Rivista arti marziali cintura nera 287 aprile 2 parte

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La rivista internazionale di Arti Marziali tradizionali, sport da combattimento e autodifesa. Download gratuito. Edizione Online 287 Aprile- 2 parte Anno XXIV

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li anni passano e passano per tutti. Questotuttavia non significa che tutti li viviamouguali. Per alcuni gli anni sono fonte dicrescita personale, un rosario di stazioni,dove la vita ci fa più saggi o per lo meno un

po' meno ignoranti. Per altri, è solo un processo dideterioramento, un lamento di quello che furono giornimigliori, un'inadeguatezza continua di un continuoanacronismo piagnucoloso. Mentre alcuni acclamano fuoridal loro asse "gioventù divino tesoro", altri proclamano lebenedizioni della pace e la saggezza della vecchiaia ...minuta differenza. La vita, nel migliore dei casi, è dunque uninterscambio di energia per saggezza. Una volta raggiuntala culminazione del fisico, vicino ai diciotto anni, tutto inquesto piano comincia inevitabilmente a deteriorarsi.L'accelerazione nel fracasso è un'altra costante di questoprocesso, più rapida la spirale logaritmica, quanto più si vaavanti. Brandelli fisici e lontane vestigia di quello chefummo, a partire dai quaranta tutto il mondo è responsabiledel suo viso. Alla fine, la legge sempre si realizza, tuttoquello che inizia ha una fine e nessuno esce vivo da questaesistenza.

Tuttavia i più spirituali credono che il processo assomiglialla metamorfosi della farfalla e che il fatto che lo spiritoabbandoni il corpo fisico è solo un passo nella catena ditrasformazioni del ciclo dell'Essere. La coscienza, in unmodo impensabile, sopravvive ed esiste in dimensioniineffabili, dove le costanti spazio tempo possiedono unvalore completamente diverso, e "la realtà" non ha lestesse costanti né lo stesso valore che gli attribuiamo nellanostra dimensione. Ma, parliamo del conosciuto, perchél’altro appartiene all'ambito delle esperienze personali o, insuo difetto, delle credenze.

Nonostante le differenze nel modo in cui è vissuta,l’esperienza di compiere gli anni ha alcuni punti in comuneper tutti, che ci rendono se non uguali, simili. Non potrebbeessere altrimenti, perché gli esseri umani hanno in comunequello di esserlo, simili. Per tutti il tempo passa sempre piùrapido; è una sensazione strana, ma i giorni si accalcano gliuni sugli altri in settimane che si convertono inevitabilmentein mesi e questi in anni. La nostra idea della vita, brunitanegli interminabili giorni dell'infanzia, forgia una prospettivasempre erronea della nostra convivenza con il tempo. Lapensiamo molto lunga e ogni volta la percepiamo più corta.

Al final para todos el tiempo de una vida es cada vezmas un soplo y el espacio entre el primer aliento y el últimose encoge progresivamente con el correr de los años. Losprimeros síntomas del deterioro físico llegan abruptamentea veces, pero casi siempre se cuelan inadvertidamente.Nadie nos explica que la vista se gasta, que el tacto pierdeintensidad y que en algún momento, una sola noche deparranda, no se recupera en menos de una semana.

Alla fine, per tutti il tempo di una vita è ogni volta unsoffio e lo spazio tra il primo respiro e l’ultimo si restringeprogressivamente con il passare degli anni. I primi sintomidel deterioramento fisico a volte arrivano improvvisamente,

ma quasi sempre si intrufolano inavvertitamente. Nessunoci spiega che la vista si consuma, che il tatto perdeintensità e che, a un certo punto, una sola notte di gazzarranon si recupera in meno di una settimana.

Che cosa è successo? Quando smisi di essere giovane?Questi segni e sintomi tanto ovvi non sono niente secomparati con quelli che si producono nella mente e nellospirito di chi li vive. Gli anni ti fanno obbligatoriamente piùtollerante e se non sei completamente stupido ... menoarrogante e impetuoso. Qualunque sia la tua natura, gli annitendono a moderare la carica, come la corrida il toro. Lasfrenatezza della sua uscita si tempera con i destini e lapunizione ricevuti.

La vita, tutti noi li infligge, ad alcuni più, ad altri meno, ciapplica la medicina eterna: le punte del picador, quelle chequanto più spingi nel tuo coraggio, più te le conficchi. Ilsangue che sgorga da tale incornata, ci sottrae forza e ci faconservatori, misurati, cauti. Tutti ci facciamo presto o tardiconservatori, quando abbiamo qualcosa da conservare,anche il respiro! Guardiamo quindi i capote che ci getta lavita con altri occhi e anche i più coraggiosi tra i coraggiosi,devono stringere le reni e andare di vescica per attaccarealcune situazioni.

Come al toro, la vita ci mette alla prova e ci vuotaaffinché tiriamo fuori quello che portiamo dentro, affinchéfacciamo quello che dobbiamo fare e noi ci vuotiamo inogni investita. La mente che è biologica è direttamenteinteressata da questo deterioramento, ma raramente lospirito accompagna il processo. Un giorno semplicementenon ci riconosciamo nello specchio.

Ti affacci a esso sperando di vedere una persona... etrovi un'altra. La presbiopia, non è altra cosa che questo,l'anestesia della benevola vita, che attenua i segnidell'invecchiamento. In questa società tanto superba ededita al culto del corpo, migliaia di sistemi esterni edinterni, dalla chirurgia alla vigoressia, regnano supremi,perché la vanità è l'ultima risorsa di negazione dellavecchiaia.

Volti che nascondono le rughe in un gioco di tira e mollache sfigura i loro portatori. Queste rughe, belle rughe, fruttodella risata di mille giorni, dello sforzo sostenuto, di doloriche ci fecero più grandi, queste rughe che dichiaranochiaramente, come disse Neruda “confesso che hovissuto!”. Queste sono ora negate, stirate o ricoperte, in unrictus inespressivo molto più vicino a quello di un buffone,un mimo istrionico, che a quello di una persona.

La vecchiaia porta molte pesanti limitazioni,inconvenienti funzionali, e limiti fisici ai quali niente nénessuno ci prepara. Invece di imparare la lista dei re gotici,quanto meglio sarebbe che i Maestri ci preparassero a ciò,avvertendo, segnalando, spiegando, che la vita sono cicli eche ognuno ha il suo posto sotto il cielo, la sua missione eil suo modo positivo o negativo di viverli.

Anche la vecchiaia però, quando si è vissuti di verità,può portarci molte cose gradite. La tranquillità davanti asituazioni che prima ti avrebbero affondato, perché gli anni

G

Traduzione: Chiara Bertelli

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danno prospettiva; la forza della certezza dell'esperienza di fronte alla fatica deldubbio; la temperanza e la capacità di godersi le piccole cose, del momentopresente, della compagnia gradita; la possibilità di riconoscere la differenza senzaessere sfidati, la non necessità di provare niente. La stima della differenza, il rispettoper essa. La dolcezza mescolata con l’intensità in uno sguardo vivido non conosceparagone.

Il saggio impara ad ascoltare e ad addormentarsi senza moine se non gli interessa.Perde la vergogna non la dignità. Sa essere gentile senza sforzo e sincero senzadanneggiare. Impara a tacere, perché conosce la futilità della chiacchiera. Sa dareconsiglio quando è richiesto e tacerlo se non lo è. Impara a staccarsi in realtà, acamminare leggero di bagaglio, comprendendo l’importante, scartando l’accessorio. Lavecchiaia semplifica la vita, come quella del bambino, l’altro suo estremo, è semplice.

Quando non si ha nulla da conseguire ma si sa come farlo, si è veramente saggi.Quando guardi indietro, normalmente solo ti penti di quelle volte nelle quali fosti unozoticone arrogante, un impetuoso imbecille che si credeva eterno e facestisuperfluamente male a qualcuno. Invece di quella frusta data al tuo caro caneche se ne andò via, non potresti averlo semplicemente rimproverato?

La vita ci tempera se siamo sufficientemente intelligenti perimparare da ciò che ci ha messo sulla strada. Altrimenti lavecchiaia è un calvario, un inferno spietato senza una piùpiccola punta di bontà visibile, uno sguattero tirannosenza remissione alcuna. Non c'è trucco che valga,uno diventa vecchio come ha vissuto; vivi dunquebene il tuo presente, perché questo è l'unicomodo per prepararsi al passo successivo delcammino. Accetta i cicli e comprendi il sensodi ognuno di essi. E soprattutto non averefretta di arrivare, perché come nel viaggioverso Itaca alla fine comprenderai che ilsenso del viaggio sta in se stesso.

Alfredo Tucci è Managing DirectorBUDO INTERNATIONAL PUBLISHING CO.e-mail: [email protected]

Quando parti per fare il viaggio verso Itaca, devipregare che il sia lungo cammino, pieno di

avventure, pieno di conoscenze. Devi pregare chesia lungo il cammino, che siano molti i mattini

che entrerai in un porto che i tuoi occhi ignoravanoe che andrai nelle città per imparare da quelli chesanno. Tieni sempre nel cuore l'idea di Itaca. Deviarrivarci, è il tuo destino, però non forzare mai latraversata. È preferibile che duri molti anni che tusia vecchio quando approderai all'isola, ricco di

tutto quello che avrai guadagnato lungo ilcammino, senza aspettarti che ti dia altre ricchezze.

Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei nonsaresti partito. E se alla fine la troverai povera, nonè che Itaca ti abbia ingannato. Saggio come ben ti

sei fatto, saprai cosa significano le Itache.

Da “Viaggio a Itaca” di Kavafis Adattamento di Lluís Llach

https://www.facebook.com/alfredo.tucci.5

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Grandi Maestri

In occasione della presentazione del suosecondo DVD, in questo caso dedicato ad unodei temi più interessanti del Brazilian Jiu Jitsu,le tecniche di finalizzazione, abbiamo coltol'occasione per mettere di nuovo nellanostra copertina questo straordinariopersonaggio, Maestro di Jiu JitsuBrasiliano, per conoscere più cosesulla sua Arte e sul la suaappassionante vita.

Abbiamo chiesto al nostrocollaboratore Marcelo Alonsodi investigare in Brasile sultema e di investigare anchesulla storia e sulle opinioniche suscita nel mondo del JiuJitsu il Maestro Mansur.

Il risultato è un eccezionalereportage nel quale l'aspettoumano del Maestro appare conchiarezza come sopporto di unmodo di essere e di agireche gli è valso il rispettounanime del settore.

Il Maestro Mansur hapubblicato recentemente ilsuo primo libro “La Bibbiadel Jiu Jitsu”, nel quale gliamanti di quest’Artehanno trovatofinalmente un veromanuale di studio e diperfezionamento.

Nelle prossime edizioni,nuovi lavori tecnici delMaestro vedranno la luce.Questo mese le finalizzazioni...ma il mese prossimo... propriocosì! Come uscire dal lefinalizzazioni! Un tema chenessuno ha ancora affrontato.Beh... è per questo che ci sonoi Maestri, o no? Non perdetevinessuno dei due! Vi lasciamo...nelle migliori mani...

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Grandi Maestri

Francisco Mansur, La Leggenda vivente del Jiu-Jitsu

Discendente di un certo Samuel che nel 1210 occupòuna regione montuosa del Libano, chiamata Mansour,Francisco Mansur è un esempio di uomo che non lesinasforzi per realizzare i suoi sogni. Nato e cresciuto nellapiccola e tranquilla città di Muriaé, all'interno dello Statodi Minas Gerais, in Brasile, Francisco non esitò mainell’oltrepassare tutti gli ostacoli che la vita gli misedavanti, al fine di raggiungere i suoi obiettivi.

Dopo essere arrivato a Río de Janeiro a 16 anni, senzaavere nemmeno un posto dove dormire, Mansur non soloriuscì a realizzare il suo sogno di conoscere Hélio Gracie,ma divenne inoltre uno dei 12 uomini che ottennero lacintura rosso e nera di maestro 8º grado, data dalcreatore del Gracie Jiu-Jitsu.

"Mansurè statocon la miafamiglia per

molti anni, sia nei periodi

buoni che inquelli meno buoni.Fin da bambino lo

ricordo sempreaccanto a noi.

Un'ottima persona, un buon carattere ed un

eccellente istruttore"Royce Gracie

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Dopo aver creato l'Accademia Kioto edaverla trasformata nella maggiore potenza delJiu-Jitsu per bambini, Maestro Chico (Paco)svi luppò un metodo singolare diinsegnamento, utilizzando l'Arte per aiutare ibambini e gli adulti con problemi neurologici,v is iv i , udit iv i e di comportamento,trasformandosi così in uno dei grandi punti diriferimento dello sport e meritando per questodiversi premi nazionali ed internazionali, inriconoscimento del suo lavoro. Nelle pagineseguenti , i l lettore avrà l ’opportunità diconoscere un po' di più la storia di questavera leggenda vivente dello sport che, a 66anni, continua ad insegnare Jiu-Jitsu,attualmente a New York.

Reportage

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Grandi Maestri

1º Strangolamento montato

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Reportage

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Da molto giovane, Francisco Mansur sentiva suo padreraccontare storie di un certo Hélio Gracie, una specie dieroe nazionale che affrontava e batteva qualunque lottatoreche incrociasse lungo il suo cammino. Era un vero peccatoche questo sig. Gracie vivesse così lontano, per laprecisione a Río de Janeiro, a 10 ore di autobus dalla suacasa a Muriaé, all' interno di Minas

Gerais. “Ho sempre sognato di andare a Río per conoscereHélio Gracie e diventare cadetto dell'aeronautica”, ricordaMansur che appena ebbe compiuto 16 anni decise, senza ilconsenso dei suoi genitori, di cercare di realizzare i suoi

sogni. Nel settembre del 1955, il giovanearrivava alla Centrale del trasporto per

strada di Río. Senza avere parentiin città ed un posto dove

dormire, Francisco passò laprima notte in un parco

pubblico, nel quartiere diFlamengo ed il giorno dopo, usò

gli ultimi centesimi che aveva perandare in autobus fino al Centro

dell'aeronautica, dove venneaccettato, ma bastarono tre mesi perché

il giovane Mansur scoprisse che nella vita inostri sogni non sempre diventano realtà. “Lamia esperienza nell'aeronautica fu un incubo, icadetti si prendevano gioco molto di noi e citrattavano come animali. Non mi adattai a quelsistema, finii per litigare con un superiore eduscii dal corpo”, ricorda Francisco, che uscìdopo aver realizzato l’altro suo sogno, dopoaver ottenuto un impiego in una banca. Ed inquella occasione l'adolescente andò verso il

centro della città, a cercare Viale RíoBranco 151, 17º piano, l’indirizzo della

famosa accademia Gracie.“Appena arrivai, mi feceimpazzire l'Accademia Gracie,era la cosa più bella che avessimai visto. Tutta piena dispecchi, con varie sale perlezioni private, l'accademiapiena, era veramenteimpressionante”, ricordaFrancisco che in quelgiorno, senza aver

Grandi Maestri

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ancora incontrato Hélio Gracie, mise l'Accademia Gracie comenuova meta nella sua vita. Il problema era il prezzo della quota

mensile, poiché l'accademia Gracie era frequentata solodalle classi agiate di Río de Janeiro. Cioè, c’erano solo due

modi per allenarsi lì, avere un buon stipendio o essere unlottatore leader che facesse parte della squadra Gracie.

Dato che lo stipendio che guadagnava in banca, appena glipermetteva di pagare le necessità basilari per sopravvivere,Mansur decise che il modo migliore di realizzare il suo sognofosse allenarsi duramente in un'altra squadra, per un giornocercare di conquistare il suo posto al sole tra i migliori. Fuallora che quel ragazzino di Minas Gerais si iscrisse adun'accademia gratuita di Judo, nell'associazione cristiana di

giovani. Dopo anni di al lenamento con i l Maestrogiapponese Nagashima, Mansur ricevette la cintura

marrone di Judo e comunicò al suo professore cheavrebbe fatto visita all'Accademia Gracie che aveva

fama di sfidare atleti di tutte le altre modalità inquell'epoca. “Nagashima si arrabbiò, mi disse

che non dovevo farlo perché Hélio dicevanelle riviste che tutti i judoka sono paurosi,

ma io volevo dimostrargli, pur essendoun suo ammiratore che non avevo

paura”. Racconta Mansur che

Reportage

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2º Strangolamento

1

3 4

1.1

3.1

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Reportage

“Feci 39 incontri di Vale-Tudo, spesso inpavimenti di cemento

coperti da teloni. La gente pagava per

vedere e riempivale palestre”

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decise di disubbidire al suo istruttore ed andòall'Accademia Gracie. “Appena arrivato dissi aHélio che lo ammiravo molto e che sognavo dipotermi allenare lì e che volevo dimostrargli che erojudoka ma che non avevo paura”. Comeimmaginava il suo Maestro Nagashima, HélioGracie lo provò con uno dei suoi allievi avanzati.Prima con kimono, con Moacir Luzia Valle. “Io loabbattevo ma appena cadevamo a terra, lui mifinalizzava rapidamente. La lotta cominciò ariscaldarsi, allora Hélio decise di mettermi a fare unallenamento senza kimono con Iván Lemos, che miinferse vari colpi. Uscii con gli occhi gonfi, con leorecchie sanguinanti”, ricorda Chico, che benchéferito uscì raggiante dall'accademia con quello checonsidera il suo maggior trofeo, il riconoscimentodel Maestro Hélio Gracie alla fine dell'allenamento.“Appena finito, si avvicinò e mi disse: Sei l'unicojudoka che conosco che non ha paura”, ricordacon emozione Mansur, che finì per essere invitatoad allenarsi con i fenomeni della squadra di Hélio.

Dopo questo episodio Francisco realizzòfinalmente il suo grande sogno, diventare allievo diHélio Gracie e passare ad allenarsi nell'accademiaGracie con nomi importanti di quell'epoca, comeJoão Alberto Barreto, Hélio Vigio, Carlson Gracie eWalter Guimarães.

Subito quel ragazzino cominciò a farsi notarenegli allenamenti ed in poco tempo difese il nomedell'Accademia Gracie in sfide di Vale-Tudo. “Feci39 incontri di Vale-Tudo, spesso in pavimenti dicemento coperti da teloni. La gente pagava pervedere e riempiva le palestre”, ricorda il Maestroche nonostante le molte esperienze come lottatoredi Vale-Tudo, non ha mai incoraggiato i suoi allievia salire sul ring.

L'eccellente tecnica e la grande abilità adinsegnare di Francisco Mansur, spinsero il lottatoredi Vale-Tudo e poliziotto Walter Guimarães adinvitarlo ad essere istruttore nella sua primaaccademia, Walter Guimarães Jiu-Jitsu. Da alloraMansur suddivise la sua quotidianità tra l'impiegoin banca, gli allenamenti nell'accademia Gracie e lelezioni che dava nell'Accademia di WalterGuimarães. Presto il poliziotto lo portò ad impartirelezioni nell'accademia di Polizia e Mansurcollaborò per quasi 10 anni, allenando le forzearmate.

Il Re dei bambini Nel 1965 Francisco Mansur decise di creare la

sua accademia, alla quale diede il nome di Kioto, inomaggio alla prima città giapponese dove arrivò ilJiu-Jitsu venuto dall'India.

“Capii che il Jiu-Jitsu non serviva solo percolpire e poteva essere usato come eccellentemetodo per educare i bambini”, rivela Mansur.

Grazie alla sua disciplina, al suo carisma e al suometodo speciale che sviluppò, i bambini che

avevano problemi di comportamento e dicoordinazione motoria, ottennero dei miglioramentisignificativi. “Iniziai ad essere raccomandato dagenitori di allievi e perfino da medici”, raccontaMansur, che in poco tempo trasformò la Kioto nellamaggiore accademia infanti le del Brasile,situandosi sempre tra le prime nei campionati diJiu-Jitsu, davanti persino alla stessa accademiaGracie e all'Academia Carlson Gracie, chedominava sempre tutte le categorie negli adulti, masi vedeva sempre minacciata nel conteggiogenerale dei punti dall'accademia di Mansur.

Dopo aver passato 19 anni imbattuto, Mansurfinì per soccombere alle pressioni di Carlson chevoleva che nella somma dei punti dei campionativenissero separati i bambini dagli adulti.

