GiuliaViva anno II n.12 del 16 giugno 2012

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Anno II numero 12 del 16 giugno 2012 GiuliaViva è anche on-line su www.giuliaviva.it Quindicinale d’informazione giuliese distribuzione gratuita - tiratura 2500 copie Quando la banda passò ... Giunto alla tredicesima edizione, il Festival Internazionale delle Bande di Giulianova si conferma appuntamento di prestigio mondiale; a pag. 8 l’intervista con Mario Orsini, presidente dell’associazione “Padre Candido Donatelli” copiagratuita

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GiuliaViva anno II n.12 del 16 giugno 2012

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Anno II numero 12 del 16 giugno 2012GiuliaViva è anche on-line su www.giuliaviva.it

Quindicinale d’informazione giuliese distribuzione gratuita - tiratura 2500 copie

Quando la banda passò ...Giunto alla tredicesima edizione, il Festival Internazionale delle Bande di Giulianova si conferma appuntamento di prestigio mondiale; a pag. 8 l’intervista con Mario Orsini, presidente dell’associazione “Padre Candido Donatelli”

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Istantanee giuliesi GiuliaViva anno I I n.12 3

Pagine polverose

Non è dedicato ad alcuna opera lette-raria, né intende ricordare l’impegno di qualche letterato, più o meno celebre. Più semplicemente, il libro di metallo che troneggia al centro della pineta di piazza Dalmazia, rimanda ad imperi-tura memoria la posa di cinque nuovi pini, chiamati a rinfoltire un’ombreggia-tura sempre più scarna. Pericolosamen-te posizionato ad “altezza bambino”, il cimelio soffre della medesima incuria che ha contagiato l’intera zona: talmen-te sudicio e polveroso da risultare pra-ticamente illeggibile.

Passeggiata al molo sudLuogo fra i più fre-quentati della città, meta obbligata per turisti e giuliesi, il porto di Giulianova lascia parecchio a desiderare in ter-mini di manuten-zione e fruibilità. Soprattutto il molo sud, particolarmente apprezzato per l’attrat-tiva dei caliscendi, versa in uno stato di abbandono desolante: erosa la protezio-ne in cemento dei cavi elettrici del faro (con il ferro arrugginito), completamente mancanti i cestini per i rifiuti (con i pochi

Per qualche ettaro in piùrisultante dalla carto-grafia (1148 ha). L’iter di approvazione dovrà quindi essere ripetuto daccapo, ma difficil-mente l’ulteriore tem-po a disposizione por-terà consiglio: distratti nell’analisi delle cifre,

la maggioranza di centrodestra ed il consigliere di sostegno Claudio Ruf-fini difficilmente lo saranno quando si tratterà di dare un nuovo via libera all’assalto alla riserva.

Solenne bocciatura per la legge di riperimetra-zione della riserva del Borsacchio, dichiara-ta “non conforme” da parte del collegio re-gionale per le garanzie statutarie. A determina-re la bocciatura una di-scordanza di due ettari (peraltro a più riprese sottolineata in aula dal consi-gliere Prc, Maurizio Acerbo) fra la su-perficie della riserva indicata nel testo della delibera (1150 ha) e quella invece

testardi che ancora raccolgono le deiezio-ni dei loro cani costret-ti a passeggiare con la bustina in mano), in-superabile il cancello all’ingresso del molo per i genitori con car-

rozzine al seguito o per i diversamente abili: se i primi possono provare caricarsi la carrozzina in spalla (e bisogna essere in due) per i secondi, purtroppo, godere della suggestione del porto rimane solo e soltanto un miraggio.

Appello al comandanteSi è insediato lo scorso 28 maggio il nuovo comandante dell’Ufficio Cir-condariale Marittimo di Giulianova, il Tenente di Vascello Sandro Pezzu-to, in precedenza capo servizio del personale marittimo presso la Capi-taneria di Porto di Gallipoli. Al nuovo comandante, oltre agli auguri per un proficuo lavoro, l’invito a modificare altezza e foggia della recinzione del-la ex casa del marinaio, riducendone l’impatto visivo e prevedendone un più consono inserimento nel conte-sto urbano circostante.

Il brodetto dimenticatoSi chiama “Denominazione Comuna-le” ed è un marchio di certificazione della provenienza di uno specifico prodotto da un determinato territo-rio, con l’intento, dunque, di tutelar-ne l’originalità. Il sindaco ebbe a suo tempo modo di proporne l’adozione

riguardo al brodetto alla giuliese, in-dubitabilmente uno dei piatti più ca-ratteristici della gastronomia locale. A distanza di due anni, mentre anco-ra nessun marchio è stato adottato, il vicino comune di Roseto lancia un concorso gastronomico

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Fatti ... 4 GiuliaViva anno II n.12

Annunziata: la mano della natura...

