La Scintilla di Natale 2012

20
LA SCINTILLA Periodico degli studenti del Liceo Scientifico Marconi Dicembre 2012 Marconi all’estero: i viaggi ai quali il nostro Liceo partecipa, grazie alle borse di studio dell’UE Pag. 3 L’impao dei Social Network sulla campagna eleorale americana… avreste mai pensato fosse possibile? Pag. 11 Mobilitazioni studentesche: le foto del corteo di Pesaro del 15 dicembre Pag. 17

description

Edizione Natalizia 2012 della Scintilla - Periodico di attualità, cultura e interesse giovanline

Transcript of La Scintilla di Natale 2012

Page 1: La Scintilla di Natale 2012

LA SCINTILLA Periodico degli studenti del Liceo Scientifico Marconi

Dicembre 2012

Marconi all’estero: i viaggi ai quali il nostro

Liceo partecipa, grazie alle borse di studio

dell’UE

Pag. 3

L’impatto dei Social Network sulla

campagna elettorale americana… avreste

mai pensato fosse possibile?

Pag. 11

Mobilitazioni studentesche: le foto del

corteo di Pesaro del 15 dicembre

Pag. 17

Page 2: La Scintilla di Natale 2012

Editoriale scintilla

1

Nell'ultimo numero della nostra Scintilla abbi-

amo speso tante parole a proposito della situa-

zione politica del nostro paese e il relativo coin-

volgimento giovanile, dei politici corrotti che

non ci rappresentano e delle manifestazioni stu-

dentesche che non tutti approvano e non vedono

come modo per esprimere le nostre opinioni e

quindi anche il nostro dissenso. Volevo contin-

uare a trattare questi argomenti poiché credo che

il momento di crisi dei valori e di crisi della po-

litica italiana sia un tema molto importante.

Come penso e spero tutti sappiate, una ventina di

giorni fa vi sono state le primarie del centro-

sinistra e le ho trovate perfette per l'editoriale di

questo mese. Infatti negli ultimi tempi spesso

quando si parlava di politica le risposte che dove-

vamo fronteggiare erano sempre caratterizzate da

pessimismo, menefreghismo e rassegnazione; la

voglia di fare, di attivarsi e di rendersi realmente

partecipi di un cambiamento e di una svolta sem-

bravano del tutto scomparse e svanite, come se

ormai non avesse più nessun senso e non valesse

più la pena nemmeno di preoccuparsi di cose che

invece ci dovevano toccare molto da vicino. Non

addentrandomi in discussioni specifiche sui can-

didati e sugli esiti delle primarie, ciò che più mi

ha colpito è stata la grande partecipazione e la

notevole affluenza alle urne che veramente in po-

chi si aspettavano. In pochi, non nessuno, perché,

anche come dice lo stesso Bersani, non bisogna

sorprendersi se la gente dimostra di voler parteci-

pare e far sentire la propria voce. Personalmente

io mi sono sorpreso eccome perché 3 milioni di

votanti mi sono sembrati un numero cospicuo,

considerando anche il fatto che non si trattava

delle elezioni

politiche ma sola-

mente delle prima-

rie del centro-

sinistra. Quindi

forse il vento sta

cambiando e in

queste settimane si

è potuta respirare

anche un'aria diver-

sa, quasi di entusi-

asmo, come se

questo “Wind of

Change”, come

direbbero gli Scor-

pions, avesse realmente riportato voglia di fare e

di partecipare. Perché è soprattutto questa la pa-

rola chiave: partecipazione. E l'espressione più

significativa e semplice della partecipazione è

proprio il voto, il modo più forte e diretto per po-

ter esprimere la nostra voce. Probabilmente esag-

ero ad esaltarmi in questo modo, ma in ogni caso

l'entusiasmo può solo portare a qualcosa di buo-

no, e ciò che più che altro volevo trasmettere ai

nostri giovani e lettori è il continuare o anche so-

lo iniziare a far sentire la propria voce, perché

non vi sarà mai un momento sbagliato o una situ-

azione inadatta per farlo.

Andrea Gasperini

Editoriale

Page 3: La Scintilla di Natale 2012

PRIMO PIANO scintilla

2

Il suo nome è Bay: è alto quasi due metri, senza un filo di grasso, ha gli occhi scuri e il cuore buono. Bay ama il suo paese, la sua gente e la sua cultura, ma è costretto a lasciarlo se vuole garantirsi un futuro migliore. La storia di questo giovane senegalese è analoga a quella di tanti altri immigrati africani, solo che lui ha deciso di metterla per iscritto. Ma partiamo dal principio. È Giovedì pomeriggio e cammino in via Branca assorta nei miei frivoli pensieri quotidiani quando un ragazzo di colore, con il classico sorriso a trentadue denti dei vucumprà in azione, mi fa cenno di avvicinarmi. Non mi hanno mai dato fastidio i venditori ambulanti, anzi, ho s e m p r e p r o v a t o (purtroppo) una certa compassione nei loro confronti; anche se ammetto che spesso per l ' i m p a z i e n z a e l'inspiegabile fretta che ci assale tutti i giorni rispondo loro "no, grazie, non mi interessa". Questa volta però mi fermo, decido di dedicargli un po' del mio tempo, e ascolto quello che ha da dirmi. Rimango piacevolmente sorpresa quando vedo che non sono i soliti accendini, portachiavi, o occhiali da sole che vuole vendermi, bensì dei libri. Con l'approccio amichevole e affabile tipico di queste persone mi spiega che i libri che vende parlano di tradizioni, proverbi, e storie africane. In verità sono dei libretti, che non contano più di 100 pagine ciascuno. Noto che di uno in particolare è molto orgoglioso, si chiama Il mio viaggio della speranza di un tale Bay Mademba, e mi racconta che è stato scritto da un ragazzo senegalese emigrato in Italia in cerca di fortuna, e che ora vende libri ai passanti per strada. La sua confessione mi arriva come

un'epifania, e la curiosità impellente mi spinge a chiedergli di più. Il ragazzo allora dice di essere proprio Bay, l'autore del libro, che ha scritto per testimoniare quello che milioni di africani hanno passato e passano tutt'ora per garantirsi una vita migliore. Mi racconta di quando a sedici anni nella sua città natale si improvvisò lavavetri, cantastorie e insegnante ginnico allo stesso tempo per tirare su qualcosa da portare alla sua famiglia vedova di padre e marito. Mi racconta di quando a diciotto anni decise di andare in Costa d'Avorio, perché lì c'era più lavoro e molti senegalesi stavano bene;

così poteva mandare qualche soldo in più a sua madre e alle sue sorelle che vivevano sull'orlo della miseria. Il suo grande sogno però è sempre stato quello di raggiungere l'Europa, la bella e impossibile Italia in particolare, e mi racconta le peripezie che passò per riuscirci. Ci furono diversi viaggi in mare a bordo delle piroghe, soprannominate

non a caso le barche della morte, sulle quali molti partono ma pochi arrivano a destinazione. Questo però non sconfortò Bay, che temerario continuò il suo viaggio, spinto da una grande forza di volontà. Raggiunse la Turchia, dove venne incarcerato più volte perché non possedeva i documenti, e in seguito la Grecia, dove trascorse un periodo in un campo di profughi prima di trovare un "lavoro fisso" di venditore di maschere africane per le vie di Atene. In un giorno piovoso sbarcò ad Ancona clandestinamente, a bordo di un traghetto. L'idea che si era fatto della grande e prosperosa Italia cominciò a distorcersi non appena notò con che disgusto la gente lo guardava, lo indicava, e

Il viaggio della speranza...

