Scintilla, aprile 2011

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PROLETARI DI TUTTI I PAESI, UNITEVI! Organo di espressione di Piattaforma Comunista N° 19 Aprile 2011 1 euro La borghesia ha gettato la società italiana in una crisi profonda, che si trascina e si aggrava da tempo senza trovare soluzioni nell’ambito del capitalismo. Dal declino produttivo alla corruzione dilagante, dai conflitti istituzionali al disastro territoriale, le sue manifestazioni sono sempre più evidenti. Il processo della crisi coinvolge l’insieme della vita sociale, senza poter essere ridotta a nessuno dei suoi aspetti particolari. E' crisi dell'economia e dello Stato. E' crisi ambientale, energetica, morale, culturale. E' crisi di autorità e di consenso, trovando la borghesia sempre più difficoltà ad includere le masse nei propri ranghi. E' crisi nei rapporti internazionali, in cui la mancanza di peso e la debolezza politica si traducono in maggiore subordinazione agli USA, all'UE, al Vaticano. L’aggressione alla Libia è un ulteriore dimostrazione del vassallaggio italiano. Si tratta di una crisi non congiunturale, ma di portata storica. Non può dunque risolversi con un semplice ricambio fra centrodestra o centrosinistra, fra amministratori collusi ed “efficienti”, fra pagliacci e rottamatori, dal momento che investe l'intera classe dominante, al di là delle caratteristiche dei diversi rappresentanti delle frazioni borghesi. La durata stessa della crisi dimostra che sono venute a maturità contraddizioni insanabili, insite nella base economica, nonostante le forze politiche che difendono il sistema capitalistico si sforzino di negarle o di tamponarle provvisoriamente. La borghesia non può offrire prospettive di progresso, non ha risposte per i problemi che investono l'intera società. Vuole farci regredire di un secolo per competere al ribasso con i paesi emergenti. Scintilla Via il governo della miseria e della guerra con tutti i suoi complici E’ noto che la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi. La guerra in Libia è la continuazione della politica di depredamento dei paesi dipendenti, di oppressione nazionale, di soffocamento dei movimenti rivoluzionari condotta da grandi potenze imperialiste. La classe che conduce la brutale aggressione, dietro la foglia di fico dell’ONU, è la borghesia imperialista di USA, GB, Francia, Italia, ecc., attraverso l’apparato di guerra e di terrore della NATO e l’UE imperialista. Gli obiettivi sono chiari: a) eliminare Gheddafi e installare in Libia un governo fantoccio per ottenere a prezzi vantaggiosi petrolio e gas (anche a costo di spaccare in due il paese); b) controllare un’area strategica, scossa dalle sollevazioni popolari a carattere democratico ed antimperialista. L'aggressione alla Libia ha la sua radice alla sostanza del capitalismo ed è connessa alla sua crisi economica. Il sistema imperialista affronta problemi più gravi ed ha meno margini a disposizione, perciò diviene più aggressivo. Il nostro primo dovere è smascherare il carattere di questa guerra che va contro gli interessi del movimento internazionale del proletariato e dei popoli oppressi. Come al solito la borghesia si serve dell’argomento della “protezione dei diritti umani” per giustificare l’attacco. Un argomento già utilizzato nella guerra contro la ex Jugoslavia, in Iraq, in Afghanistan. La verità è che i “difensori dei diritti umani”, bombardano città, ospedali, scuole, infrastrutture, provocando ingenti vittime civili. Questi paladini della democrazia e della libertà sono gli stessi che fino all’ultimo hanno sostenuto i criminali Ben Alì e Mubarak, che mantengono un regime dispotico nello Yemen, che appoggiano la sanguinosa repressione nel Bahrein, che non hanno mosso un dito per far applicare le risoluzioni dell'Onu sulla Palestina massacrata dai sionisti. Sono gli stessi che mantengono al potere una collezione di sanguinari dittatori come Paul Biya in Camerun, Gurbanguly Berdymuhammedov in Turkmenistan, Teodoro Obiang Nguema in Guinea Equatoriale, Idriss Deby in Ciad, Islam Karimov in Uzbekistan, Meles Zenawi in Etiopia e il re Abdullah in Arabia Saudita. Sono gli stessi di Abu Ghraib e di Guantanamo, delle bombe al fosforo e dell’uranio impoverito che fanno strage di civili, dei genocidi in Africa e altrove. Sono gli stessi che scaricano la crisi sulle spalle della classe operaia e dei popoli, che licenziano in massa, che tagliano i salari, che intensificano lo sfruttamento, che distruggono i servizi sociali e la scuola pubblica. Sono gli stessi che liquidano i diritti e le libertà democratiche conquistate con il sangue dei lavoratori, che attizzano campagne di odio razzista contro i migranti, che li hanno lasciati crepare nei lager di Gheddafi e li trattano come bestie nei CIE. A questi banditi imperialisti, disumani e corrotti fino alle midolla, responsabili di tante aggressioni ai danni dei popoli, interessa soltanto il petrolio, il gas, le risorse idriche, giammai le aspirazioni degli sfruttati e degli oppressi. Ma la guerra ha messo anche allo scoperto i loro contrasti. Dietro la questione del comando NATO c'è la concorrenza accanita per la spartizione del bottino, specie fra le potenze europee. Le rivalità si inaspriscono nella crisi economica: la lotta per le materie prime, i mercati, le sfere di influenza diviene più acuta. I processi rivoluzionari creano dilemmi e contraddizioni fra gli avvoltoi imperialisti. Di ciò deve saper approfittare il proletariato, dotandosi del proprio partito politico. - segue a pag. 2 - Crisi organica e rottura rivoluzionaria [email protected] www.piattaformacomunista.com

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PROLETARI DI TUTTI I PAESI, UNITEVI!

Organo di espressione di Piattaforma Comunista

N° 19Aprile20111 euro

La borghesia ha gettato la società italianain una crisi profonda, che si trascina e siaggrava da tempo senza trovare soluzioninell’ambito del capitalismo. Dal declinoproduttivo alla corruzione dilagante, daiconflitti istituzionali al disastroterritoriale, le sue manifestazioni sonosempre più evidenti. Il processo della crisi coinvolge l’insiemedella vita sociale, senza poter essereridotta a nessuno dei suoi aspettiparticolari. E' crisi dell'economia e dello Stato. E'crisi ambientale, energetica, morale,culturale. E' crisi di autorità e diconsenso, trovando la borghesia semprepiù difficoltà ad includere le masse neipropri ranghi. E' crisi nei rapportiinternazionali, in cui la mancanza di pesoe la debolezza politica si traducono inmaggiore subordinazione agli USA,all'UE, al Vaticano. L’aggressione allaLibia è un ulteriore dimostrazione delvassallaggio italiano.Si tratta di una crisi non congiunturale,ma di portata storica. Non può dunque risolversi con unsemplice ricambio fra centrodestra ocentrosinistra, fra amministratori collusied “efficienti”, fra pagliacci erottamatori, dal momento che investel'intera classe dominante, al di là dellecaratteristiche dei diversi rappresentantidelle frazioni borghesi. La durata stessa della crisi dimostra chesono venute a maturità contraddizioniinsanabili, insite nella base economica,nonostante le forze politiche chedifendono il sistema capitalistico sisforzino di negarle o di tamponarleprovvisoriamente. La borghesia non può offrire prospettivedi progresso, non ha risposte per iproblemi che investono l'intera società.Vuole farci regredire di un secolo percompetere al ribasso con i paesiemergenti.