Grazie al suo incredibile sensodell'organizzazione, Francisco Mansur fu difondamentale importanza nella strutturazione delJiu-Jitsu come sport. Assieme al suo MaestroHélio Gracie e ad altri allievi come João AlbertoBarreto e Élcio Leale Binda, Mansur fu uno deifondatori della Federazione di Jiu-Jitsu di Río deJaneiro e della Confederazione Brasiliana di Jiu-Jitsu. Presidente del Consiglio di Maestri evicepresidente del Dipartimento Tecnico, MaestroMansur fu uno dei principali responsabil idell'adozione delle regole per le competizioni,come le nuove regole di arbitraggio e la gerarchiadelle cinture, in Brasile e nel mondo.

Jiu-Jitsu per disabili Aiutato da suo figlio Krauss e da suo nipote

Alvaro, Paco Mansur sviluppò un metodoutilizzando la tecnica del Jiu-Jitsu per trattareproblemi neurologici, di equilibrio, di sordità,mutismo, coordinazione motoria e problemi dicomportamento.

Una delle fonti ispiratrici del lavoro di Mansur perdisabili fu Fabrício Martins, fratello di uno dei suoimigliori allievi. Dopo essere rimasto cieco in unincidente d’auto ed essere caduto in una profondadepressione, Fabrício fu messo da suo fratellonelle mani di Zio Paco che con il carisma che locaratterizza, trattò il ragazzo come se fosse suofiglio. “Il Jiu-Jitsu riportò l'allegria di vivere aquesto ragazzo ed è diventato campione regionale,lottando con avversari normali”, si emoziona ilMaestro che da allora iniziò a ricevere diversi tipi didisabili nella sua accademia.

Un altro caso emblematico che il MaestroMansur e suo figlio Krauss non si stancano diraccontare, è la storia dal bambino autistico chedopo sei mesi di allenamento senza mai aver dettouna parola nell'accademia, emozionò i maestridicendo: “A mia sorella hanno regalato una pallada basket”. Da allora, il bambino non ha maismesso di migliorare, impressionando perfino imedici. “Ancor oggi Krauss si emoziona

Grandi Maestri

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“Mansur fu uno deipionieri ed aiutò ad

organizzare lefederazioni ed i

primi campionati diJiu-Jitsu. È stato

sempre una personaseria che ha dato

un'immagine moltopositiva del

Jiu-Jitsu, con una squadra di

bambini davveroforte”

Murilo Bustamante

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raccontando questa storia”, rivela il Maestro che oggi a 66anni s’inorgoglisce d’essere arrivato all'incredibile cifra di 20mila allievi, avendo formato 39 cinture nere.

Divinamente protetto La voglia di superare sempre nuove sfide è stata la

caratteristica basilare della personalità di Francisco Mansur;

Reportage

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Grandi Maestri “Mansur fu uno deifondatori dellaFederazione di

Jiu-Jitsu di Río deJaneiro e dellaConfederazione

Brasiliana di Jiu-Jitsu.”

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ciò lo portò a studiare Educazione Fisica (non lacompletò) e poi Diritto, finendo la sua carriera nel1976, a 36 anni d’età. Nel 1982, la versatile cinturanera fece alcune richieste e diventò un agente dipolizia.

Con la sua eccellente formazione ed il suocarattere, il Maestro non tardò ad avere problemi ecominciò a collezionare nemici tra i banditi eperf ino tra i pol iziott i . La legione di nemiciaumentò quando il Maestro Mansur decise diaprire un'impresa di sicurezza, assumendo 400uomini per occuparsi del la sicurezza di 16ospedali di Río de Janeiro. I r isultati nontardarono. Dopo aver subito 3 attentati, con untotale di 11 colpi di pistola, Mansur capì in praticail significato del Blasone della sua famiglia:Divinamente protetto.

Nonostante un recupero totale, il religiosoallievo di Hélio Gracie interpretò i tentativi diomicidio come un avvertimento di Dio e decise diandare in pensione, partendo nel Gennaio del1999 per gli Stati Uniti, per ricominciare tutto dazero. “Non c'era altro da fare, se rimanevo inBrasile mi avrebbero ucciso”, rivela il professoreche a 59 anni, pur avendo 4 filiali della Kioto inpieno funzionamento a Río, ricominciò daccaponegli Stati Uniti d'America. “Non ho mai avutopaura del le sf ide. Avevo già impart i to var iseminari di difesa personale, per la polizia degliStati Uniti, avevo già vari contatti a New York, ilche mi rese tutto più facile”. Grazie all'eccellentelavoro di Mansur, presto il Kioto Brazilian JJSystem diventò un punto di riferimento di qualità.Oggi, oltre alla sede di Long Island, Mansur contagià su 6 filiali. “Impartisco lezioni tutti i giorni,dalle 7 del mattino alle 10 di sera, in 10 oraridifferenti”, rivela il fondatore della New York StateBJJ Federation.

Accademia Kioto Fondata nel 1965 a Rio de Janeiro, Brasile, dal

Gran Maestro Francisco Mansur, l'Accademia Kiotodi Jiu-Jitsu ha avuto una storia di continui successied ancor oggi è considerata tra le più rispettateaccademie di Jiu-Jitsu del mondo. Per le sueinstallazioni sono passati più di 19.000 allievi, sonostate formate 39 cinture nere, istruttori ededucatori.

Il Sistema Kioto di Jiu-Jitsu I movimenti del Sistema Kioto di Jiu-Jitsu

ubbidiscono ad una forma progressiva di attiriflessi, controllo ed intelligenza. Lo studio e lapratica di questo Sistema sono stati costantementeraccomandati da medici, psicologi ed educatori,perché è un'attività completa nel processoeducativo e funziona anche come palliativo ditensioni psichiche e come fattore di sviluppo fisicoe mentale di chi lo pratica.

Il sistema pone l’intero suo fondamento sulladisciplina. Ma oltre a ciò stimola e sviluppa:

Propriocezione: capacità di ricevere stimolioriginati all'interno dell'organismo, ottenendo unmigliore adattamento ed una migliore “integrazionepolisensoriale” con il dominio del proprio corpo, lanozione di lateralità, di spazio e di posizionamentocorporale.

Psicomotricità: sviluppo della consapevolezzadell'azione, della coordinazione motoria edell’equilibrio.

Intelligenze Multiple: “saper fare”, conoscenzalogico-matematica, conoscenza dei propri limiti erelazioni interpersonali.

Fiducia in sé stessi: viene stimolata, dandoall'individuo la possibilità di vincere “sé stesso”,come anche le sue paure.

Grandi Maestri

“Ammiro il fatto che abbia dedicato il suo lavoro allanostra professione. Merita tutto il mio affetto ed il

mio rispetto. Oggigiorno non ci sentiamo spesso,dato che vive negli Stati Uniti da molto tempo.

È un mio buon amico ed è stato a noi sempre moltovicino. Chiedo a Dio che vegli su di lui e che lo aiuti acontinuare ad essere la grande persona che tanta

allegria mi ha sempre dato”Hélio Gracie

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Reportage

“Dopo aver subito 3attentati, con un totaledi 11 colpi di pistola,

Mansur capì inpratica il significatodel Blasone della

sua famiglia:Divinamenteprotetto.”

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Reportage

“Chi conosce il SistemaKIOTO JIU-JITSU

(SKJJ), pur essendo

fisicamente debole”

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3

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1ª Chiave al braccio nella 2ª immobilizzazione

Le tecniche di finalizzazione sono tra lepiù apprezzate dai praticanti di altri stili

per quanto concerne il Brazilian Jiu Jitsu.Le serie che potete vedere in queste fotoappartengono al libro “La Bibbia del Jiu

Jitsu”. Queste tecniche e molte altre sonostate appositamente sviluppate nell'ultimo

lavoro in DVD del Maestro Mansur,dedicato esclusivamente alle

finalizzazioni.

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Sistema cardiovascolare: aumenta il volume di ossigenoportato a tutte le cellule del corpo attraverso il sangue,diminuendo la frequenza cardiaca di riposo ed aumentando ilsuo condizionamento, oltre a rendere le arterie più flessibili,diminuendo la deposizione di placche di grasso nelle paretiarteriose, il che riduce di conseguenza la pressione arteriosa,per facilitare il ricircolo sanguigno.

Sistema muscolo-scheletrico: lavora sui muscoli, apportandobenefici in termini di resistenza fisica e di tono e sviluppando imuscoli toracici, migliorando la ricezione di ossigeno.

Sistemi nervoso e psicologico: il Jiu-Jitsu è un'attività utile aliberare tensioni e a diminuire lo stress, regolando le ore disonno, il riposo e l'appetito, rafforzando la fiducia in sé stessi, laconvivenza, la socializzazione e la disciplina.

Metodo dell'Accademia Kioto di Jiu-Jitsu

Il Maestro Mansur spiega che il metodo Kioto ha comefinalità lo sviluppo del potenziale di tutti gli individui, mirandoin particolar modo alla difesa dell'individuo, senza la praticadella violenza. “Chi conosce il Sistema KIOTO JIU-JITSU(SKJJ), pur essendo fisicamente debole, è nelle condizioni didifendersi da qualunque aggressione attraverso movimenti chehanno per base il principio della leva, senza necessariamentedover usare la forza o la violenza”, spiega il creatore delsistema, mirando allo sviluppo fisico e mentale dell'atletacome punto forte del Jiu-Jitsu insegnato da lui e dai suoiistruttori. “Il nostro metodo sviluppa le qualità positive moralied intellettuali dal praticante, perché non si tratta di una lottabensì di un sistema di difesa che esige prima di tutto l'usodel l ' intel l igenza, per sferrare i l colpo che si desideraapplicare”, riassume Mansur.

In base agli insegnamenti del suo Maestro ed idolo HélioGracie, il Maestro Mansur si è preoccupato sempre di nonallevare dei bulli e di trasformare i praticanti in personefiduciose. “Eliminando dall'inconscio la paura all’impatto fisicoche tutti hanno, il praticante naturalmente diventa capace diaffrontare qualunque aggressione, come qualunque situazionedifficile in qualunque settore di attività, perché non temendo disubire aggressioni che possano causargli dolore, non temerànemmeno una qualsiasi aggressione psicologica”, conclude ilMaestro, spiegando perché il suo sistema sia tanto ricercato dagenitori e medici. “I bambini ed i giovani sono le maggiori vittimedell'insicurezza e delle paure e presto imparano ad avere fiduciain sé stessi e ad andare meglio negli studi, nello sport ingenerale e perfino nella loro relazione familiare, perché la fiduciache acquisiscono permette loro di diminuire e perfino dieliminare l'aggressività tipica degli insicuri e dà loro ladisinibizione indispensabile per relazionarsi con i loro simili.Questo è valido anche per gli adulti, perché la fiducia in séstessi è la molla chiave del successo, in qualunque ramodell'attività umana”.

Reportage “Il Maestro Mansur siè preoccupato sempredi non allevare dei bulli

e di trasformare ipraticanti in persone

fiduciose.”

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“Nell'epoca in cui fondammo la Federazione Carioca di Jiu-Jitsu attraverso il Consiglio Nazionale dello Sport, lui ebbe

un ruolo incalcolabile. Mansur è sempre stato un leaderformidabile. È parte della storia del Jiu-Jitsu brasiliano”

João Alberto Barreto

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“L'importanza di Francisco Mansur èenorme per il Jiu-Jitsu. Per la suadedizione e la sua attenzione per losport può essere considerato uno deigrandi istruttori e diffusori del Jiu-Jitsu.È un esempio di correttezza, di etica e ilpoter contare su Paco Mansur non haprezzo nel Jiu-Jitsu. Ha un ruoloessenziale nella diffusione del JJ comearte educativa, in grado di rigenerare edi restaurare il carattere e la parte fisica.Lui mette in pratica il sogno di mio padreCarlos Gracie, dove il Jiu-Jitsu ha unagrande funzione sociale”.

Róbson Gracie, Presidente della Federazione

di Jiu-Jitsu di Rio de Janeiro e padre diRenzo Gracie.

“Nell'epoca in cui fondammo laFederazione Carioca di Jiu-Jitsuattraverso il Consiglio Nazionale delloSport, lui ebbe un ruolo incalcolabile.Mansur è sempre stato un leaderformidabile. È parte della storia del Jiu-Jitsu brasiliano”

João Alberto Barreto, Uno dei più rispettati maestri formati da

Hélio Gracie.

“Quando iniziai a cercare il Jiu-Jitsu a19 anni, dopo 14 anni di Judo, miidentificai molto con il Maestro Mansur econ l'accademia Kioto, dove mi dedicaiad imparare il JJ. L'Accademia Kioto delMaestro Mansur ha come caratteristicheprincipali: la metodologia di

insegnamento, la disciplina e lo spirito difamiglia. Il Maestro diventa un secondopadre per noi, quasi un Guru. Mi sentomolto orgoglioso di far parte dellasquadra di cinture nere del MaestroMansur. Il Maestro Mansur hafondamentale importanza nella miaformazione professionale e personale”.

Marcus Vinícius de Lucia, Cintura nera formata da Mansur

ed oggi proprietario di una delle piùfamose accademie di Jiu-Jitsu d'America, il

Beverly Hill Jiu-Jitsu Club.

“La persona più buona, sincera ecarismatica che io abbia conosciuto. Ilsuo carisma è stato capace perfino dirompere la freddezza del

OPINIONI SU FANCISCO MANSUR

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Reportage

nordamericano. Quando arrivò negliStati Uniti, gli allievi gli davano la mano.Passato un po’ di tempo gli allievi loabbracciavano e lo baciavano in testa,esattamente come fanno i brasiliani”.

Krauss Mansur, (figlio)

“Un uomo con un carisma che non haeguali ed un cuore gigantesco”

Álvaro Mansur, (nipote)

“Il Maestro Mansur è una delle piùrispettate figure del Jiu Jitsu. Sonoorgoglioso di aver avuto il piacere diallenarmi con lui nella sua accademia aTijuca. Un esempio di maestro e diuomo”.

Ricardo Libório,

Una delle più famose cinture nere di Carlson Gracie, oggi leader dell'ATT

(American Top Team)

“Il lavoro di Francisco Mansur è perme un'ispirazione nel lavoro conbambini. Un lavoro tecnico ededucativo che si esalta nella disciplina.Ricordo che quando ero menoavanzato lo ammiravo molto per questequalità. Era molto competente comeeducatore e lavorava attraverso il Jiu-Jitsu a favore dello sport e dei bambini.Questo fatto si può notare ancheattualmente, con la Kioto che vince lamaggior parte degli eventi nel lecategorie per bambini. Loromantengono questa tradizione. Penso

che il nostro lavoro possa far crescereil Jiu-Jitsu come sport, attraverso ladisciplina”.

Leonardo Castello Branco, uno dei più rispettati maestri

del Jiu-Jitsu Brasiliano.

“Mansur fu uno dei pionieri ed aiutò adorganizzare le federazioni ed i primicampionati di Jiu-Jitsu. È stato sempreuna persona seria che ha datoun'immagine molto positiva del Jiu-Jitsu,con una squadra di bambini davveroforte”

Murilo Bustamante,Uno dei più rispettati lottatori

di Vale-Tudo del mondo

“Il Maestro Mansur è una dellepiù rispettate figure del Jiu

Jitsu. Sono orgoglioso di averavuto il piacere di allenarmi conlui nella sua accademia a Tijuca.

Un esempio di maestro e di uomo

Ricardo Libório

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Chiarire concetti

Ognuno di noi v iveun'esperienza simile madiversa dagli altri lungo lanostra vita. Strade, fiumi,oceani, continenti sonodiversi e vari. E così sonopersone con le quali ci sicol legherà nel nostropassaggio attraverso i lpianeta Terra. Sport,passatempi, aspirazioni,hobbies...Anche nel nostro mondo

marziale tutto è ugualmenterelativo e vario. Per fortuna,viviamo in costante movimento,ed esso dovrebbe essere semprein avanti ... anche se molti ottusi,illusi, ignoranti e spessi "idioti" cicostringano a fermarsi e anche"retrocedere", producendo in talmodo una perdita di tempoinestimabile.

Raúl Gutiérrez

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asta chiedere a unmalato terminale, unmoribondo os e m p l i c e m e n t equalcuno che abbiabisogno di "un po'

di tempo". Il tempo è oro, dice unantico aforisma. Molti di noisanno che cosa è e che cosasignifica veramente: Otteneresolo un po' di tempo, in certecircostanze, può diventareveramente necessario oppure vitale.

In Spagna, un paese in cui la vitaera molto piacevole, possiamoosservare ogni giorno come lepersone soffrono, condizionati avedere sempre più come i lorosalari abbassano invece diaumentare, li tolgono la lororetribuzione e sono lasciatinell'incertezza di quando ancheli toglieranno il posto di lavoro,o saranno gettati nella stradafuori dalle loro case per ilmancato pagamento, e morirannodi fame o uccisi di uno sparo perchésiano stati sorpresi a rubare cibo daun supermercato. Tutto questo si puòleggere sulla stampa quotidiana.

In breve, questo è una REGRESSIONE,una stagnazione, una perdita di tempocausata da individui senza scrupoli che, purtroppo, nonsiamo in grado di fermare o controllare perché non è allanostra portata, nelle nostre mani o potere.

Ho iniziato a praticare le arti marziali nel 1967, ma le mieincursioni di strada risalgono al 1960 per così dire. Eonestamente, le arti o sport avevano poco o nulla a che fare conla realtà di strada. Gradi, diplomi, medaglie, trofei e titoli sitrovano ad affrontare una realtà inamovibile quando "quello a piedinon sei tu, e uno al piano sei TU". Questo ti fa guardare al futuro indue modi, o meglio in uno o l'altro. Hai imparato la lezione? O vuoirimanere un fantasma?

In altre parole. Una persona che porta un'arma da fuoco avràpraticato o no tiro a secco, tiro in movimento, tiro d'azione o diguerra, dove si tratta di uccidere, o essere uccisi... ma davvero. Nonè di salone, palestra, campionato o spettacolo. Quale di loro avràsuccesso? E non è solo il successo, ma il foro in cui ti sei introdottoe se sei pronto a viverlo.

Capisco che tutto ha un processo, un tempo di adattamento, dicomprensione e analisi su chi siamo veramente? Che cosa è quelloche stiamo cercando in questa vita? Qual è il nostro pensiero?Dove vogliamo andare? Ecc.

Nei miei allenamenti personali, nelle mie lezioni, nei miei contattied esperienze costanti in questo mondo, ogni giorno imparoqualcosa di nuovo. E sono convinto che il risultato a raggiungeredipenda dal mio modo di comprendere, mettere a fuoco eincanalare queste esperienze.

Se guardo indietro al mio passato, posso distinguere molte cosein esso, la maggior parte di loro sempre buone e anche alcune

B

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Fu-Shi Kenpo

negative. Noi siamo comuni mortali, e quindi siamo avolte assurdi, a volte geniali. E dico che mai in quelpassato abbia avuto bisogno di complicare la miaesistenza, dovendo imparare diversi stili, tecniche etattiche; comunque e "quasi senza sapere nulla", sonosempre riuscito a uscire indenne in ogni incontro perstrada, indipendentemente da quanto complessi

fossero. E viceversa, non ho mai applicato quei nuovimateriali che stavo studiando semplicemente

perché erano troppo "complicati".Questo punto di svolta che ho citato

oggi, è stato in corso nella nostrasocietà per diversi anni, non importaquanto sia sviluppata la tecnologia,che ovviamente merita tutto il miorispetto e la mia lode. Il problemareale è che i genitori devono faresforzi incredibili in modo che i lorofigli possano studiare e ottenere un

titolo accademico "decente e benconsiderato", ma solo per incontrare

poi la difficoltà che semplicemente nonc'è OCCUPAZIONE. E Ingegneri,Architetti, Chimici o Medici sonocondannati ad accettare un posto dilavoro di sotto la preparazione acquisitacon tanta fatica e sacrificio. O, comesta accadendo ultimamente, i nostriprofessionisti sono tenuti ad andare atrovare più fortuna in altri paesi cheoffrono alcune possibilità in tal senso.

