2008-5 Oratorio di Anghiari

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1 PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI N. 5 OTTOBRE - NOVEMBRE 2008 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue Il Presepe Vivente di Le Ville-Monterchi

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PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHI Il Presepe Vivente di Le Ville-Monterchi 1 P o s te I ta li a n e S .p .A . - S p e d . in A .P . D .L . 3 5 3 /2 0 0 3 ( c o n v . in L . 2 7 /0 2 /2 0 0 4 n ° 4 6 ) a r t. 1 , c o m m a 2 , D C B /5 2 /2 0 0 4 - A R E Z Z O - T a r if f a p a g a ta - T a x e p e r ç u e

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PERIODICO DEL VICARIATO DI ANGHIARI E MONTERCHIN. 5 OTTOBRE - NOVEMBRE 2008

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A

.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, com

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EZZO - Tariffa pagata - Taxe perçue

Il Presepe Vivente di Le Ville-Monterchi

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L'ORATORIO DI ANGHIARI - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB/52/2004 - AREZZO - Tariffa pagata - Taxe perçueAnno XXXXII - Periodico del Vicariato di Anghiari e Monterchi. Con approvazione della Curia di ArezzoAut. Tribunale di Arezzo n. 5 del 28 aprile 1967 - Dir. Resp. Enzo Papi - Stampa: Grafiche Borgo, Sansepolcro.Redazione:donmarcosalvienzopapimariodelpiaalessandrobivignani.

Ad un alberodi Vera Cuccini

O creatura viva,eretta al cielo,ferma davanti all’urgano,forte al potere del vento,dolce al risveglio primaverile,cupa nel buio della notte,io ti guardo, ti ammiroe il mio pensieros’annulla in te.Nella tua visiones’acquieta l’animo mio,come i tuoi contorti ramiriposano dopo l’urtodella tempesta.Tenerezza e forzatu m’ispirie una dolce speranzanel cuore m’infondi.

l'editoriale di enzo papi

Un’estate dura

I conventi del Borgo son tutti vòti… non c’è più nessuno che prega!, la donna che parla con accento borghese lo afferma con convinzione.La cosa è vera solo in parte -S. Chiara è ben popolata di contemplative- ma

testimonia sicuramente un inizio di riflessione che circola in mezzo alla gente. È stata un’estate dura quella che sta terminando, un’estate che ha visto diversi giovani protagonisti di fatti tragici. La vallata intera, non solo Sansepolcro, è dolorosamente sorpresa e perplessa. “Un gruppo di borghesi, spontaneamente, sono andati dall’esor-cista di Sarsina; per sapere cosa succede!”, continua la signora in questione.

Anche questa non so se sia una notizia reale, oppure una pia intenzione; certo in questi giorni è vox populi. A modo suo la signora la risposta se l’è già data: cose così terribili succedono perché non c’è più la preghiera, cioè uomini e donne che hanno ancora la coscienza che l’uomo è figlio di Dio e a lui si riferisce comunque nelle scelte quotidiane. Una volta le benedizioni appartenevano al panorama ordinario della vita e non le dava solo il prete: si benediceva il pane, si benediceva la casa, lo stipite, il pasto, il figlio neonato, la giornata intera; il quotidiano, insomma, era posto sotto l’occhio di Dio e la preghiera era la forma più semplice per accogliere la presenza della Provvidenza in tutte le situazioni della giornata.

* * *

Non è forse l’ora di interrogarsi? È il momento di insistere sull’inizio di ri-flessione che, parecchi, in questi giorni, autonomamente, ognuno per conto

proprio, sono andati facendo. Uno dei pericoli più subdoli della realtà che viviamo è proprio questo: che non ci sono momenti di collegamento, non c’è più la voglia di condividere problemi, ansie e preoccupazioni.

Soprattutto quando di mezzo ci sono i giovani. Percepiamo, come adulti, per esempio, che le finte liturgie del sabato sera sono, nella migliore delle ipotesi, fasulle se non addirittura pericolose: magari soffriamo in casa e ci impegniamo in un braccio di ferro solitario, ma non avvertiamo che il vicino dirimpettaio ha il mio stesso problema con suo figlio!

Ognuno vive per sé e soffre per sé. A Sansepolcro invece il Santuario delle Grazie resta aperto per la preghiera, una sorta di preghiera riparatrice, tutte le notti del sabato; non è mai solo, sempre -a tutte le ore- c’è qualcuno: preghiera parlata e preghiera meditata; si stabiliscono conoscenze, si formano relazioni; si pone il problema della qualità del vivere. Dove guardo? So sollevare gli occhi e ampliare l’orizzonte? Non di solo denaro, di solo benessere vive l’uomo!

* * *

Al fondo del problema c’è la questione dell’educazione. Gli adulti inseguono principalmente il benessere della famiglia o si preoccupano prioritariamente

dell’educazione dei figli?Non è un invito a non lavorare e a non impegnarsi per conquistare un’agiatezza

sempre maggiore; è piuttosto un invito a benedire l’affaccendarsi del lavoro, affinché il lavoro non diventi tiranno e non escluda il resto: educazione dei figli compresa. È chiaro che siamo davanti a un problema di priorità: se un atteggiamento religioso coinvolge tutta la vita -non solo il tempo che dedico alla messa- in tutti i momenti della giornata ho presente il senso della vita. Ma a questa coscienza, oggi, occorre rieducarci anche noi come adulti. Occorre tornare disponibili alle proposte che ci giungono dalla chiesa e dalle parrocchie; perché mai si cessa di imparare il senso della vita.

E il senso della vita passerà anche nei cuori dei nostri giovani non grazie ai buoni discorsi, ma grazie ai buoni esempi. Solo chi viene educato è in grado di educare; solo cioè chi impara per primo a vivere può insegnare a vivere agli altri.

Dalla RedazioneVi presentiamo qui sotto la

pagina dell’Oratorio che potrete vedere su Internet.

Il sito della parrocchia infatti si sta rinnovando, grazie all’arrivo di Stefano che ha rinforzato il vecchio se pur collaudato staff, e, se andrete a visitarlo, vi troverete molte novità.

Vi renderete conto che è molto semplice interagire con il nuovo sito e quindi con la parrocchia e con tutte le iniziative che vengono prese.

Siamo nella fase di rodaggio e quindi scusateci qualche malfunzionamento e mandateci le vostre indicazioni.

Vi aspettiamo!

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Il quadro che prendiamo questa volta in considerazione non suscita in me alcun ricordo personale, per il semplice motivo che durante la mia permanenza ad Anghiari come

cappellano, esso stava nella chiesa di Galbino, dove mai ebbi occasione di recarmi. Si conserva ora nella chiesa di Tavernelle e qui più volte ho avuto modo di osservarne la bellezza offerta non solo dall’armonia dell’insieme, ma anche dai singoli qua-dretti che fanno da cornice all’immagine centrale, raffiguranti i 15 misteri del Rosario. È un’ampia tela seicentesca, nella quale è dipinta a olio la Madonna con il Bambino nell’atto di donare la corona a San Francesco e a San Domenico.

Anche se il quadro necessita di restauro, colpisce subito il movimento ascensionale e la familiare serenità delle diverse figure. A differenza dell’immagine venerata sull’altare mag-giore del Santuario di Pompei (e che troviamo comunemente nelle nostre chiese) qui non c’è alcun trono e la corona regale non poggia sul capo della Madonna, ma è sollevata più in alto dai due angeli, che tengono nell’altra mano una rosa: è il Cielo che discende verso la terra e fa dono della corona del Rosario, assicurando così il valore di questa preghiera.

Della sua efficacia la storia ne ha dato ripetuta conferma: basta ricordare la battaglia di Muret (1213) contro le forze eretiche albigesi, la battaglia di Lepanto (1571) e di Vienna (1683) contro la mezzaluna ottomana; vittorie dei cristiani attribuite proprio alla intercessione della Madonna invocata con la recita del rosario. Alcuni particolari che il quadro offre invitano a fermarsi per un po’ di meditazione e per cogliere le risonanze interiori.

Il Bambino porge la corona a San Francesco in modo diverso da come la Madonna la dona a San Domenico: non sembra che Gesù abbia intenzione di lasciarla, Lei invece sì. Francesco, più che andare nel mondo a diffondere la devozione del Rosario (oltretutto è un Francesco già stigmatizzato), deve saper trovare nella corona “la catena dolce che ci rannoda a Dio”, il mezzo per andare lassù, in alto, proprio come indica Gesù con la manina destra.

Domenico invece deve andare a difendere la Chiesa dalle eresie e la Vergine gli consegna questa preghiera quale “torre di salvezza negli assalti d’inferno”, come scriverà poi il beato Bartolo Longo nella Supplica. C’è un altro particolare che invita a riflettere: è la prima volta che in un quadro della Madonna del Rosario trovo la figura di San Giuseppe.

Sorprende il fatto che sta lì, in disparte, unica figura in posizione statica, al quale sembra affidato il ruolo di semplice osservatore della scena. È vero che, in quanto componente la S. Famiglia, la sua presenza è sempre giustificata; però nella concezione del quadro, così come è messo, quale compito possiamo pensare gli venga affidato?

Sta guardando e riflettendo sull’atteggiamento del Bam-bino: lo sorprende forse che Gesù medesimo dia tanto valore al Rosario? Può darsi. Oppure resta meravigliato, sorpreso che il Cielo, la vita eterna, la vittoria sul male possano venire raggiunti con un mezzo così semplice, così a portata di mano di ogni persona?

Non direi; come pensare che egli non sia convinto del valore grande di questa preghiera? Egli sa bene che i diversi misteri ci ripresentano tutta la vita di Gesù; l’episodio ricordato in ciascu-no di essi è un avvenimento legato ad un determinato tempo e luogo del passato, però i frutti misteriosi che l’episodio allora ha meritato sono infiniti, al di là del tempo e si fanno presenti ogni volta che nella preghiera, attraverso la fede, ci disponiamo ad accoglierli per le continue necessità della vita.

Può sembrare che S. Giuseppe dia l’impressione di essere un po’ serio; si tratta comunque di una serietà molto serena. C’è in lui una sicurezza di fondo. Sa bene che il compito affidatogli dalla Divina Provvidenza di proteggere la S. Famiglia durante la vita terrena e poi quello di proteggere la grande famiglia dei figli di Dio, la Chiesa, non è facile; sa però di poter confidare nella valida collaborazione della Vergine Sposa e del Figlio putativo, ai quali, anche nel quadro, lascia piena facoltà di azione: è sicuro che il dono della corona per la recita del Rosario è grande manifestazione di amore e fonte sicura di salvezza.

Conversazioni su Mariacosì come è raffigurata in opere d’arte nelle chiese di Anghiari

a cura di don Otello Branchi

La Madonna del Rosario di Galbino

In alto il quadro della Madonna del Rosario con le 15 formelle che raffigurano i Misteri del Rosario.Qui sopra il secondo mistero gaudioso: La visita della Madon-na a Sant’Elisabetta.

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CALENDARIO LITURGICO a cura di Franco Cristini

Mese di Ottobre 20081° ottobre mercoledì - Santa Teresa del Bambino Gesù, vergine e dottore della chiesa (1873-1897). Entrata giovinetta nel mo-nastero delle carmelitane di Lisieux praticò in modo particolare l’umiltà, la semplicità evangelica e la fiducia in Dio.2 ottobre giovedì - Santi Angeli Custodi “Il Signore ti manderà il suo angelo e custodirà il tuo cammino. Primo Giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni.3 ottobre venerdì - Primo Venerdì del mese. Nella chiesa di Micciano, alle ore 20,30 S. Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza.Nel Santuario del Carmine alle ore 21, S. Messa con adora-zione.4 ottobre sabato - San Francesco d’Assisi patrono d’Italia (1182-1226). Dopo una gioventù spensierata, sposò la povertà per seguire nel miglior modo possibile l’esempio di Cristo, predicando a tutti l’amore di Dio.5 ottobre domenica – Domenica XXVII del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo.7 ottobre martedì - Beta Maria Vergine del Rosario: questa celebrazione fu istituita da San Pio V papa nell’anniversario della vittoria navale riportata a Lepanto dai cristiani (1571). Primo martedì del mese. In Propositura alle ore 17 Ora di Guardia con recita del Santo Rosario.12 ottobre domenica – Domenica XXVIII del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo.15 ottobre mercoledì - Santa Tersa d’Avila vergine e dottore della Chiesa (1515-1582). A vent’anni entrò nel convento delle carmelitane ad Avila, in Spagna, ove ebbe rivelazioni mistiche e scrisse anche libri di profonda dottrina.16 ottobre giovedì - Santa Margherita M. Alacoque vergine (1647-1690). Accolta nel monastero della Visitazione di Paray le Monial ricevette mistiche rivelazioni e fu particolarmente devota verso il cuore di Gesù.18 ottobre sabato - San Luca evangelista: nativo di Antiochia, studioso di medicina, appassionato dell’ellenismo, è autore del terzo vangelo e degli Atti degli apostoli e unico dei quattro evangelisti, ha tracciato importanti ritratti di Maria insistendo inoltre sulla infanzia di Gesù. Fu compagno dell’apostolo Paolo e scrisse il vangelo secondo la predicazione di lui.19 ottobre domenica - Domenica XXIX del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo.26 ottobre domenica - Domenica XXX del Tempo Ordinario. Sante Messe secondo l’orario festivo.28 ottobre martedì - Santi Simone e Giuda apostoli: Simone nell’elenco degli apostoli è messo all’undicesimo posto, nato a Cana era soprannominato “lo Zelota”. Giuda, chiamato an-che Taddeo, è quell’apostolo che nell’ultima cena domandò al Signore: “Come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?”

Mese di Novembre 20081° novembre sabato - Tutti i Santi. Sante Messe secondo l’orario festivo. Celebrazioni a San Lorenzo ore 14,30. A Galbino ore 15,30. A Anghiari ore 15,30.2 novembre domenica – Domenica XXXI del Tempo Ordina-rio. Commemorazione di tutti i defunti. Sante Messe secondo l’orario festivo. Alle ore 6,30 ritrovo nella chiesa di Santo Stefano per recarsi in preghiera al cimitero di Anghiari dove, alle ore sette, viene celebrata la Santa Messa.4 novembre martedì - Primo martedì del mese. In Propositura alle ore 17 Ora di Guardia con recita del Santo Rosario.6 novembre giovedì - Primo Giovedì del mese. Si invitano i fedeli alla preghiera per le vocazioni.7 novembre venerdì - Primo Venerdì del mese. Nella chiesa di Micciano, alle ore 20, S. Messa per il Gruppo Uomini dei Ritiri di Perseveranza.Nel Santuario del Carmine alle ore 21, S. Messa con adora-zione.9 novembre domenica - Domenica XXXII del Tempo Ordi-nario. Sante Messe secondo l’orario festivo.10 novembre lunedì - San Leone Magno papa e dottore della Chiesa. Nato in Toscana, sembra a San Leo di Anghiari, fu il primo papa che meritò l’appellativo di “Grande”. Celebre nella storia resta l’incontro con Attila, capo degli Unni, in seguito al quale il barbaro lasciò l’Italia.11 novembre martedì - San Martino di Tours vescovo, nacque verso il 316, figlio di un tribuno romano al confine orientale dell’impero romano. Ricevuto il battesimo e abbandonato il servizio militare fondò un monastero presso Ligugé in Francia dove condusse vita monastica. Fu ordinato sacerdote e quindi eletto vescovo di Tours. Morì nel 397. Patrono dei navigatori e dei vignaioli.16 novembre domenica – Domenica XXXIII del Tempo Or-dinario. Sante Messe secondo l’orario festivo.22 novembre sabato - Santa Cecilia vergine e martire: pa-trona dei musicisti, esempio perfettissimo di donna cristiana che abbracciò la verginità e sostenne il martirio per amore di Cristo.23 novembre domenica – Domenica XXXIV del Tempo Ordi-nario. Cristo Re. Sante Messe secondo l’orario festivo.

Conclusione dell’Anno LiturgicoInizio del nuovo anno con il Tempo di Avvento

30 novembre domenica – Domenica I di Avvento. Sant’Andrea apostolo. Festa della Misericordia. Sante Messe alle ore 9,30 in Badia, alle ore 11 in Propositura, alle ore 18 nella chiesa della Croce. Andrea nato a Bethsaida, fu prima discepolo di Giovanni Battista poi di Gesù a cui condusse anche il fratello Pietro. Secondo la tradizione dopo la Pentecoste, predicò in diverse regioni e fu crocifisso in Acaia.

Domenica 30 novembre 2008Festa di S. Andrea apostolo - Patrono della chiesa di Galbino

S. Messa alle ore 18,30

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Avviso importante

Preparazione al Matrimonio

Per chi intende sposarsi nel corso dell’anno 2009 saranno organizzati degli incontri, indispensabili per il Matrimonio, di preparazione e di approfondimento. Contattare don Marco (0575.788041 - [email protected])

Celebrazione dei Battesimi

Anche per il Sacramento del Battesimo sono previsti degli incontri di preparazione e di approfondimento, che saranno tenuti in Avvento ed in Quaresima sia da Sacerdoti che da laici. Anche per questi incontri contattare per tempo don Marco.

SANTE MESSE FESTIVECELEBRATE NELLE CHIESEDEL VICARIATO DI ANGHIARI...

Ore 8,00 -PIEVE DI MICCIANOOre 8,30 -ANGHIARI: Chiesa di S. StefanoOre 9,00 -CENACOLO DI MONTAUTO " -CATIGLIANOOre 9,30 -ANGHIARI: Chiesa di ProposituraOre 10,00 -SANTUARIO DEL CARMINE " -SAN LEOOre 11,00 -ANGHIARI: Chiesa di Propositura " -PIEVE DI MICCIANO " -VALEALLE " -TAVERNELLEOre 11,30 -VIAIOOre 12,00 -TOPPOLEOre 15,30 -TUBBIANOOre 16,00 -PONTE ALLA PIERA " -PROPOSITURA (1a domenica del mese)Ore 18,00 -ANGHIARI: Chiesa della Croce

... E DI MONTERCHIOre 8,30 S. Maria della Pace Le VilleOre 8,45 San Michele Arc.lo a PadonchiaOre 10,00 CHIESA della Madonna Bella PocaiaOre 11,00 S. Maria della Pace Le VilleOre 11,15 San Simeone profeta a MonterchiOre 17 (ore 18 estivo) San Simeone a MonterchiUltima domenica del mese chiesa di San Michele Arc.lo a Pianezze ore 16 (ore 17 estivo).

Primo Venerdì del mesea Micciano

alle ore 20,30 ora legale- ore 20 ora solare

Primo venerdì del meseal Carmine

Ogni primo venerdì del mese, al Santuario del Carmine, S. Messa con adorazione alle ore 21.

Sabato 8 novembre 2008La S. Messa delle ore 18

verrà celebratapresso la chiesa della Maddalena

ex convento di San Martino di fuori

Al termine distribuzione del pane

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IL PALTERRE*: dove gli Anghiaresi parlano di Anghiari, e non solo* Queste pagine possono essere lette dagli anghiaresi senza particolari prescrizioni. Per gli altri si consiglia moderazione.

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Verso i... 50di A+B=AB

È la sera della proiezione del film di Pieraccioni in piazza ed io sono con il mio babbo a fargli compagnia lasciando mia mamma libera di poter godere della festa molto attesa in paese.

Guardo il babbo e vedo i segni che il tempo ha lasciato nel corpo e nello spirito di un uomo che ha conosciuto solo il lavoro fin da quando era bambino.

Intorno a me crescono i miei figli e i miei nipoti, passano velocemente i giorni, le stagioni, gli anni, vado verso i 50.