ScintillaVia il governo della miseria e della guerra con tutti i suoi complici

E’ noto che la guerra è lacontinuazione della politicacon altri mezzi. La guerra inLibia è la continuazione dellapolitica di depredamento deipaesi dipendenti, dio p p r e s s i o n enazionale, disoffocamento deim o v i m e n t ir i v o l u z i o n a r icondotta da grandipotenze imperialiste. La classe checonduce la brutaleaggressione, dietro lafoglia di ficodell’ONU, è lab o r g h e s i aimperialista di USA,GB, Francia, Italia, ecc.,attraverso l’apparato di guerrae di terrore della NATO el’UE imperialista. Gli obiettivi sono chiari: a)eliminare Gheddafi einstallare in Libia un governofantoccio per ottenere a prezzivantaggiosi petrolio e gas(anche a costo di spaccare indue il paese); b) controllareun’area strategica, scossadalle sollevazioni popolari acarattere democratico edantimperialista. L'aggressione alla Libia ha lasua radice alla sostanza delcapitalismo ed è connessa allasua crisi economica. Il sistemaimperialista affronta problemipiù gravi ed ha meno marginia disposizione, perciò divienepiù aggressivo. Il nostro primo dovere èsmascherare il carattere diquesta guerra che va contro gliinteressi del movimentointernazionale del proletariatoe dei popoli oppressi.Come al solito la borghesia siserve dell’argomento della“protezione dei diritti umani”

per giustificare l’attacco. Unargomento già utilizzato nellaguerra contro la ex Jugoslavia,in Iraq, in Afghanistan.La verità è che i “difensori deidiritti umani”, bombardano

città, ospedali, scuole,infrastrutture, provocandoingenti vittime civili. Questipaladini della democrazia edella libertà sono gli stessi chefino all’ultimo hannosostenuto i criminali Ben Alì eMubarak, che mantengono unregime dispotico nello Yemen,che appoggiano la sanguinosarepressione nel Bahrein, chenon hanno mosso un dito perfar applicare le risoluzionidell'Onu sulla Palestinamassacrata dai sionisti. Sono gli stessi chemantengono al potere unacollezione di sanguinaridittatori come Paul Biya inCamerun, GurbangulyBerdymuhammedov inTurkmenistan, TeodoroObiang Nguema in GuineaEquatoriale, Idriss Deby inCiad, Islam Karimov inUzbekistan, Meles Zenawi inEtiopia e il re Abdullah inArabia Saudita.Sono gli stessi di Abu Ghraibe di Guantanamo, delle bombeal fosforo e dell’uranioimpoverito che fanno strage di

civili, dei genocidi in Africa ealtrove. Sono gli stessi che scaricanola crisi sulle spalle della classeoperaia e dei popoli, chelicenziano in massa, che

tagliano i salari,che intensificanolo sfruttamento,che distruggono iservizi sociali e lascuola pubblica.Sono gli stessi cheliquidano i diritti ele libertàd e m o c r a t i c h econquistate con ilsangue deilavoratori, chea t t i z z a n o

campagne di odio razzistacontro i migranti, che li hannolasciati crepare nei lager diGheddafi e li trattano comebestie nei CIE. A questi banditi imperialisti,disumani e corrotti fino allemidolla, responsabili di tanteaggressioni ai danni deipopoli, interessa soltanto ilpetrolio, il gas, le risorseidriche, giammai leaspirazioni degli sfruttati edegli oppressi. Ma la guerra ha messo ancheallo scoperto i loro contrasti.Dietro la questione delcomando NATO c'è laconcorrenza accanita per laspartizione del bottino, speciefra le potenze europee. Le rivalità si inaspriscononella crisi economica: la lottaper le materie prime, imercati, le sfere di influenzadiviene più acuta. I processirivoluzionari creano dilemmie contraddizioni fra gliavvoltoi imperialisti. Di ciòdeve saper approfittare ilproletariato, dotandosi delproprio partito politico. - segue a pag. 2 -

Crisi organica erottura rivoluzionaria

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Per risollevare i suoi profitti siaffida a qualche “omuncolo dellaprovvidenza”, accordandoglimaggiori poteri e trovandodifficoltà al momento disostituirlo. Berlusconi ha rappresentatonegli ultimi 15 anni questafigura, impersonificando lad e c o m p o s i z i o n edell'imperialismo italiano e ilparassitismo delle classiproprietarie. La sua forza sta nella debolezzadella borghesia, in particolare

della sua ala sinistra, che non haalternative da proporre. La situazione oggi è tale che ilgoverno reazionario diBerlusconi – le cuicaratteristiche sono sempre piùquelle di un regime - può esserebattuto solo da un movimento dimassa che abbia lecaratteristiche di una vasta,decisa e prolungata sollevazione. Esistono strati di borghesia o dipiccola borghesia in grado diprendere l'iniziativa e discatenare tale movimento? No,

perchè perchè seguono interessiparticolari e hanno paura diperdere i loro miserabiliprivilegi. Solo la classe operaia può farlo,rompendo con le posizioniopportuniste, con il riformismo ela socialdemocrazia. Il risveglio mondiale deglisfruttati e degli oppressi agevolaquesto processo, ma per poterlodirigere verso obiettivirivoluzionari è indispensabile unelemento unificatore: il partitopolitico indipendente e

rivoluzionario del proletariato,guidato dai principi marxisti-leninisti. Una forza realmenteindipendente dalla borghesia edalla piccola borghesia,principalmente composta daglioperai più coscienti e temprati,con una disciplina d’acciaio,fedele all’internazionalismoproletario.La nostra attività è volta a questoobiettivo. Perciò ci rivolgiamo aimigliori elementi del proletariatoper cooperare ed avvicinare ilgiorno della sua realizzazione.

