IL TIRO A VOLO 310

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Il Magazine della Federazione Italiana Tiro a Volo

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Numero 3107 gennaio 2015

DirettoreLuciano Rossi

Direttore ResponsabileLuigi Agnelli

Direzione e RedazioneFederazione Italiana Tiro a VoloViale Tiziano 7400196 RomaTel. 06 45235200Fax 06 [email protected]

CoordinatoreRedazionaleMassimiliano [email protected] : @ILTIROAVOLO

Grafica& MultimediaAndrea Tei

Tutti i diritti riservatiVietata la riproduzione anche parziale se non autorizzata.

Aut. del Tribunale di Roma n.111 del 17 marzo 1994

SPONSOR FEDERALI

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pag 4 A CLAUDIO SCIURPALA PRIMAVITTORIADELL’ANNO

pag 6 COMPENDIOPER ILNEOFITADEL TIROA VOLO

uN TORRIDO FREDDISSIMO INVERNO

Munizioni Baschieri & PellagriBornaghiCleverChedditeFiocchi MunizioniNobel Sport ItaliaRC Eximport

ArmiCaesar Guerini Perazzi Armi Pietro Beretta

Macchine lanciapiattelliFAB

Macchine lanciaelicheRodenghi

PiattelliEurotarget

AbbigliamentoBeretta

Dispositivi acusticiEurosonit

Abbiamo voluto eleggere a simbolo dello “start” dei Campionati regio-nali d’inverno l’istantanea che Ste-fano Terrosi ha scattato la scorsa domenica 4 gennaio alla prima pro-va del circuito di Fossa Olimpica dell’umbria. Quella foto, che vede-te appunto riprodotta in questa pa-gina, ritrae in un fraterno abbraccio il Presidente federale Luciano Rossi e un fuoriclasse che, in varia forma, ha attraversato gloriosamente nu-merose decadi di storia del tiravo-lismo italico: Claudio Sciurpa. Per la cronaca, lo specialista del Trasi-

meno ha impresso agonisticamente il proprio sigillo sulla prima “manche” del circuito invernale dell’umbria: ne parliamo infatti diffusamente nelle pagine che seguono. Ma, al di là dello stretto significato di attualità giornalistica, la foto in questione dice indubbiamente di più. Ci parla di un’atmosfera - quella del mondo del tiro a volo - che prospera ed è quotidianamente vitalizzata dal continuo aggiornamento di imprese, gesta e personaggi che sono cresciuti nel solco di una lunga tradizione. In pedana, insomma, passato presente e futuro non sono mai in contraddizione. Lo dice, per niente a caso, anche il titolo di questo intervento introduttivo del 2015: pur in una situazione generale che non è floridissima, il tiro a volo si riscopre infatti vitalissimo. In alcune regioni che hanno già avviato i confronti invernali, la partecipazione alle prime tappe dei circuiti fanno segnare variazioni, rispetto all’anno precedente, con un vistoso segno positivo. Si tratta di un’indicazione che fa immaginare piacevolmente un solido desiderio di pedana in questo 2015. E, proprio per sintonizzarsi su questa lunghezza d’onda, abbiamo pensato di offrire in questo numero un compendio, diretto a chi voglia avvicinarsi al tiro a volo o perfezionare alcuni aspetti, tracciato dall’istruttore Pasquale Grassia. Sono infatti anche tutti quegli istruttori che metteran-no a disposizione le loro competenze tecnico-didattiche che consentiranno nel prossimo futuro al nostro sport di continuare a crescere. Buon lavoro, dunque, e buon 2015!

La Redazione

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In copertina

Un istruttore di significativa notorietà nell’ambiente, Pasquale Grassia, e la figlia Giulia, promettentissima esponente del Settore giovanile della Fitav, inaugurano le copertine del nostro periodico dell’anno 2015. L’immagine vuol sintetizzare tutto il tenace, paziente e accurato lavoro che compiono un maestro e un allievo nella pratica tiravolistica. .

