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Proletari di tutti i paesi, unitevi! Scintilla Settembre 2018 Numero 91 www.piattaformacomunista.com [email protected] Prezzo: 1 euro Una debolezza economica insormontabile….infrastrutture inadeguate e che cadono a pezzi.... crescente disuguaglianza sociale .... disoccupazione, precariato e povertà che dilagano….decadenza della democrazia borghese….ascesa del razzismo, della xenofobia, del fascismo…. degenerazione politica, ideologica, morale, culturale…. Questo è il quadro dell’Italia odierna, in cui si esprimono fenomeni tipici della situazione mondiale, poiché sorgono e si sviluppano sullo stesso terreno. La crisi che stiamo sperimentando non è una crisi che la classe oggi dominante può gestire e risolvere per svilupparsi a un più alto livello economico, politico e sociale. No, quella odierna è una crisi generale della società borghese in quanto tale, una crisi della struttura e della sovrastruttura in tutti i loro aspetti e dimensioni. Il capitalismo non ha più la forza per riavviare il suo ciclo: se le fasi della recessione e della stagnazione sono ancora ben visibili, quella della espansione non lo è più. Si avvicinano nuovi scossoni economici e finanziari generati dal surplus cronico di capitale, mentre le capacità di manovra della borghesia sono al punto inferiore. Le condizioni per il mantenimento della sua egemonia, della sua capacità di produrre consenso sono seriamente compromesse. La borghesia non è più in grado di riordinare e riformare il mondo, non si può più riprodurre come prima, non crea nuove ideologie “progressive”, non può generare l’aspettativa di un mondo migliore, ma solo pessimismo e mancanza di speranza. Oggi la borghesia condanna le nuove generazioni di proletari ad avere una vita peggiore di quelle precedenti. Ha dunque perso anche la capacità di conquistare durevolmente la classe operaia, la quale – nonostante la sua coscienza sia intorpidita e abbia scarsa fiducia in se stessa – comprende che nel capitalismo non c’è alcuna possibilità di una esistenza degna di questo nome. Lo sconquasso attuale non può essere superato rimanendo nel quadro della vecchia società in disgregazione. I problemi attuali non possono essere risolti con politiche che si pongano l’obiettivo di rimanere nell’orizzonte della produzione e dello Stato borghese, perché questa società ha raggiunto i suoi limiti e le ridotte possibilità di gestione delle sue contraddizioni portano a contraddizioni più gravi ed acute. segue a pagina 2 Il crollo del ponte Morandi a Genova, simbolo del fallimento del capitalismo italiano

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Proletari di tutti i paesi, unitevi!

ScintillaSettembre 2018 Numero 91 www.piattaformacomunista.com [email protected] Prezzo: 1 euro

Una debolezza economicainsormontabile….infrastrutture inadeguate eche cadono a pezzi.... crescente disuguaglianzasociale....disoccupazione, precariato epovertà che dilagano….decadenza dellademocrazia borghese….ascesa del razzismo,della xenofobia, del fascismo….degenerazione politica, ideologica, morale,culturale…. Questo è il quadro dell’Italiaodierna, in cui si esprimono fenomeni tipicidella situazione mondiale, poiché sorgono e sisviluppano sullo stesso terreno. La crisi che stiamo sperimentando non è unacrisi che la classe oggi dominante può gestiree risolvere per svilupparsi a un più alto livelloeconomico, politico e sociale. No, quellaodierna è una crisi generale della societàborghese in quanto tale, una crisi dellastruttura e della sovrastruttura in tutti i loroaspetti e dimensioni. Il capitalismo non ha più la forza per riavviareil suo ciclo: se le fasi della recessione e dellastagnazione sono ancora ben visibili, quelladella espansione non lo è più. Si avvicinanonuovi scossoni economici e finanziari generatidal surplus cronico di capitale, mentre lecapacità di manovra della borghesia sono alpunto inferiore. Le condizioni per ilmantenimento della sua egemonia, della suacapacità di produrre consenso sonoseriamente compromesse. La borghesia non è più in grado di riordinaree riformare il mondo, non si può piùriprodurre come prima, non crea nuoveideologie “progressive”, non può generarel’aspettativa di un mondo migliore, ma solopessimismo e mancanza di speranza. Oggi la borghesia condanna le nuovegenerazioni di proletari ad avere una vitapeggiore di quelle precedenti. Ha dunqueperso anche la capacità di conquistaredurevolmente la classe operaia, la quale –nonostante la sua coscienza sia intorpidita eabbia scarsa fiducia in se stessa – comprendeche nel capitalismo non c’è alcuna possibilitàdi una esistenza degna di questo nome.Lo sconquasso attuale non può esseresuperato rimanendo nel quadro della vecchiasocietà in disgregazione. I problemi attualinon possono essere risolti con politiche chesi pongano l’obiettivo di rimanerenell’orizzonte della produzione e dello Statoborghese, perché questa società ha raggiuntoi suoi limiti e le ridotte possibilità di gestionedelle sue contraddizioni portano acontraddizioni più gravi ed acute.

segue a pagina 2

Il crollo del ponte Morandi a Genova, simbolo del fallimento del capitalismo italiano

Unire le resistenze contro ungoverno razzista e antioperaio

2 settembre 2018

Al centro dell’offensiva politico-mediatica del governo in questimesi c’è stata la persecuzionesistematica dei migranti, di chi lisoccorre, di chi li difende. Questo è stato il suo principale“impegno”, cioè il lerciumepolitico borghese realizzatosulla pelle dei “dannati dellaterra”, che lo ha caratterizzatoe contraddistinto a livellonazionale e internazionale. Salvini, massimo interprete dellaschifosa politica razzista, hadegli obiettivi politici. Agita un’emergenza inesistente(il numero dei migranti sbarcatiè sceso del 76% nell’ultimoanno), per deviare l’attenzionedai problemi economici, fardimenticare le tante promessefatte e rafforzare il suo partitoin vista delle elezioni europee.Il razzismo di Stato promosso eattuato dal governo M5S-Lega,approfondendo il solcotracciato dal PD di Renzi eMinniti, si è tradotto in criminimostruosi quali l’aumento delnumero dei morti in mare; lanegazione del soccorso e dellecure mediche ai naufraghi e lachiusura dei porti italiani allenavi che li traggono in salvo; ilsequestro dei migranti a bordodelle navi; il respingimentocollettivo dei migranti in Libiacon la complicità con gliassassini della guardia costieralibica; la denigrazione, laminaccia e il sabotaggio deisoccorritori; il raddoppio delnumero degli internati nei lagerlibici; la creazione di un regimedi persecuzione razzista. Ciò dimostra una volta di piùche le stragi (in tutte le loroforme), le discriminazioni, la

negazione dei diritti umani,sono politiche propriedell’imperialismo. In questocaso quello italiano, che perlungo tempo si è nascostodietro l’ipocrisia delle“operazioni umanitarie”. Il clima di odio razzista istigatodal governo determina anche ilcontinuo tiro al bersaglio ailavoratori immigrati e ai rom, leronde infami messe in atto daivigliacchi nazifascisti.Attenzione però: l’obiettivodella politica razzista non sonosolo i migranti che scappanodalla fame e dalle guerregenerate dall’imperialismo. L’attacco riguarda tutti iproletari, nativi e immigrati.Quando un settore della nostraclasse viene minacciato,aggredito e represso, è l’insiemedella classe che subisce il colpoe una maggiore divisione.Anche quei settori che almomento non vengono colpiti eche vengono spinti a schierarsicontro i proletari più deboli ericattabili, vittime delsupersfruttamento, delcaporalato, etc. Domani toccherà a loro subire icolpi del capitalismo che vuolepeggiorare le condizioni di vitae di lavoro di tutti i lavoratori.Esattamente il contrario diquello che afferma il trogloditaSalvini!Ma quali “risultati” ha avuto lacinica e criminale politicagovernativa? Nessun risultato nei confrontidegli altri banditi imperialisti ecapitalisti che tengono chiuse lefrontiere e non voglionosentire parlare di“ricollocazione”.

Fallimento completo neltentativo di spostare leposizioni della UE, poichénessun accordo è statoraggiunto o è in vista.Conte, Salvini e Di Maiovendono come grandiconquiste le solite balle. Lasciano affogare in massa imigranti per ottenerne iltrasferimento di poche decine;stringono accordi con i piùinfami regimi reazionari che nonvogliono prendersi nemmenoun migrante; fanno i bulli con imigranti e le ONG, ma siguardano bene di mettere conle spalle al muro i governi diFrancia e Germania, di rompereil cerchio delle loro frontiere.Spietati con i dannati dellaTerra, arrendevoli con lepotenze più forti: eccol’attitudine dei teppisti politicigiunti al potere grazie alfracasso dei riformisti. Che l'Italia abbia oggi un “pesomaggiore” in Europa è unamenzogna: la borghesia italianasul piano dei rapporti con lealtre borghesie è più isolata emarginalizzata di prima. Inoltre,il governo, conducendo unapolitica egoistica, stupida eferoce contro i migranti,calpestando brutalmente ildiritto internazionale eumanitario, si allinea con leforze più reazionarie e piùimperialiste a livello mondiale.La politica del governo Salvini-Di Maio, non è solo antioperaiae antipopolare, è ancheantinazionale, perché contrariaagli interessi del popolo italiano,che ha bisogno di lavoro, dipace, di libertà, non di odio, direspingimenti, di sequestri, dischifosi baratti.Questa politica distrugge lelibertà e i diritti conquistati conil nostro sangue; cancella ilpatrimonio di solidarietàespresso dalle masse popolariche hanno accolto, vestito,sfamato migliaia di migranti erifugiati per anni; ferisce eavvilisce i sentimenti difraternità del popolo italianoverso gli altri popoli; apre allaborghesia le porte del fascismo. Quale interesse nazionale puòspingere a chiudere i porti enegare accoglienza a chi fugge

dagli orrori della fame e delleguerre per cercare lavoro elibertà? A far morire affogatimigliaia di migranti? A stipulareaccordi con i clan malavitosidella Libia per farli rimanerenell’inferno dei lager? Eppure oggi un miserabilegoverno di irresponsabili, con lasua stolta e criminale politicanon solo compie infami delitti,ma peggiora le condizioni ditutti i lavoratori, determinagravi conseguenze nei rapporticon altri popoli e ci espone aseri rischi, poiché sta facendodell’Italia il battistrada dellaaggressione imperialista ai paesidominati, mentre continual’asservimento agli USA, alla UE,ai sionisti e al Vaticano. La politica di Salvini e Di Maioporta alla rovina il paese, perchéè una politica interna einternazionale di odio, diviolenza, di intrighi con altribanditi imperialisti e cricchemafiose. Questo governo non puòrivitalizzare il capitalismo nèarrestare la crisi delle classimedie, ma solo creare il terrenosu cui si saldano gli elementiborghesi più reazionari e avidi.Il proletariato del nostro paesepuò e deve mettere in crisi ilgoverno populista lottando perl’occupazione, il salario, lariduzione d’orario, l’abolizionedelle controriforme (Jobs Act,legge Fornero, etc.). E’ necessario unire le resistenzea questo governo dellamenzogna e della reazione conuna vera e propria lotta dimassa sulla base di unapiattaforma comune, imperniatasulle esigenze vitali eimprorogabili degli sfruttati edegli oppressi dal capitale. Non sono i falliti riformisti, nonsono gli intellettuali che peropportunismo tacciono quasi inblocco, a poterlo fare. Solo la classe operaia e ilavoratori sfruttati possonoseguire questa via attuandol’unità di lotta contro ilcapitalismo e vibrando colpivigorosi ai suoi servi populisti,razzisti e fascisti per impedireche si rafforzino e aprire così lavia all’alternativa di potere.

L’ordine capitalistico haconcluso la sua funzione storicadi sviluppo delle forzeproduttive ed è divenutocontraddittorio con la suastessa esistenza. I rapporti di proprietà e diproduzione borghesi sonocatene che soffocano la società,gettandola nel disordine e nelcaos. Bisogna distruggerli con larivoluzione sociale del

proletariato, premessadell’azione di liberazionedell’umanità. Preparare questa rivoluzioneper i comunisti e gli operaid’avanguardia significa oggicompiere passi in comune performare concretamentel’embrione del Partito che ladirigerà, ricominciando adunire il socialismo scientifico almovimento operaio.

