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PANE Non di solo
Sussidio di preghiera per la famiglia
Anno XV - n° 703
Domenica 29 Marzo 2015
Settimana Santa
Itinerario di preghiera quotidiana
Non di solo pane Numero 703 Tempo di Quaresima pagina 2
Marzo - Aprile 2015
“Pregare, forse il
discorso più urgente”
Sussidio di preghiera
per la famiglia
Offerta della giornata
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giorna-
ta. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le paro-
le, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione
con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che conti-
nua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvez-
za del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato
Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affin-
ché io possa essere testimone del tuo amore.
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa,
prego specialmente per le intenzioni che il Santo
Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli
in questo mese
Intenzione del Santo Padre
Perché quanti sono impegnati nella ricerca
scientifica si pongano al servizio del bene integrale
della persona umana.
Intenzione missionaria
Perché sia sempre più riconosciuto il contributo
proprio della donna alla vita della chiesa.
Intenzione dei vescovi
Perché l’impegno quaresimale ci educhi ad uno
stile di sobrietà e di condivisione.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e
nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.
Offerta quotidiana
Sito di Non di Solo Pane:
www.latracciameditazioni.it
Non di solo pane Numero 703 pagina 3
Domenica 29
Marzo
II Settimana del Salterio
Domenica delle Palme Isaia 50,4-7: Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io
sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio
orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il signore Dio mi ha aperto l'orec
chio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato
il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano a barba;
non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il signore Dio mi assiste, per
questo non resto svergognato.
In molte zone d’Italia, con le parti tenere delle grandi foglie di palma, vengono intrecciate piccole e grandi confezioni addobbate, che vengono regalate o scambiate fra i fedeli in segno di pace. La benedizione delle palme è documentata sin dal VII secolo ed ebbe uno sviluppo di cerimonie e di canti adeguato all’importanza sempre
maggiore data alla processione. Questa è testimoniata a Gerusalemme dalla fine del IV secolo e quasi subito fu accolta dalla liturgia della Siria e dell’Egitto.In Occidente giacché questa domenica era riservata a cerimonie prebattesimali e all’inizio solenne della Settimana Santa, benedizione e processione delle palme trovarono difficoltà a intro
dursi; entrarono in uso prima in Gallia (sec. VIIVIII) dove Teodulfo d’Orléans compose l’inno “Gloria, laus et honor”; poi in Roma dalla fine dell’XI secolo.L’uso di portare nelle proprie case l’ulivo o la palma benedetta ha origine soltanto devozionale, come augurio di pace.
Il santo del Giorno: Domenica delle Palme
Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il
monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate
nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro
legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se
qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha biso-
gno, ma lo rimanderà qui subito”». Andarono e trovarono un puledro legato
vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dis-
sero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come
aveva detto Gesù. E li lasciarono fare. Portarono il puledro da Gesù, vi get-
tarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri
mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli
che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto
colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del no-
stro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!».
Brano Evangelico: Mc 11, 110
Contemplo:
Gesù è lasciato da solo nel tabernacolo, dobbiamo amarlo di più,
tenerci libere solamente per Gesù. Dirgli spesso «Ti amo», pren-
dendoci cura di tutti coloro che sono non desiderati, non amati,
soli.., tutti i poveri.
(Madre Teresa di Calcutta)
Non di solo pane Numero 703 Tempo di Quaresima pagina 4
G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e
Contemplatio: I Mantelli delle fragilità di don Luciano Vitton Mea
Con la domenica delle Palme inizia la Settimana Santa,
i giorni dell’amore incondizionato di Dio e della meschi-
nità degli uomini. I giorni dell’annientamento del Si-
gnore, del tradimento di Giuda, dei tribunali umani,
dei compromessi, del rinnegamento dei vincoli più sacri
come l’amicizia, la fedeltà, il rispetto e la riconoscen-
za verso chi ci ha fatto del bene. Come accostarci a
questi giorni sacri? Lasciando spazio al giuda, al Pilato
ai crocifissori che vivono in noi. Guai pensare che il vol-
to del traditore, del giudice o dei carnefici non ci ap-
partengano; vivono in noi, abitano nelle pieghe recon-
dite del nostro cuore. Stendiamo il peggio di noi ai pie-
di del Signore, permettiamo alla divina misericordia di
calpestare i nostri peccati. Accogliamo l’invito di An-
drea di Creta: «Venite, e saliamo insieme sul monte
degli Ulivi, e andiamo incontro a Cristo che oggi ritorna
da Betania e si avvicina spontaneamente alla venerabi-
le e beata passione, per compiere il mistero della no-
stra salvezza. Viene di sua spontanea volontà verso Ge-
rusalemme. Corriamo anche noi insieme a colui che si
affretta verso la passione, e imitiamo coloro che gli an-
darono incontro. Non però per stendere davanti al suo
cammino rami d'olivo o di palme, tappeti o altre cose
del genere, ma come per stendere in umile prostrazio-
ne e in profonda adorazione dinanzi ai suoi piedi le no-
stre persone. Stendiamo, dunque, umilmente innanzi a
Cristo noi stessi, piuttosto che le tuniche o i rami inani-
mati e le verdi fronde che rallegrano gli occhi solo per
poche ore e sono destinate a perdere, con la linfa, an-
che il loro verde».
Viviamola così questa settimana: stentiamo innanzi al
Signore i mantelli delle nostre fragilità, lasciamoci rive-
stire con candida tunica “cucita tutta d’un pezzo”, la
veste della divina spogliazione, dell’amore incondizio-
nato del Creatore nei confronti della sua creatura.
