IL TIRO A VOLO 307

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Il Magazine della Federazione Italiana Tiro a Volo

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Numero 30726 NOVEMBRE 2014

DirettoreLuciano Rossi

Direttore ResponsabileLuigi Agnelli

Direzione e RedazioneFederazione Italiana Tiro a VoloViale Tiziano 7400196 RomaTel. 06 45235200Fax 06 [email protected]

CoordinatoreRedazionaleMassimiliano [email protected] : @ILTIROAVOLO

Grafica& MultimediaAndrea Tei

Tutti i diritti riservatiVietata la riproduzione anche parziale se non autorizzata.

Aut. del Tribunale di Roma n.111 del 17 marzo 1994

SPONSOR FEDERALI

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pag 4 LA FOSSAOLIMPICA

pag 7 DALLAMATERIA DI CUISONO FATTII (GIOVANI)SOGNI

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SUL TETTO DEL MONDO

DUE ZEROUNO CINQUE

Munizioni Baschieri & PellagriBornaghiCleverChedditeFiocchi MunizioniNobel Sport ItaliaRC Eximport

ArmiCaesar Guerini Perazzi Armi Pietro Beretta

Macchine lanciapiattelliFAB

Macchine lanciaelicheRodenghi

PiattelliEurotarget

AbbigliamentoBeretta

Dispositivi acusticiEurosonit

Due Zero Uno Cinque. Non è uno strano prefisso telefo-nico e neppure una combinazione segreta che apre chis-sà quale porta. Anzi, no: forse a pensarci bene è invece proprio una combinazione che può spalancare le porte dell’anno olimpico. Perché l’anno 2015 - quello descritto appunto dalle quattro cifre - è davvero il vestibolo della camera del tesoro, la sala prove del teatro più grande del mondo: quello dei cinque cerchi. Considerata l’im-portanza della stagione, dunque, anche quello che avver-rà a livello nazionale andrà inevitabilmente a riverberarsi sul panorama internazionale generale. La nostra testata seguirà, con la capillarità che ha già dimostrato in que-sti anni, l’attività federale con uno sguardo attento non soltanto a tutte le espressioni dell’agonismo, ma anche e soprattutto a tutte le diverse “fasce sociali” dell’agoni-smo. Il Consiglio Federale ha appena varato il calendario del 2015 e quindi sappiamo già quando potremo tuffarci di nuovo nell’attività. Esattamente come nella stagione appena trascorsa, anche nel 2015 l’esordio ufficiale è de-mandato al Campionato d’Inverno del Tripletto Compak: una variante fantasiosissima di una specialità che ha pe-raltro nelle sue peculiarità estrose il motivo della sempre crescente popolarità. L’appuntamento con i funamboli del Tripletto (come abbiamo definito un anno fa gli specialisti

di questa variante del Compak a cui si riferisce l’immagine qui a lato) è per l’8 febbraio sulle pe-dane della Società Romagna Compak Sporting a Misano. Nel weekend successivo si assegneranno i titoli invernali di Sporting a Laterina e si celebrerà a Rimini il Campionato invernale del Settore giovanile delle tre discipline olimpiche. Poi, sarà tutto un fiorire di sfide appassionantissime. Ne parleremo in maniera più dettagliata nei prossimi numeri e, poi, nell’arco dell’anno le vivremo in-sieme settimana per settimana. Due Zero Uno Cinque: il PIN del tiro a volo che verrà spalanca già le porte di un’altra grande stagione di spettacoli in pedana.

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In copertina

Mauro De Filippis, uno dei più raffinati esponenti del Trap azzurro e della rappresentativa della Polizia di Stato - ma in realtà: eclettico, per la sua parallela carriera nel Double Trap - ci presenta in questo numero la sua interpretazione della didattica della Fossa Olimpica.

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LA FOSSAOLIMPICA

SETTORE GIOVANILE

L’autore del testo dedicato alla Fossa Olimpica, Mauro De Filippis, è uno dei più noti azzurri di Albano Pera, ma è anche una delle colonne della formazione delle Fiamme Oro: nelle immagini distribuite in queste pagine, l’atleta tarantino è ritratto nel corso delle fasi finali del più recente Campionato italiano di Fossa Olimpica

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Di Mauro De Filippis

Ho scritto questa sintetica guida pratica con l’in-tento di fornire ad un allievo un piccolo manuale riepilogativo che lo avvicini, lo indirizzi e lo aiuti in maniera semplice e diretta nella conoscenza e nella pratica della disciplina del Trap.

