GiuliaViva anno III n.2 del 26 gennaio 2013

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Anno III numero 2 del 26 gennaio 2013 GiuliaViva è anche on-line su www.giuliaviva.it Quindicinale d’informazione giuliese distribuzione gratuita - tiratura 2500 copie copiagratuita I GIOVANI IN PRIMA FILA Grande partecipazione popolare all’incontro con Marco Lodoli, al Kursaal nella conferenza dibattito sul mondo della scuola.

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GiuliaViva anno III n.2 del 26 gennaio 2013

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Anno III numero 2 del 26 gennaio 2013GiuliaViva è anche on-line su www.giuliaviva.it

Quindicinale d’informazione giuliese distribuzione gratuita - tiratura 2500 copie

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I GIOVANI IN PRIMA FILA Grande partecipazione popolare all’incontro con Marco Lodoli, al Kursaal nella conferenza dibattito sul mondo della scuola.

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Istantanee giuliesi GiuliaViva anno III n.2 3

Non ti scordar di me

Secondo quanto appreso, tocche-rà aspettare primavera per avere nuovamente disponibili, presso l’e-cosportello, le buste per la raccolta differenziata. Fino ad allora carta, plastica e lattine finiranno il loro ciclo vitale dentro contenitori “non istituzionali”, il cui acquisto graverà pertanto sui singoli cittadini (senza contare il rischio del mancato ritiro dei sacchi non conformi come già accaduto in passato). Analoga situazione, nella primave-ra scorsa, era stata giustificata con i “tempi lunghi” delle procedure bu-rocratiche, ma a quanto pare dodi-ci mesi non sono bastati all’ammi-nistrazione per riuscire a ridurre e ottimizzare i tempi di approvvigio-namento. Poca attenzione alle scorte in ma-gazzino o semplice mancanza di de-naro per procedere agli acquisti?

Anno nuovo, vita vecchia

È labile la memoria storica a Giu-lianova, quando si tratta di metter mano alla “riqualificazione” del patrimonio architettonico, come stanno tristemente a testimoniare i maltrattamenti subiti dagli im-pianti originali del centro storico o del lungomare monumentale. Un’altra memoria è, al contrario, assai dura a morire: quella che, a suon di tabelle descrittive dei la-vori, tramanda ai posteri anche la più insignificante delle opere pubbliche. Apposte, all’atto dell’i-nizio dei lavori, così come impo-sto dalla legge, rimangono affisse anche per anni e comunque ben oltre la fine degli interventi, a im-perituro ricordo di un parcheggio, un marciapiede, un fondo strada-le rinnovato. Potere della propa-ganda!

A volte potrebbero ritornare

Da “Giulianova 2000” a “Fratelli d’I-talia”, passando, in ordine sparso, per “Forza Italia”, l’Udc e “Obiettivo comune”. Roberto Ciccocelli, in più di un’oc-casione ancora di salvezza della maggioranza (di centrosinistra), sembra aver finalmente trovato la sua dimensione nel neonato movi-mento (di destra) fondato da Igna-zio La Russa, che ha offerto al con-sigliere comunale giuliese un posto nella lista per la Camera.

Cartello selvaggio

State tranquilli. La situazione del bilancio comunale è tutt’altro che rosea, ma non tale da spingere alla vendita del patrimonio verde cittadino. Quella illustrata dalla foto è solamente l’ennesima ma-nifestazione di affissione indiscri-minata, che dopo aver interessato i muri di mezza città ben al di fuori degli spazi consentiti, si rivolge adesso ai tronchi delle piante. Si-tuazioni analoghe proliferano un po’ ovunque, non risparmiando neppure il lungomare. Senza che nessuno abbia niente da ridire.

Candidatura di servizio, senza alcuna possibilità di elezione, tutta rivolta a portar voti a favo-re del capolista Paolo Gatti, at-tuale assessore regionale. Favorendo l’elezione di Gatti, Ciccocelli darebbe tra l’altro a Bruno Sabatini (le cui tracce po-litiche si sono a onor del vero perse da tempo) la chance di un clamoroso ritorno in Regione. Percorsi politici tortuosi che ma-gicamente si incrociano.

Fatti ... 4 GiuliaViva anno III n.2

Dalle aule alla società, da alunni a cittadini, dai saperi al saper fare:SOGNI E BISOGNI DI STUDENTI E INSEGNANTI PER MIGLIORARE LA SCUOLA DI OGGI di Roberta Dal Pozzo

La quinta edizione di POLIS, i saperi per la politica, ha visto protagonista il docente-scrittore-giornalista ro-mano Marco Lodoli.Le prime file di palazzo Kursaal era-no occupate per la maggior parte da giovani e la sala tutta era gre-mita di docenti, studenti e cittadi-ni interessanti al tema della confe-renza-dibattito: la scuola. Evidenziare che non fossero pre-senti rappresentati della politica non è assolutamente una critica partiticamente strutturata: è solo indice e conferma di quanto edu-cazione ed istruzione siano secon-darie per il nostro governo, sia a livello locale che nazionale.Lodoli ha da subito calamitato l’at-tenzione del pubblico con una ge-stualità e un’ironia sicuramente non accademiche, ma che bene si cali-bravano con le sue parole ricche di disapprovazione nei confronti di un