Alla fine ci ha pensato la natura. Dopo anni di erosione continua del litorale sud, che dal limitare del porto fino alla foce del Tordino ave-va portato l’arenile a ridursi a vista d’occhio, l’estate che va ad iniziare fa finalmente registrare un ina-spettato quanto gradito cambio di tendenza. Ad avvantaggiarsene in special modo la parte più meri-dionale della costa, che ha visto la linea di battigia guadagnare metri su metri, restituendo tanto ai cam-peggi che agli stabilimenti balnea-ri della zona buona parte della su-perficie in precedenza erosa. Le condizioni della spiaggia ini-ziarono a peggiorare, per effetto delle mareggiate, a partire dal 2005. Furono però i successivi eventi atmosferici dell’inverno 2008 e della primavera 2009, non solo a divorare enormi porzioni di sabbia, ma anche a “scavare”, l’areni-le lasciando in eredità una scalina-tura nella battigia tale da rendere difficoltoso l’accesso al mare. Ma non solo. Il gioco delle correnti aveva fatto sì che le tonnellate di de-triti trasportati dalle piene del fiume venissero depositati in quel tratto di li-torale, trasformando in vere e proprie pietraie porzioni sempre più ampie di un fronte mare fino a quel momento esclusivamente sabbioso.Una situazione sempre più preoc-cupante, che rischiava di mettere a

rischio la stessa balneabilità del lito-rale sud, riguardo alla quale, secondo consuetudine, molto si disse ed assai poco si fece. Tra fautori del cosiddetto “ripascimento morbido” e sostenitori di opere più massicce, volte a realizza-re barriere di protezione o “pennelli” che influissero sul gioco delle correnti, anno dopo anno gli interventi si limi-tarono a rimpolpare l’arenile (anche a spese degli stessi balneatori) con tonnellate e tonnellate di sabbia, con risultati peraltro assai scarsi. Non solo: nel vano chiacchiericcio degli scarica-barile (Comune, Provincia, Regione), si perse anche l’occasione di ottenere

i finanziamenti previsti nell’am-bito dei cosiddetti fondi FAS, specificatamente stanziati dalla Comunità Europea.Nell’attesa di un intervento umano finalmente efficace, a dare una sterzata alla situazione è stato, inaspettatamente, un evento assolutamente naturale, quell’alluvione del marzo 2011 passata alla storia (e non per colpa propria) soprattutto per la nebulosa vicenda dello spiag-giato, costato oltre 1milione di euro alle già tartassate finanze cittadine. Di quella alluvione è rimasto in eredità, alla foce del Tordino, una sorta di “pennel-lo” naturale, che si protende in mare aperto per diverse decine di metri. Dalla comparsa di quel-

la nuova barriera, frutto esclusivo del gioco delle correnti fluviali e marine, il litorale sud ha ripreso lentamente ad allargarsi, riconquistando al mare importanti porzioni di spiaggia e ri-tornando pressoché alla medesima estensione dei primi anni 2000. Non solo. Facendo barriera allo scorrere del fiume, il nuovo “argine” ha impe-dito lo spiaggiamento dei detriti, re-stituendo all’arenile la consueta con-sistenza sabbiosa. All’uomo, a questo punto, la sola incombenza di preser-vare e consolidare, con interventi il più possibile “leggeri”, quanto lasciato in eredità dalla natura.

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in primo piano GiuliaViva anno I I n.12 5

...e quella, maldestra, dell’uomo di Paolo Innocenti

Abbattetele!

Dovevano rappresentare la via d’accesso ai locali commercia-li realizzati al primo piano del complesso Ater di via Di Vittorio. Fallito il progetto, con gli am-bienti rimasti desolatamente vuoti, i due “ponti” di cemento che collegano gli edifici sui due lati della strada hanno perso da tempo qualunque utilità e ragione d’essere. In un quartiere che vanta-va la più estesa area verde cittadina (oltre 75mila metri quadri lasciati in eredità dal Prg del 1994 e purtrop-po finiti da tempo nel mirino del

partito del mattone) e per il quale ogni manifesto intento di riqualifi-cazione si risolve inevitabilmente in ulteriori colate di cemento, sembra giunto il momento di vedere attua-ta, almeno per una volta, un’inizia-tiva di senso contrario. Abbattere,

dopo le necessarie verifiche strutturali, le due passerelle (accogliendo peraltro un’istan-za che l’associazione “Il Cittadi-no Governante” ebbe modo di avanzare fin dall’ormai lontano 2006) ridurrebbe per la prima volta, anziché aumentarlo, il peso della cementificazione nel quartiere. Non solo l’intero complesso ne guadagnerebbe

in ariosità, ma il loro abbattimen-to costituirebbe anche la prova tangibile che non è l’edificazione a tutti i costi la via maestra per mi-gliorare la qualità della struttura urbana.

Quella ferita aperta

Parzialmente crollato sotto l’ef-fetto della medesima mareggiata del marzo 2011, il tratto di pista ciclabile che costeggia l’arenile sud spicca oggi, a quasi un anno e mezzo di distanza, come una ferita ancora aperta, indelebile ed inaccettabile in un litorale che si fregia della bandiera blu. In tutti questi mesi, infatti, ai proclami su di una ricostruzione rapida solo a parole, l’amministrazione non ha purtroppo fatto seguire il benché minimo fatto. Fuori dalle consue-

te giustificazioni delle casse co-munali tristemente vuote, e col pensiero inevitabilmente rivolto ai tanti sprechi che albergano nel-la gestione della finanza pubblica (basti pensare ai 15mila euro dell’i-nutile perizia per la vendita della

farmacia comunale o ai quasi 50mila per risistemare le pavi-mentazioni del centro storico, “vecchie” di appena due anni), la sua ricostruzione doveva co-munque trovare collocazione ai primi posti delle priorità di intervento. Così non è stato e quel tratto di pista trascinato via dal mare ha finito col por-

tare via con sé anche gli ultimi sprazzi di credibilità di un gover-no cittadino attento più all’auto-celebrazione che alla tanto nomi-nata e mai perseguita “vocazione turistica” della città.

a pag 15 i lavori sul Tordino

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6 GiuliaViva anno II n.12 Parliamone

