GiuliaViva anno III n.7 del 6 aprile 2013

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Anno III numero 7 del 6 aprile 2013 GiuliaViva è anche on-line su www.giuliaviva.it Quindicinale d’informazione giuliese distribuzione gratuita - tiratura 2500 copie copiagratuita Prima il centrodestra, poi il centrosinistra hanno cancellato il parco previsto sul “cannocchiale verde”; respinta una petizione di 3.000 firme; è l’ultima possibilità per realizzare un altro parco sul lungomare. Là dove c’era l’erba...

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GiuliaViva anno III n.7 del 6 aprile 2013

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Anno III numero 7 del 6 aprile 2013GiuliaViva è anche on-line su www.giuliaviva.it

Quindicinale d’informazione giuliese distribuzione gratuita - tiratura 2500 copie

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ratuita

Prima il centrodestra, poi il centrosinistra hanno cancellato il parco previsto sul “cannocchiale verde”; respinta una petizione di 3.000 firme; è l’ultima possibilità per realizzare un altro parco sul lungomare.

Là dove c’era l’erba...

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I

Istantanee giuliesi GiuliaViva anno III n.7 3

“No alla deriva petrolifera, Sì all’A-bruzzo sostenibile e alla tutela del suo mare” decine di organizza-zioni, comitati e movimenti han-no lanciato l’appello per la par-tecipazione alla manifestazione regionale che si terrà il prossimo sabato 13 aprile 2013 a Pescara con partenza alle ore 15:30 dalla Madonnina al Porto. La scelta del luogo di partenza è altamente simbolica perché sotto attacco è il Mare Adriatico. La mobilitazio-ne è scattata dopo l’approvazione del progetto Ombrina mare della Medoilgas ma è la vera e propria deriva petrolifera contenuta nel-la Strategia Energetica Nazionale varata dal Governo Monti a pre-occupare associazioni, sindacati e movimenti.

Una brutta sensazioneUn concorrente, la Team-Diodoro, autoproclamatosi vincitore sulle pagine dei quotidiani, anticipa il risultato della gara europea per il servizio di igiene ambientale a Giu-lianova, nonostante sulle prime tre classificate penda ancora il giudizio di congruita sulle offerte. Voci di un annullamento con conseguente ri-presentazione del bando filtrano dal Palazzo, mentre, comunque vada a finire, sulla vicenda aleggiano pre-vedibili ricorsi alla magistratura. Non sappiamo perché, ma abbiamo la brutta sensazione che anche questa storia finirà col ricadere sulle nostre teste. O meglio, sulle nostre tasche.

Meglio senza? No alla deriva petrolifera Sì all’Abruzzo sostenibile

Mucchi di sabbia accumulati un po’ ovunque, l’arenile sud ridotto ad una legnaia ininterrotta, il senso di abbandono e desolazione a farla da padrone. L’immagine che Giulianova ha dato di sé ai visitatori (ed ai resi-denti) nelle recenti festività pasqua-li è questa, lontana anni luce dalla tanto decantata “vocazione turisti-ca” ed alla faccia delle promesse di una spiaggia finalmente all’altezza, si era detto, grazie all’affidamento del servizio di pulizia alla “Giuliano-va Patrimonio”. Pochi chilometri più a sud, nella li-mitrofa Roseto, spiagge pulite e sgomberate dai detriti, igiene am-bientale decorosa, aree verdi curate e ripulite. E senza la presenza di un carrozzone come “Giulianova Patri-monio”. O forse proprio per questo.

Biglietti con lo smartphone

È attivo dallo scorso 1 aprile il ser-vizio sperimentale per l’acquisto di biglietti ed abbonamenti ARPA tra-mite smartphone. Scaricando l’app gratuita “My Cicero” è infatti possibile acquistare biglietti ed abbonamenti della linea Giulianova-Teramo. I titoli di viaggio potranno essere pagati aa mezzo carta di credito o utilizzan-do un fondo cassa prepagato.

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Fatti ... 4 GiuliaViva anno III n.7

Quando la politica è incapace di rispondere ai veri bisogni della città

“Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tem-pesta, non donna di province, ma bordello!”. (Dante, Purgatorio, VI). Giunge difficile non cedere allo scon-forto davanti alle vicende legate al parco del “cannocchiale verde”, che re-centemente ha visto più di 3000 firme raccolte. Sono passati poco più di tre anni da quel febbraio 2010, quando all’Hotel Corallo molti giuliesi – alber-gatori, concessionari di stabilimenti balneari, ristoratori e altri cittadini - espressero in modo fermo e civile il proprio pensiero sui contributi che il parco avrebbe potuto offrire, sia sot-to l’aspetto dell’impatto sul paesag-gio urbano, sia degli effetti positivi sull’ambiente e sulle funzioni sociali a vantaggio dell’ intera comunità. Allora si eran persi più di 12 anni da quel 1998 in cui veniva proposta

la riqualifi-cazione di tutta l’area i n d u s t r i a l e SADAM-FO-MA-ADS, pri-ma che l’ Am-ministrazione Mastromauro g i u n g e s s e alle ben note conclusioni: niente parco, niente teatro

comunale, ma in cambio, un moderno skyline giuliese caratterizzato da edifici di 25 metri di altezza e un “grattacielo” alto 50 metri, destinato a divenire il nuo-vo “Landmark” della Città di Giulianova, spodestando l’ormai obsoleta Cupola di San Flaviano! In soldoni, il messaggio in-viato ai cittadini è stato: “Volevate il par-co? E invece vi inondiamo di cemento!” Per non parlare di alcune discutibili pra-tiche, non sappiamo se inavvertitamen-te o consapevolmente rese alle crona-che dagli stessi organi istituzionali, che avevano visto la Lista civica per Mastro-mauro e i giovani Democratici, imme-diatamente dopo la consegna, spulciare tra le 3200 firme presentate. Ma come? Esponenti di liste personali del sinda-co o di partiti possono tranquillamen-te prelevare dal protocollo documenti ufficiali consegnati al Comune e farne quello che vogliono, come nei regimi

