Il Settimanale di Arezzo 41

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A rezzo il settimanale d i www.fondazionemonnalisa.org loc. Montecchio Vesponi, Castiglion Fiorentino (Arezzo) 0575/1786102 - [email protected] Il giornale dei cittadini, delle imprese e delle famiglie aretine gratis in edicola dal venerdì esclusivo! Parla Giuseppe Marconi pag. 5 Se acquisto cose di provenienza sospetta… l’Esperto risponde a pag. 13 Anno 1 numero 41 • venerdì 10 dicembre 2010 • COPIA GRATUITA foto di copertina di Andrea Bardelli “Libertà è partecipazione”: “Libertà è partecipazione”: la scossa del Censis, la scossa del Censis, la protesta degli studenti la protesta degli studenti della nostra Università della nostra Università il regalo di Natale 2010! nalmente in libreria, in edicola e nella tua società sportiva! 368 PAGINE, 34 SOCIETÀ SPORTIVE ARETINE OLTRE 5000 NOMI DI ATLETI PIÙ DI 1000 FOTO DI SQUADRE E SPORTIVI

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Il Settimanale di Arezzo 41, in edicola GRATIS da venerdì 10 dicembre 2010

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Arezzoil settimanale di

www.fondazionemonnalisa.orgloc. Montecchio Vesponi,

Castiglion Fiorentino (Arezzo)0575/1786102 - [email protected]

Il giornale dei cittadini, delle imprese e delle famiglie aretinegratis in edicola dal venerdì

esclusivo!ParlaGiuseppeMarconipag. 5

Se acquisto cose di provenienza sospetta…l’Esperto risponde

a pag. 13

Anno 1 numero 41 • venerdì 10 dicembre 2010 • COPIA GRATUITAfoto di copertina di Andrea Bardelli

“Libertà è partecipazione”:“Libertà è partecipazione”:la scossa del Censis,la scossa del Censis,la protesta degli studentila protesta degli studentidella nostra Universitàdella nostra Università

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in questo numero

è una testata edita da Edizioni Giorgio Vasari s.r.l.

Anno I numero 41 – venerdì 10 dicembre 2010

Direttore Responsabile: Francesco Ciabatti, email [email protected]: Marco Botti Redazione: Enrico Badii, Andrea Bardelli, Monia Barelli, Marco Beoni, Serena Capponi, Fernanda Caprilli, Marco Cavini, Giacomo Chiuchini, Dory d’Anzeo, Jacopo Fabbro-ni, Claudia Failli, Sara Gnassi, Giulia Grilli, Ilaria Gradassi, Valeria Gudini, Giacomo Manneschi, Chiara Marcelli, David Mattesini, Paco Mengozzi, Fabio Mugelli, Riccardo Niccolini, Roberto Parnetti, Luciana Pastorelli, Fabrizio Piervenanzi, Luca Piervenanzi, Luca Stanganini, Valentina Tramutola Foto: Andrea Bardelli, Roberto Parnetti, Felice RogialliAmministrazione: Edizioni Giorgio Vasari s.r.l., via Montefalco 50, 52100 Arezzo (AR), tel. 328/9518221, fax 0575/409175, email [email protected] le vostre pubblicità chiamate il 328/9518221 o scrivete a [email protected]: La Zecca srl, via Umberto Terracini 25/27, 52025 fraz. Levane – Bucine (AR), tel. 055/9180101, fax 055/9180412, email info@tipografi alazecca.itAutorizzazione Tribunale di Arezzo 02/2010 del 10 febbraio 2010Iscrizione al Registro degli Operatori della Comunicazione al n. 19155È vietata, senza formale autorizzazione, la riproduzione totale o parziale di testi, disegni, foto e pubblicità riprodotti su questo numero

EGV

La Fondazione Mon-nalisa onlus, il “Set-timanale di Arezzo” e le Edizioni Giorgio Vasari sono partner nel promuovere la crescita della comu-nità di Arezzo e il be-nessere delle persone che vi abitano

pagina 3IL CENSIS: «ANCHE QUI SERVE PASSIONE, DESI-DERIO, SPESSORE E VOGLIA DI INNOVARSI: SEN-ZA QUESTE SPINTE NON CI SARÀ ECONOMIA O SOCIETÀ CHE RIESCA A RIMETTERSI IN MARCIA»

di Fabrizio Piervenanzi

pagina 4QUESTIONI DI GENERE. UNO SGUARDO ALLE DONNE TRA GLOBALE E LOCALE

di Ilaria Gradassi

pagina 5MARCONI: «DAL MIO PUNTO DI VISTA, L’OPE-RAZIONE ATO4 È STATA LIMPIDISSIMA»

di Dory d’Anzeo

pagina 6L’ESPERTO RISPONDE: SE ACQUISTIAMO COSE DI PROVENIENZA SOSPETTA…

a cura dell’avv. Giacomo Chiuchini

pagina 7“LIBERTÀ È PARTECIPAZIONE…”

di Luca Piervenanzi

pagina 8NUOVI STILI E RILETTURE. AL GIARDINO DELLE IDEE BARBARA ALBERTI E SELENE LUNGARELLA

di Valentina Tramutola

pagina 9UNA STELLA PER FEDERICO

di Luciana Pastorelli

pagina 10VITTORIO ANGINI. UN ARETINO IN MOSTRA CON DALÌ

di Marco Botti

pagina 11IL BOCCALONE, LA RECENSIONE E CHILOMETRO ZERO

di Riccardo Niccolini, Jacopo Fabbroni e Fabio Mugelli

AREZZO SPORT

• UNA LETTERA DALL’A.S.D. BUDOKAN• KARATE, AGNESE BELARDI TERZA AGLI OPEN DI LUBIANA• TECNICA E ESPLOSIVITÀ, LE ARMI VINCENTI DELLA JUDOKA VALENTINA MOCCI

Arezzoil settimanale di

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pagina 7

AREZZO SPORT, pagina 15

pagina 5

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3per segnalazioni, richieste, domande scrivete a [email protected]

rifl essionidi Fabrizio Piervenanzi

Il Censis: «Anche qui serve passione, desiderio, spessore e voglia di innovarsi: senza queste spinte non ci sarà economia o società che riesca a rimettersi in marcia»

[email protected]

È di qualche giorno fa la presentazione uffi ciale del 44° Rapporto sulla Situazione Sociale del Paese 2010. A opera del Censis (Centro Studi Investimenti Sociali). L’analisi, fortemente critica, illustrata dal presiden-

te Giuseppe De Rita e dal direttore Giuseppe Roma, entrambi sociologi, disegna un Paese “appiattito”, che stenta a ripartire, dove si manifestano «evidente fatica del vivere e dolorose emarginazioni occupazionali». Dove sembra non esserci più – nell’immaginario collettivo – né legge né desiderio, e quindi neanche quella forte aspirazione che dovrebbe essere alla base di un riscatto, qualora dovessimo ripartire verso la ripresa e lo sviluppo. Il “declino parallelo” della legge e del desiderio ci mostrano un Paese, il nostro, che «diventa come un campo di calcio senza porte: non si sa dove andare, né come imbastire un’azione». E siccome al momento non si vedono in Italia soggetti che potrebbero ridare nuova linfa a questi concetti, occorre una “virtù civile” capace di farci “tornare a desiderare”.

A questo proposito, sempre il Censis, ci dice che i nostri riferimenti alti e nobili (l’eredità risorgimentale, il laico primato dello Stato, la cultura del riformismo) si sono appiattiti. Soppiantati dalla delusione.

Tutto sembra indicare che «siamo una società pericolosamente segnata dal vuoto, visto che a un ciclo storico pieno di interessi e di confl itti sociali, si va sostituendo un ciclo segnato dall’annullamento degli interessi e dei confl itti». Si segnala, ancora, la mancanza di meccanismi che riescano a disciplinare comportamenti, atteggiamenti, valori. Di fatto un calo del desiderio. Un desiderio reso debole o addirittura inesistente «dal primato dell’offerta di oggetti (o valori) in realtà mai desiderati, con bambini obbligati a godere di giocattoli mai chiesti, e adulti in possesso del sesto tipo di telefono cellulare».

C’è anche qualche germoglio di speranza, fortunatamente. Tra questi, «la propensione a fare comunità in luoghi a misura d’uomo (borghi, paesi o piccole città)». Sicuramente importante questo aspetto, se vogliamo tornare a incontrarci, parlare dei nostri problemi comuni, trovare insieme delle soluzioni.

La nostra interpretazione rispetto a quanto il Censis segnala, va nella direzione di una riorganizzazione dei cittadini, che possono (e dovrebbero) civilmente e democraticamente fare pressione sulla politica. Affi nché questa abbandoni l’attuale pratica secondo la quale il suo punto di vista diffi cilmente tiene conto di quello della popolazione. Impietosamente, il Rapporto 2010, registra la crisi del leader “che tutto risolve”, esprimendo «un segnale di evidente stanchezza rispetto a un ciclo lungo della politica italiana, iniziato negli anni Ottanta, con la voglia di più governabilità e decisionismo, e culminato nella personalizzazione estrema».