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A CLAuDIO SCIuRPA LAPRIMA VITTORIADELL’ANNO

PEDANE D’INVERNO

Claudio Sciurpa è stato il più brillante dei contendenti che hanno preso parte al barrage per il Trofeo del Presidente della Fitav al termine della prima prova del circuito invernale di Fossa Olimpica dell’Umbria

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L’anno nuovo è iniziato da pochi giorni e la mac-china del tiro a volo umbro si è già rimessa in moto con la prima prova del Campionato regio-nale d’inverno di Fossa Olimpica. L’appuntamento era per domenica 4 gennaio 2015 sulle splendide pedane dello Sporting & Resort del Tav umbria-verde di Massa Martana dove ben 153 tiratori si sono sfidati alla presenza del Presidente del-la FITAV Luciano Rossi, del Delegato regionale Ermanno Cicioni e del Direttore tecnico della nazionale azzurra di Double Trap Mirco Cenci. Al termine dei due giorni di gara la classifica assoluta ha visto in testa tre “Eccellenze” con 49 piattelli colpiti su 50: Giovanni Pierpaoli, Marcello Titta-relli e Daniele Lucidi. Poi, a seguire con 48 su 50, Mauro Pagliaricci e Claudio Sciurpa hanno pre-ceduto un nutrito gruppo di atleti che ha chiuso con il punteggio di 47 su 50: Maurizio Calzettoni, Massimo Cerreti, Andrea Pagliaricci, Marino Ci-priani, Francesco Grigioni, Alessandro Ceci, Co-stabile Marrone e Veniero Spada. Il programma prevedeva che al termine della gara il primo clas-sificato di Eccellenza, il primo di Prima catego-ria, i primi tre di Seconda categoria ed il primo di Terza categoria si sfidassero in un barrage di ulteriori 25 piattelli per determinare il vincitore del Trofeo messo in palio dal Presidente Luciano Rossi. Alla presenza di un folto pubblico si sono presentati quindi in pedana Giovanni Pierpaoli (Eccellenza – Tav umbriaverde), Claudio Sciurpa (Prima categoria - Tav Trasimeno), Marino Cipria-ni (Seconda categoria - Tav Trasimeno), Danilo Palazzoni (Seconda categoria - Tav Foligno), Mau-ro Labella (Seconda categoria - Tav umbriaverde) e Massimo Cerreti (Terza categoria - Tav Cascata delle Marmore). In condizioni di scarsa visibilità, a causa dell’ora tarda, è salita in cattedra tutta la classe di Claudio Sciurpa che, limitando i danni a due soli zeri, ha conquistato il Trofeo mettendo in riga tutti gli altri concorrenti. Emozionante la

Lo specialista umbro conquista il Trofeo del Presidente nel barrage in cui culmina la prima prova del circuito invernale 2015 di Fossa Olimpica a umbriaverde

Di Stefano Terrosi

cerimonia di premiazione finale, in quanto sia Lu-ciano Rossi che Mirco Cenci sono stati compagni di squadra nella nazionale Juniores del fortissi-mo atleta di Castiglione del Lago e con il quale hanno conquistato numerosi trofei internazionali. Per quanto riguarda la classifica per società, la compagine di Cascata delle Marmore (284/300) è salita sul gradino più alto del podio preceden-do umbriaverde (275/300) e Foligno (275/300). Per tutti coloro in cerca di riscatto e per coloro

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Il Delegato regionale dell’Umbria Ermanno Cicioni con i finalisti del barrage per il Trofeo del Presidente a Umbriaverde