segue dalla prima

Lo sciopero generale della CGILgiunge in un momento di grandeinstabilità politica ed economica.La crisi capitalista non accenna aconcludersi. Le sue conseguenzecontinuano ad essere rovesciatesoprattutto sulle spalle dellaclasse operaia.Invece della risoluzione dei loromille problemi, le masselavoratrici assistono allo sfacelodella classe dirigente e si vedonocoinvolte in una nuovaaggressione imperialista. Sul piano politico tutto ciò sitraduce in maggioreautoritarismo e reazione, nellaprogressiva perdita di diritti edagibilità democratiche.Le false opposizioniparlamentari, i vertici sindacalicollaborazionisti, non hannoalcuna intenzione di dar vita auna seria risposta di massa controil governo Berlusconi. Sidimostrano ogni giorno di piùcomplici e partecipi dellapolitica antipopolare (v.federalismo e guerra). La loromassima aspirazione è sostituireil blocco di potere berlusconiano,troppo imperniato sugli interessipersonali del capo del governo,con un altro blocco cherappresenti meglio gli appetiti egli interessi dell’intera classedominante La stessa dirigenza CGIL intendein effetti utilizzare le lotte,compreso il prossimo scioperogenerale, come arma di pressioneper rientrare al tavolo diconfronto per un nuovo “pattosociale” con governo eConfindustria. Lo scopo dellaCamusso è ricucire coi venduti.

Nonostante la debolezza politicadel movimento operaio esindacale, la risposta della classeoperaia, delle masse lavoratrici,dei giovani, delle donne si staesprimendo in numerosemanifestazioni e scioperi che

hanno dimostrato volontà di lottae combattività.In questo quadro lo sciopero del 6maggio è una scadenzaimportante, al di là degli intentidei vertici CGIL che lo hannoconvocato con modalità,tempistica e contenuti lontanidalle reali esigenze espresse dailavoratori.Dobbiamo dunque compiere ilmassimo sforzo per trasformarloin un vero sciopero generaleunitario caratterizzato da paroled’ordine di classe. Il modo per farlo è mettere inpratica il fronte unico dal basso,l’unità di lotta di tutti gliorganismi proletari, sulla basedella difesa intransigente dei

nostri interessi e diritti, dellerivendicazioni che hannocaratterizzato le lotte di questimesi (la difesa dei diritti e delCCNL, del posto di lavoro, lalotta contro il “patto sociale” neo-corporativo di Marchionne, ecc.).

Facciamo del 6 maggio un verosciopero generale di caratterepolitico che segni l’inizio di unaenergica mobilitazione perbattere i padroni, cacciare ilgoverno Berlusconi e respingere ipiani reazionari, per uscire dallaguerra imperialista.Chiamiamo gli operai, ilavoratori, i movimenti di lotta,tutte le forze sociali che voglionolottare contro i piani capitalisti acostruire collettivamente losciopero, realizzando una vera elarga mobilitazione di massa cheriesca a bloccare il paese,travalicando l’inerzia e lasubalternità dei bonzi sindacalisempre pronti a fare da pompieri.La chiave di volta della

situazione italiana stanell’intervento diretto e decisivodella classe operaia. Il prolungarsi della crisi e ipericoli di guerra fanno sì che laquestione del fronte unico dellaclasse operaia - e sulla sua base diun ampio fronte popolare - siadiventato una questione centrale,vitale, improrogabile. Dobbiamo perciò sconfiggeretutte quelle posizioni divisionistee settarie, per ottenere la massimamobilitazione contro l’offensivacapitalista, la guerra imperialistae la reazione politica.Rilanciamo, ampliandolo erafforzandolo, il percorso iniziatoin date come il 16 ottobre scorsoed in altre occasioni dimobilitazione e di lotta.Costruiamo organismi di fronteunico quali i Comitati operai epopolari, in modo da allargare erendere permanente lamobilitazione, l’agitazione el’unificazione delle forze diclasse.Dobbiamo, con la lotta di massa,aprire alla prospettiva di unradicale rivolgimento politico,facendola finita una volta pertutte con le favole riformiste e dipossibilità di curare le piaghe delcapitalismo. La soluzione dei problemi dellaclasse operaia non sta in uncapitalismo “buono” e“regolato”, ma nella conquistarivoluzionaria di un Governooperaio e degli altri lavoratorisfruttati che spezzi il dominio delcapitale monopolistico e avvii lala costruzione di un nuovo esuperiore sistema sociale.

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Le drammatiche conseguenze diun sistema agonizzante sonosotto gli occhi di tutti. In Giappone al disastro naturalesi è aggiunto quello provocatodagli interessi dei monopolicapitalistici che hanno puntatosul nucleare per competere con ipropri rivali. Vediamo i risultati di una sceltapericolosa, costosa e non in gradodi offrire soluzioni a graviproblemi, come quello dellescorie e degli incidenti(specialmente in epoca diguerre!). Dopo l'esplosione della centraledi Fukushima, la multinazionaleTEPCO e il governo hannonascosto i fatti, dichiarando che"il reattore nucleare è incondizioni di sicurezza" e "lasalute non è in pericolo".Sapevano che la fusione delnocciolo era iniziata, che leradiazioni salivano, ma hannofatto pagare alla popolazione unaltro pesante tributo. Perché?Perché la logica che guida icriminali capitalisti è quella delmassimo profitto, è la logica

predatoria dell’imperialismo chesfrutta, opprime e fa morire dicancro le masse lavoratrici, cheinquina e distrugge la natura,aggravando la crisi economica,energetica, alimentare.Di fronte aquesta gravesituazione laclasse operaia ele massepopolari, tutti is i n c e r idemocratici, gliamanti della pacee della natura,d e v o n omobilitarsi uniti. Non possiamop e r m e t t e r ea l l ' ol iga rchiafinanziaria di portare l'umanitàalla rovina. Nell’immediato dobbiamorifiutare il piano nucleare delgoverno Berlusconi, checalpestando la volontà popolareespressa nel referendum del1987, vuole costruire almeno 4centrali nucleari in siti presidiatidall’esercito. Si tratta di un

progetto antidemocratico efunzionale agli interessi deimonopoli del complesso militar-industriale, legato all’economiadi guerra (il ciclo dell’uranio,compreso quello impoverito

usato per le armi, è sottocontrollo militare), nonchè dellealtre grandi impresecapitalistiche. Facciamo dei 4 referendum del12 giugno (nucleare, acqua,legittimo impedimento) unmomento della battaglia perliberare il nostro futuro e quellodelle prossime generazioni

dall'ipoteca capitalista.Convinciamo i lavoratori avotare, respingendo le subdolemanovre del governodell’impostore Berlusconi edell’ENEL.

