Il Settimanale di Arezzo 125

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WWW.FONDAZIONEMONNALISA.ORG LOC. MONTECCHIO VESPONI, CASTIGLION FIORENTINO (AREZZO) 0575/1786102 - INFO@STRASICURA.EU ANNO III NUMERO 125 • VENERDÌ 23 NOVEMBRE 2012 • COPIA GRATUITA IN COPERTINA: ELABORAZIONE GRAFICA DI ANDREA BARDELLI. TESTO E IMMAGINI PROVENGONO DA “LA GUERRA DI LIBERAZIONE IN PROVINCIA DI AREZZO 1943/1944”, A CURA DI IVANO TOGNARINI (1987, © AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE AREZZO) AREZZO, VIA ROMANA 13/M, TEL. 0575/942263 SUBBIANO, LOC. CASTELNUOVO, TEL. 0575/421338 UNA PIAZZA UNA PIAZZA PER DUE EROI PER DUE EROI RITROVATI RITROVATI

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Il Settimanale di Arezzo 125

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WWW.FONDAZIONEMONNALISA.ORG

LOC. MONTECCHIO VESPONI, CASTIGLION FIORENTINO (AREZZO)

0575/1786102 - [email protected]

ANNO III NUMERO 125 • VENERDÌ 23 NOVEMBRE 2012 • COPIA GRATUITA • IN COPERTINA: ELABORAZIONE GRAFICA DI ANDREA BARDELLI. TESTO E IMMAGINI PROVENGONO DA “LA GUERRA DI LIBERAZIONE IN PROVINCIA DI AREZZO 1943/1944”, A CURA DI IVANO TOGNARINI (1987, © AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE AREZZO)

AREZZO, VIA ROMANA 13/M, TEL. 0575/942263SUBBIANO, LOC. CASTELNUOVO, TEL. 0575/421338

UNA PIAZZAUNA PIAZZAPER DUE EROIPER DUE EROIRITROVATIRITROVATI

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2 IL SETTIMANALE DI AREZZO 23 NOVEMBRE 2012

“IL SETTIMANALE DI AREZZO“ È UNA TESTATA EDITA DA EDIZIONI GIORGIO VASARI SRLANNO III NUMERO 125 – VENERDÌ 23 NOVEMBRE 2012

DIRETTORE RESPONSABILE: FRANCESCO CIABATTI, EMAIL [email protected]: MARCO BOTTI, EMAIL [email protected]: ELENA AIELLO, ENRICO BADII, ANDREA BARDELLI, GIACOMO BELLI, SERENA CAPPONI, FERNANDA CAPRILLI, MARCO CAVINI, GIACOMO CHIUCHINI, DORY D’ANZEO, JACOPO FABBRONI, CECILIA FALCHI, ELETTRA FIORINI, MICHELE GIUSEPPI, SARA GNASSI, ILARIA GRADASSI, VALERIA GUDINI, GIACOMO MANNESCHI, CHIARA MARCELLI, LUCIO MASSAI, DAVID MATTESINI, FABIO MUGELLI, OMERO ORTAGGI, VALENTINA PAGGINI, RO-BERTO PARNETTI, LUCIANA PASTORELLI, IVANA MARIANNA PATTAVINA, LUCA PIERVENAN-ZI, CHIARA SAVARINO, ALESSIO SEGANTINI, LUCA STANGANINI, VALENTINA TRAMUTOLA, LUCA TRIPPI. FOTO: ANDREA BARDELLI, ROBERTO PARNETTI

AMMINISTRAZIONE: EDIZIONI GIORGIO VASARI SRL, VIA MANTEGNA 4, 52100 AREZZO (AR), TEL. 392/95.96.285, FAX 0575/16.57.738, EMAIL [email protected]À E MARKETING: PAOLA PRATO, 333/46.04.264, [email protected]

AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE DI AREZZO 02/2010 DEL 10 FEBBRAIO 2010ISCRIZIONE AL REGISTRO DEGLI OPERATORI DELLA COMUNICAZIONE AL N. 19155STAMPA: LA ZECCA SRL, VIA UMBERTO TERRACINI 25/27, 52025 FRAZ. LEVANE, BUCINE (AR), TEL. 055/91.80.101, FAX 055/91.80.412, EMAIL [email protected]È VIETATA, SENZA FORMALE AUTORIZZAZIONE, LA RIPRODUZIONE TOTALE O PARZIALE DI TESTI, DISEGNI, FOTO E PUBBLICITÀ RIPRODOTTI SU QUESTO NUMERO

EGV

LA FONDAZIONE MONNALISA ONLUS,

IL “SETTIMANALE DI AREZZO” E LE

EDIZIONI GIORGIO VASARI SONO PARTNER NEL

PROMUOVERE LA CRESCITA DELLA

COMUNITÀ DI AREZZO E IL

BENESSERE DELLE PERSONE CHE VI

ABITANO

VITA DELLA CITTÀ3 “Piazza Mineo e Rosadi”: Arezzo ricorda due eroi4 Verso le Primarie di centrosinistra, i rappresentanti di Puppato e Tabacci6 Arezzo, terra di olio di qualità10 Il 25 novembre è la Giornata mondiale contro la Violenza sulle Donne

AREZZO’N’ROLL8 Silvio Trotta e la musica popolare

AREZZO SPORT13 U.P. Policiano, piccola ma appassionata realtà15 Tc Castiglionese, da 50 anni un riferimento per il tennis della Valdichiana16 Il nuovo Campo Scuola cresce17 L’Under 15 riaccende l’orgoglio dell’Hockey Arezzo18 Podologia & Sport19 I bambini che sognano l’Nba

20 Il nuoto del domani con il “Metodo Catteau”

CULTURA21 Franco Di Mare racconta Napoli, ovvero “Il para-diso dei diavoli”22 E se l’Aratore di Arezzo diventasse un monumen-to? Abbiamo intervistato gli universitari aretini in me-rito23 Incontri per i diritti di donne e bambini24 Una piazza per i partigiani Mineo e Rosadi26 Dal Reliquario del Duomo al volo dello Shuttle su Piazza Grande

L’ANGOLO DEL BUONUMORE

SEGUENDO LE ROTTE GHIOTTE29 Un viaggio dei sapori, dal Medio Oriente al Piemonte

30 Il Sonetto, Eventi, Chilometro Zero e Recensione

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3IL SETTIMANALE DI AREZZO23 NOVEMBRE 2012

rezzo avrà una piazza o una via dedicate a Giovan Battista Mineo e a Giuseppe Rosadi, due partigiani che nel 1944 salvarono alla Chiassa oltre 200 civili dalla fucilazione nazista. A deciderlo è stato il Consiglio comuna-le che, nell’ultima seduta, ha approvato all’unanimità un atto di indirizzo

presentato da Luigi Scatizzi, capogruppo del Nuovo Polo per Arezzo, volto a dare adeguato riconoscimento a un eroico gesto compiuto in terra d’Arezzo dagli stessi Mineo e Rosadi.

«Sono venuto a conoscenza della storia dei due partigiani grazie alle ricerche di Santino Gallorini [la cui intervista trovate a pagina 24, ndr] – spiega Scatizzi. – Questa decisione rende memoria al valore di due uomini che hanno salvato centinaia di aretini da morte certa».

Per capire cosa hanno fatto Mineo e Rosadi è necessario tornare al 26 giugno 1944, giorno in cui un’unità di partigiani slavi prese in ostaggio sulla strada della Libbia il colonnello nazista Von Gablenz. Questo fatto scatenò l’ira del comando tedesco di Arezzo, che arrestò più di 300 civili dai paesi limitrofi della Libbia e li rinchiuse all’interno della chiesa della Chiassa Superiore.

Lo stesso comando concesse poi 48 ore ai partigiani per riconsegnare il colonnello, altrimenti gran parte degli ostaggi sarebbero stati fucilati. Per salvare la situazione fu necessario l’intervento di Mineo, un militare siciliano che ad Arezzo si era unito ai partigiani della brigata garibaldina “Pio Borri”.

Nascondendo la propria identità partigiana, l’uomo si impegnò con i tedeschi a riportare il colonnello, così, dopo aver trovato i rapitori, li convinse con un’este-nuante trattativa a liberare Von Gablenz.

A quel punto iniziò una corsa per riportare il tedesco alla Chiassa, prima che ini-ziasse la fucilazione dei civili. Nella marcia del ritorno divenne protagonista anche Rosadi, un giovane del luogo che si prese cura del colonnello permettendo a Mineo di tornare in tempo e far liberare i civili.

