Scintilla marzo 2013

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Organo di Piattaforma Comunista

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PROLETARI DI TUTTI I PAESI, UNITEVI!

Organo di espressione di Piattaforma [email protected] www.piattaformacomunista.com

N. 38 Marzo 2013

1 euro

ScintillaSconfitta l’Agenda Monti e i suoi sostenitori

Avanti con la lotta e l’organizzazione!

Dalle elezioni è emerso un datoincontestabile: assieme ai privilegie alla corruzione dei partitiborghesi è stata bocciata la politicadi austerità portata avanti daigoverni Berlusconi e Monti. Più della metà degli elettori hadetto no a questa politicarifiutando la truffa del “menopeggio” e del “voto utile”. Le forme della protesta sono statediverse: il voto al M5S,l’astensione e il voto nullo.Le elezioni hanno messo in luce eacuito la crisi di egemonia dellavecchia classe dirigente e dei suoipartiti. Si annuncia un periodo diinstabilità politica e istituzionale,mentre la crisi economica siapprofondisce si prolunga. Dal prossimo governo borghese,qualsiasi esso sia, i lavoratori, igiovani non devono aspettarsinulla di buono. Proseguirà atamburo battente nella politicadettata dai “mercati finanziari”,gettando un po’ di fumo negliocchi delle masse. I padroni approfitteranno dellasituazione per rilanciarel’offensiva: licenziamenti, Cig(all’Ilva altri due anni, mentre glioperai muoiono come mosche),assalto ai contratti e ai diritti. E ladisoccupazione aumenterà ancora. L’imperialismo italiano è destinatoa un inarrestabile declino. Ma laborghesia non ha nessunaintenzione di ritirarsi dal potere ec’è il pericolo di una svoltaautoritaria per imporre altri e piùduri sacrifici alla classe operaia ealle masse popolari. L’alternativa sicura alla miseria,alla rovina, all’ingovernabilitàborghese esiste: si chiama“governo rivoluzionario deglioperai”, per uscire dalla crisiuscendo dal capitalismo emarciando verso il socialismo.

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Ripresa della mobilitazionee frontepopolare

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“Con Stalin per il Socialismo” Firenze, 17 marzoconvegnonazionale

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La crisi dellaChiesa e icompiti deicomunisti

Basta con le illusioni

Ci vuole il Partito comunista

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2 marzo 2013

Castigati i partiti della corruzione e dell’austerità. Non diamo loro tregua Se dalle urne non è uscito unvero vincitore, c’è sicuramenteun perdente: è l’“AgendaMonti” voluta da UE-BCE-FMIe appoggiata nell’essenziale datutti i principali partiti. Questo programma antioperaioe antipopolare è uscitosonoramente sconfitto edelegittimato dalle elezioni. Lasua riproposizione in qualsiasiforma va rigettata con forza.Le forme in cui si è espressa laprotesta sono state molteplici.Milioni di sfruttati e di oppressinon si sono recati ai seggielettorali, hanno boicottato ilvoto o hanno espresso un votodi protesta contro le misureneoliberiste, la corruzione, iprivilegi, l’ingiustizia sociale,assieme alla volontà di voltarepagina. Dietro il consenso alleliste di Grillo vi sono questeprofonde ragioni.Il sistema politico della“seconda repubblica” è indecomposizione. Le forze politiche che hannosostenuto i governi Berlusconi eMonti e le loro odiose misurehanno perso una caterva di voti(il PdL 6,3 milioni, il PD 3,4milioni). rispetto alle elezionidel 2008. La Lega è crollata.Il carrozzone interclassista egiustizialista di Ingroia èfracassato senza raccoglierenemmeno un deputato. Hapesato la sua ambiguità verso ilPD e l’UE dei monopoli. La seconda catastrofe elettoraleconsecutiva per Rifondazione ePdci è l’inevitabile sanzione perquesti partiti opportunisti.

Grillo ha calamitato gran partedel voto di protesta di settorisociali schiacciati dalla crisicapitalistica, giovani “senzafuturo”, operai senza lavoro,impiegati impoveriti, lavoratori“autonomi”, strati di piccola emedia borghesia schifati dallacorruzione e dagli scandali. Ha raccolto molto malcontentoe alcune rivendicazioni deimovimenti di opposizione (es.No Tav), senza però poterrisolvere nessuna dellefondamentali questionieconomiche e politiche attuali.Si tratta infatti di un movimentopopulista e interclassista,incapace di condurre una lottaorganizzata contro il regimeborghese e di fondare un nuovoStato. E non va nemmenotrascurato che vi sono potenzeimperialiste a cui Grillo può fargioco.Dalle elezioni esce incrinato ilbipolarismo. Il prossimoParlamento sarà meno dispostoa essere usato come un votificioper proseguire a ranghi serratinella politica dei sacrifici edella guerra. La borghesia imperialistacercherà di correre ai riparidando impulso – a colpi dispread, ricatti e ingerenze – alprocesso di trasformazionereazionaria dello Stato. Ogni giorno che passa sirafforza la spinta dei “mercatifinanziari” che, in nome della“stabilità”, chiedono laricomposizione di una “grandecoalizione” o un “governo delPresidente”.

Ma qualsiasi governo che vorràcontinuare con la politicad’austerità in nome del “rispettodegli impegni europei” dovràscontrarsi con la classe operaiae le masse popolari, sempremeno disposte a subire mazzate. Lo scontro politico siintensificherà, in uno scenarioche vede i lavoratori lanciarsi dinuovo nelle strade in moltipaesi europei (Spagna,Portogallo, Grecia, Bulgaria…). La situazione apreobiettivamente spazi alla ripresaoperaia e popolare.La crisi di consenso del sistemaborghese procede assieme aquella economica, ma potràavere uno sbocco positivo solocon lo sviluppo della lottarivoluzionaria edell’organizzazione di classe. Ci attende un periodo diinasprimento della situazioneeconomica e politica. In questa situazione guai alasciarsi paralizzare dai liberal-riformisti, che faranno di tuttoper ostacolare e dividere lelotte, bloccare l’iniziativa dellemasse attraverso la burocraziasindacale. La mobilitazione va portataavanti approfittando dellespaccature fra forze borghesi. I lavoratori devono provvederealla loro difesa preparandosi alottare su un fronte unico senzae contro i capi collaborazionisti,forgiando propri organismi dimassa (Comitati e Consigli). Di fonte all’offensiva

