Guerra pace non violenza - estratto libro - Paoline

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Guerra pace nonviolenza 50 anni di storia e impegno PAOLO CANDELARI - ILARIA CIRIACI Guerra pace nonviolenza

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Il testo illustra le azioni, le proposte, le idee di fondo e le conquiste dei sostenitori della nonviolenza, prima, attraverso e dopo il Concilio Vaticano II, fino ai giorni nostri. http://www.paoline.it/blog/attualita-e-societa/881-guerra-pace-nonviolenza.html

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Guerra giusta o pace giusta?

Le religioni svolgono un ruolo vitale nella costru-

zione della pace e nel contrasto alla violenza. Negare

in modo netto che esista una qualsiasi legittimazione

teologica alla violenza è rispondere alle richieste che

la storia ci pone.

Da « anime belle » a « costruttori di pace » è il cam-

mino faticoso ma inesorabile che donne e uomini di

fede, ma anche laici e persone di buona volontà, han-

no percorso negli anni degli sconvolgimenti politici

da est a ovest, dal concilio Vaticano II a oggi. La non-

violenza viene proposta come un metodo, realistico e

pragmatico, per la gestione dei conflitti anche tra Stati,

l’antidoto alla guerra di civiltà.

In un momento in cui la realtà sembra negare la

possibilità di una vita pacificata, una lettura coraggio-

sa e incoraggiante di un percorso possibile nel quale

la pace diventa un compito per i cristiani, quel « segno

dei tempi » che il mondo attende.

Con il realismo della ragione ma con l’ottimismo

della volontà.

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Guerra pacenonviolenza

50 anni di storia e impegno

PAOLO CANDELARI - ILARIA CIRIACIL’11 settembre 1962 il radiomes-

saggio di Giovanni XXIII, all’avvio del concilio Vaticano II, conteneva quellafolgorante evocazione della Chiesacome madre di tutti, indistintamen-te, cui faceva seguito l’invito ai fedeli delle Chiese separate a una comune ricerca di unità e di grazia. Numerose persone, sentendosi corresponsabili nell’impegno di pace dentro e fuori la Chiesa, consolidarono contatti e azioni, fecero rete e condivisero com-petenze, allo scopo di intervenire conidee e proposte nel piano di lavoro deiPadri conciliari.

Lo scopo del presente lavoro è quello di dar conto di ciò che questa informale lobby per la pace, trasversa-le a diverse tradizioni cristiane e mo-vimenti laici, è stata: le azioni, le pro-poste, i protagonisti, i ragionamenti, gli avvenimenti, le idee che riuscirono a trovare spazio nei documenti con-ciliari. Sono stati interpellati pensatori di diverse tradizioni ed epoche; scan-dagliati i loro scritti a ridosso degli av-venimenti conciliari; intervistati alcuniprotagonisti che hanno continuato la propria ricerca di fede nella direzionedella pace attraverso la nonviolenza.

Il tutto col desiderio di narrareil non noto e offrire testimonianza dell’impegno di persone comuni nella costruzione di condizioni e prospet-tive di pace.

Paolo Candelari, nato nel 1954, vi-ve a Torino dal 1961, sposato. Cattolico, iscritto al Movimento nonviolento e alMovimento Internazionale della Ricon-ciliazione dal 1982, di quest’ultimo ha ricoperto la carica di presidente dal 2003al 2007. È stato tra i fondatori del Centro Studi su pace / nonviolenza / sostenibilità « Sereno Regis » di Torino, e ha partecipatoa diverse campagne nonviolente.

Esperto sulle tematiche della difesa popolare nonviolenta, storia della nonvio-lenza, relazione tra nonviolenza, cultura,politica e cristianesimo, ha tenuto confe-renze e seminari su tali tematiche e sul pensiero di Gandhi, Martin Luther King e Tolstoj. Ha partecipato alla stesura di alcuni capitoli del libro Teoria e pratica della riconciliazione, edito da Quale vita e dal Mir in occasione dell’anno interna-zionale della riconciliazione 2009.

ilaria CiriaCi, nata nel 1964, iscritta alMIR fin da giovane, nella seconda metà degli anni Ottanta è tra gli aderenti alla campagna di obiezione di coscienza alle spese militari. Nel 1987 è tra i fondatori della Comunità Evangelica Ecumenica di Albano Laziale (RM) alla quale aderisconocristiani di diverse denominazioni. Presi-dente del MIR dal 2007 al 2011, è tra i fondatori della «Rete Italiana di solidarietà con le Comunità di Pace colombiane - Co-lombia vive! ». Ha organizzato numerosi convegni e seminari sulle tematiche pro-prie della mission del movimento.