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Le pedane di San Fruttuoso e quelle di Arluno hanno tenuto a battesimo il Campionato regionale d’inverno di Fossa Olimpica rispettivamente per l’area est e per l’area ovest della Lombardia. Allo stand mantovano Vittorio Taiola è risultato il migliore degli Eccellenza con 43/50, mentre Stefano Fenaroli ha svettato con 47 centri tra i Prima categoria. Claudio Franzoni è stato il più brillante tra i Seconda con 47 bersagli utili, mentre Cristian Breda ha totalizzato il miglior punteggio dei Terza categoria: 45. Sabrina Panzeri e Catia Cunio hanno conseguito il miglior risultato in rosa (41), Yuri Bregoli si è imposto tra i tiratori disabili con 38, mentre Simone Pirola ha svettato tra gli under 20 con 41 centri. Bruno Sabattoli, con 43, ha vinto tra i Veterani e Adriano Caiola, con 44, ha svettato tra i Master. Sulle pedane di Arluno William Barbotti (54/50) ha totalizzato il miglior punteggio dell’Eccellenza, mentre con lo stesso punteggio Pierantonio Venturini e Ismaele Mariani sono stati i migliori di Prima categoria. Gabriele Sironi, Mario Savino e Sebastiano Palum-bo hanno occupato la vetta della Seconda categoria con un brillante 46, mentre Domenico Nucera ha vin-to in Terza con 43. Con 40 centri Daniela Mazzocchi ha vinto tra le Ladies, Giacomo Benetti ha svettato nel Settore giovanile con 43 bersagli utili, Walter Buratti e Angelo Idone si sono imposti tra i Veterani con 45 e Gianfranco Mosca ha vinto tra i Master con 40. Numeri da record in Emilia – Romagna per il debutto del circuito invernale di Trap del 2015. Al monocampo della Società tiro a volo Persicetana il Campionato emiliano ha preso il via con 69 presenze e un incremento del 26% rispetto allo stesso appuntamento dello scorso anno. Nella classifica generale Carmine De Feo, con 47/50, ha preceduto Athos Ricini, autore dello stesso punteggio, e Nicola Cominale (46). In Terza categoria Nicola Morini ha vinto con 44/50 davanti al 43 di Oscar Mazzoni e al 41 di Nicolò Fabbri.

È “START” ANChE IN LOMBARDIA E IN EMILIA-ROMAGNA

che vorranno confermare i bei punteggi del pri-mo episodio stagionale, l’appuntamento è fissato per la seconda delle sei prove del circuito regio-

nale d’inverno dell’umbria sulle pedane di Casca-ta delle Marmore nel week end del 10 e dell’11 gennaio.

Il Presidente della Fitav Luciano Rossi, il Direttore tecnico della

nazionale di Double Trap Mirco Cenci e il Delegato regionale

dell’Umbria Ermanno Cicioni si congratulano con Claudio Sciurpa

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COMPENDIO PER ILNEOFITA DEL TIRO A VOLO

SETTORE GIOVANILE

L’autore del compendio, Pasquale Grassia, e la figlia Giulia hanno posato in questa e nelle altre foto a corredo del testo per illustrare gesti e atteggiamenti dell’impostazione del tiratore in pedana

PREMESSAQuando cominciai ad avvicinarmi al mondo del tiro a volo da cacciatore, la mia scelta per l’arma si orientò verso il semiautomatico da tiro, con l’idea che, usato a caccia mi fornisse il terzo colpo, e al tiro potesse darmi il piacere di scoprire un mondo nuovo. Nessu-no mi aveva indirizzato o consigliato in questa scelta, ma da lì a poco, dopo scarse soddisfazioni, sia in un senso che nell’altro, decisi di modificare calcio ed asta e destinarlo alla sola attività venatoria. Comprai un fucile sovrapposto usato, cominciando a frequentare sempre più spesso le pedane da tiro da autodidatta. Ogni tanto provavo la soddisfazione di superare il 20 e qualche volta mi capitava di sfiorare il 25, che non arrivò mai! Per sparare ai piattelli destri, calcolavo gli anticipi come se sparassi a veloci anatre in volo, fuori portata utile del fucile. Questo peregrinare durò due anni, fino a quando in un gara federale a cento bersagli, per accedere alla finale e conquistare il bonus, dovevo fare 24. La preparazione fisica, coltivata con impegno quotidiano, la voglia di fare, i sacrifici fatti, qualche mi-gliaio di cartucce sparate ed un’attenta osservazione dei bersagli prima della serie, mi portarono a raggiun-gere il traguardo del 24. Gli unici colpi non andati a segno furono quelli che feci partire su un 45° a destra: ero andato troppo avanti con le canne, ed anche in quella sede sfuggì il 25. Ero comunque soddisfatto del risultato e qualificato per la finale. Fu proprio in questa occasione che un signore di mezza età, che aveva se-guito la mia serie, nel complimentarsi per la bella pre-stazione, mi chiese come avevo fatto a sparare davanti a quel piattello. La mia risposta semplice ed immediata fu: ho anticipato troppo! Meravigliato mi chiese: perché tu anticipi? E mi chiese altresì di dare un’occhiata al fu-cile: la curiosità era d’obbligo dopo la mia risposta. Fu in quella sede che scoprii che da due anni sparavo con un fucile con calcio sinistro. Forse, se mi fossi affidato ad una scuola e ad un buon istruttore, avrei consumato meno cartucce e meno scarpe calcando le pedane.

