2012-4 Oratorio di Anghiari

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Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI N. 4 AGOSTO - SETTEMBRE 2012

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Vita della parrocchia e del comune di Anghiari e Monterchi

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Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A

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PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHIN. 4 AGOSTO - SETTEMBRE 2012

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L'ORATORIO DI ANGHIARI - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçueAnno XLV - Periodico del Vicariato di Anghiari e Monterchi. Con approvazione della Curia di ArezzoAut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Enzo Papi - Stampa: Grafiche Borgo, Sansepolcro.Redazione:donmarcosalvienzopapimariodelpiaalessandrobivignanimonicaredentielisadelpiantaverarossi.

l'editoriale di enzo papi

MillenarioVentotto anni

Di anni e di sospiriAll’aperturaInfine tu arrivi

Una povera lumacaVecchia e stremataVentotto anniPer questa camminata

Partì dal PalazzoMa gli mancava il peroEd alle VilleLo ritrovò davvero

È stata una storiaDi fermate e intrighiTra ambientalistiSempre più agguerriti

RecalcitrantiPer le reti viarieCon dei governiSempre andati a male

Ora finalmenteScrollato quel fetoreE questa stradaAvanzi con amore

Non solo chiacchiereMa impegno devolutoCon il cittadinoVittima all’infinito

Questa Due mariChe per noi era vitaOra la sua agoniaNon penso sia finita

C’è altri trattiNel bene costruireDate all’ItaliaIl modo di ripartire

La nostra provinciaBella ma strizzataCon questa stradaLa vita collegata

Con altri popoliProvince a noi vicineE non ritrovarsiIn mezzo a ‘ste colline

La vita è fattaDi svago e di lavoroE finalmenteLodato sia il decoro

Troppe promesseMa fatti prepotentiIn questa regioneTroppi gli assenti

Ora la Due mariChe ieri ò accarezzatoCon la mia Panda‘Sto tratto ò battezzato:

Santo StefanoIl disegno di copertina,

realizzato da Monica Redenti, raffigura la chiesa di Santo Stefano così come i restauri l’hanno messa in luce.

Si tratta di un edificio del VII secolo in stile ravennate.

Qui, nella prima domenica di settembre, e quest’anno il 2, si svolge la festa in onore della Madonna. Altre notizie a pag. 26.

Ritorno alle origini. Un gesto di massa per fare memoria e riallacciare il chi siamo di oggi con ciò che eravamo un tempo; per andare, rinnovati dallo spirito delle origini,

incontro al secondo millennio della nostra terra e delle nostre comunità. Ritorno alle origini è il titolo col quale, fin da ora, è stato lanciato il grande pellegrinaggio del popolo del Borgo -e della Valtiberina- verso Badia Succastelli e, poi, verso Camaldoli. Tutti siamo figli e debitori di antichi monaci che, da questi eremi e da queste badie, hanno generato anche il nostro tempo, l’umanizzazione di questa terra e la messa a coltura di un giardino splendido come la Valtiberina. Basta affacciarsi dai bastioni di Anghiari per rendersi conto della vastità, della intensità e della bellezza di un’opera di cui ancora oggi noi godiamo il progetto e il risultato. Un progetto di fede che, da allora, ha cambiato e reso più umano lo stesso abitare; una realtà umana, quella di oggi, che torna alle origini per bere nuovamente alle fonti della vita. Non è il simbolo di Camaldoli il logo con le due colombine che si sporgono sul calice per dissetarsi?

°°°

1° agosto 2012. Messa del mattino, ore 7.30. Il popolo, convenuto in cattedrale, l’antica abbazia di cui in questo anno si celebra il millenario di fondazione, si dispone spiritualmente a compiere un’impresa, ad oggi, unica ed irripetibile.

L’omelia dell’arcivescovo, mons. Riccardo Fontana, la santa Comunione per chi vuole, la benedizione del pellegrino per tutti. Poi il raduno e la concentrazione in Piazza Torre di Berta dove, in attesa di muoversi, verrà distribuita una piccola colazione. Credenti e non credenti, gente che si affolla, vociare gioioso, festa consapevole di chi è contento perché sa di dare vita ad una impresa singolare ed eccezionale. Poi, alle 9, l’inizio del cammino, vescovo e sindaco in testa, la chiesa e la città, l’abbazia del Santo Sepolcro e il comune: a seguire il popolo, sintesi mirabile di fede e di cittadinanza. Un lungo serpentone, uomini e donne, giovani e anziani, bambini e genitori, nonni e nipoti; un popolo insomma! Direzione: Badia Succastelli, l’antica abbazia diroccata, oggi sul cucuzzolo che si specchia sul lago di Montedoglio. La folla raggiungerà la frazione di Gragnano verso le 10.30 circa e troverà un posto di ristoro nel quale verranno distribuiti prodotti tipici per una colazione sostanziosa che darà nuova birra ai muscoli ed alla voglia di camminare. Sono i monaci neri di Succastelli, che per primi, chiamati da s. Arcano, hanno abitato e guidato l’abbazia del Santo Sepolcro. A Succastelli la folla arriverà verso mezzogiorno e reciterà l’Angelus; un angelus di ringraziamento per la storia e per la città che da qui sono venute, compiendo quest’anno il primo millenario di vita!

°°°

In quel lontano 1012 Camaldoli ancora non c’era; san Romualdo era appena arrivato in mezzo alla foresta ed aveva appena fondato un eremo che avrebbe avuto una storia, anch’essa, millenaria e fantastica. Da Succastelli, i più

giovani ed i più forti, in rappresentanza di tutto il popolo, proseguiranno poi il cammino. Meta Camaldoli, casa madre nel tempo di tutte le fondazioni monastiche della valle, e qui arriveranno la mattina di sabato 4 agosto, attraverso boschi e montagne. Lungo la strada saranno accolti da parrocchie, conventi e palestre e, come Egidio e Arcano, si rifocilleranno con quello che la Provvidenza donerà loro. Nel pomeriggio avverrà l’incontro di testimonianza e di preghiera con i monaci e con quanti, con i loro mezzi, saranno arrivati nel frattempo da Sansepolcro. Ritorno alle origini; ritorno alla fonte fresca che ha generato una storia tanto lunga, generosa e ricca di frutti, religiosi e civili. Per andare di nuovo incontro al futuro con cuore più fresco e più ricco di speranza.

La Due maridi Armando Zanchi

Scritta in occasione dell’apertura del trat-to Le Ville Palazzo del Pero.

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Il “mio” concilio Vaticano IIMemorie affioranti e liete consegne

All’età di sessant’anni suonati, scadenza che per gli antichi sapeva inequivocabilmente di vecchiaia, è logico che più che mai ci si guardi indietro per rintracciare qualcosa di significativo, di utile e, nella carità, di edificante. Sicché, richiesto di dire qualcosa sul Concilio Vaticano II che, facendo un po’ di conti, ha segnato la mia adolescenza e, nelle sue applicazioni, la mia giovinezza, mi son messo a racimolare nella memoria qualcosa che rispondesse a quelle caratteristiche e a quegli intenti. Mi ricordo ragazzetto – classe 1951 – a leggere sul giornale il dibattito su quella che sarà la dichiarazione sulla libertà religiosa. Già allora, per esprimere concetti in modo un po’ brutale, ci si confrontava con la dialettica diritti dell’uomo diritti di Dio, rispettivamente della coscienza e della verità. Mi rendevo conto che si trattava di cose grosse. Non ero in grado di capirne le articolate sfumature giuridiche, filosofiche, teologiche. Eppure l’insistenza sui diritti di Dio e della verità non mi convinceva. Mi pareva meschino pensare che il Padreterno avesse bisogno di avvocati. Anzi mi infastidiva l’idea che si potesse o dovesse sanzionare o al contrario impedire l’esercizio di qualsiasi religione. Avevo avuto alle elementari un maestro che ci spiegava la Costituzione, regalataci nel centenario dell’unità d’Italia. E per l’appunto m’erano state regalate le opere del Manzoni e, pur capendoci non più di tanto, nelle Osservazioni sulla morale cattolica, ero andato a pescare nel capitolo sugli odi religiosi una frase di Lattanzio che intendevo nel latino che, da ginnasiale, studiavo: “Col morire, non con l’uccidere va difesa la religione”.

Erano gli anni Sessanta nei quali le problematiche lancinanti di dignità, di democrazia politica e sociale, di partecipazione, pervadevano il mondo. Papa Giovanni le comprendeva e le assumeva nella categoria dinamica dei segni dei tempi con un intelletto di amore per il mondo umano che esprimeva quei sintomi. Se con ciò penso alla Dignitatis humanae, la dichiarazione sulla libertà religiosa – si capisce che il padre Pavan, uno degli estensori, sia stato piuttosto perplesso di fronte all’introduzione dell’inquietante criterio di reciprocità –, mi viene in mente anche la Gaudium et spes: non ho che da invitare chi l’avesse letta a ripensarla e chi non l’ha letta a leggerla, e valutare, tra l’altro, se la mia mente non svolazza a vuoto.

La venuta d’un nuovo parroco nella mia parrocchia, San Michele a Castello tra Rifredi e Sesto, quando avevo quindici anni, nel 1966, rappresentò il soffio del Concilio. Ragazzo sui sedici anni, mi colpì una particolare scelta pastorale. Fino ad allora per gli adolescenti c’erano le riunioni dell’Azione Cattolica, che ovviamente presupponevano la tessera. Il nuovo priore, don Mauro Ferri, estese l’invito a tutti i giovani e non ad entrare in una associazione, bensì a formare un gruppo parrocchiale per età. Erano all’opera influssi della Lumen gentium? Penso proprio di sì. Certo, la vita associativa e la vita parrocchiale non si escludono a vicenda. Tuttavia le motivazioni e gli intenti prioritari risentivano – l’ho capito cammin facendo – di un’altra ecclesiologia, avvertita come nuova: quella dell’essere popolo di Dio in forza del Battesimo, con tutte le virtualità del sacramento da attivare.

Sia per i giovani che per gli adulti ogni attivazione prendeva spunto dalla lettura, studio, meditazione della Sacra Scrittura, fequentata a tutto campo, dall’aspetto storico a quello spirituale e sapienziale. Vi entrava lo spirito della Dei Verbum, quello della Bibbia per tutti, senza remore o timori, per tutti i cristiani e non solo. Ancora: si assisteva ai cambiamenti nella liturgia, prima la pronuncia a voce alta, poi in italiano, e intanto la celebrazione verso il popolo con molteplici ministeri. Questi fenomeni fino ad allora accolti con compiaciuta curiosità di adolescente, mi si motivavano. Infatti, il priore mi fece avere, ormai liceale, il fondamentale Senso teologico della liturgia del padre Cipriano Vagaggini, piuttosto ostico per un diciassettenne, e che tuttavia metabolizzai: il libro sapeva dello

spirito e della lettera della Sacrosanctum Concilium con le sue martellanti istanze alla massima partecipazione in una rilevante e nel contempo nobile semplicità.

Soprattutto nei primi anni Settanta, in quello stesso gruppo parrocchiale, era tutto un confrontarsi sui rapporti chiesa/mondo, realtà ultime e penultime con le problematiche concrete poste dalla società del tempo: non si perdeva occasione per interrogarci e discutere e voler capire con l’occhio al messale e al giornale. Era lo stile del rispetto e dell’amore per questo mondo umano: la Gaudium et spes più volte interpellata era all’opera. Erano i miei anni di università, a Lettere Antiche, a Firenze. Quindi c’era la compagnia degli antichi autori pagani e, nello stesso Mediterraneo, specialmente greco e latino, degli scrittori cristiani, i cosiddetti Padri della Chiesa, al cui studio mi invogliava ancora il mio parroco. Tant’è che mi laureai su san Giovanni Crisostomo (+ 407), nei suoi rapporti con la morale popolare dell’ellenismo con attenzione alla storia delle idee, nel pieno rispetto del metodo filologico e, in definitiva, delle cause seconde: dell’autonomia delle realtà terrene per godere ancora della Gaudium et spes.

Forse gli stessi Padri della chiesa, letti con un’anima conciliare, mi hanno accompagnato nel 1975 in Seminario con l’annesso Studio teologico, dove ho ancora respirato il Concilio attraverso vari accenti, talora in dialettica, anche in polemica, eppure nella cordiale gratitudine verso chi me lo ha fatto amare: penso al “mio” rettore mons. Angiolo Livi e, tra i professori, a mons. Valerio Mannucci, a don Enrico Chiavacci, a don Divo Barsotti. Il Concilio mi ha poi seguito a Roma nella Gregoriana nonché all’Augustinianum, dove mi è stato dato da fare quel che da prete devo e mi garba fare: conoscere, interrogare i Padri della Chiesa e farli conoscere ed amare, ancora nell’ottica del Concilio.

Nel contempo lo specifico stile del Concilio appare nel Sinodo diocesano fiorentino dei primi anni Novanta: è rilevante a questo proposito l’invito da parte dell’allora arcivescovo Silvano Piovanelli a tutti i battezzati, e non solo, a formulare pareri e proposte circa le cose della Chiesa. È un particolare che mi ha ispirato come priore della parrocchia di Santa Maria a Quinto a Sesto Fiorentino, e nell’attività di ricerca e insegnamento di Patrologia alla Facoltà teologica di Firenze.

Questo è il “mio” Concilio. Non pretendo di dire che è il Concilio, perché non ne avrei ovviamente l’autorità, ma, per quel che ci capisco e mi compete, mi sento proprio di dire che tutto questo è Concilio.1

don Carlo Nardi*

1 Il lettore è incuriosito di quel che c’è di Concilio nei miei intendimenti? Lo rimando ai miei opuscoli e a qualche libro, tutti consultabili nella Biblioteca della Facoltà Teologica dell’Italia Centrale in Via Cosimo il Vecchio 26 a Firenze, testi rintracciabili cliccando FTIC catalogo. E di cosa nasce cosa.

***************Nella foto l’assise dei tremila vescovi del Concilio Vaticano II in San Pietro.* Don Carlo Nardi è Parroco di S. Maria a Quinto, Sesto Fiorentino e insegnante presso la Facoltà Teologica dell’Italia centrale, Firenze.

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CALENDARIO LITURGICO a cura di Franco Cristini

Mese di Agosto 2012 Mese di Settembre 2012

A MiccianoOgni Primo Venerdì del meseper il Gruppo Uomini dei

Ritiri di Perseveranza

S. Messa alle ore 20,30

2 agosto giovedì – Primo Giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni. Perdono di Assisi: alle ore 8 pellegrinaggio dal Cenacolo di Montauto alla Maestà di San Francesco. Alle ore 10 circa S. Messa presso il Cenacolo.3 agosto venerdì – Primo Venerdì del mese. Presso il Santuario del Carmine alle ore 21 S. Messa con adorazione.5 agosto domenica – Domenica XVIII del Tempo Ordinario. S. Messe secondo l’orario festivo.6 agosto lunedì – Trasfigurazione di N.S.G.C. «Gesù condusse su un alto monte Pietro, Giacomo e Giovanni e si trasfigurò davanti a loro.»7 agosto martedì – Primo Martedì del mese. In Propositura alle ore 17, Ora di Guardia con recita del S. Rosario.10 agosto venerdì – San Lorenzo diacono e martire. Fu diacono della Chiesa di Roma e subì il martirio nella persecuzione di Valeriano; fu disteso vivo sui carboni ardenti (graticola). Festa nella parrocchia di S. Lorenzo al Colle, dove, alle ore 19, sarà celebrata la S. Messa solenne cui seguirà breve ristoro.11 agosto sabato – Santa Chiara di Assisi (1193-1253). Seguì il suo concittadino Francesco nella via della povertà e con lui fondò il secondo ordine francescano delle Clarisse.12 agosto domenica - Domenica XIX del Tempo Ordinario. S. Messe secondo l’orario festivo.15 agosto mercoledì – Assunzione della B.V. Maria. S. Messe secondo l’orario festivo. Festa nella parrocchia di Micciano. «Oggi la madre di Cristo è assunta in cielo, rallegriamoci e lodiamo il Figlio, Signore del mondo.»19 agosto domenica - Domenica XX del Tempo Ordinario. S. Messe secondo l’orario festivo.24 agosto venerdì – San Bartolomeo Apostolo. Bartolomeo, protettore della nostra parrocchia, è nato a Cana di Galilea. Fu condotto a Gesù dall’apostolo Filippo. È tradizione che egli abbia predicato il Vangelo in India dove fu martirizzato, scorticato vivo e decapitato. Alle ore 18, in Propositura, S. Messa solenne. Seguirà per tutti la festa negli spazi dell’Oratorio.26 agosto domenica - Domenica XXI del Tempo Ordinario. S. Messe secondo l’orario festivo.27 agosto lunedì – Santa Monica. Madre di Sant’Agostino, per la cui conversione versò tante lacrime ed elevò tante preghiere a Dio; è esempio di madre veramente santa.28 agosto martedì – Sant’Agostino vescovo e dottore della Chiesa (354-430). Nato a Tegaste in Africa, dopo una gioventù inquieta e poco morale, si convertì alla fede e fu battezzato; condusse quindi vita ascetica e densa di studi sulla fede; fu eletto vescovo di Ippona. Santa Messa delle ore 18 nella chiesa di Sant’Agostino.29 agosto mercoledì – Martirio di San Giovanni Battista. Ad Anghiari si festeggia il Beato Bartolomeo Magi, nato nel 1460 ed entrato nei frati minori della Verna, fu maestro dei novizi. Morì ad Empoli nel 1510. La S. Messa delle ore 18 verrà celebrata nella chiesa della Croce.

2 settembre domenica - Domenica XXII del Tempo Ordinario. S. Messe secondo l’orario festivo.4 settembre martedì – Primo Martedì del mese: in Propositura alle ore 17 Ora di Guardia con recita del S. Rosario.6 settembre giovedì - Primo Giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni.7 settembre venerdì – Primo Venerdì del mese. Nella Pieve di Micciano alle ore 20,30 S. Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza. Nel santuario del Carmine, alle ore 21, S. Messa con adorazione.8 settembre sabato – Natività della Beata Vergine Maria. Festa a Pieve S. Stefano.9 settembre domenica - Domenica XXIII del Tempo Ordinario. S. Messe secondo l’orario festivo.14 settembre venerdì – Esaltazione della Santa Croce: la S. Messa delle ore 18 verrà celebrata nella chiesa della Croce.16 settembre domenica - Domenica XXIV del Tempo Ordinario. S. Messe secondo l’orario festivo.21 settembre venerdì – San Matteo apostolo ed evangelista. Nato a Cafarnao, Matteo esercitava il mestiere di esattore delle imposte quando fu chiamato da Gesù. Subito Matteo (Levi) lo seguì. Scrisse un Vangelo in lingua ebraica e si dice abbia predicato in Oriente, dove subì il martirio.23 settembre domenica - Domenica XXV del Tempo Ordinario. S. Messe secondo l’orario festivo. S. Pio da Pietrelcina.29 settembre sabato – Ss. Michele, Gabriele e Raffaele Arcangeli.30 settembre domenica - Domenica XXVI del Tempo Ordinario. S. Messe secondo l’orario festivo.

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S. MESSE FESTIVECELEBRATE NELLE CHIESEDEL VICARIATO DI ANGHIARI...

Ore 8,00 -PIEVE DI MICCIANOOre 8,30 -ANGHIARI: Chiesa di S. StefanoOre 9,00 -CENACOLO DI MONTAUTOOre 9,30 -ANGHIARI: Chiesa di Propositura “ -PIEVE DI MICCIANOOre 10,00 -SANTUARIO DEL CARMINE “ -SAN LEO (sospesa per lavori) “ -TUBBIANOOre 11,00 -ANGHIARI: Chiesa di Propositura “ -PIEVE SOVARA “ -TAVERNELLEOre 11,30 -VIAIOOre 12,00 -TOPPOLEOre 16,00 -PONTE ALLA PIERAOre 18,00 -ANGHIARI: Chiesa della Croce

... E DI MONTERCHI

Ore 8,45 San Michele Arc.lo a PadonchiaOre 9,30 S. Maria della Pace, Le VilleOre 10,00 Chiesa della Madonna Bella, PocaiaOre 11,15 San Simeone profeta a MonterchiOre 17,00 (ore 18,00 estivo) San Simeone a Monterchi

Ultima domenica del mese: chiesa di San Michele Arc.lo a Pianezze, ore 16,00 (ore 17,00 estivo).

MESSE PREFESTIVE:

Ore 16,00 (ore 17,00 estivo) TavernelleOre 16,00 (ore 18,00 estivo) Arcipretura Monterchi “ Catigliano (ogni 15 giorni)Ore 17,00 Madonna Bella a PocaiaOre 17,00 Tubbiano (ore 18,00 estivo)Ore 18,00 Propositura Anghiari

Primo Venerdì del meseal Carmine

Ogni primo venerdì del mese, al Santuario del Carmine, S. Messa con adorazione alle ore 21.

Incontri di catechesiAl Cenacolo di Montauto

Incontri di catechesi per famiglie e adulti. Sempre alle ore 18,30.

Riprende il cammino di catechesi men-sile per adulti al Cenacolo di Montauto.

Quest'anno il tema sarà “I Guariti nel Vangelo di Marco”.

Mercoledì 15 agosto

Assunzionedi Maria al Cielo

Festa titolaredella parrocchia

di Tavernelle

S. Messa ore 11

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IL PALTERRE*: dove gli Anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo* Queste pagine possono essere lette dagli anghiaresi senza particolari prescrizioni. Per gli altri si consiglia moderazione.

Piazza BaldaccioEchi e voci del passato

Pensieri dalla Badia Camaldolese d’Anghiari

Nella solitaria Badianon incontro nessunoma odo l’eco di voci umane.Obliqui raggi entranosul portico antico,riflessi ombrati muovonosul finire del giorno.Fredde appaiono le case,un uomo solitarios’attarda ancora:nulla conosce dei segreti…e ascolta mutoun mormorio di preghiere.