continua dalla prima pagina

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Sotto il pomposo titolo di“Decreto dignità” è statoemanato il primoprovvedimento economico delnuovo governo, che ilparlamento ha trasformato inlegge. Il clamore sollevato dallastampa e dai politicantiborghesi su questa legge èartificioso e interessato: nessundanno potrà venire al capitalenazionale e multinazionale dallemisure in esso contenute. Al contrario, sono i proletari adessere penalizzati, mettendo inluce il carattere filopadronaledel governo in carica. Non c’è nella legge nessunamisura a favore del lavorostabile e garantito, a tempoindeterminato, che invece vienedisincentivato. Nessun serio contrasto allamolteplici forme di precarietà,che rimangono tutte in piedi epersino estese come i contrattia termine (che passano dal 20 al30% dei dipendenti). L’articolo 18 resta soppresso,alla faccia della dignità dellavoro. Nulla per evitare la perdita dialmeno 80.000 posti di lavoro in10 anni per effetto di una leggeche non contraddice, ma seguela logica del Jobs Act di Renzi. Ridicole per le multinazionali le"penalità" previste in caso didelocalizzazione, se mai sarannoapplicate. Il protezionismogiallo-verde si guarda bene dalprevedere l’esproprio delleaziende che hanno incassatomiliardi di incentivi e

agevolazioni statali per poiandarsene, mettere gli operai inCig o licenziare. In assenza diobbligo del mantenimento deilivelli occupazionali e salarialianche questo bluff ricadrà sullespalle degli operai. L’approvazione stessa dellalegge nella sua forma definitivaè la dimostrazione che ipopulisti piccolo-borghesi noncontano nulla dinanzi agliinteressi costituiti ed alla forzadella classe dei capitalisti.Prova ne è la reintroduzione deivoucher nelle campagne, nelsettore del turismo e negli entilocali, a beneficio di chi sfrutta asangue giovani e migranti conmezzi indegni e truffaldini. Questa legge arreca un gravedanno solo ai lavoratori, poichéfa apparire le tante forme dilavoro precario non per ciò cheesse sono, cioè uno strumentoutilizzato dal capitale persfruttare a sangue e dividere ilavoratori, per intralciare losviluppo del fronte comunedella lotta classista, ma comedelle formule contrattuali dellequali bisogna solo correggerequalche abuso (lo stessomeccanismo viene replicatosulle slot e i gratta e vinci).Mentre le catene che avvinconoi lavoratori, consegnandoli allosfruttamento aperto e senzaveli dei capitalisti, si fannosempre più strette, la politicasindacale conciliatriceapprofitta della legge indegnaper rilanciare la concertazione. I riformisti e i bonzi sindacali sisono distinti per

l’apprezzamento delle “misureinteressanti e condivisibili”contenute nella legge voluta daDi Maio. Sostengono il governoattraverso il sabotaggio di ognitentativo di organizzazionedella lotta per le esigenze easpettative più sentite fra ilavoratori e i disoccupati, unicavia per mettere alle corde ipopulisti a partire dalle lorostesse promesse elettorali.Da parte loro, certi sindacalistidi “base”, si accontentano dellebriciole, contribuendo a illuderee smobilitare i lavoratori.La borghesia stretta dalla lottasenza esclusione di colpi per imercati, per le sfere d’influenza,dalla caduta tendenziale delsaggio di profitto, avanzasempre più sulla strada dellareazione, della militarizzazionedell’economia e di nuove guerreimperialiste. Non maschera lasua intenzione di aggravare lecondizioni economiche e socialiin cui versano le masselavoratrici, né di perseguiredisegni autoritari e di vendettacontro i proletari combattiviche non intendono restaresilenziosi e sottomessi dinanzial suo dominio di classe.Dopo le elezioni ha trovato nelgoverno Salvini-Di Maio ilmezzuccio per tirare avantinella crisi economica, sociale,politica e istituzionale checorrode le basi del suo potere.Una soluzione chiaramente didestra, reazionaria, perché laborghesia è obbligata dal suodeclino, dalla mancanza diqualsiasi prospettiva di ripresa

(e dal rischio imminente di unanuova crisi), dalle guerrecommerciali e da quella inpreparazione per il riparto delmondo, a liquidare le libertàdemocratiche, a reprimere lelotte dei lavoratori sfruttati.Non conosce altre vie oltre lacompetizione sfrenata di tutticontro tutti, il rilancio delprotezionismo, dellosciovinismo, del militarismo,delrazzismo, del fascismo, in vista dinuovi scontri su scala più ampia. Gli operai raggirati dallepromesse di “cambiamento”vedranno spalancarsi dinanzi aloro l’abisso nel quale li si vuoletrascinare, se alla lotta fratricidacontro altri lavoratorialtrettanto sfruttati, ma con lapelle d’un altro colore o unadiversa lingua, non opporrannola difesa intransigente dei propriinteressi di classe contro ipadroni d’ogni nazionalità econtro i governi che ne curanogli affari.Più forte che mai deverisuonare lo slogan delManifesto del Partitocomunista: “Proletari di tutti ipaesi, unitevi!”. Bisogna sviluppare l’unità e lalotta di classe tra i lavoratorid’ogni nazionalità, di ogni paese,poiché soltanto così potremorisalire la china. Bisogna formare il partitoindipendente e rivoluzionariodel proletariato per dirigerequesta lotta verso i suoi scopi:la rivoluzione del proletariato el’abolizione dello sfruttamentodei lavoratori.

Una legge indegna che estende laprecarietà e aumenta la disoccupazione

Come sarà superato il parlamentarismo borghese?Hanno suscitato scalpore leaffermazioni di DavideCasaleggio del M5S, secondocui iI superamento dellademocrazia rappresentativa,dunque del parlamento, èinevitabile tra qualche lustro. Che il parlamento borghese,strumento della borghesia permascherare il suo dominio diclasse sulle grandi masse, siastoricamente (ma non ancorapoliticamente) superato èpalese. Lo scopo di Casaleggio, il gurudella falsa democraziainformatica, non è però losviluppo della partecipazione

attiva dei lavoratori, ilsuperamento rivoluzionario delparlamento borghese, ma il suocontrario: la liquidazione dellademocrazia parlamentare perrafforzare il potere esecutivoborghese ed eliminare “lacci elacciuoli” per i padroni.L’alternativa al parlamentoborghese, che nella nostraepoca è uno strumento dimenzogne, di inganni, dichiacchiere snervanti, diviolenze e di privilegi, non ècerto la “piattaforma Rousseau”adottata dal M5S o il sorteggiodei deputati proposto da Grillo. Saranno gli organi del potere

proletario, i consigli, chedistruggeranno le istituzionistatali borghesi, le quali sonoincompatibili con il nuovoordinamento sociale chesorgerà dalla rivoluzionesociale. La soluzione leninista delrapporto dei comunisti con ilparlamento borghese è quellodella partecipazione allecampagne elettorali e della suautilizzazione rivoluzionariacome mezzo per aiutare lemasse a far saltare con la loroazione rivoluzionaria lamacchina dello Stato borghesee lo stesso parlamento.

Agitazione rivoluzionaria dallatribuna parlamentare,smascheramento sistematicodei nemici di classe, diffusionedella propaganda comunista perrisvegliare, mobilitare eorganizzare le masse lavoratrici,specie quelle più arretrate:questi sono i compiti che ilpartito comunista per cuilottiamo si dovrà prefiggere disvolgere, osservando tutta unaserie di condizioni, finché larivoluzione e la dittatura delproletariato non getteranno ilparlamento borghese nell’unicoposto che gli compete:l’immondezzaio della Storia.

La nascita del governo M5S-Lega Nord è avvenuta in unafase di acutizzazione dellecontraddizioni interimperialiste,fra cui la contraddizione tra gliUSA e l’UE (principalmente laGermania). Nella lotta che si è svolta pervarare questo governopopulista di colazione, neicondizionamenti esterni e negliequilibri interni, nella scelta deipersonaggi che lo compongono,si sono riflessi i rapporti fra legrandi potenze in rivalità fra diloro per l’egemonia mondiale. Ciò significa che non possiamovedere il difficile parto delgoverno diretto dal prestanomeConte al di fuori di un’aspracontesa internazionale, data laposizione che riveste il nostropaese in Europa e nelMediterraneo. Chi ha vinto in questa disputa?Evidentemente gli USA diTrump, che hanno lavorato perfavorire l’intesa “giallo-verde” eoggi possono contare su ungoverno italiano che funzionacome un grimaldello perscardinare l'UE a guida tedesca,loro potente concorrentecommerciale. Gli elogi sperticati di Trump aConte al fallimentare vertice delG-7 di Charlevoix e ledichiarazioni rilasciate dopol’incontro del 30 luglio alla Casa

Bianca dimostrano che l’Italia èil vassallo più utile agli USA inEuropa.D’altronde, i capi politici delgoverno gialloverde sononotoriamente legatiall’imperialismo nordamericano,oggi diretto dall’ala piùreazionaria della borghesiamonopolistica.Ricordiamo i viaggi negli USA diDi Maio del maggio e delnovembre 2017 per creare lecondizioni della vittoriaelettorale; ricordiamo le suedichiarazioni sulla NATO (“colpresidente Trump la pensiamoallo stesso modo'') e sulle tassealle imprese per accreditarsi agliocchi del miliardario sciovinistadella Casa Bianca.Ma è soprattutto Salvini chevanta uno stretto rapporto conl’estrema destra americana cheè al potere. E’ noto l’incontro fra Salvini eDonald Trump nell’aprile del2016, a margine di un comizioelettorale a Philadelphia. Poi c’è stato quello dell’8 marzo2018 a Milano, con SteveBannon (l’ex stratega di Trump)nel quale il neonazista yankee haconvinto il suo degno compareSalvini a realizzare l’alleanza conil M5S per dimostrare che ilpopulismo poteva governarenell’UE. Dopo le elezioni, il 21 marzo,

Salvini e l’amerikano Giorgettisono stati i primi ad esserericevuti all’ambasciata USA aRoma (la precedenza non ècasuale). "Trump argina la prepotenzatedesca": basta questadichiarazione dell’attualeministro di polizia per capire alservizio di chi sta e che ruologioca il capo leghista.Anche su una questione diprimaria importanza comel’accordo sul nucleare iranianoSalvini sta con gli Stati Uniti eIsraele, mentre sulle sanzioni aMosca esprime una posizionedifferente - ma solo a parole,perché non può permettersi diandare oltre - in quantorappresentante degli interessieconomici della piccola e mediaindustria del nord.L’importanza che il falco Bannonaccorda al governo populistaitaliano, e soprattutto a Salvini,è significativa: “il leader dellaLega rappresenta il Nord,ovvero tre quarti del Pilnazionale…. se Salvinigovernerà con i cinquestellesarà lui la forzatrainante….l’Italia è il centropolitico del mondo”. L’appoggio dell’estrema destraUSA al governo italiano e ainazional-populismi europei (lostesso Bannon sta mettendo inpiedi un “movimento” per

formare un “supergruppo” nelprossimo parlamento europeo,indicazione subito raccolta daSalvini, Orban, Farage, Le Pen,etc.) ha un obiettivo preciso:indebolire la tenuta della UE, giàcompromessa dalle suecontraddizioni interne.Per gli USA poter disporre inItalia, anello debole dell’UE deimonopoli, di un governopopulista che mette indiscussione da destra i trattatieuropei è un gran vantaggio. Da parte sua il governo Salvini-Di Maio non sta certodeludendo i padrinid’oltreoceano che locontrollano strettamente. Le posizioni sostenute neivertici UE, sulla ratifica deltrattato CETA, sulla politicamigratoria, l’appoggio agli USAsulle missioni e le spese militari,sul gasdotto TAP, le continuetensioni con Bruxelles, con laFrancia e la Germania, etc.parlano chiaro: Roma èl’apripista della destraamericana nella lotta perdestabilizzare e disarticolarel’UE a guida tedesca, finalizzataal mantenimento dellasupremazia mondialestatunitense. La situazione politica creatasi inItalia fa comodo anche a Putinche può inserirsi in questa lottafra USA e UE per conquistarespazi, influenza e spostareequilibri.In Europa si preannuncianoconflitti furibondi. Il governoitaliano li sta fomentandogiorno dopo giorno, non persostenere “interessi nazionali”,che la borghesia ha da un pezzoabbandonato, ma per fare dacavallo di Troia a Trump.All’interno di questa contesaanche il progressivo degrado eimbarbarimento del paese hauna sua logica.La classe operaia del nostropaese per non finire schiacciatanella lotta fra gli USA e i suoirivali, per non pagarne perintero il prezzo, per non essereportata alla rovina, perriprendere la marcia verso i suoiobietti immediati e storici devericonquistare la sua completaindipendenza ideologica, politicae organizzativa. Questo significa soprattutto unacosa: Partito comunistamarxista e leninista!

settembre 20184

Il governo giallo-verde è al serviziodell’estrema destra statunitense

Un disastro lungamente annunciato, quello delviadotto Polcevera. Carenze di progettazione, degradodei materiali di costruzione, flussi e carichi di trafficosuperiori a quelli previsti, manutenzione parziale,sottovalutazione dei rischi, allarmi ignorati….Dopo la morte di decine di operai, lavoratori, giovani,cittadini italiani e stranieri, con centinaia di proletarisfollati e decine di migliaia di posti di lavoro a rischio,abbiamo sentito i ministri giallo-verdi annunciare larevoca della concessione delle autostrade ai Benettone parlare di piani di ammodernamento. Ormai li conosciamo: sono solo “chiacchiere etwitter”. La loro natura e la loro politica piccoloborghese impediscono di toccare gli interessi deimonopoli che si ingrassano con gli accordi segreti diStato e i pedaggi da rapina. Al massimorevocheranno qualche km. di concessione esistemeranno una decina di ponti sui diecimila darevisionare. I capi di M5S e Lega Nord non possono realizzarealcun piano straordinario di manutenzione esostituzione delle infrastrutture fatiscenti perché nonhanno alcuna intenzione di toccare i profitti deimonopoli, i capitali, le ricchezze e le rendite

parassitarie. Vogliono solo difendere i privilegi delleclassi proprietarie e quelli delle loro consorterie, comecoloro che li hanno preceduti. Spietati con i migranti,si inginocchiano davanti i monopolisti. Genova e il paese continueranno a subire leconseguenze dell’economia e della politica impostadal capitale finanziario e dai suoi governi cheutilizzano le tasse pagate dai lavoratori non per iservizi e la sicurezza sociale, non per le pensioni e itrasporti pubblici, ma per pagare il debito salito allestelle con i salvataggi statali delle banche e perfinanziare le missioni di guerra.Per uscire dal declino irreversibile del capitalismoitaliano – di cui il crollo del viadotto è solo un aspetto- non servono le chiacchiere e le promesse a vuoto. Mentre esigiamo l’adozione immediata di tutte lemisure necessarie ad alleviare le sofferenze deilavoratori genovesi, da finanziare con gli enormiprofitti di Atlantia, ribadiamo che la sola via di uscitadal disfacimento della società borghese sta nellacollettivizzazione dei principali mezzi di produzione,delle banche, dei mezzi di trasporto e dicomunicazione, delle strade e delle ferrovie, dellaterra e del sottosuolo, delle acque.