Insiste il Censis, sul fatto che gli italiani devono darsi una svegliata, citando ad esempio recenti dati Istat, secondo i quali oltre due milioni di giovani da noi non studia, non lavora, non si forma.

Noi riteniamo che assolutamente importante sarà, da parte dei cittadini, uscire da una sorta di letargo partecipativo. Nel senso che se le loro giuste istanze non troveranno spazio o cittadinanza nelle stanze di una politica ostinata a non ascoltarli, dovranno tro-vare il modo per aggirarla e costringerla a farlo. Con la forza delle idee e delle proposte. Un leader, locale o nazionale che sia, da solo non può andare lontano. Così come i cittadini. Occorre agire insieme. Tra le indicazioni del Censis, c’è un suggerimento in questo senso, secon-do il quale «un leader dovrebbe ridare agli italiani il senso della loro responsabilità, la politica tornare a coinvolgere il singolo». Sostanzialmente «affi nché una rinascita ci sia. occorre che i cittadini si rimettano in gioco».

Secondo noi la nostra città, non è esente da quanto de-scritto dal Rapporto del Censis, dove leggiamo anche «qui serve passione, desiderio, spessore e voglia di innovarsi: senza queste spinte non ci sarà economia o società che ri-esca a rimettersi in marcia». La politica locale, soprat-tutto in questi giorni, sta mostrando aspetti che non sembrano andare in questa direzione. Allora forse sarà il caso che i cittadini comincino ad ascoltare i consigli del Censis. ■

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PESI E CONTRAPPESI. Ex area Lebole: alla ricerca della “quadratura del cerchio”...

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vita della cittàdi Ilaria Gradassi

Questioni di genere.

Uno sguardo alle donne tra globale e locale

Come stanno le donne in Italia? Il Global Gender Gap Report, elabora-to dal World Economic Forum, segnala che negli ultimi 5 anni, su 114 Paesi analizzati, l’86% ha compiuto progressi nell’ambito delle questio-

ni di genere, ma che l’Italia è inclusa nel restante 14%, tra i Paesi cioè in cui la condizione femminile – dalla salute al lavoro, dal potere politico all’incisività nelle istituzioni – è peggiorata.

TEMPI DI LAVORO, TEMPI DI VITAIn Italia il 60% dei laureati è costituito da donne, ma di esse il 22%

non lavora, contro il 9% degli uomini; le laureate che lavorano, tuttavia, sono pagate meno dei colleghi maschi. Questo dato si registra soprattutto tra i 35 e i 45 anni: quando cioè si tratteggiano e si attuano le prospettive di sviluppo professionale, le donne non riescono a realizzarsi al pari degli uomini. Tale criticità in ambito professionale converge spesso con una fase problematica anche nel privato, con la tardiva formazione della famiglia e le eventuali nascite. In Italia la maternità è sempre più posticipata, anche perché molte donne sono costrette ad abbandonare l’impiego alla nascita dei fi gli o, se continuano a lavo-rare, sovente la loro carriera viene frenata o si arresta.

UNA DOPPIA FATICAIn Toscana, secondo i dati del 2006-2007, le donne costituiscono circa il 44,4%

degli occupati nell’impresa medio-grande: le lavoratrici sono soprattutto impie-gate (51,7%), più rare le dirigenti (27,5%), dato in lieve calo rispetto al passato.La crisi economica ha oggi comportato un calo generale dell’occupazione femminile: se però rispetto ai dati nazionali la nostra rimane una regio-ne all’avanguardia, esiste ancora un abisso rispetto ai Paesi del Nord Europa, dove più del 70% delle donne conserva l’occupazione a dispet-

to della recessione. Lo dimostra un’indagine effettuata dal Terziario Donna Confcommercio, presentata in ottobre al convegno Donne sull’orlo della crisi economica, che ha dipinto le sproporzioni esistenti tra uomini e donne nel lavoro autonomo e subordinato: le disuguaglianze si delineano già dall’infanzia, nelle “paghette”, e si rafforzano in età adulta, negli stipendi e per la maggiore preca-rietà dovuta all’urgenza di conciliazione dei tempi di vita.

LE FERITE DELLE DONNEQuasi l’1% della popolazione femminile nell’ultimo anno ha chiesto aiuto ai

Centri Antiviolenza della Toscana: sono dati presentati nel corso della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, organizzata dell’Assessorato Pari Opportunità della Provincia di Arezzo, in collaborazione con la Regione Toscana. Dati allarmanti, considerato anche che solo il 7% delle donne che su-bisce violenza presenta denuncia o si orienta ai servizi. Nella nostra provincia si registrano dati anomali: la percentuale più alta delle violenze subite è di tipo fi sico, e le donne contattano i Centri Antiviolenza soprattutto per essere ascoltate, chiedendo solo in un secondo tempo quali sono i servizi a cui possono accedere per avere assistenza psicologica e legale, accoglienza abitativa, accompagnamento alla ricerca di lavoro.

DISPORRE IL CAMBIAMENTOÈ penoso constatare quali e quante siano le violenze subite dalle donne, rea-

lizzare che, all’avanzare della crisi, le donne e le famiglie costituiscono l’ammor-tizzatore delle diffi coltà della società e dell’incapacità delle istituzioni di gestirle. È penoso realizzare quanto posto abbia nei media il corpo delle donne, svenduto, mortifi cato, leso. La stessa consapevolezza raggiunta dalle donne in decenni di battaglie e conquiste da parte dei movimenti fem-minili, oggi sembra vacillare. Alle donne mancano impegno, doti, occasioni o tempo, per conquistare un ruolo sociale degno? Certamente serve, oggi, un profondo ripensamento culturale e sociale che riguardi, a livello globale e locale, le istituzioni, le famiglie, la scuola e l’associazionismo. ■

Sarà uno degli argomenti centrali della prossima campagna elettorale. Stiamo parlando della bagarre sul progetto di riqualifi cazione dell’ex area Lebole. Da una parte chi sostiene la bontà di un progetto – quello proposto dall’imprenditore Carrara, che prevedrebbe una riqualifi cazione dell’area, includente una parte

residenziale, 15 mila metri di commerciale e tre torri, stile Manhattan. Dall’altra chi sostiene – come Confesercenti – che 15 mila metri di commerciale sono davvero troppi, così tanti da fare ombra, fi n troppo, alle attività commer-

ciali cittadine. Così come gravi perplessità arrivano dai sindacati, per le centinaia di posti di lavoro che potrebbero sparire nel settore commerciale aretino, già in gravi e ovvie diffi coltà.

Nel mezzo la politica, con il sindaco Fanfani che sembrerebbe apprezzare il progetto Carrara e Futuro e Libertà, dalla parte della cordata aretina composta da

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l’intervistadi Dory d’Anzeo

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0.163ttel. 0575/20mmail -bar.itinfo@for-

Marconi: «Dal mio punto di vista, l’operazione Ato4

è stata limpidissima»

Fino a un mese fa Giuseppe Marconi era il vicesindaco di Arezzo. Poi è successo quello che l’ex vice di Fanfani ricorda come “una faccenda molto dolorosa per me”: ovvero Ato4 – società partecipata del Comune – acqui-

sta, per 900 mila euro, un immobile da un’agenzia immobiliare di cui Marconi è socio. Fioccano le proteste, viene denunciata l’inopportunità politica di questa transazione e Marconi viene messo repentinamente da parte. Dopo un mese di silenzio, però, l’ex vicesindaco ha qualcosa da dire.

«Dal mio punto di vista, l’operazione Ato4 è stata limpidissima. Sono un professionista, non vivo di politica, e tra le mie attività c’è anche la partecipazione, in qualità di socio, all’Immobiliare Tremila. È successo che Ato si è interessato a un immobile di proprietà di detta immobiliare, che ha contatto tramite un mediatore. Sono venuto a sapere della trattativa quando era già in corso e ho fatto presente la problematica esistente. Il mio Presidente a un certo punto ha eccepito che non potevamo rifi utare di vendere un immobile a tutti gli enti pubblici per via del mio ruolo, tanto più che l’operazione aveva seguito un iter più che regolare: Ato aveva valutato diversi immobili, e quello proposto dall’immobiliare di cui sono socio era il migliore al prezzo migliore.

Logicamente, Ato era perfettamente a conoscenza della mia presenza all’in-terno della società, ci sono i documenti che lo provano. Innanzitutto, un ente pubblico che acquista ha l’obbligo di verifi care da chi compra e poi, allegati agli atti, ci sono i certifi cati della Camera di Commercio da cui si evince chi sono i soci. Non ho partecipato all’assemblea di acquisto dell’immobile ma in termi-ni di legge potevo farlo, perché non sono amministratore dell’immobiliare ma semplice socio.