Page 4: La Scintilla di Natale 2012

Scuola scintilla

3

piuttosto che sedersi di fianco a lui in autobus stava in piedi. Ma lui non capiva il perché, e quando scoraggiato giunse a Milano cominciò a vendere i primi libri africani, acquistati da cooperative dove poteva pagarli dopo averli venduti. Non mancarono gli amici sul luogo sempre pronti a dargli una mano, e penso sia questo che dovremmo imparare dai senegalesi: tra di loro si chiamano tutti "fratello" o "sorella", perché sostengono appunto che siamo tutti fratelli, se non di sangue, di genere umano. Bay, come mi spiega, ha una grande passione per la gente, a lui non interessano i soldi, ma le persone umane. E

citando un proverbio senegalese aggiunge "l'uomo è il rimedio per l'uomo". Quanta saggezza in questo semplice uomo, penso. Poi, all'improvviso, mi rendo conto che non mi trovo in via Branca, ma nella mia stanza, con il libro di Bay tra le mani. Ma la sua storia era così forte e vera che ho immaginato potesse essere proprio quella del ragazzo che mi aveva venduto il libro. E se di questo ragazzo non so nemmeno il nome non importa, perché mi è bastato quel sorriso di benevola gratitudine quando gli ho dato i soldi in cambio del libro, e quel "grazie sorella", per capire che non siamo poi così diversi,

anzi, siamo tutti fratelli uguali.

Giulia Galeazzi

Forse non tutti sanno che all'interno della scuola vengono organizzati e sostenuti vivamente da professori e dal preside dei viaggi-studio (tutti spesati dalla Comunità Europea) aperti a tutti gli studenti per creare dei punti di contatto tra i Paesi dell'Unione Europea, e aprirsi dunque a mentalità molto differenti dalla nostra. "Progetto Miniere" è la prima di queste esperienze e del nostro liceo sono stati scelti venti ragazzi. A differenza di alcuni istituti di Fano e Urbino che hanno riservato questa opportunità ai due migliori studenti delle classi quarte e quinte, all'interno della nostra scuola è stato aperto un bando: è stato quindi richiesto di consegnare un elaborato di fisica nel quale si richiedeva di esporre in maniera originale e creativa un argomento attinente alla materia. Tra i migliori lavori c'era quello di Giulia Battaglini, frequentate la classe III D, che è rimasta molto colpita da questa esperienza e ha voluto raccontare di quanto visto e appreso in questi giorni e di come, secondo lei, andrebbero apportate modifiche al nostro sistema per garantirci un futuro migliore. Il programma del viaggio comprendeva la visita di due importanti città tedesche, Berlino e Wolfsburg, capitale della fabbrica della Volkswagen. Si sono celebrati proprio quest'anno, il 17 Gennaio, i 50 anni dell'arrivo in Germania (e proprio a Wolfsburg) del primo treno italiano che ha portato tanta fortuna per alcuni dei nostri concittadini, che hanno avuto la possibilità di stabilirsi e trovare un lavoro iniziando così una nuova vita. E ancora oggi in quello stabilimento generazioni di uomini coraggiosi stanno proseguendo il lavoro dei loro avi, riuscendo a mantenere il prestigio del nome in campo mondiale; ma cosa spinge loro a rimanere in Germania piuttosto che tornare in Italia? Giulia ci ha quindi spiegato alcune delle differenze nell'organizzazione e nella gestione del lavoro tra i due paesi. Per prima

Marconi all’estero!

Page 5: La Scintilla di Natale 2012

cosa, i ragazzi tedeschi sono catapultati nell’ottica lavorativa fin da piccoli: infatti già dalla terza media le fabbriche danno loro la possibilità di frequentare corsi che li formano e li introducono all'attività che più interessa loro; la partecipazione ad ogni corso viene pagata 900 euro così da riuscire non solo a proseguire parallelamente gli studi, ma anche mettere da parte soldi attraverso l'apprendimento di una nuova disciplina. Di conseguenza anche la concezione della scuola è ben diversa dalla nostra: alle famiglie non vengono infatti imposte tasse scolastiche e, terminate le superiori (che si concludono un anno prima rispetto i nostri cinque anni) i ragazzi hanno la possibilità di proseguire i propri studi oppure indirizzarsi da subito alla carriera lavorativa. Naturalmente l'aver partecipato a corsi di formazione aumenta le possibilità che essi hanno di essere assunti. Per esprimere meglio il concetto, Giulia ci ha riportato un esempio pratico che ha potuto osservare da vicino. La Volkswagen, infatti, mette a disposizione 22 corsi di formazione: a quanti più uno studente riesce a prendere parte, tanto più riuscirà a ricoprire una figura di maggiore spessore all'interno della fabbrica. Si pensi che un operaio della catena di montaggio della ditta viene stipendiato 2500 euro al mese, ampliando il suo bagaglio di conoscenze e raggiungendo quindi l'ultimo dei livelli, verrebbe retribuito mensilmente circa 7000 euro. Perciò, mettendo a confronto un operaio tedesco con uno italiano che lavora alla Fiat, ci accorgiamo quante siano le differenze tra i due non solo nella retribuzione (un operaio italiano della catena di montaggio riceve circa 900 euro al mese) ma nel modo in cui il lavoro viene svolto. Il dipendente della Fiat, infatti, ammette che la fabbrica nella quale lavora incentra principalmente i suoi guadagni sulla quantità di veicoli che ogni giorno vengono prodotti e non sulla loro qualità: infatti, se durante il montaggio ci si accorge che qualcosa non è stato montato come dovrebbe, solo il responsabile può decidere di bloccare la catena per provvedere subito al riparo o sistemarlo solo a prodotto terminato. In Germania si presenta proprio la situazione opposta: ogni lavoratore deve porre estrema attenzione ad ogni singolo pezzo, scrutare il proprio operato nel dettaglio e, se vi si presenta qualche anomalia, deve immediatamente bloccare tutta la catena per correggerla. Le differenze tra i due paesi sono numerose e si presentano non solo nel campo industriale ma anche in quello culturale. La maggior parte della popolazione infatti, oltre alla lingua madre, padroneggia anche l'inglese e ciò riguarda non solo i giovani frequentati le scuole, ma anche i più anziani: è questo uno dei segni più marcati dell'importanza che si da alla conoscenza all'interno della nazione. In Italia, al contrario, il valore dato alla cultura si sta abbassando in maniera esponenziale, basta pensare che in Europa siamo il secondo Paese che ha effettuato più tagli all'interno della scuola, solamente dopo l'Estonia, a differenza di tutte le altre nazioni che lo hanno invece incentivato. E' quindi troppo difficile per noi ragazzi immaginarci un futuro nel mondo del lavoro in Italia se il primo a privarci delle nostre conoscenze è proprio lo Stato. Questi viaggi offrono perciò la possibilità di evadere (anche se per poco) dalla nostra realtà per entrare a contatto con nuovi "mondi" e offrirci spunti per provare a migliorare ciò che ci spetta.

