GiuliaViva anno IV n.9 del 3 maggio

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Anno IV numero 9 del 3 maggio 2014 (69) GiuliaViva è anche on-line su www.giuliaviva.it Quindicinale d’informazione giuliese distribuzione gratuita - tiratura 2500 copie TUTTI MAGNIFICI I SETTE ? In corsa per la carica di sindaco, con 16 liste e 250 candidati articolo a pag 6 e 7

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GiuliaViva anno IV n.9 del 3 maggio

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Anno IV numero 9 del 3 maggio 2014 (69)GiuliaViva è anche on-line su www.giuliaviva.it

Quindicinale d’informazione giuliese distribuzione gratuita - tiratura 2500 copie

TUTTI MAGNIFICI I SETTE ?In corsa per la carica di sindaco, con 16 liste e 250 candidati articolo a pag 6 e 7

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I

Istantanee giuliesi GiuliaViva anno IV n.9 3

Ma l’Annunziata no “Piazza, bella piazza”il 17 maggio

Siamo alle solite. Arriva l’epoca delle festività pasquali (quest’anno per di più strategicamente posizio-nate in prossimità del binomio 25 aprile – 1° maggio), i primi turisti prendono contatto con il mare e le spiagge, immancabilmente, non sono pronte. O meglio, lo sono solo in parte, con l’arenile ripulito quasi ovunque, ma non nella zona sud. Per l’amministra-zione, evidentemente, la vocazione turistica di Giulianova non si addice all’Annunziata ed alle sue spiagge.

L’appuntamento è per saba-to 17 maggio, in piazza Dalla Chiesa nella consueta e sug-gestiva cornice della collina giuliese. A partire dalle ore 18 e fino alla mezzanotte andrà in scena la VIa edizione di “Piazza, bella piazza!”, appuntamento con i gruppi musicali locali, organizzato come di consueto dall’associazione di cultura po-litica “Il Cittadino Governante”. Fra musica e stand una rara oc-casione per tornare a “vivere” la piazza, lasciando spazio alle idee per riqualificarla, valoriz-zarla e tornare a goderne quo-tidianamente.

E il 25 aprile?

Chissà cosa avrà pensato il senatore Franchi, presidente provinciale dell’ANPI, l’asso-ciazione dei partigiani italiani, nell’accorgersi che, a Giuliano-va, il 25 aprile è passato sotto

silenzio: non un’iniziativa, non una commemorazione, non una corona deposta in memo-ria dei caduti. Per la festa della Liberazione, indelebile origine della nostra storia repubblica-na, nessuna striscia o nastro tricolore. L’ amministrazione quelli li ri-serva solo alle inaugurazioni.

2014, fuga dal PD

Laura Ciafardoni, passata in cin-que anni dalla lista del Pd alla candidatura a sindaco per Forza Italia, è il caso più eclatante, ma anche quelli di Roberto Sacconi, co-fondatore di “Fratelli d’Italia – AN” e Massimo Maddaloni, tra-sferito al centrodestra con tut-to “Progresso Giuliese” hanno il loro peso. Poi c’è Roberto Mastrilli, asses-sore pentito della giunta Ma-stromauro e fra gli ispiratori di “Gente in Comune”, insieme al candidato sindaco Nino Berto-ni, neanche a dirlo di analoghe origini diessine. Infine Albert Pepe, già segretario democra-tico, confluito in una delle liste che sostengono Franco Arboret-ti. Oscillare fra Cameli e Di Carlo a quanto pare non giova al Pd.

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4 GiuliaViva anno IV n.9

Questione morale: attualità di un pensiero di Paolo Innocenti

“I partiti di oggi sono soprattutto mac-chine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Ge-stiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza persegui-re il bene comune”. È uno dei passaggi della storica intervista ad Enrico Ber-linguer realizzata da Eugenio Scalfari il 28 luglio 1981, attraverso la quale il termine “questione morale” irrompeva sulla scena politica. A tre decenni dalla morte dell’allora segretario del PCI, quel documento conferma in pieno tutta la sua valenza morale con un legame pa-radossalmente ancora più stretto con le vicende attuali: altri i protagonisti, altre le condizioni, altro il momento storico, ma la diffusione della metastasi brutal-mente portata alla luce da Berlinguer

non accenna a fermarsi, anzi prolifera. “Tutte le ‘operazioni’ che le diverse istitu-zioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalente-mente in funzione dell’interesse del parti-to o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantag-gi e rapporti di clientela; un’autorizzazione amministrativa viene data, un appalto vie-ne aggiudicato, una cattedra viene asse-gnata, un’attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fe-deltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di rico-noscimenti dovuti”. Difficile credere che queste parole siano state pronunciate più di trent’anni fa: lo spaccato che offrono della nostra società è ancora pienamente efficace, semmai inadeguato per difetto a rendere la realtà in tutto il suo drammatico degrado. Le tinte del quadro si sono fatte ancora più fosche, aggiungendo alla per-durante “occupazione delle istituzioni da parte dei partiti”, denunciata all’epoca, le aggravanti della maggiore diseguaglian-za, della prevalenza dell’interesse perso-nale e di una sempre più diffusa incompe-tenza. “Noi pensiamo che il privilegio vada combattuto e distrutto ovunque si annidi, che i poveri e gli emarginati, gli svantag-giati, vadano difesi, e gli vada data voce e possibilità concreta di contare nelle deci-sioni e di cambiare le proprie condizioni, che certi bisogni sociali e umani oggi igno-rati vadano soddisfatti con priorità rispet-to ad altri, che la professionalità e il merito

vadano premiati, che la partecipazione di ogni cittadino e di ogni cittadina alla cosa pubblica debba essere assicurata”, diceva

Quell’11 giugno

Enrico Berlinguer moriva trent’anni fa, l’11 giugno 1984, a Padova, stronca-to da una emorragia cerebrale che lo aveva colpito quattro giorni prima, nel pieno di un comizio elettorale in vista delle europee di quell’anno. Deputato, parlamentare europeo, segretario del PCI dal 1972 fino alla morte, Berlinguer ha pienamente incarnato la figura del personaggio pubblico intellettualmen-te onesto, prerogativa riconosciutagli, ben al di là degli schieramenti, prima di tutto dagli avversari politici.Sintomatico il giudizio di un giornali-sta che della ideologia di Berlinguer non è stato certamente un seguace, Indro Montanelli: “Un uomo introverso e malinconico, di immacolata onestà e sempre alle prese con una coscienza esigente, solitario, di abitudini sponta-nee, più turbato che allettato dalla pro-spettiva del potere, e in perfetta buona fede di cui ci resta un programma socia-le, politico, economico, etico e morale non scritto basilare per il futuro demo-cratico e di progresso del nostro Paese”. Praticarne l’esempio, al di là del proprio credo, non potrebbe che giovare alla nostra disastrata classe politica.

