GiuliaViva anno II n.10 del 19 maggio 2012

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Anno II numero 10 del 12 maggio 2012 GiuliaViva è anche on-line su www.giuliaviva.it Quindicinale d’informazione giuliese distribuzione gratuita - tiratura 2500 copie copiagratuita Amicacci forever Trent’anni vissuti con entusiasmo, per far crescere e rinsaldare una bellissima idea di sport, e vincere le battaglie sportive e l’indifferenza. (articolo a pag. 5)

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GiuliaViva anno II n.10 del 19 maggio 2012

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Anno II numero 10 del 12 maggio 2012GiuliaViva è anche on-line su www.giuliaviva.it

Quindicinale d’informazione giuliese distribuzione gratuita - tiratura 2500 copie

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Amicacci forever Trent’anni vissuti con entusiasmo, per far crescere e rinsaldare una bellissima idea di sport, e vincere le battaglie sportive e l’indifferenza. (articolo a pag. 5)

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Istantanee giuliesi GiuliaViva anno I I n.10 3

Scuolabus: nulla è cambiato

Rescissione del contratto no, mag-gior controllo sì. A questa conclusione era giunta la maggioranza consiliare impegnandosi di fatto a verificare il rispetto del capitolato d’appalto da parte della ditta appaltatrice del ser-vizio scuolabus. Stando alla denuncia della CGIL di categoria, che al riguardo si è anche rivolta al Prefetto di Teramo, nulla sarebbe nel frattempo cambiato e la posizione dei lavoratori rimarreb-be tuttora precaria (continuerebbe, ad esempio, la pratica dei contratti rinno-vati settimanalmente) e scarsamente retribuita. Dalla sede comunale qual-cuno ha intenzione di intervenire?

Scoperta lo scorso 13 maggio, nel piaz-zale della Chiesa di San Giuseppe a Col-leranesco, una targa commemorativa realizzata dal Lions Club di Giulianova in ricordo della presenza pastorale tra la comunità della frazione negli anni ’50 di Padre Serafino Colangeli. Origina-rio di Tussio, il giovane frate cappuccino venne destinato al Convento Maria SS. dello Splendore di Giulianova, fonda-tore della Piccola Opera Charitas e del Museo d’Arte dello Splendore, rimase sempre umilmente al servizio della so-lidarietà, della cultura e della fratellanza fino all’ultimo giorno della sua vita ter-rena, il 23 maggio 2009.

Ricordando Padre Serafino

Gianni Rivera al Kursaal

Lunedì 7 maggio una leggenda del calcio italiano ha fatto visita alla no-stra città. Al Kursaal, nell’ambito del convegno “sport e alimentazione”, organizzato dal prof. Marco Pompa, Gianni Rivera (Presidente FIGC set-tore giovanile) è intervenuto su mol-te tematiche connesse a tale tema. Si è parlato di integratori, buona alimentazione, anche doping, con interventi qualificati di medici, diri-genti sportivi, produttori alimentari. Erano presenti folte rappresentanze dell’IIS Crocetti-Cerulli e della scuola media Bindi-Pagliaccetti.

Il campo è finito?

augura di non dover tristemente at-tendere altri tempi lunghi prima che una modesta opera pubblica venga ultimata e resa fruibile.

A seguito del nostro articolo e degli occhi orientati a cercare il piccolo “par-co comunale” di Colleranesco, l’Ammi-nistrazione ha pensato bene di tagliare almeno le erbacce, mentre l’adiacente campo da bocce è stato chiuso, con tanto di catenaccio e lucchetto, in fac-cia ad alcuni sensibili cittadini i quali, vista l’annosa dimenticanza del comu-ne e viste le pietose condizioni in cui versava, stava pulendo e sistemando il campo pensando magari ad un mini torneo di sensibilizzazione. Ora ci si

Tutti al TAR!Pioggia di ricorsi al Tribunale Am-ministrativo Regionale. Camillo Di Battista, proprietario dell’ex casello ferroviario limitrofo a via Lepanto, ha richiesto al TAR Abruzzo l’annulla-mento della delibera con cui il con-siglio comunale stabiliva l’abbatti-mento dell’edificio, per consentire la realizzazione della strada di accesso all’area interessata al piano di recu-pero ex ADS-Foma. La ditta Formia Noleggi ha invece richiesto l’annul-lamento della gara di appalto per lo svolgimento del servizio di scuola-bus. La ditta ritiene illegittima l’ag-giudicazione della gara alla Gaspari bus, attuale titolare del servizio.

Fatti ... 4 GiuliaViva anno II n.10

Sul filo del rasoio di Paolo Innocenti

Più complicata del previsto la formazione della terza giunta Mastromauro in tre anni

Annunciata come una semplice for-malità, la sostituzione dell’ex assessore Roberto Mastrilli ha invece rischiato di far saltare i già precari equilibri su cui poggia il governo cittadino, in un susse-guirsi di ipotesi che, nel giro di una ven-tina di giorni, hanno abbracciato l’intero repertorio dei bizantinismi politici. Scar-tate una dopo l’altra le soluzioni più disparate e bruciati sull’altare dei veti incrociati i nomi di innumerevoli poten-ziali assessori, la crisi della maggioranza (perché, fuori da ogni eufemismo di maniera, di vera e propria crisi si è trat-tato) ha imboccato infine l’unica strada possibile: l’assunzione della delega di-rettamente da parte del Sindaco, con la riduzione del numero degli assessori. Il tutto mascherando con l’intenzione di risparmiare uno “stipendio” il vero moti-vo della scelta: l’impossibilità di trova-re una soluzione che andasse a genio all’attuale e fin troppo variegata mag-gioranza che sostiene Mastromauro.Perché, se ancora ce n’era bisogno, la vi-

cenda ha sottolineato una volta di più come poco o nulla sia rimasto non tanto della originaria squadra di governo (della quale so-pravvivono comunque i soli Filipponi e Forcellese, ovvero 2 soli assessori su 7) quanto della coalizione uscita vincitrice dalle urne. Sull’orlo di una crisi di nervi il PD (comunque già ridot-

