2008-2 Oratorio di Anghiari

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PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI N. 2 APRILE - MAGGIO 2008 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue Il Presepe Vivente di Le Ville-Monterchi

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PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI Il Presepe Vivente di Le Ville-Monterchi 1 P o s te I ta li a n e S .p .A . - S p e d . in A .P . D .L . 3 5 3 /2 0 0 3 ( c o n v . in L . 2 7 /0 2 /2 0 0 4 n ° 4 6 ) a r t. 1 , c o m m a 2 , D C B /5 2 /2 0 0 4 - A R E Z Z O - T a r if f a p a g a ta - T a x e p e r ç u e

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PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHIN. 2 APRILE - MAGGIO 2008

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A

.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, com

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EZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue

Il Presepe Vivente di Le Ville-Monterchi

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L'ORATORIO DI ANGHIARI - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçueAnno XXXXII - Periodico del Vicariato di Anghiari e Monterchi. Con approvazione della Curia di ArezzoAut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Enzo Papi - Stampa: Grafi che Borgo, Sansepolcro.

l'editoriale di enzo papi

Educazione

Come nebbia al ventodi Franca Ciucoli

Dopo giorni grigicome nebbia al ventosi dissolvonodi pensieri vanile travagliate rifl essionile inadeguate visionie ritorna il chiarorein tutti i suoi splendoridi profumi e colori.

Si può diventare preti, come si diceva una volta, anche reggendo il moccolo alla sorella innamorata! È quanto è successo a don Marco. Anni sessanta; anzi, con precisione, anno ’66. Don Marco era un ragazzino di 11/12 anni e la sorella, maestra da poche settimane, era tornata da un campeggio alle Dolomiti innamorata di un biondino, un po’ distratto, dall’aria vagamente intellettuale.

Questo suonava il campanello di casa, nel pomeriggio, e veniva a prenderla alla porta; poi se ne andavano in giro. Lui, testimone fedele, dietro; su suggerimento della mamma: “ Vai con tua sorella!”. Singolare la chiamata di Dio alla verginità. Non ci sono situazioni ottimali, ma piuttosto la semplice normalità. Don Marco era un ragazzino taciturno, per nulla ingombrante: ti stava accanto, seguiva e basta. Ora, col senno di poi, si può aggiungere che, è vero, era silenzioso e parlava poco, ma seguiva ed ascoltava molto. E faceva tesoro; visti gli sviluppi successivi della vicenda!

* * *Scherzosamente i confratelli lo chiamavano il prete col buco. Don Pietro Zazzeri,

in effetti, aveva un profondo affossamento sulla fronte; sigillo di quando, parroco di montagna, correva da un casolare all’altro con la sua moto, fi nendo però un giorno a terra. Malamente. E la chirurgia degli anni 50 era quello che era, non prevedeva protesi metalliche! Così don Pietro rimase col suo buco in fronte e tanta saggezza. La sorella di don Marco frequentava abitualmente il suo uffi cio in curia; il prete era il suo direttore spirituale. Un rapporto molto stretto quello della sorella e del suo ragazzo con quel sacerdote magro dall’accento romagnolo. Non era un prete qualsiasi: leggeva ogni giorno almeno tre giornali; una biblioteca di storia, di teo-logia, di attualità. Colloqui lunghissimi e libri; libri e dialoghi: la fede, la politica, la società, il terrorismo, l’incontro con Comunione e Liberazione di cui don Pietro era un convinto sostenitore, l’impegno sociale, il doposcuola.

La sorpresa è che quel ragazzino che stava diventando adolescente non sentiva affatto il peso del suo ruolo di accompagnatore e di testimone. E fi nì per sgomitare e ritagliarsi anche lui il suo rapporto personale con don Pietro. Anche il futuro don Marco aveva trovato la sua guida spirituale! È incredibile come l’incontro, quel-l’incontro che ti mobilita, che ti fa dire sì ad una appartenenza e ad una storia più grandi di te, ti arrivi e ti sorprenda in un’ora qualsiasi, durante un evento scontato -le visite da don Pietro erano quasi quotidiane- con una persona che, a primo acchito, non è nemmeno lì per te; ma per altri.

* * *Anni 70. Geometri a Castello. Don Marco scopre presto la sua vocazione per

le costruzioni e la bellezza. È stato un buono studente, impegnato ed intelligente; ma le case ed i palazzi non sono stati il suo interesse esclusivo. C’è qualcosa di più alto e di più grande da edifi care nella vita di un uomo. Così quella mattina -usciva di casa presto per prendere i mezzi pubblici- non si caricò il solito zainetto dei libri sulle spalle, ma si infi lò sotto braccio il sacco a pelo dei campeggi. ‘Che fai?’ “Vado a occupare la scuola!”. Il preside di Geometri non era uno qualsiasi, si chiamava Ameglio Fanfani: basso e corpulento, una pipa eterna in bocca o fra le mani, una voce tonante che impressionava molto più del fi sico.

Non ricordo come andò a fi nire l’occupazione, ma le intenzioni di don Marco le ricordo benissimo: a scuola si va per studiare e si studia con la propria identità; con la recita dei salmi prima d’entrare, con la testimonianza personale, con le liste studentesche e col sacco a pelo… se necessario! Era la scuola di don Pietro e di C.L all’opera. Così non solo a Geometri, ma anche all’università di Firenze. Fino alla laurea in architettura, perché l’arte e il bello, la bellezza del creato e dell’uomo, a don Marco sono sempre piaciuti. La bellezza è la sua vocazione: la bellezza della vita, la bellezza del compito che vivi.

* * *A questo punto non restava che perfezionare l’Opera. Così don Marco, con la laurea in mano, non ha bussato alla porta dell’ Ordine degli Architetti, ma a quella del Seminario diocesano di Arezzo per chiedere il sacramento dell’Ordine. È a quel momento che la storia del laico si è sviluppata come storia del prete. Ed è diventata una presenza ormai venticinquennale; che tutti i lettori conoscono!

ANGHIARI 1992di Gemma Lenzi

Il tempo pare essersi fermato fra quelle antiche mura.

Da una fi nestra aperta il suono di una tromba sulle note di Verdi, panni stesi alle fi nestre come bandiere co-lorate, vasi di geranio vermiglio sui davanzali, corrosi dal tempo, vecchie sedute sugli scalini intente a ricamare, il profumo di sugo di una volta per i vicoli di pietra.

Tutt’intorno si respira aria di antico.

Che fatica!di Maria Pia Fabiani

Che fatica non far nienteper chi è abituato a fare!Ti ritieni un defi cienteche non s più lavorare;ti stupisci che ci siachi sta con le mani in mano,pur avendo la magia,il potere sovrumanodi fra bello ciò che è brutto,di far utile ogni cosa,migliorando quasi tuttocon l’azione laboriosa.E se forse un po’ ti stanchie ti devi riposare,specie se hai capelli bianchista’ tranquillo, lo puoi fare!E la notte puoi dormirecon la pace dentro il cuoreche ti puoi proprio sentiresopra l’ozio VINCITORE

15.9.07.

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Conversazioni su Mariacosì come è raffi gurata in opere d’arte nelle chiese di Anghiari

a cura di don Otello Branchi

La Madonna del Buon Consiglio

Dopo 62 anni, da quando cioè fui ad Anghiari come cappellano, ho avuto occasione di visitare nuova-mente la chiesa di Sant’Agostino e non nascondo di

aver provato pena nel vederla così spoglia di tutto; una chiesa testimone della vita anghiarese attraverso i secoli, dove le famiglie facoltose avevano lasciato un ricordo di sé e dove la fede del popolo aveva trovato l’ambiente per coltivare le proprie devozioni e conservare le tradizioni religiose.

A ricordo del culto e della devozione d’un tempo sono rimasti il coro ligneo col maesto-so leggio, che portano la data del 1701, e il bel quadro della Madonna del Buon Consiglio, incastrato nella parete, nei due fori di sempre, nella cappella omoni-ma, spoglia anch’essa dei consueti lumi e stucchi decorativi; mi è sembrato in attesa che la fede dei credenti lo

ponga in ambiente più adatto e più sicuro.Il coro fa ripensare ai frati agostiniani che qui hanno offi ciato

dal secolo XIII al 1808, quando, in seguito alle soppressioni napoleoniche, ad Anghiari vennero chiusi il convento della Croce e quello di Sant’Agostino, dove era allora priore fra’ Tommaso Tuti.

La chiesa continuò ad esser offi ciata, alle dipendenze della Propositura; il convento invece fu ceduto alla Comunità civica di Pistoia, la quale lo lasciò ad uso di abitazione del proposto don Nicola Tuti (la casa canonica presso la Madonna del Fosso ancora non esisteva) e poi, nel 1820, lo destinò a fattoria (La Fattoria di Anghiari) e così rimase fi no alla seconda guerra mondiale.

Certamente l’attuale inquadratura ambientale non aiuta la contemplazione serena e devota di questa immagine della Madonna, invocata con uno dei titoli mariani (Mater Boni Consilii) più venerati, specialmente nel XVIII secolo, al quale risale (1727) la prima concessione di celebrarne la festa.

Il quadro, di notevole importanza artistica, con l’immagine in olio su tela, ha dimensioni modeste: cm. 45 di larghezza e 35 di altezza; con la cornice, la base e la cimasa, raggiunge centimetri 124 di altezza e 81 di larghezza. La cornice di fattura propria del secolo XVII - XVIII, è in legno intagliato e dorato a mecca; ha le parti laterali e la cimasa incernierate al quadro per la rimozione. La cimasa è addobbata con stoffa di seta con fi orame e nappine di fi li d’argento. Le due corone regali, d’argento sbalzato, poggiano sulla testa della Madre e del Bambino, con bella fedeltà alla espressione posta sulla parte superiore della cornice: “REGINA M. BONI CONILII”.

La Madonna è veramente Regina, perché ha dato alla luce Colui che l’Apocalisse qualifi ca come “Re dei re e Signore dei signori” (Ap. 19, 16). È Madre del Buon Consiglio, perché

madre di Cristo, che Isaia profeticamente chiamò “Consigliere mirabile” (Is. 9, 5). Lei stessa poi visse tutta la sua vita sotto la guida dello “Spirito del consiglio” e aderì intimamente all’eter-no Consiglio di ricapitolare in Cristo tutte le cose: quell’eterno Consiglio che la volle rendere anche Madre nostra.

Le due fi gure, solo a mezzo busto, hanno la posizione che è tipica di questa immagine: il Bambino abbraccia il collo della mamma e accosta la sua fronte a quella di Lei, che non ha un volto maestoso di regina, ma piuttosto un volto dai lineamenti direi quasi adolescenziali. Il volto del Bimbo è lievemente atteggiato a sorriso: nelle braccia della mamma si sente sicuro. Lei è piuttosto assorta nel suo mistero; serenamente, ma anche pensosamente: il suo sguardo sembra andare molto lontano. Sembra volerci dire che il suo Bambino porta in sé, anzi è egli stesso, un “Consiglio divino”, un Consiglio misterioso di amore e di dolore: il mistero della redenzione.

Certamente sono frutto di una eguale risonanza contempla-tiva sia questa bella elaborazione pittorica, sia precedentemente la nota espressione poetica della terzina dantesca:

Vergine madre, fi glia del tuo fi glio,umile e alta più che creatura,termine fi sso d’eterno consiglio. (Par. XXXIII, 2)Ma quale l’origine di questa immagine sacra? Da chi può

essere stata dipinta? Dove poter vedere l’originale, di cui il nostro quadro e gli altri che troviamo sempre nelle chiese offi ciate dagli Agostiniani, sono una copia?

La risposta alle diverse domande ci viene data da una antica e documentata tradizione, la quale afferma che in seguito alla occupazione di Scutari (città dell’Albania), da parte dei Mu-sulmani, guidati da Amurat II, tutti gli edifi ci sacri venivano distrutti. Dalla parete di uno di essi si staccò prodigiosamente il pezzo d’intonaco nel quale era affrescata una immagine della Madonna col Bambino e, sorvolato il mare Adriatico, l’intonaco venne a posarsi in provincia di Roma a Genazzano, in una parete del Santuario dove è rimasto. Era il pomeriggio del 25 aprile 1467.

Inizialmente i terziari e i frati agostiniani, che offi ciavano quel Santuario, dettero alla immagine sacra il titolo di “Ma-donna discesa dal Cielo”. In seguito, poiché il Santuario era stato costruito sul luogo di una cappella piccola e fatiscente dedicata alla Madonna del Buon Consiglio, decisero di dare quel titolo anche alla prodigiosa immagine, e così, dal lontano secolo XV, proprio con quel titolo è onorata e invocata.

È col nome di Madonna del Buon Consiglio che anche i fedeli di Anghiari l’hanno invocata non solo in occasione della festa annuale a chiusura del mese mariano (come testimonia il libro delle Feste e Offi ciature della parrocchia, curato dal proposto don Nilo Conti), ma anche ogni volta che, per do-mandare qualche particolare grazia, al suono della campana (così mi ha raccontato una anziana signora, nata e vissuta ad Anghiari fi no all’età di trent’anni) accorrevano in Sant’Ago-stino, all’altare della Madonna per la recita del Rosario e il canto delle litanie, nelle quali con fi duciosa gratitudine si ripete Mater Boni Consilii, ora pro nobis.

È la invocazione che il Papa Leone XIII nel 1903 aggiunse al formulario lauretano.

Leggete a pag 23 l’articolo di presentazione di don Natale Gabrielli, parroco di San Polo

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CALENDARIO LITURGICO a cura di Franco Cristini

Mese di Aprile 20081° aprile martedì - Primo martedì del mese. In Propositura alle ore 17 Ora di Guardia con recita del Santo Rosario.3 aprile giovedì - Primo Giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni.4 aprile venerdì - Primo Venerdì del mese. Nella chiesa di Micciano, alle ore 20,30 S. Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza.Nel Santuario del Carmine alle ore 21, S. Messa con adora-zione.6 aprile domenica – Domenica III di Pasqua. Sante Messe secondo l’orario festivo.11 aprile venerdì - San Stanislao: vescovo e martire. Nacque a Szczepanowschi in Polonia circa il 1030. Ordinato sacerdote divenne poi vescovo di Cracovia. Governò da buon pastore. Fu fatto uccidere nel 1079 da re Boleslao che egli aveva rimproverato.13 aprile domenica – Domenica IV di Pasqua. Sante Messe secondo l’orario festivo.20 aprile domenica – Domenica V di Pasqua. Sante Messe secondo l’orario festivo.25 aprile venerdì - San Marco evangelista. Santa Messa alle ore 9,30 nella cappella di San Marco presso la Misericordia. Alle ore 18 S. Messa in Propositura. San Marco era cugino di Barnaba. Seguì l’apostolo Paolo nel suo primo viaggio missionario e poi anche a Roma. Fu discepolo di Pietro del quale riprodusse la predicazione nella stesura del suo Vange-lo. La tradizione gli attribuisce la fondazione della Chiesa di Alessandria. L’emblema di Marco è il leone.27 aprile domenica – Domenica VI di Pasqua. Sante Messe secondo l’orario festivo.29 aprile martedì - Santa Caterina da Siena vergine e dottore della Chiesa. Patrona d’Italia. È nata a Siena nel 1347 ed è morta nel 1380. Ebbe innumerevoli visioni, divise il suo tem-po fra la fervente preghiera, la penitenza e le opere di carità. Difese i diritti e la libertà del pontefi ce romano e si prodigò per ristabilire la vita religiosa.

Mese di Maggio 2008Mese dedicato alla Madonna

Nei giorni feriali alle ore 21 nella chiesa di Propositura di Anghiari e nella chiesa di Tavernelle recita del Santo rosario con breve rifl essione.

1° maggio giovedì - San Giuseppe artigiano patrono del lavoro. Primo Giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni.2 maggio venerdì - Primo Venerdì del mese. Nella chiesa di Micciano, alle ore 20,30 S. Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza.Nel Santuario del Carmine alle ore 21, S. Messa con adora-zione.3 maggio sabato - San Filippo e Giacomo apostoli. In Anghiari festa del SS. Crocifi sso. Sante Messe nella chiesa di Badia alle ore 9,30 e ore 11. Alle ore 17 in Propositura S. Messa solenne dove il vescovo amministrerà il sacramento della Cresima ai nostri giovani. Seguirà quindi la processione per le strade del paese fi no alla chiesa di Badia.4 maggio domenica – Domenica VII di Pasqua. Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo. Festa al Santuario del Carmine con S. Messe ogni ora a principiare dalle ore 7. Alle ore 16 benedizione dei bambini e alle ore 18 S. Messa in suffragio dei benefattori e dei festarini defunti.Ad Anghiari unica Messa alle ore 9,30 in Propositura.6 maggio martedì - Primo martedì del mese. In Propositura alle ore 17 Ora di Guardia con recita del Santo Rosario.11 maggio domenica – Pentecoste. Sante Messe secondo l’orario festivo. La Pentecoste celebra l’effusione dello Spirito del Risorto sulla Chiesa.13 maggio martedì - Beata Vergine di Fatima.14 maggio mercoledì - San Mattia apostolo: fu scelto come sostituto di Giuda Iscariota.18 maggio domenica – Domenica VII del Tempo Ordinario. Solennità della SS. Trinità. Sante Messe secondo l’orario festivo. “Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo, ado-riamo e benediciamo la Santa Trinità principio e sorgente di ogni bene.”22 maggio giovedì - Santa Rita da Cascia. Festa presso la chiesetta delle suore della Ripa preceduta da un triduo serale di preghiera.25 maggio domenica – Domenica VIII del Tempo Ordinario. Solennità del Corpus Domini. Alle ore 11 S. Messa solenne in Propositura per la Prima Comunione dei bambini della nostra parrocchia. Seguirà la processione con il SS. Sacramento fi no alla chiesa della Croce. 30 maggio venerdì - Solennità del Sacro Cuore di Gesù. “Il Signore ci ha accolti nel suo cuore, ricordando la sua mise-ricordia.” Alleluja. S. Messa alle ore 18 in Propositura, dove sarà inaugurata la nuova statua del Sacro Cuore.31 maggio sabato - Visita della Beata Vergine Maria a Eli-sabetta. “Maria si alzò, e partì in fretta verso la montagna, per una città di Giuda.” Conclusione del Mese Mariano con la festa della Madonna del Buon Consiglio.

Corpus Dominidomenica 25 maggio

Alle ore 11 in Propositura S. Messa e Prima comu-nione dei fanciulli di quarta elementare.Segue la Processione con il SS. Sacramento, che terminerà nella chiesa della Croce, dove ricevere-mo la Benedizione Eucaristica.

Siamo invitati ad abbellire il percorso della proces-sione con i fi ori per la strada e con le coperte alle fi nestre.Tutte le campane di Anghiari suoneranno durante la processione.

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Feste del SS. Crocifi sso3 maggio 2008Presso la chiesa della Badia:- ore 9,30 S. Messa- ore 11 S. Messa cantata in ricordo dei parroci di Anghiari defunti.

Presso la Propositura:- ore 17 S. Messa solenne presieduta dal Vescovo Diocesano monsignor Gualtie-ro Bassetti che amministrerà il Sacra-mento della Cresima. Segue la Proces-sione con la reliquia della S. Croce che terminerà presso la Badia.

SANTE MESSE FESTIVECELEBRATE NELLE CHIESEDEL VICARIATO DI ANGHIARI...

Ore 8,00 -PIEVE DI MICCIANOOre 8,30 -ANGHIARI: Chiesa di S. StefanoOre 9,00 -CENACOLO DI MONTAUTO " -CATIGLIANOOre 9,30 -ANGHIARI: Chiesa di ProposituraOre 10,00 -SANTUARIO DEL CARMINE " -SAN LEOOre 11,00 -ANGHIARI: Chiesa di Propositura " -PIEVE DI MICCIANO " -VALEALLE " -TAVERNELLEOre 11,30 -VIAIOOre 12,00 -TOPPOLEOre 15,30 -TUBBIANOOre 16,00 -PONTE ALLA PIERA " -PROPOSITURA (1a domenica del mese)Ore 18,00 -ANGHIARI: Chiesa della Croce

... E DI MONTERCHIOre 8,30 S. Maria della Pace Le VilleOre 8,45 San Michele Arc.lo a PadonchiaOre 10,00 CHIESA della Madonna Bella PocaiaOre 11,00 S. Maria della Pace Le VilleOre 11,15 San Simeone profeta a MonterchiOre 17 (ore 18 estivo) San Simeone a MonterchiUltima domenica del mese chiesa di San Michele Arc.lo a Pianezze ore 16 (ore 17 estivo).