Uniamoci in unfronte popolarecontro ifomentatori diguerra e id e v a s t a t o r idell'ambiente,per lasolidarietà e lapace fra ipopoli, che siab a s a t osull’unità diazione di tuttigli organismi

operai, popolari, studenteschi. I fatti dimostrano che ilcapitalismo, la società dellosfruttamento, dell'inquinamento,della guerra, non ha futuro.L'alternativa è una societàfondata sulla proprietà sociale deimezzi di produzione, in cui sisvilupperanno al massimo le fontienergetiche bio-compatibili.

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Il Parlamento si è schierato quasiinteramente a favore della guerrain Libia. I partiti borghesi, che siazzuffano su questionisecondarie, votano compatti sullequestioni di importanzafondamentale per la classedominante. Il PD aiuta di nuovoBerlusconi, dimostrando così diessere frazione di un unicopartito: quello del capitale. Tra i lavoratori c’è ancoradisorientamento, soprattutto acausa del ruolo nefasto deiriformisti e di Napolitano. Maquando hanno occasione diesprimersi rifiutano in nettamaggioranza questa guerra,perché comprendono chel’aggressione della coalizioneimperialista va contro le loroaspirazioni ed i loro interessi. I politici borghesi dicono di nonaver soldi per i disoccupati, perla sanità, per la scuola, per itrasporti, ma per la guerra i soldisi trovano sempre. L’aggressioneNATO costerà infatti un miliardo

di dollari solo nel primo mese. Ilpeso che già sopportiamo perl’occupazione dell’Afghanistan èarrivato nel 2011 a 821 milioni dieuro. Le spese militari e per

armamenti – decine di miliardi dieuro - non conoscono “austerità”,ma aumentano costantemente, acausa della maggiore rivalitàimperialista. Chi pagherà?I partiti parlamentari come sonod’accordo sulla guerra lo sonoanche per imporre nuovi sacrificiai lavoratori, che si aggiungonoalle conseguenze della crisi

capitalista. Scaricano tutto sullespalle degli operai, dei lavoratori,delle donne del popolo, deigiovani lasciati senza prospettive. La guerra si traduce così in

ulteriori tagli alle spese sociali,in aumento delle tasse per ilavoratori, in ribasso dei salarie delle pensioni, in restrizionidi libertà e diritti,militarizzazione della società. Contro questo stato di cose ènecessario opporsi nel modopiù deciso nei luoghi di lavoro,nei sindacati, nei quartieri,nelle scuole, nelle piazze,costruendo un ampio fronte dilotta contro l’offensiva

capitalista, i fautori della guerra edella reazione, che sia legato auna prospettiva politica. Condanniamo l’intervento dellaNATO, chiediamo la cessazioneimmediata dei bombardamenti,l’uscita dell’Italia da qualsiasicoalizione bellicista. Esigiamol’utilizzo del denaro pubblico peri disoccupati e le spese sociali,

non per quelle militari (un solomissile costa un milione di euro). Esprimiamo solidarietà al popololibico (non certo ai capi tribùfiloimperialisti) che stasopportando il doppio peso delregime e delle bombeimperialiste. I popoli hanno dirittoall’autodecisione, alla sovranità eall’indipendenza, senza ingerenzee interventi imperialisti, voglionovivere dignitosamente e in pacefra loro.Affermiamo l’unità fra gli operaidelle nazioni che opprimono equelli delle nazioni oppresse, perl’internazionalismo proletario.Dovere dei comunisti è porsi allatesta del movimento contro laguerra, lottando anzitutto controil “proprio imperialismo”. Dentro le battaglie odierne vaaffermata un’alternativa politicaglobale, una profonda rotturarivoluzionaria con un sistema incrisi profonda, che ci offre solosacrifici e guerra.

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Chiamiamo gli operai, idisoccupati. i lavoratori oppressi,i giovani e le donne del popolo aintensificare il livello delle lotte ela loro combattività, per otteneremisure concrete e urgenti permigliorare le proprie condizionidi vita.Gli sfruttati non sono iresponsabili della crisi capitalistae non devono pagarla. Che lapaghino i padroni, i ricchi, iparassiti, coloro che l’hannoprovocata e ora ne beneficiano! Per far ciò è necessariosviluppare la più energicamobilitazione, liberandola dallepastoie borghesi e riformiste,approfittare di ogni occasione dilotta, organizzare movimenti escioperi parziali fino allosciopero generale unitario, per lasconfitta dei disegniconfindustriali e la cacciata delgoverno Berlusconi. Di fondamentale importanza è larealizzazione di un fronte unicodi lotta che abbia come punto dipartenza un programma di difesaintransigente degli interessieconomici e politici delproletariato e si fondi suorganismi propri. Ecco dunque le nostrerivendicazioni immediate che siscontrano frontalmente con larealtà politica ed economicaattuale, sulle quali chiamiamoall’unità e alla lotta gli operai egli altri lavoratori sfruttati dalcapitale.

Contro l’offensiva capitalista,per il miglioramento dellecondizioni di vita e di lavoro

* Blocco dei licenziamenti,nessuno deve perdere il posto di

lavoro, nessuno stabilimentodeve essere chiuso, lavoro pertutti.* Aumenti veri e certi di salari epensioni, completamentedetassati. Reintroduzione della“scala mobile”. 14^ mensilità pertutte le categorie. Difesa deiCCNL, senza deroghe. * CIG al 100% a spese deipadroni e dello stato in caso disospensione della produzione ereddito garantito ai disoccupati.* No alla flessibilità, abolizionedel precariato ed assunzione ditutti i lavoratori precari. Unlavoro regolare per tutti.* Riduzione dell’orario di lavoroa 30 ore settimanali senzadecurtazioni di salario, perl’occupazione.* No a lavoro nero e subappalti,sicurezza nei luoghi di lavoro,arresto per i padroni che violanole norme.* Recupero dell’evasione e dellefrodi fiscali, blocco e sequestrodei capitali evasi, delle proprietàdei corrotti e dei mafiosi;abolizione del segreto bancario ecommerciale; divieto dellaspeculazione finanziaria ededilizia. * Imposte fortemente progressivesu profitti, rendite, interessi,redditi, grandi patrimoni econsumi di lusso. Abolizionedello scudo fiscale. Restituzionefiscal drag, maggiori detrazioni enetta diminuzione delle tasse perlavoratori dipendenti, pensionati,parasubordinati. * Riduzione delle tasse eagevolazioni per piccolicontadini, allevatori, artigiani,pescatori, esercenti al minuto. * Nessun finanziamento agliindustriali, ai banchieri, al

Vaticano, alle scuole e alla sanitàprivata. * Abolizione di stipendi epensioni d'oro di manager,parlamentari, amministratori.Divieto di cumulo. * No ai tagli alle pensioni, allasanità, all’istruzione, ai servizisociali, agli enti locali. * Aumento della spesa sociale perl'occupazione, la cultura e ilriassetto del territorio. No alleprivatizzazioni. No al nuclearecivile-militare, alla TAV e alponte sullo Stretto.* Abbattimento delle tariffe diluce, acqua, gas, telefonia,trasporti, per operai, lavoratori,disoccupati, studenti, pensionatial minimo. Sanità e istruzionecompletamente gratuite.Abrogazione ticket.* Requisizione e assegnazionecase sfitte degli enti ecclesiasticie di società pubbliche e private aisenza casa e ai senza lavoro, aprezzi popolari; blocco sfratti emutui per le famiglie in difficoltà.

