Scintilla 64 - dicembre 2015

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Proletari di tutti i paesi, unitevi! Scintilla Opponiamoci in massa alla politica di guerra, terrore e miseria! Dicembre 2015 Numero 64 www.piattaformacomunista.com [email protected] Prezzo: 1 euro Dopo aver innaffiato con gli interventi militari il terreno su cui è sorto il terrorismo jihadista, le classi dominanti delle potenze imperialiste e capitaliste trascinano un passo dopo l’altro i lavoratori e i popoli verso una nuova carneficina. Mentre sul piano esterno crescono i preparativi di guerra, sul piano interno la borghesia crea lo stato d’emergenza, avvelena l’animo delle masse con la propaganda bellicista e islamofoba, approva misure liberticide per immobilizzare e minacciare la lotta della classe operaia, militarizza le città per abituarci alla guerra permanente. Noi condanniamo decisamente il terrorismo antipopolare, ma i capi delle potenze imperialiste non hanno alcuna legittimità politica e autorità morale per farlo perchè sono responsabili di decenni di interventi militari che hanno alimentato il fanatismo salafita e continuano a fare affari con i paesi che lo finanziano. La classe operaia non deve assolutamente collaborare con i padroni e i loro governi, come quello di Renzi. Non deve stabilire alcuna tregua con essi, nè fornire loro il proprio appoggio o l’“astensione”, come fanno i traditori riformisti e socialdemocratici, i burocrati sindacali che sostengono assieme alle destre la “sacra unione” con la borghesia, le spese militari per le avventure belliche NATO-UE, la politica di oppressione dei popoli. Noi comunisti riteniamo urgente la lotta più implacabile contro gli sfruttatori e i fautori di guerra, sulla base delle rivendicazioni politiche e economiche delle masse sfruttate. Dobbiamo opporci alla politica militarista, reazionaria e imperialista spingendo alla lotta il movimento operaio e sindacale, formando organismi di massa operai e popolari. E’ compito degli operai più combattivi e avanzati approfittare della situazione determinata dalla crisi e dalla guerra per svegliare la coscienza di classe e avvicinare la soluzione definitiva dei drammatici problemi attuali con la rivoluzione sociale del proletariato. Il principale nemico della classe operaia è nel suo stesso paese, è la borghesia imperialista. Lottiamo uniti per sconfiggerla! Difendiamo l’unità di classe e l’internazionalismo proletario!

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Organo di Piattaforma Comunista - per il Partito Comunista del Proletariato d'Italia

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Proletari di tutti i paesi, unitevi!

ScintillaOpponiamoci inmassa alla politicadi guerra, terrore e miseria!

Dicembre 2015 Numero 64 www.piattaformacomunista.com [email protected] Prezzo: 1 euro

Dopo aver innaffiato con gliinterventi militari il terreno su cui èsorto il terrorismo jihadista, le classidominanti delle potenze imperialistee capitaliste trascinano un passodopo l’altro i lavoratori e i popoliverso una nuova carneficina.Mentre sul piano esterno crescono ipreparativi di guerra, sul pianointerno la borghesia crea lo statod’emergenza, avvelena l’animo dellemasse con la propaganda bellicista eislamofoba, approva misureliberticide per immobilizzare eminacciare la lotta della classeoperaia, militarizza le città perabituarci alla guerra permanente.Noi condanniamo decisamente ilterrorismo antipopolare, ma i capidelle potenze imperialiste non hannoalcuna legittimità politica e autoritàmorale per farlo perchè sonoresponsabili di decenni di interventimilitari che hanno alimentato ilfanatismo salafita e continuano a fareaffari con i paesi che lo finanziano. La classe operaia non deveassolutamente collaborare con ipadroni e i loro governi, come quellodi Renzi. Non deve stabilire alcunatregua con essi, nè fornire loro ilproprio appoggio o l’“astensione”,come fanno i traditori riformisti esocialdemocratici, i burocratisindacali che sostengono assiemealle destre la “sacra unione” con laborghesia, le spese militari per leavventure belliche NATO-UE, lapolitica di oppressione dei popoli.Noi comunisti riteniamo urgente lalotta più implacabile contro glisfruttatori e i fautori di guerra, sullabase delle rivendicazioni politiche eeconomiche delle masse sfruttate. Dobbiamo opporci alla politicamilitarista, reazionaria e imperialistaspingendo alla lotta il movimentooperaio e sindacale, formandoorganismi di massa operai e popolari.E’ compito degli operai piùcombattivi e avanzati approfittaredella situazione determinata dallacrisi e dalla guerra per svegliare lacoscienza di classe e avvicinare lasoluzione definitiva dei drammaticiproblemi attuali con la rivoluzionesociale del proletariato.Il principale nemico della classeoperaia è nel suo stesso paese, è laborghesia imperialista. Lottiamouniti per sconfiggerla!

Difendiamo l’unitàdi classe el’internazionalismoproletario!

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Un governo antioperaio e neoliberistaattacca i nostri diritti e prepara la guerra

2 Dicembre 2015

Mentre 5 milioni di lavoratoridipendenti sono senza rinnovocontrattuale e con i salari reali inpicchiata, il ministro del lavorosalariato Poletti, quello dellecenette con gli esponenti di“Mafia capitale”, ha affermatoche bisogna rottamare l'ora dilavoro come unità di misura neicontratti per il salario esostituirla con “la misuradell'apporto dell'opera”.Non si tratta di una provocazioneo di “uno scherzo”. E’ unpreciso programma della classesfruttatrice. Poletti e Renzi sono gli apripistadei padroni che puntano a

scardinare i contratti di lavoroper rompere qualsiasi legame fraretribuzione e quantità di tempofornita dall’operaio(agganciando i salari ad elementia discrezione dei padroni),prolungare la giornatalavorativa, intensificare i ritmi,distruggere qualsiasi regolaritàoccupazionale, aumentando ilprecariato e le forme di“collaborazione autonoma”.Dietro il discorso sullaobsolescenza dell’orario dilavoro l’obiettivo che si pongonoPoletti, Renzi e i capitalisti di cuicurano gli interessi, è estorceredalla forza-lavoro la maggiore

quantità possibile di plusvalore,fonte di tutte le rendite deigruppi borghesi. Come? Aumentando il grado disfruttamento della classe operaiae facendola retrocedere al livellopiù basso le sue condizionimateriali e culturali. Il risultato? Più l’operaiolavorerà, meno salario riceverà.Non aspettiamoci dai verticisindacali una resistenza a questodisegno infame. Barbagallo, il leader della UIL,si è già dichiarato disponibile “asedersi a un tavolo” purchèvenga salvaguardato il ruoloprivilegiato dei “banchieri di

uomini”. Dunque, spetta a noiproletari organizzare la difesadel lavoro contro il capitale. La lotta accanita per strappareveri contratti di lavoro erintuzzare l’offensivaconfindustriale e governativa èall’ordine del giorno. Ma questa lotta per l’aumentodei salari e la riduzionedell’orario deve diventare parteintegrante non solo della lottaeconomica, ma anche della lottapolitica rivoluzionaria delproletariato contro l’intera classedei capitalisti e lo Stato borgheseper sopprimere il sistema dellaschiavitù salariata.

