Il Ferrarino - Anno 7 - num. 2

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P e r i o d i c o .d i .i n f o r m a z i o n e .e .d i s c u s s i o n e .d e l l I I S .“ F . ..F e r r a r a .- .P a l e r m o ..a n n o .7 .n . .2 ...d i c . .2 0 1 1 .- .g e n . .2 0 1 2 P e r i o d i c o .d i .i n f o r m a z i o n e .e .d i s c u s s i o n e .d e l l I I S .“ F . ..F e r r a r a .- .P a l e r m o ..a n n o .7 .n . .2 ...d i c . .2 0 1 1 .- .g e n . .2 0 1 2 Festa di Natale Festa di Natale I migliori click a pag. 3 I migliori click a pag. 3 Così studiamo la storia Così studiamo la storia pag. 7 pag. 7 Intervista al mediatore culturale G. Rizzuto Pag. 8 La scuola si apre al territorio Pag. 5

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Giornalino di istituto

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Periodico.di. informazione.e.discussione.dell’IIS.“F.. .Ferrara”.-.Palermo. .anno.7.n..2. . .dic..2011.-.gen..2012Periodico.di. informazione.e.discussione.dell’IIS.“F.. .Ferrara”.-.Palermo. .anno.7.n..2. . .dic..2011.-.gen..2012

Festa di NataleFesta di NataleI migliori click a pag. 3 I migliori click a pag. 3

Così studiamo la storiaCosì studiamo la storiapag. 7 pag. 7

Intervista al mediatore culturale G. Rizzuto Pag. 8

La scuola si apre al territorio Pag. 5

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Il Ferrarino

Periodico dell’IISS “F. Ferrara”Palermo

Tel 091332721Anno 7 n. 2

dic. 2011- gennaio 2012

Comitato di redazione: Francesca Casabianca VF,

Schiavo Jessica, Baiamonte Vincenzo,Marino Carola, Safa Ouerghemi,

Jerbi Sonia, Marotta Alessandra,

Favet Teresa, Labbro Roberta,

Pizzo Vincenzo IIE

Hanno collaborato in questo numero:Scalisi Nicolò, Benfante Giovanni IC,

Valenti Rosalia V Pr2, La Brasca

Samuele, Gioeli Giada e Rizzo Micaela

II F, Rizzo F.P., Ruffino Giulia,

La Rocca Valeria IIE,

Docenti impegnati nel progetto:Vincenzo Muscato e Claudia Prainito.

Stampa: Tipolitografia LuxografVia Bartolomeo da Messina, 2

Palermo

Sommario3 Le foto della Festa di

Natale.

4 Il vero senso del Natale

5 La scuola aperta al territorio

6 Agility dog

Palermo Apre le porte

7 Così impariamo la storia

8 Intervista a G. Rizzuto

9 Parliamone

11 Per riflettere

12 Curiosità dal mondo

13 Pianeta giovani

14 Sportivamente

15 La posta dei lettori

16 Relax

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Che ne sanno gli alunni?Nella posta dei lettori, in questo numeroabbiamo pubblicato una lettera dal titolo“Che ne sanno i professori?”. Fedeli allospirito aperto e pluralista del nostro giornale,abbiamo dato spazio alle riflessioni amare diuna studentessa prossima alla maturità. Darevoce alle frustrazioni o alle delusioni di ungiovane non equivale però a condividerne inpieno le ragioni; in particolare, quando unallievo, come spesso accade, afferma che idocenti con i quali dovrebbe condividere unprogetto di crescita in realtà si limitino amortificare più o meno consapevolmente isuoi sforzi; quando uno studente lamenta ildisinteresse dell’insegnante che, a suo dire,non si interroga sulle ragioni più profondeche gli impediscono di conseguire risultatisoddisfacenti, siamo di fronte a una questio-ne che esige un chiarimento affinché le nor-mali difficoltà, proprie di ogni percorso dicrescita e apprendimento,non si trasformino nel-l’ennesimo alibi per giu-stificare la mancanza disenso del dovere. A talfine mi sembrano illumi-nanti le parole di PaolaMastrocola che, nel suoultimo libro, Togliamo ildisturbo. Saggio sulla

libertà di non studiare,afferma che «a parte unarisibile minoranza davve-ro felice di andare a scuo-la […] l’umanità in gene-rale ha sempre preferitofare altro, uscire a pas-seggio, divertirsi, […]tutto, tranne restare chiusi in un’aula, sedutiper ore ad ascoltare uno che parla, e poi chiu-si a casa al pomeriggio a studiare cose chenon si ha nessuna voglia di imparare per poiessere anche interrogati, e anche giudicati, evalutati, e a volte umiliati con uno stupidovoto. Però fino a qualche anno fa le coseerano ben diverse: nessuno mai […] avrebbegiudicato suo diritto andare a scuola non stu-diando, o anche non studiare pur andando ascuola. E soprattutto, mai avrebbe osatoaffermare esplicitamente e collettivamenteun tale diritto. Avevamo l’idea di un dovere.L’idea che non si dovessero fare esclusiva-mente le cose che procurano piacere, ma chequalche cosuccia di un po’ sgradevole o fati-coso o di non completamente appagantefacesse normalmente parte della vita e chenon per questo la vita fosse insopportabile.»La scuola, da qualche tempo è decisamentecambiata, ma forse non proprio in meglio.Nell’era della tecnologia, della trasformazio-

ne e della società liquida possiamo fare ameno dei libri (tanto noi abbiamo i net-book,l’i-pad o l’e-book), delle aule (tanto c’è l’e-learning o la videoconferenza), dei compiti acasa (tanto ci sono i laboratori a scuola), mac’è qualcosa di cui non possiamo propriofare a meno. Il buon, vecchio, ormai introva-bile senso del dovere. Non dico che la scuo-la debba essere concepita come luogo diespiazione e sofferenza, ma certo non può, nédeve trasformarsi, in un grottesco palcosce-nico da talent show, no anzi da baraccone,sul quale si aggirano, senza averne neppurechiara la ragione, individui singolari, un po'alla moda e un po' no, sempre più disinteres-sati allo studio ma interessatissimi al diversi-vo, alla chiacchierata fra amici, alla sfumac-chiata sulle scale di emergenza e ostentata-mente intenti ad ascoltare la musica in ogniluogo, persino in classe. La scuola è certa-

mente un luogo di aggre-gazione, un luogo, in cui igiovani si cercano, si tro-vano e vivono insiemema non può ridursi solo aquesto. Il compito origi-nario e inalienabile dellascuola è quello fornire glistrumenti adeguati per lacrescita civile, socialema, non da ultimo, intel-lettuale dell'individuo. Eperò, se agli insegnanti ilgiovane chiede soloaccondiscendenza mista aspumeggiante simpatia,se il prof. va bene finchériduce al minimo indi-

spensabile il programma didattico, e magaridurante l'interrogazione si accontenta diascoltare inarticolati mugugni piuttosto cheun discorso semplice ma coerente e ben orga-nizzato, la domanda è: a chi giova tutto ciò?Certamente non all'allievo. Forse, occorretornare un po' indietro, sui nostri stessi passi.Il progresso del resto, si sa, non è una linearetta, è fatto anche di stasi, arresti, sospensio-ni, regressi. Recuperi. Già, proviamo a recu-perare il senso del dovere. Tutti. Gli studen-ti, cioè coloro che studiano, troverebbero unaragione di più per stare a scuola e i docenti,coloro che "tirano fuori", tornerebbero a sen-tirsi utili. Questo è il mio più sincero augurioper il nuovo anno, che quanti lo abbianosmarrito, e gli studenti in buona parte sonotra costoro, recuperino il senso del dovereche sa gratificare e restituire intense soddi-sfazioni. Buon anno.

Prof.ssa Claudia Prainito

Lei, prof., non ha il dirittodi mettermi in difficoltà!

La matita allegradi Claudia Prainito

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Detto. Fatto!Per molti anni noi studenti abbiamo pensato di abbellire la scuo-la in occasione delle feste natalizie, ma solo quest’anno, grazieai nostri nuovi rappresentanti di Istituto, siamo riusciti nell’in-tento. Chi di voi entrando a scuola non ha notato “l’abete delFerrara”? È il frutto di un’azione che abbiamo concordato noiferrarini e che si è concretizzata grazie ai nostri rappresentanti.Questo piccolo gesto ha contribuito da un lato a calarci meglionello spirito natalizio e dall’altro a farci capire che la scuola ciappartiene e quando vogliamo sappiamo prendercene cura. Sarà forse un caso, ma la presenza femminile fra i rappresentan-ti d’Istituto si è fatta notare. Grazie anche alle decorazioni nata-lizie che i quattro “supereroi” hanno allestito, siamo stati tutticontagiati da un lieto clima di festa come testimoniano questiscatti.

