IL TIRO A VOLO 260

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Il Magazine della Federazione Italiana Tiro a Volo

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Lo avevamo annunciato nell’ultimo numero dello scorso anno e puntualmente apriamo il 2014 con il primo ampio articolo dedica-to al Meeting sull’ambiente che si è svolto a Roma nel mese di dicembre. L’argomento - di vitale importanza come ha ripetutamente sottolineato il presidente Luciano Rossi nella prolusione introduttiva che riportiamo pro-prio in apertura dell’articolo di questo nume-ro - ci accompagnerà per le prime tre uscite del 2014. In questo primo segmento dedicato al Meeting, oltre al già annunciato intervento del presidente Rossi, a ricevere particolare attenzione sono le relazioni del professor Ugo Ruffolo - che ha sinteticamente posto l’accento sulle più recenti novità in materia - e dell’ingegner Lorenzo Lombardi, esperto

in forza al Ministero dell’Ambiente e del Ter-ritorio, che ha ripercorso invece la storia or-mai pluridecennale del quadro normativo re-lativo alle immissioni sonore. Nel numero in uscita mercoledì 15 gennaio pubblicheremo gli interventi dell’architetto Enrico Carbone, componente della Commissione ambiente del Cio, dedicato alla sostenibilità ambienta-le degli impianti sportivi, e l’intervento del dottor Silvano Verdenelli sul tema: Modalità e tecniche per la misura e la valutazione del rumore prodotto dagli impianti sportivi alla luce dell’evoluzione della normativa di setto-re. Concluderanno la rassegna nel numero di mercoledì 22 gennaio gli interventi del dot-tor Stefano Rosi e dell’avvocato Ivan Russo.

La Redazione

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Numero 2608 gennaio 2014

DirettoreLuciano Rossi

Direttore ResponsabileLuigi Agnelli

Direzione e RedazioneFederazione Italiana Tiro a VoloViale Tiziano 7400196 RomaTel. 06 45235200Fax 06 [email protected]

CoordinatoreRedazionaleMassimiliano [email protected] : @ILTIROAVOLO

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Aut. del Tribunale di Roma n.111 del 17 marzo 1994

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In copertina

Un momento dell’intervento dell’Ingegner Lorenzo Lombardi al Meeting sull’Ambiente svoltosi a Roma lo scorso 13 dicembre.

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pag 4 REGIONEPER REGIONE:MARCHE

pag 6 LA PAROLA AGLIESPERTI

PARLANO GLI ESPERTI

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MARCHE,SERENO VARIABILE

REGIONE PER REGIONE

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Sereno variabile. Stando all’analisi di alcuni dei rap-presentanti più autorevoli della regione, è proprio quella la definizione che appare più attendibile per descrivere il 2014 delle Marche. Regione di gran-de tradizione tiravolistica (probabilmente la prima area regionale italiana a conquistare la ribalta dei media nazionali ai tempi del successo olimpico di AustraLiano Rossini), oggi in alcuni settori, afferma schiettamente il Delegato Fitav Ivano Campetella, le Marche sono in realtà una regione in cerca di nuovi spunti.

“Se esaminiamo il tesseramento, - dichiara il nume-ro uno della Fitav regionale - dobbiamo prendere atto che abbiamo perso qualche decina di tesserati rispetto all’anno precedente. Siamo comunque a più di mille tesserati e secondo me questo può essere de-finito un dato di stabilità. Però dobbiamo considerare che il numero dei tesserati non dice mai esattamente il vero sul numero dei praticanti autentici che nelle

Marche sono, più o meno, trecento. Gli altri frequen-tano, fanno tiri di prova, fanno le gare societarie, ma è lo zoccolo dei trecento tiratori che gareggia nelle gare nazionali e anche nel circuito dei campionati regionali.” “Sicuramente, - interviene Roberto Zallocco - manca un po’ il gruppo del Settore giovanile. Sono complessivamente quattordici i ragazzi che hanno partecipato alle gare nazionali e questo, se rappor-tato ad altre realtà regionali, non è un dato di alto rilievo.” Conviene con la visone di Zallocco anche il De-legato regionale Campetella che indaga le cause di questa situazione: “Sì, concordo che si tratta di numeri inferiori ad altre regioni, però si tratta comunque di un discreto grup-po, di buon livello qualitativo, che segue con regolarità l’attività stagionale. Ci siamo chiesti come si può fare