Qualche consiglio prima di affrontare la pedana nella Fossa Olimpica: l’impostazione, le norme di sicurezza, i gesti, i movimenti, le basilari nozioni sull’arma e sul bersaglio

Di Pasquale Grassia

Ha preso l’impegno seriamente, come tutte le cose che fa, il nostro Pasquale Grassia, grande appassionato di Fossa Olimpica, nella stesura della sua tesina. Articola con chiarezza problematiche che vanno dall’ap-proccio al tiro, ai primi passi e all’attrezzo sportivo. Affronta e scompone il gesto tecnico nelle sue varie componenti: l’impostazione, la posizione della mano, la chiamata, il puntamento, gli anticipi e non ultimi i problemi legati alla sicurezza. Molti colleghi si immedesimeranno in lui in questo lavoro, frutto della sua esperienza da tiratore e da tecnico e potranno giungere alle sue conclusioni o esprimere pareri diversi. Un lavoro utile quindi per mettere a nudo tutto ciò che può aiutare i nostri giovani a crescere con una guida alle loro spalle capace di seguirli con reale competenza. Non tralascia nulla, peraltro, Pasquale Grassia: troviamo infatti una premessa e dei cenni storici che vanno ad arricchire il suo lavoro. Alberto Di Santolo

IL TIRO A VOLO: LA FOSSA OLIMPICALo sport in generale, negli ultimi anni, ha subito una serie di evoluzioni e cambiamenti dettati in particola-re, dall’accrescimento del livello tecnico delle presta-zioni. Tale status ha determinato profonde modifiche nei metodi di allenamento, i quali non possono essere empirici o sistematici e adattati ad ogni tipo di allievo, ma devono rispondere alle nuove esigenze tecnico-scientifiche, come dire: “a tutto c’è una ragione e c’è una ragione per tutto”. Ciò è possibile grazie al con-tinuo sviluppo delle scienze applicate agli sport, ed è proprio percorrendo queste direttrici che lo sport del tiro sta riscuotendo sempre maggiori successi sia in campo nazionale che internazionale. I risultati ottenuti

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ci danno ragione, la strada che stiamo percorrendo è quella giusta e conferma sempre di più la necessi-tà di non lasciare niente al caso o all’improvvisazione. Come in tutti gli sport di base, la componente atletica è una condizione imprescindibile dalla preparazione tecnica; la preparazione fisica contribuisce a migliorare anche la preparazione mentale e aiuta a sentirsi sicu-ri e tranquilli. Ciò posto, nell’esaminare lo sport del tiro a volo, possiamo concordemente affermare che l’obiettivo è quello di non fare errori, o quantomeno di farne il meno possibile. Il tiro a volo, definito sport di destrezza, viene svolto in ambiente aperto. Come tale, anche se gli schemi dei bersagli sono noti, questi sono influenzati da quelle variabili che lo rendono comples-so nel suo insieme. L’ambiente è mutevole, complesso e imprevedibile, l’atleta deve continuamente adattarsi alle situazioni, basti pensare alle condizioni climatiche: vento, pioggia, cambi di luce, varietà di sfondo, diversità dei campi di tiro, diversità delle macchine lancia piat-telli etc., ed è anche per questi motivi che nulla deve essere lasciato al caso, dall’abbigliamento agli ausili. Può apparire banale, ma anche una visiera a tesa lunga può fare la differenza in caso di pioggia, ed evitare che minuscole goccioline sugli occhiali possano distrarci e indurci all’errore. Tutto questo a suffragio di quanto anzidetto: “una ragione per tutto ….” Nel tiro bisogna essere sempre razionali e, come dice il mitico Bru-no Rossetti, bisogna far lavorare il prefrontale, perché nel tiro a volo oltre alla componente tecnica, atletica, agonistica, esiste la componente psicologica che non può e non deve essere trascurata. Nello sport si può riuscire e sfatare il mito che bisogna avere “il dono di natura” (anche se i purosangue partono favoriti). Questo è possibile seguendo una buona scuola, pos-sedendo doti come l’umiltà, il desiderio di apprendere e migliorarsi, nonché la consapevolezza dell’inevitabile sacrificio personale. Solo così si possono conseguire risultati soddisfacenti anche in breve tempo. Nel pas-sato la fonte di erogazione di buoni tiratori proveniva dal bacino dei cacciatori, che trasferivano la nobile “ars venandi” anche alle nuove generazioni, ed il presup-posto era che un buon cacciatore era anche un buon tiratore, o lo diventava maturando esperienza e svuo-tando cartoni e cartoni di cartucce.