Contro la reazione politica, perla difesa e l’estensione deidiritti e delle libertà deilavoratori

* Nessuna limitazione alla libertàdi sciopero, di assemblea, diorganizzazione, dimanifestazione, di stampa per ilavoratori. I diritti e le libertà deilavoratori non si toccano!* Divieto degli accordi separati;su accordi e contratti devonodecidere i lavoratori interessati.Basta con la repressioneantioperaia e i licenziamentipolitici.* Diritto di soggiorno per i

richiedenti, regolarizzazione deilavoratori migranti, ritiro del“pacchetto sicurezza”, chiusuradefinitiva dei CEI, no airespingimenti e alle espulsioni.Stessi diritti per tutti.* Abrogazione del Codicefascista Rocco, delle leggiemergenziali e di quelle “adpersonam”.* Scioglimento delleorganizzazioni fasciste e chiusuradei loro covi; autodifesaproletaria.* Castigo per torturatori,assassini di stato e preti pedofili.

Contro la minaccia di guerra,per la solidarietàinternazionale con le lotte dellaclasse operaia e dei popoli

* Ritiro immediato di tutte letruppe all’estero; drasticariduzione delle spese militari afavore di quelle sociali e per idisoccupati. * Via le basi USA e NATOdall’Italia. Fuori l’Italia dallaNATO e dall’UE. Cancellazionedegli accordi militari con USA,Israele e altri paesi imperialisti. * Solidarietà ed appoggio allelotte operaie e dei popoli control’imperialismo e le cricchereazionarie; no alle ingerenze eagli interventi militariimperialisti.Lottiamo uniti esigendo questemisure classiste, concrete edimmediate, senza limitarci adesse, ma in connessione con lalotta che ci deve condurre allaprima grande meta: la conquistadel potere politico da parte delproletariato. per una nuovasocietà.

Le rivendicazioni urgenti degli sfruttati

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Negli ultimi anni la celebrazionedel 25 aprile e in generale labattaglia antifascista e contro lareazione, ha visto nei giovani unaforza trainante. I giovaniproletari, così come quellisinceramente democratici simettono in prima fila nella lottacontro la trasformazionereazionaria ed eversiva delloStato e della società (tentativo di

costruzione di un regimeautoritario, militarizzazione, CIE,etc.). Rifiutano lo“sdoganamento” e lalegittimazione dei fascisti vecchie nuovi. Reagiscono condecisione alle aggressioni eprovocazioni fasciste. Immettonolinfa nuova nell’ANPI e sioppongono all’ondata direvisionismo storico.

A fronte della “pacificazione”predicata dalle destre, ma ancheda larga parte della sinistraborghese, i giovani ribellirispondono con l’antifascismomilitante, con la difesa a spadatratta delle agibilità politiche, conla lotta per il loro ampliamento.Al posto delle stanche e retoriche,celebrazioni danno vita amanifestazioni combattive.La Resistenza, il ricordo dellegloriose Brigate Garibaldi, lavolontà di costruire un nuovoordinamento sociale, continuanoad animare le lotte dei giovani e adisturbare i sonni della borghesia.A volte però la lotta antifascistaviene considerata troppo fine a sestessa, senza rapporto con la piùgenerale lotta contro il sistema disfruttamento. Questa impostazione finisce perisolare gli antifascisti edimpoverire la battaglia contro ilsistema che produce

incessantemente il fascismo e lareazione. Per superare questilimiti va tenuto sempre presenteche la lotta antifascista è partedella più ampia lottaanticapitalista. Essa va portataavanti sviluppando l’unità diazione di tutta la classe operaia,intensificando la lotta contro isettori di destra dei riformisti chesono avversari del fronte unico.Questa lotta non può certoesaurisi nella difesa dellademocrazia e dei diritti borghesi,ma deve svilupparsi affermandola necessità di un’alternativarivoluzionaria.La battaglia antifascista devedunque caratterizzarsi come lottaa fondo contro la derivareazionaria della borghesia,contro i pericoli di guerra, per laconquista di una nuova societàsocialista. Questo è il modo incui va ricordato ed attualizzato il25 aprile.

Questo venticinque AprileQuesto venticinque Aprile

I giovani in prima fila nella lotta contro il fascismo e la reazione politica

Il riquadro a destra è statorealizzato dalla Borsa di Milano.In esso figurano i presidenti eamministratori delegati diimprese capitaliste meglio pagatiin Italia nel 2010. E’ l’esempio più lampantedell’abisso esistente fra i padronie gli operai, la dimostrazionechiara ed inconfutabile chel’impoverimento (assoluto erelativo) dei proletari è in direttarelazione con l’arricchimento diun pugno di parassiti. Due soli esempi: il rapporto fra icompensi ricevuti daMontezemolo (senza contare idividendi delle azioni, etc.) e ilsalario medio annuo di unoperaio è di 435 a 1. Quello del“povero” Marchionne è invecesolo di 175 a 1.Nemmeno nel 1800 si registravauna simile disparità,un’ingiustizia sociale cosìevidente. E’ segno evidentedell’agonia di questo sistema. Questi sfruttatori sono coloro chehanno causato la crisi e ora nebeneficiano a piene mani.

I loro introiti e il loro poterecrescono mano a mano chegli operai sono licenziati,che lo sfruttamentoaumenta, che la precarietàdilaga.E sui loro redditi da 5milioni di euro l’anno - chenon sono frutto del lavoroma dello sfruttamento dellaforza-lavoro degli operai -pagano tasse ridicole,perchè riescono con milletrucchi ad evadere ed eludere ilfisco, a beneficiare deiprovvedimenti del governo, comei condoni fiscali. I nomi dei parassiti dellaricchezza prodotta dalla classeoperaia sono ben noti: sichiamano Profumo, Cordero diMontezemolo, TronchettiProvera, Berlusconi, Geronzi,Marchionne, Scarone,Caltagirone, Benetton, DellaValle, Riva, etc. Questo branco di pescecaniaccumula profitti sulla miseria esul sangue dei proletari, vive nellusso sfrenato senza aver mai

pagato un centesimo per la crisi eper le guerre utili a sporchi affari.Il cinismo dei padroni èincredibile. Chiedono continuamente sacrificiagli sfruttati, tagli ai servizisociali, mentre i loro portafogli, iloro pacchetti azionari, le loroproprietà si accrescono semprepiù.La classe operaia - che subisce lariduzione dei salari, l’aumentodei prezzi e delle odiose tassecentrali e locali - è stufa disentire i soliti ritornelli e le solitepromesse sulla riforma fiscale; èstufa di essere turlupinata daqueste sanguisughe.

