Le parole scomode di Gesù - estratto libro - Paoline

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Alcune frasi particolarmente “scomode” del Vangelo, sono analizzate dall’Autrice con chiarezza e semplicità. Una peculiarità è data da uno sguardo femminile che illumina e arricchisce il commento, sempre comunque rigoroso. http://www.paolinestore.it/shop/le-parole-scomode-di-gesu.html

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Premessa

Queste pagine rinviano a un ciclo di incon-tri tenuti nel 2014/2015 con gli amici della Rosa Bianca, l’associazione di cultura e impegno poli-tico promossa da cattolici democratici.

Non si tratta né di una registrazione né di un riassunto, ma di una rielaborazione; quindi risentono di un linguaggio non pienamente cor-rispondente allo stile dialogico delle conversa-zioni che, in quanto tali, spesso sono interrotte da domande e da osservazioni immediate.

Riflettono anche un modo comune di rife-rirci da laici al Vangelo, in questo caso ad alcune frasi o testi imbarazzanti, e di domandarci che cosa possono significare per un uomo, una don-na dell’oggi, abituati magari a sentirle, senza far-ci troppo caso, nella liturgia.

Né vogliono assolutamente dare delle rispo-ste teologicamente esaurienti, ma solo offrire in tutta umiltà qualche chiarimento e degli spunti di riflessione per una lettura personale della Pa-rola e per un approfondimento valido per il no-stro attuale modo di pensare di gente comune e quotidiana.

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Data la sua fisionomia particolare, il testo può essere accostato anche in una lettura non continua, scegliendo il capitolo che più interessa al momento, ma sempre con il Vangelo alla mano: ogni frase, infatti, va letta e situata nel suo con-testo, tenendo presenti le coordinate storiche e ambientali del tempo di Gesù.

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Introduzione

LO SCANDALO DEL VANGELOCHE NON CAPIAMO

A dire il vero, tutto il Vangelo, se preso se-riamente, è sconcertante.

Sconcertante perché mette in crisi il nostro modo di pensare, il nostro modo borghese di vi-vere il cristianesimo; perché riguarda la nostra vita da vicino, perché apre sguardi e speranze che toccano il nostro cuore.

Tuttavia, anche all’interno del messaggio sconvolgente di Gesù che gli evangelisti ci han-no trasmesso, tante volte notiamo delle contrad-dizioni che sembrano cancellare, offuscare la bel-lezza e la novità delle sue parole.

E io, tutte le volte in cui nei Vangeli mi im-batto in parole o frasi o brani che sembrano con-traddire il messaggio fondamentale di Gesù, mi sento provocata.

Il messaggio di Gesù è un messaggio di mise-ricordia, di liberazione, di speranza, di dignità umana aperto a tutti, a partire da chi è più svan-taggiato nella vita, e allora di fronte a queste paro-le « equivoche », mi domando: come può essere?

Perché gli evangelisti hanno ritenuto di in-trodurle nei Vangeli, nonostante le contraddizio-ni, le perplessità che accendono e le domande che suscitano?

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Mi riferisco a quelle parole ed espressioni de-nominandole « contraddittorie », « equivoche », che esprimono un’idea diversa, spesso addirittura opposta a ciò che intendiamo essere l’insegnamen-to di Gesù, e che siamo spinti a sorvolare come se appunto fossero un’aggiunta oppure un inciampo (che il Vangelo chiama « scandalo »).

Che cosa vuol dire Gesù, quando ci richia-ma a essere « servi inutili » (Lc 17,10), oppure quando afferma che « chi non odia suo padre, sua madre… » – come era nella versione ufficiale pre-cedente, ora tradotto: « Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la ma-dre… » – non può essere suo discepolo (Lc 14,26)? O ancora: « Tutto sarà perdonato ai figli degli uomini…, ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non avrà perdono in eterno » (Mc 3,28-29)? Oppure: « Pensate che io sia ve-nuto a portare pace sulla terra? No, vi dico, ma divisione » (Lc 12,51)?

Che cosa voleva dire allora, ai suoi discepo-li, e che cosa dice a noi, uomini e donne di oggi?

Certo, i commentatori presentano varie in-terpretazioni, ma frequentemente non si soffer-mano molto su questi passi e il loro rapporto con la nostra vita, oppure danno spiegazioni fretto-lose o moralistiche o troppo tecniche.

