IL TIRO A VOLO 261

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Il Magazine della Federazione Italiana Tiro a Volo

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Il Centro di Preparazione Olimpica del CONI di Tirrenia ha ospitato due importanti avvenimenti in questo inizio di stagione. Sabato 11 gennaio si sono svolti gli esami del Corso per Allievi Istrut-tori della Fitav. Trentacinque corsisti si sono dati appuntamento presso l’aula 2 del Centro toscano per rispondere alle settanta domande formulate dai commissari tecnici Iezzi, Belluco e Rossetti e dai docenti del Centro Coni Regionale della To-scana. Dopo il benvenuto dato dal padrone di casa, il delegato regionale Fitav Mario Nencioni, il re-sponsabile del settore giovanile Alberto di Santo-lo ha consegnato agli allievi le domande d’esame. Sembrava di essere ritornati sui banchi di scuo-la. Davanti alla commissione: nessuno. Nei banchi dietro: tutti vicini per sperare di poter copiare dal compagno. Si potrebbe dire che le buone abitudini non si perdono mai. Il tempo a disposizione era di due ore. Sembrava che le due ore volassero, ma poi tutti hanno consegnato entro l’ora stabilita. Adesso questi nuovi tecnici dovranno mettere in pratica quanto appreso in questo corso di forma-zione. È importante partire con il piede giusto: l’entusiasmo e la buona volontà ci sono, manca solo il contatto diretto con l’allievo: saper inse-gnare, infatti, non è come fare il tiratore. Bisogna saper trasmettere la propria esperienza, trovare per tutti gli allievi le giuste motivazioni, saper cre-are quel clima di squadra che poi porterà l’atleta a

salire sul gradino più alto del podio. Il giorno dopo gli esami si è svolto sempre a Tirrenia il raduno di preparazione fisica degli allievi del Settore Giova-nile della Toscana. Il raduno è iniziato con la lezio-ne del dottor Sandro Polsinelli sui Principi Gene-rali della alimentazione con particolari richiami alla nostra disciplina. Ormai il “complesso” atleta non può più permettersi di lasciare qualcosa al caso: tutto deve essere programmato in maniera scientifica, dall’allenamento tecnico a quello fisico per finire con la corretta alimentazione da tenere durante il periodo di gara. A seguire il professor Di Santolo ha condotto gli atleti sulla pista di at-letica per svolgere delle esercitazioni riguardanti la preatletica generale e la rapidità (è la situazio-ne ritratta nella foto a corredo di queste righe). Chi scrive ha invece svolto una lezione mirata allo sviluppo della coordinazione oculo-manuale, della destrezza e dell’equilibrio. Gli allievi si sono im-pegnati con grande entusiasmo e hanno potuto aumentare il proprio bagaglio motorio con que-ste esercitazioni specifiche. Il raduno si è conclu-so con la consegna dei diplomi ai partecipanti e con la presenza del Consigliere federale Luciano Innocenti che ha lodato i giovani per l’impegno profuso e ha sottolineato che soltanto con una grande passione e con una forte tenacia si posso-no conseguire dei risultati importanti.

La Redazione

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Numero 26115 gennaio 2014

DirettoreLuciano Rossi

Direttore ResponsabileLuigi Agnelli

Direzione e RedazioneFederazione Italiana Tiro a VoloViale Tiziano 7400196 RomaTel. 06 45235200Fax 06 [email protected]

CoordinatoreRedazionaleMassimiliano [email protected] : @ILTIROAVOLO

Grafica& MultimediaAndrea Tei

Tutti i diritti riservatiVietata la riproduzione anche parziale se non autorizzata.

Aut. del Tribunale di Roma n.111 del 17 marzo 1994

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ElicheRodenghiTiro a Volo Lazio

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In copertinaOgni campione è un artista nel suo campo e Jessica Rossi è sicuramente l’artista più raffinata del Trap olimpico degli ultimi anni. In copertina questa volta, a celebrare l’elezione da parte della Federazione internazionale della fuoriclasse emiliana al ruolo di migliore atleta del comparto femminile del tiro del 2013, c’è una Jessica Rossi degli esordi. L’immagine risale al 2007 e, come potrete comprendere con maggiore dovizia di dettagli nel-le pagine seguenti di questo numero, è stata già una copertina della nostra rivista. Cento numeri dopo, in onore della ragazza dei record, ci permettiamo un po’ un gioco di specchi, replicando la copertina e celebrando con un JJ d’eccezione (il James Joyce che ha ispirato lo strillo) una J (la nostra Jessica) altrettanto d’eccezione.

