto come protagonista delle ultime ricerche sulla Battaglia di Anghiari di Leonardo

da Vinci nel salone “dei Cinquecento”. L’Ing. Seracini, che si divide fra Firenze e gli Stati Uniti, dove svolge l’attività di docente all’Università di San Diego, ha accettato la proposta del Comune di Anghiari di raccontare il suo lavoro nel cuore del centro storico, in piazza Mameli.

Degna cornice all’evento è l’esposizione del dipinto chia-mato “Tavola Doria” (una delle più famose rappresentazioni del capolavoro di Leonardo che tanto onora il nome del nostro paese) al Museo Statale di Palazzo Taglieschi, in occasione della manifestazione “Capolavori in Valtiberina”.

Nel momento in cui si scrive, la serata non si è ancora svolta (13 luglio, ore 21:30), ma le premesse affinché sia un bel momento di valorizzazione ci sono tutte: in primis poiché l’argomento è intrigante, in secundis poiché è raro che prota-gonisti di studi e ricerche sulla Battaglia di Anghiari vengano a fare visita al paese toscano portando “notizie fresche”.

Gabriele Mazzi

Palazzo della Battaglia, tel. 0575-787023-Email: [email protected]: Palazzo della Battaglia-www.palazzodellabattaglia.it

La nuova sala didatticaal Museo Madonna del Parto

La manifestazione “Capolavori in Valtiberina”, inaugurata il 15 giugno, che vede valorizzati i musei di Toscana e

Umbria, si è rivelata propizia per operare un rinnovamento agli interni del Museo Madonna del Parto.

Oltre a nuovi pannelli e un rinnovato percorso conoscitivo, il museo di via della Reglia si è dotato di una sala didattica con istallazioni interattive per la sperimentazione pratica dell’affre-sco e l’esecuzione geometrica del disegno. La sua realizzazione è una novità nei musei della Valtiberina Toscana e introduce un aspetto che molti musei, soprattutto all’estero, hanno: la capacità di comunicare i contenuti storici e/o artistici attraverso l’interazione, a volte anche tattile, con i Beni esposti.

L’interattività è molto spesso fatta con strumentazione di

vario genere, soprattutto digitale, ma nel nostro caso è volu-tamente e puramente manuale per rispettare e ripercorrere le tecniche della “Bottega di Piero”. A tal proposito è importante ricordare che presso il museo si svolgono, ogni domenica alle 10:30, delle visite-laboratorio offerte gratuitamente.

Gabriele Mazzi

Museo Madonna del Parto-tel. 0575 70713-Email: museomadonnadelparto@comunemonterchi.com-www.museomadonnadelparto.it

Cos’è la “Tavola Doria”?

L’opera è un dipinto su tavola (legno di pioppo) delle dimensioni di 850x1150 mm, la tavola sul retro è stata

assicurata a un fitto reticolo di blocchetti di legno (parchetta-tura) e la superficie pittorica sembra aver subito un importante intervento di restauro in tempi recenti.

L’opera porta questo nome, poiché il dipinto è storicamente noto (fin dal XVII secolo) nelle collezioni della famiglia “Do-ria” che ne rimase la proprietaria fino agli anni ’40 del ‘900 quando, per una serie di vendite prima alla “luce del sole” poi illegali, il dipinto scompare.

Negli anni ’60 la “Tavola Doria” è in Germania, per poi passare di proprietà nel 1992, quando il Tokio Fuji Art Museum la acquista. La compravendita però non è valida per lo Stato italiano poiché l’opera uscì dai confini nazionali illegalmente. Finalmente, dopo un lungo iter, l’opera ritornerà a far parte del patrimonio italiano.

Chi è l’autore della “Tavola Doria”? È un argomento attuale e molto delicato, poiché molti storici dell’arte discutono su questo argomento. Friedrich Piel, uno studioso tedesco, afferma con certezza che si tratta di un Leonardo autentico, altri, fra cui Sgarbi, considerano il lavoro non meritorio di una così assidua attenzione, altri ancora lo danno di “scuola fiorentina”.

In realtà solo più approfondite analisi, anche scientifiche, possono portare a risultati più certi.

L’Opificio delle pietre dure di Firenze ha già iniziato ad analizzare il dipinto, non resta che aspettare queste nuove conclusioni e… perché no, farsi una propria idea osservando dal vero la “Tavola” in Palazzo Taglieschi!

Gabriele Mazzi

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CRONACHETTA dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese.

