Scintilla, giugno 2012

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PROLETARI DI TUTTI I PAESI, UNITEVI! Organo di espressione di Piattaforma Comunista [email protected] www.piattaformacomunista.com Giugno 2012 1 euro Scintilla La crisi e le scelte La parola crisi deriva dal greco. Significa “separare” e in senso più ampio “discernere, decidere”. La crisi capitalistica spacca, lacera, apre crepe, fa vedere quello che normalmente, nei periodi di prosperità, non si vede. La crisi straccia le illusioni, spezza le futili certezze della società borghese, costringe a guardare la realtà per quello che è, mette ogni classe di fronte alle proprie responsabilità. La crisi svela il mostruoso parassitismo dell’oligarchia finanziaria e delle sue istituzioni nazionali e sovranazionali. Aiuta gli sfruttati ad avere una visione più razionale e realistica della propria condizione. La crisi con la distruzione delle forze produttive, con il marasma politico che inevitabilmente l’accompagna, suscita l’indignazione per la crescente disuguaglianza sociale e i privilegi di classe, acutizza l’antagonismo fra le due classi fondamentali della società: il proletariato e a borghesia. La crisi spinge alla lotta contro le sue conseguenze e per superare le cause che la originano, genera una pressione per la trasformazione sociale, solleva istanze di emancipazione. La crisi attuale canta il de profundis alla obsoleta proprietà privata capitalista e aiuta a comprendere che è necessario il passaggio alla proprietà collettiva dei mezzi di produzione, alla società pianificata. E’ la crisi stessa che pone di nuovo il proletariato e le masse lavoratrici davanti ad uno storico dilemma: dittatura della minoranza o della maggioranza della società? capitalismo o socialismo? Occorre discernere, occorre scegliere. Perciò in senso rivoluzionario diciamo: sia lode alla crisi! La sfiducia del proletariato al governo di rapina Monti-Fornero si esprima con lo sciopero generale!

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Organo di Piattaforma Comunista

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PROLETARI DI TUTTI I PAESI, UNITEVI!

Organo di espressione di Piattaforma [email protected] www.piattaformacomunista.com

Giugno 2012

1 euro

ScintillaLa crisi ele scelte

La parola crisi deriva dal greco.Significa “separare” e in senso piùampio “discernere, decidere”. La crisi capitalistica spacca, lacera,apre crepe, fa vedere quello chenormalmente, nei periodi diprosperità, non si vede. La crisi straccia le illusioni, spezzale futili certezze della societàborghese, costringe a guardare larealtà per quello che è, mette ogniclasse di fronte alle proprieresponsabilità. La crisi svela il mostruosoparassitismo dell’oligarchiafinanziaria e delle sue istituzioninazionali e sovranazionali. Aiutagli sfruttati ad avere una visionepiù razionale e realistica dellapropria condizione. La crisi con la distruzione delleforze produttive, con il marasmapolitico che inevitabilmentel’accompagna, suscital’indignazione per la crescentedisuguaglianza sociale e i privilegidi classe, acutizza l’antagonismofra le due classi fondamentali dellasocietà: il proletariato e aborghesia. La crisi spinge alla lotta contro lesue conseguenze e per superare lecause che la originano, genera unapressione per la trasformazionesociale, solleva istanze diemancipazione. La crisi attuale canta il de profundisalla obsoleta proprietà privatacapitalista e aiuta a comprendereche è necessario il passaggio allaproprietà collettiva dei mezzi diproduzione, alla società pianificata. E’ la crisi stessa che pone di nuovoil proletariato e le masse lavoratricidavanti ad uno storico dilemma:dittatura della minoranza o dellamaggioranza della società?capitalismo o socialismo? Occorre discernere, occorrescegliere. Perciò in sensorivoluzionario diciamo: sia lodealla crisi!

La sfiducia del proletariato

al governo di rapinaMonti-Fornero

si esprima con losciopero generale!

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Scintilla

Il governo oligarchico Monti-Napolitano, sorretto dalla santaalleanza dei partiti liberali eriformisti (PD–PDL-UDC),continua senza soste il suoattacco alle condizioni di lavoroe di vita della classe operaia edelle masse popolari. L’approvazione al Senato dellariforma del lavoro con lacancellazione dell’art. 18 e lariduzione degli ammortizzatorisociali, ottenuta con l’avallo deivertici sindacali confederali, èsolo l’ultima tegola sulla testadei lavoratori. Il discorso di Visco alla recenteassemblea della Banca d’Italiaconferma la politica di taglistrutturali e di sacrifici per lemasse, che procederà nel corsodella recessione.L’offensiva borghese nonprocede però senza ostacoli. Larisposta di lotta operaia epopolare non si ferma. Cresce losdegno e la rabbia delle massepopolari. Le masse non siarrendono davanti alla crisi delcapitalismo, si risveglianopoliticamente e radicalizzano leloro posizioni. Strati sempre piùvasti scendono in lotta edesigono che a pagare la crisisiano i suoi responsabili. Le recenti elezioniamministrative hanno messo inrilievo che stanno crollandonumerose illusioni, e con esse lafiducia nelle istituzioni borghesie sulle possibilità del sistemacapitalista. I riformisti e gli opportunisti, ibonzi sindacali, hanno maggioridifficoltà a svolgere il lororuolo di puntelli sociali delgrande capitale. Si divarica laforbice fra la base e l’apparatoriformista e socialdemocratico. Alla decomposizioneeconomica dell’imperialismo