Ovviamente questo è un commentoscherzoso che cerca solo di ironizzare.La verità è che tutto è relativo, nulla èper sempre e nella vigna del Signorec'è per tutti. La nostra società ciimpone uno sforzo crescente, piùcollaborazione, partecipazione, tassepiù e più alte e sacrifici familiari e

personali... ma, ci godiamo menobenefici ogni volta.E ho messo questo semplice esempio,

con tutto il nostro sforzo riusciamo acomprare una macchina, che avrà anche

bisogno di una buona assicurazione, qualunquesia l'offerta e il prezzo; dovremo anche pagaretasse di circolazione, nel dovuto tempo passare ilVIT, e così via. In altre parole, si tratta di unaspesa costante. E cosa succede quandodobbiamo andare in un posto in città per farequalsiasi lavoro di ufficio? Troppo spesso ci

troviamo girando in tondo il blocco percercare di trovare un posto dove

parcheggiare legalmente, che,ovviamente, ne dovremo anche

pagare. E ancora, a volte, non sipuò nemmeno trovare quel

posto e non c'è unparcheggio pubblico in

zona o almenoqualche posto

disponibile. Questo ci

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costringe o lasciare l'auto lontano dadove abbiamo effettivamente bisognoper quel dannato lavoro di ufficio. L'altrascelta è di lasciare la nostra macchina"illegalmente parcheggiata" con il seriorischio che al ritorno, troviamo un belbiglietto sul parabrezza, o lo shock dicontrollare che la nostra macchina èstata rimorchiata via. Come possiamovedere, ci hanno messo alle strette,badati, controllati e sfruttati, inqualunque modo si guardi. Se il Comunenon ha predisposto aree di parcheggio onon ha costruito parcheggi pubblici,perché è il contribuente chi devaottenere sempre il peggio?

Ogni giorno siamo più su questomeraviglioso pianeta, i l cl ima stacambiando a causa della negligenza el'audacia umana. E con questo il nostromondo amato sta andando all'inferno.

Fortunatamente nel nostro del mondodelle arti marzial i , i l problema staseguendo un’impressionante traiettoriae una continua evoluzione. Oggi, quelloche m'impatta è vedere come queisogni che avevo nella mia infanzia in cuifacevo salti enormi volando attraversol'aria ed eseguivo delle prodezzeimpressionanti, ora, dopo 50 anni,questa si sta dimostrando possibile,naturalmente, con alcuni "limiti". SiaYoutube e Facebook, così come altrimezzi nella WEB, ci r iempiono displendidi e realistici esercizi, acrobazie,magnifici atleti e prodezze chesembrano film di fantascienza. Tuttoquesto ci fa pensare a qual sia il limitedell'essere umano su questo pianeta?Perché stiamo parlando solo diprestanza fisica, ma "l'uomo" ècostantemente sfidando la suagenetica, la medicina e molto altro.

In tutti i tipi di cose del genere, hocapito che ci sono alcuni primi passi equalche premesse, quanto l'alfabeto,dalla A alla Z. Anche nelle arti marziali,ci sono stili, livelli, programmi, gradi,ecc. Poi la nozione di ciò che tuttivogliono raggiungere con la formazionedi arti marziali esercita anche unagrande influenza.

Se il vostro scopo è di imparare le artitradizionali dell'antico Oriente, cercatestili tradizionali. Se si desidera soloimparare l'autodifesa, cercate stil ipratici, funzionali e semplici. Se quelloche volete è di competere ... ènecessario analizzare quanto vi piaccia

la competizione, il tipo di regole, ilsemi-contact o il full contact. Se sietemembri delle forze di sicurezza delloStato, verificate quali sono i vostriparametri di performance in questosenso, a seconda della forza diappartenenza. E se sei un delinquentecomune, allora "sta a soffrire."

L'ho detto in diverse occasioni, sia informa scritta o parlata, nelleconversazioni private, in corsi aperti onei media. Personalmente da quandoho iniziato a praticare gli sport dicontatto e le arti marziali, ho semprecercato di farlo con impegno,dedizione, sforzo, responsabilità edentusiasmo. Così ho sempre saputoapprezzare e valutare ogni sti le omaestro, con il quale ho avuto il grandepiacere di incontrare, al lenarmi eimparare da loro.

Così ho avuto vari gradi quali: 3° Danin Tae-Kwon-Do per l'"United Tae-Kwon-Do International"; 3° Dan Lima-Lama con Jorge Vazquez, UTI; 4° Dandi Karate Shotokan, per la FederaciónAlavesa de Karate in Spagna,riconosciuta dal Consejo Superior deDeportes; 6° Dan Full-Contact con BillWallace; 9° Dan Kosho-Ryu Kenpo,MIKKA; 10° Dan Fu-Shih Kenpo.

Praticare e conoscere altri stili èqualcosa di necessario per riuscire acapire i valori che ciascuno di essihanno. Anche per ammirarli e rispettarlie ringraziare tutto quello positivo chehanno dato al nostro modo di vedere epraticare le arti marzial i . Quandogiovani e abbiamo tanta vitalità, energiaed entusiasmo, siamo in grado diassorbire molta conoscenza, comespugne imbevute che assorbono tutto epoi sono spremute. Con salute egioventù non c'è alcun problema. C'èsperpero di energia e un sacco difantasia nel nostro "Ego", ma colpassare del tempo e s’invecchia,chiudiamo gradualmente il cerchio emanteniamo solo ciò che veramente ciimpressiona, ciò che ci piace e quelloche sembra di essere la cosa giusta.Semplifichiamo.

Nella mia lunga carriera marziale hovisto come un concorrente, peresempio, è stato in grado di vincere intutti I suoi combattimenti in unCampionato del Mondo semplicementecon il suo calcio laterale. Era quello chefaceva meglio, e lui lo sapeva. Non

Fu-Shi Kenpo

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importa in quale angolo fossero lui o ilsuo avversario. Sempre riusciva aimpattare con la sua tecnica di calciodove e quando volesse. Questo èl' intell igenza. Dico sempre ai mieistudenti, è necessario allenare e livellarele nostre abilità. Quello che non si fabene deve allenarsi abbastanza dasuperare queste barriere. Ovviamenteperò, quando siamo in un verocombattimento, o un campionato, non èconsigliabile di uti l izzare le nostretecniche più scadenti, néppure mostraretutto il nostro repertorio. Basta utilizzarele migliori tecniche o armi. Il resto è unrischio inutile.

Nel mio ambiente, vedo molti praticantidisorientati, forse fuori luogo, e ancheopportunisti che vedono le arti marzialisoltanto come un business. Se si tratta diun modo per guadagnarsi da vivere esostenere le loro famiglie, certamentepuò contare sul mio sostegno, la miaguida e la mia collaborazione. L'ho fattosempre lungo tutta la mia carriera, e cosìsono stato lodato quanto criticato. Nonimporta. Il problema non è mio, quandosi agisce di conseguenza.

Come sappiamo, c'è di tutto nelmondo ed è necessario che sia così.Ecco il nostro mondo e la nostra società.Gli intrusi che non riescano a soddisfarele aspettative di quest’ambiente, anchese intrusi, avranno poche possibilità disopravvivenza in questo settore, oaltrove. Tuttavia ci sono altri che sonoabili nell'organizzare e reclutare studentie lo sanno fare molto meglio di alcuniesperti che non fanno altro che mostrarele proprie capacità fisiche e tecniche, manon hanno la dedizione, il carisma o lacapacità di marketing per i lraggruppamento, l'esecuzione o lacanalizzazione del "business".

Ho incontrato persone cheaffermavano di essere 6º Dan, o condocumenti falsificati, che sono stati ipeggiori artisti marziali che abbia maiconosciuto nella mia vita, ma nelladirezione, organizzazione e istruzione,sono stati in grado di creare grandi artistimarziali o concorrenti. Ogni cosa ha ilsuo merito e la sua relatività.

D'altra parte, l 'ho anche potutoverif icare nel mio ambiente, non èprudente o consigliabile coccolare imediocri, personaggi senza carisma,praticanti o insegnanti goffi chesembrano blocchi di cemento quando simuovono, con un’insicurezza totale e concui si è indulgenti per rispetto, prudenzao la negligenza quando si dovrebbe direloro in faccia la realtà di quello che sono,perché alla fine vengono a credere chesiano veramente bravi; qualcosa come i"bipolari". Improvvisamente un giorno sialzano in uno spirito di "Grandi Maestri",creatori di nuovi sti l i , gestendo lacommercializzazione mondana al fine di"provare" a distinguersi come L'ULTIMO,IL PIÙ, ECCEZIONALE! E poi arrival'enorme imbarazzo, non di loro, perchéancora pensano di essere "diversi";infatti, la vergogna è per tutti noi che liabbiamo acconsentiti e supportato "perpietà", quando vediamo pubblicamente esentiamo le risate e le recensioni terribiliche emanano dalle bocche di quelli checapiscono e sanno di cosa si tratti.

Per queste cose della vita, all'altraestremità vi è una quantità enorme digrandi persone, esperti artisti marziali, chepotrebbero e dovrebbero essere nel piùalto dell’universo marziale. E nonostante illoro grande valore, il loro vasto talento e iloro magnifici contributi, non sono riuscitia ottenerlo. Forse perché il vero,

Raúl Gutiérrez

“Il termine Kung Fu non fa riferimento auno stile particolare. Kung-Fu significafare le cose giuste. Essere i migliori intutto ciò che facciamo. Pratichiamo ilKung-Fu senza danneggiare o ferire anessuno, ma per ottenere il rispetto,

la credibilità, la fiducia, l'amicizia e la prudenza.”.

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l'autentico, chi davvero sa e merita, è umile, rispettoso e non siconsidera se stesso come creatore o scopritore di qualcosa dinuovo. Ha dedicato la sua vita solo a investigare, a studiare e alavorare sodo sulla "ricerca di se stesso".

Certamente, parlare di sbruffoni, mediocri, traditori osciocchi, e rivelare i loro nomi non è degno di un buoncittadino, compagno o fratello ma citare alcuni di quelli cheho avuto il piacere di incontrare, trattare e godere, mi sembracorretto. E quindi voglio esprimere i l mio rispetto,l'ammirazione, la lealtà e gratitudine a: Luis Antonio Palao,

Asencio (RIP), José Banaclocha (RIP), Yee Seil (forzafratello! Ti ho ammirato dal primo momento), Maestro

Sergio Hernández (fratello, meriti la gloria e uno statusglobale di rilievo perché sei troppo grande), Martin

Luna, (stai riuscendo a farlo, mio ??fratello, e lo saiche sono accanto a te), Mario P. del Fresno (ho

sempre sentito che sia una grande persona e unottimo artista marziale e sapevo bene che

sarebbe diventato un ottimo maestro), DavidDomínguez ed Esther, continuate così! Sieteun bellissimo esempio di coppia nella vita edi binomio marziale. Dario Diaz Castro, seidavvero nobile e coerente, instancabilericercatore, studioso e onesto. Meriti diessere dove sei e sono sicuro chearriverai lontano.

Ora è quando un imbeci l lepotenziale, una persona complessatae ingrata d i rebbe d i impormi unapuniz ione o sempl icemente

esclamerebbe con facilità: "Troppi angeli!". Come Gesù Cristo disse: "Signore, lo

perdoni, non sa quello che fa."Amici miei, cerchiamo di semplificare la nostra vita.

Analizziamo quali cose in questa vita e tempi ci fanno sentiremale e quali ci causano la gioia, la felicità e la soddisfazione.Liberiamoci dei mali senza vendetta o cattivi sentimenti versochiunque e concentriamoci sulle cose belle di questo mondo.Non c'è bisogno di eseguire 20 diversi calci, ma quelli chesono davvero utile, pratiche, e consumano meno energiaper avere successo. Se sappiamo dove dobbiamo recarci elì dove andiamo non ci sono parcheggi e si rischia diottenere multa, è meglio che usiamo la metropolitana,l'autobus o semplicemente camminiamo, che è piùsano.

Troviamo il modo migliore per cercare di essere utilialla società, civici e rispettosi della natura e dei nostrisimili. E non dimentichiamo che un artista marziale,non solo deve esserlo durante i suoi momentid'allenamento in un dojo o scuola, ma ventiquattroore il giorno e in tutte le cose normali e di abitudinariedella nostra esistenza.

Il termine Kung Fu non fa riferimento a uno stileparticolare di combattimento. Kung-Fu significa farele cose per bene. Essere i migliori in tutto ciò cheintraprendiamo. Pratichiamo il Kung-Fu senzadanneggiare o ferire a nessuno, ma per ottenere ilrispetto, la credibilità, la fiducia, l'amicizia e laprudenza.

Fino al prossimo mese. Grazie

Fu-Shi Kenpo

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AFFRONTARE IL DIVARIO DI GENERE

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Cos'è il "divario digenere"? Nelle Arti

Marziali si riferisce allagrande differenza tra ilnumero di praticantimaschili e femminili. É

piuttosto semplice. Questoproblema esiste da molti anni

e ha subito l'analisi degliesperti, studi professionali,studi di settore, articoli digiornale e altri tentativi ben

intenzionati a comprendere e aoffrire possibili soluzioni.Niente ha funzionato.

Gli uominicontinuano a

essere più numerosi delle donne; essicostituiscono il 70% e le donne il 30%nelle scuole di Arti Marziali di tutto ilmondo. E perché? É forse culturale?Educazione sociale? Psicologica?

Fisiologica? Ha a che fare con il tempo(sono le donne più affollate rispetto agli

uomini)? Soldi? Intimidazione dell'ambiente?Istruttori con atteggiamenti "maschili"?

Nessuno sa davvero e ho il sospettoche non c'è una risposta unica. È

probabile che sia una combinazione dimolti fattori. Tuttavia la domanda

rimane: come possiamocambiare questo? E

perché dovremmofarlo?

Combat Hapkido

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Combat Hapkido

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Rispondiamo alla seconda domanda,perché è il più facile. Dovremmo averemolte più donne in lezioni di ArtiMarziali perché esse hanno BISOGNODELLA DIFESA PERSONALE ancor piùdegli uomini! Ci sono letteralmentemilioni di casi di violenza domesticaogni anno in tutto il mondo (molti nondichiarate), in cui le donne sono vittime.Oltre a rapine, stupri, furti d'auto,sequestri, scassi, aggressioni, ecc. Intutti questi crimini le donne hannomaggiori probabilità di essere vittime ela capacità di auto-difesa potrebbe farela differenza fondamentale tra una fugasicura o lesioni gravi. Pertanto, è unfatto indiscutibile che le classi di ArtiMarziali con un forte accento sulladifesa personale, beneficerebbe ledonne in grande misura e prevedrebbesofferenze indicibili.

Ora torniamo alla prima domanda,come possiamo ottenere più donne astudiare arti marzial i , o almeno aimparare tecniche di autodifesa?Onestamente non lo so! Ho trascorsooltre 40 anni in Arti Marziali e nonriesco ancora a capire. Un tempo, dametà degli anni '80 alla metà degli anni'90, ho posseduto e gestito una piccolacatena di scuole di Arti Marziali e hafatto tutto i l possibile per attirarepraticanti di sesso femminile. Hoannunciato classi speciali per esse; hoofferto corsi speciali d'autodifesa per ledonne; ho dato conferenze sullasicurezza delle donne; ho insegnatoseminari sulla prevenzione delleviolazioni alla comunità, senza alcuncosto... mi sono offerto di insegnareautodifesa per le organizzazioni delledonne, etc., ma niente ha fatto unadifferenza tangibile. Il rapporto tra lemie scuole è rimasto ostinatamente al70% degli uomini e 30% donne. Nonavevo altra scelta che accettare, anchese a questo giorno continuo a cercarenuovi modi per attirare più donneall'allenamento di autodifesa.

Negli ultimi 20 anni ho imparato unpaio di cose, e spero di esserediventato un po' più saggio. Io ancoranon so perché le donne, cherappresentano il 51% della popolazionemondiale, siano soltanto il 30% deipraticanti di Arti Marziali, ma ho alcunisuggerimenti per i proprietari di scuola

su come migliorare la situazione evoglio condividerli con voi:

1. Tagliate l'atteggiamento di"maschilismo"! Proiettate un'atmosferaaccogliente e non intimidatoria nellascuola. Non permettete che gli studentimaschi agiscano in modo arrogante,superiore, aggressivo o minaccioso.

2. Non focalizzate l'allenamento nellacompetizione sportiva (se nonstrettamente la specialità della scuola).La stragrande maggioranza deglistudenti è alla ricerca di un sistemarealista d'autodifesa.

3. Fornite un programma di "Fitness"che incorpori un sacco di tecniche di"lotta", come calci, pugni, gomitate eginocchiate, demolizioni, etc.

Nascondere i movimenti Arti marzialiin esercizi di fitness renderà divertenti efacil i le sessioni d'allenamento eattirerà quelle donne che inizialmentesolo cerchino di mettersi in forma.

4. Salvo che si tratti di una scuolatradizionale dove s’insegna un'artemolto tradizionale, dobbiamo ridurre ir ituali, la terminologia di Asia,l'abbigliamento tradizionale (a piedinudi) e l'atmosfera di culto. I lcomportamento servile e sottomessorichiesto degli studenti in questescuole, scoraggia molte donne chepotrebbero avere a che fare conquestioni di uguaglianza ediscriminazione nella loro vita.

5. Se possibile, avete una donnaIstruttore Cintura Nera, responsabiledell'allenamento "solo per le donne".Per le donne che si sentano a disagiodi praticare con gli uomini o prenderelezioni di un uomo. Non ridicolizzare nécriticare... per quanto voi ignorate leesperienze negative o traumatiche chequeste donne possano avere subito.

6. Se avreste classi miste nel vostroclub, dovete tenere sotto strettasorveglianza gli studenti di sessomaschile in modo che non approfittinol'allenamento per toccare le donneimpropriamente (soprattutto durantel'allenamento a terra e il "grappling"). Un

singolo episodio o denuncia possonorovinare la reputazione della scuola.

7. Gli studenti maschi possono esserela risorsa migliore... loro hanno madri,sorelle, figlie, mogli, fidanzate, colleghe,ecc. Chiedete loro di parlare con ledonne di sicurezza, difesa personale e ditutti i benefici delle Arti Marziali.Chiedete loro di invitarli a una classeintroduttiva gratuita. L'allenamento conun familiare o un amico è menointimidatorio e più confortevole.

8. Rivedete orari di classe e fate inmodo che si offrano almeno un giornodi lezione nel momento più opportunoper le donne che sono impegnati con ibambini e altri obblighi familiari. Dateloro l'opportunità di avere un po' ditempo "per se stesse".

Questi sono solo alcuni suggerimentiche ho imparato per esperienza e chesi sono dimostrati utili per attrarre etrattenere le studentesse.

Tuttavia, mentre stavo per finirequest’articolo, mi sono reso conto chemancava qualcosa... IL PUNTO DIVISTA DI UNA DONNA! Per discutere laquestione del basso tasso dipartecipazione femminile nelle ArtiMarziali con obiettività e affidabilità,dobbiamo ascoltare il punto di vista diuna donna. Questo contributo èessenziale se vogliamo veramentecapire le questioni sollevate. Così hodeciso di correggere tale svista echiedere a una donna di contribuire aquesto dibattito, scrivendo un articolodi follow-up sullo stesso argomento.Volevo una persona veramentequalificata, con una vasta esperienzapersonale come donna, e che avesseaffrontato le sfide di un mondodominato dalle Arti Marziali maschili.

Non ho avuto bisogno di andarelontano... semplicemente ho chiestomia moglie Trina che, nel corso degliultimi 23 anni, non solo ha fatto partedella mia carriera, ma ha anchesviluppato con successo la propriaidentità e la reputazione nel mondodelle Arti Marziali. Spero che abbiatevoglia di leggere il suo articolo, chesarà pubblicato nella prossima edizionedel Budo INTERNATIONAL.

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KUMOBITOU & ONIGUMO

Se guardiamo indietro e analizziamo la storia, non senza la disapprovazionecorrispondente, possiamo vedere che fin dai primi tempi, e non solo nel regno umano, ilcombattimento a corpo a corpo, come dice il nome, è stato fatto in varie circostanze,nelle quali i corpi dei combattenti finivano solitamente appiccicati l'un l'altro nellalotta. I Mongoli, gli Indiani dell’America settentrionale, gli Indianidell'Amazzonia, hanno movimenti simili che ci portano a diverse

prospettive di osservazione. La parola giapponese"Kumobito" 蜘蛛 人 ha la sua origine in quello che èconosciuto come "Kumo Gassen" - Combattimento diragni -, uno sport cruento che si svolge in modo

diverso in alcune parti del mondo, tra cuiGiappone, Fil ippine e

Singapore.

