Notiziario FIGC - n.5 2007
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N° 5 - 2007
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GIORNALISTI SPORTIVIA COVERCIANO
GIORNALISTI SPORTIVIA COVERCIANO
STAGIONE SPORTIVA 2007-2008Elenco partecipanti corso Calcio a 5 - Primo LivelloDavide Bargnesi
Marcelo Batista
Massimiliano Bellarte
Cinzia Benvenuti
Andrea Centone
Antonio Conte
Silvio Crisari
Angelo Cusati
Daniele D’Orto
Fabrizio Di Matteo
Ugo Franceschini
Daniele Galici
Andrea Giuliani
Marcelino Gomes
Milton Vaz Gomes
Pierluigi Gotta
Fabrizio Guerzoni
Alfredo Lanza
Robson Marani
Giuseppe Molluso
Amaral Flavio Do Monterio
Alessi Hugo Musti
Ivan Oranges
Maurizio Palustri
Douglas Pierrotti
Diego Podda
Roberto Quaranta
Marco Shindler
Francesco Spanu
Giancarlo Tanzi
Umberto Tarcinale
Roberto Tasca
Andrea Tulino
Andrea Urbisaglia
Emilio Varotto
Antonio Vaz Rubens
Andrea Verrengia
Luciano Zaccardi
SOMMARIO
3
9di Carlo SalvadoriLUCIANO SPALLETTI IN CATTEDRA,A COVERCIANO DA ALLIEVO A DOCENTESCUOLA ALLENATORI
11di Maurizio SarriL’ANALISI DELLA PARTITASCUOLA ALLENATORI
31di Attilio MalderaESPERIENZA IN BRASILESCUOLA ALLENATORI
35di Massimo PisceddaIL RILANCIO DEI VIVAICALCIO GIOVANILE
39LE ESERCITAZIONI PLIOMETRICHE A CONFRONTO:CORSA BALZATA, SALTO OSTACOLI E DROP JUMP
LABORATORIODI METODOLOGIADELL’ALLENAMENTO
Per richiedere copie arretrate del Notiziario inviare una richiesta scritta indirizzata a:F.I.G.C. Settore Tecnico Via G. D’Annunzio 138, 50135 Firenze. Non saranno accettate richieste effettuate per telefono.
Fotocomposizioneimpaginazionee disegniA&S Grafica
FotografieArchivio Settore TecnicoFoto SABEUfficio Stampa F.I.G.C.
StampaCOPTIP industrie grafiche Soc. Coop.Via Gran Bretagna, 5041100 MODENA
Tutto il materialeinviato non verràrestituito.La riproduzione diarticoli o di imma-gini è autorizzataa condizione chene venga citata lafonte.
DirettoreAzeglio Vicini
Direttore ResponsabileFranco MorabitoHanno collaborato a questo numeroFelice Accame, Antonio Acconcia, Vittorio Angelaccio, ElenaCastellini, Fabrizio Cattaneo, Luigi Ferrajolo, Franco Ferrari,Luca Gatteschi, Luca Gotti, Roberto Guidotti, GianfrancoLaperuta, Matteo Levi Micheli, Marco Lucarelli, AttilioMaldera, Mario Marella, Gabriele Mascherini, Luca Pagani,Paolo Piani, Massimo Piscedda, Giuliano Ragonesi, MariaGrazia Rubenni, Pippo Russo, Carlo Salvadori, Maurizio Sarri,Vanni Sartini, Carlo Tavecchio, Gennaro Testa, Marco Viani.
4di Azeglio ViciniEDITORIALE
5di Luigi FerrajoloI GIORNALISTI SPORTIVI PER DUE GIORNIA LEZIONE DI CALCIO
SEMINARIO DIAGGIORNAMENTO ACOVERCIANO
46di Marco Lucarelli4-4-2/4-3-3 PER GIOVANI DI 11-12 ANNI
SEZIONE SVILUPPOCALCIO GIOVANILEE SCOLASTICO
8di Carlo TavecchioIL PRESIDENTE TAVECCHIO:“TECNICI ABILITATI PER I NOSTRI GIOVANI”LEGA DILETTANTI
33di Pippo RussoCITTADINANZA ELIBERA CIRCOLAZIONE DELL’ATLETA
CENTRO STUDI E RICERCHE
37a cura di Marco VianiCOSÌ INSEGNIAMO LO STILE BARÇAAI NOSTRI RAGAZZI
CENTRO STUDI E RICERCHE
Poste Italiane S.p.A.Sped. in abb. Post.D.L. 353/2003(conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1 comma 2, DCB PO
Registrazione del Tribunale diFirenze del 20 maggio 1968n. 1911
Il n. 5/2007 del Notiziario (settembre/ottobre) è stato chiuso in tipografiail 9 novembre 2007
di Elena CastelliniGabriele MascheriniMatteo Levi MicheliLuca PaganiMario Marella
ED
ITO
RIA
LE
EDITORIALE
IL REGOLAMENTO DEL GIOCO DEL CALCIO
C on l’avvio di tutti i campionati che hanno riportato rinnovato en-tusiasmo nella passione degli amanti del calcio e con la speran-za di una sempre maggiore maturità sportiva in tutti, sono parti-
ti anche i corsi della Scuola Allenatori del Settore Tecnico della FIGC.Ogni anno, sia nei bandi di ammissione che nella programmazione esvolgimento dei corsi, cerchiamo di aggiustare e migliorare le norme diaccesso e la qualità dell’insegnamento nei suoi particolari.Quest’anno la novità più significativa avviene sotto l’aspetto organizza-tivo nei Corsi di Base che da questa stagione il Settore Tecnico può as-segnare in uguale misura alla Lega Nazionale Dilettanti e alla Associa-zione Italiana Allenatori Calcio che vede così accolta una richiesta por-tata avanti da anni e che si è risolta positivamente. È il segnale del cam-biamento dei tempi e del nuovo Statuto federale.L’accordo è stato possibile per la buona volontà di tutte le parti interes-sate e in particolare per l’impegno del Presidente federale GiancarloAbete, e alla disponibilità del Presidente della LND Carlo Tavecchio.All’AIAC viene così riconosciuto un importante ruolo già in atto in alcu-ne importanti Federazioni europee e ci attendiamo una collaborazionequalificata sotto ogni aspetto.Nei Corsi di Base in programma nella stagione 2007-2008 - 40 corsi peraltrettanti allievi per corso – abbiamo accentuato l’attenzione didatticaverso l’attività giovanile alla quale andrà dedicato almeno il 50 per cen-to dell’insegnamento tecnico e tattico.In questo contesto va compreso anche l’insegnamento della fase difen-siva del gioco con particolare riguardo alla ‘marcatura’ che, a giudizio dimolti esperti, risulta requisito carente in molti difensori di tutte le cate-gorie, a dispetto della nostra grande tradizione, e non si vede nessunoche si dedichi con impegno a questo insegnamento.Ci consoliamo, e lo portiamo per esempio, ricordando che il ‘Pallone d’o-ro’ e il “FifaWorld Player” 2006 quale miglior giocatore sono stati asse-gnati a un difensore italiano: Fabio Cannavaro, non certo per qualchesemplice ‘passaggio’ di disimpegno ai compagni ma per avere neutraliz-zato i più abili attaccanti del mondo. L’esempio lo abbiamo, prendiamo-lo a modello. Può darsi che sia più semplice e appagante insegnare a“partecipare al gioco” ma questo non contrasta affatto con le prioritàdella fase difensiva del gioco.
Azeglio Vicini
5
SEMINARIO DI AGGIORNAMENTO A COVERCIANO
ra una vecchia idea che avevo coltivato con il nostro
carissimo e indimenticabile Alberto D’Aguanno. Nei
frequenti ritiri azzurri di Coverciano ci capitava spes-
so di parlare di quello che l’USSI nazionale non fa-
ceva e invece avrebbe dovuto o potuto fare. Alberto
spesso era ironico, ma diceva sempre cose serie. Il
dibattito tra noi sulla categoria, sui suoi difetti, era
continuo, aperto e serrato.
Quando nel marzo scorso mi hanno eletto presidente nazionale
dell’USSI ho pensato che tra le prime cose da organizzare ci fosse
questo Seminario di aggiornamento per i colleghi. Devo dire che
senza l’aiuto vero, concreto, della Federcalcio e del Settore Tecni-
co, senza il sostegno del mio amico Antonello Valentini e senza
l’impegno straordinario del Gruppo Toscano e del suo presidente
Franco Morabito, non ci sarei riuscito. O comunque il Seminario
non avrebbe avuto il successo che in effetti ha conseguito.
Ancora oggi ci sono colleghi che ci spediscono e-mail per ringra-
ziare e soprattutto per spingerci a ripetere l’iniziativa al più pre-
sto o comunque a farne un appuntamento fisso. In effetti nella
due giorni che si è tenuta a Coverciano si è respirata, al di là di
tutto, un’aria diversa, una bella aria, non la solita stanca e abu-
sata dei convegni e nemmeno quella vagamente polemica o an-
EI GIORNALISTI SPORTIVI PER DUE GIORNI
A LEZIONE DI CALCIO di Luigi Ferrajolo*
*Giornalista del Corriere dello Sport, presidente dell’USSI (Unione StampaSportiva Italiana)
IL CALCIO E CHI LO RACCONTASEMINARIO DI AGGIORNAMENTO
TECNICO-FORMATIVO PER GIORNALISTI SPORTIVI
ProgrammaLunedì 29 ottobre- ore 11 Apertura dei lavori con saluto di Azeglio
Vicini, presidente del Settore Tecnico FIGC- ore 11,15-13 Seminario con dibattito con gli allenatori
Arrigo Sacchi e Marcello Lippi su:“Come leggere una partita di calcio”, “Lagestione del gruppo-squadra”
- ore 15-16 Intervento di Franco Ferrari, responsabi-le docenti della Scuola allenatori del Set-tore Tecnico FIGC su: “L’evoluzione deimoduli tattici del gioco”
- ore 16-17 Intervento di Corrado Calabrò, presi-dente dell’Autorità per le Garanzie nelleComunicazioni
- ore 17,30-18,30 Intervento di Renzo Ulivieri su: “Rap-porto fra la stampa, calciatori e allenatori”
- ore 18,30-19,30 Intervento di Stefano Palazzi, procura-tore federale su: “La giustizia sportiva nelnuovo statuto federale”
Martedì 30 ottobre- ore 10-11,30 Intervento di Pierluigi Collina: “L’arbi-
tro e l’interpretazione del regolamento”- ore 11,30-12,30 Intervento di Cesare Bisoni, presidente
COVISOC su: “Regole amministrative dellesocietà di calcio e poteri di controllo degliOrgani federali”
- ore 12,30-13 Saluto e chiusura dei lavori da parte delpresidente della Federazione ItalianaGiuoco Calcio Giancarlo Abete e delpresidente dell’Unione Stampa SportivaItaliana Luigi Ferrajolo
Il presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio Giancarlo Abete (a destra)con il presidente dell'Unione Stampa Sportiva Italiana Luigi Ferrajolo.
6
SEMINARIO DI AGGIORNAMENTO A COVERCIANO
tagonista tra noi, i giornalisti, e quelli del calcio. Si è respirata
un’aria nuova, di grande collaborazione e di reciproco rispetto,
cosa che ha consentito ad un centinaio di colleghi di arricchire la
propria esperienza, ascoltando le varie componenti del calcio.
L’iniziativa è riuscita perché, come ho sempre pensato, il dialo-
go paga sempre, la contrapposizione divide e spesso annebbia
le idee. Così è stato facile, ascoltando Collina, capire quanto sia
difficile arbitrare e quante insidie per l’arbitro si nascondano
proprio nel regolamento attuale. Sono state splendide le lezioni
di tattica regalateci da Renzo Ulivieri e dal professor Ferrari. Ab-
biamo apprezzato lo spaccato di calcio, ma anche di umanità,
che Lippi e Sacchi, due grandi ct, ci hanno regalato. Il successo
è stato garantito dalla grande qualità di tutti i relatori che si so-
no succeduti nell’Aula Magna: da quelli già citati a Cesare Biso-
ni, presidente della Covisoc; da Corrado Calabrò, presidente del-
l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, al procuratore
federale Stefano Palazzi.
È stato insomma un tuffo bello, pulito, nel calcio finalmente de-
purato da scorie, polemiche, interessi. Una lunga lezione durata
due giorni, che sarà servita ai colleghi, arrivati a Coverciano con
grande entusiasmo.
Se Azeglio Vicini, mio caro e vecchio amico, non ha nulla in con-
trario, vorremmo davvero ripetere questa iniziativa almeno una
volta all’anno. E Coverciano ci sembra la sede ideale, perché è lì
che si respira questa aria benefica, è lì che si conserva la storia del
calcio italiano, ed è lì che nascono ogni giorno le idee che lo mi-
gliorano e lo fanno tra i primi nel mondo.
L’Aula Magna del Centro tecnico di Coverciano durante il seminario.Il tavolo dei relatori durante alcune fasi dei lavori. Da sinistra: Antonello Valenti-ni, Azeglio Vicini, Giancarlo Abete, Luigi Ferrajolo.
Il presidente del Settore tecnico Azeglio Vicini durante il saluto di benvenuto aipresenti. Al tavolo, da sinistra: Antonello Valentini, Arrigo Sacchi, Luigi Ferrajolo,Marcello Lippi.
Corrado Calabrò, presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, ri-ceve dal capo Ufficio stampa e relazioni esterne della Federcalcio Antonello Va-lentini la maglia azzurra di Fabio Cannavaro, capitano della Nazionale campionedel mondo.
7
Tre ex commissari tecnici della Nazionale di calcio ripresi durante una pausa delseminario: da destra: Arrigo Sacchi, il presidente del Settore tecnico Azeglio Vici-ni, Marcello Lippi. Il presidente FIGC Giancarlo Abete durante l'intervento conclusivo del seminario.
Franco Ferrari, responsabile docenti della Scuola allenatori del Settore tecnicoFIGC, mentre sta spiegando alcuni moduli tattici.
Il procuratore federale Stefano Palazzi. Il presidente della COVISOC Cesare Bisoni.L’ex arbitro internazionale Pierluigi Collina, attualedesignatore della A e B, nel corso del proprio inter-vento.
Il tecnico Renzo Ulivieri, presidente dell'Associazione Italiana Allenatori di Calcio,mostra ai corsisti alcune varianti di moduli tattici.
8
LEGA DILETTANTI
’impegno della Lega Nazionale Dilettanti è da sem-
pre quello di valorizzare l’attività giovanile dei suoi
club perché, così facendo, si fa un investimento a
favore delle future generazioni di calciatori e si
conferma l’attenzione che i nostri dirigenti hanno
sempre dimostrato per il calcio di base, che la LND
da questa stagione è chiamata a gestire diretta-
mente sul territorio.
È per questi motivi che tutti i componenti il Consiglio Direttivo del-
la LND, in occasione di uno degli ultimi incontri della stagione
2005/06, si sono trovati d’accordo nel sostenere l’ampliamento de-
gli obblighi nei confronti delle nostre società riguardo il tessera-
mento di allenatori abilitati dal Settore Tecnico ed iscritti nei ruoli uf-
ficiali dei tecnici. Un obbligo che abbiamo esteso dalla stagione in
corso anche all’attività juniores, sia per i club di Serie D che parteci-
pano al campionato nazionale sia per i club che svolgono attività in
ciascun comitato regionale, pur prevedendo, esclusivamente in que-
sto primo anno, la possibilità di concedere eventuali deroghe, con
l’impegno che tra un anno la novità vada a regime.
Ma non ci siamo limitati a prevedere un allenatore abilitato dal
Settore Tecnico solo nelle squadre juniores della Lega Nazionale
Dilettanti (in totale parliamo di poco meno di 4000 squadre ju-
niores in tutta Italia, considerando però anche quelle che svolgo-
no campionati provinciali). D’accordo con le riflessioni che ci so-
no giunte in questi mesi dal Settore Tecnico e dall’AIAC, infatti,
abbiamo ritenuto opportuno prevedere, sempre a partire da que-
sta stagione, che in almeno un’altra squadra giovanile i club di-
lettanti debbano avere almeno un allenatore abilitato avente la
funzione di allenatore di squadre minori. In questo modo, preve-
dendo l’obbligo di un allenatore per la squadra juniores (nazio-
nale o regionale), che di per sé rappresenta il passaggio dal set-
tore giovanile alla prima squadra, e anche su un’altra formazione
giovanile, siamo convinti di garantire sempre di più ai calciatori
dilettanti una corretta crescita tecnica e psico-fisica.
Con lo stesso consenso, la Lega Nazionale Dilettanti ha stabilito
di aggiornare la tabella dei premi di tesseramento annuale previ-
sti per gli allenatori dilettanti, che da alcuni anni era ferma. Co-
nosciamo la passione che mettono nel loro lavoro in mezzo al
campo i tecnici che operano nei dilettanti e siamo convinti che il
loro impegno è in generale un valore aggiunto per i nostri club e
per questo ritenevamo che fosse giusto rivedere il massimale pre-
visto. Ma nel contempo vogliamo ricordare che il calcio di base
deve restare nella dimensione che gli è propria, anche sotto l’a-
spetto economico, ricordando sempre che i dilettanti sono ani-
mati, prima di tutto, dalla passione per questo sport.
Carlo Tavecchio
LIL PRESIDENTE TAVECCHIO:
“TECNICI ABILITATI PER I NOSTRI GIOVANI”di Carlo Tavecchio*
*Presidente della Lega Nazionale Dilettanti.
9
SCUOLA ALLENATORI
ella storia della nazionale azzurra ogni periodo vie-
ne associato ai calciatori e ai commissari tecnici che
l’hanno contraddistinto. Vittorie e sconfitte hanno
comunque una scansione temporale mentre il Cen-
tro Tecnico Federale di Coverciano va oltre gli epi-
sodi essendo il filo conduttore del calcio italiano. È
tale fascino ad attrarre tutti i protagonisti di questo
sport che vi tornano sempre con piacere. Come il tecnico della
Roma, Luciano Spalletti, che lo scorso 6 luglio ha illustrato in Au-
la Magna agli allievi del Corso Master l’esercizio di tattica, de-
scritto nel box (vedi pagina successiva). “Tanti bei momenti mi
legano a Coverciano – dice l’allenatore toscano –. È un’Istituzio-
ne il cui prestigio supera i confini nazionali e ha un ruolo impor-
tantissimo per coloro che gravitano nel nostro mondo. Per me ha
anche rappresentato l’opportunità di incontrare i miei idoli calci-
stici, in particolare i campioni del mondo di Spagna. Avevo poco
più di venti anni quando l’Italia conquistò il Mondiale nel 1982
e quei giocatori regalarono un sogno a tutti gli sportivi. Pure al-
lora, come è accaduto nel 2006 con il trionfo in Germania della
Nazionale guidata in maniera impeccabile da Marcello Lippi, gli
azzurri di Enzo Bearzot non erano partiti coi favori del pronosti-
co, però vinsero il titolo con pieno merito. Ricordo ancora le
grandi giocate di Bruno Conti, l’eleganza di Antognoni, la com-
battività di Graziani, i gol di Rossi, la grinta di Gentile e di Tar-
delli, il carisma di Zoff, la signorilità del compianto Scirea, ma
chiunque offrì un contributo decisivo, visto che il gruppo è sem-
pre alla base di qualsiasi vittoria”.
Sul piano professionale, che cosa hanno significato per
lei i corsi di allenatore?
“La miglior scuola possibile per chi vuol intraprendere questa car-
riera. Ho frequentato con la massima serietà e con molto entu-
siasmo prima il corso di Terza, poi di Seconda e infine di Prima
Categoria e, ogni volta, ho ricevuto tantissimo anche sotto il pro-
filo personale. Mi sono subito sentito a mio agio, poiché la bra-
vura e la compe-
tenza degli inse-
gnanti si è unita
alla loro disponibi-
lità che ha permes-
so sia a me che
agli altri corsisti di
smaltire l’emozio-
ne per essere en-
trati in questo luo-
go simbolo del cal-
cio. A Coverciano
ho trascorso tre
estati fondamentali per la mia formazione di tecnico e non ho al-
cun rimpianto per non aver staccato la spina fra una stagione
agonistica e l’altra”.
Come ha tradotto in pratica quelle lezioni?
“La teoria appresa nei corsi, grazie al professor Felice Accame,
a Franco Ferrari, a Mario Marella e all’intero corpo docente, è
stata il punto di partenza dell’attività effettuata con le squadre
che ho allenato. È chiaro che le esperienze accumulate durante
la carriera hanno arricchito il mio bagaglio di conoscenze e, ri-
spetto al periodo in cui discussi la tesi per allenatore professio-
nista di Prima Categoria, ho acquisito ulteriori strumenti di la-
voro. D’altronde, le situazioni reali concorrono a modificare l’at-
teggiamento di ciascuno di noi, qualunque sia il genere di atti-
vità che svolge”.