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Alla scoperta del vero senso del Natale

“Un Natale con i bambini talassemici 2011” è il titolo della rac-colta fondi proposta dall’Associazione “Piera Cutino” alloscopo di ultimare il padiglione che ospiterà i bambini affettidalla talassemia presso l’ospedale “Cervello” di Palermo. Unimpegno che l’Associazione porta avanti dal 1998. Noi alunnidel Ferrara abbiamo accolto con gioia la proposta della nostraprof. di religione, Palermo. Abbiamo partecipato all’iniziativa e,seppur con piccoli contributi, abbiamo voluto vivere l’amoreche si esprime attraverso gesti di solidarietà, gesti piccoli maprofondamente sentiti nel cuore. È questo il vero senso delNatale. La festa più sentita dell’anno non è la corsa pazza all’ac-quisto di regali in uno sfrenato e inutile atto di consumismo, poi-ché il dono più vero e necessario di cui ogni persona ha vera-mente bisogno è “amare e sentirsi amato”. Abbiamo raccolto300 euro, non sono tanti ma, come diceva P. Puglisi, il sacerdo-te ucciso dalla mafia perché educava i giovani ai valori dellagiustizia, della legalità e dell’amore, “il poco di ciascuno diven-ta molto per chi è nel bisogno”. Questo motto dovrebbe ispiraresempre il nostro comportamento; Tutti noi sappiamo bene quan-to diversi siano i nostri interessi, ma almeno una volta all’annolasciamoci guidare dalla generosità e dalla solidarietà che ci per-mettono di divenire costruttori di una nuova civiltà.

Gli alunni di IV F

Mens sana in corpore sanoDal mese di gennaio, gli alunni del triennio saranno coinvol-ti in un percorso informativo-formativo di educazione ali-mentare, nell’ambito del più ampio progetto di Educazionealla salute. Il corso, condotto dalla dott.ssa Lidia Lo Prinzi, dietologa-nutrizionista, intende promuovere corretti comportamentialimentari, considerati i disastrosi effetti sul fisico dei gio-vani prodotti da un’alimentazione poco equilibrata.Attraverso questo percorso formativo, i giovani delFerrara avranno l’occasione di crescere in “salute”, nelsenso ampio più del termine a conferma di quanto diceva-no saggiamente i latini mens sana in corpore sano (unamente sana sta in un corpo sano).

Nella foto sopra, il presepe di pane artistico presso laChiesa dei fornai in piazza A.Vanni all'Albergheria.Nella foto in alto a destra, la prof.ssa Palermo e i rap-presentati di classe con i pandori che l’Associazione “P.Cutino” ha offerto alle classi che hanno aderito alla rac-colta fondi.

Se ognuno facesse la sua piccola parte…

di Rosalia Valenti 5 PR2

In attesa del Natale, nelnostro Istituto è stata realizza-ta una raccolta alimentare dadonare alle persone più sfor-tunate di noi affinché essepotessero vivere un Natalepiù dignitoso. La proposta èstata avanzata da noi stessialunni durante una lezionecon la nostra prof.ssa di reli-gione. Tante persone vivonoin reale stato di povertà,anche nella nostra città, men-tre noi ci diamo alla pazzagioia, spendendo denaro adismisura. Questa realtà dav-vero molto triste ci ha fattoseriamente riflettere e così cisiamo adoperati affinchéanche gli alunni delle altreclassi venissero coinvolti inquesto gesto di solidarietà. Ilgiorno 22 dicembre scorso,noi alunni della 5 PR2,espressione di tutta la comu-nità scolastica degli alunni,accompagnati dalla nostraprof. Palermo e dal prof.Porcaro abbiamo consegnato

gli alimenti raccolti allacomunità della Chiesa di SanFrancesco Saverioall’Albergheria, quartiere cheregistra un’alta presenza difamiglie povere. È stataun’esperienza toccante poi-ché sono queste le occasioniche danno l’opportunità dicomprendere l’importanza dialcuni piccoli e semplicigesti. Quanto sarebbe più giu-sto il mondo se ciascunofacesse la sua piccola parte!La nostra mattinata si è con-clusa con la visita al “presepedi pane” realizzato dalla con-gregazione dei “Fornai”, inuna chiesetta, a due passi daSan Saverio. È davvero stupe-facente vedere quante bellecose si possono realizzare conun prodotto semplice e quoti-diano come il “pane”. L’esperienza vissuta oggi ciha fatto capire il valore delNatale, la festa dell’amoreche diventa condivisione,attenzione alle piccole cose.

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Il nostro Istituto non conclude mai le sue attività nelle ore mat-tutine, specie quando si apre al territorio. Per soddisfare i biso-gni della comunità adulta e lavoratrice del quartiere ha organiz-zato un corso di lingua inglese che ha fatto registrare un’assi-dua e significativa frequenza.Le lezioni, tenute dall’esperta di madre lingua Helene Biondi,si sono concluse il 15 dicembre scorso. L’iniziativa dal titoloWork in progress ricade nell’ambito del progetto PON G1 e haavuto una durata di 60 ore concentrate in circa un mese. Unavera e propria full immersion. Tra i circa 30 corsisti, seguiti daltutor, prof. Marcello La Bruna, anche alcuni prof della nostrascuola, questa volta dall’altra parte della cattedra. Nonostantel’impegno gravoso, è stata un’esperienza positiva non solo perl’apprendimento tecnico dell’ormai indispensabile inglese maanche per l’arricchimento umano che è derivato dal confrontodi due culture diverse a dimostrazione del fatto che non si fini-sce mai di imparare!

Tirocinio a scuolaGrazie allo sportello CAF, gli studenti

mettono in pratica la teoria delle materie fiscali

Il nostro Istituto ha stipulato una convenzione con ilCAF gestito dall'Associazione ACLI di Palermo cheha sede in via Trapani e che, in termini di volumi,rappresenta il terzo CAF su territorio nazionale. Ilpiano su cui lavoreranno il RAS (responsabile atti-vazione di sportello), la prof.ssa Gullo e il prof.Ardizzone, svilupperà un doppio intervento:- di approfondimento delle discipline fiscali e finan-ziarie per gli allievi del IV anno- di raccolta e smistamento di dati di materia fisca-le per i docenti, il personale della scuola, le fami-glie degli alunni e per il territorio. Nei locali del Ferrara sarà avviata la gestione di unosportello per la fornitura di consulenze, orientamen-to in materia fiscale, compilazione di modelli e altroancora. Il personale del CAF presterà il proprio servizionella sede della nostra Istituzione scolastica suppor-tando i nostri alunni, tutorati e guidati dai docenti dieconomia aziendale. Il servizio di consulenza saràgratuito per i modelli Unico e 730. Gli interventi diconsulenza non gratuiti saranno a pagamento macon tariffe agevolate definite dal CAF al qualel’utenza corrisponderà direttamente le spettanze.

Gli adulti ritornano tra i banchiper migliorare il loro inglese

Lo scorso anno, per celebra-re l’Unità d’Italia, gli alunnidel Ferrara hanno assistitoalla proiezione del film“Benvenuti al sud”. Quest’anno, sembra quasiche avremo la possibilità dirivivere un po’ le vicendedei protagonisti della bril-lante commedia di LucaMiniero sui pregiudizi chedividono il nostro Paese. Èstato proprio per celebrare ilc e n t o c i n q u a n t e s i m odell’Unità d’Italia, che alcu-ni docenti dell’Istituto

Pacioli di Crema hanno pen-sato di realizzare un gemel-laggio con la nostra scuola.Sebbene oggi le celebrazionidell’Unità siano già conclu-se, consentire agli studentidi confrontarsi con realtàregionali diverse dalle pro-prie senza dubbio è sempreun’esperienza costruttiva danon lasciarsi sfuggire. Conmolto entusiasmo, quindi,abbiamo accolto la propostadella prof. Josita Bassani eci stiamo preparando adospitare 18 alunni cremaschi

che verranno a trovarci,accompagnati dal preside edai loro docenti. L’incontroinconsueto e tanto attesoavverrà il 6 marzo prossimomentre nella seconda metà

di aprile saranno i “ferrari-ni” a visitare la città dellabassa pianura padana.