Segue a pag. 14

Fatti in

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GiuliaViva anno IV n.9 5primo piano

La propaganda alla verifica della realtà dei fatti di Paolo Innocenti

2. Riqualificato la zona della 167 all’An-nunziata.3. Realizzato più verde di tutte le altre amministrazioni.4. Adeguato il PRG con una Variante che ha consentito a tanti di attivarsi per costruire.5. Riqualificato l’area ex SADAM con teatro pubblico, cannocchiale verde e riqualificazione di Via Trieste.Le cose stanno, invece, in maniera mol-to diversa:1. Il nuovo depuratore fu un’idea dell’ex assessore Albani (nella giunta di cen-tro-destra del ’98) che dopo lunga ge-stazione e con un intervento milionario del Ruzzo (che ora stanno pagando i cittadini con bollette salate) il sindaco ha inaugurato (già perché questo -l’i-naugurazione - è ciò che è accaduto durante il suo mandato).2. L’area 167 è stata paradossalmente ri-qualificata con: nuove colate di cemento (che fanno bella mostra di sé sul lungo-mare e all’interno delle aree verdi); con la fuoruscita dalla Riserva naturale del Bor-

sacchio; con la previsione di un im-pianto di Teleriscaldamento che sarà impattante e rumoroso. Lì la piantu-mazione del verde iniziò negli anni 80 e fu notevolmente ampliata nel ’94 con il parco più grande della città (70.000 mq.), poi abbandonato fino ai nostri giorni.3. Qualche mese fa i tecnici re-dattori del Piano del Verde hanno espresso un giudizio molto severo

in merito alle scelte praticate nella ge-stione del verde da parte della Giunta Mastromauro 4. La Variante è stata “tagliata” per il 70% dalla Provincia a causa dell’eccessivo consumo di suolo; inoltre nulla si sa (per dichiarazione del Dirigente urbanistico comunale) in merito alle millantate tante richieste di nuove permessi di costruire. Ciò che è certo è che sono molto arrab-biati i proprietari che stanno pagando l’IMU da anni su terreni promessi come edificabili e che invece ora non lo sono più perché non potevano esserlo in base alle norme urbanistiche che l’ammini-strazione ha ignorato.5. L’area ex SADAM poteva già essere ri-qualificata da almeno 10 anni se non si procedeva alle varianti al PRG del ’94 per responsabilità prima del centro-destra e poi del centro-sinistra di Mastromau-ro. Attualmente, tra l’altro, non si vede alcuna riqualificazione, né sono in vista (perché non previsti) Teatro pubblico, “cannocchiale verde” e riqualificazione di via Trieste.

Francesco Mastromauro il 25 gennaio, al grido “servo in Regio-ne”, annunciava la sua candida-tura al consiglio regionale; dopo 20 giorni - vista la concorrenza di altri candidati che mettevano a rischio la sua elezione - tor-nava sui suoi passi confidando in un posto sicuro al Comune come sindaco. Generalmente un amministratore che nel cor-so del mandato ha praticato il buongo-verno fa parlare il proprio operato. Non ha bisogno di aggiungere altro. Invece il sindaco uscente sta rimettendo in moto la sue specialità: lodarsi fino all’inverosi-mile, magnificare la sua attività ammini-strativa, dipingere i fatti come in realtà non sono, tentare di screditare l’avversa-rio raccontando fatti non rispondenti al vero. Un sindaco che anziché riferire gli avvenimenti con obiettività è costretto a ricorrere alla propaganda e, talvolta, alla mistificazione ammette di essere in difficoltà. Evidentemente comincia ad avere la percezione che nell’opinione pubblica giuliese il giudizio non è poi così positivo come lui sperava. E allora via al disperato tentativo di cambiare le carte in tavola.Qualche mattina fa in uno spazio di pro-paganda elettorale a pagamento (que-ste cose, ovviamente, ama farle “in solita-ria”, quando nessuno può contraddirlo) abbiamo sentito dire che, nei 5 anni di mandato, lui ha:1. Realizzato il nuovo depuratore.

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6 GiuliaViva anno IV n.9 Accade

Il voto consapevole di Gaetano Marà

A Giulianova il 25 maggio si vota per le elezioni europee, regionali e comunali. Sono tutte importanti, ovviamente, ma non sfuggirà a nessuno che le elezioni comunali hanno la loro peculiarità e meritano una particolare attenzione. Nelle comunali infatti ci sono liste non presenti nelle altre elezioni; si sa tutto o quasi delle forze politiche, delle liste e dei candidati e quindi li si può valuta-re con maggiore cognizione di causa; si può giudicare direttamente l’ope-rato di chi ha governato. Tutti aspetti che possono motivare l’espressione di un voto differenziato: a livello locale si può scegliere di votare in maniera di-versa rispetto al voto per le regionali e per le europee. In città ormai il clima tipico delle campagne elettorali è pre-sente da settimane e dopo la convulsa (e, per certi versi, sconcertante) fase preparatoria i candidati sindaci schie-

rati sono 7 e numerosis-sime le liste a sostegno dell’uno o d e l l ’ a l t r o candidato. Si può quindi scegliere - e mai come questa volta occorre sa-per sceglie-re - facendo attenzione a

non prendere abbagli e a non sbaglia-re. La città ha bisogno di un profondo cambiamento e non tutti, stando ai fatti, sono titolati a garantirlo.Partiamo, innanzitutto, dalle condizioni non esaltanti in cui da tempo versa la nostra città, ormai caratterizzata da: - maltrattamento del territorio deter-minato dall’affermazione di un model-lo urbanistico invivibile e lesivo delle nostre bellezze paesaggistiche e della nostra sicurezza idrogeologica; - assenza di una seria riflessione sulle attività economiche da promuovere e sostenere nel rispetto delle vocazioni cittadine, con ripercussione negativa sull’occupazione; - riduzione e penalizzazione dei servizi sociali e sanitari; - crollo delle attività culturali di livello e scarso rispetto nei confronti dei beni culturali giuliesi;