capitalista, che proseguirà, urgel’unità rivoluzionaria di tutte leforze del proletariato e sulla suabase la più ampia unitàpopolare, per rovesciare la crisisulle spalle dei padroni e deiparassiti, per rifiutarsi di pagarela crisi e il debito, romperedefinitivamente colneoliberismo e col sistemacapitalistico che lo produce. Nell’immediato è necessariauna piattaforma politica, unminimo comune denominatore,che sia elemento unificante epropulsore della lotta di classe,a cominciare dal blocco deilicenziamenti.Va costruita una forzaorganizzata, un Fronte popolarecontro l’offensiva capitalista, lareazione politica e le minacce diguerra, per l’uscita dall’UE,dall’euro e dalla Nato, cherilanci la mobilitazione dimassa e apra la strada a ungoverno degli operai e deglialtri lavoratori fruttati. E’un’esigenza urgente!Per sviluppare questa politica emettersi alla testa delle lottecontro il prossimo governoborghese e le posizioniopportuniste e populiste, perpreparare lotte di massarivoluzionarie, i comunisti e glielementi di avanguardia delproletariato devono separarsidefinitivamente dagliopportunisti e dai revisionisti eunirsi in Partito comunista. In tal modo daremo una guidarivoluzionaria al proletariato.

Per la preparazione politica emateriale di questo rivolgimentostorico che renderà effettiva lademocrazia per i lavoratori (altroche internet!), è indispensabile unautentico Partito comunista.Solo con il Partito potremolavorare, in uno scenario diinasprimento dello scontro fra leclassi, per unire, organizzare erendere consapevole ilproletariato, mobilitando attornoalle sue forze i settori socialiinteressati alla trasformazionesociale. Perciò poniamo costantementeagli elementi avanzati della classeoperaia il problema del loro

distacco definitivod a l l ’ e c o n o m i c i s m o ,dall’opportunismo e della lorounificazione sotto le bandiere delmarxismo-leninismo edell’internazionalismo proletario.Lo sfacelo economico e politicodel capitalismo italiano ci spinge arilanciare l’appello per faravanzare il processo diformazione del Partito, qualecombattivo partito del proletariatoe della rivoluzione. Ogni ritardo, ogni settarismo, ognitatticismo, ogni conciliatorismoverso gli opportunisti e irevisionisti dev’essere battuto esuperato una volta per tutte.

“La piccola borghesia che ha definitivamente perduto ogni speranza diriacquistare una funzione produttiva....cerca in ogni modo di conservareuna posizione di iniziativa storica: essa scimmieggia la classe operaia,scende in piazza. Questa nuova tattica si attua nei modi e nelle formeconsentiti a una classe di chiacchieroni...” A. Gramsci, 1921

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CorrispondenzaCapita a volte di incontrare econoscere una nuova personache, per curiosità, mi chiede:“Ma che lavoro fai?”. Allora iorispondo, in modo ironico equasi insolente: “Una voltainsegnavo, ora facciol’addestratore di giovaniconcorrenti per i quizdell’Invalsi”. Ebbene, la mia risposta,ancorché sarcastica eprovocatoria, non è affattodistante dalla realtà, anzi. Ilguaio peggiore è che, ovunquemi sia trovato, ovverosia inqualunque ambiente scolasticoabbia avuto l’occasione diprestare servizio, ho avutomodo di ravvisare un numerosempre crescente di colleghi ecolleghe a cui sembraaddirittura piacere questa“mansione professionale”. O,perlomeno, sembra accoltasupinamente. Mi riferisco anzituttoall’obbligo di preparazionedegli studenti ai quizpredisposti, ma soprattuttoimposti e calati dall’alto,dall’istituto Invalsi. Uncarrozzone di stampoassistenzialistico e

clientelistico, assolutamenteinutile e costoso, graditosoprattutto ai funzionariministeriali, ai burocrati e aicapi d’istituto, in particolare adun certo tipo di dirigentiscolastici, cinici e affaristi,paternalistici ed opportunisti,arrivisti e carrieristi. Penso altresì alle attribuzioni,indubbiamente necessarie,connesse alla vigilanza deglialunni, nonché alle mansioni di“parcheggiatore” per giovanidisoccupati permanenti o,peggio ancora, ad una sorta di“ufficio di collocamento” alservizio di giovani “precaricronici”. Purtroppo, l’azioneeducativa è, per mille ragioni,sempre più avvilita, mortificatae sacrificata nelle sueprerogative, a partire da chigoverna (male) la scuola. Non che io nutra sentimenti dinostalgia per un prototipo discuola concepita in manieratradizionalistica, ossia in formecattedratiche e professorali,come uno strumento diindottrinamento e trasmissioneunilaterale (che presuppone unatteggiamento ricettivoassolutamente passivo da partedell’allievo) di un sapere

squisitamente nozionistico,formato da cumuli di contenutidisciplinari aridi, accademici epedanti, attraverso metodologiedidattiche che sono di stampoesclusivamente astratto everbalistico. Anzi. Penso, al contrario, ad unaprofessione sociale che siaaltamente edificante egratificante sotto ogni punto divista, culturale, morale,affettivo e via discorrendo,tanto per i docenti quanto per idiscenti, ad un eserciziointellettuale di autenticademocrazia diretta, di confrontocritico e dialettico tra i soggettiche sono i principaliprotagonisti del rapporto diinsegnamento/apprendimento.Un processo interattivo econsapevole che, nella miglioredelle ipotesi, dovrebbe svolgere

un compito altamente formativoa 360 gradi, ovvero unafunzione di carattere creativocon finalità educative. Non a caso, il concetto dieducazione discende dall’etimolatino e-ducere, che significaletteralmente trarre fuori e siriferisce ad un ruoloprofessionale che persegue loscopo primario dellaformazione integrale, e nonequivale all’attodell’indottrinare o del riempirela testa di nozioni, bensì alcompito di aprire e liberare lamente. In ultima analisi,l’impegno educativo consiste inun’opera di emancipazioneglobale dei giovani, anzituttosul versante della coscienzacivile e politica, nel senso piùnobile del termine.L.G.