Normalmentein Giapponehanno usato ragnifemminil i , poichéavrebbero ucciso i loroavversari, se questinon ricevevanol'intervento e la cura dei loroproprietari.Nel caso di Singapore, in

questo sport si uti l izzanopreferibilmente ragni saltellantimaschili, che lottano appena

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per il dominio, quindi l'avversario, anche se sia ferito nelcombattimento, non è necessariamente destinato a morirecome succede nel caso dei ragni femmine. Questa "cultura di scommesse" nella Lotta di Ragni, o

"Kumo Gassen", esiste ancora oggi e si svolge ogni anno inKajiki, Kagoshima. Si ritiene la sua origine risalga al XVI secolo.Uno dei ragni (Kamae) è posto alla fine di un bastone di legno,e l'altro (Shikake) all'estremità opposta. Essi combatteranno alcentro del bastone.L'obiettivo principale di questa teoria, sviluppata per essere

utilizzata da persone con movimenti basati sulle mosse deiragni, è stato quello di affrontare un avversario che indossavaun'armatura. I cambiamenti sociali però hanno portato ariadattare l'attività in una proposta che potesse fornire risultatipiù efficaci in meno tempo per il confronto.Questo è il modo in cui è stato nato il "Onigumo" 鬼 蜘蛛,

tradotto come diavolo-ragno. Due versioni antropologichesono state utilizzate nella trasmissione del suo sapere: nellaprima, le sue tecniche sarebbero applicate alle zampe deicavalli che servivano i guerrieri samurai; la seconda, si centravanella completa distruzione dell'avversario e la suaimmobilizzazione in una sola mossa.Contraddizioni e differenze a parte, entrambi sono

considerati i metodi che si adattano alla forza dell'avversario,utilizzando leve come punti di equalizzazione della forzacorporale. Nel corso degli anni, il "Kumobito" e l’"Onigumo"sono stati introdotti come armi adiacenti in arti come Kumiuchi,Yoroi Kumiuchi e Jujutsu. La sua ricchezza e strutturalimanovre sono enormi.Per imparare a fondo questi aspetti all'interno dello Jujutsu,

si deve sapere che sia in piedi sia a terra sono necessari trepilastri:

1 - Imparare a difendersi...2 - ... creare opportunità...3 - ... e ne avvalersi di esse nel momento giusto.

Vediamo alloraImparare a difendersi significa equalizzare le forze di attacco

e difesa. Cioè, nessun attacco può avere effetto quando si èprudente. Nel caso di combattimento a terra, si tratta distudiare bene le posizioni e come riconquistare loro in caso diperderle. Significa isolare la forza di Tori in modo che si sentaimpotenti; imparare ad applicare la forza al posto giusto, comein angoli che forniscano la migliore circolazione.Se analizziamo la parola "difendere": dal latino, "defendere",

un verbo con diversi significati nelle sue accezioni transitivi(proteggere; patrocinare; parlare in nome di; fornire assistenza;proteggere; prevenire; vietare; proibire) e riflessivi (coprirsi;scusarsi; resistere a un attacco; proteggere se stessi; mettersial riparo; riguardarsi, ecc.), vediamo che c'è una lunga stradaper capire cosa vuole dire proteggersi o difendersi.Creare opportunità significa l'uso perfetto della strategia; è

dominare l'avversario fino al punto di metterlo in una posizioneche ci favoriscano con vantaggio; muoversi all'interno del suomovimento: essere sempre un passo avanti delle sue idee;convertire l'attacco di fronte in un'opportunità; aprire gli occhie la mente di visualizzare tutte le circostanze; permetterel'avversario di fare il suo gioco e, all'interno di questo, creare leopportunità. Molti sono lenti a liberarsi dall'ordine delle cose.Ordine significa uno stato mentale in cui non vi è alcuna

contraddizione, e quindi nessun conflitto. Questo non significastagnazione o decadenza. L'ordine che ubbidisce una formula,

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un ideale o concetto è semplicemente disordine. Se una persona si adatta a unmodello di pensiero - un ideale determinato di quello che lui o lei dovrebbeessere - in questo caso la persona non fa altro che imitare, regolarsi,disciplinarsi, sforzarsi, per adattare se stessa a uno stampo. Nel gioco reale checoinvolge attacco e difesa, non c'è ordine.Fare buon uso delle opportunità, anche se non tutte, deve essere un

percorso per i pensieri di vittoria. Avere chiaro l'intenzione di non diventare unavittima della strategia stessa, significa una tecnica di completamento. Moltiatleti fanno un buon gioco, ma falliscono nel completare. Gli angoli della forzae i muscoli devono essere studiati in modo che la tecnica funzioni al momento

giusto.Cercare il completamento è uno sbaglio. Approfittare del momento

opportuno per il completamento è giusto. Nella ricerca, vi è l'entitàche ricerca e la cosa ricercata, pertanto, vi è la dualità. E che cosa

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potrà trovare l’"io" che ricerca? Beh, se siete stanchi e con un ragionamento lento, quello che troverete saràd'accordo con la vostra condizione.Se un individuo pratica solo Jujutsu, troverà ciò che la cultura di quest'arte e la rispettiva pubblicità gli abbia

dimostrato; se si tratta di qualsiasi altra arte, troverà ciò che avrà imparato dalla cultura originale dell'arteche stia praticando, e così via. Approfittare dell’opportunità è in gran parte diventare vuoto, senzanessuna volontà e senza intenzione, e in una frazione di secondo diventare feroce e imbattibile.Sia per il "Kumobito" e per l’"Onigumo", bisogna comprendere che tutta la potenza generata nella

sua trazione è fortemente centralizzata nel suo asse d'equilibrio. La razionalizzazione della forzadistribuita nei poli superiore e inferiore del corpo, corrisponde alla riflessione del riverbero diquesta energia che, centrata sull'asse, svolge il ruolo del gran manutentore delle tecnicheutilizzate in Jujutsu.Diretta in questo modo, consiste nell'attaccare esattamente questo punto dell'avversario,

facendogli perdere l'equilibrio e quindi la sua forza. Molti maestri del passato hannoinsegnato i loro studenti di afferrare loro avversari per la vita e metterli fuori il loro asse,annullando la loro forza, che si diffonderà lungo loro arti. Cioè, la loro forza centraleè inviata alle braccia e alle gambe.Così, le seguenti forme di attacco a uke devono cercare questi punti

perché se lui è competente come combattente, proteggerà il suocollo e i suoi punti dispari. Molte posizioni in passato sonostate sviluppate per questo scopo e, in generale, letecniche di combattimento a terra sviluppato inJujutsu, consistono di cinque posizionifondamentali:

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Artes del Japón

Tate osae, Kami osae, Yoko osae, Ushiro osae, Renkaku osae.Tali forme corrispondono a tutte le vie necessarie per le esecuzioni primarie

delle tecniche di Katame no Gikkoo - modi per immobilizzare l'avversario sul tatami.In piedi, molte forme sono state sviluppate per l'immobilizzazione dell'avversario,

che per lo più scommettono sugli attacchi di Uchi no Gikkoo - "l'arte di battere", tradottoletteralmente.Le tecniche designate a traumatizzare Uke sono anche di grande valutazione, una volta

associate con le forme d’immobilizzazione.Ora dobbiamo rilevare che molte di queste forme sviluppate per un combattimento a corpo a corpo con

appena un solo avversario, devono essere adattate nel caso che l'attacco sia fatto da più di un avversario.L'unione di queste tecniche che utilizzano la presa e il trauma, rende lo Jujutsu un'arma di guerra preziosache investe gli avversari e li imprigiona in una rete di uscita difficile.

Contrariamente a quanto di solito è pensato, Jujutsu era la forma di autodifesa usata dai samurai nella lorovita quotidiana. Il loro pensiero era che, nel caso di essere attaccati di sorpresa, essi potrebbero avere unareazione rapida, e poi guardare il passo successivo da dare. Tali tecniche erano basate sul principio dieseguire una forma strategica di difesa, nel caso in cui fossero stati attaccati in qualsiasi posizione, in qualsiasimomento.Ci sono state molte scuole che hanno innovato con l'aiuto dell'ambiente in loro favore. Alcuni sono andati al

punto di formare i loro studenti nei contrattacchi in luoghi insoliti, come Onsen (stabilimento balneare), locande,foreste, ecc Questo ha reso possibile caratterizzare ogni scuola per le peculiarità del loro pensiero.Inoltre, diverse strategie possono essere utilizzate per raggiungere la vittoria, tra loro portando Uke a perdersi.

Utilizzato in quasi tutte le arti praticate dal Bugei, questa forma di "heiho" stabilisce il rapporto naturale con l'epocaSengoku Jidai, giacché le sue strutture di movimento e d’inganno favoriscono anche la vittoria. In passato, questotipo di strategia è stato utilizzato con l'aiuto di un ambiente che potrebbe ingannare Uke di fronte all'attacco. Cioè,Tori userebbe un muro, un grande albero, un movimento tra i cespugli ... in modo da coprire una parte del suo corpo. Quando ciò non era possibile, lui stabiliva una linea di mosse che confondevano il coordinamento di Uke,

costringendolo a perdere se stesso lungo i suoi movimenti. Vediamo un esempio di questo:Yuki-CHIGAI significa perdersi lungo il percorso. Quando Tori utilizzava qualsiasi dispositivo, come quelli di cui

sopra, cercava di far Uke andare avanti con l'intenzione di raggiungerlo, e anche prima di completare il movimento,s’indietreggiava un po' dando l'impressione che si considerava perso, per sorprendere Uke con un attaccoimmediato.

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Nel caso in cui non avesse alcun dispositivo e fosse stato costretto a evitare Uke, Tori eseguiva rapidamente un movimentolaterale in un numero pari di passi, in modo che l'interruzione del movimento fosse stata eseguita in unnumero dispari. Ossia, nell'intenzione di un movimento di sei passi decisi verso la destra, come Ukeaccompagnava il suo movimento, si sarebbe ritirato nel quinto passo per spostarsi in linea rettaverso il suo avversario, in modo che continuasse la sua traiettoria inconsapevole, ecostringendolo a girare il suo corpo per cercare di rimanere di fronte. Questa forma dimovimento era allenata ripetutamente fino a che non sembrasse naturale e senza dover fareaffidamento su un numero specifico di passi.Non c'è bisogno di spiegare che in ogni movimento, la verità è relativa e non assoluta.

Quando Tori, attraverso i suoi movimenti, dice che non c'è movimento, significa che ilmovimento è composto interamente da cose che non sono comprensibili. Che questomovimento sia percepito o meno dipenderà da molti fattori. Questo ci porta a concludere cheesso dipenderà da come Uke percepisca le cose. Visto dal punto di vista d’interdipendenza,possiamo sempre conciliare entrambi verità: la relativa e l'assoluta.Perché questo sia possibile, Tori deve "dare se stesso". In questo caso, questo movimento

significa non desiderare, non essere avido in modo di non precipitare il movimento. In terministrategici si dice che non essere avidi significa non voler raggiungerlo, condurlo, come in ungrande gioco per scherzo.In questo contesto strategico - Yuki-Chigai - anche se fondamentalmente è vero che nulla è

di nessuno, ciò non ci impedisce a diventare tutt'uno con il movimento di Uke, in modo chepossiamo conoscere il momento esatto. Non importa quanto insignificante il momento di modificarei passi - quello che conta è che lo sforzo sia autentico.Quando lasciamo la Via per andare verso la Via, raggiungiamo la Via. Raggiunta la Via, la Via è

necessariamente lasciata alla Via!Un Grande Maestro ha detto:"In primo luogo, rimuove ogni possibilità di movimento dal tuo avversario e poi avvia il tuo movimento."In altre parole, voleva dire che prima dobbiamo immobilizzare l'avversario, e poi iniziare un lavoro

costruttivo per il completamento.Immobilizzare è la stessa cosa che stabilire una posizione specifica, in modo che l'avversario non riesca

ad applicare le sue tecniche e movimenti.Secondo il dizionario, la parola “immobilizzazione” è un sostantivo che significa riduzione

all'immobilità.

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Artes del Japón

Se guardiamo la ricchezza enorme dell'universo della lotta aterra, vediamo che ci sono molti modi per immobilizzarel'avversario e anche molti modi per l'avversario dicontrattaccare dopo essere immobilizzato... ma se c’èpossibilità di reagire, è solo perché lui non è veramenteimmobilizzato! La verità è che nulla si ferma, tutto è inmovimento. Per tanto, la condizione di movimentodell'avversario deve essere anche immobilizzata e solo alloralui sarà veramente immobilizzato.Per quanto abbiamo capito, ogni movimento ha un centro e

ogni centro fluisce a seconda di quello che c'è intorno -opportunità. Una volta che questo è ben compreso, il secondo

punto è sapere che anche tu stai muovendo. Durante la lotta,tutto è in movimento, al lora i l tuo movimento el'immobilizzazione sono temporanei. Questi punti servirannocome base per costruire i tuoi obiettivi.Il centro di equilibrio si trova nell'addome. Un buon modo

per immobilizzare l'avversario è di tenere la sua schiena sulpavimento, in modo che il suo centro sia immobilizzato.I muscoli addominali sono composti di diversi gruppi con

differenti posizioni e funzioni. Il semplice fatto di praticareesercizi per gli addominali ha un’importanza molto maggiore diquanto la gente possa immaginare. La prima informazione daricordare è che si concentra nella regione centrale del corpo e

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quindi interferisce con le strutture a sua periferia, in quantofunge da supporto degli organi interni (visceri) e aiuta ilmantenimento della postura.Un buon allenamento consiste di saper guardare e applicare

tecniche da diverse direzioni. Shiho, il cui significato è "quattrodirezioni", indica che le tecniche Jujutsu devono esseresempre applicate: Mae - frontalmente, Ushiro - da dietro, Yoko- lateralmente, Mawaru - in modo circolare. Cioè, in tutte equattro le direzioni vi è la verità. Qualsiasi movimento cherappresenti lo spostamento dell'avversario e la gestione diquesto, è classificato come "Shihopo - il metodo delle quattrodirezioni", un termine usato ancora da alcuni maestri.Inizialmente, questa forma alludeva alle quattro direzioni

cardinali - Nord, Sud, Est, Ovest.Il Nord indicava la volontà di progredire andando avanti.Il Sud si riferiva agli attacchi dell'avversario e la necessità di

difendersi, muovendosi all'indietro. L'Ovest era il puntomassimo di definizione, tramite un movimento laterale.L'Est riguardava la qualità del cambio, a cercare il supporto

per un nuovo attacco, in movimento circolare.Possiamo dire che, certamente, quando muoviamo il centro

dell'avversario, lo guidiamo al vuoto della sua forza centrale,situata nella sua Hara. Ci spostiamo i l suo centro etrasformiamo la sua forza d'azione in vuoto.Per raggiungere la strada, dobbiamo soltanto stare con

modestia e con una mente aperta: permettere l'avversario diusare la sua forza, e fluire con essa. Cooperazione è non-opposizione. È non opporsi se stessi o agli altri.Dobbiamo imparare a lavorare le forze opposte in tutte le

direzioni. Per essere in grado di fluire, abbiamo bisogno diimparare l'arte di far cessare - fermare il nostro pensiero, la

forza delle nostre abitudini e la nostra mancanza di attenzione,così come le emozioni intense che ci governano.Quando un’emozione ci affligge, è come una tempesta che

porta con sé la nostra pace. Non si è più in grado di fluire conla forza dell'avversario, né essere in armonia con se stessi.Che cosa possiamo fare per fermare questo tumulto? Come

possiamo sbarazzarci della paura, della disperazione, dellarabbia e dei desideri? È semplice. Possiamo farlo attraverso lapratica della respirazione cosciente, del camminare cosciente,del sorriso cosciente e della contemplazione profonda - peressere in grado di capire.Quando facciamo attenzione e ci mettiamo in contatto con il

momento presente, i frutti che raccogliamo sono lacomprensione, l'accettazione e il desiderio di alleviare le nostretensioni e fluire con l'energia opposta.Per quanto la storia possa ricordarci dei diversi capitoli della

creazione di questa o quell'arte, e anche se la contraddizione èil punto forte dei più appassionati, l'intelligenza umana è da sestessa una delle forze più creative. La necessità è sempre statail punto di leva per questa salita destinata a raggiungere il set-point desiderato.I secoli sono stati gli osservatori più importanti e testimoni

delle trasformazioni che hanno fatto questo o quel punto diriflessione la base per una conclusione equa e ragionevole suJujutsu, in questo caso, qui e ora.Tuttavia, si deve considerare che ogni scuola ha la sua

versione della storia che porta alle sue radici e origini. Questalinea di pensiero è ciò che rende possibile che ognuna di loroesista a suo modo, muovendosi in base alle regole chefacevano parte dei protocolli del tempo, regione, creatori, ecc,Ciò significa che, anche se per il tempo e i nemici, lo sviluppo e

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miglioramento delle posture e forme siano state considerate un grande segreto, un'arma di guerraavanzata per gli altri, esse non hanno pienamente raggiunto la perfezione e l'organizzazione, rispettoai giorni attuali.Possiamo dire che anche oggi, tali tecniche ancora soffrono alterazioni dovute alla condizione

stessa dell'uomo, che vede con la prospettiva che è più conveniente e, senza dubbio, aggiornata. Éfacile se si pensa che quando l'equilibrio è ripristinato improvvisamente e il progresso si manifestarapidamente, il test causa necessariamente un logorio che l'intelligenza non può evitare. Il mondo sievolve da solo!Un altro esempio è il Nijyugogi Happo. Tutto lo Jujutsu insegnato era lì! Venticinque tecniche

applicate in otto direzioni. I più anziani hanno affermato che l'intero Jujutsu era contenuto lì, nei suoimodi di grappling, proiezioni, torsioni ... Da lì sono sorte le idee, le variazioni, la necessità direindirizzare alcune tecniche per scopi specifici, come Torite, Mugen Mukeru ecc. Poi, i grandistudiosi hanno detto che ciò che se pratica dello Jujutsu oggi nelle nostre istituzioni sono piuttostoqueste varianti - Mugen Mukeru, Torite, ecc - e non le tecniche reali e antiche, anche se queste sonopraticate ogni giorno nelle sue forme e specificità.D'altra parte, gli studiosi stessi dicono che è facile se si pensa che le forme non avessero nulla a che

fare con la conservazione - come si afferma e promuove oggi una pubblicità che utilizza il tradizionale"gergo". Contrariamente a questo e osservando in modo empirico e imparziale,

tutte le forme militari ritengono che la tecnica non sia certo unpunto di usurpare l'atteggiamento che, tra l'altro, è un poterestabile e garantisce un buon uso della forma - qualunque sia.Questo ci porta a credere che quando occorre il contrario,la tecnica cerca di afferrare la forma stabile,

usurpandola con una violazionedell'equil ibrio. Riteniamo possibile

l'assurdità delle forme - chedifficilmente soddisfanno la

situazione senza

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l'atteggiamento che la rende possibile. Per anni si è creduto che la forza è una scorciatoia comoda che produce effettiimmediati. Possiamo aggiungere che davanti della tecnica - in confronto con questa - i suoi equilibri possano essereinstabili e quindi cedere facilmente alla reazione naturale. Per questo, ci sono otto direzioni che alcuni tradurranno comeotto vie, otto forme - che non corrispondono al kanji originale. Nijyugo - venticinque; e Happoo, che corrisponde a Hachi

(otto) e Hoo (metodo) - che, quando riuniti, Hoo diventa"Poo".

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Purtroppo, la forza dell'abitudine è di solito più forte della nostravolontà. Al momento di un combattimento continuiamo i nostri soliti

movimenti e facciamo cose che in realtà non vorremmo fare e poi ci pentiamo.Causiamo il vuoto in noi e negli altri, e in modo generale, produciamo grandi quantità didistruzione. Abbiamo bisogno dell'energia della piena attenzione per essere in grado di capire quando l'abitudine ci statrascinando e porre fine a tale comportamento distruttivo. Con la piena attenzione, abbiamo la capacità di riconoscere la forza

dell'abitudine, ogni volta che si manifesti.

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National Technical Dire Instructor Body

Mail - benguyen707@Website - http://www.