I soldi del Pioppeto vanno conservati per pagare parco Franchi di Franco Arboretti

In occasione della discussione sul con-suntivo del Bilancio comunale del 2011 è emerso inaspettatamente un avanzo di circa 3,4 milioni. Nel chiedere spiegazioni abbiamo appreso che 2 milioni proveni-vano dai fondi accantonati con la vendi-ta del Pioppeto e della scuola Acquaviva, per il pagamento dell’esproprio del par-co Franchi. In sintesi: l’amministrazione comunale ha dato disposizione, con una delibera di Giunta, di rendere disponibili quei 2 milioni affermando che il debito residuo derivante dagli espropri era da considerare sovrastimato. Tale affermazione non è suffragata da nessuna prova in quanto la sentenza per il parco Franchi non è stata ancora emes-sa. Semmai è da chiedersi se i circa 3,5 mi-lioni rimasti (derivanti dalle alienazioni) saranno sufficienti. Le nostre obiezioni in Commissione Bilancio hanno indotto il neo assessore Vanni a presentare un emendamento in Consiglio Comunale per vincolare i 2 milioni al fine del man-tenimento degli equilibri di Bilancio. Ri-teniamo che ciò non sia sufficiente e ne spieghiamo i motivi. Ai cittadini, quando sono stati privati dei loro gioielli di fami-glia - nel Pioppeto doveva nascere un parco con all’interno la nuova piscina comunale, liberando spazio nel Centro sportivo esistente e invece…- è stato det-to che quegli introiti sarebbero serviti per pagare i debiti derivanti dagli espropri, fra cui il parco Franchi che è ancora pen-dente. Da quel momento, correttamen-te, sono stati depositati in un capitolo di bilancio disponibili per questo uso e, se-

condo noi, responsabilmente, lì devono tornare se non si vogliono prendere in giro i cittadini. Infatti, se è già grave sacri-ficare un’area pubblica (destinata a verde attrezzato) per acquistare un parco, ancor più grave è venderla per pagarci i debiti di una fallimentare gestione dei rifiuti o per far fronte ad un’eccessiva spesa cor-rente causata dallo sperpero. I cittadini trovano già incredibile perdere un bene pubblico per averne in cambio un altro, ma certamente non possono accettare di doverlo perdere per poi mandare in fumo il ricavato senza contropartita alcuna per il patrimonio pubblico.Questa operazione amministrativa non va fatta, altrimenti quando arriva il mo-mento di pagare parco Franchi cosa si fa? Ci vendiamo Piazza Dalla Chiesa o il Belvedere? Se il Bilancio comunale è in difficoltà la responsabilità è dell’ammini-strazione che da anni fa scelte sbagliate sia sul fronte delle entrate che su quello

delle uscite: adesso per far quadrare i con-ti occorre trovare altre strade, perché ce ne sono. Noi del Cittadino Governante le stiamo indicando da tempo in Consiglio Comunale. Ne ricordiamo solo qualcu-na: ottenere, in urbanistica, tutti gli in-troiti previsti dalla legge (ad esempio i milioni di euro previsti dal PRUSST dell’ex SADAM); recuperare i 300.000 euro an-nui sperperati nella privatizzazione del trasporto scolastico e nel servizio navet-te; risparmiare qualche milione all’anno nella gestione dei rifiuti (spendere meno per la raccolta differenziata, far funziona-re l’Ecocentro di Colleranesco, rimettere

in funzione il polo tecnologico pubblico di Grasciano per non pagare ingenti som-me agli impianti privati per il trattamento dei rifiuti, farsi pagare i rifiuti differenziati dalle filiere del riciclo, conferire sempre meno in discarica); recuperare introiti con la lotta all’elusione sulla seconda casa; evi-tare lo sperpero come quello fatto per lo spiaggiato, per la pista ciclabile di Via Nie-vo, per il cosiddetto semaforo intelligente (?) di Piazza della Libertà o per traslare tut-ta la segnaletica dei parcheggi a ridosso della carreggiata sul lungomare monu-mentale o per i cordoli con l’erba finta in piazza Dalmazia. E si potrebbe continua-re a riprova del fatto che un altro Bilancio comunale è possibile. Ci aspettiamo dal neo assessore al Bilancio un radicale cam-bio nelle scelte amministrative, altrimenti è meglio lasciar perdere e tornare al voto. E’ possibile continuare a penalizzare in questo modo i beni comuni e i cittadini a Giulianova?

È provato che nel 2007 non occorreva vendere il Pioppeto. Gli impegni presi con i cittadini però vanno mantenuti. Un altro Bilancio è possibile.

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“Tra terra e mare … uno sguardo intorno a noi” di Patrizia Gialluca

consapevolezza ed autostima di sé e comincia a dare vita al cittadino di domani che può andare incontro al futuro sapendo da dove viene. Nel corso dell’anno scolastico il progetto ha previsto momenti d’in-contro per raccontare la storia dei quartieri e di Giulianova, racconti che, oltre ad essere “scuola di vita” per i piccoli, hanno sicuramente procurato momenti di piacevoli ricordi agli adulti; le visite in giro per la città hanno permesso sicu-ramente una salutare e gradevole passeggiata, una lezione diversa, la scoperta di luoghi nuovi o visti con uno sguardo diverso. Poi, i momen-ti di riflessione in sezione hanno segnato i passaggi più importanti per il raggiungimento delle com-petenze, facendo ricorso a tutte le “intelligenze” di cui ciascun bambi-no è portatore.Le manifestazioni di fine anno sco-