“inebetimento genera-le” di cui sono vittime sia gli studenti che i docenti, “un’opacità, un ottundimento di cui siamo tutti vittime”. I giovani non hanno più quella “voglia di rivoluzione” che in passato ha dato vita a cambiamenti epocali: quella di oggi è la pri-ma generazione che

non aspira a divenire migliore della precedente. Il padre operaio o conta-dino che vedeva il proprio figlio dive-nire medico, insegnante, avvocato era l’emblema della vera democrazia: il successo che deriva dallo studio e dai sacrifici è per tutti! Oggi invece ci si ac-contenta di “fare i fighi”, di quello che ci propone una società divenuta “fab-brica di menzogne ed inganni”. Però la personalità non si compra, “nessu-no ti dà il kit dell’originalità”, e ora che (con la crisi che stiamo attraversando) ci stiamo risvegliando da questa “soddisfazione bea-ta e beota”, emerge ciò che realmente siamo, emerge la realtà nuda e cruda. Biso-gna ripartire dall’a-b-c per-ché “non è vero che siamo cittadini di Disneyland”!Lodoli continua afferman-do che la scuola italiana non ha funzionato: “gente

di cinquant’anni troppa, ragazzi tren-tenni troppo pochi”; si cerca di scim-miottare la scuola anglosassone in cui il ragazzo deve avere competenze, deve “saper mettere tutte le crocette”: invece “noi non dobbiamo coltiva-re solo le eccellenze, non dobbiamo fare la squadra per giocare la coppa campioni, noi dobbiamo giocare tut-ti”. La scuola è un luogo di educazio-ne e crescita collettive: “per la crescita di un Paese è necessario che i ragazzi crescano tutti quanti insieme”.Oggi è cambiata proprio la narrazio-ne: i ragazzi, sin da piccoli, hanno sti-moli intensi che però non vengono veicolati a dovere. Tecnologie e vide-ogiochi sempre più violenti e pieni di adrenalina, eccitazione e “scoppietta-mento”: “Ma puoi tornare indietro, al pensiero, puoi tornare alla Repubbli-ca di Platone, dopo aver conosciuto quell’adrenalina? E’ come perdere il gusto: chi ha cominciato a mangiare solo peperoncini, ma ci torna alle stel-line in brodo?” Sorridendo:”Forse no!”

... in primo piano GiuliaViva anno III n.2 5

abbiamo attribuito alla follia degli uomini, alla barbarie, all’oscurantismo medievale…” (G. Gozzini, La strada per Auschwitz. Documenti e interpretazioni sullo sterminio nazista, Milano, B. Mondadori, 1996), o più semplicemente lo abbiamo sconosciuto, negato, dimenticato. Nell’aprile 1996 un gruppo di neonazisti organizzò una manifestazione antisemita proprio davanti ai campo di concentramento simbolo della Shoah; dieci giorni dopo, un corteo di ebrei sfilò nello stesso lager in difesa della memoria dello sterminio. Ma la storia è storia dell’uomo, di individui e individui erano le vittime, gli osservatori passivi, i carnefici, i salvatori. E allora non è conoscere, capire ciò che è successo a circa sei milioni di persone, ma ciò che è successo a persone che hanno un

Nel 1985 il regista polacco Claude Lanzmann decise di girare un film, Shoah, sullo sterminio degli ebrei. L’azione comincia ai nostri giorni a Chelmno in Polonia, la località del primo sterminio con il gas. Chelmno, quindi, era un campo di annientamento, luogo, cioè, pensato e costruito per l’uccisione degli ebrei, assieme agli zingari, ai prigionieri russi, agli oppositori del regime nazista. Oltre a Chelmno i tedeschi avevano costruito altri campi di sterminio: Belzec, Treblinka, Soribor, Maidanec, Auschwitz. Alla fine della seconda guerra mondiale, il numero delle vittime di quello che comunemente viene chiamato olocausto, ma che è più opportuno definire con la parola ebraica Shoah, che significa massacro, era di circa sei milioni. Si può raccontare e ancora di più, si può tentare di capire una simile tragedia? La Shoah va indagata perché può essere un osservatorio decisivo per capire quale uso si faccia della memoria e in che modo le nostre società si rapportino al passato, come riescano a trasmetterlo e a elaborarlo. “Pensare Auschwitz è non concedere Auschwitz al mistero e all’irrazionale. Per non pensare Auschwitz lo abbiamo fatto uscire dalla storia, lo

volto e un nome. Come si può dimenticare la storia delle vittime, degli esecutori e di quanti rimasero a guardare? Come è stato umanamente possibile? Come si possono definire quanti sono stati testimoni silenziosi o indifferenti? E perché molti rimasero indifferenti e altri divennero “giusti tra le nazioni”? Auschwitz è una lezione che ci insegna cosa può

succedere quando il pregiudizio e la discriminazione sono liberi di prendere il sopravvento e gli individui non prendono posizione contro l’ingiustizia. È una lezione difficile da apprendere, “…è avvenuto, quindi può accadere di nuovo… occorre quindi affinare i nostri sensi, diffidare dei profeti e degli incantatori…” scriveva Primo Levi. È necessario non dimenticare, piuttosto pensare Auschwitz e il mondo che lo ha reso possibile. Pensare significa mobilitare la nostra memoria, la nostra intelligenza, la nostra immaginazione, ma anche il nostro cuore e il nostro coraggio. Sono le risorse che abbiamo per costruire, grazie anche alle testimonianze di chi ci ha preceduto e alla riflessione critica sul passato, un mondo almeno un po’ diverso e migliore.

27 gennaio: i conti con la memoria di Irene Lattanzi

6 GiuliaViva anno III n.1 Qualche domanda ... ...a

Radio G cominciò così

dio già attive tra Marche e Abruzzo, e poi venimmo a sapere che un altro gruppo di amici, capitanato da Sandro Brandimarte, aveva avuto la stessa idea. Ci incontram-mo per cercare di unire le forze, e fummo tutti d’accordo. Davanti al notaio Albini questo gruppo “storico” si costituì come Associazione Culturale Giuliese, che si proponeva molte cose anche se l’obiettivo principale era la Radio. Ci venne in aiuto un altro amico, Renato Olivieri, che ci pre-stò 1 milione e mezzo di lire per iniziare.(PI) Sentiamo l’altra metà del gruppo, Sandro Brandimarte. Cosa volevate fare con questa radio?(SB) Ero appena tornato dal militare, e a San Benedetto avevo conosciuto quelli di Radio 102, compreso Peppe Videtti e Pao-lo De Bernardin. Insieme a Marco Casaro-