Festadella

Madonnadel Buon Consiglio

eConclusio-

nedel Mese Mariano

31 maggio 2008

Ore 18 S. Messa presso la chiesa di S. Agostino, dove è conservata la sacra immagine.

Ore 21 in Propositura canto delle litanie lauretane e processione verso S. Agostino.Dopo il S. Rosario meditazione di mons. Otello Branchi sulla Madonna del Buon Consiglio.

Primo Venerdì del mesea Micciano alle ore 20,30

Primo venerdì del meseal Carmine

Ogni primo venerdì del mese, al Santuario del Carmine, S. Messa con adorazione alle ore 21.

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IL PALTERRE*: dove gli Anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo* Queste pagine possono essere lette dagli anghiaresi senza particolari prescrizioni. Per gli altri si consiglia moderazione.

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La vignetta di Scacciapensieri:Tagli!

Arzigogolatidi Turiddo Guerri

A volte in giornali e riviste si leggono articoli così arzigo-golati che si arriva in fondo senza capirci niente.

Se capita di capirci qualcosa, si dice: «Bastava una sem-plice proposizione con soggetto, predicato e complemento, e si capiva tutto.»

Ma la pagina sarebbe rimasta vuota e il direttore avrebbe licenziato il giornalista!

La spazzaturadi Roby 47Questo è un argomentoche se ne parla tutti i giornianzi, devo dire che ogni momentone produciamo tantae non sappiamo dove metterla.Il problema non è la raccoltama lo smaltimento.È una cosa bruttanon solo per la Campaniama per l’Italia tutta.Ci auguriamo che prendano delle soluzioniper non essere sepolti dalla spazzaturae non ci lascino soli Governo e Regionie ci liberino presto da questa tortura

Casale, 2008

La volpe e l’uvadi Sergio Lombardi

Molte volte si porta come esempio di cose impossibili o diverse da come appaiono. A questo pro-

posito direi che la suddetta è una favola molto calzante.

Tutto questo per dire che purtroppo oggi viviamo nella società dell’apparenza in cui le persone sono come i vestiti dou-ble-face, cioè le persone vengono plagiate,

raggirate e poi buttate ma naturalmente bisogna mantenere quella veste ipocrita di perbenismo perché non si ha il coraggio di manifestare la propria identità per cui si debbono delegare le proprie azioni. A benefi cio di chi non conosce questa favola cercherò di raccontarla in due parole.

Una volpe entra in una vigna, vede un grappolo d’uva e cerca di prenderlo, ma lo stesso è situato in alto, allora la volpe fa tre o quattro salti ma non ci arriva e se ne va; ma mentre va via per gratifi care sé stessa dice “non fa niente tanto era acerba”.

Morale: alcuni non riconoscono i propri limiti e trovano giustifi cazione denigrando gli altri rendendoli responsabili dei propri errori, in caso contrario dovrebbero ammettere il limite delle scelte anacronistiche fatte.

In defi nitiva occorre solo capire che ad ogni azione equi-vale una reazione per cui è giunto il momento di smettere di delegare gli altri per cui ogni cosa che accade è colpa degli altri. Si trovano mille scuse pur di gratifi care sé stessi, quando le cose non funzionano diciamo è colpa della società, ma per l’altro la società sei tu: e questo vale in ogni campo.

È il momento che ognuno si deve assumere le proprie responsabilità a meno che non si voglia continuare a vivere in una promiscuità.

Ma allora non ci si può meravigliare dei risultati a fare del facile perbenismo per mantenere un ruolo che socialmente ti è stato assegnato.

Silvia si è laureata Il giorno 18 febbraio 2008, presso l’Università degli Studi

di Siena, Facoltà di Lettere e Filosofi a di Arezzo, si è laureata Silvia Giovagnini, ottenendo la votazione di 102/110.

Silvia, che abita nella frazione di Tavernelle, ha discusso una interessante tesi su “Orifi cerie sacre dal territorio di Ca-stiglion Fiorentino”, avendo come relatore il professor Paolo Torriti e correlatore la professoressa Luciana Borri Cristelli che ha apprezzato molto il lavoro.

A lei le felicitazioni della redazione e di tutti gli amici e conoscenti di Tavernelle.

Auguri Melissa!Martedì 19 febbraio 2008 presso l’Università degli

Studi di Perugia, Facoltà di Lettere e Filosofi a, Corso di Lingue e Letterature Straniere, si è laureata Melissa Mercati.

Ha discusso una tesi dal titolo “Vodka e dintorni nella cultura e letteratura russa” ottenendo la bella votazione di 107 su 110.

Relatore: Olga Simic. Controrelatore: Andrea Lena.Agli auguri dei familiari e degli amici per Melissa si

uniscono quelli della Redazione.

I rami di ulivo di Cà di MaurizioDomenica 16 marzo, lungo la via della Battaglia, erano

numerose le macchine parcheggiate nei pressi della chiesa di S. Stefano.

Il motivo era molto semplice. Tutti volevano portare a casa, dopo la S. Messa delle otto e mezzo, le palme preparate da Gastone e raccolte nei greppi sopra casa sua.

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...il Palterre

TartarugheDopo le patate del prof. Giovanni di Maccarino, anche a

Tavernelle non vogliono essere da meno. Ecco allora che Angiolino Santi vi presenta questa strana patata a forma di tartaruga raccolta da lui medesimo.

L’ha coltivata nel suo campo lungo il tor-rente Libbia dove correva l’antica strada del

Chiavaretto alternativa per Arezzo divenuta col tempo più valida rispetto alla più antica di Pietramala.

Buenos Aires - Boulogne 6.2.08

Italia carissima,ringrazio tanto da parte mia per il giornalino che mi mandano, è una luce che mi illumina ogni volta che arriva, con tante cose della mia cara Anghiari.

Io non ho cercato queste fotografi e [sono le foto che Lina ha mandato tramite la cugina Italia N.d.R.], ma ce le ho sem-pre a portata di mano assieme a quelle dei miei cari nipoti e sette bisnipoti.

Sono gioiosa che le mettete nel giornalino e un gran ab-braccio e tanti baci, ricordi cari ai miei compagni di scuola, io li riconosco tutti, uno a uno ho il loro nome scritto nel mio cuore.

Tu li riconosci pure così non ti metto il nome.Come ci parliamo sempre per telefono tante cose da dirti

ma ho solo quello che ti dico sempre che mi manchi tanto e voglio tanto bene a te e Nello.

Un bacione, un grande abbraccio tua cuginaLina

Un saluto speciale a Mario Del Pia e viva Anghiari.

Il gruppo di mietitori della famiglia Tizzi in sosta per la merenda, (considerato che il sole è abbastanza basso all’orizzonte, il lavoro sarebbe poi continuato fi no a buio).Dovrebbe essere l’anno 1946 o giù di lì e siamo nel campo sotto il Santuario del Carmine, sotto alla fontana che una volta era acces-sibile a tutti.

Sono raffi gurati da sinistra. In piedi: Mammoli Marco babbo di Alfredo, Maria moglie di Quinto con la piccola Liliana Tizzi, Maria Tizzi, un’opera, Lina Tizzi con ai piedi la fi glia Mirella, Amedeo Mondani del Bagnolo aiutanteDavanti: Quinto Tizzi e alla sua destra il fi glio Leonardo, Ada moglie di Nello e alla sua destra un po’ indietro la fi glia Mirella e poi Ada moglie di Damiano, dietro di loro Pietro di Fragaiolo opera e Nello Tizzi, a destra più avanti Damiano Tizzi.

Auto Vs Pedonidi Clèto

Nella piazza d’Anghiari capitano momenti di confusione. Meglio questi che un deserto piatto direbbe qualcuno e

anch’io concordo.Però rimane il fatto che a volte le auto sono messe in

seconda e anche in terza fi la.E allora la proposta è semplice: vietare il transito ai pe-

doni. Lasciare cioè tutta la piazza a completa disposizione delle auto.

La cosa poi non sarebbe così drammatica. Coloro che da Anghiari vecchio o dal Fosso devono andare per la Croce (o viceversa) basta che vadano verso la Fonte e poi risalgono (o scendano) per la Croce.

Ma i negozi di piazza? Per loro troveremo un accesso dal vicolo degli Amori!

Tutti al teatrodi Clèto

L’invito non riguarda la lirica o la commedia ma la realtà. Il 5 marzo il freddo e la neve hanno scoraggiato (o impaurito) diversi ambulanti ad intervenire all’appuntamento settimanale del mercoledì ad Anghiari.Così quei pochi che c’erano si sono radunati tutti nella piazza del teatro e nelle sue adiacenze.Speriamo, ma mi sa che il mercato ad Anghiari non reggerà per sempre il confronto con supermercati ed affi ni.

Complimenti a Francesco!!Complimenti a Francesco Iacopucci di San Lorenzo per

avere conseguito in data 29 Gennaio 2008 presso l’Università degli Studi di Siena, facoltà di ingegneria, la laurea in inge-gneria delle automazioni davanti al professor Andrea Garulli e all’Ing. Salvatore Moretti, discutendo la tesi dal titolo: “Veicoli autonomi per la movimentazione dei container: localizzazione tramite transponder”.

Al giovane Francesco anche le felicitazione di tutta la Redazione.

Auguri Chiara

Il giorno 20 dicembre 2007 Chiara Pucci si è laureata con il massimo dei voti e lode con menzione speciale, presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Firenze, Corso di laurea specialistica in Biotecnologie Mediche, discutendo la tesi: “Prospettive del trattamento di crioconservazione del tessuto ovarico come possibile metodo per preservare la fertilità nelle pazienti oncologiche”.

La famiglia e gli amici si congratulano per questo ecce-zionale risultato.

Ci risiamo con la forchettaEh sì, ci risiamo con la forchetta.In occasione di queste elezioni politiche, ma anche di quelle passate, giornalisti politici ed avventori delle varie televisioni, per indicare il divario che si sta creando fra una forza poli-tica e l’altra usano il termine forchetta mentre, chiaramente, dovrebbero usare la parola forbice che dà appunto il senso dell’aumento/diminuzione della popolarità di un partito o di un prezzo nei confronti di un altro termine di paragone.In questi ultimi tempi è aumentata la forbice dei prezzi al minuto nei confronti del costo alla produzione.

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LE NOSTRE CHIESE NELLA STORIA E NELL’ARTEdi don Quinto Giorgini

La chiesa di S. Francesco al Cenacolo di Montauto

Nel territorio parrocchiale di Galbino-Tavernelle d’An-ghiari, in località denominata “Cappuccini”, in una solitaria collina rivestita di un verde bosco di lecci,

pini e cipressi secolari, alla destra del Sovara e non lontano dalla sottostante Villa “Barbolana”, sorge a quota 494 m.s.l.m. il Cenacolo di Montauto, cinquecentesco convento francesca-no con accanto una elegante cappella gentilizia e una chiesa, entrambe dedicate a S. Francesco Stigmatizzato.

Questo complesso francescano è stato fondato dai coniugi Federico e Margherita Barbolani, dei conti di Montauto, negli anni che vanno dal 1565 al 1567. In data 22 febbraio 1570 il Papa S. Pio V invia attraverso l’apposito dicastero al “Dilecto fi lio nobili viro ex Comitibus Montis Acuti” un’epistola (la cui copia si trova nell’Arch. Vescovile di Sansepolcro) con la quale si compiace sia per l’edifi cazione della chiesa e mo-nastero in onore di S. Francesco in territorio di Monte Acuto, affi data ai frati cappuccini, sotto la guida di un guardiano, sia per aver rifornito il convento di un notevole numero di libri di teologia e di molte reliquie di Santi avute a Roma e alla Verna, che dovranno rimanere “in perpetuo” al convento e ai suoi frati. Inoltre il Santo Pontefi ce concede ai fedeli confessati e comunicati di entrambi i sessi, che visiteranno questa chiesa nei giorni di Pasqua e della festa di S. Francesco in ottobre cento giorni di indulgenza.

Questa chiesa consisteva in un piccolo Sacello francescano edifi cato in territorio della Diocesi di Arezzo, ma sul confi ne con quella di Sansepolcro, nel cui territorio verrà edifi cata, solo un decennio dopo, l’attuale chiesa, più grande, per cui i due vescovi viciniori avevano giurisdizione rispettivamente quello aretino sulla cappella e il biturgense sulla chiesa conventuale. Per questa strana situazione di confi ni che si intersecavano, si narra che quando il 17 gennaio 1616 il nuovo Vescovo di Sanse-polcro mons. Giovanni Gualtieri fece il suo ingresso in Diocesi “presso la chiesa dei cappuccini di Montauto benedicendo in mozzetta gli abitanti”, poco dopo dovette per breve tempo de-

porla doven-do rientrare nel territorio del Vescovo aretino. Que-sta situazione durò fino al 1962, data in cui ci fu una revisione dei confi ni fra le due Diocesi, che saranno poi unite de-fi nitivamente nel 1986.

Gli antichi conti di Mon-tauto erano devotissimi

del Santo di Assisi. Infatti una fondata tradizione afferma che nel 1224 S. Francesco stigmatizzato passò per l’ultima volta in questo territorio, pernottando nel castello del conte Alberto, che gli offrì un nuovo saio in cambio di quello vec-chio insanguinato dalle stimmate, che fu conservato presso la nobile famiglia come preziosa reliquia. Fu portato poi a Firenze, forse trafugato con un sotterfugio, e custodito presso la chiesa di Ognissanti. Nel 2001 è stato riportato alla Verna, mancante di piccole parti di cui una si trova qui a Montauto custodita in un antico reliquiario ligneo.

Questa decorosa chiesa del Cenacolo è stata più volte ristrut-turata durante i suoi 430 anni di vita, conservando parzialmente il suo stile francescano, soprattutto nelle cappelle laterali. Fu consacrata a gloria di Dio e in onore di S. Francesco nel giugno 1578, dal Vescovo di Sansepolcro mons. Niccolò Tornabuoni, come si legge in una vecchia lapide murata sulla controfacciata sopra la bussola della porta d’ingresso. Questa chiesa inoltre fu arricchita di molte indulgenze da parte del Papa Gregorio XIII e di un’indulgenza plenaria perpetua per il giorno delle Stimmate, come risulta da due lettere datate 1577 e 1578, le cui copie si conservano nell’A.V. di Sansepolcro.

Nel secolo XVII, la famiglia di questa contea si divise in due signorie: una di Galbino e l’altra della Barbolana, ma non fu diviso questo convento, abitato sempre dai cappuccini. Ricordiamo che anch’esso, come altri, fu soppresso per alcuni anni durante l’occupazione francese della Toscana, ma dopo la caduta di Napoleone fu riaperto il 1° dicembre 1815, anche se con un numero di cappuccini inferiore al prescritto. Questi religiosi continuarono la presenza in questo luogo fi no allo scorso secolo, esattamente fi no all’8 settembre 1956, data in cui abbandonarono Montauto sia per i danni di guerra riportati dal convento, sia per il diminuito numero di vocazioni religiose. Un cappuccino, trasferito a Sansepolcro, continuò per altri 2 anni a prestare servizio festivo su questa chiesa, fi no all’agosto 1958, data in cui il convento fu riconsegnato ai proprietari duchi di S. Clemente, eredi dei conti di Montauto, i quali nei primi anni Sessanta lo vendettero alle Suore di Nostra Signora del Cenacolo, che lo hanno adattato per casa di esercizi spirituali,

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...le nostre chiese

di cui parleremo nella prossima puntata.Circa la ristrutturazione di questo sacro edifi cio nel XIX

secolo trascriviamo: “Questa Chiesa dedicata a Dio – in onore delle sacre stimmate di S. Francesco edifi cata dai conti di Montauto fu restaurata, ampliata ed abbellita dai duchi di S. Clemente, nipoti ed eredi – negli anni MDCCCLXXXVIII – MDCCCLXXXXII curandone i lavori Angiolo Cungi di Caprese”.

A sinistra, dopo l’ingresso principale si apre la bella Cappella gentilizia della famiglia Velluti-Zati dei duchi di S. Clemente, di forma rettangolare, di circa m. 4,30x3. Protetta da un’artistica cancellata in ferro battuto, entrando si prova un clima di alta spiritualità nel vedere dietro l’altare di pietra una vetrata istoriata che riproduce S. Francesco con vari ani-mali mentre un fascio di luce si sprigiona attraverso quattro fi nestrelle rotonde sul presbiterio. L’alto soffi tto si adorna di un cornicione formato da una serie di teste angeliche. Sulle pareti laterali vi sono due bassorilievi raffi guranti l’uno “Gesù

legato” e l’altro “l’Addolorata”.Sul pavimento rossastro, ai piedi dell’altare

c’è un cerchio di marmo bianco, sul quale è scritto: HIC IN CHRISTO QUIESCUNT OSSA ET CINER. PLUR.UM E NOBIL.MA GEN. F. BARBOLANEA, mentre nella lapide della parete sinistra si legge: IN QUESTO LUOGO OVE SORGEVA UN ORATORIO EDIFICATO DA FEDERICO CONTE DI MONTE ACUTO PER SEPOLTURA SUA E DEI SUOI DA DONATO VELLUTI ZATI DEI DUCHI DI S. CLEMENTE ARCIVESCOVO DI PATRASSO FU COSTRUI-TA QUESTA CAPPELLA CON IL SEPOL-CRETO GENTILIZIO NEGLI ANNI MCMXI – XIII CON L’OPERA DELL’ARCHITETTO GIUSEPPE CASTELLUCCI DI AREZZO.

Da questa cappella si scende per una lunga scala nell’umida e oscura cripta dove riposano le salme degli antenati di questa nobile famiglia, tra cui quella del loro arci-vescovo, nella cui lapide è incisa la seguente epigrafe:

Α P Ω: S. E. Rev. ma Mons. Donato Velluti Zati dei duchi di S. Clemente Arciv. Titolare di Patrasso, di Simone Vincenzo e di Marianna Giuntini, nato il XXX SETTEMBRE MCCMXXXXV MORTO XI DICEMBRE MCMXXVII”.

Passiamo a descrivere le strutture architettoniche di questa chiesa conventuale, a cui si accede attraverso un vasto piazzale delimitato da entrambe le parti dalle mura del parco del con-vento, che sono decorate da scene della Via Crucis riprodotte in

cotto. Ai lati della facciata, caratterizzata da un grande occhio sulla porta, ci sono due loggette uguali che la separano dagli ingressi dell’adiacente Cenacolo. Il sacro edifi cio si presenta orientato e di forma rettangolare, delle dimensioni di m. 18x 6,50 compreso il presbiterio sopraelevato di due gradini rispetto al resto del pavimento in cotto. Sulla parete centrale dietro l’altare di pietra domina un grande crocifi sso moderno. L’an-tico altare ligneo, proprio delle chiese francescane, aderente al muro è stato sostituito da quello attuale, per adeguarlo alle norme del Concilio Vaticano II e donato all’Istituto Statale d’Arte di Anghiari.

Il presbiterio è sovrastato da un soffi tto a volta, mentre il resto della chiesa è a travatura di legno a tre capriate. Due porticine laterali dal presbiterio permettono l’ingresso nel piccolo coro retrostante caratterizzato da un pavimento ligneo con intorno umili scranni per sedere e relativi inginocchiatoi. La chiesa è illuminata, oltre che dall’occhio, da altre tre fi nestre che si aprono in alto sulla parete sud. Sulla stessa parete, più in basso, abbiamo verso l’altare una nicchia con una devota statua della Madonna e verso l’ingresso secondario un’altra nicchia con dentro un “Ecce Homo” di carattere devozionale, che ci ricorda la dolorosa passione del Cristo.