CENNI STORICIIl primo circolo sportivo di tiro a volo nasce alla fine del XIX secolo in Gran Bretagna. In Italia fu creato a Milano nel 1872. La Fitav (Federazione Italiana Tiro a Volo) nasce nel 1926 per interessamento di un in-dustriale del settore, Ettore Stacchini, il quale riuscì a raccogliere una trentina di società appartenenti a tut-te le regioni costituendo la Federazione Italiana Tiro al Piccione d’ Argilla, sulla falsariga dell’anglosassone clay-bird, uccello d’argilla, e del francese pigeon d’ar-gile. Nel 1927 la Fitav assunse l’attuale denominazione entrando a far parte del Coni. Ma le vere radici del tiro sono da ricercare nella seconda metà dell’otto-cento, negli Stati uniti, dove prese campo l’hobby del tiro su bersaglio costituito da palline di vetro simili a quelle usate per l’albero di Natale, lanciate da speciali macchine chiamate Ball-traps, da cui l’attuale nome del Trap, che indicano oggi la Fossa Olimpica, la Fos-sa universale ed il Double Trap. Fu nel 1880 che si passò dalle palline al bersaglio a forma di disco, da cui il piccione d’argilla/piattello. Nel 1919 nasce la prima Fossa Olimpica con quindici macchine a molla caricate

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a mano. Il bersaglio, o piattello, costituito da argilla e carbonato di calcio, per regolamento deve avere le se-guenti caratteristiche: diametro centimetri 11; altezza centimetri 2,5; peso 105 grammi (+/- 5 grammi). Art. G.4.1.1. del regolamento FITAV: per ognuno dei piat-telli si dispone di due cartucce, il bersaglio, per esse-re acquisito, bisogna che per effetto della fucilata lasci cadere/staccare almeno un pezzo. Le pedane, cinque, su cui si alternano sei tiratori, sono poste a quindici metri dal margine della fossa. Ogni pedana quindi di-spone di un gruppo di tre macchine e da ogni pedana si spareranno cinque bersagli di cui due sinistri, due destri e un centrale, per complessivi venticinque ber-sagli di cui non si conoscono le traiettorie (almeno dei primi dieci/quindici). I tempi di reazione del tiratore nell’ingaggio del bersaglio sono quantificati in 7/8 deci-mi di secondo per il primo colpo, 1,2-1,4 secondi per il secondo colpo: questo perché il bersaglio, viaggiando a circa 100 chilometri orari, in tempi di reazione più lunghi si porterebbe fuori dalla portata utile del fucile a pallini. Oltre i quaranta metri può passare indenne nella rosata di pallini troppo aperta e, oltre il limite di portata, potrebbe accadere di forarlo senza romperlo.

APPROCCIO AL TIRO 1. I primi passiNell’accostarsi al mondo del tiro, nel rispetto di se stessi e dell’attrezzo che si dovrà utilizzare, la prima nota va scandita sulla sicurezza. Le armi da fuoco in generale sono attrezzi che, se non utilizzati in modo opportuno, possono arrecare danni a se stessi e/o a terzi. Nel tiro in generale vige la regola che un’arma è scarica quando tu hai verificato personalmente e non quando l’ha verificato l’armiere o l’amico a cui l’hai ceduta o da cui l’hai prelevata: nel dubbio meglio controllare due volte. Nel tiro il fucile utilizzato è il sovrapposto, costituito essenzialmente da: bascu-la, calcio, sottocanna o asta, canne. Questo attrezzo, oltre ad avere aspetti tecnici legati alle esigenze del tiro a volo, dà la possibilità, essendo basculante, di controllare “de visu” le canne, per poi procedere al caricamento e di appoggiarlo a terra fra un bersaglio e l’altro (tenere sollevata l’arma da terra determina spreco di energie e il conseguente aumento del bat-tito cardiaco). Più avanti si spiegherà brevemente perché la scelta dell’arma è quella del sovrapposto.2. SicurezzaPrima dell’impiego dell’arma verificare sempre che le