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Il Delegato regionale Fitav Ivano Campetella, un dirigente storico come Dino Zallocco e un poliedrico atleta come Roberto Zallocco commentano lo “stato delle cose” nell’area tiravolistica che fu il regno di Liano Rossini

Il Delegato regionale Fitav delle Marche Ivano Campetella (al centro) con Dino e Roberto Zallocco

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per far crescere il gruppo dei giovani in una regione che ha anche una grande tradizione tiravolistica. Cre-do che nelle Marche non ci sia quella proliferazione del tiro tra i giovanissimi perché manca un campo di riferimento. Abbiamo quattro quadricampi, poi un bel numero di bicampi e monocampi. Ma non abbiamo l’impianto con sei o otto campi che rappresenti una struttura di riferimento. Se anche ci sono dei ragazzi che vogliono iniziare a fare attività per emergere, nelle strutture piccole non sono incoraggiati come avviene invece normalmente in un grande impianto. E d’altronde non sono numerosi neppure gli istruttori in grado di avviare nuovi giovani al tiro.” “In sostanza tutto questo avviene - precisa anco-ra Campetella - perché le nostre Associazioni sono strutture aperte all’attività di chi già pratica da tem-po, ma non sono organizzate per accogliere i veri neofiti e per avviarli al tiro. Oggi come oggi, l’Asso-ciazione che organizza nel modo migliore il lavoro del Settore giovanile è Fano, anche se è nell’area di Pesaro e Urbino che troviamo sicuramente un nume-ro maggiore di giovani che si sta indirizzando verso il tiro. Sono molti meno invece nell’area di Ancona e Macerata. A Fano si rivolgono alla Fossa Olimpica, ma a Rio Salso, ad esempio, sono più indirizzati ver-so il Compak.”Marche è soprattutto sinonimo di Double Trap, non a caso è la rappresentativa di questa regione ad aver vinto il Campionato delle regioni della disciplina nel 2013. E Roberto Zallocco, di quel-la formazione, è stato selezionatore, capitano e componente: “Devo ammettere che non è stato molto difficile sele-zionare la squadra, perché ho dovuto appunto lavora-re proprio con quel numero di tiratori che mi serviva per comporre il team. Una rosa di sette tiratori per una squadra di sei con una riserva! Oltretutto nell’ar-co di due weekend abbiamo fatto due gare di due discipline diverse: la settimana prima il Campionato delle Società di Fossa come Lauretana e la settimana successiva il Campionato delle Regioni di Double Trap. E ben cinque su sei di quelli che hanno gareggiato nel