italiano corrisponde ladecomposizione dei suoiprincipali partiti, l’instabilitàpolitica, la difficoltà a governareil paese.La borghesia fiuta l’aria, correai ripari per la perdita di“appeal” di Bersani, losbriciolamento del PDL, la crisidella Lega; utilizza Grillo pergestire la protesta e tira fuori dallogoro cilindro padronMontezemolo.Ci troviamo quindi in unfrangente particolare. Laborghesia in crisi profonda trovanella resistenza operaia epopolare un freno che leimpedisce di portare fino afondo il suo attacco. Da parte sua, il proletariato,ingabbiato dai riformisti e daisocialdemocratici non puòsviluppare fino in fondo la suaresistenza e passareall’offensiva. Questa situazione di stallo inrealtà favorisce il governoMonti e il fronte borghese, chesupportato dalle sue istituzioniinternazionali (UE, BCE, FMI)

m a n t i e n el’iniziativa e avanza passo dopopasso. Inoltre, esiste il rischio che laprotesta sociale possa finiresotto la direzione dell’ estremadestra, strumento del grandecapitale. La situazione può modificarsisolo se il proletariato, le grandimasse operaie romperanno gliargini riformisti esocialdemocratici, uscirannodall’attesismo che ancoracolpisce ampi settori della classee scenderanno in una lottadecisa e unitaria contro ilcapitale. Il limite attuale del movimentodi classe è soprattutto politico.Consiste nella debolezza e nelladispersione delle masselavoratrici, nella mancanza diprospettiva politicarivoluzionaria. Un passaggio fondamentale persuperare la debolezza e ladispersione sta nel realizzare ilfronte unico di lotta della classeoperaia e, sulla sua base, unampio fronte popolare

rivoluzionario contro l’offensivacapitalista, la reazione politica ela minaccia di guerreimperialiste, che unisca imovimenti e le forze che sirifiutano di pagare la crisi e idebiti del capitale. Occorre perciò costruire evalorizzare gli organismi diresistenza e di lotta unitari(comitati, consigli, ecc.), chesappiano raccogliere la massaoperaia (sindacalizzata o meno)e le masse popolari.Spetta ai comunisti lavorareall’unità rivoluzionaria dellaclasse operaia, affermando fra lemasse l’idea che occorre nonsolo lottare “contro”, ma anche“per”, indicando una via diuscita rivoluzionaria dalla crisidel sistema capitalistico. Perciòsosteniamo che la soluzionegenerale dei problemi cheattanagliano le masse deveessere vista nella conquista di ungoverno degli operai e deilavoratori sfruttati, che sorgadalla lotta stessa delle masse eabbia per base i loro organismi.Un governo che spezzi ildominio del capitale finanziarioe apra la strada alla societàregolata dei produttori associati.Questi compiti possono essereportati a compimento soltantoda un partito indipendente erivoluzionario della classeoperaia. Per questo è urgente sviluppareil lavoro teorico-pratico per lacostruzione dello strumentoindispensabile: il Partitocomunista del proletariatod’Italia, fondato sui principi delmarxismo-leninismo ed e l l ’ i n t e r n a z i o n a l i s m oproletario. L’unità dei comunisti su saldebasi è un imperativo. Ogniulteriore indugio è un delitto neiconfronti della classe operaia.

2 giugno 2012

La scesa in campo della classe operaiapuò fermare l’offensiva capitalista eaprire nuove prospettive politiche

Il terremoto e gli sciacalli del profitto a tutti i costiAd ogni forte scossa diterremoto in Emilia si èverificata una strage di operai,costretti nel “moderno nord” alavorare senza condizioni disicurezza, dentro strutturecostruite col criterio delrisparmio del capitale fisso,dichiarate agibili solo percontinuare senza sostel’estrazione di plusvalore.E’ di inaudita gravità che si siacontinuato a lavorare bensapendo che le scossesarebbero proseguite.

Questa non è una fatalità, è lalogica del massimo profitto atutti i costi!Dobbiamo difenderci daglisciacalli capitalisti che siarricchiscono sulla pelle deglischiavi salariati.Esigiamo il rispetto dellenorme di protezione eprevenzione. Si entri infabbrica solo dopo lenecessarie verifiche, con lestrutture messe in sicurezza.Rivendichiamo che il denarodelle spese di guerra e quello

stanziato per la costruzionedegli F-35, della TAV, vada allapopolazione colpita dal sisma.No all’aumento della benzina!Il “patto di stabilità” dev’essereabolito! Siano i capitalisti e i ricchi apagare per gli aiuti aiterremotati.I fatti dimostrano che ènecessario un altro terremoto,quello sociale del proletariato,per seppellire un sistemamorente. Operai organizziamoci!

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Scintilla 3

Dopo gli scioperi di marzoRiceviamo e pubblichiamoGli scioperi diffusi e spontaneidi Marzo contro l’interventorozzo e brutale del governosulla legislazione del lavoropossono rappresentare il puntodi svolta per una fase politica esindacale del tutto nuova.Approfittando della crisifinanziaria e della passivitàdelle Organizzazioni Sindacali,il Governo Monti, col sostegnodella maggior parte delle forzepolitiche, ha prima portato via,con un colpo di mano, una bellafetta delle pensioni e ha cercatopoi di fare la stessa cosa con idiritti e le tutele del posto dilavoro conquistati negli anni’60 e ’70. In pochi mesi, i ripetutiinterventi del Governo semprevolti a colpire la classelavoratrice hanno fatto maturarela convinzione di essere difronte a una sistematicaoffensiva politica e di classe.Gli scioperi di Marzo sono statila prima, efficace, risposta, chein soli dieci giorni ha impeditoal Governo di chiudere la”questione lavoro” con undecreto-legge. Una mobilitazione in gran partedecisa e attuata direttamente dai

