Scintilla 65 - gennaio 2016

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Proletari di tutti i paesi, unitevi! Scintilla Il nemico principale è dentro casa Gennaio 2016 Numero 65 www.piattaformacomunista.com [email protected] Prezzo: 1 euro Gli avvenimenti che si succedono mostrano la pericolosità della situazione. E’ sempre più evidente la crisi generale del sistema capitalista-imperialista, che abbraccia tutti gli aspetti di un modo di produzione morente. La stagnazione si prolunga, mentre si preparano nuove crisi cicliche che scuoteranno l’economia basata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Le minacce di guerra imperialista sono più forti. La trasformazione reazionaria degli Stati borghesi, la loro militarizzazione e fascistizzazione, si svolgono sotto i nostri occhi, assieme alla degenerazione della socialdemocrazia e del riformismo. I comunisti, gli operai avanzati, non devono lasciarsi sorprendere dagli avvenimenti. Al contrario, devono prepararsi per assicurare uno sbocco rivoluzionario alla lotta della classe operaia e dei popoli oppressi. Spetta ai rivoluzionari proletari approfittare della crisi del vecchio mondo per avanzare nell’accumulazione e organizzazione delle forze che lo seppelliranno. Un aspetto decisivo della lotta fra il vecchio e il nuovo è quello che si combatte per la formazione di un autentico partito indipendente e rivoluzionario del proletariato. La borghesia, gli opportunisti, i revisionisti cercano di impedire, rallentare, deviare questo processo. Noi comunisti, convinti che il proletariato - l’unica classe conseguentemente rivoluzionaria della società – dev’essere il dirigente, la forza egemonica di tutti gli sfruttati e gli oppressi (e non una appendice della borghesia), ci battiamo senza tregua per costruire il suo reparto di avanguardia, cosciente e organizzato. E’ ora che tutti i comunisti, tutti i proletari avanzati e combattivi, compiano uno sforzo per materializzare questo compito ineludibile, separandosi dagli elementi che negano il Partito, da quelli estranei al socialismo scientifico, da quelli ostili, unendosi in organismi propriamente comunisti, collegandoli, unendoli in una sola organizzazione. Che nel 2016 la lotta e il lavoro per il Partito di tipo leninista sia la bussola di ogni proletario rivoluzionario! Sono i padroni e il loro governo

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Organo di Piattaforma Comunista - per il Partito Comunista del Proletariato d'Italia

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Proletari di tutti i paesi, unitevi!

ScintillaIl nemicoprincipale è dentro casa

Gennaio 2016 Numero 65 www.piattaformacomunista.com [email protected] Prezzo: 1 euro

Gli avvenimenti che si succedonomostrano la pericolosità dellasituazione. E’ sempre più evidente la crisi generaledel sistema capitalista-imperialista, cheabbraccia tutti gli aspetti di un modo diproduzione morente. La stagnazione siprolunga, mentre si preparano nuovecrisi cicliche che scuoterannol’economia basata sullo sfruttamentodell’uomo sull’uomo. Le minacce diguerra imperialista sono più forti. Latrasformazione reazionaria degli Statiborghesi, la loro militarizzazione efascistizzazione, si svolgono sotto inostri occhi, assieme alladegenerazione della socialdemocrazia edel riformismo. I comunisti, gli operai avanzati, nondevono lasciarsi sorprendere dagliavvenimenti. Al contrario, devonoprepararsi per assicurare uno sboccorivoluzionario alla lotta della classeoperaia e dei popoli oppressi.Spetta ai rivoluzionari proletariapprofittare della crisi del vecchiomondo per avanzarenell’accumulazione e organizzazionedelle forze che lo seppelliranno.Un aspetto decisivo della lotta fra ilvecchio e il nuovo è quello che sicombatte per la formazione di unautentico partito indipendente erivoluzionario del proletariato.La borghesia, gli opportunisti, irevisionisti cercano di impedire,rallentare, deviare questo processo. Noi comunisti, convinti che ilproletariato - l’unica classeconseguentemente rivoluzionaria dellasocietà – dev’essere il dirigente, laforza egemonica di tutti gli sfruttati egli oppressi (e non una appendice dellaborghesia), ci battiamo senza tregua percostruire il suo reparto di avanguardia,cosciente e organizzato.E’ ora che tutti i comunisti, tutti iproletari avanzati e combattivi,compiano uno sforzo per materializzarequesto compito ineludibile, separandosidagli elementi che negano il Partito, daquelli estranei al socialismo scientifico,da quelli ostili, unendosi in organismipropriamente comunisti, collegandoli,unendoli in una sola organizzazione. Che nel 2016 la lotta e il lavoro per ilPartito di tipo leninista sia la bussola diogni proletario rivoluzionario!

Sono i padroni e il loro governo

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Un comitato di affari sempre più antioperaio, autoritario e bellicista

2 Gennaio 2016

Il frettoloso salvataggio da partedel governo Renzi di 4 banchefallite per operazioni speculativead alto rischio ai danni del “parcobuoi” – fra cui Banca Etruria,l’istituto di credito dove c’era il“Conto Primavera” del golpistaLicio Gelli, che aveva fra i suoidirigenti Boschi, padre dellaministra delle controriformecostituzionali – ha messo a nudola fragilità del sistema bancarioitaliano. Siamo solo alla puntadell’iceberg e con lo scoppio dinuove bolle finanziarie nevedremo delle belle.Il governo Renzi ha garantitoancora una volta laprivatizzazione dei profitti e lasocializzazione delle perdite: ilsalvataggio degli sciacallidell’alta finanza è stato compiuto

con i soldi dei lavoratori e deipiccoli risparmiatori, sacrificati egettati sul lastrico persalvaguardare il “fulcro delsistema economico” (un modellodi “recupero crediti” pienamenteappoggiato dalla UE).Così, ancora una volta hadimostrato la sua vera natura: alservizio di banchieri e padroni,contro i lavoratori sfruttati.Ma quali proposte circolano perla soluzione dei gravi problemidelle banche? Da un lato, ci sono i neoliberistiche sostengono una maggioreprivatizzazione (fra costoro ipezzi da novanta del PD);dall’altro lato, i neokeynesiani e iriformisti che rivendicano lenazionalizzazioni delle banche inregime borghese. Entrambi concordano sul ruolo

fondamentale del creditobancario per il buonfunzionamento dell’economiacapitalistica. Il punto di vista rivoluzionario edi classe è radicalmente diverso.Nel capitalismo odierno lebanche sono grandi aziende chepraticano il commercio,l’investimento e l’esportazione dicapitale-denaro, produttivo diinteresse, il quale necessita di unutilizzo lucroso per l’ottenimentodel massimo profitto. La concentrazione e lacentralizzazione dei capitalihanno fatto sì che il capitalebancario e quello industriale sisono fusi nel capitalemonopolistico finanziario, dalcarattere parassitario eputrescente. Esso è nelle mani di una famelica

oligarchia che dominal’economia e la politica.Gli operai devono aver benchiaro il carattere e il ruolo dellebanche e non concedere loronessuna fiducia. Questo sistema criminale nonpuò essere riformato, ma soloabbattuto.Con la vittoria della rivoluzioneproletaria ci sarà lanazionalizzazione proletariadelle banche nazionali e locali, dideposito e d’affari, s.p.a ecooperative, con la consegna alloStato proletario di tutta la riservaaurea, delle valute, dei depositi. In tal modo il credito potràsoddisfare le esigenzedell’economia socialistapianificata, volta al massimosoddisfacimento delle esigenzemateriali e culturali della società.

Nessuna fiducia nelle banche borghesi

Nonostante condizioni esternefavorevoli (petrolio ai minimi,cambio favorevole all’export, ilQE di Draghi), la borghesiaitaliana non ha agganciato laripresa economica. Mentre i licenziamentiproseguono, gli operai fanno lafame, i giovani sono costretti aemigrare, il meridione langue. Ciò significa che il renzismocon le sue frottole e il suo vuotoagitarsi non ha disincagliato ilpaese, ma lo fa affondare.Renzi ha toccato il soffitto da unpezzo ed è in affanno. Nonpotendo sfondare in alto,intensifica l’offensiva contro laclasse operaia e gli altrilavoratori, per salvaguardare iprofitti e privilegi di capitalisti,ricchi e parassiti sociali. La pressione in fabbricaaumenta su ritmi e orari dilavoro, sui salari, per estorcerepiù plusvalore possibile. I padroni si avvantaggiano delJobs Act per licenziare,minacciare, ricattare. Al nettodei dati truccati, ladisoccupazione rimane a livellirecord e le disuguaglianzesociali si approfondiscono.Un obiettivo permanentedell’attacco padronal-renziano èil movimento operaio esindacale. Svuotare i contratti collettivinazionali di lavoro di ogni

elemento unificante, di ogniautomatismo per renderlistrumenti a totale vantaggiodelle imprese; cancellare conmille pretesti – a cominciare daquello sulla “sicurezza” - iresidui diritti dei lavoratori, perprimo quello di sciopero;allungare l’orario di lavoro perestorcere più plusvalore;indebolire e dividere i sindacatiin quanto organizzazionistoricamente necessarie in cuigli sfruttati si uniscono elottano… è una offensiva a tuttocampo, rispetto alla qualesocialdemocratici e riformistinon danno una risposta degna diquesto nome e i vertici sindacalidimostrano tutta la loroarrendevolezza.Le decisioni prese dal governoRenzi come il Jobs Act, lacontroriforma delle scuola,l’Italicum, la militarizzazionedelle città, le missioni belliche,la controriforma dellaCostituzione - da bocciare intronco nel referendum che siterrà quest’anno - hannodimostrato il suo caratterereazionario, neoliberista eoligarchico. Le misure di tipo clientelare afavore di classi socialisfruttatrici e privilegiate, presecon la “legge di instabilità” ditipo berlusconiano, copertedalle menzogne e dagli spot