Al centro dei due confessionali lignei esiste una lapide rettangolare con la seguente iscrizione in lettere maiuscole: ALL’OMBRA PROTEGGITRICE – DEL POVERELLO D’ASSISI – SINGOLARE PATRONO DI LORO SCHIATTA – RIPOSANO IN QUESTO TEMPIO – LE OSSA DI MOLTI DELL’ANTICA ED ILLUSTRE FAMIGLIA DEI BARBO-LANI – CONTI DI MONTE ACUTO – PERCHÉ ALL’ANI-ME DI LORO LA PRECE ESPIATORIA NON MANCHI E DEL LORO NOME LA MEMORIA COL TEMPO NON SI SMARRISCA – I DUCHI DI S. CLEMENTE EREDI Q. M. P. ANNO 1889.

Non ci rimane per concludere che presentare le altre due cappelle laterali, la cui superfi cie è di pochi metri quadri, di stile francescano. Sopra l’altare di pietra di quella centrale c’è una tela dipinta da un certo Pietro Gabrini, datata Roma 1893, che raffi gura la morte di S. Felice di Cantalice, e su quello, pure di pietra, dell’ultima cappella c’è un dipinto su tela dello stesso pittore con la stessa data che raffi gura il noto miracolo di S. Antonio da Padova, nell’atto di risuscitare un giovane dal sepolcro. Da questa ultima cappella si accede alla spaziosa sacrestia, di circa 50 mq., illuminata da due fi nestre ed arredata da vari mobili sinodali, tra cui un grande leggio con sopra un grosso libro dei salmi in lingua latina, sul quale leggevano l’uffi ciatura i cappuccini, mentre uno di loro girava le pagine. In un angolo c’è un tabernacolo ligneo in cui si conserva il reliquiario con un pezzo di saio di S. Francesco, di cui abbiamo parlato sopra, che la madre superiora Astrid Breiti gentilmente mi ha mostrato, mentre l’amico fotografo Mario Del Pia l’ha fotografato. Abbiamo notato l’autenticità della reliquia attraverso i sigilli vescovili e lo stemma della casata dei conti. Sul piccolo campanile a vela installato nell’angolo sud del muro orientale della chiesa c’è una sola campana, sulla quale appaiono immagini di santi e un’iscrizione latina. Essa è l’antica campana ma rifusa dalla ditta Bastanzetti d’Arezzo nel 1946 per ordine della famiglia Velluti Zati, in seguito ad una rottura fortuita.

Foto - Nell’altra pagina: La facciata della chiesa di S. France-sco e, sotto, il Sacello prima chiesa .

In questa pagina: l’interno della chiesa e, qui sopra, la reliquia del saio di San Francesco.

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Angolo della MissioneAngolo della Missionea cura di Franco Cristinia cura di Franco Cristini

cronache dai RenicciVITA DA CHÈNI

a cura del cane Pippo

LibertàLa libertà è la parola più bella che ci sia! E io ‘n me posso

lamentère che, anche quande ‘n se va a caccia, tutte le sere la mi’ passeggiatina la faccio.

Certo, me tengono al guinzaglio, che de lasciamme sciolto ‘n se ne fi dono (e fèn bene), però spasseggio ‘n su e ‘n giù, m’abaruffo cun qualche gatto, segno el mi’ territorio, guardo si veggo circolère qualche cagnetta… ‘nsomma: tiro a sfangalla!!!

Per mè, però, la libertà vera sarebbe gire ‘ndu me pèri tutto l’anno, senza dè’ noia a nissuno (se ‘ntendi), ma gire a zonzo e artornere quand’ ho fème e quande sento freddo, cume fa Scheggia. Eh, sì, lu’ è proprio libero… Ma se sa, è nèto gatto, e più cresci, più fa cume gni pèri! Pensè’ che da pichinino ‘n se muvìa de qui oltra! Adesso se sparisci e artonna ‘gni voltè’ de luna: m’ha ditto che va ghietro a le gatte e gni ne succedi de pelle de becco.

De mè se n’accorda quande sta diversi giorni senza mangère, o si è parecchio freddo e ‘nn’ha ‘ndu durmire, cume quand’ha bufèto e me lu so’ visto arcomparire ‘n tu la cuccia. Ma ‘n lu fa a cativeria: i gatti son cusì!

Noi chèni, ‘nveci, i padroni ‘n se lasciono manco si ci se ‘nnamora (io ne so qualcosa, che la Mirca ‘n la veggo da diverso tempo)!

Me verrebbe da dire “beato Rosco ch’è libero tutto l’an-no”, ma nn’è manco cusì, perché ‘l poro Rosco, el mi’ amico, per gire a zonzo cià armisso la buccia!!! Eh, sì, v’arincresci anch’a voialtri, scommetto! Pensète quante m’arincresci a mè, che s’era amici e ’gni tanto ‘nìa a trovamme! Lu’ è campèto troppo poco, poretto, perché unn’aìa accettèto el guinzaglio, era sempre al giro pe’ le vie e i pericoli li trovèa tutti i giorni. Cume ve dico, la libertà unn’è per noi chèni! Purtroppo, ‘gna fasse de ‘n’idéa che si se va al giro sciolti semo ‘n pericolo per noi e per quel’altri! Ma chi se rassegna a ‘nn’essere libero? Nissuno! E anch’io ‘na volta ciò provèto a scappère!

Fu quel giorno che m’aìon compro ‘n guinzaglio novo, cinese, sdilongabile, plastifi chèto, elasticizzèto, automatico, garantito per un chène de trenta e più chili: misso e strappeto tutt’uno! Arpenso che s’era appena scappi de chèsa e la mi’ padrona se la vidde a le brutte, perché io, svelto cume ‘n razzo, libero cume ‘l vento, prese ‘nverso ‘l Giardin de la Memoria, atraversette ‘n campo de fi eno e, nveci de chiappere ‘ndirezione del Tevere, salti ‘n su, ‘nverso la via nova!

‘N capìo più gnente, ero brièco de libertà… e per poco ‘n gì’ a fi nire sott’a ‘n’automobile! Tutti me chiamèono, me bocèono, chi de qua, chi de là e io ero sempre più cunfuso… Finché, alongo a la via, vidde uno che ‘ndaccqueva l’orto, che me prese a le bone, me chiamò calmino calmino e me cunvinse a gì’ da lu’, che m’arportò a chèsa! Ancora i mi’ padroni son lì’ che lu ringraziono!

‘Nveci a quel cinisino che gn’ha vinduto el guinzaglio me sa che ‘n gni dev’esse’ manchèto gnente!

E cusì io, pel momento, me so’ rassegnèto a qualche ritaglio de libertà, me contento de scorazzere ‘nsu e ngiù pel ricinto e de fè’ qualche passeggèta pei Rinicci, perché, ‘n fondo e ‘n fi ne, so’ nutrichèto, coccolèto, e ‘n me manca gnente, a parte el mi’ carissimo amico Rosco!

Ci s’arsenti!Il vostro Pippo

Una iniziativa da Micciano

Con tanta umiltà e gratitudine sono felice di pubblicare questa lettera inviatami dalla comunità parrocchiale di Mic-ciano con l’offerta di 500 euro da demandare alla missione Tanzania.

Quando ricevo questi messaggi il mio cuore si riempie di gioia, intendiamoci non per vanagloria, ma per la consapevo-lezza che altri fratelli e sorelle seguono la strada della carità nel nome di Cristo per amore di tanti fratelli più bisognosi.

Pace e bene

Offerte per la parrocchia

Le offerte pervenute in questi ultimi tempi.

Fastacchini Giuseppe da Roma manda 30 euro per opere di bene.La famiglia Ghignoni ha fatto pervenire 100 euro per le opere parrocchiali in memoria di Maria Manenti.

Gent.mo Dottor Cristini FrancoMissione Pro-Tanzania

Attraverso questa offerta, frutto di attività legate alla festa di Sant’Antonio abate, intendiamo condividere con voi una piccola parte di un lungo cammino.Manifestiamo profonda gratitudine per tutte le opere che fi nora avete svolto. Insieme a voi confi diamo nella Provvidenza del Signore che non farà mancare i suoi benefi ci a coloro che operano secondo il messaggio di Gesù: “Qualunque cosa avrete fatto ad ognuno di questi piccoli l’avrete fatta a me”.

Parrocchia di Micciano Festa di Sant’Antonio abate, gennaio 2008

Rose e Santa Rita

Il giorno della festa di Santa Rita, il 22 maggio, verranno benedette le rose:

- alla S. Messa delle 18 in Propositura,

- alle 21 presso la chiesa della Ripa.

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a cura di Laura TaddeiUNA STORIA PER PENSARE...

Continuiamo a guardare i gesti dell’Amore che Gesù-Buon Samaritano ci invita ad imitare. La Carità, l’Amore di Dio spesso si manifesta nei modi e nelle persone meno scontate. I Samaritani erano considerati degli emarginati, quasi di un’altra razza e di un’altra religione rispetto agli ebrei, e Gesù si identifi ca proprio con uno di essi. Quest’uomo è un viaggiatore, Gesù lo è, le cose più belle nei vangeli capitano proprio nei luoghi più laici: la tavola e la strada. Gesù a tavola fa le cose migliori, da Cana all’ultima Cena, alla moltiplicazione dei pani, alla festa in casa di Matteo il pubblicano. Ma il luogo privilegiato degli incontri di Gesù è la strada: incontra Zaccheo sulla strada, i lebbrosi, il cieco, è la strada che percorre insegnando e guarendo quella che lo conduce a Gerusalemme dove si compiranno i suoi giorni.

Gesù sa cos’è la strada, è un uomo “di strada”. Ha cominciato a muoversi prima ancora di nascere, ha viaggiato verso la casa di Elisabetta, verso la mangiatoia di Betlemme, è fuggito in Egitto, ha camminato per le strade della Palestina, è salito sul monte, non ha una pietra dove posare il capo, non gli è mai mancata una strada dove camminare. Gesù è un pellegrino, un viaggiatore, come questo oscuro samaritano. Più diffi cili sono i suoi contatti con la sinagoga e il tempio, dove genera spesso diffi denza, è meglio la strada per annunciare il Vangelo, lì guarisce, predica, si commuove.

Il samaritano rappresenta l’altro, l’inatteso, quello però senza il quale non si può vivere, quello che ti rivela chi sei, perché hai bisogno dell’altro per conoscerti, non puoi esistere senza di lui.

Gesù-Samaritano si presenta come l’estraneo, l’altro ina-spettato, prende spesso l’immagine dello strano, di quello che esce dai soliti canoni. Anche nella nostra vita, la compassione spesso, non assume i lineamenti rassicuranti dell’amico, del fratello, della persona ben conosciuta, ma ti costringe a lasciarti raccogliere da un forestiero, consolare da un estraneo che ti si avvicina, ti si fa prossimo. Proprio questo avvicinarsi all’uomo ferito gli permette di vederlo davvero, di provare quella com-mozione che diventa il motore di tutte le sue azioni successive. Anche gli altri l’avevano visto, ma da lontano, senza rompere la distanza che li separava, l’avevano forse sfi orato ma non raggiunto. Cristo è venuto a rompere la distanza fra cielo e terra, ad annullare le barriere fra gli uomini.

Farsi prossimo è anche farsi piccolo, l’amore non può sca-turire dall’alto, nasce dal di dentro: il primo gesto è scendere da cavallo e stare nella polvere insieme all’uomo ferito. Nello scendere dal trono, il cavallo, c’è il gesto di Gesù chinato sui piedi dei discepoli nell’ultima cena, c’è la sua discesa agli inferi, si è svuotato, è sceso dal cavallo della sua divinità per venire in terra con noi. Da qui, da terra, il Samaritano comincia

la sua opera di medico paziente: versa olio e vino. Se da una parte l’olio è sempre lenitivo, balsamico, il vino invece brucia sulle ferite ma disinfetta.

La consolazione, l’amore, la cura dell’altro non esita a usare anche il linguaggio del vino. C’è una compassione dell’olio che blandisce, ma forse non guarisce, e c’è bisogno anche del linguaggio forte del vino che può far male, ma senza il quale la ferita si infetta.

Certo vale anche il contrario: il vino senza l’olio è in grado di curare ma non di guarire, né di accompagnare nel lento per-corso della convalescenza. I gesti dell’amore sanno miscelare con sapienza olio e vino al momento giusto: Il Samaritano fascia le ferite, le copre delicatamente e con precisione con gesto tenero e insieme quasi professionale: dove ha imparato a fare così? Forse l’ha visto fare, ma è più probabile che lui stesso l’abbia un giorno ricevuto in dono.

Ha imparato a curare e a guarire perché forse curato e guarito egli stesso da qualcuno nel momento in cui aveva bisogno.

Mentre curiamo le nostre piaghe ci chiniamo su quelle degli altri e anche noi da GUARITORI-FERITI viviamo la solidarietà e la forza dei gesti dell’amore.

Il guaritore feritoUn uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dal-l’altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. INVECE un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli f a - sciò le ferite, versandovi olio e vino, poi caricatolo sopra il suo giumento, lo portò ad u n a locanda e si prese cura di lui (Lc cap.10,vv.30-34).

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Fotocronaca

Bucata

Alcuni arzilli nonni e nonne hanno vissuto insieme ai nipoti (e alle insegnanti che hanno coordinato il tutto) una bella esperienza. Lavare i panni come si faceva una volta.

E così mercoledì 12 marzo, nel piazzale della scuola elementare, una bella pignatta, molti panni, tanti catini, sapone fatto in casa e cenere in abbondanza sono stati gli ingredienti del pomeriggio. I panni, messi nella pignatta sono stati lavati da acqua calda e cenere.

Poi, il giorno dopo, tutti al fi ume, in questo caso la Sovara di fronte a Tavernelle, per lavare e sciacquare i panni e poi stenderli lungo le rive del fi ume. Le nonne si sono date da fare a turno per compiere questa che era una festosa ma anche faticosa attività casalinga.

L’albero se n’è andatoQuello che aleggiava nell’aria è diventato realtà. Uno dei

platani del giardinetto della Croce sarà immolato per far posto al semaforo. I lavori iniziati e le ruspe in attività non fanno presagire niente di buono (per la pianta).

Tutti hanno ragione: quelli che venendo dalla via del Carmine non riescono a oltrepassare l’incrocio, quelli che vengono da Tavernelle a velocità elevata (perché sono in ritardo), quelli che vengono dal Campo della Fiera e non riescono a svoltare a destra.

Certo una volta creato il marciapiede lato case popolari della via del Carmine, come stanno facendo in questi giorni, probabilmente la visuale si sarebbe allargata e sarebbe mi-gliorata l’accessibiltà dell’incrocio, compresi i pedoni che incontrano non poche diffi coltà per tornare a casa o andare a fare la spesa.

Il problema poi non è per una pianta abbattuta (gli svedesi ne avrebbero piantate 10 al suo posto!) ma il fatto che si è rotta la simmetria del luogo e prima o poi toccherà togliere anche le altre piante del lato est.

Nella foto le donne della Croce, ultima difesa per l’albero del Giardinetto.

La campana è tornataEra il 30 gennaio 2008 quando la campana

della Croce è ritornata fi nalmente al suo posto. I lavori si sono protratti anche il giorno dopo, 1° di febbraio, e la Paola non ha potuto fare a meno di salire fi no in cima al campanile per controllare che tutti i meccanismi fossero stati rimessi al loro posto (vedi foto). Così, dopo gli ultimi aggiustamenti ed i controlli dei bravi artigiani, la campana era di nuovo funzionante.

Poi, la domenica successiva, il 3 febbraio e festività di San Biagio, con la benedizione di don Marco e alla presenza di un gruppetto di affezio-nati alle vicende della parrocchia, la campana ha uffi cialmente ripreso il suo lavoro: far sentire gli annunci della parrocchia e il suono delle ore per gli abitanti del Borgo della Croce.

E così l’attesa un po’ lunga è stata ben presto dimenticata dalla gioia di risentire di nuovo il suono amico della campana della Croce.

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NOTE DALLA MISERICORDIAa cura di Massimo Redenti

Le vostre offerteAnonimo (ADP) 4 0Anonimo (EI) 10Bartolomei D.ssa Anna Maria 10Bergamini Giuseppe 20Boschi Verina i familiari alla memoria 135Bucciarelli e Tosin, le famiglie in memoria dei propri defunti 50Calosi Sila in memoria del babbo Calosi Morando 20Camaiti Derna 40Capacci Renato 50Capalbo Rita 20Chiarini Mary 10Cipriani Emma - Mafucci Gastone e famiglia alla memoria 150Ciucoli Lucia - il marito Polveri-ni Sergio alla memoria 100Del Pia Alessandro ed Ebe 18Dini Giustina Cangi - i fami-liari alla memoria 200Fabbriciani Cesare - Silvia ed Erica alla memoria 100Fastacchini Vally in memoria dei cari defunti 50Floridi Dott. Fulvio 40Fontani Mondovì - Coleschi Paolo e Neri Donato alla memoria 20Fontani Mondovì - i fami-liari alla memoria 185Gaggiottini Amerigo - Conti Adriana alla memoria 50Ghignoni Bruno e Luisa 20Giornelli Adriana 20Giovacchini Renata 10Lanzi Marisella 5Leonardi Vasco 10Locci Rina 70Magri Angiolo e Adriana 30Manenti Maria - i familiari alla memoria 210Maurizi Pasquale 40Minelli Tersilia 4 0Monini Fernando Santi 40Origeni Rosina - amici e cono-scenti alla memoria 66Origeni Rosina - condominio Ber-nocca e Carla, alla memoria 110Origeni Rosina - la famiglia Dra-ghi, di Trieste, alla memoria 50Procelli Adriano - le sorelle alla memoria 100Procelli Adriano - parenti ed amici alla memoria 190Renzi Rosa 40Rosadi Giampiero 10Rossi Silvano 2 0Ruscetti Vincenza 1 0Santi Assunto e Procelli Ni-coletta 40Storri Elisabetta - la famiglia Fran-chi alla memoria 130Che Dio ve ne renda merito

La Legge Finanziaria 2008 prevede anche per quest’anno la possibilità di destinare il cinque per mille delle tue imposte alla Mise-ricordia di Anghiari, in quanto organizzazione non governativa senza fi ne di lucro, iscritta all’Albo dell’Agenzia delle Entrate.

Non ti costa nulla

Infatti non è una tassa in più, ma sei tu che decidi a chi destinare il cinque per mille. E’ una quota di imposte a cui lo Stato rinuncia per destinarla alle organizzazioni no-profi t per sostenere le loro attività.

Come si può destinare il cinque per mille alla tua Misericordia?

I modelli per la dichiarazione dei redditi CUD, 730 e UNICO contengono uno spazio dedicato al cinque per mille, in cui puoi fi rmare ed indicare il codice fi scale della Misericordia di Anghiari 82000890515 nella sezione relativa al “sostegno del volontariato, delle organizza-zioni non lucrative di utilità sociale…”.

Coloro che sono in possesso del solo CUD e che non sono pertanto nell’obbligo di presentare dichiarazioni di alcun tipo, possono comunque aiutarci sottoscrivendo il modello di scelta allegato al cud stesso inviandolo direttamente con il servizio postale su apposita busta; costoro possono anche farci avere (direttamente nei locali della Confraternita) il modello della scelta e potremo inoltrarlo direttamente noi al-l’Agenzia delle Entrate.

Il modello in questione non contiene dati fi nanziari, per cui non ci sono problemi di “privacy” o di altra natura (riservatezza etc…).

RingraziamentoDopo due anni dalla prima iniziativa del

5 x 1000 a favore della nostra Confraternita di Misericordia, siamo in possesso dei dati uffi ciosi riguardanti il coinvolgimento della nostra popolazione.