Nella fotoL’I.T.C.G.P.A.C.L.E. "LUCAPACIOLI” di Crema (CR)

BENVENUTI AL SUDIl gemellaggio con un Istituto di Crema

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Così la scuola si apre al territorio

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Palermo apre le porte. La

scuola adotta la città taglia iltraguardo delle sedici edizio-ni e anche quest’anno il

nostro Istituto ha aderitoall’iniziativa adottando ilTeatro Massimo. La consegnaufficiale dei monumenti

avverrà il 16 gennaio durantela cerimonia di apertura chesi svolgerà proprio nel presti-gioso teatro cittadino. La pic-cola rappresentanza delnostro Istituto che presenzie-rà all’evento dunque “gioche-rà in casa”, rafforzando illegame già esistente con ilTeatro più grande d’Europa.Infatti, questo prestigiosomonumento già tre anni fa erastato scelto da alcuni nostriallievi come luogo nel qualeambientare il racconto gialloNote di sangue, premiatoperaltro dall’AssociazioneSatura di Genova.I responsabili della Fonda-zione Teatro Massimo cihanno generosamente con-sentito inoltre di girare inquesta esclusiva location ilcortometraggio tratto dallostesso racconto e interpretatodagli alunni e dal personale

docente e non docente dellascuola. L’adozione del 2012rappresenta dunque per ilFerrara la terza e ultimaannualità; le date delle visiteguidate dai nostri alunni sonostate fissate nei giorni 27, 28e 29 gennaio.Palermo apre le porte èun’iniziativa promossa dalComune di Palermo in senoal più ampio progetto di edu-cazione alla legalità con l’in-tento di offrire ai cittadini diogni età l’opportunità di riap-propriarsi della propria città,perché il senso civico di cia-scuno di noi passa ancheattraverso la conoscenza e ilrispetto per il proprio patri-monio artistico. Si tratta dun-que di un’occasione imperdi-bile alla quale non potretecertamente mancare.

Palermo riapre le porteL’adozione del Teatro Massimo

Il Ferrara tra le scuole che danno il via all’iniziativa

Nato nel RegnoUnito alla finedegli anni '70,l'agility dog è

giunto in Italia solo neldecennio successivo. Si trattadi uno sport di squadra cheimpegna l'uomo, il condutto-re, e il suo cane. L'agility dogricorda un po' un percorsoippico; il cane, infatti, deveseguire il proprio conduttoreche, attraverso un insieme diindicazioni vocali, posturali egestuali, tenta di concludere ilpercorso col minor numero dipenalità.A Palermo, alle pendici diSan Martino delle scale, esi-ste un centro di addestramen-to di cani da salvataggio e

gara e noi, nell'ambito delprogetto dall'Universo al plu-riverso, abbiamo avuto mododi incontrare l'addestratorePietro Giambanco che quisvolge la sua attività. Grazie a Pietro abbiamoappreso quanto grande e pro-fondo sia il legame tra uncane e il proprio padrone equanto l'aglity dog possaessere utile nel processo edu-cativo dei giovani in quantoinsegna ad apprendere erispettare le regole di compor-tamento. Infatti, un condutto-re, prima di farsi obbedire dalproprio cane, dovrà ricono-scere e rispettare in primapersona le regole che intendecondividere col suo migliore

amico. Ascoltare in aulamagna i racconti e le espe-rienze di chi pratica questosport e assistere alla proiezio-ne di filmati sulle varie attivi-tà di addestramento è statomolto interessante ma vedere"dal vivo" con i propri occhi icani impegnati in esercitazio-ni lo sarà ancora di più!Infatti, fra qualche giorno cirecheremo presso la "D.D.

Ferrara" a piazza Magioneper partecipare attivamente aduna esercitazione con "imigliori amici dell'uomo".

Nella foto sopra, l’addestratore Pietro

Giambanco in aula magna conalcuni alunni della 1C.

Nelle foto piccole a sinistra,due cani durante lo

svolgimento delle gare

Agility dogUno sport poco noto ma efficace nell’educazione al rispetto delle regole

di Nicolò Scalisi e Giovanni Benfante 1C

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Anche così studiamo la storiaAlla scoperta della Palermo punica

di La Brasca S., Gioeli G. e Rizzo M. II F

L’intercultura in uno spotLe nostre emozioni e riflessioni

affidate al linguaggio pubblicitario di Giovanni Benfante e Nicolò Scalisi 1C

“L’intercultura è vita. Se la guardi non la sentima se la vivi ci sei dentro”Con questo slogan abbiamo concluso il nostro per-corso intrapreso con il regista Antonio Macaluso e

con l’attore di teatro Luigi Di Gangi che ci hanno accompagnatoin una riflessione sulla narrazione e sull’intercultura. Il progettoformativo di cui abbiamo già dato notizia nel numero preceden-te, si concluderà con una manifestazione che avrà luogo il 20 gen-naio prossimo e alla quale parteciperanno tutti gli studenti dellescuole in rete coinvolte. È stato un lavoro estremamente impegna-tivo svolto in poco più di un mese grazie al quale abbiamo impa-rato non solo a creare e interpretare testi ma anche a trasformarliin immagini. Lo spot, nato dalla collaborazione di tutti noi allievidella 1C, ha avuto lo scopo di esprimere la nostra idea sull’inter-culturalità, un valore sociale molto significativo e concreto.Inizialmente non eravamo a nostro agio davanti all’obiettivo dellatelecamera; sentire la nostra voce registrata ci suscitava imbaraz-zo ma grazie ai suggerimenti e agli incoraggiamenti di Antonio eLuigi siamo riusciti a vincere la nostra timidezza. Fra tutte le riprese svolte in aula o tra i corridoi, nulla è stato scar-tato e anche le nostre “papere” sono divenute materiale preziosoper il backstage.

Non bastanosoltanto i libriper conoscerela storia. Noipa l e rm i t an i

abbiamo la fortuna di potereammirare con i nostri occhi letestimonianze delle civiltà chehanno segnato il corso dellastoria dell’uomo. Proprio a duepassi dalla nostra scuola, esi-stono importantissimi repertistorici da molti di noi scono-sciuti. Per questo, la nostraprof. di storia, A. Castiglione,ha organizzato una visita gui-data con l’intento di mostrarciciò che resta nella nostra cittàdell’antica Palermo punica.Così, noi ragazzi della 2F, gior-no 9/12/2011, abbiamo riper-corso i luoghi dove un tempo siergevano le antiche mura puni-che. Il nostro tour è iniziato invia Venezia dove in antichitàscorreva il fiume Papireto, che,insieme al Kemonia, segnava iconfini naturali della vecchiacittà. Arrivati nei pressi dellaCattedrale, dopo una foto digruppo, ci è sembrata quantomai opportuna una visita all’in-terno. Non ci crederete, maalcuni dei miei compagni nonvi erano mai entrati! Nei pres-si di piazza Indipendenza, difronte al Palazzo deiNormanni, un’altra tappa“obbligatoria” per ammirare iresti della Villa romana che sitrova all’interno della villaBonanno. Proseguendo per viaRua dei Formaggi, abbiamo

seguito un tratto del corso delfiume Kemonia, oggi interrato,che segnava l’altro confinedella città. Man mano che pro-seguivamo nel percorso, cisiamo resi conto di come origi-nariamente la polis era situatasu un colle, di fronte il mareche all’epoca arrivava finoall’attuale via Roma. A piazza Bellini, abbiamo con-statato come spesso noi sicilia-ni non sappiamo apprezzare evalorizzare nel giusto modo lericchezze storiche e artisticheche il resto del mondo ci invi-dia. Infatti, accanto ai resti visi-bili delle antiche mura puniche,abbiamo notato immondizia,erbacce e perfino dei cartoniche probabilmente servivanoda riparo per qualche senzatet-to. La nostra mattinata di “stu-dio” si è conclusa con la visitadella Chiesa di Santa Caterinanei pressi di Palazzo delleAquile. Abbiamo avuto mododi ammirare la ricchezza delledecorazioni di un monumentoche noi tutti prima conosceva-mo solo dall’esterno. Che altrodire? Speriamo che questeesperienze didattiche si possa-no ripetere al più presto.

Al via il corso di chitarraIl 2012 si apre a suon di musica per i 15 studenti che hannoiniziato a frequentare il corso di chitarra organizzato dallanostra scuola. Dal 10 gennaio, nel laboratorio musicale dellascuola, gli aspiranti chitarristi sono impegnati ad esercitarsifra accordi e spartiti. A condurre il corso, un docente dallemille risorse, il prof. Picciurro, blasonato e insospettabile chi-tarrista elettrico.Per una volta la chitarra prende il posto dell’onnipresenteMP3 e i ragazzi da ascoltatori passivi diventano protagonistiattivi.