- mancanza di adeguata attenzione al delicato mondo dei giovani; - uso poco razionale delle finanze co-munali con eccessivo indebitamento e frequenti cattivi risultati nelle opere pubbliche; - disinteresse nei confronti del patrimo-nio pubblico di maggiore pregio; - appannamento della trasparenza e della correttezza amministrativa.Tale decadenza, maturata in quasi un ventennio, non può non avere una paternità e va rintracciata nelle giunte che si sono avvicendate in questo lun-go periodo: due di centro-destra, due di centro-sinistra. Le classi dirigenti cittadine espresse in questo lungo periodo, tranne qualche singola rara eccezione, si sono mostrate – questo naturalmente è un giudizio politico - generalmente accomunate, nonostan-te l’avvicendamento di schieramenti di-versi, da una sostanziale omogeneità programmatica poco sensibile ai beni comuni e molto interessata alla carrie-ra politica e al “comandare” occupando poltrone. Tale somiglianza nelle scelte amministrative e il grande interesse

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GiuliaViva anno IV n.9 7 in città

per i posti di potere hanno prodotto un deprecabile fenomeno, che negli ultimi tempi ha raggiunto livelli intollerabili, che è quello del trasformismo, cioè del passaggio da uno schieramento all’altro in barba agli impegni presi con gli elettori (il più clamoroso: la conver-genza del sindaco e del vicesindaco dei nove anni di gestione del centro-destra sulle posizioni del centro-sinistra, nel corso del mandato che sta per chiuder-si) o del posizionarsi contro la propria maggioranza a causa di cariche non ot-tenute, fino a candidarsi a sindaco dello schieramento avverso. Come fa tutto ciò a non provocare fa-stidio, disinteresse nei cittadini che poi si rifugiano o nell’astensionismo o nell’antipolitica? Altro fenomeno involutivo è quello del continuo nascere, in prossimità del-le elezioni, di liste civiche senza storia precedente in termini di impegno civile e politico che poi finiscono nel nulla o

Appunti e riflessioni in vista delle prossime elezioni comunali

col confluire in uno dei tradizio-nali schieramenti di centro-destra o di centro-si-nistra (talvolta addirittura pri-ma nell’uno, poi nell’altro!). Quale r i n n o v a m e n t o nella vita pubbli-ca rappresentano liste siffatte?

Ben quattro dei candidati sindaci (quello del centro-sinistra e i tre del centro-destra), salvo ulteriori sorpre-se, hanno a che fare con le riflessioni sopra svolte. In questa tornata elettorale ci sono poi due liste che nei programmi ri-echeggiano per grandi linee quello reso già noto - in maniera molto più completa e dettagliata - nel 2009 dal Cittadino Governante. Si tratta della lista Gente in Comune (che oltre le indicazioni di massima non va) e di quella del Movimento 5 Stelle (che il giorno dopo la scadenza dei termini per la consegna delle liste e dei programmi, sul proprio sito alla voce programma afferma: “stiamo la-vorando al programma, seguiteci sui canali facebook per rimanere sempre aggiornati”).Ora in democrazia, ci mancherebbe, tutto ciò è consentito, guai se così non fosse, ma una domanda sorge sponta-

nea: cui prodest? Insomma a chi giova tutto ciò? In città esiste da dieci anni un’associa-zione (Il Cittadino Governante) che è impegnata seriamente, e con coeren-za, a difendere i beni comuni (anche con battaglie vinte come quella per la difesa di piazza Dalla Chiesa), gli in-teressi generali, la moralità nella vita pubblica (come nel caso ex Migliori Longari e in quello del cantiere accan-to al Kursaal), la sostenibilità (stop al consumo di territorio, mobilità soste-nibile, strategia rifiuti zero, riduzione consumi energetici e promozione del-le fonti rinnovabili, economia locale sostenibile), la trasparenza (tanto da fornire gratuitamente da 5 anni sul web non solo la diretta dei consigli co-munali ma anche l’archivio di tutti gli interventi dei consigli già tenutisi, cosa che non offre nemmeno il portale del Comune), a svolgere un lavoro istitu-zionale di controllo rigoroso e di pro-posta costruttiva. Allora, se tutto questo accade da anni, perché non impegnarsi per dare più forza a quanto già costruito, integran-dolo e migliorandolo semmai, piutto-sto che creare le condizioni per disper-dere il voto dell’elettorato interessato al cambiamento? Certo, a questo pun-to la domanda è di rito, ma va posta anche ai cittadini che hanno compreso la necessità della svolta e che magari rispetto alle copie dell’ultim’ora posso-no decidere di scegliere l’originale.

s.r.l.

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8 GiuliaViva anno IV n.9 Spigolature

Scrivere del poeta di Recanati in una paginetta è come distillare, concen-trandolo, un elisir imbevibile, ma proverò a trattare un unico argo-mento, ricco di allusioni intorno alla sterminata serie di domande esisten-ziali che figurativamente trovano nel ‘notturno della luna’ una precisa col-locazione metaforica. E’ di qualche decennio fa il bel saggio di Antonio Prete, che voglio segnalare, “La luna leopardiana” (in Il demone dell’analo-gia, Feltrinelli, 1986) che tratta am-piamente il tema in oggetto nei Can-ti, secondo un criterio che sviluppa una “poetica della luce” osservata al cospetto delle “forme vuote dell’in-visibile”, vale a dire una dialettica fra immaginazione (il ‘caro immaginar’ di Leopardi) e la “sfida ai confini dell’im-maginazione” che nichilisticamente vi si oppone. Si sa che la luna è uno dei luoghi letterari per eccellenza del

romanticismo. Da Chateaubriand a Novalis, da Poe a Coleridge, fino alla sua versione ‘malata’ nel vampirismo di fine secolo e, perfino in musica, non sfugge a nessuno l’importanza dei ‘notturni’ di Chopin, Boccherini e Mozart (Eine Kleine Nachtmusik) fondati su un’estetica del silenzio e della quiete. Ma Leopardi è colui che utilizza il locus della luna, diremmo, con sistematica efficacia descrittiva e immaginativa secondo il suo ben noto cliché di un infinito che è di là da quello che ci è dato di vedere. Già in Ad Angelo Mai, ad esempio, traccia un profilo di questa facoltà che sce-ma col passare del tempo: “O caro immaginar; da te s’apparta/ Nostra mente in eterno; allo stupendo/ Po-ter tuo primo ne sottragon gli anni;/ E il conforto perì dei nostri affanni”. Dell’immaginar è alleata la luna che mostra, con la sua luce, insieme alle bellezze della natura le rovine del-la condizione umana e della Storia, come scrive nel Bruto Minore: “Can-dida luna sorgi/ e l’inquieta notte e la funesta/ All’Ausonio valor campa-gna esplori (…) abietta parte siam delle cose.” L’apparenza ingannevole del mondo sembra essere rischiarata ulteriormente da quel “biancheggiar della recente luna” di cui parla nel Sabato del villaggio, dove il soggetto osservante è consapevole dell’inu-tilità dell’idillio derivante dall’atte-sa. Si direbbe che il ‘rischiaramento’,