National Technical Director TUNISIA Instructor Black belt 4thDan Taekwondo National Trainer

Mail: [email protected]

Tel. - +216.252.536.30

Regional Technical Director ALGERALGERIE - Instructor 1th Degree Self

Defense - Instructor Tonfa Mail: [email protected]

Tel. +213.662.208.857

National Technical Director ALGERIAInstructor Black belt 4th Dan Jiu Jutsu

CN. 3th Dan Taï JutsuMail - [email protected] Tel. - +212.774.509.241

National Technical Director PORTUGAL - Instructor Black belt

4th Dan Kempo - 1er Dan Self Pro KravMail - [email protected]

Website -http://www.kiryukenpo.com

National Technical Director BELGIUMBlack belt 5th Dan AikijutsuMail - [email protected]

Tel. - +32.494.773.812

National Technical Director QATAR -Instructor Black belt 5th Dan Karate

CN. 4th Dan AikidoMail - [email protected]

Website - http://www.karimdizaj.com

Nat Instruc 1er Da

M Web

National Technical Director MAURITIUS ISLAND

Instructor National Trainer MMMail - [email protected]

Tel. - +230.578.142.27

Regional Technical Director SETUBAL(PORTUGAL) -

Instructor Black belt 1er Dan Kravmaga -Mail - [email protected]

Tel. +351.967.272.706

National Technical Director SRI LANKA

Instructor Black belt 7th Dan Toreikan US- CN. 4th Dan Kick BoxingMail - [email protected]

Website - http://www.karimdizaj.com

National Technical Director SWIZERLAND Assistant Self Pro Krav

Mail - [email protected] Website:

http://clubspkdouvaine.e-monsite.com

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National Technical Director ARGENTINA- Instructor Black belt 5th Dan Karate 1er Dan Self Pro Krav and Police ROS

Mail - [email protected]: http://www.defperpolicial.com.ar

ector VIETNAM - yguard

@yahoo.com.vn cibpf-asie.com

Regional Technical Director LOSANGELES (USA) - Instructor CN. 1thDan Kravmaga and Self Pro Krav

Mail: [email protected] Web:

http://www.academielevinet.com

National Technical Director LUXEMBOURG -Instructor Black belt 1er Dan Self Pro Krav -

CN. 1er Dan Cane DefenseMail - [email protected]

Website - http://www.selfdefense.lu

Regional Technical DirectorADRAR ALGERIE Assistant Self Pro Krav

Mail [email protected]

Tel. +213 7 81 31 15 95

ional Technical Director SPAIN -ctor Black belt 4th Dan Kempo -

an Self Pro Krav and Police ROSMail - [email protected] - http://www.davidbuisan.es

National Technical Director AUSTRIA and BULGARIA

Instructor Black belt 1er Dan SelfPro Krav - CN. 1er Dan Police ROS

Mail - [email protected]: http://bsa-security.com

Regional Technical Director TIZIOUZOU ALGERIE

Instructor Black belt 2th Dan JuJutsu - CN. 2th Dan Hapkijutsu -

Mail : [email protected] Tel. +213.790.499.645

Regional Technical Director CATALUÑA(SPAIN) - Instructor Black belt 6th Dan Karate

CN. 4th Dan Full ContactMail - [email protected]

Tel. +34.938.662.173

Regional Technical Director ANTI-LLES - Assistant Self Pro Krav -

Mail - [email protected] Tel. 06.90.56.90.24

National Director PAKISTAN -Assistant Self Pro Krav

Mail - [email protected]:

http://www.musammam.com/represen-tative.php

National Technical Director RUSSIA -Instructor Black belt 1er Dan Self Pro Krav

Mail - [email protected]. - +792.486.156.79

National Technical Director CHILEand PATAGONIA - Instructor Black belt

2th Dan Kravmaga & Muay ThaiMail - [email protected]

Tel. - +54 0299 155069075

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MA om

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Siamo lieti di presentarvi la figura e i successidi Davide Benetello, uno dei personaggi piùpopolari e stimati del Karate agonisticointernazionale. Conosciuto nell’ambiente non solo per la sua

classe ed il suo innegabile talento ma ancheper la grande sportività e signorilità che hasempre dimostrato sia nelle numerosissimevittorie che nelle rare sconfitte, egli è oggisicuramente una delle star più acclamate delcircuito della World Karate Federation, grazie anchealla sua estrema disponibilità nei confronti delpubblico. Già Campione del Mondo e tre volte campione

d’Europa attualmente Vice Campione del Mondoin carica, è un atleta che non manca mai igrandi appuntamenti senza però rinunciare adun’estrema spettacolarità che lo ha reso ilbeniamino dei fotografi che, con lui, hannosempre la garanzia di uno scatto dacopertina.Una carriera sportiva come quella di

Davide è poco frequente, ma lo è ancorameno il magnifico sapore che ha lasciatonel suo cammino. Di lui, il Presidentedella Federazione Mondiale ha detto:“Atleti come Davide rendono grande ilnostro sport, non solo sotto il punto divista tecnico, bensì anche sotto ilpunto di vista umano. E’ un giovanemagnifico, più volte premiato per ilsuo spirito sportivo”.Abbiamo chiesto a Davide di

condividere la sua esperienza contutti voi, real izzando un videosull’allenamento per diventare uncampione. Nel pieno zenit dellasua carriera, a causa del leestreme esigenze del lacompetizione del Karate moderno,Davide già pensa di ritirarsi, ma lofarà solo quando si renderà contoche il suo rendimento comincerà adiminuire. Nel frattempo godiamocila classe di questo fenomenale atleta,un grande talento che può fare moltoper coloro che amano il Karate comesport, per arrivare sempre più in alto. Nonperdetevelo!

Karate

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Karate

Un affettuoso saluto a tutti! Dopo molti anni di sacrifici e di successi sui tatami

disposti in ogni angolo del pianeta, mi viene offertal’opportunità di condividere le mie esperienze con ilgrande pubblico. Attraverso questa cassetta didattica è mia

intenzione cercare di rendere il Karate agonistico piùcomprensibile e vicino alle esigenze di tutti i praticanti,offrendo delle basi didattiche più o meno rigide,applicabil i a tutti i karateka e ai vari sti l i dicombattimento.

Non è mia intenzione dare vita ad un tentativo dicatalogare il Karate agonistico (sempre in continuaed inarrestabi le evoluzione) né tanto meno diimporre uno stile di combattimento unico per tuttigli agonisti. Tuttavia credo fermamente che unatecnica pulita e supportata da una concezionetatt ica del combattimento, volta al la costantericerca dell’eliminazione di errori grossolani, vipermetterà di salire sui tatami di gara molto piùsicuri dei vostri mezzi. Con la certezza di nonincorrere mai più in quei malaugurati ed ingenui

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Karate

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sbagli che tante, troppe volte vi hanno sottratto la meritata vittoria soltantoper un’inezia. Avrete la possibilità di capire e correggere i vostri passi falsi più comuni e

comprenderete l’importanza di ascoltare le vostre sensazioni durante le sedutedi allenamento. Infine avrete modo di scoprire e ‘rubare’ con i vostri occhi le metodologie di

allenamento che da anni vado perfezionando attraverso l’applicazionequotidiana.

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Karate

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In particolare vorrei richiamare la vostra attenzione sulla necessità di una cura minuziosadella tecnica di base, elemento imprescindibile e punto di partenza per tutte le sedute diallenamento. Sia quelle dei campioni a caccia di risultati prestigiosi sia quelle dei giovani odei semplici amatori la cui vittoria è legata ai progressi quotidiani e alla maturazione tecnica.Una cura che deve risultare addirittura certosina per lavorare con risultati positivi tanto suicolpi di braccia quanto su quelli di gambe (l’arma che più mi contraddistingue a livellointernazionale) ma anche in altri elementi preziosi sotto l’aspetto tattico e comportamentalequali spostamenti, posizione di guardia e postura. Solo a quel punto sarà possibile introdurre una visione generale del combattimento che ha

come obiettivo primario quello di eliminare movimenti e gesti superflui, troppo spessodeleteri per il buon esito di una tecnica. Esamineremo insieme tutte le sequenze di colpi e di combinazioni che le mie esperienze

agonistiche hanno dimostrato più efficaci consentendomi di raggiungere i vertici mondiali e

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di rimanervi per più di dieci anni. Una particolare attenzionesarà rivolta alle tecniche di calcio che, con l'entrata in vigoredel nuovo regolamento della World Karate Federation, sonodiventate per il sottoscritto di vitale importanza. Studieremo, inoltre, anche l’importanza di modificare le

traiettorie e i punti di impatto delle tecniche in modo da non

rovinare tutto il lavoro di preparazione cadendo in pericolosesanzioni a causa del mancato controllo dei colpi. Infine un sincero consiglio: cercate sempre di divertirvi e di

assorbire le mie indicazioni (e quelle dei vostri maestri edistruttori) con spirito libero, senza mai imbattervi in una visionetroppo schematica e limitante del ‘Karate competitivo’.

Karate

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Davide Benetello, i suoi successi internazionali e un palmares senza precedenti costituisconoil frutto di molti anni di preparazione e di studio (quasi tre lustri, ormai) dedicati in gran parte allacura maniacale dei particolari che, mai come in questo periodo, possono fare la differenzacreando un solco decisivo fra Vittoria e Sconfitta. Il Karate agonistico, a mio avviso, va considerato a tutti gli effetti uno sport al di fuori di

quelle ‘tradizioni’ che troppo spesso hanno limitato e rallentato la corsa di quest’arte marzialeverso il traguardo olimpico. Quindi, pur cercando di mantenere il massimo rispetto per unadisciplina splendida come il Karate, dobbiamo cercare di staccarci completamente da quei freni‘tradizionali’ che rischiano di portarci fuori strada, lontani dal raggiungimento ultimo dellamassima prestazione sportiva. Non vorrei essere frainteso ma credo fermamente nello spirito base delle arti marziali e del

Karate ma dobbiamo anche renderci conto che, quando saliamo su un tatami, oltre al massimorispetto per l’avversario dobbiamo portare con noi anche una preparazione tecnico-tattica efisica paragonabile a quella di qualunque altro sport professionistico. Cercate di apprendere il più possibile da questa cassetta ma cercate anche di restare voi

stessi: ogni agonista ha un proprio stile di combattimento che è innato nel suo inconscio e che

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perciò non va modificato ma soltantomigliorato per poter esprimere almeglio personalità, cuore,determinazione e genio. Ricordatevisempre che, alla fine, sul tatami si salein perfetta solitudine, aggrediti da tuttele paure e i dubbi che ci affiancano inogni combattimento. Fin dall’epoca dei miei esordi ho

creduto fermamente in questa teoriapersonale. A partire dal lontano 1985quando, giovanissimo, muovevo i primipassi nel mondo di questa lucentedisciplina scoprendo il kimono in unapiccola località giuliana chiamataMonfalcone, grazie all’attività di unsodalizio guidato da GianfrancoOggianu, mio primo maestro. Con il passare del tempo e con

l’appoggio di una splendida famigliache è sempre stata al mio fianco inoccasione dei successi più prestigiosi,ho cominciato ad allargare i mieiorizzonti cercando di apprendere il piùpossibile da altre realtà come quellafriulana guidata dal maestro RobertoRuberti per poi entrare dalla portaprincipale, una volta divenutocampione italiano Juniores, a quelloche è considerato da tutti i l piùvincente sodalizio italiano nel mondodel Karate: il Gruppo Sportivo dellaGuardia di Finanza, le prestigiose‘Fiamme Gialle’ guidate dal MaestroClaudio Culasso. In questa sede hotrovato pieno supporto alle mie teoriee, in collaborazione con i l mioallenatore Marco Lanzilao e i mieipreparatori atletici Paolo Tedeschi eRoberto Mazucato, sono riuscito acompiere tra mille sacrifici il salto diqualità necessario per essereconvocato al mio primo radunocollegiale con la Nazionale ItalianaSeniores (1991) guidata dal professorPierluigi Aschieri e assaggiando per laprima volta il fascino dei colori azzurriche rappresentano i l tr icolore nelmondo. Da quel momento in poi la miacarriera agonistica doveva rivelarsi incontinua crescita, capace di regalarmimolteplici soddisfazioni che, al soloricordo, ancora oggi provocano nelmio cuore ondate di sincere edimpareggiabili emozioni. Nel corso dei tanti anni di pratica

agonistica, oltre a raggiungere

prestigiosi risultati ho cercato di averesempre il massimo rispetto delle regolee dell’avversario, gareggiando semprecon i l massimo fair play per poiottenere, cosa di cui vadoparticolarmente fiero, anche la stimagenerale e sincera da parte diavversari, allenatori, direttori tecnici,arbitri e presidenti federali. Etrasformandomi così in un punto diriferimento costante per tanti atleti,compresi i più piccini che si avvicinanocon entusiasmo e un pizzico di sana

ingenuità a questa meravigliosadisciplina. Farei un grave peccato di

presunzione se dicessi che quello chesono è tutta opera mia. In realtà unodei principali meriti che mi riconosco èquello di aver saputo radunare al miofianco un appassionato team dicollaboratori preparatissimi e di amicisinceri quanto fidati. Persone che, oltread aiutarmi a svolgere il mio compito,mi hanno anche sostenuto neimomenti meno luminosi della mia

Karate

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Karate

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carriera, abil i a non farmi mai patire ledelusioni e a ridarmi la carica quando le cosevanno per il verso sbagliato. Ringraziare tutti loro, uno ad uno, sarebbe

quasi impossibile. Ma chi mi è stato vicino inquesti anni sa di cosa sto parlando e sente dicostituire una parte fondamentale nelle mievittorie. Una persona, tuttavia, non possomancare di citare con particolare trasporto:colei che divide con me tutte le giornate, daquelle più esaltanti a quelle più tristi. Per lei, lamia compagna Debora, sono e resteròsempre un campione. Ringrazio anche tutti gli atleti con cui ho

avuto l’onore di confrontarmi, quelli sui qualiho prevalso e anche quelli che hanno avuto lameglio sul sottoscritto. Perché da ognuno diloro ho avuto la possibil ità di impararequalcosa, crescendo sotto l’aspetto sportivoe arricchendomi sotto quello umano. Un pensiero va anche alle persone che non

hanno creduto in me e a quelle che, alla primaoccasione, non hanno perso tempo perinsinuare con malizia che fossi finito: anchetutti voi, a modo vostro, mi avete dato lacarica per tagliare traguardi assai prestigiosi eper salire sul gradino più alto del podio con ilpetto ornato di medaglie di metallo pregiato. A questo punto non mi resta che rivolgere a

tutti un sincero saluto nella speranza che lemie parole e le mie esperienze possanoaiutarvi a raggiungere gli obiettivi che vi sieteprefissi e che da sempre fanno capolino neivostri sogni di atleti. E, magari, riuscire anchea superare i vostri limiti con un pizzico difelice sbalordimento. Da parte mia un abbraccio e un

appuntamento alla prossima Vittoria.

Atleti come Davide rendono grande ilnostro sport, non solo sotto il punto di vistatecnico, bensì anche sotto il punto di vistaumano. E’ un giovane magnifico, più voltepremiato per il suo spirito sportivo; al di làdelle sue evidenti capacità tecniche, Davideè un esempio di come il Karate, quale sport,ci faccia crescere come persone e ci spingaad essere migliori: davvero un eccellentecampione.

Antonio EspinosPresidente della

Federazione Mondiale di Karate

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“In questo modomuoiono molti poliziotti”,mi dissi mentre miavvicinavo ad Harvey nelgiardino di casa sua.“Credo di poterlodisarmare senzasparare. Ha bevuto ed èun caso di v iolenzadomestica. Sì. Ce laposso fare e,sicuramente, ce la farò”.

Harvey afferrò unfucile. Era impazzito e,cosa ancor peggiore,ubriaco di whisky. Il suovero obiettivo era ladonna di Dallas, la qualeaveva metà dei suoianni, e che stavalanciando la sua valigiadentro l'automobile cheHarvey stesso gli avevaappena comprato. Lostava abbandonando conquella stessa Camaro (èun tipo di autoamericana) ed Harveyera deciso ad ucciderlae, forse, ad uccidereanche sé stesso, oltreche il sottoscritto! Loavevo già arrestatoaltre volte e sapevo dipoterlo convincere adarrendersi. Il cannone egl i occhi furenti l ipuntava soprattuttosulla ragazza.

La scienza del disarmo delle armi a canna lunga

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La scienza del disarmo delle armi acanna lunga

Il movimento a remo era un disarmo di fucile che ciaveva insegnato il nostro sergente addetto all’istruzio-ne, quando partecipai all'addestramento base dell'e-sercito a Fort Polk, Los Angeles. Ma ciò accaddedurante il periodo di addestramento per il Vietnam,quando i veterani insegnavano ogni tipo di combat-timento a corta distanza, quelli da manuale e non.Poi mi convinsero ad insegnare questo movimentoad alcuni dei ragazzi della polizia, e presto mi resiconto che nell'accademia di polizia non venivainsegnato il disarmo della carabina e del fucile. Ipoliziotti militari dicevano che nemmeno a loroavevano insegnato un solo disarmo di carabina.Non s’insegnava di certo nelle lezioni di Karate checi avevano impartito. Grazie al Sergente istruttivoMcKaskill, veterano della guerra del Vietnam condue ginocchia Dupont di plastica, che si prese ildisturbo di appartare un plotone e di insegnarci unacosa che considerava importante. Con l’idea diinsegnarlo, poi mi misi a studiare scientificamentequesto problema. Questo è ciò che scoprii.

Dall'introduzione del fucile, i criminali ed i soldatihanno ucciso, ferito, puntato, intimorito, rapito, scor-tato o controllato la gente, con la loro canna minacciosa.Questo studio analizza come resistere alla minaccia del fucile,identificando scientificamente le possibili posizioni di confronto erisolvendole di seguito. Le armi che definiamo a canna lungasaranno la carabina, il fucile, la semi-automatica e l'automatica.

Il confronto Come succede? Catturano i soldati, le guardie e i poliziotti; ruba-

no, sequestrano e tengono in ostaggio i cittadini, sia in mezzo adun terreno rurale che urbano. Tutti i fattori di ognuna delle situazio-

“Harvey, molla l’arma. Dammi il fucile”.Gli dissi avvicinandomi di più. Rispose inmodo sconnesso, abbaiando frasi come:“Torna a casa o ti uccido”. Quando vidi esentii che tutta la sua attenzione fisicasi concentrava su di lei e non su di me,gli saltai addosso ed afferrai il fucilecon due mani. Con un movimento aremo in avanti, lo disarmai. Un altroagente arrivò di corsa e gli afferrò unbraccio. Lo ammanettammo giustoquando la ragazza chiuse una portieracon forza e partì sparata lungo MorseStreet. La lasciammo andare edarrestammo Harvey per disordinepubblico – un’imputazione tipica diquell'epoca, intorno al 1978.

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Difesa Personale

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ni devono essere soppesati accuratamente nell'azione che intra-prendiamo. La psicologia di questo gioco potrebbe essere ogget-to di un libro -persino di una laurea-, ma qui rifletteremo solo sulletattiche fisiche.

I Problemi Fisici Problema Fisico 1) Valutazione del nemico Problema Fisico 2) Distanza Problema Fisico 3) Posizione Problema Fisico 4) Metodo con cui porta l'arma

PF1) Valutazione del Nemico Dobbiamo valutare la qualità e la quantità

del nemico. Quale stazza, mentalità,stato fisico ed abilità ha la persona cheimpugna l'arma? I suoi compagnisono vicini? Nel peggiore dei casidovremo entrare in azione.

PF2) Distanza Il nemico ci minaccerà da

tre distanze differenti.

Distanza 1) Contatto Quando il foro d’uscita

della canna è in contattocon il nostro corpo. Tuttiquelli che impugnanoun’arma, che siano alle-nati o meno, toccanospesso con la cannal’aggredito. Può darsiche il soggetto abbiafretta e ci spinga conl’arma. Potrebbe esse-re furioso e toccarcicon la canna a mo’ dii n t i m i d a z i o n e .Potrebbe essere estre-mamente sicuro di sé.Benché sembri una stra-tegia sbagliata, succede conuna certa regolarità.

Distanza 2) Attacco Quando il soggetto tiene l'arma

ad una distanza nella quale abbia-mo l'opportunità di saltargli addossoper sottrargliela.

Distanza 3) Lontananza Quando ci puntano il fucile contro

da una distanza in cui non è possibilesaltare addosso all’aggressore, fino,letteralmente, ad una distanza dafranco tiratore. Qui l’unica cosa chepossiamo fare è utilizzare la psicolo-gia per salvarci.

PF3) Posizione Il nemico presenterà il suo fucile

in quattro posizioni basilari, con trevariazioni in ognuna di esse.

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“Dobbiamovalutare laqualità e laquantità del

nemico. Quale stazza,

mentalità,stato fisico ed

abilità ha lapersona che

impugnal'arma?”

“Secondo lericerche delle

autorità di poliziadegli Stati Uniti,

l'impiego di fucili peraggredire ed

uccidere cittadinied agenti dipolizia sta

aumentando.”