lavoratori e dalle loro RSU, coneffetti confrontabili con quellidi uno sciopero generale per lachiarezza dei suoi obiettivi e perla vastità delle forze che èchiaramente in grado dicoinvolgere. Una mobilitazioneche ha espresso la forza e lafermezza di un soggetto politicocon cui ora tutti, Governo,Confindustria, partiti politici eorganizzazioni sindacali, sitrovano a dover fare i conti.Fallito il blitz del decreto legge,è incominciata una battaglia diposizione, che si èimmediatamente estesaall'insieme della politicaeconomica e sociale delGoverno e che sarà decisa dallacapacità di tenuta e di iniziativadei lavoratori. Non si deve accettare che labattaglia sull'articolo 18 siaconsegnata alla trattativa e allamediazione fra il Governo, leforze politiche e quellesindacali, se non addiritturamessa in secondo piano rispettoalla rivendicazione di generichemisure contro la crisi. Il risultato sarebbe solo quellodi diminuire la determinazionedei lavoratori e riconsegnarel’iniziativa a un Governo che

non la potrebbe riguadagnarealtrimenti, tanto è indebolitodalle tensioni tra le classi cherappresenta, tensioni che sonoproprio uno dei risultati dellarisposta operaia. E’ perciò decisivo mantenere lachiarezza sugli obiettivi cheriguardano i diritti e leconquiste fondamentali deilavoratori, dall'Articolo 18 alcapitolo Pensioni, che non puòcerto essere considerato chiuso,alla difesa del ContrattoNazionale.E’ su questa chiarezza, che i

lavoratori possono non solomantenere ed estendere la lorocapacità di risposta al tentativodi portare a termine lamanomissione dei loro diritti,ma prendere l’iniziativa eriaffermare l’insieme degliobiettivi sociali e politici dellaclasse operaia, cogliendo ognioccasione di lotta, nelle singolefabbriche come sul pianonazionale.RSU FIOM PIAGGIO -Pontedera (Pisa)RSU FIOM SAME - Treviglio(Bergamo)

giugno 2012

La holding vaticana traballaI loschi intrighi vaticani cipermettono di ribadireun’elementare verità.Lo stato Vaticano è una potenzafinanziaria, parte integrante estrumento dell’imperialismomondiale. Dunque unacomponente essenzialedell’oppressione economica,oltre che spirituale, che gravasulle grandi masse.Le sue attività lo rendono similea una holding con tentacoli neisettori più disparati, “filiali” chegestiscono affari in centinaia dipaesi, con grandi banchieri al suoservizio.Esportazione di capitali,proprietà di imprese industriali,di società di servizi, gestionedella sanità e dell’istruzioneprivata, assicurazioni, fondipensione, investimenti miliardariin azioni, prodotti derivati e titolidi stato: le vie del profitto e dellacorruzione sono infinite.

Lo IOR – banca senza sportelli emille ramificazioni, nota per lesue attività di riciclaggio,ricettazione, truffa e rapporti conla mafia - è l’espressione piùlampante di un impero temporaleil cui amministratoredelegato (il sovrano assolutochiamato papa) è fautore di unben noto paradiso: quello fiscale,situato tra le Bahamas e Panama.Essendo il Vaticano inserito nellaBabele del capitalismo, risenteprofondamente della sua crisi edella lotta fra gruppi finanziari.Ciò apre spazi per intensificare lalotta volta a porre fine ai privilegieconomici, sociali e fiscali delVaticano e dei preti, alle loroingerenze in tutti i campi dellavita sociale.Esigiamo l’abolizione dei PattiLateranensi, voluti dal fascismo,e dell’accordo del 1984 di Craxi,la rigorosa separazione fra loStato e la chiesa.

Le RSU degli operai della Piaggio e della SAME prendono la parola

Lo scopo dell’attentato allascuola di Brindisi, chiunquel’abbia commesso, è chiaro. E’stata una bomba per intimidire lemasse lavoratrici, gli studentifigli del popolo, per fermare lelotte operaie e sociali in corso intutto il paese, far retrocedere ilmovimento che si rifiuta dipagare la crisi e i debiti delcapitalismo e rigetta i ricatti diun ceto politico corrotto efatiscente, della mafia comefenomeno indissociabile dalleclassi dirigenti. Una bombacontro qualsiasi ipotesi dicambiamento, per la difesa adoltranza di privilegi, interessi eassetti di potere dei gruppidominanti e dei clan criminali adessi legati, cresciuti e consolidatiin anni di malaffare, politicaneoliberista ed antipopolare. Una

bomba per terrorizzarel’opinione pubblica, spostare adestra l’asse della vita politica,favorire soluzioni autoritarie,militarizzare il paese e faravanzare il fascismo.Come mai gli inquirenti, confilmati, testimoni, repertiscientifici, etc. nelle loro maniancora non hanno catturato gliesecutori del vile attentato?La storia delle stragi insegna chei terroristi sono forzeorganizzate, presenti nei ganglivitali dello Stato borghese, conprotezioni e coperture politiche,complicità nelle alte sfere.Perciò rimangono impuniti.Rinnoviamo l’appello allavigilanza e alla unità di lottadella classe operaia e delle massepopolari. In questo modo faremonaufragare i disegni reazionari.

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Scintilla4

Pubblichiamo l’ordine delgiorno approvato all’unanimitàdall’assemblea nazionale dilavoratrici e lavoratori, delegatiRSU e RSA di diverseorganizzazioni sindacaliconflittuali, disoccupati,studenti, militanti politici esociali, svoltasi a Roma il 26maggio scorso.Nonostante certi limiti, dovutialla influenza del radical-opportunismo, l’assemblea harappresentato un passo avantinell’unità dal basso di settoricombattivi del movimentooperaio e sindacale. Ciauguriamo che il percorsointrapreso vada avanti nellapratica di lotta, affrontando laquestione della direzoneautonoma degli scioperi, senza econtro la burocrazia sindacale, enello sviluppo di una veracoscienza di classe fra gli operaiavanzati.