to nella sua rappresentanza consiliare), spaccata a metà l’IDV (all’opposizione fuori dal palazzo, ma non dentro), irrigi-dita SEL (con i primi distinguo in materia urbanistica ed ambientale), non perve-nuta la lista “per Mastromauro sindaco”. Con la sconcertante conseguenza che la tenuta del governo cittadino è sempre più ostaggio degli appog-gi estemporanei di chi non più di tre

anni fa si era presentato alle urne da avversario e non da alleato.Stupefacente, infine, il “pasticciaccio” che ha avuto per protagonista Fabio Ruffini, il cui sacrificio doveva essere “risarcito” con la nomina ad ammini-stratore unico della “Julia Rete”. Dopo un concorso dai risvolti farseschi (solo cinque giorni per la presentazione delle domande, poche ore per la nomina del vincitore), lo scontato insediamento di Ruffini è scivolato sulla classica buccia di banana: la norma che impedisce di assumere ruoli in società partecipate a chi abbia ricoperto, nei tre anni prece-denti, incarichi amministrativi nell’ente locale che le controlla. Come dire che al malcostume degli incarichi ad ogni co-sto, ha finito col sommarsi anche la su-perficiale conoscenza delle disposizioni di legge: si può avere fiducia in questo genere di politica?

Correva l’anno 2003 ...Era il novembre 2003 e l’era Cameli si era appena conclusa, dopo innume-revoli cambi di formazione e scontri politici. All’indomani della mozione di sfiducia (votata anche da parte della maggioranza di centrodestra) così scrivevano i consiglieri comunali DS:“Le giunte di centro destra, Came-li 1 e 2, in realtà Cameli 8-9-10, si sono caratterizzate in questi anni per la loro ‘esasperante litigiosi-tà’ e non poteva essere altrimenti, perché sono state rappresentate

da persone di diversa estrazione politica e culturale (spesso antiteti-che), trovatisi insieme per vari motivi ed interessi (nobili e meno nobili), uniti solo da un Sindaco che, alla prova dei fatti, si è dimostrato ‘del tutto incon-sistente’ sul piano della guida politica della coalizione e che non ha saputo trasformare il ‘progetto elettorale’ per la conquista del Palazzo, in ‘pro-getto politico’ per la città”. Di innegabile e sconcertante attua-lità.

in primo piano GiuliaViva anno I I n.10 5

Trent’anni vissuti d’un fiato, a partire da quell’idea germogliata fra persone toccate dalla medesima sorte. Trent’an-ni trascorsi a far crescere e rinsalda-re quell’idea, convinti che la via dello sport, del bellissimo e faticosissimo basket in carrozzina, potesse rappre-sentare la chiave per uscire dall’emar-ginazione, per vincere, prima ancora delle battaglie sul campo, quegli atteg-giamenti di indifferenza mista a pieti-smo ancora lungi dall’essere sconfitti. Trent’anni per compiere un percorso che dal primo torneo disputato nell’or-mai lontano 1984, ha condotto il soda-lizio giuliese a superare i confini nazio-nali, esportando la propria missione al di fuori del semplice momento sporti-vo.Perché dire Amicacci significa oggi molto più della esaltante realtà di una squadra capace di ritagliarsi un posto di primo piano, convivendo con real-tà di dimensioni e valenza economica ben superiori.

Significa “Amicuccioli”, te-nerissimo nomignolo di un settore giovanile messo in piedi fra mille sacrifici, e di-venuto punto di riferimen-to per tanti piccoli disabili. Significa “Èsportabile”, pro-getto nato dalla volontà di spiegare in prima persona alla platea degli studenti che cosa significhi diventa-re, essere e vivere da para-

plegico. Significa soprattutto un centro sociale capace non solo di sostenere i neotraumatizzati, ma anche di porsi come luogo di aggregazione a 360 gra-di per tutti coloro che vivono la mede-sima condizione di diversamente abili.Tutto questo con un coinvolgimento umano difficilmente immaginabile, ed un impegno economico particolar-mente oneroso. L’attività della polispor-tiva assorbe infatti ogni anno decine e decine di migliaia di euro, vuoi per i costi delle attrezzature (una carrozzina da competizione può arrivare a costa-re fino a 6mila euro), vuoi per quanto assorbito da una macchina organizza-tiva comunque complessa. Costi che il respiro internazionale dell’Amicacci, ormai stabilmente inserita nell’elite eu-ropea inevitabilmente porta a lievitare. Costi che impongono spesso alle stesse famiglie di mettere mano al portafoglio, al di là del preziosissimo ed importante sostegno degli sponsor. Scarsa, al con-trario, la sensibilità delle istituzioni, con

la perdurante latitanza “economica” di Regione, assente da anni, e Provincia, che solo quest’anno è tornata a pro-mettere un contributo di 5mila euro, al momento però ancora sulla carta.Impermeabile alle difficoltà, la poli-sportiva ha comunque tutta l’inten-zione di farci ascoltare ancora a lungo lo stridio delle ruote sul parquet e lo schiocco metallico delle carrozzine, sorretta dalle parole, recitate come uno slogan, da uno dei suoi dirigenti storici, Peppino Marchionni: pur fra mille diffi-coltà, l’Amicacci non muore mai!

Amicacci, protagonisti sempre di Paolo Innocenti

Appena tornati dalla trionfale caval-cata spagnola che ha bissato quella dell’anno passato, il favoloso gruppo degli Amicacci è stato invitato a festeg-giare il successo ed il trentennale dalla Pizzeria Rosticceria Mastr’André di Col-leranesco che compie anch’essa i suoi trenta anni di attività. Contornati dal tipico menù di bruschette, arrosticini e focacce, gli atleti ed i loro sostenitori hanno brindato alla lucente presenza del trofeo europeo, l’André Vergauwen Cup 2012. La grinta, la compattezza e l’entusiasmo sono pronti per pun-tare, l’anno venturo, alla Champions.

6 GiuliaViva anno II n.10 Parliamone

Il mondo alla rovescia di Franco Arboretti

Nei giorni scorsi sui mezzi d’infor-mazione locali hanno tenuto banco alcuni importanti temi quali l’area ex Migliori Longari, il modello Vedelago, la riserva del Borsacchio; di un altro, pur esso molto importante, non si è avuta notizia e cioè le scelte della giunta Mastromauro in merito ai diri-genti del Comune. Affinché i cittadini abbiano il quadro completo in merito ai suddetti argomenti ne parliamo fo-calizzando aspetti non emersi: Area ex Migliori Longari.