l’Aufklarung della luna, sia un alleato contro l’oscurità (‘regina benigna’la chiama Leopardi), un elemento per la contemplazione che si fa inter-rogazione del mondo, ma chi può negare, nella filosofia leopardiana, il carattere illusorio di questo secondo sole che al poeta insonne consente di vedere con maggiore nitidezza l’ampio spettro delle sciagure uma-ne? E tuttavia un nesso formidabile collega la parabola lunare alla vita, sia pure nella consapevolezza di un ciclo contrapposto a un unicum: “Ci-prigna luce alla deserta notte/ Con gli occhi intenti il viator seguendo/ Te compagna alla via, te dei mor-tali/ Pensosa immaginò”, scrive nel-la Primavera o delle favole antiche, concetto reiterato nell’Ultimo canto di Saffo:”Placida notte e verecon-do raggio/ Della cadente luna; e tu che spunti/ Fra la tacita selva in su la rupe”… Qui il romanticismo di un paesaggio sublime si mescola al ‘ve-recondo raggio’ che deve illuminare in un’isola greca dell’Egeo la tragedia umana della poetessa dal “disadorno ammanto”. Ugualmente, nella Sera del dì di festa, la luna assurge a pro-tagonista di una magica tranquillità contrapposta all’idea ricorrente nei versi del poeta di una ‘festa’ già con-sumata e intrisa di dolore: “ Dolce e chiara è la notte e senza vento,/ E

La luna di Leopardi di Leo Marchetti

Segue a pag. 15

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Economia GiuliaViva anno IV n.9 9

La recente edizione del 12 aprile 2014 de “The Economist”offre una lettura molto interessante del ruolo della finanza internazionale, e – so-prattutto – delle cinque crisi finan-ziarie che si sono succedute negli ultimi due secoli. Come sempre, è “la dose che fa il veleno”: criminaliz-zare la finanza a priori è sbagliato. Dipende dall’ uso che ne viene fatto.Dalla “bolla speculativa” della Com-pagnia dei Mari del Sud (1720), isti-tuita per lo sviluppo e la tutela del commercio con il Sud America (finita, disastrosamente,con pratiche specu-lative sul debito pubblico), alla prima crisi dei neonati “paesi emergenti” la-tino-americani del 1825, all’ entusia-smo per le imprese ferroviarie (le “Na-sdaq” dell’ epoca) il cui rendimento, però, risultò un tantino inferiore alle previsioni, facendole letteralmente deragliare, fino alla oramai abusata crisi del 1929, quando il boom specu-lativo degli anni ruggenti si concluse

Le crisi che hanno caratteriz zato la finanza moderna di Gianluigi De Dea

bruscamente con la decisione della Federal Reserve di aumentare i tassi per “raffreddare” i mercati.L’ autore sostiene (non dimentichiamo che “The Economist” è una rivista caratterizzata dal sostenuto liberali-smo del suo fondatore, Walter Bagehot), che la

finanza assolve a due semplici mis-sioni: quella, per il risparmiatore, di “macchina del tempo economica”, per la conservazione nel tempo del potere di acquisto dei suoi investi-menti, e – per l’ investitore - bene-ficiario del credito, la prospettiva di un utile futuro. Un sistema finanzia-rio ben regolato “smussa” gli alti e bassi del ciclo economico, nel tenta-tivo di rendere più “prevedibile” l’ in-certezza dell’ ambiente in cui vivia-mo. Inoltre, gli investitori puntano sulle aziende con i migliori progetti, idee e persone.Alexander Hamilton, a torto o a ra-gione, croce e delizia della finanza moderna, primo segretario al Tesoro degli Stati Uniti, perseguì il sogno di creare un modello finanziario ispi-rato a Gran Bretagna e Olanda, vale a dire un sistema che finanziasse il proprio debito attraverso l’ emis-sione di titoli (letteralmente “I Owe You”, “Io Ti Devo”). Attraverso tale

meccanismo lo stato avrebbe potuto disporre di denaro a basso costo, e l’ America avrebbe fondato la sua ban-ca centrale (“BUS”, “Bank of the United States”). Tra i vari aneddoti posti a interludio della narrazione, ne abbiamo scelto uno, William Duer un controverso cit-tadino britannico (aveva studiato a Eton), il primo inglese responsabile di aver generato la prima crisi finanziaria americana (ahimè, non l’ ultima!). Duer e i suoi complici sapevano che gli in-vestitori erano assetati di obbligazioni federali per pagare per le azioni BUS, e cercarono di accaparrarsi il merca-to. Per finanziarsi Duer fece ricorso al prestito di amici e conoscenti facolto-si, emettendo titoli garantiti personal-mente, e sottraendo illecitamente de-naro alle stesse aziende che guidava.L’altro problema era la stessa banca centrale, che aprì incondizionatamen-te le vendite ad altri finanziatori ame-ricani. 2,7 milioni di dollari in nuovi prestiti vennero elargiti nei primi due mesi. Imbottiti di credito, gli abitanti di Philadelphia e New York furono presi dalla febbre speculativa. Venti convo-gli a settimana correvano tra le due città per sfruttare al meglio le transa-zioni.Per chi volesse approfondire la lettura, consigliamo di visitare l’ articolo, all’ in-dirizzo posto in alto, oppure di digita-re su “Google” il testo “The slumps that shaped modern finance”.

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10 GiuliaViva anno IV n.9

Buon compleanno Shirley di Antonio D’Eugenio

Interferenze visive

L’attrice Shirley MacLaine ha da poco raggiunto il traguardo di 80 primave-re, ma ha la stessa grinta di quando, appena ventenne, faceva la sua pri-ma apparizione cinematografica nel film La congiura degli innocenti (1955) di Alfred Hitchcock. Notata da altri registi, ottiene ruoli anche per diver-se commedie, tra cui Artisti e modelle accanto a Jerry Lewis e Dean Martin e Qualcuno verrà diret-to da Vincent Minnelli. Negli anni ’60 lavora al fianco di Jack Lemmon in L’appartamento e Irma la dolce, entrambi diretti da Billy Wilder e i primi riconoscimenti non tardano ad arriva-re, come il BAFTA asse-gnatole per le straordi-narie interpretazioni in L’appartamento e Tutte le ragazze lo sanno. La