pubblicitari lo confermano,senza peraltro frenare lacontinua emorraggia diconsensi del governo, chediverrà più evidente man manoche si accentueranno i suoi trattiprepotenti e repressivi. Mentre si esauriscono leillusioni su natura e ruolo delPD (il calo degli iscritti aquesto partito liberista proseguesenza soste), negli stratiprofondi degli sfruttati cresce ilmalcontento e l’ostilità contro ilgoverno del bullettodemocristiano, espressionedell’intreccio fra finanzierid’assalto, padroni e mediaasserviti. Si prepara un nuovosviluppo della mobilitazioneoperaia e popolare. La situazione chiama glisfruttati a levare di nuovo in alto

i pugni, a unirsi in un decisorifiuto della politica e dellemanovre antioperaie eantipopolari del governo Renzie dell’UE, da far saltare con gliscioperi nelle fabbriche e lemanifestazioni nelle piazze.Da queste lotte emergerà laricerca di un vero cambiamentosociale, che potrà realizzarsisolo con un Governo operaio edegli altri lavoratori sfruttati, lasola alternativa di potere concui sconfiggere definitivamentela borghesia e salvare il paese. Per avvicinare il suo avventoavanziamo rivendicazioni diclasse, moltiplichiamo gliorganismi operai e popolari,soprattutto costruiamo ecolleghiamo nuclei comunistinelle fabbriche e negli altriluoghi di lavoro.

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3Gennaio 2016

Federmeccanica ha scoperto lecarte e presentato una “propostaorganica” per il rinnovo delcontratto per i metalmeccanici.Perno di tale proposta è lacancellazione degli aumentisalariali nazionali. Attraverso l’introduzione del“salario minimo di garanzia” gliindustriali vogliono infattielargire una mancia solo a unaesigua minoranza di operai. Pertutti gli altri il CCNL funzioneràcome un idrovora, cioèprosciugherà gli aumenti e limetterà a conto profitti.E’ insomma l’applicazionepratica del progetto padronal-renziano che di fatto andrebbe acancellare la contrattazionenazionale, per sostituirla conquella aziendale (solo nellefabbriche che non sono in crisi)e individuale, basata su criteriproduttivistici e volti alladivisione di classe. Con la proposta indecente diFedermeccanica -evidentemente concertata colgoverno – si passa quindi dauna politica di contenimento econtrollo dei salari a unapolitica di netta riduzione delsalario medio per ottenere ilrialzo dei profitti in una fase distagnazione, difficoltànell’export, etc.Ma c’è di più. L’offensiva degliindustriali punta a smantellarel’intero sistema dei diritticonquistati in decenni di lotte:diritto allo studio (150 ore),Legge 104, permessi personali.Verranno aboliti gli scatti dianzianità, uno degli ultimiautomatismi, e incentivato ilprolungamento dell’orario dilavoro, alla facciadell’occupazione. E’ sotto attacco anche il dirittodi sciopero, di assemblea, divoto dei lavoratori, dirappresentanza, visto chel’intenzione dei padroni è direndere operativo eimmediatamente applicabile ilfamigerato accordo del 10gennaio 2014 sottoscritto daivertici confederali.Tutto ciò significa trasformare ilCCNL da strumento perunificare e migliorare lacondizione materiale deilavoratori ad atto di tipo

commerciale per aggravareulteriormente lo sfruttamento infabbrica, provocarel’indebolimento e la divisionedel movimento operaio,trasformare definitivamente isindacati in organismiburocratici sanzionatori dellenuove tecniche di estrazione delplusvalore e della supremaziadei “superiori interessi”padronali. Ma qual è la posizione deisindacati di categoria? Ladirigenza FIOM ha valutatonegativamente la “propostaorganica”, e intende rilanciarela vertenza con una“controproposta” che recuperi ipunti della propria piattaformanon presi in considerazione daipadroni. Ma la debolezza diquesta controproposta e dellostesso atteggiamento negozialeè evidente. Si fa finta di dimenticare chesono state anche le piattaformeal ribasso presentate, compresala sua (con l’apertura a logichecontrarie agli interessi operai:richieste salariali minime, inparticolare per i livelli inferiori,assorbimento dell’elementoperequativo, sanità integrativa,etc.) a favorire Federmeccanicae governo nei loro progettiantioperai.

I sindacati, FIOM compresa,traccheggiano e ripropongonola micidiale politica della“partecipazione”. Se questalinea deve servire a mettere fineai tavoli separati, comevorrebbe Landini, ebbene la suainconsistenza non sta portandoda nessuna parte.L’eliminazione degli accordiseparati è un obiettivosacrosanto, ma non puòsignificare il sacrificio degliinteressi e dei diritti operaisull’altare di un contratto-bidone.Quale risposta devono dunque

dare gli operai e tutte le realtàche si oppongono ai pianopadronale e governativo?Anzitutto, da un punto di vistadi classe, l’oscena proposta diFedermeccanica è da respingerein blocco. Si tratta infatti di unattacco in piena regola allaclasse operaia, per portare allafame e all’asservimento totalechi produce tutta la ricchezza. Per provvedere alla nostradifesa la risposta dev’essere laripresa immediata dellamobilitazione, degli scioperi,contro l’amputazione del salarioe dei diritti, la liquidazione delCCNL per arrivare al più prestoallo sciopero generale dellacategoria. Ma senza fermarsi qui.L’attacco è infatti rivoltoall’intera classe lavoratrice.Sono 5 milioni i lavoratoridipendenti che aspettano irinnovi contrattuali. SeFedermeccanica vincerà lapartita sul contratto delle “tuteblu”, il disegno reazionario deipadroni e del governo passeràper tutte le altre categorie.Dunque va costruita una ripostagenerale sul terreno della difesadel contratto collettivonazionale, della lotta ail i c e n z i a m e n t i ,all’intensificazione dei ritmi,per la riduzione dell’orario dilavoro a parità di salario, perl’occupazione. Bisognarompere una volta per tutte conla fallimentare politica dellecompatibilità e affrontare

l’intera classe dei capitalisti e ilsuo governo! La fame di profitti dei padroni,la loro volontà di “spezzare lereni” ai lavoratori e ai loroorganismi di massa, dicancellare il CCNL e il ruolodel sindacato, creano lecondizioni per il rilancio dellamobilitazione operaia el’apertura di una nuovapoderosa stagione di lotte. Ad essere decisivo sarà lacapacità della classe operaia dicostruire il suo fronte unico dilotta nelle officine, nellefabbriche. Come? Costruendol’unità di azione dellecomponenti classiste deisindacati, dando vita aorganismi di unità proletariaquali i Comitati di agitazione edi sciopero, che riuniscano tuttala massa, compresi gli operaidelle ditte appaltatrici, e sicolleghino strettamente colterritorio per agevolare lacreazione del fronte di classe,estendere e radicalizzare lalotta. I comunisti e i militanti piùconsapevoli della classe operaiahanno in questo senso unafunzione precisa da svolgere,cooperando conl’organizzazione degli operai edelevando il loro livello dicoscienza, combattendol’influenza socialdemocratica eopportunista e avanzandon e l l ’ o r g a n i z z a z i o n erivoluzionaria e indipendentedel proletariato.

Contratto metalmeccanici: la parola è alla lotta e all’organizzazione

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A fianco dei lavoratori SaecoNO ai licenziamenti per i profitti!Le lavoratrici e i lavoratoriSAECO (Philips) di GaggioMontano (Bologna) sono damolti giorni in lotta per la difesadel posto di lavoro. Scioperano contro i 243licenziamenti annunciatidall’azienda, su un totale di 558operai. I tagli annunciati daPhilips colpiranno soprattutto legiovani donne, vista la tipologiadei proletari occupati.Gli operai hanno passato ilnatale non facendo shopping,ma in lotta con il presidiopermanente dello stabilimento ebloccando i camion ai cancelli. Non si rassegnano e intendonocontinuare anche nel 2016 conla volontà di “resistere unminuto in più del padrone”. La SAECO (storica produttricedi macchinette da caffè) rischiadi aggiungersi a quantosuccesso ad altre fabbrichemetalmeccaniche della zona,quali Demm, Kemet,Metalcastello, Stampi Group.Tutti sono convinti che è ingioco la vita economicadell’intera vallata. Per questo,l’intero paese e il territorio sisono schierati e mobilitati afianco del presidio degli operai,con lo slogan “la SAECO non sitocca!”. Dalle RSU delle fabbrichebolognesi agli studenti, daisindaci democratici alleassociazioni del territorioprogressiste, dai piccolicommercianti che boicottano i