In veste di insegnante, quali sono state le sue sensazioni?
“È per me un onore venir contattato dai responsabili del Centro
Tecnico Federale per tenere ai corsisti queste relazioni, che sono
il frutto delle numerose sperimentazioni eseguite nelle sedute di
allenamento nei club in cui ho lavorato”.
NLUCIANO SPALLETTI IN CATTEDRA,
A COVERCIANO DA ALLIEVO A DOCENTEdi Carlo Salvadori*
*Giornalista.
Luciano Spalletti
10
SCUOLA ALLENATORI
Non teme di venire un domani copiato da questi allievi?
“È una cosa a cui non penso affatto. Anzi, il raccontare agli altri
certi esercizi, illustrandoli con la disposizione sul terreno dei gio-
catori, serve anche a me per una crescita professionale attraver-
so il confronto e la discussione. Il calcio è in continua evoluzione
ed è stimolante misurarsi con le giovani leve, in uno scambio di
opinioni da cui possono nascere spunti di riflessione per elabora-
re nuove strategie da provare poi sul campo”.
Come suggerisce di comportarsi a un allenatore dopo
un risultato positivo?
“Le vittorie generano vizi e bisogna porre la massima attenzione
affinché i tuoi calciatori non credano di essere diventati troppo
Esercitazione tattica
In una metà campo si dispongono
due file di quattro cinesini equidi-
stanti l’uno dall’altro: la prima a 20
metri dalla linea di fondo, la seconda
a 20 metri dalla linea di metà campo,
così da formare, in senso longitudi-
nale, cinque corsie di lavoro in cia-
scuna delle quali si posizionano due
giocatori.
Svolgimento dell’esercizio:
A1 riceve palla dal portiere, la con-
trolla, la conduce per pochi metri e la
passa a B1, il quale, dopo un contro-
movimento lungo-corto, esegue uno
stop orientato girandosi dalla parte in
cui, presumibilmente, l’avversario gli
lascerà più spazio (in questo caso sul-
l’esterno), per poi passare palla ad A1
che va alla conclusione.
È importante dare grande attenzione al controllo
orientato: il controllo e il passaggio devono avvenire
in due tocchi.
Inoltre, il passaggio di B1 ad A1 deve avvenire prima che que-
st’ultimo abbia superato la linea dei cinesini, che rappresenta
l’ideale linea difensiva avversaria.
Scopo dell’esercizio è abituare i nostri attaccanti e i nostri cen-
trocampisti ad attaccare lo spazio dietro la linea dei difensori
avversari.
Per velocizzare l’esercizio, A1 e B5 possono iniziare in contem-
poranea.
bravi, smarrendo la giusta determinazione per affrontare le parti-
te successive. Occorre sempre mantenere la tensione psicologica
necessaria per continuare a far bene”.
E dopo un esito negativo?
“Le sconfitte devono costituire uno stimolo per migliorarsi, cer-
cando di capire gli errori commessi per non ripeterli in futuro. Sot-
to tale aspetto sono più utili delle vittorie, ma è superfluo sotto-
lineare che spero sempre di ottenere i 3 punti da ogni gara”.
Quando un tecnico raggiunge il top, qual è il segreto
per rimanere coi piedi per terra?
“Non c’è. Prima dell’allenatore viene l’uomo e, se uno non nasce
presuntuoso, non sarà il successo a cambiarlo”.
A1
B1
A2
B2
A3
B3
A4
B4
A5
B5
11
SCUOLA ALLENATORITECNICO-TATTICA
a premessa che voglio fare a questa mia tesi finale
del corso Master per allenatori professionisti 2006-
2007 è sulle motivazioni che mi hanno indotto a
scegliere l’argomento in oggetto vale a dire “la pre-
parazione della partita”.
Quasi tutti gli allenatori prima o poi hanno parlato
del loro modulo preferito o delle loro idee dal pun-
to di vista tattico, ma molto raramente mi è capitato di leggere
come preparino la partita: sia materialmente sul campo sia fuo-
ri dal campo.
Io ritengo che in un calcio sempre più preparato dal punto di vi-
sta tattico e fisico sia di fondamentale importanza andare a pre-
disporre tutte le singole partite nei minimi dettagli.
Nei capitoli successivi, che narrano le mie giornate lavorative, va-
do ad esporre la mia settimana di lavoro, iniziando dal come cer-
co di fare “l’analisi della partita” appena giocata, passando poi al
come studio i prossimi avversari e finendo sul come vado a pre-
parare materialmente sul campo la prossima partita.
Visto che la mia curiosità sul conoscere come le partite sono pre-
parate dai vari allenatori non è quasi mai stata soddisfatta, ho
scelto di mettere la mia piccola esperienza a disposizione di colo-
ro che sono mossi dal mio stesso interesse su questo argomento.
Per una corretta comprensione dei prossimi capitoli ritengo dove-
roso fare anche altre due premesse:
- la settimana che sono andato a riepilogare è scelta casualmen-
te tra quelle che avevo a disposizione e, pur non essendo ugua-
le alle altre, la ritengo sicuramente indicativa sul mio modo di
andare a preparare le partite;
- nella fase di stagione presa in considerazione la mia squadra
stava giocando stabilmente con il 4-2-3-1 senza mai andare a
snaturarsi contro nessun avversario, ma cercando solo di adot-
tare degli accorgimenti in base a quello che avremmo trovato
sul campo.
Lunedì
Giornata di riposo per la squadra, ma dedicata solamente in pic-
cola parte al riposo da parte dell’allenatore, che invece deve co-
minciare a dedicarsi all’analisi della partita giocata nel giorno
precedente.
Che cosa è l’analisi della partita?
È l’analisi che viene fatta dall’allenatore stesso a posteriori, con il
filmato della gara disputata e tende a verificare le differenze tra
la partita preparata e quella effettivamente giocata; l’analisi del-
la partita ha solitamente scopi correttivi di medio periodo ed è
importante anche per la programmazione degli allenamenti in re-
lazione agli errori commessi ed alle problematiche che la partita
ha proposto.
Da non confondere con l’analisi è la lettura della partita, che è in-
vece rappresentata dal metodo che usiamo durante la gara per ave-
re un’idea chiara e precisa dell’evoluzione della partita stessa, in
modo da prendere quelle decisioni tattiche che sono chiamate tatti-
ca applicata, mentre in fase di preparazione della partita abbiamo
LL’ANALISI DELLA PARTITA
di Maurizio Sarri*
*Dalla tesi finale del Corso Master 2006/2007 per l’abilitazione ad Allenato-re Professionista di 1ª Categoria.
LEGENDA
giocatori
giocatore a fine movimento
palla
movimento della palla
movimento palla in traiettoria alta
movimento giocatore senza palla
movimento giocatore in possesso palla
”blocco”
12
SCUOLA ALLENATORITECNICO-TATTICA
usato accorgimenti tattici che sono chiamati tattica di principio.
La lettura, a differenza dell’analisi, ha obbiettivi immediati in
quanto tende ad ottenere il massimo risultato possibile dalla
partita stessa.
La mia analisi della partita prevede che nella giornata del Lunedì
sia l’allenatore sia l’allenatore in seconda, che io preferisco chia-
mare collaboratore, rivedano separatamente la partita del giorno
precedente; preferisco separatamente per non influenzare il col-
laboratore nel formarsi le proprie opinioni.
Solo se il collaboratore non è parte dello staff dell’allenatore ma è
parte dello staff societario, nelle prime settimane di campionato,
preferisco che la visione sia fatta insieme, in maniera che lui si ren-
da conto di quali sono gli aspetti della partita che seguo maggior-
mente, per arrivare ad una analisi che segua un filo logico comune,
cosa che sicuramente andrà a facilitarci e snellirci il lavoro futuro.
A questo punto abbiamo introdotto un argomento importante sul
quale forse vale la pena soffermarsi per un piccola riflessione: il
collaboratore.
Quali sono le sue funzioni?
Qual è il collaboratore ideale?
Per quanto riguarda le funzioni del collaboratore la mia opinione
personale è che deve avere delle funzioni pratiche e delle funzio-
ni gestionali: pratiche in quanto deve aiutare l’allenatore sia nei
lavori sul campo che nei lavori di “scrivania”, fermo restando che
secondo me i lavori tattici collettivi importanti, per avere “presa”
sulla squadra, devono essere condotti in prima persona dall’alle-
natore stesso; gestionali in quanto il suo ruolo lo mette in una
condizione privilegiata rispetto alla figura dell’allenatore nei rap-
porti con i giocatori, per cui nella gestione di casi delicati può di-
ventare di fondamentale importanza.
Per quanto riguarda invece la figura del collaboratore ideale sa-
rebbe troppo facile rispondere che è colui che, nello stesso tem-
po, è competente e senza le ambizioni per diventare a sua volta
un allenatore.
In realtà invece non la penso esattamente così, in quanto tale fi-
gura sarebbe sotto certi aspetti rassicurante ma non ottimale.
Penso che il collaboratore ideale sia quello con il quale abbiamo
unità di pensiero ed unità di intenti.
Per unità di pensiero intendo il vedere calcio allo stesso modo;
questo non significa che il collaboratore si deve annullare nell’al-
lenatore in quanto deve rimanere sempre propositivo, ma signifi-
ca solo condividere le idee di base. Per unità di intenti intendo in-
vece la condivisione degli obbiettivi.
Da queste riflessioni capite che secondo me il collaboratore, così
come la figura del preparatore atletico, devono essere parte inte-
grante dello staff personale dell’allenatore e non possono essere
imposti dalla società, ma questo purtroppo non è sempre possibile.
Martedì
Martedì mattina: non c’è allenamento ma una riunione dello staff
tecnico con allenatore, collaboratore, preparatore atletico e pre-
paratore dei portieri e si procede alla programmazione degli alle-
namenti settimanali; nella seconda parte della riunione allenato-
re e collaboratore si scambiano le impressioni sulla gara disputa-
ta e si arriva a delle conclusioni da riportare alla squadra, conclu-
sioni utili anche per la programmazione degli allenamenti con ob-
biettivi tattici. Da questa riunione escono una analisi filmata del-
la partita, fatta su dvd, ed una relazione scritta.
1 - L’analisi filmata si occupa esclusivamente di problematiche
tattiche e per avere una sequenza logica prende in considerazio-
ne in ordine cronologico i seguenti aspetti:
- tattica collettiva: si inizia il filmato, considerando se la lunghezza,
la compattezza della squadra, cioè le distanze tra i reparti e tra i
singoli all’interno dei reparti stessi ed il baricentro siano stati in li-
nea con quanto deciso in sede di preparazione della partita;
- fase difensiva in zone alte di campo: si prendono in considera-
zione le pressioni individuali sulle palle vaganti, se il pressing è
stato portato nella zona di campo pretederminata con i movi-
menti preparati e se gli avversari sono stati effettivamente indi-
rizzati come deciso in fase di preparazione della gara; in linea di
massima viene analizzata la fase difensiva dei nostri quattro
giocatori offensivi;
- fase difensiva in zone medie di campo: si prendono in conside-
razione le palle gestite dagli avversari oltre la linea dei nostri at-
taccanti per cui vengono analizzati tempi di rientro dei nostri
esterni, movimenti di chiusura e copertura del nostro reparto di
centrocampo; anche in questo caso viene posta molta attenzio-
ne a come viene indirizzata l’azione avversaria dal giocatore
uscito a mettere pressione al possessore di palla;
- fase difensiva in zone basse di campo: si analizzano i movimenti
13
della linea difensiva sulle uscite lunghe del portiere avversario ed
in secondo tempo le azioni avversarie con palla ormai oltre la linea
dei nostri centrocampisti, analizzando chiusure e coperture della
nostra linea difensiva; si pone grande attenzione anche agli scivo-
lamenti della linea sia in orizzontale che in verticale e la capacità
di lettura della palla coperta e scoperta e le relative reazioni;
- palle inattive contro: si analizza se sono state rispettate le posi-
zioni previste in sede di preparazione della partita in tutte le va-
rie situazioni di palla inattiva a favore degli avversari nelle varie
zone del campo e che le reazioni ai loro eventuali schemi siano
state quelle concordate, infine si pone attenzione sull’efficacia
delle varie marcature ad uomo, dove previste;
- fase di possesso in zone basse di campo: si inizia la fase offen-
siva analizzando se il portiere ha privilegiato le uscite lunghe o
quelle corte, come deciso in sede di preparazione della gara;
per le uscite lunghe si pone attenzione sulla zona di caduta del-
la palla, attacco alla palla ed aggressione degli spazi; per le usci-
te corte si analizza se sono state seguite dalla circolazione di
palla concordata e se la palla è uscita da dietro dalla zona con-
cordata e con le giocate predisposte;
- fase di possesso in zone medie di campo: sotto questo aspetto
si pone attenzione ai movimenti ed alle giocate dei nostri cen-
trocampisti centrali;
- fase di possesso in zone alte di campo: l’attenzione si sposta sui
movimenti e sulle giocate dei nostri due esterni e dei due attac-
canti; particolare attenzione ai movimenti di attacco dell’area di
rigore in occasione dei cross dal fondo;
- palle inattive a favore: analisi dell’effettuazione degli schemi su
palla inattiva concordati in sede di preparazione della gara.
Le posizioni di partenza erano quelle concordate?
I movimenti sono stati fatti nella maniera giusta?
La zona di caduta della palla era quella prevista?
Sono stati rispettati i tempi di esecuzione?
Per ognuno di questi aspetti vengono scelte un paio di situazioni
particolarmente significative su quello che è successo in campo e
viene preparato un filmato, materialmente dal collaboratore, da
presentare alla squadra.
Ho deciso di seguire questa sequenza nel montaggio in maniera
da evitare una esposizione confusionaria della nostra partita alla
squadra - principio della semplicità e chiarezza -.
Nella scelta delle situazioni da montare nel filmato da presentare
ai giocatori occorre tenere presenti varie implicazioni:
- prima di tutto per ottenere il massimo dell’attenzione possibile
da parte di tutta la squadra è importante che il filmato sia estre-
mamente chiaro e di durata limitata, personalmente cerco sem-
pre che la durata non superi i 10-12 minuti;
- in ottemperanza di un altro principio di gestione - principio della
partecipazione attiva - cerco di proporre il filmato in maniera che
il giocatore non lo subisca passivamente, cercando costantemen-
te di far passare il messaggio che non si tratta di un processo agli
errori, ma di un momento di crescita collettiva ed individuale;
- implicazioni di carattere psicologico collettivo in quanto si deve
tenere sempre presente il momento psicologico della squadra;
- il montaggio della stessa partita può essere diverso se la squa-
dra attraversa un momento negativo o positivo a livello di risul-
tati: in caso di momento negativo, per evitare ulteriore sfiducia,
nel montaggio vengono privilegiate le situazioni in cui la squa-
dra ha espresso qualcosa di positivo rispetto a quelle negative
in modo da rafforzare la convinzione che, nonostante i risultati,
stiamo facendo anche qualcosa di buono; in caso di momento
estremamente positivo vengono privilegiate le situazioni che
mettono in mostra errori in modo da far passare il messaggio
che c’è ancora molto da lavorare e migliorare;
- implicazioni di carattere psicologico individuale in quanto all’in-
terno del gruppo ci sono sicuramente dei singoli particolarmen-
te sensibili agli errori e quindi vulnerabili, per cui nel chiamare
in causa con le immagini questi giocatori occorre cautela, per-
tanto si cerca di alternare situazioni di errore a situazioni in cui
lo stesso singolo si è mosso nella maniera giusta.
2 - La relazione scritta viene materialmente fatta dallo stesso
allenatore ed oltre agli aspetti tattici già evidenziati nel filmato
prende in considerazione altri aspetti ritenuti fondamentali nel-
l’economia della gara; nel mio caso gli aspetti analizzati sono:
- aspetto mentale: si cerca di analizzare se la squadra è arrivata
alla partita con il giusto livello di motivazione e se in campo è
riuscita ad esprimere un buon livello di determinazione; si pone
attenzione alle reazioni che la squadra ha avuto di fronte agli
eventi significativi; per esempio come abbiamo reagito ad uno
svantaggio o come abbiamo gestito un eventuale vantaggio;
- aspetto comportamentale: chiamo così l’analisi del comporta-
14
SCUOLA ALLENATORITECNICO-TATTICA
mento della squadra nei confronti dell’arbitro e degli avversari,
in quanto le sanzioni disciplinari devono essere attinenti alle ne-
cessità e mai andare oltre e poi anche perché non voglio che la
squadra sprechi energie mentali e nervose in aspetti della parti-
ta sui quali non può influire.
Ultima valutazione su eventuali atteggiamenti che non sono sta-
ti in linea con le regole di comportamento che il gruppo stesso si
è dato, in modo da non tollerare atteggiamenti che alla lunga
possono portare problemi nella gestione del gruppo e da far pas-
sare costantemente il messaggio che gli obbiettivi individuali esi-
stono giustamente, ma devono sempre essere in secondo ordine
rispetto agli obbiettivi collettivi:
- aspetto fisico: si valuta insieme al preparatore atletico la pre-
stazione della squadra dal punto di vista fisico, in seguito sono
io che decido su quello che deve essere detto alla squadra e
quello che invece voglio che rimanga una valutazione utile solo
allo staff; questo per evitare che in certi momenti la condizione
fisica diventi un facile alibi per i giocatori.
Martedì pomeriggio:
ore 14,15 breve riunione dello staff tecnico per l’organizzazione
pratica dell’allenamento.
Ore 14,30 riunione con la squadra per l’analisi della gara dispu-
tata alla domenica precedente.
Intervento dell’allenatore con questo ordine:
- aspetto mentale;
- aspetto comportamentale;
- aspetto fisico;
- aspetto tattico coadiuvato dalle immagini.
Ore 15,00 allenamento con obbiettivo esclusivamente fisico.
Nella settimana presa in considerazione questo allenamento aveva
come unico obbiettivo la potenza aerobica ed il mezzo utilizzato
era l’intermittente “Gaçon” 15’’-30’’ con 3 serie di 6’ al 95% dalla
V.A.M. per chi ha giocato ed al 105% della V.A.M. per chi non ha
giocato, con pause attive di 4’ tra le serie. Dopo questo lavoro: chi
ha giocato passa al programma individualizzato, mentre chi non ha
giocato la partita precedente ha un lavoro suppletivo con 3 serie di
4’ di possesso palla a tocchi variabili da una serie all’altra; prima
serie a tre tocchi, seconda a due tocchi e terza ad un tocco, esclu-
so i palloni riconquistati che possono essere giocati a due tocchi;
recupero di 2’ tra le serie e 2 serie di partita 5:5 + portieri di 6’ con
3’ recupero tra le serie; prima serie a tre tocchi con goal valido al
primo tocco e seconda serie a due tocchi con goal buono sempre.
Per il possesso palla ed il 5:5, nella determinazione degli spazi di
lavoro, deve essere tenuto presente l’obbiettivo aerobico dell’al-
lenamento. Quindi gli spazi devono essere piuttosto ampi in rela-
zione al numero di giocatori in modo che il lavoro organico pre-
valga su quello muscolare; in questo caso abbiamo utilizzato un
campo di 40x25 mt.
Dopo questo ulteriore lavoro anche il secondo gruppo passa al
programma individualizzato.
Programma individualizzato: ad ogni giocatore vengono con-
segnate due schede.
La prima scheda è relativa a lavori di carattere fisico che sono sta-
ti preparati dal preparatore atletico in relazione alle eventuali ca-
renze del giocatore ed anche in relazione ad eventuali gravi in-
fortuni che può aver avuto nel corso della carriera. I lavori previ-
sti in questa scheda devono essere effettuati due volte alla setti-
mana: solitamente al Martedì pomeriggio ed al Giovedì mattina.
La seconda scheda è preparata dal collaboratore ed è relativa a
lavori tecnici scelti in base alle carenze mostrate o in base ad
eventuali specializzazioni (esempio punizioni e rigori). I lavori pre-
visti in questa seconda scheda sono svolti due volte la settimana,
solitamente nella seduta del Giovedì mattina ed al Sabato.
Questi lavori sono preparati sulla base di una valutazione che, per
quanto riguarda l’aspetto fisico, viene effettuata ad inizio anno
sulla base di una visita congiunta del Medico sociale, Fisioterapi-
sta ed Osteopata e tramite l’effettuazione di test fisici periodici;
per quanto riguarda l’aspetto tecnico le impressioni dello staff so-
no supportate da riprese televisive sia delle partite che degli alle-
namenti - vedi allegato n. 1 -.