Un nuovo mestiere: addestratore per i quiz Invalsi

marzo 2013

Ripresa della mobilitazione e fronte popolare Le forze che hanno dato vita neimesi scorsi al Comitato NoMonti Day (CNM) e allamanifestazione nazionale del 27ottobre scorso, si sono riunitesubito dopo le elezioni perverificare la possibilità dicontinuare il percorsointrapreso. E’ stato deciso persabato 16 marzo a Roma(Centro Congressi Cavour, ore9) un incontro pubblico apertoalle diverse realtà di lottaesistenti, per discutere dellacostruzione di un movimentounitario contro la crisi e lepolitiche di austerità.Riteniamo significativo ilrilancio immediato dell’attivitànel nuovo quadro politico. La situazione che si staconcretizzando nel dopo-elezioni, incluso l’ennesimofallimento delle forzeopportuniste, apre spaziall’opposizione di classe erafforza la necessità dell’unità edel rilancio dell’iniziativapolitica di massa. Come parte integrante di

questo cammino avviato nelloscorso settembre, viparteciperemo sulla base dialcuni presupposti e proposte.La recessione continuerà pertutto il 2013 e il prossimogoverno borghese, qualunqueesso sia, andrà avanti conl’offensiva contro la classeoperaia e le masse popolari. In questa situazione le politichedi fronte unico proletario e difronte popolare rivoluzionariodiventano ogni giorno semprepiù necessari ed urgenti. La prosecuzione dell’attività delCNM va dunque inserita inquesto quadro, ed ha oggimaggiori possibilità disviluppo. Perciò: nessunattendismo!Rivendichiamo come unelemento acquisito i punti diprogramma uscitidall’assemblea nazionale del 15dicembre. Il lavoro concreto vasviluppato su alcuni assi diintervento che diverrannocruciali nei prossimi mesi: lalotta per il blocco dei

licenziamenti, esproprio senzaindennizzo per le aziende chechiudono, delocalizzano einquinano, aumento dei salari,CIG al 100%, reddito aidisoccupati, lotta allaprecarietà, difesa della sanità edella scuola pubblica, denunciadella guerra imperialista e stopallle spese militari.Va compiuto tutto un lavoro perradicarci nei settori operai epopolari, questione che èstrettamente legata agli obiettivipolitici da praticare. In tal senso rilanciamo laproposta della creazione diorganismi di base, quali icomitati di posto di lavoro eterritorio, che sostengano lelotte e prendano iniziative sullabase degli obiettivi fissati.Un ruolo importante dovrannoaverlo le assemblee cittadine.Così come è indispensabile unadirezione nazionale che siriunisca regolarmente.Nel medio periodo guardiamocon interesse a un Referendumsulla questione dell’adesione

alla UE e agli eurotrattati. Suciò occorre incalzare il M5S.E’ altresì importante ampliarelo spettro delle forzepartecipanti a questa coalizione,creando una struttura efficente,stabile e del tutto indipendentedal riformismo e dal populismo.L’assemblea nazionale inpreparazione e le prossimemanifestazioni non devonoessere avulse da taleprogettualità, ma la devonorafforzare e concretizzare.Per noi l’importante è chequesto strumento di unità diazione fra forze politiche,sindacali, di movimento,contribuisca ad avviare unpercorso politico eorganizzativo per la scesa incampo di un Fronte popolare.Ciò servirà ad offrire unaconcreta e credibile alternativadi rottura alla classe operaia e aisettori popolari massacratidall’oligarchia finanziaria.Quello che non si è voluto fareprima del voto, si deve costruireadesso.

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Costruire un’opposizione militante e di classe in Cgil Unirla alle realtà sindacali che resistono ai padroni

marzo 2013

Lo scorso anno si è costituita la“Rete 28 Aprile - opposizioneCGIL”, come area autonoma nelpiù grande sindacato italiano.La costituzione di quest’area è ederiva dalle scelte disastrose edai cedimenti compiuti dai verticiCgil e Fiom nel periodo delgoverno ultra conservatoreMonti. In sostanza è il prodotto deglispostamenti di classedeterminatisi in CGIL nelperiodo di acutizzazione dellacrisi economica, dell’offensivapadronale e delcollaborazionismo riformista.In queste settimane dopol'assemblea nazionale di Sesto S.Giovanni del 1° febbraio sistanno svolgendo una serie diriunioni locali della “R28A-oppoiszione CGIL”.Da queste assemblee, che vedonoun’ampia partecipazione didelegati e iscritti, stannoemergendo delle posizioniimportanti:

presentazione di un documentoalternativo per il prossimoCongresso della CGIL, che mettaal centro l’opposizione allaconcertazione vecchia e nuova, aicedimenti continui sul terrenodella flessibilità, dellaproduttività, del salario e delladifesa del posto di lavoro, conl'impegno di partire subito conl'iniziativa contro il patto sociale

sulla produttività e control'austerità;-necessità del radicamento eiposti di lavoro e nei territori, perrafforzare e sviluppare usindacalismo di classe ecombattivo;

forte spinta all’unità di lotta apartire dal basso con ilsindacalismo di base e tutte leforze sociali e i movimenti cheoggi lottano per respingerel’offensiva capitalista.Noi condividiamo questaimpostazione perché crediamoche il centro dell’attività nondeve essere l’apparato, lafederazione, la segreteria in cuiprospera la burocrazia sindacale.Deve essere invece la fabbrica,l’ospedale, l’ufficio, il luogo dilavoro, l’assemblea di base, ilcomitato degli iscritti, la RSU, lestrutture territoriali di primolivello. Per portare avanti la linea diclasse vanno battute quelleposizioni che concepiscono lapossibilità di riformare ocorreggere i vertici sindacali, dispostare a sinistra la burocraziadella CGIL, o di“controbilanciare a sinistra” laderiva autoritaria nel sindacato.Tutte queste posizioni di fattoriducono l'attività sindacale diclasse ad un problemaparlamentaristico di maggioranzee minoranze dentro l’apparato.