PI) L’appuntamento di oggi, più che un’intervista, è un vero salto nel passa-to. Torniamo indietro di 35-40 anni, ai tempi in cui in Italia, nascevano le pri-me Radio Libere: Giulianova non fece eccezione, con un’esperienza che, in altre forme, continua ancora oggi. Cor-reva l’anno 1976…(RP) Quando è partita l’idea era autunno ‘76. Con Pio, Alfredo, Filiberto, ci conosce-vamo e ci frequentavamo un po’ tutti. Una sera in piazza, dove ci si incontrava nel tardo pomeriggio, lanciai l’idea: perché non proviamo a fare una radio anche qui? Piaceva a tutti la cosa, ma lo scoglio princi-pale era naturalmente economico, anche se a quei tempi per aprire una radio non occorrevano cifre ingenti. Cominciammo a prendere informazioni, a visitare le ra-

Sul nostro sito www.giuliaviva.it il video completo dell’intervista

Non ci voleva molta fantasia. Immaginare che il 36° anniversa-rio dell’inizio delle trasmissioni di Radio G avrebbe offerto all’attua-le proprietà l’occasione per un’au-tarchica autocelebrazione era, in fondo, facile da prevedere. Meno scontata era la partecipa-zione con “baci e abbracci” di tan-ti politici: la politica e l’informa-zione non dovrebbero avere ruoli diversi e distinti, come nel mondo anglosassone, dove i giornalisti sono “il cane da guardia” del pote-re politico? Scarsa considerazione è stata poi riservata a quanti non solo ebbero l’idea originaria, ma anche e soprattutto lo spirito, la tenacia e persino l’incoscienza per tramutarla in realtà. L’intervista realizzata da Giulia-VIva lo scorso 12 gennaio a Ro-dolfo Pirih, Alfredo Feliziani, Pio Pediconi, Sandro Brandimarte, Federico Nepa ed Enzo Persiani (che insieme a Marco Casarola e Filiberto Lanciotti idearono e die-dero vita all’emittente) intende colmare questo vuoto ingenero-so. Per non dimenticare chi allora (tra l’autunno del ’76 e il gennaio del ’77) ebbe il merito non tra-scurabile di dare concretezza al sogno di una “radio libera, ma li-bera veramente”: la Radio G delle origini.

GiuliaViva anno III n.1 7 Qualche domanda ... ...a

la iniziammo a parlare di metter su questa radio e la visita di Rodolfo e gli altri fu un’ottima cosa. Da quel momento l’unico problema era economico ma grazie all’amicizia con la generosa famiglia Olivieri, ri-uscimmo a realizzare questo sogno.(PI) Il sogno parte, ma c’è biso-gno di un posto da cui trasmette-re, di apparecchiature, di musica da proporre. Com’è andata?(AF) E’ andata che grazie a Pio e Fi-liberto, tecnici esperti, siamo riusciti ad acquistare un trasmettitore, scegliere la sede a Montone dopo varie vicissitudini, e installare un’antenna per farci sentire il più lontano possibile. Anche se ci hanno eti-chettato come radio comunista, la nostra passione musicale è stata la vera molla che ci ha spinti a iniziare quest’esperienza. Non avevamo interessi economici, abbiamo cercato di fare ciò che ci piaceva.(PI) Sentiamo la parte tecnica, allora. (PP) Andammo a Bologna a comprare un residuato bellico, un trasmettitore ameri-cano verde militare, ed altro materiale. Po-temmo partire con poca potenza, 16 watt, perché all’epoca bastava per farci sentire fino a Termoli, anche grazie alla posizione: Montone non fu scelta a caso. Facemmo anche delle prove con un radioamatore giuliese, Cardelli. Sempre a Bologna, poi, ci costruirono un trasmettitore più adatto ed un’antenna gigantesca, alta 16 metri. Riu-scimmo a montarla con la forza delle brac-cia, noi ragazzi e qualche altro volontario, su una casa antica trovata tramite la fami-

glia D’Angelo, un’impresa da incoscienti. Ricorderò sempre, comunque, il viaggio notturno di ritorno da Bologna, nella Lan-cia di Renato stipata di attrezzature, con il trasmettitore sulle ginocchia. Il momento in cui la Radio nacque.(PI) Quindi, dopo la fase pionieristica di installazione, iniziano le trasmissio-ni. Quando?(FN) Il 17 gennaio 1977: Blowin’ in the wind. Voglio premettere che auguro ai ragazzi di oggi di vivere un’esperienza come la nostra. Ho un ricordo meraviglioso di ciò che ab-biamo vissuto. Un’esperienza con aspetti sentimentali, tecnici, culturali, ma anche politici, come in occasione dell’occupazio-ne delle terre da parte della Cooperativa giovanile Montone. Fu bello, toccante, ho avuto tanto. Avevo 17 anni e col motorino andavo a fare i programmi notturni fino all’una, e la mattina a scuola. Credevamo in ciò che stavamo facendo.(PI) Com’erano i primi palinsesti? C’era una giornata tipo?

(RP) Eravamo un gruppo eterogeneo e quando si discuteva di programmi erano riunioni lunghissime su cosa mandare in onda. La giornata tipo comprendeva il notiziario, alle 7, poi “Mattino Insieme” con musica e ospi-ti. Il pomeriggio, ”Dedicato a”, da me condotto, seguitissimo. E a seguire, l’”LP del giorno”, “Radio G by night”, “Revival” e tanti altri. Voglio aggiun-gere che nell’atto costituitivo compa-iono tre soci onorari, Renato Olivieri che ci aiutò economicamente, Fran-

cesco Marcozzi che, essendo giornalista, ci consentiva di fare il notiziario, e l’avv. Antonio Catalanotti, che ci diede qualche consiglio di natura legale.(FN) Voglio ricordare una trasmissione bel-lissima della domenica, a ora di pranzo, “Pè ‘Carità”, con il grande Al Brek. Era un work in progress, registravamo durante tutta la settimana, di notte, e la domenica Giulia-nova era deserta: tutti ascoltavano Al Brek.(PI) Prima si è parlato di occupazione di terre. Cosa è veramente accaduto?(RP) Abbiamo dato una mano alla co-operativa giovanile Montone che lot-tava per ottenere alcune terre incolte di proprietà regionale per poterle lavorare come giovani agricoltori. (FN) Fu grande l’aggregazione e la soli-darietà intorno a questa iniziativa per il lavoro giovanile.(PI) Che altro ricordate? (PP) Ci fu un momento di grande entusia-smo e generosità in cui tutti misero in co-