«Mentre avvenivano le stragi di Civitella, Cornia e San Pancrazio – conclude Scatizzi, – Mineo e Rosadi salvavano oltre 200 civili: è doveroso rendere onore a chi ha evitato un’altra sanguinosa carnefi cina. Ora sarà compito del Comune decidere quale via dedicare ai due partigiani, anche se, personalmente, ritengo che il luogo più adatto possa essere proprio la piazza della chiesa della Chiassa».

“PIAZZA MINEO E ROSADI”: AREZZO RICORDA DUE EROI

A

di Marco Cavini

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4 IL SETTIMANALE DI AREZZO 23 NOVEMBRE 2012

CENTROSINISTRA, QUESTA SETTIMANA I RAPPRESENTANTI D

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i conclude la nostra panoramica sui comitati aretini creati attorno ai candidati per le Primarie del centrosinistra, in programma domenica. È la volta di andare a scoprire i comitati che sostengono Laura Puppato e Bruno Tabacci, rappresentati rispettivamente da Barbara Greppi e Leonardo Bloise. Anche in questo caso le domande sono tre, dirette e precise per entrambi.

1. Perché ha sposato l’idea di un comitato aretino per Puppato/Tabacci, due candidati mediaticamente meno esposti e meno sulla cresta dell’onda?

2. Come è stata l’accoglienza del popolo aretino nei confronti del vostro candidato?3. Perché un aretino dovrebbe votare il vostro candidato?

Barbara Greppi, «Arezzo per Laura Puppato»1. «È la prima volta che faccio politica attiva. Il percorso che mi ha avvici-

nato a Laura Puppato è costellato di una serie di eventi, la scintilla è stata un articolo di Concita de Gregorio su “Repubblica”, un articolo che mi aveva col-pito perché parlava della necessità di una candidatura femminile, di una don-na con valori solidi e concreti. Scrissi una mail a Laura, lei mi rispose subito, e, nonostante io risieda da pochi anni ad Arezzo [è nata e cresciuta a Fiesole, ndr], ho voluto aggregare qui un gruppo di persone, soprattutto donne e che non fossero politiche di professione, per sostenere la candidatura di Laura e rilanciare un Paese che ha bisogno di cambiamenti».

2. «Grazie anche all’interesse dell’onorevole Donella Mattesini, che peraltro ha pubblicizzato in giro il nostro comitato, ho avuto il piacere di partecipare a incontri e riunioni del Pd. La mia sensazione è che dentro il partito, come fuori, ci sia una sorta di pregiudizio nei confronti di chi è esterno come noi e Laura, mi pare un ambiente un po’ chiuso con poca volontà di apertura verso chi non era abituato a prender parte alla vita politica della città».

3. «Laura Puppato ha delle proposte concrete per far ripartire il Paese, par-tendo da concetti che calzano perfettamente con il contesto aretino, quali l’ambiente, la valorizzazione dell’agricoltura di qualità magari puntando sulla

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5IL SETTIMANALE DI AREZZO23 NOVEMBRE 2012

biodiversità, la riqualifi cazione del territorio e del nostro patrimonio culturale. In Valtiberina, dove abito io, ci sono tesori artistici e culturali abbandonati a se stessi che andrebbero recuperati. Ma penso anche alla green economy, che potrebbe rilanciare l’area del Valdarno».

Leonardo Bloise, «Comitato Tabacci Arezzo»1. «Ad Arezzo, come nel resto del Paese, era necessario sostenere una candidatura forte, che rappresenta

un centro che si schiera senza reticenze e punta ad aggregarsi alla sinistra. Tabacci durante questa campagna elettorale è rimasto un po’ nell’ombra, ma in realtà è un personaggio cono-sciutissimo che però, per queste Primarie, non ha voluto investire molto su promozione e immagine.

Perché per noi le Primarie sono uno strumento importante, ma di cui non ne va accentuata la portata. Dopo l’alluvione in Maremma, una donna inter-vistata al tg ha detto: “Ma quali Primarie! Il Pd pensi a mandarci degli aiuti”. Una frase che dovrebbe far rifl ettere».

2. «Tabacci è venuto all’Hotel Continentale e chi c’era è rimasto spiazzato, la cronaca sulla stampa locale lo può confermare. Bruno Tabacci è uno fuori dal coro, non sembra nemmeno un politico, è un uomo che sa quello che dice e quello che vuole, non lancia slogan che non servono a nessuno, non fa promesse se non le può mantenere, ha dei programmi realizzabili concre-tamente».

3. «Tabacci è il candidato ideale per chi crede in una coalizione che va dal centro a Vendola. Per il resto, le Primarie restano uno strumento di portata na-zionale, è inutile e fuori luogo incentrare la campagna elettorale delle Primarie sulle questioni locali. Parlare dell’inceneritore, per esempio, non deve rientrare nello spirito delle Primarie, non serve.

Vogliamo evitare il localismo, basta pensare ognuno al proprio orticello. Ad Arezzo adesso facciamo solo un augurio: che la città trovi fi nalmente la sua stabilità, facendo forza anche sul fatto che sarà provincia autonoma».

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6 IL SETTIMANALE DI AREZZO 23 NOVEMBRE 2012

olivicoltura è senza dubbio la più tipica delle colture agricole del nostro territorio, modella e ingentilisce il paesaggio. Inoltre, l’olivicoltura è stata ed è molto spesso la

base economica grazie alla quale molti agricoltori possono continuare a presidiare il territorio, confe-rendogli un tocco di bellezza e unicità e salvaguar-dando l’ambiente.

È un’attività diffi cile, di grande fatica, con poche soddisfazioni economiche ma di grande fascino e prestigio. È la pianta che ha i più alti costi di produ-zione, ma il lavoro, l’attenzione, l’amore che all’olivo vengono dedicati sono ricompensati da un prodotto insostituibile.

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L’olio delle colline aretine è un prodotto partico-lare, è un alimento che ha proprietà e caratteristi-che uniche, elemento base di tutta la gastronomia locale. Prodotto con tecnologie tradizionali, raccolto a mano, spremuto a freddo, entra in tutti i nostri migliori piatti.

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8 IL SETTIMANALE DI AREZZO 23 NOVEMBRE 2012

ilvio Trotta è uno dei musicisti più importanti che abbiamo nel nostro Paese, per il suo lavoro di ricerca e mantenimento della musica popolare, in particolare quella del Centro Italia.

Silvio, presentati.«Sono un uomo di poche parole, preferisco affi dare i miei sentimenti e le mie emozioni alle corde

dei miei strumenti, e spesso al silenzio.A 12 anni, nel 1969, a Roma imparo i primi accordi di chitarra e ben

presto comincio a esibirmi suonando musica leggera e pop, passando dalla chitarra elettrica al basso, dai Pooh a Emerson Lake & Palmer! Ma, nel 1975, durante il quarto anno di liceo scientifi co, sento parlare di mu-sica popolare, mi incuriosisco e all’ascolto di Tammurriata nera della Nuova Compagnia di Canto Popolare resto folgorato. Vendo la Gibson Diavoletto e compro un mandolino… Nascono i Musicanti del Piccolo Borgo! Questi miei primi passi sugli strumenti a plettro seguono con ammirazione le orme di Eugenio Bennato, ma ben presto si trasformano in passi di ascolto: ascolto dei suonatori tradizionali».

Dove sei nato?«Sono nato a Capracotta (Isernia), ho passato lì le estati della mia in-

fanzia e della mia adolescenza e la mia ricerca parte da quella terra. Terra che mi appartiene e che riscopro come parte di me e della mia identità umana e musicale, nell’incontro autentico con i cantori, con i contadini, gli artigiani ma soprattutto con i contesti agro-pastorali che generano un mondo sonoro per me tutto da scoprire. I riti, tessuti dai canti, i fatti

S

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SILVIO TROTTA E LA MUSICA

POPOLARE

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9IL SETTIMANALE DI AREZZO23 NOVEMBRE 2012

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e gli eventi narrati dalla musica, il linguaggio ricco di assonanze antiche che segnano lo scorrere del tempo, gli strumenti arcai-ci mi affascinano e strutturano una passione che “ancor non m’abbandona”. Scopro in questi repertori un valore che va oltre la semplicità della loro struttura musicale spesso scarna ed essen-ziale».