L’obiettivo da perseguirecostantemente è quello dellaricerca della massima unità dilotta della classe operaia e deglialtri lavoratori sfruttati,attraverso una politica di fronteunico anticapitalista. Per compiere dei passi avantidobbiamo quindi cercare l’unitàdi azione nei luoghi di lavoro, fratutti i militanti sindacali, idelegati, gli iscritti, i lavoratori,ovunque siano collocati, chevogliono resistere e lottare difronte all'attacco capitalistico. Così si sviluppa un sindacatomilitante e classista che siavolano del fronte unico di lottadella classe operaia, che sappiaattrarre con una giusta politica i

settori popolari colpiti dalla crisicapitalistica, che si caratterizziper un’autentica piattaforma dilotta volta a far pagare la crisi achi l’ha causata e contribuisca adare una reale prospettiva allemasse operaie e popolari,indicando un sistema socialeveramente alternativo allemiserie ed agli orrori delcapitalismo.Questo è il sindacato chevogliamo!Da questa attività sarà possibilericavare esperienze preziose e farmaturare le forze checostituiranno la spina dorsale delfuturo partito comunista,indispensabile strumento didirezione della classe operaia.

Un suicidio che mette sotto accusa un sistema barbaroL’operaio Giuseppe Burgarella diTrapani si è recentemente tolto lavita perché dal 2010 al 2013aveva lavorato solo 44 giorni. Giuseppe era un militantesindacale della Fillea, il sindacatodegli edili. All'ultimo direttivoaveva denunciato con forza lacrisi del settore ed avevaesclamato: "Dobbiamo suicidarcitutti per far capire quanto è gravela situazione?".Prima di mettersi la corda al colloha scritto su un foglio l'elenco deimorti di disoccupazione degliultimi due anni. Sono centinaia,una strage che ha una relazioneprecisa con la crisi economica. Edha aggiunto due frasi: "Se nonlavoro non ho dignità. Adesso mitolgo dallo stato didisoccupazione". Poi ha messo ilfoglio dentro una copia dellaCostituzione italiana.Giuseppe era convinto che non sipoteva e non si doveva rinunciare

al diritto al lavoro. Pensavagiustamente che il lavoro è lacondizione per avere dignitàsociale e non sopportava piùl’umiliazione delladisoccupazione e delladiscriminazione. Prima di maturare il suo gesto siera rivolto alla segretarianazionale della Cgil e aNapolitano, per rivendicare il suodiritto. Non ha ricevuto risposta.Forse Camusso, dopo tanticedimenti, era troppo impegnata apresentare a Bersani un illusorioPiano del Lavoro (cioè un nuovopatto sociale). Forse Napolitanoera talmente preso a certificare ilfallimento del comunismo (chel’umanità non ha ancora visto) pernon vedere quello delcapitalismo. Il suicidio di Burgarella è undurissimo atto di accusaall’ipocrisia ed alla falsità delloStato borghese. Uno Stato che

tradisce quotidianamente i dirittisanciti nella sua Costituzione,mentre regala miliardi allebanche, salva i corrotti e glievasori, protegge gli sfruttatoriche si servono della macchinastatale borghese. Parlare di “Repubblica fondatasul lavoro” con sei milioni fradisoccupati e precari, conun’intera generazione senzafuturo in questo sistema, significaprendersi gioco dei lavoratori, deidisoccupati e della gioventù. Al tempo stesso il suicidio diGiuseppe è un macigno sulla testadei capi riformisti che sostengonoil capitalismo e si preparano agovernare per portare avanti lastessa politica di austerità e diguerra seguita dai loropredecessori.Ma non è nemmeno giusto parlaredi suicidio. La morte di Giuseppeè da addebitare all’infame sistemache getta gli operai nell’abisso

della disoccupazione e deilicenziamenti. Piaghe incurabilinella società fondata sullaproprietà privata dei mezzi diproduzione. Piaghe di cui ècorresponsabile l’intero quadropolitico e istituzionale che fa gliinteressi dei capitalisti. Ma tuttociò non è previsto nel codicepenale.La morte di Giuseppe ci dice chedobbiamo farla finita con larassegnazione, con lamoderazione, con la ritirata. Chedobbiamo difenderci come sideve, organizzandoci col fronteunico di lotta di tutti gli operai perpreparare la riscossa, per usciredalla crisi emancipando il lavorodall'oppressione del capitale. Porgiamo alla famigliadell’operaio Burgarella le nostresentite condoglianze erinnoviamo l’impegno di lotta perun mondo senza sfruttamento esenza disoccupazione.

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Le clamorose dimissioni diRatzinger hanno messo in luce ledifficoltà in cui si dibatte ilVaticano, scosso da scandali,corruzione, crimini sessuali,diffusione di documenti segreti,gravi problemi finanziari, acutelotte intestine, con conseguenzedevastanti. Il quadro in cui sono maturate èquello di una Chiesa divisa eingovernabile, con un papa“circondato da lupi” (così scrissel’Osservatore Romano), irresolutoe logorato dallo scontro frafazioni, incapace di fare pulizia edi gestire la situazione col suoconservatorismo morale. Altroche problemi cardiaci!La crisi è più grave e profonda diquella che appare in superficie.Dopo Woytila la Chiesa cattolicanon è riuscita ad aprirsi nessunospazio e il “capitale spirituale”ereditato dal campioneanticomunista (che ha nascostosotto la sua sottana i criminiecclesiastici) è stato dilapidato inpochi anni. La ri-evangelizzazione, specie ad est, èfallita. La politica conciliare si èesaurita. Il dialogo con le altrereligioni ha segnato il passo. Nonc’è stata alcuna riconciliazionecon la scienza moderna.L’offensiva reazionaria sumatrimoni gay, contraccezione,eutanasia, aborto, cellulestaminali, ha prodotto scarsirisultati ed ha fatto perdere altroconsenso. Gli ordini religiosi sonodecimati dalle mancanza divocazioni. Il numero deimatrimoni religiosi e dei battesimiè in calo costante. Le chiese sonosempre più vuote, i giovani piùlontani dalla fede cattolica.La stessa crisi economicacapitalistica, che avrebbe dovutofavorire il ruolo della "caritàcattolica", ha funzionato come unboomerang. Sia perché haaccelerato il risveglio delle masse,sia perché ha ampliato il buco dibilancio delle casse vaticane edacuito le rivalità fra centriimperialisti. Va inoltre ricordato che è di pochimesi fa la rimozione di GottiTedeschi, il presidente dello IOR(membro dell’Opus Dei ed amicodi Ratzinger) che temeva di essereucciso per aver scoperto in alcuniconti cifrati il denaro sporco dipolitici, faccendieri, costruttori ealti funzionari dello Stato, nonchédi boss mafiosi, come sostengonoalcuni magistrati. E’ stata la manifestazione di unferoce scontro nelle gerarchieecclesiastiche sulla questione deiconti off-shore, le norme