Paolo Innocenti incontra alcuni dei soci fondatori di RadioG Rodolfo Pirih, Alfredo Feliziani, Sandro Brandimarte, Federico Nepa, Pio Pediconi e Enzo Persiani

segue a pag.15

8 GiuliaViva anno III n.1 La parola ai cittadini

Per noi la querelle finisce qui lettera aperta a Francesco Marcozzi

Egregio Sig. Francesco Marcozzi,

i componenti tutti dell’associazione Il Cittadino Governante, dopo aver ascoltato domenica 13 gennaio at-traverso la sua emittente Radio G la lettura e i variopinti commenti da Lei fatti su alcuni punti dell’articolo dal titolo “Caro Marcozzi il giornalismo è un’altra cosa” del dott. Franco Arbo-retti (pubblicato sul primo numero del 2013 di Giuliaviva), si chiedono come sia possibile che un giornalista di tanta esperienza non colga il sen-so della critica espressa ad un modo di fare giornalismo e, invece, si lasci andare ad un monologo carico di in-vettive e affermazioni azzardate sulla persona di Arboretti, coerente esem-pio di impegno politico a difesa degli interessi generali e che rappresenta non solo la nostra associazione, ma anche la terza forza politica che sie-de in consiglio comunale. Ci invitava a citare un esempio di quel “manganellamento mediatico” e di partecipazione alla “macchina del fango” che le contestiamo? Bene, è esattamente quel che si è conces-so di dire, con grande caduta di stile, quella domenica mattina. Forse è rimasto sorpreso che un po-litico abbia avuto la forza di esporre pubblicamente, come legittima re-plica, il proprio pensiero critico nei suoi confronti?

Lei che si attribuisce il merito di essere da 40 anni al servizio della città con vari mezzi di informazione, dovrebbe conoscere bene la storia politico-amministrativa di Giuliano-va e di tutti i politici che si sono via via avvicendati. Le costerebbe tanto riconoscere che il dott. Arboretti ha dato e dà prova di avere una profonda pas-sione per la politica e di non esse-re interessato a nessuna carriera personale? Che l’amore per la sua città lo porta a fare giuste battaglie in consiglio per la salvaguardia e la realizzazione di tutto quello che fa bella, vivibile e turisticamente attra-ente Giulianova?Le costerebbe tanto ammettere che il dott. Arboretti su ogni punto di-scusso in consiglio si presenta, nel rispetto di tutti i cittadini e del ruolo assegnatogli dai suoi elettori, pre-parato e in grado di motivare in ma-niera convincente sia le analisi criti-

che che le proposte costruttive? Impegno, coerenza, preparazione, senso di responsabilità, sono que-ste le caratteristiche che connota-no un’esperienza politica vissuta come servizio e che noi riconoscia-mo al consigliere Arboretti e condi-vidiamo con lui attraverso un lavo-ro collegiale. Ci troviamo invece a constatare il Suo disappunto - anche se non capiamo perché - ma sarà il caso egregio di-rettore che Lei si contenga. Per noi, comunque, la querelle fini-sce qui: da questo momento ognu-no mostrerà le qualità che ha.Sappia, però, che noi continueremo a difendere con forza la nostra visio-ne della Città come bene comune, nella consapevolezza che le nostre idee progressiste avranno un ruolo di primo piano nel prossimo con-fronto elettorale locale.

Gli esponenti de il Cittadino Governante

GiuliaViva anno III n.1 9 La pagina della cultura

La Chiesa della Santissima Annunziatain una relazione inedita del canonico Niccola Palma. di Giovanni Di Giannatale

Prima che fossero avviati i tentativi di restaurare l’antica Chiesa di Santa Maria a mare, denominata anche del-la SS. Annunziata, tra il 1840 e il 1841, due componenti della Deputazione delle Opere Pubbliche di Giuliano-va, Francesco Ciafardoni e Lino De Dominicis, decisero di tagliare corto, proponendone nel 1834 al Sindaco, Francesco Comi, la demolizione, poi-ché era stata ridotta dal “barbarismo dei contadini” (che avevano asporta-to dalle pareti “pietre conce” e altro materiale) ad uno stato di turpe e ir-reparabile degrado. I due deputati suggerivano al Sin-daco di preservare solo il magnifico portale, “capo d’opera, d’ordine co-rinzio”, estraendolo dalla facciata e portandolo, insieme con la pregevo-le campana di bronzo, nella chiesa di San Francesco, un tempo officiata

dai Minori C o n v e n -tuali. Ag-g i u n g e -vano, con una ge-n i a l i t à degna di m i g l i o r causa, che i laterizi c o n s e -guenti alla d e m o l i -

zione potevano essere impiegati per costruire canali di scolo e si-stemi di drenaggio dell’acqua pio-vana che con il ristagno procurava un fastidioso intralcio alla viabilità, soprattutto pedonale; essi infine affermavano che il Decurionato avrebbe dovuto edificare un’altra Chiesa, di analoghe dimensioni, nei pressi della strada “Consolare” (oggi SS16). Per fortuna la balzana proposta, che pur aveva convinto il Sindaco Comi, fu respinta dall’In-tendente (oggi Prefetto) di Teramo, Bonaventura Palamolla, che sospe-se la deliberazione adottata dal Decurionato l’8 aprile 1834. Prima di assumere la decisione, l’Inten-dente prese tempo, consultandosi con il Vescovo Alessandro Berretti-ni (1830-1849) e con il noto stori-co, canonico Niccola Palma (1777-