prodotti Philips e per solidarietàabbassano le serrande durante icortei, ai cittadini che offronoviveri e coperte e partecipandoal presidio, tutti gli stratipopolari sono a fianco deglioperai. Si organizzano proteste,iniziative di sostegno. Il 2dicembre si è tenuto un corteodi 16 chilometri raccogliendouna solidarietà totale.Ma quali sono le “ragioni” dellamultinazionale? Dietro le solite parole come“competizione”, “crisi delsettore”, “ristrutturazione”, c’èin realtà la necessità diincamerare il massimo profittomonopolista. Questo è il vero motivo deilicenziamenti e delladelocalizzazione dellaproduzione in Romania, dovePhilips può contare su forza-lavoro a minor costo. Questa èla strategia comune a tutti ipadroni. Una strategia chedobbiamo combattere fino infondo! La multinazionale ha dapprimaingannato gli operai,dichiarando che gli obiettiviaziendali erano stati tuttiraggiunti e che tutto andavabene. E poi è passatoall’attacco. Ora mantiene le sueposizioni, rispondendo picchealle richieste ed ai solleciti chegiungono da parte sindacale eda altre parti per ritirare ilicenziamenti. Ad oggi, gli

incontri per aprire un negoziatonon hanno dato alcun esitopositivo.Ma dobbiamo dire che non saràcerto un tavolo fra le parti asalvare il posto di lavoro. Enemmeno possiamo illuderciche sarà il governo Renzi, ungoverno del grande capitale, aimporre marcia indietro allaPhilips.Saranno come sempre i rapportidi forza prodotti dalla resistenzaoperaia portata avanti senzasosta, dall’intensificazione delleforme di lotta unitaria dal basso,decise con tutte le lavoratrici e ilavoratori. La vicenda SAECO dimostrache nel nostro paese, in unasituazione di pesante offensivapadronale, le sacrosantebattaglie del proletariatocontinuano senza sosta e siinduriscono, a dispetto dei capi

e capetti sindacali chefiancheggiano i padroni,boicottano e isolano le lotte,cercando di fregare gli operaicon le illusioni parlamentari eistituzionali.Noi marxisti-leninistisosteniamo pienamente la lottadella Saeco, fino al ritiro deilicenziamento e la garanzia ditutti i posti di lavoro, senzacontropartita. Gridiamo a gran voce “bastalicenziamenti per i profitti!”. Ribadiamo ancora una volta chele lotte possono avere unasoluzione veramente positivasolo se vengono unificate eposte fuori dall’orizzonte edalle compatibilità borghesi,solo se esse si danno unaimpostazione e un orizzonterivoluzionario, se si uniscono inun’unica lotta contro il sistemacapitalistico nel suo complesso.

Gennaio 20164

Estendiamo la lotta contro il taglio dellepause e l’aumento dei ritmi lavorativiL’aumento dei ritmi produttivi ela soppressione delle pause èuno dei mezzi preferiti daicapitalisti per aumentare ilgrado di sfruttamento dellaforza-lavoro. I padroni con il pretesto dellabassa produttività, dovuta agliscarsi investimenti in mezzi diproduzione, spalleggiati dalgoverno col Jobs Act, applicanonuove metriche del lavoro,velocizzano i ritmi, sopprimonole minime pause previste dagliaccordi, e nei periodi dicongiuntura allungano la duragiornata di lavoro.

Riempire il tempo di lavoro dipiù lavoro significa estorcereuna quantità maggiore diplusvalore da uno stessonumero di operai. Ogni giorno a causadell’intensificazione del lavorogli operai si ammazzano difatica e rischiano la pelle,subiscono più infortuni evedono aumentare le malattieprofessionali, lo stress, etc.Ai padroni non importa nulladella salute operaia: al capitaleinteressa soltanto spremere glioperai come limoni e poisbatterli per strada.

La questione dei ritmiforsennati e del taglio dellepause, è dunque una delle piùserie e sentite dagli operai. Contro l’aumento dei ritmi sisono svolti negli ultimi mesiscioperi e proteste in diversefabbriche - dalla Sata Fca diMelfi alla SEVEL di Atessa -con un alto livello di adesioni eil quasi totale arresto delle lineedi produzione. E’ un segnale molto importantedi ripresa del conflitto fracapitale e lavoro, da svilupparecon l’organizzazione operaia. La mobilitazione degli operai

contro l’intensificazione dellosfruttamento capitalistico, per ilmiglioramento delle condizionidi lavoro, la riduzione dei ritmie dei carichi di lavoro, ilripristino e l’aumento dellepause, la riduzione dell’orariodi lavoro, va proseguita edestesa, creando il fronte unico infabbrica e aprendo una verastagione di lotta. Solo l’azione comune dal bassodegli operai organizzati ègaranzia di successo.All’intensificazione del lavororispondiamo intensificando lalotta contro lo sfruttamento!

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Fincantieri, rilanciare la lotta dal bassoFincantieri, con un’iniziativaunilaterale, ha fatto saltare latrattativa per il rinnovo delcontratto di secondo livelloelargendo aumenti una tantumad personam, sulla base dicriteri meritocratici, invece delpremio di produzione collettivo. Questo è quanto vale la volontàasserita dal manager di volerriprendere il negoziato.Ricordando che Fincantieri èun’azienda controllata dalgoverno – abbiamo qui unasplendida dimostrazione dicome Renzi e il PD intendano illa difesa dei lavoratori. Le speranze sindacali diricomposizione del tavolo diconfronto fra le parti sono stateal momento frustrate. Ciò è frutto senza dubbiodell’arroganza padronale, maanche della debolezzadell’azione sindacale, di cui ilrinvio della manifestazionenazionale del gruppo e la“disponibilità costruttiva”offerta a Giuseppe Bono,amministratore delegato diFincantieri, sono una riprova.In una lettera all’azienda, ivertici sindacali FIOM-FIM-

UILM ritengono“profondamente scorretto e incontraddizione” ilcomportamento padronale erichiedono il riavvio delconfronto per arrivare ad unaccordo per il ripristino dellacontrattazione di secondolivello. Continuano a caderedalle nuvole, quando è evidenteche il comportamento diFincantieri è quello di qualsiasimonopolista: massimizzare iprofitti nel breve periodo. L’a.d. Bono vuole ridurre ilsalario degli operai e cancellarei loro diritti per mettere unapezza in una situazione disovrapproduzione e crisi dei“mercati emergenti”, flop diborsa e indebitamentoaziendale. Per fare ciò devedividere i lavoratori e mettereall’angolo il sindacato. Dunque Bono non va affrontatocon “senso di disponibilità eresponsabilità”, ma con la lottadecisa e intransigente. In caso contrario,l’indebolimento della vertenza,l’arretramento nei suoi obiettivisi tradurrebbe inevitabilmentein indebolimento e in maggiore

divisione dei lavoratori, inlicenziamenti, in sconfitta. La vertenza Fincantieri siconferma una delle vertenzecruciali di questa fase. Il suo significato è tuttopolitico: essa riguarda l’interaclasse operaia, che devesostenere questa lotta, mettendosul banco degli imputatipadrone e governo, criticandosenza pietà il nullismo el’attendismo delle burocraziesindacali traditrici. La volontà di lotta degli operainon può e non deve esserevanificata dai comportamentidei propri dirigenti riformisti!Ci vuole unità, lotta edorganizzazione per sconfiggerel’arroganza dei padroni,spalleggiati dal governo Renzi edai collaborazionisti.Occorre dunque riprendere erilanciare la mobilitazionediretta della massa deilavoratori Fincantieri e degliappalti, senza divisioni fracantieri e lavoratori. Per farlo bisogna costruire ilFronte unico proletario dalbasso, con i suoi organismi, perallargare al massimo la

partecipazione alla lotta,rifiutando gli accordi-bidone. Gli operai, soprattutto gli operaiavanzati che sono alla testadelle lotte, per vincere labattaglia devono superarel’impostazione economicista,che non porta gli operai adifendere concretamente ipropri interessi di classe, edassumere una prospettivapolitica e rivoluzionaria,sostenendo rivendicazioni il cuisoddisfacimento costituisce unbisogno urgente eimprorogabile per la nostraclasse. Ciò indipendentementedalla compatibilità conl’economia dei padroni.Per risalire la china nondobbiamo tenere in alcun contoi problemi di concorrenza e di“competività” dell’industriacapitalista, così come leprediche dei riformisti sulla“partecipazione aziendale”.Sono i nostri bisogni vitali, inostri concreti interessieconomici e politici chedobbiamo esprimere e sostenerea suon di scioperi,contrapponendoli a quelli deicapitalisti.