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pag 4 LA PAROLAAGLIESPERTI

pag 8 JESSICA,CENTONUMERIFA

pag 9 QUILOMBARDIA

pag 10 QUISICILIA

2014, PARTENZE CON IL PIEDE GIUSTODi Fabio Partigiani

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LA PAROLAAGLI ESPERTI

Modalità e tecniche per la misura e la valutazione del rumore prodotto dagli impianti sportivi alla luce della evoluzione della normativa di settore: al Meeting sull’Ambiente è stato questo il tema dell’intervento del dottor Silvano Verdenelli di cui offriamo ai lettori la trascrizione integrale

In questa e nelle altre foto alcuni momenti dell’intervento del dottor Silvano Verdenelli al Meeting sull’Ambiente dello scorso dicembre

TIRO A VOLO E AMBIENTE

Seconda Parte

La mia memoria riguarda le metodiche di controllo e misu-razione del rumore, così come modificate dal recente de-creto del fare del giugno 2013, di interesse specifico delle società di tiro a volo e in uno spettro più ampio di tutte le attività sportive rumorose. Prima di iniziare la esposizione devo dire, a seguito anche degli interventi che mi hanno preceduto, che oramai sono ben evidenti a tutti i soggetti coinvolti nella gestione di attività sportive rumorose, con particolare riferimento al nostro mondo, i benefici apporta-ti dalla evoluzione normativa che oggi consente di affron-tare la problematica dell’inquinamento acustico con riferi-menti normativi certi e sicuri e non più nella discrezione interpretativa degli organi preposti al controllo. Primo be-neficio e più importante tra tutti riguarda la non applicabi-lità del criterio differenziale che noi tecnici Fitav, in conco-mitanza con la difesa degli impianti di tiro a volo per inquinamento acustico, abbiamo sempre sostenuto anche a fronte di responsabilità personali; la nostra risposta è stata sempre no: il differenziale non si applica agli impian-ti di tiro a volo in virtù dell’articolo 4 del DPCM 14-11-97 anche se non interpretato e applicato in modo omogeneo sul territorio nazionale. Per valutare la rumorosità prodotta dagli impianti di tiro a volo le misure devono essere esegui-te nell’ambiente esterno dei ricettori maggiormente espo-

sti e non all’interno dei loro ambienti abitativi, né tantome-no al confine degli impianti. Fatti, questi ultimi, rivelatisi devastanti per alcuni nostri impianti al punto di decretarne la chiusura quando verificati. Dunque, i benefici sono a tut-ti noti. Però da tecnico competente dico molto chiaramente di non abbassare la guardia. Il problema rumore esiste, le modifiche normative ci vengono senz’altro in aiuto, però, attenzione, uno dei punti nodali per la sostenibilità ambien-tale dei nostri impianti è proprio il problema dell’inquina-mento acustico e quindi l’esercizio in condizioni di non impatto. È necessario considerare la specificità della nostra sorgente di rumore, che è unica. Unica: perché è caratteriz-zata da una elevata direttività: e non vi sto dicendo niente di nuovo. La maggior quota di energia sonora è concentrata in angolazioni ben definite. Le componenti impulsive sono evidenti, anche come definizione fisica e matematica di impulso. L’emissione è discontinua: la sorgente campo di tiro a volo - ed è quello che io ho sempre sostenuto insieme al collega Rosi e agli altri colleghi del Collegio Tecnico Giu-ridico - non può essere assimilata ad altra sorgente, ovvero ad un impianto industriale o ad un macchinario rumoroso. Assolutamente no. Anche perché la caratteristica è quella relativa ad una emissione discontinua. Perché discontinua? Perché condizionata anche da fattori esterni, vedi condizio-ni meteo, affluenza di tiratori. In sintesi, la nostra sorgente è quella riportata nel seguente grafico che rappresenta la registrazione dei livelli di rumore, relativi a cinque colpi, misurati in un campo di tiro a volo a due metri dalla bocca del fucile, ovviamente in posizione ortogonale alla bocca dell’arma. Abbiamo livelli di picco di 119 decibel e si vede in modo molto chiaro che la nostra sorgente emette impul-si, ovvero picchi di elevata intensità che si manifestano in tempi brevissimi e che si susseguono nel tempo in dipen-denza della frequenza dei tiri. Tant’è che, se andiamo a vedere il grafico successivo riguardante misure fonometri-che eseguite durante i tiri effettuati su due pedane in eser-cizio simultaneo in assetto di gara, i picchi sono tutti molto ravvicinati, perché si verifica la concomitanza dei tiri sulle diverse pedane. Il livello di picco a 400 metri si è abbassa-to di una quota considerevole: di circa 5 decibel. Quindi si è più che dimezzato dal punto di vista energetico. Però tenia-

