2013-2 Oratorio di Anghiari

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Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI N. 2 APRILE-MAGGIO 2013 HABEMVS PAPAM

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Vita della parrocchia e del comune di Anghiari e Monterchi others, non profits, italian, italy

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Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A

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PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHIN. 2 APRILE-MAGGIO 2013

HABEMVS PAPAM

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L'ORATORIO DI ANGHIARI - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçueAnno XLVI - Periodico del Vicariato di Anghiari e Monterchi. Con approvazione della Curia di ArezzoAut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Enzo Papi - Stampa: Grafiche Borgo, Sansepolcro.Redazione:donmarcosalvienzopapimariodelpiaalessandrobivignanimonicaredentielisadelpiantaverarossiteresabartolomei.

l'editoriale di enzo papi

Dimissioni? No, Provvidenza!Abbiamo il Papa!

Mercoledì 13 marzo alle ore 19,06 tutte le campane della Parrocchia hanno suonato a festa per annunciare a tutti il nuovo Papa.Il Cardinale Jorge Mario Ber-goglio è stato eletto nuovo Successore di Pietro e Vicario di Cristo. Ha preso il nome di Francesco. Nella foto in coper-tina vediamo la prima foto del nuovo Pontefice affacciato alla Loggia delle benedizioni, poco dopo la sua elezione.In questo numero del gior-nale non potevano mancare alcuni articoli riguardanti le dimissioni del Papa Benedetto XVI, avvenute lo scorso 28 febbraio. L’annuncio del nuovo Papa arriva mentre il giornale sta andando in stampa. Nel prossimo numero parleremo ampiamente di questo evento di Grazia per tutta la Chiesa e per tutto il mondo.

Mia mamma, classe ’23, c’è rimasta male ed ogni volta che la tele parla delle sue dimissioni si intristisce: anche il Papa, poverino! E sono domande quando arrivo a tiro!

La fede di una novantenne è ormai trasfigurata, semplice! Non c’è dietrologia che tenga, non c’è lettura dei giornali: il chiacchiericcio mediatico è proprio solo e soltanto chiacchiericcio. Anche quello televisivo, l’unica finestra ancora aperta sul mondo esterno, non riesce a stravolgere tanta nudità. Nella mia mamma resta, poverino!, l’ansia e il travaglio solitario, intimo, lungo non sappiamo quanti giorni, quante settimane, di un uomo –niente meno che il Papa- che matura la decisione di ritirarsi nel silenzio e nel nascondimento. Tutto umano, tutto normale; quante volte, anche lei –oggi che non fugge più come prima, quando aveva i bimbi piccoli e il lavoro sulle spalle; oggi che i figli vengono a prenderla per fare una passeggiata più breve che lunga – confessa la propria stanchezza; anzi il proprio stato di debolezza fisica; la passeggiata è ormai più una prova di volontà che un piacere, un diversivo. Il tempo pesa, la mia mamma lo sa e lo testimonia ogni giorno che ci vediamo.Anche sul Papa! Fugare le nubi di tristezza che si addensano quando si pensa o si parla di lui, mentre siamo impegnati a mettere un piede avanti all’altro, è più facile se si parte dall’esperienza. Anche il Papa può essere stanco perché carico di anni e di fragilità come qualsiasi mamma sperduta da qualche parte in Toscana, stanca anche se così lontana da fasti e onori, da impegni e fatiche di guida e di comando. Quel poverino che dice ogni volta che pensa alle dimissioni assume allora tutto un altro significato. Non è compassione o commiserazione, ma condivisione: io so cosa siano l’età e la debolezza fisica, dunque lo capisco!

Problemi di età, certo! Ma perché dimettersi? Mia mamma i Papi li ha visti uscire di scena sempre da morti, mai così. Allora ci vuole pure una ragione storica! Il sensus fidei a novant’anni non disquisisce in sottigliezze e dietro-

logie, va all’essenziale: perché la Provvidenza ha voluto questo?, dice. La cosa mi stupisce e mi apre ad un consapevolezza nuova; proprio il sottoscritto che legge con curiosità il chiacchiericcio dei giornali. Grazie mamma! La Provvidenza per la dottrina cristiana è l’impatto concreto che ha l’opera dello Spirito Santo nel mondo. Ne parlo ad alta voce. Quando un papà anziano, debole e affaticato per i problemi della vita quotidiana, non percepisce più la forza e la determinazione a intervenire da sé su una o più questioni che pure restano e non hanno intenzione di sciogliersi da sole, cosa fa? Chiama al capezzale il figlio maggiore, quello più saggio, e gli mette in mano il compito di scegliere e di avviare lui a soluzione la questione che gli sta tanto a cuore.

Tristezza per le dimissioni del Papa, allora? No di certo. Scelta suggerita dalla Provvidenza sicuramente. La Chiesa è cosa divina, appesantita dall’umanità degli uomini; oggi come ieri, pesantezza che in un periodo appare più grave

e in un altro meno. Il peso della storia. I nostri non sono tempi facili; chiedono forza ed energia. Ecco l’azione dello Spirito che suggerisce al vecchio padre di convocare il figlio più saggio, il Conclave, per scegliere l’uomo, la persona più adatta a farsi carico con determinazione del timone della barca di Pietro. È la Provvidenza che anticipa i tempi. Se nel Conclave agisce lo Spirito e lo Spirito sceglie il nuovo Papa non c’è nulla di cui meravigliarsi: in questo 2013 lo Spirito, grazie alla silenziosa maturazione di Papa Benedetto, ha scelto di anticipare il suo intervento ispirando il papa a dimettersi. E Benedetto –splendida testimonianza- si è dimesso; servus Dei fino in fondo, a maggior lode e gloria della Chiesa.

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Fidem quaerens intellectus=La ragione in cerca della fedeConsiderazioni sull’Anno della Fede

Cosa è la fede?Pensieri sparsi detti ad alta voce

Se andassimo in giro a chiedere cosa è la fede probabilmente avremmo rispose differenti. Alcuni direbbero che è l’anello

che gli sposi portano al dito anulare della mano sinistra, altri che è una forte passione, ad esempio per una squadra di calcio e forse vi sarebbero anche altre risposte.

La parola “fede” è una parola a cui siamo abituati, ma per noi cristiani cosa significa? Quelli riportati come esempio, infatti, sono significati reali della parola “fede”, ma non è a questi che papa Benedetto XVI pensava quando decise di indire l’Anno della Fede, in occasione dei 50 anni dall’inizio del Concilio Vaticano II e dei 20 anni dalla pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica.

***

Cerchiamo allora di capire, con semplicità, cosa vogliamo dire quando parliamo di fede. Al liceo, il mio professore

di filosofia scherzava dicendo che “la filosofia è quella cosa con la quale o senza la quale si resta tali e quali”. Non so se questo sia vero per la filosofia, certamente non è vero per la fede. Con o senza la fede, infatti, non si resta proprio tali e quali. In che senso? Fede significa fiducia, la fede è l’atteggiamento di chi si fida: in questo caso, di chi si fida di Dio. Ci ricordava Papa Benedetto XVI il 24 ottobre 2012: «Credere è affidarsi in tutta libertà e con gioia al disegno provvidenziale di Dio sulla storia, come fece il patriarca Abramo, come fece Maria di Nazaret. La fede allora è un assenso con cui la nostra mente e il nostro cuore dicono il loro «sì» a Dio, confessando che Gesù è il Signore. E questo “sì” trasforma la vita, le apre la strada verso una pienezza di significato, la rende così nuova, ricca di gioia e di speranza affidabile».

***

Potremmo ancora chiederci: “Ma a cosa serve la fede?”. Esiste, nelle nostre campagne, un brutto modo di dire che

suona più o meno così: “Campa il lepre che non va mai alla messa…”, sottintendendo che anche senza il rapporto con Dio (la fede) si può vivere. Certamente ciò è vero sul piano della vita fisica. Ma ci può bastare una vita “sopravvissuta”?

No. La persona è qualcosa di ben più grande e complesso, per cui ha bisogno di conoscere. E per conoscere dispone di due “strumenti” che solo l’uomo possiede: la ragione e la fede. Nel mondo, infatti, vi sono miliardi di esseri viventi, dai microrganismi invisibili ai più grandi cetacei o mammiferi fino ai vegetali, ma nessuno di questi possiede la ragione e la fede. Solo l’uomo ha questi due “strumenti” di conoscenza. Lo sottolineo perché parlare di fede potrebbe portarci a intenderla come qualcosa di estraneo od opposto alla ragione (e allora sarebbe fideismo), oppure come qualcosa di inutile, perché la ragione, attraverso la scienza, ci fa capire tutto quello che c’è da capire (e allora saremmo scientisti).

Fede e ragione, invece, vanno insieme, sono come le due gambe sulle quali poggia il nostro corpo. Se cammino tutta la vita con una gamba sola non muoio, ma quanta fatica! E così, se utilizzo solo la ragione non muoio fisicamente, ma

muoio spiritualmente, mi privo di una possibilità di conoscenza propria della persona umana. La fede, infatti, esalta la nostra umanità, non la impoverisce. Per dirla con una battuta del celebre Totò in un film del 1965, la fede ci rende “uomini umani”.

Diceva Papa Benedetto XVI nell’udienza del 24 ottobre 2012: «La fede ci dona proprio questo: è un fiducioso affidarsi a un “Tu”, che è Dio, il quale mi dà una certezza diversa, ma non meno solida di quella che mi viene dal calcolo esatto o dalla scienza. La fede non è un semplice assenso intellettuale dell’uomo a delle verità particolari su Dio; è un atto con cui mi affido liberamente a un Dio che è Padre e mi ama; è adesione a un “Tu” che mi dona speranza e fiducia». E continuava: «Penso che dovremmo meditare più spesso – nella nostra vita quotidiana, caratterizzata da problemi e situazioni a volte drammatiche – sul fatto che credere cristia-namente significa questo abbandonarmi con fiducia al senso profondo che sostiene me e il mondo, quel senso che noi non siamo in grado di darci, ma solo di ricevere come dono, e che è il fondamento su cui possiamo vivere senza paura». La fede, allora, serve a vivere in pienezza la vita, a gustarla appieno.

***

C’è ancora un’ultima domanda da porsi, e cioè: “Ma come faccio a vivere con fede?”.

A volte capita di sentirsi dire: “La fede è un dono e a me non è stato fatto”. Così giustifichiamo il fatto di non avere fede. Ma un dono, per essere usato, va accolto e adoperato. Se io ricevo in regalo un oggetto bellissimo, ma lo lascio dentro il pacco oppure lo chiudo dentro una cassaforte, io quell’oggetto è come se non ce lo avessi, eppure lo possiedo! Così è per la fede: noi l’abbiamo ricevuta in dono con il Battesimo, ma se poi non viviamo da battezzati, allora è come se la fede non ce l’avessimo. L’Anno della Fede, dunque, principalmente vuole farci riscoprire la bellezza e la gioia di essere cristiani.

Ma prima di tutto la fede è un dialogo, un colloquio tra Dio che si presenta all’uomo per proporgli la propria amici-zia e l’uomo che risponde accogliendo la proposta di Dio. Ripensiamo ad Abramo: ecco, la fede è questo vivere tutta la propria vita in un rapporto fiducioso con Dio. È lui a fare il primo passo verso di noi, ma se poi non gli rispondiamo, allora il fatto di non avere fede non dipende da un Dio che seleziona i propri amici, ma dalla nostra mancata risposta alla sua offerta di amicizia.

Nell’udienza del 13 settembre 1978, Papa Giovanni Paolo I affermava che «quando si tratta di fede, il grande regista è Dio, perché Gesù ha detto: nessuno viene a me se il Padre mio non lo attira». La fede, dunque, non è un’iniziativa privata, non un atto di buona volontà, ma la risposta che nasce nel cuore dell’uomo quando si sente interpellato da Dio. Papa Luciani continuava: «Ecco che cosa è la fede: arrendersi a Dio, ma trasformando la propria vita».

Andrea Czortek

In alto un disegno tratto dal sito della diocesi di Torino.

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CALENDARIO LITURGICO a cura di Franco Cristini

Mese di aprile 2013 Mese di maggio 2013MESE DEDICATO ALLA MADONNA

Nei giorni feriali con inizio il 4 Maggio, alle ore 21 in Propositura e nella chiesa di Tavernelle, recita del Santo Rosario con breve riflessione.

1 Maggio mercoledì - San Giuseppe Artigiano.2 Maggio giovedì - Primo giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni.3 Maggio venerdì - Primo venerdì del mese. San Filippo e Giacomo Apostoli. In Anghiari festa del SS. Crocifisso. Sante Messe nella Chiesa di Badia alle ore 9.30 e alle ore 11. Alle ore 17, in Propositura, Santa Messa solenne durante la quale il Vescovo amministrerà il Sacramento della Cresima ai nostri giovani. Seguirà la processione per le strade del paese fino alla Badia.5 Maggio domenica - Domenica VI di Pasqua.7 Maggio martedì - Primo martedì del mese. In Propositura, alle ore 17, ora di Guardia con recita del santo Rosario.12 Maggio domenica - ASCENSIONE: festa nel Santuario del Carmine con Sante Messe dalle ore 7 alle 11.Alle ore 16 benedizione dei bambini e alle 18 Santa Messa in suffragio dei benefattori e dei ”festarini” defunti. In Anghiari unica Messa alle ore 9.30, in Propositura.14 Maggio martedì - San Mattia Apostolo. Gli Apostoli lo elessero al posto di Giuda.19 Maggio domenica - PENTECOSTE. Sante Messe se-condo l’orario festivo. “Manda, o Padre, lo Spirito Santo alla tua Chiesa”.

FINISCE IL TEMPO DI PASQUARIPRENDE IL TEMPO ORDINARIO

22 Maggio mercoledì - Santa Rita da Cascia. Festa presso la Cappella delle Suore della Ripa, preceduta da un Triduo serale di preghiera.26 Maggio domenica - SANTISSIMA TRINITÀ. Sante Messe secondo l’orario festivo.31 Maggio venerdì - Visitazione della Beata Vergine Maria alla cugina Elisabetta che la salutò dicendo: “Come mai viene a me la Madre del mio Signore?”Madonna del Buon Consiglio - Conclusione del Mese Mariano con la processione e il Rosario nella chiesa di S. Agostino alle ore 21.

TEMPO DI PASQUA

1 Aprile lunedì - Lunedì dell’Angelo - PASQUETTA2 Aprile martedì - Primo martedì del mese: in Propositura, ore 17, “Ora di Guardia” con recita del Santo Rosario.4 Aprile giovedì - Primo giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni.5 Aprile venerdì - Primo venerdì del mese. Nella chiesa di Micciano alle ore 20.30 Santa Messa per il gruppo –uomini del ritiro di perseveranza. Alle ore 21 nel Santuario del Carmine “ Adorazione e Santa Messa”.7 Aprile domenica - DOMENICA IN ALBIS. Seconda di Pasqua. Sante Messe secondo l’orario festivo. Al Santuario del Carmine, ore 16, S. Messa e consacrazione alla Madonna.11 Aprile giovedì - San Stanislao Vescovo e Martire. Nato in Polonia, fu ordinato sacerdote, fu Vescovo di Cracovia (1030-1079).14 Aprile domenica - Domenica III di Pasqua: Sante Messe secondo l’orario festivo.16 Aprile martedì - Santa Bernardette Soubirous21 Aprile domenica - Domenica IV di Pasqua. Sante Messe secondo l’orario festivo.25 Aprile giovedì - San Marco Evangelista: Santa Messa alle ore 9.30 nella Cappella di San Marco presso la Misericordia. Saranno benedette le foglie di giglio da mettere sulle croci dei campi.* Festa anche nella chiesa di santo Stefano dove alle ore 11 verrà celebrata la Santa Messa. La Messa delle ore 18 rimane in Pro-positura. San Marco era cugino dell’Apostolo Barnaba; seguì l’Apostolo Paolo nel suo pri-mo viaggio e poi anche a Roma. Fu discepolo di Pietro di cui riportò la predicazione nella stesura del suo vangelo. Non sappiamo dove, come e quando Marco subì il martirio, ma sembra che il suo corpo sia stato venerato per lungo tempo ad Alessandria d’Egitto: nell’anno 815 il suo corpo fu trafugato da alcuni mercanti veneziani e portato a Venezia, di cui divenne il patrono. L’emblema di Marco è il leone, che divenne il simbolo di questa città.28 Aprile domenica - Domenica V di Pasqua. Sante Messe secondo l’orario festivo.29 Aprile lunedì - Santa Caterina da Siena, vergine e dottore della Chiesa (1347-1380). Patrona d’Italia.

Venerdì 31 maggio 2013Festa della Madonna

del Buon Consiglio.

Conclusione del Mese Mariano

Ore 21 in Propositura ini-zio del S. Rosario, quindi trasferimento processionale, accompagnati dal suono delle campane, verso la chiesa di Sant’Agostino per la preghiera finale.

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S. MESSE FESTIVECELEBRATE NELLE CHIESEDEL VICARIATO DI ANGHIARI...

Ore 8,30 -ANGHIARI: Chiesa di S. StefanoOre 9,30 -ANGHIARI: Chiesa di Propositura

Ore 10,00 -CARMINE: Santuario Madonna del Carmine “ -SAN LEO: Chiesa di San LeoneOre 11,00 -ANGHIARI: Chiesa di Propositura “ -PIEVE SOVARA: S. Maria Assunta “ -TAVERNELLE: Chiesa dell’Assunzione di M.V. “ -MICCIANO: Pieve di Maria AssuntaOre 11,30 -VIAIO: Chiesa di S. PaternianoOre 16,00 -PONTE ALLA PIERA: Chiesa di S. Giovanni E.Ore 18,00 -ANGHIARI: Chiesa della Croce

... E DI MONTERCHI

Ore 8,45 -PADONCHIA: Chiesa di S. Michele Arc.loOre 9,30 -LE VILLE: Chiesa di S. Maria della PaceOre 10,00 -POCAIA: Chiesa della Madonna BellaOre 11,15 -MONTERCHI: Chiesa di S. Simeone profetaOre 17,00 (18,00 estivo) Chiesa di San Simeone a Monterchi

Ultima domenica del mese: chiesa di San Michele Arc.lo a Pianezze, ore 16,00 (ore 17,00 estivo).

MESSE PREFESTIVE:

Ore 16,00 (ore 17,00 estivo) Chiesa di TavernelleOre 16,00 (ore 18,00 estivo) Arcipretura MonterchiOre 17,00 Madonna Bella a PocaiaOre 17,00 Chiesa di TubbianoOre 18,00 Propositura di Anghiari

Primo Venerdì del meseal Carmine

Ogni primo venerdì del mese, al Santuario del Car-mine, S. Messa con adorazione alle ore 21,00.

Catechesi per famiglie e adulti

“Chiamati per nome”Le vocazioni nella Sacra Scrittura

Relatore: Don Marco Salvi

La catechesi si conclude con l’appuntamento di sabato 20 aprile 2013.

Al Cenacolo di Montauto ore 18,30seguirà cena conviviale

per informazioni 0575-723072

Corso in preparazioneal Matrimonio

Continua il corso in preparazione al Matrimo-nio. Le coppie interessate a sposarsi in quest’anno possono rivolgersi in parrocchia (0575-788041) oppure a suor Claudia di Montauto (0575-723072).

Domenica 7 aprile 2013Domenica in Albis

Da Micciano, alle ore 15,partirà il pellegrinaggio

verso il Santuariodel Carmine.

Recita del Rosariodelle litanie lauretane

e rogazioni lungo il percorso.Al Santuario, alle ore 16

S. Messa della Consacrazionealla Madonna del Carmine.

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IL PALTERRE*: dove gli Anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo* Queste pagine possono essere lette dagli anghiaresi senza particolari prescrizioni. Per gli altri si consiglia moderazione.

Piazza BaldaccioEchi e voci del passato

Tuteliamo il nostro bel paesaggio“Quando saranno morti tutti i contadini, tutti gli artigiani,

quando non ci saranno più le lucciole, le api, le farfalle, quando l’industria avrà reso inarrestabile il ciclo della produzione, ecco, allora la nostra storia sarà finita.” P.P. Pasolini 1962.

Guardate come è ridotto il paesaggio sulla valle d’Anghiari verso Sansepolcro: dove un giorno osservavi i campi ben coltivati, divisi da fossati, ricchi di vegetazioni e alberature, oggi osservi un deserto.

I frati Camaldolesi nel medioevo resero queste terre coltivabili sottraendole all’impaludamento con opere di bonifica e regolazione delle acque. Nei secoli, i contadini mantennero in ordine il territorio a prezzo di grandi sacrifici e di duro lavoro. Oggi, che tutti vantiamo “il grande progresso, dominato dal solo interesse economico”, stiamo distruggendo un po’ tutto, senza renderci conto del male che stiamo facendoci!

Che tristezza, per chi come me era abituato a vedere e vivere in mezzo ad una natura amica e sorella, fonte di tanti ricordi. Ammirare le bellezze d’un prato o osservare i colori del bosco al tramonto, m’hanno sempre riempito l’animo d’ entusiasmo e benevolo piacere.

Adesso non si sentono più i canti dell’Allodola, non si vedono più i voli dell’Averla o del Picchio colorato; hanno dovuto emigrare per altri posti alla ricerca d’un albero per fare il loro nido.

Nei campi che prima erano ben coltivati, dove la mano dell’uomo custodiva con cura ogni pur minimo aspetto, ora si vede una pianura ferita, desolata, senza alberature, senza più una siepe per far da spartivento o ricovero ad un animale selvatico, ad un uccello.

Un tempo sui fossi c’erano pesci d’ogni specie; adesso i veleni sparsi dappertutto in quantità esuberante hanno ucciso ogni forma di vita. Rombanti trattori arano squarciando la terra alla ricerca del solo guadagno, senza pensare un istante al danno che viene causato all’ambiente. Nessuno controlla, tutti tacciono e fanno finta di non vedere e intanto il nostro bel paesaggio che Piero Della Francesca poteva contemplare e dipingere, sta scomparendo per sempre.

Plinio, nel 64 a.C., nella storia di Roma scriveva: “ La regione è tra le più fertili d’Italia: le campagne etrusche, che si estendono da Fiesole ad Arezzo, sono ricche di frumento, bestiame, di ogni altro prodotto”: con vero entusiasmo lirico, scrittori e poeti hanno sottolineato questa fecondità e mostrato la varietà e la bellezza delle coltivazione dei campi. È una descrizione che desta meraviglia e fa pensare immediatamente a brani analoghi dei nostri scrittori ed agronomi del Rinascimento, ai quadri del Lorenzetti che celebrano il “bel paesaggio” toscano, ai racconti di viaggio di illustri letterati del Sette-Ottocento, e infine alla campagna prima della crisi della mezzadria, che si poteva osservare ovunque fino agli anni Sessanta del secolo scorso.

Poi mi chiedo, quando abbiamo impoverito il nostro paesaggio, come possiamo pensare di portare il turismo nel nostro paese? Chi viene in queste terre è anche mosso dal desiderio di osservare la nostra campagna ricca di tanta suggestiva naturale bellezza.

Dunque, ribelliamoci a questo maltrattamento, per poter lasciare ai nostri nipoti e alle generazioni future un paesaggio ben conservato, con i segni della nostra cultura, che sempre ha distinto questa terra ricca di tanta storia.

Febbraio 20123 f.t.

Marciapiedidi Clèto

Io guardo i marciapiedi, anche quelli di Anghiari, e, da come sono, mi rendo conto della volontà di quella pubblica amministrazione di favorire le persone che vanno a piedi.

Vedo marciapiedi così stretti (non ad Anghiari fortunatamen-te) che solo un giovane equilibrista ci potrebbe passare e ogni tanto ci trovi anche un palo della luce o di un lampione.

Vedo marciapiedi che sono peggio delle montagne russe con i loro continui avvallamenti per favorire l'accesso delle macchine. Vedo che agli incroci i pedoni devono fare percorsi a greca e così la distanza di 4 metri diventa di 12. Lo so che questo avviene per dare sicurezza ai pedoni, ma solo perché il traffico è caotico e manca una scelta di priorità.