Se ho fatto un errore è stato non aver messo a verbale il motivo per cui uscivo dall’assemblea, non l’ho fatto perché tutti sapevano. Forse è stata una leggerezza. Anche la pubblica amministrazione sapeva, infatti gli amministratori sono tenuti a presentare la situazione patrimoniale e già nella prima che ho presentato, nel 2006, è chiaramente espresso che sono socio di

Immobiliare Tremila. Posso capire che non tutti si mettano a verifi care le posi-zioni del personale, ma mi sembra che nel Consiglio di Amministrazione di Ato ci sono persone espresse dal Consiglio comunale. Queste persone non devono solo occupare un posto, devono controllare quello che viene fatto, per cui alme-no loro erano tenuti a conoscere la mia posizione».

Diamo per assodato che l’operazione, da un punto di vista legale, sia limpida. Non ravvisa elementi di inopportunità politica in questa vicenda?

«Io ho sempre vissuto del mio lavoro. Amo lavorare e ho il dovere di guada-gnare perché è così che porto avanti la mia famiglia.

Secondo me l’opportunità politica è un concetto diverso. Ho sempre detto chiaro e tondo al mio partito o a chi mi diceva di non assumere certi incarichi che non potevo rinunciare a lavorare per la politica. Lavoro secondo legge e nella massima trasparenza, ciò detto la politica mi ha dato soddisfazioni personali ma non da vivere».

Quali sono attualmente i suoi rapporti con il sindaco Giuseppe Fanfani?«Sono stato fatto fuori in cinque giorni, messo alla berlina e massacrato dalla

stampa. Avrei voluto andare a parlare in Consiglio comunale e in Giunta ma non mi è stato permesso, perché prima mi sono state richieste le dimissioni, che non ho rassegnato perché non ritengo di aver fatto nulla di male.

Ho chiesto di essere convocato dalla Commissione Controllo e Garanzia il 4 novembre, la lettera è a protocollo, ma a oggi non sono stato ancora chiamato. Essere scaricato così non mi ha fatto piacere. Il Sindaco ha fatto degli inter-venti in mio favore, dicendosi sicuro della mia onestà. Capisco che si sarà sentito accerchiato, ma per il rapporto di massima stima e fi ducia che c’era tra di noi mi sarei aspettato qualcosa di più. Sinceramente, que-sto mi amareggia».

Cosa farà Marconi nel prossimo futuro?«Il commercialista». ■

Butali e Giannetti che potrebbe rilevare l’intera porzione dedicata al commerciale, una soluzione che apparirebbe come un freno all’arrivo della grande distribuzione da fuori.

Un’ipotesi che però ancora non solo è in pista, ma spaventa molti. Perché il tessuto commerciale aretino, già reso fragile dalla crisi, va protetto, e su questo punto, non si può non essere d’accordo. Così spunta la pista, lanciata da Confesercenti, di una condivisione il più ampia possibile con la cittadinanza e le forze politiche sul progetto di riqualifi cazione.

Posizione che potrebbe essere appoggiata da settori importanti di maggioranza e opposizione. Una strategia che sembra l’unica in grado di trovare la quadratura del cerchio. ■ David Mattesini

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diventa AMICO del settimanale su 6

Spesso le persone, al momento di acquistare un oggetto, pongono poca attenzione alla provenienza dello stesso, attenzione che sarebbe dovuta nel caso in cui ciò avvenga al di fuori degli esercizi commerciali.

È utile tenere ben presente che la compravendita di una cosa di sospetta provenienza costituisce il reato cosiddetto di incauto acquisto.

Nello specifi co, commette tale reato, previsto dall’art. 712 del Codice Penale, “chiunque, senza averne prima accertata la legittima provenienza, ac-quista o riceve a qualsiasi titolo cose, che, per la loro qualità o per la condizione di chi le offre o per l’entità del prezzo, si abbia moti-vo di sospettare che provengano da reato”. Egualmente è punito per incauto acquisto “chiunque si adopera per fare acqui-stare o ricevere a qualsiasi titolo alcuna delle cose su-indicate senza averne prima accertata la legittima provenienza”.

Il legislatore pone a carico di tutti l’ob-bligo di accertarsi della legittima prove-nienza delle cose prima di acquistarle.

La condotta criminosa consiste con-testualmente sia nella omissione di ac-certare la legittima derivazione della cosa acquistata, malgrado questa presenti obiettivi segni di sospetto circa la sua illecita provenienza, sia nell’azione di acquistare o ricevere la stessa.

Il sospetto sulla illecita deriva-zione dell’oggetto si può desumere da una delle tre circostanze specifi ca-mente indicate dall’art. 712 C.P., quali:

1) la qualità della cosa, quando si tratta, ad esempio, di oggetto che abbia impresso una sigla, una fi rma, uno stemma di riconoscimento, o sia di parti-colare rarità;

2) la condizione di chi la offre, quando un oggetto di valore più o meno elevato venga offerto, ad esempio, da uno zingaro, da un mendicante o da un pregiudicato conosciuto;

3) l’entità del prezzo, quando, ad esempio, il prezzo richiesto è di gran lunga inferiore al valore di mercato della cosa stessa, senza che questa differenza venga in alcun modo giustifi cata dall’offerente.

Il sospetto, ai fi ni della punibilità, deve essere però così grave ed evidente da ingenerare, in qualsiasi persona di media levatura intellettuale e sociale, la certezza che non possa trattarsi di cosa legittimamente detenuta da chi la cede.

È suffi ciente che il soggetto abbia omesso i necessari accertamenti anche in ordine a una sola delle circostanze indizianti indicate nella norma citata.

È importante sottolineare che è proprio l’elemento soggettivo che differenza l’incauto acquisto dalla ricettazione, reato ben più grave e sanzionato con pene più elevate: colpa per il primo reato, dolo per il secondo. Se nella ricettazione c’è la certezza del-la provenienza delittuosa della cosa acquistata o

ricevuta, in quanto il ricettatore sa di acquistare dolosamente i beni di illecita provenienza, nell’incauto acquisto c’è invece il man-cato colposo accertamento di quella

provenienza, dovuto da negligenza, im-perizia o trascuratezza dell’acquirente. La mancanza di prove in ordine alla consa-pevolezza dell’individuo della provenienza illecita rende il fatto punibile per incauto acquisto.

La pena prevista per tale reato è l’arresto fi no a 6 mesi o l’ammenda non inferiore a 10 euro.

Chi subisce la condanna per questa contravvenzione può essere sottoposto alla misura di sicurezza della libertà

vigilata, e ovviamente al medesimo viene confi scato il bene acquistato o ricevuto.

Per la contravvenzione di acquisto di cosa di sospetta provenienza è previ-sta l’oblazione, e cioè la possibilità di pagare una somma di denaro, prima dell’inizio del processo penale instauratosi, per trasformare l’illecito penale in illecito amministrativo. ■

dott. Giacomo ChiuchiniAvvocato del Foro di Arezzo

Per porre domande inerenti all’inserto odierno scrivete all’indirizzo di posta elettronica [email protected]

l’Esperto rispondea cura dell’avv. Giacomo Chiuchini

Se acquistiamo cose di provenienza sospetta…

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per segnalazioni, richieste, domande scrivete a [email protected] 7

“La libertà è partecipazione”, cantava Giorgio Gaber, e di partecipazione ultimamente se ne è vista molta, soprattutto nel mondo universitario italiano, senese e aretino. L’argomento scottante è il Ddl Gelmini, ormai passato alla Camera, ma momentaneamente congelato al Senato in attesa del 14 dicembre, giorno in cui si saprà se il Governo avrà i numeri per andare avanti oppure no.

Nel frattempo continuano i cortei, le manifestazioni e gli scioperi contro questa riforma dell’Università. In Italia e quindi anche ad Arezzo. Il 30 novembre si è infatti svolto un corteo per le vie del centro città organizzato dal Collettivo Studentesco Aretino (organo di raccordo tra gli studenti delle scuole superiori) e dall’UniSim della Facoltà di Lettere e Filosofi a di Arezzo. Un corteo per farsi sentire e vedere dalla città. Per esprimere legittimamente e pacifi camente, dato che siamo in una democrazia, il dissenso e l’opposizione a una riforma universitaria che sembra piacere a poche persone. Sembra, perché c’è

anche chi è a favore e la vorrebbe vedere approvata il prima possibile. Proprio per questo motivo a Siena è stato redatto un docu-mento con le fi rme a sostegno del Ddl Gelmini, tra i fi rmatari fi gura anche l’ex rettore dell’Università di Siena Silvano Focardi.