Dobbiamo esigere che sianocostoro a pagare le conseguenzedella crisi economica e delleguerre di rapina. La tassazionesui redditi deve essere fortementeprogressiva. Sui grandi patrimonideve essere effettuato un forteprelievo percentuale (altro che i1.000 euro proposti dallaCamusso!). Le proprietà deicapitalisti che evadono le tassevanno requisite. I guadagni dicapitale devono devono essereduramente copiti. Basta col dominio dell’oligarchiafinanziaria. Il potere deve esserenelle mani degli operai!

I parassiti che devono pagare

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Sono in discussione dinanzi alParlamento le misure legislativepredisposte dal governoBerlusconi sulla cosiddetta«riforma della giustizia». Oltrealle norme, di stampochiaramente reazionario, sul«processo breve» che mirano afar prescrivere in tempi rapidi iprocessi a carico del premier perassicurargli l'impunità, altriprovvedimenti tendono arafforzare i poteri dell'Esecutivo,intaccando alcune di quelle che -nel quadro della democraziaborghese - la Magistraturaconsidera le sue intangibiliprerogative.Infuriano le polemiche, e le«vestali» della Costituzione incampo liberale,socialdemocratico e riformista sistracciano le vesti, gridandoall'attentato contro la democrazia.In questo articolo non intendiamoentrare nello specifico delle variemisure legislative di cui si stadiscutendo, ma riaffermare unaquestione di fondo e di principio.Come comunisti, noi noncrediamo alla cosiddetta«indipendenza dellamagistratura» in regimeborghese. «I giudici - dice l'art. 101 della

Costituzione - sono soggettisoltanto alla legge». Questoarticolo dovrebbe consacrare ilprincipio di indipendenza delpotere giudiziario, cioè il fattoche i giudici non sono soggetti néal Parlamento, né al Governo, néal Capo dello Stato, né a qualsiasi

altro potere. In realtà, laproclamazione costituzionalesecondo cui essi sono soggettisoltanto alla legge sanziona ilfatto che, in un ordinamentopolitico e giuridico borghesecome il nostro, i giudici sonoindipendenti anzitutto rispetto alpopolo. Lo riconosce lo stessoart. 101, là dove afferma che «lagiustizia è amministrata in nomedel popolo», cioè non èamministrata direttamente dalpopolo, ma solo in suo nome.Infatti, «le nomine dei magistratihanno luogo per concorso (art.106 Cost.), così come sono

assunti per concorso gli impiegatie funzionari dei vari rami dellaPubblica amministrazione. Igiudici costituiscono, di fatto,una vera e propria corporazione,un corpo chiuso e separato, unacasta gelosissima delle proprieprerogative, di cui è custode il

Consiglio Superiore dellaMagistratura. Così come non sono eletti dalpopolo, i magistrati non possononeppure essere revocati dalpopolo, che non ha alcun poteredi valutare il loro operato. E, neipochi casi in cui la legge ammettela partecipazione alla funzionegiudicante dei cosiddetti giudicipopolari insieme ai magistratitogati (nelle Corti di Assise e diAssise di appello), sono gliappartenenti alla borghesia e allapiccola borghesia coloro che, inpratica, vanno ad esercitarequella funzione. Con sicuro

istinto di classe, nella società delcapitale e dello sfruttamento dellavoro il proletariato ha sempresentito come lontana ed estraneaa sé la cosiddetta«amministrazione della giustizia»(anche per la funzione repressivache il corpo dei giudici esercitanei confronti di coloro che sipongono su un terreno di lottarivoluzionaria). Nella rivista «Teoria & Prassi»affronteremo il problema in modopiù ampio, sia con riferimentoalle posizioni teoriche delmarxismo sulla questionedell'articolazione dei poteri nelloStato borghese e sui loro conflitti,sia con riferimento all'esperienzastorica degli Stati socialisti nelcampo dell'amministrazione dellagiustizia, basata - per quantoriguarda la funzione giudicante -sul principio dell'eleggibilità edella revocabilità dei giudici.Per ora ci basta ricordare, inproposito, l'art. 109 dellaCostituzione sovietica del 1936:«I Tribunali del popolo vengonoeletti dai cittadini delcircondario, secondo le normedel suffragio universale, direttoed egualitario, con votazionesegreta, per la durata di treanni».

Il 1° Maggio è la giornatainternazionale di lotta dellaclasse operaia contro ilcapitalismo. Questo il suosignificato, che la borghesia e ilclero cercano costantemente dinascondere e stravolgere.Quest’anno lo celebreremo nelmezzo di una crisi economica cheprosegue senza trovaresoluzione, di guerre di rapina chedivampano in diversi punti delglobo.Il sistema imperialista è scossoda grandi lotte operaie e popolariche riprendono vigore in diversipaesi. Il mondo borghese è piùinstabile, la situazione più fluidae grandi masse si sono levate inpiedi per difendere i propriinteressi.Ciò preoccupa “lor signori”, cheinapriscono la reazione politica,divengono sempre più aggressivi

tanto sul piano interno quanto suquello esterno. Siamo in un periodo diaggravamento di tutte le

contraddizioni del capitalismo. Ciò porrà milioni di operai elavoratori davanti a un bivio:dalla parte della reazione

imperialista o con i lorofratelli di classe contro diessa? Con chi ci porta allaguerra o con gli operai epopoli che vogliono la pace?Per la dittatura aperta dellaborghesia o per la dittatura delproletariato?La risposta per chiunque abbiaa cuore il bene della classeoperaia e dei popoli è chiara. Riprendiamoci allora il 1°Maggio, da troppo tempo inmano ai saltimbanchi dellaborghesia. Facciamone unagiornata di unità e di lottadelle forze proletarie contro leaggressioni imperialiste, latrasformazione reazionariadella società e lo sfrenato

attacco padronale.Esprimiamo nelle piazze lerivendicazioni per miglioricondizioni di lavoro e di vita, perl’occupazione, per la pace e lalibertà, legandole strettamentealla lotta per una società diversa emigliore.Il capitalismo è un sistemamoribondo, che ostacola ilprogresso e minaccia lasopravvivenza del genere umano.L’esperienza prova che non puòessere riformato, che deve essereabbattuto. Solo col crollo del capitalismo el’avvento del socialismo avremola fine dello sfruttamentodell’uomo sull’uomo e delladevastazione del pianeta, avremouna società veramente libera efondata sulla comunità dei beni edegli interessi, non sullamaledetta proprietà borghese.