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mo conto che il livello continuo equivalente, il parametro richiesto dalla legge per il confronto con i limiti consentiti, è ancora superiore a 65 decibel. Cosa significa? Significa che un campo di tiro a volo alla distanza di 400 metri presenta ancora notevoli criticità in termini di rispetto dei limiti di legge riguardo alle immissioni rumorose. Ovvia-mente questo in relazione alla classificazione della zoniz-zazione acustica dei luoghi in cui i ricettori sono inseriti. Dicevo, quindi, di non abbassare la guardia. Cosa significa? Che tutti i gestori dei nostri impianti devono essere consa-pevoli e coscienti degli strumenti di verifica e controllo dell’inquinamento acustico. Molte volte arrivano richieste da parte dei gestori degli impianti del seguente tono: l’am-ministrazione comunale ci ha richiesto di produrre un do-cumento sul rumore prodotto dai tiri perché c’è un espo-sto, oppure per ottenere pareri di fattibilità o autorizzazioni all’esercizio, e spesso si manifesta meravi-glia per tali richieste. La base, quindi, a mio avviso non ha ancora ben recepito quali siano gli strumenti di controllo dell’inquinamento acustico e la loro importanza per la so-pravvivenza degli impianti. Ecco perché vorrei precisarli di nuovo. Lo strumento di controllo principale dell’inquina-mento acustico è la valutazione di impatto acustico, peral-tro prescritta dalla Legge Quadro all’articolo 8 anche per gli impianti sportivi. La valutazione dell’impatto acustico deve: individuare, descrivere e valutare gli effetti diretti e indiretti, naturalmente sotto il profilo dell’inquinamento acustico, che una determinata attività rumorosa, nel nostro caso: sportiva, può comportare sul territorio destinato ad ospitarla. In altri termini, la valutazione di impatto acustico deve dimostrare la compatibilità con l’ambiente che la ospiterà in riferimento alle norme e alle leggi locali e na-zionali vigenti. Gli impianti di tiro a volo, quindi, a tutti gli effetti sono attività soggette alla valutazione di impatto acustico. La valutazione di impatto acustico è uno studio che deve essere fatto da tecnici competenti di acustica ambientale iscritti negli albi regionali ai sensi dell’articolo 2, comma 6 della Legge Quadro sull’inquinamento acustico 447 del 1995. Da essa deve scaturire: la conoscenza dei livelli di rumore emesso e immesso nell’ambiente esterno limitrofo agli impianti, ora non più all’interno degli ambien-ti abitativi in termini di differenziale con la nuova normati-va. Tramite che cosa? Misurazioni con strumentazioni fono-metriche o stime previsionali. La norma a tal proposito ci consente anche di operare con dei modelli previsionali, uti-lizzando specifici software applicabili soprattutto per veri-ficare la fattibilità di nuovi impianti: lo studio in tal caso pur essendo più accurato e quindi con meno incertezze sui ri-sultati previsti comporta costi elevati. Lo studio deve preve-dere altresì le misure di mitigazione dell’impatto, ovvero le opere di bonifica acustica da mettere in essere sull’impian-to nel caso in cui dalle misure o dalle stime previsionali emergano superamenti dei limiti di legge. Limiti di legge, come ha riferito l’ingegner Lombardi, che sono da ricercare nei limiti di zona dei piani comunali di classificazione acu-stica come previsto dall’evoluzione normativa che stiamo trattando in questo convegno. La valutazione di impatto acustico deve essere prodotta in forma previsionale oppure deve essere prodotta quando richiesta dagli Enti preposti

al controllo per i campi esistenti in caso di controversie, potenziamento degli impianti esistenti o a seguito di con-trolli. Quando fare la valutazione previsionale di impatto acustico secondo la norma? In caso di realizzazione di nuovi impianti. Non possiamo pensare di realizzare un im-pianto di tiro a volo senza conoscere e valutare gli effetti che questa attività può comportare sul territorio in cui si è ipotizzato di inserirla senza stimarne preventivamente gli effetti. In caso di realizzazione di nuovi impianti, il propo-nente del progetto ha l’obbligo di predisporre la valutazio-ne in forma previsionale. Cioè di conoscere, ancor prima di entrare in esercizio, quali saranno gli effetti che questa attività può produrre sul territorio. La valutazione di impat-to acustico, non in forma previsionale, può essere richiesta, come già detto, dagli organi preposti al controllo anche per gli impianti esistenti in caso di modifiche, potenziamenti, cambio di assetto societario oppure a seguito, come qual-cuno dei presenti ben saprà, di controlli e controversie lega-li. Quindi sono due le tipologie di valutazione dell’impatto acustico: una valutazione previsionale per i nuovi progetti e una valutazione di impatto acustico per gli impianti esi-stenti. Quali devono esser i contenuti? Sono elementi stret-tamente tecnici di cui tuttavia, a mio avviso, un gestore di impianto di tiro a volo deve gradualmente acquisire cono-scenza. La valutazione previsionale di impatto acustico deve contenere la descrizione e le caratteristiche generali ed acustiche dell’impianto. Che attività andiamo ad inseri-re sul territorio? Un impianto di tiro a volo? Quante peda-ne e con quali specialità? O un impianto natatorio? O una pista motoristica? Le attrezzature impiegate, i macchinari impiegati, gli orari di funzionamento: questi dati sono tas-sativamente richiesti dall’organo preposto al controllo, uni-tamente alla descrizione del sito destinato ad ospitare l’impianto. Quindi: devono essere predisposte planimetrie dell’insediamento e elaborati di progetto con indicazione del posizionamento delle pedane. A noi, come Collegio Tec-nico Giuridico, pervengono progetti o ipotesi di progetto che consistono in semplici planimetrie, ma si badi bene che con la semplice planimetria, senza il posizionamento delle