Trap hanno sparato anche nel Double.” Quindi anche per il Double Trap marchigiano che vince c’è un problema di numeri? “Effettivamente sì, - confessa Roberto Zallocco – e l’unica Associazione delle Marche che si dedica attivamente al Double Trap è proprio la Lauretana. Da anni tento di avvicinare anche i giovani al Dou-ble Trap, ma nonostante che la nostra Associazione abbia vinto molti titoli, manca un po’ la cultura del Double Trap. Ormai, con la riduzione dei piattelli, i costi sono gli stessi della Fossa Olimpica, ma non c’è lo stimolo a provare ad avvicinarsi al Double Trap.”Ma qual è l’interpretazione dell’attuale situazione delle Marche che fornisce un dirigente storico come Dino Zallocco, Presidente dell’Associazio-ne di Potenza Picena? “Potenza Picena - dice Zallocco - è un impianto che si rivolge a tanti tiratori. Abbiamo la Fossa Universale, il Percorso di Caccia, il Double Trap. Ci sono numerosi cacciatori che vengono a sparare e il ritorno dello Sporting può rappresentare un elemento di crescita. Noi ci siamo preparati: al nostro campo è già attiva una struttura con quattordici macchine.”Ivano Campetella, dal suo canto, guarda con pru-denza realistica alle potenzialità offerte dal ritor-no dello Sporting.“Il ritorno dello Sporting - dichiara il leader regio-nale - non è destinato, quantomeno nell’immediato, a cambiare molto nelle Marche. Non c’era una gran-dissima tradizione di Percorso itinerante in passato. Rio Salso è sinonimo di Compak ed è sicuramente una delle maggiori Associazioni di Compak del mon-do con i suoi otto campi. Il cacciatore, che resta il destinatario privilegiato dello Sporting, si diverte sui campi di tiro, ma è un po’ restio ad affiliarsi e a svolgere un’attività agonistica inquadrata e regola-re. Questa è un pò la contraddizione di fondo del mondo della caccia quando si avvicina alla pedana. Comunque, il fenomeno produce sicuramente attività a livello societario e questo sarà certamente un dato positivo per tutte le realtà della nostra regione.”

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Ivano Campetella Dino Zallocco Roberto Zallocco

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LA PAROLAAGLI ESPERTI

Come annunciato nel numero conclusivo del 2013, con il nuovo anno la nostra testata offre ai lettori quello che abbiamo voluto definire una sorta di “atti del convegno” del Meeting sull’Am-biente svoltosi lo scorso 13 dicembre. Introdotto dal Dottor Stefano Rosi in qualità di Presidente del Collegio Tecnico Giuridico, il primo seg-mento dei lavori ha contemplato la prolusione introduttiva del Presidente Luciano Rossi, a cui hanno fatto seguito gli interventi del Professor Ugo Ruffolo, celeberrimo giurista e docente, e dell’Ingegner Lorenzo Lombardi del Ministero dell’Ambiente e del Territorio. In questo primo articolo dedicato al Meeting, concentriamo dun-que l’attenzione su questi interventi offrendone un’ampia sintesi che, in molti casi, è una sorta di trascrizione quasi testuale. “Il Collegio Tecnico Giuridico - ha puntualizzato il Presidente Rossi nel suo intervento - è un fiore all’occhiello della nostra Federazione. Abbiamo avu-

Il primo segmento di lavori del Meeting sull’Ambiente organizzato dalla Federazione Italiana Tiro a Volo ha previsto gli interventi del Professor Ugo Ruffolo e dell’Ingegner Lorenzo Lombardi

La presentazione dei relatori da parte del Dottor Stefano Rosi

TIRO A VOLO E AMBIENTE

Prima Parte

to la capacità, la lungimiranza ma anche il corag-gio di affrontare tematiche che oggi si sono rivelate di vitale importanza. Tematiche non certo piacevoli: non sono le pedane e i successi agonistici che tanto ci appassionano, ma è il simbolo dell’assunzione di responsabilità e la grande convinzione che il diritto di esistere delle discipline del tiro, quindi: il nostro di-ritto di esistere, deve essere meritato. In questi anni, con il Collegio Tecnico Giuridico e con una cultura crescente in materia, di fatto abbiamo dimostrato di avere fortemente a cuore la difesa dell’ambien-te. In passato veniva fantasticato l’esatto contrario: oggi invece abbiamo dimostrato di essere noi i veri difensori dell’ambiente. L’argomento è serio e ci ha visti protagonisti in questi anni. Non ci siamo sot-tratti alle responsabilità: abbiamo quasi ingaggiato colluttazioni con un legislatore che ci aveva ignorato e che era pronto perfino non solo ad impedire la crescita del nostro sport, ma addirittura l’attività di pedana in senso generale. Attualmente il Consiglio federale ha assunto una decisione lungimirante e co-raggiosa formulando un progetto di miglioramento e di adeguamento tecnico-ambientale. Noi dobbiamo renderci conto che dobbiamo recuperare un gap che ci vede in difficoltà per l’aspetto qualitativo delle no-stre strutture e delle nostre infrastrutture. Le nostre Associazioni, quattrocentottantatre, sono fondate sul volontariato, sull’impegno, sulla passione, sui risparmi di pochi. Assolviamo una funzione sociale, preziosa, insostituibile e lo facciamo con la nostra passione e con le nostre risorse. Ma per attrarre nuove attenzio-ni dobbiamo essere accreditati nell’adempimento di regolamenti. Il Consiglio federale ha dunque delibe-rato un programma che prevede un milione di Euro di contribuzione alle nostre Società sportive. Senza impiantistica, senza le nostre Società sportive, non ci sarebbe l’attività del tiro a volo. Qualcuno in un passato recente si è illuso di fare una Federazione virtuale: noi invece difendiamo la realtà del tiro. Sia-mo dalla parte delle Società vere: quelle che esisto-no. Non dalla parte di quelle che venivano create ad arte, con pezzi di carta, ed erano invece entità