Disse loro Pilato: «Che farò dun
que di Gesù chiamato il Cristo?».
Tutti gli risposero: «Sia crocifis
so!» [...] E, dopo aver fatto flagel
lare Gesù, lo consegnò ai soldati
perché fosse crocifisso.
(Matteo 27,22 e 26)
Hai scelto il Tuo posto:
l'ultimo.
Così, nessun condannato della
terra potrà sentirsi solo.
Abbandonato da tutti,
Tu sarai con lui,
il Suo silenzio, il Tuo,
le Sue lacrime, le Tue,
il Tuo abbandono al Padre,
la Sua unica forza,
per continuare a sperare,
per perdonare e amare.
Gesù condannato,
Signore che doni vita,
Santo che perdoni
e rendi capace di amare
chi non ha più nulla,
accogli il grido,
ascolta la preghiera
e il silenzio...
La condanna
G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e
Non di solo pane Numero 703 Tempo di Quaresima pagina 5
Tutte le parole di Gesù sono
importanti, sono lampada ai
nostri passi, devono segnare
la nostra esistenza. Ma le
ultime parole del Signore,
quelle pronunciate sulla cro-
ce diventano il suo testa-
mento, si devono incidere
indelebilmente nel cuore. In
tutti e quattro i Vangeli Gesù
è appeso ad una croce ma il
s u o a t t e g g i a m e n t o
nell’affrancare l’ora supre-
ma, quella della morte, non
è uguale, ci sono delle sfu-
mature che sintetizzano
l’agonia di ogni uomo: gli
spasimi, il travaglio, la ras-
segnazione o la pace che
rendono la morte un evento
unico, mai uguale, irrepeti-
bile e personalissimo. Ecco
perché Gesù sembra morire
con atteggiamenti diversi
che gli Evangelisti raccolgo-
no e trasmetto con puntiglioso
rigore: in Gesù ogni morte uma-
na viene ricapitolata e portata
a compimento.
In Marco e Matteo le ultime pa-
role del Signore sono un grido
lacerante che squarcia il velo
del tempio “Dio mio, Dio mio
perché mi hai abbandonato”.
È il grido dell’abbandonato,
della paura e dell’angoscia che
sembrano scivolare nel baratro
della disperazione. È un incon-
tro faccia a faccia e a muso du-
ro con la morte nel suo aspetto
più drammatico e dilaniante: il
distacco dalle cose viste e co-
nosciute da sempre, dai volti
incontrati ed amati, dagli affet-
ti più cari. È il grido del bambi-
no che non trova più il papà o
lo vede in lontananza velato
dalle brume autunnali: “Dove
sei papà? Ritorna subito, non
lasciarmi solo mentre scende la
sera!”.
Personalmente non mi interessa
sapere se Gesù abbia recitato per
intero il Salmo 22, se il grido
dell’abbandonato sia sfociato in
quel bellissimo atto di fede con
qui termina il Salmo: ”Ecco
l’opera del Signore”.
Non scalfisce minimamente la
divinità del Signore il crogiuolo
del dubbio, una qual sorta di
smarrimento di fronte all’agonia
e ai veli della morte; anzi danno
pienezza alla sua umanità, a
quell’essersi fatto del tutto simi-
le alla nostra natura umana. Per-
ché in quel grido non scorgiamo
l’annientamento definitivo di Dio
nel mistero dell’Incarnazione?
Perché non pensare che il croce-
fisso faccia suo lo strazio dei di-
sperati della terra, di chi ha pau-
ra di morire, di chi muore solo ed
abbandonato perché per tutta la
vita non ha masticato altro che la
dura scorza dell’”assenza”?
La morte dei poveri è comunque
dignitosa e il “Figlio dell’uomo”
muore con dignità. Dalla cattedra
della croce Gesù ci insegna a mo-
rire; dice a me che ho paura
dell’agonia e della morte, che
temo di essere solo ed abbando-
nata in quell’ora suprema e tre-
menda che Lui, che per primo a
sperimentato all’abbandono, mi
farà compagnia e che insieme
potremo dire: “Tu non hai di-
s p r ez z a to , né sd e gna to
l’afflizione del povero ma hai a-
scoltato il suo grido d’aiuto”.
(Salmo 22).
L’abbandono di don Luciano Vitton Mea
Lunedì 30
Marzo
II Settimana del Salterio
Settimana Santa Isaia 42,1-7 «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle
nazioni. Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce
delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tene
bre».
Il Santo del giorno: San Leonardo Murialdo
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Làzzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.
Brano Evangelico: Gv 12, 111
Non di solo pane Numero 703 pagina 6
Leonardo Murialdo nasce a Torino il 26 ottobre 1828 da una famiglia borghese. Studia dai padri Scolopi di Savona e alla Regia Università di Torino laureandosi in Teologia. Viene ordinato sacerdote nel 1851 e dedica i primi 14 anni del suo ministero ai giovani torinesi nell'oratorio di San Luigi a Porta Nuova. Nel 1867 fonda la confraternita lai
cale di San Giuseppe per aiutare i ragazzi poveri e abbandonati. Nel 1871 dà vita all'Unione operai cattolici di cui diventa successivamente assistente ecclesiastico. È anche il fondatore dell'Associazione della Buona stampa e tra gli ideatori del giornale «La voce dell'operaio». Viaggia spesso nel Sud Italia
per conoscere le realtà assistenziali delle altre città. Muore nel capoluogo piemontese, colpito dalla polmonite, il 30 marzo 1900. Viene beatificato da Paolo VI nel 1963 e canonizzato nel 1970.