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pedane, e senza l’estensione, almeno a 500/600 metri, che possa consentire di individuare eventuali ricettori sen-sibili presenti in direzione dei tiri, non possiamo produrre nessun parere preliminare. L’altro aspetto da considerare è dunque l’individuazione e il censimento dei ricettori più prossimi all’insediamento. Per ricettori si intendono preva-lentemente abitazioni, nuclei abitati o spazi utilizzati da persone o comunità. Importante, poi, ancora è l’aspetto della verifica degli strumenti pianificatori del territorio e mi riferisco ai piani comunali di classificazione acustica. Non si può sicuramente pensare di realizzare un impianto di tiro a volo in un’area classificata come area seconda, ovve-ro: area prevalentemente residenziale. Perché saremmo comunque perdenti in partenza. Anche qui, poi, il discorso si può vedere caso per caso, perché non è escluso che questi piani possano essere modificati in ragione dei pro-getti da realizzare. L’aspetto nodale della valutazione pre-visionale è la caratterizzazione acustica dell’area. Come facciamo a stimare gli effetti che i nostri impianti produr-ranno nelle aree limitrofe? Da tempo, ho adottato la pro-cedura della simulazione dell’attività di tiro. Si deve realiz-zare un impianto con due pedane? Almeno due tiratori per pedana che simultaneamente si posizionano e sparano come in un assetto di gara producendo dieci/dodici colpi al minuto con le normali cartucce da tiro. Cioè: riproduciamo la realtà del’esercizio di tiro a volo. Ovviamente, in conco-mitanza con questa simulazione, dopo aver individuato i ricettori di riferimento, ovvero quelli maggiormente sensibi-li, quelli che in futuro potranno eventualmente mettere in crisi gli impianti per inquinamento acustico, si deve proce-dere con le misurazioni fonometriche presso di essi. Misu-razioni fonometriche con tempi di misura adeguati all’even-to sonoro/campo di tiro a volo, ovvero non meno di quindici venti minuti. Perché l’espletamento di una serie di venticinque piattelli implica una durata di quindici/venti minuti. L’importanza del tempo di misura è fondamentale: come diceva infatti l’ingegner Lombardi, se si misurano solo due spari, due picchi, il risultato è completamente diverso

e non rappresentativo della sorgente tiro a volo, rispetto alla misura di più spari. Infatti il risultato della misurazione è il livello continuo equivalente del rumore, ovvero una me-dia dei valori registrati durante il tempo di misura: nel no-stro caso più breve è il tempo di misura più elevato è il li-vello continuo del rumore; ma ribadisco: misurare il rumore prodotto dai nostri impianti per tempi brevi non è corretto perché non rappresentativo della reale attività. I risultati delle misurazioni devono essere quindi confrontati con i li-miti di legge stabiliti dai piani comunali di classificazione acustica. Nel caso di superamento si devono definire tassa-tivamente gli interventi di mitigazione dell’impatto da met-tere in essere con evidenza del rispetto dei citati limiti. La valutazione previsionale di impatto acustico può essere eseguita anche con software previsionale: nelle seguenti slide è riportata una mappatura acustica, a falsi colori, ante e post operam del territorio interessato dalla realiz-zazione di un impianto di tiro. È evidente come si modifica il clima acustico del territorio ad effetto dell’inserimento della sorgente tiro a volo: alle aree verdi a bassi livelli di rumore nello stato ante operam si sovrappongono aree che vanno dal violetto, in corrispondenza degli spari, al ros-so, arancio e giallo, all’aumentare della distanza, con livelli ancora superiori ai 50 decibel nello stato post operam. Con il software si può rappresentare anche come si modifica il clima acustico ad effetto della realizzazione di opere di bonifica acustica quali barriere acustiche, pensiline fonoas-sorbenti. Per gli impianti esistenti la valutazione di impatto acustico deve essere fatta esclusivamente attraverso misu-razioni fonometriche, durante il normale esercizio degli impianti, presso i ricettori maggiormente sensibili, ovvero presso quelli più vicini compresi nell’area di sparo e co-munque presso quelli che lamentano disturbo. Tutte le atti-vità di valutazione, comprese le misure, devono essere ese-guite, come già detto, da tecnici competenti in acustica ambientale iscritti negli albi regionali. Quindi, anche i tecni-ci di cui le Società di tiro a volo si possono avvalere devono avere questo requisito. Parliamo di tecniche di misurazione. Il nuovo quadro normativo ci porta ad escludere in modo chiaro e inequivocabile l’applicabilità del criterio differen-ziale. Altrettanta chiarezza non è però riscontrabile nella regolamentazione. Qui già qualcosa è stato detto negli in-terventi precedenti al mio. Perché qualcosa non è chiaro? Perché allo stato attuale abbiamo praticamente due rego-lamenti: quello delle attività motoristiche e quello riguar-dante la misurazione del rumore aeroportuale. Abbiamo fatto bingo. Diciamo però che nessuno dei due regolamen-ti è funzionale a rappresentare la gestione dell’inquina-mento acustico derivante dalla nostra attività, comprese le relative metodiche di misura, in quanto entrambi riferiti ad attività sportive diverse dalla nostra e pertanto non appli-cabili, neanche, a mio avviso, forzando le similitudini. Ovvia-mente il regolamento che detta la metodica di misura del rumore aeroportuale non è da prendere in considerazione, basti pensare soltanto alla diversità delle sorgenti in termi-ni di effetti rumorosi spaziali: un aereo che sorvola un’ele-vata area di impatto; noi invece che abbiamo comunque un’area di impatto, però molto ben individuata. Dei due regolamenti si possono salvare solo il comma 1 e il comma