Ma per chi vuole davvero vivere quotidiana-mente secondo il Vangelo come risuonano? A che cosa si riferiscono?

È chiaro che qui non ci si vuole assoluta-mente sostituire agli studiosi, ma solo cercare

Questo testo è un'anteprima del libro. Il numero delle pagine è limitato.

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umilmente di comprendere qual è un significato possibile che queste parole suscitano in chi cer-ca di leggere il Vangelo come parola di Dio e di assimilarlo nella sua vita e nelle sue scelte.

Per questo la prima cosa da fare è ripensare a come sono stati composti i Vangeli e a come bi­sogna leggerli.

Naturalmente mi metto nella posizione del-la gente di tutti i giorni, che vuole però capire, e quindi non mi addentrerò nelle analisi storiche e letterarie di cui ogni introduzione ai testi dei Van-geli presenta una sintesi aggiornata.

Così dobbiamo staccarci anche dal raccon-to degli Atti degli Apostoli, che è un racconto strutturato teologicamente con una precisa pro-spettiva: la diffusione del messaggio di Gesù da Gerusalemme a Roma, in tutto il mondo allora conosciuto.

Proviamo invece a immaginare le prime « fasi » dei seguaci di Gesù, quando non c’è an-cora « cristianesimo » né « chiesa » né « dottrina », ma solo un gruppo di discepoli spauriti, sopraf-fatti da quanto è accaduto al loro Maestro.

Sono disillusi, sdegnati per la fine inglorio-sa di Gesù, timorosi di essere anche loro nel mi-rino del potere religioso e romano, frastornati per la grande, inconcepibile esperienza e notizia di Gesù Risorto e Vivente.

Tornano al loro lavoro e alle loro case, ma hanno nel cuore la bellezza, la provocazione del messaggio di Gesù e, ravvivati da una forza nuo-

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va che chiameranno « presenza » dello Spirito, la convinzione che questo messaggio non vada la-sciato cadere.

E così cominciano a ritrovarsi e radunarsi nelle loro case per parlarne, rievocarlo con la Cena, cercare di comprendere e di interpretare alla luce delle Scritture l’esperienza che avevano vissuto: su questo l’episodio di Emmaus è abba-stanza eloquente e indicativo.

Soprattutto cercano di mettere in pratica e di ripetere la semplicità dei gesti e delle parole di Gesù, comunicandosi lo stupore e la gioia dell’e-sperienza vissuta e man mano le riflessioni che quell’esperienza ha provocato e continua a pro-vocare. Proprio come l’atteggiamento di Maria, che custodisce, riflette, ripensa, cerca di capire, medita, approfondisce ciò che sta rappresentan-do Gesù nella propria vita (cfr. Lc 2,51).

Sono però comunità in tensione man mano che si aprono e si allargano perché, mentre en-trano in questi gruppi altre persone provenienti da mondi e culture diverse (greci, romani, asiati-ci, egiziani), si trovano anche nella situazione di doversi difendere e diversificare dal rabbinismo di quegli ebrei fedeli alla Torah e alle loro tradi-zioni che, dopo la distruzione di Gerusalemme (70 d.C.), si sono dispersi in altri territori e cer-cano di riorganizzarsi.

In questi piccoli gruppi cristiani sparsi per la Palestina e poi (per la diaspora e la persecu-zione) nell’Asia Minore e infine a Roma e nel-l’Occidente, si comunicano e si confrontano le

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memorie, si ravvivano i ricordi, si cerca di com-prendere insieme e di capire se c’è un compito per loro perché la figura di Gesù sia sempre quella di un Vivente.

Con il passare del tempo si cominciano a mettere per iscritto alcune parole (i « detti ») di Gesù, alcuni episodi, soprattutto il fatto centra-le, sorprendente della sua vita: la passione - mor-te - risurrezione.

Naturalmente, non essendoci un superviso-re, ciascuno ricorda e interpreta a modo suo, fin-ché non interverranno i primi autori cristiani: gli evangelisti che cercano di « dare ordine » – Luca 1,1-4 lo dice espressamente – a questi ricordi, esperienze, testimonianze; o altri, come Paolo, che rielaborano il messaggio di Gesù in modo da presentarlo in maniera coerente e « teologica ».