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Le rivoluzioni popolari dei paesiarabi sono il frutto dicontraddizioni a lungo incubate:l'imposizione di regimi dispotici,l'arricchimento di famelicheoligarchie, l'aumento dellosfruttamento e dell'ineguaglianza.Queste contraddizioni sonomaturate sotto i colpi della crisieconomica, che ha fatto detonarela risposta dei popoli controgoverni prepotenti e serviliall’imperialismo. Cosa dimostranole sollevazioniche si sonosviluppate dalMarocco allaSiria, dallaTunisia alloYemen?Certamente ilm o v i m e n t op o p o l a r er ivoluzionar ionon è ancoraterminato, è inuna fase disviluppo che può preludere asuccessivi passi avanti, ma giàpossiamo cogliere alcunecaratteristiche fondamentali. Primo, le rivoluzioni a caratteredemocratico dimostrano lepossibilità e le capacitàrivoluzionarie dei popoli deipaesi dipendenti. I popoli diTunisia e Egitto si sono liberaticon le loro forze, con coraggio ederoismo, di dittatori sanguinari epotenti. Con ciò sono smentite leposizioni di chi vedeva i popoliarabi come incapaci di muoversi,indolenti, di chi sostiene che icambiamenti possono venire solodall’esterno.Secondo, indicano il cammino daseguire per altri popoli, educanole masse all’azione, alla necessitàdi avanzare con la lotta unitaria,infondono fiducia nella propriaforza e nella capacità di ottenerevittorie. Senza dubbio esse hannostimolato il movimento operaio epopolare di tutti i paesi, fornendoesperienze e insegnamentipreziosi. Terzo, dimostrano che la lotta diclasse può accelerarsi, che siverificano passaggi da lenticambiamenti quantitativi a rapidi

cambiamenti qualitativi “vipossono essere giorni checoncentrano in sé venti anni",scriveva Marx). Quarto, nelle sollevazioni èemersa la funzione decisiva delmovimento operaio (il sindacatoin Tunisia, gli operai dei cantierimilitari in Egitto), anche se laclasse operaia non è riuscitafinora ad assumere un ruolodirigente.

Quinto, le rivoluzionidemocratiche nei paesidipendenti hanno un contenutonazionale, di rivendicazione dellasovranità e dell’indipendenza difronte ai paesi oppressori,sebbene le forze rifomiste sisforzano di negarlo. Questoaspetto è invece importante e vavalorizzato in tutti i casi in cuinon cozza con le esigenze delmovimento del proletariato,perché non riguarda questioniinterne al singolo stato, ma è inrapporto con la questioned e l l ’ a b b a t t i m e n t odell’imperialismo, dellarivoluzione proletaria. Sesto, esse confermano lavalidità del modelloinsurrezionale: la rivoluzione èopera delle grandi masse, che aun certo stadio di sviluppo dellecontraddizioni sociali siorganizzano attorno a degliobiettivi comuni e danno vita adazioni energiche per abbattere ivecchi regimi e conquistare ilpotere. Gli eventi hannodimostrato l’inservibilità delle“terze vie” riformiste.Infine, ma è la cosa piùimportante, il differente sviluppopolitico delle rivolte, ha messo in

luce l’indispensabilità del partitocomunista per assicurare ladirezione, la continuità el’avanzamento del processorivoluzionario. Dove c’è il partito(es. Tunisia, il PCOT) si è andatipiù avanti, si è presentato unprogramma di cambiamentipolitici radicali, si è raggiunto unpiù elevato livello di unità delleforze rivoluzionarie, e si continuaa lottare per un nuovo regime

socioeconomico. Dove èassente è più facile perl’imperialismo pilotare imovimenti di massa insenso reazionario.Da parte loro, irevisionisti si sonodimostrati incapaci dicomprendere gliavvenimenti, la loroimportanza; si sonodistinti per il silenzio ola dietrologia. Costoronon vedono le masse, igiovani che simobilitano, mostrano

sfiducia nei protagonisti realidegli avvenimenti. Ravvisanosolo manovre occulte e finisconoper affermare che i popoli sonocondannati alla sconfitta, che nonsi può far altro che appoggiare ileader borghesi. Il loro è unprogramma di rinuncia allapreparazione, all’organizzazionedelle masse alla rivoluzione. Le rivoluzioni democratiche eantimperialiste nei paesidipendenti stanno determinandoun cambiamento nei rapporti diforza a livello sociale e politico.La classe operaia e i popolibeneficiano delle azioni delleforze progressiste erivoluzionarie, del movimentodelle masse che abbattonogoverni e dinastie dispotiche. Le lotte che si sono estese nelmondo arabo rafforzano il fronterivoluzionario della classeoperaia e dei popoli, edindeboliscono il fronted e l l ’ i m p e r i a l i s m o .Appoggiamole!

ScintillaScintillaorgano di Piattaforma Comunista

Supplemento al n. 21 di Teoria & Prassi. Reg. Trib. CT n. 14/2003 Dir. resp. E. Massimino

Redazione: Via di Casal Bruciato 15, Roma

Stamp. in prop. il 5.4.2011

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Giù le manidalla compagna

Smirnova e da sua figlia!

Alcuni giorni fa la CorteSuprema della Russia hapronunciato una sentenza controla compagna Zynaida Smirnova,dirigente del Partito Comunista(bolscevico) di tutta l’Unione.Secondo tale sentenza lacompagna Smirnova è stataprivata del diritto di maternità edichiarata “persona estranea” perla propria figlia di sei anni, cheperciò deve essere separata dallamadre e inviata in un istituto di“rieducazione” carcerario. Per di più la compagna è statadichiarata “nemica pubblicadello Stato” e “fuorilegge nelterritorio della Russia”. Secondo il suo partito ciòequivale ad una condanna amorte. Non vi possono essere dubbi sulfatto che la sua vita e il futuro disua figlia siano in serio pericolo.Invitiamo tutti i comunisti e isinceri democratici a protestareverso le autorità russe controquesta ignobile “sentenza” con laquale si stabiliscono metodidraconiani di persecuzioneanticomunista.Vergogna per le azioni delladittatura semi-fascista di Putin eMedvedev! Esprimiamo solidarietà allacompagna Zynaida Smirnovascrivendo a: [email protected]

Ringraziamo pubblicamente icompagni di “Questioni delsocialismo” per la significativasottoscrizione effettuata. Unesempio da seguire!

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L'Ufficio Politico del PartitoComunista del Benin (PCB) si èriunito a Cotonou il 30 marzo del2011 per esaminare la situazionepolitica nel nostro paese.