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2 dell’articolo 3 del regolamento per le attività motoristi-che. Perché? Perché questo è ovviamente quello che abbia-mo sempre auspicato e sostenuto: le misure di verifica devono essere fatte nell’ambiente esterno, presso i ricettori. Non dobbiamo entrare più all’interno degli ambienti abita-tivi perché al comma 2 viene ulteriormente sancito che l’articolo 4 del decreto 14 novembre 97, riguardo al rispet-to del limite differenziale, non è più applicabile ai nostri impianti. È stato detto e lo ripeto: che si rende necessario a questo punto un atto normativo che riformuli i regola-menti esecutivi ereditati per rappresentare in modo certo ed univoco la specificità degli impianti di tiro a volo. Nel nuovo regolamento, a mio avviso, visto che in quello delle attività motoristiche per esempio si parla di fasce orarie, si dovrebbe fare di tutto per aggiungere che per i nostri im-pianti devono essere codificate due fasce orarie: una prima fascia oraria per il periodo diurno dalle ore 9 alle ore 22 con un’ora di pausa tra le ore 13 e le ore 15 e una ulterio-re fascia per il periodo notturno dopo le ore 22. Io parto dal presupposto che se l’impianto è conforme alla norma-tiva vigente, cioè rispetta i limiti anche per il periodo not-turno, non vedo perché non si possa esercitare l’attività appunto anche nel periodo notturno. Ovviamente, tutto questo fatte salve le diverse prescrizioni delle amministra-zioni comunali che hanno voce in capitolo. Un altro aspet-to: la deroga. La deroga, che deve essere richiesta all’ammi-nistrazione comunale, è uno strumento importante previsto da tutti i regolamenti comunali laddove vi sono eventi come gare, ovviamente di durata breve, per i quali è previsto il superamento dei limiti di legge. Riguardo alle metodiche di misura dell’inquinamento acustico entrambi i regolamenti ereditati rimandano al decreto del 16 marzo del 1998 sulle tecniche di misurazione ed è a questo che occorre far riferimento. Il nuovo regolamento, però, dovrebbe precisare i tempi di misura del rumore prodotto dai nostri impianti, che come già detto, non devono essere inferiori ai quindici/