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canne siano libere da oggetti (carta o residui di stracci usati per la pulizia). Nel sollevare l’arma con la mano forte, portare il calcio sotto il gomito, aiutandosi con il dito indice che, disteso fuori dal ponticello, fa da so-stegno e facilita il compito. Chiudere delicatamente tenendo l’arma con il calcio ben saldo sotto il gomito e le canne rivolte in avanti: questo accorgimento, oltre a salvaguardare le chiusure che dureranno più a lungo, consentirà di controllare sia il rinculo che l’impen-namento dell’arma in caso di partenza accidentale di un colpo, dovuto ad una capsula sporgente, difettosa o altro. Fare attenzione ai colpi anomali e alle fiammate fuori dalla bocca delle canne. Potrebbe verificarsi, per un difetto di caricamento, che la borra sia rimasta in canna, quindi controllare sempre prima di riprendere il tiro. Ricordarsi che, dalla pedana cinque alla pedana uno, il fucile deve essere sempre scarico. Nello Skeet il fucile va caricato e scaricato esclusivamente in peda-na. Mai puntare un’arma verso una persona, anche se scarica ed in sicura. È proibito toccare l’arma di altri tiratori senza la loro autorizzazione. Quando il tiratore non utilizza l’arma deve deporla aperta nella apposita rastrelliera e, appena ultimata la serie, deve depositar-la nei luoghi ad essa destinati. L’abbandono dell’arma è perseguito dalla legge.

L’ARMA1. Il fucile sovrapposto Il sovrapposto, arma vocata al tiro al volo, consente di avere due canne sovrapposte con strozzature di-verse: di norma 7/10 nella prima canna e 10/10 nella seconda canna, visto che la distanza a cui si spara al piattello, dopo il primo colpo, sarà 33 - 35 metri, per cui si richiede la massima strozzatura in seconda can-na. L’accoppiamento verticale delle canne consente di rimanere in linea sul bersaglio che nel volo segue sempre una traiettoria ascensionale. Questo aspetto si rivela utile specialmente tra la prima e la seconda canna per la maggiore stabilità dell’arma. Offre poi la possibilità di appoggiare le canne a terra tra un piat-tello ed un altro, quindi di rilassarsi in quel minuto di pausa tra un bersaglio e l’altro.2. Il fucile semi-automaticoArma fra le più usate per la caccia, non si presta al meglio allo scopo per la strozzatura unica della canna, per l’impossibilità di appoggiare l’arma fra un bersa-glio e l’altro e per la difficoltà del caricamento: l’inse-rimento della cartuccia in canna, con lo sfregamento dell’otturatore, determina la partenza dei piattelli, ol-tre al fastidio che può arrecare l’espulsione laterale del bossolo al tiratore che segue.