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Se conosci non discriminiIntervista al mediatore culturale cinese Giuseppe Rizzuto

di Teresa Favet e Sonia Jerbi IIE

G i u s e p p eRizzuto, spe-cialista inAntropologiaculturale, ha

studiato lingua e cultura cinesea Bologna e a Pechino. Insegnada anni italiano come linguastraniera in Italia e in Cina. Èmembro del Movement of

Anthropologist Student

Network (MASN) e delMovimento di Cooperazione

Educativa (MCE). A Palermo,dove vive, ha fondato l’asso-ciazione Officina Creativa

Interculturale insieme alla suacompagna Maura Tripi.L'Officina Creativa

Interculturale è uno spaziopolifunzionale, in cui si orga-nizzano percorsi educativi,corsi creativi di lingua, labora-tori e incontri aperti a tutti. Èun luogo in cui si possono rac-contare e ascoltare storie speri-mentando attività plurilinguecon bambini e adulti, nel cuoredella Palermo normanna (allespalle del castello della Zisa).Noi abbiamo conosciutoGiuseppe grazie allo sportellointercultrurale che quest'anno èstato attivato nella nostra scuo-la e con lui ci siamo impegnatia realizzare un libretto di acco-glienza per studenti stranieriredatto in cinque lingue.Quando gli chiediamo di rila-sciarci un’intervista, mostratutta la sua disponibilità.Giuseppe, ci puoi spiegare inpoche parole in cosa consisteil lavoro del mediatore?Il Mediatore LinguisticoCulturale cerca di “mettersi inmezzo” tra gli utenti e gli ope-ratori della scuola per risolverei problemi di comunicazionetra coloro che parlano linguediverse. In un contesto multi-culturale, ci sono infatti proble-mi legati sia alla lingua sia allacultura più ampiamente intesa.Il mediatore lavora nelle scuolecoadiuvando gli insegnanti per-ché spesso, fra persone cheappartengono a culture diffe-

renti, si verificano degli “inci-denti culturali”, incomprensio-ni e fraintendimenti che posso-no pregiudicare i rapporti; inquesto caso il mediatore aiutal’insegnante a capire le ragionidei modi di fare degli alunnistranieri che sono abituati a tra-dizioni diverse dalle nostre.Sei mai stato in Cina? Se sì,cosa ti ha spinto ad interes-sarti alla cultura cinese?Sì, sono stato in Cina. In primisla curiosità, poi, ho cominciatoa praticare arti marziali, misono lasciato prendere e così hocominciato a studiare la lingua.Grazie ad un’associazione sonostato in Cina e lì sono statoattratto dall’ospitalità delle per-sone e dalla loro cultura.Cosa ti ha colpito della Cina?La cosa che mi ha colpitomolto è l'estensione del territo-rio; la Cina è veramente gran-de, la gente poi è davvero ospi-tale; oltre a ciò, mi hanno col-pito particolarmente le diffe-renze sociali: per esempio, sipassa da gente che in città ha laFerrari a gente che nelle zonedi campagna muore di fame. È stato difficile ambientarsi?No, non è stato difficile almenoper me, penso di esserci riusci-to anche grazie alla curiositàche mi ha spinto a restare e asentirmi a mio agio.Ti sei mai sentito“Straniero”? Se sì perché?Sì, mi è capitato di sentirmi

straniero... in particolare unavolta che sono stato in Cina.Era Natale, siccome i cinesinon hanno la tradizione difesteggiarlo, allora i miei amiciper farmi piacere mi hannoinvitato ad uscire, abbiamo rag-giunto un ristorante doveabbiamo pranzato; purtroppo ingenere i cinesi, quando escono,tendono a bere molto e questomodo di festeggiare il Nataleche non appartiene al mio, miha fatto sentire straniero.Cosa pensi dei pregiudizi edelle discriminazioni razziali?Penso che in qualche modosiamo tutti vittime di discrimi-nazioni, causate dall’ignoranzae dalla non conoscenza dellealtre culture.Sei favorevole alla concessio-ne del diritto di cittadinanzaa chi è nato qui in Italia maha origini diverse?Penso che la legge che vigeattualmente in Italia sia fruttodi un approccio inattuale;l’Italia è stata un paese di emi-grazione e la cittadinanza veni-va trasmessa tramite la parente-la, ora che l’Italia è diventato

un paese di immigrazione trovoassurdo che ancora oggi non siconceda la cittadinanza a chi ènato qui.Pensi che sia difficile fra cul-ture molto diverse crearelegami di fratellanza?Sì, penso che sia difficile, perònulla è impossibile. Io lavoroper questo, può essere difficileperché spesso si ha paura, nonsi conosce l’altro e si nutronopregiudizi, ma a volte si riesco-no a creare dei legami andan-do oltre tutto questo.

Nella foto accanto, GiuseppeRizzuto con le alunne Jerbi e

Favet durante l’intervista.Nella foto in alto, durante

una “chiaccherata” in cinese con

l’alunna Jin Ancia

Nato per accogliere

Sarà illustrato con i nostridisegni e sarà distribuitoagli alunni stranieri che siiscriveranno nella nostrascuola. Stiamo parlando dellibretto multilingue che,grazie all’aiuto del mediato-re culturale GiuseppeRizzuto, noi allievi della II Eabbiamo realizzato durantealcune lezioni di italiano. Perallestirlo, abbiamo primariflettuto sulla percezioneche uno straniero può averedella scuola italiana, ci siamosforzati di capire le difficol-tà di chi deve studiare senzaavere la padronanza dellalingua italiana e in ultimoabbiamo scritto brevi testial fine di rendere più acco-gliente il clima scolastico.Chi lo leggerà, troverà unadescrizione della scuola,delle attività che vi svolgia-mo e i nostri giudizi sui rap-porti con i docenti. Tuttoquesto in cinque lingue: ita-liano, inglese, francese, spa-gnolo e cinese.

Gli alunni della II E

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Italiana? Sì,ma per diritto!

di Sonia Jerbi II E

L’emigrazione è un fenomeno cheha segnato il “nostro” Stato specienegli ultimi decenni - le virgolettesono dettate dal fatto che, puressendo nata e cresciuta in Italia,

ancora non ho il diritto di essere a tutti gli effet-ti Italiana. Le condizioni di sottosviluppo di molti regionidel mondo hanno portato moltissime persone alasciare il proprio paese (anche clandestina-mente). I grandi flussi di immigrazione nonsono assolutamente negativi per il popolo ita-liano poiché la maggior parte degli stranierisono giovani e quindi contribuiscono attiva-

mente all’econo-mia italiana,sostenendo lapopolazione nati-va; moltissimiimmigrati infattisvolgono lavorimanuali, trascu-rati e rifiutatiproprio dagli ita-liani. Tra coloroche sono giuntinel nostro Paeseci sono numerosefamiglie nellequali sono pre-senti dei figli cui,pur essendo natie cresciuti in

Italia, non è riconosciuto il diritto di essereconsiderati italiani a tutti gli effetti. La questio-ne mi colpisce in prima persona, poiché miamadre vive in Italia da ben 25 anni e nonostan-te questo io, pur essendo nata e cresciuta inItalia, non ho il diritto di cittadinanza. Questoproblema che coinvolge un numero sempre cre-scente di ragazzi come me è stato affrontatopersino dal “nostro” Presidente dellaRepubblica, Giorgio Napolitano, il quale haproposto di condividere il principio per cui “ifigli di stranieri nati e cresciuti in Italia posso-no avere per diritto la cittadinanza”. Sperotanto che questa legge venga approvata perchédesidero profondamente avere un futuro da ita-liana, sì, ma per diritto!

L'immigrazione è solo un problema altrui?

di Francesco Paolo Rizzo IIE

L'immigrazione è unfenomeno umano moltoantico che ha sempreinteressato tutti i Paesidel mondo. La gente

emigra per ragioni diverse maspesso la mancanza di opportunitàdi lavoro è la motivazione più pres-sante. Nel panorama internaziona-le, l'Italia è un Paese ad alto tassodi immigrazione e spesso deve farei conti con emergenze che rasenta-no il disastro.Fra i paesi in via di sviluppo,uomini e donne sono costretti alasciare il proprio luogo d'origine,e soprattutto i propri cari, allaricerca di un futuro migliore maga-ri lontano da guerre, miseria epovertà. Spinti dalla disperazione,gruppi sempre più numerosi diindividui arrivano sulle coste ita-liane su imbarcazioni di fortuna,affrontando viaggi lunghi ed estre-mamente pericolosi, ammassatil'uno sull'altro nella speranza ditrovare finalmente un luogo sicuro.Però i barconi, malmessi, sovraca-richi di uomini, donne, anziani ebambini non sempre giungono ariva. Talvolta affondano in mezzoal mare. Tal'altra gli scafisti, scia-calli senza scrupoli, gettano inmare il loro carico umano ucciden-do gli sfortunati migranti senzaalcuna pietà. Toccare la terrrafermanon significa però riuscire a realiz-zare i propri desideri e le propriesperanze. Molti, dopo il loro arri-vo, si accorgono che la realtà èmolto diversa da come la avevanoimmaginata: la diffidenza dellagente del luogo di accoglienza, ilmodo di vivere e comunicare spes-so si traducono in traumi, paure.Eppure, in molti non si arrendono ecercano con tutte le loro forze diraggiungere il loro scopo: trovareun lavoro; non importa se sia umileo pericoloso perché ciò che impor-