Contemplo: Egli è così innamorato del carcere, da doversi proporre di rivi
sitare la terra per potersi di nuovo sottomettere ad esso, per quanto è possibile. Attri
buisce un tale valore al fatto di essere soggetto alle sue creature da fare effettivamente
in modo, prima di andarsene, nella sera stessa del tradimento, di perpetuare la sua
prigionia fino alla fine del mondo, dopo la sua morte. Fratelli, la grande verità sta ogni
giorno davanti ai nostri occhi. Egli ha decretato il miracolo perpetuo per il quale il suo
corpo e il suo sangue sono presenti in simboli visibili: in questo modo assicura il mi
racolo perpetuo dell'onnipotenza imprigionata. (John Henry Newman)
Non di solo pane Numero 703 Tempo di Quaresima pagina 7
Ancora pochi giorni e Gesù porterà a compi-
mento il progetto del Padre: amare fino al dono
di sé. Maria, colei che sa ascoltare profonda-
mente Gesù, rompe il prezioso vaso di profumo,
gli unge i piedi e li asciuga con i suoi capelli: è
un momento molto intimo. Quanto amore e
quanta tenerezza in questo gesto! Solo chi, co-
me Maria, ha saputo accogliere l'amore può ca-
pire. Giuda non comprende, ma Gesù continua
ad amarlo: "Lasciala fare, i poveri infatti li ave-
te sempre con voi...".
Sì, i poveri li abbiamo sempre... anche oggi,
dopo 2000 anni, e sono tanti.., e quanti gesti di
amore e di giustizia possiamo compiere nei loro
confronti. Questa povera donna che vuole par-
lare con noi la conosciamo bene, le hanno ucci-
so il marito e due figli in questa assurda e inter-
minabile guerra. Durante la notte la sua capan-
na è bruciata e ha perso tutto. Viene a chiedere
una coperta e un po' di farina. Mariko è un mu-
twa (la classe più emarginata della società bu-
rundese) rimasto vedovo con 5 bambini, ci chie-
de di poter lavorare per avere riso e fagioli con
cui nutrire i figli. Emanuele, handicappato, vie-
ne a chiedere le medicine perché ha la febbre
molto alta... Come Maria, anche noi tutti ab-
biamo del "nardo prezioso" da offrire a Gesù
presente oggi nel volto di questi poveri: la no-
stra vita spesa per loro, le nostre capacità mes-
se a servizio, i nostri beni offerti con generosi-
tà, affinché ogni persona si senta amata e ritro-
vi la sua dignità di "uomo" e di figlio di Dio.
Sr Ester Zerla - Burundi
meditazione
Uno spreco d’amore Meditazione di Sr Ester Zerla - Burundi
Allora i soldati lo condussero
dentro il cortile, cioè nel pretorio,
e convocarono tutta la coorte […]
Dopo averlo schernito, lo
condussero fuori per crocifiggerlo. (Marco 15,16 e 20)
Non era lieve
il peso della croce,
fatta del legno
della nostra terra,
carico delle nostre storie,
dei nostri peccati
e delle nostre speranze.
Tutto hai preso su di Te,
umanissimo Signore,
per raggiungere ogni cuore
col palpito del Tuo amore
così umano,
così divino,
e a tutto dare senso,
vita, conforto silenzioso
e amico...
La croce
Agisci Grazie Gesù, perché hai compas-
sione di me, perché mi capisci! Anche io
voglio aver compassione dei miei fratelli,
comprenderli anche quando sbagliano
verso di me! Oggi mi impegno in questo,
soprattutto verso coloro con cui vivo al-
cune incomprensioni.
Non di solo pane Numero 703 pagina 8
Martedì 31
Marzo
II Settimana del Salterio
Settimana Santa
Isaia 49,1-6 Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lon
tane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome. E ha detto: «E troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d'Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra».
Natalia Tulasiewicz nacque nel paese polacco di Rzeszów, nei pressi di Podkarpackie, il 9 aprile 1906. Insegnante laica nella città d i P o z n a n , f u un’insolita animatrice dell’apostolato dei laici. Durante l’occupazione militare della sua patria da parte del regime nazista tedesco, questa coraggiosa donna partita liberamente per il
Terzo Reich, insieme con le donne condannate ai lavori forzati, al fine di portare loro un sollievo spirituale. Quando nell’aprile 1944 la Gestapo scoprì la sua indesiderata presenza, la arrestò. Atrocemente torturata ed umiliata in pubblico, venne infine condannata a morte nel campo di Rawensbrück, nei pressi di
Brandeburgo. Il Venerdì Santo, raccogliendo le poche forze rimastele, salì sulla panca della baracca e tenne alle prigioniere una conferenza sulla passione e risurrezione del Signore. Due giorni dopo, il 31 marzo 1945, venne trasportata nella camera a gas ove morì. Era il giorno di Pasqua.
Il Santo del giorno: Beata Natalia
In quel tempo, Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire». Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».