Posizione in pedana

La posizione corretta in pedana deve garantire stabi-lità e consentire un’adeguata fluidità nei movimenti. Le gambe devono essere leggermente divaricate, i talloni distanti 25-30 cm tra di loro e la posizione dei piedi deve formare un angolo di 45° rispetto all’an-golo retto formato dai due lati della pedana. Questa posizione consente di muoversi verso destra, verso sinistra e verso l’alto con armonia. Le spalle sono orientate a 45° rispetto al lato anteriore della pe-dana di tiro. Il fucile deve essere portato in spalla lentamente, usando entrambe le mani, a seconda che il tiratore sia destro o mancino: una impugnerà il calcio, l’altra scorre sull’asta del sottocanna fino ad un punto soggettivamente più idoneo ad ogni diverso tiratore a determinare un bilanciamento di-namico dell’arma. Per bilanciamento dinamico si in-tende quella condizione che ci permetterà di avver-tire il peso dell’arma ben ripartito su entrambi gli arti, in modo che durante il movimento di aggancio del piattello l’arma non risulti né troppo pesante in punta (l’arma sarà più difficile da spostare e con un abbrivio residuo maggiore), né troppo leggera (l’arma tenderà ad essere eccessivamente veloce in partenza ed il tiratore può rischiare di lanciare il fucile). Il calcio deve essere poggiato in spalla tra il collo e la cuffia del rotatore. La guancia si poggia sulla parte anteriore del nasello quasi a sfiorare la mano che impugna il calcio. Questa posizione per-mette di avere un corretto allineamento dell’occhio con la bindella ed il mirino in modo da ottenere durante il tiro una linea immaginaria con il bersaglio da colpire. La posizione corretta dell’occhio sulla bindella, se noi guardiamo il tiratore, imbracciato,

Una storia cominciata molti anni fa, quella di Mau-ro De Filippis, sicuramente uno dei figli migliori dell’epoca dei centri Cas. Mi si perdonerà questa definizione affettuosa, oltre che di un talento, di un esempio per tutti noi. Una perfetta sintesi di impegno agonistico e di etica sportiva. Questo suo lavoro è una sintesi di alcuni aspetti importanti che riguardano la Fossa Olimpica e di conseguen-za rappresentano il frutto della sua esperienza

specifica. Tanti anni dedicati al tiro che lo hanno portato a primeggiare in una specialità dove la concorrenza è esasperata. In questo suo lavoro ci parla della posizione in pedana, dell’approccio in diverse condizioni climatiche, delle gare impor-tanti e della preparazione continuata che viene richiesta e lo fa in modo semplice e lineare.

Alberto Di Santolo

dal lato del mirino, si ottiene quando l’iride sfio-ra la parte superiore della bindella. Dalla posizio-ne corretta descritta, si chiamerà il piattello con voce corta e decisa, rimanendo fermi fino a quando si intuirà perfettamente la traiettoria dello stesso. Appena intercettato il piattello, bisogna muoversi lentamente e acquisire progressivamente velocità, con un movimento fluido, coordinato e uniforme. Questo movimento permetterà un corretto con-giungimento tra occhio, fucile e piattello.

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Quando tirare il grilletto?

A mio parere, per colpire il piattello con un metodo che sia unico e sicuro sempre, bisogna esplodere il colpo nel momento in cui stiamo per raggiungere il piattello e lo vediamo bene sopra le nostre canne, davanti al nostro mirino, senza mai interrompere il movimento del fucile in modo da avere un anticipo automatico. Riassumendo: si allinea il mirino verso il punto di uscita del piattello, si segue la traietto-ria, la velocità del fucile sarà in aumento mentre quella del piattello diminuirà gradatamente. Senza arrestare il movimento del fucile, quando il mirino sembra incontrare il piattello, si tirerà il grilletto: il colpo partirà mentre le canne oltrepasseranno il bersaglio ottenendo un anticipo automatico.