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Il Presidente Luciano Rossi nel corso della sua prolusione introduttiva

astratte. Troppo comodo appare questo modo di fare nei confronti di chi invece tutti i giorni sta in trincea, si impegna, ci mette una grande passione e tutti i giorni affronta problematiche, difficoltà e costi. Questo ci dice però che la nostra credibilità non può essere fat-ta soltanto di passione, ma deve essere fatta anche di approfondimento, di confronto, di dibattito, di criti-ca costruttiva. Questa iniziativa voluta dal Consiglio federale va in questa direzione e so per certo che con questo Meeting avremo dato ancora una volta un grande contributo alla nostra Federazione.” “Il vero applauso – ha esordito subito dopo il Professor Ugo Ruffolo – lo merita il Senatore Lu-ciano Rossi e il suo Collegio Tecnico Giuridico per il capolavoro fatto con il Milleproroghe. L’Articolo 844 del Codice Civile dice che non si possono immette-re nell’ambiente rumori che eccedano la normale tollerabilità a riguardo della destinazione dei luoghi: più un luogo è tranquillo e meno rumore può esse-re immesso, con un po’ di tolleranza per le attività industriali. Vi sono poi tutte le norme amministrati-ve sull’inquinamento acustico, sulla quantità di ru-mori che si possono immettere nell’ambiente. Poi vi sono delle altre norme che prevedono delle vistose eccezioni consentendo di immettere ben maggiore rumore per gli aeroporti, per gli aerodromi e per gli autodromi. La novità del Milleproroghe è che ven-gono equiparati i campi in cui si esercitano sport olimpici agli autodromi e agli aeroporti. Il più è stato fatto. Ai fini dell’844 c’è dunque l’innalzamento del livello sonoro con questa equiparazione alle attivi-tà delle corse automobilistiche e degli aeroporti. Se