Brano Evangelico: Gv 13,2133.3638
Contemplo: Dimenticate sempre il passato e non inquietatevi
per le vostre cadute, per numerose che possano essere. Tutte
le volte che vi rialzerete nulla potrà nuocervi, mentre potreste
essere in pericolo nel caso vi scoraggiaste o vi affliggeste trop-
po per quel motivo. Fate tutto nella massima calma e nel modo
più riposante che potete e fatelo per il grandissimo, purissimo
e santissimo amore di Gesù e di Maria. (Francesco Maria Libermann)
Non di solo pane Numero 703 Tempo di Quaresima pagina 9
A sottolineare queste parole di Gesù è l'Evange-
lista Giovanni, il più giovane tra i Dodici, il di-
scepolo amato. Le sottolinea perché le ha udi-
te, essendo egli con la testa china sul capo di
Gesù, con tutta la pesantezza che esse trasci-
nano con sè, pronunciate come un soffio, a vo-
ce bassa. Lui che ha offerto la sua compagnia ai
peccatori sta per essere tradito da colui che
d'ora in poi diventerà l'icona del tradimento.
Lui che ha parlato di fratellanza sta per essere
additato come il nemico numero uno da elimi-
nare, pur sapendo che non ha commesso reato
alcuno. E a Pietro che afferma con slancio ed
entusiasmo "Darò la mia vita per te!", Gesù ri-
batte senza via d'uscita: "In verità, in verità io
ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non
m’abbia rinnegato tre volte". E infatti così ac-
cade. Ma perché Gesù dice "Uno di voi mi tradi-
rà"...? Infondo, tranne Giovanni, non è stato
solo Giuda a tradire, ma anche Pietro che l'ha
rinnegato, anche gli altri che sono fuggiti presi
dal panico... Forse, perché Giuda ha compiuto
il tradimento in modo palese, e l'ha fatto dietro
la promessa del denaro. Forse, perché, a diffe-
renza degli altri, è stato proprio indicato da
Gesù con il boccone intinto, come a dargli forza
per quello che stava per fare, infatti subito do-
po gli dice: "Quello che vuoi fare, fallo presto".
Probabilmente, Gesù sottolinea il fatto che ba-
sta uno ad accendere la scintilla per il fuoco
d'amore che dalla passione e morte di Gesù si
sprigiona. Ognuno di noi è quell'uno menzionato
da Gesù, e giustamente lui lo mette in eviden-
za. Dobbiamo, così, sentire in noi la pesantezza
di quelle parole, farle calare dentro la coscien-
za e lasciarci toccare fino al punto di spingerci
in basso e guardare il nostro peccato. Solo così
possiamo risorgere.
meditazione
“Uno di voi mi tradirà”... Meditazione di Fiorella Elmetti
Egli è stato trafitto per i nostri delitti,
schiacciato per le nostre iniquità.
Può un Dio cadere?
No, se è un idolo immobile,
prigioniero degli umani.
Solo il Dio vivente cade,
come cade ogni amore
che sa compatire,
che ha ragioni per perdere
e donare la vita.
Il Figlio di Dio nella carne,
cadendo, abita
la nostra fragilità,
rialzandosi, illumina
la nostra speranza...
ravviva il lucignolo fumigante...
rinsalda la canna
Incrinata dal vento ….
Dio cade
Agisci Signore, forse a volte anche noi
ti abbiamo tradito, ti abbiamo
"barattato" per i nostri comodi, in
nome di una falsa libertà...
Oggi, guidati da Maria, vogliamo ri-
tornare al tuo cuore e proporci di fa-
re scelte coerenti, che saranno poi la
nostra vera pace.
Non di solo pane Numero 703 Tempo di Quaresima pagina 10
G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e
Nel momento della morte,
una morte redentrice, cioè
che salva, Gesù mette tra se
e il male che cerca di an-
nientarlo una parola che se-
gna la definitiva separazione
tra la luce e le tenebre: “
perdona loro ”. Non si tratta
di un semplice perdono ma
il suggello di una vita che ha
portato allo “sfinimento” del
male. Gesù ha distrutto la
cattiveria semplicemente
salvaguardando la sua uma-
nità, non permettendo cioè
alla malvagità di renderlo
“meno uomo”.
“Padre perdona loro perché
non sanno quello che fanno”.
Sono parole che tracciano un
solco, che indicano una via
ben precisa per isolare il ma-
le, per creare un deserto
dove il risentimento non tro-
vi l’alimento necessario per
generare altro male. La morte
di Gesù, quel “perdona loro”
non e solo il preludio “di cieli
nuove e terre nuove”, di quel-
la città piena di luce che San
G i o v a n n i d e s c r i v e
nell’Apocalisse; le labbra di
Gesù morente segnano l’inizio
dell’uomo nuovo che neutra-
lizza le radici velenose del
male con la forza della debo-
lezza, di un disarmante perdo-
no. L’uomo nuovo generato
dal Cristo morente non può
più permettersi che “il meglio
che c’è in lui”, sia scalfito
dall’odio e dalla vendetta, che
il male si fortifichi nel suo
cuore alimentato dal risenti-
mento e dal rancore. “Padre
perdona loro perché non sanno
quello che fanno”: «Qui il ma-
le si incontra con un avversa-
rio più forte di lui; il male qui
non può raggiungere il suo
scopo di generare altro male;
resta solo». Il perdono non è
buonismo, sinonimo di stupidità
o di debolezza: è forza, è
l’armatura dell’uomo forte che
tende una trappola al male per
distruggerlo.