Renzi e Poletti, battistrada dei padroni

Il governo Renzi prosegue aspron battuto la stessa politicaseguita dai governi precedenti:Jobs Act, “cattiva scuola”,“blocca Italia”, attacco al dirittodi sciopero e al CCNL, aumentodello sfruttamento, una legge distabilità per i ricchi, aumentodelle spese di guerra edell’impegno bellico all’estero,controriforme costituzionali…siamo di fronte a un governoantioperaio, neoliberista e didestra, che rappresenta gliinteressi dei capitalisti e applicain modo determinato lecriminali politiche di austeritàdell’UE. Renzi per mesi ha sbandierato idati falsi sull’occupazione perdimostrare l’efficacia dellapolitica antioperaia. Ma la realtà è ben altra: ildeclino e il degrado economico,sociale, morale,dell’imperialismo italiano nonsolo continua, ma si acceleracon la politica renziana.Contro questa politica isindacati e altre associazionisociali, gli studenti, idisoccupati, hanno dato vita nelmese di novembre a una seriedi iniziative, fra cui lamanifestazione nazionale deimetalmeccanici svolta a Romail 21 novembre.Nonostante le debolezze e ilimiti di queste mobilitazioni, èdella massima importanza nellasituazione attuale continuare amanifestare in tutte le occasioni

la nostra opposizione allemanovre antioperaie eantipopolari, alla politica diguerra. Chiamiamo dunque glioperai, i lavoratori, idisoccupati, a partecipare inmassa alle manifestazioni e agliscioperi in programma.Non dobbiamo però scendere inpiazza limitandoci ai rituali e aiblandi contenuti deisocialdemocratici, degliopportunisti e deicollaborazionisti, fermandocidopo queste scadenze. I disegnigovernativi e confindustrialipossono essere respinti solo conla lotta aperta e dura, con unvero ed unificante lo Scioperogenerale per mandare a casaRenzi!Facciamo dunque di questegiornate autentichemanifestazioni di lotta e diopposizione politica al governoRenzi, contro l’attacco almovimento operaio e latrasformazione reazionariadello Stato e della società,contro la legge di stabilità e lacrescente ingiustizia sociale, pernon pagare la crisi e le guerredel capitale. Costruiamo una piattaforma didifesa intransigente dei nostriinteressi di classe. Esigiamo illavoro e il blocco deilicenziamenti, l’abolizione dellemisure antioperaie eantipopolari. Lottiamo sul serioper veri CCNL con recuperosalariale e diminuzione di

orario, per farla finita con laprecarietà, estendere i diritti.Rifiutiamo le spese di guerra erivendichiamo più spese sociali.Diciamo NO alle controriformecostituzionali di Renzi eVerdini. Esigiamo lo scioperogenerale nazionale persviluppare un grandemovimento di lotta contro ilgoverno Renzi!Per avanzare di nuovo ènecessario realizzare il Fronteunico di lotta operaia dal bassoe costruire organismi di massa(consigli, comitati operai epopolari), con alla testa glielementi più avanzati ecombattivi della classe operaia,per sviluppare le lotte.Soprattutto è necessario lottarecon una prospettivarivoluzionaria, di rotturacompleta con le politiche e lecompatibilità del capitale edelle sue corrotte istituzioni.

Nessun governo borghese potràsoddisfare le esigenze e i dirittidei lavoratori e delle massepopolari. Ciò sarà possibile soltanto conun Governo operaio e di tutti glisfruttati, che rappresenti gliinteressi vitali del proletariato edei lavoratori della città e dellacampagna, della massaimpoverita, che non s’inchinidavanti al “sacro” profitto, masia deciso a sbaragliare laborghesia e le forze reazionarie. Per realizzare questo obiettivo,per vincere la battaglia controun sistema marcio, la classeoperaia ha bisogno del proprioPartito indipendente erivoluzionario, basato sulmarxismo-leninismo.Compagni, operai avanzati,uniamoci, organizziamoci elottiamo assieme per la suacostruzione, per la rivoluzione eil socialismo, unica via di uscitadalla barbarie imperialista!

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3Dicembre 2015

(Corrispondenza)Cari compagni,ho partecipato allamanifestazione indetta dallaFIOM il 21 novembre scorsoper il contratto, il lavoro econtro la legge di stabilità. E’ stata senza dubbio unamanifestazione significativa.Nonostante la militarizzazione eil clima di paura propagato daimedia, la partecipazione operaiaè stata buona, anche seterritorialmente diversificata.Erano presenti delegazionisoprattutto del nord (tutte leregioni); meno presenti ilcentro, il meridione e le isole. Ilsignificato è stato comunquechiaro: un settore chiave dellaclasse operaia con la suapartecipazione ha dimostrato dinon aver paura, di voler sfidarela politica di terrore, di guerra edi miseria, volutadall’imperialismo, di resistereall’offensiva dellaConfindustria e del governoRenzi avanzando le suerivendicazioni. Tanti i lavoratoriimmigrati presenti. A fianco degli aspetti positivi,che vanno valorizzati, ci sonoperò quelli negativi, che nonpossono essere nascosti. Grave il fatto che dal palco sonointervenute solo due lavoratricistraniere sulla drammaticasituazione internazionale, undirigente sindacale francese eun rappresentante delcoordinamento No Triv. Non cisono stati interventi dei delegatidi fabbrica. Questa gestionedella manifestazione, insieme almaltempo, ha fatto si che moltioperai non sono rimasti inpiazza ad ascoltare gli interventie sono andati via.Il comizio finale di Landini nonha fatto che ribadire le sueposizioni socialdemocratiche elaburiste: la difesa dellademocrazia borghese, lacontrarietà alla guerra e alterrorismo senza individuarne levere cause, la richiesta a CGIL-CISL-UIL di una grandemobilitazione sulle pensioni,l’esigenza del cambiamentodella manovra, contro i tagli allasanità e per l’introduzione diuna tassa sui grandi patrimoni eper gli investimenti, ma senza