dittatoriali, senza distinzione alcuna fra istituzioni e partiti legati al potere? Nel giugno 2010 (con l’ appoggio di una parte del centro-destra) l’ Ammini-strazione votò sì alla realizzazione dei sedici mega palazzi sui 55.000 metri quadrati dell’area, ribadendo il suo NO al parco sul “cannocchiale verde”, al ri-spetto del paesaggio, rinunciando alle spettanze in opere pubbliche, e ad un vero teatro. Con esemplare tracotanza, l’Amministrazione Mastromauro ribadi-va la propria totale sordità alle istanze presentate dalla cittadinanza giuliese. Nell’ agosto del 2010 l’assessore Ranalli, addirittura, dichiarò candidamente che le simulazioni del progetto erano in realtà: “...allegate alla documentazione presentata dalla proprietà...” e che non era vero che erano state presentate come fatte dal Comune. Insomma il Co-mune aveva praticamente eseguito un “copia e incolla” delle simulazioni avute per gentile concessione della proprie-tà, salvo poi aggiungere - fatta notare la loro non correttezza di esse - che: ”... non era necessario fare le simulazioni”. Nell’ottobre del 2010 l’associazione “Il Cittadino Governante” indice una pubblica assemblea presso il Kursaal. Il tema è la riqualificazione dell’area in-dustriale dismessa di Via Trieste e, nello specifico, il parco sul “cannocchiale ver-de”. Il Primo Cittadino, in evidente dif-ficoltà, ricorre alla grancassa mediati-ca. Come un anacronistico esploratore

Il parco sul “Cannocchiale verde” di Gianluigi De Dea

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... in primo piano GiuliaViva anno III n.7 5

ottocentesco, da solo – in compagnia esclusiva di conduttori accondiscen-denti (forse per timore del contrad-dittorio) – imperversa su varie emit-tenti radiofoniche e televisive locali, dove racconta la sua versione sui temi centrali per il futuro della nostra cit-tà. “Cantandosela e suonandosela”, in assenza di chiunque possa smentirlo, distorce i fatti, omette notizie fonda-mentali e ricorre al sempre (ahimè!) valido stratagemma della demago-gia. Taccia Il Cittadino Governante di “terrorismo”. Eppure è possibile e, soprattutto, è quello che chiedono i cittadini far riot-tenere alla città il parco previsto sull’a-rea del “ Cannocchiale Verde”. Allora, anche in virtù dei recenti risultati elet-torali, pensiamo che i tempi siano ma-turi per una presa di coscienza respon-sabile da parte dell’ Amministrazione Comunale. Continuiamo a non perde-re la speranza che le istituzioni possa-no, finalmente, prestare attenzione ai reiterati appelli della cittadinanza.

Il parco sul “Cannocchiale verde” di Gianluigi De Dea LA STORIA DI UN IMPEGNO POSSIBILE MA VOLUTAMENTE DISATTESO

La speranza, certo, è quella di un finale di-verso; ci sembra as-surdo che l’Ammini-strazione comunale non voglia cogliere l’ultima possibilità per la nostra città di avere un parco (equi-valente al Parco Franchi) anche nella parte sud di Giulia-nova tra il lungoma-re e via Trieste.Ricordiamo che già

dall’anno 1998, in base alla previsione del PRG del ‘94, era possibile ini-ziare la riqualificazione di tutta l’area industriale (SADAM-FOMA-ADS) abbandonata al degrado. Quel piano, operativo, avrebbe permesso alla città di ottenere gratuitamente l’area del “cannocchiale verde”, che va dal Lungomare Spalato (a sud della Pizzeria Tiziana) a Via Trieste (di fronte alla FOMA), da destinare ad un grande parco urbano di 16.000 mq (equi-valente al Parco Franchi). Ai proprietari si riconosceva una misurata, ma congrua (sotto il profilo della convenienza economica), costruzione di edi-fici sulle aree industriali ad ovest di Via Trieste. Dopo oltre 12 anni, in cui sia il centro-destra che il centro-sinistra han-no lasciato nel degrado quella parte di città, ai cittadini viene detto che il parco è sparito; al suo posto, fronte mare, sorgeranno palazzi fino ad un’altezza di 14 metri. Eppure tutti sappiamo che le città belle e vivibili prevedono case, negozi, uffici, hotel, ma anche parchi, giardini, verde attrezzato, in un armonico alternarsi di vuoti e di pieni capace di regalare bellezza paesaggistica, oc-casioni di relax, di gioco e di incontro, nonché di garantire un’azione disin-quinante.Inoltre Giulianova, per attrarre turisticamente, deve mantenere ed accre-scere il suo patrimonio verde anche nei luoghi di maggior pregio, come il lungomare.Noi pensiamo che la città e il suo territorio costituiscono la casa di tutti, siamo convinti che il bello intorno rende un luogo magico e che il marchio di qualità ambientale è un elemento essenziale nella formula della rina-scita economica. Ci rammarica, allora, dover registrare che chi ha la responsabilità delle scelte politiche ed amministrative continua a guardare indietro, ad igno-rare la necessità di cambiare. Ma crediamo nel ruolo dei cittadini e nella possibilità che i cambiamenti vengano conquistati democraticamente da una comunità che decide di orientare la dimensione pubblica nel senso della partecipazione e del buon governo.