II°

La notte è profonda,la luna rischiara i tetti,odo il respiro del vento;l’aria tiepida di primaveraporta voci d’insetti e ricordi…Le antiche cose sono passateeppure ancora m’inseguonogaloppando i sogni:una, cento, mille e millecome fiumi fluenticome tamburi li sentoche mi scavano dentro. f.t.

La gallina della Pieradi Emmedipì

Vi ricordate che tem-po fa s'era parlato della gallina della Piera del Bobo di Tavernelle che per interrompere la mat-tinata si mangiava un po' di yogurt?

Bene, la gallina torna a far parlare di sé. La Piera le ha messo nove uova da covare. È vero che è nato un solo pulcino, però guardate con quanta pazien-za ed amore sta insegnando al frugoletto a beccare i semi e i vermetti nell'orto della sua padrona.

Auguri a Federica

Il giorno 19 aprile 2012, presso l'Università degli Studi di Siena, facoltà di Lettere e Filosofia, Sede di Arezzo, Federica Ricceri ha discusso una tesi dal titolo: «L'avvento del rock nel panorama musicale della seconda metà del Novecento. Queen: un incontro tra rock e tradizione musicale classica.»

Ha ottenuto l'ottima votazione di 110 e lode, relatore è stato il professor Andrea Chegai, correlatore il professor Ferdinando Abbri.

A Federica, che abita proprio sopra l'antica abbazia di An-ghiari, in Piazzola, cioè il cuore antico di Anghiari, gli auguri dei familiari e degli amici ma in particolare di Beppe, della Mirella e della nonna Vincenzina.

Noi qui della Redazione mandiamo le nostre felicitazioni e ci scommetto, appena si saprà, anche quelli della Compagnia dei Ricomposti, suoi sodali, vorranno mandare le loro.

1972-2012

L’anno di nascita 1972 festeggia i suoi primi40 ANNI

I quarantenni del 1972 festeggeranno l’evento con una serata, cena+ballo, nel mese di settembre

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Tutti gli interessati possono telefonare a:Eleonora (3334357463) – Salvatore (3287011836) – Carlo (3487722155)

Ho adottato un cassonetto

I sacchi di fuori

Dopo un po' di tempo sono ripassato dal mio cassonetto e ho visto che c'erano due sacchi neri, pieni di rifiuti, fuori del cassonetto. Gli ho detto che non mi potevo fermare perché c'era il Palio e sarei ripassato il giorno dopo. Sono passato dopo due giorni ma i sacchi c’erano ancora. Allora mi sono armato di santa pazienza, li ho buttati dentro e ho dato una pulitina. Intanto il cassonetto mi raccontava che non è la prima volta che lasciano la roba fuori. Il camion passa, ma i sacchi rimangono lì.

Gli ho detto di avere pazienza che piano piano i cit-tadini avrebbero imparato. Mi ha solo risposto:

«Speriamo!»

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...il Palterre, ovvero Ridendo castigat mores

Nozze di smeraldo

Il 7 di luglio gran festa nel prato della chiesa di santo Stefano per il quarantesimo anniversario di matrimonio, cosiddette nozze di smeraldo, di Lauretta Bozzi e Lui-gino Giorni.

Contornati da parenti e amici, la serata è trascorsa all'insegna dell'allegria con un'ottima cena.

Bene così.Si è saputo da fonte ben informata che gli amici

hanno provveduto a dei regali particolari per ambedue i festeggiati. Bravi ragazzi che con il vostro scherzo avete animato ancora di più la serata.

Tanti auguri da tutta la Comunità e anche dagli amici e dalla Redazione.

Giemme

La vignetta di Scacciapensieri:Sarà proprio il caso!

Auguri a Loredana e Tito

Infioratadi Ebì

Quest'anno alla preparazione dell'infiorata del Corpus Domini, oltre alle donne del rione del Fosso, hanno partecipato due genitori ed un nonno dei bambini della Prima Comunione. Anche altri genitori (i loro figli passeranno la Prima Comunione il prossimo anno) hanno dato una mano.

Vogliamo ringraziare loro e tutti coloro che ci hanno aiutato ad abbellire il percorso della processione, augurandoci di vederli anche per il prossimo anno.

Il 14 maggio scorso, Loredana Mondani e Tito Bartolomei hanno festeggiato le loro nozze d’oro. Cinquant’anni fa, il 14 maggio del 1962, erano stati uniti in matrimonio nella chiesetta di Sigliano, lungo la strada per Pieve, dall’allora parroco don Alessandro Bartolomei.

Per festeggiare l’an-niversario erano presenti alla S. Messa celebrata da don Marco Salvi, anche i figli con le loro famiglie, i parenti e alcuni amici.

A Loredana e Tito, che abitano alla Via Nova, dopo quelle dei familiari e degli amici, vanno le felicitazioni della Redazione.

Auguri a Benedetta

Il giorno 4 maggio, presso l’Università degli Studi di Siena, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Corso di Laurea in Infermieristica, si è laureata Benedetta Rocchini, ottenendo la bella votazione di 107/110.

Ha discusso una tesi dal titolo: “Assistenza infermieristica al paziente oncologico per una corretta gestione degli effetti collaterali da farmaci biologici intelligenti”. Relatrice è stata la professoressa Sara Mercatelli, contro-relatrice la professoressa Luciana Panicucci.

A Benedetta, che abita poco dopo l’Infrantoio, gli auguri carissimi da parte della famiglia, degli zii e di tutti gli amici.

E noi della Redazione volentieri ci uniamo a loro per mandare anche i nostri auguri a Benedetta.

Controllate che l’indirizzo nel giornale sia esatto.Aiuteremo i postini e il giornale non andrà disperso.

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LE NOSTRE CHIESE NELLA STORIA E NELL’ARTEdi don Quinto Giorgini

La Chiesa Parrocchiale di San Paterniano a ViaioSeconda parte

Le visite pastorali secondo lo spirito del Concilio tridentino sono certamente una delle fonti principali per attingere notizie sul passato delle nostre chiese. Presenteremo una sintesi dei contenuti delle visite del XVI secolo e poi alcune dell’ultimo secolo.La prima visita pastorale di cui abbiamo memoria avvenne il 6 giugno 1521, al tempo del vescovo aretino Francesco Armellini (1518-22). Il rettore era “ser Bernardino del Borgo Santo Sepolcro”, il quale era assente e quindi il visitatore fu accolto dal cappellano ser Lazzaro d’Anghiari. Un’altra visita fu effettuata il 16 agosto del 1535, quando era rettore il sig. Angelo Della Stufa, mentre cappellano era il sig. Sante Sensi “de Valle”. Il Visitatore trovò la chiesa in buone condizioni, eccetto il pavimento. Avvicinandosi all’altare rilevò che esso era integro e consacrato, ma ricoperto da tovaglie sporche. Il cappellano don Sante si era fatto ordinare prete dal vescovo di Cagli senza licenza del suo ordinario, il vescovo del Borgo. I paramenti e gli arredi sacri risultavano buoni, eccetto la patena che era rotta. La chiesa era di patronato di Monte Doglio. Ad un certo Francesco Cangi di Monte Doglio “laborator” (lavoratore?) fu imposto di comparire entro dieci giorni sotto pena di scomunica e di 25 ducati e questa ingiunzione doveva essere appesa alla porta fino alla sentenza. Non si specifica il tipo di trasgressione.Visita del 9 ottobre 1564. In essa si afferma che la chiesa di S. Paterniano a Viaio, distante mezzo miglio da quella di S. Croce, “est media cura” ed aveva per rettore il sig. Angelo Stufa ed era servita dal cappellano “donnus Matteus”. Fu trovato tutto a posto, pareti, tetto, paramenti e arredi sacri. I beni della chiesa fruttavano 200 staia di grano a favore del rettore.Visita del 17 aprile 1567. Il rettore era il sig. Domenico Vici “de Bigliaffis de Anglario”, mentre cappellano era il sopraccitato don Matteo, che afferma essere 50 le anime ammesse alla Comunione. Le entrate consistevano in 100 staia di grano a favore del rettore.Visita del 14 settembre 1575. Troviamo rettore il sig. Sforza dei conti di Monte Doglio. Fatta la preghiera per i defunti, furono visitati la chiesa, l’altare, gli arredi sacri e trovati in buono stato ed in ordine. Interrogato il rettore questi rispose che ricevevano la S. Comunione 160 persone. I frutti dei beni della chiesa consistevano in 150 staia di grano. La provvisione e l’elezione a rettore di questa chiesa spettava alla sua famiglia, a quella Della Stufa di Firenze ed ai Gonzaga.Visita del 20 maggio 1577. Era ancora rettore il sopracitato Sforza e cappellano il medesimo don Matteo. Risultò tutto in ordine come nelle precedenti visite. Soltanto si ordinò che fosse imbiancata la chiesa e provvista di un confessionale, di un baldacchino sull’altare e di lanternoni. Si prescrisse inoltre di restaurare la patena.Visita apostolica dell’8 luglio 1583 fatta da mons. A. Peruzzi. Traduciamo e riassumiamo dal verbale le seguenti notizie. La chiesa parrocchiale di S. Paterniano a Viaio è di patronato degli illustri signori conti di Monte Doglio. Rettore è l’illustre sig. conte Sforza che non è sacerdote né costituito

negli altri sacri ordini e pur tuttavia mantiene il titolo della chiesa e ne percepisce i frutti. La cura delle anime è affidata ad un cappellano a cui viene data l’annua paga di 20 staia di frumento. Tutto ciò con il consenso della Sede Apostolica, dichiarato in una lettera che il rettore stesso esibisce al visitatore.L’edificio della chiesa “satis bene se habet” sia nei tetti che nel pavimento che negli intonaci, ma risulta ancora bisognoso di essere imbiancato. L’unico altare è privo della

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Le nostre chiese...

Croce, di decenti candelieri e del pallio. Si comanda inoltre di provvedere ad un vaso d’argento per portare la Comunione agli infermi, se non sotto un baldacchino almeno sotto un ombrello eucaristico ad unica asta. Certamente il fatto che il rettore non fosse sacerdote non fu approvato dal visitatore, il quale rimette al Vescovo aretino di dichiarare questa chiesa soltanto “semplice” oppure, rimanendo parrocchiale, dovrà avere per titolare un rettore che sia sacerdote e che quindi possa amministrare i Sacramenti secondo i decreti generali della Chiesa.Saltiamo al secolo XIX, raccontando la visita di mons. Maggi effettuata il 9 settembre 1831 alle ore 11 del mattino. La chiesa di Viaio risultava di patronato della famiglia Tuti di Anghiari, discendente dal fu Tenente Felice Tuti, e ne era rettore don Domenico Santucci. Le anime erano 128, suddivise in 18 famiglie. Il territorio parrocchiale confinava mediante il fiume Tevere con le parrocchie di S. Martino a Montedoglio e S. Croce e poi con quelle di S. Stefano e della Pieve di Micciano. La rendita era di 80 staia di grano, con biade e legumi, 40 di grano turco e 16 barili di vino. Il parroco era tenuto all’applicazione della Messa “pro populo” in tutti i giorni festivi. Inoltre doveva celebrare due messe al mese “in perpetuo” per un legato, istituito da don Antonio Valdorini con suo testamento del 29 marzo 1745 rogato dal Sig. Angiolo Maria Brizzi di Caprese, “notaro fiorentino”. Inoltre vi erano altri Legati da soddisfare. Furono interrogati i ragazzi della dottrina cristiana. Il visitatore comanda di indorare la patena del calice e di porre un baldacchino sopra l’altare. Infine il parroco gli consegna l’inventario. Passò poi a visitare l’Oratorio della Purificazione di Maria Vergine nella Villa di Viaio, di proprietà del sig. Proposto don Nicola Tuti. L’edificio è a volta, della superficie di circa 70 mq, con sacrestia e campana, trovato in ordine.Passiamo alla visita pastorale del 30 aprile 1923 effettuata dal grande vescovo Emanuele Mignone. La parrocchia di Viaio contava allora 250 anime guidate dal parroco don

Chimenti. Oltre all’altar maggiore dedicato a S. Paterniano, c’era un secondo altare dedicato all’Addolorata. Non c’era il Battistero. Nei pressi esisteva ancora l’oratorio pubblico di S. Maria della Purificazione.Nella visita di mons. G. T. Cioli del 12 agosto 1981, vi troviamo l’ultimo parroco ivi residente don Pietro Galastri, già frate francescano, nativo di Poppi ed ordinato il 12 maggio 1949. Prese servizio in questa parrocchia il 1 aprile 1977. La popolazione era scesa a 186 persone, suddivise in 47 famiglie. L’attività prevalente era l’agricoltura (coltivatori diretti e contadini) e i lavoratori pendolari erano 24, di cui 4 fuori parrocchia. L’adiacente canonica è costituita da 8 stanze e 6 fondi con annessi fabbricati colonici. Il beneficio consiste in 14 ettari dei quali 6 in mezzadria ed il resto incolto. È stato più facile trovare notizie dei secoli passati che quelle degli ultimi decenni.Concludiamo aggiungendo ai sopracitati rettori un elenco cronologico dal secolo XVII ad oggi:1- Guadagni Gio.Batta 30 dicembre 16442- Brunetti Bernardo 19 marzo 16593- Veltroni Domenico 15 dicembre 16554- Boldrazzi Antonio 23 agosto 16695- Egidii Antonio Giuseppe 9 giugno 17086- Veldrini Antonio 7 gennaio 17207- Ricci Gio-Francesco 22 settembre 17458- Tuti Gio-Jacopo 26 gennaio 17829- Tuti Niccola 1 giugno 179510- Bardeschi Giuseppe 10 luglio 180711- Baldini Filippo 11 giugno 181012- Tuti Graziolo 16 giugno 182113- Santucci Domenico 30 marzo 182814- Gavi-Scaletti Curzio 10 maggio 184515- Bassi Giovacchino 21 agosto 189016- Bigiarini Clemente 27 novembre 190217- don Chimenti fu Domenico 192318- Panichi Narciso 1 luglio 194819- Galastri Pietro 1 luglio 197720- Scortegagna Gaetano 1 ottobre 200521- Testerini Msg. Benito 2 ottobre 2010, attuale rettoreIl prossimo articolo riguarderà la chiesa di S. Martino a Montedoglio.

Qui sopra la navata della chiesa di Viaio e, in alto, il bel tabernacolo in marmo dell’altare maggiore.

Nell’altra pagina la vecchia acquasantiera in pietra e due particolari dell’altare maggiore.

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Anghiari: piccole storieScritte a quattro mani da Cesare e Ivano

con i disegni di Monica RedentiMaranna e la Nanna

Rimane ad Anghiari l’ambito premio

Palio 2012

Maranna era un vecchietto dell’ospizio con una gran voce stentorea.

Aveva messo a frutto tale sua particolarità urlando per tutto il paese quando era pronta una porchetta o una salamoia (si faceva la sera prima, utilizzando le orecchie, gli zampetti e gli interiori cotti in forno in salamoia) o un migliaccio o il pesce il venerdì. Quando passava dalle Mura si poteva sentire fino a Mezzavia. Mi ricordo ancora il suo incitamento a comprare il pesce:

«Mare, mareeeeee!!!.... donneeeee...... pesce vivoooo!!... Viva la razza!.»

Una sua concorrente era la Nanna ed il suo annuncio era:«Porchetta, porchetta dal nostro ‘Ndrea!»

Il Franchini

Anche il Franchini viveva al Ricovero come la Maranna ma era servito e riverito. Era dovuto andarci, perché era rimasto solo dopo che i parenti si erano rifiutato di ospitarlo. Ma aveva lavorato in Germania da giovane e la pratica per la pensione l’aveva fatta.

Con sua sorpresa si vide arrivare assieme alla pensione anche gli arretrati, che erano dei bei soldi per quei tempi. Il parentado si rifà vivo con nuove proposte di ospitalità. Ma il Franchini risponde deciso:

«Sto bene dove sto!»

Le bandiere sono state quasi tutte riposte nei cassetti, ma l’edizione 2012 del Palio della Vittoria ha dato a noi Anghiaresi una grande soddisfazione: ha vinto Giulio, il Calli per chi non è del posto.

Una bella edizione di un avvenimento che Anghiari può utilizzare per farsi conoscere e apprezzare.

Ma torniamo al Palio ed in particolare alla partenza di questa entusiasmante corsa che prende il via proprio dal luogo dove il Piccinino fu sconfitto dalle truppe fiorentine. Alcuni hanno espresso critiche per come viene organizzata la partenza, dove sembra non ci siano regole.

In effetti le regole ci sono e sono ben conosciute dai corridori. Allora abbiamo chiesto il parere di chi era presente sul posto e in sintesi hanno tutti espresso questo concetto. Ma ecco ora le precise parole di due intervistati con l’intenzione che anche questo serva a migliorare sempre di più questa nostra manifestazione.

Cesare Ganganelli – La partenza va bene così. Le regole sono queste e quindi sono favorevole a mantenerle inalterate perché è proprio il modo di come avviene la partenza che è caratteristico della corsa, anzi del Palio della Vittoria. Non mi sembra ci siano stati atti violenti. Chi si iscrive deve mettere nel conto la possibilità di qualche incidente dovuto solamente allo svolgersi della corsa.

Giulio Camaiti – Secondo me essendo le regole scritte, chi partecipa a questa gara sa come sono le regole e quindi ci si attiene a quelle. Semmai per evitare il contatto fisico tra uomini e donne, che chiaramente sono di impari forza, io farei partire le donne in una batteria separata ma lasciando quello spirito battagliero della parte iniziale che contraddistingue questo evento.

La bella foto di Paolo Rossi è del 2007 e raffigura il momento pre-ciso della partenza di quella edizione. Il fumo che vedete a destra, dopo il segnale di strada sdrucciolevole, è il fumo del petardo che ha dato il via, stavo per dire alla corsa, al Palio d’Anghiari.

Presso il Caffè dello Sport, al Terrato, il Caffè di Tremendo, fino all’11 agosto,esposizione di foto scattate da Paolo Rossi.

“I vincitori del Palio”, dal 2003 al 2012

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L’angolo sprizzacervellidi Ravella Merinista [email protected]

8° quesitoI panini

Due amici hanno fatto una scampagnata a Col di Paiolo portandosi l’uno 5 panini e l’altro 3 panini per mangiarseli al fresco. È arrivato lì un ciclista stanco e affamato che non aveva niente da mangiare ma aveva soldi; ha chiesto quindi ai due ragazzi di poter condividere il pasto.

Hanno diviso le loro risorse in parti uguali.Alla fine il ciclista è ripartito e li ha salutati con gratitudine lasciando loro 8 euro, che corrispondeva alla sua parte.Piero che aveva 5 panini ha preso 5 euro lasciando a Mario gli altri tre; Mario però ne voleva quattro e quindi hanno

litigato di brutto.Sono andati da Gigi, un loro amico “matematico” per sbrogliare la matassa; quale sarà la soluzione giusta?

Soluzione del quesito del numero scorso

La Vilma mette sulla bilancia un sacchetto del primo fornitore, due del secondo, tre del terzo, quattro del quarto e cinque del quinto. Se al peso corretto mancano 100 grammi sarà il primo fornitore disattento, se mancano 200 sarà il secondo, se mancano 300 sarà il terzo, se mancano 400 sarà il quarto ed infine se mancano 500 grammi sarà il quinto.Complimenti ad Andrea che è stato bravo a trovare la soluzione comunicandola per via e-mail.Ciao a tutti!

[email protected]

Ha compiuto 10 anni l’organismo pastorale della parrocchia di Anghiari

Momenti CaritasAiutateci ad aiutare

Riepiloghiamo in breve alcune attività portate avanti dalla nostra Caritas nel primo semestre 2012.

Durante tutto il 2011 avevamo effettuato la consegna di 98 pacchi alimentari, mentre nel primo semestre 2012 le consegne sono già 82. Mantenendo costante la frequenza dell’afflusso delle famiglie che si rivolgono a noi, a fine anno avremo quasi raddoppiato i dati dell’anno passato.

In maniera analoga si sta sviluppando il servizio di consegna dei capi di abbigliamento presso la parrocchia. Durante il 2011 le famiglie bisognose si erano rivolte al nostro centro distribuzione vestiari per 159 volte, mentre già nel primo semestre 2012 le presenze sono state 135.

Al centro di ascolto sono state seguite nell’anno 2011 n. 22 famiglie, mentre al 30 giugno 2012 le famiglie che

ricorrono a questo servizio, per essere autorizzate poi al ritiro dei materiali (generi alimentari, abbigliamento, e più raramente pagamento di bollette, affitti ed altro), sono diventate 37.

Un incremento di questo tipo ci preoccupa e ci costringe a chiedere l’aiuto delle famiglie che ancora possono fare qualcosa per chi ha più bisogno di loro.

Abbiamo necessità di generi alimentari a lunga conservazione (ad esempio, pasta, prodotti in barattoli -fagioli, piselli, ceci, frutta sciroppata- sale, zucchero, olio…); abbiamo bisogno di indumenti (puliti ed in buono stato).Chi può aiutarci è pregato di farci avere entrambi i generi presso gli uffici parrocchiali in Propositura.

Aiutateci ad aiutare!

Dagli Asterischi del 1968

Dalla lettera di Mgr. Vicario generale della Diocesi di Arezzo, il Rev.mo Proposto Dott. Ottavio Tinti, in data «S. Natale 1967»: «...ecco la mia offerta per l’Oratorio, mezzo sempre valido per l’educazione religiosa della gioventù.Buon pensiero quello di intitolarlo a Mgr. Giovanni Volpi, di cui ho tanti personali ricordi...»

Il 21 Maggio 1968, nella Parrocchia di «Maria SS. Incoronata» a Milano venne tenuta una tavola rotonda sul tema: «Presenza e attualità della Parrocchia nel mondo moderno.» Fu messo in evidenza dai dialoganti, che la Parrocchia continuerà ad essere un centro di cura spirituale delle anime. In merito agli Oratori per la gioventù, alla maniera di Don Bosco, i giovani presenti hanno sostenuto, che l’oratorio parrocchiale, ha ancora una funzione per i ceti sentitamente cristiani.