Il Molise.«I Musicanti del Piccolo

Borgo, un gruppo che presto di-venta referente di quel territorio che, come afferma Vincenzo Lombardi “è una terra di mezzo e di passo, troppo piccola per affermare una piena e marcata identità musicale, troppo forte per non sceglierla ed esprimerla con intensità e decisione”. Sono ormai 35 anni che i Musicanti propongono in Italia e in Europa la loro musica modellata sulle orme degli antichi cantori incontrati durante le nostre campagne di ricerca, effettuate negli anni Settanta in Molise e nel Lazio. La musica popolare, una musica fatta dalla gente e che alla gente deve tornare».

Cosa rappresenta per te la musica?«Sono un musicante, non un musicista, non ho una preparazione accademica, non sono diplomato al

Conservatorio e non leggo la musica ma la musica mi appartiene, soprattutto quella che esplora, indaga, testimonia e interpreta la memoria fonte di identità. È questo interesse che mi ha portato negli anni a oltre-passare i confi ni della mia regione alla ricerca di trasversalità sonore, che io defi nisco “appenniniche”.

La nostra penisola, saldamente incastonata nel centro dell’Europa continentale e al tempo stesso protesa verso il cuore del Mediterraneo, dispone di uno dei repertori musicali tradizionali fra i più ricchi e complessi del mondo, che ho potuto conoscere e riproporre collaborando con prestigiosi artisti che talvolta ho pu-dore a chiamare colleghi. Non solo, mi ha permesso di ottenere riconoscimenti prestigiosi come il Premio “Gritti” nel 2007.

È con un pizzico d’orgoglio, dunque, che elenco i gruppi con i quali collaboro, oltre al mio storico “Musicanti”: il più importante rappresentante della cultura popolare toscana Riccardo Marasco, l’apprez-zatissimo gruppo emiliano I Viulan, la cosmopolita Claudia Bombardella, e ancora Jessica Lombardi, il Triotresca, i Dagda, i Setamoneta.

Riccardo Marasco l’ho incontrato nel 1995 e mi ha fatto conoscere un repertorio sconfi nato, dalle laudi del 1300 ai canti popolari da lui registrati nelle campagne toscane, dai suoi brani dedicati a Firenze, agli autori toscani come Spadaio». [email protected]

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na risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1999 ha indicato il 25 novembre Giornata mondiale contro la Violenza sulle Donne: un momento per rifl ettere su un fenomeno di dimensioni molto ampie anche nel nostro Paese.

In Italia 1 donna su 3 è stata vittima, almeno una volta, dell’aggressività di un uomo. Secondo i dati Istat, circa 6 milioni di donne hanno subito violenze sessuali, e ogni anno vengono uccise in media 100 donne dal proprio partner. Quasi 700.000 donne su-biscono violenze da parte del marito, del fi danzato o del compagno; nel 62,4% dei casi, le violenze avvengono in presenza dei fi gli.

I dati raccolti e analizzati da associazioni e organizzazioni, indicano un aumento degli episodi di discriminazione e violenza di genere in Italia: nel 2011 sono state 137 le donne uccise, 10 in più dell’anno precedente e nella prima parte del 2012, secondo Telefono Rosa, più di 105 donne sono state uccise da uomini, spesso mariti, compagni o ex partner. Secondo i dati dell’Osservatorio regionale, in Toscana dal luglio 2010 al giugno 2012 ci sono stati 3576 casi di violenze sulle donne, e 2321 volte a compierle è stato il partner.

L’uccisione della donna è l’estrema conseguenza di un dramma so-ciale e culturale che, nel corso degli anni, si è radicato profondamen-te nelle relazioni tra donne e uomini, nelle nostre famiglie, nei nostri luoghi di lavoro e di studio, nelle nostre città.

L’Italia è in testa alle classifi che europee e al centro della preoccupa-zione internazionale per la grande diffusione della violenza contro le

donne e il costante aumento dei casi di “femminicidio”, come è emerso dal I Rapporto tematico presentato all’Onu il 25 giugno 2012.

Il Rapporto Onu rileva che in Italia gli stereotipi di genere sono profondamente radicati e predeterminano i ruoli di uomini e donne nella società.

Nel nostro Paese continuano a persistere anacronistiche concezioni conservatrici, luoghi comuni, pregiu-dizi, atteggiamenti sessisti e violenti che sono all’origine della sistematica discriminazione delle donne e della

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11IL SETTIMANALE DI AREZZO23 NOVEMBRE 2012

violazione dei loro diritti fondamentali. Molte violenze non vengono neppure denunciate; è in-

fatti proprio il contesto culturale a implicare la sostanziale “impunità” sociale che le legittima, soprattutto quando le istituzioni si mostrano inadeguate ad affrontarne la dram-maticità e la specifi cità. Le istituzioni devono rappresentare punti fermi a difesa di chi denuncia, anche per far emergere il sommerso, garantendo la rapidità nei processi.

La Toscana, in risposta alla problematicità del fenomeno ha istituito, con la legge regionale n. 59/2007, una rete regionale contro la violenza di genere fi nalizzata a raffor-zare la creazione di un sistema di politiche di contrasto alla violenza, promuovere attività di prevenzione, garantire adeguata accoglienza, protezione, solidarietà e sostegno alle vittime di maltrattamenti, con responsabilità precise per la Regione, gli Enti locali, il sistema socio-sanitario.

Nell’attesa di una legge nazionale il 27 settembre, la mi-nistra per le Pari Opportunità Elsa Fornero ha fi rmato per l’Italia la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla preven-zione e la lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul). La Convenzione è il primo strumento giuridicamente vincolante per gli stati in materia di violenza sulle donne e violenza domestica; contiene misure per la prevenzione della violenza, la prote-zione delle vittime e i procedimenti penali per i colpevoli; defi nisce e criminalizza le diverse forme di violenza contro le donne tra cui il matrimonio forzato, le mutilazioni dei genitali femminili, lo stalking, le violenze fi siche e psicologiche e la violenza sessuale. [email protected]

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12 IL SETTIMANALE DI AREZZO 23 NOVEMBRE 2012

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1323 NOVEMBRE 2012

na grande, fortissima passione e una voglia di non fermarsi mai, di sta-re sempre in movimento. Sono queste le caratteristi-

che fondamentali che legano tutti i tesserati dell’Unione Polisportiva Policiano. A parlarci di loro e del-la situazione, in generale, della so-cietà, è il responsabile del settore Atletica Fabio Sinatti.

Signor Sinatti, quanti tesserati conta la U.P. Policiano?

«Abbiamo 150 tesserati, che si suddividono in tre categorie: giova-nili, agonisti e amatori, e andiamo dai 7 ai 70 e più anni d’età. Sono tutti atleti delle nostre zone che hanno una grande passione: quella di correre».

Quali sono le discipline sulle quali vi concentrate di più?

«Ai nostri ragazzi cerchiamo di far praticare più discipline possibili, ma da un po’ di tempo a questa par-te concentriamo le nostre risorse e capacità sul mezzofondo in pista, e più in generale sul podismo. Questo anche perché non ci sono le struttu-re adeguate per fare altre attività».

A proposito di questo, cosa ne pensa del nuovo campo scuola che deve aprire?

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continua a pag. 14

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14 23 NOVEMBRE 2012

«Penso, e sinceramente me lo auguro, che possa essere una grossa possibilità di svilup-po per tutto il movimento aretino d’atletica, ma non solo. Lo abbiamo aspettato per anni e credo che la costruzione di questo possa rappresentare una nuova spinta per l’atleti-ca, pensando anche alla foresteria e al fatto che possa essere usato come centro tecnico per raduni nazionali. Certo, rimangono i soliti problemi legati alla gestione, non sempre fa-cile e dai costi elevati, ma l’aver trovato un impianto moderno dove allenarsi non è cosa di poco conto».

Tornando al presente, come sono andati gli eventi da voi organizzati quest’anno?

«Sono andati ottimamente. Si sono svolti nel migliore dei modi: infatti, la “Maratonina” ha addirittura fatto segnare il record di presenze con 1400 iscritti e riesce, sempre di più, ad at-tirare amatori da una vasta area e numerosi e bravi professionisti. Domenica poi si è svolto il 16° Memorial “Annetti”, una corsa campestre tra Policiano e Lignano, che è stata l’ultima tappa del Grand Prix che abbiamo organiz-zato per la ventunesima volta. Quest’anno c’è stata una grande affluenza alle nostre manife-stazioni, che raccolgono partecipanti ormai da una vasta area e che sono il punto di ritrovo di mezzofondisti e podisti».