grande capacità della MacLaine di ca-larsi nei ruoli più disparati le permette di lavorare anche con artisti del calibro di Audrey Hepburn e Clint Eastwood. E’ soltanto nel 1984, però, che conquista il Premio Oscar con il lungometraggio di James L. Brooks Voglia di tenerezza, in cui recita nel suo ruolo più famoso, Aurora Greenway, misurandosi con due tra gli attori più importanti del panorama cinematografico interna-zionale: Debra Winger e Jack Nichol-son. Raggiunto il riconoscimento più ambito, l’attrice continua la sua scalata al successo e seguono numerosi altri film, quali: Oltre il giardino (1979) di Hal Ashby, Madame Sousatzka (1988) di John Schlesinger, Fiori d’acciaio (1989) di Herbert Ross, Cartoline dall’Inferno (1990) di Mike Nichols, I conflitti del cuore (1996) di Robert Harling, In Her Shoes – Se fossi lei (2005) di Curtis Han-son, Vizi di famiglia (2005) di Rob Rei-

ner, Appuntamento con l’amore (2010) di Garry Marshall e I sogni segre-ti di Walter Mitty (2013) di Ben Stiller. L’attrice americana vanta anche diverse partecipazioni a serie tv di successo, come Downton Abbey in programmazione fino al 2013 e Il mondo di Shirley andata in onda nel biennio ’71-’72, ma è stata anche presen-

te in miniserie per la televisione quali Coco Chanel (2008) in cui interpreta Coco da anziana e Giovanna D’Arco (1999) diretto da Christian Duguay. Di tutte le pellicole in cui la MacLaine ha lavorato ce n’è una che si discosta un po’ dagli altri generi e che rientra nella black comedy; si tratta di Bernie diretta da Richard Linklater. Inedito in Italia, il film è basato sulla storia vera di Bernie Tiede, che nel 1996 uccise l’anziana compagna ottantunenne nasconden-dola in un freezer. Nonostante la trama possa far pensare ad un horror, la pe-culiarità è l’humor nero sostenuto dalla coppia formata dalla stessa MacLaine e dall’irresistibile Jack Black, garanzia di sicuro divertimento. Artista poliedri-ca e di indiscusso talento, la MacLaine non smette di affascinare lo spettatore con le sue meravigliose interpretazioni che speriamo ci facciano compagnia ancora per un po’.

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Dove Cosa Quando GiuliaViva anno IV n.9 11

Pubblica utilitàFarmacie di turno

3/4 maggio Farmacia Marcelli5/11 maggio Farmacia Ielo12/18 maggio Farmacia Del LeoneGuardia Medica festiva e di urgenza Tel.: 085.8020362Ospedale Civile Via Gramsci 085.80201Pronto Soccorso 085.8020238 085.8020366118 085.8020442 / 085.8020373Croce Rossa Via Simoncini, 41/A 085.8007733Consultorio Familiare Via Ospizio Marino 085.8020816Polizia Veterinaria Pronto Intervento 085.8020818 (08.00-20.00)

Concerti mostre ed eventi

Venerdì 9 maggio ore 21,30SAGGISTICA. “ANCHE SE NON SEMBRA”

Discorsi su rapporti internazionali e teologia politicaIncontro con: Andrea GIACOBAZZI, A cura di: Pietro FERRARI

Sabato 10 maggio ore 21,30MUSICA LIVE. “LA CHITARRA TRA 700’ E 900’”

Roberto DI STANISLAO – Chitarra classica Venerdì 16 maggio ore 21,30

SAGGISTICA: “LA LUNGA STRADA VERDE”Storia di Luigi Chiodi

Incontro con: Luigi CHIODI - A cura di: Roberta DI SANTESabato 17 maggio ore 21,30

TEATRO E CHIUSURA CIRCOLO“VOGLIA DI CORRERE”

Incontro con: Elio FORCELLA - A cura di: Luca MAGGITTILetture scelte: Vincenzo DI BONAVENTURA

Musica: Danilo DI NICOLA

Il circolo “Il Nome della Rosa”

Diario di un preside

Titolo: Diario di un presideAutore: Ciro RaiaCasa editrice: Polidoro editore, 12 €

“Diario di un preside” è il rac-conto di un’esperienza di scuola, condita di avvenimenti quoti-diani, animata da alunni, ge-nitori, docenti e personale ata, attraversata da riflessioni, non sempre prorompenti entusia-smi, sul difficile mondo dell’i-struzione pubblica. Il lavoro,

dati alla mano, incuriosisce i lettori e li avvia ad un meticoloso percorso di conoscenza della cittadella scolastica. La forma diaristica consente al preside/dirigente scolastico (che racconta) di entrare in ogni micro-spaccato e affrontare problematiche che riguardano la scarsa considerazione che i giovani hanno della scuola, l’iperprotezione esercitata dai genitori nei confronti dei propri figli ed il loro conseguente senso di sfiducia nelle istituzioni, il corpo a corpo giornaliero sostenuto dagli operatori del settore, per sostenere una finalità nobile come l’insegnamento falcidiato, però, dalla politica dei tagli e delle disattenzioni civili e culturali. Non mancano, nel Diario di un preside, cifre e proposte, che sono offerte senza la pedanteria di un saggio ma come se fossero riportate a un vicino di casa o a un compagno di viaggio.

Prime visioni di Stefania Sacchini

LockeIvan Locke ha una famiglia con due figli, fa l’operaio edile ed ha messo incinta la sua amante, Katrina. L’uomo decide di affrontare un viaggio in automobile, lungo quasi una notte, per recarsi a Londra ed assistere alla nascita del bambino. Il suo tragitto è accompagnato da una serie di telefonate che lo mettono al corrente di quello che gli sta succeden-do: perde il lavoro a causa di un incidente provocato da lui stesso e litiga con la moglie Bethan che è venuta a sapere dell’accaduto. Locke è diretto da Steven Knight ed interpretato da Tom Hardy, Ruth Wilson, Olivia Colman, Andrew Scott, Ben Daniels, Tom Holland, Bill Mil-ner, Danny Webb, Alice Lowe, Silas Carson, Lee Ross, Kirsty Dillon. In programmazione dal 30 aprile.