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La meritocrazia è un’arma dei capitalistiL’ a.d. di Fincantieri ha deciso didistribuire le quote di salarioaccessorio e di secondo livelloin base a criteri meritocratici. Da tempo il “merito” è divenutoun criterio chiave invocato daipadroni e dai loro rappresentantidi destra e di ”sinistra” perdistribuire il salario, selezionarei lavoratori, gli studenti, persinoi disoccupati.Ma cosa è il “merito” e qual è lasua funzione all’interno dellaattuale società?In poche parole, il merito è ciòche è utile ai borghesi peravvantaggiarsi nellaconcorrenza e nellacompetizione all’interno delmercato capitalistico. Esso ha sempre avuto il ruolo disancire il potere unico delpadrone o del governante, e ilsignificato di ridimensionareogni valutazione fondata sullaconoscenza e il “saper fare”,valorizzando invece, comefattori determinanti, criteri comequelli della fedeltà, della lealtà edella cieca obbedienza al

padrone, al caporeparto, al capoufficio, al barone universitario,al politicante di turno. Non a caso il più evidentetentativo da parte di un sistemapolitico di basarsi sullameritocrazia è stato quello deiregimi fascisti.Già nel modello fordista lameritocrazia serviva asoppiantare criteri diriconoscimento come laqualificazione e la competenzadei lavoratori. Nelle fabbriche la meritocraziaha sempre avuto una funzioneantioperaia e antisindacale, voltaa dividere i lavoratori dellastessa qualifica o della stessamansione, per definire salari,inquadramenti, etc., in base allelogiche che abbiamo descritto. L’utilizzo dei premi e dellepromozioni “di merito” (leggilecchinaggio) si è quindistrettamente legato allapenalizzazione degli scioperi edelle assenze (specie permalattia e infortunio). È proprio questa concezione del

merito e della meritocrazia,decisi da parte di un’autorità“superiore”, che è stato messo indiscussione dalla lotta operaianell’autunno caldo (1969). Col predominio delneoliberismo la meritocrazia èstata riscoperta come panaceadelle piaghe insanabilidell’economia borghese. In realtà, nulla è più lontano dalmerito nel sistema capitalistico. Le aziende, l’apparato statale, laburocrazia, le scuole, i partiti,sono dominati da gruppi socialicaratterizzati da privilegi chespesso passano di padre infiglio, da una corruzionelampante, da appoggi clientelari.Guarda caso i lavoratori chesvolgono i lavori più pesanti eche comportano rischi per lasalute e la loro vita, sono anchequelli peggio pagati, assai menodei parassiti che non muovonopaglia e fanno la bella vita. Come la mettiamo allora coldecantato merito? Non è unaquestione di vocabolario, ma dirapporti di classe. Il merito è

sempre di chi ha più ricchezza,più proprietà, più conoscenze edunque più opportunità. E’ di chi sostiene per scelta o pervigliaccheria la divisione inclassi della società, losfruttamento, la pace sociale chefa tanto comodo a chi ha ilpotere economico e politico. Il “merito” in questa societàserve ai padroni per soffocare leesigenze e le rivendicazionieconomiche e politiche dellastragrande maggioranza deilavoratori. Serve a ridurre ilmonte salari, a rompere lasolidarietà di classe, amoltiplicare le divisioni e laconcorrenza fra sfruttati. Serve ascassare i diritti individuali e icontratti collettivi, a scoraggiarela lotta, lo sciopero, le protestecontro un sistema inumano. E’utile solo per formareun’aristocrazia di privilegiatifunzionale al potere dei padronie dei loro governi.Respingiamolo in massa edifendiamo uniti i nostriinteressi di classe!

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Sviluppiamo la mobilitazione contro la politica di guerra. In piazza il 16-G!A distanza di 25 anni dallaprima guerra del Golfo, lasituazione internazionale èdiventata sempre piùminacciosa. In Medio Oriente, come inUcraina, si manifesta la disputatra potenze imperialiste,principalmente tra USA eRussia, con i rispettivi alleati evassalli, per la ridivisione dellesfere di influenza, la difesa deipropri interessi economici,politici, militari. Le frasi sulla “esportazionedella democrazia”, sulla “lottaal terrorismo jihadista” - che èun sottoprodotto degli interventiarmati - vengono smascheratein tutta la loro falsità daimostruosi crimini di guerracommessi, dalla lotta a coltellodei briganti imperialisti chedilaniano i paesi dipendenti,soffocano i popoli, depredanorisorse naturali e proseguonointerminabili carneficine. In questo torbido scenario ilgoverno Renzi sa giocando unpericoloso ruolo interventista eguerrafondaio. Il mantenimento delle truppe inAfghanistan, Libano, Balcanietc., il folle invio di 450 soldatia Mosul a sostegno di loschiaffari, la preparazione di unnuovo intervento militare inLibia, l’aumento delle spese diguerra e della vendita di armi aregimi reazionari sostenitori delterrorismo, l’alleanza colsionismo, assieme allapartecipazione - da vassallodella politica di guerra USA-NATO – alle “esercitazioni”

guerrafondaie, all’accettazionedelle nuove micidiali bombenucleari B61-12 sul nostroterritorio, ci coinvolgonosempre più nella guerra edespongono il nostro popolo arischi enormi. Gli interessi della classe operaiae delle masse popolari, il lorofuturo, esigono la sconfitta dellapolitica di guerra, di terrore e dimiseria impostadall’imperialismo, in primoluogo l’imperialismo italiano,dal suo governo reazionario, daisuoi partiti della guerra, che laclasse operaia deve combatteree sconfiggere con la sua politicarivoluzionaria, in cooperazionecon i popoli oppressi e aggreditidall’imperialismo a cui va tuttoil nostro appoggio. Partecipiamo dunque allamanifestazione contro la guerradel 16 gennaio a Roma,promossa dalla PiattaformaSociale Eurostop in occasionedel 25° anniversario della primaguerra del Golfo, sulla base diuna coerente impostazioneantimperialista (e non dellegeremiadi papaline). Diamovoce all’opposizione operaia epopolare contro la guerra, conparole d’ordine chiare. Via dalla NATO, dalla UE e daqualsiasi altra alleanzaguerrafondaia, antidemocraticae antipopolare!Via le basi militari straniere!Ritiro immediato di tutte letruppe inviate all’estero!No alla frammentazione e allaspartizione neocoloniale deipaesi del Medio Oriente da

parte dei predoni imperialisti ecapitalisti! Sostegno alla lotta perl’autodeterminazione dei popolipalestinese e Kurdo!, No allo stato d’emergenza, allamilitarizzazione vita sociale,alle misure liberticide, allachiusura delle frontiere!Rigettiamo l’islamofobia e ilrazzismo fomentato dalle forzeborghesi e reazionarie.Drastica riduzione delle spesemilitari a favore di quellesociali! No all’esportazione diarmi per i regimi reazionari eborghesi, agli F-35, al MUOS!Cacciamo i governiguerrafondai come quello diRenzi!Basta con le ingerenze e leaggressioni militariimperialiste, per una politica dipace e collaborazione fra ipopoli. Per un vero internazionalismo

proletario, il quale esige che silotti anzitutto contro i social-traditori del proprio paese! Estendiamo nei posti di lavoro enelle piazze la mobilitazioneantimperialista, democratica epopolare, creando un ampioFronte contro l’offensivacapitalista, la reazione politica ele minacce di guerra. Acquisiamo la consapevolezzache per eliminare l’inevitabilitàdelle guerre fra paesiimperialisti e capitalisti bisognaabolire con la rivoluzione ilsistema basato sullosfruttamento dell’uomosull’uomo e costruire la societàsocialista. Per adempiere ai compitiodierni e avanzare nel progettodi emancipazione sociale èindispensabile formarel’avanguardia politica delproletariato, il Partitocomunista!

Gennaio 20166

Per dare impulso e sostenere lalotta delle masse sfruttate eoppresse, per educarlepoliticamente e diffondere leproposte della rivoluzione e delsocialismo, è indispensabile lastampa e la propagandacomunista. Ciò presuppone una politica diautofinanziamento regolare. Ci rivolgiamo perciò ancora unavolta a te compagno, a teoperaio avanzato, a te amicoche ci leggi, per chiedere uncontributo economico.Come avrai visto, abbiamo

preso la decisione mettere adisposizione gratuitamente“Scintilla”, “Teoria e Prassi” ele altre nostre pubblicazioni sulsito internet e di inviarle peremail regolarmente. Anche per il 2016 faremo lastessa cosa per favorire losviluppo della coscienza diclasse. in questo periodo diacutizzazione dell’attaccocapitalista, di pericoli di guerra,nel quale va compiuto ognisforzo per avvicinare laformazione di un vero partitocomunista (marxista-leninista).

Ti chiediamo dunque un aiutosul piano economico persviluppare il nostro lavoro. Per ricevere nel 2016l’edizione cartacea di“Scintilla” e “Teoria e Prassi”versa 20 euro (o 50 euro perabbonamento sostenitore) sulconto corrente postale n.001004989958 intestato aScintilla Onlus.Se leggi l’edizione digitaleversa un contributovolontario, anche modesto,sullo stesso c/c scrivendo“sottoscrizione” nella causale.

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Renzi illustra il nuovo art. 11: “L’Italia partecipa alle guerre di rapina”

Compagni, operai,lavoratori, giovani, è indistribuzione l’opuscolo coni documenti approvati dalXXI Plenum della CIPOML.

Richiedetelo alla redazione,leggetelo e studiatelo!

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La storica scissione di Livorno e il suo significato attuale

Nella storia del movimentooperaio del nostro paese lafondazione del P.C.d’I.avvenuta a Livorno 95 anni fa(21 gennaio 1921), hasignificato l’uscita dalla fase“primitiva” del suo sviluppo el’entrata in una nuova fase,nella quale l’obiettivo centraledivenne la preparazione ideale emateriale alla lottarivoluzionaria per la conquistadel potere, l’instaurazione delladittatura del proletariato e lacostruzione del socialismo.

Questo storico e inevitabilepassaggio fu possibile graziealla separazione della partemigliore del proletariato dalriformismo e dal massimalismo,cioè dall'opportunismo diallora, rappresentato dai Turati,dai Treves, dai Modigliani, daiD’Aragona, che difendevano gliinteressi della borghesia“meglio degli stessi borghesi”(Lenin), e all’adesione aiprincipi dell’Internazionalecomunista.

La borghesia e i suoi serviopportunisti hanno semprecondannato e denigrato“l’errore di Livorno”, hannotentato con tutti i mezzi diriassorbire lo storico einsanabile strappo dei comunistidal PSI, per integrare ilmovimento comunista neglischemi del capitalismo e delloStato borghese.

La socialdemocrazia e ilmoderno revisionismo – dalla“via italiana al socialismo”,passando per la Bolognina efino ai nostri giorni - hannosvolto questa funzione nefasta,senza però mai riuscire aliquidare il marxismo-leninismo.