Tali esercizi sono effettuati solitamente in proprio dai giocatori,
quando possibile, chiaramente dopo la prima fase in cui assimila-
no le modalità di esecuzione dal preparatore e dal collaboratore.
Ore 17,30 si inizia il lavoro per la partita successiva: breve incon-
tro allenatore-collaboratore in cui si raccolgono tutti i dati stati-
stici a disposizione dei prossimi avversari e si dividono i filmati
delle ultime quattro partite dei prossimi avversari: due devono es-
sere viste nelle prossime ventiquattro ore dall’allenatore e due
dal collaboratore, sempre separatamente. Chiaramente il resto
della serata è dedicato alla visione di questi filmati.
15
Allegato n. 1 - Esempio di programma individuale.
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SCUOLA ALLENATORITECNICO-TATTICA
Mercoledì
Mercoledì mattina:
ore 9,30 solita breve riunione dello staff tecnico per l’organizzazio-
ne delle due sedute di allenamento previste durante la giornata.
Ore 10,00 allenamento
Obbiettivo: anche questo allenamento ha un obbiettivo esclusiva-
mente fisico, nella settimana presa in considerazione questo era
rappresentato dalla forza da campo.
Svolgimento allenamento: dopo un riscaldamento specifico pre-for-
za si passa ad un circuit-training di forza da campo e si conclude l’al-
lenamento con una esercitazione in linea con l’obbiettivo dell’alle-
namento: 5+5: 5+5, partita tre tocchi con goal di prima 5:5 con 5
giocatori di sponda per squadra, ogni minuto al segnale dell’allena-
tore la palla in gioco ma si scambiano le posizioni chi gioca e chi è
in sponda, 2 serie di 10’, recupero tra le serie 3’.Anche in questo ca-
so nella determinazione degli spazi si tiene conto dell’obbiettivo fi-
sico dell’allenamento, per cui si privilegiano spazi stretti - 30x20 mt.
- in modo che il lavoro muscolare sia prevalente su quello organico.
Mercoledì pomeriggio:
ore 15,00 allenamento
Obbiettivo: questo allenamento è dedicato alla ricerca delle cor-
rezioni delle problematiche sorte nell’ultima partita effettuata;
con il preparatore è stato concordato che l’allenamento sia effet-
tuato su alta intensità e per la verifica di questo secondo obbiet-
tivo ogni giocatore indossa un frequenzimetro che dopo l’allena-
mento sarà scaricato su computer per la verifica.
Problematiche riscontrate nell’ultima partita: la squadra in fase di
impostazione ha manovrato troppo per vie orizzontali, andando
raramente alla verticalizzazione; anche in fase di ripartenza non è
stata molto efficace, pur mostrando propensione al pressing in
zone alte di campo ed avendo recuperato diversi palloni nella me-
tà campo avversaria. Nella seconda parte della partita ha mo-
strato qualche difficoltà nel seguire la palla da dietro, finendo per
allungarsi e sfilacciarsi tra i reparti.
Svolgimento: dopo una fase di riscaldamento in tecnica indivi-
duale a velocità crescente, fase conclusa con un possesso palla a
2 tocchi in spazi stretti, l’allenamento si basa su tre partite a te-
ma che sono in stretta relazione con le problematiche incontrate.
Partita a tema numero 1: in relazione al fatto che la squadra ha
mostrato scarsa propensione alla verticalizzazione si gioca 8:8 in un
campo di 40x30 mt. ed ogni squadra ha due sponde ai lati della por-
ta che attacca; si gioca a tre tocchi con goal di prima, il goal vale dop-
pio se arriva dopo la sponda e triplo se la sponda viene fatta su una
palla riconquistata e subito verticalizzata sul giocatore di sponda. Si
procede a 5 serie di 3’ con 30’’ di recupero tra le serie, per cui ad ogni
giocatore spettano 4 serie dentro ed una in sponda - fig. 1 -.
Fig. 1 - Partita a tema numero 1Partita con sponde in verticale. Dimensioni campo: 40x30. 3 tocchi con goal al pri-mo tocco. Goal doppio se la palla viene dalla sponda. Goal triplo se la palla vienedalla sponda cercata direttamente da chi ha riconquistato palla.
Partita a tema numero 2: in relazione al fatto che la squadra,
pur andando bene al pressing alto, non ha poi mostrato efficacia
nella ripartenza corta, si gioca 10:10 in un campo di 55x40 mt. ed
entrambe le squadre sono con il nostro modulo abituale (4-2-3-
1); si gioca normalmente a tre tocchi con il goal di prima ed il goal
che viene fatto in seguito ad una riconquista palla nella metà
campo avversaria trasformata in tiro nell’arco di 5’’ vale triplo; si
effettuano 3 serie di 4’ con 1’ recupero tra le serie - fig. 2 -.
Fig. 2 - Partita a tema numero 2Partita pressing. Dimensioni campo: 55x40. 3 tocchi con goal al primo tocco. Goaltriplo con palla riconquistata nella metà campo avversaria e conclusione entro 5’’.
17
Partita a tema numero 3: in relazione al fatto che la squadra
nel finale di partita, quando era stanca fisicamente e mental-
mente, ha palesato difficoltà a rimanere corta da dietro quindi
a seguire la palla in uscita, si gioca sempre in 10:10 con un
campo delle stesse dimensioni rispetto a prima, sempre con le
due squadre in modulo; si gioca a tre tocchi con goal di prima
ed il goal è valido solo se tutti i componenti della squadra nel
momento del tiro sono nella metà campo avversaria, diventa
doppio se qualche avversario rimane nella metà campo oppo-
sta - fig. 3a, 3b, 3c - si effettuano 2 serie di 12’ con recupero di
3’ tra le serie.
Fig. 3 - Partita a tema numero 3Partita con squadre corte. Dimensioni campo: 55x40. 2 tocchi goal buono sempre.
3a - Goal valido in quanto tutti i giocatori della squadra che segna sono nellametà campo avversaria.
Fig. 3b - Goal non valido in quanto un giocatore della squadra che segna è an-cora dentro la propria metà campo.
Fig. 3c - Goal doppio in quanto un componente della squadra che difende è an-cora nella metà campo avversaria.
Al termine della seduta di allenamento il preparatore atletico river-
sa i cardio nel computer e singolarmente analizza che l’obbiettivo
fisico dell’allenamento sia stato raggiunto; nel nostro allenamento
odierno il grafico cardiaco dimostra che i dieci momenti di alta in-
tensità previsti sono stati effettuati correttamente.Allenatore e col-
laboratore proseguono con la visione dei prossimi avversari.
Giovedì
Giovedì mattina:
ore 9,00 riunione allenatore - collaboratore che hanno visto due
partite a testa dei prossimi avversari e si scambiano le impressio-
ni, decidendo i temi che devono essere immessi nei filmati di pre-
sentazione degli avversari, temi sui quali lavorare anche sul cam-
po. Segue solita riunione di staff per l’organizzazione delle due
sedute previste durante la giornata.
Ore 10,00 allenamento
Obbiettivo: questo allenamento ha come obbiettivo la correzione
delle problematiche riscontrate a livello di singoli reparti nell’ulti-
ma partita effettuata; non ci sono obbiettivi da perseguire dal
punto di vista fisico per cui l’allenamento può essere anche di-
dattico e quindi di bassa intensità.
Problematiche riscontrate all’interno dei reparti nell’ultima parti-
ta: abbiamo sofferto qualche cambio di campo, soprattutto in pro-
fondità ed abbiamo avuto una brutta reazione, non conforme al-
le nostre regole di gioco, su una palla scoperta con cui gli avver-
sari puntavano la nostra linea difensiva. Per questi motivi la deci-
sione è di far lavorare la linea difensiva con l’allenatore, mentre
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SCUOLA ALLENATORITECNICO-TATTICA
gli altri rimangono a svolgere i lavori individuali a carattere fisico
con il preparatore ed a carattere tecnico con il collaboratore.
Svolgimento allenamento:
Esercitazione numero 1: scivolamenti in orizzontale della linea
difensiva sulla circolazione di palla dei centrocampisti avversari.
Esercitazione svolta nella prima parte a livello di riscaldamento,
per cui la circolazione viene effettuata a due tocchi e velocizzata
nella seconda parte quando la circolazione degli avversari viene
effettuata alternando un tocco e due tocchi - fig. n. 5 -.
Fig. 5 - Esercitazione numero 1 - Linea difensiva: scivolamenti orizzontali.
Esercitazione numero 2: si lavora adesso sui cambi di campo de-
gli avversari dopo uno scarico della palla all’indietro; in questa
esercitazione si lavora sui cambi di campo addosso all’esterno op-
posto e si pone molta attenzione alle posizioni del corpo ed ai tem-
pi di scivolamento. La posizione del corpo non deve essere né trop-
po chiusa verso la palla né troppo aperta verso il campo, mentre il
tempo di scivolamento deve avere come punto di riferimento il pie-
de di appoggio di chi calcia cambiando campo, altrimenti si rischia
che tutto il movimento venga fatto in ritardo - fig. n. 6 -.
Fig. 6 - Esercitazione numero 2 - Linea difensiva: reazione cambio campo.
Esercitazione numero 3: stessa situazione precedente ma ades-
so il cambio di campo avviene in profondità, per cui cambia il mo-
vimento di scivolamento dei tre giocatori in copertura che devo-
no tutelarsi andando a coprire lo specchio della porta per even-
tuali cross di prima intenzione, mentre il difensore esterno di par-
te opposta scivola in chiusura su chi riceve la palla - fig. n. 7 -.
Fig. 7 - Esercitazione numero 3Linea difensiva: reazione al cambio campo in profondità.
Esercitazione numero 4: viene ricreata la situazione di palla
scoperta su scarico dell’attaccante centrale avversario che ci ha
messo in difficoltà nell’ultima partita, in quanto la linea non è
scappata, ma ha cercato il fuorigioco prendendo incrocio perico-
loso dell’esterno. L’allenatore si posiziona vicino a chi riceve lo
scarico e poi decide se coprire la palla sulla ricezione o se allon-
tanarsi lasciando la palla scoperta. Sullo scarico la linea segue la
palla e sale, se la palla viene coperta dall’allenatore la linea ri-
mane alta; se invece la palla viene lasciata scoperta dall’allena-
tore la linea scende e si compatta, togliendo la profondità fino ai
venti metri per poi uscire in chiusura quando ormai è stata tolta
la possibilità della palla in profondità - fig. n. 8 -.
Fig. 8 - Esercitazione numero 4Linea difensiva: reazione alla palla scoperta in parità numerica.
Alla conclusione dell’allenamento il collaboratore prepara le im-
magini relative alla fase offensiva degli avversari da far vedere al-
19
la squadra nel pomeriggio.
Giovedì pomeriggio:
ore 14,45 riunione con la squadra per l’analisi della fase offensi-
va dei prossimi avversari. Si procede con intervento dell’allenato-
re che alla lavagna spiega modulo e movimenti offensivi degli av-
versari e si conclude con il collaboratore che analizza le immagi-
ni montate degli avversari.
Il filmato della fase offensiva degli avversari viene montato nel
seguente ordine:
1 - qualche immagine a campo aperto in cui si vede il modulo
della squadra e le posizioni di partenza della fase offensiva.
2 - la scelta che viene effettuata dal portiere nella loro prima tra-
smissione di palla; in caso di uscita lunga viene analizzata la
zona di caduta, il giocatore che va ad aggredire la palla e co-
me e da chi vengono attaccati gli spazi alle sue spalle; in ca-
so di uscita corta si analizza se privilegiano la prima trasmis-
sione in una certa zona o su un certo giocatore.
3 - fase di possesso in zone basse di campo che corrisponde al-
l’analisi della circolazione di palla della loro linea difensiva,
inoltre si cerca di vedere che tipo di uscita usano da dietro e
verso quali giocatori; si cerca anche di capire se hanno gioca-
tori particolarmente vulnerabili in pressione o meno dotati
tecnicamente in impostazione sulla linea difensiva.
4 - fase di possesso in zone medie: si cerca di analizzare come e
chi dei loro centrocampisti si propone ai difensori in possesso
di palla e come poi viene sviluppata l’azione.
5 - fase di possesso in zone alte: si prendono in considerazione i
movimenti dei giocatori offensivi ed anche come viene attac-
cata l’area di rigore sui cross.
Chiaramente anche nel montaggio di questo filmato si tiene conto
di tutte le indicazioni che abbiamo già elencato in occasione della
relazione filmata della partita, sia per quanto riguarda la durata che
in questo caso è molto breve e solitamente non supera i 6-7 minu-
ti, sia per quanto riguarda le implicazioni psicologiche relative al
momento attraversato dalla squadra; oggi abbiamo deciso di far ve-
dere l’effettiva pericolosità di questi avversari nella fase offensiva.
Ore 15,00 allenamento
Obbiettivo: con questo allenamento ha inizio la preparazione del-
la partita sul campo e l’obbiettivo unico di questa sessione è la
fase difensiva.
Svolgimento: l’allenamento si svolge in 3 blocchi di lavoro:
1 - fase didattica contro il modulo avversario fatta a bassa inten-
sità come riscaldamento;
2 - fase difensiva nelle varie zone di campo sul sistema di gioco
degli avversari;
3 - fase situazionale con temporanee inferiorità numeriche.
Fase didattica contro il modulo avversario: dobbiamo affron-
tare un 3-4-3 con il portiere che non esce mai lungo, ma sempre
corto su uno dei tre difensori che si allargano; in questa fase si la-
vora su dei birilli numerati con due squadre che si alternano, una
in stretching ed una che chiude sul birillo chiamato. Chiaramente
si lavora prima sui loro tre difensori, poi si scende sui quattro cen-
trocampisti ed infine sui loro tre attaccanti.
La pressione sui loro tre difensori è fondamentale contro questa
squadra che mostra buone doti di palleggio e che riesce a con-
quistare la metà campo con grande facilità. Una volta portata la
palla nella metà campo avversaria alzano molto gli esterni di
centrocampo con gli attaccanti che si stringono e quindi costrin-
gono spesso gli avversari a finire bassi come baricentro, cosa pe-
ricolosa visto che hanno giocatori di grande efficacia in avanti.
Per questi motivi decidiamo, con la palla in mano al portiere av-
versario, di tenere baricentro molto alto e di andare a pressing
ultra-offensivo. Unica variante al modulo nostro abituale è che in
accorciamento riportiamo i due attaccanti in linea. Fondamenta-
le la nostra reazione alla prima trasmissione del portiere avver-
sario, in quanto i nostri attaccanti devono isolare il difensore che
entra in possesso di palla dagli altri due per cui sul loro difenso-
re di centro-destra e di centro-sinistra usciamo a chiudere por-
tandoli sull’esterno - vedi fig. 9 - mentre sul loro centrale, essen-
do un giocatore che usa prevalentemente il piede destro, uscia-
mo portandolo sul sinistro - vedi fig. 10 -. Avendo deciso che il
pressing ultra-offensivo è per noi fondamentale, se uno dei loro
due difensori esterni esce palla al piede dalla linea dei nostri at-
taccanti, non andiamo ad indietreggiare ma proseguiamo in
pressing uscendo con l’esterno di parte che, chiaramente, porta
in questo caso l’avversario verso l’interno per non soffrire una
possibile inferiorità numerica in fascia - vedi fig. 11 -. In zone me-
die ed in zone basse il modulo degli avversari non ci pone gran-
di problemi per cui in questa prima parte dell’allenamento ci de-
dichiamo minor tempo.
20
SCUOLA ALLENATORITECNICO-TATTICA
Fig. 9 - Zone alte di campoReazione alla prima trasmissione del portiere per vie esterne.
Fig. 10 - Zone alte di campoReazione alla prima trasmissione del portiere per vie centrali.
Fig. 11 - Zone alte di campoReazione sul difensore che esce palla al piede dalla linea dei nostri attaccanti.
Fase difensiva sul sistema di gioco degli avversari: due
squadre si contrappongono, una simula gli avversari e l’altra la
nostra fase difensiva; chiaramente si alternano nei compiti.
In zone alte di campo si inizia con palla in mano al portiere av-
versario che deve giocare su uno dei tre difensori e questi, con
l’ausilio dei centrocampisti, devono portare e non lanciare la pal-
la nella metà campo avversaria, per cui si ha modo di analizzare
e correggere il nostro pressing ultra offensivo.
In zone media di campo: palla su uno dei loro centrocampisti
centrali; la loro giocata abituale è taglio in ricezione dell’attac-
cante di parte ed attacco della profondità da parte del centro-
campista esterno di parte. Questo potrebbe portare ad abbassare
troppo i nostri esterni di centrocampo per cui decidiamo di porta-
re i loro centrocampisti verso l’interno quando usciamo in chiu-
sura. Se la palla passa lo stesso è il centrocampista centrale in co-
pertura che prende il taglio dell’attaccante esterno ed il difenso-
re esterno che segue il centrocampista esterno avversario - vedi
fig. 12 -. Materialmente sul campo il lavoro viene fatto con palla
al loro centrocampista centrale chiuso dal nostro centrocampista
di parte; al segnale dell’allenatore la palla si scopre, loro fanno
partire i movimenti previsti e noi le reazioni, andando fino alla
conclusione dell’azione.
Fig. 12 - Zone medie di campoFase difensiva sulla loro giocata base con palla ad un centrocampista centrale.
In zone basse con palla all’attaccante esterno, dobbiamo te-
nere in considerazione che giocano controparte con il sinistro
a destra ed il destro a sinistra; i loro movimenti abituali sono
con i due attaccanti che attaccano in taglio la profondità e l’e-
sterno di centrocampo di parte opposta che attacca la lar-
ghezza; il possessore di palla viene assorbito dal nostro cen-
trocampista centrale: se lo salta arriva l’altro centrocampista
centrale, ma nel momento in cui la palla rimane scoperta la li-
nea assorbe l’attacco della profondità degli attaccanti avver-
sari e l’esterno di parte opposta copre il lato debole, per poi ri-
salire tutti nel momento in cui la palla torna ad essere coper-
ta - vedi fig. 13 -.
21
Fig. 13 - Zone basse di campoFase difensiva sulla loro giocata base con palla ad un attaccante esterno.
Fase difensiva situazionale in temporanea inferiorità nu-
merica: si tira una linea a trequarti-campo. La squadra che simu-
la la nostra fase difensiva difende la porta ed attacca la linea, do-
vendoci portare e non lanciare la palla. L’altra squadra attacca la
porta con il modulo ed i movimenti degli avversari. Dopo alcuni
minuti di parità numerica gli attaccanti e gli esterni possono par-
tecipare alla fase difensiva solo dopo il segnale dell’allenatore,
per cui per alcuni secondi la squadra si trova in inferiorità nume-
rica; si pone attenzione a correggere i movimenti della squadra
sulle ripartenze avversarie in cui si deve momentaneamente ge-
stire l’inferiorità numerica - vedi fig. 14 -. Si conclude l’esercita-
zione invertendo le due squadre.
Fig. 14 - Partita con temporanee inferiorità numeriche.
Venerdì
Venerdì mattina:
ore 10,00 non c’è allenamento, ma si ritrovano allenatore e col-
laboratore con i seguenti compiti: il collaboratore prepara altri
due filmati da far vedere alla squadra, uno con tema la fase di-
fensiva della squadra avversaria ed uno con tema le palle ferme
degli avversari sia a favore che contro. L’allenatore prepara delle
schede individuali dei giocatori che compongono la squadra av-
versaria; spesso si tratta di giocatori già schedati per cui si proce-
de solo all’aggiornamento della scheda stessa. Vedremo in segui-
to come sono fatte queste schede e come sono utilizzate.
Venerdì pomeriggio:
ore 14,30 solita breve riunione dello staff tecnico per l’organizza-
zione materiale della seduta di allenamento.
Ore 14,45 riunione tecnica con la squadra. Tema: la fase difensiva
della squadra avversaria. La riunione procede con le stesse moda-
lità delle precedenti, con il primo intervento dell’allenatore che illu-
stra caratteristiche e movimenti della fase difensiva dei prossimi
avversari e secondo intervento del collaboratore che analizza le im-
magini prescelte per rendere idea alla squadra di quanto detto.