La libertà è appunto partecipazione, e proprio nel rispetto di tale libertà ognuno partecipa a suo modo, sia esso favorevole o contrario. Partecipazione che gli studenti dell’UniSim continuano a chiedere alle nostre Amministrazioni locali e che hanno ripetuto anche martedì 30 novembre, al termine del corteo, quando una piccola delegazione formata pure da qualche rappresentante delle scuole superiori ha incontrato alcuni esponenti della Giunta provinciale e comunale.

Azione più o meno analoga è avvenuta a Siena e sempre nel Palazzo della Provincia, dove alcuni studenti di Azione Universitaria hanno cercato di porre l’attenzione non sul Ddl Gelmini ma piuttosto sul buco fi nanziario dell’Ateneo senese. Forse due gesti simbolici o forse due modi di partecipazione, chiaramente differenti nei contenuti e nelle idee, ma che cercavano in ugual mi-sura di far sentire il disagio studentesco alle Amministrazioni aretine e senesi.

Libertà è partecipazione? Sì, soprattutto se informati! Tornando ad Arezzo, gli studenti universitari della nostra città sembrano esserlo davvero. Noi ci augu-riamo lo siano anche i rappresentanti di Comune e Provincia, che incontreranno a breve il rettore Riccaboni per discutere e confrontarsi sul futuro dell’offerta universitaria aretina. Futuro in cui servirà sicuramente la partecipazione da parte di tutti, una partecipazione costante e informata.

Sapere per esempio la differenza tra Polo Universitario Aretino e Facoltà di Lettere, differenza importante e non da poco, di cui le istituzioni locali devono rendersi conto. Questo non solo per una questione di competenze, ma anche perché non deve essere – e sicuramente non sarà, ne siamo certi – una lotta e una competizione tra la società consortile e la Facoltà. La questione è più ampia ed è l’offerta universitaria della città di Arezzo.

Libertà di partecipazione quindi, ma anche di dialogo, di pensiero e di confronto. Aggiungiamo poi anche quella di parola ed espressione, dato che proprio il 30 novem-bre, giorno del corteo, è stato disattivato il profi lo facebook dell’UniSim. Una coincidenza? Noi crediamo e ci auguriamo di sì, altrimenti della libertà cantata da Gaber nel 1972 resterebbe solamente il volo di un moscone. ■

facoltà... di paroladi Luca Piervenanzi

“Libertà è partecipazione…”

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Nuovi stili e riletture.Al Giardino delle Idee Barbara Alberti e Selene Lungarella

Grandi personaggi e grandi eventi non esau-riscono la loro energia, perché la loro stella si replica in decine di universi, in mondi

critici, esempi d’arte e di vita. Su questa verità, La Fabbrica delle Idee intende ribadire l’incanto della cultura con “Il Giardino delle Idee Winter Edition”, concertato per voci narranti che rife-riscono storie, inchieste, favole oppure satira.

Su questa stessa verità si fondano le rivisitazio-ni e le nuove nascite, le collaborazioni tra artisti e la mescita di stili, accolti ogni mese nella cornice dell’Auditorium del Museo d’Arte Medievale e Moderna di Arezzo. Così, sabato 11 dicembre a partire dalle ore 17, riletture critiche e af-fabulazioni sono affi date a Selene Lungarella e a Barbara Alberti, straordinarie ospiti del Giardino.

La giovane cantante Selene Lungarella appro-da ad Arezzo presentando il suo album d’esordio Selene con la E (Top Records), frutto del prestigio-so contributo di Alberto Fortis, raffi nato cantautore

dalla carriera ultratrentennale, che vanta la paternità di successi quali Vincenzo e Milano, La sedia di lillà e collaborazioni, tra le altre, con Rossana Casale e Niccolò Fabi. L’intervento di Fortis procede dal-la scrittura e arrangiamento del singolo Dall’alto, invito ad accogliere una visione periferica dell’esistenza e dei suoi ingra-naggi. L’appuntamento aretino sarà l’occasione per apprezzare le qualità di Selene, dotata di un timbro chiaro e acuminato, in grado di rendere ai suoi pezzi freschezza e trasparenza interpretativa.

L’idea della trasversalità investe anche la letteratu-ra quale esperimento di memoria, in cui la penna di Barbara Alberti si prova con la solita effervescenza. Sottile, ironica, mai banale, essenziale e corposa a un tempo, la Alberti è un’autrice prolifi ca. Il suo più fi ne intelletto è forse quello di riuscire a intendersi di tutto, rendendola gradita ospite in salotti televi-sivi, rubriche giornalistiche, circoli letterari, edito-riali e pubblicazioni dai titoli appetibili, scelti come in una prova di stile, tutti tesi a rendere immagini femminili vincenti, alternative, ma soprattutto dalle grandi qualità narrative.

Presente nel panorama letterario dagli anni Settanta, Barbara Alberti si è provata nell’indi-viduazione e costruzione di personaggi molto diversi, ponendo sempre al centro il suo tratto incisivo. Le scelte letterarie che la caratterizzano – un energico ritratto di Vittorio Sgarbi, una cornice di racconti per un moderno Don Giovanni, un’at-tenta biografi a di Majakovskij – sviluppano presto un’attrattiva particolare tanto sul lettore esperto quanto su quello occasionale; da questo carisma derivano anche le esperienze da sceneggiatrice e da autrice teatrale.

Non stupisce, dunque, che la sua nuova uscita editoriale si incardini su un personaggio mitico del-la letteratura mondiale, di cui lo scorso novembre è ricorso il centenario della morte. Con Sonata a Tolstoj (Baldini&Castoldi), la Alberti intende non solo riaprire la ferita di quella fuga dalla vita che colse lo scrittore russo, ma anche capovolgere i fronti, raccontando un’esistenza straordinaria a par-tire quasi dalla sua fi ne.

La tecnica narrativa è immediata, affi data al coro di personaggi che ruotarono attorno a Tolstoj nell’ultima parte della sua vita, quando lo scrit-tore era già un simulacro per migliaia di lettori. Mescendo documenti d’archivio a fasi prettamente romanzate, la Alberti introduce nel tessuto fi gure classiche, quali quella del servo Gherasim, guida interiore del romanzo, dedito al suo padrone e alla sua integrità. Da lui, il fi lo narrativo si propaga alla moglie, alla fi glia, al collaboratore prediletto dallo scrittore, nell’armonizzazione delle verità che cir-condarono la vita dell’autore, sostenendo l’aura mi-racolosa sorta attorno alle sue idee. La sensazione fi nale, papillare, è una dimensione privata di Tolstoj e del suo mondo che, all’ultima pagina, genera qua-si una nostalgia. ■

cultura / 1di Valentina Tramutola

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Il 10 -11- 12 dicembre nelle piazze italiane l’AIL (Associazione Italiana contro Leucemie on-lus) proporrà la tradizionale vendita delle stelle di Natale: un’occasione per raccogliere fondi per fi nanziare la ricerca scientifi ca nel campo delle leucemie, dei linfomi e del mieloma, e sensibilizzare

l’opinione pubblica sulle tematiche dell’assistenza ai malati di leucemia e alle loro famiglie. La ricerca scientifi ca ha compiuto progressi rilevanti e sono disponibili terapie sempre più effi caci e mirate, compreso il trapianto di cellule staminali, determi-

nando un grande miglioramento nella diagnosi e nella cura dei pazienti affetti da tumori del sangue. Questi risultati sono stati resi possibili dalla costante attività dei ricercatori e dall’impegno e sostegno delle associazioni che operano nell’ambito dell’informazione e della sensibilizzazione.

Dal 21 settembre 2009 è attiva ad Arezzo la Sezione AIL “Federico Luzzi” onlus (ailarezzofl [email protected]; www.ailarezzo.it; tel. 334/25.73.300), presieduta dal dottor Marcello Bordiga, nata dall’idea di numerosi vo-lontari impegnati a favore dei pazienti affetti da leucemie e linfomi, che ha lo scopo di informare e sensibilizzare la cittadinanza su queste malattie poco conosciute e cercare fondi per fi nanziare i progetti di assistenza domiciliare.

La sezione aretina dell’AIL è costruita su basi solide, su motivazioni forti: chi vive o ha vissuto a stretto contatto con la malattia, per motivi personali o professionali, conosce i reali bisogni dei pazienti e delle loro famiglie. Sorta

anche grazie al generoso contributo della Associazione Fede Lux “Insieme per Federico Luzzi” ([email protected]; www.fedelux.it; tel. 334/33.34.104), il giovane campione di tennis aretino prematuramente scomparso,

può contare sull’impegno di Paola Cesaroni, madre di Federico, che insieme ai suoi familiari, ha trasformato il ricordo del fi glio tanto amato e la tremenda sofferenza per la sua perdita in progettualità e in speranza per gli altri, contribuendo

in nome e per conto di Federico alla realizzazione di progetti di intervento “concreti”, di assistenza domiciliare ai malati, di sensibilizzazione alla solidarietà, di sostegno alla ricerca scientifi ca delle malattie del sangue.