“Tra terra e mare … uno sguardo intorno a noi” è il titolo scelto per il progetto educativo proposto, per l’anno scolastico 2011/12, ai bam-bini di tre, quattro e cinque anni delle scuole dell’infanzia, via Go-belli, Bivio Bellocchio e Collerane-sco, sotto la guida della dottoressa Berarda Ciccocelli, Dirigente del I° circolo Didattico di Giulianova. La convinzione che le conoscen-ze apprese attraverso esperienze concrete e coinvolgenti rafforzano il legame con la comunità di ap-partenenza e con il contesto so-ciale in cui si vive, ha fatto sorgere l’esigenza di creare, attraverso una progettazione mirata, situazio-ni formative e di apprendimento. L’interazione tra la conoscenza del passato familiare, del proprio ter-ritorio e del linguaggio locale, sti-molando la sfera emotivo-affettiva, avvia il bambino ad una maggiore

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lastico, previste a conclu-sione del progetto nei singoli plessi, sono state per i bambini non solo un momento ludico, ma una situazione altamente for-mativa in cui certamen-te si è sviluppato il loro senso di appartenenza al gruppo, si sono rafforza-te le prima relazioni ex-tra familiari delineandosi sempre più chiaramente

l’ identità di ciascuno. Il momento di festa, apparente-mente momento specifico di di-vertimento, è diventato l’occasio-ne per condividere le scoperte, le esperienze, il riconoscimento della solidarietà e della collaborazio-ne. La partecipazione entusiasta e commossa di mamme, papà e non-ni ha creato un momento di parte-cipazione forte nel racconto delle attività, delle esperienze vissute assieme nel corso dell’anno scola-stico. Nei “quadretti” nati dallo svolgi-mento del progetto, i piccoli han-no fatto apparire come per magia contadini, casalinghe, marinai, tifo-si di calcio, suonatori di organetto, signorine alla moda così come una serie di vecchi giochi, forse dimen-ticati; e in tutto questo, il nostro dialetto parlato dai piccoli, ve lo as-sicuro, è stato davvero divertente.

Pianeta scuola

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“eventi” giuliesi: ma come è nata questa passione per le bande, è preesistente al 2000 data in cui fu realizzata la prima edizione del Festival?E’ nata un po’ in sordina. Dal 1982 organizzavo la fe-sta patronale del-la Madonna dello

Splendore ed amavo inserire nei festeggiamenti sempre qualcosa di nuovo. Un anno ebbi modo di far venire una Banda della Repubbli-ca ceca che ebbe enorme succes-so. L’anno dopo proposi allora due bande.Pensai così di sostituire il solito can-tante presente nelle feste con un piccolo festival di quattro bande. In seguito ebbi occasione di recarmi a Sanremo per la manifestazione del Corso Fiorito e compresi meglio come organizzare l’evento. Da allora la manifestazione è molto cresciuta.

L’edizione di quest’anno, vinta lo ricordiamo, dalla Banda dei Ca-detti di Mosca, oltre che nel pub-blico, in cosa è cresciuta rispetto all’edizioni precedenti?Col passare degli anni la manifesta-zione acquista sempre più credibili-

..

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Mario Orsini di Marialuisa De Santis

Nel cuore del centro storico giuliese, in piazza Buozzi, a due passi da casa sua, incontriamo Mario Orsini, Presi-dente dell’Associazione P. Candido Donatelli che organizza il Festival Internazionale delle Bande Musicali.In un bar accanto al Duomo, di fron-te a un buon caffè inizia la nostra piacevole chiacchierata.

Nell’immaginario collettivo la banda rappresenta la festa, il folklore, la gioia, il piacere di sta-re insieme: tu hai saputo trasfor-mare tutto questo in un festival internazionale. E il Festival inter-nazionale delle Bande Musicali di Giulianova è sicuramente una delle poche manifestazioni che ha raggiunto un livello di grande professionalità nell’organizzazio-ne e di grande qualità nell’offer-ta, direi cose rare per gli attuali

tà. Prima le bande dovevano essere cercate da noi. Oggi ci cercano le bande stesse. Il nostro Festival è si-curamente diventato il più impor-tante d’Italia ed è tra i più grandi d’Europa. Quest’anno c’era la Ban-da della difesa militare del Bahrein: un’occasione unica per vedere e confrontarsi con usi e costumi mol-to diversi dai nostri.

Quante persone e quanto tem-po è necessario nell’organizzare un’edizione del Festival?Nell’organizzazione siamo davvero in pochi, ma lavoriamo con gran-de passione. Con Gianni Tancredi si può dire lavoriamo 365 giorni l’anno, poi ci sono altri amici come

Qualche domanda a ...

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Alba Adriati-ca, Tortoreto, Roseto.Bisogna cre-derci: se ci si crede si possono far tante cose. In questo momento di crisi avere una mani-f e s t a z i o n e come questa

può essere importante anche per i commercianti: sono venute cir-ca 1000 persone che hanno fatto piccoli e grandi acquisti. In più ci sono stati pullman da Roma e Bari e circa 80 camper per seguire il Festival.

Del Festival quest’anno si sono interessati il TG3, TV6, TG2 e La7. Certo la manifestazio-ne va soste-nuta da tutti.Vorrei un bilancio di quest’anno e se possibile un’antic ipa-zione riguar-dante il pros-simo.