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Introduzione

La fede nella pace è possibile; non si giustifica, ricordiamolo, se non su una terra

in cui domini la fede nell’avvenire, la fede nell’uomo.Teilhard de Chardin

Gli attentati a Parigi al Charlie Hebdo il 7 gennaio, a Tunisi il 18 marzo del 2015, le convulse vicende medio-rientali e africane, con il proliferare di persecuzioni a sfondo religioso, dimostrano che il fenomeno della guer-ra come scia di rivendicazioni religiose sembra non anco-ra superato.

Sappiamo che oggigiorno la religione svolge un ruolo vitale nella costruzione della pace e nella lotta contro la violenza. Co-me dice anche il teologo cattolico Hans Küng: non può esserci pace tra le nazioni senza pace tra le religioni. La religione non deve essere una ragione per gettare olio sul fuoco della guerra e dell’odio. È ora di negare in modo netto che esista una qualsiasi legittimazione teologica alla violenza. La storia ci ha insegnato che non esiste una guerra giusta. Esiste solo la pace giusta. E per costruire una pace giusta serve creatività, tempo, impegno e fi-nanziamenti. In uno studio ben documentato Markus Wein-gardt ha potuto dimostrare l’influenza avuta da persone religio-samente motivate nei processi di pace in quaranta conflitti internazionali. Queste persone sono in grado di costruire ponti tra le parti, perché sono persone degne di fiducia. Esse operano con simboli di pace come le preghiere comuni. Esse osano « par-lare al nemico »1.

1 L. Sandri, G. Novelli, Ecumenismo e pace. Da Kingston 2011 a Busan 2013, Icone, Roma 2011, p. 53.

Questo testo è un'anteprima del libro. Il numero delle pagine è limitato.

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Facciamo nostra questa convinzione ricercando nelle pieghe della storia contemporanea il contributo che le re-ligioni, più specificamente il cristianesimo, hanno fornito negli ultimi cinquant’anni.

Nell’ottobre 2012 la Chiesa cattolica ha celebrato i cin-quant’anni dall’inizio del concilio Vaticano II. È opinione condivisa che l’evento Concilio suscitò interesse non solo nei fedeli cattolici, ma anche negli uomini e nelle donne di buona volontà; e così a cinquant’anni dall’apertura del Va-ticano II si è avviata una riflessione circa gli esiti che la sto-ria ha avuto la possibilità di osservare anche in ambito non cattolico, col proliferare di inerenti iniziative d’ogni genere.

Il « Movimento Internazionale della Riconciliazione », di matrice ecumenica, che si propone di vivere la riconci-liazione come riscoperta della nonviolenza a partire dalla propria tradizione di ricerca spirituale, ha deciso di esplo-rare il lavoro di riflessione e impegno del Concilio sulle grandi tematiche fede/pace, guerra giusta, obiezione di coscienza, giustizia sociale / pace giusta / fede.

Ed è così che ha accolto l’invito di un gruppo di movi-menti, associazioni e singoli all’avvio di un percorso che, a partire dal settembre 2012, ha mosso a Roma i suoi pri-mi passi sotto il nome di « Chiesa di tutti, Chiesa dei po-veri », con l’intento di ricordare gli eventi non per porta-re indietro gli orologi, ma per rielaborarne la memoria per capire più a fondo il significato e fare scaturire eredi-tà nuove e antiche, impegni per il futuro2. L’assemblea si è tenuta a settembre, invece che in ottobre, perché ha in-teso rievocare, sia come inizio che come principio ispira-tore del Vaticano II, anche il messaggio radiofonico di Giovanni XXIII dell’11 settembre 1962, che conteneva quella folgorante evocazione della Chiesa come « madre di tutti indistintamente ».