Il tentativo di chiuderedefinitivamente conl’esperienza e il patrimonio delmovimento comunista in Italiapassa oggi per il progettolaburista di dare vita a un“nuovo soggetto” della sinistraborghese. Un soggetto cheincluda i militanti che ancora sirichiamano al comunismo, puraderendo a formazioni che dicomunista ormai hanno solo ilnome, cioè nulla.

I pagliacci del nuovo CircoBarnum chiamano questicompagni a “dare uncontributo“, per rilanciare sulleloro spalle un carrozzoneelettoralista e opportunista il cuitraguardo non va oltre il

centrosinistra borghese.I pretesti e le mistificazioni

sono arcinoti: favorirel’abbraccio mortale fra politicarivoluzionaria e politicariformista, frenare “gli eccessi”proletari in nome del“pragmatismo” piccoloborghese, mettere sotto lo stessotetto l’aspirazione al socialismoe la più meschina praticaeconomicista e parlamentarista,chiudere con il passato“infantile” della rivoluzionementre l’inumano sistemafondato sulla proprietà privatasoffoca la società, mescolare lecarte fra proprietà socialista e“intervento pubblico”nell’economia capitalistica,rinnegare la gloriosa storia deicomunisti per sprofondare nelletame della borghesia.

Per completare il quadro vadetto che a fianco di questoprogetto di integrazionecompleta con lasocialdemocrazia di destra, sirilancia il “togliattismo del XXIsecolo” che si distingue dallaprima opzione solo per aversistematicamente usurpato eutilizzato opportunisticamenteil nome glorioso del P.C.d’I. eper scambiarel’internazionalismo conl’appoggio all’imperialismorusso e cinese.

In antitesi a questi processicostituenti socialdemocratici erevisionisti, noi comunistiaffermiamo che a distanza di 95anni dalla storica scissione diLivorno, la rottura politica,ideologica e organizzativaaperta, netta e definitiva dalriformismo, dallasocialdemocrazia e dalrevisionismo, l'adozione delmarxismo e del leninismo, delloro metodo rivoluzionario,mantengono per intero il lorosignificato e la loro validità.

La fondazione del P.C.d'I.dimostra che finché si hannonelle proprie file ir a p p r e s e n t a n t idell'opportunismo di destra e di“sinistra” non è possibile usciredalla debolezza, dallaconfusione e dalla dispersioneche caratterizza oggi ilmovimento operaio, non èpossibile dar vita a una coerentepolitica di classe e non si puòseguire nessuna prospettiva ditrasformazione rivoluzionariadella società.

Dunque oggi come ieri lo

smascheramento, il distacco e laseparazione dei comunisti neiconfronti delle correnti borghesie piccolo borghesi, sipresentano come una necessitàassoluta per riprendere la viadella lotta rivoluzionaria per ilsocialismo e il comunismo.

Nella situazione italiana aquesta condizione, se ne devea c c o m p a g n a r eobbligatoriamente una seconda.

Stante l’attualeframmentazione delle forzecomuniste, la ripresa e lariorganizzazione devononecessariamente realizzarsidentro un processo unitario conle esperienze dei partiti,organizzazioni e gruppi che sisono mantenuti fedeli aiprincipi del marxismo-leninismo ed e l l ’ i n t e r n a z i o n a l i s m oproletario, e che da annilavorano per contribuire allaricostruzione in Italia di un fortePartito comunista ed alla lottaper una società socialista.

Il compito odierno è quelloche indicava con grandechiarezza Gramsci: “Primadividersi, ossia dividerel'ideologia rivoluzionaria dalleideologie borghesi(socialdemocrazia di ognigradazione); poi unirsi, ossiaunificare la classe operaiaintorno all'ideologiarivoluzionaria”.

La classe operaia ha bisognodell’unità dei sinceri comunisti,non dell’unità tra i marxisti e itravisatori del marxismo e delleninismo, cioè gli opportunistie i neorevisionisti.

Questo, secondo noi,richiede la drammaticasituazione attuale, caratterizzatadal perdurare della crisi edell’offensiva capitalista,dall’aggravarsi della reazionepolitica e dei tentativi didistruzione delle elementariconquiste democratiche dei

lavoratori, dalle minaccesempre più acute di guerraimperialista.

Una situazione nella qualenessuna realtà comunista puòproclamarsi reparto diavanguardia effettivo delproletariato, e perciò bisognamoltiplicare gli sforzi percostruirlo.

Stringiamo dunque i legami,costruiamo nuclei comunistinelle fabbriche, nei posti dilavoro con gli operai avanzati ecombattivi, colleghiamoli euniamoli in una forteorganizzazione indipendente erivoluzionaria del proletariato,che realizzi la fusione delsocialismo scientifico colmovimento operaio.

Definiamo la posizionestorica dei comunisti,realizziamo e ampliamo lanostra unità di azione dandovita a iniziative e compiticomuni all’interno delle lottepolitiche, sindacali e sociali, persviluppare e organizzare lamobilitazione operaia epopolare contro la politicacriminale della borghesia.

Rafforziamo il ComitatoNazionale di Unità Marxista-Leninista, raggruppando al suointerno le forze sane delmovimento comunista che nonhanno rinunciato ai principimarxisti-leninisti, unendo imilitanti dispersi, avanzandocollettivamente verso un fortePartito comunista.

Sviluppiamo la lottaideologica e politica neiconfronti dei partiti e dellecorrenti borghesi e piccoliborghesi presenti all'interno delmovimento operaio ecomunista.

Manifestiamo con lebandiere rosse al vento nel 95°anniversario della scissione diLivorno, che mantiene perintero il suo significato, la suaimportanza e la sua validità!

7Gennaio 2016

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Sul riformismo di ieri e di oggiDa mesi vediamo un grantraffico riguardo la formazionedel “soggetto unitario dellasinistra”, in pratica unasommatoria di dirigenti eparlamentari di SEL ed ex PD,Altra Europa con Tsipras,Futuro a Sinistra, Possibile,Act!, PRC, etc. L’ingorgo dovrebbe sfociarenella fondazione di una “nuova”formazione politica dellasinistra borghese, non si saancora se un partito o altro. Si prepara dunque, fra spinte,controspinte e calcoli elettoraliil varo dell’ennesima ciambelladi salvataggio di tiposocialdemocratico e laburista,utile al galleggiamento del cetopolitico opportunista.C’è chi dipinge questo soggettocome “autonomo e alternativoal neoliberismo”. In realtà saràun carrozzone neokeynesiano,complementare al PD renzianoe completamente internoall’orizzonte capitalista.Da parte loro, anche irevisionisti del PCdI siriorganizzano (sotto le bandieredei BRICS).Le questioni che solleviamo nelpresente articolo esulano peròdalle contingenze, per dare unosguardo più ampio a quel“mostro a più teste” che sichiama socialdemocrazia.Il primo nodo da sciogliere è: incosa l’odierno riformismosociale – che comprende unampio raggio di partiti,movimenti e correnti che vannoda Syriza e Podemos ai teoricidel socialismo del XXI secolo,fino ai cattolici che sioppongono al capitalismoselvaggio – differisce dalclassico riformismo storico? I tratti comuni sonoindubbiamente numerosi. I riformisti di ieri e di oggirifiutano l’azione rivoluzionariadelle masse e voglionomodificare la societàcapitalistica gradualmente, conmezzi pacifici, legali eparlamentari, per mezzo delle“modifiche di struttura”, etc.Cercano di limitare ladisuguaglianza e la povertà conla “redistribuzione del reddito”,puntano a limitare losfruttamento con alcune misuredi protezione dei lavoratori,vagheggiano un capitalismo“senza eccessi”, più “umano” e“sostenibile”.

Da un punto di vista ideologiconon vi è una sostanzialediversità fra il riformismostorico e quello attuale:entrambi vorrebbero risolvere lecontraddizioni del capitalismosenza trasformazionerivoluzionaria. La differenza dev’essere cercatasu un altro piano: soprattutto nelrapporto che hanno con laclasse operaia, ovvero nellamancanza di questo rapporto.Il moderno socialriformismo sisviluppa dentro le condizionidella momentanea sconfittasubita dalla classe operaia, i cuieffetti si sentono ancoraprofondamente, specie inEuropa. Il vecchio riformismo trovava ilsuo significato politico nelmantenere la dinamicarivoluzionaria del movimentooperaio nei limiti delcapitalismo, di indebolire esviare la spinta rivoluzionariaattraverso la sua prassipositivista, parlamentarista e lelimitate riforme sociali. Se unmovimento rivoluzionario dellaclasse operaia si sviluppava inqualche paese, il riformismo diun secolo fa, nascondendosisotto le bandiere del socialismo,espandeva la sua presenza e lasua funzione in quelladirezione. Sono stati necessari decenni diesperienze pratiche alproletariato per comprendere ecriticare il suo ruolo, perdistinguerlo dal socialismoscientifico e denunciarlo comesinistra della borghesia.Oggi il rapporto delsocialriformismo con la classeoperaia è assai differente.Anzitutto queste correntisorgono e si rafforzano in unasituazione di assenza di vastimovimento rivoluzionari dellaclasse operaia, di debolezza delmovimento di massa, in cui ilavoratori sottoposti ad unabrutale offensiva capitalistalottano per difendere orecuperare le loro precedenticonquiste, esprimonomalcontento e rivendicazioniparziali, senza avanzare unaprospettiva socialista (per ora). Questa debolezza della classe, ilbasso livello della suacoscienza, suggerisce unaconvergenza fra il carattereattuale del movimento operaio eil socialriformismo odierno.