Poi vedo gli scivoli per le carrozzine e dico solo che qual-cuno lo evito anch'io da quanto è malmesso o troppo ripido o troppo stretto.

Allora guardando i marciapiedi (ormai i prossimi che verranno realizzati o modificati) capiremo la reale volontà di favorire tutti coloro che vanno a piedi. Allora forse ci abituere-mo a lasciare la macchina qualche metro più distante da dove dobbiamo andare e il tutto non sarà poi così terribile.

Ranco e roncodi Anghiarino Anghiarese

Con don Antonio Bacci e don Marco, s'era un gruppo di amici pronti per una visita ad alcuni luoghi intriganti del territorio di Anghiari. La discussione venne però attratta dalla parola ranco. E subito, don Antonio, spiegò che la cosa era molto semplice. «Si prende un pezzo di bosco, gli si dà fuoco, e quello spiazzo di terreno recuperato ora per l'agricoltura è diventato un ranco.»

«E ronco?» fu pronta la successiva domanda. «Quando il recupero all'agricoltura avviene con attrezzi da taglio.»

La spiegazione era senz’altro pertinente ma, non contento, quando sono andato da Roberto a Casale qualche tempo dopo, gli ho chiesto all'improvviso. «Ma c'è qui un campo, un terreno che chiamate ranco?»

«Vedi là di fronte a noi, sotto al Poderuzzo, quel campo in mezzo al bosco? È un ranco e io mi ricordo di quando andavo a scuola a Elci, sarà stato il ‘57/’58, che ho visto un grande fuoco. Avevano pulito tutto intorno, avevano fatto come una strada, e poi avevano dato fuoco.» Meglio di così!

In un'altra occasione invece, mentre si parlava di fagioli caponi e altri prodotti dell'orto, Secondo del Campo della Fiera racconta: «Io l'altro giorno ho preso la falce e ho roncato i ceci e poi, una volta secchi per benino, li ho battuti.» E anche il Ronco (quello sotto a Bellavista) è sistemato.

Una bella iscrizionein un portale di Ascoli (tramite Franco Badini da Castello)

CHI PO NON VO * CHI VO NON PO * CHI SA NON FA * CHI FA NON SA * ET COSI EL MVNDO MAL VA * M*D*XXVIII*

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...il Palterre, ovvero “Ridendo castigat mores”Per Italiano Leonardi

Tutta la tua fa-miglia ti ringrazia per come sei stato: sempre premuroso e attento ai bisogni di tutti, sorridente an-che nella malattia, gioiosamente soddi-sfatto per quello che ricevevi dagli altri, affettuosissimo e forte come una “roc-cia” nell'affrontare anche i momenti più duri,

Ci hai lasciato un grandissimo esempio da seguire, grazie al quale continuerai a vivere fra noi e ad aiutarci. Grazie.

I tuoi cari.

La primaveradi Senesi Maria

Per me la primavera è la più bella stagione, si allungano le giornate, l'aria è tiepida, tutto si risveglia: il verde nei campi con i papaveri, le siepi col biancospino, i prati fioriti. Tutte le piante, anche quelle che chiamiamo erbaccia, hanno il loro bel fiorellino.

Quelle grandi con le loro belle chiome, con un filo di vento ondeggiano, sembra che si salutino parlando tra di loro. Mi piace aprire le finestre, ascoltare il brusio che c'è nell'aria primaverile. Il cinguettio degli uccelli, il canto del gallo, lo scoccodio delle galline.

Poi m'incanto a guardare dall'alto la bella vallata del Tevere. Tutto questo mi dà un senso di serenità.

Io vengo dalla campagna, stando a contatto con gli animali ne ho visti nascere tanti; quello che più mi è rimasto dentro è la nascita dei pulcini, non c'è dolore, quel ticchettio che fanno per aprire il guscio, e vedere spuntare le loro testine sotto la mamma chioccia che piano piano si alza per non soffocarli. È una cosa stupenda!

Poi immaginavo il suo percorso:

Coccodè, coccodè,che c'è di nuovo?La gallina ha fatto l'uovo.Coccodè, coccodè,ma che c'è stato?La gallina ha già covato.Tic, tic, un colpo seccolui lo rompe con il becco.Ecco apre l'usciolino.Oh, buon dì signor pulcino!

FloriSe qualche tempo fa

andavi in Piazzola, da dietro all'inferriata di una finestra, era probabile che un bel dalmata ti salutasse. Lo trovavi anche in giro con la sua padrona, la Iris, per la passeggiata giornaliera, verso il parcheggio ed anche nel prato dell'Oratorio.

Ora, dopo che la Iris è morta, Flori (questo il nome del cane) è rimasto solo. Si sentiva dal suo abbaiare alla solita finestra. Ora ha trovato

una nuova casa dove stare amato di nuovo.Ha lasciato nella finestra il suo indirizzo. Non sarebbe

male che, vista la generosa disponibilità dei nuovi proprietari, qualcuno andasse a trovarlo.

Ho adottato un cassonetto: sacchi neridi Clèto

Dopo diverso tempo, e si vede dai residui intorno e sotto, sono tornato dal mio cassonetto.

Mentre stavo dando una pulitina ho visto che era un po' giù di morale. Quando glie ne ho chiesto la ragione, mi ha spiegato che è un mese che quel sacco nero sta lì, al di fuori, e nessuno si degna di metterlo dentro. Così ho chiamato mia figlia e, nonostante che già cominciasse a rompersi, siamo riuscito a metterlo dentro. Ma sentivo che c’era dell’altro e, infatti, ha continuato dicendo che purtroppo quest'anno non ce l'abbiamo fatta a raggiunger il quorum della differenziata. Per un pelo! E così ci tocca la penale. E naturalmente tocca a ogni cittadino.

Ha continuato dicendo che ci vorrebbe un po' più di siner-gia (così dicono nei posti che contano) fra amministrazione e cittadini. Quante volte ha visto persone (ma non anziani che forse sono giustificati) mettere nel cassonetto bottiglie in plastica o vetro, cartoni e altre cose che potrebbero mettere nelle campane distanti non più di cinquanta metri!

E allora, ho pensato io, invece di lamentarci perché non

La vignetta di Scacciapensieri:Artigianato locale

Palme di PalmiroQuando il giornale giungerà nelle vostre case saprete già se le palme di Palmiro (quello del Molin Bianco e quest’anno con l’ausilio di Gino delle case verdi) sono state all’altezza della tradizione. Nel prossimo numero altre notizie.

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LE NOSTRE CHIESE NELLA STORIA E NELL’ARTEdi don Quinto Giorgini

La Chiesa di S. Maria a Corsano presso San Leo d’Anghiari

Questa vetusta chiesa è ubicata nel territorio della parrocchia di S. Leo a sud-est nel piano d’Anghiari, all’altezza di 315 m s.l.m. Di stile romanico del sec.

XII, è stata fondata probabilmente dai Camaldolesi, sui ruderi di un tempietto pagano sito presso la vecchia strada che collegava Citerna con Anghiari, vicino ad una fonte d’acqua.

La prima no-tizia su questa chiesa la trovia-mo sul “Regesto Camaldolese II Reg. n.1351” dal quale si apprende che papa Inno-cenzo III nella Bolla pontificia del 3 maggio 1198 indirizzata a Niccolò Abate di Decciano, di-chiara di prendere sotto la sua prote-zione il monaste-ro camaldolese e l’“Ecclesiam de Corzano e quid quid iuris sui in plebatu Mic-ciano”. Risulta suffraganea della citata Pieve di Micciano anche nella Decima degli anni 1302-03, mentre non viene citata in quella precedente degli anni 1274-75. Secondo l’ipotesi del Franceschini, si ritiene che in questo territorio anghiarese si costruivano chiese cattoliche fondate dai vescovi tifernati e vicino chiese private da parte arimannici (ariani). Questa di Corsano originariamente era dedicata a S. Michele Arcangelo, il patrono dei Longobardi, era quindi accoppiata a quella di S. Leone papa della vicina frazione di S. Leo, distante solo poche centinaia di metri, poi fu dedicata alla Madonna quando cessò di essere ariana.

Dai volumi delle Visite Pastorali del secolo XVI pubblicati a cura di don Silvano Pieri e don Carlo Volpi negli anni 2008-10-11, traduciamo alcune notizie circa questa chiesa. Nella visita del 16 agosto 1535 si legge che la Chiesa di S. Maria “de Corzano” era senza cura d’anime, in buone condizioni, il rettore “ser Johannes Basilii de Anglario”. Le entrate consi-stevano in 150 staia di grano. Alla richiesta se fosse “de iure patronatus” o di nomina del vescovo diocesano, la risposta fu dubbia, ma nel verbale si afferma la probabilità che essa spettasse al Vescovo. Si annota che i paramenti e il messale che si usavano nella vicina chiesa di S. Leo appartenevano a questa chiesa di S. Maria.

Il 10 ottobre 1564 fu visitata di nuovo questa chiesa “sine

cura” di S. Maria di “Corzano” il cui rettore era Giovanni Brizzi d’Anghiari, che percepiva 100 staia di grano ogni anno.

Nella Visita del 17 aprile 1567 risulta rettore Giovanni “de Martiis de Anglario”. I beni della chiesa consistevano in 80 staia di grano.

Nella Visita del 14 settembre 1575 troviamo rettore lo stesso Giovanni “de Martiis”. Si an-nota che l’altare era ricoperto da tovaglie logore, il calice era rotto. La patena doveva essere indorata, le pianete e i camici erano vecchi e le pareti umide e scrostate. Le entrate della chiesa conistevano in 100 staia di grano. Il Visitatore comandò al rettore di rinnovare i paramenti e di rifare la parete dell’altare entro sei mesi.

Il 20 maggio 1577, cioè due anni dopo la precedente visi-ta, troviamo rettore lo stesso Giovanni “de Martiis”. Visitato l’altare, le tovaglie, i candelabri, il paleotto e gli altri arredi sacri, li trovò in ordine, ma la volta sull’altare e la parte destra minacciavano rovina. Le entrate erano le medesime e la chiesa è detta semplice, cioè non parrocchiale, e la nomina del suo rettore spettava al Vescovo.

L’8 di luglio 1583 ci fu la Visita Apostolica di mons. A. Peruzzi a questa chiesa “semplice” di Corsano, di cui era rettore “ser Johannes de Briccis” che mostrò al Visitatore la Bolla di nomina avuta dalla Sede Apostolica “in forma gratiosa”. Il sacro edificio era a posto. Il reddito annuo ammontava a 100 staia di frumento e 12 barili di vino. Pur non avendo il rettore l’obbligo di celebrare l’Eucaristia, tuttavia spesso veniva celebrata per devozione, e in modo particolare veniva solennizzata la Festa della Natività della gloriosa Vergine. Il tetto ed il pavimento si trovavano in buone condizioni, ma il Visitatore ordinò di rintonacare e imbiancare le pareti. L’unico altare era fornito del necessario per la celebrazione. I parati e gli arredi sacri erano buoni, tuttavia comandò di indorare alcuni oggetti sacri e di provvedere al pallio.

Passiamo ora ad una breve descrizione delle sue strutture architettoniche. Si discosta dalla semplice forma delle altre piccole chiese romaniche per una interessante torre campanaria in blocchi di pietra (sec. XII-XIII), addossata sulla facciata e aperta a due ordini di bifore, alla cui base si trova il portale di

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Le nostre chiese...

accesso alla chiesa, caratterizzato da un’arcata romanica. Gli angoli e le colonnine delle bifore sono stati in parte rifatti nei diversi restauri. La prima bifora del campanile, la cui altezza è di circa 18 metri, costituisce anche la finestra della facciata. La parete destra di chi guarda la facciata della chiesa è nascosta da una fatiscente casa rustica. Si entra nel sacro edificio di pianta rettangolare orientata a est-sud, attraverso una porta di castagno sormontata da un piccolo arco di mattoni a tutto sesto. La superficie è di circa 60 metri quadri. Il pavimento si presenta in vecchi mattoni di cm. 10x20. Il soffitto ad una capriata con travetti e pianelle laterali ricopre l’intera superficie della chiesa, eccetto quella del presbiterio, sopraelevato di due gradini, che si presenta a volta a botte. Due cappelline laterali poco profonde, della superficie di metri 1x2,20, risalenti al sec. XV, presentano decorazioni in pietra, negli archi e nei pilastri e qualche frammento di affresco. Nel presbiterio, della superficie di metri 3x4, addossato alla parete c’è l’unico altare in pietra, lungo 2 m x 90 cm, del secolo XVII, sotto il quale si legge la dedica a Dio e al Nome di Maria (“… et Nomen Virginis Ma-riae”) Due vecchie colonne di pietra, parzialmente scanalate, che sostengono un timpano anch’esso di pietra, fanno cornice ad un bell’affresco trecentesco di scuola aretina rappresentate la Madonna del Latte. Negli stemmi della famiglia Casini (?) di Arezzo in pietra scolpita, si notano simboli abbaziali con in alto due stelle a sei punte e un’altra in basso separata da un rilievo in pietra. Sulla controfacciata alla destra di chi entra in chiesa c’è una pila di pietra per l’acqua santa, sormontata da uno stemma eroso, mentre dalla parte sinistra c’è un altro affresco rinascimentale, di modesta fattura, raffigurante una Madonna seduta con il Bambino sulle ginocchia, sotto il quale si legge la scritta “… VANGELISTA DECOMPAGNI, AA REST.”

Questa chie-sa, di donazione apostolica, pur non essendo par-rocchiale rimase aperta al culto fino al 1866, quando fu confi-scata dallo Stato Italiano. Poi fu venduta con il terreno circo-stante a privati, che l’adibirono a magazzino agri-colo e l’adiacente canonica diven-ne casa coloni-ca. Nel 1907 il vescovo aretino G. Volpi emise una ingiunzione perché si provvedesse a restaurarla. Nel 1917 fu dichiarata monumen-to nazionale e nel 1954 ci fu il primo restauro da parte della Soprintendenza ai monumenti.

Attualmente è di proprietà privata del dott. Maurizio Bar-tolomei Corsi, abitante ad Arezzo, che l’ha fatta restaurare agli inizi degli anni 2000 per un importo di un centinaio di milioni di lire, con solo un esiguo contributo dei fondi per il terremoto. La chiesa avrebbe bisogno di essere imbiancata ed arredata, le banche infatti sono di uno speciale cartone. Viene ufficiata soltanto nell’ultimo venerdì di ogni mese. Sul campanile man-cano le campane e la croce. Nella freccia all’inizio della strada che porta a questa chiesa si legge “Pieve di S. Maria”, titolo improprio per-ché non risulta mai essere stata una chiesa con cura d’anime, pur essendo un au-tentico gioiello di architettura romanica, che andrebbe mag-giormente con-siderato e valo-rizzato.

Nell’altra pagina - Veduta dell’interno e dell’altare maggiore. Sotto, la lapide collocata sotto l’altare maggiore.In questa pagina - Veduta della facciata e particolare del campanile. Qui sopra: l’affresco raffigurante la Madonna del latte venerata dalle donne del nostro territorio.

Bringoli, ma a novembredi Clèto

I bringoli, ormai si sa, sono il piatto tipico di Anghiari. La Pro Loco, da oltre trent'anni, con una apposita festa, fa conoscere questo piatto povero ma che veniva percepito, allora, come piatto della festa. L'11 novembre infatti era giorno di fiera ed era anche festa con tanto di ballo alla Filarmonica.

Ora ogni tanto sento che qualcuno mi dice che ha mangiato i bringoli. Addirittura a maggio. Io propongo allora che l'Amministrazione Comunale faccia un bando per limitare il consumo dei bringoli al solo giorno dell'11 novembre con-sentendolo, in via eccezionale, per tutto il mese di novembre stesso, e vietandolo comunque in modo categorico negli altri tempi. Ai trasgressori confisca di tutti i beni.

Certo, sto scherzando, però vorrei che si pensasse per un attimo a questa proposta che vuole invogliare le persone a consumare le cose nel momento giusto, così come frutta e verdura quando è il momento della raccolta. A gennaio ho visto in un supermercato le fragole (Bigazzi inorridirebbe!). Così anche i piatti tipici delle varie feste dell'anno, ed anche la vigilia per i cristiani in qualche modo, servono a farci apprezzare di più i cibi che servono al nostro sostentamento.

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è nata fra Zara e Fufi

Una bella amicizia

Mi chiamo Rosa, abito all'Infrantoio ma sono nata nella casa colonica di Santo Stefano nel 1923, il 16 ottobre. Il parroco era Don Attilio Cacioli, un bravo prete e un buon padrone.

La mia famiglia era numerosa, eravamo 12 persone: il babbo Giuseppe, la mamma Maria e 5 figli: 3 sorelle e due fratelli. Purtroppo il fratello Gigino ci è venuto a mancare e con gran dolore lo ricordiamo.

Poi c'erano la zia Zelinda, lo zio Eugenio e 3 cugini. Alla zia il suo fratello le aveva regalato un maialino. In quel periodo avevamo un cane femmina, aveva partorito e così prese ad allattare il maialino.

Il cane si chiamava Zara, il maialino lo chiamavamo Fufi ed era il divertimento di noi bambini e dei passanti e tra i quali c'era Gao di Cecio che gli scattò le fotografie e che ora le ten-go come ricordo della mia infanzia. Tutto questo è successo verso l'anno 1933.

I nonni ci hanno raccontato - Dall’album di Gessica

Dindirindina

Filastrocca raccontata dalla nonna della Serena.

Dindirindina la moglie di Biagiodelle pecore trentaseilei le munge e ci fa il cacioDindirindina la moglie di Biagio

GIUSTIZIALa giustizia è una delle virtù cardinali e il suo significato

è complesso, perché riunisce in una sola parola quell’ordine morale, quell’aspirazione alla difesa e alla protezione a cui tende ogni individuo, dal più ricco al più povero, dal più debole al più potente. Vorrebbe giustizia chi si ritiene offeso nello spirito e nel corpo senza distinzione di capacità intellettuali, di forza fisica o economica. Il senso di giustizia accompagna l’uomo fin dalla nascita, si manifesta in lui sin da bambino quando pensa che il compagno di giochi gli abbia fatto un torto e lo protesta chiedendo la protezione di un adulto. Aumenta nell’adolescenza quando i divieti assumono un altro carattere e il rapporto con i genitori e gli altri membri della famiglia diventa difficile e spesso conflittuale. Esplode nell’adulto quando la società, il lavoro, il rapporto con il simile, rendono difficili le sue scelte e limitano la sua libertà.

La virtù della giustizia non è una conquista cristiana: già in epoca precedente i popoli l’hanno tenuta in alta conside-razione, tanto che i greci ne avevano fatto un vero e proprio culto, creando la “Dea della Giustizia”. Una donna bendata che teneva in mano una bilancia perfettamente in equilibrio rappresentava l’imparzialità assoluta del giudizio. La parola greca DIKE significa “mostrare”, “indicare”; quindi per i Greci la giustizia era innanzitutto una direttiva da seguire, una guida morale, una fiamma che orientava il percorso della vita. Pla-tone insegnava ai suoi discepoli che giustizia era compiere il proprio dovere personale e sociale. Ma la storia, maestra di vita, ci dimostra che l’uomo non è mai riuscito a tradurre perfetta-mente in legge e quindi a praticare il grande desiderio di bene che custodisce in sé. Il desiderio di primeggiare, di dominare l’altro, di vedere realizzato ogni proprio desiderio, secondo una giustizia individuale, attenuano fino a farlo scomparire il significato divino e sociale della parola giustizia.

Anche nella migliore umana intenzione, non c’è corrispon-denza all’ideale di giustizia voluto da Dio. Per la Bibbia la giustizia è un dono che scende direttamente da Dio: in ebraico corrisponde alla salvezza. Dio è pensato come il giusto che libera i prigionieri, gli oppressi, che è a fianco delle vedove e degli orfani. Con l’avvento del Cristianesimo (Nuovo Testamento) prende forza il concetto di associare la giustizia a un’altra importante virtù: la “Carità”. La giustizia non può essere esclu-sivamente un esercizio dialettico, affidato all’interpretazione degli articoli di legge. Accanto alla necessità di chiarezza, di trasparenza e di rigore, il fattore umano può condizionare la rigidità del giudizio che può anche non essere del tutto impar-ziale. L’uomo non è mai perfetto e da solo non può farcela. Nel momento in cui l’uomo di legge giudica, egli ha bisogno del soccorso di Dio, della grazia santificante che deve ispirargli una giustizia più alta, fatta di carità, di comprensione della debolezza umana, di cristiana partecipazione alla sofferenza di chi subisce il suo giudizio. La giustizia non può essere in nessun caso disgiunta dall’amore e dalla misericordia.

Esiste una bellissima icona orientale che raffigura un mae-stoso primo piano del Cristo che con il suo sguardo giudica il mondo. Gli occhi di Gesù sono diversi tra loro: l’uno è dolce e quasi materno, l’altro serio e severo. L’uno simboleggia la misericordia, l’altro la verità. È un invito a cercare in primo luogo il regno di Dio e la sua giustizia perché Dio che è amore non può non tenere in conto l’umana fragilità delle sue creature a cui offre la sua misericordia.

Ricordiamoci che noi non dobbiamo in nessun caso giudi-care se non vogliamo essere giudicati al momento opportuno. Cosa di cui ci dimentichiamo spesso e volentieri di fronte ad eventi drammatici di cui parlano i giornali e le televisioni o che ci sono più vicini. Siamo pronti a puntare il dito e a con-dannare senza tenere presente quell’occhio dolce e materno del Cristo.

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L’angolo sprizzacervellidi Ravella Merinista [email protected]

12° quesitoBugia vs verità

"Uno è il bugiardo!" dice Bippirullo."Due sono i bugiardi!" dice Bartoccio."Tre sono i bugiardi!" dice Fabocchio."Quattro sono i bugiardi!" dice Rosicchio."Cinque sono i bugiardi!" dice Gostino."Sei sono i bugiardi!" dice Titarone."Sette sono i bugiardi!" dice Tognella."Otto sono i bugiardi!" dice Gnicche."Nove sono i bugiardi!" dice Gnorgnella."Dieci sono i bugiardi!" dice Marzulino.Chi di questi dieci personaggi dice la verità?

[email protected]

Soluzione del quesito del numero scorso

Trattiamo la cosa in modo semplice ed intuitivo.Tra le righe del quesito c’è la chiave della soluzione ed

è la frase “sotto un bel cielo azzurro”. Il nostro geometra si serve dell’ombra, sua e quella della torre.

Se l’ombra del geometra misura la metà della sua altezza, allora l’ombra della torre, facilmente misurabile con il metro, sarà la metà dell’altezza della torre, pertanto basterà moltipli-care per due la misura dell’ombra della torre; analogamente si procederà se l’ombra del geometra sarà un terzo oppure il doppio, oppure il triplo della sua altezza, infatti lo stesso varrà per l’ombra della torre e la rispettiva altezza.

Conversazione con Massimo Rossi, membro del consiglio pastorale diocesano, sulle dimissioni del Papa

È stato un “gran rifiuto”?È passato un mese dalla rinuncia di Benedetto XVI e pro-babilmente, quando saremo in stampa, la Chiesa avrà un nuovo Papa. Tuttavia, la straordinarietà del gesto di Joseph Ratzinger merita alcune riflessioni anche sull’Oratorio.

La rinuncia del Papa ci ha lasciati attoniti e profondamente dispiaciuti: proviamo nostalgia per Benedetto XVI; fortunata-mente, egli ci ha lasciato un tesoro enorme di testi e discorsi. E poi, come ci ha ricordato, è sempre in comunione con noi nella preghiera.

Qualcuno però si è sentito addirittura abbandonato; si è an-che obiettato al Papa che non si lascia il gregge. È così?

Dobbiamo guardare alla scelta del Papa con gli occhi della fede, perché è sotto questa luce che egli ha maturato la sua decisione; ogni altra prospettiva sarebbe, più che fuorviante, sbagliata. A chi dice che il pontefice ha “abbandonato il gregge” ed è “sceso dalla croce”, direi che ha capito poco del magistero di Benedetto XVI.