venti minuti. Ulteriori precisazioni devono essere fatte an-che per i livelli di immissione e di emissione relativamente ai luoghi di misura soprattutto per quelli di emissione per i quali in taluni casi si è verificato che l’organo preposto al controllo ha preteso il loro rilievo al confine dell’insedia-mento sportivo, con risultati a noi completamente sfavore-voli. Le emissioni devono essere misurate negli spazi utiliz-zati da persone o comunità e presso l’ambiente esterno dei ricettori in base a quanto stabilito dall’articolo 2 del decreto 14 novembre del 1997. Anche riguardo ai sistemi di monitoraggio, i regolamenti ereditati non ci sono di aiuto. Nel nostro regolamento la voce sistemi di monitoraggio dovrebbe essere sostituita con la voce disposizioni riguar-danti l’impatto acustico. A tal proposito gli impianti si do-vrebbero dotare delle valutazioni previsionali o delle valu-tazioni di impatto acustico che attestino la conformità dell’impianto ai fini dell’impatto. In conclusione: la modifica apportata all’articolo 11 della Legge Quadro 447 del 1995 dal decreto del fare, unitamente alla riformulazione del regolamento attuativo per la gestione del rumore deri-vante dai nostri impianti, consente al mondo del tiro a volo di affrontare con maggior serenità la problematica del’in-quinamento acustico. Dobbiamo però sempre essere con-sapevoli, e torno al concetto iniziale di non abbassare mai la guardia, di dover operare sempre e comunque con l’obiettivo di limitare il disturbo da rumore ai livelli più bas-si nei confronti delle comunità che vivono o operano negli ambienti limitrofi agli impianti. Questo, secondo le direttive di legge, e, molto importante, secondo le direttive di soste-nibilità ambientale emanate e sempre incentivate dalla Federazione italiana tiro a volo.

Per ragioni di spazio dettate dall’esigenza di rispettare il contenuto integrale dell’intervento del dottor Verdenelli rimandiamo al prossimo numero la pubblicazione dell’inter-vento dell’architetto Enrico Carbone.

JESSICA,CENTO NUMERI FA

EVENTI

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Era il luglio del 2007 quando Il Tiro a Volo dedicò la co-pertina - e quella che allora si definiva intervista semiseria sotto il titolo di Venticinque su Venticinque - ad una quin-dicenne di Crevalcore di nome Jessica Rossi. La ragazza in questione era stata convocata nel maggio preceden-te all’International Junior Grand Prix di Suhl: uno degli episodi agonistici dedicati agli under 20 che da più un decennio segnala, spesso in forte anticipo, come in que-sto caso, i maggiori talenti in ascesa nelle discipline olim-piche. Jessica, dopo aver partecipato alla stessa gara già l’anno precedente anche se con esito meno brillante, in quell’occasione aveva letteralmente fatto il vuoto dietro di sé ed aveva guadagnato la ribalta della copertina. Per la cronaca, si trattava del numero 160 della nostra testata. A cento numeri di distanza, come si sa, Jessica ha vinto tutto e spesso lo ha già vinto anche due volte. E soprat-tutto a cento numeri di distanza da quel primo contatto con la celebrità, di Jessica torniamo a parlare per un altro primato conseguito dall’olimpionica di Londra: l’elezione ad atleta femminile dell’anno 2013 da parte dell’Issf. Per colei che è già la ragazza dei record, si tratta appunto di un altro record. Perché Jessica è il primo rappresentante italiano (il genere neutro è d’obbligo perché il primato

questa volta attiene sia al comparto femminile che a quel-lo maschile) delle discipline del tiro ad aggiudicarsi per due volte quel successo dopo la vittoria del 2009 che fu l’anno in cui l’azzurra conquistò definitivamente il ruolo di star del panorama agonistico mondiale. Come qualcuno ricorderà, il Venticinque su Venticinque era una sequenza di domande nello stesso numero appunto dei piattelli di una serie, ed era anche l’occasione per parlare di tiro a volo, certamente, ma non solo. Tant’è che la giovanissima Jessica rivelava di avere in camera tre poster di Brad Pitt (del Brad Pitt con i capelli corti, precisava) e confessava che, non appena le fosse stata rilasciata la patente, le sa-rebbe piaciuto guidare un’auto di colore arancio piattello, o forse blu metallizzato. Poi, alla domanda numero venti-cinque, a Jessica Maria Francesca Rossi il numero 160 de Il Tiro a Volo chiedeva: Non è che per caso, considerato il fatto che stai bruciando le tappe, il tuo sogno nel cassetto è la medaglia d’oro nel Trap alle Olimpiadi del 2012..? E Jessica rispondeva: Ovvio! Forse, visto che il mio Inglese è un po’ debolino, vincerò in silenzio. O forse intanto impa-rerò meglio anche l’Inglese, ma è certo che la gara la vo-glio vincere! E questo è sicuramente il più vivido ritratto dell’artista (o della campionessa, se volete) da giovane…

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Per celebrare l’elezione dell’olimpionica di Londra al ruolo di miglior atleta del tiro del 2013 da parte dell’Issf vi proponiamo un curioso e interessante amarcord della storia recente del nostro sport

Jessica Rossi versione primavera 2007: la futura stratosferica campionessa è ritratta sulle pedane dello stand di Suhl in cui aveva conseguito la sua prima grande vittoria internazionale

La ragazza dei record sul podio di Lima in occasione del Campionato del Mondo dello scorso settembre

La copertina del numero 160 della rivista Il Tiro a Volo del luglio 2007 che proponeva l’immagine assolutamente inedita della Rossi con lo strillo: J come Jessica