Il Cittadino Governante associazione di cultura politica

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Rimborsi per la nevicata 2012Il Comune semplice passacarte? Mah... di Paolo Innocenti

6 GiuliaViva anno III n.7 Le inchieste di GiuliaViva

ne Europea venne inviata dalla Regione il 2 marzo 2012 (prot. RA/48298) a mezzo Posta Elettronica Certificata (PEC) e quin-di ricevuta dal Comune pressoché all’i-stante. La nota venne quindi assunta al protocollo il successivo 6 marzo (e non il 9, come all’epoca dichiarato dal vi-cesindaco): una maggiore tempestività avrebbe dunque concesso una settima-na per la presentazione delle richieste, e non un solo giorno come effettivamente accaduto. IL RUOLO DEL COMUNE. Nella medesi-ma comunicazione la Regione stabilisce che “i Comuni dovranno provvedere ad una prima quantificazione del danno, stret-tamente connesso all’evento emergenziale, sia nel settore pubblico che in quello priva-to”. La stessa Regione fa inoltre esplicito riferimento alla nota del Dipartimento

“Sui rimborsi neve il Comune è stato solo un passacarte”. Questa, in sintesi, la difesa del sindaco Mastromauro sui recenti sviluppi della vicenda delle domande di risarci-mento per i danni provocati dalla nevica-ta del febbraio 2012. La storia è tornata prepotentemente alla ribalta dopo che ha trovato conferma ufficiale la vocifera-ta esistenza di una richiesta di rimborso riconducibile ad un esponente di spicco della politica giuliese, compagno di par-tito del primo cittadino. Se quello è stato il ruolo del Comune, siamo però di fronte ad un passacarte distratto e pasticcione, vi-sto come le recenti (e passate) dichiarazio-ni ufficiali poco collimano con il contenuto degli stessi documenti approvati da una Giunta dotata forse di scarsa attenzione. Due essenzialmente le questioni sul tap-peto: i tempi ristretti per la presentazione delle domande, per i quali il vicesindaco attribuì all’epoca la responsabilità alla tar-diva comunicazione della Regione, e ap-punto il ruolo di inconsapevole interme-diario rivendicato dall’amministrazione.I TEMPI. La comunicazione per l’attiva-zione del Fondo di solidarietà dell’Unio-

Nazionale della Protezione Civile (DPC/REI 13276 del 20/2/2012) che indica le categorie di danni per i quali è am-messa la richiesta di risarcimento (fra i quali non è fra l’altro ricompresa la ri-piantumazione degli alberi abbattuti, presente in più di una scheda) ed i crite-ri inderogabili per la ricevibilità delle domande ai quali il Comune avrebbe dovuto attenersi. La sostanza delle di-sposizioni sovracomunali sembrerebbe, dunque, indicare che fosse necessa-ria una qualche attività di selezione da parte del Comune (non effettuata per ammissione diretta degli amministra-tori), vuoi direttamente, vuoi attraverso perizie tecniche giurate, peraltro obbli-gatoriamente previste per le richieste superiori a 15mila euro.Se questo si chiama passare le carte…

Per completezza d’informazione abbiamo deciso di pubblicare (sul nostro sito) gli estremi di tut-te le richieste di risarcimento danni, semplici schede che, vista la miseria dei rimborsi spettanti alla regione Abruzzo, non porteranno probabilmente neppure un centesimo nelle tasche degli interessati. Proprio per questo non capiamo quali motivi abbiano spinto la “trasparente” ammi-nistrazione locale a rifuggire il sistema più sicuro per spegnere ogni polemica: renderli noti.

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GiuliaViva anno III n.7 7

Se avessi saputo cosa mi sarebbe acca-duto dopo l’atterraggio a Mosca, non ci

sarei mai andato, perché la nostra compa-gnia di bandiera Alitalia mi spedì la valigia a Londra anziché in Russia. A causa di que-sto incidente, mi recai nei mercati rionali della periferia per acquistare il necessario per la mia permanenza, immedesiman-domi in una realtà fatiscente; una faccia diversa della odierna e ricca Russia che sta scalando vertiginosamente l’economia mondiale. Povertà, alcolismo e degrado erano le caratteristiche dei tanto osan-nati sobborghi “lineari” socialisti, in cui le alte torri svettavano tra innumerevoli ed enormi “polmoni” verdi, ma che non erano il degno specchio della tanto decantata terra degli zar. A controbilanciare questa falsa partenza, ed a farmi identificare nel-la nuova opulenta nomenklatura russa ci pensava il mio amico Claudio Cattolica, nato a Montecosaro (Marche), ma ora-mai russo d’adozione, e così in gamba da essersi inserito celermente all’interno della rigida società russa, tanto che i suoi atteggiamenti ed i suoi lineamenti, sono oramai più vicini al popolo russo che a quello nostrano. Mosca parla italiano, ed ama fortemente il nostro design in tutti i suoi aspetti e la forte presenza dei nostri connazionali ne è grande testimonianza. Una città che corre a due velocità, una ricca ed oserei dire quasi oligarchica e bor-ghese che predilige Putin al comando, ed un’altra in antitesi con quest’ultima e che sta cercando di scalzare il Presidente con diverse manifestazioni. Grazie al mio “Vir-