Una riprova di ciò potrebbeessere trovatanell’avvicinamento fra la“Coalizione sociale” dellaFIOM e il nuovo partito dellasinistra borghese.Tuttavia, il referente organico diclasse del moderno movimentosocialriformista non è la classeoperaia, non sono gli stratiprofondi dei lavoratori sfruttati,bensì le “persone”. Cosa sonoqueste “persone” nei fatti? Sonol’aristocrazia operaia e laburocrazia sindacale, la piccolae media borghesia impoverita espinta verso il proletariato, isuoi intellettuali oscillanti. I socialriformisti di oggiritengono che il capitalismo e lesue istituzioni (nazionali esovranazionali) abbiano deviatodalla loro vera natura e perciò isi propongono di riportarlo sulla“retta via”. A questo fine laclasse operaia viene vista comeun “utile interlocutore” fra gli altri, unamassa da manovrare. Non èconcepita nè come classe, nècome soggetto storico dellatrasformazione sociale. Sotto questo punto di vista ilmoderno socialriformismo èuna forma di antistoricoconservatorismo (ad es.propugna il neokeynesismo e ilristabilimento del “welfarestate” quando non ne esistonopiù le condizioni storiche). Il classico socialriformismo diieri non era regressivo,guardava avanti, era ad untempo "progressivo" eantisocialista. Quello odierno invece guardaindietro, è regressivo, si illudedi tornare all’età dell’oro dellosviluppo capitalistico, allaCostituzione italiana del 1948,al New Deal, propugnaun’utopica “UE sociale esolidale”, etc. etc.Dunque il socialriformismoodierno è composto da utopisti

disillusi (taluni dal capitalismo,altri dal socialismo). Entrambisono influenzati dal liberalismoborghese (di cuil’economicismo è una variante)e spingono, in modo più o menoradicale, la classe operaia arimorchio delle mezze classi,incapaci di guidare la lottacontro l’imperialismo e lareazione. I danni provocati dal modernosocialriformsimo, così come dalmoderno revisionismo, sonoenormi. Finchè queste correntidegenerate non sarannosconfitte, nessun compitorivoluzionario potrà essereeffettivamente e correttamenteportato a termine dalla classeoperaia e le masse sfruttate eoppresse non potranno esserecondotte su una nuova e piùavanzata posizione. Di qui la necessità dell’unionedei comunisti e dei proletariavanzati per condurre inmaniera organizzata la lottacontro queste correnti eavanzare sulla strada del Partitoindipendente e rivoluzionariodel proletariato.

Gennaio 20168

Scintillaorgano di Piattaforma Comunista

- per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

Mensile. Editrice Scintilla OnlusDir. resp. E. Massimino

Iscrizione ROC n. 21964 del 1.3.2012Redaz: Via di Casal Bruciato 15, Roma

Chiuso lil 3.1.2016 - stampinprop.

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Gennaio 2016

Le recenti elezioni regionali del15 e 22 dicembre in Franciasono state dominate da unaparola d'ordine lanciata dallaparte più avanzata delle forzeproletarie, popolari eprogressiste francesi: «Fairebarrage au FN !» («Sbarrare lastrada al Fronte Nazionale!»)Il FN ha riportato 6,8 milioni divoti. La destra di Sarkozy 9milioni. Il Partito Socialista diHollande (con alcune listealleate) 7,2 milioni.L'astensione è aumentata.Risultato politico: il FronteNazionale di Marine Le Pen(nonostante un aumento di800.000 voti riportati fra ilprimo e il secondo turno) non haconquistato nessuna delleregioni francesi.Sottolineiamo l'importanza diquesto risultato, in vista delleelezioni presidenziali che siterranno in Francia nel 2017.Sarà assolutamente necessario,fra due anni, che la parte piùavanzata delle forze proletarie,popolari e progressiste francesisbarri la strada alla possibilitàche la Presidenza dellaRepubblica cada nelle mani diMarine Le Pen, leaderdell'ultrareazionario, razzista exenofobo Fronte Nazionale, onelle mani del reazionario ed expoliziotto Nicolas Sarkozy,

leader della destra neoliberista. Quali poteri attribuisce, infatti,al Presidente della Repubblicala Costituzione francese del 4ottobre 1958, tuttora in vigore?Il Presidente della Repubblicapresiede il Consiglio deiMinistri (art. 9), nomina ilPrimo Ministro (art. 8), nominae revoca tutti i ministri (art. 8),ha il potere sospensivo delleleggi approvate dal Parlamento,con richiesta di un loro riesame(art. 10), nomina agli impieghicivili e militari dello Stato (art.13), è il Capo delle forze armate(art. 15) e può, sentito il PrimoMinistro e i Presidenti delleAssemblee, scioglierel'Assemblea Nazionale (art. 12). Infine, l'art. 19 sottraeall'obbligo della controfirmaministeriale tutta una serie diattribuzioni del Presidente dellaRepubblica quale Capo delloStato, in modo che egli puòesercitare in assoluta autonomiagli ampi poteri conferitigli dallaCostituzione, assumendo così ilruolo di unico arbitrodell'indirizzo politico del paese.In Francia, dunque, ilPresidente della Repubblica hala posizione di un vero e proprio«monarca repubblicano».Ma non basta. Uno degli articolichiave della Costituzionefrancese è l’art. 16, di cui

riproduciamo testualmente iprimi due commi: «Art. 16 - Quando le istituzioni

della Repubblica,l'indipendenza della nazione,l'integrità del territorio ol'esecuzione degli impegniinternazionali sono minacciatiin maniera grave ed immediatae il regolare funzionamento deipoteri pubblici costituzionali èinterrotto, il Presidente dellaRepubblica adotta le misurerichieste dalle circostanze,sentiti il Primo ministro, iPresidenti delle assemblee ed ilPresidente del Consigliocostituzionale. Egli ne informa la nazione

mediante messaggio»In circostanze particolari,dunque, la norma attribuisce alCapo dello Stato un vero eproprio potere dittatoriale.Sono poteri eccezionalianaloghi a quelli che ilfamigerato art. 48 dellaCostituzione di Weimar del1919 attribuiva al Presidentedella Repubblica tedesca,permettendogli di «prendere lemisure necessarie alristabilimento dell'ordine e dellasicurezza pubblica, quando essisiano turbati o minacciati inmodo rilevante, e, se necessario,intervenire con la forzaarmata»: poteri che, negli annidell'aspra lotta di classe che sisviluppò in Germania dopo lafine della prima guerramondiale, furono esercitati daHindenburg e aprirono la stradaprima ai governi reazionari diBrüning e poi alla ferocedittatura hitleriana.Anche in Francia, come in Italiae in tutta Europa, la lotta diclasse è destinata ad assumerecaratteri sempre più aspri neiprossimi anni, nella situazionedi grave crisi economica epolitica che stiamoattraversando. E' compito dei comunisti, allatesta degli operai e di tutti glisfruttati, dare a tale crisi unosbocco rivoluzionario,sconfiggendo la reazionecapitalistica ed imperialista edaprendo la strada allainevitabile vittoria delsocialismo.

Francia: sbarrare la strada allareazione e al fascismo

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Il Partito Comunista degliOperai di Francia (PCOF) hasvolto con successo il suo 8°Congresso nelle condizionidello stato d’emergenza. Nei lavori è stato fatto ilbilancio dell’applicazione dellalinea di fronte popolarerivoluzionario durante gliultimi cinque anni,caratterizzati in particolaredalla partecipazione del PCOFal Front de Gauche, che haavuto all’inizio una dinamicapositiva, che però si è manmano inaridita a causadell’elettoralismo e delledivergenze con altri partitiriguardo l’azione del governoneoliberista di Hollande.

Il congresso ha analizzato lasituazione interna e einternazionale in evoluzione,per definire i perni dellamobilitazione e far progredirela coscienza della rottura conl’imperialismo, organizzando laresistenza in tutti i campi allasua politica e al suo stessomarcio sistema. Ha inoltre tracciato la«direzione di marcia» per tuttoil partito, per i prossimi anni. Una linea d’azione che così sipuò sintetizzare : sviluppare eorganizzare la resistenzaoperaia e popolare alla politicad’austerità e di guerra, avanzarenella costruzione del frontepopolare rivoluzionario.

Tutti i dibattiti e le decisioni delcongresso sono stati attraversatid a l l ’ i n t e r n a z i o n a l i s m oproletario, che è il «marchio difabbrica» del PCOF conosciutoper il suo impegno nel sostegnoalle lotte dei popoli dominatidall’imperialismo francese,specie i popoli d’Africa. La nostra Organizzazione hainviato un caloroso saluto all’8°Congresso del partito fratello diFrancia.