1840), il quale aveva visto la Chiesa come “convisitatore” nel corso della visita pastorale eseguita a Giulianova il 10 agosto1834, redigendo una bre-ve relazione storico-artistica. Il Palma fornisce le seguenti informazioni: 1. La chiesa fu donata da San Berardo di Pagliara al Capitolo aprutino che ne deteneva la proprietà, istituendovi una “rettoria” e talora dei “prebenda-ti”; 2. Della chiesa si appropriarono i duchi di Atri nel sec. XV, dichiarando che era stata costruita sul loro domi-nio; 3. Il vescovo Montesanto aveva tentato di rivendicarne la proprietà senza riuscirvi; 4. L’estinzione della dinastia ducale acquaviviana, con la morte di Rodolfo XVII, comportò il passaggio dei suoi beni al Regio Fisco, cioè alla Corona, e successivamente ai sovrani che si alternarono sul trono del Regno di Napoli. Degna d’interesse è l’interpretazione artistica del portale, necessariamen-te parziale a causa dei guasti che ne rendevano difficile la lettura, prima che fossero rese visibili le diciotto for-melle dal restauro iniziato nel 1918, al quale accennò il vescovo Alessandro Beniamino Zanecchia Ginnetti nella visita pastorale compiuta il 21 agosto dello stesso anno.(anticipazione tratta dal libro I Pas-sionisti a Giulianova (1858-1866), di prossima pubblicazione, S. Gabriele edizioni, ndr).

10 GiuliaViva anno III n.1

Il Grand Hotel Don Juan apre le porte al teatro Brunella Cinquegrana e Leonardo Buttaroni intervistati da Pietro Carrozzieri

In occasione del quarantennale il Grand Hotel Don Juan ha ospitato una rassegna teatrale con tre appun-tamenti denominata “Don Juan The-ater” e apericena con gli artisti. Siamo con la direttrice dell’hotel Don Juan, Brunella Cinquegrana. Come è nata l’idea di abbinare l’ospitalità di un grande albergo con il teatro?(BC) E’ nata perché quest’anno abbia-mo festeggiato i 40 anni del Grand Hotel Don Juan e avevamo detto che avremmo aperto l’albergo al territo-rio. La mia grande passione per il te-atro mi ha portato ad ideare queste serate, che abbinano l’aperitivo ad una rappresentazione teatrale.Parli di amore per il teatro. Vieni da una città, Chieti, in cui il teatro è una realtà importante.(BC) E’ vero, a Chieti abbiamo il tea-tro Marrucino, famoso nel mondo. Ha una storia importante e rassegne tea-trali bellissime. Abituata ad andare a

teatro fin da piccola, per me è stato un dolore il momento in cui a Giulianova hanno chiuso il teatro Ariston. Non voglia-mo certo sostituirci all’ATAM, però il teatro è vita, il teatro è bello, il teatro è cultura, e ciò che vogliamo fare è mettere a disposizione gli spazi del Don Juan per riportare il teatro a Giulianova. Per tale motivo abbiamo voluto chiamare

questa piccola rassegna “Don Juan Theater”.Sicuramente un’idea valida. Con-dividiamo il fatto che una comu-nità senza un teatro è una comu-nità povera. Ci auguriamo che la vostra iniziativa possa decollare.(BC) La nostra è una piccola rasse-gna, ma crediamo di qualità. Dopo “Horsehead”, che ha vinto il Fringe Festival di Roma e poi andrà anche a New York, ci sarà “Vivo nel vuoto” fatto con ragazzi disabili, e poi la re-plica di Horsehead. Ma se il territorio risponderà bene, siamo prontissimi ad andare avanti.Al regista della compagnia Catti-ve Compagnie, Leonardo Buttaro-ni, chiediamo: come siete arrivati a questa rappresentazione?(LB) L’idea è partita dalla signora Bru-nella, e ci siamo trovati d’accordo nel creare un teatro all’interno dell’hotel Don Juan. Penso che anche l’effetto fi-

nale sia piacevole a vedersi. Lo spetta-colo è andato bene, e siamo contenti.E’ la prima volta in un palcoscenico così insolito? (LB) All’interno di un hotel è la prima vol-ta, ma ci adeguiamo a tutti i palchi ed alle situazioni che ci si presentano. Sia-mo del teatro off, flessibile verso qualsia-si situazione. Non ci spaventa nulla. Il prossimo spettacolo al Don Juan?(LB) Sarà di una compagnia di Giu-lianova, e parlerà del famoso trape-zista funambolo che passò tra i due grattacieli, le Torri Gemelle. Sarà uno spettacolo improntato sul sociale. Avremo in scena persone con handi-cap, insieme ad attori professionisti. Credetemi, sarà uno spettacolo molto commovente.

Teatro a Giulianova

Sul nostro sito www.giuliaviva.itil video delle interviste

Dove Cosa Quando GiuliaViva anno III n.1 11

Prime visioni di Stefania Sacchini

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Concerti mostre ed eventiTravaglio a Pescara

Titolo:Eredità. Una storia della mia fami-glia tra l’Impero e il fascismoAutore: Lilli GruberCasa editrice: RizzoliPagine: 354 Prezzo: € 18,50

Nata austriaca, vissu-ta sotto l’Italia, morta all’ombra del Reich, Rosa Tiefenthaler è il simbolo dei tormenti di una terra di confine (il Sudtirolo). Su quella frontiera è cresciuta Lilli Gruber, sua bisnipote, che attinge oggi alle parole del suo diario. E

racconta una pagina di storia personale e col-lettiva, sul filo del ricordo, intrecciando testi-monianze e documenti, lettere e memorie. In controluce c’è un’Italia presa nella morsa della dittatura e un’Europa travolta dall’incubo del-le guerre mondiali. Lilli Gruber, giornalista e scrittrice, è stata la prima donna a presentare un telegiornale in prima serata; è Autrice di: “Chador” (2005), “America anno zero” (2006), “Figlie dell’Islam” (2007), “Streghe” (2008)