2 Per maggiori informazioni visitare il sito www.chiesadituttichiesadeipoveri.it, con ampia documentazione.

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All’epoca del radiomessaggio qualcosa si stava già muovendo con buona energia: il periodo di preparazione all’apertura ufficiale dei lavori alla presenza di tutti i con-venuti era iniziato e, parallelamente, quelle persone che si ritenevano corresponsabili dell’impegno di pace della Chiesa stavano affinando contatti e azioni, allo scopo di intervenire con idee e proposte nel piano di lavoro dei pa-dri conciliari.

Due personaggi del Movimento Internazionale della Riconciliazione, Jean e Hildegard Goss, già nel 1960 ave-vano preso contatti col cardinale Ottaviani, presidente della Commissione Preparatoria Teologica, dal quale fu-rono incoraggiati a presentare una richiesta e soprattutto una documentazione sulla stessa onda di quelle parole che il Papa pronuncerà durante il suo radiomessaggio (« ciascuno recherà contributo di intelligenza e di espe-rienza »)3.

Fu così che cominciò la nostra lobby per la pace a Roma. Co-me primo passo cercammo di dare peso alla nostra richiesta. « In questo periodo di preparazione del Concilio », scrivevo nel mio diario, « Roma è diventata un centro nel quale confluiscono idee e proposte da tutto il mondo. Le profondità della vita spirituale vengono esaminate in modo nuovo, i problemi di tutti i popoli della terra vengono considerati, vecchie e nuove concezioni si in-terrogano... ». Sì, era un evento indimenticabile: pieno di speran-za, orientato al futuro, un aprirsi allo Spirito di Dio nella più grande libertà4.

Questo racconto trova riscontro in altre esperienze analoghe vissute da « ospiti esterni » all’impegno concilia-re. Scriveva infatti Richard K. Ullmann, uno dei due rap-presentanti nominati dai quaccheri per la prima sessione del Concilio nel 1961:

3 Giovanni XXIII, Radiomessaggio, 11 settembre 1962.4 H. Goss-Mayr, Come i nemici diventano amici, EMI, Bologna 1997, p. 93.

Questo testo è un'anteprima del libro. Il numero delle pagine è limitato.

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In più di una occasione ho sentito l’unica vera autorità, lo Spi-rito Santo, riempire le gigantesche navate di San Pietro e guidare la sua Chiesa sotto la propria legge. Mi sono inoltre convinto che per mezzo del concilio Vaticano sono rivelati aspetti molto impor-tanti della volontà di Dio, non solo per la Chiesa cattolica ma per tutta la cristianità e per l’intera umanità5.

Non a caso le strade di questi personaggi si incontre-ranno proprio nel momento nel quale sarà richiesto di avanzare liberamente proposte e osservazioni, per mette-re in luce il punto di vista dei vari gruppi coinvolti sui te-mi affrontati dai vescovi nell’enucleare il tema della pace e della libertà di coscienza.

Lo scopo del presente lavoro è quello di condurre una ricerca su quello che questa lobby per la pace, trasversale a diverse tradizioni cristiane, è stata; la sua composizione, le azioni, le proposte, i protagonisti e i risultati che essa riu-scì a ottenere, i ragionamenti e le idee dalle quali le pro-poste prendevano avvio e i motivi per i quali la lobby eb-be successo. Il tutto col desiderio di narrare il non noto e offrire testimonianza dell’impegno di persone comuni nella costruzione di condizioni e prospettive di pace.

Per conseguire tale obiettivo ci si è avvalsi dello studio di scritti e documentazioni, ma anche del racconto diretto dei protagonisti del Concilio, nonché delle testimonianze scritte, della riflessione e del parere di voci diverse.