In che senso?Sin dall’inizio, Papa Ratzinger ha insegnato che la Chiesa è

di Cristo, che la guida e la protegge; a ciascuno di noi, dal Papa all’ultimo dei battezzati, è chiesto di essere discepoli fedeli, sempre più somiglianti al Maestro. La stessa espressione dello “scendere dalla croce” è stata ribaltata dal Papa nella sua ultima catechesi del 27 febbraio, quando ha detto di voler rimanere “presso la croce di Cristo”, ricordando ancora una volta che è solo attraverso il sacrificio di Gesù che ci è offerta la salvez-za, non grazie a noi stessi, nonostante il nostro attivismo e la smisurata considerazione di noi che abbiamo.

Tuttavia la rinuncia del Papa resta un fatto straordina-rio…

È vero, è inconsueto che il Papa rinunci: è accaduto sol-tanto per 7 dei 265 successori di San Pietro. E poi, soprattutto, dall’ultima rinuncia, quella di Gregorio XII nel 1415, sono passati sei secoli: non stupisce che la notizia abbia suscitato, oltre che clamore, anche qualche perplessità. Osservo due cose, però.

Quali?Innanzitutto, la storia della Chiesa insegna che la rinuncia

al papato è stata non solo praticata, ma anche ammessa teo-logicamente e regolata dalle leggi canoniche; in alcuni casi essa è ritenuta addirittura doverosa: ad esempio, quando per l’infermità del papa di fatto sono altri a esercitare tutti i poteri concessi al successore di Pietro.

La seconda osservazione?Tutti gli ultimi Papi si sono interrogati sull’opportunità di

lasciare il pontificato nel caso in cui le condizioni di salute non avessero consentito loro di esercitare adeguatamente il ministero: è una conseguenza naturale dell’allungamento della vita e del fatto che oggi la medicina consente di sopravvivere anche con invalidità crescenti.

Qualcuno obietta, però, che Giovanni Paolo II, pur grave-mente malato, non lasciò…

Non vedo una sostanziale contraddizione fra i due ultimi Papi: in entrambi ammiriamo l’accettazione della sofferenza e della debolezza fisica come una delle forme attraverso le quali può realizzarsi l’offerta di sé a Dio. Sul Papato hanno compiuto scelte diverse, ma nessuno di noi è uguale all’altro e per ciascuno c’è uno specifico disegno di Dio. Questo vale anche per i Papi: infatti, pur nell’unicità della fede, ciascuno è chiamato a guidare la Chiesa con originalità, valorizzando i propri talenti e le proprie sensibilità, come dimostra proprio il confronto fra le fasi finali degli ultimi due pontificati: con Giovanni Paolo II abbiamo imparato quale debba essere l’atteggiamento del cristiano verso l’infermità e la debolezza fisica; con Benedetto XVI apprendiamo come si sta nella Chiesa e come si deve compiere il servizio che ci è affidato: cioè conservandoci in preghiera e in ascolto della parola di Dio e anteponendo sempre la Sua volontà alla nostra.

Fateci sapere quali sono gli articoli dell’Oratorio che vi sono piaciuti e che leggete volentieri.

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Il 26 febbraio scorso è deceduto il Vescovo emerito della Diocesi Monsignor Giovanni D’Ascenzi. Da alcuni anni risiedeva nella casa di riposo “Santa Maria Maddalena” di

Gargonza, che proprio lui ristrutturò per accogliere sacerdoti anziani e ammalati.

Monsignor D’Ascenzi era nato nel 1920 a Valentano, provin-cia di Viterbo. Nel 1943 diventò sacerdote e per numerosi anni ricoprì la carica di consigliere ecclesiastico della Coltivatori Diretti. Nel 1975 diventò Vescovo di Pitigliano-Sovana-Orbe-tello fino al 1983, quando fu trasferito ad Arezzo. Come Ve-scovo di Arezzo, di Sansepolcro e di Cortona affrontò l’unione delle tre diocesi nella odierna Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Nel corso del suo ministero episcopale costituì l’Istituto per il Sostentamento del Clero, attuò la riforma delle Parrocchie, promosse numerosi organismi di partecipazione laicale ed ebbe una grande attenzione per le vocazioni sacerdotali.

Molto attivo in ambito culturale, portò avanti numerosi restauri per il recupero di una ricca parte del patrimonio artistico della Chiesa, compreso il Seminario diocesano. Nel corso del suo episcopato, memorabili furono le visite di Giovanni Paolo II nel 1993 ad Arezzo e Cortona, e a La Verna e Camaldoli, e la “Peregrinatio Mariae” svoltasi nel 1995-1996 nelle parroc-chie più popolose, per celebrare il secondo centenario della Madonna del Conforto. Rimase in carica fino al 7 agosto 1996, festa di san Donato, quando lasciò la guida della Diocesi al suo successore Monsignor Carraro.

Ad Anghiari lo ricordiamo nella consueta partecipazione alla festa del 3 maggio, per l’amministrazione del Sacramento della Cresima e la processione della reliquia della Santa Croce. Non da meno la sua presenza alle feste più significative al Santuario del Carmine, soprattutto in occasione dell'11 luglio,

anniversario dell’appari-zione della M a d o n n a . Da ricordare sono sicu-ramente la Visita Pasto-rale, e poi quando visi-tò Anghiari assieme alla prodigiosa i m m a g i n e della Madonna del Conforto per la “Peregrinatio Mariae”. Non da ultimo la celebrazione per la riapertura al culto della Chiesa della Croce. Tanti ragazzi che ormai sono adulti ricor-deranno di essere stati da lui cresimati.

La Comunità Parrocchiale di Anghiari vuole così ricordare un Pastore che per tredici anni ha guidato la diocesi aretina, e che quindi è stato la guida anche della nostra parrocchia.

Nella foto di Pedro Meyer, Monsignor D’Ascenzi percorre le strade di Anghiari con la reliquia della S. Croce dopo aver conferito la Cresima ai giovani delle nostre parrocchie. È il 3 maggio 1985 e possiamo riconoscere don Fabio Comanducci, don Gino Celli, parroco a Ranco, e, seminascosto, don Pietro Galastri. Sulla destra il nostro don Marco, allora giovane sacerdote. Addetti al baldacchino il maestro Gino Giabbanelli, Francesco Bonarini, Piero Guadagni, Palmiro Papini e, non visibili, Franco Cristini, Siro Polverini e Paolino Veri. Dietro ci sono anche don Arialdo e don Vittorio con la Corale.

Era Vescovo emerito della diocesiÈ morto Giovanni D’Ascenzi

Collocata nella facciata della chiesa omonima in cima al Borgo di Anghiari

O Croce che t’innalzi

L’antico inno in onore alla Santa Croce che la Liturgia cristiana propone da secoli per la Settimana Santa e per le due feste dell’invenzione e dell’esaltazione della Croce

(oggi unite in una sola), si rivolge, più che ad uno strumento di morte, ad un vessillo regale, ad un albero di vita, ad un mezzo di salvezza per gli uomini.

Proprio come una insegna di vittoria, in questo antico componimento poetico e liturgico la Croce è vista innalzata, cioè posta in alto. Non ci meraviglia allora che otto secoli fa, quando il Serafico Padre San Francesco passò da Anghiari, decise in erigere una Croce proprio nel punto più alto del paese. Proprio lì, grazie all’intuizione del nostro caro Beato Bartolomeo Magi, gli anghiaresi vollero una chiesa e un convento dedicati alla Santa Croce. Insomma, ad Anghiari il culto alla “Croce gloriosa” è sempre stato vivo e radicato: basti pensare alla festa del 3 maggio (già festa della Misericordia e oggi festa patronale), che aveva luogo addirittura in un’altra chiesa. Insomma una festa per tutta la comunità cristiana di Anghiari. Forse è proprio per questo che l’indimenticato don Nilo soleva chiamare la chiesa madre degli anghiaresi, la Badia, come “santuario di Gesù Crocifisso”. Dalla Croce prende il nome anche la via più bella e caratteristica di Anghiari, che parte dalla chiesa omonima e confluisce nello stradone diritto che porta al Borgo.

Ogni anno, per il 3 maggio, già festa dell’Invenzione della Santa Croce, il gesto della Processione per il paese è il segno più alto dell’onore tributato alla gloriosa Croce, e allo stesso tempo è consapevolezza del nostro essere cristiani.

Ogni cinque anni, assieme alla reliquia della Santa Croce, viene portato in processione anche il nuovo Crocifisso della Misericordia, inaugurato e benedetto per il Giubileo del 2000, e nell’occasione fece il suo primo passaggio per Anghiari. Contravvenendo però ad una consolidata tradizione: infatti ogni 25 anni, cioè per gli Anni Santi, è previsto di portare in processione il Crocifisso antico e miracoloso della Badia, quello che gli anghiaresi hanno venerato da secoli. Così, in attesa del 2025, quando vedremo sfilare per le nostre case quell’antica icona, ci accontentiamo – per così dire – di trasportare quello nuovo ogni cinque anni, salvo delle occasioni particolari: anno scorso, per esempio, alla festa del 3 maggio era presente il Cardinale Coccopalmerio, e per l’occasione è stato portato il Crocifisso. Quello nuovo.

Nell’attesa del quinquennio, questo Crocifisso, che è anche una bella opera lignea, vigilerà il nostro paese dalla facciata della chiesa della Croce. A sinistra della porta d’ingresso, ci sarà da monito e richiamo al nostro essere cristiani.

Stiamo pensando di collocare vicino al crocifisso una mattonella di questo tenore.

“Crucem tuam adorámus, Dómine:ecce enim, propter lignumvenit gáudium in univérso mundo”

“Adoriamo la tua Croce Signore:dal legno della Croceè venuta la gioia del mondo”

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NOTE DALLA MISERICORDIAa cura di Massimo Redenti

Le vostre offerte da ottobreAcquisti Ada, Donatella, Simonetta, Fabiana e Maurizio in memoria del fratello Luigi 100Anonimo (M.R.) 2 0Anonimo (R.S.) alla memoria di Del Pia Caterina 100Bacci Mario - la famiglia alla memoria 111Baracchi Francesco 5Bartolomei D.ssa Anna Maria 100Benvenuti Aldo - la famiglia alla memoria 122Bernardini Giuliana 5 0Boschi Giuseppa 5Casula Mario in memoria della famiglia Luigi e Gisella Casula 50Cheli Pia - la famiglia alla memoria 150Corsi Cesare - la famiglia Ceppodomo alla memoria 150Del Pia Caterina - la famiglia alla memoria 5 0Fabbriciani Zanetto per acquisto defibrillatore 200Fanciullini Vittoria - i dipendenti della ditta Busatti alla memoria 95Fegadoli Giuseppe 2 0Gherardi Erina - la famiglia alla memoria 125Gherardi Erina - la famiglia Vaccarecci e Monini Paolo alla memoria 5 0Giorgio Giorgi e Gigliola 5 0Guidelli Ugo - la famiglia alla memoria 102Leonessi Ermida 4 0Miano Marinella in memoria di Zafferani Franco 2 5Minelli Terzilia in memoria delle famiglie Minelli e Del Pia 100Montini Gabriella in memoria dei propri defunti 150Poggini Sofia - la famiglia alla memoria 400Radziwonik Roberta in memoria di Corsi Cesare 1 0Rossi Enrico - la famiglia alla memoria 150Senesi Fernando - la famiglia alla memoria 300Sovieri Giuseppe - la famiglia alla memoria 154Sperry Yoanna e Willard 3 0Testerini Francesco 5 0Torelli Dario 2 0Venturini Ferdinando - i parenti alla memoria 205Baglioni Egisto 1 0Polizzi Giuseppe 1 5Magri Angiolo 1 5Bini Adriana 1 5Berni Giuseppe 1 0Monini Santi 1 5Magri Nella 1 0Caraffini Bruno 2 5Buffoni Valentina 2Acquisti Marisa 4Berlicchi Franco 5Martinelli Veneranda 2 0Gepponi Egidio e Cipriani Maria 5 0Bartoli Giuseppina 1 0Chiasserini Tersilio – la famiglia alla memoria 100Lorent David 9 0Chiarentin Luca 5Baggi Giandomenico e Nevistrelli Lorella 3Leonardi Italiano – la famiglia alla memoria 340Tomassini Elena 1 0Anonimo (M.G.) 5 0Gennaioli Celestina – la famiglia alla memoria 7 0Saioni Ernesto – la famiglia alla memoria 400Martini Graziella 5Pernici Giuseppe – la famiglia alla memoria 100Mencherini Giovanni – la famiglia alla memoria 6 8Spigoli Santi – la famiglia alla memoria 6 0

Baglioni Emma – la famiglia alla memoria 6 5Ghignoni Vasco 5 0Raffaelli Benito in memoria di Raffaelli Maria 1 0Baglioni Emma – la famiglia Frosina alla memoria 5 0Cesarini Rina 2 0Antoniucci Silvia in memoria di Antoniucci Severino 1 0Mearini Gino – la famiglia alla memoria 340Fastacchini Vally in memoria dei propri defunti 5 0Ghignoni Assunta 2 0Rosadi Dino – la famiglia alla memoria 100Radziwonik Roberta in memoria di Berlicchi Franco 1 0Radziwonik Roberta in memoria di Ceppodomo Novella 10Marzi Marisa 5Ferrini Vasco 1 0Senesi Mario 8Cantini Mauro 1 0Lamagna Liborio 120Rumori Franco 3 0Goretti Alma 1 0Marzi Stefano 1 0Mondani Otello 1 0Anonimo (DPA) 4 0Bergamini Santino 1 0Franceschini Francesca 2 0Cioci Rita Gessani 1 0Piomboni Lucio Metello 1 0Santi Assunto 4 0Caraffini Bruno 2 0Giabbanelli Pietro 3 2

Che Dio Ve ne renda merito!

Nuovi soci al 28 febbraio 2013 Antoniucci SilviaBacci SantinaBaggi GiandomenicoCangi TamaraCapacci WalterCasi GiancarloCheli RiccardoCheli FrancescoDori CarlaFragai MassimoGhignoni Assunta

A tutti loro il nostro più fraterno ringraziamento

Limoni FrancoMeoni MatteoMeoni ManueleNevistrelli LorenaPanichi FrancoSenesi MarioSenesi RosaSerafini Anna MariaSovieri RossanaTatini AdaZanchi Roberta

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In base allo statuto nazionale dei Gruppi “Fratres”, ogni associazione ha il dovere di non dimenticare quanti in passato hanno contribuito, quali donatori di sangue, ad assicurare al sistema trasfusionale le necessarie risorse e che, poi, hanno dovuto sospendere questo nobile gesto di carità umana e cristiana per raggiunti limiti di età o per piccoli problemi di salute. È giusto infatti che questi si sentano ancora parte viva dell’associazione e possano partecipare a pieno titolo a tutte le iniziative del gruppo!

Per tutto questo, anche quest’anno, in occasione della recente assemblea sociale, si è tenuta la cerimonia di nomina dei nuovi soci benemeriti.

Questi i nominativi dei sedici volontari che sono entrati a far parte della sezione Soci Benemeriti, ricevendo dalle mani del presidente Carlo Leonardi, dell’Assessore Comunale Ric-ceri e del Governatore della Misericordia Massimo Redenti il diploma di nomina: Acquisti Giuseppa, Boncompagni Sil-vano, Cangi Paolo, Carria Antonella, Dini Giuseppe, Donati Sarti Fabiana, Guadagni Maura, Guiducci Mario, Magrini Lisetta, Magrini Walter, Pierucci Lidia, Poggini Francesco, Puleri Luigino, Romolini Faliero, Rossi Anna Maria, Venturini Giuliano, Vichi Luca.

A tutti un doveroso ringraziamento da parte dell’intera associazione, con la convinzione che è grazie anche alla loro costante generosità che essa potrà continuare nel tempo a dare quel meraviglioso esempio di civiltà e di amore verso il prossimo, qual è la donazione del proprio sangue.

La presidenza

Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres”Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it email: [email protected]

Era la sera del 15 febbraio 1796 quando, in una città provata da quindici giorni di ripetute scosse sismiche, all’interno di una vecchia cantina, annerita dai fumi e dalla sporcizia della taverna a cui era adibita, una piccola terracotta invetriata rappresentante il mezzobusto della più nota Madonna di Provenzano, di origini senesi, brillò di luce propria davanti a quattro testimoni come se “avesse sul petto rubini e diamanti”. A seguito del prodigioso evento, il terremoto cessò!

Sono queste, in estrema sintesi, le vicende storiche di un culto profondamente sentito dall’intera collettività aretina e che raggiunge il suo apice nell’annuale Festa della Madonna del Conforto, ogni 15 del mese di febbraio, quando la Cattedrale della città è letteralmente invasa, fin dalle prime ore del mattino, da migliaia di fedeli che accorrono da ogni parte della diocesi per venerare la miracolosa immagine, pregarla e chiederne il materno conforto, che di sicuro non farà mancare.

Su invito del Vescovo diocesano, nel primo giorno della novena di preparazione alla solenne festa, anche le delegazioni dei gruppi Fratres e delle Confraternite di Misericordia della provincia di Arezzo si sono ritrovati, per una veglia di preghiera e di riflessione, ai piedi della miracolosa terracotta mariana.

I tantissimi volontari e confratelli presenti, prima di fare il loro ingresso nel duomo aretino, hanno sfilato per le vie della città con i labari e le torce accese, alternando canti e preghiere a pause di silenzio e di riflessione, per riaffermare così non solo la propria presenza ma anche il quotidiano impegno che, illuminato dalla fede in Dio, costituisce un valido esempio di generosità e di carità cristiana a favore dei bisogni del

prossimo.Molto signifi-

cativa l’omelia del Vescovo Fontana, che ha invitato i presenti a riscoprire le comuni radici cri-stiane ed a far propria l’appartenenza alla stessa Chiesa, con la convinzione che la logica di gratuità che contraddistingue le opere dei tanti vo-lontari è quella stessa della Misericordia Divina.

La veglia di pre-ghiera si conclude-va con un devoto omaggio alla vene-rata immagine che tanto “Conforto” ha accordato nei secoli alla città di Arezzo ed ai suoi abitanti.

Orteip 2013

FRATRES E MISERICORDIEAI PIEDI DELLA MADONNA DEL CONFORTO

NOMINATI I NUOVI SOCI BENEMERITI DEL GRUPPO

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...dal Gruppo Fratres

TANTA GENTE AL VEGLIONE DI CARNEVALELa festa organizzata presso il ristorante “L’Isola che non c’è”

In data 2 feb-braio si è svolto l’annuale veglio-ne di Carnevale organizzato dal Gruppo Donatori Sangue Fratres e dalla Misericor-dia di Anghiari, un connubio già sperimentato che rende divertente e conviviale il momento dell’organizzazione e garantisce un successo di adesioni.

Quest’anno è stato scelto il ristorante “L’Isola che Non C’E’” di Fighille, che ha deliziato il palato degli ospiti con una notevole varietà di antipasti, seguiti da pizza a volontà. Davvero numerosi i partecipanti, alcuni dei quali mascherati in modo originale e tanti i bambini che hanno sfoggiato costumi da api, principesse, pirati e supereroi.

Da segnalare anche la presenza del Gruppo Donatori Sangue Fratres di Ponticino, che ha aderito con entusiasmo al nostro invito.

Terminata la cena, tutti gli ospiti si sono trasferiti nella sala allestita per le danze, dove, con l’ottimo accompagnamento musicale di Michele e Gessica, la serata è proseguita fino a tardi tra liscio e balli di gruppo.

In conclusione, un sentito ringraziamento a tutti gli ospiti, che con la loro affettuosa parte-cipazione sono un continuo sti-molo a rinnovare l’impegno per l’organizzazio-ne di piacevoli momenti di con-divisione.

Laura

G I T A P E L L E G R I N A G G I Oin collaborazione con la parrocchia di Anghiari

Padova - Tempio del Donatore (TV)Sacrario del Monte GrappaCon visita alle Colline del Proseccoed alla Basilica di S. Antonio

SABATO 18 e DOMENICA 19/05/’13

SABATO 18: Ore 05.00-Partenza dal Campo della Fiera; arrivo a Conegliano Veneto e tour delle colline del Prosecco; pranzo in ristorante; visita al Santuario del Donatore; trasferimento in hotel tre stelle sup; cena e pernottamento.

DOMENICA 19: Prima colazione; Sacrario Monte Grappa; pranzo in ristorante; Padova, Basilica del Santo. Ritorno ad Anghiari con cena libera lungo l’autostrada. Arrivo intorno alle ore 23.00.

ISCRIZIONI: Presso gli Uffici della Misericordia, di mattina sempre aperti . Telefonicamente ai numeri 3487722155 (Carlo), 3381484889 (Fabiano). Scadenza iscrizioni: 10 Aprile 2013.

Il Consiglio Direttivo

GLI ALTRI APPUNTAMENTI SOCIALI

La Festa Estiva: Domenica 7 luglio 2013

Controllo gratuito della glicemia e del colesterolo,GARA PODISTICA DEL DONATORE (Prima edizione), Passeggiata in bicicletta e…

Grande spettacolo finale in piazza Baldaccio

Gita Turistica di tre giorni: 18/19/20 Agosto 2013“LE ISOLE TREMITI S. GIOVANNI ROTONDO ALBEROBELLO”

Tutti possono partecipare, un particolare invito ad iscritti e simpatizzanti!!!

Nell’altra pagina - In alto: La processione per le vie di Arezzo ed alcuni partecipanti con i propri labari davanti alla miracolosa immagine della Madonna del Conforto: Gruppo Anghiari in prima fila! Sotto: Premiazione di un volontario.In questa pagina - In alto: immagini del Veglione di Carnevale. Qui sopra: Il TEMPIO DEL DONATORE di Pianezze di Valdobbiadene (TV) .

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PROPOSITURA INSIGNE DI ANGHIARI

Lo Spirito Santo discende su di te.Ti fa creatura nuova, dimora e tempio di Dio.

Venerdì 3 maggio 2013Riceveranno il Sacramento della Confermazione:

Cesare AmoriniSamuele BrunoCecilia BuffettiElena CaidominiciAlessio CristofaniGabriele CrocianiMattia CrocianiGiada D'AluisiCamilla DragoniNicolò Fornacini

Gaia InciNiccolò MarziCaterina MazzoniElisa MencariniMarco MercatiIrene MerendelliChiara MontecalvoSofia MontiniMattia NocentiniDavide Panicucci

Michele PerniciDaniele PettinariLucrezia PittinoAnna PrincipiLucrezia RossiLetizia TersiniLorenzo VagliniSara Zucca

Domenica 2 giugno

Festa del Corpus DominiPropositura di Anghiari - ore 11

I ragazzi della parrocchia riceveranno per la prima volta il Sacramento dell’Eucaristia

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Da La Nazione del 17 settembre 1942-XXLa Chiesa sulle Alpi di Popani e il Castello di Mons. Aureo

di A. Nannicini

CRONACA DI AREZZO - ANGHIARI NEL SECOLO XII

Il testamento che, il 7 settembre 1104, Bernardino Sidonia da Galbino, trovandosi malato nel suo Castello di Mons Aureo, dettò ad Ugo, Giudice e Notaio, e col

quale egli lasciò erede della quasi totalità dei suoi beni l’Eremo di Camaldoli, è documento importantissimo sia per la storia dei Camaldolesi, sia per quella di Anghiari.

Se per le disposizioni infatti del testamento stesso, il Castello di Anghiari venne assoggettato alla signoria assoluta dei Camaldolesi, venne anche a costituirsi in Anghiari quel ceto di nobili (maiores) formato dagli «uomini di masnada» cui Bernardino lasciava in proprietà il terzo di quanto da lui tenevano in feudo. E questi nobili seppero in breve costituire il libero Comune affrancandolo man mano da ogni soggezione agli Abati, tanto che a questi non rimaneva alla fine del XIII secolo che una parvenza di autorità sulle cose del Comune ed una piccola partecipazione ai proventi di esso.

Ma, a prescindere dal suo valore per la storia politica e comunale di quei tempi, il testamento di Bernardino ha destato l’interesse di molti studiosi per l’identificazione di due località in esso indicate, un problema alla cui completa soluzione, però, nessuno di essi è pervenuto.