Nel sito dell’Agenzia delle Entrate sono state pubblicate le adesioni di sottoscrizione per quanto riguarda la dichiarazione dei redditi 2005 (quella presentata nel 2006): con sincera soddisfazione abbiamo letto che a favore della nostra Confraternita sono state sottoscritte 562 assegnazioni. Quindi 562 persone e/o famiglie hanno chiesto allo Stato di devolvere il 5 x 1000 delle proprie imposte alla nostra Miseri-cordia. L’importo assegnatoci, che prima o poi ci verrà liquidato, ammonta a Euro 10.696,95 ed è una cifra molto importante.

Sempre nel sito dell’Agenzia delle Entrate abbiamo constatato che per l’anno successivo (redditi 2006 segnalati nella dichiarazione 2007) gli Anghiaresi hanno sostanzialmente riconfermato la loro fi ducia sottoscrivendo n. 546 adesioni a nostro favore. Di questo dato non abbiamo ancora la ricaduta fi nanziaria.

Il fatto che sostanzialmente ci riempie di gioia è il constatare che tanta gente anghiarese abbia risposto positivamente al nostro appello dimostrandoci così stima e fi ducia.

Con questo spirito cogliamo l’occasione per ringraziare di cuore tutti i sottoscrittori del “5 x 1000” a nostro favore, assicurando loro che sapremo utilizzare al meglio la somma che ci verrà destinata. Ringraziamo vivamente anche gli studi commerciali e contabili anghiaresi che con la loro collaborazione hanno contribuito a determinare il successo dell’iniziativa a nostro favore. A tutti loro il nostro più fraterno “che Dio ve ne renda merito”.

IL GOVERNATOREMassimo Redenti

5 x 1000 alla tua Confraternita di Misericordia

AIUTARCI NON TI COSTA NULLA

Bini MassimoBoriosi AurelioCambi SheilaCasalboni ChiaraCasalboni MaidaCasalboni Maria CristinaCasi LorettaDel Pia AlessandroGattaponi MarioLanzi Stefano

Leonardi VascoLimoni StefanoMeucci Debora Ricci Sofi aRicci Maria EbeSteinbruck Elisa

A tutti loroil nostro più fraternoringraziamento

I nuovi iscritti al 4 marzo 2008

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Giornata importantissima quella di sabato 01 marzo ultimo scorso, per il Gruppo Fratres di Anghiari, durante la quale l’assemblea sociale ordinaria, riunita

in sessione elettiva, ha proceduto al rinnovo dei propri Con-siglio Direttivo e Collegio dei Sindaci Revisori dei Conti, che dovranno gestire l’associazione nei prossimi quattro anni.

Tanti gli iscritti presenti all’incontro, a testimonianza del legame profondo tra questi, frutto del comune impegno di attenzione nei confronti di quanti tra noi sono alle prese con l’ineludibile esperienza della malattia, attraverso la donazione del proprio sangue.

Erano presenti, quali graditi ospiti, l’assessore comunale all’istruzione ed alle politiche sociali Giuseppe Ricceri ed il governatore della Confraternita di Misericordia Massimo Redenti (vedi foto qui sotto).

D o p o l’iniziale presenta-zione, da parte del presiden-te uscen-te Pietro Ganganel-l i , de l l e attività so-ciali svolte nell’anno

appena trascorso, dei risultati conseguiti e delle problematiche che hanno interessato il mondo della trasfusione del sangue non solo a livello locale ma anche provinciale e regionale dove, in questo ultimo caso, la grande famiglia dei Fratres della Toscana assicura ogni anno oltre settantamila donazioni di sangue intero e di plasma, cioè la terza parte del fabbisogno totale ed il saluto degli ospiti presenti, la parola è stata lasciata al segretario economo Alessandro Bivignani. Questi, utilizzan-do le moderne tecniche informatiche, ha illustrato il bilancio economico consuntivo duemilasette e quello preventivo due-milaotto, già verifi cati ed approvati nei giorni precedenti dal Collegio Sindacale dei Revisori dei Conti.

Dopo una cordiale discussione su quanto illustrato, con alcuni interventi da parte dei presenti e la richiesta di qual-che chiarimento, anche l’assemblea dei soci dava il proprio assenso al resoconto economico del gruppo, con l’unanimità dei consensi.

Si passava, infi ne, alla fase elettiva vera e propria, con l’apertura del seggio elettorale e l’inizio delle operazioni di voto, sotto l’attento controllo di un’apposita commissione. Ogni elettore poteva esprimere fi no a sette preferenze per il direttivo ed al massimo tre per i revisori dei conti

Chiuse le urne, iniziavano le operazioni di scrutinio delle quarantanove schede votate.

Questo il responso, tra parentesi le preferenze ottenute.Consiglio Direttivo: Ganganelli Pietro (47), Leonardi

Carlo (27), Vellati Fabiano (27), Bivignani Alessandro (24), Madiai Franca (23), Boldrini Simona (22), Bruttini Emanuela (21),

Del Pia Rita (16), Berni Giovanna (15), Mercatelli Gessica (12 ), Pernici Ermindo (12), Tappeto Luigi (11), Matteucci Piero (10), Bigiarini Stefano ( 9), Comanducci Sara (9), Ricci Michele (8), Fragai Massimo (7), Tramontani Maurizio (5).

Collegio sindacale dei Revisori dei conti: Camaiti Frido (35), Boncompagni Silvano (29), Pozzoli Agostino (22 ), Fro-sina Salvatore (16), Montagnoli Sergio (16).

Al momento di andare in stampa, non si sono ancora tenute le prime riunioni di insediamento dei due organi collegiali, per la distribuzione tra gli eletti delle varie cariche sociali (presi-denza, vicepresidenza, segretario, economo, capogruppo….). Una cosa è comunque certa: i diciotto votati nel Consiglio Direttivo come pure i cinque dei Revisori dei Conti, entre-ranno in blocco a far parte a vario titolo dei rispettivi organi di appartenenza e saranno pertanto chiamati a collaborare tra loro nel governare l’associazione per i prossimi quattro anni. A tutti loro il nostro più fraterno Buon Lavoro!

Orteip ‘08

Il Gruppo si arricchisce di 37 Soci BenemeritiIn base al nuovo statuto dei Gruppi “Fratres”, ogni

associazione ha il dovere di non dimenticare quanti in pas-sato hanno fatto parte di essa contribuendo, quali donatori di sangue particolarmente attivi, ad assicurare al sistema trasfusionale nazionale le necessarie risorse e che hanno poi dovuto sospendere questo nobile atto di carità umana e cristiana, per raggiunti limiti di età o per problemi di salute. E’ giusto e doveroso, infatti, che questi si sentano ancora parte viva della grande famiglia dei “Fratres” e possano partecipare a pieno titolo a tutte le iniziative sociali del Gruppo. Per tutto questo, il Consiglio Direttivo dell’associa-zione ha individuato nei mesi scorsi, dopo un’attenta ricerca nei propri archivi, ben trentasette ex iscritti rispondenti ai suddetti requisiti, proponendo poi all’ultima Assemblea Sociale la loro nomina uffi ciale a SOCI BENEMERITI del Gruppo.

Mediante una semplice cerimonia hanno pertanto ricevuto dalle mani del presidente e degli ospiti presenti l’attestato di nomina i signori: Acquisti Fabiano, Babbini Armando, Bulletti Fosco, Calogeri Elisa, Cambi Saura, Cangi Annamaria, Cangi Ottavio, Crociani Rinaldo, Del Sere Primo, Draghi Annamaria, Gabrielli Domenico, Gambacci Ottavio, Gamberonci Pier Paola, Giorni Vasco, Giovagnini Vittoria, Leonardi M. Grazia, Loddi Cristiana, Lodovici Gastone, Manescalchi Carlo, Marconi Gianpiero, Marini Antonio, Matteagi Bruno, Migliorini Sonia, Panichi Renato, Parati Domenico, Bozzoli Agostino, Ricci Giovanni, Rossi Enrico, Rossi Giuseppe, Rossi Loredana, Ruscetti Vincenzina, Scaccialepri Salvino, Testa Rita, Tramontani Maurizio, Vellati Muzio, Zanchi Maria.

A norma di statuto, i soci benemeriti godono a tutti gli effetti degli stessi diritti dei donatori ancora attivi, ad iniziare da quelli del voto e della possibilità di essere eletti negli organismi di governo del gruppo.

Il Consiglio Direttivo

Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres”Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it e.mail: [email protected]

ELETTI I COMPONENTI DEI NUOVI ORGANI DI GOVERNO

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...dal Gruppo Fratres

F A T T I U N R E G A L O: D O N A !Donare sangue è un grande regalo che fa bene agli altri e anche a te

DIVENTA ANCHE TU UN DONATORE DI SANGUE FRATRES !!!

IL CALENDARIO DELLE PROSSIME ATTIVITÀ SOCIALI

GITA TURISTICA DI UN GIORNO: DOMENICA 18 MAGGIO 2008.

Padova e le ville venete del Brenta a bordo dei famosi burchielli. Visita al Santuario del Santo ed alla cappella degli Scrovegni.

“Nei tempi antichi, Padova e Venezia erano collegate da tipiche imbarcazioni fl uviali chiamati burchielli. Il Burchiello era una imbarcazione in legno per trasporto passeggeri, con una elegante cabina a tre o quattro balconi, fi nemente lavorati, ornata con specchi, intagli preziosi e colori; spinto dalla forza del vento o dai remi, nel tragitto lagunare, e trainato da cavalli nel percorso da Fusina a Padova, lungo la Riviera del BrentaA bordo dei burchielli si svolgeva la dolce vita veneziana: qui nobili e patrizi, avventurieri e canonici, dame e cicisbei, commedianti ed artisti creavano un singolare e pittoresco ambiente che animava e rendeva piacevole il tragitto fl uviale ai viaggiatori locali e stranieri.”

FESTA ESTIVA DEL DONATORE : SABATO 31 Maggio e DOMENICA 1° GIUGNO 2008

Ritorna puntuale, come ogni anno, l’appuntamento estivo dei donatori di sangue Fratres di Anghiari che tanto successo di pubblico ha sempre riscosso. Si inizia Sabato 7 giugno: la sera, alle ore 21.00, presso il Santuario Mariano del Carmine, CONCERTO del Coro e dell’Orchestra del Liceo Musicale di Arezzo, in collaborazione con la locale Filarmonica Mascagni. Subito dopo, RICCO BUFFET per tutti nel chiostro antistante il santuario. Il giorno successivo, domenica 8, ore 9.30, in piazza Baldaccio, CONTROLLO GRATUITO di colesterolo, glicemia e pressione del sangue, con la partecipazione di medici e parame-dici del distretto sanitario ed i volontari della Confraternita di Misericordia. Durante la giornata MANIFESTAZIONI SPORTIVE e ricreative (torneo di pallavolo, passeggiata in bicicletta…). Dopo cena, ore 21.00, consueto SPETTACOLO DI ARTE VARIA, con la partecipazione di un comico di fama nazionale.

VIAGGIO TURISTICO DI DUE GIORNI: DOMENICA 17 e LUNEDI 18 AGOSTO 2008

TOUR DELL’ABRUZZO, CON VISITA AL SANTUARIO DI LORETOPartenza, di buon mattino, dal Campo della Fiera, alla volta de L’AQUILA, capoluogo di pro-vincia e di regione, città medievale ricca di numerose architetture e di nobili tradizioni culturali. Monumenti principali: Il Duomo, la basilica suburbana di S. Maria di Collemancio, la fontana delle novantanove cannelle. Nel pomeriggio, escursione sul massiccio del GRAN SASSO, con la funivia, fi no alla zona alpinistica e sciistica di Campo Imperatore, dove si trova l’albergo ove fu prigioniero Mussolini, nel lontano 1943. Il giorno dopo, passando attraverso il celebre traforo del Gran Sasso, faremo rotta verso la costa adriatica, visitando altri luoghi di indiscusso valore turistico per approdare, dopo diversi chilometri di autostrada, al SANTUARIO MARIANO DI LORETO. Da qui, nel tardo pomeriggio, faremo ritorno a casa.

Per ulteriori informazioni o per iscrizioni ad una delle due GITE SOCIALI, contattaci alla nostra mail elettronica o telefonaci ai numeri 0575/789577 (Sede), 3395323663 (Pietro), 3337174434 (Franca), 3381484889 (Fabiano).

GIORNATA DEL DONATORE DI SANGUE FRATRES: DOMENICA 14 DICEMBRE 2008

Preceduta dal consueto CONCERTO DI NATALE del Sabato sera in Propositura, l’appuntamento sicuramente più atteso da tutti i nostri iscritti e dalle loro famiglie ritorna come sempre, nell’approssimarsi delle festività natalizie, con la tradizionale ed ormai consolidata formula. SOLENNE CELEBRAZIONE EUCARISTICA delle ore 11.00, nella chiesa parrocchiale di S. Maria delle Grazie, in suffragio dei soci defunti, alla presenza delle autorità civili e militari e le rappresentanze degli altri gruppi di volontariato, impegnati come noi nella donazione del sangue. Alle ore 13.00, PRANZO SOCIALE presso un noto ristorante della zona, gratuito per tutti i nostri soci attivi ed aperto ad iscritti e simpatizzanti. Durante il convivio, ritorna la divertente estrazione della lotteria, animata dalle “battute” del nostro Agostino, Ago per gli amici.

Il Consiglio Direttivo

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Cresima & Cresima & ComunioneComunione

Lo senti? Lui ti sta chiamando, lo fa da quando sei nato!

Domenica 25 maggio 2008, nella solennità del Corpus Domini, durante la Celebrazione Eucaristica delle ore 11 nella Propo-situra di Anghiari, venticinque bambini della nostra Parrocchia riceveranno per la prima volta il sacramento dell’Eucaristia.

La nostra comunità parrocchiale è chiamata a pregare per tutti questi fanciulli che, con i loro vissuti, con le loro esperienze di vita, con i loro bagagli esistenziali, si presenteranno, per la prima volta, al Banchetto eucaristico.

Per fare memoria del dialogo che si è intrecciato con tutti loro circa tre anni fa, risuona appropriato il ritornello di un canto, caratteristico degli incontri tra giovani: “Siamo arrivati da mille strade diverse, in mille modi diversi, perché il Signore ha voluto così!”

La catechista Donatella

Quel giorno, parteciperanno per la prima volta alla Cena del Signore:

AlessandraAlessioAndreaAndrea PietroAntonioChiaraDavideEleonoraFedericoFilippoFrancescoFrancescoGabriele

GiulioLeonardoLindaLisaLorenzoLucaLuciaMarcoMattiaNiccolòSilviaSimone

3 maggio 2008: Sacramento della CresimaNella foto vediamo i ragazzi che riceveranno il Sacramento della Cresima il prossimo 3 maggio.È infatti dal 1961, cioè dalla prima visita pastorale di Monsignor Cioli, che la Cresima ad Anghiari viene amministrata il

giorno di così grande festa.I ragazzi di seconda media, che si stanno preparando al Sacramento che li confermerà nello Spirito e li diventerà “adulti

nella fede” (una volta si sarebbero chiamati “soldati di Cristo”) si sono preparati con un cammino che dura da ben 6 anni, accompagnati dalle catechiste Cinzia e Loredana. Quest’ultima, negli ultimi mesi, si è dovuta assentare per il felice arrivo della sua secondogenita, e allora è arrivata la catechista Anna per condividere con loro gli ultimi mesi di catechismo.

Il giorno avanti la loro festa faranno il con-sueto ritiro al Cenacolo di Montauto, e, infi ne, il pomeriggio del 3 maggio, faranno la loro profes-sione di fede di fronte al nostro Vescovo.

Sono loro che vi invitano tutti ad essere presenti alla Celebrazione eucaristica delle 17 in Propositura, e a ringraziare con le loro famiglie il Signore che attraverso i suoi Sacramenti ci dona continuamente ogni bene.

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Reperti di Sant’Antimo

L’Associazione Storica Alta Valle del Tevere in collaborazione con il comune di Monterchi e l’Assessorato del Turismo della Comunità Montana Valtiberina ha organizzato per il pomeriggio di sabato 1°marzo 2008 un incontro all’interno del paese di Monterchi.

Il gruppo si è ritrovato di fronte al Monastero delle Benedettine e da qui li ho accompagnati all’interno del complesso edilizio. Erano presenti professori, insegnanti e aderenti a questa associazione per vedere un reperto che si trova murato in un’edicola dell’orto delle monache. Nel frontespizio di un altare all’aperto ci sono infatti alcuni reperti che non sono settecen-teschi, come verrebbe da pensare, ma medievali. Qualcuno ha prospettato che provenissero dall’antica pieve di Sant’Antimo. Questa ipotesi è stata avvalorata dall’architetto signora Anna Pincelli che dopo aver visitato l’af-fresco della Madonna del Parto, in una sala del Pazzo Massi ha illustrato in modo dettagliato il valore artistico e documentaristico di questi reperti ritrovati nel monastero di Monterchi.

Quindi il professor Fatucchi ha commentato il suo articolo sulla Madonna di San Martino. Egli ipotizza che i resti di quella chiesetta presenti nella zona di San Martino (che non è mai stata però chiesa parrocchiale), vicino alla Murcia, facessero parte di un piccolo monastero sperduto nelle colline della valle del Padonchia.

Quindi c’è stata la presentazione del numero 34 di Pagine Altotiberine che contiene questo studio del professor Fatucchi sulla Madonna di San Martino e molti altri interessanti interventi.

Quindi per tutti gli ospiti c’è stato un piccolo incontro per la degustazione di prodotti dell’area monterchiese.Presidente di questa Associazione è il prof. Ermanno Bianconi di Città di Castello.Nella foto il complesso di Sant’Antimo restaurato con cura dagli attuali proprietari e da cui, sembrano provenire i reperti descritti

nell’articolo.

Una Panda blu spesso tu vedi, passando davanti alla chiesa di S. Stefano, posteggiata dietro la ca-nonica, sempre pronta, malgrado tutto, ad andare dove qualcuno bisognoso di aiuto chiami.

Una Panda che parla di lui, ma se tu parli con lui, ti accorgi che lui parla di un altro al cui servizio un giorno si mise con prontezza e generosità.

Esattamente l’1 maggio 1983. Ordinato sa-cerdote fu inviato nella Pieve di Micciano e poi a Gricignano e a Sigliano, poi ancora a Micciano e in fi ne a Montalone e Compito.

Poi, per problemi di salute, si è fermato a Sansepolcro, ma in attesa di Sigliano di cui è parroco.

Un giorno, chiesto di lui ad una donna di Com-pito rispose all’interlocutore: «Non c’è! »

Ma poi aggiunse: «Uno meglio di lui non ce lo potevano mandare!»

Questo avevano capito quelli di Micciano, quando avendo deciso di lasciarli, andarono dal Vescovo per farlo rimanere. Ciò si spiega perché lui dove va, effonde nella scia di Lui lassù.

Don Bruno, in occasione del tuo 25° anno di sacerdozio noi ti facciamo i migliori auguri di guarigione e un felice ritorno, a lavori compiuti, a Sigliano.

In questo noi, c’è una massa di persone che ti vogliono bene, ne sono certo, anzi certissimo.

Ad multos annos

Don Romano Manfredi

Don Bruno Cortelazzi25° anniversario dell’ordinazione sacerdotale

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Dalle nostre ParrocchieDa Santo Stefano a cura di GM

LavoriDomenica 9 marzo, pres-

so la propria sede in via del Mattatoio, si è riunito in As-semblea generale il Gruppo Donatori di Sangue presieduto della dottoressa Cecilia Balde-si per discutere il bilancio e il consuntivo dell’anno 2007. Alle ore 11,15 ha partecipato alla S. Messa nella chiesa ar-cipretale con il proprio labaro e poi il Gruppo dei Donatori si è trasferito a Caprese al ri-storante il Cerro per il pranzo sociale.

Mentre il giornale è ancora in stampa, domenica 30 mar-zo, si è svolta la giornata di San Vincenzo Ferreri con la pro-cessione alle ore 16,30 intorno alle mura del centro storico di Monterchi con tre soste tradi-zionali per la benedizione sia del paese che delle campagne. I confratelli della Compagnia del SS. Sacramento hanno portato in processione al statua del santo.