LIDOLIDOLIDOLIDO

Data Domenica, 23/03/14 Ritrovo e Partenza: Pois, Ore 09.30

Percorso: Faro Molo Sud - Faro Molo Nord - Lungomare Monumentale - Caprice - Piazza Willermin - Lungomare Ovest - Kursaal - Porto - Pois (Km. 5) Faro Molo Sud - Faro Molo Nord - Lungomare Monumentale - Caprice - Piazza Willermin - Lungomare Ovest - Kursaal - Porto - Pois (Km. 5) Faro Molo Sud - Faro Molo Nord - Lungomare Monumentale - Caprice - Piazza Willermin - Lungomare Ovest - Kursaal - Porto - Pois (Km. 5)

RELIGIOSORELIGIOSORELIGIOSORELIGIOSO

Data Domenica, 06/04/14 Ritrovo e Partenza: Parcheggio Santuario Madonna dello Splendore, Ore 09.30

Percorso: Santuario - Centro Storico - Belvedere - Scalette Nord - Mercato coperto - Via Nievo - Via Parini - Scavi - Via Crucis - Splendore (Km. 3,5) Santuario - Centro Storico - Belvedere - Scalette Nord - Mercato coperto - Via Nievo - Via Parini - Scavi - Via Crucis - Splendore (Km. 3,5) Santuario - Centro Storico - Belvedere - Scalette Nord - Mercato coperto - Via Nievo - Via Parini - Scavi - Via Crucis - Splendore (Km. 3,5)

FRAZIONIFRAZIONIFRAZIONIFRAZIONI

Data Domenica, 13/04/14 Ritrovo e Partenza: Colleranesco, Ore 09.30

Percorso: Colleranesco: Piazza S.Giuseppe - Via del Canale - Via Iaconi, Via Filetto - Mulinetto - Lago Paradise - Podere Marcantò - Via Campocelletti - Piazza S.Giuseppe (Km. 7) Colleranesco: Piazza S.Giuseppe - Via del Canale - Via Iaconi, Via Filetto - Mulinetto - Lago Paradise - Podere Marcantò - Via Campocelletti - Piazza S.Giuseppe (Km. 7) Colleranesco: Piazza S.Giuseppe - Via del Canale - Via Iaconi, Via Filetto - Mulinetto - Lago Paradise - Podere Marcantò - Via Campocelletti - Piazza S.Giuseppe (Km. 7)

BEL... VEDEREBEL... VEDEREBEL... VEDEREBEL... VEDERE

Data Domenica, 04/05/14 Ritrovo e Partenza: Parcheggio dello Spendore, Ore 09.30

Percorso: Splendore - Corso Garibaldi - Istituto Alberghiero - Via Falgioni - Ritorno in Via Gramsci - Splendore (Km. 6) Splendore - Corso Garibaldi - Istituto Alberghiero - Via Falgioni - Ritorno in Via Gramsci - Splendore (Km. 6) Splendore - Corso Garibaldi - Istituto Alberghiero - Via Falgioni - Ritorno in Via Gramsci - Splendore (Km. 6)

PERCORSO DI S. ANNAPERCORSO DI S. ANNAPERCORSO DI S. ANNAPERCORSO DI S. ANNA

Data Domenica, 18/05/14 Ritrovo e Partenza: Belvedere di Montone, Ore 09.30

Percorso: Belvedere - Bivio Maggi - Chiesetta S. Anna - Fonte Galliano - Frantoio Core - Belvedere (Km. 4,5)Belvedere - Bivio Maggi - Chiesetta S. Anna - Fonte Galliano - Frantoio Core - Belvedere (Km. 4,5)Belvedere - Bivio Maggi - Chiesetta S. Anna - Fonte Galliano - Frantoio Core - Belvedere (Km. 4,5)

CAMPESTRECAMPESTRECAMPESTRECAMPESTRE

Data Domenica, 08/06/14 Ritrovo e Partenza: Azienda Agricola Di Giovanpietro, Ore 09.30

Percorso: Azienda Di Giovanpietro - Convento SS. Sette Fratelli Mosciano - Villa Clesia - Ex campo tiro a volo (Km. 3,5) Azienda Di Giovanpietro - Convento SS. Sette Fratelli Mosciano - Villa Clesia - Ex campo tiro a volo (Km. 3,5) Azienda Di Giovanpietro - Convento SS. Sette Fratelli Mosciano - Villa Clesia - Ex campo tiro a volo (Km. 3,5)

PER INFORMAZIONI: 329.2776644 - 348.7064230 oppure email [email protected]

Percorso Giulianova Paese. Domenica 4 maggio 2014Ritrovo/Partenza: Piazzale Madonna dello Splendore, ore 9.30Percorso: Splendore, Corso Garibaldi, Ist. Al-berghiero, Via Falgioni, ritorno in via Gramsci, Splendore. Km. 6.00

Percorso di S.Anna. Domenica 18 maggio 2014Ritrovo/Partenza: Montone Belvedere ore 9,30.Percorso: Belvedere, Bivio Maggi, Chiesetta S. Anna, Fonte Galliano, Frantoio Core, Belvede-re. Km. 4,50

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12 GiuliaViva anno IV n.9

L’oro rosso d’Abruzzo di Paolo Di Gregorio

Primo e Secondo

Uno dei prodotti della terra che ren-de ricco il nostro Abruzzo insieme alle patate del Fucino, le lenticchie di San-to Stefano di Sessanio e il tartufo dei monti della Laga è sicuramente lo zaf-ferano della piana di Navelli.Originaria dell’Asia, questa spezia si coltiva in molti paesi del bacino del Mediterraneo, ma la produzione di Na-velli è sicuramente tra quelle più pre-giate e richieste dai gastronomi di tut-to il mondo per le sue caratteristiche organolettiche che la rendono unica tra le altre. La pianta dello zafferano ha trovato sulla piana di Navelli le caratte-ristiche climatiche ottime per offrire il meglio di sé. La coltivazione di questa spezia è mol-to delicata e faticosa: intorno alla metà di Ottobre i fiori vengono raccolti la mattina prima dell’alba per evitare che la luce del sole li apra. Successivamen-te vengono asportati gli stimmi (fase della sfioritura) per venire poi tostati.

La tostatura è la parte più delicata, se gli stimmi ri-mangono troppo tempo ad essiccare si potrebbero bru-ciare oppure viceversa se si seccano troppo poco rima-nendo umidi marciscono in pochi giorni, per questo mo-tivo l’essiccazione va fatta lo stesso giorno della raccolta, con 600 grammi di stimmi freschi si ottengono 100 grami di stimmi secchi. La

raccolta dei fiori dura solo 15/20 gior-ni e per produrre un di kg di zafferano secco occorrono 200.000 mila fiori e sulle 500 ore di lavoro. La produzione dello zafferano di Navelli è protetta dal marchio Dop.In cucina lo zafferano viene utilizzato nei modi più disparati: risotti, minestre, dolci, per l’aromatizzazione di liquori. Nella cucina di terra abruzzese viene utilizzato per aromatizzare le ricette a base di carni ovine mentre nella cu-cina di pesce, forse l’utilizzo più tipico lo troviamo nella costa vastese dove viene utilizzato per preparare la scape-ce. Nel nostro ristorante lo utilizziamo per preparare una salsa d’accompa-gnamento al crudo di ricciola e nella preparazione di un primo piatto che ripropone il tipico abbinamento con le cozze. La ricetta pescata dal nostro menù è : fettuccine rigate con cozze nostrane, zafferano di Navelli Dop e pesto di rucola.