L’aspetto fondamentale è il seguente: l’iter urbanistico della variante specifi-ca per l’area in questione si concluse in Consiglio Comunale (dopo l’osser-vazione del Cittadino Governante e di Italia Nostra e le prescrizioni di Re-gione e Provincia) stabilendo nel PRG, in maniera chiara ed inequivocabile, che solo la metà est dell’intero lotto poteva essere edificato. Le autoriz-zazioni comunali successive hanno invece violato quelle norme del PRG consentendo la costruzione di circa il 50% dei volumi in abuso edilizio (cir-ca 20 appartamenti su 40). Noi de Il Cittadino Governante siamo convinti che la magistratura accerterà la verità dei fatti e renderà giustizia alla città di

Giulianova gravemente offesa nel pa-esaggio in uno dei più importanti tra i suoi scorci panoramici. Modello Vedelago.

L’assessore regionale all’ambiente Di Dalmazio ed il sindaco di Teramo Brucchi hanno finalmente annuncia-to che anche nel teramano si seguirà il modello Vedelago per i rifiuti indif-ferenziati. Se veramente accadrà e se si farà a meno, in prospettiva, di inceneritori e discariche sarà un fatto di grande rilievo verso l’obiettivo Ri-fiuti Zero. Noi vorremmo solamente ricordare che, comunque, finora si è perso troppo tempo con costi ecces-sivi per i cittadini e per l’ambiente. Proponiamo questa strada da lunga data e oltre un anno fa al Kursaal ab-biamo invitato a illustrare il modello Vedelago proprio l’artefice principa-le e cioè Carla Poli, ideatrice e titolare dell’impianto in Veneto. Purtroppo finora né l’amministrazione comu-nale, né il CIRSU (di cui il nostro Co-mune fa parte) hanno recepito tali moderne e sostenibili (in termini finanziari ed ambientali) indicazioni con gravi ripercussioni sul Bilancio comunale.

Terremoto tra i dirigenti comunali. Abbiamo appreso che l’amministrazio-ne comunale ha accorpato la Terza e la Quarta Area della compagine ammi-nistrativa del Comune prevedendo un unico dirigente, mentre in preceden-za erano due. Riteniamo inopportuna questa scelta, in quanto ricondurre ad un’unica direzione funzioni delicate e complesse quali l’Urbanistica, il De-manio, la Gestione dei Rifiuti, i Lavori Pubblici, la Manutenzione e la Viabilità significa creare le condizioni per un so-vraccarico di compiti nella stessa per-sona che non può non ripercuotersi sull’efficienza e sulla qualità dell’azione amministrativa. Perché questa illogica decisione? Qual è la motivazione? Van-no invece in senso contrario le recentis-sime due delibere che smembrano un settore il cui dirigente è stato, a ragio-ne, ripetutamente lodato. Infatti verrà sdoppiata la prima Area (Finanze, Tribu-ti e Affari Istituzionali) con conseguenti inspiegabili cambi e arrivi di ulteriori di-rigenti, cosa che comporterà, tra l’altro, un aggravio dei costi. Essendo noto a tutto il Consiglio Comunale il valore ed i meriti del dirigente in questione ci chie-diamo: Quali sono i motivi veri che han-no spinto l’amministrazione ad adotta-re tali incomprensibili e contraddittorie decisioni? La buona amministrazione è frutto anche di una razionale e qua-lificata impostazione della macchina amministrativa, a partire dai dirigenti. Torneremo, ovviamente, a parlarne. Continua a pagina 15

Dove si dice no al paesaggio, no ai parchi e alle riserve naturali, no alla meritocrazia, no ai rifiuti zero

Perché Baku? di Marco Iaconetti

creazione del culto dei seguaci di Zoroa-stro. La periferia, tipico esempio di urba-nistica sovietica con innumerevoli case in “linea” che costeggiano le ampie arte-rie della città, se pur sporca e degradata, comincia a dare spazio a nuovi manufatti architettonici di grande stile contempora-neo, come il nuovo museo Heydar Aliyev, firmato dalla grande archistar irachena Zaha Hadid. Un progetto maestoso che oggi è ancora in fase di costruzione e ospiterà anche tre auditorium e una libre-ria e che svolgerà un ruolo chiave sia nel nuovo assetto territoriale sia in quello cul-turale della capitale azera. La parte cen-trale della città che si affaccia ridente sul Mar Caspio, e che a prima vista sembra la baia di Napoli, è un bellissimo connubio di antico e moderno, dove le vestigia del-la cittadella ben si inseriscono nei nuovi terrazzamenti pedonali. Lo sviluppo ur-banistico di Baku, così rapido, però tiene molto in considerazione la sua memoria storica, creando un continuum tra la zona antica e la moderna. Infatti la prima, en-trata a far parte del patrimonio dell’Une-sco dal 2003, è rimasta praticamente in-tatta ed è stato creato un percorso in cui si possono ammirare le bellezze monumen-tali locali; proprio al di fuori di essa è stata realizzata una gradevole passeggiata con dei terrazzamenti e molte variopinte de-corazioni floreali. Il lungomare, sul quale spiccano diverse ed enormi bandiera aze-re, è contornato da palazzi con uno stile architettonico in armonia con il contesto e che sono il leit motiv architettonico del-la città. In questa nuova zona, dove anche

5 maggio 2012, ore 9.44“Perché Baku?”, è stata l’ultima domanda rivoltami in Italia dalla simpatica hostess dell’Aeroflot, durante il chek-in, ed è stata la prima fattami dal poliziotto azero che in aeroporto controllava il mio passapor-to: “Why Baku?”. Ho risposto ad entrambi: “Perché è un paese al di fuori della mia percezione conoscitiva e visiva”. È sem-pre stato un mio desiderio visitare i pae-si dell’Asia centrale, fin da quando avevo letto il libro del celebre scrittore Tiziano Terzani, dal titolo Buonanotte Signor Le-nin, in cui raccontava il suo viaggio com-piuto nell’estate dell’anno 1991 durante il golpe anti Gorbachev, ed anche perché nella capitale dell’Arzebaijan è nata la più grande spia della seconda Guerra mon-diale, Richard Sorge, colui che avvertì Stalin dell’invasione nazista a danno della Russia. Fin dall’antichità il gas ed il petrolio in ge-nere hanno svolto un ruolo determinate nella storia azera, ed a confermarlo è il fa-moso tempio zoroastriano Ateshga; esso è situato in un’area talmente satura di gas e petrolio che dal sottosuolo spuntavano spontaneamente fiamme; ciò influì sulla