chiamare a una vera e proprialotta per far cadere Renzi.Landini si è anche espresso afavore del referendum sul JobsAct e sul nuovo Statuto deilavoratori. Ma come sappiamosu queste materie la classeoperaia può vincere con la lotta,non con le schede.Sul piano politico lamanifestazione è statacaratterizzata da una condizionedi subalternità della classeoperaia, che ha fornito le“truppe” in piazza ma ha subitola direzione politica di forzepolitiche e sociali espressioni dialtre classi e strati sociali. Di fatto i metalmeccanici dellaFIOM sono stati utilizzati comemassa di manovra da parte deicapi sindacali socialdemocraticie della esordiente “SinistraItaliana”, il cui stato maggiore(Fassina, D’Attorre, Fratoianni)era ben presente e visibile inpiazza. Insomma, una sorta di“prova tecnica” da parte di unsettore della socialdemocraziain vista delle prossime proveelettoralistiche.In generale mi sento di dire chela manifestazione haevidenziato come, a parte alcunispezzoni del corteo, la classeoperaia sta attraversando nelsuo complesso una fase diriflusso, di cui governo epadroni si stanno approfittandoper smantellare i dirittifondamentali della classeoperaia, come quello disciopero e di organizzazione. E’ vero che sono stati lanciati daalcuni slogan contro il governoRenzi, ma il grosso degli operaiha fatto il corteo in sostanzialesilenzio, con scarsoatteggiamento di combattività. Su ciò ha pesato la linearinunciataria e arretrata seguitadalla segreteria FIOM sulcontratto. Non a caso infabbriche importanti haprevalso il No. E dove gli operaiscioperano, come alla FCA diTermoli, i burocrati li hannoscaricati vergognosamente.Dunque, dietro il consuetoorgoglio operaio, lamanifestazione ha mostrato unalinea del tutto inadeguata edincapace di svolgere in questafase un ruolo chiave per l’unità

e la mobilitazione generale. La responsabilità di ciò ricadeper intero sulle spalle dei suoicapi riformisti esocialdemocrati del sindacato edei partiti “amici”. La giornata del 21 novembre èdunque apparsa priva di unaprospettiva di sviluppo e di realiobiettivi di classe (“alternativa”per cosa?). La frase finale di Landini dalpalco: “Noi non ci fermiamo eandremo avanti”, senzaspecificare come, quando e conchi, la dice lunga sui limitiprofondi della FIOM.Ritengo che con questa linea, laclasse operaia, e l’interomovimento di lotta allepolitiche dei sacrifici impostidall’oligarchia finanziaria e isuoi governi, non potrà avererisultati positivi, ma subirà altresconfitte. Perciò bisogna insistere su unnetto cambio di rotta e sullosviluppo della lotta unitaria dalbasso. Ci sono le condizioni oggettiveper far si che questa situazionecambi: le dinamiche della crisi,l’aggressività della borghesia, ipericoli concreti di guerra, lachiusura degli spazi e dei dirittid e m o c r a t i c o - b o r g h e s i ,l’acutizzazione delpeggioramento delle condizionidi vita e di lavoro operaie, esoprattutto la verifica sul campoda parte dei lavoratori del ruoloborghese e del fallimento dellepolitiche di vecchi e nuoviriformisti, socialdemocratici,revisionisti, ecc.

Tutto ciò fornisce una base perla ripresa della lotta di classe,che sicuramente non tarderà ariaccendersi di nuovo. Quanto alla vertenzacontrattuale dei metalmeccanicicome sempre saranno i rapportidi forza a determinare ilsuccesso o la sconfitta. E perricostruire questi rapporti è piùche mai necessario il Fronteunico degli sfruttati, ovvero lasolidarietà, l’unità e la lottacomune contro i capitalisti e iloro governi, ieri Berlusconioggi Renzi, sulla base delladifesa intransigente dei nostriinteressi politici e economici.Un Fronte che necessita diorganismi adeguati, come quelliche voi proponete (i Comitatioperai) per svilupparsi erafforzarsi.Per seguire questa linea è peròindispensabile liberarsidall’influenza piccolo borghesepiù o meno radicale e ritornaread essere una classeindipendente che lotta non perrimanere in un orizzontecapitalista “più equilibrato”, macon una prospettivarivoluzionaria, di abbattimentodi questo marcio sistema.Penso che tutti gli autenticicomunisti, gli operai piùavanzati e combattivi debbanolavorare politicamente insiemeper rendere realizzabile questoobiettivo fondamentale, ridandoalla classe operaia il propriopartito indipendente erivoluzionario..Saluti a pugno chiuso. Un operaio comunista.

Continuiamo a manifestare per il lavoro, i contratti e la pace

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Piattaforma sociale Eurostop Quale alternativa?Si è svolta lo scorso 21novembre l’assembleanazionale di varo dellapiattaforma sociale Eurostop,promossa da alcune forzepolitiche e sindacali, fra cui laRete dei comunisti, il PdCI,Rossa, l’Usb, etc. Obiettivo:approfondire la discussione,decidere i passaggi e leiniziative politiche dei prossimimesi.L’intervento iniziale diCremaschi ha evidenziato lanecessità di porre come prioritàil rifiuto della guerra edell’austerità, punti cardinedella piattaforma. Con Eurostop chiaramentecondividiamo l’opposizione allaguerra e di miseria, giudichiamoirriformabile l’UE imperialista,la necessità di lottare controdisoccupazione e precariato,l’uscita dalla NATO. Allo stesso osserviamo ecritichiamo i profondi limiti diquesta piattaforma. Quali sono anostro giudizio? 1. L’assenza di qualsiasiriferimento di classe. I termini“classe operaia” e “proletariato”sono stati del tutto assenti negliinterventi delle forze promotricie rimpiazzati da parole vaghe