Il 29 di aprile, presso la Cappella di Mariotto dedicata anche a San Pietro martire e che si torva all’inizio della valle del Padonchia, celebra-zione della S. Messa con la benedizione dei gigli.

Per tutto il mese di mag-gio nella chiesa arcipretale di Monterchi il Santo Rosario solenne del mese mariano vie-ne celebrato alle 17,30 prima della quotidiana messa.

Nel santuario della Ma-donna Bella la celebrazione

avviene alle ore 20,45 e sono invitati in modo particolare i giovani della Cresima e della Prima Comunione.

Il 22 maggio è Santa Rita ma sarebbe anche la ricorrenza tradizionale del Giovedì del Corpus Domini e a Monterchi, come per l’anno passato, la processione viene fatta il giovedì per favorire l’affl uenza delle persone. La sera appuntamento alle ore 21 per la processione che percor-rerà le vie del paese.

Sabato 24 maggio alle ore 11 nella chiesa arcipretale ci sarà la Messa sponsale per la celebrazione del matrimonio dei novelli sposi Marta Bon-compagni e Claudio Giusti.

Domenica 25 maggio alle ore 17 messa presso la chiesa di San Lorenzo a Ricciano e processione mariana di fi ne maggio organizzata dalla Compagnia del SS. Sacramen-to di Monterchi.

Il 7 giugno, nella chiesa arcipretale, alle ore 17 c’è il matrimonio dei novelli sposi Lucia Martellini e Federico Pigna.

Domenica 8 giugno, alle ore 11, sempre nella chiesa parrocchiale di San Simeone, Messa solenne della prima Comunione per tutti i fanciulli delle tre parrocchie di Monter-chi, Pocaia e Padonchia.

Quest’anno è stato giusta-mente deciso di celebrare que-sto sacramento tutti assieme e non nelle singole parrocchie.

***La foto raffi gura, sulla nicchia dell’unico altare della cappella di Mariotto, questa bella ripro-duzione in terracotta robbiana della Natività: la Madonna, coronata da due angeli, adora in ginocchio Gesù Bambino, il cui originale è custodito nella Basilica della Verna.In questa cappella, il 29 di aprile, verranno benedette le foglie di giglio da collocare nei campi nelle apposite croci.

Pasqua alta

Sappiamo che la massima festa cristiana, la Pasqua, ricade la domenica subito dopo il plenilunio di primavera e quindi normalmente tra il 25 marzo e il 25 aprile e quindi mai dopo quest’ultima data ma invece può anche cadere, raramente, il 24, il 23 e addirittura il 22 marzo.

Quest’anno il plenilunio di primavera avviene venerdì 21 marzo e quindi la Pasqua cade la domenica successiva cioè il 23 marzo.

Sfogliando i vecchi messali bisogna retrocedere all’anno 1913 per trovare la Pasqua nella medesima giornata che tro-viamo anche negli anni 1856, 1845, 1788 e 1704.

Quando la Pasqua viene presto, non dovrà chiamarsi come popolarmente si sente dire bassa, ma alta. Anche la storia ci insegna che il Medioevo alto è quello che viene prima, più antico, mentre il secondo, quello più vicino a noi è detto basso medioevo.

Quest’anno quindi la Pasqua e la sua ottava rientra intera-mente nel mese di marzo ed quindi molto alta.

Da Monterchi a cura di don Quinto Giorgini

I gigli

Per volontà dei pochi ma conosciuti elementi di S. Stefano, è stata ripulita e sistemata una delle stanzine a pianterreno della canonica, come già avevamo fatto notare in un prece-dente articolo.

Nel contempo è stata anche restaurata la vecchia vetrina dei festarini e sistemata nel suo luogo predestinato. Lì hanno trovato posto i vecchi piatti di coccio, le tovaglie, i tovaglioli e gli altri accessori che erano serviti per le prime feste a Santo Stefano nel lontano 1956 o giù di lì.

Adesso siamo in procinto di ripulire anche la stanzina del focolare che servirà per le attività e le riunioni dei festarini, specialmente in inverno.

Ci vorrà un po’ di tempo perché siamo sempre i soliti noti e pochi però siamo contenti di ciò che si è fatto e ancor di più di quello che potremo fare. La volontà c’è (manca la forza!).

Si ringrazia allora questi che hanno eseguito i lavori au-gurandoci che presto sia tutto sistemato.

Ricordando Marco

La Comunità di Santo Stefano ricorda ancora nelle sue preghiere il giovane Marco Nicchi che è prematuramente scomparso un anno fa.

I familiari, in sua memoria, hanno offerto alcuni nuovi arredi per la nostra chiesa di Santo Stefano, e in questo modo rimarrà sempre nella nostra memoria.

Marco sarà ricordato con una particolare celebrazione che si terrà nella chiesa di S. Stefano, insieme a familiari e a tanti suoi amici.

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Dalle nostre parrocchie

Da San LeoIn visita alla casa di riposo

I bambini del catechismo ad Anghiaridi Maddalena Chieli

Che emozione! È stato un pomeriggio indimenticabile, degno di stare al centro di un periodo quaresimale importan-tissimo per ognuno di noi.

Eravamo tutti consapevoli di fare buona cosa, andando a trovare gli anziani, per portare loro il sorriso dei nostri bambi-ni, ma non potevamo pensare che questi ragazzini spensierati sentissero così tanto questo incontro, al punto di commuoversi e di promettere loro di tornare al più presto.

Hanno fatto tante domande, hanno cantato delle canzoni che tutti hanno ascoltato attentamente. Il colmo è stato quando è stato intonato il brano della famosa canzone “quel mazzolin di fi ori”. Anche gli anziani la cantavano tutti e chi non poteva cantare per problemi di linguaggio, esprimeva la gioia con la gestualità delle mani. Ci sono stati anche degli applausi fl ebili ma tanto importanti.

I bambini hanno rivisto in loro i propri nonni, hanno fatto vari commenti ed hanno capito quanto sia importante averli accanto nelle proprie abitazioni.

Questa sì che è carità. Speriamo di tornare al più presto per offrire loro un’ora di gioia, che si trasmette automaticamente a chi sta al di sopra di noi.

A Tubbiano

Festeggiato Sant’AntonioDomenica 27 gennaio anche la comunità di Tubbiano ha

festeggiato la ricorrenza di Sant’Antonio che cade liturgica-mente il 17.

Le famiglie sono molto legate a questa festa che coinvolge gli animali in genere e quelli da cortile e gli altri che facevano parte integrante delle famiglie coloniche.

La giornata ha così visto la benedizione delle biade per gli animali e i panini per lui uomini che sono poi stati distri-buiti.

A conclu-sione della giornata la Rita, la Rina e la Ginetta, assieme agli altri collabo-ratori ed ai parrocchiani, si sono ritro-vati al Risto-rante Paris della Motina.

Le nuove tovaglie della ProposituraNei giorni di Pasqua la Propositura ha rinnovato una nuova tovaglia per l’Altare, realizzata su misura dell’Altare stesso.Per questo bello e nuovo arredo, la comunità di Anghiari intende ringraziare la Elena Sassolini, che generosamente lo ha offerto, e come sempre è sensibile e attenta alle esigenze della parrocchia.Grazie Elena!

Cogliamo l’occasione per erudirci un po’ sul signifi cato degli arredi liturgici, e sulla loro benedizione.Dalle premesse alla benedizione degli oggetti per il culto; Benedizionale Romano.La Chiesa ha sempre curato con particolare diligenza le cose

che in qualche modo hanno relazione con il culto, perché fossero degne, decorose e belle e, una volta benedette, venissero impie-gate soltanto per le sacre celebrazioni e in nessun modo per l’uso comune. Per questo le cose destinate, attraverso la benedizione, al culto divino vanno trattate da tutti con la dovuta reverenza.

Per dare a questa benedizione un carattere comunitario, gli oggetti sono talvolta benedetti durante la Messa. In questo caso, le tovaglie dell’altare saranno benedette alla presenza del popolo, prima dei riti iniziali.

Ecco una parte della formula di benedizione:

Benedici questa tovaglia dedicata al servizio liturgico,segno della nostra devozione fi liale,e accresci in noi l’esperienza del tuo amore.Amen

La nuova tovaglia della Propositura è stata benedetta alla Messa della domenica delle Palme, e usata per la prima volta nella stessa celebrazione.

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La vignetta di Scacciapensieri:

Ruota

La nonna Isolina

E così se ne è andata in cielo l’inossidabile supernonna di Anghiari che sembrava destinata a rimanere a oltranza su questa terra.

Per un imprescrutabile disegno divino era sopravvissuta alla fi glia Luisa, prodigandosi nell’accudirla, per quanto po-teva, nella sua malattia.

Era una delle ultime persone cui davo del “Voi”, mantenendo un’abitudine, acquisita nell’infanzia, che, pur nella confi denza che avevo con Lei, derivava da un profondo rispetto per una generazione da cui tanto ho imparato.

Era una vera “Isola”, una roccia granitica, una gran lavo-ratrice come mi racconta il babbo.

Io ricordo di averla vista sempre serena, anche nelle av-versità, fi duciosa nella Provvidenza disponibile a prestare il suo aiuto e la sua solidarietà a chi ne aveva bisogno; penso a tutte le volte quando, pur molto anziana, faceva visita a mia madre nei momenti critici della sua salute, per farle un po’ di compagnia.

Era una donna di fede incrollabile, adamantina; ha tenuto accanto a sé, fi no al giorno della morte, il suo libro di pre-ghiere e il rosario che recitava quotidianamente, ricordando tutti nelle sue intenzioni.

Quando le facevi visita, come ha ricordato anche Franco Cristini davanti alla sua bara, uscivi edifi cato e sereno, rice-vendo da lei più di quanto potevi offrirle.

Anche nell’aspetto fi sico, da morta, non ravvisavi il volto rugoso di una vecchietta, ma incorniciato da un delicato velo bianco, il viso disteso e levigato di una donna senza età che, a dispetto della scienza che si affanna a ricercare l’elisir di lunga vita, ha vissuto nel modo più semplice e spartano; la ricchezza di valori interiori ha reso bello e luminoso anche il volto esterno.

Marida

Sambudellaiodi Emmedipì

Il passaggio della canna (stavo per dire del testimone) è avvenuto. È avvenuto in un nuvoloso Ciccicocco 2008.

Il Popo, depositario ed erede unico di questo ambito titolo pervenutogli da quello che fu il poro Fagiolo, lo ha ceduto, anche se solo per un giorno e per motivi metereologici, a Capruggine.

Dobbiamo riconoscere che il novello interprete se l’è ca-vata egregiamente. Con simpatia e azzeccate mosse, assieme al gruppo dei cantori del Ciccicocco capitanati da Mario il fi sarmonicista, ha portato allegria alla Motina e nel centro di Anghiari.

Dopo tanto girovagare ci aspettavano però i maccaroni delle donne del Carmine. E non solo; crostini, fettunta e, naturalmente, salsiccia e uovo (sennò perché se chiama Cic-cicocco?) hanno rifocillato gli stanchi cercatori. Certamente non sono mancate le castagnole ed altre portate.

E così, grazie alle generose offerte delle famiglie e dei negozianti di Anghiari e alla disponibilità delle donne del Carmine, tolte le spese vive della cena abbiamo potuto lasciare un’offerta discreta per il Santuario.

Committenza prestigiosa per l’Istituto d’Arte di AnghiariRestauro di arredi lignei

L’Istituto Statale d’Arte di Anghiari è ancora una volta protagonista attivo nel territorio della Valtiberina. Infatti la Sovrintendenza ai Beni Culturali di Bologna, per interessa-mento del Parroco della Basilica di Maria Assunta di Bagno di Romagna, Don Alfi o Rossi, ha affi dato a questo storico Istituto, specializzato nell’arte del legno e nel restauro del mobile antico e dei manufatti lignei, il restauro di tutti gli arredi lignei della Cappella della Madonna del Carmine di Bagno di Romagna.

Si tratta di un vero tesoro che comprende vari manufatti, dal portone esterno della Cappella alla balaustra dell’altare, dal ciborio al baldacchino principale, passando attraverso gli scuri delle fi nestre, il confessionale a muro, la parte inferiore del mobile da sacrestia, la porta della sagrestia.

Ma l’oggetto di maggior interesse artistico è l’altare ligneo dorato e policromo che contorna il prezioso affresco della Madonna del Carmine, per preservare il quale venne costrui-ta la Cappella, probabilmente intorno al 1620. Non ci sono infatti documenti certi circa il preciso anno di edifi cazione della Cappella, e questo lavoro di ricerca e approfondimento sarà affrontato durante il restauro degli arredi, per il quale ci si avvarrà delle tecniche di diagnostica del nuovo Laboratorio di Chimica che, una volta completato e a regime, sarà un valido punto di riferimento anche per tutti gli artigiani del legno della Valtiberina. Il progetto didattico, articolato in tre anni, prevede il coinvolgimento di tutti gli alunni dell’Istituto, che avranno così la preziosa occasione di fare pratica su materiale originale, tesaurizzando questa esperienza anche per il loro futuro lavorativo.

Auguri ad Aurelio e AnnaNella fredda giornata di ben cinquanta anni fa, esattamente

il 12 Aprile 1958, nel Santuario della Madonna della Selva, Comune di Caprese Michelangelo, don Ermenegildo Bartoli unì nel vincolo sacro del Matrimonio, Aurelio Bernardini ed Anna Giorni.

In occasione delle Loro Nozze d’oro, la fi glia Donatella con Pietro e Cesare, augurano agli sposi di coltivare sempre nel loro cuore il vero amore: l’amore cristiano, che con lo scorrere degli anni prende sempre di più “le dimensioni della misericordia, della bontà, dell’umiltà, della longanimità, del perdono”.

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Oggi 1° febbraio 2008; il tempo è grigio, piove ed è con-sigliabile rimanere in casa.

Prendo il libro “Un paese e la sua banca” che riassume la storia della Cassa Rurale, scritto con molta cura dal prof. Daniele Finzi. Vado alla pagina 197 che mi riguarda in prima persona là dove è scritto: Il 5 maggio 1963 è arrivata fi nalmente l’autorizzazione della Sovrintendenza ai Monumenti per aprire una porta nella facciata di Via Mazzini etc.

Sono passati quasi 50 anni e non ricordo le date esatte ma ricordo quanto mi detti da fare per ottenere quella concessione. Ecco come avvennero i fatti. Ero impiegato alla ditta F. Nardi di Selci Lama (PG) dall’aprile 1953, mi trovavo molto bene; nel 1958, contro la mia volontà, venni inviato alla ditta Busatti di Anghiari che si trovava in cattive condizioni fi nanziarie. Facevo quasi tutti i giorni visita alle tre banche per tenere sotto controllo la situazione.

Un mattino del 1961 incontrai alla Cassa Rurale il presidente Sig. G. Battista Brighigna ed il vice pres. Sig. Talete Bartole-mi, persone che mi conoscevano bene fi no dall’infanzia. Mi invitarono nel loro uffi cio e mi fecero presente che da tempo volevano trasferire la banca, che si trovava al 1° piano, al piano terreno. Per fare questo però dovevano aprire una porta nel lato sinistro della facciata, di fronte alla scala che portava all’ultimo piano ove risiedeva il custode Sig. Oscar Corsi con la sua famiglia. Questo per evitare che i Corsi e la famiglia dovessero attraversare sempre la banca per andare in casa.

La Sovrintendenza, mi dissero, dell’apertura di questa porta non ne vuole nemmeno parlare. Erano venuti a conoscenza dei miei buoni rapporti di amicizia con il Sovrintendente Sig. Rosini prof. Corrado di Città di Castello e insegnante di Storia

dell’Arte all’Università di Urbino. Mi chiesero se gli davo una mano. Promisi che avrei fatto del tutto per aiutarli ma anch’io ritenevo che quella porta avrebbe sciupato la bella facciata. Presi l’appuntamento, venni ricevuto con tanta cordialità ma quando accennai alla porta per la Cassa Rurale il viso del prof. Rosini si oscurò ed io mi arresi per non affi evolire l’amicizia.

Riferii al Sig. Talete il mio fallimento. Passò il tempo, nel 1962 ero andato ad abitare fi nalmente nella mia casa nuova in via Provinciale ora via Nova; mi venne a trovare il geom. Rossi Alfredo di Pistrino progettista della mia abitazione e parlammo anche della C. Rurale. Gli domandai se era possibile fare una porta con un ferro ad elle con il dietro in lamiera e davanti con la balza in pietra e in alto con intonaco e tinteggiatura come la facciata.

Con due buoni artigiani si può fare, mi rispose, sarebbe una porta che c’è ma non si vede. Ci proviamo a proporla al Rosini?

Con la scusa dell’inaugurazione della mia casa e la festa per esser tornato al lavoro alla Nardi, organizzai un piccolo rinfresco e invitai anche il prof. Rosini. Eravamo alla fi ne del 1962 o all’inizio del 1963 periodo di carnevale perché mia moglie aveva fatto anche le castagnole. Non sapevo come iniziare a parlare della porta. Ci pensò il geom. Rossi a rom-pere il ghiaccio.

Ci recammo in via Mazzini e il geom. spiegò il lavoro da eseguire.

Finalmente il Sovrintendente disse: Va bene, presentate un disegno dettagliato, poi rivoltosi a me: Anghiarese, mi racco-mando che anche l’interno venga fatto a regola e adeguato alla facciata magari con l’aiuto di un buon arredatore.

L’arredatore c’è, è un mio amico e anche suo, è il prof. Nemo Sarteanesi di C. di Castello. Mi sta bene!

Finalmente avevamo raggiunto l’obiettivo, la banca poteva trasferirsi al piano terreno. I lavori furono diretti dal geom. Rossi. La parte meccanica della porta la fece il Sig. Pino Giorni e la parte muraria il Sig. Aldo Mari, genero del Corsi. Io fui invitato all’inaugurazione della nuova sede (12-07-1964); venivo invitato, pur non essendo socio, anche al pranzo sociale che si teneva ogni anno in occasione dell’approvazione del bilancio. Non ero socio perché non condividevo la ragione sociale della C.R. “responsabilità illimitata”.

Passarono gli anni, cambiò la presidenza e nel 1983 anche la ragione sociale venne trasformata a “responsabilità limita-ta”. Feci la domanda per diventare socio per ben due volte. Non solo le domande vennero respinte, ma non ebbi neppure le risposte. Mi ricordo che furono respinte anche le domande del Sig. Ario Tuti, del Sig. Vezio Ghignoni ed altri, tutte per-sone di buona condotta. Ancora oggi, dopo oltre 20 anni non capisco il motivo di questo atteggiamento e mi domando: Ma conviene fare del bene?

È da molto tempo che quella porta non c’è più, infatti nella balza di pietra c’è stato attaccato un armadietto dell’ENEL, ma a quel tempo ebbe molta importanza.

Passando per Via Mazzini, avvicinandosi ancora si può notare.

Nella foto di Emmedipì la facciata del Palazzo di Via Mazzini sede della Cassa Rurale ed oggi della Banca di Credito Cooperativo di Anghiari e Stia. Evidenziata in bianco la porta di cui si parla nell’articolo.

La porta c’è ma non si vededi Sergio Montagnoli

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Da Tavernelle Rubrica a cura di Alessandro Bivignani

Aspettiamo la Prima Comunionedi Alessandra e Cristina, catechiste

Quest’anno a Tavernelle si celebra il Sacramento della Prima Comunione il 18 Maggio 2008, festa della San-tissima Trinità.

I ragazzi che riceveranno la Comunione per la prima volta sono 7: Daniele Bianconi, Niccolò Cantini, Noemi Lazzeri, Nicola Livi, Domiziano Panichi, Jacopo Rossi, Luca Senesi.