Il filmato della fase difensiva degli avversari viene chiaramente
montato con la stessa logica dei filmati precedenti e si rispetta il
seguente ordine:
1 - qualche immagine in cui si vede come si muove la squadra sui
rilanci lunghi del portiere avversario. Chiaramente si cerca di
individuare qualche carenza a livello individuale sia nel gioco
aereo sia nel dare copertura ai compagni;
2 - fase difensiva degli avversari in zone alte di campo. In questo
senso si cerca di individuare se gli avversari sono portati al pres-
sing ed in che zona solitamente lo portano.Viene posta molta at-
tenzione sui movimenti di taglio dei passaggi, in maniera da in-
dividuare e far vedere ai giocatori le possibilità di uscita;
3 - fase difensiva degli avversari in zone medie di campo. Si ana-
lizzano i movimenti difensivi dei centrocampisti avversari e si
guarda con attenzione se portano anche i raddoppi sulla linea
difensiva o meno;
4 - fase difensiva degli avversari in zone basse di campo. Fase in
cui viene analizzato il comportamento della linea difensiva
nelle varie situazioni, soprattutto si cerca di riportare le loro
reazioni su azioni che hanno caratteristiche simili alle nostre.
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SCUOLA ALLENATORITECNICO-TATTICA
Nel montaggio di questo filmato abbiamo la solita attenzione sia
temporale che psicologica. Dal punto di vista temporale anche
questo è un filmato nel quale in 6-7 minuti al massimo devono
essere rappresentate le situazioni sulle quali vogliamo lavorare
sul campo. Dal punto di vista psicologico, dopo che ieri siamo sta-
ti neutrali nel montaggio delle immagini, oggi abbiamo deciso di
porre particolare enfasi sugli errori difensivi degli avversari, nel
tentativo di far crescere la fiducia nei nostri giocatori sul poter fa-
re risultato anche contro avversari di buona qualità tecnica, di ot-
tima classifica e che attraversano anche un momento favorevole
a livello di risultati.
Ore 15,00 allenamento
Obbiettivo: questo allenamento ha come obbiettivo tattico quel-
lo di preparare la nostra fase offensiva contro il 3-4-3 di questi av-
versari. Dal punto di vista fisico si effettua lavoro sulla rapidità.
Svolgimento: l’allenamento si svolge in 4 blocchi di lavoro:
1 - riscaldamento e rapidità a secco con il Preparatore;
2 - fase offensiva generica;
3 - fase offensiva specifica;
4 - fase offensiva situazionale contro il modulo avversario.
1° blocco: in un primo momento il Preparatore cura principal-
mente la fase di riscaldamento, attraverso una serie di passaggi a
bassa velocità di ostacoli alti con obbiettivo la mobilizzazione di
anche e di arti inferiori in generale; successivamente si passa a
curare la rapidità degli appoggi in una serie di passaggi ad alta
velocità e con modalità varie sugli over.
2° blocco: quella che io chiamo fase offensiva generica è in
realtà un ripasso di quelle che sono le nostre giocate base e le
nostre regole di gioco, che noi curiamo ogni settimana indi-
pendentemente dagli avversari che andiamo ad affrontare. Cu-
riamo le uscite dalla circolazione di palla dei difensori e lo svi-
luppo attraverso centrocampisti centrali ed esterni ed i movi-
menti degli attaccanti. Non mi dilungo su queste situazioni in
quanto mi porterebbero a sviluppare una tesi su un altro argo-
mento. Svolgimento: due squadre contrapposte, una inizia svi-
luppando l’azione proposta dall’Allenatore e l’altra difende
passivamente; alla conclusione dell’azione da parte di una
squadra parte immediatamente la seconda squadra che svilup-
pa lo stesso tipo di azione, mentre la prima squadra cura di ri-
compattarsi velocemente.
3° blocco: quella che io chiamo fase offensiva specifica è invece
rappresentata da una serie di situazioni che noi prepariamo ap-
positamente per quella partita e per quegli avversari. Questa set-
timana prendiamo in considerazione alcune situazioni relative al-
l’inizio dell’azione, al suo sviluppo e poi una particolarità sulle no-
stre ripartenze.
Per quanto riguarda l’inizio dell’azione, diamo l’input al nostro
portiere di alternare uscite corte ad uscite lunghe.
Nelle uscite corte abbiamo il problema di uscire dalla pressione
dei loro tre attaccanti, ma notando la tendenza dei loro attaccan-
ti esterni a seguire principalmente i difensori esterni avversari, se-
condo noi esiste la possibilità di sfruttare il 2:1 centrale; per ta-
gliare fuori il loro attaccante centrale il nostro difensore centrale
che per primo entra in possesso palla deve assumere l’iniziativa e
puntarlo palla al piede. Sulla sua reazione scarica la palla sull’al-
tro centrale, che prende campo e va a giocare vicino alla linea di
metà campo - fig. 15 -, oppure manda a giocare il difensore ester-
no di parte se viene attaccato dall’attaccante esterno avversario
di parte - fig. 16 -.
Fig. 15 - Uscita corta del portiereUscita dalla pressione dei loro tre attaccanti con il difensore centrale.
Fig. 16 - Uscita corta del portiereUscita dalla pressione dei loro tre attaccanti con il difensore esterno.
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Le uscite lunghe sono state scelte in virtù di una considerazione
sugli avversari.
Avversari che non sono particolarmente scadenti nel gioco ae-
reo, ma mostrano lentezza con i centrocampisti nell’accorciare
sulla linea difensiva una volta scavalcati dalla palla, per cui apro-
no uno spazio dove noi pensiamo di poter prendere rimbalzi. La
zona di caduta palla è il nostro settore di centro-sinistra. La pri-
ma punta all’attacco della palla, la seconda attacca lo spazio
centrale e l’esterno di parte attacca lo spazio per vie esterne;
questo in considerazione del fatto che il loro centrocampista
esterno di destra sembra il meno attento nel seguire gli ingressi
senza palla - fig. 17 -.
Fig. 17 - Uscita lunga del portiereObbiettivo settore di centro destra per numero 9 che ha come alternative: scaricoindietro per n. 4, n. 8 o n. 3 - deviazione per n. 10 o n. 11.
Per quanto riguarda lo sviluppo dell’azione abbiamo già visto co-
me cercare di prendere campo con il difensore centrale.
Adesso facciamo vedere alla squadra come proseguire lo svilup-
po, muovendo i centrali a “compasso”, alzando quello di parte ed
abbassando alla ricezione quello di parte opposta e facendo muo-
vere la seconda punta alle spalle del loro secondo centrale.
Se questo attacca il nostro centrocampista si apre uno spazio di
ricezione per la nostra seconda punta - fig. 18 -, se copre lo spa-
zio si riceve con il centrocampista centrale - fig. 19 -.
A questo punto si possono innescare tutte le nostre azioni già svi-
luppate nella fase offensiva generica.
Fig. 18 - Sviluppo dell’azione dal difensore centrale al centro-
campista centrale di parte opposta.
Fig. 19 - Sviluppo dell’azione dal difensore centrale direttamente
sulla seconda punta.
Anche per quanto riguarda le nostre ripartenze siamo partiti da
considerazioni sugli avversari. Il loro difensore centrale è netta-
mente meno veloce del nostro attaccante centrale ed i due difen-
sori esterni sono molto aggressivi sui movimenti degli attaccanti
che vanno incontro alla palla, per cui decidiamo di far orientare la
nostra seconda punta in direzione palla nel momento in cui svi-
luppano dentro la nostra metà campo e lasciamo la prima punta
addosso al loro difensore centrale. Sulla nostra riconquista di pal-
la la seconda punta va incontro alla palla a portarsi via il difen-
sore di parte e la prima punta va all’attacco dello spazio esterno
con movimento a “mezzaluna” per evitare il fuorigioco, in modo
da creare un uno contro uno in velocità; la seconda punta e gli
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SCUOLA ALLENATORITECNICO-TATTICA
esterni, una volta partita la palla in verticale per la prima punta,
partono ad attaccare lo spazio - fig. 20 -.
Fig. 20 - RipartenzaSulla riconquista palla del n. 8, la seconda punta n. 10 viene incontro ad aprireuno spazio che viene attaccato in “ mezzaluna “ dalla prima punta n. 9.
Questo blocco di lavoro viene svolto con le due squadre che si al-
ternano nei moduli e nei compiti; la squadra che difende in 3-4-3
rimane piuttosto passiva, ma accenna a movimenti che devono
portare ad una scelta veloce da parte dell’altra squadra per quan-
to riguarda tutte le varie situazioni che stiamo provando.
4° blocco: in questo ultimo blocco andiamo a lavorare in situa-
zione per cui andiamo in partita con una squadra nel 4-2-3-1
adattato per l’occasione e l’altra in 3-4-3. Per ricreare le situazio-
ni provate nei primi 5 minuti il portiere ha l’obbligo dell’uscita
lunga, poi per i successivi 5’ ha l’obbligo dell’uscita corta e negli
ultimi 5’ al segnale dell’allenatore la squadra in 3-4-3 ha l’obbli-
go di passare palla agli avversari che così possono provare la ri-
partenza. Si conclude scambiando i compiti alle due squadre.
Al termine della seduta di allenamento Allenatore e Collaborato-
re preparano l’allenamento successivo per cui, in base a quello
che hanno visto delle palle ferme degli avversari, decidono le di-
sposizioni difensive nelle varie situazioni. In base alle disposizio-
ni difensive degli avversari sulle palle ferme contro decidono qua-
li schemi, di quelli a disposizione o di nuovi, far chiamare dalla
squadra nelle varie situazioni di palla ferma.
Sabato
Sabato mattina:
ore 9,30 solita breve riunione di tutto lo staff per l’organizzazio-
ne materiale della seduta di allenamento.
Ore 9,45 riunione con la squadra. Tema: le palle ferme degli av-
versari a favore e contro. La riunione si svolge con le stesse mo-
dalità delle riunioni precedenti ed inizia con l’Allenatore che par-
la delle particolarità degli avversari in certe situazioni, della peri-
colosità che hanno in alcune soluzioni e di eventuali vulnerabilità
che mostrano in altre; prosegue con il Collaboratore che mostra
le immagini a conferma di quanto detto e le commenta.
Per quanto riguarda il filmato delle palle ferme degli avversari
viene montato con il seguente ordine:
inizia con le palle ferme a loro favore e prende in considerazione:
- calcio di inizio;
- falli laterali in zone profonde di campo;
- punizioni laterali;
- angoli;
- punizioni dirette;
- rigori;
prosegue con le palle ferme a loro sfavore e prende in considera-
zione:
- reazione al calcio di inizio degli avversari;
- disposizione sui falli laterali contro profondi;
- disposizione sulle punizioni laterali contro;
- disposizione sugli angoli contro.
Anche questo filmato ha la stessa durata di 6-7 minuti massimo
come tutti gli altri ed oggi abbiamo deciso di mediare, mostran-
do la pericolosità che hanno in certe situazioni di palla ferma a
favore, ma mettendo anche l’accento su una certa vulnerabilità
che mostrano in alcune situazioni difensive.
Ore 10,00 allenamento
Obbiettivo: dal punto di vista tattico l’obbiettivo dell’allenamen-
to è quello dell’organizzazione delle palle ferme, sia in fase di-
fensiva che in fase offensiva. Dal punto di vista fisico lavoro sulla
reattività.
Svolgimento: la seduta si svolge su tre blocchi di lavoro:
1 - riscaldamento e reattività con il Preparatore;
2 - palle ferme a nostro sfavore;
3 - palle ferme a nostro favore.
1° blocco: con il Preparatore la squadra svolge riscaldamento
con mobilizzazione arti inferiori e superiori e conclude questo
blocco con una serie di reattività in psicocinetica.
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2° blocco: palle ferme a sfavore - si prendono in considerazione
le stesse situazioni che abbiamo immesso nel filmato.
Calcio d’inizio: gli avversari vanno con due attaccanti sulla palla
e con l’attaccante di destra che rimane alto, il resto della squadra
in modulo. Scaricano la palla indietro sul centrocampista centrale
di centro-destra, che a sua volta apre al difensore di destra men-
tre l’esterno di centrocampo di parte si alza e si allarga e l’attac-
cante di parte attacca lo spazio in profondità; solitamente prose-
guono l’azione sviluppando su uno di questi due giocatori. Noi
decidiamo per una soluzione subito molto aggressiva ed andiamo
a provarla sul campo. La seconda punta parte nel nostro settore
di centro-destra ed attacca il primo scarico a mezzaluna, forzan-
do la loro giocata nel settore di sinistra nostro, questo per evita-
re che cambino quello che fanno abitualmente. La prima punta
attacca il secondo scarico verso il difensore di destra, forzandolo
verso l’esterno mentre il nostro centrocampista esterno di parte
ed il nostro difensore esterno di parte partono ad attaccare i ri-
spettivi avversari che sono solitamente gli obbiettivi di passaggio
per il loro difensore - fig. 21 -.
Fig. 21 - Palle ferme controReazione allo schema su calcio di inizio degli avversari.
Falli laterali in zone alte di campo: avversari che vanno sulla
palla con il centrocampista esterno di parte e si propongono con
attaccante di parte e centrocampista centrale di parte, spesso in-
crociandosi. Si lavora su questo movimento andando allo scam-
bio della marcatura per evitare eventuali blocchi - fig. 22 -. Sulla
loro destra vanno in qualche occasione al fallo laterale lungo, fa-
cendo salire un difensore che è l’obbiettivo e che deve andare al-
la spizzicata per i compagni; si lavora sul campo per non farsi tro-
vare impreparati di fronte a questa soluzione - fig. 23 -.
Fig. 22 - Palle ferme controReazione allo schema degli avversari su fallo laterale dalla nostra destra.
Fig. 23 - Palle ferme controReazione allo schema degli avversari su fallo laterale dalla nostra sinistra.
Punizioni laterali: avversari che fanno partire la palla da en-
trambe le parti con un sinistro. In area hanno solitamente cinque
ingressi e raramente sei, non si riescono a notare schemi partico-
lari. Sul campo si lavora su queste loro particolarità, predispo-
nendo sulla nostra destra una barriera con un solo giocatore ed
in area cinque marcature ad uomo più tre uomini a zona in traiet-
toria più un uomo in copertura del limite dell’area - fig. 24 -; even-
tuale sesto ingresso avversario viene preso in marcatura ad uomo
dalla traiettoria centrale. Sulla nostra sinistra, zona da cui fanno
partire traiettorie più insidiose, andiamo con due uomini in bar-
riera, le solite cinque marcature ad uomo, due uomini a zona, uno
in traiettoria corta ed uno in traiettoria lunga più uno in copertu-
ra limite dell’area - fig 25 -; in questo caso il sesto ingresso av-
versario viene preso dalla traiettoria lunga. Molta attenzione vie-
ne posta sul fatto che gli uomini a zona non diano profondità agli
26
SCUOLA ALLENATORITECNICO-TATTICA
avversari, per cui partono in linea con la barriera o in alternativa
con il limite dell’area; si scappa sul piede di appoggio di chi cal-
cia. Si cura il movimento degli uomini a zona in quanto da una
parte arriva una traiettoria a rientrare e dall’altra ad uscire.
Fig. 24 - Palle ferme controDisposizione degli uomini a zona sulle punizioni laterali dalla nostra destra.
Fig. 25 - Palle ferme controDisposizioni degli uomini a zona sulle punizioni laterali dalla nostra sinistra.
Angoli: avversari che calciano con un sinistro da entrambe le par-
ti; in area hanno solitamente cinque ingressi che noi andiamo a
marcare ad uomo. Dalla loro sinistra vanno spesso alla palla sul
primo palo con blocco per il giocatore che entra sul corto. Dalla
loro destra vanno spesso all’uno-due con palla di ritorno per chi
ha calciato l’angolo che viene rimessa dentro veloce sempre sul
corto. In campo andiamo a lavorare su quella che deve essere la
nostra disposizione e le nostre reazioni; dalla nostra destra fac-
ciamo vedere ai marcatori ad uomo come cercare di uscire dai
blocchi avversari, inoltre decidiamo di andare con quattro uomini
a zona sul corto più uno in copertura limite dell’area - fig 26 -.
Dalla nostra sinistra lavoriamo sulle nostre reazioni all’uno-due
degli avversari - fig 27 -.
Fig. 26 - Palle ferme controDisposizione degli uomini a zona su angolo contro.
Fig. 27 - Palle ferme controReazione allo schema avversario su angolo contro dalla nostra sinistra.
Punizioni dirette: avversari che hanno due ottimi specialisti in
queste situazioni, un destro ed un sinistro, e dalle immagini che
sono state raccolte durante la stagione vanno entrambi quasi
esclusivamente alla palla girata sopra la barriera. Decidiamo di
andare con la barriera al salto in queste situazioni ed in campo la-
voriamo per avere univocità nel tempo di salto, in modo che non
si aprano spazi all’interno della barriera stessa, spazi nei quali la
palla potrebbe pericolosamente filtrare.
Rigori: lo specialista degli avversari è un destro che in stagione ha
netta prevalenza di tiri ad aprire alla sua destra - sinistra del por-
tiere -. Sul campo si lavora per attaccare eventuale ribattuta del
portiere, cercando di creare superiorità numerica nella zona in cui il
giocatore avversario calcia nella maggior parte dei casi - fig. 28 -.
3° blocco: palle ferme a favore - anche in questo caso si lavora
sul campo con la stessa sequenza del filmato.
Reazione avversaria al calcio di inizio: avversari che sul calcio
di inizio contro mostrano la tendenza con gli attaccanti ad anda-
re ad aggredire il primo scarico della palla indietro, mentre il re-
sto della squadra aspetta rispettando il modulo. Noi, tra le solu-
27
zioni che abbiamo a disposizione, optiamo per quella più aggres-
siva ed in campo si lavora anche per evitare che gli attaccanti av-
versari ci possano creare problemi sul primo scarico, cercando di
andare al ‘blocco’ con i nostri centrocampisti centrali - fig. 29 -.
Fig. 28 - Palle ferme controDisposizione e movimenti sul calcio di rigore contro.
Fig. 29 - Palle ferme a favoreSchema su calcio di inizio - scarico per n. 5 e lancio lungo n. 6 con obbiettivo n.3, alternative con scarico per n. 10 o deviazioni per n. 11, n. 9 o n. 7.
Reazione avversaria ai falli laterali in zone profonde di
campo: si nota prima di tutto la loro tendenza ad andare a mar-
care rigidamente ad uomo gli avversari che si propongono in zo-
na palla e seguirli da prima che la palla parta; questo ci porta a
scegliere, e provare sul campo, uno schema che prevede dei ‘bloc-
chi’ - fig. 30 -. Inoltre sembrano dimenticare spesso l’avversario
che fa partire la palla; questo ci porta a scegliere come alternati-
va uno schema che cerca di portare colui che batte il fallo diret-
tamente al cross dal fondo - fig. 31 -.
Fig. 30 - Palle ferme a favoreFallo laterale - schema numero 1.
Fig. 31 - Palle ferme a favoreFallo laterale - schema numero 2.
Reazione avversaria alle punizioni laterali contro: noi solita-
mente in queste situazioni portiamo nell’area avversaria sei gio-
catori, per cui nel filmato siamo andati a prendere in considera-
zione situazioni di questo tipo ed abbiamo notato che questi av-
versari marcano ad uomo questi sei ingressi e dentro l’area han-
no solamente un uomo a zona in traiettoria corta ed un altro gio-
catore che copre il limite dell’area e barriera a due giocatori;
quando hanno un solo uomo in barriera l’altro rimane alto alla ri-
partenza. Da queste considerazioni decidiamo e proviamo sul
campo uno schema che prevede di liberare un saltatore con un
‘blocco’ sul secondo palo - fig. 32 - ed in alternativa un ‘blocco’ a
liberare un altro saltatore centralmente - fig. 33 -.
Fig. 32 - Palle ferme a favorePunizione laterale - schema numero 1.
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SCUOLA ALLENATORITECNICO-TATTICA
Fig. 33 - Palle ferme a favorePunizione laterale - schema numero 2.
Reazione avversaria agli angoli contro: anche in queste si-
tuazioni noi siamo soliti portare sei giocatori dentro l’area avver-
saria, per cui nel filmato siamo andati a prendere in considera-
zione situazioni simili a quelle create da noi.
La loro risposta abituale è con sei marcature ad uomo, due gio-
catori a zona sul corto, uno sul primo palo ed uno sul primo ver-
tice dell’area piccola, un giocatore in copertura limite dell’area ed
uno alto alla ripartenza.
Tenendo in considerazione anche il fatto che noi andiamo a cal-
ciare sempre con un sinistro da entrambe le parti, scegliamo e
proviamo due soluzioni diverse. Dalla nostra sinistra scegliamo
due schemi che prevedono di liberare tramite “blocco” un sal-
tatore centralmente - fig. 34 - o in alternativa sul secondo palo
- fig. 35 -.
Dalla nostra destra scegliamo uno schema che dopo uno-due
prevede palla sul secondo palo per ingresso da fuori - fig. 36 -
o in alternativa per ingresso da dentro l’area dopo ‘blocco’ -
fig. 37 -.