ta è mandare quanti più soldi pos-sibile ai familiari che sono rimastinella loro terra lontana, affiché ungiorno possano ricongiungersi evivere nuovamente insieme. Ma sepensiamo che il problema dell'im-migrazione riguardi solo gli extra-comunitari sbaglieremmo perchéanche noi Italiani siamo un popolodi emigranti. Quanti sono i giovaniche, specialmente dal sud delPaese, non riuscendo a trovare unlavoro nelle città di origine, si spo-stano al nord, dove purtroppo i

problemi e le realtà non sono poitanto diversi da quelli che devonoaffrontare gli extracomunitari? Ese proviamo rabbia al pensiero cheun siciliano debba sentirsi stranie-ro nel proprio Paese perché nondovremmo provare lo stesso senti-mento nei confronti di uno stranie-ro immigrato? Anche per questo iocerco sempre di essere più tolleran-te verso gli extracomunitari, per-ché sono convinto che può capitareanche a noi di fare l'esperienza del-l'emigrazione e che bisogna rispet-tare la vita altrui accettando anchele idee, le tradizioni e modi di esse-re, differenti dai nostri.

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Èappena trascorso l’an-no in cui abbiamo cele-brato il 150° dell’Unìtà

d’Italia.Battaglie sanguinose, milionidi uomini hanno combattutoper l’unificazione di questoterritorio che, pur essendounito politicamente, procedeancora a due velocità.Sin dal 1861, data dell’Unitàd’Italia, il nord e il sud hannocercato di appianare le natura-li differenze che li hanno dasempre contraddistinti. Conl’unità sono stati messi a con-fronto due stili di vita total-mente diversi.Già con l’applicazione delloStatuto Albertino in tutto ilterritorio si sono registratinumerosi problemi. Lo

Statuto prevedeva una monetaunica, una lingua unica, varieimposte e ciò comportavanumerose difficoltà per icontadini quasi sempreanalfabeti.In 150 anni le cose sono cam-biate ma solo apparentemen-te; anche il sud si è in parteindustrializzato; oggi non esi-ste più l’ignoranza dilagantedi un tempo ma al nord imeridionali sono semprediscriminati.Molti ragazzi, sia per motivilavorativi sia per motivi distudio, si trasferiscono al norde molte volte non vengonoaccolti nel migliore dei modi.In parlamento esiste persinoun partito, la Lega Nord, chevorrebbe dividere l’Italia in

due parti e che, senza alcuntimore, agisce sempre piùprovocatoriamente. Come sipuò tollerare per esempio cheil suo leader, Umberto Bossi,giunga a oltraggiare leIstituzioni e la figura stessadel Presidente con atti e paro-le che in qualunque altro

Paese sarebbero state perse-guite e sanzionate?Ma siamo veramente italiani?Lo siamo mai stati?Forse gli unici veri italianisono morti ai tempi diCavour, Mazzini e Garibaldi.

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È inutile girare latesta in classequando si senteparlare di ICI,

IRPEF, pensioni, tasse suirifiuti o imposta patrimonia-le! Non comprendiamo chefra qualche anno saremo noi idiretti interessati?La situazione economicaattuale è tragica e noi gio-vani dovremmo essere iprimi a disperarci e capirei motivi di questa situazio-ne e invece ci comportia-mo come se questi argo-menti non ci riguardasse-ro.Noi che ieri abbiamo riso delbunga-bunga, oggi piangia-mo, e chissà per quanto, leconseguenze di una politicache per anni è stata disastrosaanche se oggi cerca di risolle-vare le sorti del Paese adot-tando una politica basata sul-

l’inasprimento di tasse eimposte. Come ci ha spiegatoil Prof. V. Muscato, vi è diffe-renza tra tasse, imposte e con-tributi.La tassa viene pagata dal con-tribuente nel momento in cuiegli richiede un determinatoservizio pubblico mentrel’imposta è un prelevamentocoattivo di ricchezza da partedell’Ente pubblico e non ècollegata alla richiesta di unservizio speciale. Infine, ilcontributo è un prelevamentocoattivo di ricchezza a caricodi determinati soggetti che siavvalgono in modo particola-re di un servizio. A prescinde-re, però, dalla terminologiausata più o meno corretta-mente, è fuori discussioneche, soprattutto in questomomento di crisi, il carico tri-butario per i cittadini diventasempre più pesante.

Un altro settore che desta nonpoche preoccupazioni è quel-lo del sistema pensionisticoche da retributivo è passato acontributivo. Infatti, mentreprima la pensione era calcola-ta sulla base dello stipendiopercepito negli ultimi anni,adesso invece viene calco-lata unicamente sulla basedei contributi effettiva-mente versati.Queste manovre, decise dalpremier Mario Monti e dalsuo team di “professori”,sono state varate per scongiu-rare il rischio concreto che ilnostro Paese finisse come laGrecia. Il nostro premier, avendochiamato tutti a contribuire,ha dato per primo un esempiomolto significativo, rinun-ciando al suo stipendio e chie-dendo ai deputati di dichiara-re i propri redditi per intero.

Ma purtroppo le buone noti-zie finiscono qui, perché perrisollevare le sorti del nostroPaese ormai in declino, unaltro fantasma è tornato asvuotare i portafogli degli ita-liani, ovvero l’ICI sulla primacasa (L’Imposta comunalesugli immobili, ora ribattez-zata IMU). Questa decisioneha creato molto scalpore.Naturalmente le imposte noncolpiscono solo i poveri pen-sionati e i proprietari di unasola casa; Infatti, anche aiproprietari di imbarcazioni,auto di lusso, elicotteri edaerei privati verranno appli-cati dei super prelievi.Il nostro Paese sta attraver-sando un momento di crisi el’unica cosa che noi ragazzipossiamo fare è avere unagiusta coscienza e conoscenzaper il nostro futuro.

Inutile nascondere la testa sotto il cuscinodi Francesca Casabianca VF

Saremo mai uniti?di Casabianca Francesca VF

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Ad una cena di benefi-cenza per una scuolache cura bambini con

problemi di apprendimento, ilpadre di uno degli studenti feceun discorso che non sarebbemai più stato dimenticato danessuno dei presenti. Dopoaver lodato la scuola ed il suoeccellente staff, egli pose unadomanda: “Quando non vieneraggiunta da interferenze ester-ne, la natura fa il suo lavorocon perfezione. Purtroppo miofiglio Shay non può imparare lecose nel modo in cui lo fannogli altri bambini. Non può com-prendere profondamente lecose come gli altri. Dov'è ilnaturale ordine delle cosequando si tratta di mio figlio?” Il pubblico alla domanda sifece silenzioso. Il padre continuò: “Penso chequando viene al mondo unbambino come Shay, handicap-pato fisicamente e mentalmen-te, si presenta la grande oppor-tunità di realizzare la naturaumana e avviene nel modo incui le altre persone trattanoquel bambino.” A quel punto cominciò a narra-re una storia: Shay e suo padrepasseggiavano nei pressi di unparco dove Shay sapeva chec'erano bambini che giocavanoa baseball. Shay chiese: 'Pensi che queiragazzi mi faranno giocare?' Il padre di Shay sapeva che lamaggior parte di loro nonavrebbe voluto in squadra ungiocatore come Shay, ma sape-va anche che se gli fosse statopermesso di giocare, questoavrebbe dato a suo figlio la spe-ranza di poter essere accettatodagli altri a discapito del suohandicap, cosa di cui Shayaveva immensamente bisogno. Il padre si Shay si avvicinò aduno dei ragazzi sul campo echiese (non aspettandosimolto) se suo figlio potessegiocare. Il ragazzo si guardò intorno incerca di consenso e disse:'Stiamo perdendo di sei punti e