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Lunedì 16 luglio, prima giornata

Il Grest è partito

Portoni e altri lavori

In questi ultimi tempi è stato programmato il restauro di alcuni portoni su edifici della parrocchia: quello della Pro-positura, quello della Croce e quello del Santuario del Carmine.

Proprio quest'ultimo restauro è già stato realizzato e mercoledì 11 luglio, anniversario dell'apparizione della Madon-na alla giovane Marietta, il portone faceva bella mostra di sé. Così dopo la realizzazione della bussola in cristallo e la sistemazione del portone, l'accesso al Santuario è ora definitivamente sistemato.

E veniamo ora ai lavori di realizzazione di alcuni appartamenti di proprietà della parrocchia ma che verranno asse-gnati dalla pubblica amministrazione agli aventi diritto. Quello di Via Bozia è terminato mentre quello della Badia, vi si accede da Via del Castello antico, è a buon punto e anche gli intonaci sono già stati realizzati.

Falegnami e fabbri

E veniamo agli artigiani collaboratori della parrocchia. Questa volta segnaliamo Marco Santi, operante in quel di Valcelle, pronto ad ogni necessità. Più di una volta abbiamo usufruito del suo tempo senza che lui nulla pretendesse ma lieto di essere stato utile.

Per la categoria dei fabbri invece ecco Paolo Antonelli, appena sceso da cavallo, che ha realizzato la nuova bacheca del Santuario del Carmine chiedendo in cambio solo il corrispettivo dei materiali utilizzati (per questo lavoro c’è stato l’intervento della task force costituita dal falegname restauratore di Santo Stefano Andrea Piomboni e dal professor Giovanni Valbonetti nella sua qualità di coordinatorte senza dimenticare che Enzo Chiasserini ha regalato il pannello di legno necessario).

A loro e a tutti coloro che ci aiutano nelle nostre necessità va il ringraziamento della parrocchia.

Dice giustamente il titolo che il GREST è iniziato. Il bravo fotografo, che poi è anche il caporedattore, vedendo un gruppone di oltre ottanta giovani che passava dalla Badia si è precipitato con la macchina fotografica, e ha scoperto che era il primo giorno del Grest della Parrocchia. Appena in tempo per inserirlo nel giornale!Nei giorni successivi si sono svolte diverse altre attività inerenti al GREST, e segui-ranno anche nella settimana conclusiva dal 20 al 24 agosto. Nel prossimo numero, quindi, avremo un bel racconto scritto e fotografico di questa esperienza che ha coin-volto tanti bambini e ragazzi di Anghiari.

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NOTE DALLA MISERICORDIAa cura di Massimo Redenti

DIAMOCI UNA SCOSSA

Alla Motina: i due nuovi defibrillatori sono stati collocati presso la frazione; il primo nella parete esterna del bar Luzzi, ed il secondo lungo la via provinciale all’altezza del bivio per Micciano. È stato completato nel migliore dei modi un lavoro iniziato mesi addietro.

In piazza Baldaccio: la ditta Ortalli si è dotata di un defibrillatore che è stato collocato proprio sulla sinistra dell’ingresso della farmacia, nella parete esterna, a disposizione di tutti. Questa iniziativa personale merita il plauso di tutta la popolazione.

Al campo della Fiera: con l’aiuto e l’appoggio del bar Cocomerò è in arrivo un nuovo defibrillatore, e trentacinque nuovi volontari hanno partecipato al corso per l’uso del DAE con esito positivo. Fondamentale l’opera di Alessandro Landini e della sua “squadra”.

Alla Stazione: la ditta Del Pia Srl ha deciso di regalare alla comunità di Santo Stefano un defibrillatore alla memoria di Cesare Fabbriciani. Il nostro volontario formatore Michele Ricci ha già presentato il progetto ad alcuni abitanti del luogo, intervenuti presso la nuova sala del “Parco giochi” adiacente alla chiesa. Alcuni festarini della comunità, compresi i nostri volontari Luigino e Leonella, si stanno attivando per invitare

al corso del DAE un congruo numero di persone.

Presso la nostra sede: il DAE regalatoci dalla famiglia Cherici in memoria di Cherici Valfrido verrà installato nei prossimi giorni nella rampa di ingresso agli ambulatori, all’interno della nostra Confraternita. Successivamente verrà installato all’esterno, sulla sinistra del portone di ingresso.

A tutti gli aderenti al progetto “diamoci una scossa”: alla comunità della Motina, alla farmacia Ortalli, al bar Cocomerò, alla ditta Del Pia Srl, alla famiglia Cherici Cinzia, a tutti coloro che hanno partecipato al corso per l’uso del DAE, e sono già 78 anghiaresi, rinnoviamo il nostro ringraziamento e la nostra gratitudine a nome di tutta la cittadinanza anghiarese. Grazie a tutti voi da oggi la nostra comunità è un po’ più sicura.

Obiettivi futuri: la nostra Confraternita, sempre con il patrocinio dell’amministrazione comunale, continuerà nello sforzo per sensibilizzare altri soggetti all’iniziativa dei defibrillatori. Per avere una rete sufficientemente efficace dovremo riuscire ad installare ancora almeno due DAE nel centro storico, un altro verso la Croce/Bernocca, altri ancora al Carmine, al Ponte alla Piera, a San Leo, a Tavernelle, alla Scheggia e a Montemercole, poi ancora presso gli impianti sportivi e nelle scuole…Il cammino è lungo, ma confidiamo di trovare “per strada” tanta adesione, generosità per l’acquisto dei DAE e disponibilità per impararne il corretto uso.

“Diamoci una scossa”

I nuovi iscrittiAglini EmmaBaracchi AntonioBianchini GiuseppaCapacci FrancescoCapacci MargheritaCapacci SimoneCorsi CelestinoFinocchi FrancescaGiorgeschi ElsaLandini NelloLazzeroni GrazianoManfroni StefaniaMeoni NaraPoggini SofiaRossi Marcello

A tutti loro il nostro più fraterno ringraziamento

Le offerte fino a giugnoAnonimo 20Anonimo 5Baracchi Antonio 5Boncompagni Gina - i familiari alla memoria 120Boriosi Daniele 10Buffoni Valentina 1Capolungo Marisa - i familiari alla memoria 210Caraffini Bruno 5Cheli Ione - amici e parenti alla memoria 500Comanducci Francesco 50Degli Innocenti Giuseppina 10Errichiello Anna 20

Fastacchini Vally in memoria dei propri defunti 50Ferrini Vasco 10Floridi Fulvio 40Gennaioli Maria - i familiari alla memoria 350Gessani Carlo 10Ghignoni Lazzero e Checcaglini Emilia 30Giorgi Dorina - i familiari alla memoria 85Giorni Vilza - i familiari alla memoria 300Goretti Alma 15Gorini Livio 10Graziotti Leo - i familiari alla memoria 378Lamagna Liborio 20Lazzeroni Lino - i familiari alla memoria 300Marghi Ida Maria - la famiglia Vichi alla memoria 315Marzi Stefano 10Mazzoni Bruna - le amiche di lavoro alla memoria 230Nespoli Giuseppe - i familiari alla memoria 350Pernici Alberto 100Poggini Sofia 50Radziwonik Roberta in memoria di Gennaioli Maria 10Raffaelli Maria - i familiari alla memoria 306Renzi Rosa 40Roselli Angiolino - i familiari alla memoria 155Rossi Gislera 50Rossi Vera 50Rumori Franco 30Ruscetti Vincenza 10Santi Assunto 40Sovieri Serse - i familiari alla memoria 200Sperry Joanne 10Sperry Willard Charles 10

Che Dio ve ne renda merito

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Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres”Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it e.mail: [email protected]

“Poesie nel cassetto 2012”

Una dedica che ci dà gioia!Fratres e Misericordia in primo piano nella manifestazione monterchiese

Da un’ idea del prof. Vito Taverna e con il patrocinio dall’Amministrazione Comunale, Monterchi è da oltre venti anni la sede dell’Archivio Nazionale della Poesia Inedita “Poesie nel Cassetto”. Fondato nel 1990, ha subito conseguito un ottimo successo e visto l’adesione di numerosissimi poeti provenienti da ogni regione d’Italia. L’Archivio organizza annualmente, nell’ultimo sabato di Agosto, un Convegno di Poesia dedicato ogni volta ad una tematica di rilevanza sociale, pubblicando la raccolta di tutti i lavori pervenuti. L’edizione 2012 è incentrata sul Volontariato Sociale, con un riferimento particolare alle due realtà locali del Gruppo Donatori di Sangue Fratres e della Confraternita di Misericordia, braccia locali dei più vasti movimenti nazionali di riferimento, così intimamente legati per le comuni radici cristiane, per gli ideali e l’impegno civile.

È infatti dall’antico e fecondo ceppo della Misericordia che fin dagli anni Cinquanta sono nati in Toscana i primi gruppi Fratres, per collaborare con altre associazioni nello specifico campo della donazione del sangue umano. Pur avendo oggi autonomia giuridica ed economica, essi continuano ad essere intimamente legati alle proprie origini.

Come non cogliere, poi, le importanti analogie tra il mondo del volontariato sociale e quello della poesia? Il primo ci stimola ad uscire da noi stessi, allargando gli orizzonti delle nostre vite ed a guardare l’altro con gli occhi del cuore, ed il secondo, popolato da tantissime persone per le quali il poetare, oltre che un diletto, è un vero bisogno dello spirito, una valvola di sfogo che consente loro di staccarsi dalle difficoltà ed elevarsi dai quotidiani affanni.

Una scelta di vita, quindi, in entrambi i casi, un’occasione per condividere linguaggi ed azioni intimamente e costitutivamente solidali, esprimendo così quella buona volontà, quella scelta del Bene, senza le quali ogni società è destinata al fallimento.

Grazie quindi all’amico Vito Taverna, ideatore ed intelligente organizzatore di questa bella manifestazione, che ancora una volta ha voluto porre all’attenzione di tutti gli importanti valori della solidarietà, dell’impegno sociale e del mutuo soccorso. Pietro Ganganelli

FESTA ESTIVA INDIMENTICABILE“Ma da dove è

sbucata tutta questa gente!”, si chiedevano i responsabili del Gruppo Fratres nelle due serate di spettacolo che hanno contraddistinto l’edizione 2012 dell’ormai storica manifestazione anghiarese, giunta quest’anno alla quattordicesima edizione.

Pubblico da “tutto esaurito” il sabato, per l’ attesissimo spettacolo di cabaret dei “7 CERVELLI”, per la prima volta ad Anghiari. Tra questi tantissimi umbri a testimoniare le origini perugine dei due protagonisti ed il livello di gradimento raggiunto tra i propri conterranei.

Una Piazza Baldaccio trasformata in un vero e proprio stadio, la domenica sera, per la finale dei campionati europei di calcio, trasmessa su maxi schermo appositamente montato sulla facciata del palazzo della famiglia Poggini, tra la nostra nazionale e quella spagnola. Bandiere, sirene, trombe, tatuaggi, acconciature ed abbigliamento tricolori per un tifo inizialmente pieno di speranze, assordante ma corretto. Insomma, tutto Anghiari in piazza per sostenere i propri giocatori, impegnati in una difficile partita contro i più favoriti spagnoli. Ed alla fine, visto l’amaro risultato sportivo, non rimaneva altro che consolarsi con il ricco montepremi della sottoscrizione interna.

Si concludeva così la domenica di festa del Gruppo Fratres anghiarese che era iniziata, di buon mattino, con la consueta manifestazione “Prevenzione è… Vita” che ha visto oltre cento persone sottoporsi ai controlli medici della pressione sanguigna, del colesterolo e della glicemia, e con la Passeggiata Ecologica in Bicicletta, per la campagna di Anghiari, con la partecipazione di una cinquantina di appassionati delle due ruote e la precisa organizzazione dell’associazione sportiva Dynamis Fratres Bike.

Un doveroso ringraziamento da parte dei responsabili del gruppo a tutti quelli (volontari della Misericordia, iscritti, simpatizzanti, infermieri, tecnici video…) che hanno reso possibile l’evento, con la loro preziosa e gratuita collaborazione.

Il Consiglio Direttivo

In alto a sinistra il paese di Monterchi. Qui sopra, dall’alto, alcuni momenti della festa: Il gruppo Dynamis Fratres Bike, Il maxi schermo per la finale dei campionati europei di calcio e, infine, una simulazione di pronto soccorso.

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...dal Gruppo Fratres

In gita a... MirabilandiaSono “appena nati” ma già dimostrano di avere non solo le idee molto chiare ma anche tanta voglia di fare. Sono i ragazzi e le ragazze della “CONSULTA DEI GIOVANI”, l’ultima novità in seno al Gruppo Fratres di Anghiari, fondata con lo scopo dichiarato di rappresentare al meglio le istanze degli iscritti di età compresa tra i diciotto ed i trenta anni per coinvolgerli più attivamente nella vita dell’associazione. Ecco qui di seguito il resoconto della prima iniziativa, la gita a Mirabilandia, in attesa delle prossime che di già sono in fase di progettazione. “Dopo settimane di preparativi, indecisioni, preoccupazioni per curare al meglio gli aspetti organizzativi, finalmente domenica 17 giugno alle 8.00 ci siamo ritrovati al Campo della Fiera: destinazione Mirabilandia!Nonostante i timori iniziali siamo riusciti a raggiungere il numero necessario per un bus turistico e la realtà ha ampiamente superato la fantasia dal momento che, non essendo più sufficienti i posti disponibili, è stato aggiunto anche il pulmino dell’Oratorio (Grazie a Don Marco) e così l’allegra comitiva è partita alla volta del noto parco divertimenti della riviera romagnola.Durante il viaggio di andata era piacevole ascoltare i racconti dei gitanti: c’era chi desiderava risalire sul gioco fatto qualche anno prima e chi invece, si apprestava a vivere questa giornata all’insegna dell’ultima attrazione della quale magari si era sentito parlare dall’amico un po’ fifone. Comunque tra una chiacchiera e l’altra in mattinata siamo giunti alla meta!Il sole splendido e l’allegra comitiva hanno fatto da bella cornice a tutti i giochi, dallo spericolato Katun alla rilassante ruota panoramica: cancellati i limiti di età ognuno ha riscoperto il divertimento del gioco che, a volte, pensiamo appartenga solo al mondo dei bambini.

Come tutte le cose belle anche questa giornata si è conclusa e alle 18.00 ha avuto inizio il nostro viaggio di ritorno: tanti sono stati i commenti di soddisfazione nel raccontare l’emozione provata magari durante la discesa spericolata o per la doccia improvvisa!!Ad un certo punto anche la componente stanchezza (molti giochi sono stati ripetuti da noi tutti più e più volte!) ha fatto la sua comparsa e una discreta percentuale di gitanti compiva il suo viaggio nel mondo dei sogni!Che dire di questa giornata? Da parte mia l’impressione è ottima e non solo perché è stata una giornata all’insegna del divertimento; abbiamo progettato insieme e condiviso una bella situazione che ci ha permesso di comprendere che il Gruppo Fratres può essere una bella esperienza di incontro anche per noi giovani.Esprimere un ringraziamento è sempre un po’ difficile, perché si rischia spesso di dimenticare qualcuno: noi non possiamo però fare a meno di esprimere il nostro sincero

Grazie a Fabiano perché ci ha dato fiducia, ci ha incoraggiato e soprattutto ha curato tanti aspetti organizzativi e pratici che noi, per mancata esperienza, non saremmo stati in grado di affrontare.Grazie anche a tutti coloro che hanno partecipato e che incontrandoci per le vie di Anghiari adesso ci chiedono:-Ma quando si riparte???-

Per il Gruppo dei Giovani Fratres: Chiara

F A T T I U N R E G A L O: D O N A!!!Donare sangue è un grande regalo che fa bene agli altri ed anche a te

Diventa anche tu un donatore di sangue Fratres

VIAGGIO TURISTICODI 2 GIORNI

Genova, l’Acquario e le Cinque terre

SABATO 8 e DOMENICA 9 SETTEMBRE 2012

Programma di massima

1° GIORNO: Ore 05.00 partenza da Anghiari. Ore 10.00 arrivo a La Spezia e visita in barca delle Cinque Terre con arrivo a Riomaggiore, proseguimento per la romantica “via dell’amore” fino a Manarola. Pranzo di pesce con bevande incluse. Nel pomeriggio ripartenza in barca per le altre Terre fino ad arrivare a Porto Venere. In serata arrivo e sistemazione in Hotel **** con cena a Genova.

2° GIORNO: Prima colazione e visita libera al centro storico di Genova. Pranzo in Ristorante. Nel pomeriggio visita all’ACQUARIO di Genova. A fine visita partenza per Anghiari. Cena libera lungo il tragitto. Tutte le visite comprendono la guida accompagnatrice.

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI: Ufficio Pro Loco (tel. 0575/749279), sede della Misericordia (tel. 0575/789577), cellulari: 3395323663 (Pietro), 3487722155 (Carlo), 3381484889 (Fabiano).

Sconti per i bambini ed i donatori attivi.

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Zelinda Zanchifu soprannominatafino da ragazzauna vera Pupazza

Popa fu il soprannomedato dai famigliarilì per annitrasportato per Anghiari

Donna di cuorema le arrabbiatureerano scintillesempre mature

I suoi amoria noi sconosciutisi vede i figliche sono cresciuti

Chi nato in Maremmachi nato al marela cara cuginasi dava da fare

Sempre amantedel caro paeseSantagostinosempre alle prese

Con le amichedi tante avventurelei teneva bancosenza brutture

Tipo caratteristicodel vecchio Anghiariin compagniadei suoi cari

Tipo lì calmoma guai all’offesavedevi la Popalei mai arresa

Anche con il maleà sempre lottatoe generosaa fine arrivato

Una vera Ciucciolama se si arrabbiavace n’era pochiche tenessero a bada

La cara Soniateneva a cuorecon la Ombrettasecondo amore

Era una nonnama era da capirecon voce altasi faceva ubbidire

Ora riposalì all’altariera un pezzodel nostro Anghiari:

La morte della Popadi Armando Zanchi

Provate a pensare... ed una poesiolina

Provate a pensare…!

È con questa espressione, ricorrente nelle sue omelie, che don Marco ci incoraggia a tentare di sondare l’immensità di un Dio di amore, pur con i nostri mezzi limitati.

Provate a pensare… allo strazio devastante della morte di Croce ed alla gloria della Resurrezione su cui si fonda la nostra Fede (il nostro Piero della Francesca ci ha lasciato una splendida raffigurazione della potenza del Cristo risorto).

Provate a pensare… al gioioso stupore di Maria di Magdala che per prima incontra il Cristo vivente: (Mc. 16, 9-11)

Provate a pensare… a Giovanni che entrò nel sepolcro vuoto e “vide e credette” (Gv 20-28)

Così noi, proviamo a pensare e cerchiamo di raccogliere il mare infinito della Divinità nel nostro secchiello e, come Tommaso, ragionevolmente, siamo dapprima dubbiosi.

Ma può anche accadere che, oltre ogni arida ragione, siamo avvinti e travolti dall’amore di Dio e che a Lui ci abbandoniamo fidenti.

Avviene allora che nel cuore torna a regnare la pace, sulle labbra sboccia l’invocazione di san Tommaso, “Mio Signore e mio Dio” mentre l’anima si solleva nel respiro dolce della preghiera.

Di questo, dobbiamo essere grati a tutti coloro che, fin dalla nostra infanzia, ci hanno offerto parole e speranza di vita eterna; e, in particolare ai nostri preti che Bernanos

paragona alla brava massaia che continua a spazzare la casa pur sapendo che domani dovrà ancora ed ancora rimetter mano alla scopa.

Alfonso Sassolini

Poesiolina da un libro di lettura scolastico degli anni Quaranta:

L’asino ed il pavone

Oh messer Ciuco, disse un pavoncelloIo sono certo fra i bipedi il più belloE canto in pura chiave di tenore:volete un saggio che mi faccia onore?

Messer Pavone, l’asino rispose,le membra mie son ruvide e pelose,non vorrei dirlo per non mi vantarema so, come un baritono cantare!

Cantiamo il Trovator, disse il Pavonee, tutto lieto, l’Asino: benone!acute note il Pavoncel strillò,l’Asino come un asino ragliòe il pubblico fu il vento impertinenteche fischiò fra le canne, allegramente.

Mercoledì 15 agosto 2012

Assunzione della B.V. MariaFesta nella parrocchia di Micciano

La Popa ritratta nel Castello di Galbino (foto Luca Del Pia).

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Anni or sono si parlava della costruzione del ponte sullo Stretto di Messina che collegasse la Calabria alla Sicilia, l'Italia Peninsulare a quella Insulare, ed alla cui realizzazione avrebbero dovuto contribuire anche capitali privati. Qualcosa di simile, solo nel senso di una commistione fra pubblico e privato nella realizzazione di opere pubbliche, avvenne ad Anghiari nella seconda metà dell’Ottocento, e anche qui proprio per la costruzione di un ponte, il ponte sulla Sovara nei pressi del Molindagnolo. Vediamo come si articolò il progetto.