I prossimi 11 e 12 dicembre ad Arezzo, in occasione del III Memorial “Federico Luzzi”, in cui sono previste diverse iniziative fi na-lizzate al sostegno di progetti di grande valenza sociale, ci sarà la vendita della Stella di Federico, realizzata dalla UnoAerre seguen-do le in-

dicazioni della famiglia di Federico Luzzi: un’iniziativa importante per racco-gliere fondi da devolvere all’AIL e mantenere vivo il ricordo del giovane campione aretino, che ha dato tanto allo sport e alla città d’Arezzo. Anche i proventi dei biglietti di ingresso allo spettacolo di Max Giusti “100% comico in tour”, in programma ve-nerdì 10 dicembre alle 21 al Centro Affari, e la “Festa del Tennis” allo Sugar Reef organizzata dagli ami-ci di Federico Luzzi, che seguirà, porteranno un notevole contributo ai progetti dell’AIL. Iniziative “con-crete” come gli interventi per miglio-rare la qualità della vita dei pazienti affetti da queste malattie; l’assistenza domiciliare rappresenta un grande tra-guardo per l’AIL d’Arezzo: permette a persone non autosuffi cienti di superare il disagio derivante dagli spostamenti dalla loro casa e dal loro letto per le terapie che devono fare anche due o tre volte a setti-mana. L’impegno, le tantissime iniziative organizzate, i risultati raggiunti in questi anni hanno ricevuto il riconoscimento a livello nazionale e sono un vanto per la nostra città, ma non ci si può fermare, c’è bisogno del contributo di tutti per accendere la speranza: sosteniamo l’AIL, facciamo brillare la “Stella di Federico”. ■

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Entrare nella casa-studio di Vittorio Angini, in località Bagnaia, è un’esperienza che lascia il segno. L’edifi cio è un ex ospizio francescano alle porte di Arezzo, che ancora dalle sue pietre trasuda una storia se-

colare fatta di misticismo e pace: il luogo perfetto dove trovare l’armonia con se stessi e il mondo, e concepire opere. È passeggiando nelle vetuste stanze, immersi tra pezzi di antiquariato e quadri, che il pittore ci racconta la sua arte, defi nita dalla critica romana “un’esplosione di colori, pura vibrazione che segue un ritmo rapido, con un’esecuzione meditata e organizzata”.

Come ha iniziato la carriera?«Fin da piccolo l’arte è stata nelle mie corde, anche gli insegnanti dicevano

che avevo una “mano felice”. Negli anni Sessanta ho frequentato la scuola di Orefi ceria e Gioielleria della Uno Aerre, dove ho poi lavorato come modellista, misurandomi con importanti fi gure artistiche che in quel periodo collaborava-

no con l’industria orafa. Parallelamente ho portato avanti il mio percorso pit-

torico, partecipando a concorsi estemporanei e aderen-do a gruppi di artisti con i quali era possibile instaurare un confronto costruttivo, cosa che nella scena aretina odierna purtroppo manca.

Arriviamo così al 2007, anno in cui ho incontrato una persona speciale, José Van Roy Dalì, fi glio del grande pittore surrealista Salvador Dalì».

Ci parli di questa illustre amicizia.«Mi chiamò una critica d’arte, Lucia Bonacini, che

a sua volta era stata contattata dall’artista catalano, il quale aveva visto i miei lavori e mi voleva tra i pitto-ri che stava selezionando per la Quadriennale d’Arte Contemporanea “Leonardo da Vinci”, nel complesso del Vittoriano a Roma.

Nel 2009 lo stesso Dalì mi propose di far parte del suo neonato gruppo, con il quale ho partecipato quest’an-no a una collettiva dal titolo In mostra con Dalì, presso la Galleria Tondinelli di Roma, e con il quale esporrò anche nei prossimi mesi in Umbria e in Veneto».

Come defi nisce la sua arte?«Sono partito dipingendo dal vero, come gli im-

pressionisti dell’Ottocento. Per puro piacere im-braccio ancora il cavalletto nei posti più insoliti

per lavorare en plein air. Alcuni trovano nel mio stile attuale echi di futu-rismo, altri di cubismo. In realtà cerco sempre di trasfi gurare le cose che vedo, andare oltre le porte della percezione, che come diceva Blake ci possono far accedere a spazi infi niti. Nelle mie tele si trovano anche soggetti religiosi, per-ché attraverso l’arte portò avanti la fede e comunico la mia idea di spiritualità. Se dovessi citare un artista che più di altri mi ha infl uenzato direi senza dubbio Cézanne, che quando dipingeva tirava fuori la “sapienza” e non si limitava a copiare asetticamente la realtà, ma la penetrava».

I suoi prossimi progetti?«Fino al 30 dicembre le mie opere saranno visibili, assieme alle sculture di

Lucia Zei, nell’ambito della mostra Visioni oniriche e plastiche, allestita nel Palazzo Comunale di Arezzo. Sono ancora in attesa di conoscere i dettagli per una nuova esposizione nella Capitale, che si terrà nei primi mesi del nuovo anno, quando sarò là per ricevere il prestigioso “Premio Roma”.

Infi ne coltivo il desiderio di realizzare un sogno di mio padre, che era quello di pubblicare le sue poesie, magari creando un evento dove coniugare i suoi testi e le mie tele». ■ www.vittorioangini.it

Vittorio Angini.Un aretino in

mostra con Dalì

Domenica 12 dicembre, alle ore 18, sarà inaugurata la mostra della pittrice aretina Sonia Fiacchini presso il Centro Oftalmico Aretino di

via Michelangelo, che durerà fino al 6 gennaio. L’esposizione, intitolata La poesia delle forme, ha come tema le fi gure femminili e i libri. La scelta delle opere è stata fatta seguendo i colori del periodo natalizio.

L’infanzia di Sonia Fiacchini, passata tra scorci di campagna casentinesi e il mare della Sicilia, riemerge nel desiderio di esprimere, attraverso l’arte, le emozioni. La pittura è meticolosa, il suo piacere è ritrarre un’espressione, una sensazione; ogni pennellata è curata nel particolare, è la ricerca di precisio-ne, di pace, è lo studio di un volto, uno sguardo verso l’orizzonte.

La mostra è visibile grazie all’intraprendenza del ne-gozio di ottica, che offre periodicamente i suoi spazi per valorizzare autori aretini di talento.

www.soniafi acchini.com ■ Valeria Gudini

La poesia delle forme.Mostra della pittrice aretina Sonia Fiacchini

cultura / 2di Marco Botti

Page 11: Il Settimanale di Arezzo 41

11per segnalazioni, richieste, domande scrivete a [email protected]

il NUMERO 42 da venerdì 17 dicembre GRATIS nelle seguenti edicole: EDICOLA “SAN MICHELE”, piazza San Michele – EDICOLA CARTOLERIA MARRAGHINI MARTA, Case Nuove di Ceciliano 100/A – “TIRA E MOLLA”, via Romana 98/A – EDICOLA PANCI SARA, piazza Saione – EDICOLA “CAMPO DI MARTE”,via Vittorio Veneto 55 – EDICOLA CITTI & CO., piazza della Repubblica, Stazione FS – EDICOLA FAFFINI LORETTA, via F. Redi angolo via Cocci – EDICOLA AMARANTO, via Fiorentina – EDICOLA

MARTINI, via di San Leo 5 – NEWS EDICOLA, via Monte Falco 11 – “IL FUMETTO”, loc. Quarata – EDICOLA FABIANELLI MONIA,via Erbosa – “PAPER & CO.”, viale Amendola 15, negozio n. 5, Centro Commerciale “Setteponti” – EDICOLA FAGIOLI GABRIELE, viaVittorio Veneto, Belvedere – EDICOLA STADIO PERLINI FRANCESCO, via Giotto angolo via Tiziano – EDICOLA DELL’OSPEDALE, Ospedale “San Donato” – EDICOLA KENNEDY, via Kennedy 1 – EDICOLA TANI MARCO, via Benedetto Croce 115 – EDICOLA SCOSCINI CLAUDIO, via Alfi eri – SCARTONI LAURA & C., piazza San Giusto 11 – EDICOLA GIOTTO, piazza Giotto 19 – PAPERSERA, corso Italia 192 – EDICOLA SECCIANI VERUSKA, Rigutino S.S. 71 – EDICOLA CARTOLERIA “MARTINA”, loc. Battifolle – LA BOTTEGA DI GIACCO, loc. San Giuliano 32 – “LO STRILLONE”, via Guadagnoli – EDICOLA SCARTONI PIERO, piazza San Jacopo – EDICOLA TABACCHERIA N. 1, via Cavour – EDICOLA AMIDELLI EDDA, via Porta Buia – EDICOLA FONTEROSA, via Pacioli – EDICOLA “DA TONI”, viale Mecenate – EDICOLA CARTOLERIA “C’ERA 2 VOLTE”, via Tarlati – “IL GATTO E LA VOLPE”, via Fiorentina