gilio” marchigiano, che fungeva anche da Cicerone, e che pazientemente si divi-deva tra il suo lavoro ed il mio soggiorno, potei vedere diverse aree di Mosca, da quelle più periferiche a quelle centrali. Per raggiungerle rapidamente prendevamo la metropolitana, metronomo della cit-tà, tra gli underground più belli mai visti, per le sue peculiarità estetiche, in cui si respira aria di “Secessione viennese”, ed illuminata da lampadari fin de siècle. Se negli anni della Seconda guerra mondia-le il metrò moscovita fu un riparo contro i raid aerei nazisti, attualmente è una vera e propria”trappola” a causa degli attentati ceceni. Tanta è la paura, che terminata la corsa, la gente si precipita velocemente all’uscita. Anch’io mi affrettavo, ma per un motivo ben diverso: volevo risparmia-re tempo per poter respirare i sogni ed i desideri del popolo moscovita, e così da piazza Puskin cominciava la mia passeg-giata lungo tutto il boulevard fino alla me-ravigliosa Piazza Rossa. Un quadrilatero, in cui mi sono ritrovato sperduto tanta era la vastità, circondato da diversi palazzi, ed in cui emergevano la bellezza del Cremlino e della Chiesa di San Basilio, eretta da Ivan il Terribile per celebrare la conquista del khanato del Kazan. A destra ai piedi del Cremlino, il mausoleo di Lenin, realizzato con una rigida forma geometrica cubica che si metteva in contrapposizione alla Chiesa di San Basilio, unica per la sua ori-ginalità, che invece con la sua forte asim-metria, imprevedibilità architettonica e con le sue guglie a spirale senza motivi

ornamentali, caratterizzava la testata fi-nale della Piazza Rossa. Entusiasmante. A differenza della disomogeneità esterna, la chiesa internamente si presentava ordina-ta, e dalla pianta centrale si articolavano otto vestiboli laterali, riccamente decora-ti, con sempre diversi dipinti murali dalle forti tonalità. La chiesa terminava con la torre campanaria che dalla sua notevole altezza mi permetteva di poter ammirare la Piazza in tutta la sua interezza. Ma “La Terza Roma”, come amava chiamarla Ivan il Terribile, non la si può descrivere solo con qualche riga tanta è la sua magnifi-cenza. Non mi restava, dunque, terminare anche questa volta il mio viaggio e prima di percorrere la strada dell’aeroporto chie-devo al tassista di poter ammirare le gu-glie dorate del Cremlino al mattino. Il mio sguardo, però, si posava verso il mausoleo del Padre della Piccola Patria e non riusci-vo che mormorare tra me e me “Spassiba Mockba”.

Appunti di viaggio

Nella nuova Russia di Putin di Marco Iaconetti

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Appunti di viaggio Primo e Secondo

Le classifiche avulse di Andrea Beccaceci

Tutto quello che avviene su inter-net è ormai entrato a far parte

del nostro quotidiano in maniera dirompente; la politica, l’informa-zione, gli eventi, le relazioni socia-li passano attraverso quei grandi calderoni di parole ed emozioni in rete che sono diventati i computer, gli smartphone e i tablet. Strumenti che ci seguono ovunque, sono nelle nostre tasche ed in ogni momento ci consentono di accedere ad una notizia, vera o falsa che sia, o, peg-gio ancora, ci permettono di crearla, vera o falsa che sia.La gastronomia non sfugge a que-sto perverso meccanismo, una volta erano o le guide o il vecchio sistema del “passaparola” (compreso, giun-ti in un luogo nuovo, l’accostare la macchina e chiedere consiglio ad un vigile urbano) a determinare la forza mediatica di un ristorante;

ognuno aveva i suoi critici di riferimento tra quelli che mette-vano su carta le loro impressioni o tra gli amici a cui ricono-scevano competen-za ed esperienza nel settore. Adesso è tutto cambiato: digiti il nome di un’azienda qualsi-asi e puoi trovare informazioni che af-

fermano di tutto e il suo contrario, leggere opinioni di critici estempo-ranei che si approcciano ad un Mc Donald come se andassero a cena da Cracco o Bottura e, malaugurata-mente, anche viceversa.Inoltre c’è anche chi ne approfitta, sempre più spesso infatti arrivano mail che promettono - previo pa-gamento - recensioni positive sui principali siti del settore, in modo da porre l’esercizio commerciale ai vertici delle classifiche e convoglia-re di conseguenza i flussi di clientela che a questi siti si rivolgono. Naturalmente con ciò non voglio dire che si debba in qualche modo limitare la libertà che corre in rete, ma - questo sì - recepirla e filtrarla con capacità di discernimento. Resta validissima, soprattutto in campo eno-gastronomico, la vec-chia formula del provare (con le pa-

LINGUINE SPEZZATE IN BRODO DI PESCE

Per 4 persone

per il brodo di pesce:2 canocchie1 kg di scampi piccoli (solo le teste )0,5 kg di rana pescatrice0,5 kg di pesce S.Pietro¼ di sedano½ cipolla bianca1 zucchina½ cucchiaino di sale240 gr. di linguine spezzate a mano (lunghezza max 3 cm)

per la salsa:0,5 Kg di calamaretti1 kg di scampi piccoli ( solo le code sgusciate)1 pomodoro¼ cucchiaino di sale½ spicchio d’ aglio0,5 dl olio extra vergine di oliva

Preparare il brodo mettendo in cir-ca 3 litri di acqua tutti gli ingredien-ti elencati e lasciare bollire per circa 2 ore.Filtrare il tutto e mettere da parte.In una padella soffriggere legger-mente l’olio e l’aglio.Togliere l’ aglio ed aggiungere il po-modoro , gli scampi ed il calamaret-ti. Cuocere circa 4 minuti.Cuocere le linguine nel brodo ed aggiungere la salsa poco prima che la cottura sia terminata e servire in piatti fondi bollenti.

pille gustative) per credere!