antiriciclaggio, la trasparenzafinanziaria, il contrabbando divaluta, i “capitalianonimi…potere distruttore cheminaccia il mondo ” (discorso diRatzinger dell’11.10.2010). Che la disputa intorno allo IORsia all’origine di acuti contrastinella cupola vaticana, che fannoda sfondo alle dimissioni diRatzinger, lo dimostra il fatto èstato nominato in extremis, dopoun balletto di nomi, il nuovopresidente della banca: VonFreyberg, legato all’industriabellica tedesca. La disputa“teologica” sul solo paradisoesistente - quello fiscale, situatotra le Bahamas e Panama -proseguirà senza esclusioni dicolpi.Come ha dovuto riconoscere lostesso papa la Chiesa è “una barcache fa acqua da tutte le parti”,sempre più distante dalla realtàsociale, in perdita di influenza econsenso. Dunque le ineditedimissioni, che la stampa esaltacome sinonimo di modernità e diumanità, sono anzitutto il risultatodi un fallimento su tutta la linea.Non solo del suo pontificato, madella strategia del Vaticano, delsuo consenso e del suo stessosistema di governo. Questioni chenon si possono risolvere con imessaggini di Twitter. Riuscirà la Chiesa a risolvere lasua crisi? No, perché questapotenza reazionaria èstoricamente sulla difensiva e indeclino dopo i colpi assestatidapprima dalla Rivoluzionefrancese e poi dalla RivoluzioneSocialista d’Ottobre. Non puòrisollevarsi perché si sono esauritele condizioni della sua egemonia esubisce continuamente l’iniziativadei suoi avversari. Non puòinnovarsi perché ciò avrebbe perconseguenza ulteriori spaccature.E’ dunque destinata a perdereterreno.Chi sarà il nuovo monarcaassoluto dello Stato della Città delVaticano? La lotta è aperta e idiversi settori delle gerarchieecclesiastiche non sirisparmieranno i colpi. I cardinaliitaliani manovreranno perrecuperare il trono e confermarsialla Segreteria di Stato. Alcunecaratteristiche del successorederivano dal fatto che Ratzinger èapparso fin dall’inizio troppodebole sia nei confronti del suopredecessore, sia nei confronti delprincipale concorrente sul pianoreligioso, l’Islam. Di qui lanecessità di sostituirlo con unnuovo pontefice relativamente piùgiovane ed energico, abile nella

comunicazione per recuperareun’immagine deteriorata, in gradodi modernizzare un apparato tantobarocco quanto corrotto. Ma èprevedibile la strenua opposizionedella Curia romana in unConclave da resa dei conti. La grave crisi in cui si dibatte laChiesa cattolica non ci deve fardimenticare che questa potenza èun pilastro del sistema disfruttamento e un nemico giuratodel proletariato internazionale. La Chiesa è la stampella a cui siappoggia la malata borghesiaitaliana e il Vaticano è un potentefattore di condizionamentoregressivo della vita politica,sociale, sindacale, culturale delnostro paese, di ingerenza e dilimitazione della sovranitànazionale attraverso il Concordato(che si somma a quella impostadagli USA e dalla UE). E’ perciònostro dovere portare a fondo lacritica sul piano politico eideologico, indebolirli ecombattere la loro nefastainfluenza nel movimento operaioe popolare, in vista dei prossimi“assalti al cielo”.Di qui la necessità di sfruttaretutte le contraddizioni che stannoemergendo con le dimissioni delpapa per accrescere la crisivaticana e scalzare le posizionitradizionali della casta cattolica. La situazione apre spazi al lavorodei comunisti. Sul piano dellerivendicazioni politiche ènecessario rilanciare la lotta sualcuni obiettivi immediati: finedei finanziamenti al Vaticano, allaChiesa, alle scuole e alla sanitàprivata, agli enti religiosi;abolizione dell’8x1000; fortetassazione per i beni mobili eimmobili della “Vaticano S.p.A.”e degli enti ecclesiastici, conrestituzione degli arretrati;soppressione di tutti i privilegieconomici, sociali e fiscali delVaticano e della Chiesa; verità egiustizia sui traffici finanziaridello IOR; basta con le emissioninocive di Radio vaticana;completa separazione della

Chiesa dallo Stato; lottaall’oscurantismo religioso, alleingerenze clericali; difesaintransigente dei diritti delledonne; una scienza e una scuolalibere da ogni condizionamento eda tutte le confessioni religiose. La “questione vaticana”, assiemealla questione operaia e a quellameridionale, rappresenta uno deinodi che il proletariato dovràsciogliere instaurando la suadittatura. Con la presa del potere da partedella classe operaia e dei suoialleati saranno dichiarati nulli esenza effetto i Concordati e levarie intese stipulate dallo Statoitaliano con le confessionireligiose. L’enclave della Città delVaticano sarà annessa allo Statoitaliano. Tutti i beni appartenentialle istituzioni religiose sarannoespropriati senza indennizzo. Tuttii cittadini avranno il diritto diprofessare liberamente la propriafede religiosa e di praticarne ilculto, così come sarà assicurata lalibertà di propaganda atea. Nonsarà ammessa la propagandareligiosa a fini politici, e saràeliminata ogni influenza dellereligioni nelle scuole di ogniordine e grado. Con il socialismo ed ilcomunismo sarà distrutta lapesante eredità dell’ideologiareazionaria e clericale.