come “i poveri” o “ilmovimento popolare”. Unlimite profondo, marcato anche“fisicamente” dalcontemporaneo svolgersi dellamanifestazione deimetalmeccanici, del tuttoignorata. Quali sono dunque i referentisociali di Eurostop?Evidentemente il ceto politicoresiduale della sinistra borghese(ben presente in sala), gliintellettuali della piccolaborghesia radicalizzata epersino settori di borghesia chesoffrono le scelte della UE. Su queste basi si vuole costruirel’alternativa alla UEimperialista? Accomodatevi,prego! Anche chi pensa di volerricostruire a partire da questeposizioni “una sinistra di classeantimperialista” dimostra di nonafferrare la sostanza delproblema.2. L’assenza di una critica e diuna lotta apertaall’imperialismo italiano, chepraticamente scompare dentrol’UE, vista come il principalenemico. Più in generale è lacategoria leninistadell’imperialismo che vienecompletamente rimossa dagli

eurostoppisti e sostituita conquella di neoliberismo.3. La mancanza di qualsiasiprospettiva e qualsiasiprogramma che non sia ilneokeynesismo e lasocialdemocrazia. Significativoil punto sulle nazionalizzazioniborghesi delle grandi banche.Inutile cercare qualsiasiriferimento al socialismo negliinterventi e nella piattaforma.L’orizzonte è e resta quellocapitalista-imperialista. E illeader della “sinistra mondiale”a cui guardare è nientemeno chepapa Francesco (sic!). 4. Le solite illusionicostituzionali, ovvero ilvagheggiare la “riconquista”della Costituzione del 1948, unaposizione difensivista earretrata tipica degli esponentidemocratico-borghesi imbevutidi pregiudizi costituzionali eparlamentaristi. Noi comunistichiaramente denunciamo latrasformazione reazionariadello Stato borghese,chiamiamo alla lotta per ladifesa delle libertàdemocratiche conquistate a caroprezzo dalla classe operaia, manon ci limitiamo assolutamenteal vecchio quadro costituzionale

borghese e leghiamo questalotta a quella per il socialismo.Pensare di rompere con l’UEimperialista, con l’euro e con laNATO adottando una linea ditipo socialdemocratico eprospettando alcuni referendumè una micidiale illusione. Non si possono infatti“ribaltare” le politicheimperialiste se non sirovesciano i rapporti di classe.E per fare questo bisognaseguire una politicarivoluzionaria proletaria e nonuna politica socialdemocraticapiccolo borghese spacciatacome “alternativa alla UE”.Parteciperemo dunque alleprossime iniziative di massa –come la manifestazione controla guerra in preparazione pergennaio – col proposito disviluppare la coscienza diclasse, spingere alla formazionedi una vera colazione popolare,antimperialista e antifascista,attorno alla classe operaia, perconquistare con la lottarivoluzionaria la sola alternativadi potere possibile, necessaria eurgente: un vero Governooperaio in marcia per la societàfondata sulla proprietà comunedei mezzi di produzione!

Dicembre 2015

Per sostenere e dare impulsoalla lotta delle masse sfruttate eoppresse, per educarlepoliticamente e diffondere leproposte della rivoluzione e delsocialismo, è indispensabile lapropaganda comunista. Una propaganda qualificatanella forma e nel contenuto,strettamente legata allasituazione concreta. La necessità di una effettiva econtinua propaganda proletariarivoluzionaria esige una politicadi autofinanziamento regolare. Dobbiamo raccogliere risorseeconomiche per lo sviluppodella nostra attività e avanzare anuovi e superiori livelli. Ci rivolgiamo perciò ancora unavolta ai compagni e ai nostrilettori, per chiedere sostegnoeconomico. Come ognuno può vedere, noiabbiamo preso la decisione didiffondere e mettere adisposizione gratuitamente

Scintilla, Teoria e Prassi e lealtre nostre pubblicazioni suinternet e via email. Alcuni cichiedono: “perché lo fate? nonci rimettete?”. La risposta èsemplice: lo facciamo percontribuire allo sviluppo dellacoscienza e dell’organizzazionedi classe in questa fase didifficile ripresa del movimentooperaio e comunista. Ma abbiamo anche noi alcunedomande da porre: laresponsabilità di tanti compagninei confronti della stampacomunista si esaurisce con un“download”? Perché quando siva all’edicola, magari perprendere un giornale borgheseche ci avvelenaquotidianamente con la suaideologia, ci si mette la mano intasca, mentre con la stampaproletaria che naviga tra milledifficoltà si dimentica ilproblema del suofinanziamento?

Non diciamo che quello cheproduciamo e mettiamo adisposizione è migliore di altrepubblicazioni, ma siamoaltrettanto convinti che sia unosforzo importante che ognisincero comunista, ogni operaioavanzato dovrebbe sostenere eaiutare con un abbonamento ouna sottoscrizione. Vi chiediamo dunque di offrireun sostegno economico in modoconcreto e consapevole, perpermetterci di andare avanti nel2016. Chi vuole abbonarsi e ricevere“Scintilla” e “Teoria e Prassi”in formato cartaceo versi 20euro sul conto correntepostale n. 001004989958intestato a Scintilla Onlus. Chi vuole inviare uncontributo volontario, anchemodesto, versi sullo stessoconto corrente scrivendo“sottoscrizione” nella causale.In tal modo ci permetterete di

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Iscrizione ROC n. 21964 del 1.3.2012Redaz: Via di Casal Bruciato 15, Roma

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Ai compagni proletari di Rifondazione Comunista

Cari compagni, stiamo seguendo con molta

attenzione le vicende cheinteressano il vostro partito, cheè entrato nella fase conclusivadella sua parabola.

La direttrice di marciaindicata dalla vostra segreteria èormai chiara: dietro lo slogandel “rilancio” procede loscioglimento del PRCall’interno del contenitoresocialdemocratico e laburistaformato dai dirigenti di SEL, daalcuni ex deputati del PD e delM5S, da burocrati sindacali eassociazionisti, il cui traguardopolitico-elettoralista è un nuovocentrosinistra borghese.

L'obbiettivo finale è indicatoa chiare lettere, con assolutaprecisione e senza possibilità diequivoci, nel Documentopolitico approvato dal vostroCPN del 7/8 novembre 2015:"Costruire un soggetto unitario eplurale della sinistraantiliberista, chiaramentealternativo al PD, collocato inEuropa nell'ambito del GUE edella Sinistra Europea".