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Dopo il periodo pionieristico dei primi viaggiatori inglesi (Colt

Hoare, Keppel Craven, Edward Lear) in un periodo più vicino alla moder-nità, nel 1907, arriva in Abruzzo una giovane studiosa londinese, Anne Macdonell, che viaggia insieme alla pittrice americana Amy Atkinson. L’anno successivo pubblica In the Abruzzi con 12 illustrazioni dell’ami-ca e un ricchissimo corpus di rifles-sioni e note di viaggio su un territo-rio sostanzialmente ancora immerso in una realtà pre-moderna, segnata dall’analfabetismo e da un sistema produttivo più vicino al Medioevo che al Novecento europeo. Inutile dire che è proprio questo aspetto romantico e primitivo ad af-

La pagina della cultura

L’Abruzzo selvaggio e pittoresco di Anne Mcdonell di Leo Marchetti

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fascinare le due amiche in cerca di scenari romanzeschi ed epici dove i pastori sono sospettati di essere complici dei briganti e il paesag-gio è quello sublime di una regio-ne come dirà “al di sopra di ogni sospetto di malaria”. E tuttavia la scrittrice non può non notare la contraddizione fra tale natura sa-lubre e incontaminata e la sua più alta percentuale di decessi in Italia, dovuti agli stenti e alla povertà. Negli anni del viaggio di Macdonell le comunicazioni con Roma sono decisamente migliorate rispetto alle precedenti descrizioni ottocen-tesche, poiché nel 1888 era stata inaugurata la ferrovia Terni-L’Aquila-Sulmona e la Via Valeria collegava la capitale fino al mare Adriatico. Da Roma, l’Abruzzo appare alle due amiche un luogo mitico, fra i più alti d’Europa, e perfettamente inseribile in una fantasticheria ne-ogotica fatta di “storie su castelli fatati e manieri merlati” dai nomi esotici come Tagliacozzo, Rocca-casale, Villalago, mentre en route si presentano sullo sfondo monta-gne come figure imprecise, “simili a nuvole immerse nel blu”. Non siamo tuttavia al cospetto di una psicologia ingenua e digiuna di cognizioni storiche e geografi-che. Anne Macdonell è studiosa raffinata che ha tradotto da Benve-nuto Cellini e San Francesco d’Assi-

si, perfettamente consapevole della storia dei luoghi visitati -- si pensi all’ampia descrizione della classi-cità e del Medioevo della Marsica, da Alba Fucens alle lotte fra Svevi e Angioini, alle considerazioni sull’i-nesistenza di qualsiasi custodia del patrimonio artistico e alla perfetta conoscenza di personalità come Pa-squale de Virgilii, F.P. Michetti, D’An-nunzio, i Rossetti e perfino dei “po-derosi volumi di Bindi” citati per dire che l’Abruzzo “non è solo cielo, mon-tagne e aria splendida”. Dagli acquerelli di Amy Atkinson che accompagnano il libro, notiamo an-che la sostanziale alleanza fra scrittu-ra e immagini che si completano in uno sforzo descrittivo teso a eviden-ziare il carattere “eccezionalmente pittoresco” di località come Roccara-

segue a pag. 15

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Jimmy Bobo – Bullet to the head di Antonio D’Eugenio

Jimmy Bobo, killer a pagamen-to, è costretto a collaborare con la giustizia dopo l’uccisione del suo amico d’affari. Il poliziotto Taylor Kwon, infatti, lo invita a coopera-re con lui per sgominare una gang malavitosa che ha ucciso anche il suo socio.Dopo quasi 10 anni torna al cine-ma Walter Hill con un film violen-to, scurrile e sempre sopra le righe. Il regista de I guerrieri della notte e 48 ore, azzecca un film che, seppur danneggiato da imperfezioni e si-tuazioni al limite, riesce a tenere lo spettatore incollato allo schermo grazie ad una sceneggiatura coin-volgente e ad un attore settan-

tenne. Sylvester Stallone, infat-ti, nei panni di Jimmy Bobo ci sta benissimo, dopo le ultime pellicole passate ad ironizzare su se stesso, continua la sua carriera in modo diverso ma sempre su certi stilemi che hanno contraddistinto le sue performance. Non ci si possono aspettare ragionamenti filosofici né in Sylvester Stallone né nel film di Walter Hill, e questo il regista lo sa bene, confezionando una pelli-cola che mette in risalto i muscoli dell’attore americano e coinvolge lo spettatore con scene d’azione a non finire, fiumi di proiettili e, se tutto queste dovesse risultare ripetitivo, regalandogli qualche

Interferenze Artistiche

donnina disseminata qua e là, du-rante la visione. Chiaramente è un film per appassionati del genere, amanti delle battute al vetriolo di Stallone e invaghiti degli action movie hollywoodiani; il risultato è uno dei migliori film del genere negli ultimi anni: divertente, psico-tico e altamente infuocato. Jimmy Bobo è un film che ha la capacità di ridare vita a due artisti che nel tempo si erano spenti: Walter Hill e Sylvester Stallone. Il primo, a di-stanza di anni, era ricordato per le sue pellicole anni ’80 dove tutto veniva preso troppo sul serio, men-tre il secondo era perseguitato da ruoli predefiniti come Rambo o Rocky che esaltavano le sue doti fisiche (danneggiate poi da steroi-di) riducendolo ad una macchina. Insieme sono riusciti a confeziona-re un film che rilancia le loro sorti. Jimmy Bobo, chiaramente, non è immune da difetti. Scene al limite del credibile, effetti speciali che riescono a far saltare in aria prati-camente di tutto e una trama ab-bastanza scontata sono quelli che più vengono sottolineati durante la visione. Ma, la mano esperta del regista si vede e la scarsa originali-tà viene rimpiazzata dalle sue doti, come successe a John Carpenter con The Ward.

Il ritorno degli anni ’80, in tutta la loro freschezza.