Nella trattazione degli argomenti e nella narrazione dei fatti ricorreremo spesso al termine ecumenico; ad es-so, però, di volta in volta si darà diverso significato. Come è noto, il Concilio della Chiesa cattolica, aperto l’11 otto-bre 1962 da Giovanni XXIII, è detto Concilio Ecumeni-co Vaticano II. In tale contesto l’aggettivo ecumenico ha il senso che significò, nella tradizione della Chiesa origi-naria, la riunione dei vescovi rappresentanti tutte le Chie-

5 M. Velati, Gli Amici al Concilio Vaticano II (1962-1965), p. 4, in www.ami-cidelsilenzio.it/testi/, v. 14/2/2013.

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se, la cui ramificazione si estendeva all’oikoumene, ovvero a tutto il mondo conosciuto. Oggi, più comunemente, si utilizza questo termine per indicare il movimento che ten-de a riavvicinare e a riunire tutti i fedeli cristiani delle di-verse Chiese.

Documenti largamente condivisi6 formalizzano alcuni punti di riferimento comuni attorno a progetti e finalità propri di un patrimonio di fede (corrispondente al perio-do della Chiesa indivisa) ancora in comune tra le princi-pali confessioni cristiane, che vanno oltre le fratture più profonde generatesi nel corso dei secoli di storia della Chiesa. Soprattutto negli ultimi venticinque anni circa, tra queste finalità condivise spicca l’impegno per la pace e la riconciliazione, evidente soprattutto nelle attività del Consiglio Ecumenico delle Chiese (Wcc - World Council of Churches) e delle Convocazioni europee su Giustizia, pace, salvaguardia del creato7. Ma segnali di speranza in questa direzione sono verificabili anche in ambito interre-ligioso. Verso la fine del XIX secolo, nel 1893, prende vita a Chicago quella che sarà ritenuta una prima esperienza di dialogo interreligioso, per iniziativa di ottanta leader, sep-pur con la significativa autoesclusione di musulmani, bud-disti e anglicani. Cento anni più tardi, nel 1993, a Chicago confluiscono più di ottomila rappresentanti di tutte le reli-gioni. E infine il 17 maggio 2013 i leader religiosi d’Euro-pa, riuniti nel Consiglio Europeo delle Religioni per la Pa-ce (ECRL), scrivono nella loro Dichiarazione: « Nessuna pace duratura è possibile senza il pieno riconoscimento della dignità umana da cui ogni libertà, compresa la libertà

6 Ad esempio, il documento BEM (Battesimo, Eucarestia, Ministeri) del 1982, la Cartha Oecumenica del 2001, la recente stesura di una bozza del docu-mento Le chiese verso una visione comune, del 2013, derivanti dagli sforzi del Consiglio Ecumenico delle Chiese e della sua Commissione Fede e costituzione. Sugli argomenti vedi i capitoli seguenti.

7 A riguardo si vedano i capitoli successivi e in particolare il cap. VIII: Le Chiese si avvicinano alla nonviolenza.

Questo testo è un'anteprima del libro. Il numero delle pagine è limitato.

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religiosa, deriva ». A sottoscrivere questa Dichiarazione ci sono i rappresentanti delle Chiese cattolica, ortodossa, pro-testante, ed esponenti dell’Islam, delle comunità ebraiche nonché delle religioni hindu, buddista, zoroastriana, sikh, presenti nel nostro continente. « Ci impegniamo », conclu-dono, « a cooperare tra di noi e con altri gruppi religiosi, istituzioni governative e intergovernative, nel promuovere la comprensione, il rispetto e la cooperazione tra tutte le comunità religiose per la pace e il benessere di tutti »8.

Centovent’anni dopo la prima esperienza di Chicago, tutte le più grandi tradizioni religiose del mondo si accor-dano sullo stesso impegno per la pace. Centovent’anni nei quali però l’indirizzo comune verso la pace ha significato impegno, lavoro, relazioni, disponibilità all’ascolto reci-proco.

Nella ricerca bibliografica sono stati interpellati pensa-tori di diverse tradizioni ed epoche; sono stati inseriti libri scritti a ridosso degli avvenimenti conciliari per dar voce a chi ha vissuto direttamente l’esperienza oppure l’ha incon-trata a breve distanza. Abbiamo anche voluto intervistare qualche protagonista a diversi livelli che, nel corso della sua esperienza di vita, ha continuato la sua ricerca di fede nella direzione della pace attraverso la nonviolenza.

Abbiamo cercato di offrire un servizio di ricerca, per-suasi che la forza della nonviolenza – attraverso la passio-ne e la determinazione di quante e quanti hanno investito nel tempo molte energie della propria esistenza – ha la ca-pacità di parlare alle persone che hanno a cuore la pace giusta, a prescindere dalle rispettive tradizioni di fede e cultura.