Fig. 34 - Palle ferme a favoreAngolo dalla nostra sinistra - schema numero 1.
Fig. 35 - Palle ferme a favoreAngolo dalla nostra sinistra - schema numero 2.
Fig. 36 - Palle ferme a favoreAngolo dalla nostra destra - schema numero 1.
Fig. 37 - Palle ferme a favoreAngolo dalla nostra destra - schema numero 2.
Ore 19,45 riunione tecnica con tutta la squadra. Tema: le caratte-
ristiche individuali degli avversari. In questa riunione tornano uti-
li le schede relative ai singoli avversari che abbiamo preparato nel
giorno precedente. Alla squadra, avversario per avversario, ven-
gono riepilogate velocemente caratteristiche fisiche, tecniche ed
anche tattiche dei singoli giocatori che troveranno in campo il
giorno successivo.
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Domenica
Ore 9,15 subito dopo la colazione Allenatore e Collaboratore si ri-
uniscono per andare a definire gli ultimi dettagli relativamente al-
la partita, in particolare si definiscono soprattutto i compiti indi-
viduali dei singoli giocatori relativamente alle palle ferme contro
ed a favore. Dopo la breve riunione l’Allenatore prepara due boz-
ze di intervento per essere chiaro e conciso nelle due brevi ri-
unioni pre-partita.
Ore 11,45 subito prima del pranzo viene riunita la squadra al
completo per una riunione di pochi minuti, che ha come scopo
primario quello di riordinare le idee su tutto quello che è stato
provato durante la settimana e che deve essere riportato sul cam-
po dopo poche ore. Solitamente vengono presi in considerazione
i seguenti argomenti:
- introduzione: si inquadra la partita nel contesto del momento
della nostra squadra, cercando di stemperare le tensioni se sem-
brano troppo alte o alzandole se sembrano troppo blande.
- aspetto mentale: si cerca di preparare la squadra ad avere le
giuste reazioni mentali in relazione alle varie evoluzioni che può
avere la partita e soprattutto si cercano forti motivazioni collet-
tive, in modo da avere un buon impatto con il campo.
- aspetto comportamentale: si ricordano i giocatori che sono in
diffida, ma soprattutto si cerca di aiutare la squadra ad evitare
tutte quelle sanzioni disciplinari che non sono in stretta connes-
sione con l’ottenimento del risultato.
- aspetto tattico: si riepilogano tutti i movimenti difensivi ed of-
fensivi che sono stati provati durante la settimana. Si riepiloga-
no gli schemi degli avversari relativamente alle palle ferme e
quali devono essere le nostre risposte; si riepilogano le disposi-
zioni degli avversari sulle palle ferme contro e gli schemi che noi
abbiamo scelto per questa partita.
Tutti gli argomenti sono ancora trattati in maniera generale, sen-
za entrare nei dettagli individuali.
Ore 14,30 appena arrivati al campo si riunisce la squadra nello
spogliatoio per l’ultima breve riunione prima della partita. Questa
riunione non ha più scopi collettivi ma individuali, sia dal punto
di vista tattico che mentale e motivazionale. Gli argomenti presi
in considerazione sono i seguenti:
- formazione: la formazione e la panchina vengono comunicate
ai giocatori solo in questo momento. Penso che ogni singolo
convocato abbia l’obbligo, ma anche il diritto, di sentirsi parte
della partita fino all’ultimo momento.
- aspetti tattici individuali: ad ogni singolo giocatore vengono ri-
cordati compiti e movimenti difensivi, compiti e movimenti offen-
sivi. Per ogni singolo giocatore si cercano di dare delle motivazio-
ni particolari a carattere individuale per quella precisa partita.
- palle ferme: si assegnano i compiti individuali per quanto ri-
guarda le palle ferme contro ed a favore.
A questo punto tolgo la mia presenza dallo spogliatoio per fare in
modo che ogni giocatore si senta libero di andare a vivere i mo-
menti che precedono la partita nella maniera a lui più congenia-
le ed abituale. Le fasi di riscaldamento sono seguite nella prima
parte dal Preparatore e nella seconda parte dal Collaboratore con
l’Allenatore che le segue, ma mai da molto vicino.
Ore 16,00 comincia la partita. Lo staff ha cercato di preparare le
partita nei minimi particolari, ma soprattutto ha cercato di met-
tere i propri giocatori nelle condizioni di esprimersi al meglio;
nonostante questo c’è la consapevolezza che il campo è sempre
pronto a presentarci situazioni impreviste alle quali l’allenatore,
ma soprattutto i giocatori che poi sono i veri protagonisti della
partita, devono cercare di fare fronte.
Durante la partita per avere una lettura alla quale sfuggano meno
particolari possibile, in panchina i compiti sono divisi tra allenato-
re e collaboratore. L’allenatore si concentra prevalentemente sulla
propria squadra; controlla che i movimenti difensivi siano portati
nella maniera concordata in tutte le varie zone del campo, con-
trolla che il portiere abbia le uscite concordate e che le uscite dal-
30
SCUOLA ALLENATORITECNICO-TATTICA
la circolazione di palla e lo sviluppo dell’azione siano quelle pro-
vate durante la settimana. In questa partita viene posta particola-
re attenzione anche alle ripartenze, che sono state ritenute per tut-
ta la settimana decisive; per quanto riguarda le palle ferme l’alle-
natore controlla che siano rispettate le disposizioni difensive e che
in fase offensiva siano riportati gli schemi con giusti movimenti e
giusti tempi di esecuzione. Il collaboratore si concentra in partico-
lare sulla squadra avversaria e controlla che il modulo sia quello
previsto, che lo sviluppo della loro fase offensiva sia quello stu-
diato durante la settimana, così come la loro fase difensiva; chia-
ramente verifica anche che le disposizioni sulle palle ferme contro
siano quelle viste in fase di studio degli avversari e gli schemi por-
tati sulle palle ferme a favore quelli previsti ed informa subito l’al-
lenatore su ogni variazione rispetto al previsto.
Ultimo argomento da prendere in considerazione è quello rela-
tivo alla gestione dell’intervallo. I primi minuti sono solitamen-
te lasciati ai giocatori per mettersi eventualmente a disposizio-
ne dei medici; in seguito il primo intervento è quello del Colla-
boratore, che velocemente riepiloga quello che fanno gli avver-
sari e soprattutto sottolinea se c’è qualcosa di diverso da quel-
lo previsto. A questo punto l’allenatore chiede l’intervento dei
giocatori che devono riportare even-
tuali difficoltà che hanno incontrato
in campo e, solo dopo, dà le soluzioni
ai giocatori e tutte le eventuali nuove
disposizioni. Nell’ultimo minuto negli
spogliatoi l’obbiettivo dell’allenatore
è prevalentemente quello di far tor-
nare la tensione al giusto livello per
riprendere la partita.
Riepilogo e conclusioni
Riepilogo: in questa tesi ho analizza-
to una settimana tipo fatta con una
mia squadra, settimana composta da
sette allenamenti. Due sedute hanno
obbiettivi fisici. Due sedute hanno co-
me obbiettivo la correzione di errori
che la squadra ha evidenziato nelle ul-
time prestazioni; nella prima seduta a
livello di squadra, nella seconda a livello di un singolo reparto. Tre
sedute hanno come obbiettivo la preparazione specifica della par-
tita successiva; nella prima seduta per quanto riguarda la fase di-
fensiva, nella seconda per la fase offensiva e nella terza per tutte
le soluzioni di palla ferma. Nelle altre settimane della stagione
presa in considerazione sono cambiati chiaramente gli obbiettivi
specifici delle singole sedute e quindi anche i mezzi e le esercita-
zioni utilizzate, ma non è mai stata cambiata la struttura genera-
le della settimana.
Conclusioni: in questa mia tesi ho preso in considerazione solo
uno dei tanti aspetti che riguardano il mestiere di allenatore ed
ho fotografato la mia convinzione attuale sul come sviluppare la
settimana per preparare la partita successiva. Questo mio modo
di preparare la partita è in realtà molto diverso da qualche anno
fa, sicuramente perché salendo di categoria sono aumentati an-
che gli strumenti ed i collaboratori a mia disposizione, ma altret-
tanto sicuramente per il fatto che sono cambiato io e le mie co-
noscenze. Spero anche che sia diverso da quello che farò tra qual-
che anno, in quanto questo significherebbe che la mia voglia di
andare avanti e migliorare non si è esaurita, così come il mio
amore e la mia passione nei confronti di questo splendido gioco.
31
SCUOLA ALLENATORISEZIONE SVILUPPO CALCIO GIOVANILE E SCOLASTICO
rovo esaltante ed utile provare nuove esperienze os-
servando vari settori giovanili in Italia e all’estero,
all’interno di società professioniste di alto livello. Es-
sendo dirette, infatti, da persone competenti come
responsabili e allenatori, queste società sono in gra-
do di offrire il meglio ai ragazzi selezionati.
Come responsabile della Sezione dello Sviluppo del
settore giovanile ritengo interessante osservare anche le socie-
tà dilettanti, le quali si avvicinano di più alle radici del gioco del
calcio, essendo importante conoscere la provenienza e cosa
esalta questo sport, inizialmente alla portata di tutti ma sog-
getto a lungo andare ad una selezione naturale come è giusto
che sia. Mentre nelle società professioniste si nota una maggio-
re organizzazione, in quanto l’intento è quello di fare calcio fa-
cendo crescere i ragazzi dotati sotto vari aspetti, nel mondo di-
lettantistico non è detto che sia presente il ragazzo talentuoso,
tuttavia è molto importante osservare queste società in quanto
rappresentano un bacino di utenza per i professionisti. In que-
sto modo assume molta importanza la figura dell’allenatore, co-
Attilio Maldera guida il gruppo durante il ritiro dei calciatori senza contratto a Co-verciano.
lui che agisce in mezzo a ragazzi che si trovano all’inizio della
loro esperienza sportiva ed ha il compito di spingerli a conti-
nuare, in quanto la passione è innata ma poi deve essere co-
stantemente alimentata.
Come appassionato di calcio mi sono recato in Brasile, ad Itha-
niain, cittadina di sessantamila abitanti a sud della nazione bra-
siliana a circa 120 km da San Paolo ed a 100 da Santo, città na-
tale del grande Pelè.
Mi sono soffermato presso una delle tante società calcistiche pre-
senti, di nome PROJETO - JOGUE - FUTERO che vanta circa 220 ra-
gazzi e 8 squadre più una scuola calcio. In questa struttura sono
presenti un campo a 11 utilizzato per il campionato e un cam-
petto a 7 coperto con il fondo in cemento, luogo di allenamento
di tutte le squadre.
Ithaniain, trovandosi sul mare, è molto frequentata nel periodo
estivo ma, come tutti i centri turistici, d’inverno è molto tranquil-
la e l’unico svago esistente per i giovani è quello del gioco del cal-
cio, sport tra i più praticati. Esiste quindi molta concorrenza fra le
varie società, ma quella che vi presenterò ha un puro settore gio-
vanile dove non si paga per giocare e la società è rappresentata
da un responsabile di nome Josè Henrique Alvis Mum-rha, figura
della quale vi voglio parlare in seguito. Il signor Mum-rha svolge
il lavoro di allenatore di più squadre contemporaneamente e il
confrontarmi con lui mi è stato fondamentale per capire la sua
abilità nel realizzare un così difficile compito. Avendo a disposi-
zione un solo campo le squadre lavorano a turno; mentre una si
allena le altre aspettano a bordo campo il proprio turno rigorosa-
mente in piedi ed in silenzio, non potendo giocare per la man-
canza di spazio. Trovo utile che i ragazzi sappiano come si allena-
no le altre categorie e riconoscano le differenze con la propria.
Il signor Mum-rha è un ex giocatore di buon livello che tuttavia
ha smesso l’agonismo a soli 26 anni causa un grave infortunio,
TESPERIENZA IN BRASILE
di Attilio Maldera*
*Responsabile Sezione per lo Sviluppo del Calcio Giovanile F.I.G.C.
32
SCUOLA ALLENATORISEZIONE SVILUPPO CALCIO GIOVANILE E SCOLASTICO
ma ha saputo utilizzare ugualmente la sua competenza metten-
dola volontariamente al servizio di giovani atleti.
Esempio di una seduta di allenamento categoria esor-
dienti
L’allenatore, posizionatosi a centro campo, fa svolgere ai ragazzi
un breve riscaldamento di circa 10 minuti basato sulla corsa len-
ta, seguito da 30 minuti di tecnica analitica durante la quale si
pretende la ripetizione dell’esercizio se svolto non correttamente.
L’ultima fase è una partitella obbligatoriamente svolta in spazi ri-
stretti, con difficoltà e ritmi crescenti in modo proporzionale al-
l’età dei giovani.
Ciò che mi ha maggiormente colpito è stato osservare un allena-
tore severo fuori dal campo ed autorevole in campo, che sapeva
trasmettere energia competenza e passione, giocando spesso co-
me jolly tra due squadre, essendo dotato di una tecnica vera-
mente sopraffina; un allenatore che durante le situazioni di gioco
mostrava come si cura la fase offensiva e difensiva e la tattica in-
dividuale lasciando sempre molta libertà nei gesti tecnici per au-
mentare la fantasia dei ragazzi.
Il divertimento non è solo dei ragazzi, ma anche dell’allenatore
che per primo viva il piacere di sentire il pallone tra i piedi, infat-
ti la non monotonia di quegli esercizi di allenamento fisico e tec-
nico è dettata dal vivere quelle situazioni col “tocco di palla”.
Questo clima, così partecipato, penso sia importante per tenere
viva la voglia di questi ragazzi a sperimentarsi senza avere paura
di fallire, superando la fatica senza portare via l’emozione di un
gioco così esaltante. Ripensando anche ai nostri ragazzi, pieni in-
vece di stimoli, credo che questa metodologia aiuterebbe ad ali-
mentare la passione verso aspetti che sono ingredienti importan-
ti per lavorare anche sulla capacità di sopportazione e di tenuta
nei confronti dell’impegno in generale. Fondamentale per me è
stato anche osservare come il risultato veniva raggiunto attraver-
so la costruzione del gioco e non attraverso la tattica.
Non veniva trascurato però l’aspetto dell’osservazione finalizzata
a correggere i ragazzi, ma sempre attraverso un contatto diretto,
espresso con l’incoraggiamento, il coinvolgimento, l’attesa pa-
ziente che fosse il giocatore stesso a trovare le soluzioni migliori,
evitando inutili pause sempre però travolti dal “ritmo brasiliano”.
Mi ha colpito, infine, la contrapposizione tra la rigidità fuori dal
campo e la libertà lasciata in campo dove non venivano mai as-
segnati compiti difficili agli atleti per far modo che imparassero a
giocare divertendosi e rispettandosi malgrado le attrezzature fos-
sero veramente precarie.
Ritengo infatti che non siano necessarie strutture all’avanguardia
per divertirsi ma che occorra un buon insegnante che sappia gio-
care a calcio e soprattutto trasmettere la passione ai ragazzi at-
traverso la più possibile semplicità, in quanto la vera abilità con-
siste nel trasformare il gioco del calcio da complesso a semplice
e divertente.
33
CENTRO STUDI E RICERCHE
n efficace ragionamento sul tema della libera circo-
lazione degli atleti professionisti - e, all’interno di
questo generico rango, della circolazione dei calcia-
tori - non può prescindere dal recupero di un tema
strategico per l’analisi dei mutamenti sociali in
corso: quello che riguarda il profilo della cittadinan-
za, declinato in termini sociologici.
Esposto nei termini suddetti, il profilo della cittadinanza può
essere inteso come la forma più compiuta di membership che
l’attore sociale si trovi a ricoprire. Sociologicamente, essa desi-
gna uno status complessivo costituito da un set di diritti e dove-
ri e da un legame d’appartenenza nazionale. I contenuti di que-
sto profilo, dal punto di vista sociologico, vennero esposti nel
corso di una lezione seminariale da Thomas Humphrey Marshall
nel 1949. In quell’occasione, Marshall indicò la cittadinanza
come una forma di uguaglianza fondamentale, connessa con la
piena appartenenza a una comunità. Fatta salva la compatibilità
con le diseguaglianze sociali esistenti, a giudizio dell’autore l’u-
guaglianza fondamentale era incorporata nel godimento da
parte dell’individuo di alcune classi di diritti, così distribuiti: una
classe di diritti civili, in cui rientrano tutti i diritti di libertà del-
l’individuo (diritto alla libertà personale, alla proprietà, al culto,
a stipulare contratti, alla libertà di movimento nel territorio di cui
si è cittadini); una classe di diritti politici, legati all’esercizio della
sovranità individuale (diritto di associazione, di petizione, di voto
attivo e passivo con relativa estensione verso il suffragio univer-
sale); una classe di diritti sociali, che si presentano come delle
prestazioni orientate a garantire uno standard sufficiente di pro-
tezione e dignità all’individuo (diritti all’assistenza, alla previ-
denza, alla sanità, all’istruzione).
La peculiarità denotata dal profilo di cittadinanza disegnato da
Marshall sta nel fatto che esso si concentri sulla questione dei
diritti e del loro effettivo godimento da parte dell’attore sociale;
lasciando così come dati acquisiti e sottintesi gli altri due ele-
menti strategici per la membership di cittadino: quello dell’ap-
partenenza e quello dell’identità. L’appartenenza circoscrive l’in-
sieme delle fedeltà e dei doveri che l’attore sociale ha obbligo di
garantire all’unità istituzionale-territoriale di cui è cittadino; l’i-
dentità riguarda ciò che l’attore sociale sente di essere, in termi-
ni di legami di gruppo. Appartenenza e identità sono due ele-
menti che la lezione marshalliana trascurò perché non controver-
si all’epoca in cui l’autore la espose.
Se essi vengono posti al centro dell’attuale riflessione sul tema
della cittadinanza è perché nel frattempo è profondamente muta-
to il profilo delle società nazionali; la cui omogeneità etnica e cul-
turale è stata profondamente messa alla prova. L’impatto delle
migrazioni sulle società nazionali, l’effetto dei processi di globa-
lizzazione e l’imporsi sempre più penetrante (soprattutto nel ter-
ritorio della Comunità Europea) di un livello decisionale sovrana-
zionale dei processi hanno portato a spostare l’ottica e sollecita-
to una revisione del paradigma. Basato sulla proposta, avanzata
dal filosofo Gerard Delanty, di separare la cittadinanza (intesa
come somma di diritti, appartenenza e identità) dalla nazionalità
(ovvero, lo status di cittadino di uno stato-nazione).
L’impatto simbolico di questo processo, già operante sul piano
legale all’interno dello spazio europeo con l’entrata in vigore
degli accordi di Schengen (1990), è risultato più agevolmente
valutabile grazie alla sua applicazione nel campo dello sport.
Dove gli effetti della sentenza Bosman del 15 dicembre 1995 (che
ha rimosso i limiti alla libera circolazione degli atleti professioni-
sti comunitari all’interno dello spazio comunitario) ha avuto l’im-
patto di ridisegnare il discrimine fondamentale della membership,
portandolo da un criterio nazionale (distinguo fra indigeno e stra-
niero nell’attribuzione della membership di cittadino) a un crite-
rio post-nazionale (distinguo fra comunitario e extracomunitario).
UCITTADINANZA E
LIBERA CIRCOLAZIONE DELL’ATLETA di Pippo Russo*
* Giornalista. Sociologo - Università degli studi di Firenze,[email protected]
34
Gli effetti della sentenza-Bosman hanno avuto impatto su un
quadro della situazione che era già in fase di profondo muta-
mento, riguardando non soltanto il movimento degli atleti pro-
fessionisti fra club appartenenti a paesi diversi, ma anche fra
rappresentative nazionali diverse con relativi cambiamenti di cit-
tadinanza nazionale. Proprio su questo versante è possibile spie-
gare in che modo gli elementi dell’appartenenza e dell’identità
esercitino un peso determinante nella definizione dei nuovi pro-
fili della cittadinanza.
Un esempio molto semplice da fare è quello che riguarda il cal-
ciatore della Juventus e della nazionale italiana, Mauro German
Camoranesi. Questi, argentino con avi italiani, ha beneficiato del
percorso di naturalizzazione basato sullo jus sanguinis, il diritto
di discendenza. Essendo diventato cittadino italiano a tutti gli
effetti, egli possiede il medesimo set di diritti (civili, politici e
sociali) di qualunque altro cittadino italiano. Allo stesso modo,
egli è italiano per appartenenza, poiché dal momento stesso in
cui egli ha assunto la cittadinanza italiana è allo stato italiano
che si trova a rivolgere i propri doveri; a partire da quello di
difenderne i colori sui campi da calcio. Tuttavia, se si guarda all’i-
dentità, ci si rende conto di come essa non coincida con quella
italiana; infatti, sin dalle prime interviste rilasciate dopo il com-
pimento dell’iter di naturalizzazione, il giocatore dichiarò che si
sarebbe sempre sentito argentino, indipendentemente dalla
maglia della nazionale indossata.