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Dove Cosa Quando GiuliaViva anno III n.7 11

Prime visioni di Stefania Sacchini

Pubblica utilitàFarmacie di turno

1/7 aprile Farmacia Del Vomano 8/14 aprile Farmacia Marcelli15/21 aprile Farmacia IeloGuardia Medica festiva e di urgenza Tel.: 085.8020362Ospedale Civile Via Gramsci 085.80201Pronto Soccorso 085.8020238 085.8020366118 085.8020442 / 085.8020373Croce Rossa Via Simoncini, 41/A 085.8007733Consultorio Familiare Via Ospizio Marino 085.8020816Polizia Veterinaria Pronto Intervento 085.8020818 (08.00-20.00)

Concerti mostre ed eventi“Emergenze mediterranee” al Kursaal

Titolo: ZeroZeroZeroAutore Roberto SavianoCasa editrice: FeltrinelliPagine: 450 Prezzo: € 18,00

La cocaina: la merce più usata, trafficata, desidera-ta del nostro tempo. Il sogno dell’eccesso senza limiti che corrode le nostre vite e la nostra società. Il petrolio bianco che ac-cende i corpi ma distrugge le menti. Le infinite vie del narcotraffico. Dal Messico alle spiagge di Miami, dal-

la Colombia alla Russia, dall’Africa alle strade di Milano, New York, Parigi. Il viaggio di un grande scrittore nei gironi infernali del mondo contem-poraneo. Dove la ferocia dilaga incontrastata ma i boss hanno imparato tutte le regole più sofisticate del business. Le radici profonde della crisi economica attuale, il dilagare del capitali-smo criminale, l’assalto mafioso ai santuari del-la finanza da Wall Street alla City. Il bisogno di raccontare, la potenza delle storie. Uno straordinario romanzo-verità, il capolavoro di uno degli autori più importanti e più amati.

OblivionNel futuro la Terra è diventata troppo inquinata per viverci e gli esseri umani si sono traferiti in città sopra le nuvole, lonta-no dalle radiazioni. Sul Pianeta è rimasto solo Jack Harper, un riparatore di veicoli comandati a distanza, che ha la missione di estrarre risorse vitali dal suolo terrestre. Un giorno Jack s’im-batte una misteriosa donna, precipitata sulla Terra a bordo di una navicella spaziale, il cui arrivo modificherà per sempre le sue certezze e metterà il destino dell’umanità nelle sue mani. Oblivion è diretto da Joseph Kosinski ed interpretato da Tom Cruise, Morgan Freeman, Olga Kurylenko, Zoe Bell, Nikolaj Coster-Waldau. In programmazione dall’11 aprile.

ZeroZeroZero

Malika Ayane Pescara

Dopo la pubblicazio-ne dell’ ultimo nuovo album “Ricreazione-Sanremo Edition” Ma-lika Ayane farà tappa venerdì 12 aprile alle ore 21:30 al Teatro Massimo di Pescara.

Il circolo “Il Nome della Rosa”Sabato 6 aprile ORE 21,30

ILLUSIONISMO DA SALA “MAGIK AND ILLUSION” (a pagamentoDomenica 7 aprile ORE 21,45

CINEMA “LA CASA” Sam RAIMI - 1983Venerdì 12 aprile ORE 21,30

VITA D’ARTISTA “IL CAMPIONISSIMO”Incontro con: Ivan BISSONSabato 13 aprile ORE 21,30NARRATIVA “FIORI DEL DESERTO”

Domenica 14 aprile ORE 21,30FOTOGRAFIA “STUDIUM NATURAE” con: ChiaraSCHETTTINI

Venerdì 19 aprile ORE 21,30VERNISSAGE “PALINSESTO” con: Cristian PALMIERI

L’Officina l’Arte e i Mestieri

Feedback U2 al Cult cafè Sabato 13 aprile Feedback U2 tribute band live al Cult cafè di Giulianova. Obietti-vo è quella di riportare in scena musica e testi della band irlandese più fa-mosa del mondo propo-nendo un live intenso ed emozionante.

Dal 5 aprile 2013 fino a domenica 7 aprile 2013, n e l l ’ a r e a dello stadio di Piano d’Accio di Teramo si terrà, la fiera dell’agri-

coltura. Oltre 200 gli espositori.

sabato 6 aprile la BRICO-PIZZAdomenica 7 aprile CON!CERTI LIVE FRANCESCO FORNI & ILARIA GRAZIANO + AperiPizza a buffet giovedì 11 aprile OPEN MIC + giovedì gnocchi venerdì 12 aprile CON!CERTI LIVE MICHELE MARAGLINO + mostra di Enikő Lőrinczi [ albe.ri ] + week-end & contorni aperitivo con verdure gustosesabato 13 aprile CENA AL CONTRARIO dall’amaro all’antipasto...domenica 14 aprile CON!CERTI LIVE ANDREA AMATI & BAND + AperiPizza a buffetgiovedì 18 aprile OPEN MIC + giovedì gnocchi

L’incontro con Jovan Divjak, il generale che nonostante le sue origini serbe difese la città e l’idea che popoli diversi potes-sero convivere in pace si terrà a Giulianova (TE) nel Palazzo Kur-saal (Lungomare Zara) sabato 6 aprile alle ore 11.00. Ingresso gratuito info 3666286924.

25a Fiera dell’Agricoltura

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Intervista a Franco Gerardini di Pietro Carrozzieri

Il 21 marzo scorso Pietro Mennea, il figlio del sud che tra gli anni 70 e 80 ha fatto so-

gnare milioni di italiani con le sue imprese sportive, se ne è andato dopo una brutta malattia, affrontata con la stessa forza e coraggio che ha contraddistinto la sua vita. Vogliamo ricordare questo grande cam-pione parlandone con Franco Gerardini, ex sindaco di Giulianova. Siamo nella pista di atletica di zona Orti.