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i negozi delle grandi firme italiane fanno da padrona, è tutto un muoversi di gru, di martelli pneumatici e quant’altro, im-magine di una città che sta tentando di scrollarsi di dosso un peso storico fatto di sudditanza e di guerra. La lunga passeg-giata che costeggia il Mar Caspio, e che si snoda per diversi chilometri, è un alter-narsi di nuovi elementi architettonici, ma anche di eleganti design urbani. La fine di questo “pezzo” di città termina vicino al Palazzo del Governo di Baku, dove sono presenti giochi d’acqua, spa-zi aperti alternati a filari di alberi, ed una nuovo grande parcheggio sotterraneo. A ridosso del lungomare un sistema a “pet-tine” penetra la città mediante sottopas-si che conducono nella parte della città dedicata allo svago ed al divertimento e dove è presente un’agitata nightlife. La bellezza della zona è indiscutibile, l’illumi-nazione è sapiente sia dal punto di vista estetico che scenografico tanto che le luci, cambiando di colore continuamen-te, creano una specie di caleidoscopio all’aperto. Diversi palazzi irrompono nel-lo skyline della capitale azera, dominata dai tre grattacieli, posizionati nella massi-ma altura del paese e che riprendono una forma simile ad una foglia presente nelle sculture del palazzo degli Shirvanshah. Non posso che esser felice di questo me-raviglioso viaggio in una paese così diver-so dal nostro che oltre alla cultura mi ha regalato nuove amicizie e la scoperta di un popolo gentile ed educato che non mi ha fatto mai sentire uno straniero ma un azero tra gli azeri.

Appunti di viaggio

possono trovare nuove forme di identità al futuro del nostro vivere civile.Cosa offre l’Accademia di Belle Arti ai giovani che la frequentano?L’Accademia è stata forse più avvertita di altre istituzioni culturali e si è aper-ta quanto più possibile alla multidisci-plinarità. Pensando che un pittore sia solo un pittore e non usi altri mezzi, altri linguaggi come quelli tridimensionali, la fotografia, il video, lo immaginiamo chiuso in un recinto limitato. Oggi per i giovani artisti ci sono tanti percorsi e tante identità creative. E l’Accademia deve essere ed è il luogo dove si intrec-ciano linguaggi artistici ma anche filo-sofici e letterari.Come nasce e qual è il progetto del nuovo spazio che la città di Teramo ha dedicato all’arte contemporanea?L’Arca è stata fin dall’inizio progettual-mente concepita non come un museo ma piuttosto come uno spazio aperto, non autoreferenziale. E questa idea è stata come dicevo sposata fin dall’inizio dall’amministrazione Brucchi che l’ha inaugurata e anche da quella che l’ha preceduta. Sono stati già organizzati molti workshop destinati ad avvicinare i giovani ai molteplici linguaggi dell’arte e la molteplicità dell’arte viene ribadita con la prossima mostra dedicata al regi-sta teramano Marco Chiarini: sarà una mostra di disegni e progetti preparatori per la realizzazione dei suoi lavori cine-matografici.Oltre questa coraggiosa volontà di crea-re uno “spazio in divenire”, cosa del tutto nuova per il nostro territorio, voglio sot-

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Umberto Palestini di Marialuisa De Santis

Ho conversato in una bella giornata di sole, sotto i pini della storica gelate-ria Marechiaro, con Umberto Palesti-ni, studioso di arte contemporanea e di comunicazione, docente di Teoria e Metodo di Mass Media all’Accade-mia di Belle Arti di Urbino della quale è stato per lungo tempo direttore e adesso direttore artistico dell’inno-vativo spazio di cui si è dotata la città di Teramo per l’arte contemporanea, L’Arca.

Credi che la cultura possa essere una risorsa anche economica per il nostro paese?Al di là della un po’ stereotipata consa-pevolezza che abbiamo del nostro pa-ese, dell’Italia, come nazione fondata proprio sulla cultura e sull’arte, già nel 1980, Jeremy Rifkin, uno degli intellet-tuali più d’avanguardia che si occupa di energie rinnovabili ma insieme fon-damentalmente di cultura, evidenziò come sia indispensabile il rapporto eco-nomia-cultura. Soltanto i valori dell’e-conomia e della cultura messi insieme

tolineare come questo spazio è stato re-alizzato: in maniera essenziale, minima-le con una modularità molto versatile ed ampia e con costi assolutamente con-tenuti. Si è voluto evitare, come spesso accade, che la struttura museale finisse per diventare un laboratorio d’immagi-ni per l’architetto piuttosto che un con-tenitore rigoroso ed essenziale a servizio dell’arte, pronto a modificarsi ogni volta senza grandi costi o difficoltà.E invece che succede a Giulianova nel campo culturale? C’è stato un momento fondamentale per la nostra città, mi riferisco ad Agorà che ha portato qui degli autori impor-tantissimi e straordinari. Cito per esempio ad Andrea Branzi, uno degli architetti italiani più importanti. Realizzò al Circolo Nautico un inter-vento postmoderno che, conservato, sarebbe oggi un piccolo gioiello archi-tettonico di grandissima importanza. L’esperienza di Agorà andrebbe in qual-che modo storicizzata perché sul passa-to si può costruire per dare una nuova identità al futuro.Per me è stata significativa anche l’espe-rienza come curatore delle due edizioni di Stanze a Palazzo Re. Con Stanze sono giunti autori come Omar Galliani, Mat-teo Fato, Luigi Carboni e inoltre, grazie alla disponibilità dei padroni di casa, Luigi e Rossella Re, la città ha potuto co-noscere e apprezzare un antico palazzo cittadino. È importante lavorare sul ter-ritorio proprio per far crescere l’identità culturale locale come fa il Museo d’Arte dello Splendore.