LincolnNegli ultimi quattro mesi di vita del Presidente Abraham Lincoln, il pieno spessore dell’uomo, con la passione e l’umanità che gli erano propri, maturò nella sua battaglia più decisiva. Un com-plesso dramma umano sconvolge l’America mentre Lincoln moltiplica gli sforzi per fermare la devastante guerra civile non solo ponendo termine al conflitto, ma lottando per far approva-re il 13° Emendamento, che abolisce per sempre la schiavitù. L’ultimo capolavoro di Steven Spielberg, candidato a 12 premi Oscar. Magistrale l’interpretazione di Daniel Day Lewis.In programmazione dal 26 gennaio.

L’Eredità di Lilli Gruber

Caleidoscopio 2012

1 febbraio 2013 Chiesa di Sant’Antonioore 18:00Concerto d’organoMatteo Golizioorgano- ingresso libero -

Marco Travaglio al Tea-tro Massimo di Pescara, l’8 Febbraio, con lo spet-tacolo ‘E’ Stato la Mafia’,. Travaglio sara’ accom-pagnato dalle musiche eseguite dal vivo da Valentino Corvino e af-

fiancato da un attore, che leggera’ brani di politici e intellettuali sulla buona politica.

Il circolo “Il Nome della Rosa”Domenica 27 gennaio ORE 21,30

“L’ANSIA, LA MIA MIGLIOR NEMICA”Venerdì 1 febbraio ORE 21,30

TEATRO “ASSASSINIO NELLA CATTEDRALE”Sabato 2 febbraio ORE 21,30

READING “LE CANTATE DELLA SACRA DONNACCIA”Domenica 3 febbraio ORE 21,45“UNO, NESSUNO, CINEMA “ANCHE I NANI HANNO COMINCIATO DA PICCOLI”

Giovedì 7 febbraio ORE 21,00“LA POTATURA DELL’OLIVO” Corso teorico/pratico - Inizio

Venerdì 8 febbraio ORE 21,30VERNISSAGE “ACHILLE E LA TARTARUGA”

L’Officina l’Arte e i Mestieri

Panariello al Teatro Massimo

Giorno della memoria 2013

Presso L’ARCALaboratorio per le Arti ContemporaneeLargo San Matteo - TE-RAMO Domenica 27 gennaio ORE 17,30Commemotaz ione della SHOA Giorno del-la memoria 2013

Il prossimo 5 feb-braio “In Mezz@voi” farà tappa anche al teatro Massimo di Pe-scara, lo spetta-colo inizierà alle 21:30Perinformazioni: 0871685020 0852015609

sabato 26 GENNAIOLA BRICO-PIZZA componi la tua pizza e fai arrabbiare il pizzaiolo!

venerdì 1 FEBBRAIOCON!CERTI LIVE MARCO PARENTE

sabato 2 FEBBRAIOAPERTURA MOSTRA FOTOGRAFICA MASSIMO DI MARZIO

venerdì 8 FEBBRAIOCON!CERTI LIVE-SPETTACOLO JONNY & MO

12 GiuliaViva anno III n.1 Primo e Secondo

Crescere giovani Chef di Andrea Beccaceci

Sabato scorso Marco Lodoli al Kursaal ci ha spiegato molto dei meccanismi dell’apprendimento contemporaneo, di come i ragazzi e i professori si pre-dispongono ai propri ruoli, di come la fruibilità della conoscenza e la for-mazione dei ragazzi passino anche attraverso strumenti nuovi che non sempre vengono recepiti e usati nei modi migliori. Insomma ci ha lasciato un’istantanea, a tratti critica, dell’istru-zione oggi ed insieme la speranza di un cambiamento verso una scuola che doti i ragazzi di saperi e saper fare.Anche nella ristorazione sono sem-pre di più i giovani che arrivano dagli istituti professionali e devo dire che la loro qualità migliora costantemen-te: conoscono meglio le tecniche di cottura, hanno buona manualità e le conoscenze di fondo acquisite sono più che accettabili. Però non basta. Un diciottenne appena diplomato in un istituto alberghiero non può es-sere pronto per il mondo del lavoro, necessita del passaggio successivo: la formazione sul campo. Essere un cuo-co comporta una serie di conoscen-ze che purtroppo la scuola non può dare: conoscenza del mercato intesa come capacità di discernimento tra gli infiniti prodotti utilizzabili, capa-cità di rapporti con i fornitori, crea-zione e innovazione della carta delle vivande, padronanza nella gestione delle “comande” durante un servizio e tante altre cose che solo un’espe-rienza duratura e consapevole presso

strutture professionalmente capaci potrà dare. A tal riguardo va valutato molto positivamente un bando della Regione Abruzzo, che nelle prossi-me settimane diventerà operativo, atto proprio ad instradare, in manie-ra competente e moderna, i ragazzi che vogliono entrare nel mondo della ristorazione. La formazione avverrà attraverso due momenti ben distinti: il primo nelle aule con i migliori chef abruzzesi che trasmetteranno la co-noscenza dei prodotti soprattutto regionali e delle più idonee tecniche di cottura, con sommelier che trat-teranno di vini e abbinamenti, con maitre che parleranno di accoglienza e servizio e di tanto altro; il secondo momento, quello fondamentale, av-verrà nelle cucine dei ristoranti abruz-zesi dove i ragazzi faranno il tirocinio decisivo al completamento della loro formazione e lo faranno - ottima noti-zia - retribuiti con i fondi europei che il bando mette a disposizione. Insom-ma, finalmente in Abruzzo decolla un progetto formativo per il settore enogastronomico atto a dotare la no-stra regione di giovani consapevoli e capaci, in grado di sviluppare e pro-muovere nell’immediato futuro quel-la molteplicità ed unicità di gusti e sapori del nostro territorio che troppo spesso sono stati trascurati.Con piacere propongo un grande classico della cucina abruzzese, inter-pretato dalla famiglia Tinari del risto-rante Villa Maiella di Guardiagrele.