Il prossimo anno organizzerete qualche nuovo evento sportivo?«Il prossimo anno sarà ricco di eventi per la nostra società, poiché oltre all’organizzazione

del solito Grand Prix, organizzeremo i campionati regionali di corsa campestre a febbraio e a mar-zo i campionati italiani Uisp. Un’ulteriore possibili-tà di farci conoscere anche al di fuori del nostro territorio».

Invece quest’anno quali sono stati i risultati di spicco del-la società?

«Quest’anno siamo tra le prime trenta società in Italia, grazie alle ottime prestazioni dei nostri at-leti. È un grande risultato, se consideriamo che sia-mo una delle poche so-cietà tra queste, che non hanno acquistato atleti. Gareggiamo con tutti at-leti aretini. Tra questi spic-ca Lucia Boncompagni, leader del Grand Prix, che è riuscita a ottenere un notevole miglioramento quest’anno».

[segue da pag. 13]

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1523 NOVEMBRE 2012

el 2014 il Tennis Club Castiglionese spegnerà 50 candeline. In vista dello storico traguardo, i dirigenti del circolo aspirano a diventare il punto di riferimento tennisti-co per tutta la Valdichiana, puntando in modo particolare sui giovani e sulla Sat (Scuola di Avviamento al Tennis), il vero fiore all’occhiello della società con sede al Fontesecca.

Il Tc Castiglionese vive anni di intensa crescita, e il presi-dente Andrea Giaccherini racconta i segreti di questo suc-cesso. «Il primo dato vincente è che il circolo è diretto da un Consiglio direttivo compatto che prende decisioni in sinto-nia – spiega Giaccherini, presidente dallo scorso febbraio, – e uno dei nostri punti fermi è investire sui bambini, perché secondo noi un club senza Sat non avrebbe senso. Si può diventare grandi solo partendo dalle basi, cioè da un vivaio numeroso».

Un vivaio che attualmente può contare su più di 50 bam-bini iscritti, in età compresa fra i 5 e 14 anni, i quali si allenano con i tecnici Laura La Grassa, Cristiano Carcani e Valerio Ballerini, oltre che con Marcelo Tarony [nella foto in basso a sx assieme a Carcani, ndr], l’ex giocatore professionista en-trato da pochi mesi nell’ambiente del circolo castiglionese. Quello del Fontesecca è un circolo a misura d’uomo: «Cerchiamo di dare tutti i servizi di qualità ai nostri soci e tesserati tenendo conto delle loro esigenze, anche economiche. E vogliamo rendere la vita del circolo

sempre più movimentata, con cene, tornei sociali e manifestazioni, tutte iniziative volte alla socializzazione». Insomma, il Tc Castiglionese sta diventando una grande famiglia, dove i dirigenti in prima persona lavorano per curare la manutenzione dei campi e per montare e smontare i palloni pressostatici.

«Facciamo leva esclusivamente sulle nostre forze, e ringraziamo comunque il Comune che, nonostante le note difficoltà, ci dà sempre l’appoggio». Sacrifici che vengono fatti più volentieri, se arrivano anche i risultati agonistici. «I buoni risultati [come le vittorie della giovanissima Diana Vinerbi, ndr] confermano che la-voriamo bene, anche se il primo obiettivo del circolo, come del tennis in generale, è quello di dare una disciplina a questi ragazzini».

Il Tc Castiglionese ha quasi 50 anni, ma ha la vitalità di un adolescente. «Sicuramente festeggeremo questo storico compleanno, anche se non sappiamo ancora come – chiosa il giovane presidente. – Per il momento abbiamo molte al-tre idee da sviluppare, come la copertura del quarto campo o la realizzazione di uno spazio da riservare esclusivamente alla preparazione atletica».

N

Tc Castiglioneseda 50 anni un riferimento per il tennis della Valdichiana

di Luca Trippi

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16 23 NOVEMBRE 2012

in città (e a ballare!)

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in città (e a ballare!)in città (e a ballare!)

Proseguono i lavori per la realizzazione del nuovo Campo Scuola ad Arezzo. Struttura che sorgerà nella zona di Castelsecco, vicino al Villaggio Amaranto e allo Stadio comunale.

Nonostante le difficoltà economiche legate al fallimento di alcune aziende che avevano vinto precedentemente l’appalto, il progetto

dovrebbe vedere il proprio compimento nel 2013, per la soddisfazione delle società di atletica aretine e per tutto lo sport amaranto in generale.

A proposito del proseguimento dei lavori, ne abbiamo parlato con l’asses-sore allo Sport Marco Donati [foto a dx], che vede oramai vicina la realizza-zione dell’ambizioso progetto: «Nonostante i problemi di natura economica che hanno gravato sulla costruzione dell’impianto, possiamo dire di essere convinti di consegnare l’impianto sportivo in mano agli aretini nel 2013».

Una struttura all’avanguardia in grado di rendere Arezzo un centro impor-tante per l’atletica nazionale, contribuendo così alla promozione della nostra

città: «Il nuovo Campo Scuola farà progredire il movimento dell’atletica ad Arezzo e sarà in gra-do di attirare l’attezione e ospitare manifestazio-ni di livello nazionale, promuovendo ulteriormente la nostra città. Ricordiamoci che il 13% del turismo all’interno della nostra provincia è di natura sportiva».

Struttura che sorgerà all’interno dello scenario di Castelsecco, una zona vi-cina alla città ma allo stesso tempo lontana dal traffico, quindi «molto positiva sotto il profilo della salute, e allo stesso tempo un luogo dove l’atleta può al-lenarsi con serenità».

Inoltre, il nuovo Campo Scuola andrà ad arricchire ulteriormente un’area che già vede al proprio interno il campo da baseball, lo Stadio Comunale e il Villaggio Amaranto, con la speranza che la Cittadella dello Sport diventi il ful-cro centrale per le comunità e società sportive locali. Perché l’aggregazione e, perché no?, la riscoperta della polisportiva (uno dei cardini dello sport spa-gnolo) potrebbero in futuro essere la svolta positiva per lo sport di casa nostra: «Questa struttura contribuirà alla crescita e alla difesa del patrimonio sportivo aretino, con la speranza che diventi un punto d’incontro per le nostre realtà sportive, di modo che tale aggregazione possa far fronte alla crisi economica che sta soffocando lo sport aretino e italiano in generale».

Il 2013 è ormai alle porte e il nuovo Campo Scuola vede sempre più vicina la propria realizzazione, con la speranza che non sia solo un impianto all’avan-guardia per l’atletica, ma una grande occasione per la nostra città.

Il nuovo Campo Scuola cresceProsegue la costruzione del nuovo Campo Scuola di Castelsecco: una struttura all’avanguardia e un’occasione per lo sport aretino

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di Omero Ortaggi

Vasai e Fanfani posano la prima pietra del nuovo Campo Scuola

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1723 NOVEMBRE 2012

Hockey Club Arezzo è an-cora in gra-do di ruggire. L’orgoglio di

una società che negli ultimi anni è stata ai vertici dello sport italiano è oggi alimentato dai bambini e dai ragazzi del settore giovanile che, proprio dome-nica scorsa, hanno esordito nel campionato Under 15 [nel box a dx i componenti]. Nella prima gara della nuova stagione l’Arezzo ha fatto visita all’Empoli, solida compagine che negli anni passati era abituata a battere le Giovanili aretine con punteggi in dop-pia cifra. Invece in questa partita qualcosa è cambiato. L’Arezzo, con una squadra formata perlopiù da femmine, è sceso in campo consapevole del proprio valore e ha combattuto ad armi pari contro i forti empolesi. Il primo tempo si è concluso 1-0 per i padroni di casa, che poi, nella ripresa, sono riusciti a dilagare fino al 4-0; la sconfitta è stata però accolta con il sorriso dall’Arezzo. «Ho sognato di vincere – afferma la presidente Paola Salvi. – Il 4-0 è un risultato bugiardo perché abbiamo giocato alla pari e i nostri avversari si sono dimostrati superiori solo in fase realizzativa. Siamo entusiasti perché i nostri ragazzi si sono impegnati a costruire azioni, a giocare di squadra e a mettere in pratica gli schemi indicati dal tecnico Luca Mafucci, dimostran-do un’importante crescita tecnica e tattica che ha permesso loro di arrivare spesso al tiro. La nostra prestazione assume ancora più valore se consideriamo che l’Empoli ha giocato con soli maschi, mentre noi avevamo ben 9 femmine; tra queste c’era anche la portiere Alice Gialli che, ad appena 11 anni, ha dimostrato grande carattere e non ha mai avuto pau-ra degli attacchi avversari». Dopo questa partita, Empoli e Arezzo si sono affrontate anche in un’amichevole riservata ai bambini dell’Under 10. La gara, nonostante la vittoria per 2-1 dei padroni di casa, ha messo in luce tutte le più giovani promesse del vivaio are-tino: Christian Cencetti e Lorenzo Marmorini, le due bambine Alice Buoncompagni e Maria Vittoria Butali e, infine, Niccolò Rossi che, con i suoi 5 anni, era in assoluto il più giovane in campo.