Quattro domande a ...

Ho avuto la fortuna di conoscere il pit-tore Vincenzo Cermignani negli anni ’60. Era da poco tornato dalla Francia a bordo di un sidecar nero - tutt’ora nel sotto-belvedere - quando un mio zio falegname, che gli faceva le cornici, una sera mi portò da lui nel locale che il munifico avvocato Cerulli gli aveva messo a disposizione. Inutile dire che fui subito affascinato dagli oggetti dello studio e dalla per-sonalità di quell’uomo che era stato a Parigi per una quarantina d’anni e mostrava nello stile bohemien un vis-suto anticonformista fatto di arte e impegno politico. Queste componenti della sua biografia erano implicite nei fatti connessi col suo esilio nei primi anni del fascismo - costretto a emigra-re dopo una sparatoria di cui era stato ingiustamente accusato - e con la ricca produzione pittorica durante gli anni parigini e dopo. D’altronde, il suo im-pegno antifascista non venne meno neanche negli anni dell’occupazione tedesca della città e, immediatamen-te dopo la liberazione, nel 1944, fece parte di una commissione alleata che doveva indagare sull’eccidio nazista di Oradour-sur-Glane dove 642 abitanti erano stati uccisi per rappresaglia e l’in-tero paese dato alle fiamme. Conser-vava, in una campana di vetro, alcuni frammenti nerastri della chiesa incen-diata e non senza emozione ci raccon-tò il triste scenario del luogo. Anche la sua pittura, naturalmente, aveva ca-ratteristiche plastiche e coloristiche in

grado di emozionare e comunicare un livello superiore di verismo rispetto alla tradizionale scuola abruzzese del pae-saggio. Cresciuto nel confronto con le tendenze postimpressioniste francesi, Cermignani padroneggiava l’uso della spatola e della pennellata “grassa”, una tecnica che, unita all’impiego di toni cromatici svincolati dal naturalismo, rendeva i suoi quadri astratti rispetto all’immagine, sia pure in un contesto ri-conoscibile e figurativo. Alcuni dei suoi quadri sono conservati nella “casa” che il Comune ha trasformato in museo poco dopo la sua morte, nei primi anni ’70, ma parecchi sono di ornamento nelle case private di amici che speri-mentarono la sua generosità e il suo di-sinteresse per i rapporti venali; infatti, spesso li scambiava con servizi e aiuti nella quotidianità sostanzialmente so-bria che caratterizzò i suoi ultimi anni giuliesi. A scorrere il suo catalogo si può

notare la coerenza di un’arte rivolta alla pittura di paesaggio con soggetti pre-valentemente rurali e montani, legati comunque alla provincia francese o al circondario della nostra città, vale a dire la messa in pittura di un mondo più semplice e differente, soprattutto se pensiamo alla sua permanenza in una dimensione metropolitana e co-smopolita. Un altro tema saliente della sua produzione è ravvisabile nei “ritratti” che con vena quasi espressionista dipin-geva con forti effetti di verosimiglianza e caratterizzazione. Sono ancora nel suo studio-museo un autoritratto a figura intera con pennelli e tavolozza e quello di un cane boxer che gli era stato parti-colarmente caro, raffigurato in posa so-lenne alla maniera dei cavalli di Stubbs. Seguono ritratti femminili e quello di “Papà Nestor” un imponente volto po-polano dipinto con una partecipazione si direbbe epica che ne sottolinea la vi-rilità e la forza d’animo. Dobbiamo sol-tanto augurarci che queste opere siano ben conservate e alla giusta temperatu-ra, perché alcuni materiali deperiscono e non siamo sicuri che l’umidità non ab-bia già prodotto i suoi guasti. Non vor-remmo che, come accaduto per Emilio Vedova, quarant’anni di oblio possano danneggiare anche le opere di questo pregevole artista giuliese. È chiedere troppo se diciamo che il museo avreb-be bisogno di una verifica strutturale e di un inventario per capire come valo-rizzarlo e tenerlo aperto al pubblico al-meno nei mesi estivi?

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Vincenzo Cermignani, un giuliese a Montmartre di Leo Marchetti

La Pagina della cultura

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Che bella età la terza età!Impressioni e testimonianze di una universitaria “di ritorno” di Antonia Della Loggia

Nella realtà di una cittadina quale Giulianova, da sempre promotri-ce di cultura, spicca una “risorsa” per noi appartenenti a quella che viene definita terza età, che ci per-mette di vivere questo periodo della nostra vita in modo proficuo e spesso gioioso.Non per altro la risorsa cui accen-navo si chiama Università della terza età e del tempo libero.Sono ben quattordici anni che la “nostra” università, malgrado i vari tagli alla cultura, tiene alta la ban-diera ed offre a tutti noi un ottimo modo per impiegare il tempo e riempire alcuni vuoti della nostra vita.Basti dare uno sguardo al program-ma che vanta fra i docenti nomi di

spicco della cultu-ra abruzzese.L’argomento delle materie è vario ed interessante e spa-zia da temi classici ad altri più attuali permettendoci di approfondire le nostre conoscen-ze e di acquisirne di nuove.Tutti partecipia-mo (elogiati dagli stessi docenti) con

spirito vivace e motivato, stimola-ti dal Direttivo che si è impegnato negli anni con dedizione e compe-tenza, offrendoci il meglio sia sul piano strettamente culturale che su quello aggre-gativo e ricreati-vo.Nel corso degli anni non sono mancate visi-te guidate in luoghi che da soli non sarem-mo mai riusciti a raggiungere, ascolto di con-certi, musical, balletti, spet-tacoli di prosa,

viaggi all’estero, partecipazione ad opere nei luoghi sacri della liri-ca quali la Scala di Milano, la Feni-ce di Venezia, il San Carlo di Napoli ed altre.Si sono svolti inoltre alcuni labora-tori che hanno prodotto una serie di raccolte guidate sui nostri ricor-di e sulle nostre esperienze. Quello di Giulianova è un polo cul-turale che resiste negli anni in un crescendo di offerte e di stimoli che ci fanno sentire ancora giova-ni, ancora con lo zaino a tracolla o, come si diceva ai nostri giorni, con la cartella sotto braccio e ci per-mettono di esclamare: Che bella età la terza età!