Un percorso non facile per un Sacramento così importante per tutta la vita; comunque i ragazzi sono stati quasi sempre partecipi al catechismo. Hanno anche risposto in maniera positiva ogni qualvolta che li abbiamo chiamati a partecipare alle attività parrocchiali.

Anche i loro genitori con entusiasmo e generosità, hanno risposto agli inviti di “mini catechesi” per crescere insieme.

I ragazzi della Prima Comunione saranno in ritiro al Cenacolo di Montauto, per tutto il giorno, sabato 17 mag-gio insieme a noi catechiste per prepararsi attraverso meditazioni, riflessioni, canti, giochi e preghiere al loro primo incontro con Gesù nell’Eucaristia. In questa giornata di ritiro ci accompagnerà anche Suor Astrid.

Tutta la comunità di Tavernelle sarà presente alle ore 11 alla celebrazione Eucaristica.Accompagniamo i nostri ragazzi con la preghiera e l’affetto, e sarà un impegno non solo di quel giorno, ma

una promessa per tutta la vita.

Ciccicocco e sgradinaturaDopo qualche mese, si fa la sgrandinatura: quando la sera è scura, davanti al focolar. Questo il testo della canzone del granturco. Infatti il granturco è stato regolarmente scartocciato in ottobre, e puntual-mente in gennaio è stata eseguita la sgrandinatura. Tutto secondo programma: l’arrivo a Tavernelle a lume di lanterna attraverso vecchie strade, la sosta nell’aia dell’Aia, già scuola di Tavernelle (oggi casa Camaiti) con la Celestina che ha insegnato ai cittadini anghiaresi come si strappavano i chicchi di granturco dalla pannocchia, attraverso lo staio. Grazie all’ospitalità della famiglia Camaiti e dei suoi deliziosi crostini!E poi al Centro Parrocchiale dove la farinata della Eva e delle altre donne era già pronta ad abbru-stolire nei carboni ardenti. E qui si è sollevato un vero e proprio quesito, che nemmeno i più grandi cuochi hanno ancora saputo risolvere: nella farinata ci vogliono o no le cotenne? Dopo notti insonni a risolvere cotal questione il Del Pia ha sentenziato (e concluso): c’è chi le mette e chi no!Ma con tutto questo racconto che c’entra il Cicci-cocco? C’entra, c’entra. Perché il giorno fatidico per la raccolta di uova e salsicce i volenterosi anghiaresi hanno fatto il giro della terra d’Anghiari, allietando con i loro stornelli diverse famiglie. Ma arrivati a Tavernelle l’accoglienza è stata piuttosto fredda, infatti non c’era nessuno. La Doretta aveva i lavori, la Carla del Franchini non c’era e la mia nonna non ha sentito il campanello. Hanno ritenuto bene di non fermarsi a cenare in così insensibile frazione e di recarsi – quelli che hanno fatto il Ciccicocco – in quel del Carmine, dove Vilma & Co. non si sono fatte “coglionare” e la cena del Ciccicocco è stata insuperabile! C’era anche la fett’unta!Allora: Tavernelle uno, Carmine uno. Alla prossima! (e pensare a quei disgraziati anghiaresi che per onor alla verità devono sopportare tutte queste cene…).

Dalla Compagnia di Galbino...

Rinnovato il Consiglio della CompagniaDopo tre anni che abbiamo costituito questo nuovo gruppo, la Compa-

gnia del Sacro Cuore di Maria SS. Di Galbino, nella seduta del febbraio scorso abbiamo provveduto a rinnovare le cariche.

Dopo una mia breve relazione delle cose che abbiamo fatto, che sono diverse e non sto ad elencarle tutte, ho sottolineato l’iniziativa di una adozione a distanza. Questo sarà un impegno che la Compagnia con entusiasmo, porterà avanti anche negli anni a venire.

Il Correttore Don Marco Salvi ha sottolineato l’impegno di Fede che abbiamo prodigato e che nell’avvenire dovremo portare avanti e verifi care la disponibilità di altri confratelli a indossare la “cappa”.

Abbiamo provveduto quindi al rinnovo delle cariche istituzionali e sono risultati eletti: Camerlengo: Baggi Gian Domenico; Segretario: Bivignani Alessandro; Cassiere: Fragai Massimo.

Colgo l’occasione per ringraziare tutti i Confratelli con la cappa della fi ducia che mi è stata riconfermata a cui risponderò con sempre maggior impegno. Nella seduta inoltre abbiamo stilato il programma delle cose da fare nel 2008.

14 marzo: Processione delle Compagnie e confessione.16 marzo: Le Palme con Processione.20 marzo: Giovedì Santo, Lavanda dei piedi e Adorazione al Sepolcro

con veglia.21 marzo: Venerdì Santo, Processione del Gesù Morto.A maggio organizzeremo un pranzo e il ricavato sarà devoluto in

benefi cenza.A giugno lavoreremo con tutti i parrocchiani per realizzare la Festa

della famigliaA ottobre in occasione della festa della Madonna del Rosario ci

ritroviamo a Galbino nella seconda domenica del mese con S. Messa e spuntino.

1° novembre, tutti i Santi: Santa Messa a Galbino e Processione fi no al cimitero. Sarà quella l’occasione per provvedere al pagamento della quota di iscrizione alla Compagnia.

30 novembre, festa di Sant’Andrea. Dopo la S. Messa celebrata a Galbino ci sarà la cena dei capifamiglia, a cui faremo pervenire gli inviti, al Centro Parrocchiale. L’anno si chiuderà con dicembre ritrovandoci con i confratelli delle altre compagnie per farci gli auguri di buone feste e consumare uno spuntino tutti insieme

Il CamerlengoBaggi Gian Domenico

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In visitaIn visita alle chiese di Anghiari alle chiese di Anghiari

Invitato dall’amico mons. Otello Branchi, ho passato con lui un bel pomeriggio in visita alle chiese di Anghiari. Scopo della visita (così mi ha detto) vedere le diverse immagini della Madonna sulle quali intende poi fare degli articoli per “L’Oratorio”.

Un sole primaverile illuminava gli ambienti e contribuiva a rendere il mio animo pieno di gaudio interiore nel contemplare le diverse immagini mariane in terra cotta, oppure in olio su tela e la maestosa Madonna col Bambino in legno policromo.

Mentre nei diversi sali-scendi don Otello ripescava nella memoria perso-naggi di un tempo (è stato cappellano ad Anghiari col proposto don Nilo Conti nel lontano 1945/46) oppure ricordava simpatici episodi di vita paesana, io godevo nell’ammirare e fotografare antichi palazzi, squarci di paesaggio, angoli pittoreschi, stemmi e scritte su pietre. Di prezioso valore storico quella balaustra con colonnine in pietra, sul muro esterno a fi anco della facciata della Misericordia, con la frase incisa sul frontespizio: “Primum querite regnum Dei”: l’ammonimento evangelico rivolto ai poveri che qui ve-nivano per ricevere il pane. Documento prezioso sulla condizione di un tempo e sulla carità esercitata dalla comunità ecclesiale di allora.

Mi ha colmato di gioia un fatto che non immaginavo: ci hanno accompa-gnato nella visita Alessandro Bivi-gnani, che già conoscevo e Mario Del Pia, nel quale, verso la fi ne della visita, ho riscoperto la faccia del capostazione d’ un tempo. Ho ammirato il fatto che dopo aver cessato di maneggiare la paletta del capo, si è messo a servizio della parrocchia: a raccogliere notizie d’un tempo (l’archivio parrocchiale), a comunicare le notizie di oggi (il periodico “L’Oratorio”).

Ho pensato: se ogni parrocchia trovasse persone come queste! Quante preziose opere, lasciate dai nostri avi, verrebbero conservate per educarci alla fede e incoraggiare anche noi al bene!

Don Natale Luciano Gabrielli

Questo articolo di don Natale, Archivista del Seminario Vescovile di Arezzo e Par-roco di San Polo, è di presentazione per l’articolo di don Otello pubblicato a pag 3 di questo numero.

Ricordi di Maria Senesi

Mio padre

Mio padre si chiamava Santi, detto Barba. Abitavamo a Pianettole, era il contadino del Sor Beppe Testi.Era un uomo lavoratore e onesto (oddio!) a parte qualche balla di patate o di olive e qualche cassa d’uva ecc... che spari-vano prima di essere divise. Ma quello non era rubare avendo una famiglia numerosa era l’arte di arrangiarsi. Si sa che il contadino portava gli zoccoli ma il cervello era fi no. Aveva un vizio, quello di bere un buon bicchiere di canaiola un po’ troppo spesso, alle volte la sera trambellava un po’.Un giorno mentre zappava la vigna sen-tiva delle voci, lui ascoltava. Parlavano in dialetto.Diceva il pero all’uva: Oh, disgrazièta, tu murirè schiaccèta!È ragione, è vero, ma al Barba che mi pesta lu faccio trambellère e gni faccio girère la testa.Lui ascolta e ride ma poi si era scocciato e disse: Basta fatela fi nita, vuol dire che da oggi beverò solo i giorni di festa, a vedere se va al posto la mi’ testa.

Anghiari di nottedi Luana Foni

La vecchia signorase ne stacalma e placidanel suo abito da seraelegante e austera.Visitatori solertiLa guardanoentrano esconosalgono scendonoin un andare e venireche sa di presepe, di festadi cose lontane e nostalgiche.Nell’aria odore di fumo e di ciboma lei non se ne curae risplende.Risplende di luci soffuse,d’oro e di ambra.In bassoun trionfo di lucila esalta evaporandoverso il cielo.Maestoso presepe vivente,gioia di chi ti guardapassando.Ti voglio bene.4 novembre 2007

La Processione delle Compagniedi Emmedipì

Tradizionale appunta-mento delle Compagnie anghiaresi per l’affi da-mento della cappa ai gio-vani della Compagnia di Sant’Antonio.

Dopo la cerimonia tutti i confratelli, oltre 50, si sono diretti alla chiesa di Sant’Agostino rimasta appositamente aperta.

Quest’anno sono 19 i giovani che si sono impe-gnati a “portare la cappa” per l’anno 2008.

Lo scopo è di arrivare a trenta giovani, quanti erano quelli che nel 1395 si avviarono verso Roma aderendo ad un movi-mento religioso contro ogni guerra.

E così, dopo la proces-sione, don Marco e don Stanislao si sono messi a disposizione per chi ha voluto confessarsi in vista della Santa Pasqua.

Nella foto don Stanislao con il tradizionale cappello dei sacerdoti chiamato tricorno, che però, a differenza di quello in vigore in Italia, il suo ha 4 spicchi.

* * *

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Ta n t e o f f e r t e p e r l ’ O r a t o r i oTa n t e o f f e r t e p e r l ’ O r a t o r i oLa famiglia Cangi del Campo della Fiera ha fatto pervenire un’offerta per l’Oratorio in memoria di Gino e Giustina Dini.Natalino Del Pia da Terracina manda la sua offerta per particolari intenzioni personali.L’offerta di Adria Cerboni da Latina è in memoria dei propri defunti.Gino Cipriani da Palazzo Sabino manda la sua offerta in particolare per il calendario.Milena Testa da Roncadello (Forlì) ringrazia per il Bollettino e per il calendario.

Ada Balsimelli, La CasaAdelmo Agolini, MilanoAdelmo Piomboni, Campo FieraAdriana Cristini, GenovaAdriano Donati Sarti, La CasinaAdriano Senesi, MonterchiAlba Alberti Cesari, TerratoAlbertina Romanelli, MonterchiAlberto Ricceri, FirenzeAlbino Trolese, C. PertusellaAlessandro Cangi, Via di S. LeoAlfi ero Giorgeschi, Ca’ del NeroAlfredo Bergamaschi, LibbianoAlfredo Mammoli, BagnoloAmalia Salvi, Mura di sopraAndrea Pennacchini, Rio BoAndrea Rossi, MolindagnoloAngela Conti, GiardinellaAngelo Morvidoni, Campo fi eraAngiola Babbini, ArezzoAngiolina Leonardi, Villa d’AgriAngiolino Foni, Ca’ de’ FratiAngiolo Ligi, MonterchiAngiolo Magri, RenicciAngiolo Meucci, Via di S. LeoAnita Fontana, CasacciaA. Maria Bartolomei, Via NovaAnna Maria Conti Quieti, MonterchiAnna Mercati Guerrini, VannocchiaAnna Pericchi, MorellaAntonella Comanducci, CastelloAntonietta Cheli, Campo FieraAntoniettaAntonio Leonardi, IntoppoAssunto Santi, BucacceAtos Mariotti, BucacceAve Rossi, MalmaluccoAzelio Gaggiottini, Campo FieraBarbara Bergamini, Via di S. LeoBartolomei Teresa, PortogalloBenita Cuccardini, PiazzolaBollettino anonimoBrandinelli Paolo, PiazzaBruno Acquisti, CatorcioBruno Bianchini, ViamaggioBruno Polverini, MonterchiCarla Achilli, BucacceCarla Donati Sarti, Borgo CroceCarla Giovagnini, C. del VaticanoCarla Tenca Rossi, CasargoCarmela Nisi, TuricchiCaterina Papi, RomaCatia Bernardini, CarboncioneCelestino Corsi, Via di San LeoCesare Corsi, MilanoCesarina Boldorini, S. LorenzoCesarina Giorgeschi, Via di S. LeoCimbolini Giovanni, Molin biancoCipriano Comanducci, InfrantoioClara Giornelli, CarboncioneClara Roselli, Via di Pino

Claudio Martini, DepositoConforta Leonardi, TavernelleCorazzini Luisa, SansepolcroCorinna Senesi, Piazza BaldaccioCostanza Papi, S. Louis FDaniela Paci, Via dell’acquedottoUna personaDelfo Meazzini, TerratoDerna Camaiti, Poggio del soleDino Concu, San LeoDino Donati, ColcellaltoDomenica Nicchi, InfrantoioDomenico Bartolini, GiardinellaDomenico Del Pia, ArezzoDomenico Elisei, San LeoDon Arialdo Ruggeri, Ca’ RaffaelloDonatina Giorni, Quarrata PTDuilio Polcri in memoria, MaravilleEdda Catacchini, RomaElio Ragno, La BancaElisa Inghirami, Via della FossaElisabetta Giovagnoli, I cordoniElsa Mori, Campo della fi eraElvira Barfucci, TavernelleEmanuela Casi, BolognaEmanuela Rosadi, Le VilleEnrico Ghignoni, V. di PalazzoloEnzo Garaffi ni, Sotto la FonteEnzo Matteucci, MotinaEnzo Papi, SansepolcroEnzo Polendoni, Campo FieraErmindo Pernici, Ponte di CarlettoErminio Staccini, BorghettoErnesto Pacini, MilanoEugenia Chieli, InfrantoioEugenio Giorni, FirenzeEzio Bergamaschi, LibbianoFabio Cuccini, Borgo CroceFabio Dragoni, Borgo CroceFabio Rossi, BucacceFabrizio Nasini, InfrantoioFaliero Merendelli, I fabbriFam. Oriani Gamberonci, MilanoFedora Zanchi, S. Giovanni V.noFernando Olandesi, GiardinellaFilomena Luongo, Via CarmineFosco Bulletti, TerrarossaFranca Leonardi, PolverieraFrancesca Pernici, Via del CarmineFrancesco Sassolini, ValdimonteFrancesco Tavernelli, TavernelleFranco Chiasserini, Ponte PieraFranco Rumori, Via della VignaG:Battista Bivignanelli, ArezzoGabriella Camaiti, Borgo CroceGemma Giorni, PerugiaGiacomina Mondani, PolverieraGian Carlo Casi, SansepolcroGian Piero Alberti, BelvederinoGianna Polcri, MaravilleGianni Santi, Croce del fondo

Gilberto Gaggiottini, Campo FieraGilberto Roselli, Via CarmineGiordano Baglioni, TorchialeGiorgio Giorgi, Borgo CroceGiovanna Marinuzzi, TriesteGiovanni Giorni, Gardone V.T.Giovanni Gorizi, SansepolcroGiovanni Ricci, Trafi umeGiuliana Pettinari, BarlianoGiuliano Donati, RenicciGiuliano Polendoni, DepositoGiuseppa Minco, Ponte PieraGiuseppe Fastacchini, RomaGiuseppe Magrini, MezzaviaGiuseppe Nespoli, ValealleGiuseppe Peluzzi, RenicciGiuseppe Rosadi, MolinelloGiuseppe Sassolini, SansepolcroGiuseppe Valentini, TubbianoGiuseppina Guelfi , PiazzolaGiuseppina Romiti, MonterchiGorizia Chiarini, San LeoGuido Guerrieri, CasacceGuido Tofanelli, InfrantoioIgildo Ruggeri, V. del ComuneImola Lombardi, MontinoInes Acquisti, Borghetto di sottoIolanda Comanducci, S. GiustinoIride Guerrini, BucacceIva Polendoni, FrassinetoIvano Leonardi, PostremoLando Cangi, San PrucinoLaura Alberti, Via del CarmineLazzero Buti, CasaleLetizia Casi, Il FossoLiana Polverini, Via CarmineLiborio Lamagna, BernoccaLilia Guadagni, TavernelleLina Acquisti, Via del CarmineLoriano Rosadi, Ponte PieraLuca Paci, SportoneLucia Lazzeri, TofanicchioLuciana Chieli, MilanoLuciana Marsupini, S. Giuliano Luciano Paci, PiazzolaLuigi Donati Sarti, Ponte SospiriLuigi Tuti, Galleria MagiLuigina Comanducci, Ponte PieraLuisa Romiti., MilanoMarcello Dori, Via per ArezzoMarco Gigli, Via del CarmineMarco Lombardi, MontinoMarco Stanghellini, BolognaMaria Canicchi, Mura di sopraMaria Clorinda Rogai, MelicianoMaria Gennaioli, Colle S. LorenzoMaria Giovagnini Saito, CataniaM. Lorentina Cagnacci, TavernelleMaria Nocentini, I cordoniMarida Baggi, ValealleMariella Ducci, Tavernelle

Mariella Guerrini, RenicciMarino Del Pia, via di San LeoMario Cambi, Campo FieraMario Corazzini, Via CarmineMario Fontecchia, Campo FieraMario Mariani, BagnoloMario Mariotti, San RemoMario Mugelli, BernoccaMario Pericchi, Crocifi ssinoMario Piccini, InfrantoioMario Tanzi, PoggiolinoMario Valentini, Via CarmineMario Veri, InfrantoioMarisa Canestrelli, DepositoMaurizio Girolimoni, Via CarmineMaurizio Mencaroni, Molin biancoMaurizio Valbonetti, S. RoccoMaurizio Checcaglini, Poggio del soleMauro Capacci, V. del ComuneMauro Paini, BoziaMeri Chiarini, I fabbriMichela Mattia, Fraz. BasilicaMirella Ferri, Borgo CroceNardina Inci, Villa la querceNathalie De Tollenaere, Mura di sopraOdilio Goretti, SansepolcroOriana Boncompagni, C. fi eraOrlando Gurrieri, FirenzeOrlando Piomboni, TerrarossaOttavia Antonelli, SansepolcroOttavio Cangi, Vicolo piazzolaPaola Lombardi, PalazzinaPaola Tuti Maranesi, RomaPaolo Mazzoni, Via ComunePaolo Quarto, RomaPaolo Rossi, SportonePaolo Urci, BucacceParrucchiere Ivana e M. Graziel-la, TerratoPasquale Gungui, S. StefanoPatrizia Cangi, Campo FieraPier Gerolamo Bartolomei, FontebrinaPiera Franceschi, PoggiolinoPierangelo Acquisti, FirenzePiero Lega, Via nova bassaPiero Rossi, Ponte alla PieraPiero Santi, CommendaPietro Gattari, Via di PinoPrimo Franchini, LodiPrimo Mondani, Ponte PieraRalio Fornacini, Campo FieraRenata Checcaglini, MonterchiRenata Giovacchini, V. Spirito SantoRenata Salvi, InfrantoioRenato Morelli, CasacciaRina Del Tasso, GiardinellaRina Locci, Mura di sopraRinaldo ed Elena Mariani, Ta-vernelle

continua a pag 27

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La persona della foto che tiene per le funi questo bel paio di vacche con i vitellini sono io, Vittorio Mugelli, e le vacche in questione, che vinsero il primo premio del

Concorso Zootecnico per bovini di Razza Chianina svoltosi al Campo della Fiera di Anghiari negli anni ’50 del secolo scorso, erano del podere dove io allora facevo il contadino. Accanto a me, nella foto, s’intravede il mio fratello Adamo, con il cappello in testa.