La prima di dette località è la Chiesa sulle Alpi di Popani, nella quale Bernardino disponeva di essere sepolto insieme alla moglie Imeldina, e che, sotto determinate condizioni avrebbe dovuto essere dotata di un Monastero dell’Ordine Camaldolese. Dette condizioni non poterono certamente essere soddisfatte se, con atto del 21 aprile 1106 l’Autorità ecclesiastica, che Bernardino aveva comunque lasciata arbitra di decidere in merito, stabiliva che il Monastero di S. Bartolomeo fosse eretto, anziché in Popani, nel Castello di Anghiari.

Ma questa Chiesa di Popani quale era e dove era? Il Chinali (Caprese e Michelangiolo) la identifica in quella di Papiano con argomenti non del tutto convincenti; il Baroncini, nei suoi Annali Camaldolesi, invece nel Monastero di Tifi od in quello di Pianettolo; ma il Mittarelli, altro annalista di Camaldoli, obietta che il Monastero di Tifi esisteva già nel 1104 e che Pianettolo non si trova sulle Alpi di Popani.

Il Papa Innocenzo III d’altra parte, con bolla del 5 marzo 1198, assumendo la protezione della Badia Camaldolese di Dicciano, indica come ad essa appartenente la chiesa di S. Bartolomeo di Popani con le sue pertinenze.

Ed il Mittarelli sopracitato dal canto suo dice al riguardo: «Sulle Alpi di Popani, che sono situate sopra il Castello di Caprese, ove sgorga la Lama, e distano quattro miglia dal Sacro Monte dell’Alvernia, non si trova altra chiesa che una piccola cappella dedicata a S. Bartolomeo Apostolo».

Sarà stata questa la cappella che Bernardino voleva arricchire e dove voleva essere sepolto? Può anche essere, se si considera che spesso si ha notizia dalle antiche memorie di nobili che si facevano seppellire in luoghi lontani dalle loro dimore, e ciò per atto di devozione verso Santuari che godevano la loro estimazione. Comunque il quesito appare sempre insoluto ed insolubile.

Il secondo punto oscuro del testamento di Bernardino

è rappresentato dall’identificazione del Castello ove fu redatto -Mons Aureo- volgarizzato in Montorio, venne da alcuni indicato nel castello di Montedoglio, da altri in quello di Castiglione Fatto al Becco, a 5 chilometri da Anghiari. Io mi permetto di non convenire in dette individuazioni e ciò per le seguenti ragioni:

l°) Il Castello di Montedoglio (Montedolium) è sempre stato così denominato e non altrimenti, anche in atti coevi del nostro testamento e specialmente in quelli numerosi e relativi alle liti tra l’Eremo di Camaldoli ed i nipoti di Bernardino che ne contestavano la validità.

2°) Il Castello di Castiglione Fatto al Becco, anche esso motivo di annose liti tra i Conti di Montauto, l’Eremo di Camaldoli e la Pieve di Micciano, che se ne contendevano il possesso, fioriva intorno al 1000 perché prossimo alla strada Arezzo-Marche di poi abbandonata, e decadde poi a beneficio di Anghiari, che ne ereditò il mercato del mercoledì ed una fiera annuale famosa, detta del Becco. Ma il suo nome è stato sempre quello e non Montorio, che non figura mai sugli atti relativi a quel castello; anzi, fra essi, ve ne è uno che dimostra l’inammissibilità di detta attribuzione. È un contratto del novembre 1196 col quale il Castaldo Camaldolese della Motina concede in livello il Castello di Monte Aureo e i suoi fossati a tale Guido Rebufate e suoi successori pel prezzo di un bove del valore di lire sette ed un contributo annuo di 6 staia di grano. Ora poiché tale atto, rogato da Mariano Giudice e Notaio, è datato da Castiglione Fatto al Becco, è evidente che i due castelli non erano la stessa località.

Detto ciò, io mi permetto di avanzare una mia ipotesi che mi sembra ben fondata e per far ciò debbo richiamare la posizione del Castello di Anghiari, il quale si concentrava in

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pag. IIquei tempi in un piccolo spazio in cima alla collina a levante, e che si avanza con uno sprone verso il piano del Tevere.

All’epoca alla quale ci riferiamo nessuna costruzione esisteva fuori della cinta primitiva, ed il burrone che divideva le due colline antistanti e sul quale venne poi praticata l’attuale Via Roma era valicato a mezzo di due ponticelli. Solamente nel 1185, per concessione di terreni per parte dell’Abate al Municipio di Arezzo, ai conti di Montedoglio ed altri 75 cittadini si addivenne ad ampliare il castello con la costruzione della seconda cinta che a ponente seguiva l’attuale Via Mazzini, allora fossato che immetteva nell’altro maggiore rappresentato dalla Via Roma. Solamente verso il 1300 si principiò a fabbricare lungo la Ruga di S. Martino (Via Roma) e sul Mercatale, dove poi nel 1337 fu eretta la chiesetta di S. Antonio, la cui facciata in pietra concia è stata da pochi giorni liberata dall’intonaco che la nascondeva.

Al di là del burrone, a circa 200 metri, in posizione arretrata rispetto a quello di Anghiari, sorgeva il Castello di Monteloro.

Mons Aureo, Montorio, Monteloro. Ecco come si è volgarizzato nei secoli il nome primitivo. Monteloro serba ancora varie mura maestre ed una torretta di quello che fu un piccolo castello nobiliare, più volte diroccato, in parte ricostruito e con varie casette che furono appoggiate al muro maestro verso il fossato.

Cinquant’anni fa, quando non era stata costruita la Galleria Magi ed aperta la Via Vittorio Veneto, al Castello di Monteloro si accedeva per la viuzza della Bozia dalla quale si biforcava la via di Monteloro – come si chiama ancora – costituendo un isolato a sé, ben distinto dal resto del paese.

Per il nome dunque ed anche per la sua posizione, non è azzardato identificare in Monteloro il «Mons Aureo» dei Conti di Galbino. Ma a confermare tale supposizione non mancano documenti. È infatti del luglio 1147 una pergamena camaldolese dalla quale si apprende che Azone, Priore di Camaldoli, si recò in Anghiari per dirimere una controversia fra quell’Abate e gli uomini di Anghiari (si noti) per ragioni del Consolato ed altre cause, ed a conclusione ricevette il giuramento di 56 uomini di Anghiari, e di 18 di Montorio. Ciò prova che amministrativamente Anghiari e Montorio

erano una cosa sola e dovevano essere vicinissimi, poiché le dipendenze del Castello di Anghiari non andavano oltre, verso nord, dei pozzi di Campalone, a 2 chilometri circa dal Castello, come è detto negli Statuti del Secolo XII al capitolo LXVII «Fines facimus Castri Anglari etc.».

Si consideri poi che in tutti gli atti di quei tempi i nomi di Anghiari e Montorio sono sempre accoppiati in modo da apparire quelli di due località interdipendenti e viciniori; così in tutte le Bolle Pontificie confermanti ai Camaldolesi le loro possessioni e nei rescritti imperiali tra i quali il lodo del 2 settembre 1163, col quale il Legato Imperiale conferma la dipendenza di Anghiari e Montorio dall’Impero, salvo i diritti di Camaldoli; e quello del 6 maggio 1174, col quale si vieta a Rainerio di Galbino di molestare comunque o di tassare gli uomini di Anghiari e Montorio, rifondendo all’Eremo i danni sofferti.

Citeremo per ultimo un atto del dicembre 1182 col quale i Magistrati aretini s’impegnano a riedificare quanto fu distrutto dai loro militi nei Castelli di Anghiari e Montorio e di indennizzare i danni patiti da quegli abitanti per le distruzioni, uccisioni e spogliazioni da detti militi commessi.

A quest’ultima epoca ed agli avvenimenti citati in tale atto deve risalire, a mio parere, la decadenza di Montorio che si desume anche dal basso prezzo pel quale l’Eremo lo concesse in livello nel 1196 a quel tal Rebufate di cui dicemmo più sopra.

Del resto dopo il 1200 non si trova più menzione di Monte Aureo né di Montorio. Resta il nome di Monteloro a denotare la località ed il castello, nonché quel gruppo di case che furono costruite a ridosso delle sue mura. Con l’estendersi delle costruzioni nello spazio intercedente tra i due Castelli, Monteloro fu assorbito e compreso in quello di Anghiari.

Altra circostanza non trascurabile, in appoggio delle mie asserzioni, è quella che mentre i nomi delle località del contado di Anghiari mantengono quasi invariati quelli citati nei numerosi, atti e contratti del XII secolo, nessuno ve ne ha, al di fuori di Monteloro, che ricordi anche lontanamente quello del Monte Aureo o Montorio. Credo, quindi, sufficientemente dimostrato che nel Castello di Monteloro Bernardino Sidonia disponesse dei suoi beni.

Oratorio rilegatoSono disponibili alcune copie dell’Oratorio da rilegare. Formeranno il volume X (comprende le annate 2007 e 2008) e il volume XI (com-prende le annate 2009 e 2010).I volumi sono corredati anche di indice anali-tico. Chi li desiderasse può richiederli (prezzo € 35 a volume), fino a esaurimento, tramite email a: [email protected] o rivolgersi direttamente ai collaboratori della parrocchia.

La mietilega trainata dai buoi nel campo zona Soldini. E, quando arrivò, fu una vera rivoluzione eliminando in parte la tanta fatica della mietitura a mano.

In alto a sinistra si intravede Anghiari.A sinistra Domenico Mafucci che guida i buoi, dietro

Gastone Mafucci scansa le manne del grano, sulla macchina Francesco Valbonetti.

Da notare l’altezza del grano che a quei tempi era davvero notevole.

L a m i e t i l e g a

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pag. III

Dalla Valtiberina alla Val di Fiemme

La Storia di un “Maestrino”di Monica Cicalini*

Il giorno 26 Ottobre 2012, venerdì, ho avuto il privilegio di partecipare alla presentazione del libro del M° Felice Acquisti “La storia di un Maestrino” dalla Val Tiberina

alla Val di Fiemme.La mia presenza è stata resa possibile grazie all’invito

inoltratomi dalla Dott.ssa Borghesi del Comune di Anghiari, la quale mi chiedeva espressamente di illustrare l’opera del Maestro Acquisti, dal punto di vista pedagogico-didattico. Mi sono sentita onorata di essere stata chiamata a parlare di questo libro, che testimonia l’alto senso professionale, etico del maestro, che ha fatto dell’Educazione e della formazione dei ragazzi una vera e propria missione.

Il libro è uno spaccato di vita denso di esperienze, di storia locale, di tradizioni e di curiosità che l’autore ci propone nel suo lungo percorso di Insegnante.

È a mio avviso la testimonianza di un’esperienza vissuta con e per i ragazzi, con e per la gente, con e per la collettività dove il maestro ha portato il suo lavoro, il suo impegno il suo contributo non solo professionale, ma anche umano.

Ciò attraverso una strategia antica, ma sempre e comunque attuale e che nella sua semplicità è garanzia sempre di buoni frutti: la trasmissione delle tradizioni, degli usi, delle originali circostanze che sono il patrimonio principe di un territorio, di un ambiente, non importa quanto grande o quanto conosciuto sulla carta geografia del nostro paese.

E’ geniale questa strategia perché ci fa capire che l’educazione non può essere avulsa dal contesto in cui il soggetto che si deve educare vive. Ecco perché sono qui descritte con passione e con maestria le due realtà dove il maestro ha prestato la sua opera e dove ha vissuto Anghiari, come la Val di Fiemme.

C’è un costante rapporto tra territorio e scuola che vede il coinvolgimento di tutte le parti, c’è un “ponte” che collega Anghiari con il Trentino fatto di “ esperienze raccontate in modo fresco e brillante, con dovizia di particolari e con il gusto di chi sente di essere diventato testimone di qualcosa di suo, anche se destinato a diventare patrimonio di tutti” (pag.12), che si concretizza così “ Avevamo iniziato la corrispondenza inter-scolastica con una classe parallela del plesso scolastico di Anghiari mediante disegni, cartoline di Cavalese e gradualmente con notizie storiche, geografiche, ambientali insieme alle presentazioni ed informazioni degli alunni. Per Pasqua le avevamo regalato un uovo di cioccolata. La scolaresca attendeva con impazienza ed interesse le informazioni storiche di Anghiari e le abitudini, i giochi dei loro coetanei, vivendo in luogo molto diverso geograficamente, storicamente per tradizioni e consuetudini . Io stesso ampliavo le informazioni ed i bambini notavano l’affetto al mio paese soffrendo del mal del campanile” (pag. 122).

È un lavoro paziente quello del maestro in realtà povere dove si vive con poco. È un atto di amore verso le sue due

patrie e verso i ragazzi perché l’educazione è un vero e proprio atto di amore dove per avere bisogna dare sempre di più come il ritornello che lui cantava anche se stonato ai suoi ragazzi, così come ci narra nel suo libro.

C’è tutto quanto si possa comprendere con il termine di Educazione: l’attenzione ai più deboli, il valore della solidarietà, il rispetto per le tradizioni che diventano ottimo spunto per il lavoro didattico, c’è l’umiltà, il rimettersi in gioco sempre anche aggiornandosi perché l’educazione non finisce mai accompagna l’uomo dal suo primo vagito di vita sino alla morte così come Demetrio ci dice nel suo libro “l’educazione non è ancora finita”; c’è la gratitudine per chi lo ha aiutato a crescere umanamente e professionalmente, c’è il rispetto per le istituzioni prima fra tutte la famiglia.

Credo che, attraverso questo libro il Maestro Acquisti ci abbia dato, e ci dia ancora oggi, una grande lezione di vita e un esempio di educazione autentica.GRAZIE

* La dottoressa Monica Cicalini è Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo di Anghiari e Monterchi.

In alto la copertina del libro di Felicino.

Una iscrizione casalingaCamino alla Palazza di San Leo con stemma Ligi

TEMPORE FELICI MVLTI NOMINANTVR AMICI 1596

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pag IV

Pia Società della Madonna di Loretodi Emmedipì

Anche in questo ultimo 10 dicembre abbiamo festeggiato la Madonna di Loreto con la S. Messa vespertina, la processione, le litanie lauretane, i Quadri viventi.Tutto Anghiari vecchio ha partecipato ed è rimasto coinvolto in questa iniziativa che si

rinnova ogni anno con l'impegno e il lavoro di molte persone che si impegnano ad allestire i quadri e ad illuminare strade e mura. Quest'anno c'è stata anche la presenza del vescovo Riccardo che ha dato solennità alla festa. Positivo è stato anche il ritrovarsi dopo la festa tutti assieme presso la Sala dell'Oratorio per una cena molto semplice, ma che ha unito gli organizzatori ai personaggi dei quadri viventi, ai componenti delle Compagnie e al nostro vescovo.

Dal Registro della SocietàIl Regolamento di cui parliamo adesso è del 1888 e dà le

regole per festeggiare la data del 10 dicembre: Il Camarlingo viene estratto fra i 20 soci iscritti e si afferma che la Società deve avere un Cancelliere.

La chiesa sarà addobbata a seconda degli incassi. E così il 10 dicembre si scopre l'Immagine alle sei del mattino al suono delle campane. Si celebrano diverse S. Messe e alla sera Litanie Lauretane e solenni funzioni. Fra i compiti del Camarlingo, oltre alla festa, c'è quello di organizzare, per i soci, la refezione nella domenica dopo la festa.

Seguono i vari resoconti contabili, e in parte sociali, della festa, con l'elenco dei soci. In genere si parla di fare la solita festa aggiungendo a volte “né più né meno” (1903).

Nel 1908 si riporta l'elenco dei soci: 21 uomini e 32 donne.

I verbali diventano sempre più striminziti.Nel 1922 le socie sono 37, i soci 20 (come d'altra parte

diceva il Regolamento a suo tempo).Nel 1924, Camarlingo Mario Marchetti, fu deliberato di

festeggiare la festa con “maggiore pompa”. Su proposta del Rev. Sac. Dario Fabiani f.f. Proposto, viene formato il Consiglio e “a pieni voti furono nominati Consiglieri [N.d.R. si usa la forma plurale] Sig. Mario Marchetti.”

Nel 1935 don Nilo Conti, visto l'andamento della Società, decide di proporre un nuovo Regolamento modificando solo le parti necessarie. Camarlingo in quell'anno è Foscolo Matassi e dal resoconto economico risultano 42 uomini e 103 donne.

Nel 1936 si leggono i nuovi articoli del Regolamento che viene approvato, e si decide di dotarsi per il prossimo anno del Labaro, così come previsto dal Regolamento.

Nel 1937 si parla della gita fatta a Firenze il 20 giugno precedente per visitare la Mostra Giottesca dove era esposta l'immagine di Maria SS. venerata nella chiesa di Badia con il titolo di Madonna di Loreto.

Per il ritorno dell'immagine in Anghiari, che don Nilo as-sicura sarà fatto per tempo, si decide di solennizzare in modo solenne la festa del 10 dicembre e si propone una processione per le vie del Castello Antico (è la prima volta che si parla di processione). L'elezione del Camarlingo sembra avvenire per votazione.

Nel 1938 per la festa si “ordina di eseguire quanto è di consueto”.

Nel 1939 si decide di stampare il nuovo regolamento ed essendo questo l'Anno Mariano si decide di portare la Madonna di Loreto nella Propositura fin dal giorno 29 novembre e poi sarà riportata in Badia processionalmente il 10 dicembre. Le feste devono essere solenni. Si decide di fare la processione per le strade del Castello Antico con le luminarie. Dalle spese di quell'anno si capisce che furono messe delle fiaccole nel

campanile di Badia e furono realizzati degli archi da Antonio Leonardi (forse luminosi).

Nel 1940 si decide definitivamente di far stampare il Regolamento per i soci e tutti i fedeli della Parrocchia. Ci si preoccupa per l'illuminazione della processione (a causa della guerra) ormai solita per le vie del Castello Antico e sempre per la guerra non si prendono decisioni sul pranzo solito. Fra le spese di quell'anno ci sono 35 lire per la stampa del Regolamento.

Nel 1941 c'è il resoconto della festa che ha avuto un carattere speciale per la inaugurazione del Labaro della Pia Società della Madonna di Loreto. Si descrive il Labaro, che sembrerebbe realizzato dalle suore del Cottolengo residenti allora presso l'Ospedale. Non si parla di processione.

Nel 1943 la riunione, che si era soliti fare un mese prima della festa, fu fatta dopo la festa, e qualche socio ebbe da ridire, ma non fu fatta a causa della guerra e dei lavori in Badia, e poi si apprende che la festa fu solennizzata in Propositura con l'esposizione dell'immagine sacra. “Per il rimanente tutto si era compiuto come negli anni precedenti.”

Nel 1944 si decide di solennizzare la festa riportando in forma solenne la sacra immagine di Maria nella chiesa di Ba-dia. La statua era stata nascosta per sottrarla alla guerra (per furti o bombardamenti). L'ultimo rifugio era stata la casa del Camarlingo Settimio Giorni. Viene esposta allora sotto l'arco di casa Giorni il giorno 8 e dopo le funzioni in Propositura una processione per le strade del Castello Antico la riporterà in Badia nel suo altare. Si provvede per i fuochi di illuminazione e per la festa del 10 le funzioni seguiranno l'orario festivo essendo domenica. Non si parla di processione. È in quest'occasione che il Camarlingo Giorni offre agli intervenuti castagne arrostite e un bicchiere di vino (molto graditi) ricevendo il cordiale ringraziamento dei soci e del parroco.

Nel 1945 si descrive la processione che si farà in quell'anno in onore della Vergine di Loreto e atto di omaggio ai Reduci di guerra, che dovrà percorrere le strade del Castello Antico. Ecco l'itinerario: Chiesa di Badia, Via della Misericordia, Via delle Mura di sopra e di sotto, Piazza Mameli, Via della Torre, Via 25 Luglio, Piazza del Popolo e Via del Castello antico [N.d.R. probabilmente la processione è uscita ed è rientrata dalla porta laterale sinistra. Guardando l'itinerario sembra che la processione da Sant'Agostino salisse per i Cordoni fino allo Sportone].

Per l'ora della processione devono ardere fiaccole sul cam-panile e sulle mura. Nel resoconto si parla della partecipazione di tutti coloro che hanno preso parte alla grande guerra con la benedizione della bandiera per la Sezione Reduci - Società delle S. Quarantore. La bandiera tricolore con il monogram-ma di Cristo era presentata da Alessandro Guadagni e da tre bimbe orfane: Arrighi Anna - Pianelli Ma Grazia - Catacchini Loretta.

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pag V

Testimone della memoria

Era il 1942 e all’età di 20 anni fui chiamato per il servizio militare presso la 213° sezione Carabinieri della Re-gione Lazio. Il 16 marzo 1943 partimmo per la città di Zara, nell’Istria allora territorio italiano, dove restammo per 2 mesi per poi trasferirci in Jugoslavia a com-battere nelle retrovie del fronte italo-tedesco. Quando l’8 settembre ci fu l’armistizio i tedeschi ci fecero prigionieri e ci condussero in Germania

in un campo di smistamento, 2 mesi dopo ci trasferirono nei pressi di Bremen dove rimasi per ben 2 anni in un campo di lavori forzati. Qui non avevo più un nome, ero il nr.347, era-vamo circa 30 mila militari di diverse nazionalità e ricordo che ogni mattina ci conducevano, attraverso una pineta recintata, a lavorare in gallerie sotterranee dove erano depositati i riforni-menti di armi che noi dovevamo a volte caricare sui mezzi per la distribuzione, altre volte portarle dentro al deposito. Durante queste operazioni mi accorsi che al di là della recinzione che delimitava il deposito c’era un campo di rape, la nostra razione giornaliera del rancio era stata ridotta a 150 grammi di pane una volta al giorno accompagnato da una brodaglia che non riusciva a saziarci. Tale era la fame che un giorno insieme ad un altro prigioniero umbro decidemmo di saltare la recinzione proprio durante la distribuzione del pasto così che nella con-fusione non ci notassero. Cominciammo a mangiare le rape così come tolte dalla terra, ma purtroppo fummo scoperti e le guardie ci picchiarono con il calcio del fucile e una volta riportati nel campo ci costrinsero a buttarci a terra facendoci dire “per Badoglio” per poi rialzarci rapidamente dicendo “per Mussolini”, durammo fino a che non avevamo più la forza di alzarci così le guardie cominciarono a calpestarci la schiena fino allo sfinimento. Poi ci rinchiusero per un mese, ciascuno in una cella di un metro quadrato così piccola che neanche per dormire mi potevo distendere. Trascorso il mese ci fecero uscire

e conducendoci nelle latrine del campo che altro non erano che delle fosse con sopra delle tavolette di legno dove appoggiare i piedi, ci tolsero le scarpe e i vestiti ci fecero entrare nelle fosse e con le mani dovevamo pulire tutto quello che c’era sotto con la minaccia della fucilazione. Ho visto persone morire tutti i giorni ed io pregavo Dio che mi desse la forza di non lasciarmi andare, quando finalmente fummo liberati il 27 aprile 1945 dalle truppe americane. Erano già 5 giorni che non mangiavamo nulla, eravamo allo stremo delle forze, pelle ed ossa, io pesavo circa 40 chili. I tedeschi si erano ritirati rinchiudendoci in uno scantinato al di là del quale avevano messo sotto chiave le provviste alimentari in modo che noi non potevamo cibarcene. Quando arrivaro-no gli america-ni, sfondarono la porta delle prov-viste per farci mangiare ma era importante non abbuffarsi altri-menti saremmo morti di dissente-ria. Grazie a Dio posso racconta-re quello che è successo a tanti uomini come me, ed è importante ricordare tutto, perché questi av-venimenti non debbano riacca-dere mai più. A seguito di questa mia condizione l’Arma dei Carabinieri mi ha premiato con una promozione e la consegna di 3 croci al merito di guerra che porto con onore nella mia divisa anche ora che sono in pensione per fare memoria a tutti.

Maresciallo Capo dei Carabinieri, GATTARI Pietro

In alto la foto di Pietro tratta dal documento della prigionia riportato più sotto.

Offerte per la parrocchiaSono pervenute in parrocchia anche in questo

ultimo tempo le vostre offerte con particolari intenzioni. Volentieri le segnaliamo.