Nulla di comune, dunque,con il comunismo e la suaideologia proletaria, ilmarxismo-leninismo; nulla dicomune con l'esperienza storicadel comunismo e con la realtàattuale dei partiti comunistirivoluzionari esistenti oggi nelmondo.

L’epilogo annunciato delPRC è solo l’ultimo capitolodella deriva socialdemocraticaportata avanti in modo esplicitodal rinnegato Bertinotti eproseguita una tappa dopol’altra da Ferrero e dal gruppoche ha diretto il vostro partitonegli ultimi anni.

Compagni, vi invitiamo acompiere un bilancioapprofondito di questafallimentare esperienza. Essa èiniziata sotto le bandieredell’”eurocomunismo”, dunquecon il ripudio – sotto la pretesadella rifondazione - della teoriae della prassi marxista-leninista.

L’offensiva ideologica ècontinuata attraverso i ripetuti evergognosi attacchi alla figuraed all’opera di Stalin, poi estesianche a Lenin ed a Marx.

E’ andata avanti attraverso lestrumentali polemiche sullaquestione della violenzarivoluzionaria, giungendo allarilettura revisionista della

Resistenza, alle ambiguità neiconfronti del necessariosostegno alla lotta di liberazionedei popoli, fino almisconoscimento dellacentralità della classe operaiatravestito da un“movimentismo” di facciata.

E’ infine approdata allalogica conclusione che erainscritta nelle sue premesse: unacompleta integrazione con lasocialdemocrazia, vero eproprio puntello sociale delcapitale e della borghesia.

Sul piano politico, abbiamoassistito alla confluenza delPRC nel cosiddetto Partito dellaSinistra Europea, campionedelle euro-illusioni edell’anticomunismo più volgare.In nome della politica dellaconcertazione e delcollaborazionismo con lepeggiori politiche liberiste sisono cercati a livello locale enazionale accordi vergognosicon il PD.

Le disastrose esperienzeelettoraliste della SinistraArcobaleno, di RivoluzioneCivile, dell’Altra Europa conTsipras dimostrano a qualelivello di operazioni trasformistepiccolo borghesi, diconfusionismo ideologico epolitico, si è spinta la direzionedel vostro partito per cercare disopravvivere e conquistarequalche poltrona utile ai giochiparlamentari.

Tutto ciò non ha avuto e nonha nulla in comune con laprospettiva di una rivoluzioneproletaria e di unatrasformazione socialista dellasocietà italiana, che, oggi comenel passato, è l'obiettivo deicomunisti. Anzi, oggi in modoancor più urgente che nelpassato.

Proseguiamo. In questi annile iscrizioni al PRC sono statecostantemente in calo. I militantipiù coerenti sono stati messi allaporta, infrangendo le stessenorme statutarie. Ogni seriodibattito sulla degenerazione delpartito e sulle continue svolte dilinea politica è stato impeditocon il metodo intollerabile del“fatto compiuto”. Le compagneed i compagni iscritti non hannopiù avuto alcuna possibilità disvolgere un’attività ispirata alriconoscimento della giustezzadella rivoluzione e delsocialismo, data la “piega

democraticista” e il pacifismopiccolo-borghese nel qualevengono sistematicamenteincanalate le rivendicazioni diclasse.

La crisi politica edorganizzativa che da tempo haattanagliato il vostro Partito è fintroppo evidente e ora staprecipitando, conseguenzainevitabile della politica diconciliazione e collaborazionefra gli interessi del proletariato egli interessi della borghesia.

Siamo convinti che, a questopunto, l’opposizione interna, inparticolare quella dei militantiproletari, debba fare un salto diqualità e assumersicoraggiosamente le proprieresponsabilità.

La tattica delle manovreinterne è finita. E’ ora cheprevalga un altro atteggiamento:quello dei sinceri comunisti che- consapevoli dell’irreversibiledegenerazione opportunista - sipongono l’obiettivo della rotturacompleta e assoluta colriformismo e del dialogocostruttivo con le esperienze diquei comunisti che da annilavorano per contribuire allaricostruzione in Italia di un fortePartito comunista ed alla lottaper una società socialista.

Noi siamo fermamenteconvinti che i comunisti e iproletari rivoluzionari chemilitano nel PRC debbanocompiere, in vista dellaconsultazione interna edell’assemblea di gennaio 2016- che servono solo a legittimareuna scelta già compiuta dallasegreteria - uno sforzocoraggioso per liberarsi dalleposizioni erronee e separarsidefinitivamente dalr e v i s i o n i s m o ,dall’opportunismo e dallasocialdemocrazia, svolgendouna propaganda per questa nettaseparazione fra tutti gli iscritti ei simpatizzanti del PRC.

Quale unità strategica puòesservi, infatti, con isocialdemocratici, con ilaburisti, con i riformisti, con idisorganizzatori del movimentooperaio e comunista, con irinnegati del socialismo?Nessuna!

Senza lottare apertamentecontro costoro, senza smarcarsinettamente da costoro, senzascindersi da costoro non si puònemmeno parlare di una politica

comunista coerente edindipendente, di un lavorosincero e proficuo in modo dapermettere alla classe operaia divedere bene e fino in fondo ladifferenza tra i rivoluzionariautentici e gli opportunisti.

La classe operaia ha bisognodell’unità dei sinceri comunisti,non dell’unità tra i marxisti e itravisatori del marxismo e delleninismo, cioè i neo-revisionistie gli opportunisti di tutte lerisme.

Questo, secondo noi, richiedela drammatica situazioneattuale, caratterizzatadall’aggravarsi della crisi edell’offensiva capitalista, dallareazione politica e dalle minaccedi guerra imperialista.

Tutti i compagni chesostengono la completaindipendenza dalla borghesia el’indispensabile scissione con lasocialdemocrazia, il riformismo,il revisionismo, che propugnanol'egemonia della classe operaianel processo rivoluzionario, chericonoscono la necessitàdell'abbattimento rivoluzionariodel dominio della borghesia edell’instaurazione della dittaturadel proletariato per costruire ilsocialismo e il comunismo,debbono sentire il dovere distaccarsi immediatamentedall’agonizzante PRC, dicollegarsi ed avviare subito unlavoro in comune con icomunisti (marxisti-leninisti)per avvicinare la fondazione diun autentico Partito comunistaquale reparto di avanguardiaorganizzato e cosciente delproletariato, indissolubilmentelegato al Movimento comunistainternazionale.