Nel secolo scorso nel Comune di Anghiari prevaleva l’agricoltura e gran parte dell’economia ruotava intorno ad essa, ed anche la manovalanza del paese, gli operai, viveva in buona parte con le cosiddette “opere” dai contadini e, nei mesi invernali, con lo scavare formoni per piantare le viti e gli alberi da frutto.

Nel secolo scorso, in particolare fi no agli anni ’50, ad Anghiari si svolgevano delle feste tradizionali, fra le quali una delle più importanti e sentite era la festa del Crocifi sso, che si svolge tuttora, con una partecipazione di popolo molto numerosa.

Durava tre giorni e fi niva con un’importante fi era di merci e anche di bestiame, considerata l’importanza che avevano allora l’agricoltura e l’allevamento per l’economia del paese.

La fi era-mercato dei polli si svolgeva al Parterre di piazza Baldaccio, quella parte rialzata lungo la muraglia. Successi-vamente venne trasferita in piazza IV Novembre, quella dove si affaccia il teatro dei Ricomposti, piazza, poi, per l’attività prevalente che vi si svolgeva, più famosa e conosciuta come “piazza dei polli”. La fi era dei bovini, suini, equini e ovini si svolgeva, invece, al Campo della Fiera, dove i contadini portavano il loro bestiame per vendere o fare degli scambi e dove tutti gli affari allora si concludevano.

In concomitanza con detta fi era si svolse, negli anni ’50, un Concorso Zootecnico per bovini di Razza Chianina, ma forse ve ne fu anche qualcun altro, per incentivare l’allevamento di questa razza di bestiame bovino, premiando i migliori soggetti e chi li aveva custoditi ed allevati.

Io, allora, con i miei genitori ed i miei fratelli, abitavo nella casa denominata “La Vigna” che faceva capo al podere

omonimo, situata lungo Via del Gioco (anche allora chiamata così perché vi giocavano le forme di formaggio), che va da “S. Gerolamo” alla strada di Viaio, ed a poca distanza dalla chiesa di S. Stefano.

Come tutti i contadini si aveva nella stalla diversi capi di bestiame, fra i quali un paio di giovani vacche da frutto (cioè per dare i vitelli) e per lavorare, perché all’epoca era il mezzo più diffuso per tirare il perticaio (aratro), essendo i trattori molto rari, e l’unico, si può dire, per trasportare i prodotti dei campi.

Noi partecipammo al suddetto concorso con questo paio di vacche, contrassegnate dal numero 10, con i propri vitelli-ni, e, dopo un attento esame da parte di una commissione di esperti, ci venne assegnato il I° Premio, che ci diede molta soddisfazione.

Come sopra accennato alla Vigna tenevamo anche altri capi di bestiame: erano le mucche, il cui allevamento era or-ganizzato in modo tale che, a turno, davano il latte tutti i giorni dell’anno, che, ogni giorno, compresi quelli festivi, portavamo alle cosiddette “poste”, cioè alle famiglie del paese che lo richiedevano a cui veniva distribuito con il quartino o mezzo-litro, regolarmente bollati dal Comune. Quello che avanzava veniva dato alla latteria in via Garibaldi. Le mucche erano di razza bruno-alpina (colore marrone chiaro) e olandesi (pezzate bianche e nere) e davano, subito dopo il parto, fi no a venti-ventun litri di latte al giorno per ciascuna, ma in un periodo ne abbiamo avuta una, danese (colore scuro), che arrivava a darne, sempre subito dopo il parto, anche trentatre litri. Poi, piano piano, ne davano sempre di meno. Tenevamo anche una mucca per il latte ai bambini, perché avevano bisogno sempre dello stesso tipo di latte.

In seguito, negli anni ’60, come altri in campagna, abban-donai il lavoro dei campi, e andai a Roma a svolgere un’altra attività. Andato in pensione, sono ritornato al paese per gustarne l’aria buona e la tranquillità. Risiedo ora poco distante da dove abitavo una volta, alla Vigna, e, a volte, passando da quelle parti, mi ritornano in mente tanti ricordi di fatti belli e meno belli del periodo vissuto in questa casa, come, ad esempio,

quando, durante l’ultima guerra, stavo per essere fucilato dai tedeschi che avevano scavato la buca per seppellirmi vicino al pozzo, tuttora esistente nel campo sotto casa. Mi accusavano di essere una spia degli inglesi, poiché volevano il vino ed io gli avevo detto che non c’era e loro, invece, avevano trovato in cantina delle botti piene. Io avevo visto scavare la buca, ma non immaginavo a cosa servisse. For-tunatamente fra di loro ce n’era uno dal buon cuore che mi avvisò della fi ne che mi sarebbe toccata, “questa buca è per te”, mi disse, consigliandomi di scappare alla svelta e velocemente, cosa che io natural-mente non mi feci ripetere due volte.

Mi nascosi poi in un luogo un po’ distante da casa, per due giorni, fi nché non seppi che se n’erano andati via. Così la scampai e ho potuto raccontarvi queste cose.

Le Vacche premiate... ed altroLe Vacche premiate... ed altrodi Vittorio Mugelli

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Oggi è il 25 dicembre 2007, sono le ore 14.30 e sto camminando lungo “la nazionale” con in

mano una bottiglia di olio ed un pacco di sale.

Cosa sto facendo a quest’ora del giorno di Natale con questi alimenti in mano?.

Mi presento: sono una locandiera. Si io sono una dei 250 fi guranti che anche quest’anno daranno vita al Presepe di Le Ville Monterchi.

Vi starete chiedendo chi è una locan-diera? Bene vi svelo subito quali sono i miei compiti. Ecco, io, insieme ad un gruppo di amici molto affi atato organiz-zo quello che è il punto di “ristoro” del percorso del nostro presepe, si insomma per intenderci, noi prepariamo il vino ed il brustichino. Questa operazione richiede la nostra presenza già dal primo pomeriggio, ecco perché sono le 14.30 e cammino lungo quella strada che avrò fatto decine e centinaia di volte per rag-giungere la chiesa di S. Maria della Pace, quella della mia parrocchia.

Non avrei mai immaginato che un giorno avrei percorso quel tratto si stra-da con l’ entusiasmo che ho in questo momento.

È una sensazione di felicità che mi fa rifl ettere sul signifi cato più profondo di queste festività natalizie: sono così contenta di essere una locandiera che in questo momento non vorrei essere che in nessun altro posto che qui.

Vedo che davanti alla Chiesa si fer-mano dei pulmini che qui tutti chiamano “bus navetta” perché fanno un servizio di utilizzo infatti l’ Associazione Venite Adoremus che ha ideato e organizzato questo evento si occupa anche di discipli-nare il traffi co, proprio per questo, in due aree non lontano dalla Sacra rappresen-tazione si possono trovare dei parcheggi dai quali partono i mini-bus.

Quello che mi sorprende è vedere scendere i fi guranti proprio da li sopra.

Mi fa sorridere osservare come un’ intera famiglia di pastori (animali esclusi naturalmente) stia lentamente approdan-do in quello che è lo spazio dedicato alla manifestazione. Si tengono per mano i fratellini mentre i genitori li seguono: hanno in mano i copricapo dei loro fi gli che più tardi indosseranno per calarsi nella loro parte.

Fermiamoci un momento, voglio rifl ettere su questi termini: “fi guranti”, “copricapo”, nel mio vocabolario que-

ste parole sono state usate con m o l t a p a r s i -m o n i a , v o g l i o dire che i figuranti al massi-mo era-no i miei amichetti dell’asi-lo vestiti da frutta che balla-vano con me per la festa di Carnevale, e ancora “copricapo” questa poi, credo che sia una reale new entry, sì sì, a pensarci bene non credo di averla mai usata prima di diventare anch’io stessa una “fi gurante”.

Negli ultimi mesi digitando sul web “PRESEPE VIVENTE LE VILLE MONTERCHI” sono apparsi molti link che rimandano ad articoli in cui la parola fi gurante è ricorrente, immagino che come in questo momento io stia facendo questa piccola considerazione magari può essere capitato anche ad altri personaggi del presepe.

Ok, mi sto divagando un po’ troppo. Dove eravamo rimasti? Ah si ecco! Il bus navetta, la famiglia di pastori e la lunga parentesi dedicata al termine “fi guranti”.

A questo punto, con la mia bottiglia d’olio in mano e con il sale, m’ incam-mino verso la “locanda”. Incontro nel mio percorso subito i bambini che sono lì, nel loro quadro, vestiti di bianco e mi salutano con le loro manine, aspettano che la complessa e delicata macchina del presepe parta, e se ne stanno tutti insieme come se quel momento fosse veramente unico ed inimitabile.

Quello che esprimono gli occhi dei più piccoli è una forza della natura che nessuna parola di un adulto può equipa-rare, ed è così che con il sorriso stampato in faccia ma soprattutto nel cuore che continuo la mia passeggiata.

Ecco gli uomini intenti nei loro lavori, c’è chi sta accendendo i fuochi, chi batte il ferro, chi prepara le corde; i patrizi che sistemano la loro tavola così ricca e sfarzosa. Sono arrivata in piazza

e a tutto tondo mi volto verso le capanne realizzate ad una ad una con il legno, stoffe che volteggiano colorate nell’aria m’ incantano, il fumo che diradandosi per il leggero vento si apre su una “stesata” di panni blu, quelli che il guado ha tinto in maniera naturale grazie all’arte degli esperti tintori.

Vado avanti e trovo gli anziani con le loro mani forti, dopo anni, lavorano come se il tempo non si fosse mai fermato per-ché la spinta vitale che riesce a diffondere l’ ESSERCI in questo AVVENIMENTO va oltre tanti vocaboli che sto cercando di far giocare insieme, sorpassa le frasi lette e dette.

La forza che emerge dallo starsene in piedi davanti alla Sacra Famiglia è la ri-sposta più grande a qualsiasi domanda.

Desidererei che tutti quelli che hanno avuto anche solo per un attimo la possibi-lità di rimanere in adorazione dentro alla Capanna pensassero a quel momento e lo facessero proprio, personale, così forte da essere sempre una degna opinione sopra tutto il resto.

Vorrei che per tutti fosse come una cura, per ognuno di noi, per chi si sente stanco, per chi non è felice, per chi ha perso la fede: questo e sopra ogni altra cosa quello che esprime il PRESEPE VIVENTE di LE VILLE di Monterchi.

Ritorno nei miei passi, i miei amici mi stanno aspettando alla locanda, il vino sta già riempiendo con il suo aroma i vicoli de la Ripa, ed io mi lascio trasportare dalla mia nuova energia.

Linda Mencaroni

La foto è di don Stanislao.

Io una locandiera tra i 250 fi guranti del presepe vivente

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Di nuovo nonni!

È una gioia immensa, indescrivibile essere nonni; nel vivere questa espe-rienza per la seconda volta, ci viene immediato un moto di riconoscenza verso il Signore che rinnova il miracolo della vita.

Staremmo per ore a contemplare quel batuffolo innocente, perfetto e pensiamo con dolore e pietà a coloro che ne rifi utano il germe.

Diventare nonni ci fa riscoprire la me-raviglia di essere doppiamente genitori e di vivere con un’intensità incredibile la bellezza del mistero della vita nuova.

Tra i nostri ricordi più cari conser-viamo gelosamente un biglietto che Sara sedicenne scrisse in occasione della festa della mamma; adesso che anche lei espe-rimenta di nuovo la tenerezza di essere madre, vorremmo ringraziarla per Irene e Lucia e augurare a lei e Stefano che la “pace” e la “luce” di queste bambine siano per loro fonte di gioia e gratitudine verso il Signore.

Questa delicata poesia, contenuta nel biglietto di Sara, ben si addice al suo tenero atteggiamento nei confronti delle sue bimbe:

MaternitàMaternità

Un fi ore che dolcemente inclinala corolla al tenero bocciolo,una rondine che amorevolmenteimbocca l’ansioso rondinotto,un’amica disinteressata e fi dache pazientemente ascoltae mantiene i miei piccoli segreti.Una compagna amorevoleche condivide con meogni mia gioia e insuccesso,mamma.

Marida e Mario

Il mio nonno Valentinodi Lorenzo Aglini(4B Scuola elementare di Anghiari)

Agile svelto acrobaticodinamico scattante forteOps opsiiiiiiiiiiiiiiyuuuuuuuuu

mestola carriola betonieracarretta martello cementocic scac schiai i i i i i i aronaronararonnncarac cractoc toc...

UNA CASA:UNA CASA:il frutto del tuo lavoro!

Avvisi per ragazzi e giovani

- Il lunedì alle 19 in-contro per ragazzi delle Superiori. Ogni due mesi l’incontro avrà forma di assem-blea e sarà alle 19,30 con la cena insieme all’oratorio.- Il mercoledì alle 16,30 compiti per i ra-gazzi di terza media, e alle 18 incontro.

Tristezzadi Carla Leonardi

Quando la vita spesso m’attanagliacon tanti dolorosi affanni,annullerei, se potessi la mia sensibilità,per evidenziare invece agli altri solola mia briosa vitalità,ricca di piacevole allegria,anche se il mio animo traboccadi triste e acuta malinconia,che si attenua al ricordo della mia Badia,per tutti i bei vissuti con pienezzalì, tra quegli amati spessi muri medievali,nell’indimenticabile perduta giovinezza,

25.11.2007

È morta Mariadi Piero Lega

Mostri evasi da spelonche infernali. Rigetti satanici,disseminati per la terra,con sembianze e volti umani.Bimbi soli,venuti al mondo per volontà altrui,alla mercè di uomini immondiselvaggiamente sfruttati e privatidi umani affetti,unica ed indispensabile linfadi quei gracili fi orellini.Povere Marie di un mondo ingrato,fi glie di madri snaturatee di un Dio che in quell’istante volgeva lo sguardo altrove,tra il Tigri e l’Eufrate,dove mani insanguinate di mostri inverecondi trucidavano Fabrizio;In nome e gloria del loro Dio;come se Dio non fosse di tutti lo stesso Dio.Domani è un altro giorno.Almeno la speranza di un mondo migliore è sempre l’ultima a morire.Non per Maria.Maria non era nata per gioire.

(Citta di Castello - 6 aprile 2004)

Rinaldo Procelli, Via di PinoRita Bigioli, Via di CipicchioRoberto Ghignoni, MonteloroRosa Venturini, Campo FieraRossano Omarini, TavernelleRosella Guadagni, Via CarmineRosella Moscetti, Borghetto di sopraSanti Bruttini, I fabbriSanti Comanducci, IntoppoSaura Cambi, Via del CarmineSecondo Del Sere, La StazioneSecondo Polendoni, La Croce

Senio Ruggeri, Via del ComuneSila Calosi, MoroneSilvana Pierantoni, Borgo CroceSilvano Rossi, CarboncioneSilvia Del Pia, InfrantoioSimone Sassolini, USASiria Giommoni, San LeoSirio Ruggeri, Via del CarmineSiro Polverini, Via di San LeoStefania Pacini, GiardinellaSuore Agostiniane, La RipaTalete Antonelli, Ponte Eleonora

Teresa Mercati, La stazioneTersilia Minelli, BucacceTina Pecorari, GiardinellaTina Salvi Del Furia, S.SepolcroTommasina Toriti, TavernelleTristano Cambi, InfrantoioUgo Bianchi, Cusago MIUmberto Maurizi, Ca’ del BoccaUmberto Bigioli, PolverieraValentina Pierantoni, Borgo CroceValentino Petruccioli, PiettoValfridoCherici, Deposito

Vandro e Liliana Franceschini, Borgo della CroceVeneranda Martinelli, InfrantoioVentura Pannilunghi, Pieve S. StefanoVichi Carlo e Mario, CarmineVincenzo Frosina, Via di S. LeoVincenzo Pernici, M. del CacciaVincenzo Mazzoni, Via del ComuneVittorio Mugelli, InfrantoioWillard Sperry, Casale

continua da pag 24

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L’anniversario dell’ordinazione sacerdotale e in particolare la celebrazione di un giubileo offre al Sacerdote l’occasione per esprimere il rendimento di grazie, specialmente con la celebrazione dell’Eucaristia, mentre con animo devoto e fi liale ricorda il dono ricevuto mediante l’imposizione delle mani. La gioiosa ricorrenza assume anche una dimensione comunitaria, perciò giustamente viene spesso solennizzata con una celebrazione con tutto il popolo di Dio. (Benedizionale romano, premesse all’anniversario dell’ordinazione sacerdotale)

Ecco la preghiera che il Sacerdote fa nel giorno dell’anniversario della sua ordinazione sacerdotale:

Ravviva in me il dono dello Spirito,che mi è stato trasmessomediante l’imposizione delle mani del vescovo,perché nella totale adesione alla tua volontàpossa portare con gioia sempre più grandeil peso e la grazia della missione ricevuta

25° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di don Marco“Albo signando lapillo” dicevano i Latini, dei giorni

felici della vita.Il 27 maggio prossimo venturo è senz’altro un giorno da

segnare con un sassolino bianco, perché ricorre il 25° anni-versario dell’ordinazione sacerdotale di D. Marco Salvi.

Un ragazzone, oggi con qualche capello grigio, dall’aria scherzosa e calamitosa, ma dal temperamento forte e risoluto, non arrendevole di fronte agli smacchi e diffi coltà che la vita a ciascuno riserva.

Se lo conosci -e sono molti, anzi moltissimi, in quel di Anghiari, Sansepolcro, Arezzo e altrove- ti dà subito l’im-pressione che ha incontrato qualcuno, che vuol fare cono-scere anche a te, perché ha fatto una forte, felice irruzione nella sua vita.

Pensavo che colui -come dice San Paolo ai Filippesi- che ha iniziato la grande opera della salvezza «la porterà a compimento fi no al giorno di Cristo-Gesù».

Però c’è bisogno anche del tuo impegno in quest’opera buona in cui lui si è immerso.

Questo i suoi parrocchiani hanno capito e guardano a lui come a un punto di riferimento dal quale non prescindere.

Questo è palese nel suo comportarsi, nel suo fare, nel suo dire e in ogni circostanza e luogo.

Perciò l’augurio di tutti è che tu continui nell’opera buona intrapresa per moltissimi anni con l’intensità che vi profondi.

Con profonda gratitudine e aiuto dall’alto, da tutte le persone che ti vogliono bene: moltissime!

Don Romano Manfredi

In questa pagina - In alto: don Marco in pellegri-naggio alla grotta di Betlemme, insieme a mons. Tul-lio Cappelli. Qui a sinistra con un gruppo di ragazzi durante i campeggi estivi.

Nell’altra pagina - Don Marco in Cattedrale ad Arezzo alla presenza del vescovo Monsignor Telesfo-ro Cioli e dell’ausiliare Angelo Scapecchi, nel mo-mento in cui chiese di entrare in Seminario.

Don MarcoDon Marco...25° di ordinazione sacerdotale di don Marco

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...25° di ordinazione sacerdotale di don Marco

Don MarcoDon Marco

Il Dio che allieta la mia giovinezza

Sono già passati venticinque anni da quando Marco Salvi è diventato prete! Eh sì! Per forza, ne son passati trenta-due da quando lo son diventato io! Il tempo è passato e

il Signore ha mantenuto tutte le sue promesse. La prima: «Io sono con voi fi no alla fi ne del mondo». Non ci ha mai lasciato soli, nonostante le nostre distrazioni, dimenticanze, egoismi, tortuosità, peccati… Ci ha sempre mostrato il Suo Volto e così, guardando a lui, non abbiamo mai perso la strada.