in un’area c’è un provvedimento di zonizzazione, questo decreto allora si applica automaticamente. Quando non c’è zonizzazione, l’unico problema che ancora si pone è: a quale tipo di attività è equiparabi-le la nostra dal momento che autodromi e aeroporti hanno una disciplina molto articolata? Ciò su cui si dovrà studiare ancora è proprio questo ultimo picco-lo pezzetto: quando manca la zonizzazione, a quale tipo di equiparazione dei livelli acustici ci si debba rapportare. Quanto insperato sia tuttavia questo risultato rispetto al tempo passato, è decisamente facile comprenderlo.”Al termine dell’intervento del Professor Ruffolo, il Dottor Stefano Rosi ha ceduto la parola all’In-gegner Lorenzo Lombardi.“Ringrazio il Presidente e tutti voi che mi avete invi-tato: devo riconoscere che siete l’unica Federazione che si occupa attivamente delle questioni ambientali. Siete gli unici che vi ponete il problema e di questo deve esservi dato atto. L’Avvocato Ruffolo, molto più sapientemente di me, parlava di normativa sul rumo-re. Nei fatti la prima norma sul rumore risale addirit-tura a duemilacinquecento anni fa e parla di rappor-ti di buon vicinato. L’articolo 844 del Codice Civile di cui parlava l’Avvocato Ruffolo fa riferimento alla nor-male tollerabilità. Qui dissento un po’ con l’Avvocato Ruffolo perché la normale tollerabilità non va confu-sa con il criterio differenziale. La tollerabilità è quella sensazione di fastidio che non è quantificabile stru-mentalmente. L’articolo 844 del Codice Civile preve-de norme diverse da quello che è l’aspetto ammini-strativo della questione. È qualcosa a sé stante che è difficile da governare perché questo criterio di tolle-rabilità è un concetto molto difficile da definire: non è certamente quello definito dal differenziale, né quello definito dai limiti amministrativi. Quello che preoccupa ancora di più è l’aspetto sanzionatorio e risarcitorio, perché il Codice Civile, laddove c’è una lesione del diritto di proprietà, prevede anche la ri-chiesta di danni. Potrei proseguire con una buona notizia e con una cattiva a proposito di queste que-stioni. La buona notizia è che probabilmente in un futuro prossimo non avremo più problemi di rumore. La cattiva è che non li avremo perché saremo tutti sordi. Questo non lo dico io, ma lo dice l’Organizza-zione Mondiale della Sanità che fa due considerazio-ni importantissime. La prima è che i costi sociali del rumore rappresentano dei numeri paurosi: secondo l’Unione Europea ammontano allo 0,5% del PIL che per l’Italia si traduce in qualcosa nell’ordine di un paio di miliardi di Euro all’anno. Costi sociali che con-sistono nel fatto che le persone non riescono a dor-mire e quindi contraggono esaurimenti nervosi: ricor-so ai medici, spese per le medicine, giornate di lavoro perdute. Da un lato, quindi, danni sanitari e di con-seguenza costi per le Aziende sanitarie locali per cu-rare queste persone. Il secondo problema è che c’è una perdita della capacità uditiva dei ragazzi che

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determina anche una difficoltà di apprendimento. Non so se vi è mai capitato di andare in metropolita-na a Roma. Ebbene, io ho fatto una misurazione dal-la quale emerge che in metropolitana siamo sottopo-sti a 110dB che è come stare accanto a un reattore. Ma mentre facevo questa misurazione io avevo ac-canto a me dei ragazzi che ascoltavano la musica con gli auricolari. E io, durante la misurazione, potevo sentire chiaramente la musica che ascoltavano. Quin-di, questo significa che quei ragazzi ascoltavano mu-sica a valori molto più alti di 110dB: ciò significa che loro, alla mia età, non saranno certamente in grado di udire in maniera corretta. Si tratta dunque di un problema serio che oltre alla salute (perdita dell’udi-to) comporta elevati costi sociali. Se anche si trattas-se di un decimo o addirittura di un centesimo rispet-to a quei costi indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, questi soldi potrebbero essere spesi per ottenere dei risultati alla sorgente, con interventi di bonifica acustica, per prevenire i danni uditivi e tutti quelli extrauditivi che l’esposizione al rumore può produrre. L’acustica dovrebbe quindi essere presa in considerazione più seriamente. Perché, di fatto, il pro-blema del rumore non è un discorso banale. Lo prova una tabella che io mostro spesso nei miei interventi che descrive i motivi per i quali la maggior parte delle persone vorrebbe cambiare casa. Le cause prin-cipali sono proprio legate al rumore. La gente, ad esempio, non vive bene in città perché c’è il rumore del traffico, il chiasso dei bambini, altri rumori strada-