Il bilancio è più che positivo. Con-senso e ospiti importanti: il tenore Terranova che tra poco in una fiction televisiva interpreterà Caruso, la cantante lirica Sabrina Picci, Elena D’Angelo, prima donna della Com-pagnia dell’Operetta di Milano, la giornalista Alda D’Eusanio e l’attrice Gaia De Laurentis.Per il prossimo anno stiamo già la-vorando, dico solo che proprio du-rante il festival è venuto a trovarci un generale belga interessato a por-tare qui la sua banda.Ci salutiamo proprio mentre arriva Gianni Tancredi. Ad entrambi buon lavoro e in bocca al lupo, sperando che la nuova Banda di Giulianova diretta dal Maestro Sergio Piccone Stella che quest’anno ha aperto egregiamente la manifestazione possa il prossimo anno partecipar-vi come concorrente.

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Il video dell’intervista è visionabile in streaming su www.giuliaviva.it

il Direttore Artistico Francesco Ra-stelli e Willy Barlafante e Michele Maruccia.C’è poi la segretaria Laura Orsini. Ma ripeto senza la nostra passione questa manifestazione non potreb-be andare avanti poiché l’organiz-zazione è davvero complessa.

Considerata l’importanza che ha assunto questa manifestazione che diventa quindi un’immagine di Giulianova da veicolare anche per un possibile turismo, cosa chiederesti in più? Personalmen-te io ho notato pochi bar aperti, poco coinvolgimento oltre piaz-za Buozzi e la stessa piazza si pre-sentava con un aspetto - come dire? - non impeccabile dati i la-vori perennemente in corso. Noi da parte nostra ci stiamo allar-gando con sfilate nei paesi vicini:

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Cinema italiano: che commedia ! di Antonio D’Eugenio

Monicelli, Germi, Risi, Steno. Zalo-ne, Pieraccioni, AldoGiovannieGia-como. La differenza c’è. Se gli anni ’50\’60 ci hanno resi famosi per titoli come I soliti ignoti, Il vedovo, Divor-zio all’italiana il confronto con le re-centi pellicole non può reggere la qualità artistica e tecnica di un ge-nere che ha reso il cinema italiano una commedia da rimpiangere.Gli incassi record di Che bella giorna-ta sono solo uno specchio, di quella controcultura, in cui si guarda un’I-talia ormai dominata dagli sketch zelighiani. Pensare che l’incasso re-cord del film vincitore (l’unico negli ultimi anni) dell’Oscar come miglior film straniero La vita è bella di Beni-gni sia stato ampiamente superato

dal cabarettista barese, fa pensare, non solo, ad una caduta dalle nubi, ma che non vedremo mai più il cinema italiano – almeno in questo sen-so – riprendersi da certi show teatrali tanto cari alle televisioni. Ridere è diventata un’ar-te non più seria, mentre prima veniva affiancata un pezzo di storia italia-na, e di un popolo che nel dopo guerra cerca-va espedienti, diventati comici, per sbarcare un lunario che comico non

era. Lo spettacolo popolare di quei tempi ha perso. Ha ragione Zalone nel suo fortuna-tissimo film d’esordio, quando nel-la sequenza finale afferma ‘Checco funziona perché è meravigliosa-mente mediocre’, ed è tutta qui la rappresentazione artistica di una nazione basata su reality e comedy show. Produzioni come Io & Marilyn, Il cosmo sul comò, Qualunquemente sono diventate lo standard di una risata che sa più di presa in giro che di divertimento, ma la nuova arma con la quale ci propinano certi titoli è la furbizia. Hanno capito che il pubblico vuole solo aprire la bocca per chiudere il cervello, bloccando così ogni pos-

sibilità di riconoscimento in una so-cietà che è tornata a lottare, come nel ’50, contro una crisi economica inevitabilmente figlia di quei tempi. Se le commedie brillanti di Germi e Monicelli nascondevano contenuti profondi ed attuali (anche tuttora) riflettendo sull’evoluzione della so-cietà, tramite una pungente satira di costume, le commedie nostrane firmate Albanese o i cinepanettoni confezionati da Parenti sono invece un misero surrogato di quel senso di cinema che gonfiava l’immagi-nario collettivo nel periodo ‘com-media all’italiana-neorealismo’ che ci ha resi famosi in tutto il mondo, e che ora, invece, siamo costretti ad importare. Il francese Giù al nord, l’americano Una notte da leoni, l’inglese Funeral Party o il belga vincitore al Festival di Roma Kill me please, sono solo alcuni dei titoli che affollano (fortu-natamente) le nostre sale cinemato-grafiche. Al contrario, i nostri cavalli di bat-taglia non riescono a correre oltre i confini nazionali. Dicono che le commedie natalizie, prodotte da De Laurentiis, rispecchino la vera socie-tà odierna. Dicono che gli italiani abbiano i volti di Boldi e De Sica nel-la vita quotidiana. E purtroppo, il pubblico, con i 25 milioni d’incasso ogni anno, glielo lascia dire. Sipario.

Interferenze artistiche

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Dove Cosa Quando GiuliaViva anno II n.12 11

Prime visioni di Stefania Sacchini

Pubblica utilità

Farmacie di turno16/17 giugno Farmacia Eredi Galli18/24 giugno Farmacia Comunale25/29 giugno Farmacia Del VomanoGuardia Medica festiva e di urgenza Tel.: 085.8020362Ospedale Civile Via Gramsci 085.80201Pronto Soccorso 085.8020238 085.8020366118 085.8020442 / 085.8020373Croce Rossa Via Simoncini, 41/A 085.8007733Consultorio Familiare Via Ospizio Marino 085.8020816Polizia Veterinaria Pronto Intervento 085.8020818 (08.00-20.00)

Concerti mostre ed eventi

Viale Orsini di Giulianova (Te) dal 26 giugno 2012 tutti i martedi estiviOrario: 17 - 24Un appuntamento senza confini di spazio, tempo e luogo, per un viaggio affascinante nel merca-tino dell’artigianato, pic-colo antiquariato e colle-zionismo.