DOPPIAMENTECAMPIONI

QUI LOMBARDIA

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I primi titoli regionali invernali lombardi del 2014 sono stati assegnati domenica scorsa sulle pedane della società San Fruttuoso di Castelgoffredo. Ci riferiamo alla kermes-se regionale riservata agli specialisti del Double Trap che hanno sfidato la nebbia che nelle prime ore del mattino ha invaso il centro mantovano e che si è diradata man mano nelle ore centrali per poi liberare del tutto la visua-le. A conquistare gli scudetti regionali invernali sono stati l’Eccellenza Claudio Franzoni, il Seconda categoria Cristian Filippi, il Terza categoria Ruggero Monteverdi, il Master Al-merino Carraretto e lo Junior Lorenzo Ferrari. Doppietta sul podio delle società per i padroni di casa del San Frut-tuoso con il primo e il secondo posto; al terzo posto gli alfieri bergamaschi della società Cieli Aperti di Cologno al Serio. Partiamo proprio dalle società con una curiosità non tanto usuale. A far parte del terzetto vincente, infatti, oltre a Cristian Filippi, troviamo i bresciani di Iseo Renato e Lorenzo Ferrari. Per il giovanissimo quanto poliedrico Lorenzo, quattordici anni appena compiuti, che ha iniziato a cimentarsi con grinta e tanta caparbietà nel tiro a volo poco più di due anni or sono proprio al San Fruttuoso, non è questo il primo alloro che conta e, vista la sua determi-nazione, molti altri, ancor più importanti, ne prevediamo a breve scadenza. Una sorta di quadretto familiare, questo, che potrebbe simboleggiare un passaggio generazionale anche se poi, in considerazione della valenza di papà Rena-to, non per caso un Prima categoria che spesso e volentieri si mette a sua volta in luce, proprio così non è. Se nelle categorie Eccellenza/Prima e Seconda possiamo parlare di successi secondo pronostico con l’azzurro di Bottici-no (BS) Claudio Franzoni e il bresciano Cristian Filippi sul gradino più alto del podio, decisamente più interessanti e combattute sono state le altre medaglie in palio. Tra i Terza categoria, indiscutibilmente bravo è stato Ruggero Monte-verdi a reagire dopo una prima serie sottotono nelle due

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Nel Campionato invernale di Double Trap della Lombardia a fare il mattatore è il giovanissimo Lorenzo Ferrari che conquista il titolo individuale degli Juniores e contribuisce al successo del team di San Fruttuoso

I campioni regionali Ruggero Monteverdi, Lorenzo Ferrari e Almerino Carraretto

Sul podio degli Juniores Lorenzo Ferrari ha preceduto Andrea Vezzoli e Pietro Martinelli

Tra le società San Fruttuoso 1 ha svettato davanti a San Fruttuoso 2 e Cieli Aperti

Testo e Foto di Giorgio Steccanella

tornate successive, mentre tra i Veterani e Master, il testa a testa tra il vincitore Almerino Carraretto e il mitico Mario Barbieri ha tenuto banco fin sotto la bandiera a scacchi. Non da meno sono stati gli Junior con tanto di finale al fotofinish tra la rivelazione Lorenzo Ferrari e l’azzurrino Andrea Vezzoli.

Campionato invernale di Double Trap della Lombardia

Eccellenza / Prima: 1° Claudio Franzoni 70/90, 2° Renato Ferrari 65, 3° Alberto Garosio 55 - Seconda: 1° Cristian Filippi 63/90, 2° Diego Megale 56, 3° Adriano Contrini 54 - Terza: 1° Ruggero Monteverdi 56/90, 2° Luca Chitò 53, 3° Stefano Soldi 51 - Veterani / Master: 1° Almerino Carraretto 53/90, 2° Mario Barbieri 51, 3° Dario Verga 28. - Juniores: 1° Lorenzo Ferrari 60/90, 2° Andrea Vezzoli 59, 3° Pietro Martinelli 51- Società: 1a San Fruttuoso 1 (Renato Ferrari, Cristian Filippi, Lorenzo Ferrari) 188/270, 2° San Fruttuoso 2 (Andrea Vezzoli, Ruggero Monteverdi, Alberto Garosio) 170, 3° Cieli Aperti (Claudio Franzoni, Almerino Carraretto, Riccardo De Gasperi) 161.