li, il rumore del vicinato, il rumore ferroviario, il rumo-re delle fabbriche. Questo fa capire come il tema del rumore non sia appunto davvero un problema bana-le: è un problema molto sentito dalla popolazione, quindi va affrontato nel modo giusto. Perché c’è tutta questa normativa? Tutto nasce nel 1971 quando al Senato c’era una Commissione speciale per i proble-mi ecologici che disse all’epoca che occorreva fare una legge organica per il rumore. Il rumore comincia-va ad essere un problema sociale che doveva essere affrontato. Aspettiamo venti anni e il primo risultato è il DPCM del 1° marzo 1991 che introduce per la prima volta il concetto di differenziale: questo con-cetto fissa che non posso andare ad incrementare il rumore di fondo più del doppio di quello che è nella realtà. I 3dB dell’attività del tiro a volo rappresentano il raddoppio dell’energia sonora. Che cos’è il differen-ziale? È la differenza tra rumore ambientale e rumo-re residuo: il rumore ambientale è il rumore dovuto a tutte le sorgenti. La legge non lo dice, ma a mio avvi-so va spiegato meglio. Il rumore residuo è quello di fondo, esclusa la sorgente rumorosa. La differenza tra i due valori dà questo famoso differenziale. Quei 3dB danno già a priori il superamento del limite dif-ferenziale nel periodo notturno. In questa situazione, soltanto per il fatto di esistere, il tiro a volo supera il livello differenziale. E questo è certamente discrimi-natorio. Sono convinto che c’è stata una discrimina-zione nei confronti del tiro a volo perché considerare il tiro a volo soggetto al differenziale, vuol dire quasi

L’intervento del Professor Ugo Ruffolo

L’intervento dell’Ingegner Lorenzo Lombardi

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non attribuirgli la possibilità di esistere. Semplice-mente perché in questo modo esso per definizione supera il limite differenziale. Allora, il limite differen-ziale va rivisto. D’altronde, molti dei decreti emanati sono superati e devono essere rivisti. Alcune proposte che suggerisco. Il livello va misurato per lunghi perio-di: non si può pensare di misurare il differenziale sullo sparo, cioè praticamente per un secondo. Se misuro per un secondo, per due secondi o per dieci secondi otterrò livelli diversi. Dieci diversi tecnici da-ranno dieci risultati diversi. Soprattutto, non è impor-tante ciò che succede nel momento dello sparo, ma è importante l’energia che viene ceduta. Bisognereb-be, semmai, mettere un limite sull’energia sonora prodotta, indipendentemente dall’impulso. Chiara-mente, il tutto deve essere compatibile con l’ambien-te e deve essere consentito e rispettato il diritto di proprietà di chi vive in un ambiente abitativo e che deve continuare a poter vivere in quell’ambiente. Quindi, come si diceva, una misurazione di breve du-rata sul singolo sparo dal mio punto di vista è assur-da e non proponibile. Riguardo al problema dell’ap-plicabilità del criterio differenziale la Fitav ha fatto ricorso al Consiglio di Stato con conseguente DPR firmato dal Presi-dente Giorgio Napoli-tano in cui si dà ragio-ne al fatto che il differenziale era discri-minatorio per gli im-pianti di tiro e tutto nasceva da questo pa-rere del Consiglio di Stato che diceva che, per una serie di moti-vazioni, la Sezione rite-neva che il ricorso è fondato. E il ricorso in questione era l’annullamento di una circolare del Mi-nistero dell’Ambiente che diceva che in particolare per il tiro a volo si doveva applicare il differenziale. L’altro problema è il limite di emissione. In Italia ab-biamo quattro tipi di limite, anzi, poiché uno è diviso in due, potremmo dire: cinque. Il limite importantissi-mo è il limite di emissione, cioè: quello che posso produrre. Ed è quello su cui devo andare a render conto. Cioè, in sostanza: l’energia che immetto. Pur-troppo anche qui la legge fa un po’ acqua, perché è stata interpretata nel tempo in maniera non corret-ta. Inizialmente si diceva: il limite di emissione è quel-lo misurato vicino alla sorgente, cioè, nel caso speci-fico del tiro a volo, accanto al fucile che spara: cosa assurda, questa, perché otterrei dei valori infiniti. Già un decreto successivo diceva: misuriamo lì dove può esserci la gente, ma ci rendiamo conto che la gente può stare in luoghi diversi dell’impianto. C’è un de-creto del Ministero più concreto che dice invece che questo valore deve essere misurato dove abita la