Curiosando a Giulianova

Titolo: Se ti abraccio non avere paura Autore: Fulvio Ervas Casa editrice: Marcos y Marcos Pagine: 319 Prezzo: € 17,00

La malattia di Andrea è un uragano, due uragani, sette tifoni. L’autismo l’ha fatto prigioniero e Franco è diventato un cava-liere che combatte per liberare suo figlio. Un cavaliere che non si arrende e continua a sognare. Hanno viaggiato per anni in

cerca di cure: tradizionali, sperimentali, spiri-tuali. Partono adesso per un viaggio diverso, senza bussola e senza meta. Insieme, padre e figlio, uniti nel tempo sospeso della strada. Sbeffeggiano l’oceano dall’alto, tagliano l’A-merica in moto, si perdono nelle foreste del Guatemala. Per tre mesi la normalità è aboli-ta, e non si sa più chi è diverso. Per tre mesi, è Andrea a insegnare a suo padre ad abbando-narsi alla vita.

Libri

Texas killing fields

Si terrà a Sant’Egidio al Parco della Musica dal 15 al 29 giugno “L’oni-rico Festival” evento giunto alla settima edizione Si tratta di un festival canoro con grandi nomi del pano-rama italiano. rock. INFO: 338/4231576 [email protected]

15/06/2012 FILIPPO GRAZIANI - I GRAZIANI22/06/2012 NUJU F22/06/2012 LE STRISCE23/06/2012 DENTE29/06/2012 ORATIO29/06/2012 NICOLÒ CARNESI.

Onirico Festival a Sant’Egidio

Accordion Art Festival & Contests

Si svolgerà a Pineto (TE), il 16 e 17 giugno 2012, la 6° edizione dell’Accordion Art Festival & Contests.Questi alcuni degli eventi di rilevo:ITALIA AWARD (concorso multi-strumentale)l’ORPHEUS AWARD (premio della critica)SELEZIONI C.M.A. (prove nazionali per il Trofeo Mondiale)La manifestazione si svolgerà presso il Teatro Polifunzio-nale e Villa Filiani della cittadina balneare. Per informazioni e contatti: [email protected]

Il thriller Le paludi della morte – Texas Killing Fields è ispirato a fatti reali e racconta la storia dei detective Souder e Heigh (Sam Worthington), alle prese con un serial killer che getta i corpi delle sue vittime in un’area paludosa chiamata “Killing Fields”. In Le paludi della morte – Texas Killing Field l’assassino all’improvviso cambia le “regole del gioco”, stuzzicando i due detective e lasciando una serie di indizi sulla scena del crimine. Quando scompare una ragazzina del posto Souder (Sam Worthington) una lotta contro il tempo per tro-vare l’assassino e salvarle la vita. La regista di Le paludi della morte

– Texas Killing Fields è Ami Canaan Mann ed è interpretato da Sam Worthington, Jeffrey Dean Morgan, Jessica Chastain e Chloë Moretz. Nelle sale dal 15 giugno. in sala dal 15 giugno

A Giulianova un corso per imparare a costruire maschere in cartapesta

Sei giorni per imparare a costruire una maschera in cartapesta e usarla per creare un personaggio teatrale. Partirà venerdì 22 giugno il labora-torio estivo della docente e artista bolognese Ariela Maggi organizzato dalla Compagnia dei Merli Bianchi di Giulianova. Le lezioni – sei incontri serali di due ore ciascuno – si terran-no nella sede della compagnia tea-

trale in via Matteotti 115 (davanti al Parco Matteotti). [email protected] – 340.6072621

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Ma come fanno i marinai ... di Andrea Beccaceci

sofferto il maltempo e quindi la mancanza di pesce nonché di utenti in maniera de-vastante tanto quanto gli armatori. E giacché siamo in tema dico di più: da decenni que-ste categorie subisco-no inermi il cosiddet-to “fermo biologico”, periodo durante il quale la pesca viene

fermata a fronte di risarcimenti pub-blici per la marineria, mentre intere categorie merceologiche, che seguo-no la filiera del pescato, vengono la-sciate in balia delle conseguenze del fermo, tra l’altro in periodi dell’anno poco adatti sia biologicamente per la riproduzione dei pesci, sia turisti-camente per la promozione gastro-nomica del nostro territorio. Insom-ma un’ economia a “due velocità”, da un lato statalista con le marinerie e dall’altro liberale con i commercian-ti. Ciò, oltre a evidenti problemi di equità, non favorisce sinergia (non vi è memoria di incontri tra le diverse categorie del settore per condivide-re decisioni), non aiuta la filiera e ri-schia di contrapporre categorie che invece dovrebbero muovere verso gli stessi obiettivi. Segnalo anche che decenni di assistenzialismo, natural-mente a carico dei contribuenti, per sostenere il “fermo biologico” non hanno prodotto i benefici sperati né