1. L’Ufficio Politico ha ribadito ladenuncia dello scrutinio del 13marzo 2011, in quanto farsaelettorale organizzata con lacomplicità attiva dell'UnioneEuropea e della Francia, perrealizzare un furto elettorale voltoalla rielezione di Boni Yayi.Questo rielezione, definitivamenteproclamata dalla Cortecostituzionale, è un inganno, unduro colpo alla democrazia che èora in pericolo nel Benin. BoniYayi, non può rivendicare alcunalegittimità per un secondo mandatoche ha usurpato.

Pertanto, l'Ufficio Politico delPCB, appoggia tutte le azioni diresistenza e di rifiuto di questafarsa che significa la creazione diuna rinnovata autocrazia. Ha inoltre condannato larepressione poliziesca dellepacifiche manifestazioni, mentre isostenitori dell’impostore hannopotuto sfilare impuniti nelle strade.L'Ufficio Politico del PCB chiamail popolo a proseguire e rinnovarele proteste, confidando che trarràbeneficio dalla sua ricca esperienzadi lotta contro l'autocrazia persuperare e sconfiggere il poteredell’impostore.

2. Per quanto riguarda le elezionilegislative in corso, è chiaro chequeste, come le elezionipresidenziali, sono organizzate in

una baraonda che favorisce solo lafrode e l’inganno. Il futuro Parlamento, cherimpiazzerà il teatrino uscente, nonsarà migliore a causa dellecondizioni in cui le elezioni sisvolgono oggi. L'Ufficio Politicodel PCB ha deciso di nonpartecipare alle elezioni legislative.

3. E' noto che in un sistema politicoche da un lato concede tutti i poteridi governo al Presidente dellaRepubblica, il quale può fare ameno del Parlamento attraverso idecreti, e dall’altro vede lasmaccata complicità tra Boni Yayie il Presidente della CorteCostituzionale, Robert Dossou, ilfuturo parlamento non potràcostituire un serio ostacoloall’ostinazione fascista del potere

impostore contro il popolo. Solo le lotte di massa deilavoratori, dei giovani, delledonne, dei patrioti, a tutti i livelli,ci permetteranno di uscire dalprecipizio e dalla vergogna.La rivoluzione popolare s’imponeai lavoratori, ai giovani, aidemocratici e ai patrioti del Benincome unica via di salvezza.L'Ufficio Politico del PCB,riafferma la propriadeterminazione a fianco deilavoratori e dei popoli per la sicuravittoria sull’impostura, sulladittatura e la repressione.Abbasso il potere fascista di BoniYayi! Viva la rivoluzione!Viva il potere dei lavoratori e deipopoli!Cotonou, 30 marzo 2011L'Ufficio Politico del PCB

La lotta del Partito Comunista del Benin (Africa Occidentale)

A proposito della situazione politica e delle attuali elezioni legislative

La coalizione reazionaria di forzeimperialiste che attaccamilitarmente la Libia, con ilpretesto di difendere lapopolazione civile e facendosiscudo di una risoluzione delConsiglio di sicurezza dell’ONU,sta perpetrando un’altraaggressione contro i popoli: oggidella Libia, ieri dei Balcani,dell’Iraq, dell’Afghanistan, tuttibrutalmente attaccati con glistessi falsi pretesti. Questa coalizione di Francia,Gran Bretagna e Stati Uniti, conl’attiva complictà dei governireazionari di Italia, Spagna,Danimarca… e la complicitàpassiva di Russia e Cina, dato cheentrambi questi paesi non hannoesercitato il loro diritto di veto

fornendo ipocritamente il loronulla osta all’aggressione, questacoalizione reazionaria stadimostrando con i fatti la sua veranatura. Il suo obiettivo non è la sicurezzadella popolazione civile, ma ilpetrolio e la posizione strategicadella Libia, è minacciare laribellione e le lotte rivoluzionariedei popoli arabi. Nell’approvare l’aggressione allaLibia, appoggiandosi sullarisoluzione dell’ONU, gliimperialisti dimostrano una voltadi più che non gli importa un ficosecco se le risoluzioni dell’ONUsiano giuste oppure no; quelloche gli importa sono i lorointeressi, come dimostra il fattoche hanno sempre ignorato lenumerose risoluzioni a favore deipopoli della Palestina e delSahara.I ribelli che lottano contro ilgoverno reazionario di Gheddafi,scopriranno presto che i loro«protettori» non sono tali, bensìdei saccheggiatori e deglisfruttatori senza pietà, chesostituiranno Gheddafi, sepuntano ad abbatterlo, con altrepedine al serviziodell’imperialismo. Dobbiamo ricordare che icomponenti di questa coalizione,ed altri paesi imperialisti e

capitalisti, inpassato hannocor teggia toG h e d d a f i ,così come ilsatrapo BenAlí in Tunisiae il non menoreaz ionar ioH o s n iMubarak inE g i t t o( m e m b r odella Internazionale socialista!),tutti e due buttati giù dallesollevazioni popolari. Le rivolte che stanno scuotendo ilMaghreb e il Medio Oriente(Marocco, Yemen, Bahrein, Siriae possibilmente l’Algeria)minacciano gli interessi strategicidelle potenze imperialiste, il chedetermina l’acutizzazione delleloro contraddizioni, comevediamo nel casodell’aggressione alla Libia fral’imperialismo francesecapeggiato dall’ultrareazionarioSarkozy e l’imperialismo tedescodell’altrettanto reazionariaMerkel. I profondi sconvolgimenti diquest’area del mondo, portatiavanti dai popoli contro regímiautoritari, se non dittatoriali, econtro grandi ingiustizie sociali,fanno traballare le posizioni delle

potenze imperialiste e dei loroalleati.La Conferenza Internazionale diPartiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti, condannaenergicamente la brutaleagressione contro la Libia.Solidarizza con la giusta lotta delsuo popolo contro la reazione delgoverno di Gheddafi, perconquistare la democrazia, lalibertà e la dignità. Denuncia allo stesso tempo ladoppia morale che applical’ONU, la doppiezza e l’ipocrisiadi tutti i paesi con sedicentigoverni democratici, cheappoggiano l’aggressione inalcuni casi e tacciono in altri.Chiama a manifestare con tutti imezzi la solidarietà al popololibico e agli altri popoli in lotta. Marzo 2011 Comitato diCoordinamento della CIPOML

Conferenza Internazionale Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazionidi Partiti e Organizzazioni

Marxisti-LeninistiMarxisti-Leninisti

www.cipoml.orgwww.cipoml.org

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(SE NON ARRIVATE ALLA DEMOCRAZIA, LA DEMOCRAZIA ARRIVERÀ DA VOI)