Genova, disastro di Stato

Stragi di braccianti per il profittoGli incidenti stradali nelFoggiano che ai primi di agostohanno provocato due stragi dioperai agricoli ammassati neifurgoni, dopo una dura giornatadi raccolta nei campi dipomodoro, sono il prodotto dicondizioni di lavoro e ditrasporto bestiali, funzionali almassimo profitto degli agrari edei capitalisti dell’industriaalimentare che determinanoprezzi, modalità di coltivazione,raccolta e ritiro dei prodotti. Il business dei bracciantiimmigrati, operai supersfruttati,con salari spesso a cottimo chenon superano i 30 eurogiornalieri per 12 ore di lavoro,rende circa 5 miliardi di eurol’anno (con circa 2 miliardi dievasione contributiva) e incideper quasi un quinto delplusvalore generato nella filieraagro-industriale. Per produrre questo plusvalorese non si crepa di fatica neicampi, si crepa per strada.Infatti, il trasporto degli operaie delle operaie (le più sfruttate,con salari ulteriormente ridottidi un 20%), sia italiani siastranieri, è in mano alcaporalato che si arricchiscesulla loro pelle, lucrando sulmisero salario e facendoliviaggiare a pagamento comebestie su furgoni fatiscenti,mettendo a rischio la loro vita. Lo Stato borghese, il governocentrale e gli enti localiconoscono bene il fenomeno,ma con la complicità dei vertici

sindacali fanno poco o nulla percombatterlo, perché organicoagli interessi dei grandi e mediimprenditori agricoli e degliindustriali, veri responsabilidelle condizioni infernali in cuivivono e muoiono i braccianti. Abbiamo assistiamo al solitoipocrita coro di critica delcaporalato, un sistema direclutamento, mobilità econtrollo della forza-lavoro aprezzi stracciati che lo Stato hasempre favorito (ad es.affossando il trasporto pubblicoe chiudendo entrambi gli occhisu quello che avviene nellestrade e nei campi), mentrenemmeno una parola è stataspesa contro i padroni che loutilizzano a piene mani. Il governo del peggioramentoutilizza a piene mani il razzismoper dividere gli sfruttati eaizzare la “guerra fra poveri”,accusando gli operai immigratidi rubare il lavoro agli “italiani”,quando a rubare tutti i giorni ilplusvalore sono i padroni.La “trovata” di Salvini diabbattere i ghetti degliimmigrati getterà questilavoratori ancor più nelle manidei caporali e della mafia. Perché avviene tutto questo?Perché c’è una precisa volontàpolitica di facilitarel’ottenimento del maggiorprofitto possibile in un settore abassa composizione organica dicapitale, esposto ai ribassi deiprezzi e alla concorrenzainternazionale, attraverso il

supersfruttamento (i salari sonocirca la metà dei quelli minimi, lagiornata lavorativa è prolungataal massimo), l’assenza di tutele ediritti, le discriminazioni, illavoro nero, gli accordi fuori daqualsiasi contrattazione. I sedici braccianti africani mortinel foggiano si aggiungono allungo elenco di vittimedell’infernale meccanismocapitalistico (più di 600 omicidisul lavoro da gennaio), che nonpuò essere “corretto” con le

ricette ciarlatanesche di cui siriempiono la bocca i politicantiborghesi e i sindacalisticollaborazionisti, ma soloabolito con la rivoluzioneproletaria e la socializzazionedei principali mezzi diproduzione e della terra. Perciò rinnoviamo l’impegno dilotta contro questo sistemacriminale, assieme agli operai ditutte le nazionalità che hannoscioperato e manifestato inPuglia rivendicando i loro diritti.

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Nella conferenza stampa del 23agosto, Di Maio, come il peggioravvocato Azzeccagarbugli, hadetto: “la gara è illegittima, manon si può annullare”. Così si èscaricato di ogni responsabilitàsulla vertenza ILVA.Qualche ora dopo, per pauradella rabbia operaia, harassicurato che seguiràpersonalmente la trattativa.Incompetenza o disegno voluto(ricordiamo che il “contratto digoverno” prevede di fatto lachiusura dello stabilimentotarantino)?Il ricatto padronale suoccupazione, salario e diritti,così come il risanamentoambientale continuano a

restare irrisolti. Il governo,invece di inchiodareArcelorMittal, prende tempo, fail gioco della multinazionale,indebolisce gli operai e con ciòla possibilità di una soluzionepositiva della vertenza. La verità è che se le coseandranno avanti così chirimarrà fregato saranno glioperai. A settembre finiranno isoldi degli ammortizzatori e sitroveranno a dover scegliere frala fame e un accordo conmigliaia di licenziamenti, tagliodei salari e dei diritti.Il governo si sta dimostrandodel tutto insensibile agliinteressi degli operai e dellapopolazione.

Un recente articolo di“Scintilla” si intitolava “ILVA:basta chiacchiere, ci vuole lalotta!” Questa indicazione èancora più attuale e urgente.Contro il volere dell’azienda,contro il governo i capisindacali che si limitano achiedere incontri a Di Maio e agiocare al ribasso (“meglio pocoche niente”), invece di metterein piedi immediatamente losciopero, occorre che la classeoperaia riprenda la lotta dura edeterminata, senza aspettareche il cappio si stringa al collo.La sola via di uscita è laribellione di massa, lo scioperodi tutti gli operai del gruppo edell’indotto contro compratori,

governo, enti territoriali evertici sindacali, che può fare dasprone anche agli operai dellealtre fabbriche.Dobbiamo costruire losciopero generale nazionalecontro i licenziamenti, lepolitiche di sfruttamento, dimiseria e disoccupazione,contro i progetti di divisione edi discriminazione deilavoratori, portati avanti daipadroni e dai lororappresentanti. Solo in questo modo saràpossibile salvare il posto dilavoro, avere un salario decente,uguali diritti per tutti gli operaie la tutela della salute edell’ambiente.

ILVA: la soluzione è la ribellione operaia

Ma noi operai cosa guadagnamodalla guerra Di Salvini e Di Maiocontro gli emigranti ?Redazione di Operai Contro,Da diversi giorni seguo le notizie della nave diciotti. Più di 150emigranti sono stati sequestrati e vengono usati per ricattarel’Europa.Salvini e Di Maio dichiarano che la loro guerra contro gli emigrantiè fatta per difendere noi italiani.Io sono un operaio del 3 livello. Prima del governo M5S-Lega il miosalario netto era di 1000 € al mese. Con il governi M5S-Lega il miosalario non è cambiato. Il padrone con il governo Pd ci minacciava dilicenziamento se non sgobbavamo. Con il governo M5S-Lega lamusica non è cambiata.Ho 55 anni e dovrò andare in pensione forse a 67 anni. Salviniprometteva che se andava al governo la prima cosa che avrebbe fattoe abolire la Legge Fornero.La promessa era solo fumo.Di Maio aveva promesso di eliminare il Jobs act, ma anche lui hadimenticato.Per farla breve Salvini e Di Maio continuano a non fare niente pernoi operai.La guerra contro gli emigranti Salvini e Di Maio la fanno per loro eper i padroni.Un operaio

Da “Operai Contro”, Numero 25 del 25 agosto 2018

6 settembre 2018

Quale futuro per gli operai FCA?A luglio è morto SergioMarchionne, il managerintegrato nell’oligarchiafinanziaria che è stato per 14anni il salvatore dei profitti dellafamiglia Agnelli, lo spietatoestorsore del plusvalore creatodal lavoro non pagato deglioperai, il buttafuori deisindacalisti combattivi e ilcompratore deicollaborazionisti che hannoappoggiato i suoi piani.La borghesia lo ha qualificatocome “un gigante”. Senzadubbio è stato un campionedello sfruttamento e delcomando capitalistico, che sonotanto più feroci quanto più sisviluppa la produzione su largascala.Con la nomina del nuovo a.d.Manley, che viene dalla Chrysler,è prevedibile che FCA se neandrà sempre più verso gli USAdove il marchio Jeep vienemaggiormente prodotto evenduto. Lo spostamento dellaproduzione dall’altra partedell’Atlantico sarà anche unaconseguenza della politica diTrump, che condiziona lastrategia dei monopoliproduttori di autovetture, La minaccia del presidentenordamericano di mettere unatassa del 25% sulle vetture chearrivano negli USA dall’Unioneeuropea non può essereignorata dalla famiglia Agnelli,pena la perdita di ingentiprofitti.A ciò va aggiunto un altrofattore: la strategia di FCA è

sempre più centrata su SUVJeep, auto di lusso Maserati eauto “premium”. I verticiaziendali hanno capito che nonpossono battere la concorrenzadi monopoli come Volkswagen,Renault, Ford, Toyota, in unmercato automobilistico comequello europeo che è semprepiù saturo a causa dellasovrapproduzione cronica edella riduzione del potered’acquisto dei lavoratori. Persopravvivere puntano su auto dialta gamma dai volumi divendita inferiori.L’ennesimo piano industrialeFCA non offre alcuna certezzaper il futuro degli stabilimentiitaliani e nessun dettaglio sutempi e luoghi di produzionedei nuovi modelli. Non è difficile prevedere lafermata a breve dellaproduzione della Fiat Punto aMelfi, e lo stop dell’Alfa RomeoMito a Mirafiori, perconcentrarsi sulla produzionedi un SUV Maserati. Forse a Pomigliano (vediarticolo specifico) si produrràun piccolo SUV Jeep. La produzione di Panda e 500finirà in Polonia, dove il prezzoorario della forza-lavoro è circaun terzo di quella italiana. A Melfi una volta eliminata laPunto, rimarrà la Renegade, mabisognerà vedere con qualivolumi produttivi. A ciò si aggiunge l’addio aldiesel che viene prodotto aPratola Serra e a Cento, mentrela 500 elettrica è ancora unsogno.

Praticamente in Italia nonverranno più prodotte utilitariecon il marchio Fiat. La finedell’era Marchionne segnaanche l’epilogo di un processoiniziato da decenni checomporterà riflessi devastantisul piano occupazionale in tuttele fabbriche, non solo Mirafiorie Pomigliano. Si prospettano cassaintegrazione a go-go elicenziamenti che diverrannomassivi quando scoppierà lanuova crisi. Altro che la piena occupazionepromessa da “Marpionne”!Quale risposta mettere incampo? La forza di Marchionne e diFCA negli ultimi anni si è basatasulla debolezza e sulla divisionedegli operai, favorite daicollaborazionisti politici esindacali.Questo significa che nellamisura in cui si svilupperà lamobilitazione e il fonte unico dilotta degli operai sarà molto piùdifficile per FCA far passare ilsuo piano antioperaio.Sosteniamo perciò l’azionecomune dal basso, realizzatasulla base della difesaintransigente degli interessi edei diritti degli sfruttati. La solidarietà e l'unione sononecessità assoluta per gli operaidinanzi a cui sta il capitalemonopolistico. Smascheriamo tutti coloro chevi si oppongono, svigorendo lalotta operaia e dividendo ilavoratori per aiutare icapitalisti.

Non bisogna aspettare che calila mannaia. Nemmeno èpossibile nutrire illusioni suFCA e sui sindacati complici.Tanto meno ci si può fidare diun governo nazional-populistaspudoratamente asservito aipadroni, che oggi onora il suomanager preferito.Bisogna ripartire al più prestocon le assemblee e gli sciopericontro l’intensificazione dellosfruttamento, per forti aumentisalariali e condizioni lavorativemigliori, per la riduzionegeneralizzata dell’orario dilavoro, per la difesa dei posti dilavoro stabili in tutte lefabbriche, contro i licenziamentidi massa e quelli politici (v. lavicenda dei cinque operai FCAdi Pomigliano rei di averdenunciato le politiche FCA). Questa lotta riguarda l’interaclasse operaia, che con essariprenderà fiducia nella suaenorme forza e nella giustezzadei suoi scopi: l’abolizione dellaschiavitù salariata e lasocializzazione dei mezzi diproduzione, per farla finita conlo sfruttamento, l’oppressione,la miseria, le guerre di rapina.Perciò diciamo che è semprepiù necessaria una direzionepolitica che sostenga nella lottagli interessi comuni degli operai,portandovi la coscienza diclasse: il partito indipendente erivoluzionario degli operai. Tutti i proletari avanzati, acominciare da quelli della FCA,possono e debbono dare unimportante contributo inquesto senso.