Il settore giovanile dei Lions 2012-2013

di Marco Cavini

L’Under 15 riaccende l’orgoglio dell’Hockey ArezzoL’

Storia di una giornata di grande sport: dall’esordio dell’Under 15 alla prima

partita di Rossi, un bambino di 5 anni

IMBIANCATURA IMBIANCATURA && VERNICIATURA VERNICIATURA •• RIPARAZIONE E SOSTITUZIONE: AVVOLGI- RIPARAZIONE E SOSTITUZIONE: AVVOLGI-BILI E ZANZARIERE, WC ELETTRICO TRITATUTTO, LAVASTOVIGLIE BILI E ZANZARIERE, WC ELETTRICO TRITATUTTO, LAVASTOVIGLIE && LAVATRICI LAVATRICI •• MONTAGGIO MONTAGGIO//SMONTAGGIOSMONTAGGIO//MODIFICHE: ELETTRODOMESTICI, MOBILI, CUCI-MODIFICHE: ELETTRODOMESTICI, MOBILI, CUCI-NE, SERRATURE NE, SERRATURE && BLINDATURE BLINDATURE •• SERVIZIO DI APERTURA PORTA, PULIZIA SERVIZIO DI APERTURA PORTA, PULIZIA CAMINI, PULIZIA VETRI CAMINI, PULIZIA VETRI •• PICCOLI INTERVENTI ELETTRICI, IDRAULICI, MURATU- PICCOLI INTERVENTI ELETTRICI, IDRAULICI, MURATU-RA, PAVIMENTI, CARTONGESSO, RIVESTIMENTI RA, PAVIMENTI, CARTONGESSO, RIVESTIMENTI •• PICCOLI LAVORI: SALDATURA PICCOLI LAVORI: SALDATURA FERRO, STAGNO FERRO, STAGNO ((TUBI IN PIOMBOTUBI IN PIOMBO)), LAVORAZIONE METALLI E PLASTICHE , LAVORAZIONE METALLI E PLASTICHE ((PLEXIGLASS, DIVISORI, COPERTUREPLEXIGLASS, DIVISORI, COPERTURE))

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il piccolo Niccolò Rossi

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18 23 NOVEMBRE 2012

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o sportivo, in particolar modo in ambito competitivo, può essere rapportato a una macchina da corsa, e come tale deve dimostrare la sua massima po-tenza. A volte però l’atleta, pur possedendo capacità psicofisiche eccellenti, può avere difficoltà a raggiungere il massimo delle prestazioni o avere mancanze di continuità lega-te a fattori negativi. Questi fattori possono essere legati alla specialità sportiva, ma nella

maggior parte dei casi dipendono da una predisposizione strutturale e/o funzionale propria dell’atleta.

Quindi è fondamentale dare importanza ai piccoli particolari legati all’assetto e all’equilibrio tra gli organi di movimento e quelli di distribuzione dei carichi. Diventa indispensabile per rende-re competitiva la nostra “macchina” valutarla biomeccanicamente e posturologicamente, sia in statica che in dinamica.

La pratica dello sport – quale che sia il livello di allenamento e l’età – provoca un livello di ipersollecita-zione dei sistemi osteoarticolari, muscolari e cutanei. È dunque fondamentale studiare la gestualità di ogni sport al fine di migliorare i naturali movimenti personali dell’esecuzione, e prevenire i rischi legati a sollecita-zioni errate che possono provocare traumi legati al gesto sportivo. La presenza di un podologo all’interno

di un team medico-sportivo è molto importante, in quanto il piede è soggetto a continui conflitti che possono provocare durante l’at-tività, vesciche cutanee, distorsioni della caviglia, tendiniti, fasciti plantari e fratture da stress.

I principali obiettivi terapeutici del podologo saranno individuare e trattare le numerose patologie biomeccaniche e posturali dello sportivo, tenendo conto anche della correlazione con patologie sovra-segmentarie al piede, come quelle relative alle ginocchia. Avvalendosi di esami specifici per lo studio delle pressioni statico-dinamiche valuta la necessità di plantari preventivi di riequilibrio e stabilizzazione su misura, adattabili sia alla scarpa di allenamento che di competizione. Cura le patologie ungueali e dermatologi-che (ipercheratosi, unghie incarnite, verruche plantari, problemi sudorali, vesciche, ecc...). Ed è in grado di seguire lo sportivo prima, durante e dopo la competizione. Lo scopo sarà quello di migliora-re, ottimizzare e valorizzare il gesto sportivo. Poi, vinca il migliore!

Per informazioni e domande potete contattare la dottoressa Giulia Parrini al 339/2470445 o via email all’indirizzo [email protected], o trovarla presso il suo studio in via Fiorentina 259.

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a cura della dottoressa

Giulia Parrini

Page 19: Il Settimanale di Arezzo 125

1923 NOVEMBRE 2012

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ogliamo diventare giocatori dell’Nba»: gli Scoiattoli del minibasket “Nova Verta” della Scuola

Basket Arezzo non hanno dub-bi nell’indicare il loro sogno. Per i bambini di questa squadra, tutti nati nel 2005, la pallacanestro è molto più di un semplice sport: ogni alle-namento è un momento di gioco, di divertimento, entusiasmo, emozione e amicizia. A testimoniarlo sono gli stessi piccoli atleti degli Scoiattoli.

«La pallacanestro ci piace da morire – affermano. – Giochiamo, ci divertiamo e abbiamo tanti amici: vorremmo venire in palestra tutti i giorni».

Il gruppo degli Scoiattoli è uno dei più numerosi della Sba, con un roster di 20 bambini che, guidato dall’istruttore Paolo Bruschi, sta cre-scendo di anno in anno. «Uno dei principali interessi della nostra socie-tà – spiega il tecnico, – è incrementare il numero degli atleti del mini-basket. L’aumento degli Scoiattoli è un dato che testimonia la bontà del nostro lavoro e la qualità dell’insegnamento dei nostri istruttori». L’obiettivo della Sba è far appassionare questi bambini alla pallaca-nestro, dunque dagli allenamenti sono banditi agonismo, tecniche e tattiche, con i bambini che vivono lo sport esclusivamente come gio-co ed emozione.

«Poca teoria e tanto divertimento sono alla base del nostro modo di fare – conclude Bruschi. – Gli Scoiattoli sono ancora molto piccoli, dun-que non insegniamo loro il basket, ma lavoriamo perché conoscano il

proprio corpo e crescano armoniosamente, attraverso un’attività motoria e semplici esercizi con la palla per migliorare la corsa, la coordinazione e i riflessi. Con questi strumenti permettiamo ai nostri piccoli atleti di stare con gli altri, di fare un’attività sana e appassionarsi alla pallacanestro».

Per informazioni o iscrizioni, è possibile recarsi alla segreteria della palestra della Sba nell’area sportiva di San Lorentino o contattare lo 0575/299719.

«V I bambini che sognano l’NbaViaggio alla scoperta degli Scoiattoli,

gli atleti del 2005 del minibasket “Nova Verta” della Sba

gli Scoiattoli 2012-2013

IL ROSTER DEGLI SCOIATTOLI 2005Lapo Altieri Marco Blasi Toccaceli Giacomo Caldora Alessandro Caneschi Tommaso Capacci Riccardo Cincinelli Gianmaria Frosini Claudio Maddaluno Samuele Marcantoni Riccardo Mellini Filippo Mori Gianmarco Nocenti Tommaso Nucci Samuele Piatti Rebekka Pigolotti Rakele Pigolotti Riccardo Pratesi Filippo Sacchini Cesare Salvi Francesco Tersillo

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20 23 NOVEMBRE 2012

lla Chimera Nuoto si fa largo una nuova metodologia per l’insegnamento del nuoto: è il Metodo Catteau, una disci-plina ideata da Raymond Catteau, il più grande studioso di pedagogia natatoria.