Francesca Arceci e Lucia Franceschetti

scuola scintilla

4

Page 6: La Scintilla di Natale 2012

Ecologia scintilla

5

"La popolazione umana entro il 2050 raggiungerà un ritmo di consumo pari a due volte la capacità del pianeta Terra”. Queste dichiarazioni del direttore scientifico del WWF I t a l i a G i a n f r a n c o B o l o g n a

dovrebbero farci riflettere sulla nostra situazione ecologica, infatti consumiamo molte più risorse di quelle che il nostro pianeta ci r iesce a concedere. Oggi viene u t i l i z z a t a l ' i mp r o n t a

ecologica per valutare il consumo di energie terrestri effettuato da ogni singola persona, anzi ognuno di noi se volesse potrebbe effettuare un test che, con domande relative al consumo di cibi, energia e mezzi, calcolerebbe il suo consumo in base alla capacità della Terra di produrre queste fonti rinnovabili. Tutto questo si può fare nel sito dell'ente che gestisce l'impronta ecologica, ovvero il Global Footprint Network (www.footprintnetwork.org), e vi troviamo anche l'indicazione del il cosiddetto Earth Overshoot Day ovvero il giorno preciso in cui il nostro pianeta finisce la quantità di energia predisposta per l'intero anno e anche il momento in cui noi iniziamo ad utilizzare quella che servirà alle

prossime generazioni. La prima volta in cui l'umanità usò precisamente la quantità di energie di un anno, ovvero in cui l'Earth Overshoot Day cadde nel 31 Dicembre, fu nel 1986, da quel momento la data si è sempre più avvicinata, nel 1995 fu il 21 Novembre, nel 2005 il 2 Ottobre, e al giorno d'oggi, ovvero a Dicembre 2012 noi questo giorno lo abbiamo già superato da un po', anzi, da ben 4 mesi: quest'anno abbiamo finito tutto quello a nostra disposizione il 22 Agosto. Nel 2050 ci serviranno ben 2 pianeti Terra per far ricadere questo avvenimento il 31 Dicembre, ma penso che anche con le nuove tecnologie non si possa fare nulla di simile; dunque io consiglio alla gente di svegliarsi, di non prendere queste cose sottogamba, anche perché questa non sarà

l'unica conseguenza del nostro comportamento. Con l'aumento di gas serra prodotto dalle nostre auto e dalle nostre fabbriche un giorno il riscaldamento globale potrebbe portare al totale scioglimento di ghiacciai e al successivo aumento di livelli marini che metterebbero in pericolo città a stretto contatto con il mare, come Amsterdam e Venezia, che potrebbero affondare letteralmente sott'acqua. Un'altra conseguenza è la crisi petrolifera ovvero il cosiddetto "Peak Oil" che è previsto nel 2020 e che ci costringerà alla ricerca di un'altra fonte base per procurarci energia, elettricità ed altri beni comuni. Questi sono solo alcuni degli aspetti negativi a cui andremmo incontro, dunque bisogna fermarsi e resistere al condurre una vita con più averi di quelli che ci possiamo permettere, bisogna capire quando si arriva ad un punto di rottura, ma noi dobbiamo essere più furbi e smettere ora, dato il 2050 che non è poi così lontano.

Gabriele Spadoni

Le Risorse della terra:

basteranno solo fino al

2050

Page 7: La Scintilla di Natale 2012

Musica scintilla

6

Fare un backup è un po' come ripulire la scrivania dalle vecchie cartacce stropicciate, dai mozziconi di gomma lasciati in giro qua e là e da quella superficie di polvere che ormai vive in simbiosi con il legno. Certo però che fare ordine in venticinque anni di successi non è facile, soprattutto per uno come Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, cantautore di origini toscane dallo sperimentato stile italiano. Dall’album La mia moto, dei primi anni ottanta, Lorenzo inizia a prendere confidenza con l’hip-hop e da lì sviluppa la sua formazione fra campionatori, manipolazioni del suono e montaggio dei primi videoclip. Grazie agli anni del fun la figura del dj passa da un ruolo di “servizio” ad una presenza centrale nella scena, determinando un nuovo modo di concepire la musica. Gli anni novanta, invece, vedono la vita del “Ragazzo Fortunato” in continuo cambiamento: nell’album Lorenzo 1992, Jovanotti è abile nel mischiare rap e world music, senza badare a schemi ritmici precisi (basti ascoltare a tal proposito Bella, priva di ritornello!). In un decennio ricco di frammentazioni e di svolte, la “voglia di mettere cento dischi in un disco” porta il giovane cantante agli apici della musica italiana nel 1997 con L’Albero, fino ad arrivare agli anni zero quando ormai è conosciuto in tutta la penisola per la sua Serenata Rap, Piove, Io Penso Positivo. Ma

ovviamente non è finita qui: passando da Buon Sangue (2005) a Safari (2008), Jovanotti sperimenta nuove basi elettroniche che vedono l’apice nell’album Ora con Megamix, Amami e l’omonima canzone Ora, pezzi in cui i temi fondamentali passano dall’amore per una donna a quello per la famiglia: la nascita della figlia Teresa infatti ha cambiato profondamente la sua vita catapultandolo nel mondo delle

responsabilità e dell’importante figura del genitore. Arriviamo così agli sgoccioli di novembre di quest’anno per poter assaporare gli inediti di Backup fra i quali, oltre a Tensione Evolutiva (priva forse della musicalità che caratterizza lo stile di Jovanotti ma ricca in compenso di un particolare beat), ritroviamo l’elettrizzante Ti porto via con me (rifatta tra l’altro con la partecipazione di Benni Benassi grazie al quale rispolvera le sue doti da dj), la calma Terra degli uomini che viaggia sull’onda di A Te ed infine Rimbalza, dal ritmo rap ricco di onomatopee che ci

riconduce un po' come una macchina del tempo agli anni '90. Insomma quest’album segna un periodo di meritato riposo e un riassetto di idee, quasi come un chiarimento prima di un compito scritto. Lasciamo allora riposare i fan prima del tour estivo che vedrà impegnato Jovanotti nei più importanti stadi italiani, ricco, come sempre, di tanta tanta tanta energia.

Stefano M.Morelli

I mille volti di backup

Page 8: La Scintilla di Natale 2012

musica scintilla

7

Gli Edward in Venice sono una band Hardcore/punk pesarese, i cui membri sono: Filippo Greganti (voce), Jiang Lee (Voce, Chitarra), Alessandro Mari (chitarra), Luca Bartoli (Basso), Thomas Staccoli (Batteria). Purtroppo nell’intervista mancano le risposte del batterista Thomas Staccoli, perché non è potuto essere presente all'incontro a causa della neve. Che cosa significa il nome “Edward in Venice“? Filippo: Il nome deriva da una foto di un nostro amico di circa 4-5 anni fa, dove è ritratto lui stesso - che non si chiama Edward, ma questo era il suo “nickname” per quello che faceva - e in questa foto è con degli amici ed è felice come non mai a Venezia, nel momento più bello della sua vita. Noi eravamo felici per questo, suonavano bene le tre parole e così le abbiamo assemblate. Vi conoscevate già tutti da prima? Oppure vi siete conosciuti tramite amici o Facebook? Alessandro: Io conoscevo già gli altri ragazzi a parte Stacco e una sera mi hanno chiesto se mi interessava fare parte di questo gruppo. Eravamo al Why Not e al momento erano rimasti nella strada come cani, erano solo in tre senza una sala prove, così ho accettato. Filippo: A parte il nostro batterista, che abbiamo conosciuto via Facebook, ci conoscevamo già tutti. I veri fautori del gruppo sono stati Jazzo (Luca), Jiang, Tiziano e Andri. Poi io, Ale e Stacco. Ci sono stati cambiamenti nella formazione della band? Jiang: Sì, abbiamo cambiato chitarrista e batterista, il nostro vecchio batterista era Tiziano Urbinati e il vecchio chitarrista Andrea Mosca che salutiamo. Ale ha preso il posto di Mosca e Stacco di Urbinati . Da quanto tempo suonate insieme? Luca: Dall’inverno del 2009, ma di quella formazione siamo rimasti solo io e Jiang. Durante la Primavera-Estate del 2011 è arrivato Filo come cantante. Abbiamo passato tutta l’Estate e tutto l’Inverno a comporre, e quando era arrivato il momento di

suonare live il chitarrista e batterista non avevano più voglia e se ne sono andati. Nello stesso mese ci hanno sbattuto fuori dalla sala prove e quindi in un mese abbiamo dovuto ricostruire tutto. Il genere che suonate vi identifica in qualche modo? Luca: Non sappiamo neanche noi che genere suoniamo esattamente, all’estero ci hanno identificati come screaming-melodic–hardcore band e associati a gruppi come Comebackid, Your Demise, ma non so neanche io cosa voglia dire. Filo: Non ci siamo mai identificati con un genere. Quello che facciamo ci piace al 200% e lo ascoltiamo penso tutti i giorni, altrimenti sarebbe difficile comporre la nostra musica - se non l’ascolti o non ti piace. Almeno così suoniamo quello che ascoltiamo e ci piace. Alessandro: È una cosa parecchio strana perché ci sono influenze completamente diverse a seconda dei componenti della band. Magari è proprio perché ognuno porta qualcosa che si è generato questo progetto. I vostri tre album preferiti? Jiang: Moment of truth dei Gang Starr, Carrier Suicide degli A Wilhelm Scream, tutti gli album dei Flatliners, bellissimi. Luca: Carrier Suicide degli A Wilhelm Scream, All We Know Is Falling dei Paramore e Hollow Crown degli Architects. Filippo: Nel melodic-hardcore: Perhaps, I Suppose... dei Rufio; nell’ascolto relax: Ben Harper, Diamonds on the inside. Invece nello spensierato e felice, tipo da macchina e da gasarsi, Just One More dei Mad Caddies. Alessandro: Light and sound degli Yellowcard e Dude Ranch dei Blink 182, perchè è stato uno dei primi album con cui ho iniziato a suonare. Le vostre principali influenze musicali? Luca: Non ci sono. Nelle recensioni ci hanno associati a band come Comeback Kid, Your Demise, A Day to Remeber, un po' per gli strilli per quanto riguarda i

La storia di Edward a Venezia

Page 9: La Scintilla di Natale 2012

musica scintilla

8

primi due gruppi, un po’ per la parte melodica per quest’ultimo. Ma a me piace solo uno dei tre gruppi elencati. Filippo: Quello che abbiamo sempre cercato di fare è non dire ci piacciono quelle cinque band e di conseguenza fare le cose come le fanno loro, perché è vero che mi piacciono i Comeback Kid e faccio i "breakdown" fighi come i loro, però così diventi una copia, bella o brutta che sia. A noi piacciono diversi gruppi di diverso genere che vanno dal rock allo skacore. Ognuno di noi ha fatto un percorso di ascolto diverso… Quando è stato il vostro primo concerto? Filippo: 15 o 18 Maggio 2011 non mi ricordo… Nella nostra sala prove. Avete iniziato a suonare insieme con cover o direttamente con un vostro repertorio? Filippo: Cover mai fatte, venivano sempre male. Luca: No, era più per prendere confidenza con i vecchi componenti, e avevamo già scritto qualcosa con loro che poi abbiamo finito e modificato con i nuovi membri. Ci sono mai stati litigi o discussioni tra voi per esempio nel comporre una canzone? Tutti: Lasciam perdere! (ridono) ...Comunque no, non per fare una canzone! Filippo: Per le canzoni no, anche se facciamo un po’ di fatica. Avete pubblicato un EP dal nome “2005-2011” e un album intitolato “Muori“. Ho notato notevoli differenze in Muori rispetto all’EP, è vero o è solo una mia impressione? Luca e Jiang: È vero, abbiamo cercato di renderlo più “cattivo", aggressivo . Filippo: La differenza c’è stata ma non è stata voluta, credo. Luca: Come nel discorso di prima non è che abbiamo un genere in mente e dobbiamo fare quello, viene fuori quello che viene ad esempio 2005-2011 è melodicissima, ma non l’abbiamo voluta fare melodica è venuta così, punto. Come mai proprio il nome "Muori" per l’album? Sembra quasi una minaccia… Jiang: Perché è un titolo che significa qualcosa… È

diretto e facile da dire, senza tanti giri di parole: Muori è quello, punto. La copertina cosa rappresenta? Jiang: È presa da una tavola di Alphonse Mucha della corrente Art Nouveau, mi piaceva molto l’immagine perché risaltava la figura femminile, così l’ho modificata e utilizzata come copertina. Avete vissuto due tour nel 2012: uno in Germania-Belgio-Olanda e l’altro in Inghilterra, Repubblica Ceca, Bulgaria e Ungheria. Vi hanno segnato come esperienze? Che differenze ci sono con l’Italia? Alessandro: Il primo tour è stato meno impegnativo, sono state solo 7 date e abbiamo girato molto di meno. Nel secondo abbiamo girato più Stati fino ad arrivare alla Bulgaria, passandole tutte, e ci ha segnato come esperienza. È stato molto più duro e faticoso, arrivando a smettere di parlare in alcuni casi. Luca: Tutto un altro mondo, non c’è confronto, il nostro paese fa schifo. Negli altri paesi europei ci hanno accolto con calore e trattati come se fossimo dei loro vecchi amici, ma molti non li conoscevamo nemmeno, e non eravamo nemmeno 'sta gran famosa band. Qui, in Italia, se chiedi di suonare in qualche posto rischi di essere mandato a quel paese. Filippo: In qualsiasi stato europeo in cui vai per suonare o vedere un concerto, in locali grandi o piccoli che siano, gli spettatori amano stare a contatto con chi suona, al contrario di qua che c’è un distacco e una grande timidezza tra chi suona e il pubblico, e non si capisce perché c'è, questa barriera immaginaria. Là tutte le sere in qualsiasi posto c’erano delle feste dopo i concerti alle quali partecipavano tutti, band e pubblico insieme, ed è così che deve essere. Io che suono non sono nessuno, tu non sei nessuno e facciamo festa assieme. È anche più facile stare a contatto con band sconosciute perché esistono una marea di locali dove tu ragazzino puoi esibirti. Jiang: Ci serviva un rimborso spese per la benzina, un po’ di cibo e un tetto sotto cui dormire, nient’altro, e loro ci hanno dato tutto. È un fatto di mentalità, nient’altro… In quale paese vi siete trovati meglio?

Page 10: La Scintilla di Natale 2012

musica scintilla

9

Tutti: In Inghilterra o Germania, grande accoglienza… Jiang: Più che altro in Inghilterra perché avevamo gli amici che ci hanno trattati davvero come tali. Perché i testi sono in inglese e non in italiano? Jiang: Perché l’inglese come lingua è più scorrevole, la capiscono in tutti i paesi e quindi e più facile comunicare con essa, mentre cantare in italiano è difficilissimo. Luca: Per i miei gusti i testi in italiano non suonano bene in nessun genere. Filippo: Cantare in italiano è difficile per scrivere le rime dando fluidità al testo, e penso che sia una lingua limitativa, perché il tuo messaggio si ferma nelle Alpi in Svizzera. Da che cosa prendete ispirazione per le lyrics? Jiang: Per ispirazione niente, diciamo che per scrivere pezzi nuovi non ascolto il genere che facciamo noi, ma tutt’altra musica, comunque la massima ispirazione viene sotto la doccia. Siete in buoni rapporti con le altre Band pesaresi? Filippo: Si, buoni rapporti, molti componenti di queste band li conoscevamo già da prima perché avevano altri gruppi. Luca: Ormai abbiamo suonato con quasi tutte le nostre band che suonino all’incirca il nostro genere, come i Company, Estize, Our Last Sunset e Barely Awake. Jiang: Si, anche perché condividiamo la sala prove con gli A Memorable Day e gli Estize, siamo in buoni rapporti anche con i Bone’s Law e i Barely Awake sono il mio secondo gruppo, per quanto riguarda le altre band pesaresi, ci conosciamo tutti. Avete progetti futuri? Filippo: Stiamo componendo pezzi e lavorando duramente e cerchiamo di portare la nostra musica fuori dall’Italia il più possibile… Luca: Continueremo a suonare in qualsiasi locale possibile, però siamo sempre più disposti a suonare all’estero che in Italia… Come volete concludere questa intervista? Luca: Ale Mari tagliati i capelli! Jiang: Veramente per favore tagliateli! Per conoscerli meglio e saperne di più visitate la loro pagina Facebook "Edward in Venice" e ascoltate "Muori" gratis sul sito: www.edwardinvenice.bandcamp.com/album/muori

Gregorio Bufalari

Page 11: La Scintilla di Natale 2012

Sport scintilla

10

Tecnologia si, tecnologia no: è questo il dubbio amletico che sta dividendo il mondo del calcio da Platini, presidente della UEFA dal 2007, a umili tifosi come noi, entrambi innamorati del pallone, di un giocattolo perfetto che ora più che mai non brilla di luce propria ma è esageratamente illuminato dai riflettori mediatici. Il fatto in questione non sfiora neanche lontanamente la grande domanda di Shakespeare ma, paradossalmente, nella nostra realtà dove appare più importante chi convoca il CT Prandelli di chi invece ieri sera ha perso la vita sulla strada, i due dubbi allora si possono quasi paragonare. Uniformandoci al branco ignorante dei tifosi, del quale faccio parte, proveremo ad affrontare questo tema avvalendoci della virtù della ragione come dei veri e propri illuministi del Settecento. Partendo dal presupposto che sbagliare è umano, non è altrettanto umano continuare a sbagliare qualora esistesse un modo per non farlo. E questo modo appare sotto gli occhi di tutti con il nome di “tecnologia in campo”. Saremo ormai stufi di sentire questo sostantivo dappertutto ma ci dobbiamo arrendere, incredibilmente siamo riusciti a creare qualcosa più forte e intelligente di noi, non dobbiamo entrare in competizione con la tecnologia perché di certo vincerebbe lei. Fare come in tanti altri sport: il basket, il tennis… Dove ogni piccola scintilla polemica è bruscamente stroncata dall’intervento di sofisticatissimi apparecchi tecnologici. Capire, ammettere ed essere consapevoli della propria inferiorità è una delle cose più difficili da fare ma chi ci riesce, come disse l’oracolo a Socrate, avrà in mano la chiave della saggezza. Le ragioni e spiegazioni forniteci per questo mancato utilizzo sono l’incremento eccessivo della durata della partita e dei costi relativi ad essa. Motivazioni fragili in quanto a nessuno dispiacerebbe che lo spettacolo calcistico fosse 10 minuti più lungo, se non alle mogli e

fidanzate di quei tifosi incalliti costrette a seguire con falso interesse le concitate telecronache di Caressa. Vi sono trasmissioni calcistiche che occupano l’intero pomeriggio e non ci sarebbero disfunzioni colossali se la una partita si protraesse qualche minuto più del dovuto. La scusa dei soldi sembra addirittura ridicola visto che ci sono squadre disposte a sborsare più di 24 milioni l’anno per un solo giocatore fregandosene altamente del “fair play” finanziario, introdotto dallo stesso Platini, che al momento è solo

una futile scusa per una società in crisi economica. Tutto allora sembrerebbe giusto, teoricamente, ma non è così… Siamo in Italia! Siamo capaci di continuare a discutere di un gol fantasma di circa un anno fa. Nonostante quanto si parli di calcio non abbiamo la minima cultura dello sport, qualche giorno fa un insieme di tifosi è arrivato persino a

sfottere un giocatore morto sul campo da gioco, ed il solo pensarci mi da i brividi. Noi Italiani, per natura, critichiamo, ci arrabbiamo e urliamo ma alla fine ciò che ci piace di più è proprio vivere tra una lamentela e l’altra. Forse è anche più interessante della vittoria o della sconfitta. Allora il dilemma non è più in merito al intervento o meno della tecnologia, ma se siamo pronti ad accoglierla: il che vorrebbe dire stare lontano da un “Juventino ladro”, “si ma era fuorigioco con la testa” o “lo ha toccato con la gamba sinistra”; ma a mio avviso non riusciremmo a stare senza neanche per mezzo secondo. Che cosa vogliamo farci… Siamo italiani.