Primo e secondo12 GiuliaViva anno II n.12

È di questi giorni la notizia che il Mini-stero delle Politiche Agricole Alimen-tari e Forestali ha rigettato la richiesta di risarcimento avanzata da Feder-pesca in conseguenza dello stato di calamità per le nevicate del febbraio scorso ed ha negato la possibilità di sostegno alle marinerie evidenziando la mancanza di fondi nelle casse dello Stato. Naturalmente dispiace per tutti gli imprenditori e le maestranze che operano nel settore della pesca, alle prese con difficoltà enormi legate al prezzo del carburante, alla pescosità sempre minore del mare Adriatico, a tassazioni spesso inique ed alle tante e complesse problematiche che at-tengono il periodo di crisi che viviamo in Italia ed in Europa. Detto ciò, però, credo di poter affermare che questo contributo, se elargito, sarebbe stato un’ ingiustizia nei confronti di tutto l’indotto deriva dal settore della pe-sca in senso stretto. Pescherie, grossi-sti di pesce, ristoranti, trattorie hanno

FUSILLONI KAMUT CON SOGLIOLA, PO-MODORO VERDE E CAPPERI DI SALINA

Ingredienti per 4 persone :4 Sogliole dell’Adriatico di circa 80 gr ca-dauna320 gr di Fusilloni Kamut Verrigni2 Pomodori verdi “cuore di bue” del peso di circa 160 gr totali20 capperi di Salina sotto sale¼ aglio rosso di Sulmona¼ cipolla rossa di Tropea¼ peperone verde1 ciuffo di prezzemolo4 foglie di basilico1 dl olio extra vergine di oliva0,5 dl vino bianco seccouna presa di sale

Esecuzione :Tagliare i pomodori a dadini e cuocerli in un tegame con l’aglio ed il peperone verde per circa 10 minuti , a fine cottura aggiungere il basilico ed il prezzemolo ; in un altro tegame imbiondire la cipolla nell’olio , aggiungere le sogliole e cuoce-re per circa 5 minuti avendo cura di gira-re i pesci delicatamente a metà cottura , sfumare con il vino a ¾ di cottura delle sogliole . Sfilettare le sogliole ed , insieme alla loro salsa di cottura , unirle al pomo-doro . Cuocere i fusilloni in acqua pochis-simo salata (la sapidità del piatto sarà data dai capperi e dal pomodoro verde ) scolarle “al dente” e saltarle brevemente in padella. Servire in piatti caldi .

dal punto di vista del ripopolamento marino né da quello della redditività delle imprese marinare. Siamo sicuri che non sarebbe stato meglio che a decidere la loro sopravvivenza, come per i ristoranti e le pescherie, fosse stato il mercato?

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A tutto sport GiuliaViva anno II n.12 13

L’Abruzzo che vince di Daniele Adriani

termine perentorio (cioè non pro-rogabile) dell’iscrizione al nuovo campionato di seconda divisione, circa 200.000€ da versare. Chi segue il Giulianova Calcio co-nosce le difficoltà emerse negli ultimi anni e la sempre maggiore solitudine dell’attuale proprietà. Così, se entro tali date, non ci sarà il miracolo di nuovi capitali che entrano in soccorso o rilevino il pacchetto societario, anche per i colori giallorossi la strada sembra segnata. Non a caso anche i lavo-ri di messa in sicurezza del Fadini, sembrano in stand-by, poiché alcu-ne prescrizioni valgono per i cam-pionati professionistici, ma non per quelli dilettantistici. Tante le voci ed i nomi che, in un gioco di tiro e molla, sembrano av-vicinarsi per poi disperdersi. Ma la storia del calcio giuliese è vis-suta sempre di eccessi, di imprese che sono andate ben oltre le pos-sibilità di una cittadina di 20.000 abitanti. Quindi siamo fiduciosi, dobbiamo esserlo per forza, per un futuro in cui si possa tornare a par-lare solo di calcio, quello giocato, di gol, fuorigioco e soprattutto di talenti che nascano dal settore gio-vanile, vero orgoglio di coloro che con il lavoro umile, silenzioso, ma competente e passionale, hanno portato nell’Olimpo del pallone il nome del Giulianova Calcio.

L’ultimo successo in ordine di tem-po è quello del Lanciano che, ina-spettatamente, è riuscito nell’im-presa di vincere i playoff di prima divisione, per approdare in Serie B. In precedenza c’era stato il ritorno del Teramo tra i professionisti (pros-simo anno ci dovrebbe essere il der-by, condizionale che dipende tutto dalle sorti del Giulianova Calcio). Il Pescara poi ha centrato la vittoria nel campionato cadetto tornando dopo circa venti anni in Serie A. Fin qui sembrerebbe di parlare di un’annata di grandi riuscite, ma l’analisi deve valutare anche gli ultimi anni, in cui proprio queste squadre hanno subito l’onta del fallimento delle proprie società di appartenenza. Non per tutte c’è stato lo stesso cammino: Pescara e Lanciano han-no conservato la categoria in cui militavano, grazie ad un percorso di fallimento a campionato in cor-

so, in cui sostanzial-mente i debiti furo-no azzerati, con una semplice rinomina (Delfino Pescara e Virtus Lanciano) che dopo qualche anno è stata riconvertita nei precedenti titoli sportivi. Per il Teramo, così come Chieti e L’Aqui-

la (anche loro con un bel campio-nato alle spalle, avendo disputato i playoff, senza però vincerli), il fal-limento ha portato a dover rico-minciare da campionati inferiori ed anch’essi fregiandosi di nuovi nomi (Real Teramo, ASD Chieti, ASD L’A-quila), con percorsi diversi oggi sono “società sane” in campionati professionistici… Altre sono scom-parse dal panorama professioni-stico e faticano anche nelle serie minori, tanto per citarne alcune: Castel Di Sangro, Avezzano, Vasto, Francavilla. E Giulianova? Per il momento è l’u-nica che non ha visto fallire la pro-pria società, ma è gravata da debiti pesanti, tanto che il 25 Giugno ver-rà discussa l’istanza di fallimento contestata dalla Julia Servizi (par-tecipata del Comune di Giuliano-va), per un debito di circa 100.000€, in merito a bollette non pagate. Inoltre entro il 30 Giugno c’è il