Mio fratello, che ha 4 anni più di me, dice di essersi fermato a 49 e da lì ritorna indietro.

In questo momento lui è in vacanza, ci siamo sentiti al telefono... quasi quasi a 49 torno indietro anch’io.

Al mercatodi A+B=AB

Questa mattina sono andato al mercato con mio figlio e ho rivisto nei ragazzi di oggi quelli di ieri, anche noi a passeggio o fermi a guardare le ragazze che passavano.

Verso le 10 ho incontrato mia mamma e mentre pren-devamo il caffè, una sua amica, compagna di gioventù, si è avvicinata a salutarla.

Parlando, prima dei nipoti e poi dei figli, sono passate ai ricordi di quando “loro”, compagne di banco alla scuola elementare, passavano i giorni con poco o niente.

Che bello ascoltare i ricordi di un tempo, chissà quante cosa avrebbero da raccontare due compagne di banco, chissà... ci vorrebbe più tempo.

Rotonde a partedi Clèto

La definizione si riferisce a quella nuova nuova del Borgo di fronte alla chiesa delle Forche.

Quando era in costruzione e ho sentito che ci facevano una rotonda mi è sembrata l’ennesima conferma della stranezza dei borghesi che facevano una rotonda in parte: mai vista!

E invece, ora che è funzionante, devo ammettere che è una buona soluzione. Non so perché loro l’hanno fatta così. Probabilmente per lo spazio ma, in questo modo, ho visto che si deturpa di meno il tracciato della strada principale.

Offerte per la parrocchiaLa famiglia Ruggeri ha fatto pervenire la somma di 400 euro in memoria di Igildo e da utilizzarsi per i giovani dell’Oratorio.

***Moreno Zanchi ha offerto 200 euro per le attività giovanili per una intenzione particolare della propria famiglia.

La parrocchia ringrazia queste due famiglie per la sensibi-lità dimostrata. Il nostro grazie va anche a tutti coloro che in vario modo sostengono le attività della parrocchia..

I due Anghiari

La situazione socio-politica di Anghiari è molto delicata ed è determinata da fat-

tori esterni alla realtà paesana per cui risulta molto importante l’intermediazione delle persone responsabili della presentazione in modo massimalistico del paese.

Quest’anno nonostante la generale fles-sione dovuta alla recessione internazionale,

in Anghiari ho notato una maggiore affluenza turistica ed inoltre abbiamo assistito a molte manifestazioni folkloristiche atte a valorizzare le bellezze del paese stesso.

Infatti, oltre alle varie rievocazioni storiche e culturali, sono stati realizzati degli eventi gastronomici e di aggregazione massimalistica e a tale proposito voglio ricordare il “Feudo del Vicario”, ex cavallino nero, dove ho degustato il meglio della cucina Toscana.

Ho parlato di “due Anghiari” perché in questo periodo la popolazione Anghiarese raddoppia anche se assistiamo al turismo del cosiddetto mordi e fuggi. Questa è una situazione generalizzata e che ha valenza per tutto il territorio e quindi bisogna essere soddisfatti dei risultati ottenuti.

In definitiva non importa il colore del gatto, l’importante è che prenda i topi!!, insomma occorre una politica continuativa nell’ambito turistico e idee innovative al fine di rinnovare tradizioni travolgenti dal punto di vista massimale.

Graticola estivaarticolo e foto di: By Gatto

Dopo aver concluso le due settimane del Grest di luglio con la con-sueta cena al Carmine, Loris e Mario veniva-no “aizzati” dal Gegio e dal sottoscritto nel saper costruire un bra-ciere da grigliate “indu-striali”. Per cui lanciata la scommessa, Loris e Mario confermavano

che entro la festività di San Bartolomeo sarebbe stato pronto il braciere, mentre io e il Gegio confermavamo l’acquisto a scelta di pesce o bistecche per inaugurare l’evento.Il giorno di ferragosto ci veniva comunicato che il braciere era pronto, per cui dopo un’accurata disamina con tanto di collaudo dell’attrezzo, veniva stabilito che esistevano alcuni difetti sulla progettazione e realizzazione, e che, fondamentale, c’era stata la collaborazione del “Baffino“ (Alessio) il quale non era stato coinvolto nella faccenda, per cui, tra mille pole-miche, veniva sentenziato che la scommessa era patta. Per San Bartolomeo è stato quindi inaugurato ufficialmente il fatidico braciere dell’Oratorio, mentre le correzioni saranno apportate in seguito. Per quanto riguarda il Gegio e me abbiamo stabilito che un brustichino con salsiccia e sambudelli è stato più che sufficiente per la riuscita dell’evento. Comunque un sincero ringraziamento da parte di tutto lo Staff dell’Oratorio agli im-pavidi Mario, Loris e Alessio per il loro impegno profuso.

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...il Palterre ovvero Ridendo castigat mores

La vignetta di Scacciapensieri:

Augelletti!

Pori vecchidi F. B.

Dopo una vita di lavoro e molte volte anche di rinunce e sacrifici, parecchi dei nostri nonni vengono parcheggiati al Ricovero.

Non sarà giusto ma le nuore, o le figlie, lavorano, i mariti pure e quando i “vecchi” non sono più autosufficienti, da qualche parte al sicuro vanno messi.

I parenti piano piano “guasi” si dimenticano che hanno una “vecchia” o un “vecchio” al Ricovero, vanno sempre più raramente a trovare i loro genitori. Durante la settimana pensano per un attimo al babbo o alla mamma ma poi ci sono i figli a cui pensar, la moglie o il marito, il ponte a fine settimana per andare due giorni al mare e quindi non è possibile fare una visita ai genitori o ai nonni.

I nonni sono chiusi in una camera, tutti i giorni vedendo i soliti pazienti o gli inservienti che li curano e che a volte gli parlano e fanno dimenticare per un attimo dove sono finiti, lontano da ogni affetto sincero e disinteressato.

Io avrei una proposta: far fare una gita istruttiva ai ragazzi e ragazze dalla terza media alla quinta superiore per far vedere che ci sono persone che dopo una vita di lavoro vengono messe in un angolo, a volte non per bisogno ma per egoismo e far vedere che i “vecchi” ancora potrebbero insegnare qualcosa a tutti noi e abituare o riabituare i giovani a chiacchierare con gli anziani per imparare e mettere da parte ogni tanto telefonino e compiuter.

Un’altra cosa che sicuramente farebbe bene agli anziani è la pet terapy cioè un cane docile che per un po’ di tempo sta con loro e gli dà un po’ di quell’affetto o amore che gli è venuto a mancare da parte dei bipedi. I proprietari dei cani

Le toppedi Clèto

Chi ha qualche anno sulle spalle se le ricorda le toppe sui calzoni. Ma non quelle che hanno i giovani di oggi (solo perché così è la moda) ma quelle che servivano a ricoprire i buchi e le rotture dell’usura, dato che non si poteva comprare un altro indumento.

Quelle di cui parlo oggi sono invece le toppe nere di asfalto sulle rotture della pavimentazione del Borgo della Croce.

È vero che il deterioramento della sede stradale richiedeva un intervento ma io penso che già l’ufficio tecnico ha già pronta una relazione per ripristinare il manto stradale a dovere e cioè identico a quello messo in opera a suo tempo.

18 agostodi Emmedipì

Si è ripetuto il ricordo dello scoppio della mina alla caser-ma dei carabinieri avvenuta il 18 agosto del 1944; era stata collocata dalle truppe tedesche in ritirata.

Dopo la S. Messa celebrata alle ore 10 si è formato un corteo diretto nel luogo del tragico avvenimento per deporre una corona di alloro.

Le campane di tutte le chiese di Anghiari, e con il contri-buto anche della Misericordia, hanno suonato a distesa alle ore 10,30, ora dello scoppio (come annotato da Don Nilo nei registri parrocchiali).

Solo il campano, non sollecitato a dovere, non ha potuto partecipare rimanendo muto e contrariato per questa dimen-ticanza dei suoi datori di lavoro.

Leggende metropolitane

I girasolidi Emmedipì

Anche nell’estate appena trascorsa ho potuto ammirare i campi di girasole che hanno colorato in modo deciso la nostra vallata e le colline.

E ho ripensato alla credenza che il loro capo dorato segua l’andamento del sole nel cielo. Anche perché, visti al mattino, sono tutti là pronti che guardano in direzione dell’oriente. Solo che anche la sera sono sempre rivolti dalla solita parte.

Peccato!

Lunedì 6 ottobre inizieranno le lezioni per i corsi 2008.Per iscrizioni ed informazioni rivolgersi presso la sede in

via XXV luglio o telefonare ai seguenti numeri:Bettoni Pier Luigi 380-5162047; Camaiti Giulio: 339-

2022636; Ganganelli Cesare: 349-4183693; Informagiova-ni: 0575-789288.

Filarmonica Pietro Mascagni: Corsi 2008/09

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LE NOSTRE CHIESE NELLA STORIA E NELL’ARTEdi don Quinto Giorgini

Chiesa del Sacro Cuore al Bagnolo

Questa cappella, dedicata al S. Cuore di Gesù, fu inaugu-rata e benedetta il 27 giugno 1954 dal Vescovo mons. Domenico Bornigia ed è stata costruita, in stile classico,

per volontà e liberalità di P. Angelo Maria di Anghiari, nato il 1 giugno 1886 in questa frazione del Bagnolo, comune di An-ghiari, parrocchia di Galbino e Diocesi di Sansepolcro. Il futuro Padre Angelo, al secolo Dante Mondani, sentì a tredici anni il primo richiamo della vocazione religiosa all’ordine francescano dei Frati Minori Cappuccini, nella festa dell’Immacolata Con-cezione al convento di Montauto, ove si recava a servire Messa, e poi anche durante la Messa solenne di mezzanotte dell’Anno Santo 1900, nel vicino Santuario della Madonna del Carmine, alla cui confraternita si era iscritto. A quattordici anni entrò nel Collegio serafico di Montevarchi per gli studi ginnasiali e vestì l’abito religioso il 9 luglio 1901, nel convento di S. Maria Maddalena di Montepulciano, dove successivamente emise i voti religiosi. Continuò gli studi liceali nel Convento di S. Miniato (Pisa) e il corso teologico a Siena.

L’11 luglio 1909 fu ordinato sacerdote. Questo giovane frate, essendo di mente viva, perspicace e di buona volontà, fu scelto dai superiori per frequentare l’Università Gregoriana in Roma, dove si laureò in filosofia nel 1913. Passò poi all’Accademia di S. Tommaso d’Aquino, perfezionandosi in filosofia tomista ed infine frequentò l’Università statale della Sapienza, nella facoltà di Lettere e Filosofia, dove ebbe come professori nomi celebri tra cui Gentile, De Santis, Varisco…

Al colto e zelante P. Angelo, i superiori affidarono l’inca-rico di professore di Lettere nel Liceo dei Cappuccini di Siena e poi, chiamato a Roma, insegnò filosofia nel collegio di S. Lorenzo da Brindisi. Scoppiata la prima guerra mondiale, fu nominato cappellano della Croce Rossa con grado di Tenente e per la sua dedizione e coraggio meritò la medaglia di bronzo. Fondò, con la signora Margherita di Colmar, la Lega Eucari-stica per la Pace, promuovendo particolari ore di adorazione e di predicazione in varie chiese di Roma. Tra i predicatori ci fu anche mons. Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII. Padre Angelo ebbe due udienze speciali dal Papa S. Pio X ed una udienza privata da Pio XI, che su proposta del P. Generale dei Cappuccini, lo nominò nel 1938 Rettore del Collegio Pontificio

Etiopico in Vaticano, dove rimase per circa 10 anni.

Fu tra i promotori della proposta di nominare “S. Francesco patrono d’Italia”, accolta dall’Episcopato e dal Papa Pio XII nel 1939. Durante il secondo conflitto mondiale gli fu affidato, il 24 maggio 1942, l’incarico di recarsi in Etiopia per prendere contatti con la gerarchia, i religiosi e i cappellani che si tro-vavano nell’Africa orientale. Finalmente, nel 1947, il suo P. Generale lo destinò a Loreto, quale “Direttore Generale della Congregazione Universale della Santa Casa”, con approva-

zione della Santa Sede. Era il periodo delicato della ripresa dopo la guerra e P. Angelo dedicò la sua bella intelligenza e la sua forte volontà nel riorganizzare la stampa e il notiziario del Santuario, riallacciando relazioni con i devoti e benefattori della Santa Casa e dirigendo per undici anni gli Annali. Ha realizzato nuove opere in Basilica: pavimenti alle cappelle late-rali, organo e vetrate nuove, varie decorazioni, edizioni e traduzioni della guida del più celebre Santuario mariano d’Italia, nonché documenti cinematografici, il tutto senza trascurare il ministero della predicazione anche in forma di Esercizi Spirituali, Conferenze culturali e quello del perdono dei peccati attraverso il Sacramento della Confessione, in qualità di Penitenziere della Basilica di Loreto.

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Le nostre chiese...

Una vita quindi intensa di opere e di bene fu quella di P. Angelo, che peregrinò in varie parti d’Italia e del mondo, lontano dal suo paesello natio, che portò sempre nel cuore e come segno di affetto verso la sua famiglia e la sua gente fece costruire sul terreno di sua proprietà questa devota cappella. Fu realizzata con la collaborazione degli abitanti del Bagnolo e dell’allora parroco don Gino Lazzerini, nei primi anni del suo ministero a Galbino.

Il sacro edificio, di pianta rettangolare, con piccola abside, ha una superficie di circa 30 mq. Le mura e la bella facciata sono in pietra, presa in parte dal vicino torrente Sovara e dai non lontani Monti Rognosi, incorniciate e

adornate con mattoni. Il rosone è in cotto prodotto dalla locale fornace del Bagnolo. Il solenne portale in mattoncini rossastri è sormontato da una lunetta che custodisce un bassorilievo in ceramica, raffigurante il Crocefisso adorato da S. Francesco e S. Chiara inginocchiati, datato 1958 con accanto il nome di un certo Politi. Un campaniletto a vela con una sola campana è impostato sul culmine della facciata. Quattro finestrelle ovali la illuminano lateralmente, il tetto è a capanna, ricoperto in laterizio, e presenta all’interno un soffitto con travatura in legno. Il pavimento è realizzato con mattonelle di cemento. All’interno, la cappella si presenta arredata del necessario per celebrare il culto. Sull’altare di pietra c’è un bel tabernacolo marmoreo, dietro in alto la statua del S. Cuore e la Croce, mentre ai lati ci sono le statuette dell’Immacolata e di S. Francesco. Sulla parete sinistra di chi entra vediamo murato un grande

frammento di pavimento tolto dalla Basilica di Loreto, che ricorda il legame tra il fondatore di questa chiesa e la S. Casa. L’acquasantiera e varie sedie liturgiche completano la sacra suppellettile di questa cappella, nata dal cuore di Padre Angelo, grande figlio della comunità cristiana e civile di An-ghiari, di cui vogliamo riportare per intero il suo testamento.

CONGREGAZIONE UNIVERSALE DELLA SANTA CASA DI LORETO (Ancona)

Loreto, 1954

Nella pienezza delle mie facoltà fisiche e intellettuali, mentre ringrazio umilmente la SS. Trinità di avermi creato e di avermi dato la vocazione religiosa cappuccina, a gloria della medesima SS. Trinità, del S. Cuore di Gesù, della Vergine Immacolata e del mio Serafico Padre S. Francesco, liberamente dispongo di quanto attualmente posseggo o possiederò al momento della mia morte, nel modo seguente.Essendo per successione paterna proprietario di due appezza-menti di terreno, un ettaro circa di terreno coltivato confinante con il torrente Sovara, con il canale del molino di Camillo Mondani e con la proprietà di Mario Mondani; ed altro appez-zamento di terreno di metri circa 8x50, sul quale ho costruita una Cappella per culto pubblico, ambedue gli appezzamenti situati in frazione Bagnolo in comune di Anghiari (Arezzo) e in Parrocchia di Galbino, lascio in piena proprietà sia i due appezzamenti di terra sia la Cappella in uno di essi costruita, con quanto in essa contenuto, nulla escluso né eccettuato, al Beneficio Parrocchiale di S. Andrea Apostolo di Galbino, con l’obbligo di destinare le rendite di quanto sopra sia per il mantenimento del culto in detta Cappella (S. Cuore al Ba-gnolo), sia per beneficenza ai bambini di detta frazione del Bagnolo, specialmente in occasione della Cresima e Prima Comunione degli stessi, raccomandando l’anima mia alle preghiere dei piccoli innocenti.Tanto dispongo, irrevocabilmente, oggi primo Gennaio, Anno del Signore e Anno Mariano millenovecentocinquan-taquattro. In fede di che mi firmo

Mondani Dante in Religione P. Angelo M. d’Anghiari Cap-puccino attualmente Direttore Gen. della Congregazione Univ. della S. Casa.

Padre Angelo è morto il 26 dicembre 1960, e l’anno precedente aveva celebrato il Giubileo d’oro del suo sacerdozio.

Nell’altra pagina: Veduta esterna e interna della chiesetta del Bagnolo (foto Emmedipì).In questa pagina. In alto: a sinistra la lunetta e, a destra, il rosone in cotto realizzato nella fornace del Bagnolo.Sotto il mosaico proveniente dal Santuario di Loreto e, qui a sinistra, particolare dell’arco del portale di ingresso (foto Emmedipì).

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Angolo della Missionea cura di Franco Cristini

Poetiche corrispondenze dai Renicci a cura di Donna Beppa

Venite a me

In questo ultimo periodo stanno avvenendo nella nostra società alcuni episodi che ci rendono profondamente turbati e frastornati. Quanta sofferenza, quanta disperazione deve albergare nel cuore e nella mente di tanti nostri fratelli! Quanta desolazione nelle loro anime impaurite, incapaci di aprirsi a qualcuno ed ancor meno di aspettare un aiuto!

Nell’età della scienza, della tecnologia avanzata, del perfezionismo, della superbia umana, ognuno di noi pensa di essere autosufficiente a risolvere tutti i problemi che la vita ci presenta quotidianamente.

E pensare che Gesù continua a ripeterci: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e Io vi darò ristoro.”

È Lui stesso che ci invita in modo accorato, è Lui stesso che prende l’iniziativa e fa il primo passo, è Lui ad amare per primo come solo Lui sa fare.

Gesù ci dà coraggio, conforto e consolazione se gli apriamo il nostro cuore, se gli manifestiamo i nostri dubbi, le nostre ansie, le tribolazioni, gli insuccessi tanto frequenti nella vita di ciascuno di noi.

Chi ama veramente non sta a considerare quanto dare o come dare, ma dà e basta “Venite a me”.

E se purtroppo qualcuno di noi si trovasse così preso dallo sconforto e dalla disperazione in maniera tale da non riuscire neppure a muoversi verso di Lui, ebbene sono sicuro che basterà un sospiro: desiderare Lui è già arrivare a Lui, è già aver accettato l’invito.

La misericordia divina è senza limiti.

Pace e bene

Nozze d’oroIn questa bella foto sono ritratti Alvaro Fedi e Lidia Mon-

dani, nel felice giorno del loro Matrimonio. Oggi li ricordiamo specialmente poiché ricorrono le loro nozze d’oro. I due coniugi si erano infatti sposati al Santuario del Carmine il 6 settembre 1958, uniti nel sacro vincolo da don Giuliano Giglioni, allora parroco di Micciano. Nella foto li vediamo appena usciti dal

Santuario del Carmine. Dopo il matrimonio i novelli sposi hanno con-tinuato la festa facendo un bel giro per l’Italia.

Al tempo del loro Matrimonio Alvaro pre-stava servizio presso la Caserma dei Carabinieri di Anghiari.