Pomigliano: ancora cassa integrazioneMarchionne ha lasciato il suoultimo regalo agli operai diPomigliano. Insieme al funeraledel “manager del secolo” è statafirmata l’ennesima proroga di12 mesi della cassa integrazioneper i 4600 operai diPomigliano. L’obiettivo sarebbe lariorganizzazione dellostabilimento in preparazionedell'investimento per la nuovaproduzione che verrà assegnataallo stabilimento.Ciò con buona pace di queglisventurati operai che lo hannopianto, e che ora, insieme adalcuni ex sindacalisti “di base”

non trovano di meglio cherivolgersi al governo populista. A chi pone la questione “oravedremo con chi sta Di Maio”diamo subito la risposta: stacon i padroni.L’accordo sulla cassaintegrazione è stato firmato datutti i sindacati confederali eMinistero del lavoro, cheassicurano che la produzionedella Panda fino al 2022, puòsalvare la fabbrica e garantire ilcompleto recuperodell’occupazione. Ma nessuno di questi inganna-operai può offrire garanzie.L’ennesimo piano industriale

FCA non offre alcuna certezzaper il futuro di Pomigliano edegli stabilimenti italiani enessun dettaglio su tempi eluoghi di produzione dei nuovimodelli.Al momento “tutti a casa” invista dello smantellamento,mentre si cerca di impedirequalsiaisi protesta. Il climapeggiorato dopo la sentenzadella Cassazione che haconfermato il licenziamento dei5 operai FCA ed estesol’”obbligo di fedeltà” ad aspettiesterni alla produzione. Lo Stato borghese ha messo iltimbro sui licenziamento politici

voluti da Marchionne. E’ unchiaro segnale di una strettarepressiva che la borghesia staimprimendo per bloccare laripresa delle lotte . Dunque la questione nonriguarda solo i 5 compagnilicenziati, ma tutti coloro chelottano, tutta la classe operaia,che per uscire dall’angolo hauna sola strada da imboccare:abbandonare le residuesperanze nei partiti borghesi –vecchi e nuovi – e nei verticisindacali collaborazionisti,rompere gli indugi e prenderenelle sue mani la chiave dellasituazione con l’unità di lotta.

settembre 2018 7

Un percorso di lotta da sostenereL’offensiva politica e ideologicadel governo di destra eantioperaio di Salvini e Di Maiosi sviluppa potendo contare, perora, sul consenso di settori dimassa che sperano di ottenerequalcosa dalla sua nefastaazione e sul campocompletamente libero lasciatodal fracasso del riformismo, chene ha preparato l’avvento con lepolitiche di austerità. L’attacco ai migranti, aisindacalisti di lotta, aglioccupanti di case, ai centrisociali combattivi, ai giovanirivoluzionari, alle conquistesociali e culturali proseguesenza soste. Una pesante cappareazionaria, razzista,oscurantista si estende su tuttoil paese.In questa difficile situazione sisviluppano le resistenze disettori proletari che nonpiegano la testa. Dagli operaidelle grandi fabbriche che sioppongono ai licenziamenti e aipiani di ristrutturazione aifacchini della logistica in lottacontro il supersfruttamento, dailavoratori dei trasporti aiprecari, dai disoccupatiorganizzati agli occupanti dicasa, dai collettivi che si battonocontro la militarizzazione e laguerra imperialista alle donneproletarie che combattono ilmaschilismo e il patriarcato, lebattaglie di classe non sifermano.I contenuti e i livelli espressi daqueste resistenze di classe sonoevidentemente diversi, ma visono numerosi punti in

comune, in primo luogo lanecessità di lottare per farlafinita con una società a misuradegli sfruttatori, dei ricchi, deiparassiti, dei mercanti di armi. Ciò che oggi si avverte conforza è la necessità di romperel’isolamento locale e categorialein cui le lotte sono costrette, dirafforzare la solidarietàreciproca e lavorare percostruire un fronte di lottaanticapitalista. Il percorso di costruzione diquesto fronte anticapitalista vaavanti da mesi, con gli appelli, leiniziative di lotta nazionali(ricordiamo la manifestazionedel 24 febbraio scorso a Roma– vedi Scintilla n. 87) e settoriali(ad es. lo sciopero in Fiat dimarzo – v. Scintilla n. 88, 89 e90), i momenti di dibattito(assemblee di Pomigliano del 23giugno, di Bologna dell’8 luglio,di Roma del 4 agosto etc.)realizzati grazie all’impulsofornito dal SI Cobas, daicoordinamenti operai e da altrerealtà di lotta e sociali. Da questo processo dimobilitazione e organizzazione,che seguiamo con grandeattenzione, partecipando allesue scadenze, è emersa lanecessità di definire in manierapiù precisa un quadro unitario,che si sostanzia in unapiattaforma in costruzione conchiari contenuti sindacali epolitici di classe, e di dar vita amomenti di lotta più ampi. Per questo è stato stabilito direalizzare lo sciopero nazionaledel prossimo 26 ottobre che a

partire dal settore dellalogistica tenderà ageneralizzarsi il più possibile, e ilcorteo nazionale del 27 ottobrea Roma, che vedrà fra i suoiobiettivi la lotta al razzismo diStato del governo Lega-M5S,chiaramente da un punto divista di classe, che nulla ha a chevedere con quello del PD edella sinistra borghese. In vista di queste date diverseiniziative di mobilitazione alivello locale faranno crescere ilreciproco sostegno militante erafforzeranno il percorso dilotta. Noi appoggiamo questopercorso, ben sapendo che lacostruzione di un fronteanticapitalista non si risolveràcon uno sciopero e unamanifestazione. Lo facciamo senza esitazioni econ spirito unitario, perrafforzare il tessuto disolidarietà di classe,opponendoci alle posizioniautoreferenziali e divisioniste,così come a quelle attesiste odel fiancheggiamento delgoverno populista, nellamicidiale illusione di ricavarne

vantaggi oppure di “usarlo” peravanzare nella lotta.L’ampliamento ad altrestrutture e collettivi proletari èimportante. Ma pensiamo cheancora di più lo sia laformazione di Comitati difronte unico di lotta, cheraccolgano attorno a sé operaidi diverse tendenze, iscritti enon iscritti ai sindacati,accomunati dalla volontà dilottare per la difesaintransigente dei propriinteressi economici e politici,contro il capitalismo. Questo èun passaggio cruciale per losviluppo della partecipazione edella mobilitazione di classe.Lavoriamo dunque permoltiplicare, sviluppare e unirenella lotta, negli scioperi, nellepiazze, le resistenze alla politicareazionaria dell’attuale governo.Lavoriamo per costruiremomenti di collegamento ecentralizzazione delle lotte, perinserirle in un solo fronteanticapitalista con la classeoperaia alla sua testa.Lavoriamo per il Partito,strumento di direzione eunificazione della classe operaia.

Dopo il respingimento deimigranti e il blocco dei porti,Salvini scatena l’offensivacontro le occupazioni di caseper necessità. Ha dato mandatoai vertici del Ministero degliInterni di rivedere in peggio laperfida circolare di Minniti suglisgomberi dei palazzi occupati. In particolare Salvini punta acancellare il punto in cui siprevede di trovare soluzionialternative prima di passare allosgombero. Si rafforza anche ilcontrollo feroce degli stabilivuoti e l’intervento immediatodella polizia ad ogni tentativo dioccupazione, per impedire chesi consolidino.

Buttare subito per strada, senzapietà uomini, donne, bambini,persone con problemi di salute,molti dei quali sono rifugiatipolitici, senza acqua, senzaservizi igienici: questa è lapolitica infame e repressiva diSalvini, il cui obiettivo è quellodi difendere a tutti i costi laproprietà privata dei palazzinariche continuano a cementificare,gli speculatori immobiliari (eccochi sono gli italiani che“vengono prima”).La questione che si pone ilgoverno “gialloverde” non è piùtrovare una soluzione per chidorme per strada o in alloggi difortuna, ma criminalizzare,

denunciare, reprimere,aggredire, chiudere ogni spaziodi aggregazione, impedire lasaldatura fra settori di oppressie sfruttati. In questo modo si copronoanche le responsabilità deisindaci delle grandi città, che intutti questi anni si sono lavati lemani del problema e che orasono chiamati a fare gli sceriffi.La Raggi del M5S fa da capofiladi questa offensiva che riguardatanto gli affitti a prezzi popolariquanto i centri sociali occupatie tutti gli altri spazi di lotta allepolitiche di austerità eneoliberiste.Nonostante ciò molte

occupazioni di case resistono. Ilproblema dell’oggi è costruirepiù salde connessioni fra questeesperienze e la lotta della classeoperaia, costruire iniziativecomuni. Appoggiamo la resistenza aglisgomberi, partendo dai bisogniurgenti dei settori più poveri ediscriminati della società, daldiritto fondamentale alla casa. Sosteniamo la settimana dimobilitazione dal 10 ottobre(giornata nazionale sfratti zero)al 17 ottobre (giornatainternazionale contro lapovertà).Toccano uno - toccano tutti!Ogni sgombero una barricata!

Resistere agli sgomberi!

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Far crescere nei luoghi di lavorol’opposizione sindacale di classeIl XVIII Congresso della CGIL sisvolgerà a Bari dal 22 al 25gennaio 2019. Fino al 5 ottobresi svolgeranno le assembleecongressuali di base. Due sono idocumenti presentati: quellodella maggioranza (“Il lavoro è”)e quello della minoranza(“Riconquistiamo tutto!”). Cioccuperemo di quest’ultimo,perché il documento diCamusso, Sorrentino, Colla,Landini e soci è talmente zeppodi grossolane mistificazioni emenzogne (“Abbiamodeterminato risultatis t r a o r d i n a r i a m e n t eimportanti…. rinnovato partisignificative dei contrattinazionali…. abbiamo scelto lastrada della creazione diun’altra proposta di sistemacome il Piano del Lavoro” – machi l’ha visto? – … allargato lapartecipazione e lademocrazia”) e ripropone lastessa linea collaborazionistaseguita da CISL e UIL sotto lafalsa bandiera della“redistribuzione del lavoro edella ricchezza”, da nonmeritare commenti, ma sololotta aperta. Il documento diminoranza contiene una criticaaperta alla lineacollaborazionista della Camussoe dei suoi risultati negativi, siesprime per una ripresa delconflitto, degli scioperi. Gli obiettivi immediati, diresistenza, sono in gran partecondivisibili. Essi sono peròcompletamente slegati da unalinea e una strategia di classe erivoluzionaria. La rottura con lecompatibilità, ovvero con lasubalternità al capitale, èformale se non ci si pone daquesto punto di vista. E quandole rivendicazioni immediateperdono il legame con i fini,quando nascondono un vuotoprogettuale, si trasformanoinevitabilmente in un “elencodella spesa”. Il documentosembra partire dall’anno zero.Non vi appare un bilancioautocritico delle precedentiesperienze dell’area di“opposizione interna” alla CGIL(in realtà una “sinistrasindacale”). Eppure abbiamovisto “sindacalisti alternativi”rifluiti e integrati nell’apparato,dirigenti nazionali dell’area diopposizione passati ad altri

sindacati, spaccature,personalismi, analisicontrapposte sulla possibilità dicontinuare la battaglia interna inCGIL, etc. Tutta acqua passata?Le domande che da temposono sul tappeto sono: che tipodi opposizione di classe è statasvolta finora in CGIL? Come siè promosso e organizzato ilconflitto sindacale di classe?Come deve proseguire questalotta? In che modo i promotoridel documento alternativovogliono “cambiare la CGIL”?La risposta a queste domandenon può essere elusa o rimossa,in quanto è legata alla naturadell’area (che somiglia a unintergruppo politico) e alle sueprospettive politiche.Prendiamo ad esempio l’ultimadomanda. Dietro lo slogan“cambiare il Lavoro e la CGIL”si fa passare l’illusione che laCGIL si può cambiare con uncongresso che sarà senzadubbio egemonizzato dalladestra sindacale. Il problemaallora non è “cambiare la CGIL”– che è integrata nell’organismoeconomico e statalecapitalistico- ma sviluppare lalotta di classe al suo interno,smascherare costantemente ilriformismo, costruire una seriaopposizione di classeorganizzata che si raccordinaturalmente con leopposizioni esistenti al suoesterno, per aprire la via a unvero sindacato di classe. Seinvece ci si pone dal punto divista del “cambiamento dellaCGIL” tutta la questioneinevitabilmente si riduce almutamento degli equilibriinterni, a una logica diopposizione parlamentaretrasferita nel sindacato. E’ una linea completamentediversa e opposta da quella chesosteniamo. Osserviamo chela vana speranza di “cambiare laCGIL” si estende neldocumento sino al punto dispacciare risibili illusioni sullatrasformazione della Cse, laConfederazione europea deisindacati, uno dei bastioni dellasocialdemocrazia. Neldocumento alternativo mancaun chiaro riferimento alla classeoperaia come forza dirigentenel movimento sindacale e diquello politico rivoluzionario. Si

parla di sindacato di classe, magli operai, le loro condizioni, leloro lotte, le loro aspirazioni piùprofonde non appaiono neldocumento alternativo. Questofatto e l’assenza di un progettoorganico di rilancio delsindacalismo di classe che vedanelle fabbriche e nei quartierioperai il centro diorganizzazione del sindacalismodi classe, fa si che tutto si riducaalla lotta nell’apparato, doveprospera la burocraziasindacale. Per l’area alternativail centro della vita sindacale nonè il luogo di lavoro, il comitatodegli iscritti, la RSU, le struttureterritoriali di primo livello. Inquesto modo si ottengono duerisultati negativi: si produce unoscarso coinvolgimento deidelegati di posto di lavoro(come abbiamo visto negli annipassati) e si scongiura ilpericolo principale per laburocrazia: il collegamento trale azioni politiche e lerivendicazioni economiche, e ildiffuso malcontento esistentetra i lavoratori sfruttati. Tuttosommato ai bonzi sindacali fagioco che esista una minoranzache non si pone su questoterreno, perché in tal modo sipossono far belli dicendo che laCGIL è “democratica epluralista”. L’unità, afferma poi ildocumento, non va fatta con ivertici di CISL e UIL. Bene, eallora con chi si deve fare? Il documento tace su questoaspetto essenziale, stacca lalotta dentro la CGIL dalla lottapiù ampia nel movimentooperaio e sindacale. La questione del fronte unico diclasse non appare, adimostrazione della debolezzapolitica di questo documento.Collegato a questo problema

c’è ne un altro. E’ possibile oggiricostruire un sindacato diclasse puntando sulla solaCGIL, come vogliono fare ipromotori del documentoalternativo? Noi pensiamo dino. Quello che oggi ci vuole èl’unità di lotta di tutte leopposizioni sindacali di classe,attive nei sindacati confederali ein quelli di “base”, non leillusioni senza fondamento.Per ora ci fermiamo qui. Ildibattito e la lotta dentro ilsindacati di massa devonoessere portati più a fondo, conuna discussione seria. Persviluppare la linea di classe enon cadere nel democraticismopiccolo borghese, vanno battutele posizioni di chi vorrebberaddrizzare le gambe ai cani,vaneggiando la possibilità dicorreggere o educare i verticisindacali o di “controbilanciarea sinistra” la derivacollaborazionista e autoritarianel sindacato. Non ci illudiamo sulla possibilitàdi cambiare per via “statutaria”o “congressuale” il maggioresindacato italiano, che è direttodalla borghesia riformista.Sosteniamo invece la necessitàdi lavorare in seno ai sindacatiriformisti di massa, per nonlasciare i lavoratori sottol’influenza dei capi reazionari,per smascherare e combattereil ruolo dei collaborazionisti,per aiutare la radicalizzazionedei lavoratori e conquistarli adun'azione di classe, per uniresulla base della tattica di fronteunico dal basso tutte leopposizioni sindacali operaie eaprire la strada ad un autenticosindacato di classe, che miri allacompleta emancipazioneeconomica e politica deglisfruttati.