Il caso-Camoranesi è esemplificativo di come sia cambiato il pro-
filo della cittadinanza, e di come questi cambiamenti siano più
facilmente leggibili osservandoli attraverso quell’osservatorio pri-
vilegiato che è il mondo dello sport. La sempre più accentuata
flessibilizzazione del profilo di cittadinanza, con l’abbattimento
dei tabù che un tempo impedivano a un atleta già selezionato per
una rappresentativa nazionale di vestire la maglia di un’altra
nazionale, ha portato a una situazione in cui il passaporto è
diventato a tutti gli effetti simile a un cartellino.
Il cambio di cittadinanza per gli atleti è ormai un’opportunità
facilmente fruibile. Esso non interviene soltanto attraverso gli
ordinari percorsi della naturalizzazione previsti dalle legislazioni
nazionali, ma anche al termine di negoziati che hanno tutte le
caratteristiche della transazione di mercato. Federazioni e comi-
tati olimpici non più capaci di selezionare il talento sportivo
(anche a causa dei processi di decremento demografico) optano
sempre più sovente per il reclutamento, agendo con la medesima
logica di un club che opera sul mercato. All’altro capo troviamo
atleti disposti a cambiare cittadinanza e passaporto in presenza
di un‘opportunità: che può essere sia economica (nel caso di
talenti sportivi provenienti da paesi poveri e reclutati da rappre-
sentative di paesi del nord del mondo), che sportiva (nel caso di
atleti non d’élite provenienti da paesi ricchi o sportivamente com-
petitivi, i quali accettano la chiamata dalle nazionali di paesi
poveri o scarsamente competitivi perché queste offrono un’op-
portunità di competere in campo internazionale).
Ciò che si afferma in questo modo è una logica della cittadi-
nanza per skill, in cui la membership e i relativi diritti vengono
erogati seguendo soprattutto una logica di mercato anziché
l’ordinario percorso stabilito dalle legislazioni nazionali. Il pos-
sesso di un talento (skill) apre la via alla concessione di diritti
altrimenti preclusi.
Mauro German Camoranesi in azione con la maglia della Nazionale.
CENTRO STUDI E RICERCHE
35
CALCIO GIOVANILE
a crisi economica che ha investito il calcio in Ita-
lia sta aprendo gli occhi a tutto il movimento per
quanto riguarda gli investimenti nei vivai. È triste
dover ammettere che solo una circostanza così in-
gestibile possa aver indotto gli addetti ai lavori a
considerare quello che c’è di buono in casa pro-
pria, meglio tardi che mai. La situazione dei set-
tori giovanili è comunque un problema, perché la maggior par-
te dei presidenti, negli ultimi dieci anni, l’hanno lasciata allo
sbando e da qui le considerazione su ciò che il livello di quali-
tà ti può dare, sono molte. Le nuove proposte UEFA hanno da-
to un segnale forte su quello che dovrà essere il futuro: il 3
febbraio 2005 è stata approvata la norma che obbliga i club ad
inserire nella rosa dei 25 quattro giovani cresciuti e formatisi
nei vivai. L’attuazione pratica della norma è inserita nella sta-
gione in corso, mentre nel 2008-2009 il numero dei giovani
raddoppierà. L’idea è sicuramente eccellente, ma la difficoltà
sarà quella di reperire giovani bravi in vivai che non hanno
avuto la fortuna di essere seguiti, organizzati e presi in consi-
derazione da quegli stessi dirigenti che preferivano acquistare
il giocatore già fatto dall’estero, tralasciando quel discorso di
medio-lungo termine che caratterizza gli investimenti nei set-
tori giovanili.
La nuova situazione che viene così a crearsi, avvantaggerà chi in
questi anni ha saputo portare avanti quei ragazzi che meritavano
fiducia, sollecitando istruttori capaci con dignitosi guadagni, che
permettevano loro di non considerare l’insegnamento solo come
un secondo lavoro. Questa scelta porterà vantaggi a quelle Socie-
tà che hanno avuto la pazienza di aspettare la maturazione dei
ragazzi più bravi, concedendogli anche periodi di flessione che so-
no fisiologici della crescita.
Per la prima volta nella storia del calcio le provinciali avranno co-
sì un vantaggio sui grandi club. In futuro, dunque, prima di cede-
re un giocatore a quindici anni, i club ci penseranno bene perché
ne varrà della loro stessa sopravvivenza.
Malgrado la disorganizzazione degli ultimi anni, il livello di qua-
lità dei giovani talenti oggi è abbastanza accettabile, questo
perché viviamo in un Paese dove il clima (meteorologico) rende
tutto più semplice. Un giovane calciatore italiano ha sicuramen-
te più possibilità di crescere garantendoti tutte quelle che sono
le qualità per giocare al calcio: può risultare forte tecnicamente,
fisicamente strutturato bene, rapido e veloce, tatticamente in-
telligente. In altri Paesi questo è difficile, proprio in virtù del cli-
ma che condiziona tutta l’attività sul campo nella fase di cresci-
ta. Ad esempio, un giovane brasiliano sarà forte tecnicamente
ma, forse, poco reattivo e tattico, un nordico risulterà molto mu-
scolare ma poco tecnico, un inglese apparirà molto schematico
e poco fantasioso, un francese il frutto di vari incroci razziali e
così via.
Questa facilità ambientale nel poter svolgere un’attività di adde-
stramento di lungo periodo, può garantire un sistema di lavoro
programmatico per quanto riguarda vari aspetti specifici.
LIL RILANCIO DEI VIVAI
di Massimo Piscedda*
*Allenatore della Nazionale Under 20.
36
CALCIO GIOVANILE
Infatti, quello che si nota è un cambio di metodo di insegnamen-
to della tattica individuale.
Alla fine degli anni ottanta molti istruttori hanno cercato di pri-
vilegiare il movimento d’insieme tra reparti. Ad esempio, i di-
fensori si muovevano adoperando una tattica collettiva che po-
teva essere quella dello scalare in diagonale, cercare eccessiva-
mente il fuorigioco anche quando erano in linea in quattro con
un solo attaccante: insomma, andando avanti si era perso quel-
lo che un giocatore deve fare individualmente per risolvere una
situazione. Tutto era in funzione del modulo e questo ha porta-
to ad un impoverimento di un ruolo dove al mondo eravamo
maestri: quello del difensore. Oggi chi gioca dietro ha difficoltà
a percepire quello che può accadere, ha difficoltà a ragionare in
funzione della propria posizione rispetto all’avversario e alla
propria porta, è attratto dalla palla e quindi i movimenti risulta-
no errati e il più delle volte permettono goal abbastanza sem-
plici per gli attaccanti, i quali con estrema facilità raggiungono
quote di oltre 20 reti realizzate in una stagione, numero impen-
sabile rispetto a qualche anno, pur ammettendo l’esistenza di
nuove regole. Questo è, a parer mio, frutto di tutto quello che
non è stato loro insegnato, forse perché l’era “sacchiana” ave-
va un po’ illuso tutti di poter fare gli allenatori. Ma di Sacchi c’è
n’è uno solo e credo sia inimitabile.
Segnali di ripresa comunque ci sono. A parte il disperato bisogno
di ruoli specifici, chi lavora con i giovani è la generazione di que-
gli ex giocatori, oggi quarantenni, che ha intuito il problema pro-
prio perché ha giocato quel tipo di calcio.
L’entusiasmo di saper insegnare facendo vedere il gesto, di co-
municare educando ed informando su ciò che questo sport ti può
regalare, è senza dubbio la forza di questi istruttori. Chi guida le
sorti del calcio deve sapere che, nell’investire sui giovani, la scel-
ta su chi li guiderà risulterà fondamentale per la loro formazione
calcistica e morale; quindi credo che nella stagione prossima si
potranno vedere i primi buoni risultati.
Il lavoro sarà duro e paziente, ma sicuramente riporterà quello
spirito che nei primi anni ottanta ha consentito di vincere un
mondiale, generando talenti calcistici che all’epoca non erano mi-
nacciati dal numero impressionante di calciatori stranieri che ogni
anno invadono ora l’Italia.
Facendo un semplice calcolo matematico, tra quattro anni ci sa-
ranno in serie A 160 ragazzi prodotti dal vivaio italiano, e questa
è una grossa sfida. La riorganizzazione dei settori giovanili dovrà
comportare uno sforzo economico non indifferente per realizzare
le strutture, perché a tutt’oggi alcune di queste sono fatiscenti e
non a norma. I ragazzi avranno senz’altro bisogno di vivere di più
il campo senza dover ricorrere ad altri interessi che possano tur-
bare la maturazione e distoglierli da quello che deve essere la lo-
ro ragione di vita: studio e sport.
Queste risorse umane dovranno essere anche salvaguardate da
tutte quelle figure ambigue che circolano intorno al calcio e che
prosperano illudendo (e alla fine devastando) famiglie che, il più
delle volte, restano deluse perché il proprio figlio alla fine non ce
l’ha fatta nonostante le illusorie promesse ricevute. Il lavoro non
è semplice e le persone che si prenderanno la responsabilità di
portarlo avanti devono avere un alto senso morale, e in questo
purtroppo il calcio di oggi tutto è meno che d’esempio.
Il confronto con quello che era un volta il “settore giovanile” di-
venta superfluo, perché oggi il ragazzo ha esigenze completa-
mente diverse, esigenze dettate dal modo di vivere, dal benesse-
re, dal comportamento superficiale che lo induce, ad esempio, a
sentir musica con gli auricolari anziché parlare con un compagno
che gli sta accanto. In questo, è opportuno che lo psicologo abbia
un ruolo importante e ben preciso, chiaramente focalizzato a far
capire che nello sport la comunicazione e il rapportarsi a vicenda
diventa la base per la formazione di un buon gruppo e di conse-
guenza la premessa di risultati positivi.
37
CENTRO STUDI E RICERCHECALCIO INTERNAZIONALE
iaggio all’interno del Settore giovanile del Barcel-
lona. A farci da guida è il suo direttore, José Ra-
mon Alexanco, che intervistato per “The Tecni-
cian” (n. 33, luglio 2006) da Andy Roxburg, diret-
tore tecnico dell’UEFA, ci fa conoscere organizza-
zione, filosofia e metodi di lavoro seguiti nello svi-
luppo dei giovani che indossano, fin dai 12 anni, la
prestigiosa maglia azulgrana.
Alexanco è stato per tredici anni una gloria del club catalano
con cui ha vinto, da capitano, la coppa dei campioni 1992, due
coppe delle coppe, quattro coppe di Spagna, quattro titoli di
campione di Spagna, due supercoppe di Spagna e due super-
coppe UEFA. Debuttante nell’Atletico Bilbao e già protagonista
con esso nella finale di coppa UEFA 1977 con la Juventus, ha
avuto come guide allenatori da leggenda, quali Kubala, Herrera,
Lattek, Menotti e Cruyff, prima di intraprendere lui stesso nel
Barcellona la carriera in panchina proprio sotto l’occhio attento
di quest’ultimo.
Oggi tutta questa sua esperienza si riversa, sia dal campo che da
dietro una scrivania, nell’accompagnare l’intera formazione calci-
stica di ogni suo giovane allievo.
“La nostra priorità è lavorare per lo sviluppo del calciatore: non
ricerchiamo i risultati. Tentiamo di portare avanti il processo di
maturazione della persona sia socialmente che intellettualmente.
Viviamo e lavoriamo con giovani dai 12 ai 19 anni: dobbiamo es-
sere genitori, insegnanti, allenatori. Abbiamo e sentiamo la re-
sponsabilità di dirigerli correttamente anche dal punto di vista so-
ciale. Organizziamo riunioni con i genitori ed è molto importante
spiegare loro ciò che facciamo con i loro figli durante le ore che
passiamo insieme. Riceviamo un eccellente sostegno da parte di
tutte le famiglie proprio perché sanno esattamente ciò che i loro
ragazzi fanno con noi in ogni preciso momento”.
- Quale è l’organizzazione e la struttura del vostro settore giova-
nile?
“Abbiamo un coordinatore che sovrintende la formazione degli
allievi dai 10 ai 15 anni. Tutti si confrontano in partite ma l’a-
spetto competitivo assume davvero importanza solo quando so-
no più grandi. L’accento sulle esigenze tecniche, tattiche e fisi-
che - quelle che li renderanno adatti a giocare in prima squadra
- viene messo dopo i 16 anni. Le direttive, le istruzioni di tutte
le sedute di allenamento sono messe a punto dai responsabili
tecnici. Oggi giocano in prima squadra nove giocatori passati
dalla nostra accademia. Tra questi, Lionel Messi, arrivato da noi
dall’Argentina a 12 anni. La sua famiglia è venuta a Barcellona
per viverci e quasi subito il ragazzo ha cominciato ad allenarsi
con noi. Seguiamo dodici squadre maschili e otto femminili, an-
che se quest’ultime hanno una sezione a parte. Ciascun gruppo
comprende 23-24 giocatori ed è guidato da due allenatori. Al-
meno la metà dei nostri tecnici ha una licenza Pro dell’UEFA. Il
club mette a disposizione un budget di circa 6 milioni di euro
l’anno ed è interamente responsabile degli impianti e del pro-
gramma di allenamento”.
- Come avete cura del calcio di base e quali procedure di recluta-
mento seguite?
“Prima di tutto ci concentriamo sul lavoro tecnico e tattico. Non
bisogna dimenticare che giochiamo a pallone. Abbiamo una scuo-
la di calcio per bambini dai 6 anni in su: è una fase del calcio di
base che si situa al di sotto di quella dell’accademia, dove lavo-
rano 16-20 allenatori, tutti riuniti nel centro di allenamento. Ab-
biamo anche una trentina di club in tutta la Catalogna che colla-
borano con noi regolarmente. Si tratta di club orientati alla for-
mazione, allo sviluppo del calcio di base. Il Barça ha 25 reclutato-
ri in tutta la Spagna: almeno uno in ogni provincia. Abbiamo inol-
tre, in tutta Europa, osservatori che ci fanno pervenire puntuali
VCOSÌ INSEGNIAMO LO STILE BARÇA
AI NOSTRI RAGAZZI a cura di Marco Viani*
*Collaboratore del Settore Tecnico della F.I.G.C. Articolo ripreso da The Tech-nician, supplemento tecnico della rivista UEFAdirect, n. 33, luglio 2006 (edi-zione in francese). L’autore è Andy Roxburgh, direttore tecnico dell’UEFA.
38
rapporti. È del tutto evidente che la ricerca, il reclutamento, la
previsione degli sbocchi sono componenti importanti del nostro
lavoro. Almeno due volte l’anno riuniamo tutti i nostri collabora-
tori a Barcellona perché è importante che vedano il livello di atti-
vità da noi raggiunto. Organizziamo sedute di studio anche per
spiegare i criteri di scelta e le qualità che ricerchiamo nei giovani
giocatori”.
- Di preciso a cosa mirate?
“Ci orientiamo verso elementi di livello estremamente elevato,
che è quello richiesto dal club. Ricerchiamo la velocità, la tecnica
e chi ha l’aria di essere un giocatore. Valutiamo la sua rapidità di
decisione, il modo con cui affronta il gioco, la sua visione per fa-
re un passaggio lungo: in sintesi, verifichiamo se qualità mentali
e attitudine tecnica vanno di pari passo. Mettiamo l’accento sul-
la velocità perché oggi è una qualità fondamentale. Raggiungia-
mo l’obiettivo, e il ragazzo con noi, quando un certo tipo di velo-
cità si combina con le più alte qualità tecniche. Solo allora dispo-
niamo degli ingredienti appropriati”.
- Cesc Fabregas era uno dei ragazzi di talento venuto fuori dalla
vostra accademia. Perché vi ha lasciati?
“Quando un ragazzo arriva a 15 anni e la sua famiglia decide di
cambiare domicilio può, in base alla legge spagnola, andarsene e
il club che l’ha cresciuto può richiedere soltanto una piccola som-
ma come compenso per la formazione. Fabregas ha tratto profit-
to da questa legge e, quando ha avuto 16 anni, si è trasferito a
Londra con i suoi genitori. Così non c’è stato niente da fare per
noi per impedire che firmasse per l’Arsenal. Abbiamo perso altri
due giocatori: uno è andato sempre all’Arsenal, l’altro al Man-
chester United. La sola cosa che possiamo fare è proiettare l’im-
magine del Barcellona sui giovani e sulle loro famiglie. Partiamo
dall’idea che il nostro è uno dei migliori club del mondo e dicia-
mo a ogni ragazzo che, lavorando con noi, ha una formidabile
possibilità di migliorare. Cerchiamo di creare un eccellente am-
biente e le migliori condizioni per lo sviluppo di tutti i nostri gio-
vani. Noi speriamo che restino, ma, sul piano legale, non c’è nien-
te da fare se decidono di andar via”.
- I vostri ragazzi hanno molti impegni agonistici?
“Giocano una partita alla settimana, il sabato o la domenica. In
più, a volte, sono impegnati in gare amichevoli con squadre in
tournée provenienti da paesi dell’Africa e America del Sud, che
desiderano confrontarsi con noi. Abbiamo inoltre molti giocatori
selezionati per le diverse nazionali (anche in categorie basse co-
me quella degli under 12) e di conseguenza, in certe settimane,
sono assenti in quanto impegnati in campo internazionale. A no-
stro parere, alcuni ragazzi giocano troppe partite durante l’anno
anche perché partecipiamo a tornei prima dell’inizio del campio-
nato e nel periodo di Pasqua. Bisogna stare attenti a non accet-
tare troppi inviti. Molti nostri giocatori arrivano a giocare fino a
tre partite la settimana per gran parte della stagione. Abbiamo
stretti contatti con le scuole affinché i nostri allievi siano liberi per
l’allenamento. Accogliamo nel nostro centro alla Masia un ristret-
to numero di giovanissimi (dai 12 anni), preferendo che abbiano
almeno 14 anni prima di lasciare casa. Ci vivono in permanenza
circa 60 giovani. Carles Puyol, il capitano della prima squadra, è
un diplomato della Masia”.
- Quali sono gli specifici contenuti tecnici del vostro lavoro?
“Tutte le nostre squadre giovanili adottano il sistema di gioco del-
la prima squadra, il 4-3-3. Ne devono riflettere pure la personali-
tà e ciò significa che dobbiamo giocare anche un calcio offensivo
e attraente. Siamo del parere che se si fa bene ogni cosa, il suc-
cesso arriva di conseguenza. Orientiamo i nostri giocatori (non
prima dei 16 anni) verso funzioni che riteniamo adeguate, ma è
giusto mantenere uno spirito aperto e non essere troppo restritti-
vi di fronte a soggetti ancora in pieno sviluppo. Ci piace vederli
interpretare differenti ruoli nel gioco, ciò fa parte della loro for-
mazione. Abbiamo due tecnici con compiti di coordinatori, in ag-
giunta a due allenatori per ogni squadra e tutti, tutti i giorni, sia-
mo sul campo. Lavoriamo intensamente per migliorare le qualità
individuali ma anche il gioco collettivo e quello di reparto. Alle-
niamo lo stile Barça che implica il rapido trasferimento della pal-
la, la mobilità del giocatore, l’utilizzo dell’intera larghezza del
campo e molti gesti finali rapidi ed efficaci. Facciamo in modo che
i nostri ragazzi osservino i movimenti della prima squadra in mo-
do da tradurne l’esempio”.
- Come assicurate la formazione continua degli allenatori?
“È davvero un processo senza sosta. Comprende riunioni in cui
analizziamo ogni contenuto, diamo suggerimenti, facciamo rilievi
sui programmi di allenamento. Cerchiamo sempre di migliorare,
di insegnare e sicuramente di ricercare giocatori in grado di gio-
care un giorno in prima squadra”.