Ai due coniugi giun-gano gli auguri e le felicitazioni di parenti e amici e della Redazione dell’Oratorio.

La protesta del baghino(Anghiari, 3 agosto ’07)

“Nino nino, ni ni ni!!!!”da pichino m’alettèon cusì…e me dèon la broda da mangèree ‘gni tanto me portèono a parère.Poro nino,chi avrebbe mai pensètoche’l mi destino se sarebbe arvercèto?Che prima me trattèon cun tanto affetto,pu’ c’èn fatto ‘n salème e m’èno afétto!!!

‘Na volta, che ero drento al mi’ ricinto,me vinne da pense’ che fusse fintoel grande amor che me mostrevon tutti,perché m’acarezzèon troppo i priciutti!

E ‘na matina ch’ero ‘ntu la stallala vera verità vinne su a galla…La padrona tirèva ‘l collo al galloe disse: “Anche ‘l baghino ‘gna amazzallo!”Me prese ‘na gran fifa e anche ‘l cacaccioa pensè’ che domèni ero migliaccio!!!

E cusì fu, perché questo è ‘l destinod’ogni crischièno e d’ogni baghino;la differenza è questa solamente:che del maièle ‘n se butta via gnente!‘N so cum’è ita, ma me so artrovètosu un banco, tutto rotto e spezzettèto:strisce de lardo, megro ‘nsapurito,spezie, vinsanto, ‘mpastèto e cundito.

‘N se butta gnente, tutto pol sirvire,quel che ‘n mangi, l’adopri per cundire…s’utilizza ‘gni cosa, fète conto,che per insachettè’ salcicce e onto,ch’ èn adopro? Volete che ve l’ dica?Anche i budelli, e anche la bicica!!!

Dico la verità: finché ero vivoio non m’ero alavèto mai la testa,né ‘l grifo, né l’urecchie, e nun cridìvode fallo mo’ che m’èn fatto la festa.Me l’èn raschiète, l’èn abrustichètee pu’ l’èn cacce a mollo ‘n tu’l paioloe, quande erino cotte spappolète,l’èno strizzète dentr’a ‘n tovagliolo.

“Bono ‘stu grifo! Bona quest’urecchia!”(Almeno te vinisse la petecchia!)“Che soprossata bona! Che sapore!”(Ci credo: m’era preso ‘l raffreddore!!!)

Ora, padrone, io non te vo’ mèle,ma mettite ‘ntui panni del maièle!E, ‘nveci de chiamamme“Gnico gnico..”,ascolta per ‘na volta quel che dico: La vita è bella? No, la vita è dura,perché ‘n fondo ci dà la fregatura!Io l’ho capito ‘n po’ troppo in ritardo:me grattèvi la trippa e pensèi al lardo!

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Una storia per pensare: riflessioni a cura di Laura TaddeiLA PAGINA DELLA CARITAS

Nel nostro pellegrinaggio in Terrasanta ab-biamo potuto incontrare anche le piccole

comunità cattoliche locali, che se pur essendo una minoranza, svolgono un prezioso lavoro di aiuto a tutti i livelli con opere sanitarie ed

educative rivolte alla provata popolazione senza discrimina-zioni di razza o religione.

Mi ha colpito molto la scuola dei francescani a S. Giovanni d’Acri, che un solo frate tiene in piedi, insieme alla Chiesa, in mezzo a una popolazione totalmente musulmana. Ci racconta come, nella sua scuola modernamente dotata in questo mese anche di un laboratorio di informatica, non si impone il cri-stianesimo, ma tutti i bambini, anche musulmani, ci tengono a fare la recita e il presepe a Natale e le famiglie non sono ostili alla persona di Gesù Cristo.

E pensare che in Europa stiamo rinunciando alle nostre ra-dici cristiane, circolari vietano il Presepe nelle scuole italiane, in nome di un presunto rispetto per le altre religioni! A Betlemme, abbiamo incontrato veramente in carne ed ossa i bambini e le mamme, che vengono accolti e curati in due moderne e effi-cienti strutture. Veramente, ho pensato, quando è l’amore, la caritas, che muove le azioni, non c’è bisogno di piani sanitari aziendali, tutto funziona al meglio, pur nelle enormi difficoltà, senza che sia a scapito della qualità professionale.

Da una grande cancellata entriamo nella casa di accoglienza delle suore “figlie di S. Vincenzo”, è venerdì, davanti alla chiesa c’è l’unico verde parco della città e coppie di sposi musulmani stanno facendo il servizio fotografico, ci sorridono, i turisti qui sono una necessità per tutti. Qui ci sono posti letto per orfani della guerra e vittime della miseria, per bambini malati e abbandonati dalle loro madri, spesso donne musulmane, che rimanendo incinte fuori del matrimonio, verrebbero lapidate, qui possono partorire e far curare il bambino e se vogliono tornare a casa, vengono persino fornite di un piccolo stipendio in cambio di semplici mansioni, per poter dire di essersi as-sentate per lavoro. C’è il nido e la scuola materna, molti sono orfani, i più grandi ci circondano allegramente, i più piccoli sgambettano nei loro lettini. La suora ci dice che ora però, con il muro di divisione che relega i palestinesi in una piccola zona di Betlemme, le donne non arrivano più tanto facilmente, tanti bambini nascono asfittici, tanti malati muoiono per le lungaggini dei controlli al chek-point.

Impossibili le adozioni, per le restrizioni governative israe-liane, l’unica possibilità sono gli aiuti internazionali. Visitiamo quindi un grande ospedale, ci dicono, l’unico pediatrico della Palestina, il nome evoca la Caritas, ma l’associazione non c’entra anche se il fondatore ne era membro: Caritas baby Hospital che vuol dire “Aiuto bambini Betlemme”.

La storia: Betlemme, vigilia di Natale 1952. Padre Ernst Schydrig sta andando alla messa nella Basilica della Natività, quando, nei pressi di un campo profughi palestinese, scorge un uomo. È un padre, disperato, che sta seppellendo il proprio figlio nella palude. Come festeggiare la nascita di Gesù mentre nel luogo in cui è nato ci sono bambini che soffrono? Al que-sito risponde prendendo in affitto un piccolo appartamento e con poche culle inizia la fondazione che porterà, negli anni, senza alcun aiuto dai governi, all’attuale moderno ospedale, dove operano medici e personale di primo ordine, con scuole di formazione locali e che tuttora si regge grazie alla prov-videnza. Il suo testamento, ci illustra una suora di Padova, è ancora oggi molto vivo: aiutare i più poveri, sempre e dove è possibile, senza mai chiedere nazionalità o religione.

Proprio questo, senza forzature, ha spesso portato anche a conversioni al cattolicesimo, perché l’amore gratuito verso i più deboli, fossero anche diversi o nemici solo Cristo ce lo può insegnare.

Scopro con gioia nell’opuscolo illustrativo che l’ Asso-ciazione di sostegno, che è nata anche in Italia con il Prof. Boscaini di Padova, è sotto il patrocinio del Vescovo di Vero-na, Flavio Roberto Carraro, che è stato il nostro precedente e amato vescovo! Una ragione in più per ricordarsi, superando tanti festeggiamenti pagani del Natale, di questi piccoli Gesù che ancora soffrono per le ingiustizie dei grandi.

In alto a sinistra il logo del Caritas Baby Hospital e, a destra, la pagina su internet da cui sono tratte le immagini di questa pagina.Se volete visitare il sito ecco il suo indirizzo:

(www.aiuto-bambini-betlemme.it)

I bambini di Betlemme

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Fotocronaca

Il nostro benvenuto!di Alebì

L’8 settembre scorso il Papa ha nominato Monsignor Giuseppe Betori nuovo Arcivescovo di Firenze.

Anche noi siamo legati a questo avvenimento poiché la nostra Diocesi di Arezzo è suffraganea di quella di Firenze. Quindi l’Arcivescovo di Firenze è nostro metropolita.

Monsignor Betori succede al cardinale Ennio Antonelli che nei mesi scorsi ha assunto un alto incarico presso la Curia Vaticana. Betori è stato, ed è tuttora, segretario generale della CEI. È quindi prevedibile che presto ne venga nominato uno nuovo.

Al nuovo Arcivescovo il nostro benvenuto, au-gurando ogni bene per questo nuovo ministero.

Dopo il PalioNella giornata del 29 giugno abbiamo

potuto ammirare il Gruppo storico del Palio sfilare per le vie di Anghiari e nella piazza dove si è consumato anche questo Palio 2008; un ringraziamento ad enti ed esercizi commerciali che, come sempre, non hanno fatto mancare il loro aiuto.

Ma gli impegni per il Gruppo non sono finiti. Varie le manifestazioni a cui hanno preso parte.

L’ultima partecipazione, raffigurata nella foto, è stata quella a Sansepolcro, sabato 6 settembre 2008, in occasione del Mercato di Sant’Egidio che quei cittadini organizzano in prossimità delle feste per la balestra .

Dopo il ritrovo presso la piazzetta di Santa Chiara, il gruppo è sfilato lungo le strade del Borgo per poi posizionarsi in piazza Berta assieme a tutti gli altri gruppi partecipanti.

Viva il Palio!

Messicanidi Emmedipì

Erano i giorni prossimi al solleone quando, girovagando verso il Topo (ricordate questo fatto perché vi sarà senz’altro di aiuto) ho trovato questi tre individui profondamente immersi nel riposino pome-ridiano.

E siccome in pieno sole sarebbe stato troppo caldo, si sono piazzati all’ombra fresca di una vite di moscatello.

Gli indumenti che indossa-no non vi traggano in inganno: è tutta robba de casa nostra!

Sareste in grado di indovi-nare le loro generalità?

Provateci!

foto Emmedipì

foto

Em

med

ipì

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Le offertealla MisericordiaAnonimo (M. M.G.) 100Anonimo (M.L.) 52Babbini Grazia in memoria del marito Franco Benedetti e dei fratelli Loris e Lidia 150Bacchelli Elisabetta 50Caraffini Bruno 5Casi Marica 20Chiarini Albertina - i familiari alla memoria 400Cioci Rita Gessani 10Coleschi Eva 10Coleschi Fulgenzo - i familiari alla memoria 250Comanducci Tosca 20Del Pia Giuseppe - i familiari alla memoria 100Fastacchini Vally e Cerboni Alessan-dro 30F r a n c h i A l v a r o - i f a -miliari alla memoria 637Ghignoni Enrico 50Giannini Ferdinando e Rosalia 30Gli amici del Carmine - pranzo dell’oca 1.935Goretti Alma 15Lenzi Martini Malvina in memoria di Ruggeri Igildo 30Marcuzzi Giulio - i familiari alla memoria 162Marzi Vito 10Mercati Flavio 30Nencioni Palombini Ornella 10O l a n d e s i S e rg i o - i f a -miliari alla memoria 300Omarini Manuela 10Pallini Ada - la famiglia Giovacchini alla memoria 250Pernici Alberto 100Pulcini Francesca 30Ricci Giovanni e Rossi Silvana 200Rosadi Giampiero 10Rosadi Marina: raccolta mercatino Ponte alla Piera 60Ruggeri Igildo - i familiari alla me-moria 200Santi Assunto 20 Che Dio ve ne renda merito

I nuovi iscrittiMarcuzzi Maria GraziaMencaroni FrancoOmarini ManuelaStocchi Angiolo

A tutti loro il nostro più fraterno ringraziamento.

Lettera aperta a Simona Boldrini

Oggetto: contributo di € 1.935 in occasione del “pranzo dell’oca” del 3 agosto presso il chiostro del Santuario della Madonna del Carmine.

Ho preso atto con piacere del generosissimo contributo che Lei ci ha messo a di-sposizione in occasione del “pranzo dell’oca” tenutosi domenica 3 c.m. presso i locali del Santuario Mariano della Madonna del Carmine, in Anghiari.

I gesti di generosità come il Suo ci permettono di affrontare al meglio gli impegni finanziari ed organizzativi collegati all’opera di misericordia che la nostra Confraternita sostiene, giorno dopo giorno, a favore dei malati e dei bisognosi.

La consapevolezza di poter contare ancora su uomini e donne che ci offrono in maniera disinteressata il proprio contributo, operativo ed economico, senza nulla chiedere, è per tutti noi di stimolo e di incoraggiamento.

Nello specifico, la somma incamerata ci permetterà di acquistare un “manichino elettronico”, fondamentale per la simulazione e l’apprendimento delle fasi di pronto inter-vento e di rianimazione (respirazione, massaggio cardiaco…). I nostri volontari potranno così sempre di più migliorarsi ed esprimere prestazioni sempre più valide ed efficaci.

Aggiungo che il “pranzo dell’oca” è stato eccellente; sottolineo anche il clima positivo, festoso e sereno che ci ha accompagnati nel nostro “stare insieme”, nella consa-pevolezza di trascorrere un momento conviviale ricco di significati morali e virtuosi.

Le esprimo infine con profonda gioia il più sentito ringraziamento che Lei vorrà far presente anche a tutti i Suoi collaboratori che, con il loro impegno, hanno permesso di dare valore caritativo ad una splendida giornata ed hanno consentito un bellissimo gesto di generosità a favore della nostra Confraternita.

Colgo infine l’occasione per porgerLe i più cordiali saluti.Che Dio gliene renda merito.Anghiari, 10 agosto 2008

Il GovernatoreMassimo Redenti

Lettera aperta agli amici di Micciano

Oggetto: riunione spirituale e conviviale del 16 agosto 2008

Ho partecipato con gioia, assieme ad alcuni confratelli della Misericordia ed ai rap-presentanti delle altre Compagnie di tutto il territorio anghiarese, alla riunione di preghiera del 16 agosto presso la Vostra bella chiesa di Micciano; sono stato poi Vostro ospite alla cena che ha seguito la breve processione ed il momento solenne di canto e riflessione.

Aggiungo che il pasto serale è stato squisito, sottolineando anche il clima positivo, festoso e sereno che ci ha accompagnati nel nostro “stare insieme”, nel rispetto del luogo sacro che ci accoglieva e nella consapevolezza di trascorrere un momento conviviale ricco anche di significati morali e virtuosi.

Concludo, a titolo personale e a nome di tutto il Magistrato che ho il piacere di rappresentare, esprimendoVi con profonda soddisfazione il più sentito ringraziamento, ringraziamento che vorrete partecipare a tutti i parrocchiani che con il loro impegno hanno permesso di dare significato religioso e fraterno ad una splendida serata. Il Vostro sforzo comune ha consentito di trascorrere bellissime ore in armonia e serenità, fra l’altro di fronte ad uno splendido scenario della nostra vallata e sotto una bellissima eclisse di luna che faceva da testimone alla nostra allegria e letizia aggiungendo magia e incanto.

L’occasione mi è gradita per porgere a tutti Voi i più fraterni saluti.Che Dio ve ne renda merito.

Anghiari, 5 settembre 2008Il Governatore

Massimo Redenti

NOTE DALLA MISERICORDIAa cura di Massimo Redenti

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Dal Gruppo Donatori di Sangue “Fratres”Anghiari

sito internet: www.fratresanghiari.it e.mail: [email protected]

Un’altra emergenza estiva... scongiurata!!!

IL IV PELLEGRINAGGIO REGIONALE DEI GRUPPI FRATRESPer la quarta volta consecutiva, il Consiglio Fratres della Toscana invita tutti i Gruppi Donatori di Sangue a partecipare

con una loro rappresentanza all’annuale Pellegrinaggio Regionale, durante il quale l’associazione visita uno dei tanti santuari mariani di cui la fede religiosa ha costellato la nostra regione, per riaffermare le proprie radici profondamente radicate nella chiesa cattolica e rendere omaggio alla Madre di Dio.

Dopo aver visitato nelle ultime edizioni i Santuari della Madonna del Monte Nero di Livorno e quello aretino della Ma-donna del Conforto, SABATO 4 OTTOBRE prossimo i volontari Fratres di tutte le oltre trecento associazioni della Toscana renderanno omaggio alla MADONNA DELLA FONTENOVA , accorrendo con i loro labari presso l’omonimo Santuario di Monsummano Terme (Pistoia).

Al centro della significativa manifestazione la Solenne Celebrazione Eucaristica delle ore 11.00 all’interno della Basilica e la visita alla cripta del Santuario.

Saranno presenti al Pellegrinaggio anche rappresentanti del nostro Gruppo di Anghiari.Il consiglio direttivo

SABATO 13 DICEMBRE

- Ore 17: Convegni medico scientifico: “Le patologie del fegato e le vaccinazioni antiepatite” - Sala Conferenze della Misericordia, g.c.

- Ore 21: III Concerto di Natale: presso la Propositura Insi-gne di Anghiari (g.c.), in collaborazione con la Parrocchia e l’Amministrazione Comunale.

DOMENICA 14 Dicembre

Giornata del Donatore di Sangue: Santa Messa e pranzo sociale, gratuito per tutti i nostri donatori attivi, presso un noto ristorante.

Vi aspettiamo numerosi!!!

Il consiglio direttivo

Il bubbone è scoppiato ad inizio luglio quando il servizio di medicina trasfusionale del policlinico fiorentino di Careggi ha invitato i medici a rimandare, nell’interesse dei pazienti, tutte le attività chirurgiche che non siano state ritenute gravi ed assolutamente inderogabili. Due giorni dopo, la Regione Toscana ha inviato una e-mail a tutte le associazioni che si occupano di donazione segnalando una gravissima carenza di globuli rossi di gruppo A e 0 positivo e negativo. Sangue non reperibile fuori dalla Toscana, perché in questo momento

anche le frigo emoteche dei centri trasfusionali di altre regioni non sono così fornite di sacche di sangue.

Gli appelli di isti-tuzioni ed associazioni qualche risultato riusci-vano a darlo: sono tornati molti donatori periodici ed in alcune province si sono addirittura mobili-tati interi reparti militari ed associazioni sportive. A Pisa, per esempio, i combattenti delle squa-dre di San Michele e dei Mattaccini, del famoso Gioco del Ponte, si sono recati al gran completo

nella sede del centro trasfusionale del “Santa Chiara” per donare chi sangue intero, chi plasma e chi, infine, piastrine. Nella provincia aretina, con in testa il centro trasfusionale di Sansepolcro, si è assistito nel mese di luglio ad un provvi-

denziale aumento delle donazioni rispetto ai dati dell’anno scorso. Anche i volontari del nostro gruppo di Anghiari hanno risposto in modo encomiabile a tale mobilitazione generale, recuperando sensibilmente nel numero delle donazioni e colmando il deficit di inizio anno. Solo così si riusciva a far fronte ad un’altra pericolosa emergenza sanitaria !!!

Tutto ciò è successo in Toscana, dove la cultura della dona-zione è molto diffusa e, negli ultimi cinque anni, le donazioni sono cresciute del 20%. Nel frattempo, però, come abbiamo più volte ricordato, è cresciuta anche la domanda di sangue, piastrine, plasma e di altri emoderivati soprattutto nei grandi centri ospedalieri di Firenze, Pisa, Siena e Massa che, grazie alle loro alte specializzazioni chirurgiche, accolgono pazienti da tutta Italia.

Ma il vero problema continua ad essere la regolarità delle donazioni durante l’intero anno, con il concreto rischio che in certi momenti ci sia troppo sangue e che in altri, come quello delle ferie estive, troppo poco: le sacche di globuli rossi de-vono essere utilizzate entro 42 giorni dal prelievo, mentre le piastrine, agitate continuamente, reggono non più di cinque giorni. Solo il plasma, congelato, si conserva per due anni.