gente, presso il ricettore. Quindi, questo è un concet-to di emissione che va rivisto e va inteso come la famosa fetta di torta che posso mangiarmi: il rumore totale è composto da ciascuna componente e attra-verso questo limite dobbiamo capire quale fetta il campo di tiro può “mangiare”. I valori di emissione sono definiti e dipendono dalla zonizzazione. E que-sto è già un po’ incoerente, perché se io abito in una zona a classe più bassa, posso fare meno energia sonora. Questo è ancora una volta discriminatorio. Questo decreto del 1997 va rivisto. E va rivisto in questo senso: ovvero definendo qual è la quota di energia sonora che insieme a tutte le altre sorgenti mi porta al rispetto del limite globale. Il decreto leg-ge trasformato in legge dello stato frattanto introdu-ce qualcosa di nuovo. Anche qui ci sono cose positive e altre no. Il primo comma lo auspicavamo tutti e si è reso possibile grazie ad una finestra temporale che il Presidente Rossi ha saputo cogliere in maniera ef-ficacissima. In cinque anni non c’eravamo riusciti, ma grazie al Senatore Rossi ci siamo riusciti praticamen-te in una notte. Questa norma introduce all’interno dell’articolo 11 della Legge Quadro un qualcosa di

nuovo. Alcune tipologie di rumore devono es-sere regolamentate in modo diverso perché sono attività di interes-se pubblico che quindi non possono essere li-mitate dal diritto di proprietà. Introduce quindi la necessità di regolamentare in ma-niera particolare que-sto tipo di attività che necessitano di un trat-tamento diverso da quello che è relativo a

tutte le altre sorgenti. E questo è proprio quello che si auspicava da tanto. Questi regolamenti dovranno poi naturalmente essere allineati alle direttive euro-pee. Questa prima parte è ottima. La seconda risolve il problema proprio a monte. Perché dice: bisogna modificare il famoso decreto del 1997. Vediamo come lo ha modificato. Qui l’articolo 4 dice: esiste il differenziale, sono 5dB di giorno e 3dB di notte, e non si applica in classe Sesta ovvero dove ci sono solo industrie. Cosa importante di questa nuova defi-nizione: il differenziale si misura dentro casa, non all’esterno. Chi misura il differenziale all’esterno, sba-glia clamorosamente. Quello che è importante è questo: con la nuova versione dovuta a questo decre-to legge trasformato in legge dello Stato, le disposi-zioni relative al differenziale non si applicano alla rumorosità prodotta dalle infrastrutture stradali, fer-roviarie, aeroportuali, di aviosuperficie e dei luoghi in cui si svolgono attività sportive di discipline olimpi-che. Questo vuol dire che non si applica più il diffe-

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L’Ingegner Lorenzo Lombardi con il Dottor Silvano Verdenelli