Fu costruito nel 1868Il ponte sulla Sovara al Molindagnolo1

di Flavio Mercati

Adunanza del 14 gennaio 1868

Luigi Leonardi3

83 – Ponte sulla Sovara. Regolamentare il pedaggio

Essendo così legalmente costituita la Giunta il Sindaco le sottopone a trattare i seguenti affari.Il Sindaco raccomanda alla Giunta come nell’agosto passato prossimo [scorso] i Sigg. Casi David e Boncompagni Pietro4 porsero istanza perché fosse loro permesso di costruire a loro spese un ponte sulla Sovara presso la via del Molin d’Agnolo con il diritto, però, di riscuotere il pedaggio per lo spazio di anni 50.Come la Giunta Municipale nell’adunanza del 20 agosto medesimo, presa in esame quella domanda, la dichiarò accettabile in massima, ma riconoscendo che, se si costruisse il ponte, sarebbe stato necessario altresì rettificare la via del Molin d’Agnolo per darvi accesso, incaricò il Sig. Arrighi di compilare un progetto per tale rettificazione e chiese ai Sigg. Casi e Boncompagni che presentassero quanto prima il progetto del ponte.Approntati il progetto della strada e del ponte fu l’affare portato al Consiglio e questi con deliberazione del 2 novembre scorso approvò la concessione a Casi e Boncompagni della costruzione del ponte e del pedaggio, la conseguente rettificazione della via del Molin d’Agnolo, incaricando la Giunta d’esaurire [portare a termine] tutte le altre pratiche per il compimento delle due opere.E lo stesso Consiglio approvando nella seduta del 28 novembre il Bilancio preventivo per il 1868 stanziò in quello la somma di lire duemila, rimportare totale approssimativo dei lavori per detta rettificazione e del prezzo dei terreni da espropriarsi secondo la perizia Arrighi.La R. Prefettura di Arezzo in officiale dell’11 stante si fa ad asserire come, avante di sottoporre all’approvazione della Deputazione Provinciale il deliberato di questo Consiglio, faccia d’uopo che la pratica sia convenientemente siffatta: che, in quanto alla sistemazione della via del Molin d’Agnolo, si trasmettesse la lista dei lavori da eseguirsi, la perizia del loro costo, e che si dicesse come il Comune intenda provvedervi - in quanto alla concessione del ponte e del pedaggio, la domanda Casi e Boncompagni, il progetto del ponte coll’indicazione del suo valore e finalmente il regolamento per il pedaggio.Il Sindaco espone alla Giunta che, come da essa disposto, può fin d’ora trasmettere il progetto e la perizia della strada compilati dal Sig. Arrighi e accennare come il Consiglio abbia già stanziato i fondi necessari nel Bilancio del prossimo anno come pure la istanza Casi e Boncompagni e il bozzo del progetto per il ponte.Quanto alla spesa che potrà occorrere per questo non fu creduto conveniente di domandare ai concessionari la relativa

Il ponte sulla Sovara come è oggi - A sinistra provenendo dal Molindagnolo. In fondo si vede la curva in cui si trova il bivio per San Salvatore.A destra come si vede provenendo da Barliano-Catigliano. Subito dopo il ponte la curva ed il tratto della strada costruita al tempo del ponte per collegarlo alla viabilità già esistente per raggiungere il Molindagnolo e Anghiari.

Delibera del Comune di Anghiari sulla costruzione del ponte sul torrente Sovara presso il Molin d’Agnolo2

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pag. IIdimostrazione giacché dovendosi costruire a tutte loro spese doveva contestargli il Comune che il ponte fosse costruito attenendosi alle sane prescrizioni dell’arte e al presentato progetto. Tuttavia per gli effetti dell’art. 10 della legge sulle opere pubbliche fu calcolato che la spesa ammonterà a circa L.[...]5 per il medesimo ponte da costruire con fiancate a piloni di pietrame, piano di legno atto a sostenere un carico di Kil. 2000 e con parapetti laterali parimenti di legname. E calcolando l’annuo prodotto del pedaggio in L. […]6 fu creduto bastasse il lasso d’anni 50 per l’ammortissamento del medesimo capitale.Non resta ora adunque altro che di compilare il regolamento per l’esenigio [esigibilità] del pedaggio.Dopo alquanta reiterazione [riproposizione]

La Giunta

Delibera il seguente regolamento per il pedaggio da esigersi al ponte che verrà costruito sulla Sovara alla via del Molin d’Agnolo.

1° Delega: Casi e Boncompagni riscuoteranno il pedaggio sul ponte della Sovara al Molin d’Agnolo per lo spazio d’anni 50 a contare dal giorno del suo compimento; decorso il qual tempo il ponte verrà in libera proprietà del Comune e sarà tolto il pedaggio. Sarà in facoltà del Comune di riscattare la concessione del pedaggio pagando ai Sigg. Casi e Boncompagni altrettanti cinquantesimi del valore stimato del ponte, quanti anni sarannovi ancora a decorrere dal tempo passato come sopra.

2° I concessionari avranno il diritto d’esigere il pedaggio secondo la seguente tariffa.7

Per semplice passo Andata e ritornonello stesso giorno

Pedoni 0,05 0,08Uomo a cavallo 0,10 0,15Per ogni capo di bestiame grosso 0,05 0,08Per ogni capo di bestiame minuto 0,02 0,03Barocci, vetture e carri compreso il conducente 0,20 0,30Carrozza coperta e carri matti8 0,30 0,40

Sarà però in facoltà dei concessionari di concludere appalti.3° In nessun tempo ed ora si potrà rifiutare il tragitto alle persone, animali e veicoli quando venga soddisfatto il dovuto

pedaggio.4° I concessionari potranno bensì rifiutare il passo ai carri ed altri veicoli d’un peso maggiore a due tonnellate.5° Dovranno i concessionari nella costruzione del ponte lasciare una discesa sul fiume affinché non sia impedito il traversarlo

come fin qui passando per il di lui letto.

Nella carta a destra la situazione tratta dalla cartografia grandu-cale del 1826. La Sovara veniva attraversata a guado; il Molinda-gnolo è in alto.Nella foto a sinistra la situazione attuale, l’attraversamento a guado esiste ancora oggi ed è indicato dalla freccia nera. La freccia bianca indica la strada attuale che conduce al ponte e che fu realizzata in concomitanza con il ponte stesso. Nella pagina a destra, in alto, la base del pilone realizzata nel 1868.

Il ponte subì un rifacimento con altri materiali nel 1934 per sostituire quelli vecchi e deteriorati per adeguarlo all’aumentato volume di traffico ed al maggior peso fra carico e tara dei mezzi che vi transitavano perché ormai vi passavano anche

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pag. IIIcamion, anche se ancora il trasporto su gomma era poco diffuso; rimasero però i piloni in blocchi di pietra, poiché evidentemente li ritenevano all’altezza delle nuove esigenze.Nel 1944 vi avvenne uno scontro a fuoco notturno fra i tedeschi che presidiavano la zona e i partigiani che, provenienti dalle vicine montagne ad ovest, cercavano di passarci per andare a rifornirsi di generi alimentari in una località vicina. Vi fu anche un ferito da parte tedesca.I tedeschi allora, per impedire il passaggio dei partigiani, lo fecero saltare in aria con delle mine. Fu ricostruito nel 1954 con piloni di mattoni lasciando i blocchi di pietra alla base, così come appare oggi.

Note1 Il ponte, per chi non ne fosse a conoscenza, si trova a circa 2,7 chilometri da Anghiari. Si raggiunge da Anghiari atrraverso la strada cui

si riferisce la Delibera, ma ci si può arrivare anche da altre zone e strade, prendendo la strada detta del “Braccio”, che da Via Campo della Fiera, la zona alta di Anghiari, dove ci sono i giardinetti, conduce alla S.S. 73 Senese-Aretina. Dopo circa 900 metri c’è, sulla destra, il bivio per il Molindagnolo (anticamente Molin d’Agnolo), Tortigliano e Catigliano. Preso il bivio, la parte iniziale della strada è in discesa, in fondo alla quale c’è l’antico mulino del Molindagnolo, oggi non più funzionante, con diversi edifici; proseguendo, poco oltre si trova il ponte predetto.

2 ASCA (Archivio Storico Comunale di Anghiari). Protocollo della giunta municipale di Anghiari N° 198 (1867-1870), ponte sulla Sovara (documento trascritto interamente alla lettera, noi ci siamo solo permessi di apporre delle piccole aggiunte tra parentesi per comprendere meglio il testo in alcuni punti).

3 Colui che ha scritto il verbale, con molta probabilità il segretario comunale.4 Dall’elenco degli iscritti al Plebiscito (oggi si chiamerebbe referendum) del 1860, per l’adesione o meno della Toscana al Regno d’Italia

che si stava formando (fu proclamato nel 1861) Casi David era d’Anghiari ed era un possidente muratore, all’epoca della costruzione del ponte aveva 52 anni. Boncompagni Pietro abitava a Barliano ed era possidente, aveva 44 anni.

5 Il costo presunto non è indicato, perché evidentemente era una questione interna del Comune.6 Non è indicato l’annuo prodotto del pedaggio sicuramente per lo stesso motivo indicato alla nota 5.7 Il costo del pedaggio era logicamente stimato in lire e quindi in centesimi.8 Il carro matto era un carro a quattro ruote. Era senza sponde per facilitare le operazioni di carico e scarico delle merci e le ruote anteriori

erano più piccole perché situate sotto il piano di carico. Veniva usato generalmente per brevi tragitti, perché il carico sarebbe potuto scivolare via dal pianale e cadere. Per esempio ad Anghiari veniva molto usato per trasportare le merci, quando c’era il trenino detto l’Appennino, dalla stazione al paese e viceversa.

Ricordi giovanili di un ultranovantenne

La Beppina

Lì dove ora c’è la Banca dell’Etruria e del Lazio, c’era un negozio di giocattoli e d’altre robe gestito da un’anziana signora, la Beppina, soprannominata Diobodo (Diobuono) per un difetto di pronuncia dovuto forse a un cronico raffreddore.

Nel ‘29, anno della grande nevicata (a metà marzo in piazza c’era ancora mezzo metro di neve), avevo 18 anni e tiravo pallate di neve, assieme ai miei compagni, alle ragazze che rispondevano con altrettanto entusiasmo. Una di quelle palle mal diretta, colpì la vetrina della Beppina che uscì infuriata:

«Ora chiamo Castigo! E voi, stupidine, non vi vergognate a tirare le palle ai giovanotti?»

Noi a quella minaccia ce la demmo a gambe credendo che Castigo, il marito della Beppina, fosse un uomo terribile. Invece crescendo ci rendemmo conto che quel nomignolo non se lo meritava affatto.

T. Guerri. Anghiari, 14 ottobre 2003

Dal Notiziario del 1948

Il 29 agosto è stata celebrata la solenne festa del B. Bartolomeo Magi. Mandi il cielo un generoso benefattore, onde provvedere all’adattamento dell’altare che custodisce la insigne reliquia.

Il mal di denti del Billi

Siro di Fracca con le sue amene riminiscenze, ci assicura sempre un bel po’ di risate. L’ultima che ci ha raccontato è stata il mal di denti del Billi.

Una volta, quando era ragazzino, al Romani (persona estremamente simpatica, con le battute sempre pronte) faceva male un dente. La guancia s’era gonfiata e il male era insopportabile. La sua mamma allora gli disse: «Perché non provi ad andare dalla Cagnarda?»

Questa donna era considerata una santona che guariva tutti i mali. Il Billi, appena pranzato, ci andò subito con la speranza che gli facesse passare quel terribile mal di denti.

Entrato in casa ed esposto il problema, la santona gli rispose:

«Certo che ti guarisco!» e preso un grosso libro cominciò a leggere.

Il Billi rimase perplesso perché sapeva che la donna era analfabeta. Intanto sul fuoco l’acqua nel paiolo aveva alzato il bollore e la Cagnarda, smesso di leggere, vi gettò dei ciottoli, accompagnando il gesto con frasi incomprensibili. Mentre l’acqua bolliva, il Billi pensò: “Se aspetto che le pietre siano cotte per farmi passare il mal di denti sto fresco” e se ne andò.

Questo succedeva tanti anni fa perché, essendoci certe credenze, si abusava dell’ingenuità e dell’ignoranza della gente. Non tutti però, come il Billi, credevano alle guarigioni, anzi si divertivano a ironizzare sull’operato di certe persone.

Lamberto Ulivi

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La via del Trebbiodi Teresa Bartolomei

pag IV

I lunghi mesi che intercorrono tra l’Armistizio dell’8 settembre 1943 e la Liberazione del 25 aprile 1945, sono certamente tra i più dolorosi e difficili della storia del

nostro Paese: da un giorno all’altro, infatti, il popolo italiano si trovò abbandonato a se stesso, nel deserto politico e istituzionale seguito al crollo di un regime ventennale, nel bel mezzo di un conflitto che dagli orizzonti relativamente lontani dei primi anni di guerra si era spostato fino a lambire e poi sfondare la porta di casa, fustigando di morte e distruzione la penisola, e mettendo i cittadini davanti ad una scelta storica di straordinario spessore, perché nel disastro dello Stato e nella vergogna del Governo in fuga, la definizione dei fronti e delle rispettive collocazioni era divenuta improvvisamente del tutto priva di marchi ufficiali, di vincolanti formatazioni pubbliche, fluida, confusa, incerta, interamente rimessa alla decisione del singolo: chi è il nemico? Chi l’alleato? Continuare a combattere o cambiare di fronte? Gettare le armi alle ortiche o al contrario afferrarle e gettarsi in un nuovo combattimento? Con chi collaborare?

Se la neutralità era la finzione dietro la quale le autorità badogliane mascheravano la propria abdicazione, l’antico alleato ‘tradito’ non lasciava margini di scelta nell’alternativa sanguinosa del con me o contro di me : non c’è cittadino italiano che in quei mesi tremendi non si sia trovato almeno una volta a dover scegliere, concretamente e con esiti irreversibili, talvolta fatali, da che parte stare. C’è chi ha pagato la propria decisione con la deportazione, la clandestinità, la prigione, la morte -e non sono stati pochi-. Per la maggioranza il prezzo è stato meno estremo, ma il carico di sofferenze, lutti e privazioni inflitto dalla guerra è stato per tutti enorme.

Gli storici e i politici sono ancora divisi sulla ricostruzione di questa tragedia nazionale, sulla definizione dei ruoli degli attori in gioco, e sul significato che questi eventi hanno avuto per le sorti dell’Italia repubblicana, ma è un fatto unanimemente riconosciuto che la risposta del popolo italiano alla grande catastrofe è stata di dignitoso e coraggioso riscatto, impedendo che la bancarotta della dittatura diventasse quella di tutta la nazione: al di là delle divisioni ideologiche che prenderanno il sopravvento nel dopoguerra, prima di ogni mediazione politica di questa intuizione di fondo, la grande maggioranza dei cittadini del nostro Paese ha infatti maturato una coscienza limpida e attiva del dovere di resistere all’orrore della devastazione e della brutalità nazifascista.

Si è trattato di una opposizione che per forza di cose si è tradotta solo minoritariamente nella partecipazione attiva alla resistenza armata, ma si è espressa massicciamente nella vasta adesione ad una solidarietà semplice, quotidiana, spontanea e diffusa, alimentata da un imperativo tanto essenziale quanto effettivo di difesa della vita umana e di salvaguardia della comunità. Ed è stato precisamente nell’attuazione di questo duplice impegno etico che il popolo italiano ha consumato il rifiuto della interpretazione disumanamente esclusiva e autisticamente identitaria data al concetto di comunità dalla barbarie nazifascista, optando per un’appropriazione attiva e responsabile di una idea di comunità allargata all’inclusiva appartenenza di tutti gli ‘esterni’ bisognosi (ebrei, perseguitati politici, sfollati, prigionieri e disertori in fuga, renitenti alla leva, partigiani, ma anche ‘nemici’ - come quei tedeschi che

abbassano le armi e chiedono aiuto - .Le piccole comunità locali che nel vuoto politico e

amministrativo di quella terra di nessuno che era l’Italia contesa dalle due armate -una in ritirata, l’altra in avanzamento lentissimo- organizzavano la propria sopravvivenza in una rete di solidarietà operosa, imperniata sull’impegno eroico di alcune fondamentali figure di riferimento (sacerdoti, medici, rare autorità locali fedeli al proprio servizio, comuni cittadini, partigiani), attinsero le proprie risorse morali (oltre che materiali) dalla consapevolezza che solo la condivisione generosa e aperta, solo la disponibilità priva di calcoli e capace di sacrificio personale nei confronti del bisogno e della richiesta di aiuto potevano salvare in quel momento terribile il presente comune e garantire un futuro.

Tutte le testimonianze relative alle vicende di questo periodo così tragico e intenso (come il bel volume a quattro mani di Alvaro Lucernesi e Andrea Bertocci, La via del Trebbio. 1940-1944. Una piccola Gerusalemme sulle sponde del Tevere. Via Maior, 2011) documentano univocamente la mobilitazione di solidarietà che risvegliò gli italiani dalla loro colpevole acquiescenza al fascismo e alle sue ripugnanti pratiche di persecuzione razziale e politica, spezzando in varie direzioni le barriere dell’indifferenza. In relazione agli ebrei, innanzitutto: se le leggi razziali del ‘38 non avevano trovato nel popolo italiano il rifiuto che una tradizione di civiltà impregnata di umanesimo avrebbe dovuto alimentare, se la Chiesa si era resa maggioritariamente colpevole di una tragica passività nella pavida e miope considerazione dei rischi del dissenso e di interessi di breve termine (abbinata alla mancata elaborazione e purificazione rispetto a una

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pag Vstoria millenaria di iniquo antigiudaismo -discriminazione e persecuzione del popolo ‘deicida’- su cui solo il Concilio Vaticano II metterà, definitivamente e completamente, la parola fine), gli anni del conflitto segnano un mutamento profondo nel comportamento e nella sensibilità. Davanti alla follia omicida della “soluzione finale” perpetrata dai nazisti e dai loro complici Repubblichini, l’indifferenza generalizzata e l’omissione spesso opportunistica con cui la politica fascista di discriminazione degli ebrei era stata assimilata dalla ‘maggioranza silenziosa’ lasciano finalmente posto all’indignazione, alla condanna e ad un ampio impegno di protezione delle vittime. Il territorio di Borgo Sansepolcro e Anghiari diventa una “piccola Gerusalemme” (in una coniugazione solidale della sua tradizione fondativa) nel dare asilo a famiglie di ebrei in fuga dalla persecuzione (sono tante piccole storie, semplici e commoventi, quelle narrate nella Via del Trebbio: dai Momigliano nascosti in ospedale dietro il fragile paravento del cartello “Tifo”; alla signora triestina che fa da ‘mamma’ a Don Mengozzi; dal Dottor Marino Finzi, protetto gelosamente da colleghi, pazienti, e dai Buitoni, fino a che una denuncia spregevole lo costringe alla partenza; ai Neppi Modona, ospitati ad Anghiari sotto l’ala vigile di don Nilo Conti). Ma è anche nei confronti dei prigionieri politici e di guerra che la gente della Valtiberina cambia atteggiamento: gli internati slavi evasi dopo l’8 settembre dal campo di concentramento di Renicci, sulle cui terribili condizioni di detenzione gli anghiaresi avevano chiuso tutti e due gli occhi (con poche eccezioni, come quella del Dottor Fausto Moriani, medico dell’ospedale di Sansepolcro) si fanno partigiani fianco a fianco degli italiani, vengono nascosti, rivestiti, sfamati, aiutati a passare le linee del fronte per non essere catturati dai tedeschi. E pari soccorso e fattivo sostegno sono riservati agli sfollati, ai soldati italiani e alleati in fuga e dispersi, ai partigiani, ma anche a quegli infelici che occasionalmente si spogliano dell’elmetto della Wehrmacht, dell’anonima divisa di nemico, lasciando emergere un volto sofferente di povero diavolo, intrappolato proprio malgrado in una avventura efferata di cui non condivide intenti, metodi, ragioni (e di cui neppure capisce il senso, come il soldato austriaco che fa ai Lucernesi la “cortesia” di accompagnarli in macchina all’ospedale di Arezzo e, invitato a pranzo a casa loro, si mette a piangere nel parlare della guerra e della propria famiglia).

In un’epoca di caos, in cui tutte le pseudocertezze storiche e politiche che per più di vent’anni avevano imprigionato l’Italia in una grancassa retorica tanto vacua quanto perversa (e che molta gente semplice non aveva avuto le condizioni culturali e sociali per potere correttamente valutare in un giudizio politico di condanna che appare facile solo a posteriori) sono cadute come un castello di carte, l’unica certezza che resta alla gente del Trebbio, alla popolazione di Sansepolcro e di Anghiari, è che solo la fede nell’umanità, l’esercizio generoso e coraggioso della solidarietà e della condivisione, sono l’ancora di salvezza della piccola comunità locale nella catastrofe in corso. In molti dei protagonisti della vicenda narrata nel libro, questa fede nell’uomo è nutrita e sostenuta da una profonda e consapevole fede cristiana (come nelle straordinarie figure di Don Mengozzi, del vescovo Pompeo Ghezzi, del dottor Carlo Vigo); in altri è pensosa e serenamente incrollabile etica laica; in altri ancora è un moto spontaneo, gioioso, di fiducioso abbandono all’insegnamento e all’esempio familiare e dei più grandi (in particolare di quel prete che sfida instancabile il pericolo per aiutare chi può),

come nel caso del piccolo Alvaro, che schizzando via rapido e spavaldo tra le retate dei tedeschi e le cannonate, con il suo carretto aiuta decine di fuggitivi ad attraversare il Tevere e mettersi al sicuro, raggiungendo le zone già liberate dagli angloamericani.