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Posizione 1) Davanti a noi Posizione 2) e 3) Ad uno dei lati (destro o sinistro) Posizione 4) Dietro di noi Variazione A) Al di sopra di noi Variazione B) Alla nostra altezza Variazione C) Sotto di noi

PF 4) Metodo con cui porta l'arma Come tiene l’arma il nemico? La impugna solo con le mani? O peggio, la

tiene assicurata ad un cinturino? L'avversario terrà l'arma in tre modi basilari: Con le maniCon il cinturino Con un arnese di sicurezza Con le mani I criminali normalmente usano armi “civili” come fucili da caccia ed altre,

spesso rubate. I criminali civili portano le armi in modo da poterleestrarre rapidamente.

Con il cinturino Per anni mi incaricai di uno studio intensivo sulla storia

militare, analizzando fotografie sia di truppe internazionalisofisticate ed altamente allenate, che di ribelli senzaaddestramento. Dalle migliaia di fotografie di personalemilitare armato esaminate, all’incirca la metà mostravanodi usare il cinturino dell'arma, mentre l'altra metà non face-va caso ad esso e lo lasciava pencolante dall'arma. Perfocalizzare di più la questione, molte di queste fotografieerano di guardie di prigionieri e scorte. Un’arma con cintu-rino legato ad una parte del corpo del nemico evidenzia unostacolo per il disarmo. Il personale militare usa cinturini.L'idea basilare del cinturino è poter portare l'arma sia inposizione di riposo che di attacco. Poi si scoprì che potevaservire a migliorare la mira. Il cinturino è legato alla canna perpoter strisciare a terra in silenzio ed in modo sicuro. Il cinturi-no permette le seguenti posizioni dell'arma:

di traverso sul petto sotto l'ascella sulla schienadi traverso sull'ascella e sulla spalla a mo’ di clip. Nell'ultima decade, i giubbotti e l’equipaggiamento

d’appoggio, come i “lanyards” (corde con gancio a clip), sono diven-tati molto popolari. Questo rappresenta un altro problema al momentodel disarmo.

È il momento di attaccare? Molte vittime sono scappate mentre venivano scortate per essere inte-

rrogate, mentre mangiavano, mentre erano in bagno o in camera da letto.Molti hanno sorpreso una guardia stanca o poco allenata. Molti hannosperato che la guardia rimanesse sola. Molti sapevano che sarebberomorti tramite esecuzione e hanno deciso di morire lottando - mahanno vinto e sono sopravvissuti!

Perciò dobbiamo sempre osservare dov’è il nemico, che aspettoha, come porta l'arma ed identificare il modo con cui può utilizzarla,prima di risolvere fisicamente la peggiore di tutte le situazioni.

Soluzioni basilari per la sopravvivenza Non importa in che posizione sia l'arma, né se la canna ci sta

toccando o si trova a distanza di attacco. L'equazione per lasopravvivenza è:

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Difesa Personale

“Colpire il nemico con due manicon l'arma se è necessario. Una volta strappata l'arma,

non confidate troppo sul fatto chefunzioni. Potrebbe essere scarica.

Potrebbe essere una replica.”

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Foto 1 Titolo: La Minaccia Foto 2 Passo 1) Deviare la canna Foto 3 Passo 2) Controllare l'arma e colpire il collo e/o la testa per stordire il nemico Foto 4 e 5 Passo 4) Colpire il braccio e/o le braccia che sorreggono l'arma Foto 6 Passo 5) Strappare l'arma o usarla come appiglio per lanciare l'arma legata. Continuare colpendo l'avversario

Variazioni Variazione 1) Affrontare un’arma sciolta, senza cinturino. Il miglior modo di ottenere questo disarmo è colpire le braccia che sorreggono

l'arma per sottrargliela. Foto 7 Titolo: Dopo un colpo forte si usa il cinturino per il lancio. Notate come la canna

colpisca il plesso brachiale: questo aumenta l'impeto. Variazione 2) Affrontare un’arma legata al cinturino. Questo esige la presa dell'arma e tirare con forza per

poter portare al suolo il nemico. Colpite più volte,quanto è necessario. Per ottenere un disarmodovete sganciare il cinturino o liberare laclip che unisce l'uomo all'arma.

Per sganciare il cinturino, per primacosa dovete aver ridotto significativa-mente il nemico, abbastanza per mano-vrare il suo corpo con sicurezza perprocedere. Liberare la clip di un’armarichiede anche una notevole riduzio-ne dell'avversario. Solo allora potreteaccedere al sistema per liberarla,sganciandola o tagliando il cinturino -perciò avrete bisogno del vostro colte-llo o dell'arma affilata dell'avversario.

Vale la pena ricordare che se tirate l'arma, l'aiute-rete ad attivare il sistema d’ingranaggio. Molti esper-ti suggeriscono di spingere l'arma per ritardare taleazione. Ho analizzato molti assassini e sparatorie, neiquali i combattenti hanno lottato con armi a cannalunga e sono morti per un colpo partito mentre cerca-vano di toglierla a chi la impugnava.

Note Alcuni istruttori, non ben allenati, danno troppa

enfasi a come forzare il fucile per applicare una leva,senza soffermarsi a spiegare che prima si deve colpi-re il nemico. E’ naturale pensare che un essereumano afferri con forza la propria preziosa arma,specialmente con il gomito e l'avambraccio. A menoche non lo si colpisca, risulterà molto difficile spos-targli l'arma per facilitare le chiavi al braccio e alpolso. Ho visto molti istruttori insegnare ai loro allie-vi a spostare la canna con il palmo della mano versol'alto. Spingendo con il palmo della mano permet-tiamo al nemico di alzare la canna e di mirare diret-tamente verso di noi. Se spingiamo verso il basso,riusciamo ad evitare tutto questo. Altri istruttoripreferiscono passare ad una serie di nodi da mari-naio e da “boy scout” con il cinturino, per legarel'avversario. Per favore, considerate le opzionicon accuratezza.

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Dopo il disarmo Colpire il nemico con due mani con l'arma se è necessa-

rio. Una volta strappata l'arma, non confidate troppo sulfatto che funzioni. Potrebbe essere scarica. Potrebbe esse-re una replica. Potrebbe essere rimasta danneggiata nellalotta e, con la gran varietà di armi a canna lunga che esis-te, potreste non riuscire a farla funzionare. Inoltre, il fuocopuò richiamare l'attenzione sulla vostra azione ed attirare isuoi compagni. Potreste essere obbligati adimprovvisare un qualche modo per legareil nemico o persino ad ucciderlo, se lasituazione lo giustifica. Una volta sicu-ri e se il tempo lo permette, perquisi-telo e confiscategli tutte le armi e l’e-quipaggiamento d’appoggio.

Guardare indietro Avrei potuto sparare ed uccidere il povero di Harvey quel

giorno, con la mia rivoltella. Nessuno avrebbe discussionela mia azione -e tanto meno gli spaventati vicini che osser-vavano e che ci avevano chiamato. Ma anche lui avrebbepotuto uccidermi! È una decisione che dobbiamo prenderese siamo poliziotti. Harvey, senza la ragazza e senza laCamaro, sarebbe arrivato alla vecchiaia e sarebbe morto

per cause naturali mentre dormiva, come spero chesucceda a voi dopo aver imparato queste tatti-

che e queste strategie nel caso in cui arriviatead averne bisogno. Oh...buona notte sergen-te McCaskill... ovunque tu sia.

Difesa Personale

“Alcuni istruttori,non ben allenati,

danno troppa enfasia come forzare il

fucile per applicareuna leva,

senza soffermarsi aspiegare che prima

si deve colpire ilnemico.”

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Secondo le ricerche delle autorità di polizia degli Stati Uniti, l'impiego di fucili per aggredire ed ucciderecittadini ed agenti di polizia sta aumentando. Criminali, decisi e calcolatori, si sono forniti di armi a canna lunga.Molti agenti sono morti per colpi di fucile, avvicinandosi ad un incidente e nel tentativo di trattare da vicino con isospetti armati. La maggior percentuale di agenti morti per colpi di fucile si ha in casi in cui l'agente si avvicinaper dare un ordine o per fermare qualche veicolo - molti sono stati assassinati addirittura prima di scenderedalla loro autopattuglia. La maggior parte delle vittime per colpo di fucile riceve l'impatto da davanti, e la metàdi queste, in testa. Naturalmente, intorno al fucile esiste un vero e proprio commercio d’azione militare. I cittadini di molti paesi

del mondo vivono con la paura di regimi comunisti, fascisti, dittatori e vivono il panico davanti agli esercitiinvasori votati alla pulizia etnica, alla violenza, al furto, alla mutilazione e all'assassinio.

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Difesa Personale

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Il DVD "Krav Maga Ricerca e Sviluppo" sorgè

dalla voglia di quattro esperti di Krav Maga e

sport da combattimento: Christian Wilmouth,

Faustino Hernandez, Dan Zahdour e Jerome

Lidoyne. Ad oggi, loro dirigono molti club e

conducono un gruppo di una ventina di

professori e istruttori di molteplici

discipline, dalla Krav Maga alle

MMA, Mixed Martial Arts.

Questo lavoro non è destinato

a mettere in evidenza un

nuovo metodo nè una

corrente specifica di Krav

Maga. Il suo scopo è

semplicemente quello di

presentare un

programma di Krav

Maga messo a fuoco

sull'importanza del

" c o n t e n u t o " ,

condividendo in questo

modo le nostre esperienze.

REF.:KMRED1

Tutti i DVD prodotti da Budo

International vengono identificati

mediante un’etichetta olografica distintiva

e realizzati in supporto

DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o

simili). Allo stesso modo, sia le copertine

che le serigrafie rispettano i più rigidi

standard di qualità.

Se questo DVD non soddisfa questi

requisiti e/o la copertina non coincide con

quella che vi mostriamo qui, si tratta di

una copia pirata.

Budo international.comORDINALA A:

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Reportage

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Dopo 13 anni di studi, il judoka brasiliano, Rildo Heros de Medeiros, lancerà unlibro contenente delle scoperte esplosive sulla storia del giapponese che insegnòil Jiu-Jitsu a Carlos Gracie.Nonostante tutta la sua importanza per la storia del Jiu-Jitsu e del Vale-Tudo,

Mitsuyo Maeda - conosciuto anche come il Conte Koma- non era mai statostudiato in profondità e con la serietà che meritava l'uomo che insegnò il Jiu-Jitsua Carlos Gracie; quest’ultimo, come sapete, assieme al fratello Elio, sviluppò latecnica e rese possibile la diffusione del Jiu-Jitsu e delle MMA in tutto il mondo.

Storia

II giapponese che ha portato il Jujutsu in Brasile

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Reportage

n sintesi, quello che sappiamo è che il Conte Komaera un campione giapponese di Jiu-Jitsu che nel1917 arrivò nella città di Belém con una missionediplomatica, che aveva l’obiettivo di dare aiutiall'enorme colonia giapponese esistente nello Stato di

Pará. Lì conobbe Gastão Gracie e divennero grandi amici. La grande amicizia spinse Maeda ad insegnare al figlio

di Gastão, Carlos Gracie, i segreti dell'Arte del Jiu-Jitsu,con la condizione che passasse quelle conoscenze soloai suoi parenti, poiché per un giapponese insegnare isegreti del Jiu-Jitsu a degli occidentali equivaleva ad uncrimine contro la patria. Queste informazioni furonoconfermate dallo stesso Maestro Carlos Gracie nella suaultima intervista, pubblicata nella rivista TATAME delnovembre 1994.

Nonostante ci siano diversi punti che non concordanoe molti altr i messi in discussione da giornalisti estoriografi giapponesi, questa è la versione che hasempre prevalso, per lo meno nel mondo del Jiu-Jitsu e

delle MMA. “Il Conte Koma è uno dei personaggi piùimportanti della storia delle Arti Marziali. Non è possibileche la sua storia sia così poco documentata”, dichiaravail judoka amazzone Rildo Heros de Medeiros (33 anni),che si sta dedicando allo studio della vita di Koma da 13anni. Il risultato del suo lavoro potrà essere apprezzatonel libro “Conte Koma, il mito del Jiu-Jitsu” che Rildopensa di commercializzare in novembre, in occasione del55° anniversario della morte del giapponese.

Rildo e KomaL'interesse di Rildo per la storia di Koma cominciò nel

1993, in una competizione di Judo, a Porto Alegre,quando l'amazzone conobbe il maestro giapponese 6ºDan Makoto Inokuma. “Lui pensava che il Conte Komafosse passato per Manaus prima di stabilirsi a Belém nel1917 e mi chiese aiuto per verificare nei giornali delleAmazzoni dell’epoca”, spiega il judoka che già nelle

I

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prime visite alla Biblioteca Pubblica delle Amazzoni trovòuna testimonianza nel giornale “O Tempo” del 19dicembre 1915 dell'arrivo di Koma e del suo gruppo aManaus (Nord del Brasile).

Secondo la pubblicazione, “il giapponese era arrivatocon il suo gruppo, facendo delle dimostrazioni pubblichedi lotta nel teatro Polytheama, su una carrozza aperta edin abiti orientali”. Dopo la sorpresa di scoprire che Komaera passato per Manaus, a Rildo sembrò subito stranoche un giapponese inviato in Brasile in missionediplomatica, sfilasse in carrozza aperta con il suo gruppo

realizzando delle dimostrazioni pubbliche di lotta. “Apartire da quel giorno cominciai a visitare la bibliotecapubblica quotidianamente, alla ricerca di giornali e libriche mi aiutassero a svelare la sua vera storia”, dice Rildoche non tardò molto a fare un’altra importante scoperta:“Al contrario di quanto si pensa, il Conte Koma arrivò dalBrasile via Porto Alegre (sud del Brasile), con altri quattroallievi: Satake, Lacu, Okura e Schimitsu. E si diresseverso nord realizzando incontri ed esibizioni in diversiStati fino ad arrivare a Manaus”, rivela l'investigatorespiegando come si realizzassero quelle sfide.

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“Secondo diversi giornali, i giapponesi realizzavanolotte di resistenza. Sfidavano qualunque persona diqualsiasi modalità (Pugilato, Capoeira, Lotta Libera). Lalotta aveva regole che permettevano di attaccare con lamano chiusa, ma non con pugni in faccia. Per quello cheho potuto capire, pochi duravano più di un minuto,poiché subito li abbatteva e li finalizzava, di solito conchiavi al braccio, che erano il suo forte”, spiega Rildo.

Cercando i passi di Maeda, il judoka scoprì che c'eranoaltri studiosi nel mondo che, come lui, si dedicavano amontare il puzzle della vita di Koma. E fu “scambiandotasselli” con Gotta Tsutsumi (Belém/Brasile), NoryioKoiyama (Tokio/Giappone), Carlos Loddo (Canada), StanleyVirgilio (Campinas/Brasile) che l'amazzone capì sempre dipiù la storia dell'uomo che portò il Jiu-Jitsu in Brasile.

Girando le Americhe Con ogni scoperta aumentava più la curiosità di Rildo,

fino al punto di ampliare la sua ricerca e portarla al 1905,quando, secondo alcuni libri, Maeda lasciò il Giappone.“Tradussi alcuni testi dal giapponese e parlai con altristudiosi e maestri. Tutto indica che Maeda volessediffondere il Jiu-Jitsu da combattimento realizzandopresentazioni e sfide ed il suo Maestro, Jigoro Kano, nonera d’accordo, perché voleva divulgare il Jiu-Jitsusportivo che poi avrebbe chiamato Judo. Così Maeda sistaccò dalla Kodokan ed assieme a Shinshiro Satake, unaltro dissidente della Kodokan, se ne andò per il mondorealizzando esibizioni e sfide”, rivela Rildo.

Le storie delle sfide di Maeda nel mondoaddirittura avrebbero spinto un famosofumettista giapponese a pubblicare, nel 1996,decine di libri sullo stile “fumetti di supereroi”,raccontando le centinaia di storie suicombattimenti del Conte Koma. Nella partesuperiore di ogni copertina dice: “Conte Koma: ilprecursore del Gracie Jiu-Jitsu”.

Nel 1906, dopo aver fatto alcuni incontri negliStati Uniti, Maeda arrivò in Messico dove,secondo Rildo, ricevette il soprannome di ConteKoma. “Fu uno scherzo. Conte perché avevamolta classe e una gestualità aristocratica eKoma per il suo pessimo stato finanziario,komaru in giapponese vuol dire in difficoltà”,chiarisce l'investigatore.

Prima di entrare in Brasile per Porto Alegre,Koma e Satake passarono per il Guatemala, ilCosta Rica, Panama, Colombia, Ecuador e Perù,dove il terzo giapponese, Lacu si unì al gruppo.In Cile, Maeda inserì Okura e, di seguito,Shimitsu completò il quintetto in Argentina. Ilgiorno 14 novembre 1914, dopo essere passatoper l'Uruguay, Koma arrivò in Brasile, per PortoAlegre, passando per diversi Stati fino adarrivare a Manaus, il giorno 18 dicembre 1915.

Gracie e Koma: Incontro al circoUn'altra curiosità scoperta da Rildo, si riferisce

ai primi incontri tra Koma e Gastão, a Belém.“Ho trovato racconti che dicono che GastãoGracie era l'impresario dell'American Circus delsuo amico Henrique Melo. Il Circo si trovava nelPalace Teatre, nella Piazza della Repubblica(dove oggi si trova l’Hotel Hilton). Lì è doveKoma e Gastão si conobbero”, afferma Rildorivelando i dettagli della storia che verificò in

giornali dell’epoca nella Biblioteca Pubblica di Belém. “Koma conobbe Gastão perché sfidò il lottatore

dell'American Circus, Alfredo Leconte, che all’epoca eral'Ercole (lottatore principale) del circo. Dopo questo, i duedivennero molto amici. Da quello che ho potuto verificaredal giapponese Oatake che conobbe sia il Conte Komache Gastão, Carlos Gracie imparò il Jiu-Jitsunell'accademia che Koma aprì nel 1916, nei saloni delCinema Teatro Moderno, situato di fianco alla Chiesa diNazaré (oggi è una piazza)”, racconta Rildo, che ha trovatodiversi ritagli di giornali che pubblicizzavano l'accademia.

“Le lezioni erano ampiamente pubblicizzate nei giornali,per chi volesse imparare a pagamento”, dicel'investigatore, rivelando che il primo allievo di Koma fu lostivatore Jacinto Ferro. “Lui praticava la Lotta GrecoRomana e fu il primo brasiliano ad imparare il Jiu-Jitsu.Fu istruttore di Koma e lo aiutò ad impartire lezioni aCarlos”, assicura.

Ma le scoperte di Rildo non finiscono qui. Nelle sueinterminabili visite alle biblioteche di Manaus e Belém,l'amazzone ha scoperto che anche i discepoli di Komaaprirono le loro accademie, dove insegnarono a diversialtri brasiliani, oltre ai Gracie. “Satake, per esempio, aprìun'accademia a Manaus nel gennaio del 1916. LuisFrança, che formò il maestro Fadda (responsabile per ladivulgazione del Jiu-Jitsu nei sobborghi di Río deJaneiro), fu suo allievo e ricevette lezioni anche daKoma”, assicura Rildo.

Un altro iniziato nella lotta da Satake fu Vinícius Ruas,zio di Marco Ruas e responsabile per l’avvio alle Arti

Royler con Clízia, la figlia adottiva di Koma,nella casa dove il giapponese visse a Belém.

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Marziali del creatore del Ruas Vale-Tudo. Cintura Nera 7º Dan di Judo,Vinícius (82 anni) esercita ancora un incarico nella Federazione di Judodello Stato di Río de Janeiro.

Anche Laku diede lezioni di Judo nel Club del Banco do Brasil e poinella sede del Nacional Futebol Clube fino ai principi della guerra del1940, anni in cui si trasferì in Perù. Shimutsu ed Okura rimasero adimpartire lezioni nell'accademia del Conte Koma, a Belém, fino al 1920,quando ritornarono in Giappone.

Alla fine del ciclo del caucciù, Koma ritornò in Giappone dove fece lapace con Jigoro Kano dal quale ricevette il 7° Dan per averlo aiutato adivulgare il suo Judo. Nel 1924, Koma ritornò a Belém, dove iniziò adinsegnare il Judo ai bambini. Lo stesso anno si sposò con May Iris.

Nonostante sia cosciente di quanto siano esplosive le sue rivelazioni,Rildo insiste nel dire che il suo principale obiettivo è chiarire i dettaglidell'arrivo del Jiu-Jitsu in Brasile. “La mia investigazione in realtà cerca dicapire in che modo il Jiu-Jitsu sia arrivato qui e chi fu il Conte Koma, noncerco la polemica”, conclude l'amazzone, che pensa di lanciare il suolibro prima della fine di quest’anno, in collaborazione con il giornalistaLeanderson Lima.