È necessario, quindi, non solo continuare nell’opera di convincere nuove persone, giovani in particolare, a diventare donatori di sangue ma anche ad educare i tanti volontari a donare periodicamente, per coprire tutto l’arco dell’anno. È fondamentale, quindi, che questi rispondano prontamente agli inviti delle associazioni che, come la nostra, sono impegnate quotidianamente nel promuovere tra la gente tale importante gesto di solidarietà umana e nel programmare l’accesso dei propri donatori al centro trasfusionale di zona (nella foto il dott. Pantone medico al Centro Trasfusionale di Sansepolcro).

La presidenza

Le prossime manifestazioni del Gruppo

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Considerazioni sul viaggio turistico di fine estate sul Gran Sasso d’ItaliaDUE SPLENDIDE GIORNATE IN LUOGHI RICCHI DI STORIA E DI FEDE

Dal Gruppo Fratres...

Ancora è buio quando lasciamo Anghiari, ma una luna quasi piena fa capolino dietro le nuvole lasciandoci ben spe-rare. Non ci deluderà. Dopo un paio d’ore facciamo tappa in un autogrill per una buona colazione ed un agognato caffè. Raggiunto l’Abruzzo, la prima meta è L’Aquila, posta a 714 mt. slm, città fondata nel 1254 da Federico II di Svevia, di-ventata poi seconda città del regno Angioino di Napoli, per poi passare sotto gli Aragonesi. Ci accoglie la nostra guida Nancy, simpatica ragazza dalle forme generose, soprattutto quelle tradizionalmente deputate alla fortuna. Ci guida sicura alla scoperta dei maggiori monumenti dell’Aquila. Dapprima la Fontana delle 99 Cannelle, poi la bella Basilica di S. Maria di Collemaggio, dove Pietro da Morrone, eremita abruzzese, fu proclamato papa nel luglio del 1294 col nome di Celestino V, rinunciando all’ufficio appena 5 mesi dopo. Dante, nella Divina Commedia, III canto dell’Inferno, lo colloca tra gli ignavi, identificandolo con “colui che fece per viltate il gran rifiuto”. Si può comprendere l’astio del Poeta verso Celestino V. Infatti la sua abdicazione aprì la strada alla contestata ele-zione di quel Bonifacio VIII, in cui Dante vedeva la principale causa della rovina di Firenze e sua. Nel gesto della rinuncia al Papato Dante aveva intravisto la viltà di un rifiuto, altri dopo di lui riconobbero invece a Celestino V il merito di una scelta coraggiosa. Ad ogni modo a Celestino V si deve, se non altro, l’istituzione del più antico Giubileo, celebrato da 714 anni con l’apertura della Porta Santa della Basilica di Collemaggio nel giorno della cosiddetta Perdonanza Celestiniana il 28 agosto. Proseguiamo nel nostro itinerario aquilano visitando l’impo-nente Castello del XVI secolo e quindi la grandiosa chiesa cinquecentesca di San Bernardino.

Una breve passeggiata per le vie della città ed eccoci arrivati all’ora di pranzo. Velocemente raggiungiamo l’albergo in cui alloggeremo per la notte. Pranziamo in hotel e tutti si dicono soddisfatti dell’opera del cuoco e della simpatia e sollecitudine dei camerieri. Dopo pranzo l’attesa escursione al massiccio montuoso del Gran Sasso d’Italia. Ci fermiamo a Campo Impe-ratore a 2117 metri slm, centro di sport invernali e noto anche per essere stato il luogo in cui fu tenuto confinato Mussolini dal luglio al settembre del 1943. Lasciato Campo Imperatore proseguiamo per Santo Stefano di Sessanio, piccolo borgo medievale annoverato tra i 100 più belli d’Italia.

Esploriamo curiosi i caratteristici vicoli , fotografiamo la bella torre restaurata e gli scorci più suggestivi. Apprendiamo con interesse che molto merito della rinascita di questo borgo va al giovane imprenditore scandinavo Daniel Elow Kihlgren, che ha profuso circa 4 milioni di euro nel recupero e nella ri-costruzione del borgo, ancora incompleto. Non possiamo che apprezzare tanto sforzo ma noi veniamo da Anghiari, anch’esso entrato nel novero dei borghi più belli d’Italia e ci sembra che in un’ideale classifica il nostro borgo primeggi ampiamente per bellezza. Lo dicono i tanti visitatori di Anghiari, colti ed appassionati ammiratori anche dei piccoli dettagli, nonché di un “insieme” di impareggiabile armonia.

Perdonate la digressione ma ho solo interpretato il pensiero espresso dai compagni di viaggio, condividendolo incondi-zionatamente. Lasciamo nel tardo pomeriggio S. Stefano e

facciamo ritorno in albergo per la cena. Al mattino partenza per Isola del Gran Sasso in provincia di Teramo dove visi-tiamo il santuario di San Gabriele dell’Addolorata, di cui quest’anno si celebra il centenario della beatificazione. Morto giovane a soli 24 anni nel 1862, canonizzato nel 1920, è un santo particolarmente caro al cuore dei giovani.

Riprendiamo il nostro viaggio e raggiungiamo Loreto dove pranziamo. Ci attende la visita del Santuario di Loreto , famoso nel mondo per la Santa Casa, la “Camera” o Casa in cui Maria nacque, fu educata e ricevette l’annuncio an-gelico. Nel 1291 da Nazaret la casa, scomposta in blocchi, fu trasportata in Illiria (attuale Dalmazia e Albania) e 3 anni più tardi fu traslata in Italia, nel comune di Recanati, per poi trovare definitiva collocazione a Loreto.

La tradizione popolare vuole che siano stati gli angeli a trasportare la Casa di Nazaret, ma, più realisticamente, prevale l’ipotesi che sia stata trasportata, per concreta ini-ziativa umana, via mare e a supportare questa ipotesi sono studi recenti. Ci congediamo da questo luogo di grande sug-

gestione e riprendiamo la via di casa, allietati dagli interventi dei volenterosi animatori del gruppo, tra cui spicca il nome di Agostino che ha dato, come in passato, prova egregia delle sue doti canore. Una breve sosta a Gubbio per uno spuntino serale e ben presto raggiungiamo Anghiari contenti di aver condiviso una bella esperienza in simpatica compagnia.

Laura Di Lauro

Nella foto a sinistra: Il gruppo dei gitanti a L’Aquila, presso la fon-tana delle 99 cannelle.Nella foto in alto: In cima al Gran Sasso, un po’ infreddoliti.

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E... state in Parrocchia!Il messaggio di Alessandro parlava chiaro “entro venerdì

l’articolo sull’estate” se non fosse stato che mi sono resa conto soltanto il giovedì sera. Così con la Gloria ci

siamo messe a parlare di ogni giorno del Grest e di questi quali fossero stati i momenti più belli.

Parlando abbiamo ripercorso la camminata a San Piero, che sembrava impossibile poter fare ed anche seppur faticosa sembra sia stata la giornata più bella. In effetti sento ancora i loro canti mentre erano di ritorno ed io li stavo aspettando al Campino di Toppole. Quando li ho visti ho notato i loro visi felici, l’impresa era compiuta i più piccoli poi sono stati i più grandi: tutti erano arrivati alla mèta. In fondo alla fila come sempre Alessio con uno dei bambini più piccoli tenuto per mano.

Un altra giornata che ricordo con piacere è la gita a Peru-gia, i ragazzi erano tanti e avevo il timore di perdere di vista qualcuno ma tutto è filato liscio grazie anche ai molti genitori presenti e agli animatori che si sono dimostrati responsabili. E anche quel giorno camminando per la città ho visto Alessio in fondo alla fila con lo stesso bambino per mano.

La sera di San Bartolomeo e le sere che hanno preceduto la festa, siamo stati tutti indaffarati per la sua riuscita. Anche le parrocchie a noi vicine si sono adoperate per dare una mano e molte persone hanno contribuito portando cibo e bevande. Tutti presi per la festa, i bambini con la recita e i balletti, gli adulti e genitori ai fornelli e alla griglia, gli animatori alle prese con foto e canti e i gli altri a godersi lo spettacolo. Mi è sembrato per una sera che fosse possibile riuscire a mettere insieme tutte quelle persone e vedere una vera comunità all’opera, ma vero è che tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci tiene per mano e ci accompagna.

Linda

Cercare di spiegare “ a freddo” cos’è il Grest a chi non lo abbia vissuto almeno una volta non è cosa facile. Il Grest, penso, è un’esperienza di vita e come tale

è fatto di coinvolgimento, di gioia, di momenti difficili ma soprattutto di incontri. Anche quest’anno abbiamo incontrato tante persone sia nuove che già conosciute, ma viene da dire che durante questi giorni così speciali ci si guarda, si parla, si cammina tutti insieme in un modo diverso. E’ come se si fosse portati ad essere più aperti, più disponibili, più convinti della necessità di guardare all’altro con occhi nuovi.

Il Grest è essenzialmente una proposta educativa rivolta ai ragazzi, ma se non fosse un momento grande di crescita e confronto anche per noi adulti, forse non avrebbe il successo che ogni anno ha. Al Grest si incontrano persone che sono i volti, gli occhi, le voci, i bisogni, la concretezza di quel Dio vero che ci tiene insieme nel posto in cui stiamo bene, perché lì ci sentiamo a casa nostra.

E’ vero, non è sempre facile. Alcuni ci dicono (che ovvia-mente non ci sono mai stati e quindi non sanno) che siamo pazzi a prenderci responsabilità così grandi, a dare il nostro prezioso tempo delle vacanze ad una iniziativa che richiede così tanto, ad andare a camminare con il caldo e circa 100 bambini urlanti per i sentieri dei nostri poggi. A queste persone mi piace rispondere con le parole di un nostro canto: “apri gli occhi!”, guarda quello che vedi, stai in questa proposta e capirai perché organizziamo le nostre preziose vacanze proprio intorno al Grest, imparando a mettere sempre un po’ di più in gioco la nostra fragilissima umanità.

Anna

Estate: tempo di vacan-ze, di riposo, di svago. I bambini potranno

passare tutto il tempo che vogliono a vedersi la TV, i genitori non saranno più costretti a dividersi tra orari di lavoro, orari di scuola, orari di catechismo. Dopo il piacere del “dolce far niente,” assaporato nei primi giorni, ci si accorge, però, che manca qualcosa: il sorriso del compagno che ci dava il buongiorno, la campanella della scuola che scandiva gli orari della nostra mattinata e ci manca persino la voce dell’insegnante che ci ricordava i nostri doveri. Manca, insomma, quel clima che scaturisce dal non sentirsi soli, dal mettersi in gioco, dal fare esperienze significative, de-gne di essere ricordate. Ma ecco che quando la noia sta per prendere il sopravvento e quando il “non aver nulla da fare, “non appare poi così piacevole, un manifesto appeso alla porta della nostra Chiesa, annuncia che, anche quest’anno, l’Oratorio sarà “aperto per ferie.”

Anche quest’anno ci sarà il grest: tre settimane durante le quali (genitori, bambini, ragazzi, sacerdoti) si sta insieme, si fanno camminate, compiti, gite e, magari, si scoprono anche “tesori inaspettati”. Durante il grest è facile, per tutti noi, sperimentare come il tempo libero non abbia bisogno di essere per forza riempito di cose assordanti e travolgen-ti, ma basti veramente poco per scoprire ed assaporare la “felicità autentica” che scaturisce dalla gioia condivisa di un legame.

Le settimane in Oratorio rappresentano un’occasione irripetibile e diversa per stare insieme, per riscoprire, piccoli e grandi, che l’invito di Gesù a “vivere da fratelli” non è, poi, così impossibile e nemmeno così lontano. Il grest diventa, allora, un’occasione anche per ciascuno di noi che, pronto a mettersi in gioco, ricordi la bellissima frase del Vangelo “dove due o tre sono riuniti nel mio nome Io sarò con loro.”

Donatella

foto Il Gaggio

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E...state in Parrocchia!

Il Grest: nostalgia del paradisoSono tornato da pochi giorni dalla Terra Santa, e mentre i

miei occhi e il mio cuore sono ancora colmi dell’esperienza del pellegrinaggio, mi trovo a scrivere di corsa l’articolo sul grest di quest’anno. Andando a ritroso con la mente non posso non rivivere i momenti magici vissuti all’interno del santuario del Carmine per l’assemblea finale del grest. L’ultimo giorno di grest infatti si compone di un triplice gesto: l’assemblea, la Messa e la festa finale. Ognuno importante e ognuno indelebilmente legato all’altro. Di solito per il momento dell’assemblea io andavo con il gruppo dei più grandi, quelli delle medie per intenderci, per sentire da loro testimonianze con discorsi di senso compiuto che altrimenti dai più piccoli sarebbe stato difficile sentire. Invece l’idea di partenza per il grest di quest’anno è stata diversa: fidarsi della realtà. Fidarsi, cioè, di quelle circostanze che il Mistero buono mette sulla tua strada: circostanze fatte di persone, di volti precisi e spesso inattesi e inaspettati. Bene. Il lavoro fatto quest’anno sul libro “si può vivere così?” ha insegnato proprio questo e d’estate l’ho voluto sperimentare. L’ho fatto imparando a fidarmi degli amici che la Provvidenza decideva di mettere sulla mia strada, senza scegliere, senza selezionare, ma accogliendo e stando con tutto me stesso in quello che mi veniva proposto. Così con gli animatori, gli adulti, i bambini… tutta un’armonia che spesso era in contrasto con quello che io mi aspettavo, ma dopo il mio “si” proprio a quella realtà, ecco la scoperta della libertà e della gioia.

Dalla fine sono arrivato all’inizio. E se ho la mente suffi-cientemente sgombra mi riesce a tornare all’inizio di questa avventura che si chiama Grest, nel 2004, quando per prova e fidandoci di don Marco abbiamo come iniziato la costruzione di una casa, oppure di una città. Quest’anno, infatti, abbiamo cantato: “se il Signore non costruisce la città, invano noi met-tiamo pietra su pietra…”. Cavolo quante pietre in questi anni, quanti passi insieme, quanti volti incontrati, sbagli, cose che abbiamo imparato, ragazzi che sono diventati grandi, qualcuno che si è perso…. In tutto però la convinzione che quello che ci è stato dato di vivere è stato per Grazia. La vita stessa arriva per grazia, che poi prende forma nell’amore dei genitori; e per il grest è stato lo stesso metodo: grazia che prende la forma ora dei bambini, ora degli animatori (anche se fanno arrabbiare

più dei bambini…) o degli adulti… di amici, insomma, di cui vale la pena fidarsi.

No, non mi sono perso né dimenticato di come ero iniziato. Così la sera finale dopo l’Assemblea conclusiva e la Messa che suggella le cose dette dai ragazzi e le presenta a Dio insieme alle offerte sacrificali, c’è la festa con canti, balli, ascolto e tanta allegria. Ma poi si rimane con una strana sensazione: ecco la nostalgia. Mi ricordo di un prete, morto alcuni anni fa, che invitato ad una festa invitò a non accontentarsi di essa; la festa è si il segno della gioia della vita e di quello che sarà dopo, ma ancora non è sufficientemente bastante alla nostra umanità assetata di felicità e di infinito. Noi crediamo tanto al gesto della festa perché meglio di tanti altri ci ridesta una grande nostalgia. Ma di cosa? Fino a poche settimane fa non ero in grado di rispondere. Ora lo sono anche se la comprensione mi è ancora difficile, ma non mi interessa perché l’esperienza fatta ne è la prova più evidente. Durante l’assemblea finale uno dei bambini che si era messo accanto a me (ci eravamo conosciuti quest’anno ed eravamo subito diventati amici: io 28 anni lui… 4 e mezzo!, ma ricordate: fidarsi della realtà!) mi chiede la parola, e dice: “in questi giorni mi è sembrato di stare come in paradiso!”. Silenzio. Anche io, che tenevo l’assemblea non ho saputo aggiungere altro, ed è stato bene così. A 4 anni uno non ha sicuramente chiara coscienza di quanto detto, ma sicuramente si è lasciato suggerire da qualcun Altro. Don Marco, infatti, nella Messa conclusiva ha parlato di “miracolo”. Parole grosse, che ci evocano i grandi misteri a cui siamo chiamati ogni giorno della nostra vita.

Ora, al termine dell’estate, mentre scrivo ascolto una canzo-ne tradizionale pugliese “luntane cchiu luntane stelle”. Ricorda la nostalgia del pescatori, nelle nottate piene di stelle lontani da casa. E capisco: ecco di cosa abbiamo nostalgia. Nostalgia del paradiso! Non di un paradiso lontano, roba per chi aspetta di morire, ma realtà per la vita. Accipicchia! Voglio essere protagonista ora di questa storia che si chiama vita. Prendo spunto dal titolo del meeting di quest’anno: o protagonisti o nessuno. Ora che ho fatto esperienza, voglio essere protagonista della mia vita; che essa sia come un paradiso.

Alessandro

Nell’altra pagina: L’inizio di una camminata con Mirko ed altri.In questa pagina. In alto: Si gioca a Cul di Paiolo.Qui sopra: La conclusione della camminata a Poti, in cui si vedono tra gli altri don Stanislao e Loris, esperto conoscitore dei sentieri.

foto Il Gaggio

foto Il Gaggio

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Dalle nostre ParrocchieDa Monterchi, a cura di don Quinto Giorgini

Ottobre e NovembreMissionariodi Fausta Mercati

Domenica 20 luglio, du-rante la S. Messa, l’omelia è stata fatta da Bruno Val-bonetti.

Bruno, nostro compaesa-no, è un missionario partito per il Perù da tanto tempo. Egli fa parte della congrega-zione dei Padri Maristi che, come lui ci ha spiegato, si chiamano così perché sono dediti alla figura di Maria, la Madonna.

Ha dato spiegazione del Vangelo di questa S. Messa con una grande semplicità, che tutti abbiamo appreso molto bene, paragonando la missione alla lettura del Vangelo di Matteo dove l’uo-mo, pur seminando un buon seme può raccogliere anche zizzania. Ma se tutti insieme cercheremo di annientarla, il frutto sarà senz’altro dei migliori.

Questo per far capire quanto è importante essere missionari nel nostro tem-po.

A Bruno, che molto presto ripartirà per il suo Perù, la comunità di S. Stefano (noi tutti) gli auguriamo di poter ritornare presto fra di noi, per darci ancora questa bella testimonianza di fede e di missione.

Domenica 28 settembre, mentre il giornale va in stampa, nella chiesa di Padonchia alle ore 17, in occasione del santo titolare, riceveranno il Sacramento della Cresima Lucrezia Romanelli e Luca Rossi da parte del vescovo Giacomo Babini, vescovo emerito di Grosseto.

Preceduta da un triduo mercoledì 8 ottobre verrà cele-brata a Monterchi la festa di san Simeone profeta patrono della chiesa e del paese e della zona monterchiese. Gli uffici comunali e le scuole e le botteghe rimarranno chiusi. Quest’anno la solennità verrà celebrata in tono minore perché non presenzierà il vescovo diocesano in quanto la Cresima è stata rimandata all’anno prossimo.

Il mese di ottobre, come sappiamo, è dedicato partico-larmente al rosario. Si ricorda a tutte le famiglie di buona volontà di recitarlo in casa specialmente a quelle che non possono recarsi in chiesa dove viene celebrato ogni giorno con solennità alle ore 17,30 prima della Santa Messa.

Il 18 e 19 ottobre avrà inizio il nuovo anno catechi-stico che riguarderà tutti i fanciulli di Monterchi, Pocaia e Padonchia dalla seconda elementare fino alla terza media. Prima faremo la convocazione dei genitori per stabilire insieme gli orari delle lezioni. Certa-mente se manca la collaborazione dei genitori, come purtroppo spesso manca, il catechismo perde il suo significato, almeno in gran parte.

Si confermano i seguenti catechisti: Matteo Romanelli, Daniela Scapecchi, Paola Giuntini, Silvia e Paolo Gioviti, Manuela Malatesta e Patrizia Pierini.