La crisi della Chiesa e i compiti dei comunisti

Scintillaorgano di Piattaforma Comunista

Mensile. Editrice Scintilla OnlusDir. resp. E. Massimino

Iscrizione ROC n. 21964 del 1.3.2012Redaz: Via di Casal Bruciato 15, Roma

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marzo 2013

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Il prossimo 17 marzo a Firenzepresso il DLF di V. Alamanni 4,si svolgerà dalle ore 9 alle 15 unconvegno nazionale perricordare, valorizzare eattualizzare il pensiero e l’operadel compagno Stalin a 60 annidalla sua morte (5.3.1953). In questo convegno metteremoin risalto lo straordinario ruolosvolto da Stalin nella lotta controil capitalismo e l’imperialismo,per il socialismo e il comunismo.Ma non sarà una celebrazioneretorica o di caratterestoriografico, bensì un momentoe un aspetto del lavoro dasviluppare, in modo combattivoe unitario, nella situazioneconcreta, per dare una rispostaideologica e politicaall’offensiva della classedominante e rilanciare le ragionidella rivoluzione sociale delproletariato, per costruire unasocietà senza sfruttamentodell’uomo sull’uomo. Nei mesi scorsi, come i nostrilettori sanno, abbiamo lavoratoper realizzare un convegno

unitario, evitando iniziativeseparate, per dare una rispostacoesa e decisa, che faccia pesarela presenza dei comunisti nellasituazione italiana.La base politica e ideologicacomune di questamanifestazione sta nelriconoscimento della dittaturadel proletariato, che il compagnoStalin ha edificato, consolidato edifeso, seguendo gliinsegnamenti di Marx, Engels eLenin.Dunque, nel giudizio positivosul suo pensiero, sulla sua opera,sulla funzione svolta da Stalin inUnione Sovietica e nelmovimento comunistainternazionale.Ciò comporta la netta condannadel rovesciamento dello statooperaio e della conseguenterestaurazione del capitalismo inURSS, ad opera dei revisionistiche con il XX congressoufficializzarono le tesiantisocialiste e provocarono ladivisione nel movimentocomunista internazionale.

Auspichiamo che in questainiziativa unitaria si sviluppi ilconfronto aperto e serrato sullequestioni che la profonda crisicapitalistica pone di nuovoall’ordine del giorno della lottadi classe degli sfruttati. Dal nostro punto di vista ilconvegno ha un’importanza intermini di dibattito ecooperazione tra forze chelavorano per la ripresa delmovimento comunista edoperaio e che sentono lanecessità di formare nel nostropaese un vero Partito comunistasulla base del marxismo-leninismo. Hanno aderito all’iniziativa iseguenti partiti, organizzazioni eassociazioni: AssociazioneStalin, Centro di Cultura eDocumentazione Popolare -Resistenze.org, CircoloCulturale Proletario di Genova,Comitato Comunista Toscano,Comunisti Sinistra Popolare-Partito Comunista, Fronte dellaGioventù Comunista,G.A.Ma.Di., redazione Guardare

Avanti! La Città del Sole, PartitoComunista Italiano Marxista-Leninista, PiattaformaComunista, Scintilla Onlus,Scintilla Rossa forum m-l emolti compagni a titolopersonale. Invitiamo i comunisti, gli operaiavanzati, i giovani rivoluzionari,gli antifascisti a partecipare!

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Firenze 17 marzo, convegno nazionale“Con Stalin per il Socialismo”

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Il rapporto del compagno Stalinagli operai di Tifllis sullosciopero generale inglese del1926, che pubblichiamo comeinserto di questo numero di"Scintilla", è un luminosoesempio di internazionalismoproletario. Nei primi mesi del 1926 la lottadi classe in Gran Bretagnaaveva raggiunto un grado diestrema acutezza. I proprietaridelle miniere chiedevano nonsolo il ritorno alle condizionisalariali precedenti all'accordostrappato dai minatori nel 1924,ma anche l'abolizione dellalegge delle 7 ore del 1919 e ilristabilimento del turno di ottoore. I sindacati minerari eranoriusciti inizialmente arespingere l'offensivapadronale, riuscendo amobilitare al proprio fiancol'intero schieramento delleTrade Unions britanniche e aimporre il rispetto dei minimisalariali; ma all'inizio del 1926,incoraggiati dall'atteggiamentodel governo conservatore, gliimprenditori reclamarononuovamente drastiche riduzionisalariali, il prolungamento

dell'orario di lavoro, accordisalariali regionali e nessuncontratto collettivo nazionale.Quando i minatori respinseroqueste condizioni jugulatorie, iproprietari dichiararono il 30aprile la serrata delle miniere dicarbone. Il 30 maggio ilConsiglio generale delle TradeUnions aderì alla richiesta dellaFederazione dei minatori eproclamò lo sciopero generalein tutto il territorio nazionale. Ilgoverno dichiarò allora lo statodi emergenza, fece affluiretruppe nel Lancashire, in Scoziae nel Galles, e furono mobilitatetutte le forze reazionarieLa Terza Internazionale dettetutto il suo appoggio alla lottadei minatori e della classeoperaia inglese. Nel Manifestodel Comitato Esecutivo del 25aprile 1926 essa dichiarava: «La classe operaia di tutto ilmondo deve avere ben chiaroqual è la posta in gioco oggi inGran Bretagna. Sono in giocogli interessi vitali degli operai ditutti i paesi.«La vittoria o la sconfitta deiminatori significano anche lavittoria o la sconfitta dell'intero

movimento operaio britannico.Lo sciopero dei minatorisignifica sciopero generale, e losciopero generale non potràlimitarsi ad essere una lottaeconomica, ma al contrario sitrasformerà immediatamente inlotta politica.«La lotta per il salario, perl'orario di lavoro e per lecondizioni di lavoro, data labrutalità della borghesia e delsuo governo, assume sempre dipiù per gli operai l'aspetto di unproblema di potere».Ma il dirigenti nazionalitraditori delle Trade Unionsrifiutarono il sostegnointernazionale e l'aiutosovietico, smobilitarono lemasse proletarie, cedettero allepressioni del governo edecretarono la fine dellosciopero.. «La classe operaia,smobilitata dai dirigenti,perdette così la più grandebattaglia mai combattuta nellastoria del movimento operaiobritannico» (Tesi del ComitatoEsecutivo dell'InternazionaleComunista sugli insegnamentidello sciopero generale in GranBretagna, 8 giugno 1926).