Per le opere parrocchiali Raffaelli Benito manda la somma di 200 euro mentre l’offerta di Francesco Testerini, sempre di 200 euro, è per le necessità della parrocchia.

La famiglia Leonardi, in memoria di Italiano, ha fatto pervenire la somma di 100 euro per le attività dei ragazzi dell'Oratorio ed infine la famiglia Guadagni ha consegnato la somma di 95 euro in memoria di Amneris Crocioni per le opere parrocchiali.

A tutti voi il grazie della parrocchia.

La neveNeve,quando ti do l’appuntamento,non sei sempre puntuale.Però, almeno una volta all’anno,ricopri i monti e il paesaggio,con il tuo dolce velo bianco!TI AMO TANTO NEVE,tu cancelli con il tuo ampio velo biancotutto il nero che c’è sulla terra.Se puoi, cancella anche la guerra.

Giulia Piccini, anni 11

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pag VI

La pianta cadutadi Andrea Dellacasina

Dice la gente: or vedo era pur grande... la gente dice: or vedo, era pur buona.

Questa breve introduzione presa dalla famosa poesia di G. Pascoli “La quercia caduta” era necessaria per rendere omaggio ad una

grande pianta, non ad una quercia, ma ad un pino molto grosso e soprattutto molto importante: il pino che con la sua grande mole prestava la sua immagine al Castello di Sorci.

Ebbene il grande ed importante pino non è riuscito a resistere agli eventi atmosferici di questi ultimi tempi, e lentamente ha cominciato ad incli-narsi, sempre di più. Ogni tanto, come un lamento, si poteva udire il rumore di un pezzo di legno che si troncava, dapprima flebile e poi sempre più forte.

Hanno assistito alla sua fine, come degli amici che cercavano di portare conforto, sia Primetto sia i figli, ma non è stato possibile fare niente. Le radici che lo ancoravano al suolo hanno cominciato a rompersi e a non reggere più la grande pianta, che è sempre stata inclinata da un lato e quindi fuori asse. Il terreno, troppo bagnato dopo una estate torrida, e l’età, hanno fatto il resto e così dapprima lentamente poi con sempre più impeto si è schiantato al suolo, con un grande boato e frantumando la sua chioma in mille pezzi.

Era stato piantato nel lontano 1847, come risulta dai libri contabili dove veniva annotato anno per anno tutto quello che si faceva al Castello. Aveva eseguito tale operazione un agricoltore che si chiamava PASQUI PIETRO, (soprannominato “il Lingualdi”).

Aveva pertanto raggiunto la ragguardevole età di 166 anni. Quando Garibaldi diede inizio alla spedizione dei Mille aveva già 14 anni, e da allora sono stati tanti gli avvenimenti importanti che ha visto passare: dalle lotte contadine di fine Ottocento - e quante storie ci potrebbe raccontare di avvenimenti accaduti proprio davanti a lui - dalla prima guerra mondiale per passare poi alla seconda guerra mondiale, anche questa da lui vissuta molto da vicino, per arrivare alla fine del secolo e poi fino ai giorni nostri.

Adesso giace al suolo e si può ammirare la sua mole, come si vede dalla foto: un tronco enorme e molto lungo che nonostante la caduta è rimasto intatto.

Ma prima di morire ha voluto lasciare un figlio: due anni fa da un suo seme è nato un piccolo pino, che ora sta crescendo molto forte: presto, con le cure che gli vengono prestate, anche questo diventerà una grande pianta che vivrà magari altri 160 anni, arrivando fino al 2170. Chissà che mondo vedrà e quali saranno gli avvenimenti di cui sarà testimone. A noi non resta che fargli il nostro migliore “in bocca al lupo”.

Cappuccia di Anghiaridi Anghiarino Anghiarese

Questa della razza cappuccia di Anghiari è una perdita ormai irrimediabile. Anche se io conto sempre che accada l’impossibile.

Stiamo parlando di una razza di maiale che era specifica delle nostre zone, rustica e famosa per il suo lardo, alto die-ci/quindici centimetri, e le sue carni e gli insaccati erano una riserva alimentare notevole. Il grasso e il lardo poi duravano tutto l’anno e, specialmente nelle zone dove non c’era l’olio, erano l’ingrediente per condire tutti i cibi. Le salsicce sott'olio si lasciavano per la mietitura o altri lavori pesanti in occasione dei quali ci si dava il cambio e intervenivano i vicini a dare man forte.

Ma torniamo al nostro maiale che con il boom economico e il benessere è stato sempre più disprezzato e ben presto si è estinto. Era caratteristico per il suo colore scuro dato però, per quanto io ho potuto appurare, non tanto dal colore della pelle quanto dalle setole molto scure. Aveva poi un bel paio di orecchie che gli cadevano davanti e che gli hanno meritato il nome con cui è conosciuto. Ma io non dispero, come dicevo sopra, di poter fare qualcosa per rintracciarlo.

***Ecco la descrizione della razza cappuccia e le foto tratte

dal sito agraria.org del Dr. Alessio Zanon che rin-graziamo per la disponibilità.

Maiale con larghe orecchie pendenti balzane alto calzate faccia bianca bordo esterno orecchie bianco. Mantello color ardesia, con setole scure e folte, con balzane ad uno o anche a tutti e quattro gli arti e macchie alle orecchie, al muso, alla testa ed al collo. La testa è grossolana, la fronte larga ed il profilo concavo. Le orecchie sono a base larga, lunghe, portate in avanti e in basso. Il tronco è di media lunghezza, spesso, largo e poco profondo, con linea dorso-lombare convessa e con scarso sviluppo dell'addome. La groppa è stret-ta e le cosce poco muscolose. Gli arti alti e robusti con pastorali lunghi.

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pag. VII

Dalla capitale (della Toscana)Alfonso dalla Casanova

Caprese Michelangeloo Chiusi Michelangelo?

Sul giornale “La Nazione” del 3 Febbraio scorso, una stu-diosa, tale Vera Biagioni, sostiene che il grande Michelangelo Buonarroti non sarebbe nato a Caprese bensì a Chiusi, dove il padre era podestà. La signora Biagioni afferma che i biografi contemporanei del sommo artista, come il Vasari ed il Condivi, hanno scritto che Michelangelo nacque a Chiusi in Casentino, di fronte al Sasso della Verna il 6 Marzo 1475. A riprova di quanto sopra, la signora Vera ricorda che dopo la morte del Buonarroti furono stampate varie guide che individuavano in Chiusi il luogo di nascita.

Però nel 1700, un dinamico sindaco di Caprese, certo Giovanni Ricci, cominciò a brigare per dirottare il luogo di nascita del grand’uomo verso il proprio paese, che era cono-sciuto soprattutto per l’aria buona, le castagne ed un ottimo pecorino. Il tutto, presentando una documentazione che non apparirebbe suffragata da fonti certe; in tal modo, nel 1875 i capresani (o caprogiani, come li chiamiamo noi anghiaresi con un pizzico di cattiveria!) sarebbero riusciti ad ottenere il prestigioso riconoscimento nonostante le proteste di Chiusi.

Quindi, con regio decreto n° 133 del 9 Febbraio 1913, Caprese aggiungeva definitivamente al proprio toponimo il glorioso nome di Michelangelo.

Ora, io non saprei dire se la signora Vera abbia ragione o se, magari, è nata a Chiusi e vuol cacciare un dito nell’occhio di Caprese per ragioni di campanile.

Comunque, delle sue conclusioni, dovrò in qualche modo informare il mio bisnonno Giuseppe Bartolomei, passato a miglior vita nel lontano 1920. A dir la verità, al momento, non ardo dalla voglia di incontrarlo. Il colto bisnonno in parola, in una sua poesiola in dialetto, scritta agli albori del Novecento, racconta di aver presenziato all’inaugurazione del monumento a Michelangelo, in Caprese, insieme alla moglie Artemisia che nei suoi versi ribattezza “Menca”,

Bartolomeo e la Menca vanno a Caprese a vedere il monumento inaugurato a Michelangelo

Gimmo ierlaltro, come aio disentoio, la Menca, el cavallo, el baruccino,a Caprese a vedere el monumentoch’en fatto a Michelangelo pichino.

A forza de spatasse s’entrò drentoE se vidde là n’torno a un tavolinoGente de gran sequenzia, de talento,che logieva quel grande scarpillino.

Se ne veggon de tutte a questi giorni:la mama tutta gnuda guarda el redoe’ntul chepo del babo en misso i corni. Che alora usasse i corni anch’io ce credoCom’usano anche mò su sti contorniMa li tengon niscosti e nun li vedo!

Estratto da ricerche del compianto e mai abbastanza lodato, Loris Babbini.

Del Crocefisso di Anghiari si ha notizia fin dal 1200. È una scultura in legno di grandezza quasi naturale con una caratte-ristica: i capelli sono veri e dovevano essere, originariamente, folti e fluenti, poiché si sa che nel corso dei secoli vennero più volte tagliati dai fedeli, per devozione1.

Una cronaca del passato così parla dell’antico Crocefisso:“Il sopradetto Cristofano detto Catano, in quel suo testamen-to, lasciò ancora uno sciugatoio di fiore per ornamento del Crucifisso vecchio di Badia che, avanti si facesse la tavola dell’altar grande, stava quivi situato, che poi fu posto in mezzo alla chiesa sopra l’altar Ducci: con la quale autorità si prova che quel Crucifisso, chiamandosi allora vecchio, sia cosa antichissima e forse che dai monaci fu piantato nell’edi-ficazione della Badia.”1) Dopo il restauro, i capelli veri sono stati tolti.

Ancora Loris Babbini, ci dà conto di una poesia del 1703, rintracciata nell’archivio comunale di Anghiari che racconta di un miracolo operato dal vecchio Crocefisso su una suora fiorentina ospite del monastero di S. Martino, detto del Cassero (il Conventone) che era completamente paralizzata:

“Vergin sacrata, Ancella inutil giacecui la città dei fiori in fasce accoltaAnghiar, sposa a Gesù nel Casser tolseCon titol di Martin al tempio di pace.Sono estinte sue luci, il labbro tacee piedi e braccia empio malor si svolseche del moto e del tatto ogni rito sciolsea Lei qual secco tronco il tempo face.Spiran segni però d’eterno ardoree al vecchio Redentor posta vicina,l’abbraccia e innamorata esclama, il coreinvoca a voce tal grazia divinaet in virtù del Crucifsso amoretocca, parla, costei, vede e cammina.

Note. Insomma, la povera Ancella era col tempo diventata muta, cieca, paralitica: un tronco inerte.Ma l’Amore del Crocefisso che le viene posto accanto, la rianima e la fa tornare sana com’era stata prima.

Cose da evitare

I fagioli di Orlando: li cuoce con la pentola a pres-sione.

La polenda di castagne della Piera di Tavernelle: dopo una cottura eccezionale la amalgama con il frullatore (diciamo che la Piera è giustificata perché “Per rumare la polenda ci vole un omo!”).

Il baldino di Paolo da Fighille: ci mette lo zucchero. La polenda di castagne di Mario Emmedipì: gli ci

vengono troppi 'carucoli' (e lui non ha giustificazioni).

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pag VIIIDal Bollettino “Vita Parrocchiale marzo-aprile 1949 num. 5, pag. 1

S. CROCE

Qu

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an

a

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11

ValtiberinaToscanac'è un immensodi aria sana

Con la Digadi Montedoglioè cambiatoqualche foglio

Con la nebbiache è di casala pianuravedi invasa

Ma c'è semprearia buonala salutesi consola

Il paesebello erettoa nessunofa lo sgambetto

Lui accettai titolarianche quellifuori d'Anghiari

è un paeseche attiracon la gentesempre viva

Chi vi entrain santa pacenon vi trovafuoco o brace

Il sorrisodegli Anghiaresicon invitisempre cortesi

Chi lì restaa contemplaread Anghiarivuole restare

Tanta gentesi è fermatadal paeseinnamorata

Le sue stradei suoi borghinon si trovamai ingorghi

Si viaggiasempre in paceper le suevecchie strade

Aria frescadi naturaValtiberinal'aria pura:

Valtiberina Toscanadi Armando Zanchi

La parola del Parroco

S. Francesco di Assisi passava da Anghiari il 22 novembre 1225 [N.d.R. la lapide in cima alla Croce o Ruga (foto

a lato), don Nilo e il Taglieschi dicono 1224]: veniva da Montauto: si fermò a capo della Ruga di S. Martino, ivi innalzò una croce. La ruga fu poi chiamata via della Croce (Documenti del nostro Arch. Parrocchiale).

In questo avvenimento noi ritroviamo l'origine delle solenni feste del 3 maggio: il motivo della denominazione «Via della Croce»; la causa che determinò il sorgere di una nuova chiesa in Anghiari.

S. Francesco, l'innamorato del Crocifisso, inneggiava alla visione d'amore del Calvario con una virtù rinnovatrice.

Quando predicò anche in Anghiari aveva ricevuto le sacre stimmate sul monte della Verna, e certamente rivolse a Dio una preghiera, perché gli Anghiaresi di tutti i tempi imparassero dalla Croce di Gesù gli insegnamenti sicuri per la vera felicità. È da credere che il Santo affidasse il nostro popolo all'intercessione di S. Elena imperatrice, la pia madre di Costantino: essa aveva ritrovato la Croce, dove Gesù fu confitto e nel luogo della Crocifissione aveva fatto innalzare una basilica. Passarono i secoli: l'insegnamento di San Francesco opera il suo miracolo di carità. I fedeli, in ogni anno, al 3 maggio, sono richiamati a meditare sul mistero della Croce.

Ai nostri tempi è la Confraternita di Misericordia, che zela (N.d.R. si impegna assiduamente per) la devozione al SS. Crocifisso: essa presiede annualmente alla giornata più movimentata nella vita religiosa del nostro paese. Rallegriamoci e facciamo insieme questa domanda: «Quali sono i progetti di bene, che la nostra Confraternita ha preparati, per il prossimo Anno Santo?».

Via della Croce. Quale onore! Così aveva definito «il più Santo degli Italiani e il più italiano dei Santi» e questo

titolo doveva conservarsi. Ma non sempre le cose belle sono conosciute e rispettate. Nel periodo di pochi anni, tre volte, la politica, dimentica delle tradizioni e glorie paesane, ha

cambiato il nome alla strada principale di Anghiari... via G a r i b a l d i . . . via Roma... via Matteotti... Fortunatamente il nostro popolo continua a dire... «Via della Croce».

L'altro monumento storico creato dalla pietà Francescana è la Chiesa di S. Croce: sorse nel 1494, o meglio nel 1494

cominciarono i lavori della costruzione, che furono sostenuti in seguito dall'Amministrazione comunale di Anghiari e dalla Fraternita del Borghetto. La Chiesa fu eretta nei pressi della Cappella, che indicava il luogo dove S. Francesco innalzò la Croce e nella storia fu considerata l'ambiente più aristocratico del paese. Tanto è vero che ivi si possono ancora ammirare i monumenti al Taglieschi, al Testi, al Corsi, ecc.

Come sarebbe desiderabile che la chiesa di S. Croce diventasse un monumento sacro anche alla memoria di tutti quei cittadini Anghiaresi, che si distinsero per la virtù e per la scienza!

Tuttavia prima è necessario provvedere ai restauri di statica. A proposito di restauri abbiamo fondata fiducia, che nel 1950 la Chiesa sarà riaperta al culto: non già per i fondi raccolti, in totale L. 59.355, mentre la riparazione richiede L. 1.589.708, ma per l'interessamento del Comitato, il quale fino dal 1945 instancabilmente si adopera onde raggiungere lo scopo.

Anno Santo 1950: Anno di S. Croce.

Questa croce raffigurata è sul campanile di S. Lorenzo

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Mirella: un inno alla vita

Col tuo bell’abito rosasei giunta lassùdove s’indossano vestiti di luce.Le tue mani sapienti di sartapiagate quaggiù dalle stimmate di umana sofferenzaintessono stoffe di divino splendore.I tuoi occhi cerulei e mansueti,lievemente appannatihanno raggiunto la quietee si posano sul Voltoche hai sempre cercato.La tua candida fronte,sfiorata da Fabio con un ultimo bacio,riceve ora il sigillo divino della gloria.Hai con coraggio abbracciato la Croce.Grazie Mirella: ci hai insegnatoa vivere e a morire con dignità.

Marida

Che vita d'inferno!

La mattina mi alzo, non tanto presto, accendo subito il fuoco se è freddo e, a una cert'ora, vado ad Anghiari. A piedi, se non ho da portare qualcosa o in su o in giù. Saluto qualcuno che incontro, qualcuno dalla macchina mi saluta e io rispondo anche se a causa della mia vista e del riflesso del vetro non vedo chi è. Ma mi fa piacere lo stesso.

Poi un giro per Anghiari vecchio e volentieri faccio motto a qualche raro turista. La neve è sopra il Borgo, l'aria è bella fresca. Faccio un paio di 'bricciche' e ritorno a casa. Durerà una vita così?

P.S. Stanotte ha nevicato, anzi ha bufato, ed io ne approfitto per andare su a piedi. Incontro Gastone a Ca' di Maurizio e andiamo insieme. Tutto bene ma nel pomeriggio, con la neve che inizia a sciogliersi, è impossibile per i pedoni camminare per le vie trafficate. Ad ogni passaggio di macchina si viene investiti da un lancio di poltiglia sporca.

La stessa cosa, o giù di lì, quando piove. E gli automobilisti, qualche volta ci sono io nella macchina, non lo fanno apposta. È proprio che non si rendono conto. Non sanno quello che fanno.

v/

Il Sambudellaio

Questo strano personaggio, affiancato nella foto da una delle tante maschere presenti all’edizione 2013, è l’em-blema del Carnevale della Gioventù di Anghiari: Il Sam-budellaio.Ancora oggi, dopo ben 45 anni dalla sua prima edizione, la sua presenza coinvolge tutti gli Anghiaresi, nonché i molti che vengono dalle zone limitrofe, per la sfilata car-nevalina.La Società è guidata attualmente dalla Tiziana Buzzichini che, coadiuvata dal consiglio e dai gruppi di lavoro che allestiscono i vari carri, ottiene risultati lusinghieri.Le difficoltà non mancano ma l’entusiasmo fa superare ogni ostacolo.Il nostro augurio è che l’entusiasmo imperi e così potre-mo vedere ancora in futuro le nostre strade percorse dai gruppi mascherati ad allietare questo periodo dell’anno.Ma torniamo al nostro Sambudellaio, attualmente im-personato da Giovanni Zanchi, che è l’erede diretto del poro Fagiolo che, su un calessino, con una “corona” di sambudelli attorno al collo, adescava i ragazzi che a gara cercavano di addentare l’ambito premio: il sambudello.Foto Paolo Gattari.

Auguri

Il 27 gennaio 2013, nella Chiesa de Le Ville, Giuseppe Pasqui e Santina Tesi hanno festeggiato le loro Nozze d’Oro. Tante le coincidenze nella loro storia che Don Ferdinando ha voluto ricordare durante la bella omelia: si erano sposati nel 1963 nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli a Offeio (che significa Offri a Dio, paese natale della sposa) e hanno festeggiato il cinquantesimo nella Chiesa di Santa Maria della Pace a Le Ville; il giorno prima del matrimonio ci fu il terremoto a Offeio e anche quest’anno nello stesso giorno il terremoto ha colpito la Toscana facendosi sentire anche a Firenze dove gli sposi hanno vissuto fino a

qualche anno fa quando, giunti alla pensione, sono tornati a vivere al paese natale di Giuseppe.

Il 27 gennaio 1963 ci fu una bella nevicata e anche quest’anno tutto era bianco, non di neve ma di brina! In conclusione Don Ferdinando ha ricordato che sono stati 50 anni di offerta al Signore (Offeio) e di cammino con lui sotto la protezione della Madonna, 50 anni di gioia condivisa (la neve) e 50 anni di sopportazione (il terremoto) nei momenti difficili o di incomprensione.

Giuseppe e Santina e i loro familiari ringraziano Dio per questo bel traguardo e ringraziano tantissimo Don Ferdinando, da poco nuovo Parroco de Le Ville, che ci è apparso proprio come una benedizione mandata dal cielo poco prima del loro anniversario e con tutto il cuore ringraziano il coro che ha allietato con le bellissime canzoni la celebrazione rendendola ancora più emozionante, e tutti gli amici e parenti che hanno condiviso la loro gioia in questo bellissimo giorno.

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Notizie dalle parrocchie di Monterchia cura di Matteo Romanelli

Dalle nostre Parrocchie

da Miccianoa cura di Cristina e Giuseppe

APRILE - PASQUA 2013

1 aprile – Lunedì di Pasqua. Festa del perdono a S. Biagio con S. Messe e confessione dalle ore 8 alle 12. Nel pomeriggio ore 16 S. Messa a Fonaco, ore 17 S. Messa a Ripoli.Domenica 7 aprile nella chiesa di S. Simeone a Monterchi alle ore 17,30 processione in onore di S. Vincenzo Ferreri con la partecipazione della Compagnia del SS.mo Sacramento e la solenne benedizione del paese e delle campagne.Giovedì 25 aprile Ritiro spirituale per i ragazzi della S. Cresima.Sabato 27 aprile dalle ore 18 alle 20 Confessioni per padrini e genitori dei cresimandi.Domenica 28 aprile ore 18 S. Messa della Cresima nella Pieve-Arcipretura di S. Simeone Profeta per i cresimandi che risulteranno sufficientemente preparati.Lunedì 29 aprile alle ore 16 celebrazione della S. Messa nella cappella di Mariotto con tradizionale benedizione dei gigli.

MAGGIO 2013

Inizio del mese mariano. Il Santo Rosario verrà celebrato nella chiesa di S. Simeone a Monterchi alle ore 17,30 seguito dalla S. Messa ed alle ore 21 (eccetto il sabato e la domenica); nel santuario della Madonna Bella alle ore 21 (eccetto il sabato e la domenica quando il Rosario verrà recitato prima delle S. Messe festive); in tutte le altre chiese verrà celebrato nell’orario più opportuno secondo le esigenze di coloro che vi parteci-peranno. Tutti siamo invitati a intervenire, ma soprattutto i ragazzi del catechismo e quelli della prima comunione e della

S. Cresima. Domenica 5 maggio alle ore 12 S. Messa nella chiesa di Ripoli in onore della Divina Pastora.Mercoledì 22 maggio Festa di S. Rita a Monterchi, con S. Messa solenne alle ore 18 e benedizione delle rose.Domenica 26 maggio nella chiesa di S. Loren-zo a Ricciano alle ore 17,30 Processione della Madonna con la partecipazione della Compagnia del SS.mo Sacramento di Monterchi, seguita dalla S. Messa.Giovedì 30 maggio ore 21 Solenne Processione del Corpus Domini per le vie del centro storico di Monterchi, con la par-tecipazione dei sacerdoti, dei fanciulli della Prima Comunione e Cresima, le Compagnie del SS.mo Sacramento di Monterchi e Padonchia, la Confraternita della Misericordia, le rappre-sentanze delle varie associazioni paesane e le autorità civili e militari e tutto il popolo cristiano. L’Associazione Pro Loco inviterà la banda musicale.Venerdì 31 maggio ritiro spirituale per i comunicandi presso il Cenacolo di Montauto.Domenica 2 giugno Corpus Domini, S. Messa delle Prime Comunioni a Monterchi e nelle domeniche seguenti nelle altre parrocchie di Le Ville e Padonchia.

Nella foto l’affresco conservato nella chiesa di San Simeone e pro-veniente dalla antica chiesa di S. Maria al Borghetto.

Santuario del CarmineDomenica 12 maggio

Festa dell’Ascensione

Ore 6 apertura del Santuario. Dalle ore 7 Sante Messe ogni ora.Alle ore 16 S. Messa con benedizione dei bambini e alle ore 18 Santa Messa in suffragio dei benefattori e dei ”fe-starini” defunti.

I festarini vi invitano ad accendere un fuoco davanti alla vostra abitazione alle ore 21 della vigilia e vi aspettano, il giorno della festa, nel chiostro del Santuario per un momento di convivialità e di festa.