Nell’Evangelo di Luca la croce
non è più espiazione, il tono
dominante non è quello della
vittima sacrificale: in Luca Ge-
sù è colui che riconcilia il cielo
con la terra e gli uomini tra di
loro. La croce quindi diventa
strumento di riconciliazione e
di misericordia, strumento di
perdono. Gesù ci riconcilia con
noi stessi, con il meglio di noi;
ci riconcilia con Il Padre e con i
fratelli. E’ una morte che gene-
ra perdono e che trova il sug-
gello nell’episodio del buon
ladrone. Sono le ultimissime
parole di Gesù: “Oggi tu sarai
con me in Paradiso”.
“Ricordati di me”: questa vita
umanamente irrecuperabile
perché non ha più la possibilità
di riscattarsi, di compiere delle
buone azioni, di riparare al ma-
le fatto; un disperato senza
storia che chiede ad un croce-
fisso come lui di essere
“ricordato”. Gesù lo riscatta,
gli dona dignità, gli apre le por-
te dell’eternità: “oggi sarai con
me …”
Non importa come moriremo,
se da giusti o da malfattori:
l’importante sarà morire ac-
canto ad un crocefisso che re-
dime, riscatta, salva: “Oggi sa-
rai con me in Paradiso”
Le ultime parole di Gesù in Luca «Padre, perdona loro ...»
di don Luciano Votton Mea
Non di solo pane Numero 703 pagina 11
Settimana Santa
Isaia 50,4-9 Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi.
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e
disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta
monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare
Gesù. Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero:
«Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli
rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino;
farò la Pasqua da te con i miei discepoli». I discepoli fecero come aveva loro ordinato
Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre
mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profonda
mente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?».
Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tra
dirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal
quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai na
to!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».
Brano Evangelico: Mt 26,1425
Nata nel IV secolo ad Alessandria d'Egitto e si guadagnava da vivere facendo la prostituta. Fuggita da casa a 12 anni, a 29 si imbarcò su una nave di pellegrini diretta in Terra Santa. Arrivata a Gerusalemme, volle partecipare alla festa dell'Esaltazione della croce al Santo Sepolcro. Prima di entrare però fu come tratte
nuta da una forza invisibile mentre una voce dentro di lei diceva: «Tu non sei degna di vedere la croce di colui che è morto per te tra dolori inenarrabili». Convertitasi, andò a vivere solitaria nel deserto oltre il Giordano dove restò per 47 anni. Là fu trovata dal monaco Zosimo che le porse
la santa Comunione, promettendole di tornare l'anno successivo. Quando fece ritorno la trovò però morta. Era probabilmente il 430. Secondo la tradizione la tomba sarebbe stata scavata da un leone con i suoi artigli.
Contemplo: Noi saziamo la Sete di Gesù adorandolo nel sacra-
mento dell'eucaristia, nell'incontro personale con Lui, faccia a fac-
cia. Rinnovate il vostro zelo per saziare la sua Sete sotto le specie
del pane e nelle dolorose sembianze dei più poveri dei poveri. «Voi
l'avete fatto a me». Non dividete mai queste parole di Gesù: «Ho
sete» e «Voi l'avete fatto a me». (Madre Teresa di Calcutta)
Il Santo del giorno: Santa Maria Egiziaca
Mercoledì 1
Aprile
II Settimana del Salterio
Dove vuoi che ti prepariamo per mangiare la
Pasqua?
Per le nostre comunità cristiane in Mozambico
la risposta è abbastanza scontata, con il gruppo
di cristiani, papà, mamme, giovani, bambini e
bambine che costituiscono la comunità, perché
gli avvenimenti importanti si celebrano, si ri-
cordano insieme come famiglia. Agli eventi pa-
squali ci si prepara con un cammino comunita-
rio che culmina con la Veglia Pasquale che, in
molti casi, si protrae per tutta la notte. Quando
si ha la possibilità di avere il sacerdote, il bat-
tesimo dei catecumeni, che per tre anni si sono
preparati a questo momento, rappresenta dav-
vero il punto centrale della celebrazione, la
memoria viva del risorgere con Cristo a vita
nuova, allora danze, canti di gioia risuonano
per tutta la notte insieme alla condivisione del
cibo che ogni famiglia prepara, concludendo poi
al mattino presto con la celebrazione della Pa-
rola che invita tutti ad essere annunciatori del-
la Risurrezione in mezzo ai propri fratelli e so-
relle.
Sr Eleonora Reboldi - Mozambico
meditazione
Se tu conoscessi il dono di Dio Meditazione di Sr Eleonora Reboldi - Mozambico
Non di solo pane Numero 703 Tempo di Quaresima pagina 12
Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo
dei dolori che ben conosce il patire, come
uno davanti al quale ci si copre la faccia.
(Isaia 53,2 s.)
Una donna, un gesto
di mani pietose
ad asciugarti il volto,
bagnato di sudore
e di sangue.
Un povero panno,
macchiato dall'impronta
del tuo soffrire per noi,
reliquia preziosa
del tuo amore per gli uomini,
lettera purpurea
indirizzata a ogni nato da donna,
per dire che tu, il Figlio,
sei venuto per noi, e
hai abitato di noi
il dolore e la morte
per darci la vita...
ai
a
La donna
Agisci: Quanto entusiasmo mettiamo
per le cose di Dio? Oggi prego lo
Spirito Santo affinché accenda in
me il fuoco del suo amore, perché io
possa tradurlo in opere concrete.