Celebrato con successo l’8° Congresso del PCOF

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Carattere e riflessi del NO danese al referendum sull’Unione EuropeaNel mese di dicembre si ètenuto in Danimarca unreferendum sul cambiamentodi status del paese all’internodella UE. Il risultato nonlascia adito a dubbi: il 53,1%dei votanti ha detto NO, il46,9% ha detto SI. Hapartecipato ben il 72% deglielettori. E’ stata dunque una vittoriadel popolo contro la classedominante, il governo pro-UEe l’establishment dell’UnioneEuropea, dal momento che idanesi hanno manifestato il 3dicembre 2015 un sonoro NOa l l ’ i n t e g r a z i o n esovranazionale. Questo significa che laDanimarca non faràautomaticamente partedell’Europol sovranazionale ela legislazione sugli affaripenali e civili rimarrà nellemani del parlamento danese. Per la terza volta i danesihanno espresso un chiarorifiuto alla costruzionedell’Unione Europea. Hannodetto NO al trattato diMaastricht nel 1992, NOall’euro nel 2000, e NO alleleggi europee nel 2015.L’esperienza dimostra cheogni qual volta i popolieuropei sono chiamati apronunciarsi sulle istituzioniantidemocratiche dell’UE

l’oligarchia riceve deglischiaffi. Purtroppo in Italiaquesto non è possibile a causadella norma che impedisce alpopolo di esprimersi con unreferendum sui trattatiinternazionali come quelli checi legano mani e piedi aistituzioni antidemocratiche,antipopolari e militariste nellaloro essenza, come la UE e laNATO. Ma torniamo al carattere delNO danese. Dorte Grenaa, presidentessadel Partito Comunista degliOperai di Danimarca (APK)ha dichiarato: “Il popolo havotato contro la classedirigente e la coalizione dipartiti politici, i burocrati e ivertici dei sindacati che manonella mano gli dicevano divotare SI. E’ stato un NOdella classe operaia, dei larghistrati della popolazionedanese. E’ stato un NO dellagioventù. La giovanegenerazione dice NO all’UE,NO a più Unione Europea, NOal piano di instaurazione degli“Stati Uniti d’Europa”.Dunque il NO in Danimarcanon è stato un voto di destra,ma un voto operaio epopolare. Anche questa volta il fattoredecisivo del successo dellacampagna per il NO è stato

l’ampio Movimento Popolarecontro l’Unione Europea. L’élite politica daneseovviamente sta facendo ditutto per interpretare edistorcere il risultato. Ma un NO è un NO. Ed è laterza volta di seguito chequesta contrarietà vienechiaramente espressa.A breve il popolo britannicoandrà a un referendum sullapermanenza in nuovi termininell’Unione Europea osull’uscita. Il referendum danese avràsenza dubbio un’influenzasulla situazione e sullaresistenza contro il processo dicostruzione dello statosovranazionale della UE, checon il documento dei “5

presidenti” sta vedendo unaaccelerazione, a scapito dellecondizioni di vita e di lavorodella classe operaia, dellalibertà, della sovranità edell’indipendenza dei popoli. Anche nel nostro paese glisfruttati e gli oppressi devonorilanciare fin da subito la lotta,in modo forte e conseguente,per la rottura con lafallimentare UE e i suoitrattati, per indebolire espezzare le sue catene. Sosteniamo dunque con piùvigore le parole d’ordinedell’uscita immediatadell’Italia dalla UE edall’euro. Il futuro non è nell’UEimperialista, ma nelsocialismo proletario!

Lo scorso 25 novembre ilpresidente degli Stati UnitiBarack Obama ha firmato unalegge che molti media hannopassato sotto silenzio: ilCommercial Space LaunchCompetitiveness Act, con ilquale si autorizza losfruttamento “legale” e privatodelle risorse extraterrestri, inparticolare degli asteroidi.No, non siamo su Star Wars o suAlien, è la realtàdell’imperialismo odierno.Si tratta di una legge che seguela logica del Far West, in apertocontrasto con i trattaticommerciali internazionali, inparticolare il Trattato sullospazio extra-atmosferico del1967 e l’Accordo sulla Luna del1979 (quest’ultimo mai

ratificato dagli Stati Uniti).Una legge che favorisce lemultinazionali a stelle e strisceche guardano con bramosia allapossibilità di rapinare le risorseminerarie spaziali, fra cui talunielementi fondamentali per leindustrie ad alta tecnologia chesi stanno esaurendo sulla Terra acausa di una politica disaccheggio senza scrupoli. Una legge bipartisan, visto cheè stata sostenuta da esponentirepubblicani e democratici, chesono un solo partito quando sitratta di affermare gli interessistrategici e l’egemoniamondiale degli USA.Ma c’è un altro aspetto chevogliamo sottolineare. Conquesta legge banditesca laborghesia più putrefatta e

parassita - quella yankee -riconosce, estende e protegge ilprincipio della ”sacra” proprietàprivata a uno spazio enorme, ilsistema solare. Compie quest’atto criminalementre la realtà dimostra che laproprietà privata capitalistica èincompatibile col caratteresociale del processo dellaproduzione, col carattere delleforze produttive, conl’ambiente. Sotto questo puntodi vista la legge firmata daObama è uno degli atti giuridicipiù antistorici, antiumani eantinaturali mai emanato. Non vi è dubbio: per assicurareun futuro degno di questo nomeagli esseri umani, persalvaguardare la natura sullaTerra e altrove, dev’essere

abolita la proprietà privata deiprincipali mezzi e strumenti diproduzione e di scambio, ditrasporto e di comunicazione,della terra, dell’acqua, delleminiere, delle risorse naturali, etrasformata in proprietà comunedella società nel suo insieme, asuo beneficio. Perciò esponiamo a chiarelettere il programma deimarxisti-leninisti: coalizionedei proletari di tutti i paesi elotta per la rivoluzioneproletaria mondiale, passaggiodalla dittatura mondialedell’imperialismo alla dittaturamondiale del proletariato per lacostruzione del socialismo intutti i paesi della Terra, inmarcia verso la societàcomunista.

Predoni imperialisti senza confini

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Dichiarazione delle organizzazionirivoluzionarie dei CaraibiLe organizzazioni firmatarie, nelfare il bilancio della congiunturapolitica nella regione deiCaraibi, constatano come unaquestione rilevante sia lapersistenza del colonialismonella regione, in qualunqueforma esso si mascheri. Porto Rico, Martinica,Guadalupe, Guyana, Curazao,Aruba, Bonaire, Anguila, IsoleVergini, Turcas-Caicos eCaiman, si trovano sotto unregime coloniale imposto dagliStati Uniti del Nordamerica,dalla Francia, dall’Olanda e dalRegno Unito, mediante il qualesono garantiti i loro interessigeostrategici, il furto dellematerie prime e i mercati disbocco per le loro merci.I popoli di questi paesi soffronolo sfruttamento economico,l’oppressione politica e culturalein maniera diretta attraverso igoverni e le impresemultinazionali, ma anche permezzo delle oligarchie creole alservizio della dominazione dicostoro.Questi popoli proseguono unalotta permanente per le lororivendicazioni immediate, per laconquista della libertà e deidiritti democratici, perconquistare la decolonizzazione,la autodeterminazione,l’indipendenza e la sovranità.Le organizzazioni firmatariedichiarano che la lottaanticoloniale costituisce un assefondamentale negli sforzicomuni che dobbiamo portareavanti, e pertanto, si impegnanoa sviluppare la solidarietà con ipopoli colpiti da questa realtà, eallo stesso tempo ad educare inostri militanti e i rispettivipopoli su tale necessità.Assumiamo che la lottaanticoloniale nei suddetti paesi èparte sostanziale della lottaantimperialista dei popolidell’America Latina. Osserviamo inoltre che nelquadro della lotta tra le potenzeimperialiste per il controllo dellezone geostrategiche e dellerisorse naturali, l’imperialismonordamericano porta avanti lasua strategia di ricolonizzazionedei paesi e delle nazionidell’America Latina.In tale quadro, la regione

caraibica è sempre stata unluogo privilegiato degli interessineocoloniali nordamericani, ilche spiega la loro strategia didominazione nell’area che, oltreal controllo militare, ha avutonegli ultimi tempi comeelemento importante la disputaper frenare la penetrazioneeconomica di altre potenze nellaregione.In questo contesto si spiegal’occupazione militare dellaRepubblica di Haiti, sotto lamaschera delle Nazioni Unite,come è già successo in altrelatitudini.Denunciamo la permanenza inHaiti delle truppe dellaMINUSTAH come una graveviolazione dei diritti e dellasovranità del popolo haitiano,mentre appoggiamo lesistematiche giornate dimobilitazione dei settoridemocratici e rivoluzionarihaitiani contro l’occupazione.L’occupazione militare di Haitisi spiega con l’interessedell’imperialismo e dei suoi sociper impedire che questo popoloconquisti il suo destino; con ilmantenimento di una grandebase militare in un territoriostrategico nei Caraibi e serve dagarante del saccheggio dellemultinazionali che mandanoavanti operazioni di prospezionedelle risorse naturali che sitrovano nelle montagne di Haiti,così come sta succedendo nellaRepubblica Dominicana.Denunciamo e condanniamol’occupazione militare di Haitiin quanto parte della politica disaccheggio e oppressione chestoricamente hanno dispiegatole potenze imperialiste controquesto popolo e denunciamo alcontempo l’attitudinecollaborazionista dei governifantoccio della regione cheoffrono supporto e legittimitàalla politica imperialista inHaiti. Facciamo appello ai governi diEcuador, Brasile e Bolivia aritirare le truppe che hannodispiegato in Haiti, facendoparte della MINUSTAH.Le nostre organizzazioniribadiscono allo stesso modo lasolidarietà con il popolo di PortoRico che, nelle difficili

condizioni della centenariaoccupazione, mantiene in alto lasua dignità e persevera nellalotta per il suo dirittoi n a l i e n a b i l eall’autodeterminazione, allasovranità e alla pienaindipendenza, e che in questomomento si oppone alloscaricamento sulle sue spalledelle conseguenze del debitoesterno che grava sull’economiadi questo paese.Esigiamo la libertà immediatadel prigioniero politicoportoricano Oscar Lopez,detenuto in un carcere degli StatiUniti del Nordamerica.Allo stesso momento,sosteniamo la lotta del popolodominicano in difesa delle suerisorse naturali, per l’aumentogenerale dei salari, contro lacorruzione e l’impunità, lottache si sviluppa in manieraascendente. Manifestiamo la nostracondanna dell’attivitàdestabilizzatrice sviluppatadagli Stati Uniti contro ilgoverno bolivariano delVenezuela, mentre reiteriamo ilnostro appoggio solidale con ilpopolo venezuelano e il suoprocesso di lotta.Osserviamo che l’evoluzionedegli avvenimenti nella regione,obbligano le forze democratichee rivoluzionarie a seguireattentamente il corso degli stessidi fronte ai nuovi scenari eprospettive. Dichiariamo la nostra volontà di

perseguire l’obiettivo dellarivoluzione, la lotta popolare dimassa e la costruzione delleavanguardie che dirigano questiprocessi.Siamo d’accordo nel coordinareazioni di educazione e azionipolitiche relative alla realtà eall’evoluzione della situazionenella regione, con il proposito difavorire la resistenza dei nostripopoli e cooperare nelladefinizione di progetti diemancipazione nazionale esociale secondo gli interessi delmomento e quelli a lungotermine della classe operaia, deilavoratori e dei popoli dei nostripaesi.