Domenica 20 febbraio festeggiato come si deve Sant’An-tonio. Nel piazzale della chiesa si è ripetuta la cerimonia del-la benedizione degli animali e dei mangimi ad essi destinati.Nonostante la pioggia sono stati in tanti ad essere presenti e in particolare ringraziamo il gruppo di cavalieri sempre pre-senti a questo appuntamento e che con la loro presenza hanno animato il piazzale antistante la chiesa.Poi un momento di ricreazione per tutti gli intervenuti ha fatto così che anche alla Motina, anzi a Micciano, si passas-se una giornata tutti assieme, occasioni che oggi come oggi sono sempre più rare.

Il prossimo appuntamento importante per la parrocchia sarà il 26 maggio, giorno in cui i ragazzi della parrocchia riceveranno per la prima volta la Comunione.

Domenica 7 aprile, Domenica in Albis, tradizionale ma an-che sentita processione verso il Santuario del Carmine. Par-tenza dalla antica Pieve di Micciano alle ore 15 e recita delle litanie con rogazioni e benedizione delle campagne.Il percorso sarà quello ormai consolidato da Campalla, Pog-giolo e, prima di arrivare a Bellavista, si gira per il Santuario del Carmine dove, alle ore 16, si celebra la S. Messa.

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Dalle nostre parrocchie

da Santo Stefanoa cura di GM

da San Lorenzoa cura di Andrea Dallacasina

da San Leoa cura di Maddalena

dal Carminea cura di Francesca

Sant’Antonio

Festa di Sant'Antonio domenica 20 gennaio e, dopo la S. Messa, benedizione dei mangimi per gli animali. Poi tutti assieme a pranzo. Ottima riuscita e un arrivederci a tutti i “Tubbianesi” e non solo, alla prossima occasione.

Notizie

Proseguono i lavori di sistemazione della canonica della chiesa che renderanno indipendente l’appartamento confi-nante con la chiesa e renderanno usufruibili gli spazi per uso della parrocchia.

Per il mese di maggio c’è la volontà di dedicarlo ad incon-tri di preghiera per la Madonna. Vedremo se, con le forze a disposizione, sarà possibile.

Per il 3 di maggio molti dei nostri agricoltori preparano le croci per i campi per metterli sotto la protezione di Dio. Speriamo che questa bella tradizione non si perda.

da Tubbianoa cura della Rita e della Rina

Pasqua a San Lorenzo

La notte del 30 Marzo, Sabato Santo, come di consuetudine verrà celebrata a San Lorenzo la S. Messa della Notte di Pa-squa, alle ore 22.La benedizione del cero pasquale, il rinnovo delle promesse battesimali, la benedizione dell’acqua e del fuoco renderanno la cerimonia molto suggestiva.

I fedeli di San Lorenzo invitano anche gli anghiaresi che volessero, ad unirsi alla Celebrazione.

Una giornata per gli anziani e chi soffre

Da anni ormai la Parrocchia di Anghiari per l' undici di febbraio, giorno in cui si ricorda la Madonna di Lourdes, orga-nizza una bella e solenne cerimonia. La Santa Messa per tutti coloro che soffrono. Per i più anziani, i malati ma anche tutti quelli che sentono il bisogno di raccomandarsi alla Madonna per i tanti problemi che affliggono oggi la nostra società.

Quest'anno, sabato 9 febbraio, Caritas e Misericordia si sono mobilitate per accogliere e trasportare quanti lo neces-sitavano.

È stato come sempre un bel pomeriggio, essere più vicini ai sofferenti arricchisce noi per primi.

Alla fine della S.Messa c'è stato un piccolo rinfresco con thè, dolcetti e castagnole che ci ha permesso di intrattenerci un poco con le tante persone conosciute che erano presenti.

Un grazie di cuore a quanti hanno collaborato per la buona riuscita della giornata, un grazie particolare anche ai nostri sacerdoti e al nostro diacono che hanno pensato a questa bella giornata.

Ascensione

Aspettiamo tutti gli amici delle parrocchie della Valtiberina per la festa dell’Ascensione presso il Santuario. Quest’anno la festa cade domenica 12 maggio.

Sante Messe ogni ora dalle ore 7.Francesca

Sant’Antonio

Anche nella nostra chiesetta di Santo Stefano abbiamo festeggiato Sant'Antonio abate domenica 20 febbraio 2013. Al termine della Messa è stata fatta la benedizione dei panini, cosiddetti di Sant'Antonio, e del mangime per gli animali: cani, gatti e qualche pollo.

Un tempo, quando tutte le famiglie avevano gli animali nell'aia o nella stalla, la festa era più sentita, anzi era richie-sta. Si benedicevano fieno ed altri mangimi per gli animali affidandoli al santo perché li proteggesse, dato che erano una importante risorsa della famiglia contadina.

Però anche ora la partecipazione dei parrocchiani è abba-stanza numerosa e fatta con devozione. Così ognuno ha ricevuto i suoi panini benedetti consumati a pranzo tutti assieme come benedizione per tutta la famiglia.

Le Damigelle

Il Lunedì di Pasqua, come si sa e come da tanti anni si usa, dopo la Santa Messa delle ore 11, ci si reca in processione alla Maestà della Battaglia. Quest'anno, fate attenzione perché cade il primo di aprile, faremo la benedizione dei campi e l'estra-zione dei premi per le due fanciulle anghiaresi che saranno le Damigelle della Vittoria per l'anno 2013. Siate presenti!

Anche a San Leo è stata festeggiata in modo adeguato la festa di Sant’Antonio che era spostata alla domenica succes-siva, cioè il 20 febbraio.Molte le persone che hanno portato animali e mangimi ad essi destinati. Poi tutti insieme per il pranzo organizzato nella sala parrocchiale, da poco rimessa a nuovo. Qui le provette cuoche di San Leo hanno dato il meglio di sé e la soddisfazio-ne è stata quella di aver passato una giornata tutti assieme.

Il gruppo delle Catechiste sta organizzando una gita a Roma per essere presenti con un appropriato programma dopo l’elezione del nuovo Papa. Il periodo pensiamo sarà nella primavera e coinvolgerà i ragazzi del catechismo e le loro famiglie ma l’invito è esteso a tutti.Per informazioni sulla data precisa e per partecipare chiedere in parrocchia o alle Catechiste.

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Da Tavernellea cura di Alessandro Bivignanni

Anche nella nostra piccola e bella parrocchia ci prepariamo a vivere la Settimana Santa, centro di tutto l’anno liturgico, che culmina nella Pasqua di Resurrezione. Come ogni anno saranno presenti ad alcune delle funzioni più importanti i nostri confratelli con cappa della Compagnia di Galbino.

La Settimana Santa inizierà la domenica delle Palme, il 24 marzo. L’inizio della Messa è previsto alle ore 10,45, presso il Centro Parrocchiale, per la benedizione dei rami d’ulivo. Quindi si svolgerà la processione, guidata dai confratelli della Compagnia, fino alla chiesa, dove proseguirà la S. Messa. L’appuntamento seguente è per il giovedì santo. Nel giorno in cui si ricorda l’ultima cena di Gesù con i suoi apostoli, faremo la S. Messa “in coena Domini”, alle ore 17, con il rito della Lavanda dei piedi ai confratelli e anche ad alcuni uomini. A seguire inizierà l’adorazione del SS. Sacramento fino alla mezzanotte, con i confratelli che si alterneranno a turni di un’ora. Alle ore 20, invece, è prevista la “cena dell’esodo”, a base di agnello al forno, erbe amare e pane azzimo: sarà consumata in piedi e senza festa, proprio come dice la lettura dell’esodo.

Il venerdì, giorno della morte di Gesù in croce, alle ore 15 faremo la celebrazione della Passione del Signore, con l’adorazione della Croce. Alle ore 19, invece, parteciperemo alla Processione ad Anghiari. Il sabato santo dalle 15 in poi ci sarà la possibilità delle Confessioni in parrocchia. Alle ore 22,30 al Cenacolo di Montauto, inizia la solenne Veglia Pasquale con la benedizione del fuoco e dell’acqua, e la S.

Messa della Resurrezione.Il mattino seguente, la S. Messa parrocchiale sarà al solito

orario. La notte di Pasqua il coro eseguirà dei canti solenni grazie all’aiuto di Cesare all’organo. Come ogni anno sono diverse le persone che collaborano con la parrocchia per la preparazione dei riti della Settimana Santa. Ricordiamo volentieri le persone che ancora pensano a seminare e curare le “vecce”, piante tradizionali che vengono messe al giovedì santo nell’Altare della reposizione del SS. Sacramento (noi lo chiamiamo ancora “sepolcro”, ma non è corretto), e che sono completamente bianche, perché sono cresciute al buio.

Buona Pasqua a tutti i lettori!

Nella foto le tradizionali vecce, completamente bianche perché fatte germogliare al buio.

Arriva la Settimana Santa

Macelli addobbatidi Clèto

La foto qui a lato raffigura la vetrina e la macelleria di Andrea Cangi, quella posta lungo il Borgo della Croce, sotto la Piazza principale di Anghiari. Per molti di voi forse la foto apparirà inusuale ed in effetti essa si riferisce al 1990. Dovete sapere però che fino a una venticinquina di anni fa, quando la carne si mangiava solo poche volte all’anno, usava addobbare le macellerie con i vitelli ed altri animali (come nella foto), fra cui spiccavano gli agnelli (la cui carne si consumava in particolare proprio nei giorni della Pasqua), destinati alla vendita.

Anzi questa preparazione delle vetrine veniva realizzata in previsione della notevole vendita di carne che si sarebbe fatta nei giorni successivi, ed era utile fosse pronta (la vetrina) per la processione del Venerdì Santo in cui confluivano ad Anghiari tantissime persone. Era un modo per pubblicizzare la propria attività ed attirare i clienti con una bella esposizione.

L’addobbo raffigurato nella foto si ispirò ai mondiali del 1990 e quello è stato l’ultimo anno in cui la famiglia Cangi allestì, con questo particolare criterio, la vetrina della loro macelleria.

Questa tradizione, presente anche in altri paesi, è finita per l’azione di questioni burocratiche.

Ora la macelleria è passata dal figlio Fausto e dai nipoti che continuano l’attività di Andrea.

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La cerimonia in occasione dell’annuale Assemblea dei Soci

La Banca premia studenti e giovani imprenditoria cura della Banca di Anghiari e Stia

Anche quest’anno la Banca di Anghiari e Stia ripete l’iniziativa delle borse di studio riservate ai soci studenti e ai figli di soci che nell'anno scolastico

2011-2012 abbiano conseguito le seguenti votazioni:- 10/10 nello scrutinio finale della scuola media inferiore;- 100/100 nello scrutinio finale della scuola media superiore;- 110/110 nel conseguimento del diploma di laurea, purché lo

studente abbia rispettato la durata legale del corso di studi e non abbia già ottenuto in precedenza dal nostro istituto analoga borsa di studio per il conseguimento di un altro titolo universitario, di primo o secondo livello.

***

Tali risultati eccellenti saranno premiati in occasione del-l’annuale Assemblea dei Soci, prevista per il prossimo mese di maggio, con una breve cerimonia. Per ottenere la borsa di studio il socio dovrà inviare copia del certificato che comprovi la sussistenza dei requisiti richiesti (nel caso di diploma di laurea, lo studente dovrà produrre la documentazione attestante il conseguimento del titolo nel rispetto della durata legale del corso di studi e dovrà dichiarare di non avere già ottenuto in precedenza dal nostro istituto analoga borsa di studio per il conseguimento di un altro titolo universitario, di primo o secondo livello), unitamente ai dati anagrafici dello studente e dell'eventuale socio genitore, alla Segreteria Generale della Banca di Anghiari e Stia, Via Mazzini, 17 - 52031 Anghiari (AR), oppure rivolgersi alla propria Succursale di riferimento, con la documentazione richiesta, entro e non oltre il giorno venerdì 19 aprile 2013.

***

La Banca quest’anno non si limiterà a premiare i migliori studenti, ma si rivolgerà anche a quei giovani soci che sono già entrati nel mondo del lavoro intraprendendo un’attività imprenditoriale. La fiducia nel futuro e la valorizzazione di determinati elementi caratteristici delle aziende del territorio sono infatti basilari per uscire indenni da questo periodo di crisi. Le imprese guidate o formate da giovani imprenditori sono la linfa vitale per costruire un futuro più roseo, indipendentemente dal settore di appartenenza o dall'attività esercitata. Per questo motivo la Banca di Anghiari e Stia Credito Cooperativo vuole valorizzare tali imprese, istituendo il primo Premio Giovani Aziende, che prevede le seguenti categorie:

Eccellenza Occupazione, categoria riservata a chi si è distinto nell’ambito del lavoro;

Eccellenza Performance, categoria riservata a chi ha conseguito la maggiore crescita in termini di fatturato ed utili conseguiti;

Eccellenza Ambientale, categoria riservata a chi si è distinto per investimenti in energie rinnovabili, risparmio energetico, smaltimento rifiuti, bonifica dell'amianto e quant'altro utile al rispetto e alla tutela del pianeta;

Eccellenza Internazionale, categoria riservata a chi abbia incrementato la presenza aziendale nei mercati esteri;

Premio speciale della commissione (Ricambio Generazio-nale), categoria riservata a giudizio insindacabile della giuria,

fuori concorso, per aziende dei vari comparti economici che abbiano realiz-zato cospicui ri-sultati produtti-vistici e di valore sociale, ovvero a persone fisi-che che abbiano acquisito meriti eccezionali per l'attività svolta in campo professio-nale, scientifico, artistico, culturale e sociale.

Il premio è finalizzato a valorizzare le eccellenze nelle attività prese in esame, che abbiano consentito all'impresa di compiere un significativo progresso o di meglio posizionarsi sul mercato di riferimento rispetto ai concorrenti, creando valore per il territorio, rendendolo più attrattivo e competitivo. Questi riconoscimenti, oltre a premiare l'impegno profuso dagli imprenditori, mirano a rafforzare l'immagine delle aziende, a favorire sia lo sviluppo delle imprese locali che la attrattività del territorio per insediamenti di nuove imprese, che poi facciano da volano per una rinnovata crescita dell'imprenditorialità locale. Per tali ragioni si ritiene fondamentale dare visibilità all'iniziativa, con l'auspicio che i casi di eccellenza stimolino un benefico effetto di emulazione.

Possono partecipare le imprese giovani socie, appartenenti ai diversi settori economici. Per aziende giovani sono da in-tendersi le ditte individuali il cui titolare socio abbia fino a 39 anni di età, ovvero quelle imprese in cui almeno uno dei soci, o dei membri del CDA, abbiano fino a 39 anni di età.

Il bando di concorso e la domanda di partecipazione sono disponibili sul sito www.bancadianghiariestia.it e in tutte le filiali della Banca.

***

Le domande di partecipazione dovranno essere inviate, utilizzando l'apposita “scheda di proposta di candidatura”, entro e non oltre le ore 12.00 del 19 aprile 2013:- tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, al seguente

indirizzo: Segreteria Generale della Banca di Anghiari e Stia C.C. - Via Mazzini 17 - 52031 Anghiari AR;

- a mano tramite una delle filiali del Credito Cooperativo;- tramite FAX al n. 0575 789889- tramite PEC all'indirizzo [email protected]È previsto un riconoscimento consistente in una targa e/o in un attestato, che saranno consegnati nel corso dell'Assemblea dei soci, da assegnare ai primi classificati. Tutte le imprese partecipanti saranno comunque invitate alla cerimonia di premiazione dove riceveranno comunicazione dell’esito della valutazione.Il disegno di Loris Babbini raffigura la storica sede della Banca di Anghiari e Stia.

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Offerte: un lungo elencoAbramo Maggini, Ponte alla Piera Adamo Balzani, PadonchiaAdelmo Mencarini, CampallaAdelmo Piomboni, Campo FieraAdina Dini, S. Mariano CorcianoAgostino Ruggeri, PolverieraAlberto Benedetti, Selvelle di PieveAlberto Manenti, CasanovaAlberto Montini, Le VilleAlberto Ricceri, FirenzeAlessandra Guadagni, Il BorgoAlessandro Martini, Via CarmineAlessia Pacini, VicenzaAlighiero Padelli, SabinoAlma Rossi Nicolò, VenosaAlvaro Fedi, CarmineAmalia Salvi, Mura di sopraAngelo Graziotti, GiardinellaAngelo Meucci, Via di San LeoAngelo Morvidoni, Campo FieraAngiolo Donati, FondaccioAngiolo Dragoni, PadovaAngiolo Ligi, MonterchiAngiolo Madiai, PolverieraAngiolo Nevistrelli, TavernelleAnita Fontana, CasacceAnna Cacianini, InfrantoioAnna Maria Camaiti, I FabbriAnna Maria Chimenti, FonacoAnna Maria Draghi, La GeppaAnna Maria Noferi, P.tta CroceAnna Maria Valentini, BucacceAnselmo Meucci, ScoianoAntonietta Giacomini, MaioloAntonio Agolini, RagnaiaAntonio Zanchi, BoliviaUna personaAscanio Cambi, Campo FieraAurelio Boriosi, CrocifissinoBarbara Bergamini, Via di S. LeoBenedetto Comanducci, CicognaBenito Raffaelli, Via NovaBruna Emma Biancucci, Chiassa Inf.Bruna Poderini, Il BorgoBrunera Falsetti, CalabriaBrunero Gaetani, MotinaBruno Acquisti, Molin di CatorcioBruno Bianchini, ViamaggioBruno Polverini, MonterchiCarla Achilli, BucacceCarla Dori, Le BertineCarlo Cabassi, MiramareCarlo Cherici, Piazza MercataleCaterina Papi, RomaCathia Acquisti, Viale StazioneCentro Anziani, Piazza del TeatroCesare Menatti, StaggianoCesarina Donati Sarti, SerafinoCinzia Bianchi, ArezzoCipriano Comanducci, La StazioneClaudio Boncompagni, ValleClemente Camaiti, TavernelleConforta Leonardi, TavernelleCosetta Cestelli, MonterchiCostanza Papi, FranciaCristini Monini, San LeoDaniela Fedi, PerugiaDemetrio Carboni, I FabbriDino Corsi, Via di San LeoDino Donati, ColcellaltoDiva Lanzi, Tubbiano

Domenica Pernici, CavrigliaDomenico Romani, MonterchiDonatina Giorni, QuarrataDonatino Baldi, CasolareDonato Fantoni, Via del ComuneEdda Catacchini, RomaElena Primitivi, Via del GiardinettoElio Ragno, BancaEmola Romolini, TavernelleEnrico Ghignoni, Via di PalazzoloEnzo Matteucci, Motina bassaEnzo Papi, Il BorgoEnzo Polendoni, Campo FieraEnzo Rossi, PantanetoErmindo Capolungo, PalazzinaEsterina Secondini, MonterchiEugenio Giorni, FirenzeEugenio Guadagni, Osteria TavernelleEva Cangi Bartolini, GiardinellaFabiano Acquisti, Il BorgoFabio Pecorari, Via del CarmineFabio Rossi, Via d'ArezzoFabrizio Antonelli, Ponte EleonoraFabrizio Fatti, Il Borgo di là dal TevereFabrizio Lazzerini, I FabbriFabrizio Nasini, InfrantoioFaliero Merendelli, Federico Foni, SienaFedora Zanchi, S. Giovanni V.noFelicino Acquisti, CavaleseFernando Paletti, BelvedereFernando Primaveri, BelluccioFilomena Luongo, BernoccaFranca Citernesi, ViaioFranca Tizzi, Pieve a QuartoFrancesca Pernici, Via CarmineFrancesco Chieli, InfrantoioFrancesco Comanducci, Via CarmineFrancesco Maggini, Ponte alla PieraFrancesco Testerini, Via d'ArezzoFranco Brizzi, RomaFranco Giorni, ScarpaiaFranco Landini, MonterchiFranco Leonardi, InfrantoioFranco Mercati, DepositoFranco Rumori, BernoccaG.G, MotinaGabriella Camaiti, Borgo CroceGastone Mafucci, Ca' di MaurizioGastone Mercati, IntroppoGemma Giorni, PerugiaGiampiero Marconi, Campo FieraGian Domenico Baggi, TavernelleGian Piero Alberti, GiardinellaGian Pietro Rossi, Via della FossaGianfranca Lombardi, Sesto S. G.Gianna Polcri, MaravilleGianni Natalini, TavernelleGilberto Roselli, Via del CarmineGina Magrini, Via NovaGiordano Baglioni, TorchialeGiorgio Franchini, TavernelleGiorgio Giorgi, Borgo CroceGiovan Battista Giorni, EmpoliGiovanna e Rinaldo Nicchi, Via di S. LeoGiovanna Gamberonci, MilanoGiovanna Marinuzzi, TriesteGiovanni Foni, Ca' de' fratiGiovanni Sassolini, Il TerratoGiuliano Donati, RenicciGiuliano Livi, Renicci

Giulietta Carboni, TavernelleGiuseppa Capucci, BernoccaGiuseppa Minco, ArezzoGiuseppe Comanducci, S. RoccoGiuseppe Fastacchini, RomaGiuseppe Matteucci, Ponte SospiriGiuseppe Poderini, InfrantoioGorizia Chiarini, San LeoGrazia Giabbanelli, Campo FieraGraziano Lazzeroni, ViaioGraziella Bonarini, GiardinellaGuido Guerrieri, CasacceImola Lombardi, MontinoIvano Leonardi, ArezzoIvo Scartoni, Via di PinoLando Cangi, San PrucinoLaura Di Lauro, GiardinellaLeandro Burioni, MotinaLiana Giorni, MonterchiLiana Polverini, BernoccaLidia Leucalitti, MonteloroLilia Guadagni, TavernelleLiliana Foni, Borgo della CroceLina Milanini, InfrantoioLivia Cestelli, CicognaLoretta Santi, CarboncioneLoriano Rosadi, Ponte alla PieraLuana Del Siena, CapreseLuciano Cecconi, InfrantoioLucio Carleschi, San Leo ArezzoLuigi Donati Sarti, Ponte dei SospiriLuigi Leonardi, BagnolinoLuigino Gorfini, ValcelleMarcella Mari, GiardinellaMarcello Dori, Le BucacceMarco Gigli, BernoccaMargherita Pacini, TavernelleMaria Canicchi, Mura di sopraMaria Clorinda Rogai, MelicianoMaria Ebe Ricci, MolinelloMaria Guadagni, Le StrosceMaria Maddalena Gori, IsabellaMaria Rosa Pancioni, Via di S. LeoMaricla Staccini, Il BorgoMarinella Miano, La StazioneMarino Bazzurri, Via di San LeoMario Baggi, ValealleMario Cambi, Campo della FieraMario Corazzini, BernoccaMario Gamberonci, Busto ArsizioMario Mariotti, SanremoMario Mugelli, BernoccaMario Valentini, Via del CarmineMario Veri, InfrantoioMarisa Gnaldi, OlmoMarisa Guadagni, Piazzetta BadiaMassimo Foni, Ca' de' fratiMassimo Fragai, Bagnolo di sopraMassimo Meozzi, Via di PinoMassimo Pernici, MontebelloMaura Conti, MontebelloMaurizio Checcaglini, Poggio del SoleMaurizio Girolimoni, GiardinellaMauro Baldi, MaravilleMauro Papini, BoziaMichele Baggi, La StazioneMichele Dini, MaccarinoMirco Meozzi, Ponte dei SospiriMirella Ferri, Borgo della CroceMirna Matteucci, Il BorgoMonica Magrini, Bernocca

N.C. Sperry, Casanova LaniNada Foni, ViaioNathalie De Tollenaere, Mura di sopraNatalino Del Pia, TerracinaNilo Nicchi, ArezzoOfferta senza nome SansepolcroOfferta senza nome, Il BorgoOlida Lanari, CarboncioneOriana Boncompagni, Campo FieraOrlando Polcri, TofanicchioOsvaldo Rosadi, Ponte alla PieraOttavia Antonelli, Il BorgoOttavio Cangi, Vicolo PiazzolaPalmiro Giuliattini, Molin BiancoPamela Zanelli, Il GhettoPaola Tuti Maranesi, RomaPaolo Monini, San LeoPaolo Quarto, RomaParrucchiere Ivana e Graziella, TerratoPatrizia Cangi, Campo FieraPatrizia Frini, MilanoPier Luigi Musticchio, ArezzoPiera Rossi, TavernellePierangelo Acquisti, FirenzePierino Pennacchini, Pino TavernellePiero e Silvia Matteucci, MotinaPiero Pacini, VicenzaPiero Rossi, Ponte alla PieraPiero Santi, La CommendaPietro Bartolomei Corsi, CarmignanoPietro Mondani, La CallaPrimo Del Sere, Il BorgoPrimo Franchini, LodiPrimo Mondani, Ponte alla PieraRenata e Marcello Minozzi, MonterchiRenata Salvi, InfrantoioRenato Morelli, CasacciaRiccardo Mondani, MilanoRina Bartolini, La Fonte TubbianoRina e Grazia Boriosi, SampierdarenaRinaldo ed Elena Mariani, TavernelleRita Andreini, GiardinellaRosa Gennari, InfrantoioRosa Vannucci, Borgo CroceRosanna Mercatelli, Marinello CiternaRosella Guadagni, BernoccaRosella Moscetti, BorghiccioloRosita Ghignoni, Chiassa-ViaioRossano Gorini, TavernelleRossano Omarini, TavernelleSanta Paperini, Lubriano VTSanti Carboni, InfrantoioSaura Cambi, Via del CarmineSecondo Mariotti, MotinaSenio Ruggeri, Via del ComuneSergio Bonanno, Ponte alla PieraSergio Cangi, San RoccoSergio Montagnoli, Via NovaSilvana Rossi, TrafiumeSilvano Boncompagni, Via di S. LeoSilvano Paceschi, FirenzeSilvano Rossi, CarboncioneSilvia Paci, Il SassoSirio Ruggeri, Via del CarmineSonia e Giuliano Polverini, MonterchiStefania Merendelli, InfrantoioTalete Antonelli, Ponte EleonoraTeresa Maurizi, TofanicchioTersilia Minelli Del PiaTina Del Furia Salvi, Il BorgoTito Bartolomei, Via Nova

l’elenco continua qui a destra

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Controllate che l’indirizzo nel giornale sia esatto.