Non di solo pane Numero 703 pagina 13
Giovedì 2
Aprile
II Settimana del Salterio
Giovedì Santo
Corinzi 11,23-26 Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
A lui si ispirò certamente il Manzoni nel dare il nome al suo celebre personaggio sul «ramo del lago di Como». Di Abbondio si sa che fu vescovo lariano dal 440, mentre non si conoscono con certezza data di nascita e morte. Come ignoto è il luogo di origine. Conosceva
bene il greco e, perciò, prima di dedicarsi a tempo pieno al servizio episcopale (e all’attività missionaria nelle zone montuose vicino Lugano ancora scristianizzate), fu mandato dal Papa Leone I Magno a Costantinopoli per dirimere, con successo, la que
stione dottrinale sulle due nature di Cristo suscitata da Nestorio ed Eutiche. I resti del patrono sono nella basilica di Como.
Il Santo del giorno: Sant’Abbondio Vescovo di Como
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».
Brano Evangelico: Gv 13,115
Contemplo: Che la Santa Messa non cada per noi in una routine
superficiale! Che attingiamo sempre di più alla sua profondità! È pro-
prio essa ad inserirci nell'immensa opera di salvezza di Cristo, ad affi-
nare la nostra vita spirituale per cogliere il suo amore, la sua «profezia
in atto» con cui, nel Cenacolo, diede inizio al dono di sé sulla Croce. (Papa Francesco)
Non di solo pane Numero 703 Triduo Pasquale pagina 14
Chi può capire i gesti di Gesù? Di certo, non chi
ambisce al successo e al potere. Gesù, infatti, si
abbassa a lavare i piedi e lo fa, nonostante le resi-
stenze di Pietro, che doveva avere una stima pro-
fonda del suo Maestro, tanto che gli dice: "Tu non
mi laverai i piedi in eterno!". E cosa dice Gesù per
spiegare ciò che sta facendo? "Se non ti laverò i
piedi, non avrai parte con me". Quindi, pur nella
drammaticità del momento, in Gesù c'è la consa-
pevolezza di un obiettivo: ungere di gioia i disce-
poli, farli diventare anime sacerdotali capaci di
prendersi cura di altre anime, perché stiano sem-
pre con lui, anche quando non sarà più fisicamen-
te vicino a loro. Papa Francesco l'anno scorso, du-
rante l'omelia del Giovedì Santo ha parlato di que-
sta gioia dicendo: "Colui che è chiamato sappia
che esiste in questo mondo una gioia genuina e
piena: quella di essere preso dal popolo che uno
ama per essere inviato ad esso come dispensato-
re dei doni e delle consolazioni di Gesù, l’unico
Buon Pastore che, pieno di profonda compassione
per tutti i piccoli e gli esclusi di questa terra, affati-
cati e oppressi come pecore senza pastore, ha vo-
luto associare molti al suo ministero per rimanere
e operare Lui stesso, nella persona dei suoi sacer-
doti, per il bene del suo popolo... chiedo al Signore
Gesù che risplenda la gioia dei sacerdoti anziani,
sani o malati. E’ la gioia della Croce, che promana
dalla consapevolezza di avere un tesoro incorrutti-
bile in un vaso di creta che si va disfacendo. Sap-
piano stare bene in qualunque posto, sentendo
nella fugacità del tempo il gusto dell’eterno
(Guardini). Sentano, Signore, la gioia di passare la
fiaccola, la gioia di veder crescere i figli dei figli e
di salutare, sorridendo e con mitezza, le promes-
se, in quella speranza che non delude".
meditazione
“Capite quello che ho fatto per voi?” Meditazione di Elmetti Fiorella
Dio mio, Dio mio, perché mi hai
abbandonato? Si dividono le mie
vesti, sul mio vestito gettano la
sorte».
(Salmo 22,2 e 19)
Null'altro Ti rimase,
neanche le vesti
che coprissero la carne
del Dio povero
per amore dei poveri.
E quella povera carne
si preparò così all'ultimo
passaggio: trafitta dai chiodi,
irrorata dal sangue, fu
materia per il miracolo nuovo
del terzo giorno della vita,
vittoriosa d'ogni morte,
sorgente di vita nuova
ed eterna...
Agisci Oggi prego per il Papa, per i
vescovi, i sacerdoti, i consacrati, le
consacrate e la Chiesa intera, medi-
tando su quale grande dono essi sia-
no. Provo a riflettere: e se non ci
fossero?
Le vesti
Non di solo pane Numero 703 Triduo Pasquale pagina 15
G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e
In San Giovanni gli ultimi
istanti del Signore diventa-
no l’incontro con le perso-
ne più care, più intime: la
madre e l’apostolo a cui
aveva voluto molto bene. E
questo ultime parole, que-
sto ultimo incontro diventa-
no dono: “Donna ecco tuo
figlio” e “Ecco tua madre”.
Sono parole che vanno oltre
quell’istante di intimità e
che abbracciano tutta
l’umanità: Giovanni rappre-
senta infatti ogni cristiano,
ogni uomo. Gesù dice a co-
loro che ascoltano questo
passo evangelico: “prendi
nella tua casa, nel tepore
del tuo cuore la mia mam-
ma; Maria d’ora in poi è
anche la tua madre, prepa-
ragli una stanza nella tua
esistenza”.