Sparare in diverse condizioni meteo

Il tiro si svolge in differenti condizioni meteo che ne condizionano lo svolgimento. Vediamo quali sono que-ste condizioni e quali sono i possibili rimedi.Differenze di visibilità o di luce. Le variazioni di luce creano un disturbo visivo al tiratore, facendogli percepire il piat-tello in modo diverso, condizionando positivamente o negativamente il risultato. Nella mia esperienza ho avuto modo di vedere che i danni maggiori non sono dovuti alla diversa percezione quanto alla reazione psichica che ne deriva nel tiratore. Questa reazione porta a commettere degli errori di valutazione circa la reale velocità del piattello, o circa la sua reale posizio-

ne nello spazio: quindi errori di valutazione di altezza o angolazione dello stesso, da cui si generano movi-menti e reazioni non corrette che portano all’errore. Quindi sono fermamente convinto che ogni situazione meteo va affrontata senza stravolgere il proprio asset-to tecnico e mentale. Detto ciò, in condizioni di luce diverse si può decidere di variare la posizione della punteria che, comunque, a mio parere, può variare tra 10 centimetri sotto e 10 centimetri sopra il punto di reale uscita del piattello. Possibilmente con poca luce si punterà leggermente più in basso. Ci si può avvalere, inoltre, dell’utilizzo di occhiali con filtri colorati che permettono di far percepire meglio il bersaglio al no-stro occhio, rendendo più uniforme lo sfondo. Le lenti più idonee e più usate in giornate di ottima luminosità sono rosse in tutte le varie tonalità a seconda della sensibilità soggettiva dell’occhio, specialmente su un campo con sfondo verde. In campi da tiro con sfondo giallastro è consigliabile per mia esperienza una lente bronze. In generale, quando c’è poca luce, è consiglia-bile l’uso di lenti chiare o di colore giallo! Un ulteriore elemento da ricordare è il vento. Il vento è un forte elemento di disturbo. Nella mia esperienza ho però notato che il vento, come la luce, ci condizionano più psicologicamente che tecnicamente. Infatti se esso interviene sulla traiettoria del piattello, lo fa quando questo ha raggiunto ormai un distanza entro la quale noi dovremmo già averlo colpito. Inoltre se la nostra posizione di tiro è corretta, noi siamo in condizione di perfetto equilibrio e stabilità tanto che il vento sarà ininfluente sulla nostra condizione.

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Preparazione a gare di rilievo

Di solito per un periodo di preparazione ad una gara importante - e per livello di importanza ovvia-mente mi riferisco a obiettivi del tutto soggettivi - bisogna prendere in considerazione un periodo di preparazione di almeno tre mesi. Un periodo di preparazione così lungo è un periodo complesso e soprattutto soggettivo poiché ogni atleta ha ca-ratteristiche psico-fisiche diverse. Basandomi su me stesso, credo che per programmare un periodo di tre mesi sia importante in esso distinguere diverse fasi assegnando ad esse goals diversi.

Prima fase o fase introduttiva o di costruzione (durata: 5-8 settimane)

È un periodo preparatorio in cui avremo come goals la ricerca della massima capacità di carico. In que-sto periodo ci alleneremo tutti i giorni o almeno 4-5 volte a settimana, sparando un gran numero di piattelli: almeno 150-200 al giorno. In questa, come in tutte le fasi di allenamento, raccomando far se-guire all’allenamento tecnico sedute di allenamen-to fisico almeno per 2-3 volte a settimana. Questo allenamento fisico deve avere come fine quello di smaltire lo stress accumulato durante il tiro, quindi consiglio che si curi molto il lavoro aerobico (corsa, nuoto, bicicletta o wellness)

Seconda fase pre-gara (durata: 2 – 3 settimane)

In questa fase diminuiremo gradatamente la quan-tità di sedute settimanali (3-4 per settimana) e il numero di piattelli sparati giornalmente (100-150). È una fase in cui cureremo più la qualità dei nostri gesti tecnici che la quantità degli stessi. In questa fase saranno i particolari su cui andremo a lavorare: i movimenti da perfezionare, i piattelli da ripete-re per risolvere specificamente eventuali problemi tecnici. Ricordarsi a fine di ogni seduta di dedicar-

si al recupero fisico eseguendo lavoro aerobico e stretching. Essendo una fase pre-gara, sarà impor-tante valutare i progressi del nostro allenamento simulando le situazioni di gara, o partecipando a gare di minore importanza che saranno dei piccoli test che indicheranno carenze su cui lavorare (al-meno una per settimana). Inoltre questa, come fase antecedente la gara, sarà una fase in cui necessa-riamente dovremo concederci maggiore riposo e un’alimentazione sana e corretta che eviti eccessi di ogni tipo.