L'assemblea convocata da RSUe RSA a Roma il 26 maggio haraccolto la spinta di chi stalottando contro l'aggressionescatenata dal governo verso ilmondo del lavoro. Ma siamosoprattutto indignati per larassegnazione o, perfino,l’assenso con cui le direzioniconfederali CGIL, CISL e UILhanno accompagnato e favoritoquesta aggressione.L'Assemblea condivide quantoproposto nella relazione eraccoglie le indicazioni e icontributi emersi dal dibattito.Le pensioni sono in via di essereridotte a sussidi disopravvivenza e l’età diquiescenza è stata portata alivelli inediti in Europa.Centinaia di migliaia dilavoratori messi fuori dalleaziende con accordi spessoricattatori vengono messi incondizione di non avere più néun salario, né una pensione, néun ammortizzatore sociale.I salari sono fermi da almeno 20anni, mentre i prezzi galoppano.I contratti nazionali sanciscono

la riduzione delle retribuzioni,l’aumento degli orari di fatto e laregola delle deroghe.La precarietà è diventata laforma generalizzata diassunzione: un esercito dimilioni di giovani vivequotidianamente senza diritti enell’incertezza più totale sulproprio futuro.La disoccupazione tocca livelliinediti ed è destinata a crescereulteriormente, per la chiusura ditante fabbriche ma ancheattraverso la drastica riduzionedell’occupazione nel pubblicoimpiego.I servizi sono stati privatizzati,peggiorandone la qualità eaumentandone i costi perl’utenza, mentre si faceva cassasui diritti e sulle retribuzionidegli addetti.Il padrone sceglie i sindacati dalegittimare, mentre gli altri inparticolare FIOM e sindacati dibase, vengono cacciati dallaporta delle aziende.Infine l’articolo 18, quella normache giusto 42 anni fa ha posto unlimite all’arbitrio eall’autoritarismo padronali, è inprocinto di essere cancellata,sopprimendo la funzionedeterrente della reintegra eripristinando l’effettointimidatorio della minaccia dilicenziamento contro chi si attivapoliticamente o sindacalmente ocontro chi, comunque, ha uncomportamento non gradito alpadrone e ai capi.In queste settimane in molteaziende c’è stata una massicciareazione contro questostravolgimento dell’articolo 18,con fermate, scioperi,picchettaggi, blocchi stradali emanifestazioni. Ma se stessimo all’azione delsindacalismo confederale diCGIL CISL e UIL tutto ciò stapassando senza una resistenzadegna di questo nome oaddirittura con un vero e proprioconsenso, in nome dellagovernabilità e della nuova“unità nazionale” che sostiene il

governo dei “tecnici” direttaemanazione della Bce, dell'Unione Europea e del Fondomonetario internazionale, dellaConfindustria e del sistemabancario italiano. Noi non ciriconosciamo in questa unitànazionale ma anzi ci battiamoper cacciare il governo MontiFornero.Il movimento di lotta nellefabbriche e nei posti di lavoro acui anche molti dei delegati edelle delegate qui presenti hannodato vita nei giorni scorsi devecontinuare, con l’obiettivo diimpedire la trasformazione inlegge del disegno Fornero.Siamo disponibili a valutare esostenere ogni iniziativa dimobilitazione che persegua glistessi obiettivi.Ma questa mobilitazione dovràrimettere in campo non solo ladifesa dell’articolo 18 e la suaestensione ai milioni dilavoratrici e di lavoratori che nonne sono tutelati (i precari e idipendenti delle piccoleaziende), ma anche unapiattaforma complessiva, perinvertire la tendenza a far pagarela crisi ai lavoratori e alle classipopolari. Intendiamo elaborarequesta piattaforma in manieracompiuta in un prossimoappuntamento assembleareanalogo a questo. In ogni casogia' da oggi proponiamo alcunipunti irrinunciabili:> Il blocco dei licenziamenti;> Il rinnovo di tutti i contrattiattraverso piattaforme costruitecon la partecipazionedemocratica dei lavoratori;> La riduzione degli orari dilavoro a parità di salario;> Un aumento dei salari e dellepensioni generalizzato econsistente;> Il ripristino di una scala mobiledei salari e delle pensioni pertutelarli dalla nuova inflazione;> La riconquista delpensionamento di vecchiaia a 60anni di importo adeguato;> No ai fondi pensione privati;> La definitiva abolizione di

tutte le forme contrattualiprecarie;> Il blocco delle privatizzazionie la ripubblicizzazione deiservizi gia' privatizzati;> Una politica fiscale di fortisgravi sul lavoro dipendente esulle pensioni compensatidall'aumento della progressivitàdelle aliquote e da unapatrimoniale sulle rendite e sullericchezze;> Il diritto al reddito, alla casa ealla gratuita' di tutti i servizipubblici per precari edisoccupati;> La elezione libera dei proprirappresentanti sindacali, senzaalcuna limitazione da parte delpadrone e senza riserva pernessuno;> L'abolizione della Bossi/Fini euguali diritti per i migranti.Si tratta delle rivendicazioniminime e essenziali perpreservare livelli di vita e didignità basilari in un paesecivile. Se sembranoincompatibili con il pagamentodel debito, diciamo: è il debitoche non va pagato.Per questi motivi, e per difenderel’articolo 18 nel suo valore difondo e nella sua essenzasimbolica, noi invitiamo tutte leRSU, le RSA, le organizzazionie le aree sindacali checondividono queste esigenze aorganizzare nelle prossimegiornate dell’8 e del 9 giugnomomenti di lotta: fermate,scioperi, azioni di protesta,presidi.Indiciamo per il pomeriggiodell’8 giugno, a partire dalle16,00 a piazza Montecitorio unpresidio della Camera deideputati che sta dibattendo delfuturo dei nostri dirittiInvitiamo tutte e tutti, RSU,RSA, organizzazioni e areesindacali a rendere permanentela lotta anche nei giornisuccessivi, fino all’ultimo giornoutile per impedirel’approvazione parlamentaredella controriforma Fornero eancora oltre nei prossimi mesi.