Interferenze artistiche

Dove Cosa Quando GiuliaViva anno II n.10 11

Prime visioni di Stefania Sacchini

Pubblica utilità

Farmacie di turno19/20 maggio Farmacia Comunale 21/27 maggio Farmacia Del Vomano28/1 giugno Farmacia MarcelliGuardia Medica festiva e di urgenza Tel.: 085.8020362Ospedale Civile Via Gramsci 085.80201Pronto Soccorso 085.8020238 085.8020366118 085.8020442 / 085.8020373Croce Rossa Via Simoncini, 41/A 085.8007733Consultorio Familiare Via Ospizio Marino 085.8020816Polizia Veterinaria Pronto Intervento 085.8020818 (08.00-20.00)

Concerti mostre ed eventi

Le bande in gara a Giu-lianova arri-vano da Stati Uniti, Roma-nia, Polonia, U n g h e r i a , R e p u b b l i c a Ceca, Porto-gallo, Caraibi e Francia con un esclusi-

va assoluta per l’Italia le Major Girl. Nutrito anche il gruppo delle bande italiane con Agrigento ed Ispica (RG) Rignano Flaminio e Pomezia, “La Marchigiana” di Grottammare. Il 29 maggio appuntamento con “Aspettando il festival -Le Note della Moda - sfilata di moda e ban-de a cura dello stilista Loris Danesi. Tutti gli appuntamenti sono a ingresso gratuito.

XIII Festival Internazionale di Bande Musicali, dal 30 maggio al 3 giugno

Il circolo “Il Nome della Rosa”Domenica 20 maggio ORE 20,30

CALCIO “NAPOLI - JUVENTUS”Finale Coppa Italia 2011/2012

Sabato 26 maggio ORE 21,30READING & CHIUSURA STAGIONE 2011/2012

“COMBAT READING – Terza edizione”“

Titolo: Dizionario delle cose perdute Autore: Francesco Guccini Casa editrice: Mondadori Pagine: 140 Prezzo: € 10,00

Con piglio di stori-co e istinto di po-eta il cantautore che dal passato ha tirato fuori versi struggenti è tor-nato a raccontarci, e a raccontare ad uso delle nuove generazioni – che lo seguono con un affetto pari a quel-lo dei loro padri

– di un tempo sepolto nella memoria. Ne il “Dizionario delle cose perdute”, Guccini ci prende per mano accompagnandoci in un viaggio di ritorno tra oggetti, abitudini, espressioni del passato in un confronto con l’attualità che regala momenti d’insuperabile ironia. Guccini allinea tutto ciò con il linguag-gio chiaro dei veri sapienti.

Libri

Men in Black 3Genere: FantascienzaRegia: Barry SonnenfeldWill Smith, Tommy Lee Jones, Josh Brolin, Emma Thompson, Alice Eve, Rip Torn, Nicole Scherzinger, Jemaine Clement, Bill HaderNel terzo episodio della saga di Men in Black la vita di K e il destino del pianeta sono messi a rischio e l’a-gente J deve tornare indietro nel tempo per sistema-

re le cose. J scoprirà che ci sono segreti nell’universo che K non gli ha mai rivelato, segreti che verranno alla luce nel momento in cui si unirà in squadra con un giovane agente K per salvare il suo partner, l’agenzia e il futuro dell’umanità. In programmazione dal 25 maggio

Gli Afterhours hanno deciso di contribuire a riportare l’attenzio-ne su L’Aquila e sui suoi giovani, a 3 anni dal terremoto. L’idea, abbracciata anche dal Teatro degli Orrori, è quella di un concerto assolutamente gratui-

to e a costo zero «per portare una giornata diversa a L’Aquila e ai giovani della zona». In Piazza Duomo, nel cuore della zona rossa. il 19 maggio alle ore 21.

A L’Aquila concerto gratuito «per i giovani e i loro sogni»

Il lato cool del teatroLo showman abruzzese Federico Perrotta e Valen-tina Olla presentano lo spettacolo “DISCO THEA-TRE - il lato cool del teatro”, in scena il 25 maggio 2012 alle ore 21:15 al Teatro Su-percinema di Chieti.

Festa della birra all’American barSabato 19 AMERICAN BAR Giulianova BIRRA A CADUTA e Musica dal vivocon gli” EMPTY SPACES” :Suonano assieme dai tempi della scuola e l’evoluzione delle loro sonorità passano attraverso le casse...

Le ghiotte famiglie giuliesi di Andrea Beccaceci

esperienza col-tivandolo ed ac-crescendolo nel tempo, renden-dolo impresa, tramandandolo a figli e nipoti, c u s t o d e n d o l o come identità di una stirpe e di un luogo.Affinchè questa virtuosa conti-

nuità generazionale si realizzi bi-sogna che genitori e figli abbiano piena consapevolezza del proprio ruolo; trattasi di un esercizio estre-mamente delicato che richiede piena apertura al “nuovo” da parte dei padri e volontà totale di co-noscenza e apprendimento della pratica più tradizionale da parte dei figli. Comprensione da parte di entrambi, nella consapevolezza che occorre custodire e conservare senza mai smettere di studiare e di accrescere il bagaglio di compe-tenza, solo così si riesce ad essere contemporanei e tradizionalmente moderni.La ristorazione di Giulianova, quan-do è ben fatta, è una risorsa per l’in-tera città; crea occupazione, gene-ra interesse, diffonde e promuove l’immagine della città e di un intero territorio. Bisognerebbe favorirne l’ ulteriore sviluppo con piccole mos-se, semplici ed abili: una raccolta più frequente dei rifiuti organici

Primo e secondo12 GiuliaViva anno II n.10

La maggior parte dei ristoranti di Giulianova, sicuramente quelli più conosciuti, hanno un denomina-tore comune, sono tutti gestiti da famiglie.Le famiglie Casaccia con il Cristallo, Di Martino con il Martin Pescatore, Delli Compagni con il Gabbiano ed il Columbus, Di Gregorio con Lucia, Spitilli con lo Stracciavocc’, Gialluca con il Moro, Caralla con il Bellavista, citando i più antichi e conosciuti e dimenticando sicuramente qualcu-no che ci vorrà perdonare, hanno rappresentato e rappresentano un tessuto economico, sociale e cultu-rale importantissimo per la nostra città. Mariti, mogli, figli, nuore, non-ni e nipoti, nei casi citati è sempre l’unione a fare forza di questi ri-storanti, interi gruppi familiari che concorrono al medesimo obiettivo.Alcune di queste famiglie sono partite dall’idea imprenditoriale di un capostipite che magari aveva maturato altrove un bagaglio di

in estate, una gestione più attenta delle autorizzazioni a vendere cibo in strada, una sinergia migliore con il mondo della pesca e con la pro-mozione turistica. La ricetta di questa settimana è un omaggio alla Rana Pescatrice me-glio conosciuta come Rospo o Coda di Rospo, pesce del quale non si but-ta via niente , un po‘ come il maiale.