Il rapporto di Stalin agli operaidi Tiflis, nel quale egli esprimela solidarietà totale delproletariato sovietico con lalotta dei minatori e dei proletaribritannici, colpisce per la forzae la lucidità dell'analisi dellasituazione politica e socialedell'Inghilterra degli anni '20 edel suo nesso con le tendenze disviluppo del capitalismointernazionale, e per le critichesferzanti che egli rivolge aidirigenti sindacali inglesi, alPartito laburista eall'atteggiamento equivocodella II Internazionalssocialdemocratica. Date lemolte analogie che i nostrilettori troveranno fra la lotta diclasse degli operai inglesi diallora e le lotte in cui èimpegnata oggi la classeoperaia italiana, segnaliamo, inparticolare, l'importanza delpenultimo capitolo delRapporto staliniano (quellointitolato Gli insegnamentidello sciopero generale). L’inserto verrà spedito incartaceo ai nostri abbonati einviato per email a tutti coloroche lo richiederanno.

Un esempio di internazionalismo proletario

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Con il “meeting dei Paesi Amicidella Siria” svoltosirecentemente a Roma i pianiguerrafondai hanno compiutopassi avanti.Nel chiamare a una ripresadella mobilitazioneantimperialista, pubblichiamola mozione scaturitadall’assemblea che si è tenutaal Centro di IniziativaProletaria G. Tagarelli il 10febbraio 2013, organizzata dalComitato contro la guerra diMilano.

CONTRO LA GUERRA DEIGOVERNI IMPERIALISTI!GIÙ LE MANI DALLASIRIA, DALL’IRAN E DALMALI!Contro i bombardamenti el’intervento militareimperialista in Siria, in Mali e leminacce all’Iran e ai popoli chesi oppongono alla penetrazioneimperialista resistenza ora esempre.

Il nemico è anche in casa nostra.L’art. 11 della Costituzionedella Repubblica Italiana,ripetutamente calpestato, recita:“L'Italia ripudia la guerra comestrumento di offesa alla libertàdegli altri popoli e come mezzodi risoluzione delle controversieinternazionali; consente, incondizioni di parità con gli altriStati, alle limitazioni disovranità necessarie ad unordinamento che assicuri lapace e la giustizia fra leNazioni; promuove e favoriscele organizzazioni internazionalirivolte a tale scopo.”Il governo italiano, dopo tantechiacchiere sulle soluzioni

pacifiche deic o n t r a s t iin t e r n a z i o n a l i ,ancora una voltasostiene chi hafatto in passato ilricorso alle armiper difendere isuoi interessi. Lacrisi economica haacuito i contrastiinterimperialistiaccentuando lalotta per ilcontrollo dellematerie prime, deimercati e dellezone d’influenzastrategiche e lag u e r r acommerciale è diventata guerramilitare.Il Consiglio di Sicurezzadell’ONU, organismo dominatodai maggiori paesi imperialisti,dopo le minacce, sostiene ibombardamenti e l’interventomilitare imperialista peraffermare il suo “diritto” asalvaguardare i suoi interessicercando di imporre la pace coni suoi militari, missili, raid aereie mercenari inviati sul campo.USA, Francia e Gran Bretagna,il Consiglio di sicurezzadell'ONU, compreso il governoitaliano, fino a ieri sostenitore diAssad (ricevuto con tutti glionori al Quirinale), stannofacendo pressioni per approvareuna risoluzione che autorizzi la“no fly zone” sulla Siria, esostengono l’interventofrancese in Mali.Attraverso una grandecampagna di disinformazione,fondata su menzogne, cercanodi farci accettare la

partecipazione ad unaaggressione criminale contro unPaese sovrano come la Siria.Come sempre si usano due pesie due misure a seconda deipropri interessi, e si tace suimassacri compiuti dal governosionista israeliano o sugliyemeniti massacrati da unregime reazionario. Contro le aggressioniimperialiste, noi lavoratori ecittadini, leviamo forte la nostravoce di dissenso e di protestanelle assemblee di fabbrica, neiluoghi di lavoro e nellemobilitazioni di piazza.Contro la guerra di aggressionealla Siria e al Mali sostenute dalgoverno italiano e da tutti ipartiti di centrodestra ecentrosinistra, ribadiamo lanostra opposizione attiva nellefabbriche, nelle scuole, nellepiazze e ovunque sia possibileesprimere la nostra protesta.La sorte della Siria, del Mali edi tutti i paesi sovrani ed il loro

futuro va deciso dal popolo.Sono loro gli artefici del propriodestino. A loro spetta decidere ilproprio futuro, senza ingerenzeesterne o guerre umanitarie.Il nemico è in casa nostra: sonoi padroni e il governo italiano, ipartiti borghesi di centrodestra ecentrosinistra che spendonomiliardi di euro in armamentiper aggredire altri popoli ascapito dei più elementari dirittiper la popolazione, come ildiritto al lavoro, allo studio, allasalute, alla casa, ad una vitadecente.Noi siamo a fianco degli operai,dei lavoratori e dei popoli ditutto il mondo che lottanocontro le guerre imperialiste.Contro le guerre dei padroni,solidarietà internazionale fra ilavoratori e i popoli sfruttati ditutto il mondo.

Sesto San Giovanni 10.02.2013Mozione approvataall’unanimità

Contro la guerra dei governi imperialistiGiù le mani dalla Siria, dall’Iran e dal Mali

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Riceviamo e pubblichiamo nelquadro della lotta per rivendicaree attualizzare questa importantegiornata, nel suo originalesignificato anticapitalista erivoluzionario, contro ladeformazione commerciale diquesta giornata.

Può sembrare una provocazione

il titolo scelto dalle mogli deglioperai Fiat di Pomiglianoorganizzate in comitato perpromuovere l’incontro delprossimo 8 marzo che è invecedecisamente in sintonia con i lorosorrisi e la determinazione con laquale da quasi un anno affiancanole lotte dei loro uomini perdifendere il posto di lavoro.Pasta al forno, dolce e un buonbicchiere di vino seguiranno l’assemblea convocata dalle donne

per le ore 11.30 nella salaconvegni dello Slai cobas diPomigliano. Un incontro, che senza nullatogliere alla più che mainecessaria riflessione sull’altocosto da sempre pagato dalledonne, ed oggi ancor di più nellamoderna società dellosfruttamento globalizzato, porràal centro l’organizzazione di unaltro appuntamento significativo,quello del

1° maggio a Pomiglianovoluto proprio dalle donne per

dare un segnale forte e chiarosulla necessità di rimettere alcentro la Questione Operaiarelegata ai “bordi del nulla” daivari governi, politici e sindacalisticonfederali negli ultimi decenni.Appuntamento: 8 marzo - h11.30 - sede Slai cobasPomiglianoComitato Mogli OperaiPomigliano

Viva l’8 Marzo delle donne proletarie!