Terza fase: “gara”

La gara è l’unico obiettivo, quindi avremo una ridu-zione drastica del carico di lavoro e ci concentrere-mo a trovare le motivazioni giuste per affrontare al meglio ciò per cui ci siamo attentamente preparati. Nei giorni immediatamente precedenti la gara, il ti-ratore proverà i campi di gara, cercando di adattarsi ad eventuali piccole difficoltà, cercando comunque di preservare tutte le proprie energie psico-fisiche per l’avvenimento importante.

Preparazione continuata a impegni importanti

L’atleta che si prepara a breve a partecipare ad una gara importante è un atleta già in fase avanza-ta di preparazione, quindi in questa fase finale di avvicinamento della durata di un mese bisognerà allenarsi variando l’allenamento per continuare a stimolare attivamente l’attenzione dell’atleta stesso per continuare ad avere un effetto alle-nante nel lavoro che si svolge. In questa fase, che potrebbe corrispondere al tipico stand-by che in-tercorre tra due importanti gare internazionali, l’atleta ha come obiettivo quello di mantenere la forma raggiunta a seguito del lavoro svolto nei mesi precedenti. Un buon modo per far ciò è che l’atleta curi in maniera specifica e singolarmente eventuali imprecisioni nei movimenti su partico-lari piattelli.

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Paolo Fiori, Vicepresidente della Federazione italiana tiro a volo

DELLA MATERIA DICUI SONO FATTI I (GIOVANI) SOGNIIl Trofeo Coni che nel mese di ottobre ha riunito a Caserta duemilacinquecento giovani atleti di tutte le discipline sportive ha rappresentato un importantissimo momento di aggregazione per il vivaio del nostro sport: è il Vicepresidente Paolo Fiori a formulare alcune considerazioni sull’evento che, ideato per celebrare il centenario del Comitato olimpico nazionale, potrà tornare a costituire un regolare appuntamento di crescita e sviluppo

EVENTI

I sogni, si sa, sono la specialità dei poeti. Che, come tutti i veri sognatori, hanno i piedi saldamente anco-rati alla realtà. Come saldamente ancorato alla realtà giovanile ha dimostrato di essere chi ha progettato (e quindi: prima sognato) e realizzato il Trofeo Coni: la manifestazione che nello scorso ottobre ha riunito a Caserta duemilacinquecento giovani di tutte le disci-pline sportive contemplate dal Coni. Doveva essere “semplicemente” un momento di aggregazione per i tanti giovani atleti e per i dirigenti sportivi di tutte le regioni italiane. È divenuto invece molto di più: uno spettacolo indimenticabile destinato molto probabil-mente ad oltrepassare la specificità delle celebrazioni del centenario del Coni per tradursi in un appunta-mento annuale. Per tradursi, dunque, in un giovane sogno di solidissima materia. La Fitav ha partecipato in forze all’evento (e si ricorderà che in queste pa-gine a suo tempo avevamo segnalato, attraverso un entusiastico intervento di Alberto Di Santolo, tutta la grande suggestione della manifestazione di Caserta che tiravolisticamente aveva avuto il suo fulcro alla Società Falco) con il Vicepresidente Paolo Fiori e il Consigliere Fiorenzo De Rosa, con il Delegato re-gionale della Campania Francesco Cembalo e con i vertici del Settore Giovanile e della Società ospitante. E proprio il Vicepresidente Fiori è tornato recente-mente sul tema per evidenziarne tutte le interessanti e vitalissime prerogative e soprattutto per stimolare il comparto giovanile della Fitav a rivivere idealmente quell’evento in vista dell’auspicabile replica fino dalla prossima stagione.

“Il centenario del Coni - ha detto il dirigente romano - è stato il pretesto per indire questa manifestazio-ne, ma è certo che l’evento di Caserta ha costituito un’esperienza da ripetere anche al di fuori della stret-ta attinenza con le celebrazioni. Diciamo che si è trat-tato di una manifestazione estremamente importante

perché ha riunito tutte le discipline del mondo dello sport e soprattutto perché si è rivolta ai giovani, ma, quantomeno nel nostro caso, si è trasformata in una iniziativa in cui i protagonisti sono stati addirittura i giovanissimi. Io ritengo che, come Federazione, pos-siamo essere molto orgogliosi del lavoro svolto. Si è trattato della prima edizione di questa iniziativa, pertanto ci siamo trovati di fronte ad una serie di complicazioni di carattere organizzativo. Nondimeno la manifestazione è riuscita perfettamente e anche se, dal punto di vista della Federazione italiana tiro a volo, non tutte le regioni sono state presenti, è vero però che tutte hanno comunque collaborato attiva-mente.”