CENTRO STUDI E RICERCHECALCIO INTERNAZIONALE
39
LABORATORIO DI METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTOBIOMECCANICA
el calcio si usano spesso varie metodiche per l’alle-
namento della forza degli arti inferiori che rientrano
nella categoria della “pliometria”: con il termine
pliometria si intende “un esercizio in cui la contra-
zione concentrica viene preceduta da uno stiramen-
to dello stesso muscolo contratto”. L’allenamento
pliometrico spesso viene denominato anche allena-
mento di elasticità (Zanon, 1975) o allenamento di reattività
(Schröder, 1975) oppure salto in caduta. Secondo la fisica, il lavo-
ro che compiamo quando scendiamo da un gradino è un lavoro
negativo perché il nostro corpo si porta ad un’energia potenziale
inferiore. Questo lavoro negativo, a differenza del normale lavoro
positivo in cui l’energia prodotta si trasforma in calore, fa sì che
l’energia prodotta si trasformi in parte in calore e in parte in ener-
gia meccanica che può essere utilizzata per compiere un lavoro
positivo successivo. L’allenamento pliometrico è un allenamento
dinamico che collega direttamente e in modo esplosivo le parti di-
namicamente negative (cedenti nel salto in basso) e le parti di-
namicamente positive (salto successivo immediato in alto o in
lungo). Da un punto di vista di fisiologia muscolare esso sfrutta
momenti del riflesso miotattico (ciclo stiramento-accorciamento),
della pre-attivazione e della componente elastica del muscolo
(Weineck, 1990). Nel salto in basso i muscoli che funzionano da
agonisti vengono stirati ed il riflesso da stiramento, innescato dai
fusi neuro-muscolari, porta ad un aumento dell’attivazione delle
fibre muscolari e quindi ad un più rapido ed elevato sviluppo del-
la forza. La pre-attivazione prima della ricaduta a terra crea un
presupposto ottimale per la successiva attività muscolare e modi-
fica la tensione, quindi lo stato elastico del muscolo. Viene ad es-
sere utilizzata anche la riserva di energia prodotta dall’elasticità
del muscolo. Nel corso della fase eccentrica, per ammortizzare la
caduta del corpo, il muscolo deve provocare una tensione che sia
in grado, non solo di annullare la quantità di moto, ma addirittu-
ra di invertirla (Verkoshanskij, 1999).
L’allenamento pliometrico del calciatore è principalmente incen-
trato sui salti (balzi) o sequenze di salti di ogni tipo. Si parla di
piccola, media, intensa pliometria a seconda dell’altezza da
cui si cade.
- Si parla di pliometria “piccola”, “semplice” o “naturale”
se i salti vengono effettuati o senza pesi o con mezzi supple-
mentari (plinto) o superando ostacoli molto bassi;
- se si effettuano salti sopra gli ostacoli o plinti si parla di plio-
metria “media”;
- mentre si parla di pliometria “grande” o “intensa” nei salti
con attrezzi alti (plinti o ostacoli alti).
Contenuti idonei di tale allenamento possono essere salti su una
gamba, salti su due gambe, salti in alto e in lungo, salti in corsa,
laterali, salti sopra gli ostacoli (Cometti, 1988).
In particolare è importante considerare che i salti o balzi nei qua-
li il tallone non poggia per terra sollecitano maggiormente il mu-
scolo gastrocnemio, mentre nei salti o balzi in cui il tallone pog-
gia a terra, si sollecita principalmente il quadricipite (Schmidt-
bleichr, 1982).
Gli esercizi pliometrici possono essere effettuati con varie ango-
lazioni di flessione delle ginocchia (30°-90°-150° etc.) sfruttando
di volta in volta parti diverse della muscolatura. Come dimostra-
no gli studi di Kunz (1984) l’allenamento dei salti in basso a leg-
gera flessione delle ginocchia provoca la massima attività mu-
scolare e di conseguenza il maggior effetto allenante.
Weineck J. (1998) afferma che l’esercizio più importante per mi-
gliorare la forza istantanea, la coordinazione intramuscolare ed in
NLE ESERCITAZIONI PLIOMETRICHE A CONFRONTO:CORSA BALZATA, SALTO OSTACOLI E DROP JUMP
di Elena Castellini*, Gabriele Mascherini**, Matteo Levi Micheli*, Luca Pagani**, Mario Marella*
*Laboratorio di metodologia dell’allenamento e biomeccanica applicata alcalcio del Settore Tecnico.** Collaboratore Laboratorio.
La ricerca è stata effettuata in collaborazione con l’AIC, nel corso del radunoprecampionato, Coverciano 2006.
40
parte quella intermuscolare sono i salti a gambe raccolte sopra
ostacoli. Kunz H.R, Unold E. (1988) indicano la corsa balzata non
solo come esercitazione che imita i cambi di direzione del calcio,
ma anche per rafforzare la muscolatura estensoria e per miglio-
rare gli stabilizzatori delle articolazioni.
Alcune di queste esercitazioni sono state confrontate tra di loro
per capire se dal punto di vista biomeccanico sono presenti delle
differenze. Una volta riscontrate eventuali differenze è importan-
te indirizzare metodologicamente il lavoro di training o di recu-
pero infortunati sul campo.
Mezzi e metodi
Per cercare di rispondere a queste domande è stata fatta un’ana-
lisi biomeccanica del movimento di undici calciatori professioni-
sti, partecipanti al raduno estivo dell’A.I.C. a Coverciano, tutti in
ottima salute fisica.
Nello specifico al calciatore veniva chiesto di effettuare tre eser-
citazioni separate:
- 10 metri di corsa balzata;
- saltare 3 ostacoli di 60 cm a piedi uniti;
- cadere da un plinto di 50 cm.
L’analisi del movimento è stata effettuata utilizzando un siste-
ma “SMART - Motion Capture System” nel Laboratorio di Me-
todologia dell’Allenamento e Biomeccanica Applicata del Set-
tore Tecnico di Coverciano. Il sistema è composto da 6 teleca-
mere a infrarosso con una frequenza di acquisizione di 120 Hz.
(fig. 1).
Descrizione delle esercitazioni
Corsa balzata
La corsa balzata è un esercizio che consiste in una serie di balzi
veloci e alternati che si differenziano dai balzi orizzontali su un
arto per la posizione del busto, che è inclinato verso avanti, e nel
contatto del piede a terra che è più veloce e centrato sull’avam-
piede; l’arto di spinta in distensione completa spinge in avanti,
l’altro fisso avanza fino a mettere la coscia in orizzontale.
La corsa balzata è un’esercitazione che rappresenta un ottimo
mezzo allenante per lo sviluppo della forza specifica: rispetto ad
altri mezzi allenanti, come le salite per esempio, ha il pregio di
avere una maggior coincidenza biomeccanica con il gesto della
corsa in piano. Infatti nella corsa in salita durante la fase di ap-
poggio il ginocchio ha un angolo più chiuso rispetto alla corsa
in piano e inoltre l’energia elastica è decisamente inferiore. Allo
stesso tempo però la corsa balzata non ha una tecnica di facile
esecuzione: l’aspetto principale non è la velocità di corsa, ma
l’azione accentuata della gamba di spinta accompagnata dalla
vigorosa azione di avanzamento dell’arto libero (Arcelli E.,
Il modello utilizzato prevedeva 15 markers così posizionati:
• 2 sulle spalle (processi acromiali)
• Colonna vertebrale: processi spinosi di C7 – T6 – L5
Arto inferiore:
• Grande Trocantere
• Ginocchio (condilo laterale del femore)
• Malleolo laterale
• Tallone
• Alluce
Spalla sxSpalla dx
C 7
T 6
L 5
Trocantere dx Trocantere sx
Ginocchio sxGinocchio dx
Malleolo dx Malleolo sx
Tallone dx Tallone sxAlluce sx
Alluce dx
Fig. 1 - Schema del modello utilizzato.
TECNICO-TATTICALABORATORIO DI METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTOBIOMECCANICA
41
1999). Inoltre è necessario calibrare in maniera corretta la spin-
ta in modo di dare una direzione avanti/alto al corpo invece che
solo avanti. In altre parole, è necessario sviluppare una situa-
zione in cui c’è un’elevata azione di spinta (fornita dal piede che
sta per lasciare il terreno) e di richiamo (fornita dall’arto flesso
in volo).
Gli obiettivi della corsa balzata sono:
- coordinazione fra il movimento degli arti inferiori e superiori;
- sensibilizzazione della spinta verso l’alto e/o avanti;
- utilizzo della massima spinta della caviglia.
Fig. 2 - Fase di spinta nella corsa balzata.
Salto degli ostacoli
L’esercizio più importante per migliorare la forza istantanea e per
ottimizzare la coordinazione intramuscolare ed in parte intermu-
scolare sono i salti a gambe raccolte sopra gli ostacoli.
Questo esercizio migliora la forza istantanea della muscolatura
estensoria delle gambe (quadricipite), ma a causa dell’esecuzione
esplosiva dell’esercizio vengono mobilitati ed allenati anche altri
muscoli stabilizzatori dell’articolazione della caviglia e delle an-
che (Kunz/Unold, 1988).
Fig. 3 - Le 3 fasi nel salto: atterraggio, ammortizzazione e spinta.
Nella fig. 3 sono riportate le tre fasi del salto degli ostacoli:
1. fase d’impatto a terra (successivo al superamento di un ostacolo);
2. fase d’inversione (dove l’angolo al ginocchio è al minimo);
3. fase di spinta (è l’attimo precedente allo stacco dei piedi da
terra).
Fig. 4 - Angolo alle ginocchia nelle tre fasi.
Nella fig. 4 è rappresentato l’andamento dell’angolo al ginocchio
durante tutta l’esercitazione del salto degli ostacoli: sono eviden-
ziate con i numeri le tre fasi sopra descritte.
42
LABORATORIO DI METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTOBIOMECCANICA
Drop Jump
Nel Drop Jump, o salto in basso, l’atleta è simile a una palla
che rimbalza: il rendimento del rimbalzo dipende dall’altezza
di caduta e dall’elasticità della palla. Si combinano perciò for-
za (che dipende dall’altezza di caduta che il soggetto riesce a
gestire) ed elasticità (che dipende dalle strutture: muscoli, ten-
dini e articolazioni).
L’altezza di caduta è importante in quanto più la velocità della
distensione muscolare è bassa e più si produce calore e meno
energia elastica. L’altezza di caduta ottimale deriva dall’altezza
massimale e dal tempo di contatto migliore. Il rimbalzo della ca-
duta, secondo la letteratura, è spesso verso l’alto; questo vale per
atleti con una certa forza, in quanto la tensione del muscolo cre-
sce in proporzione alla velocità con la quale viene stirato.
Nell’esecuzione l’atleta deve partire in piedi completamente de-
contratto, arriva a terra sugli avampiedi con le gambe quasi drit-
te, quindi per effetto dell’energia cinetica viene provocata una
leggera flessione delle gambe: il muscolo quadricipite viene atti-
vamente allungato favorendo l’immagazzinamento dell’energia
elastica e lo sviluppo dei riflessi miotatici. Le articolazioni della
caviglia, ginocchio e anca devono essere bloccate durante l’urto
con il terreno e il rimbalzo, per quanto detto circa la velocità del-
la distensione muscolare, deve essere immediato.
Fig. 5 - Rappresentazione del Drop Jump.
Fig. 6 - Angolo d’inversione al ginocchio chiuso.
Fig. 7 - Angolo d’inversione al ginocchio aperto.
Analisi dei risultati
Nello studio sono stati considerati:
- Il tempo di contatto a terra;
- l’angolo d’impatto al terreno al ginocchio, caviglia, anca e busto;
- l’angolo d’inversione al ginocchio, caviglia ed anca;
- l’angolo di spinta al ginocchio, caviglia, anca e busto;
- il R.O.M. al ginocchio, caviglia, anca e busto;
- per la caviglia ed il ginocchio le velocità angolari in entrata ed
uscita;
- solo per il ginocchio l’accelerazione angolare massima.
43
Di questi parametri è stata calcolata la media e la deviazione
standard del gruppo della corsa balzata, del drop jump e del sal-
to degli ostacoli: sulla media del gruppo sono state poi parago-
nate le esercitazioni.
Il tempo di contatto a terra
Nella tabella 1 sono riportati i valori dei tempi di contatto a terra
registrati dagli undici calciatori eseguendo le due esercitazioni:
Esercitazione Media tot. 1° salto 2° salto 3° salto 4° salto
Ostacoli 0,221 ± 0,04 0,236 ± 0,04 0,207 ± 0,03
Balzata 0,260 ± 0,03 0,267 ± 0,03 0,268 ± 0,03 0,252 ± 0,03 0,254 ± 0,03
Drop Jump 0,230 ± 0,04
Tab. 1 - Tempi di contatto a terra.
Si nota come i tempi di appoggio siano superiori sempre nella
corsa balzata; probabilmente perché è l’unica esercitazione ad es-
sere monopodalica, a differenza degli ostacoli e del drop jump
che sono esercitazioni bipodaliche. È interessante notare nel sal-
to degli ostacoli che il tempo di contatto sul 2° appoggio è ridot-
to di circa il 13%, forse implicabile alla maggiore stiffness mu-
scolare rispetto al primo salto. Anche nella corsa balzata ci sono
delle differenze nell’ordine del 6% solo dal 3° salto.
L’angolo di ginocchio, caviglia, anca e busto al momen-
to dell’impatto a terra
Nella tabella 2 sono riportati i valori angolari (in gradi) delle ar-
ticolazioni considerate nello studio al momento della ricaduta
al suolo.
Al momento dell’impatto a terra, la corsa balzata comporta an-
goli più aperti in tutte le articolazioni, a parte l’anca che mostra
valori simili tra le esercitazioni.
L’angolo d’inversione al ginocchio, caviglia ed anca
La tabella 3 riporta gli angoli (in gradi) di tre articolazioni al mo-
mento d’inversione del movimento, cioè quando finisce la fase ec-
centrica di ricaduta ed inizia la fase concentrica di spinta.
Anche in questa fase nella corsa balzata sono presenti angoli più
aperti in tutti i distretti. Abbiamo preso in considerazione l’ango-
lo al ginocchio, come riferimento della fase eccentrica e abbiamo
notato che il grado di flessione ci indica che c’è una maggiore
componente eccentrica nel drop jump (144,33°-112,10°=32,23°)
e nel salto del primo ostacolo (141,47°-108,83=32,64°) rispetto
al salto del secondo ostacolo (137,99°-115,12°=22,87°) e alla
corsa balzata (154,75°-131,25°=23,50°).
Tab. 3 - Angolo d’inversione.
Inversione Ginocchio 1° salto 2° salto 3° salto 4° salto Caviglia Anca
Ostacoli 111,9 ± 8,6 108,8 ± 6,8 115,1 ± 9,3 Ostacoli 70,1 ± 4,2 102,6 ± 8,3
Balzata 131,2 ± 5,8 129,3 ± 5,5 133,7 ± 7,3 132,2 ± 4 127 ± 4 Balzata 75,5 ± 4,5 104,7 ± 6,8
Drop Jump 112,1 ± 4,1 Drop Jump 73,3 ± 3,3 102,1 ± 4,8
Tab. 2 - Angolo al momento dell’impatto a terra.
Impatto Ginocchio 1° salto 2° salto 3° salto 4° salto Busto Anca Caviglia
Ostacoli 139,8 ± 6,8 141,4 ± 6,6 137,9 ± 6,8 Ostacoli 99,2 ± 5,8 112,5 ± 8 100,8 ± 3,4
Balzata 154,7 ± 2,9 154,4 ± 4,5 155,0 ±2 ,8 154,6 ± 2,4 154,7 ± 2,8 Balzata 108,9 ± 6 110,7 ± 5,8 107,5 ± 4,3
Drop Jump 144,3 ± 3,1 Drop Jump 102,27 ± 3,6 113,4 ± 3 104 ± 2,8
44
LABORATORIO DI METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTOBIOMECCANICA
L’angolo di spinta al ginocchio, caviglia, anca e busto
Nella tabella 4 i valori riguardano gli angoli (in gradi) al momen-
to dell’uscita, cioè quando la fase di spinta si sta concludendo ed
i piedi si staccano da terra:
Spinta Busto Anca Ginocchio Caviglia
Media Ost. 108,7 ± 5,5 124,7 ± 6,4 159,3 ± 6,8 114,8 ± 5,4
Media Balz. 97,2 ± 6,8 129,8 ± 4,6 164,1 ± 6,2 112,3 ± 5,5
Media DJ 108,6 ± 4,2 123,3 ± 4,1 159,7 ± 4,8 113,3 ± 5,5
Tab. 4 - Angolo di spinta.
Durante la fase di spinta gli angoli delle articolazioni prese in con-
siderazione non evidenziano particolari cambiamenti, eccezion
fatta per l’angolo del busto: durante la fase d’impatto a terra l’an-
golo è maggiore nella corsa balzata, viceversa accade in uscita:
- nel salto degli ostacoli la fase di ricaduta porta il busto ad esten-
dersi, poi al momento di arrivo a terra si blocca per un attimo e
nella successiva fase di propulsione si estende ancora come per
caricare lo stacco, solo nella seguente fase di volo l’angolo al
busto si richiude;
- nella corsa balzata invece i calciatori arrivano a terra con il bu-
sto esteso al massimo, tende poi a chiudersi collaborando ad
ammortizzare la fase di caduta. Il busto si estende in seguito
nella fase di volo;
- nel drop jump il busto mantiene gli stessi valori nella fase di ca-
duta e di ammortizzamento, si estende solo nella fase di spinta.
Il R.O.M. al ginocchio, caviglia, anca e busto
La tabella 5 riporta l’escursione angolare delle quattro articola-
zioni durante la fase di appoggio al terreno, cioè da quando il pie-
de impatta a terra a quando stacca per il salto successivo:
R.O.M. Busto Anca Ginocchio Caviglia
Media Ost. 9,4 ± 3,7 22,1 ± 7 47,4 ± 9 44,6 ± 7,5
Media Balz. 10,9 ± 4,8 24,8 ± 6,2 32,7 ± 9,5 37,2 ± 5,7
Media DJ 6,7 ± 4,3 21,3 ± 3,7 47,6 ± 3,4 40,1 ± 6,3
Tab. 5 - R.O.M.
Se per quanto riguarda anca e busto non ci sono sostanziali dif-
ferenze, già per la caviglia, ma soprattutto per il ginocchio, il
R.O.M. è superiore nel salto degli ostacoli e nel DJ: l’escursione
articolare in queste due esercitazioni è superiore.
La velocità angolare
Vel. Entrata Ginocchio Caviglia
Media Ost. -454,6 ± 96,4 -581,3 ± 91,1
Media Balz. -311,3 ± 66,4 -515,7 ± 88,1
Media DJ -503,1 ± 63,7 -632,2 ± 71,5
Tab. 6 - Velocità angolare all’impatto a terra.
Vel. Uscita Ginocchio Caviglia
Media Ost. 643,2 ± 90 670 ± 106,8
Media Balz. 406,5 ± 117,3 574,6 ± 104,2
Media DJ 715,3 ± 51,7 676 ± 82,4
Tab. 7 - Velocità angolare in spinta.
Nella tabella 6 sono riportate le velocità angolari (espresse in gra-
di/secondo) del ginocchio e della caviglia al momento in cui il cal-
ciatore sta ricadendo a terra ed inizia ad ammortizzare la caduta
dal precedente balzo: il segno meno indica convenzionalmente
che l’angolo è in diminuzione, si nota che nelle tre esercitazioni
quella con il picco di velocità angolare maggiore è il DJ. Le diffe-
renze tra le esercitazioni sono più evidenti per quanto riguarda le
velocità registrate al ginocchio rispetto alla caviglia.
La tabella 7 invece indica le velocità angolari (espresse in gra-
di/secondo) del ginocchio e della caviglia al momento della spin-
ta per effettuare il balzo.
Le velocità riscontrate al momento dello stacco sono maggiori an-
cora per il DJ. È interessante confrontare i valori registrati al gi-
nocchio con quelli della caviglia:
- il drop jump ha i valori più elevati in assoluto, con il ginocchio
che ha velocità superiori della caviglia;
45
- gli ostacoli registrano valori elevati, ma la caviglia inizia ad es-
sere superiore al ginocchio;
- nella corsa balzata le velocità alla caviglia sono maggiori del
30% rispetto al ginocchio.
L’accelerazione angolare massima al ginocchio
La tabella 8 riporta le accelerazioni angolari massime (espresse in
gradi/secondo2) registrate all’articolazione del ginocchio: i valori
sono riportati con il segno meno, questo indica che le variazioni
di velocità angolare più importanti sono in estensione, cioè nella
fase di spinta e non nella fase di ammortizzamento. In particola-
re il valore massimo registrato è proprio un attimo prima che i
piedi si stacchino da terra.
Acc. Max Ginocchio
Media Ost. -23909,2 ± 2531,8
Media Balz. -13733,449 ± 3822,5
Media DJ -18816,720 ± 4362,6
Tab. 8 - Accelerazione angolare massima.
Confrontando le esercitazioni si nota subito come le accelera-
zioni angolari al ginocchio siano superiori saltando gli ostacoli
e minori nella corsa balzata; questo ci può portare a dire che la
massima restituzione di energia elastica avviene nel salto degli
ostacoli.