Il Concilio segnò un’epoca di grandi speranze. I pro-blemi che l’umanità aveva davanti erano enormi, le con-traddizioni vaste; ma una serie di elementi, quei « segni

8 Vienna: Dichiarazione del Consiglio Europeo delle Religioni per la Pace, su http://it.radiovaticana.va del 17/05/2013.

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dei tempi » cui si riferiva Giovanni XXIII nella Pacem in terris, stavano a significare che la via verso un « mondo migliore » era aperta.

Nelle Chiese sono stati fatti passi avanti sia nella giu-stizia sia nella pace, anche se gli ultimi quindici anni sem-brano segnare un’inversione di tendenza, come segnalato da un osservatore attento quale è Raniero La Valle:

Tutti i segni dei tempi sono rovesciati: al lavoro si tolgono i diritti, alle donne la dignità, ai popoli la libertà, l’Onu è sotto at-tacco, le costituzioni violate, il diritto distrutto, la guerra rimessa sul trono. I profeti di sventura celebrano la loro rivincita; [...] e allora dobbiamo cercare le ragioni. Non è, quindi, che gli uomi-ni sono ridiventati cattivi. Ma la politica che è riuscita a prevale-re sta facendo un mondo cattivo. [...] Venuti meno i segni dei tempi per i quali la pace già appariva all’orizzonte, la pace torna a essere un compito9.

Ed è questa convinzione che oggi facciamo nostra con il realismo della ragione ma con l’ottimismo della volontà.

9 R. La Valle, in Pacem in terris. Lo stupore di una generazione, a cura di G. Remondi, Servitium, Sotto il Monte 2004, p. 20.

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Indice

Prefazione pag. 5

Introduzione » 9

I. Il contesto » 17 Fine della guerra, speranze e delusioni » 17 Tra guerra fredda e distensione » 24 Crisi di Cuba all’apertura del Concilio » 30 Fine del colonialismo e movimenti di liberazione » 34 In sintesi » 36

II. Nonviolenza e nonviolenti ai tempi del Concilio » 39 Origini del concetto di nonviolenza » 39 Dalla resistenza passiva alla nonviolenza attiva » 42 Movimenti per la pace e movimenti nonviolenti » 46 I movimenti nonviolenti in Italia » 52 I cattolici e l’obiezione di coscienza » 54 Aldo Capitini e Danilo Dolci » 62 La ricerca per la soluzione dei conflitti » 66 In sintesi » 68

III. Guerra giusta e teologia della nonviolenza » 71 L’idea di pace nella storia della Chiesa » 71 Quando la guerra può dirsi « giusta » » 74

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Voci in controtendenza pag. 80 La teoria della guerra giusta diventa obsoleta » 82 Concilio Vaticano II, nonviolenti, il nuovo concetto di pace » 85

IV. Il tema della pace approda al Concilio » 91 L’apporto dei non cattolici al Concilio » 91 Le « lobbies » per la pace » 94 L’eco dei processi agli obiettori » 100

V. Digiuni al Concilio » 103 Digiuni: patrimonio comune » 104 I digiuni della lobby per la pace: il contributo delle donne » 107

VI. Dalle richieste ai risultati » 113 Pacem in terris: l’enciclica dell’urgenza » 113 Dalla Pacem in terris alla Gaudium et spes » 119 Riconoscimento dell’obiezione di coscienza » 126

VII. Guerra e pace da Paolo VI a Francesco » 131 Inquadramento » 131 La teoria tra abbandono della guerra giusta e diritto alla legittima difesa » 132 Appello e impegno per la pace nell’azione dei papi » 136 Sulla nonviolenza » 151 Diritto all’obiezione di coscienza » 158 Conclusione » 161

VIII. Le Chiese si avvicinano alla nonviolenza » 163 Il movimento ecumenico » 163 Un processo conciliare per la pace, giustizia, salvaguardia del creato » 168 Busan 2013: un traguardo e un nuovo inizio di percorso ecumenico » 172

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IX. Un movimento cristiano per la pace pag. 177 Il crescente impegno dei cristiani per la nonviolenza all’epoca della guerra fredda » 178 Iniziative nonviolente in un’Europa cambiata » 186 Un bilancio » 191 Appendici » 195 Intervista a monsignor Luigi Bettazzi » 197 Intervista a dom Giovanni Franzoni » 204 Bibliografia » 209

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in modo netto che esista una qualsiasi legittimazione

teologica alla violenza è rispondere alle richieste che

la storia ci pone.