L'opposizione sindacale si organizzagiugno 2012

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Scintilla 5

Sulla parola d’ordine della nazionalizzazione delle banche

giugno 2012

Banche, banche, banche…non siparla d'altro in Europa in questianni di profonda crisi economica efinanziaria che sta scuotendol'intero sistema capitalistico. InItalia, da parte borghese siinvocano provvedimentigovernativi che sottopongano auna più stretta regolamentazione leoperazioni delle singole banche; asinistra, forze riformiste piccolo-borghesi chiedono illusoriamentela separazione delle operazionibancarie «sane» da quellespeculative; all'estrema sinistradello schieramento politico, alcunigruppi che si dichiarano comunistisi spingono più avanti e avanzanola richiesta di unanazionalizzazione delle banche inregime capitalistico.Quest'ultima posizione è quellache può generare le maggioriillusioni: non si vuol comprendereche, come misura rivoluzionariache apra la strada al socialismo, lanazionalizzazione delle banchepuò essere attuata solo da ungoverno rivoluzionario delproletariato in una situazione nellaquale il potere politico sia passatosaldamente nelle mani della classeoperaia e dei suoi alleati. Lenin, nel settembre 1917, allavigilia della Rivoluzione d'Ottobre,poneva con estrema chiarezza ilproblema: i primi provvedimentieconomici di un governorivoluzionario potevano essereattuati solo «con lanazionalizzazione delle banche,

con la fusione, cioè, di tutte lebanche in una sola banca di Stato».Così scriveva Lenin: «Le banche,come è noto, sono i centri della vitaeconomica moderna, i principaligangli nervosi di tutto il sistemacapitalistico dell'economianazionale. […] In che consiste dunquel'importanza dellanazionalizzazione delle banche?Nel fatto che un controllo effettivosulle singole banche e sulle lorooperazioni è impossibile (anche seil segreto commerciale è abolito),perché è impossibile seguire queicomplicatissimi procedimenti dicui si fa uso nello stendere i bilanci,nel formare imprese fittizie e filiali,nel far intervenire uomini di pagliae così via. […] Solo la nazionalizzazionedelle banche permette di ottenereche lo Stato sappia dove e come, dache parte e in che momento,scorrono i milioni e i miliardi. Esolo il controllo esercitato sullebanche - questo centro, questofulcro e meccanismo essenzialedella circolazione capitalistica -permetterebbe di organizzare sulserio, e non a parole, il controllo sututta la vita economica, sullaproduzione e distribuzione deiprincipali prodotti, di organizzarequella «regolamentazione dellavita economica» che altrimentisarebbe una frase ministerialedestinata a ingannare il popolo.Solo il controllo sulle operazioni dibanca, a condizione che essevengano effettuate in un'unicabanca di Stato, permetterebbe diorganizzare, con nuoviprovvedimenti facilmente attuabili,la riscossione effettiva dell'impostasul reddito senza che sia possibileoccultare i beni e gli introiti, poichéattualmente quest'imposta si riducein gran parte a una finzione.Basterebbe appunto decretare lanazionalizzazione delle banche; larealizzerebbero i direttori e gliimpiegati stessi. Qui non occorrenessun apparato speciale, nessunospeciale provvedimentopreparatorio da parte dello Stato:questo provvedimento può essereattuato con un solo decreto, «di

colpo», poiché lap o s s i b i l i t àeconomica di unt a l eprovvedimento èstata fornitaappunto dalcapitalismo che,nel suo sviluppo,è giunto sinoalle cambiali, alleazioni, alleobbl igazioni,ecc.

[…] I direttori egli altif u n z i o n a r i ,s ' i n t e n d e ,opporrebberor e s i s t e n z a ,cercherebbero diingannare loStato, di menarele cose per lelunghe, ecc., datoche quei signori perderebbero iloro posticini particolarmenteredditizi, perderebbero lapossibilità di lanciarsi in operazionifraudolente particolarmentelucrative. Qui è il nocciolo dellaquestione. Ma la fusione dellebanche non presenta nessunadifficoltà tecnica e se il poterestatale fosse rivoluzionario nonsolo a parole (non temesse cioè dirompere con le vecchie concezionie lo spirito abitudinario), e fossedemocratico non solo a parole(agisse cioè nell'interesse dellamaggioranza del popolo e non diun pugno di ricchi), sarebbesufficiente decretare, come misuradi punizione, la confisca dei beni el'arresto di quei direttori, membri diamministrazioni e grandi azionistiche tentassero la minima manovradilatoria o cercassero dinascondere i documenti e irendiconti.[…] Lo Stato potrebbe per la primavolta esaminare tutte le principalioperazioni finanziarie, senzapossibilità di occultamento, quindicontrollarle, per regolare la vitaeconomica e, infine, otteneremilioni e miliardi per le grandioperazioni dello Stato, senza doverpagare per i «servizi resi»

provvigioni esorbitanti ai signoricapitalisti.[…] La nazionalizzazione dellebanche renderebbe estremamentefacile la nazionalizzazionesimultanea delle assicurazioni, cioèla fusione di tutte le compagnie diassicurazione in una sola, lacentralizzazione delle loro attività,il controllo da parte dello Stato»(Lenin, Opere, vol. 25, pp. 313-317).Dopo la vittoria della Rivoluzioned'Ottobre, il decreto sullanazionalizzazione delle banche fupromulgato nel dicembre 1917,secondo le indicazioni di Lenin. Da ciò ne consegue che laparola d’ordine transitoria dellanazionalizzazione delle banche,così come quella del “controllooperaio”, in assenza di unasituazione rivoluzionaria sono sbagliate, perchè si trasformanoin parole d’ordine diavvicinamento e fusione a settoridi borghesia di Stato, alleorganizzazioni capitalistiche e airiformisti.Allo stesso tempo ricordiamociche in tutto il periodo che precedela rivoluzione la tattica del fronteunico è il mezzo più efficace dilotta contro il capitale.