3. La doppiettaFucile fra i più amati per la caccia, per eleganza e bellezza, non viene utilizzato perché l’accoppiamento delle canne sul piano orizzontale, nell’esecuzione del tiro, può portare uno spostamento laterale che mal si associa alle traiettorie del bersaglio “d’argilla”. 4. Le canne I fucili da Fossa Olimpica possono avere le canne di una lunghezza che varia tra 71 e 81 centimetri. Di norma la lunghezza è di centimetri 75 - 76, con strozzature di 6-7/10 per la prima canna e 9-10/10 per la seconda. Le canne hanno un peso variabile tra 1,450 e 1,600 chilo-grammi. La bascula ha sempre il peso di 1 chilogrammo e il peso dell’asta varia dai 300 ai 400 grammi. 5. Il calcioIl calcio a pistola si deve adattare perfettamente alla mano del tiratore, l’impugnatura deve essere ben sal-da e consentirci di portare l’arma alla spalla, sempre nel medesimo punto, affinché possa inserirsi comoda-mente ed essere solidale. Non è consigliabile impo-stare il calcio alla spalla facendolo strisciare sul viso o sul pettorale: questo si deve inserire tra la clavicola e la spalla senza difficoltà e distendersi sul pettorale. Per la verifica, si consiglia di esercitarsi davanti ad uno specchio. Quando la pistola è giusta, tra il dito medio ed il salvadito, di norma, vi è uno spazio di 1,5-2,0 centimetri. Lo stesso spazio ci deve essere dall’appoggio dello zigomo al nasello, premesso che le spalle siano corrette e posizionate a 45°. L’appoggio va ricercato con dolcezza. senza sforzi, per evitare che ci siano forzature e rigidità. Prima di intervenire sul calcio è necessario che l’allievo abbia acquisito un’adeguata impostazione.

GUIDA TECNICA 1. ImpostazioneNella pratica del tiro a volo assume particolare importanza l’impostazione del tiratore in pedana. L’impostazione, una volta acquisita non va cambiata (l’istruttore non deve permettere all’allievo di pren-dere vizi). L’impostazione deve obbedire a chiare regole di efficacia e di praticità. La posizione in pe-dana va esaminata partendo dai piedi, che non devo-no superare il quadrato della piazzola e rispetto alla buca devono essere così disposti: piedi ben ancorati a terra; piede sinistro: 40°-45° a destra per il tiratore destro (viceversa per il mancino); piede destro: 70°-80° a destra. La posizione ideale dei talloni è di circa 15-20 centimetri di distanza. Ricercare una posizione neutra, cioè senza trazioni muscolari nel brandeggio dell’arma, eventualmente ruotare i talloni per trovare una corretta posizione. Il busto leggermente inclina-to in avanti. Il peso del corpo posto al 60/70% sulla gamba sinistra. Spalle a 45° verso destra. La muscola-tura non deve essere rigida ma tesa-tonica, pronta ad eseguire il gesto atletico. L’arrivo sul bersaglio, dopo una partenza morbida, deve essere deciso. La posizio-ne del tiratore va considerata sempre in tutta la sua globalità. Il bersaglio è sganciato immediatamente alla chiamata, però può apparire qualche istante dopo. In questo brevissimo intervallo di attesa il tiratore deve rimanere fermo, in posizione di puntamento, e muovere le canne verso il bersaglio solo quando ne ha percepito la traiettoria, iniziando un movimento deciso verso il bersaglio fino ad agganciarlo, superar-