Rana Pescatrice con trippa di Pescatrice e lattuga

Ingredienti per 4 persone:4 rane pescatrici da 400 gr l’una;100 gr di trippa di rana pescatrice;1 cespo di lattuga;1/2 spicchio d’aglio;1/4 cipolla bianca piccola;8 foglie di maggiorana;1/2 bicchiere di vino bianco secco;1/2 bicchiere d’acqua;1/2 decilitro di olio extra vergine di oliva;1/2 cucchiaino di sale.

Preparazione :In una casseruola far bollire la trippa in abbondante acqua in ebollizione. A cottura ultimata togliere la trippa dal fuoco, scolarla e lasciarla raf-freddare; poi pulirla accuratamente e risciacquarla in acqua corrente.In una pentola capace mettere in-sieme contemporaneamente tutti gli ingredienti e cuocere per circa 10 minuti.

A tutto sport GiuliaViva anno II n.10 13

Bilanci di fine anno di Daniele Adriani presidente Marinozzi ha chiuso il cam-pionato al 4° posto, ha disputato la se-mifinale contro il Tortoreto (vincendo per 2-1), ed ora è ad un passo dalla pro-mozione, dovendo affrontare in finale il Fontanelle. Un’altra squadra locale, il Real Giulianova, disputa il campionato di 2a

categoria ed è in ballo con i playout per salvare la stagione. Anche il calcio fem-minile (Memy Team Giulianova) ha fatto un buon campionato, non ancora finito, attestandosi tra le prime posizioni in clas-sifica. Sentiamo il dovere di sottolineare che, il calcio, è uno sport di socializzazio-ne, bisognoso di risorse e strutture che la classe dirigente ha il dovere di garantire. Il Fadini ed il Castrum vanno resi a norma nel più breve tempo possibile.

Chiusa la stagione regolare di quasi tut-ti i tornei, si tracciano le linee per fare un bilancio dell’anno sportivo concluso. Per il Giulianova Calcio l’anno horribilis, sembra non chiudersi mai, poiché pende la spada di Damocle di un deferimento dovuto ad una vicenda risalente al 2011, legata alla diatriba con l’allora DS Tam-bone. I mancati versamenti (costati già 2 punti di penalizzazione quest’anno),

potrebbero determinare altre penalizza-zioni, che se imputate all’anno in corso, rischierebbero di veder vanificare gli sfor-zi ed i risultati ottenuti sul campo. Certo che se i tifosi si allontanano dal cal-cio, le ragioni non vanno trovate in chissà quali cambiamenti generazionali, ma di sicuro gran parte delle motivazioni van-no addebitate nei confronti di presidenti, dirigenti di Lega e personaggi loschi che si aggirano nel mondo del calcio per de-turparlo e renderlo secondario rispetto a traffici di soldi e decisioni da prendere a tavolino. Ma a Giulianova c’è anche un calcio nelle serie minori che si difende bene, poiché nel torneo di 1a categoria il Colleranesco ha bissato lo scorso anno, qualificandosi per i play-off. Il team del

Minibasket mareVivo di Giancarlo De Falco (scoiattoli 8-9 anni), (aquilotti 10-11 anni). Gli insegnanti di educazione fisica Giam-piero De Ascentiis (istruttore nazionale) e Angelo Trapani (allenatore), insieme a Marianna Strippoli (formatrice per l’attività psicomotoria di base) seguono tutti i bam-bini con l’obiettivo primario di migliorare la collaborazione, indispensabile in un gioco di squadra, il rispetto delle regole di gioco e dell’avversario e il miglioramento delle capacità motorie. Le lezioni si svolgono presso le palestre dell’I.T.I.S. e De Amicis. Da segnalare che, dall’11 al 16 giugno presso l’ex minigolf e il palacastrum, “MareVivo”, in collaborazione con “Giulianova basket 85” organizzerà la quinta edizione del memo-rial “Fabrizio Simoncini” riservato alla cate-goria “under 13”. Non mancherà una bella e rumorosa cornice di pubblico.

Il gioco della pallacanestro è nato come uno sport che permette a giovani e adulti di agire all’interno di una palestra e può es-sere catalogato come uno dei più completi in quanto le azioni richiedono molta inten-sità e prevedono corse, salti, lanci, prese e tiri di precisione. È un gioco che si appren-de abbastanza facilmente perché la palla si gioca con le mani e quindi può essere ben controllata; richiede molta collaborazione

in campo e, poiché ci sono continui capo-volgimenti di attacco e difesa, si succedono frequenti cambi con la “panchina”; inoltre è un gioco spettacolare perché i giocatori ri-escono ad inventare schiacciate a canestro che mandano in visibilio il pubblico. A livello giovanile tutti possono praticare questo tipo di sport ma per l’approdo tra i professionisti i “lunghi” sono avvantaggia-ti, anche se non basta essere “giganti” per essere buoni giocatori. Per rendere più accessibile il gioco ai giovanissimi, la F.I.P. ha introdotto il “minibasket” che utilizza palloni e tabelloni di dimensioni ridotte e naturalmente partite di più breve durata. A Giulianova il centro di minibasket mareVi-vo è attivo fin dal 1993 e svolge la propria attività per bambini in età tra i 5 e i 12 anni suddivisi per categorie (pulcini 5-7 anni),