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Marchionne ha più volteaffermato che il problema delcapitale oggi è la sovracapacitàproduttiva. E’ precisamente a tale scopo cheil governo Monti vuol snellire leprocedure di licenziamento.Le imprese vogliono mano liberaper ristrutturarsi e massimizzare iprofitti. Pretendono una classeoperaia completamente “messain libertà”. Mirano a regolare ilflusso di forza lavoro in entrata euscita a seconda delle loronecessità, sulla basedell’andamento del mercato edelle condizioni diaccumulazione del capitale. Per ottenere ciò i padroni devonopoter contare su un vasto esercitoindustriale di riserva, sempredisponibile (dunque stagnante ocronico), un serbatoioinesauribile di forza lavoro abasso costo, con condizioni divita sempre peggiori, impoverito,anche perchè non riesce a trovareoccupazione stabile. Da ciò ne deriva che uno degliobiettivi che si pone la borghesiaè quello di portare il più grannumero possibile di lavoratori inuna situazione di precarietà,lavoro temporaneo, lavoro nero,irregolarità, disoccupazione. Questo tipo di esercito di riserva– che serve a premeresull’esercito attivo e a frenarnele rivendicazioni - è alimentato

costantemente dal decadimentodelle imprese capitalistiche, è unaspetto della sovrapproduzione.In presenza di un esercitoindustriale di riserva di questotipo viene meno l’utilità diammortizzatori come la cassaintegrazione, che consentivanoall’azienda di mantenere ladisponibilità dei lavoratorimomentaneamente non utilizzati,da reintegrare in periodi diprosperità (esercito di riservafluttuante). Ora gli ammortizzatori socialidevono essere adeguati al nuovoesercito industriale di riserva,

dunque va ridotta la lorocopertura.Inoltre, la riduzione del costodegli ammortizzatori permette dispostare un’altra parte del salarioverso i profitti.Un altro aspetto di questodisegno capitalista è quellorelativa alla compressione deisalari. Chi sta dietro la riforma, ovverole grandi aziende multinazionalied esportatrici, ha poco interesseal mercato di beni di consumointerno. In pratica la competizione èsull’export. Quindi, è condotta

attraverso la compressione delsalario, con particolareattenzione a quello indiretto(sanità, previdenza sociale), cheaveva tenuto relativamenterispetto al decadimento delsalario diretto (quello in bustapaga) negli ultimi due decenni. Quanto sopra ci fa comprenderemeglio la politica del governoMonti e ci deve spingere asostenere obiettivi in grado diricomporre il fronte di classenell’incessante lotta fra capitale elavoro e a dar vita a un’azionepolitica rivoluzionaria fra lamassa lavoratrice.

Dietro la “riforma del lavoro”

Oggi, non domaniLa perdurante assenza in Italia di unautentico partito comunistamarxista-leninista, ha fra le sueconseguenze il fatto che la ribellioneal riformismo di settori delproletariato si indirizzi verso formetanto sterili quanto inconcludenti:dall’anarchismo al grillismo.

Questa sorta di “punizioni”dell’opportunismo sono in realtàutili al regime borghese e servono amantenere il proletariato in un vicolosenza uscita.Il ribellismo, l’estremismo, ilneoqualunquismo non possonofornire risposte al ritardo delprincipale fattore soggettivo dellar i v o l u z i o n e .Riflettono solo la disperazione dellapiccola borghesia declassata, lasottomissione al culto dellaspontaneità, che nega la possibilitàdi sviluppare la coscienza dellaclasse operaia al livello delsocialismo scientifico attraverso lapropaganda e l’azione di lottaq u o t i d i a n a .Per superare questa situazione ènecessario imboccare una strada chesia in controtendenza allaframmentazione e alla debolezza del

movimento comunista in Italia.Come andiamo ripetendo da tempo,questa strada non può che esserepavimentata dai principi delmarxismo-leninimo edall’internazionalismo proletario.Questo significa che l’unità deicomunisti e degli operairivoluzionari deve progredire neifatti, oggi e non domani, stabilendouna netta linea di demarcazionedalle tesi revisioniste esocialdemocratiche, con un distaccoaperto e definitivo da queste correntie partiti, così come dal settarismoinconcludente e dall’economicismo.Piattaforma Comunista è strumentodi questo processo, volto allaformazione del Partito comunistadel proletariato. Rafforzarlo, con unascelta di militanza al suo interno,vuol dire compiere un atto divolontà, di libertà e di responsabilità

per recuperare i ritardi, farechiarezza e battere le deviazioni utilialla borghesia, legare il socialismoscientifico al movimento operaio.

Scintillaorgano di Piattaforma Comunista

Editrice Scintilla OnlusDir. resp. E. Massimino

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Page 7: Scintilla, giugno 2012

Scintilla 7

Il capitalismo è un sistema cheva a picco e la borghesia cercadi trascinare nella sua fossa lealtre classi sociali.Larghe masse di lavoratoritornano a porsi la questionedell’alternativa globale alsistema attuale. Noi comunisti diciamo che unacondizione razionale dellasocietà potrà essere instauratasolo con la rivoluzione socialedel proletariato, cheemancipando se stesso liberal’intera umanità.Il socialismo è l’abolizionedello sfruttamento dell’uomosull’uomo, l’instaurazione direlazioni di cooperazione,collaborazione e aiutoreciproco fra i produttoriassociati.E’ la ripartizione dei prodottinell’interesse degli stessilavoratori.E’ lavoro assicurato a tutti, unapensione dignitosa, un tetto pertutti i lavoratori, l’abolizionedelle tasse per i salariati, lasanità assicurata, la cultura adisposizione delle masse, igiovani all’opera per la nuovasocietà, la separazione totaledello Stato dalle chiese, unavita senza preoccupazioni, unambiente pulito, laeliminazione della criminalità,la fine delle ingiustizie e deiprivilegi di classe. Il socialismo èun’organizzazione razionale epianificata della società alloscopo di accrescere la