Chitarra al ragù di agnello e ricotta affumicata al ginepro

Ingredienti. Per la pasta: 250 gr. di farina 00, 150 gr. di semola, 4 uova, sale q.b.1 coscio d’agnello, sedano, prezzemolo, aglio, pomodoro, olio extra vergine, ricotta affumi-cata al ginepro.Procedimento. la pastaImpasto le farine, le uova, il pizzico di sale e faccio riposare per mezz’ora. Poi la stendo con il matterello allo spessore di 2 mm e la passo sulla chitarra o altrimenti la stendo con la mac-chinetta e la passo alla taglierina. La sistemo su un vassoio e lo copro con un torcione.il ragù d’agnelloPrendo la coscia di agnello la taglio in modo da ricavare 2 fazzoletti della larghezza di 15 e lunghezza 10 dello spessore di 1 cm. circa, la restante parte la taglio a dadini da 1 cm. per lato. Appoggio sui due fazzoletti i bastoncini di sedano, le foglie di prezzemolo, l’aglio tagliato a listarelle, condisco con sale e pepe. Poi li ar-rotolo e li lego con lo spago a forma di salame.Prendo una casseruola verso l’olio e faccio rosolare a fuoco dolce i due involtini e le os-sicine del collo.Aggiungo poi il fondo tritato, continuo a far rosolare e poi aggiungo i dadini di agnello, porto anche questi a rosolatura e bagno con il vino bianco.Aspetto che evapori ed infine aggiungo i fi-letti di pomodoro e porto a cottura per 1 ora e 30 a fuoco dolce. Nell’eventualità la salsa si restringa troppo durante la cottura aggiungo dell’acqua.Cuocio la pasta in abbondante acqua salata, la scolo e la faccio saltare insieme al ragù e la servo velocemente con una grattata di ricot-ta affumicata al ginepro.

A tutto sport GiuliaViva anno III n.1 13

Passo falso a Francavilla per il Giulianova di Daniele Adriani

Bruttissima prestazione a Franca-villa del Giulianova, che esce scon-fitto, senza mai entrare in partita. L’occasione per riportarsi a ridosso del Sulmona è stata fallita, le ipo-tesi possono essere molteplici, di fatto lo scontro diretto con il Sulmo-na potrebbe essere quasi inutile, a meno di clamorosi affossamenti an-che della capolista. Nel corso della stagione sono stati vari i momenti in cui un risultato positivo avrebbe potuto capovolgere la situazione, il campionato non è finito, ma psi-cologicamente i ragazzi di mister Grillo risentiranno sicuramente del colpo subìto. Il giorno in cui è scom-parso l’ex-presidente Scibilia (ricor-dato con un minuto di raccoglimen-to ed il lutto al braccio), si aspettava una prova d’orgoglio che non c’è stata, anzi oltre al danno la beffa dell’espulsione per simulazione di Francia, che non sarà disponibile contro il Sulmona, sarà un’assenza importante. Sperare, comunque, non costa nulla e forse la voglia di

riscatto potrebbe essere l’ar-ma in più per domenica, in-sieme “all’effetto Fadini”. Sul-la partita a Francavilla c’è da registrare la contestazione, di una parte delle tifoseria, contro il tesseramento di Mi-colucci con il Giulianova cal-cio. Il calciatore (giuliese di nascita e cresciuto nelle gio-

vanili giallorosse), è stato coinvolto nell’inchiesta per il calcio scommes-se, ha patteggiato e stà scontando una dura squalifica. Il Giulianova potrebbe essere un modo per ricominciare, poiché ad un ragazzo di 30 anni può essere concessa un’altra possibilità. Uno striscione molto esplicito è stato esposto durante la gara, e la posi-zione di questa parte di tifoseria sembra molto intransigente. La so-cietà si è mostrata sempre molto disponibile al dialogo e siamo sicuri che il bene superiore, che è il Giu-lianova calcio, farà trovare un punto di vista comune. Anche perché in alternativa, si torne-rà su passi già fatti e creare divisioni non farà certo crescere quell’entu-siasmo che sono indispensabili per tornare in categorie più consone alla storia giuliese. Passando al Collera-nesco, ancora una vittoria, stavolta contro il Notaresco, porta la squadra giuliese a ridosso delle prime, in pie-na zona playoff.

Ci sono momenti della vita che, riconsiderati a posteriori, assu-mono le sembianze di una svol-ta, dell’attimo in cui il percorso intrapreso cambia direzione, impennandosi verso traguardi segretamente sognati, tenace-mente inseguiti, ancora mai con-quistati. Per la Giulianova sportiva e non solo, l’avvento di Pietro Scibilia alla guida della società calcistica è uno di quei momenti. La prima promozione in serie C1 conse-guita con Scibilia al timone del-la società ha rappresentato per l’intera città non solo la conqui-sta di un traguardo storico, ma il primo fondamentale mattone per costruire, insieme ad un ruo-lo importante e duraturo nel co-siddetto calcio che conta, anche una nuova immagine di Giulia-nova da esportare al di fuori dei confini abituali. Addio e grazie, Commendatore.

La scomparsa di Pietro Scibilia

[email protected] GiuliaViva anno III n.1

Inviateci le vostre lettere, segnala-zioni o foto a: [email protected]

Scuolabus

Si prega cortesemente i nostri gentili lettori di contenere in termini di spazio i loro contributi, al fine di garantire una più ampia partecipazione ed evitare spiacevoli tagli.