Novembre comincia, come sappiamo tutti, con il sabato ed è la festa di tutti i santi. Nel pomeriggio visita al cimitero per le frazioni di Borgacciano, Ricciano e Fonaco che hanno il cimitero in comune ed è collocato nella località di Borgacciano, alle ore 15 ci ritroviamo al cimitero e, dopo la recita del rosario, al centro del camposanto o nella cappella se il tempo fosse poco propizio, si recita la Santa Messa di suffragio (nella foto di Emmedipì, particolare di uno dei nostri cimiteri).

Domenica 2 novembre coincide quest’anno con la commemorazione di tutti i defunti. Nel primo pomeriggio, alle ore 15,15, ai cimiteri di Pocaia e di Monterchi c’è la solenne visita.

Nel cimitero di Monterchi quest’anno ci sarà la benedizione di una campana offerta dalle Associazioni locali e dalla Agenzia Ifar. Questa campana è in via di fusione ed è stata realizzata per sostituire l’antica campana che è stata rubata. Peccato perché era la campana della chiesa dove era collocata la Madonna del parto della antica chiesa della Madonna in Silva. Di questa abbiamo la data ma io non ho mai potuto prendere la foto perché impossibilitato. Di modeste proporzioni ma di notevole interesse storico.

L’ottavario dei morti proseguirà dal 3 che è lunedì fino a sabato 8 alle ore 10 del mattino, nel cimitero urbano di Monterchi.

Domenica 16 novembre al Monumento dei caduti, viene celebrata una Santa Messa con la partecipazione della Associazione locale Combattenti e Reduci. Alle ore 15 tradizionale andare al cimitero per la frazione di Gambazzo.

Domenica 30 novembre inizia il nuovo anno liturgico con la prima Domenica di Avvento per proseguire verso il Natale.

La festa della Misericordia a Monterchi

Il 31 agosto a San Lorenzo a Ricciano è stata celebrata l’annuale festa della Miseri-cordia.

Erano presenti quasi tutte le consorelle della Valtiberina: quella di Anghiari, Caprese, Badia e poi quella di Montevarchi.

In occasione di questa festa sono stati dati alcuni attestati di benemerenza. Il Governatore Vincenzo Rossi ha consegnato tali attestati fra gli altri al dott. Aldo Mariani, al signor Mas-simo Galletti, alla capocuoca signora Anna Tortoni e al Circolo “La rocca” di Monterchi.

RingraziamentoApprofitto del giornale

“L’Oratorio” per ringraziare tutte quelle persone che con tanto amore e fatica si sono prestate al ripristino dello spazio adiacente la chiesa di Santo Stefano, realizzando un bel giardino dove grandi e piccini possono trascorrere del tempo divertendosi.

Cesare amava tantissimo stare con i bambini e con le persone più grandi di lui e l’iniziativa di dedicargli que-sto spazio non può che fargli onore, rendendoci ancora più orgogliosi.

Da me e da tutta la mia fa-miglia un forte abbraccio a tutti quanti ed un grazie immenso a tutte le persone che lo tengono sempre nel cuore.

Silvia

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Dalle nostre parrocchieDa Santo Stefano a cura di GM

Il giardino rinnovatoSan Bartolomeodi Emmedipì

Quando il giornale giungerà nelle vostre case probabilmente il quadro raffigurante il martirio di San Barto-lomeo, patrono della nostra parrocchia e conservato nella Pro-positura, non sarà più al proprio posto (se-condo altare a destra).

Quella tela infatti verrà restaurata grazie anche ad un contributo predisposto a tale sco-po dalla Provincia di Arezzo.

Ricordiamo che la tela era collocata nella chiesa di Badia dove ora c’è Sant’Emidio. Questa tela, dagli anni ‘40 del secolo scorso, si trova nella chiesa principale di Anghiari essendo divenuta, nel 1787, sede della parrocchia con il titolo di San Bartolomeo aggiunto a quello di Santa Maria delle Grazie (perché costruita per accogliere la Madonna delle Grazie) o del Fosso (perché posta all’inizio del fosso creato a difesa delle mura di Anghiari).

Cantieridi Emmedipì

I cantieri di cui si parla sono quelli, im-portanti, che in questi tempi interessano al-cune delle chiese di Anghiari.Segnaliamo in parti-colare (raffigurati nel-l’ordine) quello della

Pieve di Sovara, una delle chiese più an-tiche e storicamente interessanti del no-stro territorio; quello della chiesa di San Lorenzo, posta lungo il crinale che porta

da Anghiari a Sorci; quello della chiesa di Tubbiano dedicata a San Donato. Fra non molto anche la chie-sa di San Leo sarà interessata da lavori di consolidamento e ristrutturazione.

Era ora! Finalmente, dopo due mesi di

intenso lavoro, si è potu-to presentare il giardino della canonica ripulito e rinnovato con un’effi-ciente gioco di bocce e anche fornito in parte di giochi per bambini.

Questo spazio è stato creato e messo in sicurezza per poter accogliere grandi e piccini. Vogliamo dire “grazie” al nostro Proposto don Marco che ci ha dato l’opportunità, senza riserve, di poter creare questo spazio meraviglioso che servirà un po’ a tutti.

Ci auguriamo che, dato che è a disposizione di tutti, tutti rispettino il luogo e le strutture, anche se al momento non sono tante, ma in seguito vorremmo potenziarle.

Grazie di cuore e un plauso a tutte le persone che con grande sacrifico, e poi con grande tenacia e volontà, hanno portato avanti il lavoro realizzato.

Si deve ringraziare anche chi ha donato i giochi per bambini e altre attrezzature.

Infinitamente grazie a quel gruppo di donne di Santo Stefano che si sono organizzate per preparare il buffè nel giorno della festa dell’apertura, e a chi ha fornito ogni genere di alimenti. Un saluto e un grazie ancora a tutti della numerosa presenza.

Questa è casa vostra: rispettatela!

La festa Il 7 settembre, prima domenica del mese, si è svolta la

tradizionale festa della Madonna a S. Stefano.La festa è cominciata con la S. Messa alle ore 8,30 celebrata

dal Parroco, a cui è seguita la ricca colazione nel rinnovato prato della chiesa e offerta dai festarini, grazie alle vostre laute offerte in occasione della questua, ma fornita da tutte le donne di S. Stefano. Poi alle ore 11 la S. Messa cantata insieme ai ragazzi del coro. Questa volta la Messa è stata celebrata dal giovane cappellano don Stanislao. La chiesa era gremita di fedeli che al termine hanno seguito tutti la Processione.

Un attimo di smarrimento al momento della partenza, poiché si è dovuto aspettare i giovani che si attardavano con la statua della Madonna. Il giro previsto è terminato, eccezio-nalmente, nel rinnovato giardino di fronte alla Croce, dove è stata benedetta una particolare mattonella in ceramica per ricordare Cesare Fabbriciani (vedi foto).

Nel pomeriggio i classici giochi della festa: corsa dei carretti, che è stato uno spettacolo per grandi e bambini (ci so’ monto anch’io!); classico gioco della nana, con tanto di bagno gratuito a molti presenti, e molti non hanno potuto partecipare. St’altr’anno aumenteremo le nane.

La sera cena a chiusura della festa al ristorante Meicost Ettal della Stazione con un menu che ha previsto la tradizionale bistecca (che da qualche anno mancava...) ed estrazione della lotteria con canti e stornelli veramente belli (tanto per fare la rima). La sera precedente, sempre nel piazzale della Stazione, c’era stata l’estrazione della tombola dopo lo spettacolo comico che ha divertito i molti presenti.

Grazie agli enti, alle persone e a tutti quanti hanno parte-cipato e contribuito per la buona riuscita della festa.

Arrivederci al prossimo anno.

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Fra i personaggi illustri di Anghiari compaiono due letterati molto noti, Angelo Canini e suo nipote Girolamo Canini.

Illustrerò brevemente queste figure e quelle meno note dei maestri emersi dalla lettura del ponderoso lavoro di Robert Black riguardante l’istruzione in Arezzo nel Medioevo e nel Rinascimento1.

Angelo Canini

Nacque in Anghiari nel 1546 e studiò fin da giovanissimo latino, greco e lingue orientali nelle quali diventò il più au-torevole studioso del suo tempo. Insegnò a Venezia, Padova, Bologna e Roma.

La sua prima pubblicazione fu la traduzione del De anima di Alessandro di Afrodisia stampata nel 1546 a Venezia. Nello stesso anno tradusse anche il De mixtione del medesimo autore e il commento di Simplicio al Manuale di Epitteto.

Nel 1548 pubblica le Aristophanis Comoediae undecim multis metris corruptis mendisque plurimis purgatae. Si trasferì poi in Spagna continuando ad insegnare per almeno cinque anni. Successivamente va in Francia dove nel 1554 pubblica le Institutiones linguae syriacae, assyriacae, atque thalmudicae una cum aethiopicae atque arabicae collatione, una delle prime grammatiche delle lingue orientali che siano state stampate.

A Parigi il Nostro tenne pubblico insegna-mento e nel 1555 dette alle s t a m p e la sua più im-portante o p e r a g r a m -matica-le: Elle-nismos, o p e r a f o n d a -mentale p e r l a s t o r i a

dell’insegnamento del greco nel secolo XVI2.Quest’ultime due opere sono tutt’ora oggetto d’interesse fra gli studiosi del ramo, cito per esempio Riccardo Contini3 e Daniel Droixhe4 e, anche se i giudizi che emergono non sono univoci, tutti riconoscono in Angelo Canini un antesignano della linguistica comparativa.Concludo con una considerazione dello stesso Droixhe «Affir-mer, comme le fait vaillammant Canini, que la parole et l’ety-mologie obeissent à des regles conditionnant des alternances régionales, c’etait déja beaucoup en 1555»5.

Girolamo Canini

Figlio di Gualtieri, fratello dell’umanista e orientalista Angelo, nacque in Anghiari intorno al 1551; entrato nell’ordine dei Gesuiti si trasferì a Venezia, ma mantenne sempre dei beni nel luogo natio. In Venezia svolse la sua attività di traduttore, commentatore, editore di testi.

Proprio come editore si occupò nel 1615 delle Lettere di Battista Guarini dedicate a Leone Strozzi, nel 1618 curava per l’editore Giunti l’edizione delle opere di Tacito. Nel 1625 pubblica gli Aforismi politici cavati dall’Historia d’Italia di M. Francesco Guicciardini. In seguito tradusse molte opere dal francese, in particolare quelle del prolifico Pierre Mathieu. Divenuto Priore nel convento de Gesuiti di Padova continua comunque la sua attività letteraria e pubblica nel 1629 le Lettere a i Principi di negotii politici e di complimenti del Cardinale Arnaud d’Ossat.

Muore nel 1631 senza veder pubblicata la sua opera forse più importante: la traduzione degli Essais di Montaigne. Tale opera uscirà nel 1633 per opera del tipografo Marco Ginam-mi e segnerà un importante passaggio per la fortuna in Italia dell’autore francese6.

Note1 Black 1996.2 Ricciardi 1975, pp. 101-102.3 Contini 1994, pp. 39-56.4 Droixhe 1996, pp. 319-332. 5 Ibid., p. 328.6 Benzoni 1975, pp. 105-108.

La vignetta di Scacciapensieri:Voti!

Umanisti, Letterati e ‘Magistri’ della Terra d’Anghiari nei secoli XV-XVIIdi Pier Paolo Lucertini

prima parte

Riportiamo in questo numero la prima parte di una ricerca del prof. Pier Paolo Lucertini pubblicata nella collana Ex adversis fortior resurgo, Pacini Editore.

Sui Canini avevamo iniziato a raccogliere delle notizie e coglia-mo l’occasione per segnalare l’interessamento di Gisella, figlia di Vivace Puletti, che vive a Parigi e che ci ha fatto pervenire il fron-tespizio del libro di Angelo Canini “Istitutiones...” (vedi foto).

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Al via due nuovi prodotti targati “BCC”La Banca di Anghiari e Stia lancia in autunno due prodotti

studiati ad hoc per sostenere giovani coppie ed investimenti nell’edilizia

Da sempre la Banca di Anghiari e Stia è par-ticolarmente sensibile alle esigenze della popolazione che vive e lavora sul nostro

territorio.Al tempo stesso, l’istituto di credito dimostra

un’attenzione speciale nel valutare le conseguenze che l’attuale andamento della situazione economica generale determina sulla vita quotidiana di ciascuno di noi.

In questa ottica la Banca intende impegnarsi nel rinnovamento continuo del proprio catalogo prodotti, adattandolo alle mutevoli condizioni del mercato e del contesto locale di riferimento.

Dopo aver attentamente valutato richieste ed aspirazioni della clientela, la Banca ha messo a punto nei giorni scorsi due nuovi prodotti che intendono soddisfare le esigenze di liquidità manifestate da un numero sempre maggiore di persone che si trovano ad affrontare spese consistenti in due occasioni partico-lari: quando devono ristrutturare la propria abitazione e quando sono alle prese con le necessità legate alla gestione del proprio nucleo familiare.

Naturalmente le due soluzioni che qui si propon-gono si vengono ad aggiungere all’ampia gamma di altri prodotti già disponibili e mirano completare e personalizzare l’offerta che il Credito Cooperativo intende fornire ai propri clienti.

“CASA AMICA”

L’abitazione di proprietà è un bene sempre più importante ed ambìto nella vita di tutti noi, che richiede tuttavia attenzioni continue per la sua manutenzione e conservazione.

Per questo la Banca

mette a disposizione dei propri clienti uno specifico prestito, sotto forma di mutuo chirografario, concesso ai privati che intendono effettuare interventi di ma-nutenzione, restauro, ristrutturazione, risanamento su immobili di civile abitazione.

L’importo massimo erogabile è di 30.000 euro per una durata massima di 84 mesi con rimborso mediante rate mensili a tasso fisso.

“SOLUZIONE FAMIGLIA”

Sono sotto gli occhi di tutti le crescenti difficoltà che le famiglie, special-mente quelle costituite da giovani coniugi, in-contrano nell’affrontare le spese connesse alla normale gestione della vita domestica.

Per questo motivo la Banca, in coerenza con la sua finalità istituzionale di sostegno alla comunità locale in generale e ai nuclei familiari in particolare, propone un prodotto finalizzato a coprire i fabbiso-gni finanziari delle giovani coppie che si trovano di fronte a spese di particolare rilievo (per esempio: spese matrimoniali, acquisto arredamento, cure me-dico-dentistiche, ecc.).

Il finanziamento “Soluzione Famiglia”, sempre nella forma del mutuo chirografario, ha per destina-tari le coppie al di sotto dei 35 anni d’età e prevede l’erogazione di un importo massimo di 20.000 euro, rimborsabili in rate mensili per la durata massima di 60 mesi al tasso fisso del 7%.

Entrambi i prodotti sopra ricordati prevedono ulte-riori agevolazioni e condizioni vantaggiose per i Soci della Banca, nel rispetto del principio secondo cui la BCC è una cooperativa a mutualità prevalente.

Ulteriori informazioni sono disponibili, come sempre, presso la tutte le Filiali e i Negozi Finanziari della Banca di Anghiari e Stia.

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Campane di EmmedipìVerso i

primi di lu-glio, i più attenti par-rocchiani di Tavernelle, si erano resi con to che le campane non si senti-vano più; il loro suono non arrivava

nemmeno alla via nova.Poi don Marco, con parole chiarificatrici, annuncia che le

campane della chiesa dedicata all’Assunta sono state smontate per essere elettrificate. L’occasione sarà utilizzata per intona-care e consolidare anche il campanile e per collocare nella sua sommità una bella banderuola con l’immagine dell’Assunta.

Ben presto quindi le campane sarebbero ritornate al loro posto e con un semplice tasto si sarebbero messe a diffondere il loro canto argentino lungo le strade di Tavernelle per annun-ciare ai fedeli i vari eventi della parrocchia.

Così, nei primi giorni di agosto in effetti le campane sono ritornate a Tavernelle e con tecnica precisa ed esperta sono state ricollocate al loro posto. Sono stati necessari alcuni giorni di lavoro per completare il tutto ma poi si sono dimostrate all’altezza del loro compito.Anche la banderuola, realizzata da due bravi artigiani nostrani, è stata collocata nel campanile e venerdì 19 settembre sarà inaugurato tutta l’opera.

Il nostro giornale sarà in stampa in quel giorno e riferiremo sicuramente nel prossimo numero con ulteriori e dettagliate informazioni.

(Nella foto di Emmedipì le tre campane prima del viaggio in quel di Castiglion Fiorentino.)

Sposati 25 anni faAbbiamo saputo e volentieri pubblichiamo che lo scorso

11 settembre Franco Giorni (detto “Robba”) e la moglie Alessandra, dimoranti alla Scarpaia, hanno ricordato i loro venticinque anni di Matrimonio. Si erano sposati infatti lo stesso giorno nel 1983 nel Santuario del Carmine, alla pre-senza di don Pietro Galastri, allora Cappellano del Santuario. Il giorno stesso insieme ad amici e parenti è stata celebrata la S. Messa a Tavernelle.

Poi, il 20 sempre di settembre, è stata la volta del Giubileo Matrimoniale di Claudio Bartolomei che con la moglie Ida abitano per la via dei Fabbri, a Tavernelle. I due “novelli” sposi hanno ringraziato il Signore in mezzo a parenti ed amici con la S. Messa officiata da don Marco nella chiesa di Tavernelle, seguita da una festa nell’adiacente Centro Parrocchiale. La Ida e Claudio si erano sposati esattamente il giorno 18, nella antica Pieve di Sovara e le nozze furono benedette da don Romano Manfredi, attuale pievano.

A questi sposi, che in questi anni e con la loro testimo-nianza ci hanno ricordato che la vera famiglia è fondata sul

Matrimonio, e che solo questa è la strada per una società più giusta e umana, vanno i rallegramenti e le felicitazioni della Comunità Parrocchiale di Tavernelle, a cui si aggiungono volentieri anche quelle di tutti i lettori dell’Oratorio.

È nato!

In anticipo di quasi due mesi è nato il piccolo Samuele, figlio di Claudia Franchini e Simone San Camillo. Auguri ai neo-genitori, e anche ai neo-nonni Carla e Lorenzo Franchini, solerti collaboratori della Parrocchia di Tavernelle.È nato anche il piccolo Sebastiano figlio di Linda Bartolomei e Daniele Mariotti, dimoranti alla Motina, mentre i nonni materni, Claudio e la Ida, sono di Tavernelle e collaborano attivamente con la Parrocchia. Auguri anche a loro!

Avvisi per la Chiesa di GalbinoFesta della Madonna del RosarioSeconda domenica di ottobre (il 12)

Ore 15,30 S. RosarioOre 16 S. Messa, Processione e Supplica alla MadonnaSegue merenda nel prato.

1° novembreFesta di tutti i Santi

Ore 15,30 S. Messa, Processione al Cimitero e benedizione dei defunti.

30 novembreFesta di S. Andrea apostolo

Patrono della chiesa di GalbinoOre 18,30 S. Messa

La Compagnia di Galbinodi Gidibi

Dopo un breve pausa estiva, verso i primi di ottobre, organizzeremo il solito pranzo che facciamo tutti gli anni. Il ricavato lo useremo per tenere attiva l’adozione a distanza che a suo tempo abbiamo sottoscritto.

Il 30 novembre, festa di Sant’An-drea a Galbino, verrà celebrata la Santa Messa alla quale tutti i Confratelli saranno presenti vestiti con la cappa.

Poi, verso la metà di dicembre, organizzeremo, come da tradizione, un momento di ritrovo con i Confratelli delle altre compagnie.