ricchezza sociale, elevare illivello materiale e culturale deilavoratori, consolidarel’indipendenza e la difesa dellostato socialista. Nel nuovo sistema sociale ladirezione politica della societàè attuata dalla classe operaia,che realizza una forma didemocrazia nuova e superiore:la democrazia dellamaggioranza a beneficio dellamaggioranza. La base politica del socialismosono i consigli dei lavoratori(soviet) sorti ed affermatisi inseguito all’abbattimento delcapitalismo. Tutto il potere appartiene dejure e de facto ai lavoratoridella città e della campagnarappresentati dai consigli deideputati dei lavoratori. Si basadunque su una nuova esuperiore democrazia deglioperai, non sul dominio di unaminoranza di sfruttatori. I rapporti sociali nella societàsocialista - caratterizzatidall’assoluto dominio dellaproprietà sociale dei mezzi diproduttivizione voedall’abolizione dellosfruttamento – permettono lacrescita delle forze produttive ela soluzione in pochi annid’immensi problemi: la pienaoccupazione, la casa, la sanità,l’istruzione, i trasporti, iservizi pubblici, la sicurezzasociale, l’ambiente. Problemiche il capitalismo non puòrisolvere.

Noi non diciamo che ilsocialismo in quanto tale è lasoluzione immediata emiracolistica di tutti i problemisociali. Diciamo che il socialismo è ilsistema all’interno del quale lesoluzioni sono possibili edattuabili, perché sono abolite lecontraddizioni che generavanoi problemi, perché vengonostabiliti nuovi rapporti socialiche realizzano gli obiettivi difondo dei lavoratori efavoriscono un grado disviluppo superiore alcapitalismo non soloeconomicamente, ma anchepoliticamente, moralmente,culturalmente. Per dirigere le lotte odierneverso la nuova società, semprepiù necessaria e urgente, è

necessario formare un gruppocapace di lavoro ed iniziativapolitica rivoluzionaria, diirradiare una concezione delmondo scientifica. Occorre creare un organismopolitico sano, robusto,proletario, in grado di attrarrele forze genuine, di svilupparsie di lottare, gettando le basi delPartito comunista delproletariato d’Italia. Questo è il partito che la classeoperaia ha il diritto di averedopo tanti sacrifici, tanteillusioni, tante sconfitte. Perciò chiamiamo migliorifigli del proletariato e i giovanirivoluzionari a riflettereseriamente sulla situazione, asepararsi dagli opportunisti eda unirsi alla nostra attività perprogredire insieme.

giugno 2012

Per una condizione razionale della società

Conferenza dei partiti m-l d’EuropaIn un un clima fraterno e disalda unità internazionalista,si è svolta in Francia, loscorso mese, la riunione deipartiti e delle organizzazionid’Europa membri dellaConferenza Internazionale diPartiti e OrganizzazioniMarxisti - Leninisti(CIPOML).Il dibattito è stato incentratosugli sviluppi della crisicapitalista, le politiche diausterità imposte dallaborghesia per far pagare lacrisi alla classe operaia e aipopoli, la resistenza e ledomande di alternativapolitica che esprimono lemasse sfruttate e oppresse.

Particolare attenzione è stataposta alle tendenze cheemergono all’interno delmovimento operaio esindacale, alle posizione dellediverse forze politiche cheagiscono al suo interno, oltrechiaramente al lavoro svoltodai marxisti-leninisti.Notevoli i contributi sulletattiche da seguire per faravanzare la rivoluzioneproletaria.Un punto sul quale si èsviluppato il dibattito è statal’uscita dalla UE, dirittoinalienabile dei popoli.Al termine di un dibattitoricco e profondo, che ha vistoapporti da parte di tutte le

realtà presenti (Francia,Germania, Spagna, Grecia,Turchia, Albania, Danimarcae Italia), è stata approvataall’unanimità unadichiarazione comune, dicarattere politico.Tale documento, per ragionidi spazio, verrà diffuso sul web e pubblicatointegralmente sul prossimonumero di Teoria e Prassi.Sottolineiamo il ruoloinsostibuile della CIPOML,alfiere dell’internazionalismoproletario e della lotta perl’emancipazione della classeoperaia, alla quale siamoorgogliosi di appartenere e difornire il nostro contributo.

ConferenzaInternazionale

di Part i t ie Organ izzazion iMarxis t i -Lenini t i

www.c ipoml. info

Page 8: Scintilla, giugno 2012

Nel quadro del proseguimento edell’approfondimento della crisicapitalistica si pongono conmaggiore acutezza le questionifondamentali rispetto le quali leclassi sociali si dividono: laquestione della proprietà privata,quella della guerra. In particolareè oggi al centro del dibattito edell’azione politica la questionedell’appartenenza del nostropaese agli organismi e alleistituzioni sovranazionali comela UE e la NATO, la questionedell’euro.Sappiamo bene cosarappresentano queste istituzioni ei loro strumenti. La NATO è il principalepromotore e fomentatore diguerra, una macchina di guerra edi terrore direttadall’imperialismo USA persalvaguardare la sua supremaziamondiale. Oggi va riarmandosi,aggregando altri paesi, perprepararsi ad una nuovaspartizione del mondo.L’imperialismo generainevitabilmente la guerra.L’UE è un accordo fra stati emonopoli capitalistici per battereil socialismo e reggere laconcorrenza USA e cinese.L’euro è uno dei suoi strumenti. Oggi l’UE è più divisa eimpotente a fronteggiare la crisi.E’ la legge dell’ineguale sviluppoeconomico e politico delcapitalismo a rendere l’UEimpossibile o reazionaria, comegiustamente affermava Lenin.Ciò si esprime nei contrasti fra ipaesi UE, nelle tesi sulle “diverse