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GiuliaVivaRegistrazione al Tribunale di Teramo

n. 647 del 07 06 2011Direttore Responsabile

Antonio D’[email protected]

Editrice: Associazione “Giulianova Media & Communications”Redazione e Amministrazione64021 Giulianova Piazza Buozzi 22 tel. 3461035861 fax. [email protected]@giuliaviva.it tel.3473612374 Si ringrazia Claudio Camillistampato da Tipolitografia LA RAPIDAVia G. Galilei Giulianova Lido

[email protected] GiuliaViva anno II n.12

Inviateci le vostre lettere, segnala-zioni o foto a: [email protected]

Quel Torrione aggreditoNon so se avete avuto modo di percorrere di recente la salita delle Fontanelle.A me è capitato proprio oggi e sono ri-masto allibito delle condizioni in cui è ridotta. Paolo

Non salite su quella strada

Gentile redazione a Giulianova paese abbiamo due torri molto belle in via del Popolo, ma in quando a manutenzione la cosa lascia molto a desiderare, questi due torrioni sono oggetto di molte visite di turisti e la cosa fa molto piacere, mi riferisco alla torre che sta a nord dove c’è un museo ma essa è aggredita dalle erbacce che ne nascondono la natura-le bellezza, ultimamente è stata ristrut-turata rendendola piu’ presentabile ma sono convinto che togliendo quelle er-bacce che sono nate tra le mura essa sarà ancora piu’ bella. Caiodentato

Gentile redazione, vorrei spendere due parole sulla “pista ciclabile” di via Sauro, se così si può chiamare quella striscia di asfalto inutile e pericolosa realizzata sul corso. Le linee che la delimitano sono qua-si del tutto cancellate, spesso viene usata come area di sosta e, per colpa delle mac-chine parcheggiate in doppia fila sull’altro lato della strada, serve più che altro come corsia di scorrimento per gli automezzi. A questo punto sarebbe forse meglio elimi-narla, rimandando tutto a quando questa amministrazione sarà in grado di regalarci una pista degna di questo nome. Anche se dubito molto che possa riuscirci! C. R.

La pista scomparsa

Si prega cortesemente i nostri gentili lettori di contenere in termini di spazio i loro contributi, al fine di garantire una più ampia partecipazione ed evitare spiacevoli tagli.

Birilli al buioCara Giuliaviva,ma quando si farà qualcosa per l’illumi-nazione del lato ovest del lungomare cen-trale? A parte la bruttura di quei “birilli” di metallo, che nulla hanno a che fare con l’ambiente circostante, almeno si avesse il buon gusto di mantenerli integri e funzio-nanti. Niente di tutto questo. I coperchi posti sulla sommità dei paletti sono stati quasi tutti staccati ed è sparita anche la maggior parte delle lampadine. Possibile che non si possa fare niente per rimetterli in funzione e per impedirne il continuo danneggiamento? L. F.

La pineta maltrattata

Vorrei segnalare la condizione in cui è stata ridotta la pineta del Parco Willer-min, completamente invasa da piste, rumorosi giochi a gettone per bambini chioschi tavoli e bancarelle, non c’è piu un angolo tranquillo. Adriano

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Quelle sponde spopolate e brulle

Con un intervento massiccio disposto dalla Regione, la foce del Tordino ha visto quasi completamente scompari-re la vegetazione che cresceva su entrambe le sponde del fiume, nell’ultimo tratto del suo corso. Le ruspe hanno divelto indifferentemente qualunque ar-busto, cespuglio o canneto, spianando completamente l’area e trasportando i materiali scavati in prossimità de-gli argini. Di fatto le due sponde sono state “desertificate” con il solo risultato, fin qui, di allontanare tutte le specie faunistiche, anche rare, presenti nella zona: aironi, garzet-te, nutrie, ma anche castori e, talvolta, fenicotteri. Dubbi sono inoltre stati sollevati su possibili modifiche del corso del fiume: gli ambientalisti hanno evidenziato come, se da questi scavi dovesse derivare un “raddrizzamento” del Tordino, la “velocità” delle acque aumenterebbe, impe-dendo il rilascio lungo il percorso di parte degli inquinan-ti, che finirebbero così interamente a mare. Non è del resto la prima volta che la foce del Tordino è maltrattata da interventi di questo genere: all’epoca della giunta Cameli un’analoga operazione venne avviata da parte della Provincia, con risultati disastrosi per il micro-ambiente della zona: vennero completamente distrutte le nidificazioni di specie volatili rare e particolarmente pregiate. Gli ultimi eventi atmosferici, con gli argini del fiume for-temente danneggiati, hanno del resto evidenziato come quegli interventi non siano poi stati risolutivi per garanti-re la solidità delle sponde. Lecito quindi domandarsi per-ché, anziché mettere in essere iniziative tanto “pesanti”, non si provveda una volta per tutte a ripiantumare gli ar-gini, ed a garantire la pulizia dell’alveo del fiume non solo saltuariamente e nella zona della foce, ma con regolarità e per la sua intera lunghezza

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