(Corrispondenza)

Rimasto solo al comando, dopoil collasso dell'Unione Sovieticae degli altri paesi dove eraandato al potere il revisionismo,il capitale può ora dettare leggein ogni angolo del mondo. Puòfare il buono e cattivo tempo,può lasciare senza lavoro esenza casa milioni di persone,può trattare come bestie ilavoratori. Si permette persinoil lusso di prendere in girochiunque. Se lo sfruttamento capitalistadei lavoratori nel XIX secoloera dovuto al fatto che sidoveva lavorare dodici oquindici ore al giorno per unapaga misera, per creare piùplusvalore possibile per ilcapitalista, oggi lo sfruttamentoassume forme anche piùsofisticate e crudeli. Questi fenomeni si vedonobene nei siti internet che sioccupano di offerte lavorativeper i giovani. Tra i più conosciutitroviamo Kijiji, Bakeca, Subito.it,ecc. Neanche Marx potevaimmaginare le “strabilianti”offerte di lavoro che oggitroviamo in questi siti. In essepossiamo vedere nel modo piùchiaro come il capitale staraschiando il barile. In molteofferte si inseriscono frasi adeffetto tipo “lavora nel mondodel lusso”, per poi capire che sitratta della solita vecchia truffadel lavoro non pagato. Nei lavori oggi offerti troviamoalcuni elementi che possonofare pensare a un ritorno alloschiavismo, con la differenza chenel modo di produzionefondato sulla schiavitù loschiavo era proprietà delpadrone che aveva su di lui unpotere assoluto, lo manteneva

dandogli un misero vitto ealloggio, senza pagarlo, e potevaanche venderlo. Nella società di oggi invece, ilavori non pagati vengonomascherati come stage operiodo di prova, oppure comerappresentanti/venditori chenon ricevono un salario a finemese, ma un “incentivo” legatoalle vendite. Il capitalismo trova tutti gliespedienti per aumentare almassimo lo sfruttamento ediminuire il monte-salari dellaclasse operaia, per farretrocedere verso il livello piùbasso le condizioni di lavoro deisalariati. L’appropriazione dellaforza-lavoro dei giovani, spessoin cambio di nessunequivalente, è una forma disuper-sfruttamento che si stasviluppando sempre piùoggigiorno. Sorge la domanda se in futurotutto il lavoro sarà non pagato ose solo alcuni lavori sarannonon pagati. Se la forza-lavoronon ricevesse più alcun salario,gli operai non avrebbero piùalcun mezzo di sussistenza enon potrebbero reintegrare leenergie fisiche e psichiche spesenella produzione, morirebberodi fame. Molte merci nonverrebbero più acquistate e laclasse dei capitalisti nonpotrebbe realizzare i profitti.Il capitalismo è schiavitùsalariata, d’accordo, ma questonon significa il ritorno su largascala di un’economiaschiavistica, che sopravvive inalcuni paesi e settoridell’economia (nel mondo sistimano circa 40 milioni dischiavi, di cui circa 1,2 milioninella “civile” Europa). Quello che possiamo dire concertezza è che i salari dei

lavoratori si stanno abbassandosempre più, mentre i profitti deicapitalisti si alzano sempre dipiù. La tendenza è al calo delsalario reale, causato da diversecause: la disoccupazione, illavoro degli immigratisottopagati, il lavoro minorile egiovanile, il lavoro delle donne,che forniscono un lavoro ugualea quello degli uomini mapercepiscono salari inferiori. Poici sono i contratti da fame el’aumento delle tasse.Questo significa che con losviluppo del modo diproduzione capitalistico ilsalario della classe operaia nonaumenta, ma tende a diminuire.I siti internet dove vengonopubblicati offerte di lavoro ciaiutano a capire lo stato delcapitale al momento attuale,dove sta andando, qualistrategie sta usando persopravvivere. Per i giovani idiritti conquistati dai lavoratorinel corso di un secolo nonesistono più. Le paghe, quandoci sono, sono bassissime, gliorari tipicamenteottocenteschi, la dignità dellavoro è sparita completamente(alla faccia del decreto di DiMaio). Sotto certi aspetti loschiavo aveva più certezze se

paragonato con i moderniproletari. Avere un lavoro fisso e una casaper molti giovani è solo unsogno. Il XXI secolo sembra sisia dato il compito di annientareogni idea di progresso; per ilmomento possiamo definirlo unsecolo reazionario.Ora più che mai è necessariotornare a leggere Marx, e per ipiù giovani scoprirlo, studiarlo,per capire in che situazione citroviamo e come è possibiletrasformare il mondo. Le cosecambieranno solo se gli operaie i disoccupati si unirannoinsieme per abbattere ilcapitalismo, un sistemadecadente e moribondo da cuisi può uscire solo in direzionedel socialismo, se non si vuoletornare alla barbarie.F.C., Roma

Il lavoro non pagato dei giovani, una “delizia” del capitalismo attuale

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ScintillaOrgano di Piattaforma Comunista

- per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

Periodico mensile.Iscrizione ROC n. 21964 del 1.3.2012

Dir. resp. E. MassiminoRedaz: Via di Casal Bruciato 15, Roma

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E’ in diffusione un nostroopuscolo dal titolo “Control’economicismo” con il qualeintendiamo offrire uncontributo per lottare controquesta corrente che è una dellepiù nocive presenti all’internodel movimento operaio ecomunista del nostro paese.L’opuscolo, redatto in una

forma agile, è articolatoin cinque sezioni nellequali vengono illustrate

la natura di classe e gli scopidell’economicismo, le suecaratteristiche fondamentali ele sue forme attuali, il rapportoche ha con le altre correnti edeviazioni anticomuniste, lanecessità della lotta senzaquartiere che i comunisti e isinceri rivoluzionari devonoportare avanti.

Invitiamo i comunisti, i militantisindacali e i giovanirivoluzionari a richiederel’opuscolo, a discuterlo ediffonderlo in tutte le situazionidi lotta e di organizzazione delproletariato. Per ricevere l’opuscolo occorreversare la somma di 3 euro(comprese le spese dispedizione) sul c.c.p.001004989958 intestato aScintilla Onlus.

Contro l’economicismo

10 settembre 2018

Partito e organizzazioni di massaRecenti esperienze dimostranoche la questione del partito sipresenta di nuovo dentro ilsindacalismo di lotta,soprattutto negli operai piùavanzati e combattivi chesentono il bisogno di teoria eorganizzazione rivoluzionaria eche comprendono che la classesenza il suo partito è come uncorpo senza testa. Ciò è altamente positivo, inquanto espressione dellospirito rivoluzionario ecomunista, della dedizione allacausa del socialismo che vivenegli elementi migliori delproletariato. Tuttavia tale questione non puòessere risolta all’interno delsindacato, con i suoi metodi,nelle sue forme.Deve invece essere risolta sulsuo terreno specifico, con glistrumenti ideologici, politici eorganizzativi, con i metodi chegli sono propri. Fare altrimentisignifica abbassare il partito allivello del sindacato, metterloalla sua coda. Il sindacato di classe èindispensabile nel capitalismo eappoggiamo ogni sforzo percrearlo, ben sapendo chequesto problema potrà esserecompletamente risolto soloquando vi sarà un forte partitocomunista.Il sindacalismo di classe, nellesue varie espressioni, è unpasso avanti rispetto allavecchia e ammuffita ideologia epolitica collaborazionista; marispetto al marxismo-leninismo, cioè al comunismo, èun passo indietro. Gli organismi di massa come isindacati, così come il fronte dilotta anticapitalista, sonocertamente utili, ma fino a uncerto punto, perché hannolimitazioni intrinseche (ad es. ilsindacato di per se non escedall’ambito della vendita dellaforza-lavoro). Sotto questo punto di vistapossiamo dire che servono adimostrare la necessità delPartito, dell’organizzazionepolitica rivoluzionaria, anche senon la possono risolvere nelloro seno e con i loro metodi:fare questo significherebberendere un pessimo servizio siaal partito, sia al sindacato, sia alfronte.

Il partito comunista è una partedella classe operaia eprecisamente la più avanzata,cosciente e rivoluzionaria. Essonon ha interessi diversi daquelli dell’intera classe operaia,ma si distingue da essa perchéha una visione più ampia,complessiva e storica delcammino che porta allaemancipazione degli sfruttati,perché difende non gli interessidi questa o quella sezione dellaclasse, ma della sua totalità.Il partito è la forza dirigente, laleva politico-organizzativa conil cui aiuto la parte più avanzatadella classe guida l’intera massadel proletariato lungo la viarivoluzionaria, rimanendosempre a stretto contatto con ipiù ampi strati del proletariato(per questo i comunistisvolgono un lavoro sistematiconelle associazioni di massa) eguidando le lotte su tutti iterreni (politico, ideologico,economico, culturale, etc.).Non bisogna quindi confonderei concetti di partito e classe, dipartito e sindacato, di partito efronte, ma tenerli distinti, pernon fare il gioco degliopportunisti che voglionosostituire il partito con ilsindacato e con il fronte, chevogliono annullare il partito neisindacati e nei fronti.La formazione del Partitocomunista obbedisce allanecessità di dotare la classeoperaia di uno strumento perla lotta politica rivoluzionariaper conquistare il poterepolitico e con ciò la suaemancipazione.La sua forza sta nel fatto cheraccoglie nel suo seno i migliorielementi del proletariato chemilitano nelle diverseorganizzazioni di massa delproletariato, la sua funzione èquella di coordinare il lavoro ditutte queste organizzazioni e didirigerle verso l’obiettivo dellaliberazione del proletariato.Compiere passi avanti verso laformazione di questo partitoindipendente e rivoluzionariodella classe oggi significaorganizzarne l’embrione, senzanascondersi dietro il sindacatoe senza evocarlo ad ognioccasione per non passare maiai fatti.

“Prima gli sfruttati!”La necessità di scioperare e scendere in piazza in massa contro ungoverno reazionario e razzista e la sua politica antiproletaria, nelmodo più unitario possibile e con parole d’ordine e slogan efficaci,è sempre più forte. Le manifestazioni che si sono svolte negli ultimi mesi si sonocaratterizzate per lo slogan “Prima gli sfruttati!”, chiaramentecontrapposto allo slogan nazionalista “Prima gli italiani!” agitatodalla Lega di Salvini e dei fascisti per fare gli interessi deglisfruttatori, gli oppressori, i parassiti e i truffatori statali e privatiitaliani. Lo slogan “Prima gli sfruttati!” ha un contenuto di classe, è unoslogan valido, solo se legato alla prospettiva politica rivoluzionaria.Altrimenti è uno slogan riformista, una spada di cartone con cuiminacciare la borghesia che usa spade di ferro contro gli sfruttatie gli oppressi di ogni paese. La domanda che bisogna porsi è infatti la seguente: in che modogli interessi degli sfruttati possono venire prima e affermarsi suquelli della borghesia? Il primato degli sfruttati sulla borghesia ha bisogno, per realizzarsie per riuscire, di un indispensabile strumento: il potere proletario,dunque un governo degli operai e dei lavoratori sfruttati tutti, chepuò nascere solo sulla base di un movimento rivoluzionariodiretto dal proletariato. Il governo degli operai e degli sfruttati ha bisogno, per essere tale,di avere le sue fondamenta solide e permanenti nel fronte unicodella classe operaia, ordinato in un sistema di organismi proletaridi massa in tutti i luoghi di lavoro, nelle grandi fabbriche, neidistretti industriali e nelle province agricole.Di questo governo degli operai e degli sfruttati, di questo fronteunico indispensabile e necessario per sconfiggere la borghesia e lareazione però non c’è traccia nelle dichiarazioni e nelle risoluzionidei capi pseudo-marxisti, opportunisti ed economicisti cheadottano lo slogan “Prima gli sfruttati!” solo per rifarsi unaverginità.Per risalire la china, per vincere, non servono idee confuse eparole d’ordine di propaganda staccate dalla linea e dalprogramma comunista. Bisogna invece impiegare mezzi di lotta eforme di organizzazione che permettano alle masse di constatarein base all’esperienza la giustezza delle parole d’ordinerivoluzionarie.Fra questi strumenti spicca la necessità di un nuovo partito,indispensabile per condurre i proletari alla lotta per il potere. Per la sua formazione debbono lottare tutti gli operaid’avanguardia e tutti i sinceri comunisti, costituendo al più prestoil suo embrione organizzato. Senza il partito della rivoluzioneproletaria non si va da nessuna parte!

settembre 2018 11

Teoria rivoluzionaria e partito comunistaIl principio di Lenin esposto in“Che fare?”: «Senza teoriarivoluzionaria non vi può esseremovimento rivoluzionario» è lapietra angolare dei comunistimarxisti-leninisti nella lotta perla ricostituzione del partitod’avanguardia del proletariatorivoluzionario. Strettamentelegato a questo principio èl’altro insegnamento di Leninsecondo cui «solo un partitoguidato da una teoria diavanguardia può adempiere lafunzione di combattente diavanguardia».Questa è un’esigenzaassolutamente imprescindibile,poiché senza la teoriarivoluzionaria, senza conoscerele leggi del movimento e le leggidella rivoluzione, il partito non èin grado di guidare la lotta delproletariato, di far sì che questoe i suoi alleati naturali loseguano nel suo cammino.Il movimento spontaneo dellaclasse operaia, l’azionerivoluzionaria stessa, non puòfar nascere la coscienzacomunista, ma ne favorisce laassimilazione. È soprattutto ilpartito marxista-leninista, ilvettore dell’ideologia scientificaproletaria, che rende la classeoperaia cosciente del suo ruoloe della sua missione storica,attraverso gli operai comunistiche ne sono membri.Il vero partito comunista,essendo il reparto diavanguardia e il più coscientedella classe operaia, armatodella teoria rivoluzionaria, èl’unica forza dirigente che possadare alla lotta delle masse il suocorretto contenuto politico edideologico, definirecorrettamente gli obiettivi e icompiti fondamentali strategicidi ogni tappa del processorivoluzionario sulla via dellarivoluzione e del socialismo,elaborare i metodi, le vie, i mezziper il loro conseguimento,convincere ideologicamente lemasse della rispondenza allarealtà di classe del suoprogramma e delle sue paroled’ordine e lanciarle nelle piùaudaci azioni rivoluzionariecontro la borghesia e lareazione, come pure contro iloro partiti politici e tutti glizelanti difensori dell’ordinecostituito.Un altro principio è esposto da