Arezzoil settimanale di

Il giornale dei cittadini, delle imprese e delle famiglie aretinegratis in edicola dal venerdì

UPO CIPOLLA, UNO CHE ALLA FINE È TUTTI: Unto style

Senza alcun dubbio, questo è il periodo storico delle crisi, sia a livello di economie che sotto il piano interiore. È anche l’era dell’apparenza e del marketing, dove in fi n dei conti ci infi nocchiano raccontando fesserie su ciò di cui abbiamo bisogno. La risposta, che giunge quasi come una protesta, arriva da tutta la cittadinanza di Arezzo. Tutti uniti: donne con o senza pelliccia, uomini rozzi o colti, ragazzi sfi gati o accompagnati dalle più belle della scuola, anziani con

gli occhi lucidi dei loro ricordi e i nemici immigrati. Ciò che li lega è il nuovo stile che oramai si è diffuso, l’“unto style”. Upo Cipolla, storico e conoscitore delle tendenze, cerca di riassumere questa sorta di moda, partendo dal lato estetico per poi calarsi nella sua anima: «Vedete, il

tovagliolo c’è ma non lo si vive più con ansia. Ad esempio, è pomeriggio e per togliervi la fame vi preparate una fetta di pane con l’olio. Così, la nostra gente esce di casa col mento scaldato dalla luce, e si sente leggera.

È possibile poi riconoscere una signora che desina presto e che c’ha le labbra arrossate dal brodo, oppure capire che in un altro passante c’è stato l’incontro con la porchetta. Tutti liberi, tutti unti, perché siamo proprio in questo modo e non dobbiamo cercare scorciatoie di vita o altri artifi zi».

Dal punto di vista dell’igiene, si sono mosse diverse associazioni, le quali ricordano comunque l’importanza di pulirsi, nel rispetto delle mi-nime norme di convivenza. ■

il boccalonedi Riccardo Niccolini

Quando si parla di dolci natalizi la Toscana del Sud insegna. In particolare nella zona del Senese, che oltre a essere famosa per

l’aristocratico Panforte, è anche il luogo d’origine di una serie di biscotti rustici preparati con farina chiamati Cavallucci. La caratte-ristica dei “Cavallucci” era quella di essere piccanti, in quanto oltre al miele contenevano pepe nero e zenzero, anice, coriandoli e semi di fi nocchio.

Ad Arezzo troviamo un altro pan dolce chiamato il Pan Balestrone, impastato con miele, noci e fi chi secchi, che fa parte delle anti-che ricette della tradizione aretina, come il cacao alla violetta. Il Pan Balestrone è considerato a oggi l’antenato del panforte, di cui era golosissimo già Francesco Redi nel Seicento.

Ma torniamo a Siena per un dolce aristocratico conosciuto già dal 1400 con il nome di Marzapane, si tratta degli attuali Ricciarelli. Ne troviamo tracce di con-sumo nelle cronache dei banchetti toscani del XV e XVI secolo. Nell’Ottocento i marzapa-netti sono diventati panetti rettangolari chia-mati poi “Ricciarelli di Siena”. ■ Fabio Mugelli

Era lecito aspettarsi un calo dopo Basta che funzioni. Fisiologico, verrebbe da dire. E non tanto (non solo) per

questioni anagrafi che, ma perché nella fi lmografi a di Allen a fi lm più brillanti ne sono ciclicamente seguiti di più opachi.

Se i risultati non sempre sono dei migliori, la sostanza e i temi non cambiano. Allen aggiunge un altro tassello al mo-saico (forse pessimista, ma di una lucidità incontestabile) di una fi lmografi a che tratta temi propri forse soltanto alla gran-de letteratura – a cui il cinema di Allen è vicino come pochi.

Sembra che questa volta abbia avuto davvero poca voglia di far ridere. È un Allen amaro, senza il solito gusto per la battuta, poco sarcastico. A volte stanco e perfi no sconnesso. Il confi ne tra la farsa e la tragedia è quanto mai sottile.

Stupisce sempre come Allen sappia muovere i fi li dell’in-treccio, i propri personaggi come ormai fossero maschere del suo cinema, dall’ochet-ta svampita allo scrittore in crisi. Con la solita geniale maestria, che a volte si con-fonde con l’astuzia del vecchio mestierante, allarga il campo a molti personaggi, muove una piccola coralità di coppie che si sfaldano e si compongono, soffrono, amano, lottano, si illudono nell’attesa di uno sconosciuto alto e bruno. Peccato che alcune linee narrative siano lasciate un po’ cadere, sia nel fi nale che nello sviluppo.

Il rumore e il furore con cui lottano i personaggi alleniani anche in Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni si conclude in nulla se non in piccoli sprazzi momentanei di felicità (vedi il fi nale) destinati soltan-to a chi sa illudersi - e questa volta Allen sembra simpatizzare per loro più del solito. Altro capitolo della sontuosa Comedie alleniana. ■ Jacopo Fabbroni

chilometro zero

cinema: Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni ■ ■■ ■ ■■ ■ ■■ ■

Relax!

Page 12: Il Settimanale di Arezzo 41

Certo che il calcio è proprio strano, se è vero che, con l’entusiasmo portato da una nuova dirigenza, e più o meno con gli stessi giocatori in campo, gli (Atletici) amaranto hanno fi nalmente cambiato marcia, riuscendo nel volgere di una settimana a mettere nel carniere ben due vittorie di fi la, sbloccando oltretutto quello che era fi no ad allora l’attacco più sterile dell’intero girone.

Però, questo Arezzo! Un Arezzo capace, fi nalmente, di trasformare la scoppola in “Coppola”, di far sentire agli avversari (era lo Scandicci, ok, che vogliamo farci?) la legge del “Città di Arezzo”, “Sanguinetti e Arena”, per i fi orentini, storditi, tramortiti, fi no a perdere... i Sensi!

Tanti giochi di parole, giustifi cano i sorrisi fi nalmente rilassati dei tifosi amaranto, abituati al peggio da mesi di pagnotte dure da mordere, i quali fi nalmente possono guardare al futuro con malcelata fi ducia, pur se la classifi ca ancora racconta di patemi, sabbie mobili e ponti levatoi con sotto i coccodrilli pronti a sbranarti, al primo passo falso.

Questo è il mondo dei Dilettanti, un mondo dove dall’oggi al domani cambia tutto (vero Montevarchi?), dove un capoluogo di regione, Perugia, ne busca da un paesino di 412 anime, Castel Rigone, della sua stessa provincia, che oltretutto altro non è che una frazione del comune di Passignano sul Trasimeno, il “mare” di molti aretini.

A questo e ad altro ci siamo abituati già. Ad esempio, allo stadio di Deruta, senza copertura e con il magazzino di lamiera a bordo campo, simile a un gabbiotto per il pollame, oppure alle partite spostate perché la sagra paesana viene avanti alla partita di calcio. Purtroppo ci siamo abituati anche a vedere lo stadio di Arezzo desolatamente semivuoto. Crisi di risultati, passione in calo, di motivi ne possiamo trovare più di uno. Per cui alla nuova dirigenza amaranto si chiede uno sforzo, ovvero quello di trovare il modo e la maniera per convincere chi attualmente si gode i suoi fi ne settimana sul divano di casa al caldo, a sfi dare il clima invernale, per sostenere l’Arezzo che, pur se incerottato e rattoppato, rappresenta la massima realtà sportiva della nostra provincia.

Il che è tutto dire, ma ne va anche della cultura sportiva, dell’abitudine a condividere una passione che, ne siamo certi, ancora oggi esiste e cova sotto la cenere, ma che potrebbe davvero morire una volta per tutte. Allora ben vengano le iniziative per portare allo stadio, al costo di un solo euro, donne, anziani, bambini e invalidi, che comunque sappiamo bene non rappresentano lo zoccolo duro del tifo. Però ci sarà pure un modo per riportare il pubblico. Magari, visto che siamo a Natale e il mercato si è riaperto, qualche bel rinforzo, capace di garantire il salto di qualità e presentare un Arezzo un po’ più “atletico”, per un girone di ritorno al… Bacis! Fiducia e atleticamente, forza Arezzo ! ●

Sono il presidente dell’A.S.D. Budokan, società di arti marziali che da anni ha in gestione la palestra della Scuola “IV Novembre”. Leggendo le righe di questo giornale, ero venuto a conoscenza di un bando per l’assegnazione delle palestre, ma – nonostante questo – ero rimasto tranquillo perché la mia società è titolare di una regolare concessione per l’utilizzo dell’impianto. Invece il 30 novembre, a due giorni dalla scadenza del tempo utile per rispondere al

bando, mi viene comunicato tramite email che devo comunque ripresentare domanda per la gestione del locale entro le ore 13 del 2 dicembre.