il gioco è all'ottavo inning.Penso che possa entrare nellasquadra: lo faremo entrare nelnono' Shay entrò nella panchina dellasquadra e con un sorriso enor-me, si mise su la maglia delteam. Il padre guardò la scena con lelacrime agli occhi e con unsenso di calore nel petto. I ragazzi videro la gioia delpadre all'idea che il figlio fosseaccettato dagli altri. Alla fine dell'ottavo inning, lasquadra di Shay prese alcunipunti ma era sempre indietro ditre punti. All'inizio del nonoinning Shay indossò il guantoed entrò in campo. Anche senessun tiro arrivò nella suadirezione, lui era in estasi soloall'idea di giocare in un campoda baseball e con un enormesorriso che andava da orecchioad orecchio salutava suo padresugli spalti. Alla fine del nono inning lasquadra di Shay segnò unnuovo punto: ora, con due out ele basi cariche si poteva anchepensare di vincere e Shay eraincaricato di essere il prossimoalla battuta. A questo punto, avrebberolasciato battere Shay anche sesignificava perdere la partita?Incredibilmente lo lasciaronobattere. Tutti sapevano che era una cosaimpossibile per Shay che nonsapeva nemmeno tenere inmano la mazza, tantomeno col-pire una palla. In ogni caso, come Shay simise alla battuta, il lanciatore,capendo che la squadra stavarinunciando alla vittoria incambio di quel magicomomento per Shay, si avvicinòdi qualche passo e tirò la pallacosì piano e mirando perchéShay potesse prenderla con lamazza. Il primo tirò arrivò a destina-zione e Shay dondolò goffa-mente mancando la palla. Di nuovo il tiratore si avvicinòdi qualche passo per tirare dol-

cemente la palla a Shay. Come il tiro lo raggiunse Shaydondolò e questa volta colpì lapalla che ritornò lentamenteverso il tiratore. Ma il gioconon era ancora finito. A quel punto il battitore andò araccogliere la palla: avrebbepotuto darla all' uomo in primabase e Shay sarebbe stato eli-minato e la partita sarebbe fini-ta. Invece... Il tiratore lanciò lapalla di molto oltre l'uomo inprima base e in modo che nes-sun altro della squadra potesseraccoglierla. Tutti dagli spalti e tutti i com-ponenti delle due squadre inco-minciarono a gridare: 'Shaycorri in prima base! Corri inprima base!' Mai Shay in tutta la sua vitaaveva corso così lontano, ma lofece e così raggiunse la primabase. Raggiunse la prima basecon occhi spalancati dall'emo-zione. A quel punto tutti urlaro-no:' Corri fino alla secondabase!' Prendendo fiato Shaycorse fino alla seconda trafela-to. Nel momento in cui Shayarrivò alla seconda base lasquadra avversaria aveva ormairecuperato la palla. Il ragazzo più piccolo di età cheaveva ripreso la palla quindisapeva di poter vincere e diven-tare l'eroe della partita, avrebbepotuto tirare la palla all'uomoin seconda base ma fece comeil tiratore prima di lui, la lanciòintenzionalmente molto oltrel'uomo in terza base e in modoche nessun altro della squadra

potesse raccoglierla. Tutti urlavano: 'Bravo Shay,vai così! Ora corri!' Shay raggiunse la terza baseperché un ragazzo del teamavversario lo raggiunse e loaiutò girandolo nella direzionegiusta. Nel momento in cui Shay rag-giunse la terza base tutti urlava-no di gioia. A quel punto tutti gridarono:'Corri in prima, torna in base!' E così fece: da solo tornò inprima base, dove tutti lo solle-varono in aria e ne fecero l'eroedella partita. “Quel giorno” disse il padrepiangendo “i ragazzi di entram-be le squadre hanno aiutato aportare in questo mondo ungrande dono di vero amore edumanità”. Shay non è vissutofino all'estate successiva. È morto l'inverno dopo ma nonsi è mai più dimenticato diessere l'eroe della partita e diaver reso orgoglioso e felicesuo padre. Non dimenticò mail'abbraccio di sua madre quan-do tornato a casa le raccontò diaver giocato e vinto.

Tutti noi abbiamo migliaia diopportunità, ogni giorno, diaiutare il “naturale corso dellecose” a realizzarsi. Ogni interazione tra persone,anche la più inaspettata, cioffre una opportunità: passia-mo una calda scintilla d'amoree umanità o rinunciamo a que-sta opportunità e lasciamo ilmondo un po' più freddo? Tocca a noi decidere.

Il naturale corso delle cose

Perle di saggezzaNon si può comprendere la vita che guardando indietro;Non si può viverla che guardando in avanti.

(Søren Kierkegaard)

Quando si chiude la porta per un’occasione di felicità,se ne apre un’altra; ma guardiamo così spesso la portachiusa che non vediamo quella che s’è appena aperta.

(Helen Keller)

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Oggi l’uso deltelefonino èestremamentediffuso ma si fasempre più insi-

stente la voce che sia anchediventato molto pericoloso. Inbase ai risultati di uno studioscientifico condotto dall’OSMsi è appreso che i cellulariemettono radiazioni elettroma-gnetiche ad alta potenza chesembrano essere estremamenteminacciose per la salute. Quasila totalità della popolazionemondiale usa questo straordi-nario strumento tecnologicosenza accorgimenti e precau-zioni. Alcuni poi, come i giova-ni adolescenti, ne fanno un usosmodato. Noi ragazzi nonsiamo veramente consapevolidi ciò, viviamo con il cellularetenendolo vicino anche neimomenti meno opportuni, nonce ne separiamo neppure lanotte! Quanti di noi per esem-pio non lo tengono sotto ilcuscino? E quanti durante ilgiorno non lo custodiscono

sempre in tasca? Ma quanti tranoi sanno veramente che cosìfacendo stanno rischiandoanche la sterilità? Cosa possia-mo fare per evitare tutto que-sto? L’antico adagio il troppostorpia pare possa fare al caso esebbene la notizia, che nontrova conferma in evidenzescientifiche ma neppure smen-tite eclatanti, abbia preoccupa-to le grosse aziende produttricidi telefonini, molti altri hannocominciato a temere per lasalute delle nuove generazioni.In assenza di precise indicazio-ni, noi pensiamo che smetteredi utilizzare il cellulare siachiedere troppo, ma adoperarlocon prudenza è sicuramente piùsaggio!

Ragazzi, è morto Shingo Araki, magari a molti divoi il nome non dirà niente ma credo che se andre-te a fondo nella lettura,alla fine, vi renderete

conto di averlo già conosciuto sin dabambini. Shingo è stato un fumettista,un disegnatore e un produttore cine-matografico giapponese noto anchecome character designer ovvero pro-gettista di personaggi per titoli comeDevilman, Ufo Robot Goldrake, LadyOscar, Lupin, Mila e Shiro, I Cavalieridello Zodiaco e tanti, tanti altri ancora.A soli 18 anni, nel 1957, Araki vinse ilpremio come miglior fumettista sulMachi (rivista mensile della sua città).In 8 anni realizzò un numero impressio-nante di pagine per diverse case editricidel paese del Sol levante il che lo portò finalmente a coronare ilsuo grande sogno ovvero diventare un animatore. 26enne lavo-rava già per la Mushi Productions all’anime Jungle Taitei, in ita-

liano Kimba il leone bianco, un anime che di certo conosceretetutti, iniziava così per lui una fortunatissima carriera nel campo

dell’animazione. Nel corso della suavita si è specializzato nel disegnarepersonaggi maschili, lavorando alfianco della character Michi Himenoche invece si è occupata di quellifemminili. Ma Shingo Araki ha lavo-rato anche con Masami Kurumada,autore di titoli come I Cavalieridello Zodiaco, B’t X e Fuma noKojiro, con Go Nagai, aveva già rea-lizzato, oltre al celeberrimo UfoRobot Goldrake, le versioni animatedi Davilman, Cutie Honey. ShingoAraki ha fondato lo Studio Jaguarnel 1966 e insieme a Michi Himenola Akari Production nel 1975. La

nostra stella si è spenta a 72 anni, l’1 dicembre 2011 lasciandoun'eredità che è fatta di immagini, colori, storie...sogni.

Buone notizieper voi che per-dete spesso ilcellulare! A unprezzo forse non

proprio alla portata di tuttele tasche (appena 999euro!), arriva sul mercato ilprimo cellulare da polso. Ilnuovo dispositivo pesa soli77 grammi e presenta unalinea esteticamente appeti-bile. Il Watch Phone ha undisplay a colori da 1,43"protetto da vetro temperato,polsino in pelle, corpo inmetallo, 13,9 mm di spesso-re e integra tutte le caratte-ristiche che oggi ci si aspet-ta da un qualsiasi cellulareinclusa la funzione di letto-re MP3, con 80 MB dimemoria interna, 100 ore distand-by e piena compatibi-lità Bluetooth stereo. Èdotato di connettivitàHSDPA a 7,2 Mbps. Pergarantire poi l'utilizzo del

dispositivo senza l'ausiliodelle dita, il Watch Phonesupporta inoltre sia il rico-noscimento vocale deicomandi, sia la funzionalitàText to Speech che permettedi ascoltare i messaggi ditesto ricevuti senza doverliscorrere manualmente.Chissà se l'innovativoWatch Phone potrà rappre-sentare una valida e piùsalutare alternativa al clas-sico cellulare che oggi èmesso sotto accusa per ipresunti danni provocatialla salute.