La società aretina già negli anni passati basava gli inse-gnamenti della propria scuola nuoto e gli allenamenti degli agonisti sui più basilari elementi del “Catteau”, ma ora è intenzionata a spo-sarne pienamente la filosofia per farne un faro per tutta la sua attività natatoria e acquatica.

A incidere positivamente su questa svolta è stato il direttore tecnico della società, Marco Magara, che nel corso dell’estate ha frequenta-to un seminario del professore francese, riportandone ad Arezzo tutti gli insegnamenti e rinnovando il proprio impegno nell’attuazione dei precetti.

Il Metodo Catteau trova il proprio perno in una didattica di tipo at-tivo, fondata sulla scoperta guidata: l’insegnamento del nuoto non avviene sulle spiegazioni ma sugli obiettivi e le azioni a essi collegati. In un primo momento l’istruttore fornirà all’allievo le nozioni tecniche del “proiettile” e della “propulsione”, i due movimenti da cui si generano tutti gli stili e tutte le tecniche natatorie, poi lascerà libero spazio allo

stesso allievo, limitandosi a indicare al-cuni obiettivi da raggiungere.

A quel punto toccherà al singolo nuotatore sperimentarsi e capire il mo-vimento più adatto: ricevuto lo stimo-lo, dovrà trovare le migliori azioni per raggiungere l’obiettivo individuato dall’istruttore. In questa esperienza l’al-lievo vivrà la possibilità di sperimentare il proprio corpo, di capire quale è il movimento migliore e di interiorizzare consapevolmente quanto imparato.

«La Chimera Nuoto procede a grandi passi verso una nuova pedago-gia – afferma lo stesso Magara. – Si tratta di un metodo attivo e funzionale che cercheremo di diffondere come approccio culturale nella formazione e nell’insegnamento del nuoto. Questa metodologia può esser applicata

già dall’età di sei anni, quan-do il bambino vive il suo pri-mo approccio con il nuoto e sviluppa i propri movimenti corporei».

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Per ulteriori informazio-ni o per iscriversi alle

attività è possibile rivol-gersi alla segreteria del Centro Sport Chimera in viale Gramsci 7, visi-tare i siti www.centro-sportchimera.com o www.salvamento. i t , chiamare o scrivere un sms a Marco Magara al 347/42.49.641

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Il nuoto del domani con il “Metodo Catteau”

Alla Chimera Nuoto si sviluppa una didattica di tipo attivo fondata

sulla “scoperta guidata”

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21IL SETTIMANALE DI AREZZO23 NOVEMBRE 2012

ontinua il ciclo indoor di incontri promossi dal Giardino delle Idee con i grandi autori di casa nostra. Sabato 24 novembre è la volta di Franco Di Mare, in città per presentare Il paradiso dei diavoli (Rizzoli).

Franco di Mare è giornalista professionista. Nel 1991 è assunto in Rai alla Redazione Esteri del Tg2, dove poi diviene inviato speciale. Nel 2002 Clemente Mimun ne chiede il trasferimento presso il Tg1, quale esperto di aree di crisi e politica internazionale.

Nella sua carriera giornalistica segue tutti i principali confl itti degli ultimi vent’anni, realizza documentari su mafi a e criminalità organizzata, inchieste a seguito di attentati terroristici, nonché reportage da zone colpite da cataclismi.

Dal 2003 inizia con successo l’attività di conduttore, al timone di contenitori popolari come “Uno Mattina” e “Sabato e Domenica”, speciali Tg1, serate per le reti Rai ed eventi istituzionali. In ultimo, ma non per importanza, Di Mare è un affermato scrittore.

Con Rizzoli pubblica Il cecchino e la bambina (2009), un racconto di vio-lenza, amore e speranza in tempo di guerra, e Non chiedere perché (2011), il suo primo romanzo, pluripremiato e bestseller.

Il paradiso dei diavoli è la sua ultima fatica letteraria, un viaggio senza retorica nella Napoli odierna. Protagonista è un professore universitario che si lascia reclutare tra le fi la della camorra. «’Na bbotta ‘nfaccia e nun ce pienze cchiù», gli avevano detto quando era alle prime armi. Così era stato. Di fac-ce sgomente o rassegnate, interrogative o rabbiose, impietrite o supplicanti, Carmine se n’era trovate diverse di fronte alla bocca della sua pistola. «Ma sempre facce di merda. Facce da camorristi. Come la sua». Già da ragazzo era stato attratto da una banda dei vicoli. Ora, però, consegna pacchi: è un killer.

Il nuovo romanzo di Di Mare è un doloroso inno d’amore a Napoli e in-sieme il racconto mozzafi ato delle sue contraddizioni.

L’autore dipinge un ritratto agghiacciante della città, un presepe dove han-no posto tutti, e tutti sono in qualche misura contagiati dal Male che abita il golfo più bello del mondo.

L’appuntamento è presso la “Sala delle Muse” del Museo di Arte Medievale e Moderna di via San Lorentino, a partire dalle ore 17. Moderano l’incon-tro Barbara Bianconi e Federico Remilli.

FRANCO DI MARE RACCONTA NAPOLI, OVVERO “IL PARADISO DEI DIAVOLI”

Cdi Chiara Marcelli

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22 IL SETTIMANALE DI AREZZO 23 NOVEMBRE 2012

di Valentina PagginiE SE L’ARATORE DI

AREZZO DIVENTASSE UN MONUMENTO?SENTIAMO COSA NE PENSANO GLI ARETINI, PARTENDO DAGLI STUDENTI UNIVERSITARI

e chiediamo agli aretini cosa sanno dell’Aratore,

piccola scultura in bronzo databile all’ultimo quarto del V secolo a.C., solo gli esperti del settore ci sanno dare informazioni. L’opera, che riproduce un personaggio mentre porta avanti due buoi nell’atto di arare, oggi è conservata a Roma al Museo di Villa Giulia. Essa è pressoché sconosciuta alla maggior parte dei nostri concittadini, studenti compresi, eppure riveste una notevole importanza artistica, simbolica e culturale, resa nota nel corso degli anni da studiosi di fama mondiale.

Con il numero 124, il “Settimanale” ha lanciato l’idea di riprodurre l’Aratore di Arezzo a grandezza natu-rale per abbellire una piazza o un parco cittadino. Partiamo in questo nostro viaggio che ci accompagnerà per alcune uscite, ascoltando l’opinione degli studenti universitari.

Elisa ha 23 anni e studia Lettere Moderne ad Arezzo: «Non avevo mai sentito parlare della scultura prima d’oggi, ma l’idea di vedere una sua riproduzione in città mi affascina, soprattutto per il suo valore simbolico sulle origini di Arezzo. Proprio per questo motivo, e dati i recenti progetti di rivalutazione territoriale e ambientale della zona del Pionta, l’Aratore potrebbe stare bene in mezzo a noi studenti, magari nel parco, a

ribadire l’importanza della cultura in tut-te le sue forme».

Sara, 24 anni, studentessa di Scienze Biologiche a Firenze, pone invece l’atten-zione sul dibattito intorno alla questione dell’abbellimento delle rotatorie cittadi-ne: «Purtroppo molti monumenti collo-cati al centro delle rotatorie sono scono-sciuti alla maggior parte di noi, mentre altri, a mio avviso, di certo non sono lì ad abbellire.

La scultura dell’Aratore, che porta con sé un forte signifi cato popolare riman-

dante alla più antica cul-tura del lavoro agreste, mi piacerebbe vederla pro-prio in mezzo a una delle nostre rotonde. Due buoi nel cuore della vita fre-netica di città farebbero rifl ettere sull’importanza della campagna, fatta di tante bellezze ma anche di molte fatiche».

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23IL SETTIMANALE DI AREZZO23 NOVEMBRE 2012

a

n occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, sabato 24 novem-bre, alle 17.30, nella Sala dei Grandi della Provincia di Arezzo la delegazione nigeriana della Compagnia del Cuore incontra gli aretini per parlare del progetto in Niger, contro le pratiche rituali tradizionali dannose alla salute delle bambine. Scopo del progetto è costruire

un’alternativa possibile per le donne e le bimbe del Niger attraverso la formazione lavorativa e il sostegno all’autonomia.

Saranno presenti l’onorevole Donella Mattesini, Carla Borghesi, assessore alle Pari Opportunità della Provincia di Arezzo, le commissioni Pari Opportunità della Provincia e del Comune di Arezzo al completo, e il presidente nazionale Coniprat (Comitato Nigerino di Lotta contro le Pratiche Tradizionali), madame Boubè Fatuona Maiella.