Essi raccontano, interpretandoli, non solo i propri ricordi e le proprie riflessioni su Gesù, ma anche le riflessioni delle comunità di appartenen-za, senza preoccuparsi della loro omogeneità.

Il primo scritto cristiano che ci è pervenuto è la Prima lettera ai Tessalonicesi di Paolo, data-bile al 51 d.C., mentre la stesura dei Vangeli si-nottici copre un arco di tempo dal 60 al 90 d.C. circa.

Questi brevi richiami storici ed esistenziali ci portano al « come » leggere i Vangeli.

Anzitutto bisogna ricordare che essi ci rac-contano la « storia » di Gesù, ma non la sua bio-grafia; che riflettono il suo tempo, quindi la men-

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talità e la cultura dell’epoca e di un mondo particolare, quello ebraico; che Gesù è un ebreo fortemente inserito nelle tradizioni del suo popo-lo; che egli parla – prima che a tutti gli altri – alla sua gente, pur non escludendo nessuno.

Ma queste parole travalicano il tempo e par-lano all’uomo di ogni epoca, perché si riferisco-no alla vita e al progetto di Dio per l’umanità, e occorre quindi contestualizzare lo ieri e l’oggi.

I testi sono scritti in greco antico (non il gre-co classico, ma il greco ellenistico comune del tempo, diffuso all’epoca di Gesù in tutta l’area mediterranea) ma pensati in ebraico; o comun-que riflettono il modo di pensare ebraico, e non sempre le traduzioni lasciano trasparire questa realtà.

Inoltre, attualizzare il Vangelo non significa attualizzare un testo né una dottrina, ma un’espe-rienza, una persona, un incontro.

Per questo, anche quando leggiamo singoli brani o frasi, occorre avere sempre presente tut-to il Vangelo: infatti una goccia, se pure analizza-ta al cento per cento, non ci comunica la bellez-za e la magnificenza del mare, il suo dinamismo e la sua profondità.

Eppure la goccia fa parte del mare. Così le parole.

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IndIce

Premessa pag. 5

Introduzione Lo scandalo del Vangelo che non capiamo » 7

II. Il servIzIo nella comunItà crIstIana

Luca 17,7-10 » 13

II. rendere credIbIle l’amore del Padre

Matteo 25,14-30 » 23

III. la bontà dI dIo non fa dIstInzIonI

Matteo 20,1-16 » 31

Iv. una chIamata radIcale

Matteo 10,34-42 » 39

v. Il rIfIuto coscIente dI dIo

Marco 3,20-35 » 48

vI. Il conflItto come taPPa dI un Percorso

Luca 12,49-53 » 57

vII. la Presenza del male nella storIa

Matteo 2,13-18 » 65 Conclusione » 75

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Spesso, leggendo il Vange-lo, il nostro desiderio di com-prenderlo pienamente rimane frustrato quando ci si imbatte in alcune frasi o brani sconcer-tanti: un po’ perché si riferisco-no a un modo di pensare e di esprimersi diverso dal nostro, un po’ perché ci sembra impos-

sibile che Gesù si pronunci, in alcune occasioni, in un modo che ci pare totalmente opposto al suo messaggio fondamentale.

Da credenti, che cercano di porsi sulla stes-sa lunghezza d’onda della proposta evangelica, abbiamo tentato di accostarci al Vangelo con semplicità e intelligenza, cercando di capire queste espressioni e fare così totalmente « no-stre » le sollecitazioni che il Signore offre a chi vuole seguirlo.

Teresa CiCColini, laureata in Lettere classiche, ha inse-gnato per molti anni nei licei milanesi e ha partecipato a varie esperienze nella Chiesa di Milano, nel solco degli stimoli suscitati dal Vaticano II, dando vita, insieme con il marito, a iniziative di testimonianza laicale (gruppi del Vangelo, scuola domestica di teologia). In modo particolare ha approfondito, sin dall’università, la ricerca biblica, coltivandone personal-mente lo studio e attraverso corsi e convegni.

Appassionata della Parola, ha promosso e guidato gruppi biblici di varia tipologia nella prospettiva di mediare l’ interpretazione scientifica e la comprensione comune dei testi per avvicinarli alla vita e all’ interiorità delle persone.