Mese di Giugno 2013

Mese di Maggio 2013

Lunedì 3. Davanti al Conventone ho visto la Franca del Car-mine col nipotino.Domenica 9. Sono un paio di giorni che un campo di San Rocco è pieno di camper e anche di moto. Mi sa che c’è qual-che raduno.Mercoledì 12. Gastone dice sempre che suo fratello non fa mai “gnente” e invece l’ho visto nel campo sotto Palazzolo che coglieva i bacelli (e li mangiava!).Sabato 15. Oggi è morta Settimia Giusti vedova Giusti. Ave-va 84 anni ed abitava ad Anghiari. Era nata a Pieve Santo Stefano.Domenica 16. Sul mio giardino sono atterrati tre palloncini (ormai sgonfi). Su uno c‘era scritto: è qui la festa?Lunedì 17. Oggi è morta Noemi Brogialdi in Testi. Aveva 76 anni ed abitava per il Fosso. Era nata ad Anghiari.* Oggi è morta anche Domenica Gori vedova Brondoli, ma conosciuta come Maria. Abitava a San Giustino dove era nata. Aveva 75 anni. Volentieri la ricordiamo assieme a Corea.Sabato 22. Stamani con mio fratello ed altri, abbiamo fatto colazione a base di salsicce e sambudelli in una frazione che domani c’è festa grande.* Oggi è morto Antonio Innocenti di anni 90. Abitava alla Vena, podere della zona di Pianettole. Era nato a Bagnaia di Upacchi.Lunedì 24. Stamani ero con Gianni, il fabbro della Croce del fondo. È il colmo: Il dottore gli ha detto che gli manca il ferro nel sangue!Oggi è morta Elisabetta Pagani vedova Bartolomei. Aveva 95 anni ed abitava alle Ville. Era nata alla Casanova di Ca-tigliano.Mercoledì 26. Stamani nel mio prato ho visto una bubbola (upupa). Finalmente sono riuscito a recuperare (non me la ricordavo bene) la canzoncina che si canticchiava quando si vedevano o si sentivano cantare.Sabato 29. Oggi è nato Gabriele Zanchi di Alessandro e Margherita Micillo e, per la parte anghiarese, è il nipote di Mario Zanchi e Aurelia Vagnini ma, soprattutto, il bisnipote della Lotta. La sua famiglia abita a Viciomaggio.* Oggi c’è stato il Palio e ha vinto uno del Borgo.

La Rosa

Nel numero scorso abbiamo annunciato la morte di Rosa Tofani scrivendo in modo erroneo il suo nome. Mentre ci scusiamo con i familiari e con i nostri lettori, cogliamo l’oc-casione per ricordare che la Rosa, che aveva 86 anni, abitava per la via del Comune.

Era nata in Valle, a Fanciullari, e poi la famiglia si trasferì a Viaio, alle Basse Arcate, dove lì vicino una volta c’era la Bottega del Luzzi. Poi si è sposata col Meozzi che abitava nella casa adiacente alla chiesa di Viaio e, infine, hanno fatto la casa ad Anghiari.

Mercoledì 1. Il maggio “pindulino” è tutto fiorito; solo che quest’anno non c’è la Scampanata.Giovedì 2. Oggi è morto Costantino Mondani di anni 94. Adesso abitava al Borgo ma era nato al Bagnolo dove faceva il mugnaio, come suo padre.Venerdì 3. Meno male che stamani era nuvolo e così ho po-tuto mettere la croce nell’orto che erano già le otto.* Festa grande per Anghiari con la Cresima, la processione e i fochi. Peccato che il Gegio aveva un impegno e non è potuto venire con la cappa.Sabato 4. Oggi è morto Sergio Crulli di anni 83. Abitava a Malapena, si trova per la via di Tortigliano, dopo la Geppa, e, lì nei paraggi, c’era la Maestà di Sonno. Era nato alla Casina di Barliano.Domenica 5. Oggi, alle ore 16, nella Chiesa di San Biagio a Valealle, don Romano Manfredi ha battezzato Niko di Mi-chele Nocentini e Marida Baggi.* Verso le sette e mezzo è venuto un tuono fortissimo che m’ha fatto fare uno “stolso”.Martedì 7. Ho visto che al Campo della Fiera hanno messo una nuova pianta. Oh, meno male!Mercoledì 8. Oggi ho visto che stanno per sbocciare i gigli gialli che ho avuto grazie all’interessamento del Fancelli.Giovedì 9. Sono un paio di giorni che lavorano per la Croce. Naturalmente è perché domenica passa il giro d’Italia.Mercoledì 15. Al mercato ho visto Franco delle Bucacce che ancora viaggia con le foto analogiche.Passando da San Clemente ho visto due fiocchi rosaGiovedì 16. Verso le due e mezzo, al Ponte dei Sospiri, ho visto un gruppo di cavalieri. Hanno detto che andavano a Monterchi.Mercoledì 29. Oggi niente mercato, che sono andato, con uno pratico del posto, a fare colazione a Tavernelle da una signora originaria di Ripoli.Giovedì 30. Sono un paio di giorni che stanno ripulendo l’or-to del Bonarini alla curva del mulino.

La vignetta di Scacciapensieri:Miraggi!

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Questo giornale lo potrete trovate su Internetwww.parrocchiadianghiari.it

Scriveteci: [email protected]: Oratorio di Anghiari, Via della Propositura 6 - 52031 ANGHIARI

Per le vostre offerte: Propositura Insigne Anghiari - C/C postale N. 11802527

SA B ATO 24 A G O S TO

FESTA DI SAN BARTOLOMEOS. Messa solenne in Propositura alle ore 18 e festa all’Oratorio

MERCOLEDÌ 28 AGOSTO

FESTA DI SANT’AGOSTINOS. Messa nella chiesa di Sant’Agostino alle ore 18

GIOVEDÌ 29 AGOSTOAnniversario della traslazione della reliquia del Beato Bartolomeo Magi

S. Messa nella chiesa della Croce alle ore 18

San Bartolomeo24 agosto

Sant’Agostino28 agosto

Beato Bartolomeo29 agosto