Sono passati quasi settant’anni da allora, ma le figure e le vicende ritrattate nei ricordi di Lucernesi e nella ricostruzione di Bertocci ci vengono incontro

con una freschezza e una vitalità che le fa sentire vicine, forti, straordinariamente potenti: ci sono le “giornate della paura” (“Dal sonno fui destato dalla voce di mia madre che implorava di vestirmi svelto e di fuggire, perché i tedeschi sparavano e non si sapeva se avessero preso gli uomini”) e le scene suggestive, quasi fiabesche (i contadini che attaccano i buoi e mietono di notte, alla luce della luna, perché di giorno verrebbero bombardati; i tedeschi che invece approfittano del buio per scendere a valle dalle loro postazioni e aggirarsi tra le popolazioni “travestiti da frate e da donna”, fantasmi che spiano e seminano morte, ma vengono “ricacciati” dai partigiani). Ci sono i momenti dolorosi (la polvere che riempie l’aria e brucia gli occhi, dopo l’esplosione della Torre di Berta, e poi scende lentamente, svelando in un silenzio desolato l’orbita vuota e ferita della piazza di Sansepolcro; l’afflizione per i lutti direttamente subiti o di cui giunge notizia) e i momenti comici (Don Mengozzi che si nasconde dietro una porta con un ferro da stiro, per proteggere la ‘mamma’; Beppone -poteva chiamarsi altrimenti?-, il contadino del Trebbio che alla notizia dell’arrivo delle truppe alleate carica le sue cose in una cassa e si avvia verso la zona controllata dagli inglesi, per “andare in Inghilterra”; la comitiva di ragazzi che un bel giorno d’estate decide di dimenticare la guerra e andare al Tevere a pescare. Tutto va per il meglio, i pesci sono abbondanti, ma mentre sono in acqua, in mutande, intenti a snidare i pesci dalle grotte, i nostri eroi vengono sorpresi dai bombardieri che scendono in picchiata per mitragliarli e si trovano imprigionati nel fuoco incrociato della contraerea, con le schegge che “fischiano” tutt’intorno. Non appena sembra tornata la calma, con l’allegra incoscienza dei giovani, tentano persino di tornare in acqua, ma non è una buona idea: il fuoco riprende e bisognare battere in ritirata, abbandonando tutto quel bel pesce già catturato, che “viene portato via dalla corrente”). Ci sono i momenti di gioia (il gesto leggendario del tenente britannico Tony Bristol, che sorvola i casolari della Montagna, sopra Sansepolcro, lanciando cioccolata e sigarette per ringraziare gli abitanti della località per l’aiuto ricevuto quando era braccato dai tedeschi) e quelli di desolazione (quando l’anima dell’ospedale e della resistenza di Sansepolcro, il dottor Vigo, muore poche settimane dopo il passaggio del fronte, saltando su una mina sulla strada della Madonnuccia).

Sono solo un pugno di mesi quelli raccontati nella Via del Trebbio, ma davanti agli occhi di chi legge scorre uno ricchissimo caleidoscopio di emozioni: sotto le bombe, sotto i colpi della violenza e della follia distruttiva e omicida di soldati che sembrano avere perso la propria umanità, con sofferenze indicibili ma anche con eroismi sublimi, la vita va avanti, nella sua meravigliosa, tragica e al tempo stesso commovente contraddittorietà. La fede la illumina, l’amore per l’umanità la rende grande, più forte di ogni macchina di morte.Nell’altra pagina la copertina del libro: Alvaro Lucernesi e Andrea Bertocci, La via del Trebbio, Via Maior 2011.

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La figura di don Nilo, Proposto di Anghiari“AD DEUM QUI LAETIFICAT”

pag VI

Monsignore, Cavaliere della Repubblica italiana, Medaglia d’oro del Ministero della Pubblica Istruzione, Ispettore onorario della Soprintendenza

delle belle arti, membro dell’Accademia Petrarca, riconosciuto per benemerenza da parte della Comunità Ebraica italiana, Proposto dal 1935 al 1973.

Nilo Angelo Conti, prete, cristiano prima di tutto. Uomo e sacerdote. Caratteristiche scontate, vien da dire, ma per i tempi che corrono sarebbero già sufficienti da sole a parlarci della sua vita.

Quando Nilo nacque, il 12 giungo 1908 ad Anghiari, la sua famiglia viveva tutto sommato in buone condizioni economiche; benestante per semplificare: il padre impegnato nella locale “Cassa Rurale e Artigiana”, la madre Antonia di buona cultura e dal carattere saldo, lo zio Giuseppe già sacerdote per lo stesso paese. Dal primo l’intelligente operosità, dalla seconda un’incisiva educazione alla morale e dall’ultimo quella vena “umanistica” e la pietà cristiana. Un ragazzo cresciuto in una casa che non lasciava al caso l’educazione della prole, che non delegava ad altri gli stimoli intellettuali da infondere al giovane.

Il Seminario ad Arezzo, lo studio accurato, gli anni basilari per il novello sacerdote che tornò nella terra natia subito buttandosi a capo fitto nelle opere. Il restauro della Propositura nel ’36 (con l’aiuto dell’architetto Annibale Vitellozzi, romano e socialista ma di estrazione anghiarese), l’apertura di una scuola gratuita di lavoro per ragazze e nel dopoguerra quella dell’Istituto d’Arte, il ripristino della chiesa di Santo Stefano del VII secolo ai piedi del colle, quella della Badia di San Bartolomeo Apostolo (1944) come quella della chiesa della Croce (1953), la donazione allo Stato nel 1954 di Palazzo Taglieschi per ospitare un Museo,

la “Domus Mariae” e l’Oratorio… cosa sarebbero queste iniziative se non supportate e soprattutto motivate da uno spirito non solo altruista ma, prima ancora, consapevole della grandezza dell’uomo?

Don Nilo non è stato un semplice “restauratore”, un “imprenditore in abito talare”. Lui con coscienza e Fede guardava al cristiano e al bisognoso che gli si ponevano davanti, spesso togliendosi di tasca i pochi soldi che aveva da parte (non ebbe mai ingenti fortune o chissà quali tesori nascosti); il suo bene più prezioso fu certo lo zelo, quello spinto dall’amore per la Chiesa come comunità viva: ecco il “socialismo” del Proposto.

Che nulla ebbe a che fare con la “politica” anche quando venne chiamato, dall’occupante alleato, a sedere nella giunta comunale di transizione dopo la guerra: non intralciò con oratorie lo svolgersi delle elezioni del 1946 che portarono comunque all’insediamento di una forte maggioranza di sinistra, non intavolò scontri se non la dura baruffa quando il campano della torre civica venne fatto suonare anche al mezzogiorno del Venerdì Santo. Oggi ciò fa sorriderei, non lo si comprende, lo si relega ad una “questione di principio”.

Il passaggio del fronte fu effettivamente un momento drammatico per la quotidianità della Valtiberina, uno snodo importante di eventi e un banco di prova davvero tosto: il 25 luglio 1944 nella località la “Speranza” erano stati impiccati in modo atroce cinque giovani, il giorno dopo i partigiani catturarono sulla via Libbia un ufficiale tedesco con relativo autista; il 27 comparve un bando a “ultimatum” per rilasciare i prigionieri altrimenti sarebbe scattato immediato lo sterminio della popolazione. Nelle mura castellane un reparto di genieri collocò alcune mine. L’aria era molto tesa e pesante. Monsignor Conti si offrì ai tedeschi in cambio della salvezza delle anime innocenti, non scherzava. Era mettere in gioco la vita.

Per fortuna, dopo concitati colloqui e trattative, tutto si risolse per il meglio e si evitò la strage. Le cannonate fioccavano dovunque e il caos regnava sovrano: Don Nilo, anche di fronte al dilagante squallore dello spopolamento, alla latitanza di ogni organo civile, alla mancanza di garantire una pur minima salvaguardia della legale libertà, restò al suo posto nella sua canonica. Il suo prestigio morale era uno dei pochi punti di riferimento per coloro che, avversari o no, cercavano consiglio; la stanzetta dell’archivio parrocchiale divenne l’angolo di frequentazioni riservate e discussioni clandestine, di accoglienza per i ricercati e di pianificazione sul da farsi, di quei decisi aiuti verso i dissidenti e gli ebrei trasferiti con rocambolesche fughe da un rifugio all’altro sull’autoambulanza della Misericordia.

Lui, un po’ miope ma dai passi talvolta rapidi e frettolosi, la tonaca spesso logora e impolverata, resistette al marasma e al dolore. L’esplosione della mina in casa Bartolomei, meno di tre settimane dopo l’allontanamento della Linea Gotica, provocò 18 morti e l’ennesimo lutto. Il parroco fu visto piangere e singhiozzare profondamente davanti al cumulo di macerie che restituiva, sotto un sole impietoso, le salme tumefatte… eppure mai mancò di ottimismo, di pacate ammonizioni, di quell’interesse che non è “elemosina” ma Carità vera. Quella che ai poveri non racconta belle parole ma dona attenzione e conforto, quella che nella mancanza provvede con quel che può, quella che nella ricostruzione non si affievolisce in un vago “sperare al meglio” ma si ricarica e sobbarca l’opera delle mani.

Così si capisce quando, entrando nelle casupoline disadorne, sedendosi alla finestra diceva: “Che bella veduta!”.

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pag. VIIE in quella costatazione apparentemente ovvia c’era un modo tutto particolare per rendere gradevole e luminoso un alloggio spesso misero e scuro. Non faceva discriminazioni, ricorreva ad una sola discriminante: quella del bisogno. Sempre accuratamente valutata in un’ottica edificatoria.

Gli anni radiosi del dopoguerra, quelli dell’Oratorio, del grande stimolo all’Azione Cattolica, quella del Carnevale della gioventù, quella delle scuole e dell’istruzione, delle pressanti insistenze perché la Cultura tornasse ad abitare tra i vicoli di Anghiari..., dell’attenzione a scongelare il paese da una sorta di rassegnata fatalità, di ansia, nella quale si era assopito. Energia, professionalità, amore. Ma non mero impegno civile.

Altrimenti, fosse stata solo “ossessione occupazionale”, a cosa sarebbe servito tutto ciò?

Prete mite ed entusiasta, fermo nelle questioni di fondo, aperto alle ragioni degli altri ma intransigente nella disciplina della Fede. Nonostante il carattere poliedrico mantenne sempre delle linee di tendenza costanti: il senso del prossimo, la gratitudine per chi opera con umiltà, l’occhio vigile per i giovani e la loro formazione.

Senso del prossimo non solo per impegno morale ma per un imperativo di coscienza che scaturiva dal quel “perdersi”, dedicarsi totalmente, della Scrittura. Una solidarietà capovolta: non “per gli altri, io” ma “io per gli altri”; dove l’alterità non avrebbe mai limitato l’azione dietro a considerazioni razziali o sociali ma anzi arricchito l’agire e la Carità.

Gratitudine verso l’umiltà, come nella realizzazione appunto della “Domus Mariae” (nella casa materna). Don Nilo precisava “per coloro che operano in onore di Maria Santissima”. La Vergine caratterizzata dalla silenziosa attività presso il Figlio. Ecco il modello: nessuna mania di protagonismo, nessun intento propagandistico o di prestigio. La Carità è silente, non fa strepitio; così la gratitudine verso l’umiltà sincera.

Occhio vigile alla formazione per offrire ai suoi ragazzi interessi autentici e possibilità di incontro: la Corale (con

successi a livelli anche esteri), l’Oratorio e l’AC; il coltivare le buone letture e lo scrivere, nel quale lui stesso indulgeva e mostrava preziosità e ricercatezza; l’amare il “bello” come espressione più autentica di quell’artigianato umano che non ha pretese di fondo, che non mercifica, che non vuole il seriale.

Così raccolse oggetti del passato, pure semplici, pezzi antiquati ma comunque esempio di una laboriosità quotidiana e umile: l’origine del Museo di Anghiari non fu la stramberia di qualche smanioso collezionista o di chissà quale miliardario. Nulla di morto e stantio nelle teche, nulla di solamente pratico ma espressione di una fatica ingegnosa pur se anonima.

Non conta il nome. Quando, nell’atto di donazione del palazzo, si previde la costituzione di un comitato del quale facesse parte sempre il Proposto come fiancheggiatore responsabile ciò non volle essere un espediente subdolo, un escamotage per mantenere chissà quale “controllo”. Fu segno, lascito ideale, che Fede e Cultura dovessero andare di pari passo, l’una ammaestrando e l’altra educando. Il Sapere forma l’uomo.

Il suo “polso dolce”, come testimoniatomi da una allora giovane donna dell’Azione Cattolica, era capace di spiritualità, misericordia, forza e temperanza. Non si dice questo per elogio ma per onor del vero, della verità che fu per un intero popolo Monsignor Proposto. Don Nilo Angelo Conti.

Nel testamento del 21 dicembre 1972 così concludeva nei tanti e tanti grazie a chi “…ha vissuto con me cercando di compiere nella vita terrena la divina volontà. A Dio, gloria nei secoli dei secoli, la lode per tutta l’eternità.

Amen”.Gabriele Donnini Seminarista

Nell’altra pagina don Nilo Conti nel ritratto di Lia Vagnetti conservato nella sacrestia della Propositura.

Scritta in onore di don Arialdo Ruggeri

Messa NovellaChe gran cosa esser prete tu vedraiogni giorno di più senza sgomento,se compirai la tua missione, maii nemici temendo, anche se in cento;

se per la via del ben tu salirai,è questo il vero puro godimento;se del mondo il frastuono non udraiveramente felice io già ti sento.

Di questo giorno la memoria, vivasempre, o Arialdo, nel tuo cuor più bella,e la tua vita renda ognor giuliva.

Celebrata la tua Messa Novella,per molti anni ancor, fino alla riva,t’illumini del Ciel l’amica stella. Mons. G.B. RavarelliAnghiari 13.07.’58

Qui sopra la foto scattata il 13 luglio 1958 davanti alla Propositura. Don Arialdo Ruggeri ha appena celebrato la sua Prima Messa. La foto era stata pubblicata nel numero 6 del 2010 ma la riproponiamo aggiungendo, fra l’altro, ulteriori notizie. Vi sono rappresentati: al centro don Arialdo Ruggeri, ora parroco a Ca’ Raffello; a destra don Nilo Conti e, dietro di lui, Goliardo Pasquetti (Cannone). A sinistra Benita Cuccardini poi don Fabio Comanducci e Monsignor Giovan Battista Ravarelli autore della poesia pubblicata qui sopra. A destra di Monsignor Ravarelli, dietro il signore con gli occhiali, c’è don Angelo Alberti parroco di Toppole e poi don Carlo Volpi, allora giovane seminarista, presente ad Anghiari per l’amicizia che lo legava e tuttora lo lega a don Arialdo. Il fotografo di spalle è Leone Bruschi, mentre il ragazzo davanti a tutti per me è Paolo Lucertini. mdp

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9pag VIII

Passeggiandodi Daniele Finzi

A me piace passeggiare. Non è soltanto un modo come l’altro per tenersi in forma, ma una strategia sociale. Per dirla in parole più semplici, è un modo per socializzare, per incontrare le persone, per soffermarsi e parlare con loro, ascoltare,

raccontare, consigliare.Buona parte del giorno la trascorro al computer: lavoro sui documenti, scrivo, correggo, cancello, aggiungo. È un’attività che

m’impegna molto e mi piace. Poi io sono molto attento alla lingua: cerco di essere corretto, preciso, chiaro, ben comprensibile a tutti, e sono compiaciuto quando mi gratificano dicendo che hanno letto un mio libro e “si sono sentiti coinvolti”.

Quando incontro qualcuno, lo saluto: il saluto è educazione, è riconoscere che l’altro c’è, esiste, fa parte di questo mondo. Rispondere, si diceva, è cortesia. Ho notato che all’inizio la persona mi guarda incuriosita, si domanda se mi conosce o no, se mi ha già visto, ma non è scontenta. Tace o fa un cenno col capo o ricambia il saluto.

Ieri pomeriggio, sul tardi, sono andato a salutare Cosetta. L’ho trovata sotto il pergolato, in compagnia di tante persone che le vogliono bene, apparentemente serena, ma quel sorriso è sempre più stanco, avvilito. Le poche chiacchiere però la distraggono e, quando m’allontano, la sento più sollevata, fiduciosa.

Nel tragitto da via del Castello Antico a piazza Baldaccio ho incrociato Maida con sua madre, Carlo Urci, il mitico Beppe, naturalmente “Fontana”. Sulla ritrovata panchina nei pressi di via della Ronda mi fermo a parlare con il vecchio Italiano e con la dolce signora Settimia; saluto Sabrina, che mi sorride sulla porta del forno; anche con loro uno scambio di battute e non solo sul tempo.

In piazza Baldaccio c’è poco da salutare: bisogna stare molto attenti alla pavimentazione sconnessa, alle auto che entrano ed escono dai parcheggi, a quelle che parcheggiano in mezzo o a lato o di fronte al negozio di Milton Poggini; a quelle che scendono da via Trieste e s’incrociano con le altre che entrano – con permesso o no – oltre la porta Fiorentina, ai furgoni che s’infilano veloci anche se c’è il divieto di transito.

Salendo lungo il marciapiede della via Nova, incontro poche persone, anche perché l’aria che si respira non è un gran che: il traffico è sempre più intenso e gli autobus e i camion ti passano a pochi centimetri. Spesso fra me e l’altro-da-salutare c’è il vetro dell’automobile, il casco. È un ostacolo che m’impedisce di vedere, di riconoscere. Talvolta vedo solo la mano che s’alza e mi pare che quell’auto, di quel colore sia di… o di…; ma non mi lascio smontare e saluto, contento di notare che non sono pochi quelli che mi riconoscono e si rivolgono a me con simpatia.

Passeggiare è un modo per vedere, notare e poi riferire. Il marciapiede della via Nova, sporco degli aghi dei pini e degli escrementi dei cani; lo splendido panorama impedito dai rovi che crescono come in una giungla, le tante auto che non si

fermano col giallo, i sorpassi pericolosi, i tanti che parlano al cellulare, gli scooter che sfrecciano come se stessero provando un percorso di gara. E poi ancora il marciapiede di fronte alla residenza protetta trasformato in parcheggio permanente, la strettoia seguente che spesso costringe a una sosta prudente. Al Campo della Fiera, la “Fonte Magica” invita gli automobilisti a fermarsi dove vogliono, anche dalla parte in cui uno strano cartello li costringerebbe a non fermarsi affatto; e non è raro vedere l’autobus della SITA immobile, in attesa che qualche bottiglia si riempia e che qualche auto parta.

Quando arrivo a casa, mi accorgo che è passata solo un’oretta, che ho fatto un bel giro, ho incontrato tanta gente, non ho intasato le strade con l’automobile, non ho inquinato e ho fatto un buon esercizio fisico. Posso allora sedermi a tavolino e continuare sereno il mio lavoro.

ANTONIVS . CAROLI . ANCELERIVS . ÆDIFICATOR

MDLXVIIIDOMVS . BERNOCCA . NŨCVPATVR . BERNOCCVS

ENIM . PRIMVS . HABITATOR

ANTONIO DI CARLO ANGHIARESE ASSAI CELERE COSTRVTTORE1568

LA CASA SI CHIAMA BERNOCCA PERCHÉ SI RITIENE CHE BERNOCCO NE SIA STATO IL PRIMO ABITANTE

Bernocca - Dove si trova in molti lo sanno. Molti meno quello che l’hanno vista quando era un podere della Torriani. Io ci sono nato e mi è sempre rimasto il desiderio di conoscere il significato di questo nome. Fino a che Liborio Lamagna, attuale proprietario dell’abitazione, durante dei lavori di ristrutturazione, trovò una pietra con iscrizione murata all’interno e l’ha resa visibile. Sotto a sinistra il testo in latino com’è nella lapide, a destra un pastello di vagnetti del 1962 che ritrae appunto la Bernocca e, sotto, la traduzione che ho potuto fare con l’aiuto di don Fabio Bartolomei. mdp

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Offerte arretrate per l'Oratorio

Come promesso ecco il nuovo elenco delle offerte pervenute e non potute pubblicare nel numero scorso.

Alba Senesi, SezzanoAlbertina Romanelli, MonterchiAlberto Ricceri, FirenzeAlessia Pacini VicenzaAlfonso Sassolini, Casanova SpicchiAmedeo Tortori, MolinelloAngela Conti, GiardinellaAngiolo Dragoni, PadovaAnna Giorni, AcquedottoAnna Maria Leonardi, PolverieraAnna Maria Noferi, Pz.ta CroceAnna Nocentini, RipaltaAnselmo Meucci, ScoianoAntero Chiribini, Campo della FieraAntonio Chiasserini, il BorgoAntonio Zanchi, BoliviaAnonimoArmando Babbini, GiardinellaArmando Zanchi, ArezzoAssociazione Carabinieri AnghiariAssuero Draghi, GuardabassoAssunta Festini, AcquedottoAssunto Santi, BucacceBenita Cuccardini, PiazzolaBenito Giglini, GiardinellaBenito Raffaelli, StazioneBrunero Gaetani, Motina altaBruno Acquisti, CatorcioBruno Bianchini, ViamaggioBruno e Irene Garaffini, Borgo CroceCarla Leonardi, Torre PedreraCarla Tenca Rossi, Casargo (LE)Carlo Vagnoni, Le VilleCipriano Comanducci, InfrantoioDiva Zafferani, Casolare

Edda Catacchini, RomaElena Primitivi, Gran ViaElena Sassolini, TerratoElia Geppetti, La CommendaEmanuela Ghignoni, RomaErminio Staccini, Borghetto di sopraEva Gallai, TerratoEva Senesi, TavernelleEzio Bergamaschi, LibbianoFabio Dragoni, InfrantoioFederica Comparini, Campo FieraFranca Leonardi, PolverieraFranco Badini, CastelloFranco Brizzi, RomaFranco Chiasserini, Ponte alla PieraFrida Guelfi, AcquedottoG.G.Gastone Mafucci, Ca’ di MaurizioGastone Mercati, IntoppoGino Fancelli, Via del carmineGino Ortalli, Piazza del BaluardoGiorgio Comanducci, Via CarmineGiovanni Foni, Ca’ de’ fratiGiovanni Salvi, I SodiGiuseppe Cheli, Sabino da la viaGiuseppe Magrini, VimineGiuseppe Menzogni, PratoGiuseppina Romiti, MonterchiGorizia Chiarini, San LeoGraziano Sgrignani, ChiavariImola Lombardi, MonteIride Guerrini, BucacceIvan Venturini, CorteIvana e Graziella, Parrucchiere TerratoIvo Scartoni, Via di PinoLaura Di Lauro, GiardinellaLaura Selvi, Le VilleLeandro Fiorani, CaserecciLiana Polverini, BernoccaLidia Leucalitti, Monteloro

Lina Lanzi, LibbianoLorella Carria, MotinaLoretta Micanti, La FonteLoretta Santi, Via della PalaiaLoris Francia, InghilterraLuca Paci, SportoneLucia Lazzeri, TofanicchioLuciano Paci, PiazzolaLuisa e Pietro Pasqui, BucacceLuisella Capaccini, Via ProposituraManfredo Gaggiottini, Le StretteMarcello Dori, Via d’ArezzoMarco Stanghellini, BolognaMaria Guadagni, InfrantoioMaria Palazzeschi, PolverieraMaria Raffaelli, StazioneMariella Panichi, San LeoMario Palazzeschi, Le BertineMarisa Canestrelli, AcquedottoMassimo Cambi, Campo FieraMassimo Foni, Ca’ de’ fratiMaura Conti, MontebelloMaura Giovacchini, MonterchiMaura Guadagni, TerratoMauro Meoni, Via della FossaMauro Papini, BoziaMichela Mattia, Il BorgoMirco Pierantoni, BucacceMirella Dragoni, Via NovaNada Foni, AcquedottoNadia Amadori, CantoneNello Tizzi, TavernelleNicola Salvi, ArezzoNilo Agolini, La QuerciaOsvaldo Crociani, Viale StazioneOttorino Ceccantini, SvizzeraPaolo Mazzoni, Via del ComunePier Luigi Musticchio, ArezzoPiergirolamo Bartolomei, FontebrinaPiero Guerri, Brescia

Piero Pacini, VicenzaPietro Bergamaschi, LibbianoPietro Casi, BolognaPietro Giabbanelli, GiardinellaPietro Mondani, CarminePietro Mondani, La CallaRenata Checcaglini, MonterchiRenato Rossi, MonterchiRiccardo Mondani, MilanoRina Bartolommei, San RoccoRina e Grazia Boriosi, SampierdarenaRina Ruggeri, TombolaRita Andreini in ErcoliAnonimoRita Antoniucci, ArezzoRita Checcaglini, S. Angelo Lod.anoRoberto Fantoni, Pietto IIRosa Mazzini, Chiassa di ViaioRosa MencarelliRosanna Mercatelli, Marinello CiternaRosella Guadagni, BernoccaRosita Ghignoni, Chiassa ViaioSecondo Del Sere, StazioneSilvano Bianchi, Via di San LeoSilvano Dini, ArezzoSilvia Sensi Chiarini, MotinaSofia Poggini, Le BertineTeresa Bartolomei, PortogalloTeresa Mercati, MaccarinoVasco Memonti, PodernuovoVincenza Ruscetti, BorghettoVittoria Catacchini, Arezzo

È pervenuta l'offerta della famiglia Dragoni in memoria di Angiolino e quella di Adriano Lucertini in memoria di Aldo e Pier Paolo Lucertini.