Lenin in “Un passo avanti e dueindietro” a proposito delle basiorganizzative del partitoindipendente e rivoluzionariodella classe operaia: ilproletariato diviso dallaconcorrenza anarchicadominante nella societàborghese, oppresso dal peso dellavoro coatto a beneficio delcapitale, minacciatocontinuamente di finire nelbaratro della completa miseria,dell’abbrutimento, delladegenerazione, potrà divenireuna forza invincibile soloallorché la sua unità ideale,fondata sui principi delmarxismo-leninismo, saràcementata con l’unità materialedi una organizzazione cheriunisca la sua parte migliore esia saldamente legato all’insiemedei milioni dei lavoratoridell’esercito della classeoperaia. Il vero partito comunista,essendo un partito d’azione esvolgendo un’operatrasformatrice per assicurare lavittoria della rivoluzione socialee la presa del potere politico daparte del proletariato, conl’instaurazione della dittaturadel proletariato, e non unsemplice spettatore degliavvenimenti, deve essere essostesso un reparto delproletariato organizzato inmodo ineccepibile, deve esserela personificazione delladisciplina e dell’organizzazionenel cui spirito educherà anchela classe operaia e le altre masselavoratrici.Il partito comunista sarà capacedi prendere la direzione dellalotta contro la borghesiasolamente se nelle sue file visaranno dei militantirivoluzionari autentici, se sarànon solo grande, ma ancheforte, disciplinato edeterminato, se darà laprecedenza alla qualità dei suoimembri rispetto alla quantità, senel partito entreranno edemergeranno anzitutto i migliorielementi della classe operaia,che hanno legami diretti conogni organizzazione proletaria, ele influenzano e molto spesso ledirigono.L’organizzazione rigorosa delvero partito comunista lopreserva dall’ingresso nelle suefile di elementi non rivoluzionari

e garantisce la realizzazione delsuo programma rivoluzionarioponendo l’attività di ciascunmembro sotto il controllo delpartito e della volontà dellamaggioranza. È naturale che in questo partitofacciano ingresso ancheelementi provenienti da altreclassi che aderiscono concoscienza alla causa delproletariato, che conducono lalotta di classe in difesa delladottrina marxista-leninista, perl’instaurazione della dittaturadel proletariato e la conquistadel comunismo. Ma ad essi sichiede in primo luogo di nonrecare con sé nessun residuodei pregiudizi borghesi, piccoloborghesi e di altri simili a questi,ma di far propria senza riservela concezione del mondo delproletariato e di lottarepraticamente per la completaemancipazione.Abbiamo voluto riassumere, persommi capi, per i nostri lettori,questi principi enunciati daLenin in due sue opere famoseperché ciascuno possa metterlia confronto con i programmipolitici, le parole d’ordinestrategiche e immediate, imetodi e le vie indicati da tutti isedicenti comunisti, persmascherarli implacabilmentequando si presentano alcospetto dei lavoratori.Nel nostro paese, in un numeroridicolmente ed esageratamentegrande, sono presenti partiti chesi fregiano di un appellativo di“comunista” che non rispondeal contenuto della lorocomposizione di classe e dellaloro attività nel movimentooperaio, della loro ideologia, deiloro programmi.L’esistenza stessa di tali “partiticomunisti” di fatto si rivelacome un mezzo utilesoprattutto alla borghesia peraumentare a dismisura laconfusione politica edideologica in seno al movimentoproletario, per paralizzare lalotta per la ricomposizionedell’unità di classe delmovimento operaio e perl’accumulazione delle forzerivoluzionarie.Questo fenomeno ècertamente legato al fatto chefin dal passato il revisionismo el’opportunismo hanno dapprimaritardato e infine ostacolato la

diffusione del marxismo-leninismo ed il consolidamentodelle sue idee in seno alla classeoperaia. Il “marxismo” nel nostro paeseè tuttora per gran parte laconcezione degli intellettualipiccoli borghesi che voglionosostituire le proprie ambizioniall’egemonia politica edideologica del proletariatorivoluzionario.La lotta senza quartierecondotta dal nostro giornale indifesa dei principi del leninismonon è dunque sterileattaccamento alla gloriosaesperienza dell’Ottobre e dellacostruzione del primo Statosocialista, ma ferma convinzioneche non è possibile rinunciare aquei principi elaborati nell’epocadel contemporaneo capitalismoimperialista senza condannarsialla più completa disfatta. Nessun’altra classe o stratosociale può sostituire la classeoperaia nel suo ruolo e nella suamissione, per il fatto che taleclasse è non solo la classe cheha un rapporto antagonisticocol capitale nella sfera delprocesso produttivo, non solo laclasse in grado di assimilare conparticolare facilità la disciplina el’organizzazione grazieall’educazione che gli impartiscela sua vita stessa sotto il regimecapitalistico, ma anche la classeche attraverso la sua esperienzadiretta di lotta può acquisire piùfacilmente la coscienzarivoluzionaria e trasformarsi inportatrice degli ideali delsocialismo e del comunismo.L’elevazione della coscienzadelle masse verso la rivoluzioneproletaria, perseguita nella lottaper l’unione, l’organizzazione, lamobilitazione e ilcoinvolgimento delle piùnumerose masse nell’azione perabbattere la borghesia, devedivenire per gli operaid’avanguardia uno dei doveri piùimportanti da adempiere. Ma per la piena realizzazione diun tale compito, laricostituzione di un partito cheassolva il ruolo di statomaggiore dirigente, mobilitantee organizzatore del proletariatoe dei suoi naturali alleati, avendorigorosamente per guida gliinsegnamenti di Lenin, è la metaverso la quale sollecitamenteoccorre procedere.

Cosa è il profitto capitalistico?Abbiamo visto, nell'analisi delplusvalore, che esso è prodottodal pluslavoro non pagatodell'operaio nella sfera dellaproduzione dei beni materiali. Ma questa realtà del plusvaloreè nascosta agli occhi delcapitalista, e agli occhi dellostesso operaio che lavora. Essa può essere scoperta soloda un'analisi scientifica, qual èquella compiuta da Marx intutte le sue opere dedicate alla“critica dell'economia politica”,e principalmente nel Capitale. Che cosa è, invece, il profitto? Apparentemente, esso sipresenta come il fruttodell'insieme del capitale. Infatti, quando il capitalistavende la merce prodotta nellasua fabbrica, il plusvalorecompare come un sovrappiù suicosti capitalistici di produzione. Il capitalista, calcolando laredditività dell'impresa,paragona questo eccedente alcapitale anticipato, ossia allatotalità del capitale investitonella produzione. Il plusvalore, rapportato allatotalità del capitale investitonella produzione, assumedunque la forma del profitto. Dato che il plusvalore non ècomparato al capitale variabile,ma a tutto il complesso delcapitale, viene oscurata ladifferenza tra il capitalecostante, speso per l'acquistodei mezzi di produzione, ed ilcapitale variabile impiegato perl'assunzione della forza-lavoro.Ne consegue la falsa apparenzache pone il profitto come fruttodel capitale. Ciononostante, la reale fontedel profitto è il plusvalorecreato solamente dal lavorodegli operai, unicamente dallaforza-lavoro il cui valore èincarnato nel capitale variabile.Il profitto è il plusvalore vistonel suo rapporto con la totalitàdel capitale investito nellaproduzione; esteriormente essocompare come il frutto diquesto capitale. Marx, per questa particolarità,definisce il profitto formamistificata del plusvalore: “Il profitto è dunque la stessacosa che il plusvalore, masoltanto in una formamistificata, che peraltro sorgenecessariamente nel modocapitalistico di produzione”.

[…] “In questa forma mutatadel plusvalore viene dissimulatae cancellata l'origine delplusvalore” (cioè la parte nonpagata del lavoro operaio): “ilcapitale si presenta comerapporto rispetto a se stesso esembra che il profitto traggaorigine da qualità segreteinerenti al capitale stesso”.(Marx, Il Capitale, Libro III, p.62 e p. 74).Il saggio del profitto, per ilpadrone, è determinato dalgrado di redditività della suaimpresa capitalistica. Il saggiodel profitto è in effetti ilrapporto tra la massa delplusvalore e il capitalecomplessivo anticipato,espresso in percentuale. Per esempio, se il capitaleanticipato è complessivamentepari a 200.000 euro e se ilprofitto annuo ammonta a40.000 euro, il saggio delprofitto è: 40.000 / 200.000 x100, ossia 20%.Dato che il capitale complessivoanticipato è superiore alcapitale variabile, il saggio delprofitto P/(c+v) è sempreinferiore al saggio del plusvalorep/v. Se, nel nostro esempio, ilcapitale di 200.000 euro siscompone in 160.000 euro dicapitale costante e 40.000 eurodi capitale variabile e se il saggiodel plusvalore rappresenta:40.000/40.000 x 100 = 100%, ilsaggio del profitto è pari al 20%,ossia ad un quinto del saggio delplusvalore.Il saggio del profitto dipende, inprimo luogo, dal saggio delplusvalore. Mantenendo costanti tutte lecircostanze, maggiore è il saggiodel plusvalore, maggiore sarà ilsaggio del profitto. Tutti i fattori che aumentano ilsaggio del plusvalore, che cioèaumentano il grado disfruttamento del lavoro daparte del capitale (allungamentodella giornata lavorativa,intensificazione, accrescimentodella produttività del lavoro,ecc.), incrementano anche ilsaggio del profitto.La borghesia, nella sua corsa adaumentare il saggio del profitto,cerca di abbassare il salario al disotto del limite minimo fisico.La classe operaia lotta contro lariduzione del salario, per il suo

aumento, per un minimogarantito, per l'introduzionedelle assicurazioni sociali e lariduzione della giornatalavorativa. In questa lotta, laclasse operaia affronta l'interaclasse dei capitalisti e lo Statoborghese. Inoltre, il saggio del profittodipende dalla composizioneorganica del capitale. Sappiamo che questa è ilrapporto tra capitale costante ecapitale variabile. Più è bassa la composizioneorganica del capitale, cioè più èelevata la percentuale della suaparte variabile (valore dellaforza-lavoro), più è elevato ilsaggio del profitto, fermorestando il saggio delplusvalore. Inversamente, più è elevata lacomposizione organica delcapitale, più è basso il saggio delprofitto.Le economie di capitalecostante rappresentano uno deifattori che esercitanoun’influenza sul saggio delprofitto. Il saggio del profitto varia, infine,in relazione alla velocità dirotazione del capitale. Più è rapida la rotazione delcapitale, più è elevato il saggioannuo del profitto, che esprimeil rapporto tra il plusvaloreprodotto nell'anno ed il capitalecomplessivo anticipato. Al contrario, il rallentamentodella rotazione del capitaleporta all'abbassamento delsaggio annuo del profitto.Dobbiamo aggiungere che laconcorrenza all'interno dellebranche industriali conduce aduna situazione in cui i prezzi dimerci analoghe non sonodeterminati dal valoreindividuale, ma dal loro valore

sociale. La concorrenza tra i settoriindustriali determina iltrasferimento dei capitali da unsettore all'altro e porta allaformazione di un saggio mediodel profitto nel quadro dellatotalità della produzionecapitalistica. In virtù della legge del saggiomedio del profitto si opera laripartizione della forza lavoro edei mezzi di produzione tra ivari settori dell'industriacapitalistica.

12 settembre 2018

2018 - BICENTENARIO DELLA NASCITA DI MARX2018 - BICENTENARIO DELLA NASCITA DI MARX

E’ disponibile “Il Capitale” diKarl Marx, in edizionedigitale (tutti e tre i libri, inpdf). Il prezzo è di 10 euro perriceverlo in CD e 15 euro inpenna Usb, comprensivodelle spese di spedizione. Sono anche disponibili alprezzo di 20 euro le operecomplete di Lenin e di Stalin,in penna Usb.Per ricevere le opereoccorre versare le relativesomme sul c.c.p.001004989958 intestato aScintilla Onlus, specificandola causale del pagamento.