Il Vicepresidente Paolo Fiori ha inoltre sottolineato il merito del Trofeo Coni di aver contribuito a crea-re reciproco interesse verso le diverse discipline da parte dei giovani praticanti che hanno preso parte alla manifestazione dello scorso ottobre.

“Innanzitutto mi piace evidenziare che la scelta di una sede splendida come la reggia di Caserta ha attribuito una cornice di grande spettacolarità all’evento. Una

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Le ragazze del Trap che hanno partecipato al Trofeo Coni posano all’impianto della Società Falco con Antonello Iezzi e gli Ufficiali di gara

Il Delegato regionale Fitav della Campania Francesco Cembalo e i dirigenti del Settore giovanile celebrano sullo storico podio della Società Falco i ragazzi e le ragazze che si sono distinti nel Trofeo Coni

spettacolarità che si è tradotta, però, e mi si conceda il contrasto, in una sobria meraviglia. Lo spettacolo di quasi tremila ragazzi e ragazze e la presenza di tanti campioni titolati di tutte le discipline ha fatto il resto. Ma oltre a questo aspetto, direi che l’importante tra-guardo ottenuto dall’evento è stato proprio la capaci-tà di incrociare le discipline sportive tra loro. Perché non si è trattato soltanto di un’occasione in cui, ad esempio, i giovani della Sicilia hanno incontrato i gio-vani del Piemonte, ma ha rappresentato soprattutto un momento in cui c’è stata integrazione effettiva tra diversi sport.”

“Naturalmente, - ha proseguito il Vicepresidente Fiori - mi corre l’obbligo di complimentarmi con la Campania del tiro a volo che ha assicurato il con-tributo maggiore in termini di presenza e di attività. Sono grato al Delegato regionale Francesco Cemba-lo e al Consigliere Fiorenzo De Rosa. E naturalmente a Ennio Falco. Ennio, che è stato chiamato sul palco in una sorta di ovazione, si è dimostrato ancora una volta un grandissimo atleta e un grandissimo perso-naggio e la sua presenza sul palco, oltre a collocare

subito idealmente il nostro sport in prima linea tra le discipline del Coni, ha rappresentato davvero un momento di grande orgoglio per tutti noi del mondo del tiro a volo.”

Ma a proposito di legittimo orgoglio tiravolistico, il Vicepresidente Paolo Fiori, attraverso gli spunti di riflessione suggeriti dal Trofeo Coni e dalle sue nu-merose implicazioni, ha colto l’opportunità anche per esprimere una nota autobiografica dai risvolti emoti-vamente significativi.

“Da mezzo secolo ormai, - ha precisato il dirigen-te romano - sono coinvolto nella storia del nostro movimento tiravolistico, ma, nonostante il tempo che passa, il mio entusiasmo continua a crescere. Sarà probabilmente che i giovani, che hanno rappresen-tato il fulcro anche di questa manifestazione di Ca-serta di cui appunto abbiamo detto, ti fanno vedere il mondo da un’angolazione sempre nuova e diversa e questo è sicuramente il segreto per non perdere mai l’entusiasmo. I giovani esprimono sempre un’energia nuova ed è un’energia sempre decisiva per determi-nare il futuro.”

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A cura del Comitato regionale Fitav della Toscana

Eccolo lì, Gabriele Rossetti: un ragazzo di dicianno-ve anni come tanti. Tranquillo e vispo al tempo stes-so. Ma quando lo vedi in pedana col suo Beretta in mano, scopri un’altra persona. Sul suo volto leggi la grinta, la voglia di vincere, di dimostrare chi è. Non è certo uno che si rassegna, visto che nelle gare più importanti e impegnative guarda solo in alto. E in alto c’è arrivato di sicuro, visto che sono i risul-tati che contano nella vita. Basta guardare la finale mondiale di Skeet disputata in settembre a Granada. Cento su cento nei primi 100 piattelli. Un ventitre nella serie successiva. 123/125: il più alto punteggio ottenuto nello Skeet Junior e Senior durante la mani-festazione. Poi le semifinali, il Medal match e quindi la vittoria. Gabriele, ora affiliato alla Polizia di Stato, è il nuovo campione del mondo neanche due mesi dopo l’importante successo al Campionato d’Eu-ropa. Una soddisfazione senza fine per lui, come è giusto che sia. Ci si meraviglia? Direi proprio di no. Un’occhiata al suo palmares offre subito un idea dei suoi successi nazionali e internazionali fin da quando