GiuliaVivaRegistrazione al Tribunale di Teramo

n. 647 del 07 06 2011Direttore Responsabile

Antonio D’[email protected]

Editrice: Associazione “Giulianova Media & Communications”Redazione e Amministrazione64021 Giulianova Piazza Buozzi 22 tel. 3461035861 fax. [email protected]@giuliaviva.it tel.3473612374 Si ringrazia Claudio Camillistampato da Tipolitografia LA RAPIDAVia G. Galilei Giulianova Lido

[email protected] GiuliaViva anno II n.10

Inviateci le vostre lettere, segnala-zioni o foto a: [email protected]

Gabinetti fantasmaUn po’ di tempo fa ebbe un grande succes-so “Anche le formiche nel loro piccolo s’in-cazzano” di Gino & Michele; non c’è tra voi qualcuno disposto a scrivere “Pure li buatt si divertono” sottotitolo “Per non piange-re”, raccogliendo le ciliegine che questa amministrazione va producendo dall’ini-zio del suo mandato? (che dire dell’ultimo stop al cambio di Fabio Ruffini?).Sarebbe un successo comunque: molti riderebbero, altri no; tanti rideranno ma trattenendosi, ad altri ancora non li farà ri-dere ma diranno “oh, come mi ha fatto ri-dere”. Chi lo scriverà si sentirà un benefat-tore dell’umanità: ridere fa bene alla salute.

Lucilla

“Pure li buatt si divertono”

Gentile redazione,approfitto di questo spazio per segnala-re, che in Piazza Dalla Chiesa sono spariti i servizi igienici che erano stati installati dopo le nostre lamentele, a seguito della chiusura del mercato coperto. Da un paio di mesi le cabine chimiche sono sparite, ma chi le ha rimosse? e perché ?Ho anche informato più volte l’ufficio dei Vigili Urbani, ma non ho mai avuto ri-sposta. Siamo pertanto costretti ad usare i bagni di un solo bar presente in zona, con grave disagio per tutti, clienti e noi com-mercianti. Marcello

Ciao, tutti abbiamo presente i contenitori in Tetra Pak, come quelli del vino o del lat-te. Insomma, quei contenitori fatti di carto-ne, alluminio e polietilene!Non sapendo come fare a riciclarli ho fatto una ricerca e ho scoperto che il Tetra Pak ha una raccolta differenziata in base agli accordi di smaltimento presi dal comune.Sul sito di Giulianova c’è scritto che va rac-colto insieme alla PLASTICA.Sul sito dell’EcologicaSangro, che effettua il servizio di raccolta porta a porta, però dice di gettarli con la CARTA!Credo sia utile fare chiarezza... :) Jacopo

Dove lo butto il Tetra-Pak?

Si prega cortesente i nostri gentili lettori di contenere in termini di spazio i loro contributi, al fine di garantire una più ampia partecipazione o evitare spiacevoli tagli.

Via N. Sauro nel degrado

Buongiorno sono Marco, vi scrivo per farvi sapere che tutti i com-mercianti di via N. Sauro sono furiosi a causa del degrado in cui è lasciata questa via, che ha prezzi di affitto come fosse il centro di Roma e poi il Comune ci la-scia nella sporcizia totale e nell’assenza di vigili per intere giornate. Vi invio una foto scattata questa mattina alle ore 10 davanti il mio negozio! Grazie e buone giornata.

Il tiro al volo dimenticatoLo sapevate che a Giulianova c’è un tiro a volo? Una struttura abbandonata e chiusa da anni che ha sparato una sola estate soldi buttati lì ormai quasi scomparsa agli occhi perché coperta da piante ed erbacce. Quante polemiche quando fu realizzata. Mi ci sono fatto un giro e vederla così mi piange il cuo-re, possibile che quella struttura non si può convertire in qualcosa di utile per il turismo invece che lasciarla morire così. Ma a palaz-zo di città sanno che esiste? Mi piacerebbe sentire quei politici cosa ne pensano ora che fecero di tutto per realizzarla e poi abbando-nata all’usura del tempo questa è l’ennesima dimostrazione dello sperpero di denaro pubblico. Grazie per l’ospitalità. Caiodentato

Riserva del Borsacchio segue da pag.5

Il sindaco che parla sempre di bandiera blu e vele blu si è rallegrato per l’esclusione di Giulianova dalla riserva naturale! E già questa sarebbe una notizia. Ma ai cittadini e in particolare a quelli dell’Annunziata occorre rivelare il motivo per cui il sindaco si è alleato col centrodestra a livello locale e a livello regionale per riperimetrare l’area della riserva. Il Contratto di Quartiere dell’Annunziata voluto dal sindaco Cameli (col voto favo-revole di Mastromauro, capogruppo dell’opposizione), presentato come riqualificazione della 167, prevede an-che molto cemento: una parte già fa bella mostra di sé sul lungomare. Il resto della cementificazione doveva re-alizzarsi su una pineta trentennale, davanti all’asilo nido. La giusta protesta degli abitanti del quartiere ha bloccato tale scempio. I politici hanno quindi escogitato la deloca-lizzazione degli edifici, leggermente più a sud ma in un ambito che non lo consentiva perchè ricompreso nella riserva del Borsacchio. Le classi dirigenti giuliesi, rosetane e teramane non hanno voluto accogliere la soluzione più idonea a tutelare la riserva naturale e a consentire la de-localizzazione. Era stata autorevolmente indicata da più parti ma alla fine hanno optato per la cementificazione di aree di pregio naturalistico in territorio rosetano e per l’esclusione di Giulianova dalla riserva.Ma cosa accadrà ora? Gli edifici consentiti dal Contrat-to di Quartiere, per un totale di 2000 mq. (circa 25 appartamenti), verranno realizzati in quella parte del parco dell’Annunziata dove erano previsti gli orti ur-bani; inoltre l’edificio del Teleriscaldamento (di circa 14 m.x 13 m. e alto 3,50 m.) andrà a posizionarsi, nel-la porzione più ad ovest del parco dell’Annunziata, di fronte alle unifamiliari. Di cosa dovrebbero rallegrarsi quindi gli abitanti del quartiere? Di altro cemento in mezzo al verde e del rumore della centrale termica del teleriscaldamento a due passi dalle abitazioni?