1818-2018Bicentenario dellanascita di Marx“Il Capitale” è inedizione digitale!

settembre 2018 13

L’Albania odierna, un paese distruttodall’imperialismo(Corrispondenza)

Con il passaggio al regimecapitalista in Albania nel 1991,venne distrutto tutto quello chesi era costruito nell'epocasocialista. Si distrussero tutte lefabbriche, l'industria, lecooperative, non venne lasciatoin piedi niente che riconducesseal vecchio sistema. Propriocome i conquistatori chedistruggono anche i simbolidella civiltà che hanno invasoper introdurre i propri, nullavenne tralasciato per preparareil paese all'avvento della “nuovareligione”. Dall'oggi al domanigli albanesi si trovarono senzalavoro, lasciati in balia del “liberomercato”, pronti per unperiodo di terrore edisperazione. L'Albania è un paese che oggi,disgraziatamente, non interessaa nessuno. Dell'Albania non siparla quasi mai in televisione,nei notiziari, nei TG, ecc. Dopola caduta del socialismo,l'Albania è diventatapraticamente un paese per lesperimentazioni neoliberiste. Itraumi delle sperimentazionieconomiche e sociali che ilpaese ha dovuto affrontare negliultimi ventisette anni, li abbiamovisti solo negli scenari dellaletteratura distopica. L'Albaniaè diventato un paese-laboratorio dove l'UnioneEuropea e gli Stati Uniticonducono bestiali esperimenti

socio-economici.Il bilancio di questi tre decennidell'Albania capitalista è quellodi un paese in guerra. Solo in unpaese che è in guerra si puòdeterminare tanta distruzionecome quella avvenuta in Albania,dove è stato demolito tuttoquello che si era costruitodurante 45 anni di socialismo.Letteralmente demolito tutto!Il paese è stato gettato in unostato confusionale. Non a casoil metodo adottato dal PartitoDemocratico d’Albania, direttoda Berisha, è stato quello della“terapia dello shock” perportare rapidamente il paese daun'economia pianificata ad unadi “libero mercato”. Questometodo disumano ha portato ilpaese al collasso,trasfigurandolo completamentee rovinando la vita di milioni dilavoratori e di giovani, chehanno scelto di emigrareall'estero, proprio come se sitrattasse di un paese devastatoda una guerra.Come se ciò non bastasse, ilPartito Democratico, che èsostanzialmente un partitoreazionario e terrorista a cui èstato affidato il compito didistruggere tutto quello che erastato costruito con ilsocialismo, costruì un’economiabasata sul parassitismo, facendodell'Albania un paese dove sidiffusero gli “schemi piramidali”e creando una cultura del non-lavoro. Tutto ciò portò

all'ennesimo collasso il paese,dove milioni di persone perserotutti i loro risparmi. Non siconosce ancora con precisioneil numero delle vittime causateda una politica di terrore e didistruzione tipica di questoperiodo. I danni causati da questepolitiche brutali e disumanesono anche nelle conseguenzesubite a livello morale epsicologico della popolazionealbanese, che non si è ancoraripresa. Gli albanesi sono unpopolo traumatizzato dapolitiche che hanno distrutto iltessuto produttivo, sociale,familiare, la dignità umana. Dal 1991 in poi in Albania si ècreduto che l'Unione Europea egli Stati Uniti avrebberotrasformato il paese in unparadiso terrestre, che lapovertà sarebbe scomparsa, chela disoccupazione e lacriminalità sarebbero divenutiun lontano ricordo. Gli albanesiancora oggi si illudono, come inuna vera religione, che tutti iproblemi del paese sparirannouna volta che l'Albania saràmembro dell'UE. Pensano chetutto quello che l'UE e gli StatiUniti dicono sia giusto aprescindere. E se “loro” nonpossono sbagliare, allorabisogna fare esattamente comedicono loro, perché gli albanesi“non son capaci, non sono ingrado di fare bene, sonocorrotti”.

Gli ambasciatori degli Stati Unitie dell'UE vengono visti comedei messaggeri divini, come sanPietro e san Paolo per le primecomunità cristiane. Vengonointervistati per sapere cosa sideve fare per essere “piùeuropei”. Si chiede loro quandol'Albania entrerà a fare partedell'UE, che cosa è andatostorto e perché anche stavoltal'Albania non è riuscita adiventare membro dell'UE.Perché il paese viene tenuto allaporta nonostante gli albanesi sisentano europei al 100%?Come mai la disoccupazione ècosì alta malgrado tutte ledirettive europee sono stateapplicate? E allora: perché nonpossiamo essere come voi, cosaci manca? Gli albanesi, avendo perso ognifiducia e speranza nella classepolitica albanese, vedononell'UE l'unica fonte di speranza.L'Unione Europea, per glialbanesi, è l'oppio che li fa starecalmi. I politicanti albanesisanno bene questo. Nonparlano mai di lavoro e deilavoratori, sanno bene che nonpotrebbero mai creare unpaese, come era l'Albaniasocialista, dove tutti lavoravano,e quindi parlano solo di cosadeve fare il paese per entrare afar parte dell'Unione Europea.Le conseguenze saranno ancorapiù amare.

(lettera firmata)

La Turchia del despota Erdogan sprofonda nella crisi Nello scorso giugno l’autocrateErdogan ha organizzato in frettae furia elezioni politicheanticipate per non effettuarle inpiena crisi economica. Il crollodella lira turca, previsto da moltieconomisti, si è puntualmenteverificato con effetti su tutte leborse mondiali.La crisi economica turca hacause profonde e lontane (lacrescita drogata dalla continuainiezione di “hot money”dall’estero, l’alto indebitamentodel settore privato, il saccheggiodei fondi statali, i megaprogettisenza solide fondamenta, le altespese militari, l’applicazionedelle ricette FMI e lo sviluppo

della povertà fra i lavoratori,ecc.) legate alla ricercaspasmodica del massimoprofitto per i monopoli. La politica reazionaria, islamistae neoliberista di Erdogan hasicuramente peggiorato lasituazione. Trump ha creatoulteriori problemi con i dazi.Ora l’autocrate turco grida alcomplotto straniero. Ma chi hainvitato per 16 anni i capitalistranieri, specie USA e UE? Chisi è indebitato fino al collo per isuoi sogni di potenza neo-ottomana?Ora che il Titanic affonda, ildespota grida “siamo tutti sullastessa barca...difenderò i vostri

interessi”. Non è vero! Icapitalisti stanno negli yacht e glioperai sul gommone. Ogniclasse ha la sua barca e ogniclasse difende i propri interessi,il proprio futuro. Gli interessi eil futuro degli operai non hannonulla a che vedere con quelli deipadroni e dei ricchi, sonodiversi e antagonisti.Noi comunisti (m-l) ciauguriamo che la crisieconomica della Turchia segnerànon solo la fine del “regimedell’uomo solo al comando”,oggi più isolato e debole di ieri,ma anche l’inizio di un nuovoperiodo di lotte. Dopo lunghi anni di

oppressione, gli operai, icontadini poveri, i popolioppressi, i giovani, le donne,potranno avanzare e presentarela loro alternativa di potere,senza affidarsi e nessunapotenza imperialista.Seguiremo come sempre con lamassima attenzione gli eventi eoffriremo il nostro contributoalla lotta contro il capitalismo eil fascismo, per la democrazia e ilsocialismo in Turchia.Trarremo tutte le necessarielezioni dalle attuali vicendeturche, perchè gli sviluppi dellacrisi in Italia potrebbero nonessere così diversi da quelli delgrande paese mediorentale.

14 settembre 2018

La questione della guerra inSiria è stata uno dei punti dimaggiore importanza affrontatinell’incontro di Helsinki fra idue compari-rivali in affari,Trump e Putin. Chiaramente non è la primavolta che i capi delle duepotenze imperialiste più armatedel mondo si confrontano perarrivare a una spartizione difatto della Siria, che procededietro il ritornello della “difesadell’unità e dell’integritàterritoriale” del martoriatopaese mediorentale.Il piano è avanzato furtivamentenegli ultimi due anni attraversole zone di “de-escalation delconflitto”. Queste zone discusse per mesida USA e Russia per decidere dichi doveva essere la“responsabilità” nelle diversezone, sono state l’inizio dellaspartizione “soft “ della Siria. Nel corso di questi anni lasituazione sul terreno ècambiata e lo schema dellaspartizione siriana è statosostanzialmente disegnatodall’intervento diretto dellepotenze imperialiste, in primoluogo USA e Russia, e da quelleregionali, come Turchia e Iran,che ha cambiato lo scenarionelle quali esse agiscono.Assad con l’aiuto russo, degliHezbollah e dell’Iran hariconquistato molto terreno erimane al potere. Le forze governative oracontrollano Damasco, Homs,Hama, Dara’a, Lattakia, Palmira,Aleppo, Raqqa e la zona centrooccidentale, mentre l’Isismantiene alcune posizionivicino al Golan, ai confini diIsraele e Giordiania e a nordverso il confine con l’Iraq. La Russia ha rafforzato la suaarea di influenza in Siria,mantenuto le sue basi militarinavali e aeree ed ora punta ainvestire nella ricostruzione.La c.d “opposizione” foraggiatadall’Occidente controlla il nordovest, la zona di Idlib e unaenclave al sud vicino al Golan,ma è sempre più schiacciata acausa dall’offensiva siriana erussa.Le forze curde, YPG e FDS,controllano Kobane, il nord est,fino alla linea di separazione

dell’Eufrate. In quest’area, dovevi sono i giacimenti petroliferi edi gas che prima della guerracoprivano il 90% dellaproduzione siriana,permangono a tutt’oggi i militarie le basi USA. Nelle due regioni a cavallo delfiume vige un tacito accordo traRussia e Stati Uniti secondo cuinelle zone controllate dagli unigli altri non possono operare. La Turchia controlla un’arearettangolare del nord ovestlungo il confine siro-turco, in cuivorrebbe collocare la massa deirifugiati siriani. Idlib è sotto lasua protezione, ma l’esercitosiriano prepara l’assedio.Intanto la Cina scalpita per daresupporto militare ad Assad.In questo quadro complesso ilproblema cruciale affrontatonell’incontro di Helsinki è statoquello di contenere la presenzamilitare, il ruolo e l’influenzadell’Iran e di Hezbollah in Siria,per rassicurare lo Stato sionistadi Israele (e quello vassallo diGiordania). Su questo punto i due gangstersi sono messi d’accordo,decidendo allo stesso tempo diintensificare la lorocooperazione militare espionistica. Subito dopo l’incontro diHelsinki, il boia Netanyahu –che nelle settimane precedentiaveva lanciato numerosiattacchi aerei per impedire unapresenza permanente dell’Iranin Siria - ha ringraziato Trump eha apprezzato “la chiaraposizione espressa dalpresidente Putin riguardo lanecessità di sostenere l’accordodel 1974 sulla separazione delleforze fra Israele e Siria". Ciò significa che Trump e Putinassicurano la protezione e lasicurezza dei confini israeliani elegittimano l’occupazione el’annessione sionistadell’altopiano del Golan (riccodi acqua e dove sono statirecentemente scopertigiacimenti petroliferi). Questa occupazione cheperdura dal 1981 viene oraampliata con una zonacuscinetto profonda decine dichilometri senza presenzasiriana o iraniana, lasciandomano libera a Israele di colpire

in territorio siriano. Per preparare questa soluzionePutin e Nethaniayu si sonoincontrati diverse volte negliultimi tempi (ricordiamo fra lealtre, la vergognosa presenzadel macellaio sionista alla paratadell’8 maggio 2018). L’aiuto russo a Israele fa il paiocon l’aiuto dato a Erdogan perriconquistare e occuparemilitarmente Afrin. Una cosa è certa: Israele e laTurchia non avrebbero potutoscatenare i loro attacchi militarisenza il semaforo verde diPutin. Da parte loro i kurdi siriani, chesaranno presto mollati daTrump, hanno aperto alnegoziato con Damasco, perintegrarsi nelle sue forzearmate e ottenererappresentanti nel governo. Le illusioni di poter conquistarel’autodeterminazione conl’aiuto degli imperialisti sonodurate poco e sono costatemolto sangue kurdo.Anche se gli interessi strategicidi USA e Russia divergono,queste due potenze imperialistecoincidono su una divisionedelle sfere di influenza in Siria,che arriva dopo anni dimassacri. Questa divisione non risolvenessun problema, ma è solo ilprimo passo per unaspartizione a più lungo termineche creerà nuovi problemi inSiria e in tutto il MedioOriente.La storia insegna chel’ìmperialismo fa le pentole, manon i coperchi. Esiste il pericolo reale che laSiria diventi un area diconflagrazione permanente,

persino più distruttiva di quellascoppiata nel 2011 suistigazione delle forzereazionarie interne, regionali einternazionali.I leader delle parti in lizzasaranno tentati di risolvere iproblemi politici con la forza,dando vita a guerre separatistee settarie, con conseguentideportazioni. La regione, che è già unapolveriera, sarà sempre piùesposta a situazioni esplosive,alla destabilizzazione continua,con negative ripercussioni sututta l’area e a livellointernazionale. I risultati della politicaimperialista in Siria portanoverso nuove guerre. Le rivendicazioni più importantidei popoli della regione sonooggi la pace e la democrazia; maciò non è possibile finchèprevarranno le brame degliUSA, della Russia e dei loroalleati reazionari e sionisti.Il popolo siriano non è statomai consultato sulla spartizionedel suo paese, non ha maiespresso la propria volontà alriguardo.Ma esso è il solo a cui spetta, inprima ed ultima istanza, didecidere della propria sorte,impedendo alle potenzestraniere di ipotecare il suoavvenire e minare la sua unità. La condizione di una vera pacesta nella costruzione di un Sirianuova, democratica, laica,indipendente e unita nella qualeconvivano le diverse nazionalitàe religioni nella libertà enell'eguaglianza, senza ildominio, la presenza el’ingerenza degli imperialisti edei loro fantocci locali.

Imperialisti e sionisti procedono allaspartizione di fatto della Siria

Dichiarazione del XXVI Campeggio Internazionaledella Gioventù Democratica Antifascista eAntimperialista

settembre 2018 15

Nel mezzo di forti tensioniinterimperialiste, comeconseguenza dell'indebolimentodell'economia capitalista suscala mondiale; di fronteall’ascesa di politiche fasciste,così come al pericolo di guerrache ogni giorno minaccia tutti ipopoli del mondo, i giovani sisono riuniti presso l'UniversitàAutonoma di Chapingo peralzare la voce per i loro diritti eper la pace, control'imperialismo e il fascismo.Le lotte che vengono intrapresedai giovani delle Filippine, HongKong, Turchia, Argentina,Brasile, Perù, Ecuador,Repubblica Dominicana, ElSalvador, Canada, Porto Rico,Stati Uniti, e dai diversi angolidel Messico da giovanicontadini, indigeni, operai,donne, studenti e da diversisettori popolari, si sonoincontrate, per sei giorni, per ilXXVI CampeggioInternazionale della GioventùAntimperialista e Antifascista,con la realizzazione di gruppi distudio, dibattiti, workshop,attività artistiche, convivenza;abbiamo discusso della realtàmondiale, abbiamo condiviso lalotta dei giovani, della classeoperaia e dei popoli di ciascunodei nostri paesi.In questo percorso, abbiamoconfermato che è stata lagioventù una delle principalivittime delle atrocità delsistema imperialista, cheintensifica lo sfruttamento dellaclasse operaia, approfondisce lasua politica fascista, razzista exenofoba, espelle dagli spaziscolastici milioni di giovani e cicondanna a vivere nella miseriacon i nostri popoli.