Reportage Il Teatro Polytheama, dove Koma fece le sue primedimostrazioni a Manaus nel 1915.

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Storia

Sotto: In Giappone, Koma è stato ilprotagonista di un fumetto comel'eroe delle mille lotte.

Rildo Medeiros

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Royler Gracie visita la tomba delConte Koma, nel 1996.

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MAEDA KOMA PASSO PER PASSO

• 1905 - Maeda non è d’accordo con Jigoro Kano edabbandona la Kodokan, assieme a Satake.

• 1906 /1913 - Maeda lotta negli USA e, passando perl'America Centrale, arriva in Uruguay.

• 1914 - Maeda ed il suo gruppo entrano in Brasile daPorto Alegre.

• 1915 - Maeda si presenta a Belém (ottobre) e Manaus(dicembre).

• 1916 - Maeda stabilisce un orario per insegnare Jiu-Jitsu nelle sale del Cinema Teatro di Belém, lo stessoanno conosce Gastão Gracie e comincia ad insegnare asuo figlio Carlos.

• 1920/1923 - Maeda ritorna in Giappone, doveristabilisce la relazione con Jigoro Kano e riceve il 7º Danper aver insegnato il Judo.

• 1924 - Di ritorno a Belém, Maeda conosce May Iriscon la quale si sposa.

• 1931 - Takeo Yano arriva nello Stato delle Amazzoni ecomincia ad impartire lezioni assieme al Conte Koma;

• 1932 - Maeda prende la cittadinanza brasiliana edassume il nome di Octavio Mitsuyo Maeda;

• 1941 - I l Conte Koma muore a Belém, a causa di problemi renali.

Invitato nel 1996 dalla sua cintura nera Frédson Alves arealizzare una serie di seminari a Belém, Royler (figlio diHélio Gracie) colse l'occasione per conoscere un po' dipiù la storia dell'uomo che insegnò l'Arte a suo zio. Inquell’occasione, il Gracie visitò la tomba di Koma e di suamoglie May Irís ed, inoltre, volle conoscere la casa delgiapponese, dove oggi vive sua figlia adottiva Clízia.Durante quella visita, il più grande lottatore della famiglia(in campionati di Jiu-Jitsu) parlò dell'emozione di poterstare dove tutto aveva avuto inizio, riassumendol'importanza del giapponese nella storia della sua famiglia.“Il Conte Koma portò l'albero del Jiu-Jitsu in Brasile. IGracie, mio zio Carlos e mio padre Hélio, lo piantarono edoggi noi raccogliamo i frutti”, disse il Gracie.

Per quanto ci ha rivelato, non vi è dubbio che il libro diRildo sarà un elemento importante per aiutare a chiarire lastoria dell'arrivo del Jiu-Jitsu in Brasile. Ma è importantechiarire anche che la spina dorsale continua ad essere lastessa. Altre persone potranno avere imparato il Judo e ilJiu-Jitsu con Maeda, Satake e Yano e potrannoaddirittura aver formato degli allievi, ma solo i Graciesvilupparono il Jiu-Jitsu attraverso una dinastia di lottatoriche rese possibile la diffusione dello sport in Brasile esuccessivamente nel mondo. Se oggi il Jiu-Jitsu e leMMA sono popolari a livello mondiale è per merito diMitsuyo Maeda Koma e della famiglia Gracie.

Storia

JIGORO KANOKodokan

TAKEO YANO BUILSON OSMARIVAN GOMES

INDIO

CONDE KOMA

SAKATE

LUIS FRANÇA

CARLOS GRACIE

CARLSON GRACIE

ROLLS GRACIE

ROYCE GRACIE

RICKSON GRACIE

RORION GRACIE

ROYLER GRACIE

PEDERNEIRAS

BRAZILIAN TOP TEAM

ROMERO JACARÉ

CARLOS GRACIE

MARCO RUASVINÍCIUS RUAS

OSWALDO FADDAJULIO CESAR (UGF)MONIR SALOMÃO

RESENDE - FLORES - WENDELL ALEXANDERNOVA UNIÃO

ALLIANCE

BRASA

BARRA GRACIE

MACHADO

RENZO GRACIE

HÉLIO GRACIEAcademia Gracie

HASHINE ISOGAIBotukukai

ALBERO GENEALOGICO DEL JIU-JITSU E DELLE MMA

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Tutti i DVD prodotti da Budo Internationalvengono identificati mediante un’etichettaolografica distintiva e realizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili).Allo stesso modo, sia le copertine che le serigrafierispettano i più rigidi standard di qualità.

Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o lacopertina non coincide con quella che vi mostriamoqui, si tratta di una copia pirata.

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Il Programma Kyusho Tactical Control (KTCP) è stato progettatoper controllare la scalata dei conflitti attraverso la ricerca giuridicae medica, spiegamento tattico, test sul campo e coordinamento.Questo programma è stato progettato appositamente, ma nonesclusivamente, per le Forze dell'Ordine Pubblico, Sicurezza,Emergenza, Guardia Costiera, Militari, Agenzie Governative, Escort

e sicurezza personale. Questo modulo base ècostituito da un insieme di 12 obiettivi

principali integrati in 4 moduli di controllodella scalata di forza. Ci sononumerose strutture deboli nel corpoumano che possono essereutilizzate da un agente perottenere semplicemente ilcontrollo di un individuo, piùefficienti rispetto altradizionale utilizzo dellaforza come indica ilprotocollo. Di là dalla fasedi ordine verbale, in unasituazione di crescenteconflitto, è in questi puntiKyusho (vitale) dovel'agente può fare uso deisistemi interni di controllofisico, come i nervi, lastruttura dei tendini e inaturali riflessi nervosi delcorpo. Non richiede grandeforza nemmeno un complesso

controllo motore o la vista,soggetti di fallimento in stati di

alta adrenalina. Questa informazioneè dedicata ai membri coraggiosi e

resistenti delle Agenzie in tutto il mondo.Grazie per quello che fate!

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Moni Aizik, co-creatore del Krav Maga Moderno La popolarità del Krav Maga

Il Krav Maga è attualmente una delle Arti Marziali più popolari ericonoscibili al mondo. Questo si deve alla reputazione delle forzearmate israeliane ed al fatto che sia facile da imparare e daapplicare. In Israele, il Krav Maga è dappertutto. Uomini, donne ebambini di tutte le età praticano il Krav Maga ed è stato integratoin molte scuole israeliane, dalle elementari fino alle superiori.

Il Krav Maga fu progettato per essere un sistema di lotta,non uno sport. Agli allievi viene insegnato a mirare alle partivulnerabil i del corpo e a continuare l'attacco fino aneutralizzare la minaccia. NON ci sono competizioni, néforme non necessarie (i kata), né nessun altro elementoche lo distragga dai suoi obiettivi originali, ovvero quellid’essere un metodo di difesa personale facile daimparare e da utilizzare.

Le Forze di Difesa Israeliane, le Unità di SicurezzaInterna Israeliane e la Polizia utilizzano varianti diKrav Maga. Inoltre, determinati gruppi incaricatidell'applicazione della legge e dell’ordine inEuropa e in Nord America hanno incluso anche ilKrav Maga nel loro programma di allenamento. Il

Krav Maga, letteralmente “il tocco del lottatore”, un termine che,senza dubbio, ha acquisito una fama incredibile negli ultimi anni.Come sempre accade in questi casi, sono sbucati “fidanzati”,

“amanti” e “promessi sposi” da tutte le parti, ma lapaternità dello stile non è mai stata messa indiscussione. Imi Lichtenfeld sviluppò le sue basi, el’istruttore e Maestro marziale, Moni Aizik, che oggivedete in copertina, lo ristrutturò assieme alfondatore, per una sua applicazione ed un suoinsegnamento nell’Esercito Israeliano. Questo è pertanto un argomento di un certo calibro,

utile affinché gli interessati in materia approfondiscanoil tema. Come sempre, non ci piace fermarci solo alleparole ed abbiamo preparato un DVD per coloro chehanno intenzione di andare oltre. Nell'articolo chedi seguito riportiamo, trattiamoabbondantemente delle origini e della storia diquesto magnifico istruttore, con una lunga edincredibile esperienza in molti dei campi checompongono il nostro mondo marziale, dal coachdella selezione Olimpica d'Israele, ai lottatoridell'UFC, fino ad ufficiale e superstite di uno degliepisodi più duri della storia recente dell'esercitoIsraeliano. Un uomo gentile ed accessibile, a cuipiace condividere con altri le sue conoscenze, unprezioso tesoro che siamo onorati di presentarvi.

Alfredo Tucci

Krav Maga

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principale vantaggio di questa disciplinaè la sua semplicità – è richiestorelativamente poco tempo per impararloed utilizzarlo. Questo attrae in particolarmodo le unità militari e poliziesche,perché devono allenare le loro reclute inun periodo limitato di tempo, nel qualedevono imparare bene l'abilità nella lotta.

La storia del Krav Maga Le radici del Krav Maga risalgono alla

nascita d'Israele nel 1948, quando ImiLichtenfeld cominciò ad insegnare ilcombattimento corpo a corpo alle nuoveforze di difesa israeliane appena create.

In quei primi anni, Israele letteralmente siconfrontava tutti i giorni con i suoi vicini perla sua esistenza ed aveva bisogno di uominicon esperienza nel combattimento, cheinsegnassero alle sue forze militari. Imi,eccellente pugile e lottatore, era appenaemigrato in Israele dall'Europa e fu sceltoper insegnare Kapap (combattimento hand-to hand) ed esercizi per mettersi in forma. Aquell'epoca le tecniche si limitavano adalcuni movimenti molto semplici e basilari.Tuttavia, man mano che lo strumentomilitare israeliano evolse, divennenecessario un allenamento più completo. Alla fine del 1973, l'Esercito Israeliano

cominciò a riassegnare soldati le cui unitàerano state decimate durante la recenteguerra di Yom Kippur. Venne nominato unufficiale, i l maggiore Moni Aizik, per

Krav Maga

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Difesa Personale

attualizzare il Krav Maga. Moni fu uno degli unici seisuperstiti (su un totale di 64 uomini), quando il suocomando venne attaccato da truppe sirianecomposte da migliaia di uomini. Per la sualunga esperienza nel combattimento e la suamaestria nel Jujitsu e nel Judo (era i lcampione israeliano), l'esercito israelianoassegnò a Moni il compito di aggiornareil Krav Maga. Moni fece squadra conImi Lichtenfeld, il quale uscì dal suoritiro di pensionato, per offrire le sueconoscenze, e nel corso di un annosvilupparono la successivagenerazione di Krav Maga. Imi e Moni lavorarono

duramente in quel periodo perrendere più efficace questadisciplina, el iminando imovimenti complicati e superfluied aggiungendo tecnichedifensive per: armi bianche, armida fuoco, suolo e colpi. La lorocollaborazione creò la base sullaquale oggigiorno praticano le ForzeIsraeliane Speciali. A quell'epoca il Krav Maga cominciò a

dividersi in tre gruppi: mil itare;poliziesco/sicurezza; e civile. Ogni gruppoapprofondiva i concetti e le tattichenecessarie per coprire i suoi l ivell i diminaccia specifici. Inoltre, dato chesempre più gente praticava il Krav Maga,la nuova generazione di istruttoricominciò ad aggiungere la propriaesperienza marziale al sistema.Istruttori formati in Karate, Judo,Aikido, Jujitsu ed Arnisintrodussero questi elementi. Il Krav Maga, come sistema o

sti le organizzato, non fuveramente riconosciuto fino agliinizi degli anni settanta. Cominciòcome un concetto, assorbendoed incorporando i l meglio diognuna delle Arti Marzial iesistenti allora. La parola Kravsignifica “lotta”, e la parolaMaga signif ica “tocco”.Attualmente, a causadell' influenza diHollywood, i l termineKrav Maga si ètrasformato in unsinonimo di ogni tipodi metodi di lottaisraeliana, ma

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questo non è tutto. Esistono altri stili,non molto conosciuti, che sonocoesistiti con il Krav Maga, gomito agomito, dagli inizi degli anni settanta.Questi stili sono stati insegnati solo alleunità militari d’élite. Attualmente, un'idea sbagliata sul

Krav Maga è che sia governato da uncorpo regolatore, cosa non vera.Quest’Arte, come molte altre ArtiMarzial i ben stabil ite, è piena didozzine di fazioni politiche, che siautoproclamano le originali! Un'altrastupidaggine è che molte accademiecivili di Krav Maga sostengono che illoro programma rappresenti la stessaversione che s’insegna ai militari: non èvero. La versione militare del KravMaga è molto diversa rispetto a quellache si insegna ai civili; ed esistonopoche persone che insegnano laversione militare nel settore civile.

Dopo l'esercito Nel 1976, una volta concluso

l’incarico di Moni di riorganizzare ilKrav Maga per i militari, abbandonòl'esercito ed aprì la propria accademia,“Maccabi Tel Aviv”, dove cominciò adinsegnare Krav Maga, Judo e Jujitsu.Qui Moni ebbe l'opportunità diinsegnare tecniche più avanzate diquelle necessarie all'esercito regolare.Tra le quali aggiunse: il disarmo dipistola, tecniche di colpo, la difesa dicoltello, le spazzate, le tecniche dicontrollo e le tecniche di finalizzazione.Fu allora che Moni inventò un nomeper i l suo nuovo sistema:“Sopravvivenza nel Combattimento /Commando Krav Maga”. Uti l izzando l'esercito e le forze

speciali Israeliane, Moni sperimentòconcetti e tecniche fino ad esseresoddisfatto della loro efficacia e

praticità. Questi esperimentiincludevano collocare due avversari divolume e peso differente per lottare inuna situazione tesa, incontrapposizione alle tecniche facili darealizzare e ad altri criteri vitali. Questiconcetti e queste tecniche siprovarono abbondantemente inoperazioni militari, ed attualmentevengono insegnati ai suoi allievi delprogramma di Sopravvivenza nelCombattimento.

Formare campioni Per Moni il combattimento close-

quarter è sempre stato qualcosa dimolto naturale, dopo aver studiato ilJudo e il Jujitsu in Olanda in un’etàmolto precoce. Moni continuò apraticare lo sport quando la suafamiglia ritornò in Israele -diventando il

Krav Maga

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campione di Judo d'Israele. La maestria di Moni nonera una casualità, bensì il prodotto di un lavoro duro ecostante. Era solito recarsi in Giappone, dove siallenava intensamente con i campioni e le leggendemondiali di Judo e Sambo, Isao Okano e KatsuhikoKashiwazaki. Di ritorno a Tel Aviv, Moni formò vari campioni di Judo. Tra i più

notevoli: Yael Arate-primo medaglista Israeliano alle Olimpiadi e aiCampionati Mondiali (vinse una medaglia d’argento in entrambi glieventi), vinse anche una medaglia d’oro ai campionati europei. Unaltro allievo famoso di Moni, riconosciuto come un esperto di tuttorispetto, è stato Avi Nardia. Ex istruttore senior, Yamam, dellamigliore unità antiterrorista israeliana ed ex istruttore capo delcombattimento corpo a corpo. Recentemente, ha introdotto ilLotar ed il Kapap in California, ed ha avuto un'influenza decisivasui sistemi di lotta israeliani negli Stati Uniti. Avi dice: “Monic'insegnò che le Arti Marziali sono qualcosa di più della lotta,sono un modo di essere. C'insegnò ad essere professionistie a non cercare scuse”.

Nel 1985 Moni lasciò la sua accademia nelle mani deisuoi principali allievi ed immigrò in Canada, per farconoscere internazionalmente la Sopravvivenza nelCombattimento. Nel 1986 aprì un'accademia aToronto, chiamata Samurai Club. Questo club si

occupò di diffondere la popolarità del Jujitsu, dellalotta no-holds-bared e dell'allenamento reality-based

in Canada. Gli allievi di Moni dominavano la competizione. Tra i suoilottatori troviamo il campione di UFC Carlos Newton; il campione diSoto del Giappone, Joel Gerson; ed i campioni di Jujitsu MarkBocek ed Omar Salvosa. Riconosciuto da tutti, la disciplina chediede origine a tutti questi campioni fu il sistema di Moni diSopravvivenza nel Combattimento. Il sistema di Moni fornì la basedel loro futuro successo nella lotta professionale. Nel 1998 Monivendette il Samurai Club e si trasferì in Israele per lavorare con leForze Speciali Israeliane.

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Moni ritorna in Canada Nel 2003 Moni ritorna in Canada, e

nell'autunno del 2004, lui ed il suo allievocanadese più importante, Joel Gerson,aprirono una nuova accademia, “EdgeCombat Fitness” a Concord, Toronto. Qui sitrovano anche gli uffici centrali internazionalidella Sopravvivenza nel Combattimento.L'accademia non era un nuovo concetto, bensìun'evoluzione del sistema di lotta di Moni.Sopravvivenza nel Combattimento fu progettato,soprattutto, per essere un sistema completoreality-based per tutti, indipendentementedall'esperienza o dalle abilità. L'idea è semprestata quella di preparare gli allievi ad affrontarequalsiasi eventualità, includendo gli attacchi con esenza armi, con un unico attaccante o anche convari attaccanti.

Il sistema Nel sistema

Sopravvivenza nelCombattimento Moniha mescolato diversielementi della suaesperienza dicombattimento,nel Judo al i v e l l oolimpico, nelJ u j i t s u ,n e g l i

Difesa Personale

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incontri no-holds-barred e nelle Arti Marziali Miste. Comedice sempre ai suoi allievi, le tecniche di Sopravvivenza nelCombattimento sono state provate in situazioni reali efunzionano indipendentemente dalla stazza o dalla forza deicontendenti. Uno degli ex allievi di Moni, Doran Kay, socioveterano di Global Impact, una società di consulenza sullasicurezza internazionale, racconta come l'esperienza nelcombattimento di Moni creò le basi del sistema diSopravvivenza nelCombattimento. “In un corsointensivo di al lenamentobasilare (in Israele) c'insegnòle preziose lezioni imparatein una delle battaglie piùsanguinose della storiaisraeliana. Quelle lezionis’impararono con il sanguedi Moni e dei suoi compagnicaduti in combattimento”. Esistono otto l ivell i di

rango nel Sopravvivenza nelCombattimento: gial lo,arancione, verde, azzurro,marrone e tre livelli di nero.La cosa più innovativa è chenon esistono cinturetradizionali né uniformi. Gliunici vestiti necessari sonouna maglietta nera diSopravvivenza nelCombattimento (sopra avestiti normali). Il rango siriconosce dal colore dellelettere del logo diSopravvivenza nelCombattimento, incise sullamaglietta. Per esempio, sesono gialle indicano unacintura gialla. Anche i l programma è

innovatore. Il livello 1 (cinturagialla) consiste nella difesa enegli attacchi alla testa, dadavanti, dai lati e da dietro. Illivello 2 (cintura arancione)aggiunge difese ed attacchialla sezione centrale osuperiore del corpo. Il livello3 (cintura verde) aggiungedifese ed attacchi al restodel corpo. Dalla cinturaazzurra verso l'alto, le difesee gli attacchi diventanoprogressivamente più estesied intensi.

Esistono molti punti che differenzianola Sopravvivenza nel Combattimentodalla competizione

1) Non si insegna un’Arte Marziale tradizionale con armi,solo difesa con armi moderne; ci si focalizza anche moltosulle armi improvvisate; 2) si insegna la lotta al suolo,soprattutto a dominare e a scappare; 3) non ci sonoposizioni specifiche; 4) si insegnano solo calci bassi, dal

Krav Maga

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centro verso il basso; 5) gli scenari di attacco asorpresa sono una parte integrante dell'allenamento;6) si stabilisce una consistente frontiera verbale efisica prima del contatto fisico; 7) s’impara a lavoraresulle diverse distanze e a chiudere rapidamente lospazio; 8) non si usano uniformi né cinture; 9) siallenano abilità mentali e fisiche. Benché nel sistema di Sopravvivenza nel

Combattimento s’insegni alla gente a proteggersi,

Moni insiste anche sul fatto che l'allievo abbia unavisione positiva di tutti gli aspetti della sua vita,perfino nelle peggiori circostanze. Crede fermamenteche questo sia i l fattore determinante tra lasopravvivenza e la morte, sia nel campo di battaglia,che sul ring o per strada. Il miglior modo di ottenerela maestria ed il controllo è superare gli ostacoli fisicie mentali. Per questa ragione sollecita i suoi allieviad allenarsi il più possibile.