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lo e sparare senza interrompere la corsa dell’arma. L’approccio corretto a questo punto sarà spingere le canne attraverso il piattello e, non appena si stabilisce il contatto, premere il grilletto. La rotazione del corpo dovrà avvenire attraverso fianchi e busto. Le braccia ed il corpo devono muoversi insieme in movimento sincrono per mantenere un allineamento corretto ed accurato dell’occhio con la punta delle canne. Non usare le braccia per spingere il fucile verso il piattello o per effettuare brusche correzioni alla traiettoria del movimento del fucile. Il risultato finale porterà a vedere il calcio allontanarsi dalla guancia creando una disconnessione visiva tra fucile e piattello. Il termi-ne “sparare con le braccia” è un riferimento diretto alla tecnica in cui il tiratore porta il fucile al piattello usando la mano debole come guida. Nel momento dell’attesa, la mano deve essere già posizionata in ma-niera che il grilletto sia nell’incavo della prima falange. Poi, con il dito fuori dal grilletto, disteso di fianco al ponticello, ci si imbraccia comodamente. Se qualcosa non dovesse andare per il verso giusto ci si sbraccia aprendo il fucile e si procede ad una nuova imbrac-ciatura. La mano sinistra, o mano debole, deve esse-re posizionata nel baricentro dell’arma, quindi non troppo avanti né troppo indietro. Dal momento che il tiratore che precede ha sparato, ed il risultato è ac-quisito, ci sono 12 secondi di tempo per imbracciare e tirare al piattello. Il pitch va personalizzato e varia da un tiratore all’altro. La cosa importante è che il calciolo tocchi bene su tutta la spalla e che il tiratore abbia acquisito la giusta inclinazione del busto in avan-ti. Che il mirino sia al centro e sotto l’iride, con gli occhi pari al piano della bindella. Approntata la punte-ria, bisogna aspettare 3-5 secondi prima di chiamare, questo per dare tempo all’occhio di mettere a fuoco l’immagine e per far rilassare i muscoli del braccio sinistro. Lo sguardo, con entrambi gli occhi aperti, va fissato a circa 70-100 centimetri oltre la fossa su un punto o una zona. Non si consiglia di guardare dentro la buca, ma una qualsiasi cosa oltre la fossa. 2. La chiamataNella chiamata assume particolare importanza la voce: il suono deve essere gutturale e non deve par-tire dal diaframma, altrimenti tutto quello che si è fatto in preparazione al tiro si annulla. La voce deve essere: breve, decisa e risoluta. Di norma si utilizza una vocale: A oppure O. Durante la competizione, focalizzare un oggetto, eventualmente la sicura del fucile oppure una cartuccia per terra: questo aiuta ad aumentare la concentrazione. 3. Il puntamentoIl puntamento sulla buca varia in funzione della visibi-lità e dei riflessi e delle doti del tiratore. Non bisogne-rebbe coprire l’uscita del piattello con le canne: molti tiratori lo fanno e se per costoro funziona e rom-pono i piattelli, facciano pure, ma l’obiettivo rimane sempre quello di non fare errori o quantomeno farne il meno possibile. Bisogna inoltre ricordarsi che sulla buca non ci devono essere oggetti di nessun tipo. La stessa deve essere contrassegnata con una striscia, preferibilmente gialla, seguendo la quale si dovreb-be procedere a puntare circa 10 centimetri sotto al punto di uscita del bersaglio. Determinare il punto di tenuta delle canne, aggiustando a tratti la presa per l’aggancio del bersaglio, muovendo le canne in alto

o in basso a uguale distanza. La presa o l’aggancio cambierà a seconda del paesaggio e della luminosità e delle condizioni meteo . Nel Trap dovremo usare una posizione che garantisca al tiratore la migliore attitudine a muovere il fucile verso qualsiasi piattello venga lanciato dalle macchine. una posizione di tiro a canne alte può essere la definizione di ogni posizione in cui le canne vengono puntate al di sopra del punto tradizionale. L’altezza di questo punto viene determi-nata dalle preferenze dei tiratori. La posizione di te-nuta del fucile deve considerare il punto di visuale nel punto di uscita del piattello. Se la differenza angolare tra i due è troppo alta, il tiratore correrà il rischio di perdere il contatto tra canne e piattello.

GLI ANTICIPILa valutazione degli anticipi è fondamentale. Bisogna sapere, infatti, in base alla traiettoria del piattello, dove lasciare la fucilata. Eseguendo correttamente il gesto atletico, per cui il piattello va sparato con co-gnizione, né troppo presto (d’istinto), né troppo tardi (ricercato), ma agganciato superato e sparato senza fermare l’arma. Se l’arma è stata adeguatamente per-sonalizzata al tiratore, con un po’ di esperienza si arriva all’anticipo automatico. Ossia, si memorizzano quei meccanismi che si eseguiranno in modo auto-matico. Tendenzialmente, l’errore su questo bersaglio nasce dal fatto che si è portati a guardarlo, sollevan-do la testa dal calcio, oppure ad assicurarlo ritardan-do la fucilata.

CONCLUSIONIQuesto compendio ha lo scopo di fornire al neofita quel bagaglio di semplici informazioni su cui impo-stare l’approccio al tiro a volo, nonché fornire quei suggerimenti e quelle conoscenze necessarie a non ingenerare dubbi e incertezze, dalla scelta dell’arma a quei rudimenti necessari per chi si accinge ad en-trare in pedana. Il messaggio vuole essere un invito a partire col piede giusto e a non prendere come riferimento i messaggi del momento, di questo o di quell’altro tiratore, che si improvvisano maestri di pedana. Volendo usare un vecchio detto, possiamo dire che “chi comincia bene è a metà dell’opera”.

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