D'altra parte, abbiamo scopertoche l'aggressività imperialista hatrovato, in risposta, lamobilitazione e la lotta deglioperai e dei popoli del mondo econ loro i giovani hannocombattuto in prima fila.Noi giovani antifascisti,antimperialisti e democratici,che abbiamo partecipato aquesti eventi, ci riconosciamocome una parte importantedelle lotte che stanno avendoluogo nel mondo; per questo ciimpegniamo a continuare asollevare le bandiere storichedella classe operaia, per la suaemancipazione dal giogocapitalista.Per raggiungere questoobiettivo, per prevenire laguerra, per sconfiggere l'ascesadel fascismo e per accumulareforze per la trasformazioneradicale della società, ènecessaria, l'unità di tutti igiovani, contadini, studenti elavoratori. Spetta ai giovanirafforzare le nostreorganizzazioni e leorganizzazioni dei lavoratori edei popoli.Per la pace e la liberazionesociale, eleviamo l'unità e lalotta della gioventù!

DECISIONI DEL XXVICAMPEGGIO

INTERNAZIONALE DELLA GIOVENTÙ

DEMOCRATICAANTIFASCISTA E

ANTIIMPERIALISTA(CIGDAA)

-Promuovere campeggi,conferenze, incontri nazionali,regionali e continentali dellagioventù democratica

antifascista e antimperialista nelmondo, in direzione del XXVIICIGDAA.- Avviare un processo diavvicinamento tra i giovani delmondo che si sono incontrati,per porre le basi di unapiattaforma internazionalepermanente della GioventùDemocratica, Antifascista eAntimperialista.- Promuovere e partecipare al2° Incontro delle donnedell'America Latina e deiCaraibi che si terrà a Quito, inEcuador, dal 28 al 30 settembre.- Rivendicare il 12 agosto,Giornata internazionale dellagioventù, come momentoimportante per mobilitare esollevare gli slogan più sentitidella gioventù.- In tutte le nostre attività,innalzare la lotta contro ilfascismo e la guerra comebandiere unitarie.- Promuovere in tutto il mondola necessità di costruire ungrande Fronte DemocraticoAntifascista e Antiimperialista,come un asse per collegare lelotte dei giovani in tutto ilmondo.- Ci impegniamo a partecipare ea promuovere le iniziative deigiovani partecipanti al XXVICIGDAA e con loro

contribuire a rafforzareciascuna delle nostreorganizzazioni.- A lottare a favore delladecolonizzazione di popoli che,anche nel XXI secolo, nonhanno raggiunto la loro libertà.- Per il prossimo 26 settembre,a quattro anni dalla scomparsadi 43 studenti di Ayotzinapa,realizzeremo azioni in ciascunodei nostri paesi, per richiederela presentazione in vita dei 43studenti e dei migliaia discomparsi nello Statomessicano.-Solidarietà con le lotte deigiovani che si sviluppano nelcontinente e nel mondo!Esprimiamo la nostrasolidarietà con i giovanistudenti provenienti dalNicaragua, da tre mesi inmobilitazione contro lepolitiche repressive attuate dalgoverno di Daniel Ortega; allostesso tempo condanniamol'intervento imperialista perchésiamo fermi difensoridell'autodeterminazione deipopoli; confidiamo che la classeoperaia e il popolonicaraguense troveranno la lorovia per porre fineall’oppressione e allosfruttamento sociale di cui sonooggetto.

Avanzano i preparativi del 2° Incontro delleDonne dell’America Latina e del Caribe,che si terrà dal 21 settembre in Ecuador. Negli ultimi anni in questa regione delmondo è cresciuto notevolmente ilprotagonismo delle donne lavoratrici edegli strati popolari nella vita politica,economica, culturale.Le donne Latinoamericane e del Caribe,animate dalle grandi tradizionirivoluzionarie dei propri paesi e del

movimento internazionale,accomunate da caratteristiche sociali,economiche e culturali simili esoprattutto dalla lotta per la conquista

di profondi cambiamenti sociali, stannopartecipando sempre più attivamente allosviluppo della rivoluzione sociale nei lororispettivi paesi.Non saranno certo la reazione clericalefomentata dal Vaticano, le oligarchie locali ei corrotti imbroglioni socialdemocratici apoterle fermare nella lotta per i propridiritti e l’uguaglianza sociale. Le donne sono le più castigate da un

sistema ingiusto e repressivo. Con losviluppo della crisi economica, che i governiscaricano sulle loro spalle, devonoaffrontare il taglio dei servizi sociali, ladiscriminazione, la disoccupazione e lafame. Ed è proprio contro questo sistema ,il capitalismo, che si rivolge oggi la lottadelle donne, doppiamente oppresse edoppiamente rivoluzionarie. Siamo convinti che il 2° Incontroconstituirá un apporto significativo per ilrafforzamento dei processi organizzatividelle donne lavoratrici e dei settoripopolari.

Doppiamente oppresse,doppiamente rivoluzionarie!

settembre 201816

Dichiarazione politica della riunione di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti dell’America Latina e dei Caraibi

Aderente alla Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML)

Nel corso del compimento dellesue attività e dei suoi doveririvoluzionari, la regionaledell'America Latina e dei Caraibidella Conferenza Internazionaledi Partiti e OrganizzazioniMarxisti-Leninisti (CIPOML) si èriunita col proposito di realizzareuna valutazione del lavoro chestiamo sviluppando in ognuno deinostri paesi, analizzare lasituazione economica, politica esociale di questa regione edefinire azioni e compiti. Abbiamoavuto un dibattito franco, criticoe autocritico, che ha permesso diapprofondire la comprensionedei fenomeni politico-sociali cheattendono una soluzionerivoluzionaria, e di rafforzarel'unità ideologica e politica dellenostre organizzazioni. Basandoci sui principi marxisti-leninisti e sulle conclusionicontenute nei Documenti e nelleRisoluzioni della CIPOML, noiagiamo in un mondo nel quale lecontraddizioni fondamentali dellanostra epoca si manifestano inmaniera chiara. Esse sono: lacontraddizione tra il lavoro ed ilcapitale che si manifesta nellalotta tra la classe operaia e laborghesia; la contraddizione tra ipopoli e le nazioni oppresse el'imperialismo; le contraddizioniinter-borghesi, inter-monopolistee inter-imperialiste; e lacontraddizione tra il socialismoed il capitalismo. Dopo un periodo nel qualel'imperialismo statunitense haperso spazi in questa regione, cheha sempre considerato come suo"cortile di casa", esso si èproposto ora di recuperareterreno scontrandosi con la Cina,la Russia, l'Unione Europea chehanno ampliato i loroinvestimenti ed interessiparticolarmente dall’inizio diquesto secolo. L'imperialismostatunitense ha definito unorientamento per recuperare unruolo da protagonista nel mondo,che si traduce nella politica dell’"americanismo", che persegue di"mettere al primo posto” gli StatiUniti. Rispetto all'America Latinariprende la cosiddetta dottrinaMonroe, riassunta nello slogan"America agli americani”.Con questo orientamento,l'amministrazione Trump pressa ericatta i suoi alleati, minaccia diindebolire accordi economici emilitari, approfondisce una

politica antimigratoria xenofoba,alimenta il discorso e le azionibelliciste, avvia una guerracommerciale che può avere gravieffetti non solo nei paesi che sivedono colpiti direttamente,bensì in tutto il pianeta a causadell'incidenza mondiale dei suoiattori. Non c'è dubbio che ungruppo con posizioniultrareazionarie, filo fasciste si èimpadronito della Casa Bianca.Constatiamo che si stasviluppando un cambiamento neirapporti di forza sociali e politicinella regione, e dopo il fallimentodei cosiddetti governi progressistila destra neoliberista continua aconquistare posizioninell'esercizio governativo. Ladébacle di quei regimi nonsignifica però il fallimento dellarivoluzione e del socialismo, delleorganizzazioni della sinistrarivoluzionaria, perché questeultime non sono state al potere,come sostengono la borghesia el'imperialismo nella lorosistematica campagnaanticomunista. Sono invece fallitiil riformismo, la socialdemocrazia,l'opportunismo, incapaci dirispondere alle necessitàpopolari, ed è per questo chedopo anni di aspettative e dirassicurazioni i popoli hannogirato loro le spalle. D’altra partela debolezza delle forzerivoluzionarie non ha permessoai lavoratori e ai popoli di vederlecome una reale opzione dipotere proletario e popolare permettere fine alla dipendenza eallo sfruttamento.A causa del deterioramento dellecondizioni di vita delle masse edel loro impoverimento, laricerca del cambiamentocontinua nell'azione deilavoratori, della gioventù, delledonne, dei popoli in generale, eciò si esprime nello sviluppo enell’ascesa della lotta delle masseper le loro rivendicazionimateriali e i loro diritti politici,che si presenta, in manieradifferenziata riguardo al suolivello, praticamente in tutti ipaesi. Si manifesta anche neirisultati elettorali, come inMessico, dove il popolo ha votatoper punire chi tradizionalmente siè alternato al potere; e inColombia dove un'opzionedemocratica ha conseguito unapercentuale di voti senzaprecedenti in quel paese. In

questo o in quel paese la ricercadel cambiamento, il rigetto dellacorruzione e della violenzastatale, sono presenti in ampisettori della popolazione. Noi comunisti marxisti-leninistiabbiamo il dovere di metterci allatesta della lotta dei lavoratori edei popoli in ogni dove, anche neipaesi nei quali esistono governiche si autoproclamanoprogressisti e di sinistra. Laposizione che diffondel'opportunismo, secondo cui lalotta delle masse fa il giocodell'imperialismo e dellacospirazione interna negliipotetici processi rivoluzionari,che non esistono in realtà, nonpuò farci voltare le spalle alla lottadelle masse; ci impone, alcontrario, di approfondire larelazione con esse e la loroeducazione politica sotto iprincipi dell'indipendenza diclasse.Esprimiamo la nostra solidarietàcon la lotta del popolonicaraguense che affronta ungoverno che non ha nulla a chevedere con gli elementi cheportarono al trionfo dellarivoluzione sandinista nel 1979. Lìsi solleva una lotta contro lapolitica del FMI applicata daOrtega-Murillo, che a causa deldiffuso malcontento delle masseha preso caratteristiche politiche.Nel quadro delle contraddizioniinter-borghesi, settori delladestra e l'imperialismostatunitense stanno lavorandoper girare questo malcontento aloro favore e saldare i conti conOrtega, una politica cherespingiamo in blocco. Anche il Venezuela è, da alcunianni, un punto critico nellaregione nel quale l'interventismostatunitense gioca le sue carte. Ilpaese vive un'acuta crisieconomica, politica e sociale chemanifesta l'incapacità storica delriformismo, dellasocialdemocrazia edell'opportunismo di affrontareprocessi rivoluzionari,ovviamente per il loro caratteredi classe borghese. Respingiamol'ingerenza yankee; solidarizziamocoi lavoratori e il popolovenezuelani che conducono unalotta quotidiana per lasopravvivenza e poco a pococontinuano a comprendere laresponsabilità del governo in talesituazione; offriamo tutto il

nostro appoggio ai rivoluzionaridi quel paese che cercano una viadi uscita rivoluzionaria dalla crisi.Di fronte alle battaglie dei popoliper il pane, la libertà, lademocrazia e la sovranità,sempre solleveremo il diritto cheessi hanno alla loroautodeterminazione. Il destino diogni paese sta nella lotta deilavoratori e dei popoli; nessunoha diritto a decidere a nome loro.Il lavoro che stiamo sviluppandonei nostri paesi ci permetterà dicogliere nuove vittorie politiche,di ampliare le nostre forze, diqualificare la nostra azione.Tuttavia, siamo coscienti che lenostre organizzazioni devonoprodurre maggiori sforzi perrafforzare le loro file, percrescere e rispondere in miglioricondizioni alle sfide che richiedel'organizzazione della rivoluzionesociale del proletariato; per ciò inostri principali sforzi sarannoorientati a migliorare il nostrolavoro di massa, a sviluppare leforze dalla rivoluzione, arafforzare l'avanguardiarivoluzionaria in ogni paese. Perfare ciò contiamo sul sostegnodel marxismo-leninismo,dell’'esperienza accumulata dalmovimento comunistainternazionale e sull’impetorivoluzionario dei lavoratori, dellagioventù e dei nostri popoli. Sottoscriviamo questadichiarazione incoraggiati dallacelebrazione del 200 anniversariodella nascita di Carlo Marx, la cuigenialità ha permesso di dare unabase scientifica alla lotta dellaclasse operaia internazionale peril socialismo e il comunismo.

Quito, luglio 2018

Partito Comunista Rivoluzionario- Brasile Partito Comunista Rivoluzionario- Bolivia Partito Comunista di Colombia(marxista-leninista) Partito Comunista MarxistaLeninista dell'Ecuador Partito Comunista del Messico(marxista-leninista) Partito Comunista Peruviano(marxista-leninista) Partito Comunista del Lavorodella Repubblica Dominicana Partito Comunista MarxistaLeninista del Venezuela Organizzazione ComunistaRivoluzionaria dell’Uruguay