Leggendo il bando comunale mi sono sorti tanti dubbi, perché le arti marziali non rientrano tra le discipline per cui si può fare richiesta dei locali, perché si specifi ca che saranno escluse le domande per discipline non ripor-tate nel bando, perché si parla di dover corrispondere un affi tto, tra l’altro da pagare in anticipo, sino al 31 agosto anche se l’attività dovesse cessare a giugno.

È stato inutile provare a contat-tare il Comune per chiarimenti dal momento che “l’interno da lei ri-chiesto non è al momento raggiun-gibile”, mentre la segreteria della scuola era quasi all’oscuro delle nuove disposizioni.

Per il momento la direzione della scuola ci ha rassicurato che almeno per questo anno spor-tivo non dovrebbe cambiare niente ma che, da settembre, potrebbero nascere alcuni problemi per il rinnovo della concessione.

Quella che stanno creando è una situazione davvero paradossale. Mesi fa mi son sentito chiedere da una palestra privata 800 euro di affi tto mensile per sei ore alla settimana, dunque per le piccole società è impossibile operare al di fuori di impianti pubblici.

Senza la disponibilità di palestre pubbliche, tante piccole associazioni dilettantesche saranno costret-te a cessare le attività o dovranno accettare condizio-ni diffi cili da sopportare (nel nostro caso spogliato-io unico per maschi e femmine, assenza di docce...).Non ci resta altro che confi dare nel buon senso di chi di dovere... ●

Lucio Piccioli, presidente A.S.D. Budokan Arezzo [nella foto a sx]

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NOTIZIE DAL CALCIO...NOTIZIE DAL CALCIO... di Luca Stanganini

LETTERE DALLE SOCIETÀ.LETTERE DALLE SOCIETÀ. IL BANDO DELLE PALESTRE: UNA SITUAZIONE PARADOSSALE!IL BANDO DELLE PALESTRE: UNA SITUAZIONE PARADOSSALE!

Page 13: Il Settimanale di Arezzo 41

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Continuano a mietere successi gli atleti dell’Arezzo Karate, società del maestro Alessandro Balestrini con sede presso la palestra Royal Gym. L’ultima affermazione è quella della karateka Agnese Belardi, che sabato 27 novembre è salita sul terzo gradino del podio degli Open di Lubiana (Slovenia), in una gara internazionale

WKF organizzata dal Karate Club Olimpija. Alla kermesse europea, Belardi ha vinto una prestigiosa medaglia di bronzo nella categoria Senior di Kata (Forma).

L’importanza di questa affermazione è confermata dai grandi numeri che hanno caratterizzato questa manifestazione: sul tatami di Lubiana sono saliti oltre 600 atleti provenienti da 12 Paesi europei e da 97 club diversi (una società rappre-sentava anche la lontana India).

«Quest’anno ho voluto chiudere la mia stagione misurandomi in ambito internazionale – spiega Belardi. – Ho così tentato la carta degli Open in Slovenia, una manifestazione a cui sono arrivata molto motivata. Ho disputato quattro ottimi incontri, ho dato il meglio di me e sono sempre salita sul tatami concentrata su quello che era il mio obiettivo. Ho perso 3-2 solo con la campionessa della Nazionale del Lussemburgo, poi, ai ripescaggi per il terzo posto, ero ancora talmente carica che ho vinto 5-0 contro un’atleta slovena.

Ho portato a casa una medaglia che mi inorgoglisce e che mi dà una grande carica per continuare la mia attività ago-nistica».

Questo risultato arricchisce ancora di più il 2010 dell’Arezzo Karate, un anno in cui la società aretina è riuscita a otte-nere vittorie e affermazioni in molte delle competizioni a cui ha preso parte: Alessandro Balestrini e Michela Pezzetti, con la Nazionale, hanno vinto l’oro agli Europei e l’argento ai Mondiali, Filippo Oretti ha vinto l’argento ai Campionati italiani Juniores e l’oro ai Campionati italiani per Rappresentative Regionali, Agnese Belardi, Sabrina Carmignani e Michela Pezzetti hanno vinto il bronzo ai Campionati italiani Assoluti di Kata a Squadre. ● Marco Cavini

Nuova affermazione dell’Arezzo Karate: Agnese Belardi terza agli Open di Lubiana

Oggi più che mai lo sport di base ha bisogno di nuova e maggiore visibi-lità. Con sport di base intendiamo tutti quegli sport considerati, a tor-to, minori, quegli sport che svolgo no un ruolo sociale di primo livello,

perché riuniscono decine o centinaia di bambini e di ragazzi, quegli sport che vivono dei sacrifi ci dei loro dirigenti, quegli sport a cui spesso manca anche una palestra o un campo dove allenarsi e giocare, quegli sport di cui spesso si ignora l’esi-stenza, quegli sport che, nonostante tutto questo, riescono a ottenere risul-tati eccezionali.

L’Annuario dello Sport Aretino 2010, una novità editoriale as-soluta per la nostra città, nasce proprio con l’in-tento di valorizzare que-sto sport di base, portan-dolo alla luce e facendolo conoscere: è un alma-nacco che, in 368 pagi-ne interamente a colori, contiene informazioni, dati e foto di 31 società sportive aretine, con tut-ti i loro atleti e i risulta-ti conseguiti nell’ultimo anno di attività.

«L’opera raccoglie i nomi degli at- leti, le foto e i dati delle prin-cipali società della nostra città – spiega il curatore Marco Cavini. – Abbiamo deciso di dare spazio non solo alle prime squa dre, ma anche – e soprattutto – alle Giovanili, ai bambini. La scelta della copertina, con la foto del salto

olimpico di Anna Visibelli, una ragazza del 1993, rientra proprio in que-sta ottica di valorizzazione dei giovani: è lei la migliore atleta del 2010 e la più fulgida promessa dello sport aretino».

Un ampio spazio dell’Annuario sarà dedicato anche ai risultati del 2010.

Società o singoli atleti han-no raggiunto traguardi eccel-lenti, tenendo alto il nome di Arezzo in Italia, in Europa e nel mondo: l’opera farà una sintesi di questi risultati e renderà onore a tutti coloro che si sono messi in luce nelle varie discipline.

«Nell’Annuario – scrive nella prefazione il pre-sidente della Provincia Roberto Vasai – trovano posto tutte quelle realtà, individuali e di squadra, che da decenni, in qualche caso da secoli, rappresen-tano le colonne portan-ti del nostro movimento sportivo.

Ci sono singoli atleti che hanno ottenuto risultati rile-vanti, ma soprattutto società

che fanno della promozione dello sport e dei suoi valori sani la loro ragione sociale».

Realizzato con il patrocinio della Provincia di Arezzo e del Comitato provin-ciale del Coni, introdotto dal saluto di Alessandro Fei, pallavolista della nazionale e della Sisley Treviso, l’Annuario sarà in distribuzione da venerdì 10 dicembre nelle migliori librerie ed edicole della città, oltre che pres-so le società sportive. ●

Annuario dello Sport Aretino 2010, il tuo regalo di Natale!Scopriamo tutti i volti e i risultati di chi fa sport ad Arezzo

sport di base intendiamo tutti quegli sport considerati, a tor-i, quegli sport che svolgo no un ruolo sociale di primo livello,decine o centinaia di bambini e di ragazzi, quegli sport rifi ci dei loro dirigenti, quegli

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Progetto Mamma: benessere psicofi sico prima e dopo il parto

Perseguire il benessere psicofi sico durante e dopo la gravidanza è possibile! Questa convinzione ha animato l’associazione Sport 3 che, presso il Centro Sport Chimera, ha organizzato il Progetto Mamma, un progetto che permette alle donne nel periodo pre-partum e post-partum di fare attività fi sica sfruttando i vantaggi dell’acqua. Si tratta di due percorsi all’avanguardia, ideati e studiati dalla professionalità di Carla Mazzoli, che ha

adattato l’attività di ginnastica su terra all’ambiente acquatico: non si tratta di percorsi di tipo ostetrico, ma di vera e propria ginnastica che aiuta a stare bene e a mantenersi in forma anche nei mesi prima e dopo il parto. Il progetto alterna l’attività in piscina a incontri con ostetrici, ginecologi, pediatri e pedago-gisti specializzati in counseling, mediazione familiare e massaggi infantili.