Coordinamento Caraibico eLatinoamericano di PortoRico

Raggruppamento Socialistaper un Nuovo ProgettoNazionale - Campo del Popolo(Pati RASIN Pep La) - di Haiti

Comitato Politico del Partito(ML) di El Salvador

Partito Comunista di PortoRico (PCPR)

Consiglio Nazionale deiComitati Popolari (CNCP)della Martinica

Partito Comunista del Lavoro(Repubblica Dominicana)

Rep. Dominicana, dic. 2015

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No alla politica di guerra, terrore e miseria Fronte comune di lotta della classe operaia e deipopoli oppressi contro l’imperialismo e la reazione!Durante l’ultimo mese latendenza alla guerraimperialista ha visto unapericolosa accelerazione. Inpoco tempo la Francia, gli StatiUniti, la Russia, la Germania, ilRegno Unito e altre potenzeimperialiste, sfruttando lasolidarietà con le vittime deibarbari attentati di Parigi, hannointensificato il loro interventomilitare in Siria, la porta delpetrolio del Medio Oriente,dichiarandosi in guerra contro ilcosiddetto Stato Islamico.Allo stesso tempo, i governiborghesi aumentano le spesemilitari (la politica di austeritàsi applica solo per le spesesociali, non per quelle militari!);prendono misure poliziesche erepressive per immobilizzare ilmovimento operaio e sindacale,i giovani che manifestano laloro protesta; induriscono lemisure arbitrarie contro imigranti che fuggono dalle zonedi guerra; portano avanti latrasformazione reazionariadegli Stati borghesi; avvelenanol’animo delle masse con ilrazzismo e l’islamofobia. In questo scenario,l’abbattimento di uncacciabombardiere russo daparte delle forze armate turcheva ad inasprire la disputa frapotenze imperialiste ecapitaliste per il dominio dellaSiria e dell’intera regione, chepuò sfociare in uno scontroarmato generalizzato. Condanniamo senza riserve ilterrorismo antipopolare che hacolpito in Turchia, Francia,Tunisia, Libano, Egitto,Nigeria, Mali, Camerun,uccidendo un gran numero dipersone innocenti. Si tratta di unterrorismo reazionario cheaspira a mantenere i popolinell’arretratezza, nellasottomissione enell’oscurantismo religioso, chedevia le loro lotte verso scopiutili all’imperialismo e attaccale forze rivoluzionarie eprogressiste.Denunciamo l’infamemanipolazione di questiattentati compiuta dalle potenzeimperialiste e dalle classidominanti per trascinare ilavoratori e i popoli nell’orbita

di una nuova guerraimperialista. I sanguinosi attentati commessidalle bande dei fanatici jihadistisono inammissibili. Ma chi li haappoggiati, armati e finanziati? Il terrorismo jihadista si èsviluppato su un terrenodevastato da decenni diinterventi e invasioni armatedell’imperialismo statunitense edei suoi alleati in Medio oriente,in Afghanistan, nel Maghreb enell’Africa subsahariana,scatenati con menzogne e falsipretesti per sfruttare i popoli e leloro ricchezze naturali. E’dunque la conseguenza direttadella politica di guerra, disaccheggio imperialista, dicomplotti e ingerenze che hacausato milioni di morti,violenze, torture, distruzione dicittà, destabilizzazione politica,migrazione di massa, povertà edisperazione, che ha prodottouna guerra civile reazionaria inIraq e in Siria, paesi smembratiper ridisegnare la mappa dellaregione. I capi delle potenze imperialistesono i responsabili degliinterventi militari che hannoalimentato il fanatismojihadista. Sono coloro chehanno sostenuto, armato eutilizzato per lunghi anni ilterrorismo di Stato dei sionisti equello antipopolare di Al Qaedae del Daesh per rafforzare il lorodominio. Sono gli stessi chevendono armi e fanno affari congli sponsor del terrorismosalafita, che violano le leggiinternazionali e commettonocrimini enormi contro ilavoratori e i popoli. La “ragione” per cui le potenzeimperialiste intervengono con learmi in Siria non ha nulla a chevedere con gli interessi e leaspirazioni del popolo siriano,con la libertà dei popolioppressi, come il popolopalestinese e quello kurdo.L’intervento imperialistafavorisce invece i monopoli e leforze reazionarie interne,regionali e internazionali. Il contenuto reale della politicaseguita dalle potenzeimperialiste in Siria, in Iraq, inAfghanistan, in Africa e inAmerica Latina…. è la lotta a

coltello fra USA, Russia, Cina,Francia, Regno Unito,Germania, Turchia etc., per unanuova ripartizione del mondo,delle sfere di influenza, deimercati, delle risorse dei paesidipendenti, per mezzo diun’accanita guerra economica edelle operazioni belliche. E’ lalotta della borghesia decrepita ein putrefazione delle “grandinazioni” per la spartizione el’asservimento delle “piccole”nazioni, per aumentare i super-profitti dell’oligarchiafinanziaria. L’elemento delcontrasto al terrorismo jihadistaè secondario e non cambia diuna virgola il carattereimperialista dell’interventomilitare. In questa drammaticasituazione, il comportamentodei capi dei partitisocialdemocratici e riformisti èun autentico tradimento dellacausa della classe operaia e deipopoli, della pace e dellademocrazia.Gli opportunisti votano lemisure e le spese di guerra, lostato d’emergenza, si dichiaranod’accordo con l’“unione sacra”con l’oligarchia, adottano lapolitica di oppressione deipopoli, ripetono le frasinazionaliste della destra e deifascisti. Sono divenuti unappendice della politica e dellapropaganda imperialista. Daparte loro i revisionisticonsigliano ai popoli diappoggiarsi su un imperialismo,quello russo o cinese, percombatterne un altro, quelloUSA. Entrambi abbellisconol’imperialismo, nascondonoagli occhi dei lavoratori e deipopoli la politica disfruttamento e di oppressionedegli Stati borghesi e deimonopoli capitalistici, entrambitradiscono la causa dellarivoluzione e della liberazionedei popoli.Il proletariato rivoluzionarionon si lascerà ingannare daquesti traditori, ma agirà perdenunciare, smascherare esconfiggere la politica di guerra,di terrore di miseria preparata eportata avanti dall’imperialismoe dalle classi dominanti in ognipaese.

Esigiamo il ritiro di tutte lepotenze imperialiste ecapitaliste dalla Siria, dall’Iraqe dagli altri paesi della regione,la smobilitazione immediata ditutte le truppe straniere e la finedi ogni appoggio alle forzejihadiste. Rivendichiamo l’uscita dallealleanze militari belliciste e laloro dissoluzione, losmantellamento delle basistraniere, come quelle USA eNATO nei nostri paesi!Diciamo NO alle spese diguerra, al riarmo, aiprovvedimenti dimilitarizzazione applicati daigoverni borghesi. Rifiutiamo lo stato d’emergenzache viene imposto in alcuni deinostri paesi. Rivendichiamo ildiritto di manifestazione, diriunione, di sciopero,difendiamo le libertà dimanifestazione di espressione edi movimento. Diamo vita allalotta più implacabile di tutti glisfruttati e gli oppressi contro glisfruttatori e i fautori di guerra,sulla base degli interessi politicie economici della classe operaiae con azioni unitarie.Diamo il nostro appoggio aimovimenti di liberazionenazionale e sociale dei popolioppressi, sostenendo il dirittodelle nazioni oppresseall’autodeterminazione, finoalla separazione. Lottiamo a fondo contro ilnazionalismo e lo sciovinismo,e chiamiamo alla solidarietàinternazionale degli operai, deilavoratori e dei popoli.Per il fronte comune di lottadella classe operaia e dei popolioppressi del Medio Oriente,dell’Africa, dell’Asia,dell’America Latina e di tutto ilmondo contro l’imperialismo, lareazione e il fascismo. Di fronte alla barbariecapitalista e imperialista la solasoluzione è la rivoluzione e ilsocialismo!

Dicembre 2015

Comitato di Coordinamentodella ConferenzaInternazionale di Partiti eOrganizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML)

12 Gennaio 2016

Aderente alla Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML)