Scintilla gen 14

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PROLETARI DI TUTTI I PAESI, UNITEVI! ORGANO DI ESPRESSIONE DI PIATTAFORMA COMUNISTA [email protected] www.piattaformacomunista.com Gennaio 2014 n. 45 1 euro Scintilla Secondo un recente studio del Credit Suisse, 32 milioni di persone, (lo 0,7% della popolazione adulta mondiale) possiedono il 41% della ricchezza globale. Alla base della piramide 3,2 miliardi di persone (più dei 2/3 terzi della popolazione adulta mondiale), possiedono appena il 3% della ricchezza totale. In Italia stessa musica. Ad un polo della società 6 milioni di individui (tra loro 40 mila ultramiliardari) possiedono più della metà della ricchezza nazionale. All’altro polo della società circa 30 milioni di persone, la metà della popolazione italiana, ne possiedono appena il 10%. Negli ultimi anni l’abisso sociale si è approfondito in tutto il mondo. Anche in Italia la crisi ha reso i ricchi più ricchi, mentre gli operai, i disoccupati, i lavoratori sfruttati, i piccoli contadini e allevatori, si sono impoveriti, specie nel meridione. Cosa dimostrano questi fatti? Che i responsabili della crisi - i padroni, i banchieri, i parassiti - ne sono anche i beneficiari, grazie alla politica dei governi borghesi che fanno i loro interessi rapinando le masse lavoratrici. Che alla concentrazione di ricchezza nelle mani di un’infima minoranza corrisponde un crescente impoverimento dell’immensa maggioranza della società. Che le ricette riformiste per una “redistribuzione” del reddito sono un’illusione e una menzogna, perchè le leggi del capitalismo provocano la diminuzione costante sdella quota di reddito dei lavoratori. La realtà ci dice che le contraddizioni di classe si aggravano. Esse possono essere risolte solo con la rivoluzione sociale del proletariato. Per questo ci vuole il Partito comunista! Il proletariato e l’offensiva reazionaria del grande capitale. I fatti di dicembre e i nostri compiti pag. 5 Dichiarazione politica CONUML “Per una svolta rivoluzionaria e di classe nel movimento operaio” pag. 7 Come procede la crisi capitalistica nell’UE? C’è la ripresa? Un’analisi della epidemia sociale in corso pag. 10 Disoccupazione, licenziamenti, miseria...non ne possiamo più

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Organo di Piattaforma Comunista

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PROLETARI DI TUTTI I PAESI, UNITEVI!

ORGANO DI ESPRESSIONE DI PIATTAFORMA [email protected] www.piattaformacomunista.com

Gennaio 2014 n. 45

1 euro

ScintillaSecondo un recente studio delCredit Suisse, 32 milioni dipersone, (lo 0,7% dellapopolazione adulta mondiale)possiedono il 41% dellaricchezza globale. Alla base della piramide 3,2miliardi di persone (più dei 2/3terzi della popolazione adultamondiale), possiedono appena il3% della ricchezza totale. In Italia stessa musica. Ad unpolo della società 6 milioni diindividui (tra loro 40 milaultramiliardari) possiedono piùdella metà della ricchezzanazionale.All’altro polo della società circa30 milioni di persone, la metàdella popolazione italiana, nepossiedono appena il 10%. Negli ultimi anni l’abisso socialesi è approfondito in tutto ilmondo.Anche in Italia la crisi ha reso iricchi più ricchi, mentre glioperai, i disoccupati, i lavoratorisfruttati, i piccoli contadini eallevatori, si sono impoveriti,specie nel meridione. Cosa dimostrano questi fatti? Che i responsabili della crisi - ipadroni, i banchieri, i parassiti -ne sono anche i beneficiari,grazie alla politica dei governiborghesi che fanno i lorointeressi rapinando le masselavoratrici.Che alla concentrazione diricchezza nelle mani diun’infima minoranzacorrisponde un crescenteimpoverimento dell’immensamaggioranza della società. Che le ricette riformiste per una“redistribuzione” del redditosono un’illusione e unamenzogna, perchè le leggi delcapitalismo provocano ladiminuzione costante sdellaquota di reddito dei lavoratori.La realtà ci dice che lecontraddizioni di classe siaggravano. Esse possono essererisolte solo con la rivoluzionesociale del proletariato. Per questo ci vuole il Partitocomunista!

Il proletariato el’offensivareazionaria delgrande capitale.I fatti di dicembre ei nostricompitipag. 5

Dichiarazionepolitica CONUML“Per una svoltarivoluzionaria e diclasse nelmovimentooperaio”pag. 7

Come procede lacrisi capitalistica nell’UE? C’è la ripresa?Un’analisi della epidemia socialein corsopag. 10

Disoccupazione, licenziamenti,miseria...non ne possiamo più

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Dopo aver tentato con ognimezzo di manomettere l’art.138 della Costituzione, perpassare nel 2014 a unaRepubblica presidenziale di tipoautoritario, il governo Letta-Alfano ha dovuto fare marciaindietro. Il ministro per i Rapporti per ilParlamento, DarioFranceschini, ha fatto sapereche il governo “non procederà”alla Camera sul Ddlcostituzionale n. 813. Per il vialibera definitivo al Ddl e alcomitato dei “saggi”, mancavasolo il voto di Montecitorio. Tre fattori hanno pesato suquesto ripensamento dell’ultimaora: a) l’uscita di Forza Italiadalla maggioranza, che nonavrebbe più garantito ilraggiungimento dei 2/3 delleCamere con cui il governoavrebbe blindato il testo,rendendo impossibile unreferendum; b) L’elezione diRenzi alla segreteria del PD,che puntava a chiudere lavicenda, per impedire scambitra Forza Italia e il governo, e arilanciare sulla riformaelettorale, che gli assicurarisultati più immediati; c) laforte denuncia e l’opposizionedi diverse forze politiche e

sociali, che è stato i fattore piùimportante per i prosieguo dellalotta contro i progetti reazionari. La controriformadell’architettura istituzionaleera alla base dell’accordo che haportato alla nascita del governoLetta-Alfano e doveva essererealizzato grazie al Comitatodei 40 saggi istituito dallostesso esecutivo. Dunque si tratta di una sonorasconfitta del governo Letta-Alfano e di chi lo ha voluto,l’oligarchia finanziaria e i suoirappresentanti istituzionali, inprimis Napolitano. Motivo di più per rilanciare lalotta per cacciare un governoantipopolare e illegittimo -

poichè nessuno lo ha votato -che vara rincari, misure e leggia favore delle banche, deipadroni, dei ricchi, e preparanuove manovre antioperaie.Nessuna tregua ai golpisti inguanti bianchi! La borghesiatornerà presto alla carica,perché le “riformecostituzionali” rispondonoall’esigenza del grande capitaledi massimizzare i profitti, diaccrescere il suo dominiosull’intera società, ponendol’intero apparato statale al suoesclusivo servizio.E’ una involuzione reazionariache ha le sue premessenell’offensiva capitalista volta ascaricare tutte le conseguenze

della crisi sulle spalle deilavoratori, nella politica diausterità che cancella i dirittisociali, nei diktat UE-BCE-FMI, nel bellicismo dellaNATO, nelle continue ingerenzevaticane, nell’ideologianeoliberale dominante e nelcollaborazionismo riformista. Dunque assieme alla denunciadei responsabili dellatrasformazione reazionariadello Stato e della società, serveuna decisa mobilitazione dimassa.Difendiamo strenuamente leconquiste, i diritti e le libertàdemocratiche conquistate dallaclasse operaia, che la borghesiagetta nella polvere per farsopravvivere il suo sistema.Con il fronte unico di lotta delproletariato aumentiamo lapressione di classe contro ilgoverno Letta-Alfano, peraccelerarne la caduta. Rilanciamo la necessità di unampio Fronte popolare, persconfiggere l’offensivareazionaria e aprire la strada allatrasformazione rivoluzionaria,qualitativa, della società, ad unavera democrazia dei lavoratori.Essa si potrà realizzare solo conuna Repubblica socialistabasata sui Consigli.

La retromarcia di un governo antipopolare che va spazzato via

gennaio 20142

Il debito pubblico haampiamente sfondato nel 2013il tetto dei 2.000 miliardi. Come si spiega il fatto checontinua a crescere malgrado isacrifici dei lavoratori? Di chi èla responsabilità?Dallo scoppio della crisieconomica il “debito sovrano”è fortemente aumentato persalvare le banche in fallimentoe garantire la sopravvivenza diun sistema criminale, dominatodal capitalismo monopolisticofinanziario. Nell’UE gli interventi perfornire liquidità e applicarepolitiche monetarie espansive,sono stati senza precedenti ehanno inciso in forte misura suidebiti pubblici. Tra il 2008 e il 2011 i governiUE hanno versato circa 4.500miliardi di euro ai gruppifinanziari colpiti dalla crisi. Inquesti stessi anni il debito

pubblico totale dell’UE èaumentato in media di 20 punti,dal 60 all’80%.Sono questi colossalisalvataggi a beneficioesclusivo e direttodell’oligarchia finanziaria,questa gigantesca“socializzazione” delle perditeprivate, imposti dai governiborghesi e dai partiti che lisostengono, a far crescere ildebito pubblico, senza peraltrorisolvere la crisi dell’economiacapitalista. Dunque, il debito non aumentaa cause delle spese per laprotezione sociale, comesostengono i governi e i mediaborghesi. Tali spese vengonocontinuamente tagliate daglistessi governi per favorireulteriormente le attivitàspeculative dei capitalistiresponsabili della crisi (es. conla privatizzazione di sanità,

pensioni, scuole, trasporti,etc.), secondo un precisoprogetto politico antipopolare.Inoltre, bisogna aggiungere chein Italia l’aumento del debitopubblico nel corso della crisi -è passato dal 2007 al 2013 da1.628 miliardi a circa 2.100miliardi, con un aumento chesfiora il 30% - non deriva solodai fondi pubblici stanziati persalvare le grandi banche, maanche dall’ammontare degliinteressi sul debito pubblico(83 miliardi nel 2013), che perla maggior parte è possedutodagli stessi gruppi finanziari. Tale onere – pagatointeramente dalla classeoperaia e le masse lavoratrici –è aggravato dall’enormeevasione fiscale (150 miliardiannui). Chi pensa che la borghesiapossa generare una classedirigente che abbia la volontà e

la capacità di risolvere ilcircolo vizioso del debitonell’interesse dei lavoratori, diriformare il sistema finanziario“legale” e quello “ombra”, nonha capito nulladell’imperialismo, nellamigliore delle ipotesi.

Perchè cresce il debito pubblico?

Scintillaorgano di Piattaforma Comunista

Mensile. Editrice Scintilla OnlusDir. resp. E. Massimino

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Contro l’offensiva padronale ci vuole il fronte unico dal bassoLa crisi continua a mordere lecarni vive della classe operaia.Proseguono i licenziamenti,anche nelle grandi fabbriche. Di questi giorni è la notizia dei1000 esuberi dichiarati dallaPiaggio, con richiesta da partedi Colaninno, dopo i soliti tira emolla, dei “contratti disolidarietà”. Questo inun’azienda con un bilancio inattivo, che distribuiscesostanziosi dividendi ai soci eche gode da sempre di aiutistatali. Figuriamoci altrove!I padroni si approfittano dellasituazione. Le riduzioni salarialie l’aumento dello sfruttamento(intensificazioni ritmi,riduzione pause, etc,) sonoall’ordine del giorno per chirimane in produzione.Non è possibile andara avanticosì, è indispensabile un’azioneunita e decisa del proletariato.Ad oggi, però la risposta non sista rivelando all’altezza diquanto impone la realtà.La responsabilità è in primoluogo dei riformisti e degliopportunisti di ogni risma, deivertici sindacali cheappoggiano in pieno ilcapitalismo e sono nemici dellegenuine istanze di cambiamentooperaie e popolari. Costoro compiono ogni sforzoper mantenere sotto controllo larabbia e le mobilitazioni deilavoratori, per dividerli, per nonmettere a repentaglio la sorte

dell’oligarchia e dei suoigoverni antipopolari, comequello di Letta-Alfano. Non caso Fassina e Camussohanno dichiarato l’inutilitàdell’arma dello scioperogenerale.Non cambia il panorama dentrola Fiom. Un esempio loabbiamo visto con la settimana“Il lavoro è un bene comune”,conclusasi con lamanifestazione del 12 dicembrescorso. In questa occasioneLandini, che dopo l’accordo conla Camusso converge anche conRenzi, ha fatto del suo meglioper gettare olio sulle onde. La segreteria Fiom è piùpreoccupata di assegnarepatenti di affidabilità al governoLetta-Alfano, cercando dianestetizzare il malcontento deilavoratori, che di organizzare espingere i lavoratori alla lottadura contro le politicheantioperaie. Continuando in questo modo,non verrà niente di buono per laclasse operaia. La resistenza degli sfruttati nonpotrà ottenere risultati effettivisenza superare i limiti esistenti:le tante vertenze scollegate enon impostate su contenutia n t i c a p i t a l i s t i c i ,l’economicismo, l’assenza diprogettualità e prospettivepolitiche rivoluzionarie.La strada da seguire si chiamafronte unico proletario!

Bisogna lavorare per losviluppo e l’unificazione deimovimenti di lotta operaiacontro i padroni e il governoLetta-Alfano, contro l’UEimperialista e le sue politicheantioperaie, sulla base di unaconcreta piattaformarivendicativa di classe: no ailicenziamenti e allosmantellamento delle fabbriche,aumento dei salari, riduzionedell’orario, abolizione dellaprecarietà, etc. Va dato maggiore impulso allapartecipazione degli sfruttatialle lotte, agli scioperi. Il sindacato e le RSU sonoinsufficienti, servono organismiin cui la massa operaia possa

raccogliersi e realizzare la suaunità di azione (es. Comitati disciopero, di agitazione, etc.). Va rilanciato il ruolo delleassemblee decisionali edelettive degli organi di classe.Soprattutto ci vuole l’elementodi accentramento e di direzionepolitica indipendente erivoluzionaria: un forte ecombattivo Partito comunista,unione del socialismoscientifico (il marxismo-leninismo) e dei settori piùavanzati della classe operaia.Solo così la classe operaia potràunirsi e costruire la propriaegemonia su un blocco di classie strati sociali alleati, vittimeanch’essi del capitalismo.

Flexsecurity: più sfruttamento, più licenziamentiAppena divenuto segretario delPD, Renzi ha subito esposto lesue idee per “favorirel’occupazione”: sospensionetriennale dell’art. 18 per i nuoviassunti - sempre lì si mira, conl’obiettivo di toglierlo a tutti! -in cambio di un contratto stabile(ma senza abolire i contrattiprecari). Alla beffa si aggiunge al danno:senza art. 18, e dunque con lapossibilità del licenziamento apiacimento del padrone. Inrealtà sarebbero tutti contratti atempo determinato!Non a caso Squinzi, il leaderdegli industriali ha dichiarato:“Sicuramente è una propostache va nella direzione giusta”.Inoltre, l’uscita di Renzi ha dato

la stura a Sacconi e Alfano chehanno subito rilanciato sul“taglio delle regole” e laliquidazione del CCNL. Il modello di Renzi (ripreso daIchino e da altri gius-liberisti), èla “flexsecurity”. Un modello,importato dalla Danimarca, chesi basa sullo scambio tra pienalicenziabilità e maggioreflessibilità (reale) da un lato, emaggior sostegno (illusorio) ailavoratori che perdonol’impiego, dall’altro. Ma le condizioni dellaDanimarca sono assai differentida quelle italiane. Si tratta di unpaese che ha un impiegopubblico esteso, maggioririsorse economiche per ilwelfare state, scarsa evasione

fiscale e zero lavoro nero.Inoltre non ha l’euro. Eppurneanche lì la flexsecurity hafunzionato, visto che con la crisiè aumentata la disoccupazione. In un paese come l’Italia, conalta disoccupazione e lavoronero, in cui c’è già fin troppaflessibilità e il Fiscal compactimpone drastici tagli annuali aigià scarsi servizi sociali, laflexsecurity si risolverebbe soloin maggiore sfruttamento,precarietà e mazzate alla classeoperaia e ai giovani. La proposta di Renzi deriva daun dogma neoliberista: nientepiù “steccati anacronistici” perspremere come limoni iproletari e poi disfarsene senzaproblemi.

Non a caso ha raccolto anche ilplauso di Bonanni, il capocollaborazionista della CISL.Chissà se pure Landinil’accetterà in cambio dellalegge sulla “rappresentatività”...Il “job act” renziano contienemisure simili a quelle cheSarkozy cercò di introdurre inFrancia. Fu bloccato da unaondata di protesta popolare egiovanile. Una simile “accoglienza”,anche in Italia, potrà fermareanche questo ennesimo,progetto antioperaio. NO alla flexsecurity e al “jobact” di Renzi & soci! Bastaricatti, stessi diritti per tutti ilavoratori! L’art. 18 non sicancella, si estende!

3gennaio 2014

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Il catto-liberista Matteo Renzi,ex boy-scout formatosinell'ambiente giovanile delcattolicesimo fiorentino, ha allespalle una carriera di "grandecomunicatore" e di abiletrasformista. Già portaborse del deputatocattolico Lapo Pistelli aMontecitorio, diventa nel 1999Segretario provinciale delPartito Popolare Italiano (exDemocrazia Cristiana), poi - nel2001 - coordinatore fiorentinodella Margherita (sempre exDemocrazia Cristiana!) e suoSegretario provinciale nel 2003. Nel 2004 è eletto Presidentedella Provincia di Firenze per ilcentrosinistra e - dal 2009 - èSindaco di Firenze, sempre peril centrosinistra borghese. Membro della DirezioneNazionale del PD, si ècandidato - nel luglio 2013 - allaSegreteria del partito e hariportato nelle primarie dell'8dicembre un successo al di là diogni aspettativa, con circa il68% dei voti contro il 16% diCuperlo e il 14 % di Civati.Chi è Renzi? E’ un prodottodell’egemonia neoliberista, ilrappresentante di una borghesiaaggressiva, che vuole disfarsidelle residue conquiste operaie.E’ un uomo legato al Vaticano,per la sua origine e formazione,e agli Stati Uniti. Rutelli,quando era Vicepresidente delConsiglio, lo portò con sé negliUSA, facendolo conoscere aHillary Clinton e agli ambientieconomici e finanziari cheruotano intorno alla CasaBianca. Renzi è organico agli interessidell'oligarchia finanziaria, deipadroni, delle banche, dellarendita e del profitto; èfavorevole alle privatizzazioni;è nemico dei sindacati deilavoratori; nel campodell'economia e del lavoro,segue le idee di iperliberisticome Ichino e Zingales.Ha affermato, a suo tempo, chese fosse stato un operaio dellaFiat di Pomigliano d'Arco,avrebbe votato "senza se esenza ma" a favore delreferendum proposto da SergioMarchionne.Il suo progetto politiconeocentrista è in sintonia con leposizioni di quella parte delcapitalismo, ostile al populismodi Berlusconi e di Grillo, che fa

capo alla Fiat, a Montezemolo,Della Valle e alle multinazionaliche vogliono fare profitti inItalia.Ha vinto con un programmafatto di controriformeistituzionali ed economiche utiliai capitalisti, euro-sacrifici,attacco ai contratti di lavoro,flessibilità e licenziamenti, conpromesse e illusioni sulle“ricette di mercato”, e con ilpotente aiuto dei media.Chi lo ha votato? In stragrandemaggioranza, la piccolaborghesia urbana, disorientata,impaurita dalle conseguenzesempre più gravi della crisi chela impoverisce di giorno ingiorno, delusa dalberlusconismo e alla ricerca diun nuovo «salvatore».Il PD, dopo l'esito di questeprimarie è in crisi profonda. Il suo vecchio gruppo dirigentecercherà di reagire allaclamorosa disfatta di Cuperlo (il"suo" candidato), ma in partesarà "rottamato" dal vincitore,in parte si dividerà, senzaescludere una scissione.Una cosa è certa. La vittoria diRenzi rompe ogni residuolegame con il passatosocialdemocratico del PDS-DS-PD e con l’assunzione piena delneoliberismo sposterà ancorapiù a destra l'asse politico delPD, schierandolo sempre piùcon i padroni contro i lavoratori.Con buona pace di Landini e ditanti altri opportunisti illusori eillusi.Nessuna alleanza è possibilecon questo partito borghese daparte delle forze comuniste erivoluzionarie! Un nuovo partito è necessariocostruire: il Partito comunista(marxista-leninista) delproletariato d’Italia!

Un catto-liberista alla guida del PD 4 gennaio 2014

E’ in distribuzione l’opuscolocon la versione integrale delrapporto tenuto il 2.8.1935 daG. Dimitrov al VII Congressodell’Internazionale comunista,nel quale venne formulata lapolitica di Fronte unico e diFronte popolare per sbarrare lastrada all'offensiva del fascismoe collocare i partiti comunisti ela classe operaia nellaprospettiva della conquista delpotere politico. L’opuscolo contiene unaprefazione a cura dellaConferenza Internazionale diPartiti e OrganizzazioniMarxisti-Leninisti (CIPOML). Invitiamo tutti i compagni arichiedere l’opuscolo versando5 euro (importo comprensivodelle spese di spedizione) sulccp. 001004989958 intestato aScintilla Onlus.

Il rapporto di Dimitrov al VII Congresso dell’Internazionale comunista

Marchionne ha strombazzatol’accordo “storico” col fondopensione del sindacato UAW,con il quale rastrellerà le azioniChrysler. Permetteranno a Fiatdi intascare i profitti realizzatinegli USA, vista la continuaperdita di posizioni in Europa.Quanto agli effettivi risultatidell’operazione e alla fusionefra i due gruppi, che non saràper nulla automatica, neriparleremo a tempo debito. Per ora di “storico” in questoaccordo ci sono solo i debitidella Fiat, che con questaoperazione diviene il gruppoautomobilistico europeo più

indebitato (10 mld di euro). Ci saranno investimenti neglistabilimenti italiani, dopo cheFiat li ha bloccati per anni?Potrà Fiat utilizzare la liquiditàChrysler se la transazione nonsarà completata e la fusioneeffettiva? Su chi verrà scaricatoil debito? Chiusure e cessioniin vista? La sola risposta positiva aquesti interrogativi dipende,ancora una volta, dalla classeoperaia, che deve risvegliarsi elottare per la proprietà socialedei mezzi di produzione, senzarimanere schiacciata dai pianidel capitale monopolistico.

Ultim’ora

La Fiat sempre più indebitata

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5gennaio 2014

Il problema che i circoliimperialisti si stanno ponendo èil seguente: come continuare asaccheggiare la classe operaia ele masse popolari prevenendo losviluppo di un movimentorivoluzionario? La risposta è: utilizzando ilmalcontento esistente,specialmente quello fra lapiccola borghesia, perricondurlo in un alveo diretto daforze di destra e di estremadestra, così da rafforzare ladittatura del capitale finanziarioe reprimere i movimenti dellaclasse operaia. Quanto successo il 9 dicembrescorso a Torino, città impoveritae massacrata dalla crisicapitalistica, è stato un episodioemblematico. Migliaia di commercianti,agricoltori, trasportatori eartigiani, colpiti dalla crisi,assieme a gruppi di studenti e dielementi sociali spostati, hannodato vita a una protesta per iltaglio delle tasse (che moltipiccoli e medi borghesievadono) e i sussidi. Elementi unificanti a livellopolitico la richiesta didimissioni del governo, lacritica alla “casta” e ai sindacatiin quanto organizzazione deilavoratori (non ai verticisindacali stravenduti), unconfuso rifiuto dell’euro el’odio verso i migranti, classicocaprio espiatorio.Fra gli organizzatori dellaprotesta, mimetizzati, vi eranonumerosi fascisti e teppisti, chedietro la loro lurida demagogiasociale coltivano il progetto diun governo retto da militari oispirato a quelloultrareazionario di Orban inUngheria. A sventolare, assiemeai tricolori, la rivendicazionedel monopolio politicoreazionario: “l’uomo forte”.Alcuni fenomeni da registrare:una “strana” latitanza dellecosiddette forze dell’ordine; laconvergenza fra leghisti efascisti; l’assenza nelle protestedel M5S, che si dimostra uncontenitore elettoraleinutilizzabile quando vi sonomovimenti di piazza, comunquepericoloso perché fa dabattistrada al populismo diestrema destra.

Il carattere fondamentale di unmovimento come quello“dell’Immacolata”, seppure nonomogeneo e tuttora disunito, èreazionario, corporativo. Lodimostrano, tra l’altro, le azioniintimidatorie verso le sedi delmovimento sindacale. Lo spazio per la sua discesa incampo gli è stato offertodall’assenza nella scena politicadella classe operaia organizzata,divisa e paralizzata dallapolitica riformista eopportunista di scissione e dicollaborazione di classe con laborghesia, con l’UEimperialista e i suoi governi. La massa di manovra piccolo-borghese fa gola ai gruppi piùreazionari della borghesia, chesentono di non poter piùgovernare con i vecchi metodi eforme di governo. E’ dunque unfenomeno pericoloso, da nonsottovalutare nelle attualicondizioni di instabilitàeconomica e politica. I legami organici fra capitalefinanziario e fascismo sononoti. La destra e l’estremadestra sono la carta chel’oligarchia si appresta agiocare per rimpiazzare iliberal-riformisti in un contestodi aggravamento eprolungamento della crisi. Una carta per premere sullecontroriforme istituzionali, perrecuperare lo scontentodilagante in funzione di unapolitica ancor più antioperaia(es. distruzione dei CCNLdietro la bandiera della “libertàdel lavoro”), sciovinista eguerrafondaia, per dividereancor più il proletariato. E’ completamente fuori strada

chi, dopo aver appoggiato ilM5S, ora appoggia e partecipa amovimenti di questi tipo percercare di “spostarli” a sinistra.Sono posizioni pericolose, checontribuiscono solo a rallentarela vigilanza nei confronti delpericolo di destra. L’egemonia della classeoperaia, la possibilità di guidarei movimenti di classi e stratisociali malcontenti e schiacciatidal capitalismo, non si ottieneappoggiando o rincorrendo i“forconi”, ma organizzando lalotta della classe operaia controtutta la porcheria della societàborghese. E’ risaputo che la direzionenella lotta di classe spetta a chisi batte con maggiore energia, achi mette in accordo parole efatti, a chi è più risoluto. Il problema va dunque risoltolavorando per romperel’immobilismo e l’impotenzapolitica attuale del proletariato,affinché risolva a modo suo ilproblema della crisi. In tal modo sarà possibile per laclasse operaia accrescere la suainfluenza politica, legare a sé lamassa degli elementisemiproletari e oppressi dellapopolazione, unificarla edirigerla nella lotta per il potere. Il successo nella battagliacontro la reazione e il fascismodipende dalla riorganizzazionedel nostro campo, forgiando ilfronte unico proletario e, sullasua base, il fronte popolare, duefattori di grande importanzanella situazione attuale. La ripresa dell’iniziativaoperaia nelle fabbriche e nellestrade, l’azione unitaria control’offensiva del capitale e dei

suoi governi, la realizzazione diorganismi di fronte unico dalbasso (consigli, comitati unitari,etc.), la difesa dagli attacchi delfascismo e della reazione alleorganizzazioni dei lavoratori,sono la terapia per prevenire ecombattere l’influenzareazionaria.Solo costruendo un compattoblocco di forze che lotti control’offensiva del capitalefinanziario e dei suoi complici,si potrà paralizzare l’influenzadell’estrema destra sulla piccolaborghesia e sulla gioventù, sieserciterà effettivamente unacapacità di attrazione versosettori vittime della crisicapitalistica, guadagnandoalleati preziosi nella lotta controil capitale e per il socialismo. La lotta contro il pericolo didestra, contro il fascismovecchio e nuovo, è un aspettodella lotta per approfondire lacrisi della borghesia, una classeche ha esaurito la sua funzionestorica e deve essere estromessadal potere politico da unmovimento rivoluzionario dimassa diretto dal proletariato, laclasse più rivoluzionaria. Lo sviluppo di questa lineapresuppone l’esistenza di unforte e combattivo partitomarxista-leninista, che diriga lalotta rivoluzionaria perconquistare la societàorganizzata razionalmente daiproduttori associati.E’ il compito n. 1 che abbiamodi fronte, la cui soluzionerichiede lo sforzo congiunto deisinceri comunisti e degli operaid’avanguardia, sotto le bandieredel marxismo-leninismo.

L’offensiva capitalista, i “forconi” e la risposta proletaria

Il leader dei “Forconi”, Danilo Calvani, padroncino di Latina, mentre arriva in Jaguar a una manifestazione. Ha dichiarato: “In caso di vuoto di potere vedrei un carabiniere”. Forse il suo amico, ex gen. Pappalardo?

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Congresso CGIL: opposizione di classe!Dopo una stagione di “nondisturbo” ai governi Monti eLetta-Alfano, di cedimentivergognosi sulle pensioni esull’art. 18, di deroghe ai CCNL,di accordi peggiorativi eantidemocratici (come quelli del28 giugno 2011 e del 31 maggio2013), di passivizzazione deilavoratori e di ritrovata sintoniadi vertice con CISL e UIL, laCGIL va al suo 17° Congressonazionale.Dal 7 gennaio verrannoconvocate le assemblee di base,in cui verranno discussi e votati idue documenti congressualipresentati - “Il lavoro decide ilfuturo” della maggioranzaCamusso-Landini e “Il sindacatoè un’altra cosa” della minoranzaguidata da Cremaschi – edeventuali emendamenti e ordinidel giorno.Quali sono i contenuti di talidocumenti? Il documento Camusso-Landiniripropone, aggravandole, tutte letesi e la linea riformista ecollaborazionista che purtroppoabbiamo visto in opera negliultimi anni. La crisi economica vieneconcepita come conseguenza del”primato del sistema finanziarioe monetario e dall'affermarsi discelte politiche che hanno resopossibile la circolazione deicapitali senza alcun vincolo nécontrollo”. Dunque per la maggioranzadell’apparato CGIL, la colpadella crisi e della recessionesarebbe della “ortodossianeoliberista” (vale a dire che unliberismo più moderato sarebbeaccettabile) e non delcapitalismo, che in se sarebbe unsistema valido, anzi l’unicopossibile.Stessa solfa riguardo la UE:sarebbe una istituzione deviatadalle scelte liberiste e dapolitiche sbagliate come quellad’austerità, quindi da riformare epotenziare a livello parlamentare,coltivando il progettoimpossibile o reazionario inambito capitalistico degli StatiUniti d’Europa. Va osservato chemolti punti del programmaeuropeo proposto dallamaggioranza CGIL sono in pienasintonia con gli interessidell’oligarchia finanziaria, comel’unione bancaria.Dunque la “rilettura critica” degliultimi trenta anni, in cui il

sindacato e la sinistra borghesihanno sposato e applicato nelloro campo d’azione ifondamenti ideologici edeconomici del neoliberismo, nonva oltre una parziale messa indiscussione di alcune politicheliberiste e l’adozione di qualchepalliativo socialdemocratico. Sullo sfondo la riproposizionedel “dialogo sociale” e il ruolodegli apparati sindacali comecogestori della crisi e pompieridelle lotte operaie, in nome della“competitività” e della“competizione” capitalisticaitaliana e europea (vero obiettivodel documento congressuale). Coerentemente, il programmarivendicativo è centrato su duegambe: a) il sostegno al“capitalismo sano”: risorse,innovazioni, credito,investimenti, capacità di attrarre“competitori internazionali”,aggregazione di impresa (ildocumento sembra quello diun’associazione degliindustriali); b) politicheanticicliche e rilancio keynesianodella domanda. Con gli aumentisalariali? Neanche per sogno, alpiù con una diminuzione dellatassazione che riguarda i risultatidella contrattazione aziendale(ovviamente a scapito di quellanazionale). Come ciliegina sulla torta, dopo ivergognosi cedimenti sullacontroriforma delle pensioni,ecco il rilancio della previdenzacomplementare. Da essa i verticie la burocrazia sindacale speranodi trarre fondi per le loro renditedi posizione. Il documento delle “largheintese” (in realtà le coltellate sisprecano nelle stanzedell’apparato) disegna unsindacato borghese che si pone asostegno della politica borghesecontro la classe operaia.Esso dimostra a quale livello diabbandono delle istanza deilavoratori e di inserimentoorganico nelle posizioni di settorimonopolisti sono giunti i capisocialdemocratici e riformistidella CGIL, borghesi fino almidollo. Non si vuole solo un sindacatoche non lotta, che evita o frena ilconflitto di classe (tanto più lasua politicizzazione in sensorivoluzionario), che espelle dalsindacato i comunisti e gli operaipiù combattivi, ma un sindacatoche cerca di indirizzare il

malcontento e la rabbia deilavoratori verso obiettivifunzionali agli interessi dellaclasse capitalista nel suocomplesso, aiutandola astabilizzarsi e trovare unasoluzione alla crisi. Del documento “alternativo” diCremaschi ci siamo già occupatinello scorso numero e a breve citorneremo su, in un appositocontributo. Ora come prepararci allabattaglia congressuale? Qualitemi di fondo affrontare? Conquali prospettive?Anzitutto va rifiutata la politicaUE e governativa, criticando afondo la linea e la praticasindacale seguita dai verticiCGIL, che hanno prodottopesanti arretramenti nelmovimento operaio. Di fronte a un bilanciofallimentare le domande da porresono: possiamo continuare così?di quale sindacato e di quale lineadi lotta abbiamo bisogno?Per poter offrire una rispostacorretta dobbiamo respingere edemolite le tesi illusorie edannose secondo cui è possibileriformare la burocrazia sindacale,spostare a sinistra le direzioniopportuniste, cambiare la lineadei vertici CGIL. La nostra attività in CGIL nonpuò limitarsi a correggere la lineadei vertici, non può esaurirsi nel“controbilanciare” la derivadell’apparato, riducendo la nostraattività ad un problemaparlamentaristico dimaggioranze e minoranzeall’interno del sindacato. Conquistare posizioni nellaCGIL significa conquista dellamassa operaia, non dell’apparatoburocratico; significa strapparecon la lotta le strutture di basedalle mani degli opportunisti e

dei funzionari espressionedell’aristocrazia operaia e dellapiccola borghesia; significaguadagnare credibilità eautorevolezza fra i lavoratorinelle lotte, senza farecompromessi di principio.Il centro della nostra attivitàdev’essere la fabbrica,l’ospedale, la scuola, l’ufficio, illuogo di lavoro, i quartieripopolari, l’assemblea di base, ilcomitato degli iscritti, la RSU, lestrutture territoriali di 1° livello. In questo senso dobbiamo saperutilizzare tutte le occasioni e imomenti di confronto e di lotta,compreso il congresso CGIL. Non solo per criticare a fondo lescelte fallimentari del gruppodirigente, ma soprattutto perincentivare la formazione di unaforte opposizione sindacale diclasse e di organismi di lotta dimassa nei luoghi di lavoro e nelterritorio, per dare impulso aprocessi unitari con tutte le forzeche si scontrano col capitalismo.Il problema che abbiamo difronte non è la conta dei voti fra idue documenti e i variemendamenti, anche perché nelcongresso non vi sono lecondizioni minime per unconfronto democratico. Il problema dunque non sono inumeri, ma i contenuti el’organizzazione di classe. Se la questione di fondo è il tipodi sindacato che vogliamo,dobbiamo dire che ci vuole unastruttura sindacale di classe, unsegmento organizzato delmovimento operaio e sindacale,non per ridurlo a componente diminoranza in CGIL, non persepararlo dall'insieme, maaffinché, agendo con unadirezione rivoluzionaria, possaincidere sul resto della classeoperaia.

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La crisi continua, ma non pertutti

Mentre la propaganda dellaborghesia sfruttatrice cerca diconvincerci che la ripresaeconomica è iniziata, la realtàche viviamo è ben diversa. Larecessione continua e lecondizioni di vita e di lavoro dimilioni di operai e di larghefasce popolari si fanno semprepiù dure. La chiusura dellefabbriche e i licenziamenticontinuano. Per chi lavora lasituazione è critica, fra riduzionisalariali, aumento dei carichi,dei ritmi e degli orari di lavoro edei ricatti padronali. Il tasso di disoccupazioneufficiale ha sfondato il 12,5% ecrescerà ancora nel prossimoanno. Quello giovanile è al40%, con cifre maggiori al sud efra le donne. 9,2 milioni dipersone oggi sono“ufficialmente” povere, tra cuiun milione di bambini inpovertà assoluta. La miseria siabbatte su nuovi strati dilavoratori che non riescono piùa curarsi, a pagare le bollette, ascaldare la casa. All’altro polo della società, un10% di borghesi possiede oltreil 50% della ricchezzanazionale, vivendo nel lusso enello spreco, beneficiando dellacrisi di cui sono responsabili.

Decomposizione del sistemapolitico borghese e offensivareazionaria

Alla profonda e prolungata crisieconomica del capitalismo - unsistema agonizzante che vedeacuirsi tutte le sue principalicontraddizioni - si accompagnala decomposizione del sistemapolitico borghese e dei suoivecchi e corrotti partiti, cheperdono continuamenteconsensi.La decadenza di Berlusconi hasegnato l’epilogo del governo di“larghe intese”. Invece didimettersi il governo Letta-Alfano – mai votato dal popoloitaliano – continua nella suanefasta azione. La legge distabilità, le privatizzazioni, lesovvenzioni a grandi imprese ebanche, il continuo taglio alle

spese sociali, l’aumento delletasse per i lavoratori e il bloccocontrattuale comportano costisociali tremendi. Attraversoqueste misure prosegue lapolitica di austerità e di guerra,di saccheggio sociale impostadall’oligarchia finanziaria edalla troika UE-BCE-FMI, dicui il governo Letta-Alfano èespressione. Assieme alle misureantipopolari va avanti il pianodi trasformazioni reazionarie alivello politico e istituzionale.L’obiettivo attuale del governoe di gran parte delle forzeparlamentari è la modificadell’art. 138 della Costituzione.In tal modo si punta a unaRepubblica presidenziale di tipoautoritario, antidemocratica,che estenderà la reazionepolitica a macchia d’olio.

I fatti dimostrano che nelcontesto dell’aggravamentodella crisi generale delcapitalismo la borghesia, persalvaguardare i suoi interessi eil suo dominio di classe, gettanel fango le libertà conquistatedalla classe operaia, diventa piùaggressiva, non esita a disfarsidello stesso ordinamentocostituzionale, divenutoincompatibile con le famelicheesigenze del capitalefinanziario.

Il ruolo dei riformisti e degliopportunisti

In questo scenario il ruolo deiriformisti e degli opportunisti edei vertici sindacali è diappoggio servile al capitalismo,di affossamento delle istanze dicambiamento operaie epopolari. Questi traditori della

classe operaia svolgono unruolo di freno e divisione dellelotte. Isolano i settori operai piùcombattivi. Sostengonol’inutilità dello scioperogenerale (come hannoaffermato recentementeCamusso, Fassina e altri) eorganizzano scioperetti cheservono a dimostrare che ilavoratori non hanno voglia dilottare. Criminalizzano laprotesta sociale. La collaborazione dei capirevisionisti, riformisti eopportunisti e la politica diimmobilizzazione delle massecontro le misure economiche epolitiche sempre più gravi dellaborghesia aprono spazi alledestre neofasciste che utilizzanoun linguaggio “sociale”. Questa tendenza si acutizzeràcon la segreteria del PD in mano

al ciarlatano liberista edemocristiano Renzi,appoggiato dai Marchionne, daiMontezemolo e dai finanzieridelle isole Cayman. Il PD saràancor più moderato eantioperaio, si sgancerà dallarappresentanza dei suoitradizionali settori sociali diriferimento. Ma così facendosarà oggetto di contraddizioniancor più profonde, di cuidobbiamo approfittare.

La resistenza operaia epopolare: ripresa e limiti

Negli ultimi mesi la classeoperaia e alcuni settori popolarihanno ripreso il cammino dilotta contro le conseguenzedella crisi economica,l’offensiva capitalista, lemanovre reazionarie. La momentanea paralisi post-

elettorale è stata infranta, si èaperta una nuova fase dimobilitazione ascendente, in cuisi moltiplicano le proteste e lemobilitazioni di massa sudiversi terreni: lavoro, salario,casa, ambiente, lotta alleprivatizzazioni, alle tasse, ecc.Dagli operai ai tranvieri, daglistudenti alle donne del popolo,dai senza casa agli immigrati,da Genova a Napoli, dalla ValSusa alla Sicilia la resistenza ele mobilitazioni si sviluppanoriempiendo le strade. La classeoperaia, specie quella dellefabbriche investite dalledismissioni e dalleristrutturazioni, esige soluzionidignitose per il lavoro, il salarioe le pensioni a spese deicapitalisti e dei ricchi. Altrisettori sociali, vittime dellacrisi, impoveriti e declassati, sisono messi in movimento.All’interno di questemobilitazioni osserviamo un piùnetto rifiuto delle logicheistituzionali e parlamentari, unamaggiore radicalizzazione delleforme di lotta. Ma dobbiamo anchericonoscerne i profondi limitiesistenti: la dispersione delmovimento di lotta, la scarsacontinuità, la mancataunificazione su contenutianticapitalisti, l’economicismo,l’assenza di progettualità eprospettive politicherivoluzionarie. Ciò è dovuto al prevalere e alladeleteria influenza degliopportunisti di destra e disinistra nel movimento operaioe comunista, al basso livello dicoscienza di classe esistente.Ciò favorisce le manipolazionidelle masse da parte dellaborghesia e dei suoi demagoghiservi populisti e fascisti.

Per una svolta radicale, perl’alternativa di potere

Occorre dunque superare questilimiti. Come? Nell’immediato èimportante lavorare persviluppare e unificarepoliticamente i numerositorrenti di lotta contro ilgoverno antipopolare Letta-Alfano, chiamando a

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Dichiarazione politica CONUML

PER UNA SVOLTA RIVOLUZIONARIA E DI CLASSE NEL MOVIMENTO OPERAIO

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manifestare in ogni occasionefino allo sciopero politicogenerale per provocarne lacaduta nelle piazze e nellefabbriche. L’azione delle masse è unfattore risolutivo, che assumeuna crescente rilevanza nellasituazione attuale. Perciò vadato impulso dal basso a unamaggiore partecipazione attivae unitaria alle lotte, agliscioperi. Occorre rafforzare ilprotagonismo, la mobilitazionee l’organizzazione delle masse,con la formazione di organismidi fronte unico dal basso(consigli di fabbrica, comitati disciopero e di lotta, commissionioperaie, assemblee di Rsu,delegati, organizzazioniterritoriali di lotta su specificiproblemi sociali e altri organi dilotta) che attuino la democraziaproletaria e prendano in manol’organizzazione delle lottecontro il potere costituito e ilregime capitalistico. Lo sviluppo di un fronte unicoanticapitalistico eantimperialistico di lotta delproletariato, imperniato su unapiattaforma di difesaintransigente degli interessieconomici e politici deglisfruttati, con rivendicazionifrontalmente dirette contro ilcapitale monopolistico e le sueistituzioni, come l’UnioneEuropea, è essenziale nellecondizioni attuali. La creazionedi una combattiva opposizionesindacale di classe dentro efuori i sindacati confederali,embrione di un vero Sindacatodi classe, è un aspetto di questoprocesso di riorganizzazionepolitica del proletariato e diconquista delle masse. Su tali basi va formataun’ampia alleanza di forze eorganismi politici, sindacali esociali del movimento operaio edei settori popolari colpiti dallacrisi. Un vero Fronte popolare –dove i marxisti-leninistisvolgeranno un ruolo diformazione e di orientamentoverso la rivoluzione socialista eil Socialismo - diretto dallaclasse operaia, un’alternativa politicaunitaria e popolare per abbattereun regime di parassiti, dispeculatori, di ladri e di corrottie aprire la via a un Governorivoluzionario che siaespressione del potere dellaclasse operaia e di tutti gli

sfruttati, che sorga dalla lorolotta. Il contrasto crescente fra forzeproduttive e rapporti borghesi diproduzione, gli sviluppi dellacrisi capitalistica e le misurepredatorie adottate dallaborghesia impongono dunque difarla finita una volta per tuttecol cretinismo parlamentare –mentre va sostenuta, laddove vene sono le condizioni, lapartecipazione alle elezioni e lalotta dalla tribuna parlamentaree nelle assemblee elettive per

sostenere gli interessi delproletariato e delle masselavoratrici e combattere ilnemico di classe anchedall’interno del suo potereistituzionale - con il riformismoillusorio, con l’opportunismoimbelle, con i partiti chepredicano la conciliazione diclasse e sono un pericolosoostacolo per l’unità delproletariato.E’ necessaria una radicale svoltadi classe e rivoluzionaria, nelleforme di lotta e diorganizzazione, nel programmae nelle parole d’ordine,nell’educazione dei proletari,

nello spirito della lottarivoluzionaria per il potere, nellavoro internazionalista,nell’azione politica e nellealleanze che corrispondono allecondizioni concrete della lottadi classe, per poter affrontare ilperiodo di burrascosi conflitti diclasse che è davanti a noi. Senzaquesta svolta il malcontentorischia di essere intercettatodalle forze reazionarie cheagiscono come strumenti delgrande capitale per recuperarela collera montante contro l’UE

e i governi dell’austeritàdividendo la classe operaia e lemasse popolari.

Unità e lotta dei comunisti perun forte Partito!

Di qui la decisiva importanza diuna direzione comunista fermanei principi, che conosca leleggi della rivoluzione, cheabbia sufficiente esperienza edaudacia, che sappia fissare,nelle diverse tappe dellarivoluzione, la direzione delcolpo principale delproletariato, in grado diassumere una chiara posizione

politica e sia agile nella tattica,tenendo ben saldo l’obiettivodell’abbattimento del dominioborghese. Nell’attuale situazione,oggettivamente favorevole allosviluppo di lotte di massarivoluzionarie, aumentano icompiti e le responsabilità deicomunisti e si rafforza la spintaalla loro unità, in funzione dellacostruzione di un forte ecombattivo Partito comunistanel nostro paese, quale repartodi avanguardia del proletariato.La recente costituzione delComitato Nazionale di UnitàMarxista-Leninista (CONUML)è una risposta alla dispersione,alla confusione ed alladebolezza ideologica e politicadel movimento comunista delnostro paese, un passo avantiper una migliore organizzazionedella lotta di classe, basata suiprincipi del marxismo-leninismo ed e l l ’ i n t e r n a z i o n a l i s m oproletario. I marxisti-leninisti chiamanotutti i partiti, le organizzazioni ei gruppi autenticamentecomunisti e i nuclei di operaicoscienti e combattivi arompere nettamente,apertamente e definitivamentecon le varie tendenzerevisioniste, opportuniste esocialdemocratiche ed a unirsinel CONUML. Ciò per dar vitaa un intervento e adun’iniziativa politicarivoluzionaria più ampia ecoesa nella classe operaia enelle masse popolari,spingendole alla lotta contro laborghesia e per il socialismo. Non c’è altro tempo da perderecon tatticismi e attendismi, conla passività, con il localismo. Ilproletariato non può e non deverassegnarsi a rimanere sotto ladirezione degli opportunisti,con la quale si andrà incontroalla sconfitta. E’ ora di romperegli indugi e assumersi le proprieresponsabilità. Prendetecontatto con noi,organizziamoci, uniamoci! Roma, 14 dicembre 2013.

COMITATO NAZIONALEDI UNITA’ MARXISTA-LENINISTAPartito Comunista ItalianoMarxista-LeninistaPiattaforma Comunista

Per contatti: [email protected] Visitate il nostro Sito:www.conuml.weebly.com

gennaio 20148CONUML segue da pag. 7

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Il 21 Gennaio di noi comunisti gennaio 2014

Il Partito Comunista d’Italia(PCd’I) venne fondato il 21Gennaio 1921 a Livorno, in unmomento cruciale, di crisidell’intera società italiana, dunqueanche del movimento operaio. Il significato fondamentale dellacostituzione del PCd’I fu larottura aperta con il riformismo el’opportunismo, con ladegenerazione socialdemocraticadei partiti della SecondaInternazionale e l’adesione aiprincipi della TerzaInternazionale comunista. Solo con quella scelta fu possibileporre le basi di un partitorivoluzionario e di classe in Italia,che negli anni seguenti, sotto ladirezione di Gramsci, avviò lalotta per la bolscevizzazione, cosìda attuare in pieno la suafunzione.Il III Congresso del PCd’I ebbegrande importanza per lo sviluppodella linea politica, delprogramma di lavoro e dellacapacità di direzione politica dellemasse.Lo storico anniversario del 21Gennaio segna uno spartiacquenelle vicende del movimentooperaio del nostro paese e a 93anni di distanza mantiene perintero la sua importanza e la suavalidità. Anche oggi la società italiana èimmersa in una crisi multiforme,che coinvolge tutte le classi

sociali. Le conseguenze economichedello sfacelo capitalista avvenutonegli ultimi anni sonoparagonabili a quelle di unaguerra. Lo sfruttamento e la miseria siaggravano, ma la classe operaiache pure lotta coraggiosamente èdivisa e frenata dai capi riformistie opportunisti, isolata dai suoialleati naturali.I vecchi partiti della sinistraborghese, i partitisocialdemocratici, hanno fattobancarotta, si sono trasformati incorrotti partiti, di stampo liberale,sfrenati sostenitori delcapitalismo. Assieme ai vertici e allaburocrazia sindacale formano unagenzia dell’imperialismo in senoalla classe operaia e alle massepopolari. Il revisionismo, nelle varie formeche oggi assume, ne è il

complemento teorico e politico.La critica, il distacco e la rotturaaperta e definitiva, ideologica eorganizzativa, dei comunisti neiconfronti del revisionismo, dalriformismo e dall’opportunismoin tutte i loro aspetti si presentanocome una necessità assoluta perriprendere il cammino. A seconda delle situazioniassumono la forma della scissioneo dell’espulsione. Questaseparazione è la primacondizione, a cui se neaccompagna necessariamente unaseconda.Stante l’attuale frammentazionedel movimento comunista, unariorganizzazione effettiva delleforze non può che verificarsi sulterreno dell’unificazione su ungradino più alto di partiti,organizzazioni, gruppi e correntiche si richiamano al marxismo-leninismo. Si tratta di un processo di lotta eunità che deve svolgersi a livellonazionale e internazionale, per lacostruzione di un autentico Partitocomunista e di una nuovaInternazionale. Per questi obiettivi noi lottiamo,facendo tesoro dell’esperienza del21 Gennaio 1921 e sentendoci incontinuità con essa. Viva il 93° anniversario dellacostituzione del PCd’I,celebriamolo in maniera unitarianei posti di lavoro e nel territorio!

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Il perchè di una lettera apertaNei giorni scorso abbiamopresentato la lettera aperta “Aidelegati e ai militanti diComunisti Sinistra Popolare –Partito Comunista”, in vista delloro secondo Congressonazionale.La lettera si può visualizzareonline su: http://issuu.com/teoriaeprassi/do c s / l e t t e r a _ a p e r t a _ c s p -pc_dic.13oppure scaricare in PDF da:https://lists.riseup.net/www/d_read/piattaforma_comunista/lettera_aperta_Csp-Pc_dic.13.pdfChiaramente è presente anchenel nostro sito web.I motivi per cui abbiamo sceltoil metodo della lettera apertasono illustrati nella primapagina della stessa: “Nostrocostume non è quello di passaresotto silenzio i problemi piùspinosi, i dissensi che ancora cidividono. Al contrario,

intendiamo esaminarle in modoaperto, pubblico - come sonopubblici i vostri documenticongressuali - desideriamoesporre le nostre opinioni difronte al movimento operaio ecomunista, perché siamoconvinti che dalla discussioneaperta sulle questionifondamentali che abbiamo difronte, dalla capacità didistinguere il vero dal falso, leposizioni corrette e quellesbagliate, dipende un più altolivello di lotta e di unità nellalotta per il socialismo e ilcomunismo.”Dunque questi motivi nonhanno nulla a che vedere conun’operazione propagandistica,di corto respiro. Lo scopo della nostra attività èquello di porre la causa dellaunificazione dei comunisti suuna base più solida,coerentemente marxista-

leninista. A tal fine è necessariosuscitare un dibattito pubblico,che investa gli elementiavanzati del proletariato, perchiarire le questioni poste e darisolvere, i punti di divergenza ela loro portata.Uno delle tante deficienze delmovimento comunista delnostro paese è proprio lamancanza di una discussioneaperta – e perfino in alcuni casidi una polemica aperta fracompagni – sulle concezioniteoriche e politiche discordanti,sulle questioni di fondo. C’è chi pensa che di certe cose èmeglio parlarne in riunioniristrette. Noi invece sosteniamoche solo con un vero, serio eampio dibattito potremosuperare quella debolezza equella confusione ideologicache purtroppo è un retaggiodella storia dei comunistiitaliani. Attendiamo smentite.

In occasionedell’anniversario dellanascita di Gramsci (22.1.1891)Malgrado i fallimenti, lesconfitte,gli errori, i tradimenti…se Antonio potesse vedere,pensate direbbe:“Ahime’ son morto invano?”oppure: “Affinate l’analisie riprendete più fortila battaglia”?

La necessita’ della lottanasce dall’orroredello statu quo.Finché tutti non avranno lavoro, casa, salute, pace,cultura, liberta’, democrazia….gli accumulatori di ricchezzenon dormiranno sonnitranquilli.

Ci sarà sempre qualcunoche mettera’ sul contodella loro coscienzaindelebilmente macchiata,i morti per droga, per mafia,per la disperazionedi un mondo senza appigli.

Invano, additeranno ancorail vecchio Baffone,come il padre di tutti i mali;troppi conti non tornanonel regno del capitale!

Generazioni nuoveriscopriranno il fascino del materialismo dialettico,della grande ideologia,non già utopia,isola inesistente.

Combattiamo su questa terrae questa vogliamo cambiarespinti da malattia inguaribile,incomprensibile alla saggezza degli adoratori del liberomercato.

Rendiamo omaggio a teAntonio,che ci hai insegnatoa non arrenderciquando tutto è contro di noi.

La tua logica,che per venti anni volevanofermareci rende invincibili!

Ed ora che credonodi averlo sotterratouno spettro aleggia per il mondo.P. Maddaluni

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10 gennaio 2014

Quale ripresa?Alla fine del 2011 l’UE èentrata in recessione. Nel corsodel 2012 il PIL dell’UE è calatodello 0,6%. Nel 2013 la recessione èproseguita, in modo piùattenuato. Il PIL dell’eurozonanell’anno in corso si è contrattodello 0.4%. In dettaglio: Germania (0,5%),Francia (0,2%) , Olanda (-1%),Finlandia (-0,6%), Spagna (-1,4%), Portogallo (-1,8%),Grecia (-4%), Cipro (-8,7%). L'Italia (-1,9%), rimanebloccata nella più lungarecessione del dopoguerra,stretta nella trappola dellasovrapproduzione, del debito edella fragilità del sistemabancario. “La recessione si èappiattita, e questo è tutto”(Mediobanca). Anche se alcuni paesitecnicamente non sono più inrecessione, non si registra unaconsistente rianimazioneeconomica. In sostanza l’UE èin stagnazione. Il processo di recupero sipresenta esiguo, fragile, lento edoloroso, minore delleaspettative degli economistiborghesi. Domina l’incertezza, non siregistra una stabilizzazioneeconomica. Permane la combinazione“scarsi investimenti e scarsiconsumi”, tipica delle fasi didebolezza ciclica.

La sovrapproduzionepersisteOsserviamo che: - nell’estate 2013 la produzioneindustriale nell’intera area euroè calata di nuovo. A livelloannuale (settembre 2012-2013)si registra una crescita minima,pari a 0,7%. - la stagnazione produttiva hariguardato anche paesi noncoinvolti dalla crisi del debito(es. Olanda, Slovenia,Finlandia, Austria).Come si può vedere nel grafico(elaborato da Eurostat per laCommissione europea), dopo ilcrollo del 2008-9 il PILdell’eurozona non è mai tornatoai livelli precedenti la crisi. La produzione totale industrialenell’area dell’euro nellaprimavera 2013 era ancora 14punti al di sotto del livello pre-crisi (inizio 2008). Negli ultimimesi la situazione non èmigliorata, anzi. Nel 2013 il tasso di capacità diutilizzazione degli impiantinell’industria nell’ UE è stato

del 78,4% (in Italia meno del73%), ovvero 6,4 punti inferioreal livello pre-crisi (84,8%). Talelivello durante la crisi non èstato più raggiunto (vederehttp://www.tradingeconomics.co m / e u r o - a r e a / c a p a c i t y -utilization). Questi dati dal punto di vistamarxista significano che,sebbene si è verificato unmomento ascensionale dellaproduzione nel periodo 2009-2011 (in parte artificiale,drogato dai sussidi statali), nonsi è mai verificata la quarta fasedella crisi ciclica, la crescita,l’espansione, con la quale siviene a superare il punto piùalto registrato nel cicloprecedente. Dunque, le causeprofonde della crisi non sonorisolte.Di conseguenza, malgrado ladistruzione e la mancataattivazione di capitale costantee variabile, lasovrapproduzione di mezzi diproduzione e di merci permane(a livello europeo e in tutti iprincipali paesi imperialisti). Questo fenomeno, se da un latoesprime la crescente difficoltàdi valorizzazione del capitale –limite inerente la produzionefondata sulla proprietà privataborghese - dall’altro indica lapossibilità di un nuova discesadella produzione industriale, diuna nuova violenta distruzionedi forze produttive perristabilire le condizioni diprofittabilità.L’immissione di una montagnadi liquidità da parte dellebanche centrali (che equivale acirca il 40% del Pil dell’interaUE), i tassi di interesse al piùbasso livello, non sono serviti acompensare l’effetto depressivodella recessione, non hannostimolato una duratura ripresa,non hanno risolto il problema

dei mercati. Hanno solorafforzato la speculazionefinanziaria, accresciuto lapletora di capitale monetario,mentre dilaga la disoccupazionee l’indigenza tra le masselavoratrici . La sovrapproduzione di capitalein tutte le sue forme – generatadalle contraddizioni interne delcapitalismo – e le sueconseguenze (la distruzione dicapitale fisso e variabile è stataconsistente negli ultimi anni),rimangono il fattorecaratteristico della situazioneeconomica. La sovrapproduzione si vacronicizzando all’interno di untrend discendente del saggiomedio di profitto, espressionedel declino imperialista. Di quila spinta alla distruzione delleforze produttive, alla de-industrializzazione, ma anchealle fusioni monopolistiche, alprocesso di concentrazione deicapitali in poche mani.Il "keynesismo privato” nellecondizioni attuali non ha alcuneffetto sulla produzione, sulPIL, l'occupazione, la crescita,ecc. Assicura solo all’oligarchiafinanziaria altra liquidità percontinuare a fare lo stesso giocoamplificatosi negli ultimi ventianni. Si creano così nuove bollespeculative, che prima o poiesploderanno assieme allevecchie, non ancora smaltite.

D i s o c c u p a z i o n emassiccia e di lungadurataPassiamo ai dati occupazionali,ovvero all’aumento delladisoccupazione che è lamanifestazione complementaredella sovrapproduzione. Il tassomedio di disoccupazionenell’UE a 17 è attualmente del12,1%; nell’UE a 28 (area euro)è del 10,9%. Sono record

storici. Nell’area euro ci sonooggi 27 milioni di disoccupati.Nell’ultimo anno sono aumentidi 615 mila unità.Significativo il fatto che ladisoccupazione è aumentata purin un momento diaffievolimento della recessioneverificatosi nel 2013. Anche unaeventuale ripresina non faràcrescere l’occupazione.Il tasso di disoccupazionegiovanile (15-24 anni) nell’areaeuro è del 24,4%. E’ previsto unulteriore aumento nel 2014.In 4 anni di crisi (2008-2011) iposti di lavoro persi nell'areaeuro sono stati 4 milioni. Vi sono notevoli disparità neltasso di disoccupazione. InAustria è al 4,8%, in Germaniaal 5,2% (con recriminazioni daparte dei padroni per la carenzadi manodopera specializzata insettori chiave per la crescita).D’altro canto, nell’Europameridionale la disoccupazionecorre ai livelli da depressioneacuta: in Grecia è al 27,3%, inSpagna al 26,7%, in Italia al12,5%, e in Portogallo al13,6%. In questi paesi ladisoccupazione generatasi nellacrisi si avvia ad esserepersistente, strutturale.Si fanno sentire pesantementesulle condizioni di vita dellegrandi masse gli effetti dei pianidi aggiustamento e di rientro deldeficit pubblico. Nel 2012 unquarto della popolazionedell’eurozona (125 milioni dipersone) è stata ufficialmentedefinita “a rischio di povertà oesclusione sociale”.La peste sociale della crisicapitalistica provoca maggioremiseria, peggiorano lecondizioni di lavoro, di vita, disalute, morali, culturali digrandi masse, mentre siarricchisce una esiguaminoranza.

La crisi capitalistica nell’ Unione Europea

La produzione industriale nell’UE dal 2000 al 2013 (fonte: Eurostat)

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11gennaio 2014

Dopo il Mali, un altro paese africano è posto sotto la tutela armata dell'imperialismo francese

Nelson Mandela, grandezza e limiti di un combattente antirazzistaUn mese fa la scomparsa diNelson Mandela è stata accoltacon grande dolore dal popolosudafricano e da tutta l’umanitàprogressista.Mandela resistette per 27 anninelle galere razziste senza mairinnegare di essere uncombattente con tutte le forme dilotta, compresa quella armata,contro l’infame regime diapartheid. Egli è stato un simbolo nella lottacontro il razzismo e il fascismo. La sua statura è tale che laborghesia imperialista,

rappresentata da Obama, Merkel,Cameron, Hollande, ha cercato dinascondere dietro di essa le suelampanti contraddizioni. Da un lato ne celebra la figura, edall’altro continua a trattarecome terroristi i militantipopolari che seguono l’esempiodi Mandela, dalla Palestina allaColombia, dal Polisario alKurdistan. Quale è il giudizio storico chediamo di Nelson Mandela?Egli è stato un nazionalistaafricano, che concepì ilmarxismo in maniera limitata e

ristretta, riducendolo a strumentoutile alla sola lotta control’oppressione razziale nel suopaese. Di conseguenza, non affrontò ilproblema dell’abbattimento delsistema di sfruttamentocapitalista, che è alla radice dellaoppressione della maggioranzanera. Anzi, stando al potere aprìmolte porte agli investimenti dicapitalisti stranieri.Grazie alla lotta del popolo nerodel Sudafrica, al sostegno deibianchi progressisti e a un vastomovimento di solidarietà

internazionale, Mandela ha datouna parziale soluzione allaquestione razziale in Sudafrica.Ma non ha posto le basi per lasoluzione della questione sociale,senza la quale non si puònemmeno risolveredefinitivamente la prima. Oggi il Sudafrica, in cuipermangono gravissimedisuguaglianze, è scosso dallalotta di classe. Anche lì si pone all’ordine delgiorno la questione del poterepolitico del proletariato, per ladefinitiva emancipazione sociale.

Mentre è ancora in corsol'occupazione militare francesedel Mali, altre truppe francesi(1.500 uomini) sono entrate direcente nella RepubblicaCentrafricana, occupandone lacapitale Bangui (operazione"Sangaris", che viene compiuta- anche questa volta - sottol'ipocrita copertura dell'ONU).Il pretesto è sempre il solito:pacificare il paese sconvolto daconflitti armati fra clan rivali. La Repubblica Centrafricana,ex colonia francese diventataindipendente nel 1960 edominata per alcuni decennidall'ex sergente e "imperatore"Bokassa, ha visto succedersi algoverno - dopo la suadestituzione - una serie dimilitari giunti al potere con deicolpi di Stato, e portati omantenuti al potere dai governidi Parigi finché quegli uominidifendevano gli interessidell'imperialismo francese. La Repubblica Centrafricana,che è uno dei paesi più poveridel mondo (nel quale un terzodella popolazione soffre lafame), possiede, tuttavia, delleimmense riserve di bauxite e dimetalli rari, possiede giacimentidi uranio e alcuni giacimenti dipetrolio recentemente scopertinel nord del paese. Essa occupa un ruologeostrategico di primariaimportanza nel cuore delcontinente, circondata da paesicome il Congo, il Gabon, ilCamerun e il Ciad, tutti soggettialle ingerenze delle potenzeimperialiste straniere che nesfruttano le materie prime.

Alle vecchie rivalità occidentalisu questi territori si è aggiunta,negli ultimi tempi, la presenzaeconomica della Cinaimperialista. La competizione nelle regioniminerarie e nelle terre agricolespinge i rivali imperialisti a unasuddivisione delle zone disfruttamento in funzione deinuovi rapporti di forza. E' per garantirsi il possesso diquelle ricchezze chel'imperialismo francese hascatenato l'"operazioneSanfaris": l'ultima di una seriedi guerre, di interventi e dioperazioni politico-militari chenon si cancellano dalla memoriadi ogni militante rivoluzionario. Negli anni '60 la Franciaimperialista ha fatto, e perduto,la guerra d'Algeria concentinaia di migliaia di morti;ha provocato - dal 1958 al 1963– 400.000 morti nel Camerun; èstata all'origine del genocidionel Ruanda; ha provocato ladivisione della Nigeria con lasecessione del Biafra; negliultimi tre anni (2011-2013) hacondotto quattro interventimilitari in Africa: Costad'Avorio, Libia, Mali e oraRepubblica Centrafricana.Contro il nuovo interventomilitare si è levata unanime lavoce di condanna delle forzecomuniste e antimperialistefrancesi: Armée Française Horsd'Afrique! E alla loro voce noi uniamoquella di tutti i comunisti e gliantimperialisti italiani: FUORI DALL'AFRICAL'ESERCITO FRANCESE!

India: la lotta degli operai della Maruti Suzukiprosegue nonostante la repressioneLe proteste per esigere ilrilascio di 148 operaiimprigionati da 17 mesi senzaprocesso, e per la revoca dellicenziamento illegale di 2300operai rei di aver lottato controlo sfruttamento, le ingiustizie eele umiliazioni imposte dalmanagement della MarutiSuzuki, non si fermano. Gli operai organizzatisindacalmente hannorecentemente svolto unosciopero della fame davanti iltribunale di Gurgaon, a cuihanno partecipato centinaia dicompagni di lavoro e familiari.Recentemente è stato rilasciatoil compagno Khan, dirigente delComitato operaio proccisorio,per assoluta mancanza di prove,

ma gli altri continuano alanguire in galera, rei solo diaver lottato per i loro diritti. La resistenza degli operai dellaMaruti Suzuki è un importanteesempio dello sviluppo dellalotta di classe degli sfruttati inAsia, che procede con ritmi esu scala significativa. La crisi economica ha acuito lacontraddizione fra capitale elavoro in molti paesi: India,Cina, Sud Corea, Bangladesh,Pakistan, Indonesia, Filippine...Solidarietà con gli operai dellaMaruti Suzuki! Immediatorilascio degli operai arrestati!Basta con le misure repressivedella polizia sugli operai e leloro famiglie! Riassunzione ditutti i licenziati!

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gennaio 201412

La Spagna di domani sarà repubblicanaE’ stato un evento storico. Cosìè stato definito dal PartitoComunista di Spagna(marxista-leninista) – PCEML -l’incontro statale organizzatodalla “Giunta StataleRepubblicana” nel mese didicembre. Per la prima volta dopo la mortedel criminale Franco, funzionaripubblici, consiglieri, sindaci,parlamentari, deputati regionalied europei, di diverseorganizzazioni, si sono riunitinell’Ateneo di Madrid ed hannoparlato pubblicamente eapertamente di Repubblica e dirottura con la "transizione" e ilregime della Costituzione del1978, . Più di 1.500 i firmatari dellaDichiarazione, la cui lettura haaperto l’incontro, svoltosi in unclima fraterno e di grandeemozione.Numerosi interventi hannoribadito l’importanza della lottaa favore della Repubblica, qualealternativa alla situazione dicrisi attuale, ed hanno postol'urgenza dell’unità d'azionedella sinistra , dell’unità politica

, come chiave di volta di talelotta .Lo slogan "La Spagna didomani sarà repubblicana" si èsentito dall'inizio alla fine dellamanifestazione, animata davibranti canti di lotta.Ha chiuso l'incontro “L’Himnode Riego”, dopo la lettura dellarisoluzione finale checonteneva la sostanza degliinterventi, una ferma denunciadella costituzione monarchicadel 78 e del suo regimeneoliberista, e l'impegno di tuttia continuare la lotta per laRepubblica.Il nostro partito fratelloconsidera questo evento unpasso importante perché è statoun’espressione dell'unità didiverse organizzazioni e partitiprogressisti e di sinistra intornoalla Repubblica. Questa unità èessenziale per affrontare consuccesso l’offensiva delcapitale, dei suoi agenti e delleistituzioni politiche,incorporando altre forze,riunendo le classi popolari estimolandole a passareall'offensiva.

Tunisia

I segni precursori di uninverno caldoContinua lo sviluppo delle lottepopolari in Tunisia. Alla finedello scorso novembre, neigovernatorati di Siliana, Gafsae Gabès è stato dichiarato losciopero generale, mentre intutto il paese sale lo stato ditensione delle masse popolari.Non si può escludere che leprossime settimane vedanol’esplodere di una nuovasollevazione di massa. Lo sciopero generale ha vistoscendere in piazza migliaia dipersone, per protesta contro lapovertà, la disoccupazione,l’emarginazione sociale,l’oppressione. Sempre più larghi settorisociali si gettano nella lotta. In tutti e tre le zone gliscioperanti hanno mostrato laloro opposizione al governodel “Movimento Ennahdha”,che ha messo in piedi unanuova dittatura corrotta erepressiva.Ennahdha e i suoi alleati hannosabotato, per salvare il loropotere, la soluzione che il“dialogo nazionale” avevaofferto: un governo di SaluteNazionale, capace di far uscireil paese dalla sua crisisoffocante e preparare elezionigenerali libere e trasparenti. Per l’ennesima voltaHennahdha ha rifiutato ognidialogo e il “quartetto” deinegoziatori continua arimandare le scadenze. In tal modo hanno perso ognilegittimità e credito presso lemasse popolari tunisine. La crisi continua ed implica

imperativamente uno sforzo dibilancio: cosa può costringereEnnahdha ed i suoi alleati,responsabili di tutto il tempoperso a scapito del paese e delpopolo tunisino, a cambiareatteggiamento? Cosa puòcostringere le forze diopposizione esitanti a romperegli indugi ed a praticare passiin avanti concreti nel rispettodella volontà popolare? Il ruolo di direzione politicadel movimento popolare daparte del Fronte Popolare, ed inparticolare del Partito deiLavoratori di Tunisia, diventain questa situazione intricatasempre più centrale edimportante.La cacciata dell’attualegoverno antipopolare e la suasostituzione con un nuovogoverno che esprima gliinteressi della classelavoratrice e delle massepopolari tunisine dipende inmassima parte dal suo ulterioresviluppo e dalla sua capacità diessere alla testa del movimentoprogressista, e di rappresentarel’unità politica del popolo. Questo fattore, assieme allosviluppo impetuoso di unanuova ondata di mobilitazionisono le condizioni essenzialiper la nascita della nuovaTunisia libera, indipendente edemocratica, per il PoterePopolare! Di fronte alle nuove sfiderinnoviamo la solidarietà el’appoggio alla lotta del popolotunisino, al Fronte popolare eal nostro Partito fratello.

Una “Grande coalizione” perrafforzare l’imperialismo tedescoDietro le frasi ipocrite e le vuotepromesse, nell'accordo dicoalizione fra CDU/CSU eSPD, ci sono alcune cose moltochiare. In sintesi: 1. La crisi del debito non èancora finita e pertanto ilavoratori devono continuare apagare per salvare le banche. 2. Si deve ridurre il rapportodebito, dunque ulteriori taglialla spesa sociale,privatizzazioni e contributi piùelevati.3. Meno diritti e menoprotezione legale dei lavoratori,licenziamenti e punizionipotranno essere applicati piùfacilmente.4. Maggiore flessibilità,intensificazione dellosfruttamento, allineamentodegli orari di lavoro in base agliinteressi dei padroni.5. Rafforzamento delle forze dipolizia e aumento dellasorveglianza.6. Transizione energetica alrovescio, con l’utilizzo dellecentrali a carbone, a favore deimonopoli del settore. 7. Mantenimento delle leggireazionarie sull’immigrazione.8. Riarmo e operazioni militari

in Afghanistan e altrove. Questo è il programma dellaGrande coalizione per iprossimi anni, volto alr a f f o r z a m e n t odell’imperialismo tedesco nellaconcorrenza internazionale.Lo slogan della "Germaniaforte" è lo slogan nazionalistaper rafforzare i grandi monopolie attaccare i lavoratori e i popolid'Europa e del mondo. La risposta dovrà venire dallaclasse operaia tedesca, dalleforze progressiste erivoluzionarie che sonochiamate a lavorare insieme eunirsi in un ampio fronte control’offensiva che si prepara.

www.cipoml.info