Fettuccine rigate con cozze nostrane, zafferano di Navelli Dop e pesto di rucola.

Ingredienti per 4 persone:320 g di fettuccine rigate2 g di zafferano in pistilli di Navelli dop400 g di cozze nostrane30 g di olio evo; Sale e pepe qb1 mazzetto di rucola; 20 g di pinoliqb aceto di meleProcedimento:Pulire le cozze, quindi metterle in pentola chiuderla con un coperchio e porre sul fuoco. Appena comincia-no ad aprirsi, levare dal fuoco, filtrare e tenere da parte il fondo di cottura. Sgusciare le cozze e unirle al liquido di cottura. Cuocere la pasta in abbondante ac-qua salata e in una padella aggiungere l’acqua di cottura delle cozze, i pistilli di zafferano e portare a bollore. Scola-re la pasta ben al dente nella padella e finire la cottura con il liquido dei mol-luschi, aggiungendo i mitili stessi.Per il pesto di rucola. Sbollentare la rucola in acqua bollente. Appena ap-passisce un po’ raffreddare con acqua e ghiaccio. In un mixer unire la ruco-la ben strizzata, pinoli, aceto di mele, sale e pepe, qualche cubetto di ghiac-cio, azionare il mixer aggiungendo a filo l’olio extravergine d’oliva.

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GiuliaViva anno IV n.9 13 A tutto sport

Giulianova calcio, tabù trasferta di Daniele Adriani

A Sulmona, sembrava che finalmente si in-terrompesse la serie di sconfitte consecuti-ve, ed invece in pieno recupero il Giulianova perde ancora. Sugli sviluppi di una punizio-ne in area, il Sulmona segna il gol che po-trebbe valere molto in chiave salvezza per loro, poiché la squadra ovidiana potrebbe riuscire ad evitare anche i playout, vincen-do l’ultima gara a Matelica. Anche qui le motivazioni forse hanno fatto la differenza, purtroppo quelle giallorosse è da troppo

tempo che mancano. Il bel giocattolo del girone d’andata si è dissolto nel corso del girone di ritorno, ed ora obiettivamente, possiamo dire che il cambio allenatore non ha portato i frutti sperati, anzi si è rivelato un boomerang, facendo scivolare il Giulianova fuori dalla zona playoff. Durante i giorni di festa, si è avuta la conferenza stampa della società, in cui si è ribadita la volontà di am-pliare la base societaria (come avevamo sot-tolineato nello scorso numero). Ora ci sono i tempi giusti per programmare il prossimo anno, definendo da subito la parte tecnica, in modo da avere tutto il tempo per allesti-re una squadra competitiva, poiché l’anno prossimo, pur non essendoci più l’Ancona, dalla Seconda Divisione arriveranno alcu-ne importanti squadre (probabile il Chieti),

dall’Eccellenza saliranno Sambenedettese, San Nicolò e forse anche l’Avezzano. Quin-di con le marchigiane confermate, ci sarà uno dei campionati più interessanti de-gli ultimi anni, con un raggruppamento Marche-Abruzzo che può far riassaporare i fasti messi in mostra dall’Associazione “Giuliesi per sempre”. Ribadiamo l’assolu-ta necessità di ricucire lo scollamento che attualmente sembra essersi scavato tra le varie componenti dell’ambiente (società, tifosi, Amministrazione). La speranza è che con una nuova Ammini-strazione si operi in modo da avere strutture adeguate, che sono alla base per poter con-tinuare a fare calcio a buon livello, soprattut-to per il settore giovanile che deve tornare ad essere cardine di ogni futura scelta.

Giuliesi Per Sempre: tra passato, presente e futuro di Piergiorgio Stacchiotti

In una gremitissima Sala Buozzi si è tenuta, sabato 19 aprile, la presentazione di Giuliesi per sempre, l’associazione nata da un’idea del “Seminatore d’oro” Nicola Tribuiani, che ha come obiettivo quello di porre le basi per una nuova era del calcio giuliese, avendo acquistato titolo, trofei e logo della vecchia società, il Giulianova Calcio 1924, e avviando un rapporto di collaborazione con la società attuale, specie per quanto riguarda il setto-re giovanile, punto fermo da cui bisogna

necessariamente ripartire per rilanciare la giuliesità. Perché il Giulianova ha bisogno di giuliesità, proprio come negli anni d’oro, quando, delle squadre che hanno fatto la storia, la maggior parte dei calciatori era un prodotto del rinomato vivaio giallo-rosso, che negli anni è arrivato a vincere la bellezza di 10 titoli nazionali. Ispirarsi al glorioso passato per un glorioso

futuro: questo il senso dell’associazione. Un passato che è stato interamente ripercorso durante la presentazione, davanti agli occhi di uomini che di quella gloria sono stati gli artefici: da Emore Gerardini a Ezio Falini; da Sergio Conte, autore del gol che portò per la prima volta il Giulianova in Serie C a Luigi Caucci, Francesco Giorgini, Roberto Cicco-telli, Franco Tancredi, Alessandro Quarti-glia, Pierino Stacchiotti e tanti altri.

Il momento più emozionante è stato, però, oltre a quello del ricordo di veri e propri “monumenti” che non ci sono più, come Titì Orsini, Roberto Vernisi, Danilo Di Vincenzo ed Emilio Della Penna, quello del discorso di un altro uomo che a Giulianova ha scritto un pezzo di storia, il “maestro di calcio” che nell’indimenticabile stagione ‘72-73 sfiorò l’impresa della serie cadetta: Giovan Batti-sta Fabbri.Voglio chiudere proprio con la frase con cui Gibì, commosso, si è meritato una vera e propria ovazione da parte della sala. Poche parole, ma che devono far riflettere: «Quan-do mi hanno chiamato ho detto che sarei ve-nuto anche a piedi [...] comunque dobbiamo essere lieti di aver portato il Giulianova in tutta Italia, perché dove vado io, si, c’è il grande Vi-cenza.. Ma il Giulianova...!”».

Su webtv.giuliaviva.it il filmato della manifestazione

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[email protected] GiuliaViva anno IV n.9

Inviateci le vostre lettere, segnalazio-ni o foto a: [email protected]

Si prega cortesemente i nostri gentili lettori di contenere in termini di spazio i loro contributi, al fine di garantire una più ampia partecipazione ed evitare spiacevoli tagli.