Aiuteremo i postinie il giornale

non andrà disperso.

Tommasina Toriti, TavernelleUgo Bianchi, Cusago MIUmberto Bigioli, PolverieraValentina Pierantoni, Il FossoValeria Marzi, BucacceVasco Ghignoni, Via di PalazzoloVasco Memonti, Podernuovo II

Veneranda Martinelli, InfrantoioVentura Pannilunghi, Pieve S. StefanoVera Chiasserini, Borgo CroceVera Rossi Cuccini, Via del CarmineVincenza Ruscetti, BorghettoVincenzo Mazzoni, Via del ComuneVito Marzi, Ponte alla Piera

Vittorio Smacchia, PocaiaWalter Magrini, Via del CarmineWerther Canicchi, La Vigna

Sono pervenute anche alcune offerte anonime e queste:Adriano Lucertini, da Torino in

memoria di Pietro e Pier Paolo.Vally Fastacchini in memoria dei suoi defunti.

A tutti voi il nostro Grazie

Quando si cominciano a contare gli anni oltre gli 80, la vita acquista colori, esperienze e valori diversi, ma basta

saperli apprezzare per scoprirne la ricchezza e dimostrare che l’esistenza di una persona, anche quando sembra inutile e talvolta ingombrante, è sempre un dono prezioso agli occhi di DIO.

Qui alla Ripa le nostre ospiti sperimentano una serena convivenza; si sentono accolte e importanti e, dopo il primo impatto di inevitabile disagio, respirano l’aria di famiglia, certamente diversa da quella tradizionale, ma sempre famiglia dove ci si incontra, si ricorda e soprattutto si prega. In questi ultimi tempi ci sono state occasioni particolari e significative che hanno rotto la monotonia del quotidiano. Il 9 febbraio, un bel gruppo delle nostre ospiti ha partecipato alla festa dei nostri malati, organizzata molto bene in parrocchia, preparata dai volontari della Caritas e della Misericordia, davvero con tanto amore e generosità. Era bello vedere come giovani e meno giovani vivevano gioiosamente una esperienza umana e cristiana che fa bene al cuore. Qui alla Ripa una domenica abbiamo giocato a tombola ed era un incanto ascoltare le grida di gioia di chi vinceva piccole cose di poco valore, ma che faceva gridare: «Ho vinto!»

Il 10 febbraio abbiamo festeggiato il Carnevale. Sono intervenuti i nostri amici Siro Fontani e Carmelo Polizzi che hanno suonato e cantato con passione affettuosa le canzoni del tempo che fu, le persone, nostre amiche, hanno cantato ballato e coinvolto le signore e le suore facendole volteggiare a suon di musica anche con le carrozzine, a tutti loro va il nostro più sincero ringraziamento. È stato davvero un Carnevale unico. Noi Suore Agostiniane siamo contente della nostra presenza nel paese di Anghiari anche perché, oltre che vivere la nostra consacrazione al Signore, possiamo fare un servizio a chi non ha più la capacità di autonomia. Siamo grate alle tante persone che in varie circostanze collaborano alla nostra opera e godiamo quando ci sentiamo ringraziare per la nostra presenza. Com’è bello quando i familiari delle persone che abbiamo assistito vengono a trovarci con sincera simpatia e amicizia! Rimangono dei legami disinteressati e importanti perché ci danno l’occa-sione di ascoltare i loro problemi, di condividere le loro ansie,

i loro desideri e le loro gioie. A questo proposito vogliamo far conoscere quanto ci ha scritto la signora Serena, nipote di una nostra ospite di 97 anni ancora lucida e simpatica, che prega facendosi aiutare da Radio Maria e che vive di ricordi. Ecco alcuni passi che ha scritto la signora Serena:

Cara Suor Agnese ti scrivo per ringraziare te e tutte le persone che ti circondano. È difficile trovare le parole per esprimere quello che provo sapendo la mia nonna lontano da casa, ma poi ho capito che ora considera voi la sua nuo-va famiglia. Vi penso sempre e tutte con la vostra capacità di sapere accogliere la nonna e di esservi caricate dei suoi problemi e acciacchi e delle sue storie, sempre le stesse. E il vostro bello è che riuscite sempre a condire il tutto con il sorriso e belle parole. Grazie di cuore anche se le parole scritte nascondono la mia emozione. Auguri a voi e alle vostre fortunate famiglie, Serena.”

La gratitudine è il segreto che dà tanta gioia e ci fa sentire più leggero il peso e la responsabilità del nostro lavoro fatto con tanti limiti, ma con altrettanto amore.

Le Suore Agostiniane

Nella foto un momento della festa di Carnevale che ha coinvolto ospiti, amici e le suore della Ripa.

Dal Pensionato delle Suore Agostiniane della Ripa

Quante iniziative!

Lavori - In questi ultimi tempi sono state rimesse a nor-ma la sala dell’Oratorio, quella a piano terreno, e altre due sale adiacenti. Tutto questo per poter accogliere nel mi-glior modo possibile i giovani e i ragazzi che frequentano l’Oratorio. Domenica 17 febbraio l’assemblea del Gesù Morto si è svolta in questa bella ed ariosa sala restaurata.

In un prossimo tempo ci auguriamo di poter continuare un simile intervento anche alle sale del primo piano che sono, anch’esse, bisognose di restauro.

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Anghiari. Domenica 10 febbraio. Tardo pomeriggio.Conversazione in piazza.

Ciao Massimo.Ciao…Ieri avevo da fare, non ero in chiesa: come è andata la “festa del malato?”

Un po’ di freddo. Qualche fiocco di neve. Comunque, una bella giornata!

Alle 15,30 la “Chiesa del Fosso” ha cominciato a ricevere persone: anziani, malati, giovani, meno giovani; molti arrivati a piedi, altri con auto propria, altri ancora con i mezzi della Confraternita e con il pulmino della Parrocchia.

A fare accoglienza all’ingresso e all’interno della chiesa, gli animatori Caritas, gli attivisti della Parrocchia e i volontari della Misericordia; tutti con la grande voglia di partecipare alla Santa Messa e condividere successivamente un momento conviviale.

I malati in carrozzella in prima fila, davanti all’altare: gli anziani e tutti gli altri presenti, a sedere nelle panche; i volontari in piedi, attenti a portare acqua e tè caldo a chi ne manifestava il bisogno, anche durante la celebrazione.

La Santa Messa, una bella omelia di Don Marco, l’unzione dei malati e degli anziani, la comunione; il tutto in un clima attento e composto, solo marginalmente disturbato da qualche segno di distrazione fra le panche.

Al termine, come per incanto, si sono materializzati al centro della navata tavoli apparecchiati colmi di crostate, ciambelle, castagnole, altri dolci di vario genere, con bottiglie di aranciata, di acqua, dell’immancabile tè caldo.

Le “donne della Caritas” avevano predisposto un ottimo rinfresco da condividere con tutti i parrocchiani presenti.

L’abbraccio della nostra comunità attorno agli anziani e ai malati è stato ordinato e costante, disciplinato ed affettuoso, posto con gioia e serenità; il clima di dignità e compostezza ha prevalso sul pietismo, che in taluni casi avrebbe potuto soffocare la spontaneità.

E’ aumentato il chiasso in chiesa, così come ci si aspetta da una festa di qualsiasi genere; l’attenzione generale ha lasciato lo spazio a conversazioni di gruppo, a saluti fra persone che non si incontravano da tempo, ad anziani che hanno rivisto altri loro coetanei che magari non rivedevano dalla “giornata del malato” dell’anno scorso.

Poi, pian piano, con la stessa compostezza con la quale si era animata, la chiesa si è di nuovo svuotata. Ognuno è ripartito con gli stessi “mezzi dell’andata”, a piedi, in auto, con i mezzi della Misericordia, con il pulmino della Parrocchia.

Con altrettanta magia la navata della chiesa ha visto scomparire i tavoli ed i relativi vassoi, con annesse bottiglie. I volontari, chi armato di scopa, chi di cassetta, chi di straccio… hanno provveduto a rendere di nuovo il luogo sacro pronto per la sua funzione principale.

È stata proprio una bella giornata!***

Come vorresti la giornata del malato e dell’anziano per l’anno prossimo?

La vorrei ancora più partecipata!La vorrei con più presenze dei parrocchiani anghiaresi

(quelli giovani e meno gio-vani, quelli sani, quelli che non c’erano!

La vorrei con la presenza dei parroci delle altre parroc-chie, di San Leo, di Micciano, del Ponte alla Piera…!

La vorrei con tanti presenti delle nostre frazioni!La vorrei con tutti gli abitanti del territorio, stretti in un unico

abbraccio attorno ai nostri anziani, ai malati, ai disabili!***

Vorresti in definitiva la chiesa più piena?

Sì, vorrei la chiesa stracolma di gente.***

E perché? A che ti serve la chiesa piena di gente?

Vorrei la chiesa stracolma di gente perché significherebbe che gli anziani, i malati, i disabili, non appartengono solo alle famiglie di provenienza, ma appartengono a tutti quanti, alla collettività.

Perché quel giorno dovrebbe essere come una grande festa di matrimonio, ove gli sposi (gli anziani, i malati, i disabili) abbiano su di sé tutta l’attenzione dei parenti, degli amici, dei conoscenti, di tutta la comunità.

Perché la “gioia dell’esserci” da parte degli anziani, dei malati, dei disabili, dovrebbe fondersi con la “gioia dell’esserci” da parte di tutta la popolazione anghiarese.

Come pensi di fare, tu e gli altri tuoi amici volontari, per avere l’anno prossimo più persone in chiesa?

Non so. Forse dovremo iniziare da oggi, anzi da ieri. Pro-babilmente dovremo fare in modo che i nostri festeggiati per un giorno, gli anziani, i malati, i disabili, non aspettino un altro anno per sentirsi ben accolti dalla comunità anghiarese. Dovremo far sì che da oggi, giorno dopo giorno, tutti i giorni, nessuno si senta solo, escluso, abbandonato; la quotidianità dovrà prendere il posto della cadenza annuale.

E per fare ciò occorre l’aiuto e la partecipazione di tutti. I miei amici animatori Caritas ce la mettono tutta, ma

non basta. Animare significa esserci, intervenire per fare. Intervenire

significa trasmettere il desiderio, l’impegno e la volontà agli altri di fare lo stesso.

E gli altri siamo sempre noi: il vicino di casa, l’inquilino del condominio, il conoscente, il dottore, la donna delle pulizie, la casalinga, la donna in carriera, l’agricoltore, l’artigiano, il dipendente pubblico.

Se tutti assieme ci impegneremo, se riusciremo ad essere più vicini ai nostri anziani, ai nostri malati, ai nostri disabili, l’anno prossimo, in chiesa, ci accorgeremo che la giornata del malato, dell’anziano, del disabile, sarà diventata la giornata di una festa di gioia e solidarietà per l’intera comunità.

Ce la dobbiamo mettere tutta, tutti!Anche tu che ieri eri assente in chiesa perché avevi da

fare!

Si è fatto tardi. Ciao… e buona serata!Ciao Massimo, e buona serata anche a te!

Venerdì 3 maggio 2013 - Festa della Misericordia

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Oggi è una giornata impegnativa. Infatti è il 17 di gennaio e c’è la fiera a Monterchi, che non può essere saltata. Era la fiera dei maiali, ma lo è ancora, anche se è chiaro che la situazione dell’allevamento e della vendita di questo prezioso animale segue oggi canali diversi da cinquanta o cento anni fa. E così, come ci s’era messi d’accordo, verso le dieci passa Gastone con Mede e si va.

La giornata è stata abbastanza buona e abbiamo fatto il nostro giro per giungere ai recinti degli animali. C’erano maiali, pecore, animali da cortile e un bel gruppo di somarelli con tanto di fiocco.

Abbiamo scherzato un po’ con i presenti, rifacendo anche la scena della compravendita col sensale, e poi abbiamo continuato il giro, comprato la porchetta, quando Mede ha deciso di dotarsi di un bel paio di polli, ma non di quelli normali!, per le sue nipotine. "Chissà come saranno contente!” ha detto lui.

Io invece pensavo alla sua moglie.Mancavano i trattori e non ho capito bene perché. Ho

capito che c’è chi vuol portare la ricorrenza al sabato e alla domenica. Io voglio dare il mio sostegno al Sindaco che difende la scelta di mantenere la fiera di Monterchi al giorno diciassette, qualunque esso sia della settimana. Mi auguro che questa loro scelta dia soddisfazione e risultati positivi. Secondo me è importante coinvolgere tutti i cittadini di tutte le frazioni di Monterchi. Poi, da sé stessi, verranno anche le persone dai comuni vicini, e mi auguro in primis quelli di Anghiari, e di tutta la Valtiberina.

Ma la mia giornata non è finita qui. Nel pomeriggio ho partecipato alla Messa a Catigliano, celebrata da don Ferdinando, con tanto di benedizione del mangime per gli animali. Sono ripassato da Monterchi, ma don Quinto aveva già fatto la sua benedizione e invece ho fatto in tempo a vedere quella, la benedizione, fatta nel sagrato della cattedrale di Città di Castello. Ero a Castello, però, per la conferenza di don Andrea Czortek su Sant’Antonio Abate (nel disegno il logo della manifestazione). Ho scoperto che il fuoco di Sant’Antonio per cui facciamo ricorso al santo, non è quello di oggi (l’Herpes zoster) ma l’ergotismo da segale cornuta, grave malattia tossica di origine alimentare che perdurò per secoli in tutta Europa. Per questa malattia era di sollievo l’uso della grascia del maiale. Ecco un altro collegamento fra Sant’Antonio e il maiale. Poi, dalle parole di Tommaso Bigi, ho appreso che loro (di Castello) ‘governano’ bene le bestie la sera del 16 perché sennò parlano e possono dire male del padrone. Da noi ad Anghiari tale prerogativa degli animali mal nutriti era per la sera/notte del 24 dicembre.

Una bella giornata che spero di ripetere nel 2014.

Monterchi, la fiera e il maialedi Emmedipì

I nostri lettori IIFranco Badini abita a Castello, a Città di Castello.

Emerito Capostazione, nonché mio collega, è però di origine aretina, anzi chianina perché è nato a Castiglion Fiorentino, precisamente a Cozzano, uno dei tre in cui è divisa la località: di sopra, di mezzo o di sotto. Ora fa il nonno e l'agricoltore in cui (l'agricoltore) può esprimere le sue buone qualità.

Giovanni Bianchini è stato Direttore Didattico (si diceva così qualche lustro fa) ad Anghiari dal '90 al '95. Ora abita al Palazzo del Pero, prosegue la sua attività di ricercatore e di studioso e collabora per la valorizzazione della Val Cerfone. Ha pubblicato diversi saggi ed anche sul Catorcio d'Anghiari e sul suo autore, Federigo Nomi. Auguri di buon lavoro!

Alberto Benedetti è un lettore, nonché sostenitore, dell'Oratorio. Abita a Selvelle di Pieve Santo Stefano. Venendo dalla 3bis si trova prima di Pieve. Insegnante (al Liceo Scientifico di Sansepolcro fino a non molti anni fa) e studioso, ha pubblicato assieme a Loris Babbini il libro sulla storia della Misericordia di Anghiari, e noi attendiamo altre sue ricerche.

Alma Rossi sarà nostra lettrice da questo numero, anche se già conosceva il giornale grazie al fratello Andrea. Vi dirò subito che è la figlia di Luigi, il mugnaio del Molindagnolo, ed ora abita a Venosa, in provincia di Potenza, dove si era trasferita quale vincitrice di un concorso di ostetrica. In quest'ultimo tempo le è morto il marito e noi le mandiamo il nostro affettuoso abbraccio.

Nozze d’oro in casa Leonardi

Il 23 Febbraio 1963 presso il Santuario della Madonna del Carmine si sono uniti in matrimonio Vasco Leonardi e Lola Inci. Nella foto dell’epoca i novelli sposi erano in viaggio di nozze a Sanremo.

In occasione del loro 50° anniversario le figlie Ida, Ros-sana e Marisa, i generi, i nipoti e i bis-nipoti inviano i loro migliori auguri.

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Si avvicina a grandi passi la festa della Misericordia: il 3 maggio

Festa del Patrono

Nel manifesto dell’anno 1855 spicca nel programma la presenza di una mongolfiera. “Sul far della sera verrà inalzato un Globo Aereostatico”. Verrà successivamente “incendiata una macchina di fuochi d’artificio”.

Il manifesto del 1858 sostanzialmente ripete le medesime attività di intrattenimento: cambia solo la forma espositiva. “Alle ore 7,30 pomeridiane sarà inalzato un globo aereostatico. Alle ore 8,30 pomeridiane da abile artista verrà incendiata un’elegante macchina di fuochi pirotecnici”.

Nel manifesto del 1897, ove si legge di un 3 maggio in “edizione straordinaria”, anche se non ne conosciamo il motivo, sono presenti alcune novità: “Corsa di velocipedi, con premio di 100 lire al vincitore”. Ed ancora: “Corsa alla tonda a cavalli con fantino. Primo premio 70 lire e bandiera; secondo premio 30 lire”. Infine compare la tombola: “Tombola di 400 lire –cinquina 100 lire e tombola 300 lire”.

Con il manifesto del 3 maggio 1900 torniamo al “Globo aereostatico” e “incendio fuochi pirotecnici”.Si ripete la “Tombola con premio assicurato di 250 lire; cin-quina in qualunque fila lire 50, tombola lire 200”.Troviamo anche la musica.“Durante i sopraindicati divertimenti la banda comunale suonerà scelte sinfonie”.

Cosa aggiungere?Ci piace molto l’idea di una bandiera in premio (anno 1897) ove evidentemente il senso patriottico di allora era più sentito rispetto a quello dei nostri giorni. L’unico sventolio spontaneo del nostro tricolore, oggi appare solo se vinciamo i mondiali di calcio. Un po’ poco!Ci piace anche l’immagine di una mongolfiera che si innalza e danza nell’aria sopra i tetti del nostro bellissimo centro storico.Potremo assistere ad un balletto di mongolfiere sui cieli della Valtiberina?Fateci sapere!

Abbiamo preso atto con gioia e gratitudine dell’offerta di due carrozzine per disabili donateci dalla famiglia Capacci in memoria del caro Renato.Questi gesti ci incoraggiano nell’opera quotidiana che la Con-fraternita sostiene, giorno dopo giorno, a favore dei malati e dei bisognosi.La consapevolezza di poter contare ancora su famiglie che ci offrono in maniera disinteressata il proprio contributo senza nulla chiedere, è per noi di stimolo e di sprone.Che Dio ve ne renda merito!

Una vecchia lastra fotografica testimonia l’importanza che fu data all’anniversario del 1897 al Crocifisso della Badia, qui sull’altare maggiore della Propositura. In quell’anno si costruì anche la base in legno per portarlo in processione tutt’oggi in uso.

Per ricordare Proprio oggi aprendo un vecchio “Oratorio" mi è apparsa

una poesia firmata Franco Berlicchi. L'ho percepito come un segno... voleva forse essere ricordato?Ho creduto questo e perciò scrivo queste poche righe. Lo conoscevo come tanti altri. Aveva lavorato anche con me a scuola quando andò in pensione la Novella. Non era un tipo facile ma forse si sentiva anche solo e abbandonato. Spero che abbia trovato quella pace che non aveva trovato qui.

Bella l'omelia di Don Marco per il funerale della Novella, l'ha descritta proprio come era, una donna vissuta in una epoca in cui la miseria la faceva da padrona e lei doveva darsi da fare per sfamare tanti bambini della scuola materna. Abituata al rispetto, alle regole mal si abituava al mondo di oggi e non aveva certo timore a brontolare questo o quello qualora lo ritenesse necessario, una donna autorevole, sempre con la battuta pronta.Ho lavorato assieme a lei per quattro anni, mi ha insegnato tante cose, per questo la ringrazio e la ricordo con sincero affetto e gratitudine, con lei se ne è andato un pezzo di storia di Anghiari.

Francesca

Attività di intrattenimento previste: i soliti “ingredienti”, ormai consolidati: la tombola, l’estrazione della lotteria, un po’ di musica, i fuochi pirotecnici.Ma, cosa succedeva nei “3 maggio” di tanti anni fa?Abbiamo dato un’occhiata ai quattro manifesti d’epoca esposti presso il nostro museo storico di via Nenci.

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Lavori all’edificio che fu di Bernardino di SidoniaFra qualche anno...

di Clèto

Capita di sentire questa esclamazione. Io l'ho sentita a proposito del tetto del Conventone, quello di San Martino di dentro.

Nel 1977 il Consiglio Comunale affidò i lavori di rifacimento del tetto dell'edificio sede della Scuola Media Leonardo da Vinci, che vennero poi eseguiti. Loris Babbini, curatore della rubrica sull'Oratorio “Il Nostro Caro e vecchio Anghiari”, pubblicò un articolo nel gennaio del 1978 dal titolo: “Ultimo Trapianto al Conventone”, dove si intuisce la preoccupazione per il destino di questo storico edificio. Il sottotitolo è emble-matico: “Anghiari che scompare!!”

L'articolo veniva corredato di notizie tratte da un articolo del professor Gino Franceschini, già pubblicato nel catalogo della “Mostra delle Armi” nel 1968. Altre notizie, tratte dall'ar-chivio storico, riguardavano la Rocca di Anghiari e il Cassero propriamente detto. Bene!

Ogni volta che dal Borgo tornavo ad Anghiari il profilo del paesello natio aveva come una gran macchia rossa. Era il nuovo tetto del Conventone. Chieste spiegazioni, la risposta

fu molto conciliante: fra qualche anno non si noterà più la differenza. Sono passato oltre trenta anni ma ancora, quan-do torno dal Borgo, il tetto del Conventone non si è ancora amalgamato del tutto.

Ora l'amministrazione Comunale ha appaltato i lavori per il risanamento del Conventone e, fra gli altri, si prevede di rimettere in 'cima' al Conventone ciò che era stato buttato via (chiaramente si parla della tecnica costruttiva e non del materiale vero e proprio, perché quello vattelapesca dove sarà finito): il tetto a capriate in legno. Il disegno di Loris sintetizza lo spirito del suo articolo mentre la foto raffigura le 'vecchie' capriate buttate via nell'intervento di oltre trent'anni fa.