Interverranno Francesco Romizi, pre-sidente Arci Arezzo, e Marzia Sandroni della Usl 8 Arezzo.

Altra iniziativa lunedì 26 novembre, dalle 19, al Centro di Aggregazione Sociale del Colle del Pionta, in via Masaccio, dove si terrà Insieme!, una serata con i ragazzi peruviani del Manthoc della Compagnia del Cuore e rappresentanti dell’iniziativa Cittadini del mondo, nata per combattere pre-giudizi e stereotipi sulle persone straniere.

Musiche, video e animazione con la collaborazione dei ra-gazzi di Noi con gli altri e la partecipazione della band Brotherhood, che offre concerti a favore della Fraternità della Visitazione di Pian di Scò, una casa di accoglienza per donne in diffi coltà e per l’istruzione dei loro bambini.

Interverranno Stefania Magi, assessore alle Pari Opportunità e all’Integrazione del Comune di Arezzo

e Tiziana Giovenali dell’Uf-fi cio Scolastico Provinciale di Arezzo.

Alle 20.30 cena a buffet con lo chef Shady Hasbun. Il contributo – di 13 euro per gli adulti e 8 euro per studen-ti – sarà interamente devoluto a sostegno dei progetti di soli-darietà della Fondazione “Il Cuore si scioglie”.

INCONTRI PER I DIRITTI DI DONNE E BAMBINIAD AREZZO DUE GIORNI IN DIFESA DEI PIÙ DEBOLI

di Chiara Savarino

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24 IL SETTIMANALE DI AREZZO 23 NOVEMBRE 2012

GRAZIE A SANTINO GALLOUNA STRAORDINARIA PAG

UNA PIAZZA PER I PARi sono voluti 68 anni, ma alla fi ne l’eroismo dei partigiani Giovan Battista Mineo e Giuseppe Rosadi è stato uffi cialmente riconosciuto dal Consiglio comunale di Arezzo, che lo scorso 6 novembre ha condiviso all’unanimità l’idea di dedicare loro una piazza o una via.

I due furono protagonisti di un episodio rimasto nell’oblio per molto tempo, sul quale lo studioso di storia locale Santino Gallorini ha mirabilmente fatto luce. In sua compagnia ripercorriamo le vicende che sconvolsero sul fi nire del giugno 1944 un paesino a nord-est di Arezzo: Chiassa Superiore.

«Sembra incredibile – ci racconta Gallorini – ma pochi sanno che il 29 giugno del 1944 i partigiani Mineo e Rosadi strapparono alla fucilazione più di 200 ostaggi, rinchiusi nella pieve di Santa Maria Assunta alla Chiassa dai nazifascisti.

Dopo che un commando di partigiani slavi aveva preso prigionie-ro il colonnello Von Gablenz e il suo aiutante, infatti, l’organismo di difesa delle retrovie della X Armata tedesca (Korück 584) aveva effettuato un vasto rastrellamento, segregando centinaia di persone nella chiesa. A seguire fu emanato un bando, che concedeva 48 ore ai partigiani per riconsegnare l’uffi ciale, dopodiché gli ostaggi sareb-bero stati passati per le armi».

Gli aretini cosa pensarono di fare?«Il comandante della XXIII Brigata partigiana garibaldina “Pio

Borri”, capitano Siro Rosseti, fece intervenire Giovan Battista Mineo, un ventitreenne siciliano che era militare ad Arezzo quando ci fu l’armistizio dell’8 settembre 1943.

Come tanti altri suoi commilitoni, si era dato alla macchia, rima-nendo nascosto in un essiccatoio di castagne nei boschi intorno alla città. Nella primavera del 1944, durante un rastrellamento, venne fatto prigioniero e portato in Arezzo per essere giustiziato.

Avendo egli combattuto incontri di pugilato in un torneo interno alle forze armate, ve nne riconosciuto da un maresciallo, appassio-

nato di boxe. Fu quindi po-sto di fronte all’alternativa: la fucilazione oppure la colla-borazione con la Repubblica Sociale, quale informatore. Mineo optò per la seconda scelta».

Dunque il suo compito era quello di localizzare le bande antifasciste?

«In teoria sì, ma liberato si recò al comando partigiano mettendosi a disposizione.

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Gianni Mineo a 17 anni, arruolato in Marina

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LORINI È STATA RECUPERATA AGINA DI STORIA LOCALE

ARTIGIANI MINEO E ROSADIdi Marco

Botti

Da quel momento fu “Gianni”, con il grado di sottotenente e l’incarico di “agente segreto”. Insomma, face-va il doppio gioco. Con il suo lasciapassare, tedeschi e repubblichini gli permettevano di andare dove voleva. In realtà portava ordini, informazioni, radio ed esplosivi per conto degli antifascisti».

Come agì per salvare i civili dalla strage che stava per perpetrarsi?«Mineo si recò alla Chiassa al galoppo del suo cavallo bianco e parlò con il comando tedesco locale e

poi con quello di Arezzo. Riuscì a ottenere una proroga di 24 ore dell’ultimatum, e in quel lasso di tempo rintracciò la banda slava. Dopo una trattativa la convinse a conse-gnargli il colonnello e il suo aiutante e poi, con la collaborazione di Giuseppe Rosadi, riuscì a riportare i due alla Chiassa, quando già i primi ostaggi erano stati trascinati fuori per essere trucidati».

Una storia emozionante che adesso ha il riconoscimento delle istituzioni.

«Nel 2011, quando uscirono i primi articoli sui giornali locali, fu chiesto al Comune di Arezzo di prevedere un riconoscimento alla memoria dei due partigiani. Mesi fa, la questione è stata ripresa dal consigliere Luigi Scatizzi, che ha preparato una bozza di atto d’indirizzo, corredata da una nutrita documentazione storica, e poi l’ha sottoposta al parere degli altri capigruppo dei partiti presenti in Consiglio. Questi ultimi l’hanno fatta propria, sottoscrivendola in calce. L’atto depositato è stato discusso dal Consiglio comunale lo scorso 6 novembre».

L’esito non ammette voci discordanti.«Tutti i Consiglieri si sono complimentati per l’iniziativa, dichia-

rando la straordinarietà del gesto di Mineo e Rosadi e sottolineando di avere ignorato la vicenda, a testimonianza che tanti episodi di storia recente, anche importanti, non sono arrivati al grande pub-blico. Ormai è il momento di recuperarli, per evitare che – scom-parsi gli ultimi testimoni – vadano perduti per sempre».

Giuseppe Rosadi con moglie e figlia, negli anni Cinquanta

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26 IL SETTIMANALE DI AREZZO 23 NOVEMBRE 2012

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IL MAESTRO ORAFO GUIDO SIS

DAL RELIQUARIO DEL DDELLO SHUTTLE SU PIA

uido Sisti insegna dal 1979 alla sezione Orafi della “Margaritone” di Arezzo. Da artista ha realizzato un reliquario in argento contenente ai lati due pezzuole intrise del sangue di padre Pio, un Cristo in croce e padre Pio che benedice un bambino (pensando a suo fi glio che all’epoca aveva due anni). Si trova al Duomo, vicino alla

Madonna del Conforto. Fu l’allora vescovo Flavio Roberto Carraro nel 1998 a donare i lini alla nostra Diocesi, in vista del suo trasferimento a Verona: il Maestro si emoziona mostrandoci le foto di quella cerimonia speciale.

Dalla scuola “Margaritone”, nata sessant’anni fa, sono usciti orafi apprezzati nel mondo: quest’arte, può estendersi dal sacro alle scienze, e fi nire perfi no nello spazio… In ricordo del gemellaggio con il centro spaziale della Nasa, il maestro nel 1997, in occasione della missione spaziale Atlantis STS 84, realizzò una lastra cesellata in argento di 450 grammi: lo Shuttle vola

su Piazza Grande! L’opera, all’interno dello Shuttle, decollò vera-

mente verso lo spazio, per poi ritornare ad Arezzo. Una copia si trova allo Smithsonian National Air Museum della Nasa.

Sisti, prima studente, grazie ai suoi diplomi e a un grosso bagaglio pratico, già a 20 anni insegnerà proprio nella sua scuola!