Filippo Gennari

Il dilemma del mondo del

calcio

Page 12: La Scintilla di Natale 2012

Società scintilla

11

Le elezioni in America si sono appena concluse e hanno visto la vittoria del candidato democratico Barack Obama (presidente dal 2009) sull'avversario repubblicano Mitt Romney; ma in particolare queste elezioni si sono contraddistinte per l'uso sia nella campagna elettorale sia nell'informazione dei social network, tra cui Facebook e Twitter che sono stati utilizzati per indurre l'intero popolo americano al voto il 3 Novembre. La sera di martedì 6 Novembre sono stati scritti circa 31 milioni di tweet, quasi 327 mila al minuto: questo ci fa pensare al vantaggio di Obama sul rivale per il motivo di possedere più "follower" e più iscritti alla pagina Facebook. Il messaggio del neo-eletto su Twitter che diceva "Four more years" con allegata la foto di lui abbracciato alla moglie ha infatti trasmesso a tutti i suoi sostenitori una gran euforia, e se oggi si cerca quel messaggio si legge che ben 817 155 persone lo hanno "retweettato" e che altre 299 261 lo hanno aggiunto ai preferiti. Tuttavia c'è una gran differenza tra il 10% degli americani iscritti a Twitter e i 164 milioni di utenti su Facebook, ma anche qui Obama si è dimostrato in netto vantaggio per i suoi 32 milioni di iscritti (contro i 12 milioni di Romney) e infatti gli elettori più giovani sono stati influenzati dalle pubblicità e dagli spot pubblicati sul social network blu. Sono stati proprio questi alcuni dei vari aspetti che hanno portato il candidato nativo di Honolulu alla Casa Bianca per la seconda volta consecutiva. Questa potrebbe essere una nuova frontiera della politica, forse tra quattro anni Internet e le reti sociali saranno il top dei media e delle campagne elettorali, i dibattiti potranno avere luogo via Facebook e un giudizio verrà espresso tramite un tweet. Beh, questo non si può sapere, ma basta pensare che rispetto a parecchi anni fa (quando non tutti avevano il diritto di votare) ci sono stati parecchi cambiamenti. Oggi basta scrivere un'e-mail, inventarsi una password e si può venire a conoscenza di tutto quello che accade nel mondo politico. C'è una gran differenza fra il passato e l'oggi, e sicuramente tutto questo è una novità, come la televisione negli anni sessanta: i media la sfrutteranno a proprio vantaggio come hanno fatto con essa. Gabriele Spadoni

Social Network: nuova

frontiera della politica

Page 13: La Scintilla di Natale 2012

Mondo scintilla

12

Visto e considerato che se state leggendo questo articolo vuol dire che fate parte della ristretta cerchia dei superstiti o che non è successo niente e siamo ancora tutti vivi… ecco a voi la fine del mondo. Nella nostra cultura l'espressione "fine del mondo " viene usata, in senso generico, per indicare un possibile evento con conseguenze catastrofiche. Il pensiero della fine del mondo è presente in molte mitologie e religioni ed è ricorrente nella narrativa fantastica e fantascientifica. Basandosi su un'interpretazione del calendario Maya del codice Dresa (che annuncia anni caratterizzati da diluvi scatenati da una dea) e di alcune iscrizioni su pietra di alcune antiche città del Mesoamerica (Palenque, Tikal, etc.), da alcuni scrittori è stato ipotizzato l'apocalisse per il 2012. Gli storici del periodo pre-

colombiano interpretano queste iscrizioni come passaggio ad una nuova era di consapevolezza, grazie anche all'incontro con la "divinità celeste". Nel caso in cui la fine del mondo non dovesse avvenire noi ragazzi abbiamo pensato di ricordare questo momento con solidarietà, cioè passando la notte del 20 Dicembre in piazza tutti insieme. Il 21 Dicembre 2012 è una data da cerchietto rosso. Questa data sta infatti suscitando sempre più interesse: chi la vede con preoccupazione, chi con distacco e ironia. Comunque sia è una data

importante, sulla quale vale la pena riflettere. Alla base di tutto c'è l'interpretazione data a quel giorno, a quell'anno preciso, ovvero la fine del mondo così come lo abbiamo conosciuto fino ad ora. A stabilirlo concorrono vari elementi, in primis il computo del calendario del popolo dei Maya (riconosciuti finissimi astrologi per tanti altri motivi) che termina proprio del 2012. Infine, come scrive la geologa Sabrina Mugnos nel suo libro I Maya e il 2012, “l'argomento è tempestato di cattiva informazione - e non risparmia l'ironia, sostenendo che, una volta messo sotto la luce giusta, si possa poi fare il ragionamento: dobbiamo accendere un nuovo mutuo?”

Rehma Baig

Fine del

mondo:

21.12.2012

Page 14: La Scintilla di Natale 2012

recensioni scintilla

13

Anno: 2011 Regia: David Fincher Sceneggiatura: Steven Zaillian Attori principali: Daniel Craig (Mikael Blomkvist) – Rooney Mara (Lisbeth Salander) Genere: Drammatico, Thriller “Noir” Premi: “National Board of Review Awards 2011”: miglior performance rivelazione per Rooney Mara Premio Oscar 2012: miglior montaggio Henrik Vanger, potente industriale svedese, da quarant'anni cerca la verità sulla scomparsa della giovane nipote che egli pensa possa essere stata assassinata da un membro della sua numerosa e disturbata famiglia. Il corpo della ragazza non è mai stato trovato. Da allora ogni anno riceve un misterioso regalo anonimo che riapre la vicenda. Mikael Blomkvist, noto giornalista della rivista “Millenium”, condannato ingiustamente per diffamazione da un losco uomo d'affari che riesce a screditarlo, accetta di indagare sulla scomparsa della nipote di Vanger, Harriet, e la sua misteriosa famiglia. Lisbeth Salander è una ricercatrice dalle straordinarie capacità di hacker con un passato che l’ha vista sempre rifiutata, vittima di abusi e soprusi persino da parte del suo tutore. I diversi tatuaggi e piercing che porta rispecchiano le cicatrici e i segni indelebili della sua esperienza di vita, ma il suo corpo esile, ai limiti dell’anoressia, è in contrasto con la sua forza, determinazione e aggressività. Mikael, dopo un intrusione illegale nel suo computer da parte di Lisbeth, le chiede aiuto. La ragazza si rivelerà preziosa e determinante per risolvere un enigma dai risvolti oscuri. La ricerca della nipote di Vanger si intreccerà con la morte di tante donne uccise con modalità riferite a passi biblici. La rappresentazione della violenza è solo in apparenza quella fisica perché