Auguri a Lina e Benito

Lina Sebastiano e Benito Giglini si sono sposati il primo maggio del 1963 ad Ariano Irpino in provincia di Avellino. La chiesa in cui è avvenuta la cerimonia si chiama chiesa della Madonna del Carmine, proprio come il nostro Santuario dove la Madonna apparve alla giovane Marietta. E quindi il prossimo primo di maggio saranno cinquant'anni tondi tondi, cioè nozze d'oro.

Già vedo che i nostri lettori si chiedono come hanno fatto a cono-scersi questi nostri fedeli lettori, ed ecco pronte le parole di Lina: Noi ci siamo conosciuti perché Benito è venuto al mio paese con i suoi amici che lavoravano in Svizzera. Ci siamo conosciuti, ci siamo piaciuti, ci siamo scritti per un po', intanto che lui lavorava in Svizzera, e poi ci siamo sposati. Abbiamo lavorato ancora in Svizzera e poi siamo riusciti a costruire la casa dove abitiamo, qui alla Giardinella, dal 1975.

A loro vanno gli auguri dei familiari e degli amici ed anche la Re-dazione, volentieri, si unisce a loro.

La foto ritrae gli sposi dopo l’uscita dalla chiesa della Madonna del Car-mine ad Ariano Irpino.

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Sarà collocata una lapide sulla sua tomba in Propositura

Quarant’anni dalla morte di don Nilo

Il cinque maggio di quarant’anni fa moriva il Proposto don Nilo Angelo Conti, che ad Anghiari è conosciuto e ricordato come “il Proposto”. Giunse parroco ad Anghiari,

in Propositura, nel 1936 e vi rimase fino alla morte, nel 1973. Don Nilo ha passato ad Anghiari anni tanto belli quanto com-plicati e faticosi: pensiamo alla guerra, al passaggio del fronte e la ricostruzione economica. Oppure pensiamo, sul fronte ecclesiale, agli anni del Concilio.

In tutte queste circostanze don Nilo ha saputo rispondere al nuovo che arrivava con estrema serietà ed intelligenza. Ha saputo accogliere gli aspetti positivi di una nuova mentalità moderna, e rifiutare ciò che non serve per l’uomo. Ha saputo difendere ed aiutare il suo popolo, gli è stato accanto nel periodo della guerra, riuscendo ad elargire speranza in un periodo in cui era difficile trovarne. Fu guida sicura del popolo più per autorevolezza che per ufficio, anche quando l’autorità civile scomparve. Fu davvero il “Sacerdote configurato a Cristo Buon Pastore”, che con sapienza e carità svolge il suo servizio nella guida del popolo cristiano. E poi gli anni entusiasmanti del Concilio con il vento della riforma ormai resa necessaria perché la Chiesa potesse meglio parlare al mondo: l’impegno con i giovani, con l’azione cattolica e i vari gruppi, la nascita dell’oratorio parrocchiale, del giornale, della giunta parroc-chiale, di un nuovo modo di fare Chiesa.

Tutto questo don Nilo lo ebbe ben chiaro, e ne intuì l’ur-genza non per motivi meramente organizzativi, ma per l’anelito

della Chiesa a confrontarsi col mondo e offrire all’uomo di oggi una proposta cri-stiana credibile e ragionata. Quan-ta trepidazione, probabilmente, alle prime riu-nioni della giunta parrocchiale o dei giovani all’oratorio. Non sapendo ancora bene cosa fare don Nilo seppe fidarsi della Chiesa e si mise al lavoro. Dei suoi semi gettati durante il suo fecondo ministero, la Parrocchia di Anghiari ne gode ancora oggi. Io, non avendo conosciuto direttamente don Nilo, se non attraverso i suoi tanti scritti, i ricordi dei più grandi di me e delle sue opere, ritengo che sia stato un atto doveroso la sua sepoltura privilegiata nella Propositura, che oggi viene coro-nata da una lapide. Mi auguro che davanti ad essa passi ogni anghiarese giovane, adulto o vecchio, per potersi confrontare con una così bella figura. La nostra parrocchia lo ricorda con gratitudine, ed eleva preghiere a Dio perché lo ammetta nel suo Paradiso, e da lassù don Nilo continui a lavorare per la sua amata Anghiari.

La foto ritrae don Nilo con la sua inseparabile agendina. Il luogo dovrebbe essere un altare laterale della chiesa di Sant’Agostino.

Ricordi di don NiloNell'anniversario del quarantesimo dalla morte di don Nilo Conti, abbiamo pensato di chiedere ad alcune persone che lo hanno conosciuto e frequentato di tratteggiarne un ricordo, possibilmente il più reale possibile, che è rimasto loro nella mente.

Maris ZanchiIl mio ricordo di don Nilo è che lui non era solo un parroco ma era un amico. Tu ti potevi confidare, ti dava dei consigli, amava il paese, il nostro paese: Anghiari. E voi ben sapete com'è nato Palazzo Taglieschi. È stato lui l'ideatore, lui che andava alla ricerca delle cose vecchie del nostro paese. Quando avevi bisogno potevi benissimo andare da lui che il consiglio per il bene tuo e della tua famiglia e di chi ti circondava era sicuramente certo ed era un consiglio affettuoso.

Gastone MafucciDon Nilo Conti era una persona eccezionale sempre presente nelle attività paesane, oltre che nella Chiesa. Lui diceva che l'apostolato si fa anche in piazza, non solo in chiesa.Lui è stato l'artefice del Carnevale della Gioventù, poi il Palazzo Taglieschi che era di sua proprietà e l'ha donato allo Stato. Credo che oggi non ci siano persone come era lui. Con queste poche parole ho voluto ricordare don Nilo.

Vittoria GuadagniDel Proposto non si può dire altro che bene, oltre che buono, era una persona con la quale si stava volentieri perché era un signore. Era delicato, era una persona intelligente. Poi s'è dato tanto da fare per Anghiari; io penso di averlo visto sempre in movimento. Si è sempre dato da fare sia per la parrocchia sia per il Palazzo Taglieschi che, insieme a don Vittorio l'hanno regalato allo Stato. Loro due hanno fatto quest'opera grande. Si sono sacrificati per ingrandire Anghiari. Volevano bene al paese. Don Nilo divertiva ascoltarlo quando parlava, per come sapeva dire bene le cose.

Aliana ChiasseriniIo ero ancora giovane. Mi ricordo solo che ho cantato alla Corale in occasione del suo funerale e ricordo che don Vittorio piangeva.

Anna PolveriniEra una persona unica nel suo genere. Un vero signore, umano con tutti. Certo ci sono preti di valore anche oggi ma io non posso dimenticare don Nilo. Io avevo per lui tanta stima, tanta fiducia. Peccato che sia morto.

Archivio fotografico don Nilo - Vorremmo costituire un archivio fotografico su don Nilo. Se avete delle foto scattate nelle occasioni più varie come battesimi, comunioni, matrimoni, oppure feste od altro, in cui è presente don Nilo, e volete condividerle con noi, fatecele avere.Le riprodurremo con lo scanner e vi restituiremo gli originali che pensiamo siano una cosa a cui tenete.Potete fare recapitare le foto in parrocchia o consegnarle ai collaboratori dell’Oratorio.

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Ha passato quarant’anni della sua vita accanto ai bambini dell’“Asilo”

La Novella

Anche la Novellaquesto cielo à lasciatoper novantatre annilo aveva ammirato

Persona giovialepronta alla battutal'incontro all'Asilodove lei lavorava

Ad ogni incontrosi ricordava il risottoche io da bambinogli davo sotto

Lontana parentedella mia bisnonnama ricordava spessoanche la mia nonna

Lei sempre dicevacon grande orgoglioa questa sua parenteladel bene gli voglio

Ora anche leiriposerà in pacesi era allontanatacon una corsa fugace

Era all'Ospizioin quel di Sansepolcroaltri Anghiaresisi trovano lì sotto

Ultima gitadella sopravvivenzama lei di Anghiarisentiva l'assenza

Una cara donnavera Anghiaresesempre col sorrisoe mai le offese

Ad ogni incontrola ritrovavo al bivioe mi parlavadei parenti di Cadicìo

Gli portavo i salutie lei contracambiavama restava in paesea godersi l'aria

Altra mascottedella nostra bandieradi lei Anghiarisi sentiva fiera

Il mio affettoper lei mai cedutoora tra di noitutto è caduto:

La morte della Novelladi Armando Zanchi

Riportiamo qui sotto l’omelia di don Marco della messa funebre e la poesia di Armando. Nella foto la Novella nella sua piazzetta delle legne mentre aspetta l’arrivo della Processione del Corpus Domini nell’anno 2006.

La Novella è sempre stata una figura molto evidente per la vita di Anghiari, anche se la potremmo definire una figura

normale e familiare.I suoi quarant'anni dell'essere stata cuoca all'Asilo, quando

c'erano novanta ragazzi e due maestre sole, l'hanno in parte for-mata; non faceva solo la cuoca, ma faceva anche la maestra.

Molti la ricordano con un mestolo in mano che richiamava all'ordine questi ragazzi. Perché si sapeva far rispettare e anche il suo carattere non era tanto tranquillo.

Mi sembrano importanti due cose. La prima è questa: non so voi, ma io ho sperimentato questa cosa. Prima c'erano molte figure educative accanto a noi. Cioè io mi ricordo quando andavo a porta Fiorentina e si giocava con gli altri ragazzi ma se si faceva qualcosa che non andava bene c'era sempre qualche adulto che ci rimproverava, che ci faceva smettere di fare quelle stupidaggini che si stavano facendo.

Non so come mai, ma prima la società era piena di persone preoccupate di trasmettere un valore o anche un modo di sen-tire o semplicemente un modo, un comportamento che fosse adeguato e rispettoso. Oggi queste figure non ci sono più; uno può fare qualunque cavolata e non essere ripreso per niente.

Mi colpì qualche anno fa, qui in fondo al Fosso, la Novella che riprendeva dei ragazzi: facevano un po' i maleducati. La Novella quando parlava si sentiva, perché un po' era sorda, un po' anche era il timbro della sua voce. Mi colpì, perché era at-tenta; poteva passare e andare in casa sua o entrare nella bottega dell'Elida. Mi colpì proprio questo fatto che riprendeva questi ragazzi richiamandoli ad un comportamento corretto.

E questo, vedete, è importante, perché i soggetti educativi della nostra società non sono mai uno solo, non è solo la scuola o solo la famiglia. Sono le persone che ti stanno attorno che ti educano (e purtroppo questa esperienza dell'educazione come preoccupazione fondamentale l'abbiamo persa).

Non ci sono più figure attorno a noi che sono preoccupate di trasmetterci una educazione, perché educare significa condurre, trarre, andare verso. Non ci sono più persone preoccupate.

Ecco, a me colpì la Novella preoccupata di essere educa-

trice. Cioè lei, che è sempre stata coi ragazzi, si preoccu-pava di tra-smettere un valore che vedeva de-teriorato in quei ragaz-zi e, senza preoccupar-si di niente, si è fatta capace di richiamarli.

E l'altra cosa che mi sembra importante è questa: un po' di tempo fa, per due volte, mi dette dei soldi per il Grest, per i ragazzi del Grest. Anche questo mi sembra un gesto importante e per questo la ringrazio, per quella testimonianza. Ma chissà quante altre volte lei avrà compiuto queste azioni.

Mi sembrava importante ricordarla, perché in lei c'è sempre stata questa preoccupazione verso i giovani.

Oh, una di novant'anni quando ha pensato a sé sembre-rebbe che bastasse, ha fatto molto a custodire la sua vita. Ma in lei c'era questa preoccupazione e consapevolezza di dover custodire nei ragazzi, nei giovani, i valori più importanti per farli crescere.

Ecco, nella sua vita, così semplice, questa preoccupazione la Novella l'ha sempre avuta.

Poi noi la ricordiamo per tante cose, per il suo essere un po' attrice, tutte le cose che ha fatto. Quando entrava in chiesa si sentiva subito perché parlava ad alta voce, aveva sempre da dire qualcosa che non le stava bene, perché quello era il suo carattere e il suo modo di stare di fronte a tutte le cose, con verità.

Però vorrei che la ricordassimo proprio per questa preoc-cupazione educativa della sua vita. Cioè nella sua capacità di trasmettere un valore o un comportamento che fosse adeguato, che fosse vero, che fosse capace di far crescere le persone che le stavano vicino.

Per questo la ringraziamo, perché la Novella è stata per molti di noi una testimonianza vera e buona per la vita.

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Con i Musei gestiti dalla Toscana d’Appennino Società Cooperativa

Sul filo della Memoria…

Doposcuola al Museo

Il Palazzo della Battaglia, Museo storico di Anghiari, è fatto apposta per imparare. Spesso stimola la curiosità dei visitatori che richiedono approfondimenti sui temi trattati nelle tante sale. I bambini, poi, rimangono entusiasti, facendo capire ai più grandi l’importanza della passione nello stimolare interessi. Quello che il Museo fa ogni giorno è cercare di incoraggiare queste passioni, dando l’opportunità ai visitatori di ricevere informazioni aggiornate e “abbordabili” sui molti temi storici della “Terra di Anghiari”.

Qual è stata l’attività “di punta” in questi freddi mesi in-vernali? Sicuramente il “Doposcuola al Museo”, che vedeva unire gli sforzi del nostro Museo comunale e del Museo delle Bilance di Monterchi per promuovere l’utilizzo di questi spazi in maniera insolita. L’iniziativa è stata concepita come “servizio” ai cittadini vogliosi di provare nuove esperienze insieme ai propri figli e… fra scatole di cartone che diventano macchine fotografiche, luci che trasformano la realtà, lance preistoriche e pitture colorate si può pensare che ci siano riusciti!

Per lo svolgimento di questa attività è doveroso ringraziare quanti hanno partecipato con entusiasmo e soprattutto con un nobile sentimento: la curiosità! W la curiosità.

Gabriele Mazzi

Palazzo della Battaglia, tel. 0575787023, E-mail: [email protected]: Palazzo della Battaglia

Pietro Leopoldo e il "peso" in Toscana

Il Museo delle Bilance di Monterchi conserva una preziosa copia delle Tavole di ragguaglio, il volume che il Granduca Pietro Leopoldo fece stampare e distribuire nelle "diverse Città, Provincie, o Comunità del Granducato di Toscana" a partire dal 1782. Per comprendere pienamente l'importanza di questo volume è necessario sapere che ogni Stato italiano aveva una sua unità di misura del peso. Anche all'interno dello stesso Stato, ogni città o paese spesso adottava un suo sistema metrico, a volte diverso da quello dei paesi vicini. Ad

esempio, limitandoci alle questioni legate al peso all'interno del Granducato di Toscana, Monterchi e Anghiari adottavano un peso e una libbra uguali a quelle in uso a Firenze, mentre la libbra di Sestino corrispondeva a "Libbre 1, Denari 8, e Grani 15 del Peso di Firenze".

Queste diverse unità di misura comportavano non poche difficoltà nei commerci, non solo tra le singole comunità ma anche tra queste e Firenze, e sicuramente facilitavano truffe e irregolarità. Pietro Leopoldo, venuto a conoscenza degli "inconvenienti, ai quali sono spesse volte soggetti i nostri amatissimi sudditi per la molteplicità dei diversi pesi e misure, che sono in uso" avviò una intelligente opera di semplificazione. In pratica ordinò che ogni Comunità del Granducato si sarebbe dovuta dotare di un "assortimento di pesi", e anche di misure, simili a quelle che erano conservate nell'Ufizio del Segno di Firenze, da lasciare a disposizione dei cittadini presso la sede del Magistrato Comunitativo. Di questo "assortimento" facevano pure parte due bilance e appunto il volume che raccoglieva tutte le unità di misura di ogni paese del Granducato, per facilitarne la conversione. Questa iniziativa volta a semplificare il sistema di peso delle merci, forse poco conosciuta, assume grande rilievo nel contesto della politica riformatrice di Pietro Leopoldo.

Il Granduca di origini austriache fu infatti artefice di im-portanti innovazioni, come l'abolizione della pena di morte, praticata in altri Stati ancora nei secoli successivi, o l'intro-duzione in Toscana dell'obbligo di costruire cimiteri qualche decennio prima dell'Editto di Saint-Cloud di Napoleone.

Anche per quanto riguarda il peso, Pietro Leopoldo fu un precorritore dei tempi. Bisognerà infatti aspettare la nascita del Chilogrammo e l'introduzione del sistema metrico decimale nel 1845 per ottenere l'unificazione delle unità di misura in Italia.

Lorenzo Minozzi

Museo Madonna del Parto, tel. 0575-70713, email: [email protected]

La vignetta di Scacciapensieri:Tutto serve!

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CRONACHETTA dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese.

Mese di Gennaio 2013

Mese di Febbraio 2013

Martedì 1. Stamani come prima persona ho visto il Crociani. Meno male!Lunedì 7. Oggi è morto Tersilio Chiasserini. Abitava a Tovari, ma era nato al Colle del Ponte alla Piera. Era anche un bravo compositore e cantatore di ottava rima.* Verso le Bucacce, dove c'era la quercia d'Acquisto, ho visto un gatto bianco spiaccicato. Non sarà mica quello della Paola?Venerdì 11. Questi giorni ho scritto poco, perché “ciavevo” un po' d'influenza strascicata.Domenica 13. Stamani in piazza c'era Memorandia e pio-veva.Mercoledì 16. Per ora la neve è giunta poco sopra il Borgo. Ma anche a Campalone.Venerdì 18. Oggi è morto Italiano Leonardi di anni 87. Abitava verso il Mammalucco, ma era nato a Pomaio nella zona fra San Polo e Molinelli.* Oggi è morto Giuseppe Pernici di anni 76. Abitava a Pocaia ed era nato alle Ville, a Ca’ d’Antonio.Sabato 19. Finalmente neve, ma poi non c'è l'ha fatta ed è girata in acqua.Lunedì 21. Oggi è morta Celestina Gennaioli di anni 91. Abitava per la via della Misericordia.* Oggi è morto Ernesto Saioni di anni 65. Abitava ai Mori, lungo la via di Campalone. Era nato a Bicecco e poi ha abitato anche a Palazzolo di Gricignano.Martedì 22. Oggi è morto Santi Spigoli di anni 87. Abitava a Viaio, alla Palazza, ed era nato al Molin del Comune.Mercoledì 23. Stamani ci si doveva vedere con Frido per prendere il caffè, ma ha fatto tardi al Sindacato.Giovedì 24. Stamani passavo dalle Logge e ho visto la Silvana che divideva per benino i rifiuti di casa sua nei vari cassonetti.Sabato 26. Oggi è morto Giovanni Mencherini di anni 73. Era nato a Stanghetta, ma abitava a Roma dove aveva fatto per tanti anni il carrozziere.Lunedì 28. Oggi è morto Angiolino Vichi di anni 86. Abitava alla Calla. Era nato al Carmine, ma la famiglia è originaria di Verghereto.Martedì 29. Oggi è morta Gina Giorni vedova Donnini. Era nata a Dagnino in una famiglia di sette fratelli. Poi da sposata è entrata a Barliano. Ultimamente abitava dalla nipote a San Giustino.* Passando per la Croce ho visto un fiocco celeste all'uscio del Conventone. Mi sa che Francesco è diventato babbo.

della valle di Volterena. Aveva 92 anni.Mercoledì 6. Stamani, quando andavo al mercato, ho incrociato Ennio che faceva la sua camminata. Ieri invece andava in su e in giù sotto Le Logge. Un po' più tardi, al mercato, è venuto anche un po' di nevischio o grandine, ma poco.Giovedì 7. Stamani ho guardato dalla finestra e Anghiari era coperto dalla nebbia. Anche “de là” il Borgo era coperto dalla nebbia. Solo che invece aveva fatto la solita incaciatina sopra i tetti d'Anghiari, sopra Ca' del Bocca e poco sopra San Martino di là dal Tevere.* Oggi è morta Francesca Franceschini vedova Borroni. Aveva 82 anni ed abitava al Giuncheto.Venerdì 8. Oggi è morto tragicamente Patrizio Bassani. Aveva 48 anni ed abitava verso la Bernocca.Sabato 9. Stamani l'Aliana, una volta che s'era messa a fare qualcosa, s'è slogata un piede.Anche oggi ci ha provato due o tre volte ma non ha voluto bufare sul serio.Domenica 10. Oggi ci doveva essere il Carnevale, ma è stato spostato per la morte di Patrizio.* Oggi è morta Giovanna Cavaciuti vedova Ghignoni. Aveva 98 anni ed abitava all'Infrantoio, in quella casetta dove aveva fatto ricollocare un'immagine sacra, dipinta dal marito, nel-l'edicola della facciata. Era nata a Morfasso, in provincia di Piacenza.* Oggi è morto anche Gino Mearini di anni 91. Abitava al Bagnolo ma era nato a San Prucino in quel di Caprese.Lunedì 11. Stanotte, finalmente, ha nevicato.Mercoledì 13. Oggi è morto Dino Rosadi, più conosciuto come Diavolino. Aveva 86 anni ed abitava al Molin Bianco quello nel Piano di Anghiari. Era nato invece a Verazzano, nella Valle del Sovara.* Oggi uno del Borgo cercava le castagnole dalla Domitilla. Meno male che lei ha detto, tipo Ninnìo: «Le castagnole? Oggi son le Ceneri, maccaroni fritti!»Sabato 15. Oggi è morto Franco Berlicchi. Aveva solo 55 anni ed abitava per la via del Campo della Fiera.Domenica 17. Oggi è morta Novella Ceppodomo. Aveva 93 anni ed abitava in fondo al Fosso ma con le finestre che davano nella piazzetta delle Legne. Era nata nella zona del Borghetto, a Palazzo Taglieschi. La ricordiamo per la sua attività di cuoca all'Asilo Infantile per tanti anni.Martedì 19. Passando dalla via della Portaccia per il funerale della Novella ho visto davanti alla Frattaccia una barca di legne e parecchie mi sono sembrate di faggio.Mercoledì 20. Il Fancelli m'ha detto che domenica scorsa, mentre era davanti all'immagine della Madonna per un attimo di meditazione, una donna gli ha detto quanto gli ci voleva a pregare.Giovedì 21. In fondo alla Ruga di San Martino ho incontrato Palmiro, quello del Molin Bianco e gli ho ricordato delle palme, che domenica all'Assemblea me n'ero dimenticato.Sabato 23. Passando davanti dall'Infrantoio, davanti al can-cello di Alberto ho visto che ancora c'è un mazzetto di vischio (penso natalizio).Mercoledì 27. Oggi al mercato non ho visto Gastone. Mi sa che ha fatto tardi che era a fare il chierichetto per l'acqua santa a Mezzavia e San Rocco.Giovedì 28. Oggi è morta Elda Santi Bonarini. Aveva 90 anni ed abitava per la via Nova, prima della curva del mulino. Era nata ad Anghiari vecchio, in Tralemura, e poi dopo ha abitato anche per il Terrato.

Sabato 2. Oggi è venuto a trovarmi mio nipote Giorgio. I suoi stasera vanno a ballare la Milonga al teatro.Domenica 3. Anche stanotte niente neve, ma di là dal Tevere è scesa abbastanza in basso.Lunedì 4. Oggi è morta Emma Baglioni vedova Cangi. Abitava nella zona delle Strosce ma era nata dietro la Badia, in via del Castello antico, e poi ha abitato alla Mangoccia, uno dei poderi

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Quarantesimo anniversariodella morte di don Nilo Conti,

Proposto di Anghiari dal 1935 al 1973

5 maggio: ore 11 S. Messa solenne in suffragio di don Nilo, nell’an-niversario della sua morte.Verrà benedetta la lapide posta sopra la sua tomba nella cappella del Sacro Cuore in Propositura.

Nei registri della parrocchia sono custodite le annotazioni di don Nilo come degli altri proposti. Il suo primo battesimo è stato quello del bambino della parrocchia di Viaio Gian Franco Citernesi, il 20 ottobre 1935.