Stringiamo dunque i legami,cooperiamo, avviamo unpercorso comune, che ci rafforzia vicenda. Realizziamo l’unitàdei comunisti nella classeoperaia e nelle masse popolari,dando vita a iniziative einterventi unitari all’internodelle lotte politiche, sindacali esociali, nelle ricorrenze delmovimento comunista edoperaio, sulla base di analisi eproposte condivise.

Compagni, lottiamo,uniamoci, organizziamociinsieme per avanzare verso lacostruzione di un vero Partitocomunista basato sul marxismo-leninismo e l’internazionalismoproletario!

5Dicembre 2015

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Ha ragione chi chiede di annullareil giubileoStretti nella morsa delle guerreimperialiste e del terrorismojihadista – due fenomeni che sialimentano a vicenda – ilavoratori sfruttati e gli stratipopolari vivono in un clima diallarme, di militarizzazionedella vita sociale, di tensione.A peggiorare la situazione,l’imminente inizio del giubileostraordinario, tradizionalemezzo papalino perrimpinguare le casse vaticane efar apparire l'adesione di“masse sterminate di popolo” auna Chiesa cattolica che inveceè, in Italia come altrove, in seriacrisi di vocazioni e consensi.Il giubileo rappresenta unrischio altissimo per lapopolazione, tant’è che nessunesponente governativo haescluso l’ipotesi che ilterrorismo antipopolare possacolpire in occasione di questoevento, per la sua valenzasimbolica. Il piano contro i droni el’apparato militare messo asorvegliare gli “obiettivisensibili” sono misure, pagatecon i tagli delle spese sociali,

che non limitano il pericolo perla massa dei cittadini. Nonnutriamo alcuna fiducia nei capidi questo apparato che hannodimostrato in diverse occasioniinettitudine e disprezzo deidiritti dei lavoratori, oggi sottoduro attacco.Lo svolgimento del giubileo -che durerà un lungo anno conenormi costi di gestionepuntualmente scaricati sullespalle dei lavoratori (il Vaticanonon ci mette un euro) - è un attod ’ i r r e s p o n s a b i l i t à ,imprevidenza e presunzione daparte della monarchia assolutavaticana e del governo italiano,che può comportareconseguenze disastrose. Ildissenso verso questa scelta èampio.I parassiti, i ricchi albergatori ecommercianti, i politicantiborghesi che respingonol’annullamento del giubileo,giustificandolo con la“delusione dei fedeli” (che giàdisertano le udienze papaliblindate), difendono solo voraciinteressi economici,dimostrando la più totale

subalternità alla politica diimmagine del Vaticano,l’indifferenza per i pericoli, idisagi e la miseria in cui vivonole masse popolari. Altro che“misericordia”! Renzi e gli esponenti dei partitidi maggioranza e di“opposizione” dichiarano che“non se ne parla" di annullare ilgiubileo. Chiaro, non sono loroa rischiare la pelle. Forse nellealte sfere c’è chi vuole sangueinnocente per giustificare altreguerre di rapina?Ci associamo alle tante voci che

chiedono l’annullamento delgiubileo e rendiamoresponsabili il governo Renzi eil Vaticano per qualsiasisituazione di rischio di vita edanno alla salute che possaderivare dallo svolgimento diquesto evento.No alla politica di guerra, diterrore e di miseria! Uscitaimmediata dalle alleanzebelliciste, antidemocratiche eantipopolari come la NATO e laUE! Basta con i privilegi delVaticano, completa separazionetra Stato e Chiesa!

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Avanza la decomposizione del sistema capitalisticoDa “La situazioneinternazionale e i nostricompiti”, documento approvatodal XXI Plenum della CIPOML

Nelle precedenti crisi post-belliche, il capitalismo hadimostrato di riprendersi con leproprie forze nel giro diqualche anno. Dopo la grande crisi del 2008 viè stata una ripresa, non ottenutagrazie alle forze interne delcapitalismo, ma con la drogadei sussidi statali. Essa èculminata nel 2010, ed è stataseguita nel 2011 da una fasealtalenante di stagnazione erecessione. Nei principali paesi imperialistil'apparato produttivo hasuperato dal 2009 il punto piùbasso del ciclo, ma il disegualemiglioramento della situazioneeconomica non si è trasformatoin una fase di auge, diprosperità, che invece tende asparire per il fatto chel’espansione della produzionecapitalistica si troverebbe ben

presto a scontrarsi con i limitidel mercato. La debolezza della ripresaosservata nel 2014 e il caloosservato nei primi mesi del2015 segnalano un problema disovrapproduzione persistente enon risolta.Il crescente surplus di capacitàproduttiva, l'incompletautilizzazione degli impianti chesi registra nei paesi imperialistie capitalisti è unadimostrazione del fatto che ilcapitale tende allasovrapproduzione cronica. Lebarriere della produzione sonocontinuamente infrante dallaspeculazione finanziaria pervalorizzare i capitali, ma ciòsfocia inevitabilmente in nuoveviolente crisi.Il rallentamento dei “paesiemergenti”, che sono stati gliammortizzatori della crisi neglianni scorsi, comporta graviimplicazioni per l’interaeconomia capitalistica: in casodi nuova crisi non potrannogiocare lo stesso ruolo.

La Cina, che negli anni passatiè stata un fattore chiave perevitare la recessione mondiale,si sta trasformando nel suoopposto, divenendo il fattore diuna nuova crisi mondiale delcapitalismo. L’analisi ci porta a concludereche il capitalismo haparzialmente superato la crisiprecedente – il cui impatto nonsi è ancora esaurito -preparando le condizioni di unanuova e più distruttiva crisi disovrapproduzione relativa,inevitabile risultato dellacontraddizione fra il caratteresociale della produzione el’appropriazione capitalisticadei risultati della produzionesociale.La prossima crisi avràconseguenze più profonde dellaprecedente poiché non avverràdopo un periodo di prosperità,ma dopo un periodo distagnazione e modesta ripresa;inoltre i bilanci statali di moltipaesi imperialisti e capitalistinon saranno in grado di

sopportare nuovi e più altilivelli di indebitamento persalvare banche e monopoli. Non vi sono, dunque, lecondizioni per una relativastabilizzazione capitalistica. Alcontrario, continua il processodi decomposizione delcapitalismo monopolistico ilquale si manifesta nel quadrodell'aggravamento della crisigenerale del sistema capitalista,che entra in una nuovadistruttiva tappa. La correlazione el’interdipendenza fra crisigenerale e crisi cicliche esettoriali del capitalismo, che siverificano in diversi paesi delmondo, sono evidenti e siriflettono nella durata deiperiodi di crisi e stagnazione,nella loro profondità, nelladebolezza della ripresa, nellagenerale instabilità.La rottura dell’asfissianteinvolucro capitalistico è l’unicasoluzione possibile, necessariae urgente dei problemidell’umanità.