Don Marco celebrerà la Santa Messa e poi ci ritroviamo a cena preparata con i prodotti tipici locali, presso il centro Famiglia di Tavernelle (è allo studio un percorso per poterci recare nell’antica chiesa di Galbino per la S. Messa). Sarà questa l’occasione per farci gli auguri di Buone Feste.

Da Tavernelle Rubrica a cura di Alessandro Bivignani

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TerrasantaEro in pellegri-

naggio con mio ma-rito in Terrasanta, al ritorno gli ho chiesto quale era l’impres-sione più signifi-cativa che aveva riportato. Lui, che è di poche parole, mi ha detto che ha vissuto qui più che altrove la contrad-dizione dell’uomo. Capisco cosa vuol dire: da una parte l’emozione di per-correre i luoghi in cui Dio ha vissuto da uomo, dall’altra proprio per questo la sofferenza nel vedere le contese

politiche e religiose, le divisioni, le sofferenze dei più poveri e indifesi. Da una parte l’uomo che provoca ingiustizia sociale, dall’altra altri uomini capaci della più gratuita solidarietà, del-l’amore che solo Gesù ci ha dimostrato proprio qui andando sulla croce. Riflettendo, il titolo-invito che si è data la nostra diocesi, “Chiamati a seguire Gesù”, credo sia stato pienamente raccolto, almeno nei nostri sentimenti: La passione per l’uma-nità ferita, la compassione verso un gregge bisognoso, la gioia di momenti forti di condivisione e preghiera, la sofferenza per l’indifferenza e l’incomprensione con cui ancora oggi Lui viene immolato nella carne di tanti nostri fratelli. Tutte le zone della nostra Diocesi erano presenti, molti parroci con le loro comunità, la presenza del nostro instancabile vescovo Gualtiero e del francescano vescovo di Montepulciano Mons. Cetoloni ci ha permesso di vivere una straordinaria esperienza di Chiesa, spesso sofferta ma sublime.

Laura e Adriano

Ricordano la Terra Santa il pensiero va a questo luogo dove tutto parla di Dio, di quel Dio che ognuno ricerca a suo modo, cominciando dai Mussulmani che alle 4,30 del mattino sono invitati dal Muezzin alla preghiera e dagli Ebrei che si dondolano al Muro del Pianto. Per noi cristiani c’è qualcosa di più profon-

do: il no-stro non è un Dio lontano, ma è un Dio che si è fatto uomo, è morto per noi ed è risorto.

Per un credente c a m m i -

nare dove Gesù è passato e dove la Madonna è vissuta, dà un’emozione che ti resta.

Preghiamo Dio che dia pace a questo popolo che non ha ancora trovato la pace che ha predicato Gesù.

Rita e Lina

Da tanto tempo desideravo conoscere la Terra Santa. Que-st’anno mi si è presentata l’occasione con la nostra Diocesi e non ho avuto esitazioni: mi sono subito iscritta.

Un pellegrinaggio credo sia il modo migliore per scoprire la Terra Santa e comprendere meglio i Vangeli. Io ero li, in questi posti di cui ogni domenica sentivo i nomi.

Ero li a Betlemme nella grotta della Natività, dove Gesù è nato, oppure nel campo dei pastori dove l’Angelo apparve loro annunciando la nascita di Gesù. E poi Gerusalemme, il monte degli ulivi, l’orto del Getsemani dove Gesù pregava con gli Apostoli. Tutto questi luoghi mi parlavano di Gesù. Sentivo dentro una grande commozione, un’emozione indescrivibile: non mi sembrava vero di poter camminare dove Lui cammi-nava, di pregare dove Lui pregava.

Pure noi abbiamo pregato tanto, sia insieme al gruppo che soli, magari con un gruppetto di amici, anche in tarda serata a dire il santo Rosario in chiesa.

Questi giorni per me sono stati di grande gioia e compren-sione: hanno sicuramente arricchito la mia fede. Ringrazio Gesù ogni giorno per avermi concesso la grazia di poter visitare i luoghi dove Lui è nato, cresciuto, vissuto.

Vilma.

In alto la Basilica dell’Anastasis (Santo Sepolcro) a Gerusa-lemme. In basso il gruppo degli anghiaresi sul monte Tabor, e qui sopra la Vilma e Alessandro davanti alla chiesa del primato di Pietro, sul lago di Tiberiade (foto Alebì).

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SidneyEcco i nostri tre amici di Anghiari che, di ritorno dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney, in Australia, fre-

mono dalla voglia di raccontarci come è andata. La GMG si è svolta dall’8 al 20 luglio scorso, ed ha avuto come momento culminate la S. Messa presieduta da Papa Benedetto XVI.

Abbiamo accompagnato anche da Anghiari i nostri amici che erano dall’altra parte del mondo, con sms e con mails, ma soprattutto vivendo in comunione (e in diretta) la S. Messa conclusiva che in Italia, per il fuso orario, era alle 2 di notte, ma che è stata seguita lo stesso all’Oratorio da diversi ragazzi.

Ecco le testimonianze della Laura, della Chiara e di Francesco, quest’ultimo anghiarese neo-acquistato, che abita nei pressi della Motina. Nella foto la Chiara e la Laura a Sydney, in attesa di entrare nella Cattedrale.

Dove eravamo rimasti?Dunque dunque… 3 anni fa, al rientro da Colonia 2005 ci

eravamo lasciati con la speranza, o meglio il sogno, di poter partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney 2008, e il sogno si è avverato!

Per tutto il tempo della nostra permanenza in Australia abbiamo condiviso ogni momento con altri 160 giovani To-scani, e forse è stato proprio questo a farci vivere le difficoltà incontrate (che non sono state poche!) sempre con il sorriso in bocca.

I primi giorni della nostra “avventura” li abbiamo trascorsi a Melbourne, dove oltre a partecipare agli eventi organizzati in occasione della GMG e a visitare la città, abbiamo avuto la fortuna di incontrare una comunità di Toscani che ci hanno accolto facendoci sentire come a casa nostra; infatti ciò che mi ha colpito di più in quei giorni è stato il modo in cui queste persone, che vivono in Australia ormai da molti anni, sono rimaste legatissime all’Italia e la felicità che si leggeva in loro nel chiederci notizie o semplicemente nel poter parlare italiano.

Il 15 luglio ci siamo spostati a Sydney dove siamo ospitati in un asilo, qui tra catechesi, celebrazioni e feste siamo arrivati a sabato 19, quando nella prima mattinata ci siamo messi in cammino per raggiungere il grande ippodromo di Randwich dove abbiamo incontrato il Papa, durante la veglia e la dome-nica dopo alla Messa conclusiva di questa GMG. Lì Benedetto XVI ci ha dato appuntamento a Madrid 2011. In questi due momenti, i principali di ogni GMG, ciò che mi ha colpito di più in assoluto era il silenzio che regnava in una distesa di oltre 500.000 mila giovani: davvero emozionante!

Il tema principale di questa GMG era “avrete Forza dallo Spirito Santo” e credo (magari peccando un po’ di modestia!) che un pochina di quella forza l’abbiamo ricevuta!

Laura

Ora non mi fermo più!Questa è stata la prima Giornata Mondiale (e spero non

l’ultima!) e come per le novità, ogni situazione che vivevo era speciale. Tuttavia, la GMG è entrata per me nel vivo quando siamo arrivati a Sydney, dove siamo stati ospitati in una scuola nel quartiere italiano. La mattina ci ritrovavamo in chiesa per le catechesi condotte da alcuni Vescovi italiani, mentre il pomeriggio eravamo coinvolti in iniziative gestite dall’organiz-zazione dell’evento, come la Messa ufficiale d’apertura della GMG, l’arrivo del Papa e la Via Crucis, tutte al Barangaroo, un piazzale grandissimo nella baia di Sydney.

Quello che mi ha colpito di più è stato vedere come tanti giovani mossi dallo stesso motivo hanno portato con entusiasmo la propria Fede davanti agli occhi di tutto il mondo.

Per me è stata un’emozione grandissima poter condividere

questa esperienza con tante ragazze e ragazzi come me; “a Dio piacendo” spero di poter partecipare anche alla prossima GMG di Madrid.

Francesco

Ho sperimentato la ProvvidenzaEccoci qua di ritorno dalla giornata mondiale di Sydney.

Avendo già partecipato anche alla GMG di Colonia nel 2005 posso affermare che quest’ultima è stata sicuramente la mi-gliore, vissuta in maniera intensa all’insegna dell’amicizia e dell’aiuto reciproco.

Dopo una breve permanenza nella Diocesi di Melbourne, il 14 luglio ci siamo trasferiti a Sydney dove cominciava la vera giornata mondiale. Se una persona non ha mai fatto un’espe-rienza simile non può nemmeno immaginare che bel clima che accompagna questa esperienza, il mondo era lì, tanti giovani in festa uniti per un unico ideale di pace e di amore. Ricordo con piacere la nostra sistemazione nella scuola “Santa Giovanna d’Arco”, la Messa di apertura al Barangaroo, la festa degli italiani all’Entertainment Center, la veglia e la Messa dove il Santo Padre ha annunciato che la prossima GMG sarà a Madrid in Spagna e i giorni passati in famiglia veramente bellissimi.

Ci sono delle cose che porterò con me di questa indimen-ticabile esperienza, il silenzio durante la Veglia e la Messa, il sorriso degli italiani emigrati che ci hanno aiutato e ospitato nelle loro case, insomma ci hanno fatto sentire come a casa nostra, la gentilezza, la disponibilità e l’organizzazione degli australiani, tutti gli amici che ho avuto il piacere di conoscere in quest’avventura e che ringrazio perché senza di loro non sarebbe stata tale, insomma ogni singolo momento passato in terra Australiana che vale la pena essere visitata. Ho imparato che la Provvidenza c’è davvero, e che non bisogna arrendersi ai primi ostacoli perché lo Spirito Santo ci aiuta ad affrontare le difficoltà della vita.

Ormai la giornata Mondiale è un’ appuntamento a cui non posso più mancare quindi l’appuntamento è per Madrid nel 2011.

Chiara

foto Lalla985

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Estate e Campeggio

Anche per me in quest’estate 2008 non poteva mancare la ricca esperienza del campeggio delle

Superiori.Devo dire che quest’ultimo è stato

più “interessante” di tutti gli altri, perché abbiamo lavorato su un tema molto im-portante, per non dire fondamentale, che è la libertà, libertà intesa come “libertà dell’uomo di cercare la sua verità e di scegliere cosa per lui rimanda effettiva-mente a qualcosa di più grande”.

E devo dire che lavorarci è stato veramente bello, grazie alla scuola di comunità con Don Severino e ad alcuni amici che sono venuti a trovarci fin lassù, come è stato bello l’atto “pratico” delle sfiancanti camminate e dei tornei sportivi!

Personalmente, sebbene sia solamen-te il mio secondo campeggio delle Supe-riori, sono stato colpito dalla sensazione di “unità” che si percepiva fra di noi: tutti i ragazzi (me compreso) si sono comportati come se si conoscessero da un’intera vita, sebbene venissero da località diverse. Vorrei ringraziare col cuore le persone che ci permettono di trascorrere queste meravigliose esperienze!

il Peco

La mia estateQuest’anno la mia estate è iniziata

con la fine delle superiori, un passaggio che tutti gli adolescenti aspettano con

ansia. Anche per me è stato un passo molto importante, non solo perché ho finalmente il diploma (cosa non da poco), ma anche perché è iniziato un nuovo periodo della mia vita, mi sono trovato continuamente di fronte a scelte, quelle scelte che sai di non poter prendere alla leggera perché ti condizioneranno la vita, come ad esempio l’università, opzione che avevo escluso e che invece ora mi trovo ad affrontare seriamente. Ovviamente durante l’estate ho vissuto un sacco di esperienze: come tutti gli anni abbiamo fatto il grest, che ancora una volta oltre a regalarmi esperienze nuove e indimenticabili è riuscito a trasmettermi la voglia di mettermi in gioco, quella voglia che perdo ogni volta che sono da solo e agisco di testa mia, quella voglia

che solo grazie ai miei amici, i loro volti, la loro compagnia e soprattutto la loro fiducia, torna e ogni volta in maniera nuova e sempre più bella!

Questa è stata un’estate ancora una volta di crescita e maturazione per me, anche grazie al solito campeggio, si!, quello che quest’anno per anzianità non avrei potuto fare, ma che grazie alla mia testardaggine e alla proposta dei miei amici più grandi sono riuscito a vivere nella maniera

più bella possibile, riuscendo a volte ad intuire cosa era quella libertà di cui si sente tanto parlare, riuscendo a vederla come una cosa concreta… provando anche a raggiungerla!

Di cose insomma ne sono successe tante, e se c’è una cosa che ho capito, è che niente ci è dato per caso, e se una proposta ci viene fatta un motivo c’è.

Ora l’estate è finita e davanti a me c’è un nuovo lungo cammino, sicuramente pieno di difficoltà, ma anche di gioie, e sono sicuro che vissuto nella maniera giusta sarà anche questa un esperienza indimenticabile.

Piombo

Anche quest’anno l’estate è pas-sata e soprattutto l’avventura del Grest, poiché al campeggio non

sono potuto andare.Per me il Grest non è solo fare le

camminate, le gite o i compiti ma è so-prattutto il fare queste attività con degli amici. Quanti di quelli che vengono al Grest potrebbero fare queste attività da soli? Tanti, tutti oserei dire. Tuttavia non le farebbero con lo stesso entusiasmo e anch’io mi metto in questa lista. Basta guardare i volti felici tanto dei bambini, quanto degli adulti e degli animatori per capire che quest’esperienza è unica e non facilmente sostituibile. Ho visto bambini e ragazzi piangere perché non potevano essere insieme con i loro amici al Grest.

Dunque è l’amicizia e l’amore che ognuno ha verso l’altro che permette la riuscita del Grest. Chi ci obbliga ad essere animatori, chi è che ci spinge a spendere il nostro tempo in questa ma-niera? La risposta è semplice: vediamo che c’è qualcosa di più grande che vuole entrare nel nostro agire quotidiano e che ci invita a fare tutto ciò. La nostra sola difficoltà è scegliere se permettere che questo “qualcosa di più grande” entri pienamente nella nostra vita o se lasciarlo da parte, come se non esistesse. Fino a quest’anno non l’avevo molto chiaro in testa ma pian piano, grazie all’aiuto di tutti gli amici del Grest, sono riuscito a comprenderlo in maniera più profonda anche se probabilmente non completa. Mentre scrivo mi tornano in mente i volti dei bambini, animatori e adulti che hanno partecipato o che hanno contribuito in qualche maniera a rendere questo Grest un’esperienza ancora più indimenticabile dell’anno scorso.

il Gaggio

Il cuore dell’estate, anche quest’anno, è stato il campeggio nelle Dolomiti con i ragazzi delle superiori. Come detto nello scorso numero del giornale, si è svolto dal 7 al 12 luglio a Pecol di Zoldo, piccola località sotto il monte Civetta.

È stata anche quest’anno una esperienza bellissima, e ogni Campeggio non è uguale all’altro perché porta con se novità, cambiamenti, diversità di vedute… Ogni anno arriva qualcuno nuovo che magari ci ha incontrato quest’anno oppure è incuriosito dal nostro modo di vivere e stare insieme. Poi c’è chi ha cominciato le superiori e viene per la prima volta dopo tre anni di campeggi con le medie. Quest’anno infatti il gruppo di Anghiari era numeroso e, come sempre, ha vinto anche il torneo di calcio. Ma insieme a questo ci sono state cose che andrebbero raccontate, ma sarebbe anche troppo lungo.

Solo una cosa: quest’anno si parlava di libertà. Bella sfida! Vivere l’estate e proporre un modo nuovo di vedere la propria libertà. Ogni Campeggio e quindi ogni estate è un’avventura a sé, unica ed irripetibile. Per cui abbiamo chiesto ad alcuni ragazzi di raccontare con le loro parole la loro estate.

Nella foto il gruppo di Anghiari al rifugio Coldai, a 2134 metri.(foto Piombo)

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A Maria Giulia

Lo scorso 2 agosto è nata Maria Giulia Tappeto, figlia di Luigi e Stefania. I genitori, che abitano nella zona di San Leo, e felici per il lieto evento, intendono condividere i loro sentimenti di gratitu-dine con gli amici che in questi ultimi tempi sono stati a loro molto vicini.

Il nostro giornale si fa quindi mes-saggero di questa lettera indirizzata alla piccola Maria Giulia proprio dai suoi genitori:

Grazie, che ci hai insegnato ad amarti ancor prima che tu nascessi. Che il buon Dio di benedica, e che ci dia sempre la forza e la salute di starti sempre accanto per aiutarti a crescere e sostenere le scelte che dovrai affrontare durante il sentiero della vita. Allora: coraggio piccola! Fuori ti aspetta un mondo tutto da scoprire. Con infinito amore. Mamma e Papà.

A questa famiglia, che il Signore ha ricolmato di grazia con il dono di figli, rinnoviamo gli auguri della Redazione e della nostra Comunità Parrocchiale. Lo facciamo prendendo alcune parole del Salmo16, un salmo di benedizione che invoca la presenza di Dio nella vita:

Mi indicherai il sentiero della vita,gioia piena nella tua presenza,dolcezza senza fine alla tua destra.

Fiera di San MartinoNote sparse a cura di Emmedipì

Per san Martino, oltre agli zoccoli, c’era il mercato dei maiali. I contadini infatti allevavano tutta la figliata e poi, in quei giorni, li vendevano, lasciandone solo uno o due per l’uso della famiglia. Altri coloni, ma anche qualche pigionan-te, ne compravano uno o due e finivano di ingrassarli.

Fra l’altro il prezzo, a volte, veniva deciso dalla fiera di Monterchi (17 gennaio).

In pratica quello che li vendeva li allevava fino a una certa età così quello che li comprava, quando ancora non erano grassi, spendeva un po’ di meno e poi li portava al peso giusto per am-mazzarli.

Quelli cappucci (razza autoctona di Anghiari) avevano un lardo alto undici centimetri. La pelle era scura ma da grassi era rosa. Era il pelo a essere proprio nero e soprattutto avevano orecchie grandi che gli coprivano gli occhi e che sembravano proprio un cappuccio.

Racconti del passatoAl teatrodi Maria Senesi

Appena passata la guerra del ’45 e contenti di essere scampati da un grande disa-stro, tutti volevano divertirsi un po’. Rifacevano le feste e anche al teatro ridavano i film e gli spettacoli.Un giovane contadino abitava ai Caciari; una volta volle andare a vedere un’operetta e agli amici raccontò così:L’altra matina parto e vèdo Anghièri, vidde uno coi fogli in mèno che l’apiccichèa sui muri. Io gni disse: Che fè?Apiccico i fogli del Teètro, vieni anche tu, nissuno te manda via quando è paghèto. Ci vengo, non ci so’ mai stèto, vo’ vedere quelo che èno ‘nventèto.Entro, drento era piéno de gente, arconobbe el Potestà, el Dottore, el Farmacista. C’era anche i Carabinieri che faciono la ronda. Io capì subbito che non se duvia fère la Baraonda. Me misse a sidere in un cantone perché non me vulìo fère vedere dal mi’ padrone: anche lu’ aio visto vicino a Giusto de la Stazione.Poi alzonno quel tendone: c’era certe belle donne con quei vestiti corti, facìono ‘ncantère. Ogni tanto se sintia uno scroscio de vivète, loro tireono i Bèci e ci facìo-no un sorriso. Io cridìo d’essere in paradiso. Ringrazio chi me l’ha ditto perché n’affère cusì ullaio mai visto!Canteono, balleono; a l’ultimo feciono una bella parèta. Non scordarò mai quela serèta.