Difesa Personale

“Il miglior mododi ottenere lamaestria ed ilcontrollo èsuperare gli

ostacoli fisici ementali.”

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Krav Maga

Page 136: Rivista arti marziali cintura nera 287 aprile 2 parte

Difesa Personale

“Moni insiste anche sulfatto che l'allievo abbia una visionepositiva di tutti gli

aspetti della sua vita,perfino nelle peggioricircostanze.”

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Il termine “Difesa Personale” ha una connotazionenegativa che già dal principio può portare alfallimento per l’individuo. Il problema è che questaetichetta si rispecchia nell’immagine che la personaè vittima di un atto violento o di un’aggressione equindi deve realizzare un’azione difensiva. Questapremessa di agire dopo che è avvenuto il fattoviolento, è la ragione per la quale la maggioranzadelle persone soccombe alle azioni dell’aggressoree non recupera mai completamente dall’attaccoiniziale o dalla paura che induce tale situazione. Ladonna non deve mettersi sulla difensiva; deveessere cosciente della propria situazione e nonsottostimare o ignorare le possibili minacce. Elladeve essere propositiva, prendere l’iniziativa eavere l’impeto di provocare confusione nellamentalità dell’attaccante, per poter avere qualchevantaggio. “Autoprotezione Kyusho” è un processodi allenamento che offre agli individui più deboli,più lenti, più anziani o meno aggressivi, dellechance contro il più grande, più forte o piùaggressivo degli attaccanti. Tramite l’uso degliobbiettivi anatomici più sensibili del corpo,collegati alle proprie azioni e inclinazioni naturalidel corpo, puoi proteggere facilmente te stessa o glialtri, anche in situazione di stress o di limitazionifisiche quando la tua adrenalina si scatena.Attraverso un lavoro graduale e progressivo delletue innate abilità motorie (invece che delle tecnichealtrui), le tue possibilità di vittoria sono notevoli.

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empre ho guardato la stagione natalizia come una sorta di follia collettiva in cui,allo stesso tempo e ogni anno, la maggior parte delle persone erano andate inuna frenesia di spese e consumi in cui uccidere molti alberi di pino eraimportantissimo. Le Palestre accorcerebbero il loro orario di lavoro o addiritturarimarrebbero chiusi per un paio di giorni. Voglio dire, e che se il 25 fosse stato ilgiorno di allenare squat?

Ora, molti anni dopo, mi sono reso conto che stavo pisciando contro il vento, perché dalGiorno del Ringraziamento alla prima settimana di gennaio è un tempo per l’ibernazione e laricarica della Mente, del Corpo e dello Spirito.

CORPO: Quest'anno, dalla primavera all'autunno, ho fatto un bel po' d'allenamento fisicointenso, ho insegnato e ho viaggiato - compresi alcuni viaggi con cambiamenti di fuso orariosignificativi. Ho lavorato duro e ho progredito, e ora è il momento di concentrare il mioallenamento sulla ricarica e gettare le basi per la crescita futura. Dopo diversi mesi lontano dicasa, sono ritornato al luogo del mio allenamento di jogging a Bluff cove ma ora lo faccio senzapesi, per quaranta minuti per sviluppare velocità, con le mie scarpe Vibram cinque dita "a piedinudi", invece di stivali e un panciotto d'allenamento che pesa trenta chili, per tre ore. Ho lavorato

Dog Brothers

S

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duramente per riaprire i fianchi, ripristinarel'allineamento e la forza di base (i lunghi voliinternazionali in terza classe non aiutano!), eripristinare i livelli di aerobica, con un ciclo disquat un giorno la settimana, e un altro giornodi sprint, inoltre esercizi di agilità dal tipo calcio/ lacrosse, e così via. Oggi Cindy ed ioabbiamo iniziato una classe di yoga Bikraminsieme. (Il Bikram è fatto in una stanzariscaldata a oltre cento gradi - assolutamenteperfetto per una stagione d'ibernazione!)

MIND: Solitamente faccio la mia routine disquat in una palestra sulla spiaggia di HermosaBeach, chiamata "The Yard". La settimanascorsa, quando ero lì, eravamo nel bel mezzo

Dog Brothers

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di alcuni giorni d'estate, a metà degli anniOttanta. Hermosa Beach Pier è solo un isolatoe mezzo di distanza, così ho camminato finoalla fine. Con il caldo sole sulla pelle, buoneonde per il surf, e una scuola di sgombrinervosi dalla presenza di un paio di delfini, ilfeng shui era piuttosto bello. Mi sono seduto lìa torso nudo nel caldo splendore del solepomeridiano e sono entrato lo spazio alterato.Man mano invecchiamo, cominciamo a notarecome dove siamo, è il risultato di ciò cheabbiamo fatto con i luoghi in cui siamo stati.Quindi, come diavolo sono arrivato dovesono? É un mistero per me! Come dice lalettera in una canzone di Grateful Dead: "Chelungo e strano viaggio è stato!"

SPIRIT: Spesso cerchiamocontemporaneamente di diventare piùdeterminati nel modo in cui viviamo e anchepiù umile di pensare che sappiamo quello chestiamo facendo. A mio modesto parere, se cirendiamo conto o meno, in ultima analisi, per ilnostro percorso e pianificazione arriva ilmomento di dare la nostra Parola a qualcosae, come direbbe Juan Matus, "agire conabbandono" ... e girare tutto al nostroCreatore. Vagamente ricordando una linea daun film, "Le cose si sistemeranno. Nonpossiamo sapere come - ecco il suo mistero.”.Ora, molti anni dopo, mi sono reso conto

che stavo pisciando contro il vento, perchédal Giorno del Ringraziamento alla primasettimana di gennaio è un tempo perl’ibernazione e la ricarica della Mente, delCorpo e dello Spirito.Sempre ho guardato la stagione natalizia

come una sorta di follia collettiva in cui, allostesso tempo e ogni anno, la maggior partedelle persone erano andate in una frenesia dispese e consumi in cui uccidere molti alberidi pino era importantissimo. Le Palestreaccorcerebbero il loro orario di lavoro oaddirittura rimarrebbero chiusi per un paio digiorni. Voglio dire, e che se il 25 fosse stato ilgiorno di allenare squat?Quindi, in questa stagione d'ibernazione vi

desidero un po' di tempo per riposare ericaricarsi, vi desidero un po' di tempo perriflettere su dove siete stati e dove andate, evi desidero il tempo di rapporto con laconsapevolezza del nostro Creatore.L'avventura continua! (Crafty Dog)

Dog Brothers

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Il Kyusho reale

Unsu Kata. Si dice che il nome “Unsu”, dall'incerta originecinese, significhi "Mani di Nuvola", ed è una delle forme avanzatedegli stili Shotokan Karate e Shito-Ryu. Entrambi hanno tornei diKata molto popolari, anche se sono un po' diversi... comunque,anche attraverso queste differenze si può ancora ottenere ilmessaggio centrale.Questo vecchio Kata contiene molte tecniche di mano

specializzate, come quelle delsingolare ippon-nukite ("filo

d'erba"), che possonotrovarsi nell'antico

Bubishi, chiamate “6 Ji”.Molti ipotizzano che Unsu

sia stato creato da ArakakiSeisho (un ufficiale della corte

reale di Shuri, Okinawa, interprete ditribunale della lingua cinese e giapponese

e un Maestro del Pugno di Monaco e dellostile della Gru Bianca) in qualche momento trail 1860 e il 1870. Altri pareri sono che potesseessere uno dei Wang Ji Kata insegnati a BushiMatsumura in Cina durante lo scambio tra i

due paesi. Un'altra credenza ampiamenteaccettata è che probabilmente Sakayama Matsumura l'abbiaportato a Okinawa da Cina, poi la forma originale sarebbe stataalterata da Arakaki Sensei con la soppressione e il rimodellamentodi alcune tecniche. Non lo sapremo mai per certo, ma quello chepossiamo scoprire con il Kyusho è che si tratta di un Kata moltopotente e pericoloso nelle mani giuste (Ji - Le mani di nuvola).

Una spiegazione tipica o descrizione di questo singolareKata sarebbe:Il simbolismo è un tema ricorrente nella storia delle Arti Marziali ed

è stato suggerito che i movimenti in Unsu rappresentano unatempesta di tuoni. Potrebbe dirsi che il primo movimento rappresentiuna linea di burrasche all'orizzonte; il modo in cui i piedi disegnanocerchi sul pavimento, insieme ai colpi delle dita in movimentisuccessivi, simboleggia turbini raggruppandosi, come un fulminecolpendo la terra. Dopo di questo, i rapidi movimenti in tutte ledirezioni potrebbero essere considerati come un simbolo dei ventiche soffiano in tutte le direzioni, e in generale, in tutto il Kata, imovimenti lenti rappresentano la calma prima che la tempestascoppi ferocemente. Infine, verso la fine dell’Unsu, i balzi e calcicircolari rovesciati possono essere visti come un tornado.

Di là dalla norma:Confrontando le interpretazioni più antiche con le

variazioni stilistiche transitorie o moderne... oggi vediamoun insieme più semplice delle azioni in cui i dettagli sonopiù pronunciati e alcune azioni che non sembravano diessere potenti o atletiche, sono state alterate. Non chesia qualcosa di male o di sbagliato, giacché solo ipraticanti sono in grado di determinare ciò che ègiusto per loro, ma i l lustra come sia statotrasformato il Karate e le sue interpretazioni.Quando guardiamo i Kata più originali di Nakayama

Sensei, ad esempio, possiamo vedere più chiaramentel'uso di posizioni specifiche di mano invece li aspetti di

velocità, potenza e resa. In quell’informazione o nelle possibilitàche ci sono dietro queste posizioni delle mani e strane posture ...è il vero tesoro.

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Potrebbe il termine "Mani di nuvola" essere unriferimento alle "Mani di vento" del Bubishi eall’imminente tempesta che soffrono le struttureall'interno del corpo e la funzione fisiologicaquando si applica il Kyusho?Mentre guardiamo Unsu, tutti possiamo vedere

che si tratti di un Kata più avanzato, ma perdeterminare questo non dobbiamo guardaresoltanto i movimenti [Ed. Nota: il Kata è cosìavanzato come il praticante], le possibilità sarannotanto avanzate quanto le interpretazioni chevediamo. Non possiamo semplicemente fareaffidamento su congetture, speculazioni ol'interpretazione di una singola persona (bunkai),dobbiamo applicare quello che abbiamo capito nelnostro allenamento di ogni mano, predisposizione oazione per sbloccare la nostra verità personale.Come tutti quelli che leggono questo blog sanno, ionon sono un fan degli insiemi di tecniche, perché è unaricetta per il fallimento in una situazione spontanea edinamica, quindi faremo un esempio di questo Kata (unoabbastanza unico, tra l'altro) e vediamo dove ci porta.La posizione unica della mano nella foto sopra [ippon-

nukite (mano "Filo d'erba" del Bubishi)], si trova in molte arti,ma purtroppo ha chiuso il pensiero del praticante o ilMaestro è rimasto con l'idea che solo si colpisce con lapunta delle dita. Questo concetto però nega la natura stessadelle Arti Marziali come una miscela di dualità (infinitepossibilità) che avrebbero aperto molte porte per quelli cheabbracciano questa dualità cambiante (Yin - Yang).Ad esempio, se le dita sono chiuse e aperte, questo

illustra perfettamente questa dualità ... se guardiamo oltrel'azione delle mani (la versione Nakayama è più lenta perosservare quest’azione) all'inizio si trovano in questaposizione di palme aperte estese (Spada di ferro delBubishi), mentre i l corpo adotta Neko Ashi Dachi(posizione del gatto). Se si guarda al processo di chiusuradella mano aperta a questa posizione, possiamoimmaginare (o applicare) due fermate della compressionesanguigna delle arterie (carotide) e le vene del collo(giugulare) così come un attacco alle strutture nervosecritiche (hypoglossal e/o vaga).Questo può essere ottenuto da una posizione frontale,

laterale o posteriore, inoltre, la quantità di compressioneapplicata in qualsiasi di queste strutture sarà determinatadalla forza di presa, la penetrazione delle dita, e ilconfronto della dimensione delle mani applicate e laposizione del collo dell'avversario. La semplicecompressione può essere sufficiente a fermare il flusso disangue mentre indebolisce simultaneamente i muscoliattraverso la compressione del nervo, ma le possibilità dicausare danno si basano sulla rotazione del polso perallungare questi (Kyusho) strutture vitali.Il seguente uso di quest’arma è avanti invece indietro, il

che significa che c'è un concetto di dualità dello shock ...ma ora c'è solo una scossa in avanti o potrebbe avere una

dualità (compressione e shock)? La mano preme in modorotatorio al basso, verso la gamba anteriore, e si vede comese si trattasse di un colpo del dito a un avversario caduto.Questo potrebbe essere un’interpretazione, ma è anche

possibile che la rotazione stia effettivamente causandolesioni gravi o danni per inabilitare il nervo vitale e iltessuto vascolare dell’avversario. La mano utilizzata inquesta rotazione può essere anche utilizzata comeun'azione di presa rapida (come la mano mantide deglistili cinesi), per tirare avanti e sbilanciare l'avversario peresporre nuovamente le sue strutture vitali del collo,infatti, quasi tutti i movimenti di quest'antico Katapotrebbero essere diretti a questo settore, con azioniprecedenti per esporre l'avversario a una successivadisattivazione o risultati fatali.Le mani dell'antico Bubishi sono presenti attraverso

questo Kata, che ci permette di conoscere la sua originecinese e il suo valore per il vecchio Bushi. Questo non ènecessariamente perso nel tempo, dato che possiamoattaccare diversi documenti e metodi antichi con questoKata e vedere come si correlano con l'informazioneconosciuta e documentata che ora ne abbiamo e con cuilavoriamo.Bisogna davvero chiedersi cosa sarebbe il mondo del

Karate se fosse stata eseguita un'applicazione piùsemplice (e originale) con una pratica reale del Kyusho nelBunkai invece delle applicazioni più atletici e convenzionalidei tornei moderni. Sappiamo tutti l'accettazione e il pareregenerale sui campionati attuali ... ma solo per curiosità, seun combattente agisse alla maniera di Nakayama Sensei,applicando Kuysho con movimenti precisi, e causandodanno reale al suo avversario... cosa ne pensereste, orache il "reality" e le MMA sono di tendenza?In particolare vorrei ringraziare Jesse Enkamp di

KaratebyJesse.com per le sue foto.Se siete interessati a un seminario speciale sul Kyusho

Bunkai di questo "vecchio Kata" (o qualsiasi Kata) nonesitate di mettervi in contatto con noi.

“Le mani dell'anticoBubishi sono presenti

attraverso questo Kata,che ci permette di

conoscere la sua originecinese e il suo valore per

il vecchio Bushi.”

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Tenendo sempre come sfondo l’Ochikara, “la grande forza” (chiamata e-bunto nel dialetto degli Shizen), la saggezza segreta degli antichi sciamani giapponesi, i Miryoku, l’autore ci sommerge in un mondo di riflessionigenuine, capaci allo stesso tempo di smuovere nel lettore il cuore e la testa, collocandoci continuamente di fronteall’abisso dell’invisibile, come vera, ultima frontiera della coscienza personale e collettiva.

La spiritualità non come religione, ma come studio dell’invisibile, è stato il modo per avvicinarsi al mistero deiMiryoku, nel segno di una cultura tanto ricca quanto sconosciuta, allo studio della quale l’autore si è dedicatointensamente.

Alfredo Tucci, direttore dell’editrice Budo International e autore di un gran numero di titoli sulla via del guerrieronegli ultimi 30 anni, ci offre un insieme di riflessioni straordinarie e profonde, che possono essere letteindistintamente senza un ordine preciso. Ciascuna di esse ci apre una finestra dalla quale osservare i temi piùsvariati, da un punto di vista insospettabile, a volte condito da humour, altre da efficacia e grandiosità, ponendoci difronte ad argomenti eterni, con lo sguardo di chi ci è appena arrivato e non condivide i luoghi comuni con i qualitutti sono abituati ad avere a che fare.

Possiamo affermare con certezza che nessun lettore rimarrà indifferente davanti a questo libro, tale è la forza el’intensità del suo contenuto. Dire questo, è già un bel dire in un mondo pieno di presepi collettivi, di ideologieinteressate e tendenziose, di manipolatori e in definitiva, di interessi spuri e di mediocrità. E’ dunque un testo peranimi nobili e persone intelligenti, pronte a guardare la vita e il mistero con la libertà delle menti più inquiete escrutatrici dell’occulto, senza dogmi, senza moralismi di convenienza, senza sotterfugi.

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La Zen Nihon Toyama-Ryu Iai-Do Renmei (ZNTIR) èl'organismo che attualmente, una volta rivisti e adattati iconcetti e la metodologia di una scuola proveniente da unsistema di combattimento reale, vuole preservare questatradizione e le forme originali tramite un metodo che unisce

corpo, mente e spirito in maniera realistica edefficace. Questo DVD è stato creato a cura dei

praticanti della Filiale Spagnola della ZenNihon Toyama-Ryu Iai-Do Renmei (ZNTIR

- Spain Branch) per far conoscere atutti uno stile di combattimento, con

una vera spada, creato nello scorsoXX secolo e con radici nelleantiche tecniche di guerra delGiappone feudale. Qui potretetrovare la struttura basilare dellametodologia che vieneapplicata nello stile, dagliesercizi codificati per ilriscaldamento e lapreparazione, passando per gliesercizi di taglio, le guardie, ikata della scuola, il lavoro incoppia e l'introduzione alla

pietra miliare su cui si basa ilToyama-Ryu: il Tameshigiri, o

esercizio al taglio su un bersaglioreale. Ci auguriamo che la

conoscenza dell'esistenza di uno stilecome il Toyama-Ryu Batto Jutsu sia

una riscoperta di un modo tradizionale eallo stesso tempo differente dalle attuali

discipline da combattimento, che attraggacoloro che desiderano andare più lontano nella

pratica delle arti marziali. Gli appassionati della spadagiapponese e i neofiti, troveranno questo DVD utile come puntodi riferimento e supporto al proprio apprendimento.

REF.: • TOYAMA1REF.: • TOYAMA1

Tutti i DVD prodotti da Budo International vengonoidentificati mediante un’etichetta olografica distintiva erealizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili). Allostesso modo, sia le copertine che le serigrafie rispettano ipiù rigidi standard di qualità.

Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o lacopertina non coincide con quella che vi mostriamo qui, sitratta di una copia pirata.

Budo international.comORDINALA A:

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Nella Taekwon-Do, punto vitale è definito come qualsiasi areasensibile o fragile nel corpo vulnerabile ad un'attacco.È essenzialeche lo studente di Taekwon-Do possieda una conoscenza dei

diversi punti in modo da poter utilizzare il correttostrumento d'attacco o bloccaggio. L'attacco

indiscriminato è riprovevole per essereinefficiente e uno spreco di energia."-Generale Choi Hong Hi, THEENCYCLOPEDIA OF TAEKWON-DO,Volume II, pag 88. Il Taekwon-Do è unadelle arti marziali più diffuse eprofessionali attualmente nel mondo(fondata il 11 aprile 1955 dal generaleChoi Hong Hi), e continua aprosperare anche dopo la morte delsuo fondatore nel mese di giugno2002. Nel corso del tempo i fattorisportivi hanno ottenuto priorità egran parte dei metodi originali diautoprotezione sono stati ignorati oscartati. Negli scritti originali delgenerale Choi, una gran partedell'attenzione, la struttura e anchel'uso di punti vitali "Kupso" (oKyusho), nonché lo sviluppo di armiper accedervi, fu delineata, ma non è

satata mai completamente insegnata.Kyusho International ha sviluppato un

programma per illuminare, educare,integrare e restituire a questa incredibile arte

marziale i concetti del suo fondatore. Questonuovo programma ha il pieno sostegno del figlio

del fondatore, Choi Jung Hwa. L'obiettivo di questaserie è quello di indagare i modelli (TUL), che vengono eseguiti

in conformità con i precetti del fondatore nella "The Encyclopediaof Taekwon-Do" (15 volumi scritti dal generale Choi Hong Hi,compresi i suoi "punti vitali"). Attraverso questa struttura, il Kyushosarà inizialmente integrato di nuovo nel Taekwon-Do. KyushoInternational è orgogliosa di aiutare in questo compito dicollaborazione monumentale e storica.

REF.: • KYUSHO20 REF.: • KYUSHO20

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