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Gli attentati del 13 novembrehanno provocato un grandechoc nel nostro popolo.Dappertutto vi sono statemanifestazioni di simpatia esolidarietà con le vittime. La risposta dei giovani, delledonne e degli uomini del popolodimostra che i terroristi nonriusciranno mai a imporre laloro visione reazionaria dellasocietà. Il governo di Hollande hadecretato lo stato d’emergenza eha annunciato l’intensificazionedelle operazioni militari inSiria. Hollande e il governoValls sono impegnati a costruirel’unione nazionale, che Vallschiama “unione sacra”, con ladestra e sotto la pressione diun’estrema destra che diffondeil suo programma di odio, didivisione.Hollande ha convocato il 16novembre il Congresso (lariunione congiunta diParlamento e Senato) perannunciare una serie di misurevolte a rafforzare la polizia el’esercito. Per questi scopi nonci sono “restrizioni di bilancio”!Ha aggiunto la propostaimmediata di un progetto dilegge sottoposto al voto deiparlamentari e dei senatori, perprolungare lo stato d’emergenzaper tre mesi. Il progetto è statoapprovato da una schiacciantemaggioranza: solo sei deputatihanno votato contro. Salutiamoil loro coraggio. Per noibisognava votare contro. Hollande ha anche annunciatoun progetto di riformacostituzionale che introduce un«regime civile di stato di crisi».

Numerose voci si sono levatecontro per avvertire del pericoloche comporta una riforma diquesto tipo, per le libertàdemocratiche. La mobilitazionedeve aumentare per impedirequesto passo avanti versol’instaurazione di uno Statopoliziesco e la militarizzazionedello spazio pubblico. Dalla messa in atto dello statod’emergenza, sono stateproibite una serie dimanifestazioni e diconcentrazioni, una proibizioneche si prolungherà durante iprossimi tre mesi. Cosí, lamanifestazione del 22novembre, sul problemadell’accoglienza dei migranti,una parte dei quali vengonoproprio dalla Siria, dall’Iraq…èstata proibita.Allo stesso tempo, numerosemanifestazioni, alcunespontanee, altre organizzate, sisono svolte a Parigi e nelleprovincie. Hanno visto lapartecipazione di migliaia dipersone, tra cui molti giovaniche vogliono dimostrare chenon cedono al clima di paura, acui oppongono la solidarietà.Denunciano anche l’amalgamae la stigmatizzazione dellapopolazione di religionemusulmana.Il movimento operaio esindacale si sentelegittimamente minacciato perle proibizioni che si succedonoe sono numerosi i sindacati, ilavoratori, i militanti cherivendicano il diritto dimanifestare, la difesa dei nostridiritti e il rifiuto di qualsiasi«tregua sociale». Perciò,

salutiamo la decisione dimantenere le mobilitazioni,concretamente quella diappoggio ai lavoratori e aisindacalisti di Air France che sitroveranno in tribunale il 2dicembre.Il nostro Partito ha presoposizione il 14 novembre perdenunciare gli attentati e perribadire la sua opposizione alleguerre che l’imperialismofrancese porta avanti in Siria, inIraq, in Africa. Guerre cheprovocano un esodo massivodella popolazione, seminano ilcaos, perpetuano ladestabilizzazione in questeregioni, il che crea un terrenofavorevole per il reclutamentodei gruppi terroristi. Questapresa di coscienza si sviluppa:Hollande e il suo governovogliono imbavagliarel’opposizione alla loro politicadi guerra; vogliono «arruolarci»

nelle sporche guerre creando unclima de paura.Dal 16 novembre il nostroPartito ha manifestato la suapreoccupazione di fronte allamilitarizzazione dello spaziopubblico, ha rivendicato ildiritto a manifestare, arivendicare, a combattere lapolitica di miseria e di guerra.Lo stato d’emergenza annullaquesti diritti; perciò lodenunciamo e saremo al fiancodei sindacalisti e dei sindacati,dei movimenti che lottano per leesigenze popolari, chedenunciano la politica di guerra,nelle strade, nellemanifestazioni e nelle riunioni.No all’unione nazionale. Noallo stato d’emergenza.Manifestiamo per i nostri diritti! Parigi, 21 novembre 2015Partito Comunista degliOperai di Francia (PCOF)

Francia: No allo stato d’emergenza!No all’unione nazionale!

Il capitalismo è il responsabile del cambio climaticoSi è aperta in una Parigi blindata laconferenza mondiale sui cambiamenticlimatici (COP21). Qual è la situazione?I gas serra nell'atmosfera hanno raggiuntonel 2014 un nuovo record diconcentrazione. I monopoli capitalisticinon rispettano gli impegni alla riduzionedelle emissioni, e i governi borghesisostengono il loro operato che provocadanni irreparabili all’ambiente. Anche l’Italia imperialista governata daRenzi arriva alla Conferenza sul clima diParigi con la coscienza sporca. Nessunariduzione delle emissioni di gas serra,

nessuna tutela del territorio, soppressionedei controlli ambientali, nessuna carbontax, ma nuove tasse per l’autoproduzione difonti rinnovabili e una politica energeticache favorisce le multinazionali del petrolio.La legge del massimo profitto comporta larapina delle risorse naturali e la produzionedi una quantità indiscriminata di merci.L’inarrestabile accumulazione capitalisticaalimenta i cambiamenti climatici e rende ilpianeta invivibile per l’essere umano. Il capitalismo non è più sostenibile perl’umanità. La Conferenza di Parigi servesolo a perdere tempo. Al più verrà

approvato un inutile accordicchio. Lerisorse stanziate sono irrisorie.Per fermare il cambiamento climatico egarantire il nostro futuro bisogna abbatterequesto sistema agonizzante con larivoluzione sociale del proletariato. Con questo spirito abbiamo partecipato allamanifestazione del 29N, protestando controle criminali politiche capitalistiche chehanno prodotto il cambiamento climatico erivendicando un’organizzazione coscientedella produzione sociale.Leggete l’articolo sui cambiamenticlimatici pubblicato sul nostro sito web!