In quale circostanza Mennea è venuto a Giulianova?L’abbiamo invitato quando si trattò di inau-gurare il bellissimo campo di atletica leggera, perché anche in quegli anni Pietro Mennea era una figura di grande italiano, semplice, che aveva onorato i colori del nostro Paese. In più, da grande atleta quale è stato, si spo-sava molto bene con le finalità e gli scopi del nostro impianto sportivo.E’ stato un atleta unico. Che impressione ti ha lasciato come uomo?Ci ha impressionato la sua semplicità, la sua spontaneità, il suo modo di intendere la vita, fatta di sacrifici, di passione, di rincorsa del-le cose semplici e di massimo impegno. Ci è sembrata la persona perfetta per gli ideali da

portare avanti nello sviluppo del-lo sport giuliese, in modo partico-lare dell’atletica leggera.Cosa pensava, Pietro Mennea, della nostra pista?Ricordo che fece una battuta molto semplice ma significativa. Quando entrò disse: “splendido!”, e si riferiva in modo particolare al paesaggio, a tutta l’area cittadi-na, con la collina, il verde, gli spazi ampi, ed in più lo impressionava

l’efficacia del manto utilizzato per la pista. Per questo, un grazie va a Marco Ettorre, ma-estro dello sport, che ci consigliò la tipologia del fondo, che regge negli anni ancora ab-bastanza bene. A Mennea, camminando su questa pista, sembrò per un attimo di torna-re alle sue gare olimpioniche.In un’epoca di scorciatoie poco lecite per ottenere risultati, pensi che Mennea pos-sa essere un esempio valido, soprattutto per i giovani?Assolutamente sì. Oggi i giovani sono abba-gliati da false apparizioni della vita, da meto-di e modi di consumo negativi, che ne condi-zionano cultura e scelte. Penso sia necessario tornare ad essere semplici, impegnati social-mente e culturalmente, per una buona politi-ca. Chi ne rimane fuori deve sapere che aiuta solo chi vuol fare della stessa uno strumento di potere. C’è bisogno delle nuove genera-zioni, quelle che guardano agli ideali, allo sviluppo positivo di una società, che credo-no nei valori più genuini, con trasparenza, onestà e un grande bagaglio culturale che il nostro paese ha ma non riesce a valorizzare proprio tra le nuove generazioni.

Questa pista è nata grazie a quegli am-ministratori che la pensarono e realizza-rono tra i ’70 e gli ’80, pensando alla città come un bene comune. Cosa provi a ve-dere questo luogo irrimediabilmente fe-rito dalle nuove costruzioni edilizie?Diciamo subito che lo strumento urbani-stico degli anni 70 aveva precorso i tempi per una Giulianova sostenibile, in cui at-tuare una qualità della vita che guardava proprio alle nuove generazioni, tutelando il territorio. Questo scorcio di città è un esem-pio concreto delle scelte giuste che vi erano all’interno di quello strumento urbanistico che potremmo chiamare come “Salsano 1”, riferendolo al progettista di quel piano, che poteva essere gestito meglio, qui la respon-sabilità delle forze politiche, in termini di tempo e coordinamento delle scelte. Qualche errore è stato fatto in questo sen-so, però tutte le scelte di fondo del piano dimostrano oggi la qualità in esso con-tenuta. Girando ora lo sguardo intorno a questo campo, che doveva essere l’insie-me delle strutture pubbliche, tra scuole, impianti sportivi, asili nido, e vedere resi-denze private che praticamente strango-lano un po’ il campo di atletica leggera, mette tristezza e conferma le scelte sba-gliate fatte da alcune amministrazioni nel recente passato. Posso dire che sono stati errori che oggi si pagano e si spera che quanto meno questi spazi ampi che ancora ci sono rimangano tali e vengano valorizzati.

12 GiuliaViva anno III n.7 In ricordo di Pietro Mennea

Sul nostro sito www.giuliaviva.it il video completo dell’intervista

Mennea a Giulianova

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Pietro Mennea, un campione senza compromessi di Marco Ettorre

Ricordo quando venne a Giulianova in occasione dell’inaugurazione del

campo di atletica leggera nel lontano 26 ottobre 1991. Erano presenti alla ceri-monia gli alunni delle scuole elementari. Mennea lanciò un messaggio che spes-so viene dimenticato e su cui invece bi-sogna riflettere:” nell’attività fisica, così come in quella intellettuale, l’eccellenza si raggiunge al 10% con l’ispirazione e al 90% con la sudorazione”. Non esistono i campioni e i geni “naturali”, esistono gli individui dotati, che si fanno “artificial-mente” un mazzo tanto per mettere a frutto le loro doti. Pietro Mennea era nato a Barletta il 28 giugno del 1952, diplomato in ragio-neria, in educazione fisica e laureato in scienze politiche. Da giovane giocò un po’ a calcio ma in seguito il prof. Ma-scolo lo portò ad abbracciare l’atletica leggera indirizzandolo, dopo un breve passaggio dal mezzofondo, verso la ve-

locità. Al primo anno da juniores fu convo-cato in Nazionale e al secondo vinse il titolo italiano sui 200mt. Nel 1971, Il prof. Vitto-ri, responsabile nazio-nale del settore corse veloci, lo prese sotto le sue cure e Pietro vinse i 200mt ai Giochi del Mediterraneo ed agli Assoluti. Nel 1972 è salito sul podio alle Olimpiadi, nel 1973

vinse alle Universiadi, nel 1974 agli Europei e nel 1975 ancora ai Giochi del Mediterraneo e alle Universiadi. Il suo quadriennio migliore fu dal 1977 al 1980, anni in cui divenne il miglior duecentista del pianeta, con un re-cord mondiale di 19”72 alle Universia-di di Città del Messico del 1979 (vento, 1.8 metri) e con una vittoria olimpica nel 1980 a Mosca dove ha prevalso in un furioso finale sullo scozzese Allan Wells (20”19 contro 20”21). Si ritirò poi per quasi due anni, tornan-do alle gare sul finire del 1982, e fu an-cora protagonista, sin dall’inverno 1983 (primato mondiale indoor sui 200mt.). Ritiratosi alla fine del 1984, tornò anco-ra a correre sul finire del 1987 e parte-cipò alla sua quinta Olimpiade a Seul. Ha contribuito a far abbassare i record nazionali dei 100mt fino ad un 10”0 manuale (Milano, 1972) e 10”01 (Messi-co,1979) record europeo.