Corsa alla candidaturaLo scorso 25 aprile un gran numero di per-sone ha affollato le principali strade di Giu-lianova. Il primo pensiero è stato che, in oc-casione della splendida giornata, fossero in ricognizione per la scelta del soggiorno esti-vo, dell’albergo o della casa per trascorrere

A giudicare dal record di candida-ti (262) Giulianova gode di ottima salute in fatto di partecipazione e di affezione alla politica! Una costante di tanti comuni italiani e’ risultata la corsa alle liste ed alle candidature, ma visti i dati dell’ultima affluenza alle urne, viene il sospetto che il mecca-nismo nasconda qualche inganno. L’impegno politico non può ridursi ad una “scappatella” pre-elettorale, ma è il frutto di impegno, di costan-za, di coerenza oltre che di onesta’ e di competenza. Chissà quanti saran-no stati coinvolti nella stesura dei vari programmi, chissà quanti seguiranno la strada del l’impegno civico pur non venendo eletti...in ogni caso, speran-do siano tutte rose, in bocca al lupo a tutti e... viva il lupo! Email firmata

Slalom

dersi anche il senso di appartenenza, quel sentirsi partecipi di un progetto definito che rendeva certi, o meno ballerini, almeno gli schieramenti. Non c’è più neppure questo. I confini sono sempre più labili e si attraver-sano con noncuranza al primo bale-nare di un tornaconto personale. Da destra a sinistra, e viceversa, la cro-naca della passata legislatura e certe recenti candidature lo confermano: a contare, in barba a tutto, è solo il mantenimento o la ricerca del potere ad ogni costo.Non meraviglia che oggi questi si-gnori, disinvoltamente “buoni per tutte le stagioni” possano di nuovo proporsi come paladini del buongo-verno, del cambiamento, del “bene” della città: non è di faccia tosta che difettano. Meraviglierebbe semmai, se dovessero riscuotere, ancora una volta, il credito degli elettori. Di “que-stioni morali” sospese sono ricche le cronache quotidiane: iniziare ad affrontarle spostando l’ago della bi-lancia politica con il peso dei voti è un diritto da esercitare, un dovere da tenere a mente, ma soprattutto una possibilità da giocare.

allora Berlinguer e tutto sembra essersi fermato a quello stato di cose. La politica ha di fatto abdicato al suo ruolo di governo della società civile, spingendo sempre più in basso il livello del confronto, finendo col rinchiudersi entro le mura dell’esercizio del potere. Un’involuzione che non ha risparmiato alcunché, dai vertici nazionali fino ai li-velli più periferici. Se guardiamo a Giu-lianova l’ultimo ventennio della politica locale non ci ha risparmiato nulla, in un tripudio di incompetenza ed approssi-mazione cui hanno contribuito, pres-soché in egual misura, giunte di cen-trodestra e di centrosinistra. L’interesse della magistratura per le vicende citta-dine (es: ex Migliori-Longari e Gavioli), lo spreco di denaro (spiaggiato, ristruttura-zione piazza Buozzi, corso Garibaldi, ex Golf bar, lungomare), l’impoverimento del patrimonio pubblico (vendita del pioppeto, tentativo per fortuna fallito di privatizzare la farmacia): a completare il repertorio offerto dalla mala politica mancherebbero soltanto i guai giudizia-ri di qualche amministratore, iattura cui ci auguriamo di non dover mai assistere. Rispetto a un tempo ha finito col per-

Questione morale: attualità di un pensieroSegue da pag. 4

qualche giorno di vacanza.. Ho scoperto, invece, che si erano dati appuntamento a Giulianova per una gara di slalom tra le cacche di cani ben distribuite, Giulianova in questo negli ultimi anni è un’esperta, su tutti i marciapiedi della città. P. V.

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Al museo “Savini” sino al 31 maggioIn occasione della Settimana della Cultura Teramana si pro-pone la Mostra fotografica di mobili eseguiti dall’ebanista e liutaio teramano Ercole Vin-cenzo Orsini. Le foto dei mo-bili, realizzate grazie alla col-laborazione di famiglie e di enti teramani e montoriesi, mostrano la raffinata qualità della sua arte, espressa, al-tresì, nel mondo della liuteria italiana.Ercole Vincenzo Orsini (1901 - 1943) è stato soprattutto un protagonista di grande rilievo della lotta antifascista e della Resistenza teramana, insi-

gnito nel 1980 della Medagliad’oro al Valor Militare “alla memoria”. Orari museo - 9/13 • 16/19 feriali 10/12 • 16/19 festivi www.teramomusei.it |[email protected]

questa sovra i tetti e in mezzo agli orti/ Posa la luna, e di lontan rivela/ Serena ogni montagna…” La luna è densa di significati simbolici, dalla luce al silenzio, dalla femminilità alla possibilità di un pa-esaggio secondo (dopo quello diurno) velato dal-la malinconia e dalla memoria dell’essere. Talvolta la luna è soggetto di un componimento, come in Alla luna, dove il vocativo la chiama in causa come compagna e respiro del mondo; per un momento si direbbe di dolce rimembranza del tempo giovanile “ancor che triste” ed elemento di speranza, sia pure per un affanno che duri insieme al “ rimembrar del-le passate cose”: “O graziosa luna , io mi rammento/ Che or volge l’anno, sovra questo colle/ Io venia pien d’angoscia a rimirarti”. Nella Vita solitaria un elemen-to di perversione dell’ordine naturale sembrerebbe offerto dalla figura del cacciatore che insegue le le-pri, ma anche qui la luna assolve a un compito pro-tettivo e benigno, confondendo le orme degli ani-mali: ”O cara luna al cui tranquillo raggio/ Danzan le lepri ne le selve e duolsi/ Alla mattina il cacciator che trova l’orme intricate e false,(…)”. Leopardi vede nel-la luna e nel paesaggio sub-lunare elementi primi-geni e puri, ancorché in un contesto di atroce disillu-sione; si direbbe che tengano in vita il sogno che si accompagna all’idea di infinito, il di là di una barriera che è la natura fisica del corpo, l’ansia o la noia: in Al Conte Carlo Pepoli ad esempio scrive:” Sotto limpido ciel tacita luna/ Commoverammi il cor; quando mi fia/ Ogni beltade o di natura o d’arte/ Fatta inanime e muta”. Sicché una confidenza particolare mostra nel Canto notturno del Pastore errante dell’Asia quan-do l’elemento estremo della solitudine e quello ge-ografico dell’infinity di cui in ambito preromantico parla Burke nel suo trattato sul bello e il sublime, si mescolano al chiarore misterioso della luna in una interrogazione retorica che sottende il destino uma-no come locus implicito:” Che fai tu luna in ciel? Che fai silenziosa luna/ Sorgi la sera e vai/ Contemplan-do i deserti indi ti posi.” Qui la luna è personificata e resa immagine dell’uomo come ‘essere per la morte’, sia pure, come nota Antonio Prete, in un destino del-la materia più lungo, da sembrare immortale.

Segue da pag. 8

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