Anche con questomio caro Amicoquella mortepunta il dito

Da tanti anniconosciutoinsieme a luisono cresciuto

Un amicodi grande valorein quasi tuttele occasioni

Negli ultimi tempial mio passaggiolui alzavasempre un braccio

Con un ditoalto e fottutolui mi davail benvenuto

Lì sedutoin quella pancaora si notala scomparsa

Io sapevodel suo malema non pensavodi peggiorare

Davanti a casami fermavoe porgevoa lui la mano

Domandavocon affettocome stavanel momento

Mi facevala spallucciae del malenon pronuncia

Ci salutammoda amici carinon sapendodi altri guai

Sono pocoinformatose qualcunoè malato

Ò saputodella sorellasulla sediaa rotella

Alla Gildafaccio coraggiomoglie e figlivi sono accanto:

Altro amico rapito(Il Nespolino o Giuseppe Nespoli)di Armando Zanchi

C o n t ro l l a t e l ’ e l e n c o r i p o r t a t o s o p r a !S e c i s o n o e r ro r i o i n e s a t t e z z e s e g n a l a t e c e l e

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da Monterchia cura di Matteo Romanelli

Dalle nostre Parrocchie

da Santo Stefanoa cura di GM

AGOSTO 2012

Domenica 5 agosto alle ore 12 S. Messa nella chiesa di Fonaco in onore della Madonna della NeveVenerdì 10 agosto alle ore 19 S. Messa a Ricciano in onore del Patrono S. Lorenzo MartireMartedì 14 agosto alle ore 21 Processione Mariana in preparazione della Festa della Madonna Assunta con partenza dalla Grande Croce del Giubileo per la chiesa di Padonchia, con la partecipazione delle Compagnie, dei Gruppi di preghiera e di tutta la popolazione.Domenica 19 agosto S. Messa alle ore 12 e alle ore 17 nella chiesa di Pianezze, in onore della Madonna Assunta.Domenica 26 agosto ore 17 S. Messa a S. Lorenzo a Ricciano in occasione della annuale Festa della Misericordia di Monterchi

SETTEMBRE 2012

Domenica 2 settembre alle ore 17 a Borgacciano Festa della Madonna della Consolazione ed Inaugurazione del restauro della chiesa.Sabato 8 settembre alle ore 21 a Pocaia con la partecipazione della Compagnia del SS.mo Sacramento di Monterchi e Padonchia solenne processione mariana “aux flambeaux” in preparazione della Festa della Madonna Bella.Domenica 9 settembre Tradizionale Festa della Madonna Bella con S. Messe ore 8-10-11,30-17 preceduta dal TriduoDomenica 30 settembre alle ore 9 S. Messa a Padonchia nel giorno della Festa del Patrono S. Michele Arcangelo.

Prossimamente sarà riaperto al culto, dopo il restauro, l’antichissimo oratorio di S. Lorenzo Martire a Gambazzo presso il cimitero di Pianezze – Ripoli.

ALTRE NOTIZIE

Proseguono ad agosto e settembre gli appuntamenti con il Monterchi Festival.Mercoledì 1, venerdì 3, martedì 7 e venerdì 17 agosto appuntamenti alle ore 21,15 in Piazza Umberto I con Jazz Out: Concerto Patrick Q Wright & Blind Date, concerto della Pieve Jazz Big Band, concerto tributo a Paolo Conte e Shabby Trio.Mercoledì 8 agosto Giardino del Museo della Madonna del Parto ore 21,15 concerto dell’Accademia de’Musici “F. Petrarca”.Venerdì 10 agosto ore 21,15 Piazza Umberto I Pasqualino Maraja ed altre storie, Cantautori e cantastorie passati e presenti.

POLENTA PER TUTTI

Da venerdì 21 a domenica 23 settembre a Monterchi torna la caratteristica Sagra della Polenta con le salsicce ed i fegatelli. Un appuntamento gastronomico da non perdere, che unisce la bontà e la genuinità dei prodotti tipici locali con il folklore e la tradizione popolare, organizzato fin dal 1973 dalla Pro Loco monterchiese. Previsto anche intrattenimento con musiche e danze. Non mancate!

Era ora!

Da diverso tem-po si parlava di smaltire il vecchio capanno, già molto deteriorato e peri-coloso, che era nel prato della chiesa. Finalmente siamo riusciti a sostituirlo con una struttura degna e sicura (vedi foto).

Ma se questo è poi avvenuto si deve senza ombra di dubbio alla determinazione e alla ferrea volontà e il grande impegno assunto da Piero Giorni, da Augusto Polcri e Beppe Rocchini che hanno coordinato un gruppo di validi collaboratori.

Ora questa struttura è agibile per tutti ricordandosi che va utilizzata e conservata bene perché è stata il frutto di un lavoro intenso e proficuo di diverse persone a favore della comunità. Perciò vogliamo ricordare che oltre al lavoro, ci è costata anche un certo quantitativo di risorse finanziarie alle quali dobbiamo ancora in parte far fronte. A questo proposito ricordiamo vo-lentieri che la Banca di Anghiari e Stia, dietro nostra richiesta, ci è stata vicino dandoci già un suo contributo.

Dire grazie a queste persone è poco perché va riconosciuto che hanno dato molto del loro tempo per poter completare l'opera e noi siamo lieti di poterla utilizzare.

La comunità vi è grata di ciò che è stato realizzato.P.S. Già nel prato si gioca a bocce e la sera i bimbi giocano

e le mamme chiacchierano. Buon divertimento a tutti!

Grazie Silvia

Di recente alla nostra comunità è stato donato un defribil-latore da Silvia Del Pia e famiglia in memoria del compianto Cesare che rimane sempre nei nostri cuori. Questo strumento può salvare la vita in caso di infarto.

Si invitano le persone a partecipare ai corsi che la Miseri-cordia organizzerà per l'uso corretto di questa macchina così importante.

Grazie Silvia del nobile gesto che hai fatto per tutta la comunità di Santo Stefano.

Festa a Santo Stefano

Il 2 settembre ricorre la festa della Madonna a Santo Ste-fano. I programmi li trovate nei dépliant che verranno conse-gnati a tutte le famiglie. Accogliete bene i Festarini quando passeranno dalle vostre case a consegnarvi il programma e i biglietti della tombola.

Si ricordano già fin d'ora le S. Messe alle ore 8,30 e alle ore 11 con la solenne processione.

Dopo ogni Messa i festarini offrono la colazione nel prato della chiesa (dolci, crostini, ecc.).

Nella settimana prima della festa si svolgeranno le diverse gare per uomini, donne e bambini. Partecipate!

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Dalle nostre parrocchie

da San Lorenzoa cura di Andrea Dallacasina

San Lorenzo, io lo so perché tantodi stelle nell’aria tranquilla…

Bene, la sera del prossimo 10 agosto, quest’anno di venerdì, alle ore 19, si celebrerà a San Lorenzo la Messa in onore del nostro santo patrono.

Non sarà una normale ricorrenza come accade tutti gli anni, ma qualcosa di più. Ci sarà una sorpresa molto cara a coloro che risiedono nella nostra parrocchia, qualcosa che attendevamo ormai da tempo e che forse quest’anno finalmente arriverà.

Non possiamo dire di più.Come di consueto seguirà nel piazzale antistante la chiesa,

sempre che l’aria sia tranquilla come dice la poesia, un piccolo rinfresco come è ormai consuetudine da molti anni. Diversa-mente, qualora l’aria non fosse tranquilla ma tempestosa, il rinfresco si terrà in locali al coperto, o addirittura dentro la chiesa stessa. Ma non vogliamo pensarlo, e sicuramente sarà una meravigliosa serata all’aperto.

Siete tutti invitati.Andrea Dellacasina

Un Corpus Domini speciale

Il giorno 10 giugno, alle ore 11, dopo due anni di chiusura per restauro, è stata riaperta la Chiesa di San Leo. In questa speciale festività la celebrazione della S. Messa è stata rallegrata dalla prima Comunione di cinque bambini: Benedetta, Letizia, Gaia, Matteo e Lorenzo. È stata una grande soddisfazione ed un orgoglio superare la soglia di questa Chiesa in questo giorno. Finalmente, dopo due giorni e più di duro lavoro, ci siamo ritrovati vestiti a festa, ad osservare tanta bellezza e freschezza! Fuori ad accogliere i fedeli c’erano vari quadri sacri di fiori colorati. Dentro tutto faceva bella mostra di sé. L’edificio, messo in sicurezza, ben ridipinto, completato nel look e nei particolari, sfavillava di luce. L’altare ben decorato da splendidi fiori bianchi, più che mai impreziosiva l’ambiente! I nuovi microfoni valorizzavano le parole del parroco e le letture dei fedeli.

I bambini con le loro vesti bianche arrivati in processione, hanno regalato una gioiosa commovente idea della continuità della vita in un mondo tanto difficile!

Mi preme fare un ringraziamento speciale a Don Giovacchino che, con uno sforzo particolare è riuscito a soddisfare le richieste di alcuni genitori dei bambini che hanno ricevuto il Sacramento per la riapertura di questa Chiesa.

Hanno operato in maniera soddisfacente e rapida anche i tecnici, il muratore Luciano, l’elettricista Claudio ed il restauratore Marco.

Più di tutti merita un plauso Velso Cesari che, con l’aiuto di Marcello, di Valentina, di Rita e mio, ha fatto pulizie e restauri, ma soprattutto ha tenuto sempre le fila degli interventi ed è stato vigile per tutto il periodo dei restauri come se fossero stati fatti nella propria abitazione. Spero che Dio e la Madonna ci concedano a lungo la sua preziosa opera.

Grazie anche a tutto il gruppo parrocchiale che si prodiga per l’aspetto gastronomico delle nostre feste parrocchiali. È molto importante ogni piccola collaborazione, per un buon andamento sociale che ci accomuna tutti come una grande famiglia.

Spero poter ripetere altre giornate come questa, ricche ed intense di preghiera, umanità e gioia fraterna.

Maddalena

da San Leoa cura di Maddalena

Anche quest’anno la festa dell’Ascensione, nonostante il tempo non fosse bellissimo, ha visto arrivare molti pellegrini al santuario.

Sono giunti a piedi da Anghiari, Tavernelle, la Motina, San Leo, ed anche da più lontano. Alla fine di ogni S. Messa questi hanno ricevuto una benedizione particolare riservata a quanti raggiungevano a piedi il Carmine.

Nel chiostro vi erano, come sempre, i festarini che offrivano di tutto per rifocillarsi un po’, la tombola per i bambini e la lotteria che ha concluso la serata.

Ringraziamo tutti i commercianti che hanno offerto una parte dei premi della lotteria e della tombola. Ringraziamo pure tutte le persone che con le loro offerte continuano ad aiutarci affinché il santuario si abbellisca sempre più. Quest’anno ha visto la realizzazione della bella porta in vetro (bussola), del leggio (ambone), di un armadio dove riporre i paramenti sacri, la bacheca dove affiggere i vari programmi e, mentre il giornale va in stampa abbiamo inviato un modesto contributo ai terremotati dell’Emilia Romagna e stiamo realizzando il restauro del portone e la manutenzione di tutte le porte e finestre del chiostro.

Ringraziamo anche le tante persone che ci hanno aiutato per pulire la chiesa (prima e dopo la festa) e per fare gli zuccherini e i dolci: per loro abbiamo organizzato per la domenica 24 giugno una breve gita all’Abbazia di Monte Uliveto e una visita a Serre di Rapolano dove ci aspettava don Stanislao e diversi suoi parrocchiani. Ci hanno organizzato un’ottima merenda e stornelli e canti hanno chiuso la bella domenica.

Un grazie ancora e un arrivederci al prossimo anno.

dal Carminea cura di Francesca

Da Santo StefanoVecchie foto

Stiamo cercando vecchie foto legate alla vita di cam-pagna quando l’agricoltura era una parte essenziale del-le attività economiche del nostro territorio. Cerchiamo in particolare foto della zona di Santo Stefano, Mezza-via e dintorni.

Se ne avete e volete metterle a disposizione contat-tate Luigino Giorni o Mario Del Pia. Le foto originali vi saranno riconsegnate in poco tempo ed il materiale raccolto sarà oggetto di una mostra da realizzarsi, se ce la facciamo, per le prossime feste a Santo Stefano.

Vi ringraziamo per la collaborazione!

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Due serate all’insegna della musica, del canto e della danzaI saggi di fine corso della Filarmonica Mascagni

A chiusura dell’anno scolastico sono tornati puntuali i saggi degli allievi delle scuole comunali di danza, di canto e di musica della Società Filarmonica “

Mascagni” di Anghiari, a coronamento di tutte le attività portate avanti con entusiasmo e competenza dagli insegnanti e dai responsabili dello storico sodalizio anghiarese. Edizione particolarmente significativa, questa, perché dedicata alla memoria di Angiolino Roselli, recentemente scomparso, che per tanti anni ha collaborato con passione ed amore alla gestione della Filarmonica, diventandone un importante punto di riferimento.

Più di cento i bambini ed i giovani che sono stati coinvolti, a dimostrazione dell’ampia adesione che ancora una volta l’offerta formativa musicale della Filarmonica anghiarese ha conseguito. Pubblico delle grandi occasioni in entrambe le serate, nel suggestivo scenario del Teatro dei Ricomposti, messo a disposizione dall’Amministrazione Comunale. Sul palco delle autorità l’assessore alla pubblica istruzione Giuseppe Ricceri che ha rivolto un breve indirizzo di saluto a tutti i presenti.

La scuola di Danza, diretta dall’insegnante Paola Roselli, ha presentato “The American Dream”, uno spettacolo che ha messo in risalto tutto ciò che l’America degli anni ’30 ha rappresentato nell’immaginario collettivo europeo: una terra di benessere, di divertimento e di facili successi. Nel palcoscenico oltre quaranta allieve tra le quali, per la prima volta, quelle dai 3 ai 5 anni.

Ancora più affollato il palcoscenico nella serata dedicata alla musica ed al canto, presentata in tandem dalle giovani Federica Ricceri e Noemi Umani.

Sapientemente guidati dai rispettivi insegnanti (Cesare Ganganelli per le classi di solfeggio e canto corale, Giulio Camaiti e Laura Venturi per quelle di pianoforte, Irene Mambrini per il violino, Irene Meliciani per il flauto, Luca Nicasi per la classe di chitarra e Marco Santioni per quelle di clarinetto e sassofono) oltre sessanta musicisti e cantanti hanno dato ampia dimostrazione dei progressi fatti e delle abilità conseguite nel corso dell’anno di studio, esibendosi sia singolarmente che in gruppo. Particolarmente apprezzata l’esibizione del gruppo di percussionisti del Liceo Musicale di Arezzo composto dagli studenti Davide Montagnoli, Iacopo Rossi, David Diouf e dal loro insegnate Roberto Bichi, ospiti graditi della serata.

A chiusura della manifestazione, un doveroso omaggio alla nostra italianità con il canto dell’Inno di Mameli da parte di tutti gli allievi che ha, in breve, coinvolto anche il pubblico presente.

Il Presidente della Filarmonica Zanchi Moreno ed il Consiglio Direttivo ringraziano tutti i bambini protagonisti della serata con le loro famiglie per l’impegno e la collaborazione, la direzione del Teatro dei Ricomposti per l’ospitalità, l’Amministrazione Comunale per il decisivo sostegno economico accordato e tutti coloro che hanno collaborato per la buona riuscita della manifestazione.

L’appuntamento è per tutti al prossimo settembre, quando

riprenderanno con l’impegno e la passione di sempre le attività formative delle varie classi, con lo scopo di sempre: trasmettere alle giovani generazioni l’importanza formativa e culturale della musica, del canto e della danza.

Orteip 2012

dal 20 al 24 agosto 2012

Informazioni in parrocchia 0575-788041 [email protected]

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La performance in occasione dei “Mercoledì di Anghiari”.

Dinamo DJ Bike ad Anghiaria cura della Banca di Anghiari e Stia

Hanno preso il via il 4 Luglio i “Mercoledì di Anghiari”. Negozi aperti, gastronomia,

musica, artisti di strada per le vie del centro storico in un calendario di eventi che hanno animato i mercoledì sera di Anghiari.

La Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo ha organizzato una serata con Dynamo Dj Bike che si è svolta il 4 Luglio in via Mazzini a partire dalle ore 21.00. Si è trattato di un’originale performance itinerante ideata e realizzata da Leo “Fresco” Beccafichi, produttore e sound engineer di Città di Castello con formazione musicale hiphop, house electro e alternative.

Una bicicletta collegata a una dinamo fa in modo che l’energia meccanica prodotta dalla pedalata si trasformi in energia elettrica con cui alimentare la consolle del dj. A pedalare sono stati invitati i dipendenti e i soci della Banca, le associazioni di Anghiari e il pubblico presente alla serata. Perché il vero protagonista di ogni tappa del tour Dynamo Dj Bike è il pubblico. Perché solo pedalando è possibile generare la musica. Dynamo, Dj e Bike: tre elementi che apparentemente hanno poco a che fare tra di loro, ma che combinati insieme diventano un’originale performance itinerante, una vera e propria installazione che abbina l’aspetto emotivo a quello fisico. Il più bel sound di Dj Fresco si propaga da una pedalata, il tutto nel rispetto dell’ambiente per un sound eco friendly.

Un’iniziativa originale, divertente e di grande appeal a cui anghiaresi e non hanno partecipato numerosi. Un ringraziamento per la musica prodotta va quindi a tutti coloro che hanno pedalato: il Sindaco Riccardo La Ferla e l’Assessore Fabrizio Scartoni, la Pro-Loco, il Centro Commerciale Naturale di Anghiari e le tante associazioni anghiaresi, tra cui ricordiamo per il particolare impegno profuso la Dynamis Bike, la Baldaccio Bruni, il Tennis Club Anghiari, il Motoclub il Ferraccio e la Filarmonica Mascagni. E per la Banca il Direttore Fabio Pecorari, il Vice Direttore Maurizio Del Barba, i dipendenti Monia Cantini, Francesco Cherici, Alessandro Pernici, Fabrizio Mugelli, Luca Giannini, Stefano Dini e Giovanni Sannai; grazie anche ai dipendenti Mauro Capacci e Stefano Panichi che hanno fatto pedalare i loro figli Francesco e Niccolò, e al giovane socio Simone Montaini che ha pedalato per il Comitato Giovani Soci della Banca mentre il suo piccolo Alberto ballava. Grazie a tutti da parte di chi ha assistito alla performance! È stato un bel modo per far sentire attraverso la musica l’energia di Anghiari e del nostro territorio.

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Da Tavernelle Rubrica a cura di Alessandro Bivignani

Festa della Famiglia 2012Una giornata calda e assolata è stata la cornice della edizione di quest’anno della

Festa della Famiglia. D’altronde a fine giugno non si spera diversamente, e poi tanti anghiaresi e non solo hanno scelto il fresco tardo-pomeridiano di Tavernelle per trascorre una bella giornata. Nel risultato finale la festa si è consumata al meglio delle aspettative: non già per il risultato economico, che tuttavia aiuta e incoraggia le casse di una piccola parrocchia, ma quanto per il risultato umano.