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I CAMPIONIDELL’UNIVERSALE

QUI SICILIA

MARCHE

TITTARELLI ALLA GRANDENEL PRIMO ROUND

È stato Marcello Tittarelli il più brillante degli specia-listi convenuti a S. Martino di Rio Salso per la prima prova del Campionato regionale invernale di Fossa Olimpica delle Marche. Con 48/50 il campione di Fa-briano ha svettato precedendo di una lunghezza tre nomi illustri del Trap marchigiano: Roberto Zallocco, Simone Strona e Andrea Andreozzi. Con 46 centri hanno concluso il primo round stagionale Loris Rapa, Roberto Franconi, Simone Bulgherini e Daniele Ma-latino. Il team della Società ospitante ha occupato il provvisorio vertice della classifica: con 271/300 Loris Rapa, Simone Bulgherini, Walter Ugolini, Giuseppe Fal-cone, Ciro Giovannini e Giuseppe Battistelli hanno svettato per le insegne di S. Martino davanti al 261 di Fabriano (Simone Strona, Roberto Franconi, Mario Paoli, Duilio Silvestrini, Roberto Campioni e Andrea Bonacorsi) e al 258 di Fano (Giancarlo Morganti, Mar-cello Palazzi, Pier Dante Saltarelli, Piero Vincenzi, Luca Caldarigi e Floriano Bellucci).

A Saccollino e a Mazara del Vallo si eleggono i protagonisti siciliani della disciplina delle cinque macchine, ma all’impianto siracusano si disputa anche il primo round stagionale del Double Trap che produce interessanti novità

I protagonisti della gara di Mazara del Vallo

Testo di Giuseppe Di Giorgi

Centotrentaquattro iscritti nelle due prove uniche dell’Uni-versale svoltesi a Saccollino per la Sicilia Orientale e a Ma-zara del Vallo per la Sicilia Occidentale hanno aperto uffi-cialmente la stagione tiravolistica della Fossa. La disciplina del comparto amatoriale ha dato l’opportunità ai tiratori siciliani di aprire il 2014 con una domenica di anticipo ri-spetto al campionato di Fossa Olimpica che prenderà il via il prossimo fine settimana da Traversa e San Demetrio. Alfio Brunno, con un brillante 48/50, è stato il primo assoluto della gara di Saccollino, mentre a Mazara Filippo Correnti ha staccato di due piattelli gli inseguitori imponendosi con 47 bersagli utili. Tra le società i titoli vanno a Enna, seguita sul podio da Marsala e Terrasini per l’area occidentale, e a San Demetrio, seguita sul podio da Pachino e Interdo-nato (Nizza) per l’area orientale. I titoli individuali sono andati all’Eccellenza Pierluigi Sollami, al Prima categoria Filippo Giuseppe Correnti, al Seconda Valerio Tripoli, al Terza Giuseppe Battiato, al Veterano Calogero Anzalone, al Master Giuseppe Raimondi, a Simona Blandino e all’under 20 Rosario Ingargiola per la Sicilia occidentale. Mentre per l’orientale le medaglie più pregiate sono andate all’Eccel-lenza Gaetano Licciardello, al Prima Alfio Fabio Brunno, al Seconda Carmelo Meli, al Terza Pietro Paladino, al Master Giuseppe Loteta, al Veterano Calogero Gibiino, all’under 20 Riccardo Corsaro e a Rita La Rocca. Quanto al Double Trap, a prima vista potrebbero sembrare poca cosa trenta-cinque iscritti nella prima prova del Campionato regionale d’inverno siciliano. In realtà non è così, perché la disciplina del doppietto è sempre stata, in Sicilia, la cenerentola per definizione. Negli anni scorsi, infatti, la media dei tiratori era molto bassa e coloro che partecipavano alle gare di Double Trap lo facevano occasionalmente, “tanto per pro-vare”. Oggi invece esiste una realtà diversa: lo dimostrano

le tre squadre di società che hanno completato il podio di Saccollino di domenica scorsa e la presenza in classifica di quasi tutte le categorie e le qualifiche di doublisti. Per questi incoraggianti segnali, riteniamo che il Double Trap possa as-sumere in Sicilia la rilevanza che dovrebbe avere in quanto disciplina olimpica e le premesse ci sono proprio grazie ad un gruppo di tiratori che si iscrive alle gare federali non “tanto per partecipare”, come avveniva appunto in un pas-sato anche recente, ma per crescere e progredire come tiratori di Double Trap dando seguito ai risultati tecnici ot-tenuti nel 2013 su scala nazionale. Bravi! Per la cronaca, la gara è stata vinta da Adriano Avveduto con 45/60 seguito da Salvo Dell’Aquia e Carmelo Meli, mentre sul podio a squa-dre l’onnipresente formazione di San Demetrio (Salvatore Dell’Aquia, Carmelo Meli e Sebastiano Petralia) è salita sul gradino più alto davanti a Interdonato (Giuseppe Salustro, Giuseppe Peluso e Orazio Mazza) e Traversa (Giuseppe Pagnotta, Umberto Onofrio Pagnotta e Antonino Di Falco). Appuntamento per la seconda ed ultima prova al Tav Tra-versa il prossimo 23 febbraio.