DALLE REGIONI

GABRIELE SUL TETTO DEL MONDORossetti è attualmente il golden boy dello Skeet etrusco, ma la Toscana è da sempre un’area che produce campioni su scala industriale: in queste righe l’entusiastico tributo di gratitudine dei dirigenti toscani ai loro fuoriclasse

Il gesto atletico di Gabriele Rossetti in una gara della stagione 2014

Un giovanissimo Gabriele Rossetti veste il gilet di papà Bruno

era solo un ragazzo. E la sensazione di avere ormai davanti un Campione (con la C maiuscola) è imme-diata. Non basta? E allora provate a vederlo sparare: Gabriele affronta con la grinta e la concentrazione ne-cessaria gli appuntamenti più difficili dimostrando una freddezza ed una classe che sorprendono, specie se si considerano i risultati ottenuti di recente. Un segno evidente di forte maturazione tecnica certamente, ma anche un aumentato spirito di sacrificio e della voglia di vincere che sono vissuti giorno dopo giorno, gara dopo gara. Lo si nota perfettamente quando spara in allenamento come se fosse nel pieno di un Gran Premio, sotto l’occhio attento del padre Bruno che gli fa da tecnico e allenatore senza peraltro invadere troppo il campo e la sua personalità. Questo in fon-do è il segreto del successo di chi sa fare l’allenatore visto che è un mestiere più complesso quando il trai-ner è anche il padre dell’atleta. D’altra parte Bruno Rossetti, padre di Gabriele, è stato uno dei grandi di questo sport , conquistando nello Skeet una serie di allori a livello Nazionale ed Internazionale e tra i tanti il Campionato del Mondo nel ‘91 e nel ‘94 ed il Bronzo alle Olimpiadi del ’92. Per lo Skeet, il campo di tiro di Montecatini Pieve a Nievole è di certo una fucina di campioni. Tra i tanti, dobbiamo ricordare il fortis-simo Riccardo Filippelli, affiliato all’Esercito, guarda caso anche lui allievo di Bruno Rossetti, che ha fatto sua la seconda prova di Coppa del Mondo di Skeet. Riccardo è ora, a pieno diritto, nella Nazionale azzurra

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I di Skeet assieme ai grandi senior del-la specialità come Lodde e Luchini. Nell’ultimo Mondiale di Skeet a Gra-nada ha ottenuto insieme ai colleghi del team azzurro, Luigi Lodde e Tam-maro Cassandro, la medaglia d’oro a squadre nella specialità. Sotto la guida del Commissario Tecnico Benelli, al-tro grande della disciplina alcuni anni fa, Riccardo non mancherà di aggiun-gere al suo ricco palmares altri im-portanti successi nei prossimi anni. È una certezza. Vorremmo allora dare una grossa stretta di mano a Gabrie-le per il notevole risultato raggiun-to a livello mondiale tra gli Juniores, aggiungendo l’augurio sincero per il suo futuro nella Nazionale azzurra. La stessa stretta di mano va anche a Ric-cardo Filippelli che non mancherà di confermare il suo inizio brillante e gli importanti successi ottenuti fino-ra a livello internazionale. A noi piace veder svento-lare il tricolore dell’Italia. È una soddisfazione troppo bella veder salire sul pennone (e specie all’estero) la bandiera italiana. Ascoltare l’inno di Mameli, ovunque si possa sentire, è una sensazione straordinaria che rende omaggio all’Italia e a questo nostro sport! Ci fa anche piacere che questi successi, dietro ai quali c’è un impegno grande ed una classe indiscutibile, abbiano “cromosomi toscani” e contribuiscano a far conosce-

Come eravamo: un giovane Bruno Rossetti, versione anni Ottanta, in atteggiamento goliardicamente irriverente in compagnia dello spagnolo Azkue

re ed apprezzare questo bellissimo sport del tiro a volo a chi non lo conosce ancora. Dietro a questi cam-pioni, ma crediamo anche dietro a tutti gli appassionati veri del tiro, esistono sì sacrifici non indifferenti e tante rinunce, ma c’è anche la bellezza di uno sport che mol-to ha da insegnare a chi lo pratica, con la semplicità e la voglia di volerci provare, cercando di migliorare se stessi e i propri risultati. Non ci resta allora che for-mulare tutti insieme un grande “in bocca al lupo” per le gare future a tutti i nostri campioni della Toscana. Ad majora ragazzi!