quella più subdola e impressionante è in realtà psicologica. Il finale è tanto inaspettato quanto terrificante. Anche se qualche protagonista otterrà delle soddisfazioni e il mistero si svelerà rimarrà comunque in primo piano il titolo del film: cosa sono capaci di fare gli “Uomini che odiano le donne”. Il film è fedele al libro, penetrante, teso, sofferto, crudo e riesce a sorprendere mescolando violenza, giochi di potere, sentimento ed emozioni.

Gabriele Buffa

Millenium - Uomini che odiano le donne

(the girl with the dragon tattoo)

Page 15: La Scintilla di Natale 2012

recensioni scintilla

14

"Che io mi ricordi, ho sempre voluto fare il gangster. Per me fare il gangster è sempre stato meglio che fare il presidente degli Stati Uniti. Quando c o m i n c i a i a bazzicare alla stazione dei taxi e a fare dei lavoretti

dopo la scuola ho sentito che volevo essere dei loro. Fu là che capii che cosa significa far parte di un "gruppo". Per me significava essere qualcuno in un quartiere pieno di gente che non era nessuno. "Loro" non erano mica come tutti gli altri, "loro" facevano quello che volevano, e nessuno chiamava mai la polizia. I ragazzi arrivavano in Cadillac e me le lasciavano parcheggiare. Giorno per giorno imparavo come si campava a sbafo, un dollaro qua un dollaro là. Vivevo come in un sogno." Quei bravi ragazzi (Goodfellas) è un film del regista Martin Scorsese del 1990. È un capolavoro. E risulta difficile anche solo pensare di approcciarsi ad un film del genere. Un film capace di coprire trent'anni di vita, trent'anni che partono con una scintilla negli occhi di un ragazzo che sogna di diventare un gangster. Non un pompiere, un medico o un astronauta, bensì un

fottuto Bravo Ragazzo. Perché è così che si chiamavano i gangster ai tempi. La poetica violenta di Scorsese ci rappresenta un mondo nel quale un uomo può rubare un carico di vestiti e nello stesso tempo godersi una pantagruelica cena a casa della madre con un cadavere nel portabagagli. Ci mostra con una dolcezza infinita i trucchetti e le bassezze alle quali un uomo può ridursi per quattro spicci. Porta ai nostri occhi la storia di un relitto delle grandi "famiglie" italoamericane, un uomo che disperatamente cerca di resistere allo scorrere del tempo: un epico De Niro nel ruolo del mentore del protagonista Henry Hill, interpretato da Ray Liotta, che forse dopo questo film si è trovato costretto suo malgrado a interpretare ruoli analoghi. E non possiamo non citare Joe Pesci, vero mattatore del film, con il quale ha vinto l'oscar come miglior attore non protagonista. Il film, basato sulla storia vera del pentito Henry Hill è un affresco di situazioni che hanno fatto la storia dei film di Gangster e riesce, per una questione di attualità, persino meglio del famigerato Padrino. "Per noi vivere in qualsiasi altro modo era da matti. Per noi quella brava gente che faceva lavoretti di merda per una busta paga di merda e andava a lavorare tutti i giorni con la

metropolitana e stava sempre in pena per i conti da pagare, per noi erano dei cadaveri, erano fessacchiotti, gente senza palle. Noi, se ci serviva una cosa, ce la prendevamo. Se uno si lamentava più di una volta che l'avevamo pizzicato aveva finito di lamentarsi per sempre, era ordinaria amministrazione, non ci pensavamo due volte..."

Teobaldo Bianchini

Quei bravi ragazzi

(Goodfellas)

Page 16: La Scintilla di Natale 2012

Opinioni scintilla

15

«La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformati in cinici, l’abilità ci ha resi duri e cattivi. Pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchine ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza» [Charlie Chaplin] Un celebre aforisma sostiene che la gentilezza è l'arma dei più forti, ma le scene di vita quotidiana sembrano dimostrare tutt'altro. Se siete curiosi di scoprire se questa affermazione è vera, provate a salire su un autobus la mattina presto e vi troverete di fronte a questa scena: tutti i sedili sono occupati da giovani studenti che sembrano robot mentre si dirigono a scuola, anche se dalla loro faccia si direbbe che stanno andando in un campo di concentramento. Lo guardo è perso nel vuoto, ignari del fatto che di fianco a loro ci sono persone anziane o con disturbi fisici che faticano a sostenersi ai pali. “Scusi signore/a, si vuole sedere?”.Tutte le volte scendo amareggiata trovandomi in queste situazioni e, soprattutto, notando quanta superficialità sia ormai pane quotidiano per i giovani di questo millennio. Non parlo di grandi atti di gentilezza compiuti da chissà quali grandi uomini perché nemmeno io ne sarei all'altezza, ma di piccoli atti di cortesia a cui ancora non ho avuto l'onore di assistere. Non costa nulla una gentilezza come quella della quale sto parlando, e sicuramente verrà ripagata con un sorriso e un gesto di ringraziamento. Ci vuole nobiltà d'animo, cosa che sembra essersi ormai persa in questa epoca di “raffreddamento globale”. Non è colpa di nessuno se non ci hanno mai imposto di essere gentili verso il prossimo, se con quel nessuno intendiamo dire i nostri genitori e la società che ci circonda. Come credete di poter cambiare la situazione del nostro paese, se prima non cambiate voi stessi? Come credete di poter urlare con le dita in segno di “pace e amore” se non siete capaci di essere umani, cortesi e gentili con le persone che ci circondano? Occorre un po' di buon senso. Non c'è bisogno di credere in nessuna religione per capire che prima di noi stessi vengono gli altri; non c'è bisogno di nessun testo o frase celebre per comprendere che un gesto umano di amore è ciò che dovrebbe alimentare quotidianamente la nostra anima. Sorridi al prossimo e migliora te stesso. La maleducazione è alla base del declino di un paese. Siamo noi il futuro. Urla per un futuro migliore ma agisci per un presente civile! Pensare globale, agire locale.

Maria Belén Maceroni

Perdita della

gentilezza...