Da « anime belle » a « costruttori di pace » è il cam-

mino faticoso ma inesorabile che donne e uomini di

fede, ma anche laici e persone di buona volontà, han-

no percorso negli anni degli sconvolgimenti politici

da est a ovest, dal concilio Vaticano II a oggi. La non-

violenza viene proposta come un metodo, realistico e

pragmatico, per la gestione dei conflitti anche tra Stati,

l’antidoto alla guerra di civiltà.

In un momento in cui la realtà sembra negare la

possibilità di una vita pacificata, una lettura coraggio-

sa e incoraggiante di un percorso possibile nel quale

la pace diventa un compito per i cristiani, quel « segno

dei tempi » che il mondo attende.

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della volontà.

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50 anni di storia e impegno

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saggio di Giovanni XXIII, all’avvio del concilio Vaticano II, conteneva quellafolgorante evocazione della Chiesacome madre di tutti, indistintamen-te, cui faceva seguito l’invito ai fedeli delle Chiese separate a una comune ricerca di unità e di grazia. Numerosepersone, sentendosi corresponsabilinell’impegno di pace dentro e fuori la Chiesa, consolidarono contatti eazioni, fecero rete e condivisero com-petenze, allo scopo di intervenire conidee e proposte nel piano di lavoro deiPadri conciliari.

Lo scopo del presente lavoro è quello di dar conto di ciò che questa informale lobby per la pace, trasversa-le a diverse tradizioni cristiane e mo-vimenti laici, è stata: le azioni, le pro-poste, i protagonisti, i ragionamenti, gli avvenimenti, le idee che riuscironoa trovare spazio nei documenti con-ciliari. Sono stati interpellati pensatoridi diverse tradizioni ed epoche; scan-dagliati i loro scritti a ridosso degli av-venimenti conciliari; intervistati alcuniprotagonisti che hanno continuato la propria ricerca di fede nella direzionedella pace attraverso la nonviolenza.

Il tutto col desiderio di narrareil non noto e offrire testimonianza dell’impegno di persone comuni nellacostruzione di condizioni e prospet-tive di pace.

Paolo Candelari, nato nel 1954, vi-ve a Torino dal 1961, sposato. Cattolico, iscritto al Movimento nonviolento e alMovimento Internazionale della Ricon-ciliazione dal 1982, di quest’ultimo haricoperto la carica di presidente dal 2003al 2007. È stato tra i fondatori del Centro Studi su pace /nonviolenza / sostenibilità «Sereno Regis» di Torino, e ha partecipatoa diverse campagne nonviolente.

Esperto sulle tematiche della difesa popolare nonviolenta, storia della nonvio-lenza, relazione tra nonviolenza, cultura,politica e cristianesimo, ha tenuto confe-renze e seminari su tali tematiche e sul pensiero di Gandhi, Martin Luther King e Tolstoj. Ha partecipato alla stesura di alcuni capitoli del libro Teoria e pratica della riconciliazione, edito da Quale vita e dal Mir in occasione dell’anno interna-zionale della riconciliazione 2009.

ilaria CiriaCi, nata nel 1964, iscritta alMIR fin da giovane, nella seconda metà degli anni Ottanta è tra gli aderenti alla campagna di obiezione di coscienza alle spese militari. Nel 1987 è tra i fondatori della Comunità Evangelica Ecumenica di Albano Laziale (RM) alla quale aderisconocristiani di diverse denominazioni. Presi-dente del MIR dal 2007 al 2011, è tra i fondatori della «Rete Italiana di solidarietàcon le Comunità di Pace colombiane - Co-lombia vive!». Ha organizzato numerosi convegni e seminari sulle tematiche pro-prie della mission del movimento.

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