v e l o c i t à ” ,nell’abbandonod e l l a“ s o l i d a r i e t àr e c i p r o c a ” ,nella disputasugli eurobond,nel ritorno delprotezionismo,nella derivareazionaria. Per decenni èstato negatoq u a l s i a s idibattito sull’uscita da questeistituzioni. Ora con lo sviluppodella crisi e il possibile default dialcuni Stati le cose stannocambiando. A fianco degliopportunisti che continuano aparlare di riforma della UE,esistono settori della borghesiache per i loro interessi e privilegiparticolari guardanoall’abbandono dell’UE edell’euro (per rilanciare leesportazioni con la svalutazione).Altri settori nazionalisti,sciovinisti e fascisti della classedominante sono per una messa indiscussione dell’atlantismo, valea dire per una politica di guerranon subordinata agli USA ma adaltre potenze imperialiste. Se la questione dell’uscita dalleistituzioni e dalle alleanzeimperialiste venisse diretta daqueste forze non vi sarebbe alcunmiglioramento della situazionedella classe operaia, ma persinodei peggioramenti. Ma vi è un’altra via di uscitadalla crisi e dalle istituzioni delcapitale: quella rivoluzionaria

proletaria.In questo secondo caso l’uscitada UE, euro e NATO è il frutto diun processo di lotta di massa, diuna sollevazione delle masselavoratrici, con alla testa la classeoperaia. Questa soluzione èinestricabilmente connessaall’uscita rivoluzionaria dallacrisi capitalista, alla formazionedi un governo degli operai e deglialtri lavoratori sfruttati, sortosulla base dei Consigli e deiComitati operai e popolari. Questo è il solo governo chepossa spezzare il giogoimperialista della UE in manierafavorevole al proletariato urbanoe rurale, alle masse popolari,soddisfare le loro fondamentalirivendicazioni, che possarompere radicalmente una volta etutte con lo sfruttamento,l’oppressione dei lavoratori e lapolitica di guerra, gettando lebasi di una nuova società.Chi non sostiene questasoluzione, chi si nasconde dietroi più risibili sofismi e tatticismi

per non porre o per rinviare laquestione dell’uscita dalla UE,chi non riconosce l’inalienbilediritto dei popoli a uscire dallegabbie imperialiste,obiettivamente si schiera con lareazione, vuole che la classeoperaia e le masse lavoratricisiano strangolateeconomicamente, asservitepoliticamente, trascinate innuove carneficine.Rifiutiamoci perciò di pagare lacrisi e i debiti del capitale,rivendichiamo l’abrogazione deitrattati che impongonol’austerità, creiamo coalizioni disinistra che esigano l’uscitadall’UE imperialista, dall’euro edalla NATO, legando questaprospettiva all’alternativa dipotere operaio e popolare!Esigiamo il ritiro delle truppeinviate all’estero, per la fine dellapolitica di saccheggio edominazione dei popoli, diciamono alla corsa agli armamenti.Fuori dalla NATO, via le basiUSA, a fianco dei popoli cheresistono all’imperialismo!

Scintilla8

Uscire dalla UE, dall’euro e dalla NATOgiugno 2012

Il provocatorio massacro di 130civili a Hule, in Sira ha avutoun risultato preciso: rafforzarel’interventismo del bloccooccidentale a guida USA. I tamburi di guerra contro laSiria ora risuonano più forte.Anche da ciò si può capire chiaveva interesse al bagno disangue: le forze reazionarie alsoldo dell’imperialismoyankee.La storia recente ci ha mostratodiversi massacri commessi daibriganti al servizio del capitalemonopolistico, usati comepretesto per scatenare le guerre.Ad esempio l’11 settembre. Dai campi di addestramento inKosovo, fino ai giornalistiembedded, anche nel casosiriano l’infernale macchinadel terrore e dell’inganno stagirando a tutto gas.

L’Italia imperialista conferma,con l'espulsionedell'ambasciatore siriano, il suoruolo guerrafondaio. E che dire dei finti pacifisti,rotolati sulla via di Damasco,rapidamente trasformatisi intruppe ausiliarie?Eppure non era difficile capireche l’invio degli osservatoriONU sarebbe stato il velenosoantipasto dell’aggressione adun paese dilaniato da forzefiloimperialist e reazionarie.Ora, sotto la logora mascheradella protezione dei civili edella democrazia si vuolereplicare l’attacco alla Libia.Gli interessi in gioco sonomolteplici, a cominciare dalcontrollo delle risorseenergetiche, fino alla cinicastrategia sionista. La Siria è una spina nel fianco

del Pentagono, che vuoleridisegnare la regione secondo ipropri interessi, colpendo laresistenza palestinese e quellaantimperialista delle massedella regione.A questo scopo la CIA, isionisti e le petrol-monarchiefinanziano e appoggiano gruppiarmati salafisti che fomentanola guerra civile. Ad essi si aggiungono le forzespeciali dei paesi imperialisti,già presenti sul territoriosiriano.Russia e Cina intanto cercanodi salvare la faccia,sperimentano accordi, e sipreparano agli scontriinterimperialisti diretti. In questo scenario il regime diAssad si è dimostrato incapacedi dare risposte allerivendicazioni popolari,

generate dalle condizionieconomiche e dall’oppressionepolitica, ed è finito nellatrappola. E’ il popolo siriano che devedecidere il suo futuro,distinguendo fra le legittimeproteste e i tagliagole arruolatidall’imperialismo e dalsionismo; è il proletariatosiriano deve avanzare il suoprogramma politico,preparando le masseall’inevitabile adimento dellaborghesia.Il pericolo di guerra alla Siria eall’Iran è reale. Le forze comuniste,rivoluzionarie e progressisteuniscano le forze e si mobilitinocontro l’intervento occidentaleche innescherà un’escalationmilitare nell’area, a fianco dellaresistenza all’imperialismo.

No all’aggressione militare alla Siria!