"Io non penso che la marijuana dovrebbe essere legalizzata. Io pen-so che dovrebbe essere obbligato-

ria".

È una citazione e una provocazione, ma pensateci! Sappiamo tutti gli effetti, ogni anno siamo sommersi da pubblicità progresso, lezioni, volantini, buonismo e tanta disinformazione. La verità è che la mariju-ana è dannosa. Come l'alcol, come le sigarette, come la Nutella, le mac-chine sportive, i giocat-toli cinesi, i cellulari, i coltelli da cucina e cen-tinaia di altre cose. La naturale risposta ad un'affermazione del ge-nere è che tutte le cose sopracitate devono es-sere utilizzate con mod-erazione e con la giusta conoscenza dei rischi. Nessuno darebbe un col-tello ad un bambino o una macchina sportiva ad un ubriaco. Ma è pro-prio questo il punto. La marijuana, come tutte le cose è pericolosa, ma parliamoci chiaro, è dannata-mente divertente. Al telegiornale parlano sempre di storie tragiche di idioti "sotto stupefacenti". Quali stupefacenti? MDMA, acidi, funghi, cocaina. Ma voi, l'avete mai visto un idiota sotto l'(ab)uso di marijua-na? Il massimo che può fare è alzarsi dal divano per andare a devastare un frigorifero. Punto. Invece pen-sate a quanti incidenti domestici, a quanti ragazzi si schiantano con la macchina per aver bevuto un bic-chiere di troppo. Sotto l'uso di marijuana probabil-

mente non riuscirebbe a girare la chiave di accen-sione e se anche ci riuscisse, vi immaginate che inci-dente potrebbe fare a 15km/h? Oppure, pensate ad una festa. Quel coglione violento che molesta la vos-tra ragazza da due ore, e rispondete onestamente, è

fumato, oppure ubria-co? La risposta è evi-dente. La marijuana è pericolosa, sì, ma vi si può porre rimedio. È dannosa per la salute. Anche le sigarette, e con ciò? Scriveteci so-pra "la marijuana nuoce gravemente alla salute" e amen. La ma-rijuana non ti rende consapevole di quello che stai facendo. E al-lora l'alcol? Addirit-tura l'alcol si può vendere ai ragazzi di sedici anni! Se bevi, niente. Se fumi, niente. Se ti fai una canna vieni schedato, non puoi prendere la pa-

tente, ti controllano ogni tot giorni e ti dicono che hai bisogno di riabilitazione. Ti rovinano la vita, per una canna. C'è ipocrisia e disinformazione, quando si comincia a parlare di droghe leggere. E con questo non voglio istigare al consumo, ci mancherebbe. Ma, come nelle missioni gesuite, di tanto in tanto c'è bi-sogno di un avvocato del Diavolo per scoperchiare un sistema di demonizzazione e disinformazione in-giustificata.

Page 17: La Scintilla di Natale 2012

Opinioni scintilla

16

"Io non penso che la marijuana dovrebbe essere legalizzata. Io pen-so che dovrebbe essere obbligato-

ria".

È una citazione e una provocazione, ma pensateci! Sappiamo tutti gli effetti, ogni anno siamo sommersi da pubblicità progresso, lezioni, volantini, buonismo e tanta disinformazione. La verità è che la mariju-ana è dannosa. Come l'alcol, come le sigarette, come la Nutella, le mac-chine sportive, i giocat-toli cinesi, i cellulari, i coltelli da cucina e cen-tinaia di altre cose. La naturale risposta ad un'affermazione del ge-nere è che tutte le cose sopracitate devono es-sere utilizzate con mod-erazione e con la giusta conoscenza dei rischi. Nessuno darebbe un col-tello ad un bambino o una macchina sportiva ad un ubriaco. Ma è pro-prio questo il punto. La marijuana, come tutte le cose è pericolosa, ma parliamoci chiaro, è dannata-mente divertente. Al telegiornale parlano sempre di storie tragiche di idioti "sotto stupefacenti". Quali stupefacenti? MDMA, acidi, funghi, cocaina. Ma voi, l'avete mai visto un idiota sotto l'(ab)uso di marijua-na? Il massimo che può fare è alzarsi dal divano per andare a devastare un frigorifero. Punto. Invece pen-sate a quanti incidenti domestici, a quanti ragazzi si schiantano con la macchina per aver bevuto un bic-chiere di troppo. Sotto l'uso di marijuana probabil-

mente non riuscirebbe a girare la chiave di accen-sione e se anche ci riuscisse, vi immaginate che inci-dente potrebbe fare a 15km/h? Oppure, pensate ad una festa. Quel coglione violento che molesta la vos-tra ragazza da due ore, e rispondete onestamente, è

fumato, oppure ubria-co? La risposta è evi-dente. La marijuana è pericolosa, sì, ma vi si può porre rimedio. È dannosa per la salute. Anche le sigarette, e con ciò? Scriveteci so-pra "la marijuana nuoce gravemente alla salute" e amen. La ma-rijuana non ti rende consapevole di quello che stai facendo. E al-lora l'alcol? Addirit-tura l'alcol si può vendere ai ragazzi di sedici anni! Se bevi, niente. Se fumi, niente. Se ti fai una canna vieni schedato, non puoi prendere la pa-

tente, ti controllano ogni tot giorni e ti dicono che hai bisogno di riabilitazione. Ti rovinano la vita, per una canna. C'è ipocrisia e disinformazione, quando si comincia a parlare di droghe leggere. E con questo non voglio istigare al consumo, ci mancherebbe. Ma, come nelle missioni gesuite, di tanto in tanto c'è bi-sogno di un avvocato del Diavolo per scoperchiare un sistema di demonizzazione e disinformazione in-giustificata.

Un anonimo

irriverente...

Page 18: La Scintilla di Natale 2012

Fisica scintilla

17

STUDENTI IN PIAZZA Proponiamo alcune delle foto del corteo studentesco di sabato 15 dicembre 2012,

culmine della mobilitazione studentesca delle ultime settimane.

Page 19: La Scintilla di Natale 2012

scuola scintilla

18

SUDOKU (E DUE RISATE)

Page 20: La Scintilla di Natale 2012

PerIoDICo DI attUalIta’, CUltUra,

INTERESSE GIOVANILE

GIORNALE DEGLI

STUDENTI DEL LICEO

SCIENTIFICO

REDAZIONE CENTRALE: Giulia Galeazzi Andrea Gasperini REDATTORI: Francesca Arceci Lucia Franceschetti

Enrico Giunta Arturo Agostinelli Stefano M. Morelli Maria Belen Maceroni Gabriele Buffa

Gregorio Bufalari Filippo Gennari Gabriele Spadoni Teobaldo Bianchini Rehma Baig CORRETTORE DI BOZZE: Giulia Galeazzi

IMPAGINAZIONE: Enrico Giunta

Pagina facebook: La Scintilla