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renziale. Ed è una legge dello Stato che definisce questo: quindi ha maggior valore del DPCM stesso. Però qui cominciano a venire le note dolenti. Vale la pena soffermarsi sulla storia di questo decreto legge per comprendere meglio, infatti la proposta di que-sto decreto era stata caldeggiata dai gestori delle aviosuperfici. Ora, le due parti successive ci creano qualche problema. Vediamo perché. Nei fatti tutto questo è stato inserito all’interno di un regolamento preesistente e valido per gli autodromi. Ma è chiaro che questo va a regolamentare casi ben diversi sia dalle aviosuperfici che dalle aree destinate alle atti-vità sportive. Perché, ad esempio, si definisce che cos’è un autodromo o una pista motoristica e si pre-vede tutto un quadro di deroghe che riguardano gli autodromi e non propriamente le attività sportive. È inoltre contemplata la necessità di installare dei si-stemi di monitoraggio, quindi, con questo testo, noi rischiamo che anche gli impianti di tiro a volo siano poi obbligati a produrre questi sistemi di monitorag-gio. Quindi, vengo alle conclusioni. Occorre rivedere questo decreto stralciando gli ultimi due commi, cioè lasciando quelli più importanti: la necessità di un re-golamento e l’eliminazione del differenziale. È sul regolamento che ci giochiamo tutto: lì dobbiamo fare qualcosa di innovativo, di serio e di costruttivo. Que-ste che vi sottopongo di seguito sono alcune mie pro-poste. Innanzitutto occorre la definizione corretta delle attività e la definizione dei valori limite idonei, ovvero quelli che sono opportuni per questo tipo di attività, che è naturalmente un tipo di attività indi-pendente, ad esempio, dall’aeroporto. Un altro punto importante è la previsione di tecniche adeguate di misura. Si deve definire come si fanno le misurazioni nel caso delle attività sportive e in particolare per il tiro a volo. Occorre introdurre la previsione di aree di rispetto e qui, vorrei dire, si apre tutto un mondo. Nel senso che non si può ammettere che si vada a co-struire in adiacenza ad un impianto di tiro preesi-stente. Bisogna stabilire delle aree in cui è inibita la costruzione di case laddove esiste già un impianto di tiro. Nello stesso modo, un campo di tiro che nasce dovrà tener conto della propria compatibilità, quindi dovrà fare una previsione di impatto ambientale e

andare a sanare il problema prima che sorga. La compatibilità ambientale deve essere bilaterale: io rispetto chi già esiste, ma dovrò essere rispettato da chi viene dopo, cioè nel caso specifico: chi costruirà in adiacenza al mio impianto. Quando i Comuni danno una licenza edilizia nei pressi di un campo di tiro, devono richiedere la valutazione preventiva. Devono garantirsi che per quello specifico edificio siano ri-spettati i limiti: la Legge quadro, all’articolo 8, dice che lì dove i limiti non sono rispettati, il proponente, ovvero chi costruisce, deve dire quali sono tutte le azioni che fa per mitigare il rumore, vale a dire, ad esempio, le finestre silenziate: tutto a spese del pro-ponente, perché abbiamo visto che egli arriva dopo la creazione dell’impianto di tiro. La valutazione pre-ventiva sottoscritta dalle parti andrà a tutelare sia i campi di tiro che il Comune in qualunque contenzio-so successivo. Questo significa rispettare la legge già come è oggi, perché la legge fissa che nei pressi del-le sorgenti rumorose ci sia una valutazione di impat-to preventivo. Occorre dire, peraltro, che ben pochi Comuni lo fanno. Vado alle conclusioni definitive. Chi costruisce nei pressi di campi di tiro deve farlo con criteri di maggiore insonorizzazione e maggiore iso-lamento. Ma esiste peraltro già un decreto che fissa che l’edilizia abbia criteri di costruzione che limitino l’immissione di rumori dall’esterno. Nella bozza che abbiamo pronta è contenuta appunto l’idea di preve-dere che lì dove un edificio venga costruito nei pressi di una grossa infrastruttura di trasporti o appunto di un campo di tiro o di un impianto sportivo di un certo interesse, debba essere costruito con i criteri di isolamento alla classe massima possibile, oltre, come si diceva, andare a costruire tenendo conto della si-tuazione esistente. Tutto questo è in sintesi quanto dovrà contenere questo decreto che, come abbiamo visto, nella formulazione è stato inserito nella regola-mentazione degli autodromi che non è ovviamente funzionale a quello che ci serve. Capisco che la ma-teria è molto tecnica e molto difficile per chi non mastica i decibel, però arrivare ad un regolamento chiaro e preciso permetterà di risolvere tanti proble-mi di contenzioso e anzi, come si diceva in apertura, di intrattenere autentici rapporti di buon vicinato.”

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L’Ingegner Lorenzo Lombardi espone alla platea degli intervenuti i contenuti di alcune slides

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