“Ecco tua madre”. Queste
parole illuminano tutta la
vita di Gesù perché nel Van-
gelo di Giovanni le donne
compaiono sempre e solo in
scene d’amore. Dalle nozze
di Cana al dialogo con la Sa-
maritana, da Marta e Maria
alle quattro donne che sono
ai piedi della croce la pre-
senza femminile indica sem-
pre un incontro d’amore. Do-
nandoci Maria, Gesù ci dona
l’amore. Accogliendo la Ver-
gine Santa, facendola diven-
tare nostra compagna di pia-
nerottolo, riservandogli un
bugigattolo nelle pieghe re-
condite della nostra esisten-
za noi avremo garantiti sem-
pre e solo degli incontro
d’amore.
L’uomo ha bisogno di questi
spazi, dell’intimità di una ma-
dre, della presenza premurosa
di chi gli vuole bene.
Maria diventa questo segno,
questa esperienza, questa
presenza.
Nell’Antico Testamento spes-
so Dio si Presenta con dei
tratti femminili, con dei sen-
timenti tipici di una madre:
“Anche se ci fosse una donna
che si dimenticasse, io invece
non ti dimenticherò mai. Ec-
co, ti ho disegnato sulle pal-
me delle mie mani …”
Gli uomini fanno fatica a co-
gliere questi tratti materni di
Dio; donandoci Maria Gesù
vuole che abbiamo sempre
davanti a noi una luce che ri-
schiari le tenebre delle nostre
fatiche, un focolare sempre
acceso quando scende la soli-
tudine e il peso della stan-
chezza. Con Maria nella no-
stra casa ritorniamo bambini,
riassaporiamo l’infanzia, il
bisogno di una carezza.
Con la presenza di Maria var-
chiamo la soglia del Regno
perché “se non ritorneremo
come bambini non entreremo
mai nel Regno dei Cieli”.
Le ultime parole di Gesù in Giovanni «Ecco tuo figlio … Ecco tua madre»
di don Luciano Votton Mea
Non di solo pane Numero 703 pagina 16
Venerdì 3
Aprile
II Settimana del Salterio
Venerdì Santo Ebrei 4,14-16; 5,7-9 Accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia. Cristo, infatti, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito.
La Croce simbolo del cristianesimo, presente nella nostra vita sin dalla nascita, nei segni del rito del Battesimo, nell’assoluzione nel Sacramento della Penitenza, nelle benedizioni ricevute e date in ogni nostro atto devozionale e sacramentale; fino all’ultimo segno tracciato dal sa
cerdote nel Sacramento degli Infermi, nella croce astile che precede il funerale e nella croce di marmo o altro materiale, poggiata sulla tomba. Così presente nella nostra vita e pur tante volte ignorata e guardata senza che ci dica niente, con occhio distratto e abituato; eppure la Croce
è il supremo simbolo della sofferenza e della morte di Gesù, vero Dio e vero uomo, che con il Suo sacrificio ci ha riscattato dalla morte del peccato, indicandoci la vera Vita che passa attraverso la sofferenza.
Il Santo del giorno: Passione del Signore
Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!
[…] Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua ma
dre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo
la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre:
«Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E
da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo
che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse:
«Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna,
imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca.
Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo,
consegnò lo spirito.
Brano Evangelico: Gv 18, 119,42
Contemplo: proprio nella sventura che risplende la misericordia di Dio;
nel profondo, nel centro della sua inconsolabile amarezza. Se perseverando
nell'amore si cade fino al punto in cui l'anima non può trattenere il grido:
«Mio Dio, perché mi hai abbandonato?», se si rimane in quel punto senza ces
sare di amare, si finisce per toccare qualcosa che non è più la sventura, che
non è la gioia, ma è l'essenza centrale, pura, non sensibile, comune alla gioia e
alla sofferenza, cioè l'amore stesso di Dio.
(Simone Weil)
Non di solo pane Numero 703 Triduo Pasquale pagina 17
Il Venerdì santo, in passione et morte Do-
mini. AI centro di questo giorno sta la cro-
ce con il suo Crocifisso. È strano e inaccet-
tabile che essa attragga la venerazione,
che si adori uno strumento infamante, che
un segno di maledizione sia divenuto un
segno di benedizione. La croce è simbolo
della sofferenza che ogni volta impaurisce,
del male che sentiamo inflitto irragionevol-
mente, del dolore che ci appare violenza
ingiusta e inaccettabile oppressione, quasi
indice della non-esistenza di Dio, poiché la
croce sembra essere indifferenza, silenzio,
lo stare a guardare, l'abbandono di Dio.
Ma c'è un avvenimento inaudito che ha
trasformato il legno deprecato in legno be-
nedetto: su di esso ha esalato lo spirito il
Figlio di Dio. La croce fu per lui lo stru-
mento dell'adorazione redentrice e ripara-
trice, il segno della vita non trattenuta, ma
donata per ricreare la dolorosa fraternità.
Separata da Gesù, la croce è deprecabile;
solo per lui crocifisso l'adoriamo e l'accet-
tiamo.
Don Adriano Dabellani - Mozambico
Meditiamo la Parola
La croce: strumento di adorazione
A cura della Redazione
Era verso mezzogiorno, quando il sole si
eclissò e si fece buio su tutta la terra fino
alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran
voce, disse: «Padre, nelle tue mani conse-
gno il mio spirito». Detto questo, consegnò lo Spirito.
(Luca 23,44-46)
E la Parola tacque,
prigioniera dell'ultimo silenzio.
Abbandonato sulle braccia
della croce vergognosa,
dopo l'ultimo grido,
entrasti nel silenzio.
Mai silenzio fu più grande
e tenebra più fitta!
Si spegneva la luce,
che illumina ogni uomo
che viene in questo mondo.