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Verso una nuova spartizione del mondoCon l’abbattimento di uncaccia russo da parte dellaTurchia il conflitto in Siriascivola verso l’orbita di unanuova guerra fra potenzeimperialiste e capitaliste, chepuò facilmente ampliarsi. L’ “incidente” è stato ilrisultato inevitabile delloscontro fra interessi politici,economici e strategicicontrapposti, all’interno diun’area zeppa di eserciti earmi micidiali. La Siria è diventata il luogodella disputa interimperialista.Dapprima essa è stata condottaattraverso una sporca edevastante guerra civile, in cuifin dall’inizio è stata evidentela longa manusdell’imperialismo e ilsostegno ai suoi vassalli eagenti locali. Quindi si è sviluppatol'intervento esternoimperialista, col pretesto disconfiggere il terrorismo esalvare il popolo siriano.USA, Francia, Russia,Germania vanno a bombardarein Siria, ma ognuno per ipropri sporchi obiettivi.In realtà questa guerra non haalcun legame con gli interessie le aspirazioni del popolosiriano, ma è al servizio diforze reazionarie interne,regionali e internazionali.La guerra in Siria è un aspettodella lotta della borghesiadecrepita, agonizzante e inputrefazione per una nuovaspartizione del mondo e dellesfere di influenza, la rapina

delle materie prime, laconquista delle aree diinfluenza, la spartizione el’asservimento delle “piccole”nazioni. E’ la continuazione dellapolitica di depredamento eoppressione dei popoli conmezzi militari condotta dalle"grandi" potenze e dalle classifondamentali nell'interno diesse. Tutto ciò avviene mentre incampo economico si profilauna nuova disastrosa crisieconomica internazionale cheinasprirà ancor più i già tesirapporti fra potenzeimperialiste e capitaliste.Non culliamoci nell'illusioneche le cose si aggiusteranno.L’infame preparazione di unnuovo macello è inevitabile inregime capitalista! Solo la lotta rivoluzionariadella classe operaia e deipopoli potrà fermare la guerraimperialista e aprire la via a unnuovo e superioreordinamento sociale, senza piùsfruttamento e oppressione deipopoli.

Con questa consapevolezzasmascheriamo le posizioni chepretendono di trovare unagiustificazione a queste guerrein nome della “democrazia”,della ”libertà “ e della “lottacontro il terrorismo”. Denunciamo il tradimentoperpetrato dai capi dellasocialdemocrazia edell’opportunismo cheappoggiano le misureemergenziali, le spese militarie gli interventi armati del“proprio” imperialismo,fomentando la divisione delproletariato e dei popoli perfarli scannarsi fra di loro.Il popolo siriano è il solo a cuispetta, in prima ed ultimaistanza, di decidere dellapropria sorte. Respingiamo ogni interventodella NATO, della Francia,della Russia, della Turchia edell’Italia in Siria e altrove,sotto qualsiasi pretesto ocopertura. Esigiamo il ritiro ditutte le truppe all’estero.Diciamo NO alla politica diguerra, alla reazioneimperialista e al terrorismo

oscurantista e antipopolare!Diciamo NO allo statod’emergenza, allamilitarizzazione vita sociale,alla chiusura delle frontiere.Rigettiamo l’islamofobia e ilrazzismo fomentato dalleforze borghesi e reazionarie,specialmente contro imigranti.Via dalla NATO, basta con lespese militari e la venditadelle armi! Manifestiamo intutte le occasioni la nostracontrarietà alla guerra,costruiamo una grandedimostrazione nazionalecontro le minacce di guerra eper la pace.Costruiamo un ampio Frontepopolare contro l’offensivacapitalista, la reazione politicae i fautori di guerra, a fiancodella lotta di liberazione deipopoli oppressi.Per avanzare su questa strada èpiù che mai necessariocostruire un forte Partitocomunista di classe erivoluzionario. Comunisti,cooperiamo per riuscire inquesto ineludibile compito!

Aderente alla Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML)

Un aereo da guerra russo è statoabbattuto dalla Turchiaall'interno dei confini siriani neipressi di Antakya-Yayladağı. Il presidente e i rappresentantidel governo hanno dichiaratoche l'aereo da guerra russo haviolato i confini turchi per 17secondi e che i russi stavanobombardando i turkmeniBayırbucak nell’area.E' chiaro che la ragione per cuila Turchia ha abbattuto l'aereorusso non è la preoccupazioneper turkmeni Bayırbucak. Il governo dell'AKP non hamosso un dito quando iturkmeni sono stati massacrati ele loro donne rese schiave

dall’IS, non molto tempo fa. La vera preoccupazione delgoverno dell'AKP sono le areeliberate dopo i bombardamentirussi riempite dalle forze Esad ePYD. La Turchia non vuole che leforze Esad e PYD conquistino ilterritorio ai confini siriani,tagliando il suo legame con leforze dell’IS, Nusra e i salafitijihadisti.La vera ragione per la crescentetensione russo-turca – cha haraggiunto l’apice conl'abbattimento dell'aereo russo -è la lotta per il dominio sullaSiria e sulla regione, la lotta peril profitto imperialista.

Tutti le potenze imperialiste e ipaesi reazionari della regionedevono ritirarsi dalla Siria,dall’Iraq e dagli altri paesi dellaregione. Le forze militaristraniere devono ritirarsi e tuttoil supporto alle forze jihadistedella regione deve esserefermato.I popoli della regione sono statiportati alla rovina dai conflittidegli imperialisti e deireazionari. In un quarto di secolo il MedioOriente ha visto milioni dimorti, milioni di emigranti,stupri, demolizione delle città,distruzione dei beni culturali,fame e povertà, e tutto ciò è

stato causato dalle guerre fatteper l’avidità di profitti da partedegli imperialisti.I popoli del mondo e dellaTurchia che vogliono aiutare ipopoli del Medio Oriente,devono sollevare la bandieradella lotta contro gli imperialistie i loro complici.Abbasso gli imperialisti e i lorocomplici!Fuori tutti gli imperialisti e ireazionari dal Medio Oriente!

Selma GÜRKANPresidentessa

Partito del Lavoro (EMEP),Turchia

Gli imperialisti devono ritirarsi dall’area!