Il tiglio

Gentile redazione,Vi invio questa fotografia, specchio a mio parere, di una degradante si-tuazione che affligge il nostro me-raviglioso paesaggio. Giulianova, come ben noto, è una splendida località marittima, ma ciò non im-plica che viva solo tre mesi l’anno. La spiaggia d’inverno è ugualmen-te frequentata, anche se in diversa misura, dai cittadini, e lasciarla in tali condizioni, quasi al pari di una discarica, credo sia inaccetabile.

Giulia B.

Biciclette gratis sui treni Un desolato mare...

Gentile redazione di Giuliaviva, voglio protestare ancora per Piazza Buozzi, che dopo essere stata rovinata e scempiata, è stata derubata del suo bellissimo tiglio che a detta degli esperti era malato e che quin-di doveva essere abbattuto, con grande rammarico di tutti i giuliesi. A quei giorni il sindaco disse che sarebbe stato subito rimpiazzato, cosa che non è stata mai fatta a distanza di due anni. Ora al suo posto c’è una misera aiuola con una recinzione ri-dicola da gran risparmio con piccole pian-tine di sempre verde che mai cresceranno, e ricettacolo di carte e cicche di sigarette, una vera vergogna quella bruttura. Forse il signor Sindaco vi aveva messo un seme del tiglio e si sarà dimenticato di innaffiar-lo ogni tanto. Caio Dentato

Dopo la buona notizia dell’inserimento, nella finanziaria regionale, grazie ad un emendamento del consigliere Maurizio Acerbo, di ben 30.000 euro per garantire il trasporto gratuito delle biciclette sui treni, ci si aspettava una rapida integrazione del contratto di servizio con Trenitalia, passag-gio senza il quale il finanziamento regionale rimane poco più di una buona intenzione, in quanto le caratteristiche del servizio non cambiano e, per trasportare le biciclette sui treni, si continuerà a pagare. Chiedia-mo, quindi, all’assessore regionale Morra di provvedere celermente a tale adempi-mento, evidenziando che le vicine Marche hanno convenuto con Trenitalia un impor-to annuo di 10.000 euro per garantire tale servizio, e che quindi la somma stanziata dalla Regione Abruzzo sarebbe sufficiente per almeno tre annualità. Chiediamo, inol-tre, che nell’accordo si prevedano opere di facilitazione di accesso delle biciclette nelle stazioni oltre che la pubblicizzazione del servizio all’esterno e all’interno delle stazio-ni, sul sito Trenitalia e sugli orari dei treni.

Coord.Ciclabili Abruzzo Teramano

Gentile direttore, scrivo da Villa Pozzoni per lamenta-re una mancanza dell’attuale servizio scuolabus. Abitiamo in Via traversa Nazionale per TE, e prima, quando il servi-zio era comunale, il pullman scendeva la nostra via per prendere e riportare i bambini. Con la gestione privata, i bambini devono arrivare alla SS 80, di fronte al bar Luna. Soprattutto quando vengono riportati a casa, come

documento con foto, la presenza di camion parcheg-giati (è ora pran-zo!), crea pericolo. Ho chiesto infor-mazioni al gestore del servizio, che si

è giustificato dicendomi “si brucia la frizione nella salitella”. Ho provato an-che in Comune, ma è difficile parlare con l’assessore responsabile. Perchè prima sì e ora no? M. D. G.

mune, ad esempio, i dischi di vinile. Ricordo Marcello Conte, che venne a darci una mano con le sue competenze di jazz. (AF) Voglio ricordare anche Pia Olivieri, Wladimiro Janni, Gio-vanni Iaconi, Eden Cibej e la moglie Marcella Vanni, Pietro Ca-rusi, Massimo Di Teodoro e tanti altri. Ci hanno dato una mano e ci hanno consentito un’iniziativa che a Giulianova può essere giustamente ricordata.(PI) Radio di tutti, quindi, come partecipazione.(EP) Si era creato uno spazio di conquista, che riusciva ad ag-gregare tanti. Qualcosa che ora non esiste più. (PI) C’era una sigla iniziale? (RP) Sì, un brano classico. E poi Bundles, dei Soft Machine, per il notiziario, che resiste ancora oggi.(PP) Avevamo una connotazione molto rockeggiante. Molti di noi suonavano, e non certo le canzoni di Sanremo.(PI) Dopo la parte romantica, cosa è successo?(SB) Dopo un paio d’anni la Radio iniziava a prendere una stra-da un po’ diversa, rispetto alle idee iniziali, e ci furono discussio-ni. Marco ed io rassegnammo le dimissioni, ed insieme a San-dro Ettorre demmo vita a un nuovo locale per giovani, il Pub93, iniziando un discorso nuovo a Giulianova.(RP) Sono stato quello che, di questo gruppo, ha mollato per ultimo, a metà anni ‘80. All’epoca si viveva di molto impegno: la nostra era una radio “laica democratica antifascista”, tre ag-gettivi che citavamo spesso. Abbiamo anche subito sabotaggi. Rimane un bel ricordo e forse un po’ di delusione perché la ra-dio libera era altra cosa rispetto alle realtà dell’etere d’oggi, alle radio commerciali.(PP) Nel caso mio e di Filiberto, oltre alle vedute diverse, ab-bandonammo anche perché studiavamo a Bologna. Tornan-do nel weekend, avevamo i nostri turni in radio ogni sabato e domenica, e diventava abbastanza faticoso. Ho comunque un ricordo bellissimo di quei due anni. Andai via appena dopo il trasferimento della sede della radio da Montone al Paese.(AF) Non c’era più il clima pionieristico. La Radio libera di una certa levatura culturale era finita a Montone: il trasferimento a Giulianova l’ha un po’ snaturata. Era finita la radio libera che rifletteva il clima di fermento che c’era in quel periodo storico. E poi molti di noi avevano bisogno di trovare un lavoro, anche se non fummo molto lungimiranti in quanto la radio avrebbe po-tuto costituire anche una forma di sostentamento. E qualcuno, infatti, il business l’aveva intravisto.

“ RadioG cominciò così”segue da pagina 6