Una modalità e uno stile che fanno comunità, oppure si potrebbe dire anche famiglia. È stato anche un po’ il senso di cosa ha detto don Marco la mattina alla Messa, momento di apertura della Festa, nel quale viene riassunto in parole ciò che ogni anno si vive nella giornata della Festa della Famiglia. Un giorno, quindi, dove tutta la Comunità si ritrova per condividere uno stesso tetto e una stessa familiarità, trovandosi a lavorare gomito a gomito magari con lo stesso compagno da vent’anni oppure con qualcuno che quest’anno per la prima volta si gioca prestando il proprio tempo… è lo stesso stile che accade in una famiglia. Anch’essa, mentre dapprima trova il suo fondamento nel Matrimonio che riassume il senso di una vita da passare insieme, si sviluppa nelle pieghe semplici oppure complicate della quotidianità, e quindi quelle circostanze che la realtà offre. Vivere la famiglia non è allora progettarne lo sviluppo, ma accogliere (…è infatti questo quello che si dicono gli sposi???) ciò che la provvidenza donerà: cose belle o cose meno belle, gioie e fatiche. Con l’aiuto che viene dal sacramento matrimoniale è possibile vivere tutto non con un “sorriso ebete” (come dice a volte don Marco), ma con una consapevolezza grande e con cuore aperto. Allora, e siamo in conclusione, la Festa della Famiglia non sarà stata solo una aggregazione tra le tante per riempire un calendario, come – ci auguriamo – questo articolo non sarà stato l’elogio della Festa. Se la Festa della Famiglia è stato almeno il tentativo di riscoprire una modalità di fare le cose e vivere i rapporti umani, allora anche queste poche righe posso essere servite per riassumere ciò che gli occhi di molti hanno visto il 18 giugno a Tavernelle.

Festa della Famiglia /2Con grande gioia hanno partecipato alla Festa della Famiglia un bel gruppo di

amici provenienti da Serre di Rapolano, insieme al nostro don Stanislao. Sono stati con noi a pranzo e poi in tutto il pomeriggio, aiutandoci a vivere una bella giornata. Grazie!

Impegni della compagnia di Galbino

Quest’anno per il giovedì Santo, per la messa in Cena Domini, grazie all’organizzazione del confratello Alfredo siamo riusciti ad avere 12 partecipanti alla lavanda dei piedi, cosa non da poco visto la dimensione della comunità parrocchiale.

La serata è continuata con la veglia di preghiera al Sepolcro con i confratelli con la cappa che a turni di un ora si sono alternati fino alla mezzanotte e insieme alle persone presenti recitavano le preghiere preparate dal nostro confratello Alessandro (prossimo sacerdote).

Il venerdì Santo insieme a tutte le compagnie della zona abbiamo partecipato alla processione del Gesù Morto ad Anghiari

Per la solennità del corpus Domini abbiamo fatto la processione intorno alla chiesa con il baldacchino con il telaio realizzato dal confratello Claudio.

I confratelli con la cappa invitano i residenti nella parrocchia, che desiderano vestire la cappa, a comunicarmelo.

Camerlengo Massimo Fragai

Foto dalla festa

In alto Renato e Alessandra all’opera al reparto ciacce.

Poi veduta della festa nel pomeriggio nel prato del Centro famiglia.

Più sotto il gruppo uomini: Claudio, Alfredo, Luca, Fabrizio, Luciano, Clemente, Danilo, Amerigo. Davanti: Alessandro, Lorenzo, Gino e Vittorio. Quelli con la pannuccia sono pronti per il taglio della porchetta ancora integra.

Infine suor Augusta, priora di Mon-tauto, mentre tenta la fortuna al gioco

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GRAZIE GESÙ!

Grazie Gesù, perché ti sei fatto piccolo piccolo per entrare nei loro cuori, per la prima volta, il 10 Giugno, giorno della loro Prima Comunione.

Era una mattina splendida, di sole e piena di festosa agitazione. I bambini, i loro genitori, Ilaria, Sara ed io avevamo il cuore che batteva forte forte.

Alessio BaglioniDiego BartolomeiSamuele ChiribiniGiovanni Del SereMartina DragoniNoemy Ghignoni

Chiara GrassoLorenzo MagginiGiulio MarcomeniLuca MatteucciMiriam MorelliGregorio Nicchi

Daniele NocentiniChristian PuleriFilippo RubiniCaterina Ulivi

Sono entrati in chiesa con in mano una candelina accesa inserita in un fiore bianco: sarà il loro impegno, quello di far splendere la luce di Cristo in tutto il mondo. Deposta la candelina hanno varcato il cancello di un bellissimo giardino fiorito, preparato da Patrizia, per gustare un pezzetto di Cielo.

Sono stati attenti, decisi ad assaporare fin in fondo questo incontro tanto atteso con Gesù, che hanno incominciato a conoscere ed amare in questi tre anni di catechismo. Lo hanno eletto loro allenatore e vogliono giocare con Lui la partita della vita.

Il giorno precedente sono stati al Cenacolo per un momento di riflessione e preparazione e hanno seguito, rapiti, tutto ciò che di Gesù veniva loro detto con parole e immagini dalle suore Augusta e Pinella e da Alessandro. Hanno aperto i loro piccoli cuori a Don Marco e a Don Bartolomeo nel momento della Confessione e poi hanno anche giocato con la loro amata maestra Catia. Tutto è avvenuto in un clima particolare dove si sentiva forte la presenza di Gesù in mezzo a noi, presenza che dà un sapore speciale a tutte le cose.

“Grazie Gesù, di tutto cuore” è stata l’ultima preghiera di un bambino, dopo averLo ricevuto nell’Eucaristia. Grazie diciamo Ilaria, Sara ed io ai bambini ed ai loro genitori che con tanta fiducia ce li hanno consegnati e con tanta sollecitudine ci hanno accompagnato in questo cammino, nel quale abbiamo più ricevuto che dato. Grazie ad alcune

mamme ed a zia Luisella (zia di Samuele) che ogni sabato sono state con noi e ci sono state di conforto e aiuto, anche materiale. Questa esperienza ci ha arricchito profondamente. Il nostro cuore è veramente pieno di gratitudine per loro ma anche per tutta la comunità parrocchiale che ci è stata vicina con il cuore. Vogliamo ricordare Mirella e Fabio che, nel loro dolore, hanno pregato per noi. Un nonno che, in una domenica di Quaresima, aveva “raccolto il fiore” di Chiara, ha voluto conoscere la bambina per la quale aveva pregato: si è commosso e ci ha commosso.

Ringraziamo Norma, Walter e tutto il coro, in particolare zia Michela (zia di Caterina) e Cesare che eseguendo “Panis Angelicus” hanno inondato il nostro cuore di profonda commozione. Non vogliamo dimenticare Aliana per la preparazione dei vestitini, Laura e tutti coloro che hanno infiorato le strade per cantare “Osanna” a Gesù Pane Eucaristico che, passando per le vie del nostro paese, ci ha invitato a camminare con Lui verso la vera gioia.

È questo l’augurio che ci facciamo: che Gesù sia veramente al centro del nostro cuore.

Un abbraccio pieno di tenerezza ai “nostri bambini”.Ilaria, Rosetta e Sara

Nella foto dello Studio F10 di Boldrini i bambini della Prima Comunione nella chiesa della Croce con le catechiste Rosetta e Ilaria, don Marco, il diacono Fabio e Alessandro seminarista.

Eravamo consci che sarebbe stato un incontro importante e determinante per la vita di:

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L o r e t o 2 0 1 2

Mi è stato chiesto di raccontare la mia prima esperienza del

pellegrinaggio Macerata Loreto del 9 giugno scorso.

Cosa mi ha spinto a farlo?Fede? Condivisione? Curiosità?

Prova fisica? Sfida?Non lo so.Sin dall’arrivo allo stadio di

Macerata mi ha colpito ciò che ho letto in uno striscione : “CRISTO È QUALCOSA CHE STA ACCADENDO ORA”.

In seguito la fugace cena, la bella messa, i canti, la partenza...

“Ce la farò?” Grazie alla guida di una mano amata sono partita e da quel momento ogni passo e ogni preghiera collettiva sono stati accolti con gioia. Attraverso gli altoparlanti arrivavano richieste di guarigioni, testimonianze, preghiere per i sacerdozi, per i matrimoni, per i figli, tutto ciò mi trasportava verso la meta. Nei paesi il suono delle campane accompagnava il nostro passaggio, poi c’è stata la consegna delle candele, il bellissimo spettacolo dei fuochi d’artificio (che ho guardato con commozione, il pensiero rivolto a mia madre, ricordandomi di quanto le piacevano i fuochi).

Ci venivano date spiegazioni riguardanti la strada e i paesi che incontravamo.

Quando siamo arrivati sotto Recanati la mia mente è tornata indietro di troppi anni (forse 40) quando studiavo Leopardi e dovevo fare il commento a L’ infinito

“…così tra questa immensità s’annega il pensier mio:e il naufragar mi è dolce in questo mare.”Ora queste parole hanno un senso più profondo, le

immagino riferite a questa camminata dove il mio pensiero è simile ai tanti, dicono 90.000, ed è stato bello e dolce ritrovarsi in questo mare ( di persone).

È finalmente l’alba, dopo tutte le salite e la vista del mare, si inizia a vedere in lontananza Loreto. In fondo al grande viale era stata posta la Sacra Immagine della Madonna e poco dopo, nella piazza della Basilica sono stata invasa da una grande emozione.

Arrivati lì, ci hanno fatto mettere in fila per visitare la Casa di Maria.

A distanza di alcuni giorni sento ancora dentro una grande forza; questa esperienza mi ha trasmesso tante sensazioni e credo che la ripeterò.

Antonella

Sabato 9 giugno sono partita da Anghiari verso le ore 15 per il mio primo pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto (dico primo perché sicuramente

ripeterò questa bellissima esperienza).Arrivata allo stadio ho partecipato con fede ed entusiasmo

alla S. Messa presieduta dal Cardinale Mauro Piacenza e dopo aver ricevuto la benedizione sono partita, insieme ad un fiume di persone, per Loreto.

La lunga camminata, trenta chilometri circa, è stata animata con preghiere, canti, testimonianze di fede e anche bellissimi fuochi d’artificio, ma soprattutto dalla presenza della Madonna che mi ha permesso di non sentire il sonno né la stanchezza.

Durante il percorso c’erano ambulanze, medici, pulmini per far fronte a ogni esigenza e in località Chiarino ci hanno distribuito dolci e bevande calde.

Arrivati a Loreto c’era la statua della Madonna a dare il benvenuto..., c’erano anche tante persone che ci aspettavano sia per la strada che affacciate alle finestre; ci salutavano, cantavano con noi. Mi sono commossa nel vedere tutto ciò soprattutto quando ho visto un gruppo di suore in un terrazzo che erano ancora più entusiaste di noi!

Sono riuscita, insieme a un gruppo di anghiaresi che mi hanno accompagnata per tutto il percorso, ad arrivare fra i primi potendo così entrare in chiesa e pregare nella Santa Casa dove la Vergine ricevette l’annuncio dall’Angelo.

Verso le nove di domenica mattina mi sono incamminata verso i parcheggi dei pullman, pronta per tornare a casa, stanca ma felice di aver offerto a Cristo e alla Madonna la fatica di una notte indimenticabile.

Laura Mencarini

Sono pervenute per le opere parrocchiali le seguenti offerte:La famiglia Cipriani dalla Capannuccia di Mezzavia la somma di 100 euro in memoria di Gino.

La famiglia Raffaelli dalla Stazione la somma di 100 euro in memoria di Maria.La parrocchia vi ringrazia per le vostre intenzioni.

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Quest’anno per noi è stato l’ultimo anno di campeggio, e all’inizio la voglia di partire non era come gli altri anni forse perché c’era il pensiero di non godersi al meglio questo ultimo campeggio delle Medie, sia perché la stanchezza post esami era tanta. Nonostante tutto non ci siamo persi d’animo e siamo partiti per questa avventura. Dopo dieci minuti dall’arrivo il campeggio si è rivelato il contrario dei nostri presentimenti: l’allegria, gli amici e la voglia di mettersi in gioco ci ha dimostrato che avevamo fatto la scelta giusta.

La camminata, il giocone (vinto per la prima volta da Anghiari e Sansepolcro), i canti, le messe in mezzo ai boschi e in cima ai monti ci hanno fatto capire che per noi l’estate senza campeggio non sarebbe mai stata la stessa e aspettiamo fortemente l’estate prossima per rimetterci in gioco al campeggio delle Superiori!

Lucia e Chiara

Quest’anno ho avuto il piacere di provare il famoso Campeggio della Banda delle Medie a Badia Prataglia, che, devo dire, è stato stupendo!

All’inizio l’idea di andarci non mi attraeva molto, perché per me sarebbe stata la prima volta e non conoscevo nessuno molto bene… ma poi ho pensato che avrei potuto fare nuove amicizie e nuove esperienze e ho deciso di tentare. Siamo partiti lunedì pomeriggio e siamo arrivati a Badia Prataglia verso le 16. Abbiamo alloggiato all’albergo “Il Giardino” per tutti i 4 giorni a disposizione . La sera del primo giorno si è tenuto un dialogo in una sala vicina all’albergo per informarci sulle cose che avremmo fatto nel corso del campeggio. La sera siamo arrivati a piedi in un ristorante un po’ lontano… era tutta salita! Abbiamo cenato e fatto il giocone del campeggio: abbiamo ballato, cantato, abbiamo fatto anche il tiro alla fune! È stata una serata memorabile, ma alle 23 abbiamo cominciato a scendere per tornare all’albergo… era molto buio e avevamo a disposizione solo torce !

Il secondo giorno la sveglia era alle 7 del mattino per poi andare a fare la camminata a Camaldoli. È stata molto dura e, dopo circa due ore di camminare, abbiamo potuto godere delle meraviglie del monastero. Dopo di che siamo andati nel bosco, vicino ad uno splendido lago per celebrare la Santa Messa. Abbiamo pranzato lì godendoci il panorama mozzafiato! Siamo tornati all’albergo camminando per altre 2 ore e, la sera, abbiamo tenuto il dialogo sul significato di AMICIZIA. Per me è stato un bellissimo discorso quello fatto perché a me personalmente ha fatto capire il vero valore di un amico.

È stata una fantastica esperienza ricca di emozioni e di momenti di riflessione!

È stato il miglior campeggio del mondo e spero di poterci tornare anche il prossimo anno!

Noemi

Alla volta di Badia Prataglia, trentacinque ragazzi delle medie di Anghiari e dintorni sono partiti lo scorso 25 giugno per il Campeggio. Grande emozione per quelli che partivano per la prima volta, e grande trepidazione per i freschi esaminati di terza media che, salendo, si preparavano a salutare l’allegra Banda delle Medie che li ha accompagnati per tre anni intensi. Proprio a due di loro abbiamo chiesto con quale emozione sono partiti e in che modo hanno vissuto questi giorni: un racconto a quattro mani di chi ha fatto la terza media e che per tre anni ha vissuto il campeggio. L’altro invece di chi è venuto per la prima volta. E poi, il resto, lo vedremo dalle foto!

Le foto del campeggio

Ecco alcuni momenti del Campeggio Medie a Badia Prataglia: a destra alcuni momenti dei balli di gruppo. Nella foto grande il gruppo dei ragazzi di Anghiari a Badia Prataglia, insieme a don Severino di Arezzo che da anni guida il campeggio medie.

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Crocidi Emmedipì

Ultimamente chi è passato dalla strada per Molindagnolo e Barliano, appena superato il ponte sulla Sovara (se ne parla per altri motivi alle pagg. 17-19), avrà notato, al bivio per San Salvadore (anche se prevale la dizione San Salvatore a me viene più di dire così), la croce in legno ricollocata nella base in pietra. Il tutto è avvenuto grazie ad Amedeo Tortori ed alla consorte Rossana Scartoni, tutti e due noti accomodatori e restauratori di mobili in quel del Molinello. Vedendo che ormai da tempo la croce in legno non esisteva più si sono impegnati in questo lavoro del tutto gratuitamente. Di questo li ringraziamo ambedue ricordando che Rossana ha di questi luoghi molti ricordi essendo nata nei paraggi, a Cardeto. Nella base in pietra ci sono i resti di alcune iscrizioni ormai purtroppo non decifrabili.

Visto l'argomento parliamo ora della croce di Maccarino. Per la verità si trova all'incrocio della via di San Leo, al sema-foro. Sono ormai diversi mesi che è stata sostituita con una nuova dato che era ridotta maluccio. Nel 1994 furono Giuliano Venturini e Ivo Polendoni che si occuparono dell'intervento di ripristino. Questa volta è toccato ad Andrea Piomboni con la supervisione tecnica del professor Valbonetti.

Va detto che nel basamento si leggevano due date: 1836 e 1888. La prima data potrebbe essere collegata all'Audiberti (ne abbiamo parlato nel Numero due dell'Oratorio alle pagine 20 e 21). Santino Gallorini, autore dell'articolo citato sopra e del libro: Pellegrino verso il Cielo. Baldassarre Audiberti, il santo delle croci, mi ha confermato che proprio nel 1836 è stata segnalata la presenza dell'Audiberti in Valtiberina. Ci sembra doverso avere cura e rispetto di questo elemento che è parte essenziale del nostro passato; la croce è il segno della cristianità, che nei secoli ha segnato un cammino di fede, storia e civiltà del nostro popolo. Dimenticare questo segno sarebbe dimenticare le nostre radici, e invece è giusto rinvigorile, anche attra-verso l’immagine esteriore delle croci, che i nostri padri vollero a segnare le nostre strade, e quindi, simbolicamente, il nostro cammino. Molto probabilmente esistono nella zona tante altre croci che necessitano di essere rimesse a posto: lodevolmente ognuno si può far carico di quelle a lui più vicine.

Foto - Da sinistra: Il Tortori con la croce di San Salvatore appena ricollocata. Al Centro il Polendoni e il Venturini nel 1996 quando ricollocarono la croce di Maccarino e, infine, a destra, Andrea Piomboni, coadiuvato dal professor Giovanni Valbonetti, di fronte alla nuova realizzazione della croce di Maccarino.

GREST 2012

Come avete letto in altra parte del giornale è già iniziato il Grest. Il secondo periodo si svolgerà dal 20 al 24 agosto e, proprio il 24 agosto si concluderà con la festa di San Bartolomeo, festa titolare della parrocchia di Anghiari.Per informazioni 0575-788041 (don Marco, Alessandro, Aliana) [email protected]

Il Grest 2012 gira intorno all’intenzione educativa di dare profondo valore alla parola. Le parole sono necessarie e fondamentali. Solo con la parola possiamo entrare dappertutto (passepartout, appunto): nel nostro, nel cuore delle cose, nel cuore degli altri e anche nel cuore di Dio. Non si tratterà solo di insegnare ai ragazzi a “non dire parolacce”, ma di aiutarli a trovare quelle parole che permettono di costruire un mondo bello.A questa Parola, fra tutte quelle che vivono la nostra vita possiamo rifarci, se non alla parola di Dio. È una Parola buona: da fare propria per condividerla e amarla.

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Il saluto dei ragazzi della Quinta B

Ricordi... nel cassetto Una lettera da Frassineto*

Venerdì 25 maggio 2012, la Classe Quinta B della Scuola Primaria di Anghiari Capoluogo, in occasione della recita di fine anno, ha salutato i numerosi spettatori presenti al Teatro dei Ricomposti di Anghiari, con una semplice, ma significativa poesia, scritta dagli alunni per ricordare i cinque anni da loro trascorsi alla Scuola Primaria.Le Maestre hanno ritenuto importante, chiedere gentilmente, alla Redazione dell’Oratorio di pubblicare il lavoro dei propri alunni, augurando loro un lungo percorso di vita ricolmo di letizia e serenità.

Un saluto alla nostra scuolaDedico uno stralcio di poesiaa questa scuola miache ci ha visti crescereche ci ha visti sognareche ci ha visti purtroppo,anche litigare.Dalla Prima alla Quintasono passati cinque lunghi annitra amicizie e scherzi con i compagni.Siamo sempre stati una grande orchestradiretta con passionedalla maestra!Mi sono sentito amato e protettoanche se, a volte, il votonon era perfetto.Ora dovremo lasciare banchi, lavagnae sedie, per atterrare dritti drittialle Medie!E’ il tempo che passasarà un’esperienza nuova,ma non abbiamo paura di metterci alla prova!Un grazie speciale a tutti quelliche tanto bene ci hanno saputo daree che, con il nostro spettacolo,vogliamo salutare.La vita è una ruotae questo si saogni momento ha la sua peculiarità.Adesso ci godremo l’estatetra montagna e maree dopo, un altro gradino per arrivare!Il nostro saluto va tutto d’un fiatoalle maestre che ci hanno insegnato.Un saluto anche alle bidelleche ogni mattina… ci sembravano più belle!La scuola primaria è ormai finita,ma resterà sempre impressa…nella nostra vita!

La Classe Quinta B

Carissimi, leggo sempre con piacere l’Oratorio che mi porta in casa un po’ d’Anghiari. Ho pensato di inviarvi queste poesie, mi piacerebbe leggerle nel nostro giornale.

La farfalla

Tu sei bella e leggerasei dolce, sei gaiac’è un gioco nell’ariae lì tu ci sei,il mondo colorisei il giallo dei fiorisei l’arancio del solesei l’azzurro del maresei il verde del pratosei l’alba del cuoresei fragile e bellasei tenera dolce farfalla! Iva Polendoni

*La lettera è del 2008, la poesia pubblicata in questo numero è del 31.10.2000

Un ponte dimenticatodi Emmedipì

È quello che si trova nel piano della Sovara di fronte a Sorci. Ci ricorda che una volta il fiume passava proprio da lì e di lì passava anche la strada che da Anghiari conduceva a Lippiano. Erano i bei tempi in cui Anghiari estendeva la sua giurisdizione fino a quel territorio.

Il proprietario del campo non può far di più di quello che fa. Non sarebbe male se qualcuno che a queste cose è chiamato a pensare, potesse fare in modo che non vada in malora.

TOVAGLIA A QUADRI

Dal 10 al 19 Agosto 2012 torna “Tovaglia a quadri” un’osteria all’aperto nella Piazzetta del Poggiolino, nel cuore antico di Anghiari.

Questa edizione ha per titolo “Sarà stufa” e racconta sì la storia di una vecchia stufa ma con qualche riflessione sul presente.