Nel pacchetto pre-partum viene proposta una ginnastica propedeutica al parto. L’essere immersi in un ambiente acquatico facilità l’attività perché fa sentire più leggero il proprio corpo, permette di svolgere attività fi sica con ritmi meno intensi, evita i traumi e i rischi che potrebbero verifi carsi nella normale ginnastica. Inoltre l’acqua, tramite un massaggio continuo, tende a dare benefi ci al circolo sanguigno, stabilizzando i valori alterati dalla gravidanza. La ginnastica tonifi ca e allarga i muscoli della fascia pelvica, gli adduttori e i muscoli dorso-lombari; inoltre, con tecniche di respirazione, prepara il corpo a gestire il dolore del travaglio.

«Questo percorso ha effetti benefi ci sia sul corpo che sulla mente della gestante – spiega Marco Magara del Centro Sport Chimera. – La donna moderna ha bisogno di sentirsi sempre attiva e non vuole vivere la gravidanza come un blocco: con la ginnastica in acqua la gestante tiene in esercizio i muscoli senza alcuna controindicazione».

Nel pacchetto post-partum la neomamma, attraverso l’attività ginnica in acqua, riacqui-sta invece le proprie capacità fi siche e psicofi siche indebolite al momento del parto, perseguen-do il benessere fi sico, ripristinando il tono muscolare e recuperando rapidamente la funzionalità del perineo. «Il Progetto Mamma si collega idealmente all’attività del Nuoto Baby – conclude Magara,.– Questi corsi sono riconosciuti dalla Scuola Nazionale di Educazione Acquatica Infantile, dunque l’intero percorso è stato pensato come un continuum che inizia prima del parto e continua facendo vivere al fanciullo le prime esperienza in un ambiente acquatico». ●

Per iscriversi o ricevere informazioni sugli orari o sulla disponibilità dei corsi, è possibile rivolgersi alla segreteria del Centro Sport Chimera o mandare una mail a [email protected].

Serie A1Serie A1Servivano tre punti per invertire defi nitivamente

la tendenza che voleva i Leoni senza bot-tino pieno da cinque turni… e tre pun-ti sono arrivati dal gelo di Opicina, dove i Lions hanno perentoriamen-te battuto i padroni di casa del Polet Trieste per 6 reti a 0.

Partita a senso unico con totale do-minio del campo da parte degli aretini, che sono andati a rete con le doppiette di Stefan Nahtigal e Massimo Stevanoni, con Rok Nahtigal al decimo centro stagionale e con Luca Montanari alla prima rete in giallonero. Ottima la prestazione di Penko, sicuramente eroe di giornata, che ha chiuso la saracinesca della porta vanifi cando ogni tentativo degli avanti avversari. Adesso una lunga sosta per i Lions che non avranno impegni fi no all’8 gennaio quando giocheranno “in casa” a Empoli il match contro il quotato Ferrara.

Serie A2Serie A2Buona prova dei Leoncini di seconda serie che, pur perdendo per 6 reti a 4 l’incontro contro la Libertas Forlì, fanno vedere un buon gioco e rimangono a lungo

in partita, cedendo soltanto a causa di un doloroso infortunio occorso al portiere Mafucci, ottimo fi no a quel momento, e di quattro “legni” colpiti a portiere avversario battuto.

Sono ormai tre turni che il successo non arride ai volenterosi Leoncini, ma questa partita ha fatto vedere un notevole miglioramento nel gioco e fa ben sperare per i due diffi cilissimi turni contro Montebelluna e Latina, che dovranno essere affrontati prima dello stop per le festività.

Serie BSerie BIn formazione largamente rimaneggiata e con diversi atleti alle primissime armi, la terza squadra dei Lions non

va oltre un dignitosissimo 1 a 7 contro la Nuova Polisportiva Molinese, sicura candidata di prestigio alla promo-zione in serie A2. Addirittura “eroico” il secondo tempo terminato in parità, 1 a 1 dopo il pesante 6 a 0 della prima frazione di gara. Prestazione maiuscola soprattutto per Luciano Domenicali, classe 1964, che ha letteralmente preso per mano i suoi compagni di almeno 25 anni più giovani di lui. ●●

Nel prossimo weekend sarà impegnata soltanto la Serie A2, domenica alle

ore 18 sul diffi cilissimo campo di Montebelluna (TV).

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Se vincere non è mai facile, ripetersi lo è ancora meno. Valentina Mocci, atleta del Judo Ok Arezzo, nel 2009 aveva sorpreso tutti, vincendo un inaspettato bronzo ai Campionati Italiani Esordienti. Il 14 novembre di quest’anno la giovane judoka aretina si è ripresentata alla stessa

manifestazione, al centro federale PalaFijlkam di Ostia, per dimostrare che la prima medaglia non era stata un caso e che, dopo un anno di costante crescita, aveva le carte in regola per ripetersi. Guidata dai consigli dell’allenatore Roberto Busia, Valentina ha disputato una gara perfetta ed è riuscita così a confermarsi sul terzo gradino del podio nella manifestazione di categoria più importante d’Italia.

In questa intervista Busia ci parla di Valentina e ci fa rivivere questa impresa, un’impresa che va a chiudere un altro anno ricco di successi per il Judo Ok Arezzo.

Tra il bronzo del 2009 e quello del 2010, quale è quello che vale di più?«Anche se la qualità del metallo è la stessa, l’ultima medaglia ha molto più valore. Nel 2009,

Valentina arrivò al Campionato Italiano tesissima: tra errori e sbalzi di umore, ha faticato nel con-trollare l’incontro e ha vinto grazie a una gara istintiva e rabbiosa. L’ultimo bronzo è stato invece conquistato con tutta un’altra condotta di gara e tutta un’altra testa: Valentina è maturata, ha imparato a gestire le emozioni, in lei è scattata una molla che le ha permesso di cambiare il proprio approccio alle gare.

La svolta è stata poche settimane prima del campionato italiano, al Trofeo “Italia” di Lugo: dopo un primo incontro molto confusionario, dal secondo in poi ha iniziato a seguire i miei consigli e ha disputato un ottimo torneo. La stessa condotta di gara l’ha tenuta ai campionati italiani, dove è scesa sul tatami con la testa libera, seguendo il suo allenatore e conducendo una gara perfetta. In sei incontri non ha mai subito uno svantaggio, ha sempre dominato e ha perso la possibilità di giocarsi l’oro solo per una penalità nei quarti di fi nale. Era terza e si è riconfermata tale, anche se forse avrebbe meritato qualcosa di più».

Quali sono i punti di forza della Mocci?«La velocità e l’esplosività con cui riesce a tirare le proprie tecniche. Ha buona padronanza di molte tecniche, ma purtroppo ha il limite di non sapersi gestire

bene nel corso della gara: spreca la proprie esplosività sulle prime battute e poi, alla lunga, cala».Come si prospetta il futuro sportivo della vostra judoka?

«Il prossimo anno Valentina passerà nei Cadetti: se continuerà ad allenarsi con la stessa testa, può aspirare a conquistare medaglie anche nella categoria superiore e a pren-dere la cintura nera. Con un campionato del genere alle spalle e l’esperienza maturata negli ultimi mesi, può aver capito che seguire il tecnico è più utile che fare di testa propria: questa è la via per continuare a fare bene, per fare il salto di qualità, per provare ad arrivare in alto».

Questo bronzo chiude l’ennesima stagione positiva del Judo Ok Arezzo.«Nel 2010 siamo riusciti a conquistare fi nali in tutte le quattro categorie dei campionati

italiani. Nei Cadetti Claudia Bondi e Sara Marignani hanno disputato la fi nale per il terzo posto, ma hanno buttato via il bronzo, una medaglia alla loro portata, perdendo la gara deci-siva. Anche negli Junior abbiamo centrato due quinti posti, perdendo le fi nali per il bronzo.

Elisa Bennati era in vantaggio ma è stata estromessa dalla competizione da una decisione arbitrale assurda: un suo podio sarebbe stato importante perché Elisa, a soli 18 anni, avrebbe conquistato il terzo Dan. Francesco Marignani invece la medaglia l’ha buttata via: dopo un campionato eccezionale, in fi nale era in vantaggio ma ha avuto 40 secondi di black-out e ha subito l’avversario fi no a perdere l’incontro.

Infi ne negli Assoluti abbiamo conquistato la medaglia più importante, con l’argento di Fabio Cherici. Sei fi nali, un argento, un bronzo, tre medaglie lasciate per strada e tanti ragazzi in rampa di lancio: anche nel 2010 ci siamo confermati tra le migliori società italiane». ●

TECNICA E ESPLOSIVITÀ, LE ARMI VINCENTI DELLA TECNICA E ESPLOSIVITÀ, LE ARMI VINCENTI DELLA JUDOKA VALENTINA MOCCIJUDOKA VALENTINA MOCCI

Ai Campionati Italiani Esordienti l’atleta del Judo Ok Arezzo ha vinto il secondo bronzo consecutivo e la società aretina ha chiuso nel migliore dei modi un’altra annata straordinaria di Marco Cavini

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