E’ stato pure capace di 45”87 (1977) nei 400. Le sue “strisce” più impressionanti da ricordare sono quella realizzata ai campionati europei del 1978 a Praga, dove fra eliminatorie e finali, 10 gare nel giro di 6 giorni, realizzò uno stra-ordinario 44”4 nell’ultima frazione del-la 4x400mt;e quella realizzata dopo i Giochi olimpici di Mosca (1980): 8 gare di 200mt nel giro di circa 50 giorni, in Europa e in estremo Oriente, vincendo sempre, con una media di 20”07.Ha avuto poi anche una brillante carrie-ra anche in campo politico-professiona-le, approdando al Parlamento Europeo. Posso dire che ha saputo indicare allo sport italiano, con il suo esempio, con-traddistinto da amore per il lavoro e dedizione assoluta, la strada maestra verso il risultato. In più, ha dimostrato che si può vince-re nello sport senza scorciatoie, ovvero, senza il doping. Una lezione di straor-dinaria importanza e attualità.

In ricordo di Pietro Mennea

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[email protected] GiuliaViva anno III n.7

Inviateci le vostre lettere, segnala-zioni o foto a: [email protected]

Si prega cortesemente i nostri gentili lettori di contenere in termini di spazio i loro contributi, al fine di garantire una più ampia partecipazione ed evitare spiacevoli tagli.

Gentile redazione, sono un cittadino dell’Annunziata che si trova spesso a passare nella zona del parcheggio sul lungomare Rodi appena a nord del campeg-gio. Ho notato un lampione cen-trale non proprio verticale, e ve ne mando una foto. Spero che l’ufficio manutenzioni del Comune se ne sia accorto. Non pensate anche voi che varrebbe la pena di sistemarlo? Grazie Lettera firmata

Discarica ciclabile Forse pendePreparativi per l’estate

Lunedi di pasquetta ho fatto un giro per Giulianova. Gente tanta ma nego-zi con serrande abbassate, bar chiu-si, stabilimenti balneari serrati. E soprattutto la città sporchissima, sia sulla spiaggia, piena di detriti, botti-glie, copertoni, ecc., sia per le strade e le piazze principali. Piazza del Mare indecente, con rifiuti sulle gradinate della pista di pattinaggio, vetri rotti ovunque (c’erano in giro tanti bam-bini); i parchi cittadini, compresa la bambinopoli comunale, lasciati all’ab-bandono; i cestini di rifiuti stracolmi e cartacce e cacche di cane ovunque. E’ così che ci si prepara alla stagione turistica?

R. D. M

Gentile redazione,in attesa che venga eseguita la sen-tenza del TAR, arrivino a Giulia-nova i finanziamenti e partano fi-nalmente i lavori per rifare la pista ciclabile lungo il Tordino (se mai accadrà), è troppo chiedere che quel che rimane di quel percorso possa ritornare ad essere decoroso senza assomigliare ogni giorno di più ad una discarica? A. P.

La soluzione del problema

Non so se nella prossima esta-te sarà ancora una spiaggia PER i cani: oggi di sicuro è una spiaggia DA cani, sporca e a grandissimo ri-schio erosione. Di questo passo il problema “Unica beach” finirà col risolversi da solo...

G. M.

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L’Abruzzo selvaggio e pittoresco di Anne Macdonell

di Leo Marchetti

so (che l’autrice distingue nettamente dall’imprendi-torialità alpina degli albergatori svizzeri) e S. Stefano di Sessanio, Villalago, Pacentro, Scanno e Sulmona, per dire il piacere derivante da luoghi minacciati da una modernità incombente, come il prosciugamento del lago di Celano (così chiamato dagli inglesi anche dopo lo sforzo ingegneristico dei Torlonia) e l’inevita-bile utilizzo – che l’autrice non si sente di escludere per il bene delle popolazioni poverissime – dell’ener-gia idroelettrica proveniente dai numerosi corsi d’ac-qua. Nonostante queste considerazioni di una figlia del capitalismo di Manchester e dell’orgoglio, ogni tan-to riaffermato, di appartenere a una civilissima e svi-luppatissima nazione, prevale nel libro, ottimamente tradotto da Chiara Magni in versione digitale (www.viaggioadriatico.it), il tono di una continua ricerca dell’autenticità di una popolazione fatta di ‘improvvi-satori’ e artisti spontanei come nelle ‘serenate’ e nei versi appassionati di pastori e contadini innamorati. Il luogo dove l’autrice raggiunge il massimo della con-divisione lirica e del godimento intellettuale è nella Valle del Sagittario, “una valle selvaggia che suscita stupore e orrore”, con i suoi incantatori di serpenti e un territorio “che non sarà mai domato”. A Pacentro e Pettorano parla di romanzesche lotte feudali fra baroni provenienti dalla Provenza con Car-lo d’Angiò, i Caldora e i Cantelmi, il Chronicon casau-riense e le reliquie di San Domenico. Quando da Sulmona arriva al mare nota anche qui l’endemica povertà dei luoghi in una costa, dirà, che non ha un porto per novanta miglia e Castellamare Adriatico appare ai suoi occhi un posto senza alcuna attrazione turistica. Diverso il parere su Francavilla, che descrive come un cantuccio con delle potenzialità turistiche per la sua “aria fresca e il mare” coniugati alla presenza della collina e di attrazioni come il ‘convento’ di Michetti e D’Annunzio.

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