CC uu rr ii oo ss ii tt àà dd aa ll mm oo nn dd oo

Watch or Phone? Questo è il problema!

di Vincenzo Pizzo IIE

Pronto, chi parla?Timori per l’uso improprio del telefonino

di Giulia Ruffino e Valeria La Rocca II E

Muore una stella dell’animazione Giapponesedi Safa Ouerghemi IIE

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Il termineanime deriva daquello ingleseanimetion.

I cosiddetti anime sono icartoni animati Giapponesi eallo stesso tempo sono pro-dotti di intrattenimentocommerciale; fenomeni cul-turali e popolari di massadivenuti ormai una formad'arte tecnologica. Gli animesono potenzialmente indiriz-zati ad ogni tipo di pubblico,vanno bene per i bambini,per gli adolescenti, ma ancheper gli adulti. Nel corso deglianni questo prodotto si èaffinato e ha iniziato a inte-ressare una fascia di pubbli-co mutata rispetto a quelladei manga (fumetti giappo-nesi), con anime pensati percategorie specifiche qualiimpiegati, casalinghe, stu-denti. Per questa ragione, glianime possono trattare sog-getti, argomenti e generimolto diversi tra loro e spa-ziare dal genere rosa, avven-tura, fantascienza, storieper bambini, letteratura,sport, fantasy, eroismo edaltro ancora.Ecco alcuni anime che vi con-siglio ^.^: Per le ragazze propongo: Nana, Itazura Na Kiss, Hostclub, Romeo x Giuliet,Kiachou Wa Maid-Sama,

Bokura Ga Ita, Special A,Toradora, Lovely Complex,La Maliconia di HaruhiSuzumiya, Kimi Ni Todoke K-on, Kuroshitsuji.Per i maschi invece propongoqualcosa con più azione: Full Metal Panic, Full MetalAlchemist, Death Note,Code Geass, Zombie Loan,Bleach, Katekyoshi HitmanReborn, Naruto Shippuden,Soul Eater, Shaman King,Trigun, One Piece. Beh raga, io vi saluto maintanto vi lascio due bozzet-ti realizzati da me! Alla prossimaaa

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La danza è unadelle arti a cui giàda tempo mi sonodedicata con tutta

me stessa. Quando ballo,accompagnata da musiche ecomposizioni sonore, riesco adesprimermi con il movimentodel corpo.La danza mi permette di comu-nicare i miei sentimenti nonsolo con le braccia e le gambe,

ma anche con la mente esoprattutto con il cuore. Perquesto penso che la danza,prima di essere arte, sia vita.È un modo di vivere migliore,è tutto ciò che mi fa stare bene,il mio sfogo, la mia passione, ilmio unico amore. La storia della danza risale aun lontanissimo passato perchéda sempre l’uomo ha espressole sue emozioni attraverso i

movimenti ritmati del corpo(spesso con intenti propiziatori).Numerose e diverse sono le

forme di danza: classica,moderna, jazz, hip hop, con-temporanea, neoclassica emolte altre ancora e per ciascu-na di esse si adopera un’ inter-pretazione differente in base altipo di coreografia.Sebbene la danza siaun’espressione naturale del-l’uomo, le qualità necessarieper diventare bravi ballerinisono tante e non basta solo iltalento. Questa disciplina ècosì completa che va costruitacon pazienza, costanza e deter-minazione.

Piazza Politeama.In un sabato cometanti altri, tra la genteche abitualmente

passeggia per le vie della città,una folla indistinta si aggiracon un solo scopo: ballare!Sulle note della canzone riseup, che tradotto vuol dire “sol-levarsi”, giovani, grandi e pic-cini, danzano dando vita alfamoso Flash mob (dall'ingleseflash: rapido, improvviso, emob: folla); il termine, conce-pito nel 2003, indicare una riu-nione, che si dissolve nel girodi poco tempo, di un gruppo dipersone in uno spazio pubblico,con la finalità comune di mette-re in pratica un'azione insolita.E ballare tutti insieme inmezzo a una piazza è deci-samente inusuale, se non è

l'ultimo dell'anno.L'iniziativa, svoltasi il 3Dicembre 2011, è stata pro-mossa dalla chiesa evangelicapentecostale “Parola DellaGrazia” (della quale anch’iofaccio parte). Attraverso inostri passi di danza abbiamovoluto testimoniare la nostrafede in Dio, innalzandoci a Lui.È stata una grandissima emo-zione sia per me che l’ho vissu-ta in prima persona, sia per lepersone attorno a noi che, stu-pite ed euforiche alla visionedella novità non si sono tratte-nute dallo scattare foto e filma-re. Il flash mob non è una prati-ca molto diffusa tra le piazzepalermitane, così per quantivolessero frasi un'idea, vi sug-gerisco di scaricare i videopostati su youtube.

Il Flash mob arriva anche a Palermo

di Carola Marino II E

Anime, che passione!di Safa Ouerghemi II E

Safa II E

Safa II E

LA DANZA È VITAdi Roberta Labbro II E

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Page 14: Il Ferrarino - Anno 7 - num. 2

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5E4E/4F3Pr1 3Pr2/4Pr2

2F 1T 1C 2E/1P

Torneo di calcetto. Ecco le squadre che passano il 1° turno

Avendo sconfitto la 1F/1Bper 10 a 6, la 1C passa il turno.

Ottima prestazione per la 1Tche ha battuto per 8 a 1 la 2C.

Pioggia di goal nella partitadella 2E contro la 2B (12 a 6).

Superiorità in campo della2F contro la 1E (7 a 2).

Eravamo soltantoad inizio campio-nato quando il tec-nico Stefano Piolivenne esonerato

dalla panchina del Palermo.Adesso, a distanza di tre mesi,il suo successore DevisMangia ha fatto la stessa fine. Il vulcanico presidenteZamparini non ha digerito lasconfitta nel derby col Catania

per 2 a 0 e quindi ha deciso diesonerare il tecnico milanese.Adesso la panchina è stata affi-data a Bartolo Mutti, allenato-re di grande esperienza, chegioca un calcio poco basatosulla fantasia, certamentemolto ordinato ma povero digiocate. Mutti avrà un granlavoro da fare perché questasquadra sta smentendo se stes-sa, deludendo le speranze di

inizio stagione. È già sfumatala coppa Italia e si allontana laqualificazione alla prossimaChampions League. Ma guar-dando al campionato, ilPalermo non ha mai vinto lon-tano dalle mura amiche delBarbera. Adesso ci aspettanodelle partite molto complicatein campi ostili come quello delNapoli, a Verona col Chievo, enuovamente al Barbera col

Genoa. Partite molto significa-tive per far capire ai tifosi ilvero valore di questa squadrache da parte nostra non ha gio-cato come noi avremmo volutocioè con grinta e determinazio-ne. Aggiungo che secondo meil presidente non avrebbedovuto esonerare Mangia per-ché era un tecnico determinatoche ricordava molto DelioRossi, forse sarebbe bastatauna bella strigliata ai giocatoriche non stanno facendo il loromestiere. Adesso staremo avedere cosa saprà fare il nuovotecnico Mutti.

Zamparini “Mangia” un altro allenatoredi Vincenzo Baiamonte II E

ROSA NEROCRONACHE

2F/4E/4F5Pr2/5F 1 F

Non sono mancati i goal, lospettacolo e il divertimentonella prima fase del torneo dicalcio a 5 che ha visto glialunni impegnati in partitecombattute ma sempre leali. Sul sito della nostra scuola,trovate tutte le foto delle squa-dre partecipanti al torneo,anche di quelle eliminate.L’appuntamento delle prossi-me gare è per la seconda set-timana di febbraio.

In una partita molto combattutala 5Pr2/5F femminile sconfiggeper 5 a 4 la 3Pr1/5Pr1/4Pr2.

Finisce ai rigori il match tra leragazze della 2F/4E/4F controquelle della 3F/3E/3Pr2 (4-3).

La 1F femminile non lasciaalcuno scampo alla 1C/2E,sconfitta per 5 a 0.

Pur essendo più giovane, la3Pr1 supera per 8 a 4 la 5Pr1.

La 3Pr2/4Pr2 batte per 4 a 2 la4F/5F e supera il turno.

Nella gara contro la 3Estravince la 4E/4F per 11 a 3.

La 5E domina il campo nelmatch contro la 3F (8 a 2).