Sono le 13, esco dal Comune di San-sepolcro velocemente, sono in ritardo, mi trovo di fronte il carro funebre argentato, uno sguardo dentro al Duomo e vedo la bara di Silvia.

Oggi è il 27 agosto, il giorno del suo funerale.

Lentamente gruppi di persone, per lo più donne entrano composte nella Cattedrale, molte di loro hanno in mano un fiore, una rosa, bianca.

Bianca come lei, Silvia vittima di una morte ingiusta, senza colpa né voce.

Mi fermo.Rimango immobile e da quella

posizione alzo lo sguardo verso il cie-lo e vedo le nuvole, bianche soffici, immobili e silenti. Si adagiano nello sfondo dell’azzurro e se ne stanno lì ad accoccolarsi in un caldo scenario di fine estate immobile alla mia vista: come un fermo immagine.

È un panorama leggiadro e grazioso quello che mi rimane davanti, simile alla vita di Silvia dove l’Amore, il buon senso e l’impegno sopra ogni altra cosa sono stati i valori che l’hanno fatta crescere e diventare la persona forte che era.

Rifletto.Quante notizie lette in questi giorni,

penso che io Silvia nemmeno la cono-scevo, allo stesso tempo ho dentro di me una consapevolezza maggiore rispetto a

quest’assenza che è data dal mio essere giovane, dal mio essere donna.

Da giovane donna ho tutto il diritto di sentirmi vittima di una società ingiusta che da tempo non segue più il suo corso e lo travisa e lo violenta e lo distrugge in maniera brutale come è stato per Silvia. Questo flusso incessante e inesorabile deve ritrovare il suo corso, quello giusto, quello corretto, quello legittimo di ogni situazione.

Cammino e da via Matteotti entro nel Corso principale del “Borgo”.

Guardo.Le vetrine, alla destra e alla mia si-

nistra, avanzo e noto come in ogni porta di tutti i negozi vi sia un nastro bianco, ad ogni passo, un nastro bianco.

È un simbolo, che tutti i commercianti della cittadina di Sansepolcro hanno ap-peso all’entrata delle loro attività.

Quel nastro bianco è per Silvia e ad ogni mio passo ne incontro uno che se ne sta lì, nell’ingresso di ogni esercizio, ed è come un saluto per Lei, è il segno del rispetto di una comunità fortemente legata ai suoi cittadini.

Penso.Vedo tutti quei nastri bianchi alzarsi

e librarsi leggiadri nella direzione del cielo e delle sue bianche nuvole: questa riflessione che vola dolce in alto è il mio saluto a Silvia.

Saluto a SilviaI passi bianchi

di Linda Mencaroni

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A Ischiadi Anghiarino Anghiarese

Come saprete dopo aver letto la cronachetta, sono stato per una settima in ferie ad Ischia, a fare il villeggiante.

Di ritorno ho incontrato Carlo in piazza che mi fa:-Lo sapevi che a Ischia si mangia, si beve e si fischia?-A dire il vero non lo sapevo e incosciamente ho rispettato

questo detto perché ho mangiato e bevuto bene e poi mi sono comprato un fischietto per ricordo.

O bravo Carlo!

Questo spazio potrà essere utilizzato dagli anghiaresi che vivono all’estero.

Mandateci un ricordo, una riflessione, un invito. Saremo lieti di poterlo pubblicare.

Cominciamo con Alessandro Vichi.

Nel 2001 sono partito per gli States, il dollaro era più forte

dell’euro e io avevo in tasca ancora le lire. Avevo un offerta di lavoro presso l’ente pubblico per la ricerca scientifica nazionale americana. E lì sono rimasto a lavorare per otto anni. I miei genitori disperati che non tornavo a casa!

Nel frattempo me la godo e ad una festa, mentre si parlava di cal-cio, vado ad incantarti Nicole, che è divenuta poi mia moglie. Parlava di calcio con cognizione e io non credevo alle mie orecchie! Così, me la son sposata.

Era il 10 di ottobre di 3 anni fa. Al Carmine erano arrivati tanti amici, un po’ da tutte le parti, (e di

tutti i colori!), sia d’Italia che dagli States.Le donne del Carmine tutte (che ringrazio ancora di

cuore!) si dettero da fare per cucinare il venerdì sera prima del matrimonio e dare il benvenuto a tutti. Una bella festa il matrimonio, celebrato da don Marco che si impegnò nel parlare inglese (primo matrimonio bilingue al Carmine).

Un bacio alla mia bella moglie, compagna della mia vita, con cui festeggerò il terzo anno di matrimonio il prossimo 10 ottobre!

Grazie a tutti voi!S t e f a -

nia ringra-zia tutti gli amic i d i Walter che con le loro offerte han-no aiutato la Missio-ne di don Giovanni in Perù.

E c c o la lettera giunta da Calapuja.

Anghiaresinel mondo

Auguri ElisaVenerdì 4 luglio 2008 Elisa Papini si è specializzata presso

l’Università degli Studi di Siena, Facoltà di Medicina e Chi-rurgia, Sezione di Scienze del Comportamento discutendo la tesi: “LE EMOZIONI SOMMERSE TRA CONTESTO E NORMATIVITÀ Rielaborazione di un caso clinico dai dati ai significati” ottenendo il massimo dei voti.

Relatrice Professoressa Monica De Marchis, correlatore professor Mario Antonio Reda.

Ad Elisa gli auguri dei familiari e degli amici ai quali, volentieri, si uniscono quelli della Redazione.

Auguri per GiuliaMercoledì 16 luglio 2008 Giulia Giabbanelli si è laureata

presso l’Università degli Studi di Bologna, Facoltà di Farmacia, discutendo la tesi dal titolo “Farmacoterapia dell’epilessia” ed ottenendo la bella votazione di 95 su 110.

Relatore è stato il prof. Gabriele Campana.A Giulia che abita ad Arezzo, ma è di chiare origini an-

ghiaresi, gli auguri dei familiari, degli amici e della Redazione dell’Oratorio.

Benvenuta ElenaMartedì 20 maggio 2008 è nata Elena Bassino Casa-

marte di Luca e Michela Cartocci.La sua famiglia abita a Cortona ma i suoi nonni ma-

terni sono di Anghiari e il suo nonno Costantino è un “grande” animatore della Scampanata.

Piegarodi Clèto

Il 10 di agosto sono stato a Piega-ro, comune umbro nei pressi di Città della Pieve e, parlando con le persone del posto, ho scoperto diverse affinità con Anghiari.

Benché il dialetto sia chiaramente diverso dal nostro, anche loro, per dire che uno è stanco, dicono stracco.

E poi hanno il mercato di mer-coledì.

È vero che i bringoli li chiamano “strigoli” ma io scommetto che se approfondissimo ancora di più tro-veremmo altre affinità con loro.

E allora magari perché non ci proviamo!

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Ho letto l’editoriale di Enzo Papi nel n° 4 dell’Oratorio dell’Ago-sto-Settembre 2008 e avrei da

muovere dei rilievi a proposito di due affermazioni relative alla “Battaglia di Anghiari” del 1440.

Innanzitutto, però, approfitto del-l’occasione per salutare cordialmente dalle pagine di questo periodico Enzo Papi che conosco personalmente fin da quando, per un anno scolastico, è venuto in macchina con me , sulla mia 127 rossa, protagonista vittoriosa di tante battaglie contro le avversità del tempo, a fare scuola. Lui si fermava a Badia Tedalda dove insegnava alla Scuola Media, mentre io dovevo ancora proseguire per altri 20 chilometri per andare a Sestino, dove insegnavo alle Scuole Elementari di quel paese.

Detto questo ,veniamo al punto, cioè ai rilievi che avrei da fare.

Nell’editoriale in questione si dice che Niccolò Piccinino combatteva per conto dello Sforza di Milano, ora è vero che combatteva per il Signore di Milano, ma non era lo Sforza, bensì il duca di Milano Filippo Maria Visconti. Il capitano di ventura Francesco Sforza e Niccolò Piccinino erano nemici anche perché militavano in campi avversi, lo Sforza, fin dal 1433 era al servizio del Papa alleato, nel 1440, con i Veneziani e Fiorentini contro Milano tant’è vero che nella Battaglia di Anghiari, accanto agli eserciti fiorentino e pontificio troviamo anche un contingente di truppe sforze-sche. Lo Sforza diventerà duca di Milano solo nel 1450.

Io però, vorrei puntare la mia at-tenzione soprattutto sulla definizione di “scaramuccia” con cui nell’edito-riale viene indicato tale scontro. Noi anghiaresi consideriamo la ”Battaglia di Anghiari” un po’ come un nostro patrimonio e, quando sentiamo svilirne l’importanza, a torto o a ragione, come dire... la cosa ci “prude” un pochino, ci dispiace.

E allora, per fare chiarezza e accettare la realtà qualunque essa sia, vediamo un po’ come la valutarono gli storici e i cronisti dell’epoca.

Il Simonetta, citato a pag. 283 del-l’opera “Anghiari” di Angelo Ascani e di cui riportiamo alcuni brani, scriveva nei “Commentarii rerum gestarum Francisci Sfortiae” (Commentari o scritti sulle imprese di Francesco Sforza):

“Il Piccinino, non appena si vide battuto e svanire la vittoria, con grande difficoltà si rifugiò al Borgo con pochi soldati. La fanteria quasi interamente dispersa, le insegne dell’esercito com-pletamente perdute e portate subito a Firenze, gli attendamenti assieme alle attrezzature completamente predati; solo pochi cavalieri riuscirono a sal-varsi. Astorre cadde in mano al Pisano; perfino 1200 Borghesi che avevano seguito baldanzosi il Piccinino convinti di vederlo sicuro vincitore, furono fatti prigionieri. Questa fu la grandissima vittoria [...]”.

Neri di Gino Capponi commissa-rio fiorentino, presente alla battaglia, scrisse fra l’altro nei suoi Commentarii (Annali del Taglieschi pag. 173): “[...] Il capitano nostro corse dall’altro lato con circa 400 cavalli* in battaglia e andò ad assaltare lo stendardo de’ nemici, e, presolo, e furono rotti e presi da 26 capi di squadra che erano [cioè tutti] e 400 uomini d’arme, in tutto circa 3000 cavalli e prigioni da taglia del Borgo e, sopraggiungendo la notte, si tornarono agli alloggiamenti.”

Ser Giusto Giusti, scrivendo sul suo Giornale di questo scontro dice (Annali del Taglieschi pag. 173) che “i Fiorentini tolsero al Piccinino 3000 cavalli, presero sedici capi di squadre ed altri huomini d’arme assai, e 1456 prigioni da taglia del Borgo e altri prigioni assai di altri luoghi; e fu grandissima vittoria e tolsero loro li stendardi.”

Il Biondo (Annali pag. 174) scrive: “[...] de’ Ducheschi [cioè uomini del :Piccinino al soldo del duca di Milano] esserne stati uccisi 60 e 400 feriti. Di quelli della lega feriti 200 de’ quali mo-rirono in sul combattere 10, e che 600 corpi di cavalli restarono atterrati sul campo tra dell’una parte e dell’altra**. Erano ambedue questi eserciti stati di 6000 cavalli e 3000 fanti l’uno.” Anche

del Simonetta, del Giusti e del Biondo il Taglieschi dice che “veddero le cose co’ propri occhi.”

Domenico Boninsegni (Annali pag. 174) dice che “il 29 di giugno il Pic-cinino fu a zuffa con i Fiorentini dalle hore 19 sino alle 24*** e infine Niccolò con le sue genti, furono rotti e fecero i nostri di loro gran preda di più di 2500 cavalli e fanti assai e molti prigioni di taglia, la più parte Borghigiani**** e fuvvi preso e ferito il Signor Antonio da Faenza e molti altri caporali e capi di squadra. E Niccolò se ne rifuggì nel Bor-go con circa 800 cavalli e acquistovvisi due delle principali bandiere del duca, le quali si appiccarono in Santa Maria del Fiore.”

Giovan Battista Poggio, nella “Vita” del Piccinino, di questa giornata così scrisse (Annali pag. 174): “Morirono po-chi così dell’uno come dell’altro esercito; furono ben fatti prigioni 1800 cavalli con 1300 soldati del Borgo. E furono anche calpestate e morte da’ cavalli intorno a 60 donne che Niccolò haveva fatte stare da ogni banda della strada con vasi di legno pieni di acqua a fin che così i cavalli, come gl’huomini, affaticati dal viaggio e dal combattere, si potessero rinfrescare e non si venissero meno dalla sete e dal caldo. Egli con pochi si salvò dalla rotta nel Borgo dando alla fortuna (oggi si direbbe sfortuna) la colpa di essere stato vinto quel giorno”.

Jacopo Filippo Bergomense, Gio-vanni Niccolò Dogliani e Marcantonio Sabellico, dicono di questa rotta (Annali pag. 174): “A pena ne scampò Piccinino con 500 cavalli solamente, che tutto il resto del suo esercito venne in potere dei Fiorentini”.

Chiudiamo con Niccolò Macchia-velli, anche se potremmo citare altri scrittori, così riferito negli Annali a pag 174:

“Niccolò Macchiavelli, peraltro indegno di fede, onde questo si cavi, dice che in tutta quella battaglia così notabile, e la quale durò per lo spatio di quattr’hore, non più che un huomo esser morto non di ferite o di altro colpo, ma caduto da cavallo e calpesto morì”

A proposito della Battaglia di Anghiaridi Flavio Mercati

* Anticamente nel linguaggio militare con il termine “cavalli” si indicavano anche i cavalieri.** Da bambino ho sentito raccontare che durante la costruzione della ferrovia Arezzo-Fossato di Vico, nel 1886, nei pressi del luogo dove avvenne la battaglia, fu trovato una specie di ossario che potrebbe essere stato di morti, persone o animali, di quello scontro. Era una notizia trasmessa oralmente di generazione in generazione, non suffragata da documenti scritti, almeno a quanto ne so io, la cosiddetta “storia orale”, che, però, potrebbe avere un fondo di verità.*** Ore contate secondo il giorno da un tramonto all’altro, come veniva considerato allora, al tramonto scadeva la ventiquattresima ora, le 24, dette anche l’Ave Maria, perché suonava la campana che invitava a recitare appunto l’Ave Maria. Il 29 giugno il tramonto avviene alle ore 20,40 circa del giorno solare, quindi la battaglia durò, siccome era cominciata cinque ore prima, arrotondando, dalle 15-16 alle 20-21 dell’ora legale attuale.**** Il Piccinino, passando per il Borgo, convinse molti Borghesi a seguirlo promettendogli la vittoria certa ed il saccheggio. Anche dalla parte di Anghiari non solo osservavano dall’alto del colle, come da una terrazza naturale, lo svolgimento della battaglia, giù in basso, al ponte sulla reglia, ma vi presero parte attiva. Il Taglieschi ricorda in particolare i capitani Agnolo Taglia, Gregorio e Leale di Anghiari, appartenenti all’esercito fiorentino e, fra i soldati semplici, sempre di questo esercito, un certo Renzino di Valle, fabbro, il quale si comportò tanto valorosamente (ammazzò e ferì molti nemici) combattendo con uno spuntone da meritarsi per tutta la vita l’appellativo di “Renzino lo Spuntone”; ebbe anche delle cariche nell’ambito della Comunità. Non è certo, invece, che avesse partecipato alla battaglia il più famoso capitano di ventura di Anghiari: Baldaccio Bruni; secondo l’Ascani la sera del 29 giugno si trovava a Istia d’Ombrone, in Maremma.

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Poveri noi Anghiaresi, sempliciotti e ingenui, credevamo di essere stati al centro di un fatto d’arme glo-

rioso che ci inorgogliva; le celebrazioni annuali, il Palio, abbiamo persino creato un ”Museo della Battaglia”.

Invece guarda un po’ che scalogna, ci vengono a spiegare che è stato tutto un bluff, una turlupinatura, non c’è mai stata una battaglia, ma solo una ” scara-muccia”, quasi come una comune rissa di ubriachi dopo una festa. Che botta! Il prossimo 29 giugno, altro che celebrazioni e feste, dovremo chiuderci in casa rossi di vergogna.

Il sig. Enzo Papi (novello Macchia-velli), in un editoriale sull’Oratorio n.4, ci spiega per filo e per segno, come una semplice scaramuccia sia divenuta un fatto quasi epico, a causa del famoso affresco di Leonardo, dei capi fiorentini interessati e dei gonzi anghiaresi.

No sig. Papi! Sicuramente non è stata la battaglia di Zama, ma neanche una semplice scaramuccia. Ci sono state diverse ricostruzioni del suo svolgimento probabile e sugli eserciti contrapposti, io sono del posto, conosco bene il campo di battaglia, non sono un esperto, ma spesso il buon senso aiuta a capire meglio le cose.

Dunque: il Piccinino non era un semplice capo-banda, ma un grande condottiero, con un piccolo esercito di esperti mercenari; con i suoi 6/7.000 fanti e cavalieri non era sicuramente in Valti-berina per le ferie annuali; neanche per attaccare da tergo Firenze; troppo esigue le forze; probabilmente solo per saggiare la velocità di reazione delle forze avversarie e per approfittare, magari, di una qualun-que occasione favorevole per fare bottino. Spinto dagli abitanti del Borgo, nemici acerrimi di Anghiari, che intervennero con armati e aiuti vari, il Piccinino si è convinto di fare un tentativo: se fosse

riuscito, con la sorpresa, ad arrivare in cima alla Ruga, avrebbe inesorabilmente diviso in due lo schieramento fiorentino acquartierato a riposo sulle colline laterali ad Anghiari. Non avrebbe potuto prendere il Castello troppo munito, ma lo avrebbe tagliato fuori dal campo di lotta rendendo inutili i bastioni; le sorti sarebbero state giocate in campo aperto ove il Piccinino, avendo un esercito più coeso nei confronti della coalizione avversaria messa insieme solo per ragioni contingenti, potrebbe aver avuto la meglio. Un buon piano.

Ma, come in seguito Napoleone e Hitler nell’assalire la Russia, sono rima-sti fregati per non aver previsto il peso del “generale inverno”, il Piccinino, non ha tenuto affatto conto del “generale estate”.

Sig Papi, vada al muro del Campo della Fiera e guardi in Basso: il Piccinino aveva campo a San Giustino, 10 Km. di strada polverosa nel mezzogiorno del 29 giugno, con il sole a picco, i fanti in pieno assetto di guerra, i cavalli e cavalieri carichi di circa 50 Kg. a testa di armi e corazze. Dopo 4 h. di marcia faticosa sono arrivati al famosissimo ponte sul rio, piccolo ma profondo, già stanchi morti dalla fatica e dal caldo. I Fiorentini accortisi con ritardo dell’avvicinarsi del Piccinino, hanno inviato in basso tutti gli uomini disponibili, riuscendo a ritardare notevolmente il suo procedere. Il ponte è stato perso, ripreso e riperso e gli attac-canti hanno potuto incamminarsi verso la Ruga, ma lentamente combattendo per ogni metro. Nel frattempo gli alleati si riorganizzarono ed entrarono in lotta, i cavalieri per ultimi, i cavalli vennero ripresi uno a uno dal pascolo, sellati e bardati, i cavalieri ebbero il tempo di indossare corazze e di armarsi. Appena pronti, dai due lati del castello si saranno lanciati in una carica tremenda dall’alto verso il basso, sulla Ruga ove i soldati del

Piccinino, che avevano superato il ponte arrancavano penosamente dopo 4 ore di marcia forzata e 2 ore di combattimento. Sig. Papi, l’effetto di tale carica deve essere stato devastante, di sicuro da quel momento non c’e stata più lotta, ma una fuga disordinata.