Modellatore e cesellatore, realizza bassorilievi e sculture celebrative, tra le quali opere di Leonardo, Pier della Francesca, Cimabue ecc., riprodotte in oro o argento. Nel 2011 crea una medaglia per i cinquecento anni dalla nascita del Vasari.

A proposito della scuola, Sisti spiega: «Offriamo una formazione completa, grazie allo studio e la pratica svolta nei nostri laboratori, qui si lavora sul serio!».

Cosa occorre ancora, riguar-do la didattica?

«Che il Ministero ci for-nisca aggiornamenti: utile risorsa per riemergere».

Lei defi nisce giustamente l’orefi ceria come l’arte anti-ca in tempi moderni: in che modo va tutelata e mante-nuta?

«L’antichissima storia dell’orefi ceria porta con sé

G

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SISTI DIFENDE LA “MARGARITONE”

L DUOMO AL VOLO PIAZZA GRANDE

di IvanaMariannaPattavina

un duro e paziente lavoro. Creatività ed estro vanno alimentati co-stantemente, puntando su precisione e qualità. Purtroppo le scuole non vengono tutelate per quanto riguarda l’innovazione e allo stesso tempo il mantenimento di alcune tecniche storiche: un ruolo im-portante lo svolge la Consulta di settore!».

Impegni nel sociale.«Dal 2007 a oggi portiamo avanti i bozzetti e i prototipi celebra-

tivi del Mercatino dei Ragazzi del Calcit di Arezzo, consegniamo il tutto uffi cialmente a marzo per dare il tempo alle aziende di operare entro le date stabilite. Cerchiamo di ottenere visibilità coinvolgendo giornali e tv locali».

Il vostro grande desiderio.«Vedere al più presto impiegati i fondi necessari, perché continui a

esistere questa istituzione come fi ore all’occhiello della nostra città».Lei da anni ormai coltiva questa nobile attività, ma da inse-

gnante, qual è la dote principale che anima il maestro? «Essere felici quando gli alunni superano il maestro! Tra noi c’è

stima reciproca: mai un provvedimento disciplinare o una discus-sione».

Guido Sisti ha preferito stare vicino alla sua famiglia e continuare a insegnare, maggiore notorietà lo avrebbe portato lontano da ciò che ama.

Ci tiene a ribadire che la scuola ha bisogno di cure e attenzioni: alunni e insegnanti uniti più che mai porteranno avanti questa cau-sa. Agli enti preposti vogliamo ricordare che ad Arezzo godiamo di un immenso patrimonio artistico, vi sono venuti in visita perfi no gli astronauti. Noi aretini ci siamo fatti onore in varie occasioni. C’è una scuola, una risorsa meravigliosa: salviamola!

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di Gigi Paggetti

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ono due le sensazioni che si provano varcando la porta delle Rotte Ghiotte. La prima, quella più immediata, fa riferimento a un inedito incontro tra due diverse culture, l’orientale e l’occidentale. Lo sguardo si stupisce passando dalle tovaglie a quadri tipiche dell’immaginario tradizionale tosca-no ai sofà caratteristici delle Mille e una notte. La seconda rimanda invece a un senso di “casa”. Un ambiente familiare, conviviale, che coccola e fa sentire a proprio agio: questo clima nasce dalla

cordialità e dal sorriso dello chef Shady e si diffonde a tutti coloro che siedono ai tavoli i quali, tra un piatto e l’altro, non disdegnano di scambiare due parole con il vicino o condividere con lui qualche pensiero.

Queste due sensazioni le ha provate anche Elisa Stocchi, 25 anni, studentessa di Governo e Direzione d’Impresa all’Uni-versità di Firenze.

Insieme a lei abbiamo avuto il piacere di assaggiare e di commentare alcuni piatti del menù delle Rotte Ghiotte. La scelta, ovviamente, è tutta di Elisa che opta per pietanze tipi-che della tradizione mediorientale. Apriamo con Hommos e Falafel, un piatto sfizioso con crema di ceci, polpette di ceci e focacce, mentre per il secondo ci spostiamo in Siria con il Tajin Bil-Basal, uno spezzatino con cipolle borettane e ceci. «Quando si tratta di cibo – spiega Elisa – sono “tradizio-nalista” e ho sempre paura ad azzardare, ma l’atmo-sfera delle Rotte Ghiotte mi ha spinto a rischiare e provare due piatti nuovi. Non ho sbagliato: i sapori e l’ambiente circostante hanno dato al pranzo un fascino particolarmente esotico». Ad accompa-gnare i due piatti è stato un buon vino rosso consigliato diretta-mente da Shady. «Il vino sembrerebbe stridere con i piatti tipici di una cultura,

quella mediorientale, dove gli alcolici sono proibiti – ci spiega. – Ma il nostro punto di forza sta proprio nell’unione tra le varie tradizioni e in questo senso non ho avuto remore a proporre un rosso in grado di esaltare le spezie e i sapori dei piatti scelti da Elisa». Al termine del nostro pasto torniamo in Italia, più precisamente in Piemonte, con il Monte Bianco, un delicato dolce con castagne, cacao e panna. Non ci siamo mai mossi da Arezzo, ma abbiamo la netta sensazione di aver vissuto un bel viaggio tra i sapori di tutto il Mediterraneo.

Marco Cavini

Un viaggio dei sapori, dal dei sapori, dal Medio Oriente Medio Oriente al Piemonteal Piemonte

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Lo chef Shady vi aspet-ta ad Arezzo in via Monte Falterona 34.

Se vuoi essere tu il prossimo ad assaggiare i piatti delle Rotte Ghiotte per il “Settimanale”, contattaci su Facebook alla pagina ufficiale del “Settimanale di Arezzo”!

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di Fabio Mugelli

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roEL ROVÈLLO DE LE PRIMARIE

«Renzi? Bersani? Tabacci? Puppato?Certo, Beppe, che la dimugrazìape’ ’ste primarie ci’ha ’n po’ ’ncasinato:finora el meglio gallo de la stia

in qualche modo ce s’avìa ’ndicato,e, anco si ’n te stava ’n sempatìa,

sapìvi ch’era quello ’l candidatoch’avrebbe aùto la suprimazìa.

Ora la scelta son càveli amari,perché, come ci’ha ’nsénto ormai la storia,i sbagli fatti se pàgheno cari…

e noi ce se n’ha póca de memoria!»«Tónio, me fa piacé che l’hè capita:

stavolta el gioco vale la partita!»

Il Cile in concerto al Karemaski

Venerdì 23 novembre alle ore 23, al circolo culturale di via Edison il trentenne can-tautore aretino, attuale pro-messa della musica italiana,

Lorenzo Cilembrini, si esibirà nel suo Siamo morti a vent’anni Tour, che segue l’uscita estiva dell’omo-nimo album d’esordio.

Il Cile è in giro per l’Italia a pro-muovere la sua prima opera insieme al suo scopritore e produttore Fabrizio Barbacci (Negrita, Ligabue, Gianna Nannini, Francesco Renga, Roy Paci, Eugenio Bennato..), anche lui aretino e artista di successo. Imperdibile dop-pietta aretina. Ingresso euro 15.di Leonardo Zanelli

di Lucio Massai

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Cogan ****

Tratto da romanzo dal ro-manzo Cogan di George V. Higgins del 1974, Cogan – Killing Them Softly è un film importante, caratterizzato da una decadenza tanto lirica quanto grottesca.

Un cast extralusso per un noir con tutti i crismi, che fa del proprio essere “di gene-re” un inno ai codici narrativi messi in campo. Un crime movie con riferimenti an-tichi che mischia furiosamente sfondo sociale, alie-nazione metropolitana e sperimenta-zione formale.

Quasi fosse un disperato urlo nei confronti di una tarda modernità dall’armonia oramai “quasi” perduta.

Jacopo Fabbroni

Vivete in campagna, magari in una collina lambita da una bella boscaglia? Oppure avete la fortuna di possedere un pez-zo di bosco? Informatevi allora se dalle vostre parti è possibi-le trovare o coltivare i funghi

“ipogei”, i cosiddetti tartufi . Solo in provincia di Arezzo l’elenco dei “tartufai” cresce di circa 200 uni-tà all’anno. Cercare o coltivare tartufi è possibile solo se la risorsa boschiva, vero patrimonio che abbiamo ereditato, è stata nel tempo rispettata e mantenuta in salute. La provincia di Arezzo ha un patrimonio boschi-vo vasto e adatto a questa particolare coltura, che lega due fattori raramente compatibili: alta redditività e qualità del luogo da cui si preleva la risorsa.

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