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Inviate le vostre lettere a:

[email protected]

Che ne sanno i prof?Professori che criticano ma non conoscono, non sanno nulla dei pro-

pri alunni. Iniziare questo nuovo anno è stata una sofferenza. I professori

passano la maggior parte del loro tempo a dire: “Ho seri dubbi su

come potrai arrivare agli esami”, “Ragazzi, quest’anno avrete gli

esami, esami, esami, esami…” Così, questa parola ci rimbomba in

testa tutto il tempo. È questo l’incoraggiamento da parte dei nostri

insegnanti. A me piace tantissimo quando con aria spavalda credo-

no di saper tutto dei propri alunni. A loro basta un solo sguardo

per capire cosa passa per la testa di una persona o capire che perso-

na hanno di fronte. Miei cari prof non è così che vanno le cose! Gli

alunni molto spesso commettono errori stupidi che potrebbero evi-

tare, ma voi insegnanti non siete da meno.

Qual è il primo pensiero dei professori quando un alunno non è pre-

parato oppure non risponde ad una domanda? Beh molto semplice..

questo/a ragazzo/a non vuole fare niente ecc ecc. Non si preoccu-

pano di pensare che magari dietro a quell’impreparato si possa cela-

re qualcosa di più serio. C’è 1’insegnante che non ha fatto altro che

lamentarsi perché non rispondiamo alle domande sulla lezione

appena spiegata. Come se ne esce? Non state attenti, siete distrat-

ti, bla bla bla.. Ma chi ha detto questo? Scusi prof, le è mai passa-

to per l’anticamera del cervello che magari certi ragazzi apprendo-

no più lentamente rispetto ad altri? Oppure che non riescono a

seguire il filo? Mmm, forse no, altrimenti non verrebbero fuori certe

esclamazioni. A volte si dovrebbe dare più peso alle parole

perché non si può sapere cosa possono causare o scatenare

dentro ogni alunno.

Ci sono ragazzi che se ne fregano altamente di tutto: dei rimprove-

ri, del profitto nelle varie materie e così via. Poi ce ne sono altri che

sono più fragili e sensibili. Questi ultimi hanno paura di come

andranno gli esami, si preoccupano di non riuscire a farcela, metto-

no se stessi in ogni cosa che fanno, ma purtroppo non ottengono i

risultai sperati. Studiano, ma che ne sanno i professori di ciò che

passano quando sono a casa davanti ad un libro? Non sanno nulla.

Non sanno che alcuni di questi ragazzi si chiudono in un mondo

tutto loro, che quando non riescono a studiare, a capire una lezio-

ne sono presi da crisi isteriche di pianto che durano ore. Non sanno

che il pensiero degli esami non permette loro di pensare ad altro.

Nei casi più seri alcuni ragazzi entrano in un tunnel dal quale è

difficile uscire. Io penso che sia giusto ricordare ogni tanto e non

sempre che sono ragazzi che devono impegnarsi per superare gli

esami, ma credo anche che ogni insegnate dovrebbe incoraggiare i

propri alunni a credere in se stessi e a raggiungere un obiettivo nella

vita e non il contrario. Un’alunna del Ferrara.

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Un’amica specialeEsiste una grande differenza tra una personanormale ed una speciale. Io ho trovato unaragazza davvero particolare, unica e straordina-ria che non può paragonarsi a nessun’altra. Ilsuo nome è Emanuela. Amica mia, tu sai capir-mi, sai risolvere sempre i miei problemi, o almenoci provi e devo dire che la maggior parte dellevolte ci riesci e anche molto bene; Sei la soluzio-ne ad ogni mio dubbio, paura, difficoltà, preoc-cupazione e incertezza. Sei la persona che ognigiorno mi sta vicino, mi abbraccia, mi stringe emi coccola tutte le volte di cui ne ho bisogno; miaiuti continuamente a capire qual è la cosa giu-sta da fare mi appoggi e mi aiuti a dire semprequello che a volte penso ma non ho il coraggio didire. Con te ho provato e gioia, allegria e felicitàma allo stesso tempo tristezza, malinconia edolore. Ogni gesto che compi, ogni piccola atten-zione che mi rivolgi ha un significato speciale cheio so apprezzare. Emanuela, tu riesci a trasfor-mare qualsiasi momento in una situazione unica,riesci sempre a tirarmi su il morale e non chieder-mi mai niente in cambio, tu vuoi la mia felicità.Sei anni fa una mia cugina ci ha fatto conoscere,ma non è stata subito simpatia, anzi al contrarioci siamo subito allontanate e non ci siamo piùcercate per circa due anni. Oggi siamo insepara-bili, unite più che mai e adesso nessuno, nemme-no i litigi e le incomprensioni, ci possono separa-re. Vivendo ogni giorno abbiamo capito quantosiamo importanti l’una per l’altra e quanto beneci vogliamo. “L’amicizia è un legame affettivoparticolare che unisce due persone”, questa è ladefinizione che fornisce il vocabolario, ma per mel’amicizia è un sentimento unico che rende lavita degna di essere vissuta. L’amicizia ci inse-gna a vivere la vita con serenità e gioia, e aiutaa superare ogni paura, difficoltà, malinconia edolore; senza un amico una persona non puòvivere perché l’amico ci completa e ci fa vivereemozioni nuove ogni giorno di più. Emy ti vogliodavvero tanto bene.

Federica Merlino 2E

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Page 16: Il Ferrarino - Anno 7 - num. 2

DIZIONARIO Siculo-Inglese

The dog always bites the trampest-U cani muzzica sempre u cchiù spaiddatu - You want money with that look?Avanzi picciuli ‘cu sta taliata?Wall with wall with the hospital -Muru ‘cu muru ‘cu ‘u spitaliThe known bad is better then the good to knowMegghiu u tintu canusciutu ca u buonu a canusciri!The laziness is worse then the sickness A lagnusia è peggiu ra malatiaYou need the wind in the church but not to turn offthe candleCi' vuoli u vientu nchiesa.... ma' no' astutari i cannili

RR ee ll aa xx

GhiaccioUn cannibale è a cena

, a

casa di un suo amico.

A un certo punto l'ospite

dice: "Mi dispiace dirtelo,

ma tuo cugino proprio non

mi pace!" e l'altro:" OK,

capisco, ma almeno finisci

il contorno!" (Sara)

In effetti,prima di comprare,

la saggio è

importante!

I vostri ClickInviate alla redazione i vostri scatti migliori relativi ai progetti, alle attività o alle situazioni più curiose cheaccadono a scuola. Immortalate i momenti più divertenti o significativi, curiosità e stranezze per racconta-re con immagini la vita al Ferrara. Pubblicheremo i click più originali.

COSA FANNO TUTTO IL TEMPO I PENSIONATI?

Spesso chi lavora chiede a noi pensionati come impieghia-mo tutto il nostro tempo... Domanda interessante! Behper esempio l'altro giorno io e mia moglie siamo andati incittà e siamo entrati in un negozio. Ci siamo rimasti cin-que minuti. Quando siamo usciti c'era un vigile col suobravo blocchettino che faceva una multa. Ci siamo avvicinati e gli ho detto: "scusi non potrebbeavere più rispetto per degli anziani e lasciar perdere peruna volta?" Quello ci ha ignorati e ha continuato a scri-vere. Allora gli ho dato dello "stronzo nazista". A quel punto lui ha alzato gli occhi, mi ha fissato per unistante e poi si è messo a fare un’altra multa per gli pneu-matici consumati. Così mia moglie gli ha dato del "creti-no". Il vigile ha messo la seconda multa sul tergicristalloinsieme alla prima e ha iniziato a scriverne una terza! La cosa è andata avanti 20 minuti, più lui scriveva e piùnoi lo insultavamo e viceversa... Che poi, a livello perso-nale, chi se ne frega?! Noi siamo venuti in città in auto-bus!

In una fattoria, un asinoruota faticosamente attornoa una macina. È vecchio estanco, ma giro dopo giro, con-tinua a fare il suo dovere. Glisi avvicina un maialino giovanegiovane che gli dice: "ehi tu,asino, dico a te!". L'asinoresta zitto. Il maialetto con-tinua: "Ma non sei stufo di fargirare la macina?". L'asino,zitto, continua a far girare lamacina. Il maialino, insistente:

"Poveraccio, che brutta vitadev'essere la tua!". L'asinosempre zitto. Il maialino:"sempre nello stesso posto,sotto il sole... Chissà com'èfaticoso". L'asino tace ancora.Il maialino allegro continua:"io invece faccio proprio unabella vita! Mangio, corro neicampi, mi rotolo nel fango...”L'asino scuote la testa e final-mente dice: "Ma tu... Tu.. Nonsei quello dell'anno scorso,vero? Sei un altro!"

Progetto “Italstudio”Progetto “Italstudio”La 2F alle spalleLa 2F alle spalle

della Cattedrale di Palermo

della Cattedrale di Palermo

Ride bene chi ride ultimo

La maestra: “Pierino, se sommi3.245,67 a18.932,12, cherisultato ottieni?”Pierino, scoraggia-to: “ah, signoramaestra, di sicuroun risultato sba-gliato”.