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Samer Issawi sta morendo.Giunto ormai ad oltre 200 giornidi sciopero della fame in uncarcere israeliano, le condizionidi salute del prigionieropalestinese sono critiche. Samer pesa ormai 47 chili, nontocca cibo da agosto e rifiuta lecure mediche della clinicamilitare di Ramleh. Vive in unasedia a rotelle e vomita sangue."Il suo cuore potrebbe fermarsiin qualsiasi momento", ha dettoDaleen Elshaer, coordinatoredella campagna Free SamerIssawi. Ma Samer dice di nonpreoccuparsi perchè la suabattaglia non è solo per la suapersonale libertà, ma control’occupazione israeliana cheumilia un intero popolo. Trentatre anni, residente aGerusalemme Est, Samer sta

attuando lo sciopero della famein segno di protesta per il suol'arresto illegale, avvenuto dopola sua liberazione tramitel'accordo di scambio deiprigionieri palestinesi con ilsoldato israeliano Shalit. Ed oggi muore nel silenzio delmondo “democratico e libero”. La lotta di Samer e degli altriprigionieri palestinesi è parteintegrante della resistenzaall’occupazione sionista einfatti sta rilanciando le protestepopolari nei territori occupati, incui spicca il ruolo svolto daicomitati popolari.Le carceri israeliane sono unodei modi per infliggeresofferenze ai palestinesi,rappresentano la roccaforte dellatortura, delle violazioni dei dirittiumani, delle pratiche illegali e

della negazione dell’assistenzasanitaria. I sionisti violanosistematicamente i diritti umanidel popolo palestinese all'internodi Israele con il suo sistema diapartheid legalizzata e didiscriminazione, e nei territorioccupati con il loro sistema dioppressione politica,sfruttamento economico epratiche disumane, in risposta

alla ribellione palestinese control'oppressione e lo sfruttamento.Solidarietà con l'eroe SamerIssawi! Esigiamo la sua scarcerazioneimmediata!

Il vile assassinio del compagnoChokri Belaid - commesso dabanditi islamisti della L.p.r. - èstato diretto a colpire ilmovimento operaio e popolare,le forze progressiste i giovanidisoccupati, le donne, e la loroespressione politica: il FrontePopolare. Ma ha avuto l’effetto contrario,grazie alla capacità politica deidirigenti del Fronte Popolare chehanno denunciato comemandante il partito al potere echiamato allo sciopero generale. La risposta è stata massiccia.Come sappiamo in Tunisia si èaperto due ani fa un processorivoluzionario di caratteredemocratico e antimperialista,che va avanti per tappe. Inquesto svolgimento il popolotunisino – oppressodall’imperialismo e dalle cricchereazionarie ad esso asservite –compie la propria esperienzapolitica e si convince dellagiustezza delle posizionidell’avanguardia rivoluzionaria.Il suo potenziale rivoluzionario èlungi dall’essere esaurito, comenon si è esaurito in Egitto. Le lotte non si sono mai fermate.Ma vi sono fasi di sviluppo chenon possono essere scavalcate.Dopo l’assassinio di Belaid lemasse si sono nuovamentemobilitate mentre la borghesiatunisina è spaccata. Vi sono fratture nella troika al

potere, ed anche dentroEnnhada, il partito islamista chesi muove in continuità colregime di Ben Alì e non vuolecedere il potere.Le dimissioni del premier Jebaliacusicono la crisi politica.Come può evolvere lasituazione? E’ chiaro che le forzereazionarie cercano di impedirecon ogni mezzo che le forzepopolari avanzino e raggiunganodelle vittorie. Dopo più di un anno diassemblea costituente lacostituzione non è stata varata.La borghesia compradora, quelladi stato, i padroni, i latifondisti,vogliono cambiare poco o nulla.Vogliono che le trasformazionipolitiche e sociali siano parziali,limitate, monche. Si rifiutano diprendere le misure urgenti che lasituazione richiede. Si sonodimostrati pronta a sabotare e atradire la rivoluzione. Hannobisogno del vecchio potere, delvecchio apparato, delle vecchieleggi, della corruzione,dell’oscurantismo religioso.Così come hanno bisogno deilegami con le multinazionali, delmodello neoliberista e dellaprotezione imperialista percontinuare ad arricchirsi,schiacciando le masse lavoratricie saccheggiando il paese. La borghesia ha boicottato larivoluzione democratica,cercando l’intesa con le forze più

reazionarie (i salafisti) e conl’imperialismo che ieri sostenevaBen Alì, ed oggi Ennhada. USA e UE hanno interesse a unasoluzione moderata, in funzionedegli interessi dei capitalisti chevogliono sfruttare a sangue glioperai tunisini. Difendono gliinteressi delle banche chestrozzano con il debito estero ipopoli.Non bisogna sottovalutare ilruolo dell’imperialismo cheinterviene militarmente epoliticamente nell’area perrapinare risorse, controllarepunti strategici, assicurare losfruttamento intensivo dellaclasse operaia. Il suo obiettivo è quello direstaurare forme di governoautoritario/militare e assicuraregli interessi economici e politicimessi in discussione dallasollevazione di due anni fa.La rivoluzione tunisina verrà

portata a compimento se ilproletariato, saprà mettersi allasua testa e portarla sino in fondo;se il proletariato, divenendo laforza dirigente della rivoluzionedemocratica popolare, sapràassicurare l’alleanza con le vastemasse popolari, i giovanidisoccupati e studenti, icontadini poveri, le donneoppresse, mantenendo la lorounità e rafforzando le forme diauto-organizzazione popolare(comitati popolari, etc.).Il Fronte Popolare esprime lanecessità per il proletariato diavere alleati di massa e privare laborghesia delle sue riserve. E’ la sola vera alternativa digoverno, capace di portareavanti gli obiettivi del 14gennaio 2011.Nel braccio di ferro in atto inTunisia è di fondamentaleimportanza sviluppare lasolidarietà internazionalista.

Tunisia: non si ferma la mobilitazione popolare

Libertà subito per Samer Issawi!

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Ecuador: i “10 di Luluncoto”condannati senza prove pergiustificare un anno di prigione ecreare un precedente anti-proteste popolari. Vergogna!