Autori: Andrea Merendelli e Paolo Pennacchini.Regia di Andrea Merendelli.

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Dal Carmine a Serre di Rapolano

Passando per Monte Oliveto

Domenica 24 giugno noi festarini del Carmine siamo andati in gita.

Il ritrovo, nonostante il caldo afoso, era alle 14:00 al Campo della Fiera diretti come prima tappa verso l'abbazia di Monte Oliveto, nei pressi di Siena.

Il monastero venne fondato nel 1313 da san Bernardo To-lomei, ed è stato di grande importanza per il territorio senese, poiché i proprietari terrieri fecero avere agli olivetani un ruolo nell'organizzazione agricola del territorio delle Crete.

Tutt'oggi è presente una Comunità benedettina composta da 32 frati, ma nel passato sono arrivati anche a 120.

La guida che ci ha fatto visitare il monastero, ci ha coinvolti tutti quanti nella sua spiegazione sia storica che artistica, aven-doci fatto rivivere attraverso le pitture del Sodoma e Signorelli la vita dei benedettini di quel periodo.

La seconda tappa è stata a Serre di Rapolano, il paese dove don Stanislao è stato trasferito.

Abbiamo visitato la parte antica del paese dove si trova la chiesa dei santi Andrea e Lorenzo. Don Stanislao e i par-rocchiani ci hanno accolto con molto calore, offrendoci una buonissima e ricca merenda a base di prodotti tipici di quel luogo, noi li abbiamo ripagati con dei canti anghiaresi diretti da Mario del Pia.

Un ringraziamento particolare a Don Marco per averci fatto passare un bel pomeriggio insieme.

Andrea Marzi

Intervista al Fancelli

Siamo con Gino Fancelli, primo festarino della festa al Carmine che, in questa intervista esclusiva, ci dice le sue impressioni sulla gita organizzata per Monte Oliveto e Rapolano per tutti i collaboratori della festa dell’Ascensione.

Ho potuto costatare che tutti sono rimasti contenti, il santuario di Monte Oliveto è molto bello e poi, a Rapolano, siamo stati accolti in guanti bianchi. Un’accoglienza così proprio non me l’aspettavo. Don Stanislao e i suoi collaboratori ci avevano preparato una buona e abbondante merenda e siamo stati proprio bene. Addirittura ci hanno invitato per la loro festa che si sarebbe svolta dopo pochi giorni.Nel pullman, durante il ritorno a casa, il commento di tutti è stato: “Tutto positivo!”

A proposito dei Campionati Europei di Calcio 2012

Note stonatedi Flavio Mercati

Dall’8 giugno al 1° luglio scorsi si sono svolti in Polonia e Ucraina i Campionati Europei di Calcio, una festa per lo sport e per quello del pallone in particolare. Molti tifosi sono andati speranzosi negli stadi a tifare per la propria squadra, altri hanno assistito alle partite dai televisori, ma tutti animati soprattutto dal desiderio di divertirsi al di là dei risultati della squadra del cuore.

E sono state una gioia per gli occhi le coreografie offerte dai tifosi con le loro facce dipinte dei colori delle proprie squadre o nazioni e magliette e bandiere sventolanti degli stessi colori.

Poi c’è stata l’esplosione finale della squadra e dei tifosi della squadra vincitrice del titolo che hanno festeggiato per le città e contrade del loro paese.

Però si sono avute anche delle note stonate.Una di queste è stato l’aver fischiato, in qualche caso,

l’Inno Nazionale della squadra avversaria e ciò costituisce una grave offesa al popolo e alla Nazione che tale Inno rappresenta. Durante la partita si può fischiare un giocatore o l’altra squadra, ciò fa parte del folclore della partita stessa, ma l’Inno assolutamente no! Deve essere un tabù, altrimenti viene a mancare il principio fondamentale dello sport, il fair play, cioè il rispetto delle regole e dell’avversario.

È una cosa che fino a qualche anno fa non avveniva, evidentemente il venir meno dei valori etici nella società a cui stiamo assistendo, si fa sentire anche in questo tipo di rapporti.

Ed è certamente legato a questa crisi dei valori anche il fatto che certa nostra stampa, presa da eccessiva baldanza ed euforia, per la vittoria della Nazionale Italiana contro un’altra Nazionale, sia arrivata al punto di rivolgere una volgare offesa al capo del governo della Nazione che tale squadra rappresentava.

Baldanza ed euforia che poi sono anche controproducenti dal punto di vista sportivo.

Infatti quasi sempre è nell’umiltà che si costruiscono le vittorie. È l’umiltà che ti fa vedere l’avversario nel suo giusto valore o anche, il che è ancora meglio, al di sopra del suo valore e che ti impone, se vuoi vincere, di dare il massimo, la massima freddezza e di evitare il minimo errore.

E veniamo ora al caso Balotelli, questo giocatore nato a Palermo da genitori ghanesi, abbandonato in ospedale, poi adottato da una coppia bresciana e diventato italiano dopo i diciotto anni. Per tanto tempo è stato offeso, per il colore della sua pelle, negli stadi di mezza Italia, accompagnato da “Buuuu” di derisione e da frasi tipo “Non vogliamo un negro italiano”. Poi, non so se anche per questo motivo, si è trasferito a giocare in Inghilterra, dove in fatto di uguaglianze razziali sono più evoluti di noi.

Dopo un avvio un po’ stentato, in questo torneo calcistico europeo, ha segnato tre goal (bellissimi): uno alla Nazionale Irlandese e due a quella Tedesca, e di colpo è diventato una specie di eroe nazionale, un angelo nero interprete e vendicatore dell’orgoglio nazionale di un’Italia che annaspa nella crisi economica e non solo economica. Evidentemente si passa dall’essere razzisti ad antirazzisti, non solo per una evoluzione spirituale per cui alla fine si arriva al convincimento che tutti gli uomini sono uguali anche indipendentemente dal colore della pelle, ma anche per convenienza.

Succede anche questo!

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Spenga Diol’acceso doloreche talvoltainchioda l’uomoalla pena più dura,che desta tienela notte sofferta,lenta e tardaa finire.Giunga provvida,l’aurora promessache attendel’uomo provato,che recitando rosaridi fisica pena,invoca l’arrivodi un’alba serena.E mentre livide labbraal calice amaroprotendeinvoca Diodi non essere avarodi grazia divina,di destarsi,una nuova mattina,liberatodal mal che l’affligge.

Raffaelli Maria

Da MezzovinoIl 19 maggio 2012 eravamo in tanti a fare gli auguri a

Elida e Federico per il rinnovo del negozio giunto alla quarta generazione. Con quelli della mia età eravamo in tanti ad avere gli occhi lucidi perché lì abbiamo conosciuto tutti.

Ricordo mia madre quando mi diceva:«Miccurdì vèdo Anghièri a vendere i cunigli (si diceva

in piazza dei polli) e pu’ passo da l’Elvira de Mezzovino a comprère du’ peia de culotte che sento ‘n freddo che me porta via.»

Erano mutande di peloncino a gambaletto fino al ginocchio, da uomo erano lunghe e legate alla caviglia.

Dopo un po’ di tempo passato in America sono tornati il figlio Alfiero con la moglie Gabriella e la loro piccola Elida a gestire il negozio, vendendo a noi mutande fine corte, già sentivamo meno freddo! Ci consigliavano anche le sgambate più ridotte ma in casa sentivamo dei rimproveri. Ci dicevano:

«Quelle non ve coprono manco la vergogna!»Era un modo di dire di allora. Poi Elida, l’americanina,

per un po’ ha venduto ai nostri figli tanga e slip sempre più piccoli.

Adesso con Elida e il figlio Federico ci sono gli slip, i bichini e un altro modellino, non so come si chiamano, ma di dietro hanno solo un filo e tipo una foglia davanti, ridottissime. Io spero che ritorni un po’ di freddo!

Con la moda che cambia io consiglio di dare l’intimo in mano al figlio: lui sì che se ne intende! E sarà sempre aggiornato.

Mi pare una buona idea portare avanti la tradizione di famiglia: credo che da qualche parte del cielo i vostri cari vi seguiranno sempre.

Poi nella vita, in tutto quello che facciamo, ci vuole un po’ di sacrificio, pazienza, serietà, voglia di fare. Tutto questo a voi non vi manca!

Io vi faccio infiniti auguri e vi dico assieme alla vostra famiglia:

Coraggio e avanti!Maria Senesi

Con questa poesia la famiglia ricorda Maria Raffaelli e la Redazione

si unisce a loro nel ricordo di questa nostra

collaboratrice.

Invocazione a Dio

Ultime notizie dal Santuario del Carmine

11 luglio 2012. Un momento della solenne Celebrazione al Santuario del Carmine in occasione dell’An-niversario dell’apparizione della Madonna. Nella foto di R. Stowas-ser l’Arcivescovo che, prima della conclusione, venera e incensa il luogo esatto dell’apparizione alla giovane Marietta.

Il giorno 16 luglio si è svolta la S. Messa e la Processione mariana attorno al Santuario, in onore della Madonna del Carmelo. Tanti fedeli sono accorsi per l’occasione. Da segnalare il fatto che alcuni devoti provenienti da fuori Anghiari sono giunti al Santuario sia di mattina che di pomeriggio per una preghiera e una devozione alla Madonna. È un invito a recarsi al Santuario anche personalmente, in questo luogo amato e sentito da tutti.

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Con i Musei gestiti dalla Toscana d’Appennino Società Cooperativa

Sul filo della Memoria…

La vignetta di Scacciapensieri:Purtroppo potrebbe essere vero!

Baldaccio c’era o non c’era?

Sulla Battaglia che ha reso famosa la nostra cittadina Toscana la discussione è aperta: ma Baldaccio c’era o non c’era? Durante la presentazione del libro “La Battaglia

di Anghiari, il giorno che salvò il Rinascimento” di Niccolò Capponi, svoltasi poche settimane fa presso la Biblioteca comunale di Anghiari e organizzata in collaborazione con il Palazzo della Battaglia, l’autore, incalzato fermamente del caporedattore di questa testata con la domanda sulla presenza o meno del famoso condottiero anghiarese, ha risposto negativamente. No, Baldaccio non c’era. Dobbiamo dare ragione all’autore. C’erano altri condottieri anghiaresi, citati dalle fonti storiche, ma Baldaccio sembra di no. Il signore di Ranco in quei momenti pare si trovasse fra l’Umbria e la Toscana meridionale ed è presente, il primo giorno di luglio 1440, a Suvereto. È proprio quella zona che vede il nostro condottiero attivo nel periodo seguente ed è proprio la condotta molto autonoma dello stesso in quella parte della attuale Toscana, che infastidisce la politica “estera” fiorentina, tormentata da Baldaccio a tal punto che l’assassinarlo in Palazzo Vecchio a Firenze sembra l’unica via. Nell’”Adì 6 di settembre 1441”, nel periodo in cui Anghiari prendeva coscienza della sua passata importanza.

Quanto passato nel nostro futuro!

L’”Oratorio” arriverà nelle vostre case sicuramente dopo il 29 luglio, ma fa piacere

rendervi partecipi delle occasioni di valorizzazione del nostro passato e di quello che già è stato fatto per raccogliere informazioni su di esso. La serata “Notti dell’Archeologia” è ormai un “must” che il Palazzo della Battaglia organizza da alcuni anni e tutte le occasioni passate sono state feconde per parlare di nuove scoperte o nuove consapevolezze storiche. Quest’anno era opportuno valorizzare il lavoro svolto da un volenteroso gruppo di anghiaresi negli anni ’80 del ‘900, che portò risultati per allora sorprendenti: la scoperta di numerose e importanti testimonianze di strumenti litici (in pietra) preistorici nelle colline attorno ad Anghiari. Come fare per rendere omaggio a quello sforzo così appassionato? La notte del 29 luglio è stata così inaugurata una piccola esposizione del materiale ereditato dal museo ma proveniente dai depositi dell’ormai sciolto “Centro Studi archeologici e naturalistici” con una selezione fra materiale di studio e alcuni reperti fra i più significativi, con la rilevante presenza alla serata del Prof. Gambassini, che per primo studiò i manufatti della preistoria “anghiarese”. I materiali rimarranno esposti nella sala “Valtiberina” al piano terra del Palazzo della Battaglia fino a settembre quindi… vi aspettiamo!

Gabriele Mazzi

Palazzo della Battaglia, tel. 0575787023, e-mail: [email protected]: Palazzo della Battaglia

Bilance e Spade

Come già scritto altre volte su queste pagine al Museo delle Bilance di Monterchi è possibile percorrere diversi itinerari di visita. Ad esempio alcune bilance

ci conducono alla scoperta di antichi mestieri oggi scomparsi come il daziere, che utilizzava una stadera pieghevole facilmente trasportabile. Oppure lo speziale o il farmacista, che avevano bisogno di bilance molto precise con piatti particolari, o l’allevatore dei bachi da seta con la sua grande stadera con il piatto a cesta.

Un itinerario interessante è quello alla ricerca di vecchi materiali utilizzati per costruire bilance. Così si scopre che alcune bilance hanno addirittura fatto la guerra. In passato il ferro era un materiale importante, molto utilizzato e costoso al tempo stesso. Basti pensare che fino a pochi anni fa era facile trovare annaffiatoi realizzati con elmetti militari della seconda guerra mondiale o bacinelle costruite con il percussore delle bombe. Questa tendenza al recupero era ancora più accentuata nei secoli passati. Fabbri e armaioli, che costruivano anche strumenti per pesare, erano soliti utilizzare i pomelli di spada come “romano” delle stadere. Le spade, oltre che strumenti necessari per la guerra e i tornei, erano anche considerate accessori alla moda e per questo risentivano del gusto dell’epoca che, come avviene oggi per borse e scarpe, cambiava spesso. Chi poteva (in genere possedere una spada era prerogative dei ricchi) toglieva i pomelli e il contrappeso e li sostituiva con altri che avevano una foggia più in linea con la moda del periodo. Questo, unito al fatto che spesso le lame si rompevano e le spade si trasformavano in spadini, stiletti e pugnali, che necessitavano di pomelli più piccoli, forniva agli artigiani preziosa materia prima da recuperare.

Il Museo delle Bilance mostra una interessante serie di piccole stadere realizzate con pomelli di spada. Ricordiamo che per i cittadini di Monterchi l’ingresso è gratuito (lo è anche alla Madonna del Parto) mentre tutti, con soli 5,50 euro, hanno la possibilità di visitare i due musei di Monterchi.

Lorenzo Minozzi

Museo Madonna del Parto, tel. 0575 70713, e-mail: [email protected]

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CRONACHETTA dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese.

Mese di giugno 2012

Mese di Maggio 2012

Venerdì 15. Ieri sera tardi ho visto finalmente una lucciola.Sabato 16. Oggi è morta Giuditta Rosadi vedova Rosadi. Aveva 90 anni ed abitava a Arezzo ma era originaria di Spilino ed ha abitato al Ponte alla Piera.Domenica 17. Oggi è morto Giuseppe Nespoli di anni 80. Abitava al Botteghino di Valealle dove era nato e dove la famiglia era da molti anni. Lo ricordiamo per la sua bottega di cemento alla curva delle corriere.Alla sera, con mia moglie, siamo andati alla Rufina dove c'era la sagra del caciucco.Lunedì 18. Oggi è morta Giulia Domenichelli Vagnetti. Abitava a Roma ma era legata ad Anghiari dove aveva una casa vicino al forno. Riposa nel cimitero di Anghiari.* Oggi è morta anche Gina Boncompagni vedova Calosi. Abitava al Morone di San Leo ma era nata a Colle nei pressi del Sasso.* Oggi è morta Zelinda Zanchi da tutti conosciuta come Popa. La ricordiamo volentieri per le sue battute sempre pronte per tutti.Martedì 19. Ho visto che anche le macchie di Pianettole, da Schieto fino a Catigliano, sono tutte mangiate dalle brughe.Mercoledì 20. Passando per la Croce ho visto che la Relia ha alla finestra una bella pianta di basilico.* Oggi è morta Ione Cheli vedova Papini. Aveva 83 anni ed abitava al Campo della Fiera ma era originaria di Caprese.Giovedì 21. Anche di qua da Montedoglio fino a Gragnano le brughe hanno ripulito le foglie delle querce.* Oggi è morta Maria Raffaelli vedova Marinari. Abitava per il viale della Stazione ma era nata a San Miniato in provincia di Pisa.Venerdì 22. Passando per la via del Braccio ho visto una macchina che aveva subito un urto frontale. Ecco perché ieri sera ho sentito diverse volte la sirena dell'ambulanza.Domenica 24. Oggi è morta Ermelinda Morini vedova Mon-dani. Aveva 90 anni ed abitava al Borgo verso la Coop. Era nata a Borgacciano ma per molti anni ha abitato al Bagnolo dove il marito aveva il vecchio mulino.Lunedì 25. Stamani sono andato al Borgo e ho visto il Gegio e un altro che pulivano intorno alla maestà della battaglia.Dopo sono andato alla chiesina di Upacchi per una serratura e mi ha accolto la signora Alda, originaria di Monaco, che m'ha detto che lei è la “custodia” della chiesa.Giovedì 28. Oggi con Nello de Ragagnino sono andato a sostituire la serratura della chiesetta di Upacchi che qualche “amico” aveva rovinata. E non è la prima volta; ma speriamo che sia l'ultima.* Oggi è morta Marisa Capolungo in Piccini a soli 66 anni. Abitava per la via del Carmine ma era nata a Scoiano.Venerdì 29. Stamani, sul tardi, mentre andavo ad Anghiari, ho visto Gino che cercava di stare all'ombra della tettoia del suo distributore.* Oggi è morto Giovanni Bottoni di anni 89. Abitava ai Bri-schioni ma era nato al Poggiolo di Upacchi, paese natale anche del Poeta di Upacchi.Sabato 30. Sono incominciate ad arrivare le farfalle. Sono l'avanguardia delle prossime che senz'altro arriveranno e che sono il frutto delle brughe delle querce.* Stamani verso il Rossino, ho visto un giapponese che dipin-geva. Ieri invece erano tutti a vedere il Palio.* Oggi è morta Simonetta Donati Sarti vedova Signorelli. Aveva 85 anni e ha abitato per qualche tempo a Montecatini. Era nata a Serafino.

Mercoledì 2. Stasera Gastone mi ha portato la croce da met-tere nell'orto. A buco a buco perché domattina sarebbe stato troppo tardi.Lunedì 7. Al giardinetto il nonno di Cesare, quello che sta a Tovari, ha attraversato fuori dalle strisce. Ma io l'ho fatto passare.Giovedì 10. Stamani giravo giù per la Croce e avanti a me c'era una macchina con targa tedesca che, come ha visto la ritta, si è soffermata esitante.Sabato 12. Oggi è morta Maria Gennaioli. Abitava al Colle, nei pressi del Sasso, ma era nata ad AnghiariDomenica 13. Verso le 11 ero dalla Santa e sentivo un elicottero proprio sopra casa mia e non c'era verso che si muovesse. Poi ho scoperto che era la lavatrice che centrifugava.Venerdì 18. Oggi la Sofia, la signora che fa compagnia alla Santa, ha fatto la szarlotka, un dolce polacco molto buono.* Oggi è morto Serse Sovieri. Abitava al Campo della Fiera ma era nato alla Vignolina, dopo la Polveriera, e aveva abitato anche a Malapena.Mercoledì 23. Il birillo alla curva della Croce è “arcaduto” un'altra volta. Passando l'ho visto lì in terra.Giovedì 24. Oggi è morto Leo Graziotti di anni 87. Abitava a Palazzolo dove la sua famiglia abita da tantissimi anni.Venerdì 25. Anche oggi c'era un gruppo di giapponesi vicino all'orto di San Girolamo che dipingevano Anghiari.Sabato 26. Oggi è morto Angiolino Roselli di anni 85. Abitava per i Cordoni e la sua famiglia prima abitava a Mezzavia anche se lui è nato ad Anghiari.Martedì 29. Stamani al Campo della Fiera c'erano diversi ragazzi al giro. Poi mi sono ricordato che s'era sentito una scossa di terremoto anche da noi e gli studenti erano stati fatti uscire.

Sabato 2. Oggi sono andato con mia moglie da mio nipote Giorgio perché ieri l'altro era il compleanno di suo padre.* Oggi è morta Ida Maria Marghi vedova Vichi. Abitava alla Calla ma era nata alla Rocchetta. Aveva abitato anche a Sastille.Domenica 3. Passavo per San Leo e ho visto il Monini che coglieva le ciliege basse mentre la moglie l'aveva fatta salire più in alto e lui coglieva quelle basse.Mercoledì 6. Oggi sono andato a portare i bollettini dell'Oratorio alla posta di Monterchi ma era chiusa. Meno male che c'era il maestro Verdinelli che ci pensa lui a consegnarli.* Oggi è morta Dorina Giorgi vedova Lombardi. Abitava alla Palazzina ma era nata a Bibbiena. Ha abitato anche a Simo-nicchi e Tramoscano.Mercoledì 13. Stamani ho visto il professor Elia Camaiti con la motocicletta: ha detto che andava agli scrutini al Borgo.Giovedì 14. Passavo per le Logge e ho visto che suor Astrid s'è fermata in mezzo alla via per parlare con don Romano e con Siro e ha bloccato tutto il traffico.

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Per le vostre offerte: Propositura Insigne Anghiari - C/C postale N. 11802527

VE N E R D Ì 24 A G O S TO

FESTA DI SAN BARTOLOMEOS. Messa solenne in Propositura alle ore 18 e festa all’Oratorio

MARTEDÌ 28 AGOSTO

FESTA DI SANT’AGOSTINOS. Messa nella chiesa di Sant’Agostino alle ore 18

MERCOLEDÌ 29 AGOSTOAnniversario della traslazione della reliquia del Beato Bartolomeo Magi

S. Messa nella chiesa della Croce alle ore 18

San Bartolomeo24 agosto

Sant’Agostino28 agosto

Beato Bartolomeo29 agosto