Ma ha mantenuto anche l’altra promessa, quella che dice: «Se uno lascia casa, campi, ecc. ecc., riceverà, qui ed ora, il centuplo di quello che lascia e, nell’epoca futura, riceverà la vita eterna» (per ora mi accontento del centuplo; per la vita eterna… sono sicuro che anche su questo punto il Signore manterrà la sua promessa, ma ancora si può aspettare).

Su questa promessa del Signore noi, comunità ciellina di giovani dai quattordici ai poco più di vent’anni, ben prima di pensare a diventar preti, ci abbiamo scommesso sul serio, rischiandoci e investendoci quel poco che avevamo: il nostro tempo, le nostre intelligenze e sentimenti, la voglia di vivere, la ricerca della felicità, del senso della vita… insomma i piccoli grandi tesori della nostra giovinezza.

Ogni tanto, a quei tempi, io mi sorprendevo a ripetere, chissà perché, le parole con cui fi no a qualche anno prima cominciava la Messa in latino (il resto me lo ricordo appena). Il sacerdote ai piedi dell’altare diceva (citando un salmo): «Introibo ad altare Dei» (cioè: «Salirò all’altare di Dio») e tutti rispondevamo: «Ad Deum qui laetifi cat Juventutem meam» (cioè: «Al Dio che rallegra, allieta la mia giovinezza»).

In realtà so perché ripetevo (e ripeto anche adesso) queste parole: perché le sperimentavo vere, descrivevano il motivo per cui, prima io e poi anche Marco, siamo diventati preti: Dio ha allietato la nostra giovinezza. L’ha allietata in modo così incontenibile che, per non perdere neanche una briciola di quella letizia , siamo diventati preti. Il bello è che lo stra-tagemma ha funzionato!

La certezza di signifi cato, di essere dalla parte della verità, della giustizia, del bene, del senso delle cose, che sperimen-tavamo da ragazzi ci dava letizia e allegria, forza, passione, energia e inventiva! E ce la dà anche adesso!

Un esempio tra tanti. Io ero universitario, Marco ancora frequentava la scuola per Geometri a Città di Castello e, su mia istigazione (ero il responsabile del gruppetto), insieme con altri di CL di Sansepolcro studenti a Castello, egli organizzò la recita delle lodi prima di entrare in classe. Io, il sobillatore, mi sentivo in dovere di andare almeno qualche volta alla settimana a recitare le lodi con loro. Poi, una volta o due alla settimana, tornavamo sistematicamente di pomeriggio a Castello per incontrare un gruppo di giovani sempre più numerosi (anche don Amantini, sacerdote tifernate loro insegnante di religione, morto recentemente, pieno di letizia li orientava verso di noi e veniva anche lui).

Lascio a voi immaginare la nostra letizia nel vedere che il Signore manteneva anche un’altra promessa: «Quando due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro». Che il Signore fosse presente, dovevamo ammetterlo per forza poiché lo vedevamo: nasceva la Chiesa, il Suo Mistico Corpo, o, se preferite, si ricollegavano le sue membra, diventava visibile.

Qualche anno più tardi, dopo essere diventato prete e dopo essere stato a Roma a studiare, mi trovavo a Città di Castello e uscito dal Duomo dopo l’ordinazione presbiterale di un amico, Livio, vengo fermato da un giovane: «Ciao Angiolino, ti ri-

cordi di me?», «No. Aiutami a ricordare», «Beh! Se oggi sono cristiano lo devo a te e agli incontri che facevamo con Marco e gli altri. Questo lo ricordi?». «Questo sì, ma purtroppo non mi ricordo di te, mi spiace veramente! E tu cosa fai adesso?» «L’insegnante di religione, qui a Castello». Il contagio della letizia nel Signore!

Io, più grande, a quel tempo sostenevo la loro opera ma erano loro, Marco, Mario, Pietro… che erano una presenza viva nella scuola e nella stessa Città di Castello: dovevano comunicare a tutti l’allegria di essere comunità cristiana che sperimentavano in CL a Sansepolcro. Erano ragazzi delle superiori, abitavano a Sansepolcro e operavano con la forza dello Spirito Santo a Città di castello!

A quel tempo io, col cuore gonfi o, tra me e me, spesso mi ripetevo «Deus laetifi cat Juventutem meam» e stavo decidendo di diventare prete. A sostenere la mia decisione c’era il fatto che vedevo molti mirabilia Dei, i fatti ammirevoli di Dio. Tra questi fatti c’era, non ultima, la stessa letizia che viene da Dio in Marco e i suoi amici che con fede, e passione, energia, intelligenza e grinta vivevano la missione tra i loro coetanei.

Negli anni seguenti la stessa letizia ho continuato a vederla sul volto di Marco che era studente universitario di architet-tura e insieme era una presenza cristiana decisa e forte dentro l’università di Firenze. Ha trovato il volto di Cristo in tutto quello che ha studiato ed è il mio esperto di storia dell’arte perché è capace di farlo almeno intravedere agli altri.

Per questa letizia è diventato prete, per renderla permanente per sé, per comunicarla, diffonderla… Ancor oggi, tutte le volte che ci incontriamo, la letizia esplode tra noi, perché il Signore mantiene le promesse in maniera smisurata e continua ad allietare il nostro cuore come quando siamo diventati preti e forse di più.

Sia benedetto il Nome del Signore!

D. Angelo Chiasserini

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L’Uffi cio Scuola e Politiche Sociali del Comune di Anghiari presieduto dall’Assessore Giuseppe Ricceri ha indetto un concorso denominato “Parole, suoni, colori diversi”,

Premio Anghiari 2008, dedicato all’universo dei Diversabili ma non solo. L’iniziativa è indirizzata al mondo della scuola d’ogni ordine e grado e a quanti si occupano dei Diversabili, dalle famiglie, agli operatori e alle associazioni di categoria. Il progetto è stato elaborato dal Prof. Mario Gori, docente presso l’Università di Bolzano e Ferrara, pedagogista aretino autore di numerose pubblicazioni rivolte al mondo scolastico e della metodologia dell’insegnamento. Il concorso vuole dare voce a mezzo della scrittura, della musica e della pittura alla realtà spesso dimenticata della persona Diversabile. Il progetto è stato divulgato nei mesi di dicembre 2007 e gennaio 2008 su tutto il territorio nazionale, dalla regione Val D’aosta, al Friuli Venezia Giulia, alla Sicilia, invitando le scuole a partecipare, soprattutto con lavori di classe dove far emergere quale percezione ci sia della persona “diversabile”. La diffusione ha toccato anche le istituzioni educative del settore e i Ministeri interessati all’ar-gomento.

Il bando è stato diffuso anche in lingua inglese. Grazie alla collaborazione dell’anghiarese Peter Lega, che su richiesta del comitato organizzatore ha tradotto con grande attenzione il testo del concorso scritto con un linguaggio specifi co e complesso, il progetto ha così assunto connotazione anche internazionale ed i confi ni dell’iniziativa si sono ampliati in modo esponenziale. Il bando in versione Inglese è stato inviato ad oltre 30.000 indirizzi e-mail in Europa e nel mondo proiettando l’immagine d’Anghiari oltre oceano. Al momento il bando di concorso è scaricabile in lingua italiana ed in lingua inglese all’indirizzo internet www.comune.anghiari.ar.it., insieme ad altri documenti dove sono enunciati i contenuti culturali del progetto.

Nei giorni scorsi è stato inaugurato anche un nuovo sito internet dedicato in modo esclusivo al concorso all’indirizzo www.premioanghiari.it, spazio web dove è possibile reperire informazioni dettagliate sull’organizzazione e sull’andamento del progetto. Su questo sito gli utenti possono visionare, leggere, ascoltare tutti gli elaborati ricevuti dall’Uffi cio Scuola e quelli che arriveranno fi no al 15 Aprile, data di scadenza del bando. Il logo che identifi ca il Premio Anghiari 2008 “Parole, Suoni, Colori diversi” è stato disegnato da Francesca Del Sere, studentessa di Anghiari, fi glia di Mastro Santi, e rende bene l’idea di quali siano i propositi dell’evento in corso. Anghiari si riconosce nel suo profi lo tipico, antico e turrito, ma è composto da un’unità di colori vivaci e toni diversi. Sotto è stata inserita una sorta di ruota a forma di labirinto, immagine ispiratrice d’un percorso di ricerca formato da tanti altri percorsi, ognuno dei quali può condurre ad un incontro. L’identità del Premio Anghiari 2008 vuole essere quella del riconoscimento reciproco per giungere ad un incontro rispettoso delle diversità di tutti. Il Premio ha ottenuto il patrocinio del Ministro Giovanna Melandri ed una lettera d’apprezzamento del Ministro della Sanità. Il bando è già stato pubblicato in alcune riviste associative con tiratura di 190.000 copie; è presente su Rai Televideo e sta riscuotendo opinioni favorevoli in varie regioni italiane. Lo confermano gli elaborati già giunti all’Uffi cio Scuola provenienti da Imperia, Mi-lano, Ferrara, Pesaro, Salerno, dall’Umbria, e le numerosissime richieste d’informazioni sulle modalità di partecipazione arrivate per telefono, anche dalla città di Palermo. Le opere ricevute nell’ambito della sezione “Parole diverse” fanno riferimento a realtà vissute o prodotte dell’immaginario, elaborate in forma di memoria autobiografi ca, di storie di vita, di corrispondenza epistolare, di narrazione novellistica, di poesia; nella sezione “Suoni diversi” le opere musicali sono state realizzate con qualunque strumento, a tema e contenuto libero; nella sezione “Colori diversi” sono statti eseguiti dipinti con tecniche libere e anche lavori in ceramica.

“Una persona nasce diversa, o lo diventa, - dice il Prof. Mario Gori ideatore del Premio Anghiari 2008 spiegandone i contenuti - per volontà dell’uomo, perché altri hanno fatto sì che lo diventi. E ciò può accadere perché l’uomo può nuocere all’uomo per diversi motivi: ignoranza, egoismo, presunzione, indifferenza, violenza, superfi cialità, ottusità, e la diversità di partenza può accrescersi ancora più perché il sistema non la reputa funzionale e produttiva ai propri fi ni.

È solo a partire da una sostanziale modifi ca di un’etica e di una prassi degli atteggiamenti complessivi nei confronti dell’altro (e quindi anche dell’uni-verso di-verso), che si può veramente cominciare a parlare di integrazione e di uguaglianza.

La presa in carico del problema “altro” da parte della comu-nità, ha una storia recente e si sta ancora delineando e necessita sempre più una coscienza civile e interiore che sta muovendo oggi i primi passi. Manca in maniera macroscopica la prevenzione ed è ancora troppo defi citaria l’integrazione nella scuola, nel lavoro, nello sport, nel tempo libero, nel quotidiano.

La maggior parte dei modelli sociali basati sulla prestazione, strutturano le persone in gerarchie per classi sociali e per gene-razioni. Anche i diversi vengono classifi cati e “gerarchizzati”, non solo rispetto ai cosiddetti “normali”, ma anche tra di loro. L’handicap ha origine e si accentua quando nel rapportarmi con l’altro, lo riferisco al mio egoismo e alla mia presunzione, quasi che la diversità mi renda una sorta di “dio disturbato” che non è riuscito a modellare l’altro a propria immagine e somiglianza.

Una concezione dell’esistenza prevalentemente pessimistica, ci distoglie sovente dall’evidenziare gli aspetti positivi dell’altro ed è diffi cile parlare di integrazione del diverso quando ancora è lontana da realizzare l’integrazione tra i cosiddetti normali. Nessuna persona va più classifi cata, ma compresa nella sua diversità, nel suo essere altro da me.

Cominciamo ad accettare ed accogliere l’altro, chiunque e comunque sia, aiutiamolo ad esprimere e a sviluppare il suo positivo per camminare e crescere insieme. Quando scopriremo le chiavi per comprendere i linguaggi che ci sono sconosciuti, perché non appartengono ai codici della cultura dominante, capiremo che la differenza non è in colui che comunica, ma in colui che riceve la comunicazione e nell’uso di potere-dominio che viene fatto dei sistemi formali di comunicazione.

Allora ciascuno rivelerà la scintilla divina che lo anima e gli dà “voce”. Tutti fi gli prediletti di Colui che ci ha creato a sua immagine e somiglianza. Ma soprattutto tutti “dis-abili” tra di noi costruttori della torre di Babele: poiché le lingue si sono confuse senza possibilità di comprensione, e ciascuno è diventato straniero all’altro. Occorre rifondare una nuova cultura della comunicazione “altra”, perché ciascuno diverso, possa parlarci con il suo linguaggio ancora sconosciuto, così che nel silenzio dell’ascolto della sua originale comunicazione, possiamo comprenderlo.

La storia umana ha come fi lo conduttore la ricerca della diminuzione degli handicap con i quali l’uomo nasce da sempre. Ma non saremo mai uccelli, o pesci, o dei. Possiamo solo provare ad usare l’originalità e la generatività degli infi niti linguaggi nelle loro manifestazioni e organizzazioni plurime, per trovare quello adatto a comprendere l’altro, con i suoi modi e i suoi tempi, con un atteggiamento d’attesa verso la comprensione, la comunicazione, la comunione.

Scopriremo così che ciascuno ha qualcosa da dire e da in-segnare. È per questo che nell’elaborare il progetto del Premio abbiamo chiesto d’utilizzare il linguaggio delle parole, dei colori e quello dei suoni. Sono le forme espressive capaci di arrivare ai cuori. Ognuno avrà così potuto utilizzare il proprio linguaggio.

Il Premio Anghiari 2008 è un tentativo di dar voce e diritto all’ascolto al silenzio dei Diversabili. Queste sono state le nostre premesse e le nostre intenzioni dando corso al lavoro”.

“Parole, suoni, colori diversi”Premio Nazionale Anghiari 2008

di Paolo Rossi

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CRONAC HETTAdei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese.

Mese di Gennaio 2008Martedì 1. Oggi è morta Verina Boschi vedova Fanciullini. Aveva 90 anni.Oggi è morta Elisabetta Storri vedova Franchi, conosciuta come Assunta o Assuntina. Aveva 87 anni ed abitava per la via di Toppole, dopo il Ponte nero, in un casa che ha il nome della sua famiglia: Casina di Storre.Venerdì 4. Oggi è morta Lucia Ciucoli sposata Polverini, conosciuta come Piera. Aveva Sabato 5. Oggi è morta Rosina Origeni vedova Masi. Aveva 88 anni ed era una delle fi glie della Checca che aveva la ma-celleria nella bottega oggi della Marilena Del Pia e poi poco sotto, un po’ prima della farmacia.Martedì 8. Oggi sono andato dal Busatti a prendere il calen-dario che non l’avevo preso. Anzi ne ho presi due.Sabato 12. Oggi è nato Mattia Rossi di Angelo ed Erica Camerini. La sua famiglia abita a San Leo e il suo babbo fa gli impianti elettrici.Lunedì 14. Oggi è morta Maria Rossi di anni 95. Abitava in via del Teatro ed era stata ferita nello scoppio della mina alla caserma dei carabinieri il 18 agosto 1944. La sua fami-glia ha abitato anche alla Genga e lei era conosciuta come Cinquantuno.Giovedì 17. Oggi era la fi era di Sant’Antonio ma non ci sono potuto andare che s’era mezzi amalizzicati e poi il tempo non era un gran che.Martedì 22. Oggi la Moglie di Guido, la Roberta, mi ha fatto assaggiare le castagnole che fanno in Puglia.Giovedì 24. Oggi è morta Isolina Goretti vedova Mondani. Aveva 105 anni ed era la più anziana di Anghiari. La sua famiglia era originaria del Bagnolo.* Stamani, siccome il tempo era favorevole, il Palterre comincia a riavere i suoi clienti.Venerdì 25. Stamani con Frido ci s’era avisti di non prendere il caffè: Eron tutti chiusi.* Oggi hanno buttato giù il nocio di Fico e quello di Gastone che l’aveva piantato il suo nonno quand’era piccino. Ora sì che su potrà vedere bene la corsa del Palio!Sabato 26. Oggi m’ha preso fuoco il camino. Meno male che Iccio m’ha dato una mano che me la s’ho vista brutta.* Franco della Badia m’ha detto che stanotte hanno ammazzato il cane del Gabellini.Domenica 27. Oggi è morta Giustina Dini vedova Cangi detta Mèla. Aveva 82 anni ed abitava al Campo della Fiera ma ha abitato per molti anni a Campalone.

Mese di Febbraio 2008Martedì 5. Stanotte ho sentito una barca di tuoni e scrosci d’acqua. Stamani ho visto che in cima ai monti c’era un po’ di neve.Mercoledì 6. Oggi è nato Gregorio Borgogni di Paolo e Rosaria Poderini. E così la Teresa della Stazione ha cinque bisnipoti.Lunedì 18. Stamani alle otto e mezzo il termometro dell’Ortalli segnava -6. La temperatura più bassa di questo inverno.Giovedì 21. Oggi è morta Emma Cipriani vedova Mafucci. Aveva 96 anni e la sua famiglia era originaria di Sabino.Venerdì 22. Nella piazza del Teatro ho visto che erano stati fatti due disegni per giocare a campana. E c’era anche il nome degli autori: Anna e Annalisa.Lunedì 25. Stamani ho visto Neno, il fratello di Gastone, nel campo della Maestà. Forse potava le viti.Martedì 26. Oggi ho visto una ‘barca’ di giapponesi al giro per Anghiari.* Tornando a casa ho visto che stanno lavorando al giardinetto della Croce. Mi sa che mettono il semaforo.

Lunedì 28. Oggi è morto Mondovì Fontani di anni 86. Abitava al Ponte alla Piera. Suo padre lo chiamò così perché aveva fatto il militare a MondovìMartedì 29. Stamani ho visto la moglie del Ghiaccini che coglieva le pulezze nel suo campo di Palazzolo.Giovedì 31. Oggi siamo andati a cercare il Ciccicocco. La serata è fi nita in allegria al Carmine.Lunedì 15 ottobre 2007 è nato Gabriele Alfonsi di Agostino

ed Elena Nespoli. I nostri auguri alla famiglia Alfonsi che abita nei pressi della vecchia Stazione.

Venerdì 9 dicembre 2007, nella rinnovata chiesa di Va-lealle è stata battezzata Sofi a Ricci di Massimo e Daniela Batazzi. Era nata il 24 settembre 2007. La sua famiglia abita all’Infrantoio ma il suo bisnonno aveva una antica bottega di fabbro nel Borgo della Croce.

I lavori all’Oratoriodi Alebì

Nella foto Paolo Gattari osserva il lavo-ro fatto e da fare per la sistema-zione del piaz-zalino dietro la Propositura.

A lavori fi -niti vedremo una nuova fon-tana in fusione di ghisa e alcu-ne fi oriere che abbelliranno questo spazio, anche in vista d e l l ’ e s t a t e , quando gli in-contri, si sa, si tengono più volentieri all’aperto.

Il lavoro è stato eseguito dai validi collaboratori della Parrocchia Gattaponi e Paterni che hanno reso invitante il piazzalino stesso.

I lavori si sono resi necessari per eliminare delle infi ltra-zioni nella sottostante stanza del bruciatore dove poi dovranno essere eseguiti altri lavori di ripristino.

Si sa i lavori non fi niscono mai!

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Questo giornale lo potrete trovate su Internetwww.parrocchiadianghiari.it

Scriveteci: [email protected]: Oratorio di Anghiari, Via della Propositura 6 - 52031 ANGHIARI

FESTA DELL’ASCENSIONE

Santuario del CarmineDomenica 4 maggio 2008

Alle 6,30 apertura del Santuario.Dalle 7 alle 10 S. Messa ad ogni ora.Alle ore 11,15 S. Messa solenne animata dalla Corale di Anghiari.Alle 16 S. Messa e benedizione dei bambini.Alle ore 18 S. Messa solenne presieduta dal Rettore del Santuario.

***Sabato 3 maggio (vigilia della festa) alle ore 20,45 accensione del fuoco e canto dei Primi Vespri.