Conclusioni
Possiamo affermare che sono presenti delle differenze a livello
biomeccanico fra le tre esercitazioni prese in esame. Quindi, in ba-
se ai risultati ottenuti dai test, sono emerse caratteristiche pecu-
liari proprie di ognuna delle esercitazioni.
La corsa balzata, che presenta tempi di contatto più alti, angoli
di riferimento più aperti, velocità angolari più basse, sembra mag-
giormente indicata come prima esercitazione da introdurre du-
rante la stagione per iniziare a lavorare sulla componente elasti-
ca della muscolatura, mantenendo ancora una buona componen-
te concentrica, in quanto ha un impatto articolare e muscolare
minore rispetto alle altre due.
Il salto degli ostacoli, dall’analisi effettuata, sembra essere
l’esercitazione che ha il maggiore impatto sia a livello articolare
che muscolare. Visto che i tempi di contatto sono i più bassi, i va-
lori angolari più chiusi, le accelerazioni più elevate si può affer-
mare che saltare due o più ostacoli porti a sollecitare al massimo
le strutture in serie della muscolatura striata.
Il drop jump presenta caratteristiche a sé stanti, spesso con
valori intermedi tra le altre due esercitazioni ma con velocità
angolari maggiori. Alla luce di questi dati, essendo un unico
balzo che esprime forza reattivo-balistica, potrebbe essere una
esercitazione indicata per creare aggiustamenti a breve termi-
ne, magari inserita nelle sedute di rapidità a ridosso delle com-
petizioni.
Bibliografia
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lenamento non tradizionali. Atleticastudi 3-4, 1999
- Cometti G.: La pliomètrie. Dijon. 1988
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- Kunz H.R, Unold E.: Muskeleinsatz beim krafttraining. Trainerin-
formation, Magglingen. 1988
- Schmidtbleicher D., Gollhofer A.: Neuromuskuläre Untersuchun-
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sprungtraining. 1982
- Schröder D.: Die Berücksichtigung des biomechanischen Prinzips
der anfangskraft im schnellkrafttraining. 1975
- Weineck J.: Sportbiologie. Perimed Fachbuch-Verlagsgesell-
schaft, Erlangen. 1990
- Weineck J.: La preparazione fisica ottimale del calciatore. Cal-
zetti e Mariucci. 1998
- Zanon S.: Zur Beziehung zwischen maximaler relativer stati-
scher und relativer elastischer kraft im training des weitsprin-
gens. 1975
46
SEZIONE SVILUPPO CALCIO GIOVANILE E SCOLASTICO
ino alla stagione sportiva 2005/06, i bambini appar-
tenenti alla categoria esordienti 1° anno, secondo il
regolamento del Settore Giovanile Scolastico pote-
vano giocare 11 vs 11 su un campo regolamentare.
Attualmente gli esordienti del 1° anno, devono gio-
care 7 vs 7 o 9 vs 9, secondo il nuovo regolamento,
per questo motivo è sempre oggetto di discussione
la disposizione in campo di una squadra e nello specifico quale
adottare per una fascia di età molto giovane che si cimenta spes-
so per la prima volta su spazi di gioco maggiori.
Non ritenendo discriminante la disposizione su 2-3 linee con due
o più giocatori disposti sulle stesse (linea di attacco, centrocam-
po, difesa), i bambini comunque trovano inevitabilmente delle dif-
ficoltà nella collaborazione e nella gestione fisica per le dimen-
sioni dello spazio di gioco.
La componenete tecnico-tattica è sottoposta a sollecitazioni in-
sufficienti se i bambini appartenenti alla fascia di età tra gli 11-
12 anni si trovano ad operare e spostarsi su spazi ampi.
Il rapporto che c’è tra le azioni svolte da ogni singolo bambino,
gesti tecnico-motori, che operano in un contesto più favorevole,
spazi e numero di giocatori ridotti, influenza sicuramente in ma-
niera significativamente più positiva l’apprendimento dei gesti
tecnici di base e di tecnica applicata.
Dal momento che ci si trova ad affrontare il problema della dislo-
cazione in campo, per una squadra composta da giovani, occorre
trovare, se ci sono, le soluzioni più idonee e funzionali.
OBIETTIVO DELL’ANALISI
L’idea di mettere a confronto due sistemi di gioco differenti il
4-4-2 e il 4-3-3 ha condotto verso un’ipotesi di lavoro che mo-
nitorasse, attraverso scout tecnici, l’andamento della gara.
L’obiettivo quindi era di osservare come la disposizione con tre at-
taccanti non comportasse un peggioramento della prestazione in
generale, rispetto ad una disposizione con due giocatori sulla li-
nea degli attaccanti e 4 giocatori sulla linea dei centrocampisti.
L’idea, inoltre, che giocare con soli 3 giocatori sulla linea dei cen-
trocampisti comportasse per gli stessi e per i restanti giocatori
della squadra un impegno fisico maggiore, ha portato a monito-
rare attraverso l’utilizzo del cardio-frequenzimetro le intensità di
lavoro per ogni singolo giocatore.
SVILUPPO DELL’ANALISI
METODO
Le gare sono state registrate attraverso l’utilizzo di una teleca-
mera digitale e poi visionate su DVD.
Tutte le partite, svolte sullo stesso campo, quindi stessa dimen-
sione e superficie (sintetico), sono state analizzate, in mezzo alla
settimana, durante incontri non ufficiali. Sei sono state le partite
esaminate. Le squadre dovevano impiegare, per due tempi di 15’,
gli stessi giocatori.
Alla squadra avversaria, in particolare, veniva chiesto di non cam-
biare la disposizione in campo.
La squadra in esame adottava nella prima frazione di gioco il 4-
3-3 e nelle seconda frazione il 4-4-2 (fig. A).
Fig A - I due diversi sistemi di gioco adottati.
con il 4-3-3 con il 4-4-2
F4-4-2/4-3-3 PER GIOVANI DI 11-12 ANNI
di Marco Lucarelli*
*Allenatore di 2° categoria - Preparatore Atletico.
A1
A1
C1 C1C2
C2
C
C
D D D DD D D D
A2A A A2
47
In totale sono stati analizzati 12 tempi adottando per 6 tempi il
4-4-2 e per 6 tempi, di 15’, il 4-3-3.
I giocatori di controllo impegnati nelle sei diverse partite non ri-
sultavano sempre gli stessi.
Il periodo in cui sono state effettuate le riprese andava tra la fine
di gennaio e la metà di marzo.
In ogni partita sono stati utilizzati cardio-frequenzimetri S610, per
analizzare i tre reparti di gioco almeno una volta (difesa, centro-
campo, attacco).
Per lo scout tecnico sono stati considerati i seguenti parametri:
- dribbling (riusciti e non riusciti);
- passaggi alti (compresi i rinvii del portiere);
- passaggi dietro (gioco a sostegno);
- passaggi totali e consecutivi;
- palle perse (ogni qual volta che si perdeva il possesso palla) nel-
la metà campo difensiva ed offensiva;
- palle conquistate (ogni qual volta che si entrava in possesso pal-
la) nella metà campo difensiva ed offensiva.
Per le indagini statistiche è stato utilizzato il pacchetto statistico
SPSS. Sui dati sono stati condotti e analizzati i seguenti test e in-
dici statistici: indice di correlazione di Bravais - Pearson, T di stu-
dent per campioni appaiati, media e deviazione standard.
RISULTATI
Tecnico-tattici
Nella tabella 1 sono illustrati tutti i valori registrati nello scout
tecnico.
I risultati dell’analisi tecnico-tattica dimostrano che tra il 4-4-2 e
il 4-3-3 non ci sono differenze significative per tutti i parametri
considerati eccetto per le palle totali conquistate in cui si registra
una differenza significativamente negativa (t = -2,76; P<0,05).
Con il 4-3-3 si conquista, infatti, un maggior numero di palloni.
Nella fase di non possesso, esaltata dalla conquista del possesso
palla, disponendo di un giocatore in più sulla terza linea (attac-
co), potremmo ipotizzare che lo spazio da ricoprire (destra, sini-
stra e centro) sia meglio distribuito e che quindi offra più possibi-
lità di conquistare il possesso palla.
I risultati ottenuti soprattutto nella risoluzione della fase di pos-
sesso palla delle differenti situazioni di gioco dimostrano inevita-
bilmente risultati simili poiché la didattica come strumento di ap-
prendimento, determina degli adattamenti risolutivi che vengono
applicati indipendentemente dal sistema di gioco.
Sono stati esaminati, inoltre, i due sistemi di gioco separatamen-
te per osservare, nello specifico, come l’applicazione di uno de-
termini, rispetto all’altro, delle risposte tecniche differenti; si è ve-
rificata, quindi, la possibilità di eventuali correlazioni tra i para-
metri tecnico-tattici considerati nello studio.
I risultati ottenuti nel 4-4-2 dimostrano che non ci sono correla-
zioni significative tra i parametri tecnici, che rappresentano i mez-
zi per la collaborazione nella fase di possesso (tab. 2).
Nel 4-3-3 invece i risultati ottenuti mostrano correlazioni signifi-
cative tra la media dei passaggi consecutivi e i passaggi dietro
(0,82*; P<0,05) e tra i passaggi totali e la media dei passaggi
consecutivi (0,89*; P<0,05).
I bambini che tendono a creare all’interno del campo dei sub-
gruppi di gioco (collaborazione), trovano nell’applicazione del 4-
3-3 dei riferimenti in termini topologici (avanti-dietro e sinistra-
destra) migliori.
Quindi, secondo i risultati ottenuti aumenterebbe la possibilità di
effettuare con più continuità alcuni dei parametri “tecnici” fon-
damentali (passaggi continui, totali e dietro) per una corretta “co-
municazione tattica”.
Volendo osservare l’andamento delle palle conquistate e delle
palle perse nei due diversi sistemi di gioco, vediamo come queste
Passaggi totali (t = 0,25; P = 0,81)
Passaggi consecutivi (t = 0,47; P = 0,65)
Palle perse totali (t = -0,35; P = 0,73)
Palle perse metà campo difensiva (t = 0,47; P = 0,65)
Palle perse metà campo offensiva (t = -1,61; P = 0,16)
Palle conquistate totali (t = -2,76; P < 0,05)
Palle conquistate metà campo difensiva (t = -1,09; P = 0,32)
Palle conquistate metà campo offensiva (t = -1,53; P = 0,18)
Passaggi dietro (t = -0,86; P = 0,42)
Passaggi alti (t = -0,51; P = 0,62)
Dribbling (t = 1,39; P = 0,22)
Dribbling nella metà campo difensiva (t = 1,22; P = 0,27)
Dribbling nella metà campo offensiva (t = 1,06; P = 0,33)
Tab. 1 - Confronto tra il 4-4-2 e il 4-3-3.
48
SEZIONE SVILUPPO CALCIO GIOVANILE E SCOLASTICO
non sono correlate in maniera significativa con il numero dei pas-
saggi totali e consecutivi.
Questo vuole significare che, effettuando più passaggi totali e più
passaggi consecutivi, si tende a perdere (vedere tabella 3a-3b) o
a conquistare di più il possesso palla (tabella 4a-4b) nei due ri-
spettivi sistemi di gioco non trova una conferma statistica.
I bambini di questa fascia di età non hanno completato il loro ba-
gaglio conoscitivo (si esprimono con pochi gesti tecnico-tattici in-
dividuali) ma lo applicano in ogni partita nelle rispettive due fasi
di gioco.
La metodologia da seguire prevede una applicazione didattica
continua e dettagliata degli obiettivi prefissati.
Questo concetto sulla didattica è importante per due fattori:
1° l’incremento delle conoscenze tecnico-tattiche come patrimo-
nio coordinativo-cognitivo permette ad ogni giocatore (bambi-
no) di risolvere individualmente, o collaborando, le diverse si-
tuazioni di gioco;
2° il miglioramento e il consolidamento dell’esperienza calcistica, at-
traverso allenamenti didattici situazionali, comporta una maggior
efficienza ed equilibrio nell’applicazione dei due sistemi di gioco.
Indice di correlazionedi Bravais-Pearson
Passaggi dietro - passaggi totali 0,79
Passaggi alti - passaggi totali 0,52
Media dei passaggi consecutivi - passaggi dietro 0,69
Passaggi dietro - passaggi alti 0,41
Media dei passaggi consecutivi - passaggi alti -0,32
Passaggi totali - Media dei passaggi consecutivi 0,44
Tab. 2a - Indice di correlazione dei parametri tecnici nel 4-4-2.
Indice di correlazionedi Bravais-Pearson
Passaggi dietro - passaggi totali 0,71
Passaggi alti - passaggi totali -0,71
Media dei passaggi consecutivi - passaggi dietro 0,82* P <0,05
Passaggi dietro - passaggi alti -0,37
Media dei passaggi consecutivi - passaggi alti -0,68
Passaggi totali - Media dei passaggi consecutivi 0,89* P<0,05
Tab. 2b - Indice di correlazione dei parametri tecnici nel 4-3-3.
Indice di correlazionedi Bravais-Pearson
Passaggi totali - palle perse -0,38
Passaggi totali - palle perse metà campo difensiva 0,25
Passaggi totali - palle perse metà campo offensiva 0,12
Media dei passaggi consecutivi - palle perse 0,14
Med. dei pass. consecutivi - palle perse metà campo difensiva -0,43
Med. dei pass. consecutivi - palle perse metà campo offensiva 0,26
Tab. 3a - Indice di correlazione dei parametri tecnici nel 4-4-2.
Indice di correlazionedi Bravais-Pearson
Passaggi totali - palle perse - 0,14
Passaggi totali - palle perse metà campo difensiva -0,06
Passaggi totali - palle perse metà campo offensiva 0,76
Media dei passaggi consecutivi - palle perse -0,29
Med. dei pass. consecutivi - palle perse metà campo difensiva -0,31
Med. dei pass. consecutivi - palle perse metà campo offensiva 0,73
Tab. 3b - Indice di correlazione dei parametri tecnici nel 4-3-3.
Indice di correlazionedi Bravais-Pearson
Passaggi totali - palle conquistate 0,74
Passaggi totali - palle conquistate metà campo difensiva 0,47
Passaggi totali - palle conquistate metà campo offensiva -0,04
Media dei passaggi consecutivi - palle conquistate -0,13
Med. dei pass. consecutivi - palle conquistatemetà campo difensiva -0,23
Med. dei pass. consecutivi - palle conquistatemetà campo offensiva 0,29
Tab. 4a - Indice di correlazione dei parametri tecnici nel 4-4-2.
Indice di correlazionedi Bravais-Pearson
Passaggi totali - palle conquistate 0,59
Passaggi totali - palle conquistate metà campo difensiva 0,35
Passaggi totali - palle conquistate metà campo offensiva 0,28
Media dei passaggi consecutivi - palle conquistate -0,15
Med. dei pass. consecutivi - palle conquistatemetà campo difensiva 0,09
Med. dei pass. consecutivi - palle conquistatemetà campo offensiva 0,26
Tab. 4b - Indice di correlazione dei parametri tecnici nel 4-3-3.
49
Fisico-motori
La registrazione dell’andamento della Frequenza cardiaca duran-
te i due tempi di gioco è stata effettuata su 9 giocatori.
Ai ragazzi veniva monitorata la Fc durante i primi 15’ di gioco
(con il 4-3-3) e successivamente i secondi 15’ (con il 4-4-2).
Nelle analisi effettuate mancano le rilevazioni dei 2 difensori la-
terali, poiché non sempre alla fine delle gare le registrazioni ri-
sultavano memorizzate.
Inoltre alcuni ragazzi nel corso dei primi 15’ con il 4-3-3 occupa-
vano una dislocazione su una linea di gioco diversa o la medesi-
ma ma con un numero differente di giocatori, rispetto ai secondi
15’ di gioco nel 4-4-2.
Per esempio l’attaccante di Sx schierato sulla terza linea (attac-
canti) nel 4-3-3 veniva spostato sulla seconda linea (centrocam-
pisti) nel 4-4-2 (fig. A).
I risultati evidenziano che le frequenze cardiache medie registra-
te nel 4-3-3 (media 170 b/m) sono significativamente differenti
(t= -2,58 ; P<0,05) dalle Fc registrate nel 4-4-2 (media 178 b/m).
Ossia nel 4-3-3 mediamente le frequenze registrate sono inferio-
ri a quelle medie registrate nel 4-4-2.
Le stesso criterio di confronto è stato applicato per le frequenze
cardiache massime registrate nel corso delle gare (nel 4-3-3 me-
dia 194 b/m e 197 b/m nel 4-4-2) ma i risultati non dimostrano
differenze statisticamente significative (t = -1,59; P<0,15).
Questi risultati ottenuti certamente su un campione non elevato
di ragazzi evidenzia comunque che nel 4-4-2 le sollecitazioni a cui
sono sottoposti i giocatori in campo (per questa fascia di età) so-
no maggiori rispetto a quando vengono disposti con il 4-3-3.
Questa tendenza conferma che probabilmente per questa fascia
di età il 4-3-3 permette di distribuire in maniera più equilibrata lo
spazio di gioco.
CONCLUSIONI
Considerato che il bambino è il fulcro intorno al quale deve ruo-
tare un’attenta metodologia, l’obiettivo di osservare l’andamen-
to tecnico-tattico e le sollecitazioni organiche che accompagnano
ragazzi appartenenti al 1° anno esordienti, ha condotto a rifles-
sioni significative.
L’ambiente in cui operano i bambini, deve essere ricco di stimoli
ma soprattutto il modulo con cui questi vengono schierati, non è
da ritenersi un obiettivo fondamentale da perseguire.
Per cui diventano determinanti gli obiettivi e i mezzi con cui ven-
gono sviluppati.
Considerate però, le loro esperienze motorie-cognitive, accompa-
gnate da uno stato fisico in pieno sviluppo, le esperienze intra-
individuali che esercitano con il modulo 4-3-3, trovano nell’ap-
plicazione dello stesso una facilitazione nella risoluzione dei com-
piti dominanti in questa fascia di età e sollecitazioni fisiche pro-
porzionali alle capacità atletiche.
Certamente non era intenzione dimostrare che la dislocazione
fosse l’elemento discriminante da perseguire in fase addestrativa,
ma solamente che potesse fungere da supporto per una didattica
volta ad un apprendimento più solido e funzionale alle esigenze
e all’apprendimento del bambino.
CITAZIONI
- Comunicato Ufficiale N° 1 Stagione sportiva 2006-2007 - FIGC
Settore Giovanile e Scolastico.
- Furia G. - Analisi comparativa dei modelli di prestazione nel-
l’avviamento al calcio.
- Tesi di Laurea IUSM Roma - Anno accademico 2000-2001.
- Guida tecnica, Settore Giovanile e Scolastico della FIGC 2006.
Nota di Attilio Maldera (responsabile) e di Gennaro Testa
(coordinatore) Sezione sviluppo calcio giovanile e scolasti-
co del S.T.
L’interessante articolo di Marco Lucarelli presenta situazioni
tattiche da non esasperare nei bambini di 11-12 anni. A que-
sta età risulta fondamentale (obiettivi primari) la tecnica di
base, la tecnica applicata, gli aspetti cognitivi e relazionali
(fair-play, cultura dello sport).
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L’AIAC, Associazione Italiana Allenatori di Calcio, ha celebrato il quarantennaledalla sua fondazione. E nell’occasione di questa importante e significativa ricor-renza è stata edita una pubblicazione, inviata da tempo - a cura della stessa As-sociazione - a tutti i tecnici iscritti nei ruoli.Nel narrare le vicende dell’Associazione si sono alternati, con le loro autorevolitestimonianze, molti di coloro che nel corso degli anni hanno più o meno parte-cipato alla vita ed anche allo sviluppo dell’AIAC.Come, però, è comprensibile per motivi oggettivi di spazio non è stato possibile,come sarebbe stato nostro intendimento, dare voce a tutti coloro che avrebberovoluto dare il loro contributo alla stesura di questo volume celebrativo. Ci scu-siamo inoltre con quanti ci hanno segnalato nostre omissioni. A tutti va comun-que il nostro apprezzamento e il ringraziamento dell’AIAC per aver contribuitoalla sua crescita.
Giuliano RagonesiSegretario generale dell’AIAC, Associazione Italiana Allenatori di Calcio
QUARANTENNALE AIAC
UN SITO PER OGNI VOSTRA DOMANDAwww.settoretecnico.figc.it
Tutti coloro che vogliono approfondire tematiche di tecnica, preparazione fisica e medicinasportiva attraverso libri e videocassette possono rivolgersi al museo del calcio.
www.museodelcalcio.it - e-mail: [email protected]
FORZAAZZURRI!