I morti non saranno stati molti, perché al momento gli armati erano mercenari, non agivano per difendere la Patria, né provavano odio, inoltre un morto non valeva nulla, un nemico catturato vivo poteva portare a un riscatto. Ma un solo morto caduto da cavallo e calpestato; ma i fanti che erano tutti a piedi? uno che uno avesse avuto un graffio?

È notizia di questi giorni, 150 morti calpestati per una calca di indù nell’uscire impauriti da un tempio. Qui solo un morto. È ridicolo!

In ogni caso per il Piccinino fu vero disastro. Perse quasi tutte le armi e gon-faloni e stentardi dei reparti e vennero catturati non meno di 400 armati da taglia. Per i Milanesi non fu nulla di grave, per Firenze non era stato in forse il destino della Repubblica (ci voleva ben altro), ma sarebbe stata una discreta batosta, se non altro avrebbe impedito la facile conquista della Valtiberina con Sanse-polcro e della Massa Verona con Sestino e Badia Tedalda.

Sig. Papi, non sarà stata la battaglia di Zama, ma classificare semplice “sca-ramuccia”, uno scontro di tre ore fra 10/12.000 armigeri professionisti, armati non di retino per acchiappare le farfalle, ma di lance, asce, spadoni e mazze e imbestialiti dalla fatica, dal caldo e dalla paura di lasciarci la pelle, mi sembra che sia, se non altro, molto, ma proprio molto riduttivo. Alla faccia di Macchiavelli e di Papi che non ha fatto sicuramente un favore ad Anghiari, ridicolizzandolo.

(Rimasugli dell’odio medioevale dei Borghesi verso Anghiari?)

Replica alla Battaglia di AnghiariAnghiari 03.08.2008di Franco Leonardi

Risponde il Direttore responsabileVolentieri pubblichiamno gli articoli dei nostri lettori anghiaresi che contestano la definizione di scaramuccia data alla Battaglia di Anghiari. Accetto la contestazione ma premetto subito che il mio non era un intervento storico bensì voleva essere solo la

premessa, anzi lo spunto, per parlare di don Nilo. Come si è potuto capire in questi due articoli, lo spirito battagliero degli anghiaresi non è sopito. E allora, al di là delle documenta-zioni storiche, mi auguro che anche qualche borghese si faccia sentire per alimentare un intelligente campanilismo. e.p.

Evidentemente per il Macchiavelli, nella sua rudezza o cinismo politico, una vera battaglia era quella con molti morti o feriti non considerando i prigionieri fatti o il bottino preso.

Dai pareri dei diversi storici o com-mentatori delle vicende politico-militari del tempo si evince che effettivamente in questa battaglia non vi furono molti morti o feriti e può essere anche vero, ad-dirittura, come dice il Macchiavelli, che morì un solo uomo perché calpestato da un cavallo. Questo si spiega con il fatto che in quel periodo le guerre e le bat-taglie venivano combattute soprattutto

dalle compagnie di ventura, al servizio, al soldo, di questo o quel Signore, com-poste da soldati mercenari che venivano pagati, anche con i bottini di guerra, e che cercavano bene di salvare la pelle per potersi godere i loro guadagni; erano tutt’altro che fanatici o pronti a morire per un ideale!

Si evince anche, però, che in questa battaglia furono fatti molti prigionieri e preso molto bottino di guerra e che l’esercito del Piccinino venne disperso. Ora, ritornando al discorso iniziale, il termine “scaramuccia” usato per indica-re una battaglia durata quattro o cinque

ore, combattuta fra due eserciti di circa 9000 uomini ciascuno, con molti prigio-nieri e prede di guerra, e un esercito alla fine disperso, mi sembra francamente inappropriato e riduttivo dell’entità di questo scontro.

Questo per quanto riguarda il merito della battaglia, cioè la battaglia come tale, in sé e per sé, senza considerare l’importanza che essa ebbe per gli equi-libri politici generali in Italia perché questa sconfitta del Piccinino diede il colpo di grazia alle mire espansionistiche del Visconti ai danni di Venezia, Firenze e del Papa.

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Lunedì 25 agosto, nella chiesa di Pre-positura in Anghiari, organizzato dalla comunità parrocchiale, è stato presentato il libro di Giovanna Negrotto Cambiaso, I SENTIERI INESPLORATI.

***Giovanna è cittadina anghiarese,

molti conoscono la sua personalità atipica rispetto ai valori del mondo, sorridente e aperta verso gli ultimi, controcorrente verso i luoghi comuni, ricca di grande spi-ritualità, ha sempre espresso una coerente testimonianza allo spirito evangelico dell’amore a Dio ed al prossimo.

Non è facile sintetizzare il pelle-grinaggio avvincente narrato in questo libro di Giovanna Negrotto Cambiaso, come metafora di una vita che sembra ogni volta compiuta, mentre ogni volta bisogna incamminarsi di nuovo, per rispondere alla chiamata dei Segni dei tempi che cambiano e della spinta ulte-riore che “urge”.

L’autobiografia di questa pellegrina, dai molteplici volti, è quindi anzitutto una gioiosa metafora laica di vita e di morte, immersa nella luce della fede mentre il lessico, maturato nei banche del Liceo “VIRGILIO” di Roma, è tutt’altro che devozionale; ma richiama semmai il linguaggio dei mistici che non hanno epoca ma si capiscono al volo senza bisogno di passaporto.

Al centro di questo umanissimo racconto “sta la sorgente di acqua viva”, che si mescola alla storia di ogni giorno, là dove, in silenzio, attendono di essere percorsi “i sentieri inesplorati” affidati a Giovanna dalla madre ebrea, dopo il suo folgorante incontro con Gesù,

Ed ogni volta scaturiscono, immanca-bili, momenti di gioia. Come in un film di qualità, il libro è pieno di fkash-back e di dissolvenze incrociate, perché il tempo di Dio è sempre al presente; e il nostro è pieno di eventi, legati fra loro da un filo, che Giovanna ama molto decifrare. Così s’intravvede l’infanzia di Giovan-na già segnata quando, ventitreenne, è felice davanti l’Eucarestia delle Suore Riparatrici di Firenze. Poi, dopo il primo colpo di Vento (non si sa da dove viene e dove va), la ritroviamo impegnata al-trove in varie forme di apostolato attivo, (ma contemplativa resterà sempre) con i giovani operai e studenti di Anghiari, con i drogati del Campo dei Fiori a Roma, nel casale alla foce del Tevere, ritrovo di amici operosi e oranti, insieme a numerosi

handicappati mentali.Poi, sulle strade d’Ita-

lia, (ogni volta “a due”) pellegrina allegra e senza un soldo, per lasciare a Dio la regia degli incontri e per riempire la bisaccia vuota con i problemi degli altri.

Il pellegrinaggio di-venta spesso meta di pace, come dimensione assoluta di un intercedere e benedire senza violenza.

Andrà persino a Mon-star, nel pieno della guerra civile, e non riuscendo a raggiungere Bagdad per farsi, con tutti i Contem-plativi, scudo alla guerra imminente, “inventerà” una grande mobilitazione all’interno dei Chiostri con moltissimi Messaggi forti da offrire al Papa a supporto della Sua azione di pace.

E poi finalmente Spello, nel chiostro di S. Girolamo, da fratel Carlo Carretto, grande amico e compagno di “trasfi-gurazione” negli Eremi del Subasio, dove gli assetati di Silenzio rinascono e si ricaricano di Luce. In mezzo agli ulivi di Spello, e negli incontri con René Voillaume e con Soeur Magdeleine, Giovanna matura la nuova Vocazione. Sarà ora “Piccola Sorella Pellegrina”, consacrata dal Vescovo folignate Gio-vanni Benedetti.

Ma un giorno Carlo se ne va in Cielo e si chiudono a poco a poco molti dei suoi eremi. Bisogna ripartire. Ma per dove? Lo strappo, l’accettazione, il dono. Al di là del Subasio, sorge allora l’icona sorri-dente e familiare di don Aldo, salvatore degli Ebrei di Assisi e “Giusto d’Israele”. L’ospiterà per anni, e ancora oggi, dopo la sua morte, nella sua bellissima “ Casa Papa Giovanni”. Le stradine di Assisi, l’incontro con Padre Mizzi... un altro “Segno del tempo” irrompe nella vita dell’Autrice: il dialogo ecumenico ed interreligioso, nella dimensione univer-sale e politica propria dell’O.N.U.; ma poi soprattutto nella scoperta dell’India, amore a prima vista e fonte inesauribile di spiritualità da condividere, apportando ciascuno i propri carismi ed identità, senza sincretismi.

Il libro offre un contributo straordi-nario a una rilettura della complemen-tarietà di rapporti tra Cristianesimo ed Induismo, con personaggi, incontri e colloqui indimenticabili e commoventi anche con Monaci di grande Santità lungo il Gange, ai piedi dell’Himalaya, fino alla “Sorgente” che nel ’98 rappresenterà il suo “TABOR”.

Il pellegrinaggio di Giovanna Ne-grotto Cambiaso si arresta qui.

I lettori di questo libro coinvolgente, ripercorrendolo con il pensiero, rive-dranno alla fine, come in una carrellata, uscire dallo zaino allentato della piccola “Pellegrina”, miriadi di volti, accolti e amati, galleggiare dolcemente verso l’abbraccio benedicente.

Ci diamo appuntamento al prossimo numero dell’ “ORATORIO” per definire con la sua biografia, con la memoria in terra anghiarese, con la considerazione ulteriore dei suoi carismi, la personalità di una testimone autentica dello “SPIRITO EVANGELICO”.

* Giovanna Negrotto Cambiaso, I sentieri inesplorati, autobiografia di una pellegrina dietro l’invisibile, Edizioni Messaggero, Padova, 2008.

I SENTIERI INESPLORATI*di Giacomo Bartolomei

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CRONAC HETTA dei fatti più strani, più importanti o più semplici, avvenuti ad Anghiari e narrati da me Anghiarino Anghiarese.

Mercoledì 11 giugno è morta Maria Cardinali vedova Gua-dagni. Aveva 84 anni ed abitava al Terrato. La sua famiglia era originaria di Migianella, verso Umbertide, e lì la conobbe suo marito che andava a cercare le pelli. Per qualche tempo ha abitato anche al Topo.

Mese di Luglio 2008Giovedì 3. Oggi è morto Giovanni Melani di anni 95. Era nato verso Pistoia ed è stato carabiniere presso la Caserma di Anghiari quando la sede dell’Arma era nel Palazzo CorsiMercoledì 9. Oggi è morto mio padre Giuseppe Del Pia di anni 88. Abitava per la via di San Leo ma era nato al Molinello e tutti lo conoscevano per la sua bottega di cereali.Venerdì 11. Nel pomeriggio, verso il Ponte dei Sospiri, ho sentito cantare le cicale che prima non ci avevo fatto caso.Sabato 12. Oggi è morta Cristiana Loddi alla giovane età di 51 anni. Abitava al Palazzone ma tutti la ricordano per la sua attività legata alle assicurazioni e per la sua giovialità.Sabato 19. Stamani ho visto la Fausta dell’Infrantoio che tagliava l’erba davanti a casa sua con le forbici.Domenica 20. Oggi è morto Alvaro Franchi di anni 82. Abitava a Belvedere, vicino a Valealle e faceva l’agricoltore.Venerdì 25. Oggi è morto Pietro Serafini di anni 66. Abita-va a Sansepolcro ed era il marito della Bruna del “Gallo” o Poderini.Domenica 27. Oggi sono andato a Pozzuoli con mia moglie perché lì ci siamo imbarcati per Ischia.Lunedì 28. Sarebbe da non credere ma stamani a Forìo, nel-l’isola di Ischia, ho incontrato il Giannini d’Anghiari.

Mese di Agosto 2008Sabato 2. Alessandro m’ha detto che oggi sarebbe andato ad Assisi per la giornata del Perdono d’Assisi appunto.* Oggi è morta Albertina Chiarini vedova Panicucci di anni 83. Era conosciuta con il nome di Betta ed abitava a Mezzavia.Domenica 3. Oggi è morto Sergio Olandesi di anni 81. Abitava a Viaio ma veniva dalla Val Sovara.Martedì 5. Oggi è passata una automobile di Google con delle telecamere sul tettuccio.* Stamani sono ripassato dalla Bozia e ho visto che Cedric aveva tolto le bandiere del Palio (è stato uno degli ultimi!).Mercoledì 6. Stamani presto ho visto Tonino del Palazzo in fila alla posta. Mi sa che voleva riscuotere la pensione.Domenica 10. Oggi è morto Igildo Ruggeri di anni 94. Abitava per la via di Viaio ma la sua famiglia era originario del Mancino, sopra Toppole, e poi si è spostata a Cafaggio e altrove.Sabato 16. Stamani ho visto la Caserma dei Carabinieri con dei grandi fiocchi bianchi, poi mi sono ricordato che oggi si sposava la figlia del Maresciallo.Martedì 19. Ho visto che ancora il Bar Baldaccio ha un grande fiocco rosa sulla facciata per la nascita di Ginevra. Auguri!Venerdì 22. Stamani presto alla Croce ho visto la moglie di Secondo che spazzava le foglie davanti a casa sua.* Oggi è morto Giulio Marcuzzi di anni 90. Abitava all’inizio del viale che porta al Giardinetto e tutti lo ricordano per il suo accento slavo e di quando con la moglie gestiva la ferramenta di piazza.Sabato 23. Ieri sera è drammaticamente morto il giovane Luca Zagarino. Abitava in cima al Borgo della Croce ed aveva solo 35 anni. La sua nonna, la Relia, è stata la mia madrina di battesimo.* Stamani al Ponte dei Sospiri il Ruggeri stava sistemando con cura i suoi ulivi.Venerdì 29. Stamani ho visto il Tortori dal Rossino che zoppava.Sabato 30. Oggi è morto Dante Rossi di anni 89. Abitava al Bagnolino ed è stato senatore.

Alessandro Vichi, USAAlfonso Sassolini, Casanova SpicchiAlfredina Donnini, Via NovaAntonio Olivieri, Santa FioraBruno Valbonetti, PerùDanilo Draghi, I moriElena Mari, Caronno PertusellaEmanuela Ghignoni, Città del VaticanoErmella Gennaioli, Sanse-polcroFrancesco Bonarini, Via novaFulvia Lanzi, San RoccoGiuseppe Poderini, Infrantoio

Grazia Babbini, LatinaLea Cerquatti, PoggiolinoLoris Francia, InghilterraLucrezia Barbolani, MontautoMaria Bigioli, InfrantoioMarica Boschi, RenicciMichela Cartocci, Piero Pacini, VicenzaRenato Rossi, MonterchiRomilda Sassolini, Castelfran-co di sopraRosa Nocentini, NizzaSalvatore Gallo, MonterchiSanti Carboni, InfrantoioTeresa Mercati, Stazione

Prima che arrivi il freddo

La Redazione segnala l’offerta dei Donatori di Sangue Fratres di Anghiari che ci ha fatto pervenire la somma di 600 per sostenere il nostro periodico.

Lapini Fausta da Ravenna manda la sua offerta in me-moria del marito Giuseppe Gambi.

E, qui sotto, sono elencati altri nostri lettori che ci hanno fatto pervenire la loro offerta.

La prima rotondadi Mario Del Pia

Penso che molti Anghiaresi non se ne sono resi conto ma anche loro hanno una brava rotonda.

È quella che si è formata quasi da sola, attorno ad un cipresso, per la via che va a Cipicchio e, a sinistra, svolta per la via del gioco, Vigna e Vignolina.

Oca di Misericordiadi Alebì

Caldo torrido il 3 agosto scorso, e chi era intorno a forni e fornelli ne ha sentito ancora di più. Ma il risultato è stato eccellente.

Così si è consumato il rinomato “pranzo dell’oca”, sotto il chiostro del Santuario del Carmine. Il clou della festa è stata, ovviamente, l’oca al forno, preceduta dai maccheroni, sempre con il sugo d’oca.

Ma non finisce qui! Il ricavato dell’iniziativa, per il totale di ben 1.935 euro, è stato totalmente devoluto alla nostra Confraternita di Misericordia.

Un grazie quindi a tutte le persone intervenute al desi-nare che hanno consentito di arrivare a tale ragguardevole somma, ma un grazie sentito anche alle donne e ai vari collaboratori che si sono adoperati per la gustosa riuscita di questa bella giornata.

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Questo giornale lo potrete trovate su Internetwww.parrocchiadianghiari.it

Scriveteci: [email protected]: Oratorio di Anghiari, Via della Propositura 6 - 52031 ANGHIARI

Ottobre mese del Rosario

Seconda domenica: 12 ottobre a Galbino, chiesa di Sant’Andrea, ore 15,30Terza domenica: 19 ottobre a San Leo, chiesa di San Leone, ore 8,30 e ore 11.Quarta domenica: 26 ottobre ad Anghiari, Chiesa della Croce, ore 18

Qui a sinistra un bel quadro raffi-gurante la Madonna del Rosario.

Nelle nostre parrocchie la ricorrenza della festa del Rosario, molto sentita dal-le popolazioni delle varie parrocchie, viene celebrata seguendo l’ordine riportato qui sotto.

Il progetto dell’Oratorio realizzato dall’Ing. Giannini nel 1966

Ogni giorno, in otto-bre, recita del Santo Rosario nella chiesa della Croce.L’orario preciso negli Avvisi settimanali.

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Sommario

Ad un albero 2Dalla Redazione 2Un’estate dura 2La Madonna del Rosario di Galbino 3Mese di Ottobre 2008 4Mese di Novembre 2008 4Primo venerdì del mese 5Celebrazione dei Battesimi 5I due Anghiari 6Graticola estiva 6Offerte per la parrocchia 6Rotonde a parte 6Verso i... 50 6Al mercato 6Augelletti! (vignetta) 7Pori vecchi 7I girasoli 7Filarmonica Pietro Mascagni: Corsi 2008/09 7Le toppe 718 agosto 7Chiesa del Sacro Cuore al Bagnolo 8Venite a me 10Nozze d’oro 10La protesta del baghino 10I bambini di Betlemme 11Dopo il Palio 12Il nostro benvenuto! 12Messicani 12Lettera aperta a Simona Boldrini 13Lettera aperta agli amici di Micciano 13I nuovi iscritti 13Le offerte alla Misericordia 13Un’altra emergenza estiva... scongiurata!!! 14Il IV pellegrinaggio regionale Fratres 14Le prossime manifestazioni del Gruppo 14Due splendide giornate in luoghi ricchi di storia 15E... state in Parrocchia! 16Il Grest: nostalgia del paradiso 17Ottobre e Novembre 18La festa della Misericordia a Monterchi 18Missionario 18Ringraziamento 18Il giardino rinnovato 19La festa 19San Bartolomeo 19Cantieri 19Umanisti, Letterati e ‘Magistri’ della Terra d’Anghiari nei secoli XV-XVII 20Voti! (vignetta) 20Al via due nuovi prodotti targati “BCC” 21Campane di Emmedipì 22Sposati 25 anni fa 22È nato! 22La Compagnia di Galbino 22Terrasanta 23Sidney: Dove eravamo rimasti? 24Sidney: Ora non mi fermo più! 24Sidney: Ho sperimentato la Provvidenza 24Estate e Campeggio 25A Maria Giulia 26

Fiera di San Martino 26I passi bianchi 26Al teatro 26Anghiaresi 27nel mondo 27Grazie a tutti voi! 27Auguri per Giulia 27Auguri Elisa 27Benvenuta Elena 27A Ischia 27Piegaro 27A proposito della Battaglia di Anghiari 28Replica alla Battaglia di Anghiari 29I sentieri inesplorati 30Mese di Luglio 2008 31Prima che arrivi il freddo 31Mese di Agosto 2008 31La prima rotonda 31Oca di Misericordia 31Ottobre mese del Rosario 32