Taceva la Parola,
che disse e creò tutte le cose.
Sospesa la terra attendeva
e il cuore del mondo
batteva nell'ansia della notte
che prepara l'aurora...
La morte
Agisci Stiamo con Gesù in quest'ora così
difficile e partecipiamo in chiesa alla com-
memorazione della sua passione. Anche noi
oggi, nelle nostre difficoltà, ripetiamo con
lui: «Padre nelle tue mani consegno il mio
spirito», come a dire: «Mi abbandono a te,
ho fiducia in te...».
Sabato 4
Aprile
II Settimana del Salterio
Sabato Santo Auguro a tutti noi occhi di Pasqua, capaci di guardare nella morte sino a vedere la vita, nella colpa sino a vedere il perdono, nella separazione sino a vedere l'unità, nelle ferite sino a vedere la gloria, nell'uomo sino a vedere Dio, in Dio sino a vedere l'uomo, nell'io sino a vedere il tu. E insieme a questo, tutta la forza della Pasqua.
Copatrono con santa Rosalia della diocesi di Palermo, Benedetto Manassari nacque a San Fratello (Messina) nel 1526 da genitori discendenti di schiavi africani. A 21 anni entrò in una comunità eremitica e visse sul Monte Pellegrino. Quando Pio IV sciol
se la comunità, passò ai Frati minori. Visse 24 anni nel convento di Santa Maria di Gesù a Palermo come cuoco, superiore, maestro dei novizi, infine ancora cuoco. A Palermo, san Benedetto Massarari, detto il Moro per il colore della sua pelle, che fu dapprima eremita e,
divenuto poi religioso nell’Ordine dei Frati Minori, si mostrò umile in tutto e sempre pieno di fede nella divina Provvidenza. Morto nel 1589 è santo dal 1807.
Il Santo del giorno: San Benedetto il Moro
Brano Evangelico: Mc 16,17
Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salò
me comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino,
il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del so
le. Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso
del sepolcro?». Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già
stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. Entrate nel sepolcro,
videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed
ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate
Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove
l'avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: "Egli vi
precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto».
Non di solo pane Numero 703 pagina 18
Contemplo: È risorto, non è qui (Mc 16,6)
Nella notte di Pasqua, ogni battezzato sa di essere illuminato dalla speranza, dalla luce della risurrezione. Il sepolcro vuoto sembra dire: «Non è qui, non è più qui!». E ritornano alla mente le parole di Gesù a Maria e a Giuseppe: «Perché mi cercava te? Non sapevate?» e quelle dei discepoli a Gesù: «Tutti ti cercano!». Gli angeli si affrettano a rassicurare: «Egli vi precede». E Gesù dice: «Io sono con voi tutti i giorni». Preghiamo con il Salmo: «Non temerò alcun male, perché tu sei con me».
Non di solo pane Numero 703 Triduo Pasquale pagina 19
Nel giorno del Sabato Santo non c'è liturgia, c'è
solo il silenzio per meditare sulla morte di Gesù.
Per questo, io credo che sia il giorno più adatto
per riscoprire chi è Gesù. Un profeta fallito? L'in-
carnazione di un Dio crudele o pazzo? O...? Ecco
allora che ho ripreso il prologo al Vangelo di Gio-
vanni. Lo si legge a Natale, ma credo che questo
sia il tempo più adatto. Infatti è una rilettura sul
mistero di Gesù, a partire dalla sua morte: "In
principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il
Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di
lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In
lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non
l’hanno accolta... Veniva nel mondo la luce ve-
ra, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel
mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ep-
pure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua
gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti
però l’hanno accolto, ha dato potere di diventa-
re figli di Dio: a quelli che credono nel suo no-
me, i quali non da sangue, né da volere di carne,
né da volere di uomo, ma da Dio sono stati gene-
rati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare
in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, glo-
ria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia
e di verità. Giovanni gli rende testimonianza e
grida: «Ecco l’uomo di cui io dissi: Colui che vie-
ne dopo di me mi è passato avanti, perché era
prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbia-
mo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge
fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità
vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno
l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è
nel seno del Padre, lui lo ha rivelato". Gesù ha
dato tutto il suo amore e continua a dare, per
questo io credo.
Meditiamo la Parola
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto
Meditazione di Fiorella Elmetti
Giuseppe d'Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù […] e, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce.
(Marco 15,43.45)
Giacevi abbandonato
fra le braccia di Lei,
che T'aveva avvolto
Bambino e custodito,
sempre, nei silenzi del cuore.
Ora Ti contemplava
per dirTi ancora
parole d'amore...
Nel Suo cuore di Madre
l'attesa lacerante
era abbandono e pace
confidente nella fedeltà
della promessa ultima.
La Madre del sabato santo
colmava di fede
la notte dell'attesa,
per ogni notte di umano dolore...
La deposizione
Agisci Contemplerò a lungo Gesù Risor-
to e gli chiederò di non perdermi (nei
pensieri, desideri, negli affetti e nella
volontà), dietro cose vane. Che io capi-
sca quello che il Padre vuole da me e
lo compia con tutto il cuore.
333/3390059 don Luciano
Anno XV- n. 703
Domenica 29 Marzo 2015
Chiuso il 24 Marzo 2015
Numero copie 1450
Coordinatrice Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da don Luciano Vitton Mea
Sussidio di preghiera per la famiglia
Per la tua vita spirituale visita il
Vi troverai:
Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo
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