PIO - anno 3 num. 2

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1 Anno tre N°2

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Indignados! E tu con chi ce l'hai?

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Anno tre N°2

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Think different pag. 3

Pio Forum: Indignados pagg. 4 - 9

File Lost pag. 10

Vangelo: forse sta già cambiando pag. 11

Storie di vita pagg. 12 - 13

Io leggo, tu leggi... pagg. 14 - 15

Note di note pagg. 16- 17

Cupidruso (S)cotto e mangiato pagg. 18 - 19

Sport pag. 20

Programmazione Radio Giostra pag. 21

L’angolo di Cocca Chanel pagg. 22 - 23

Cosa succede a Stradella pagg. 24 - 25

Il quattrocchi pag. 26

Rock Show pag. 27

Etciù... Salute! pag. 28

Art Attack pag. 29

Meeting Giovani - Torno subito pagg. 30 - 31

Prossimo Pio Forum pag. 32

Ecco cosa troverete nel giornale

Sommario

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Il numero del P.I.O. che hol’onore di aprire con questo“editoriale” vuole essereespressione del cosiddetto“malcontento” che si respirain modo più o menoconsapevole nei diversimondi giovanili. Si tratta dioffrire una voce, attraversoi forum che riportiamo nellepagine seguenti, agli adolescentiche abitano il nostro territorio,semplicemente per ascoltarlo.Già…è questo il punto.Benedetto XVI nella letteradal titolo “Educare i giovanialla giustizia e alla pace” indicacon precisione i due compiti principali che la generazione adulta ha nei confronti diquelle giovanili: ascoltarle e valorizzarle. Ascoltarle: non metterle a tacere, noncondonnarle, non fingere di niente. Offrire tempi e modi ai giovani per lasciare chedicano e dialogare. Dialogare significa essere pronti a discutere, litigare, spendere tempo(che non è perderlo), alzare anche la voce se necessario senza smettere di guardarlinegli occhi. Prendere sul serio ciò che dicono perché si percepiscano presi sul serioloro. Questa è la chiave che il ruolo dell’adulto serio, educatore, deve giocare: discernerele ragioni e mostrare strade in cui costruire svolte affinché il malcontento e lacontestazione si trasformino in proposte di cambiamento serio. Quello che leggeretenel forum non giudicatelo ma, anzitutto, ascoltatelo. Prendete sul serio ciò che vienedetto/scritto senza lasciarvi trasportare dal fastidio, pur giutificato, che certe frasipossono provocarvi. Ascoltatelo e prendetelo sul serio perché diventi un’opportunitàdi confronto e dialogo.Buona lettura e, se vorrete, buon dialogo.

don Cristiano

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Indignados.. e tucon chi ce l’hai?

Il P.I.O. Forum di questo numero è stato costruito in questo modo:incontro al Santa Chiara e al Faravelli di Stradella e discussione sui gruppi

di Facebook. Ecco il resoconto….

Abbiamo messo davanti ai ragazzi 5 parole… cinque finestre sul mondod’oggi per capire che cosa c’è che non va, che cosa fa arrabbiare i giovanid’oggi, cos’è che gli da fastidio… un semplice e noioso martedì mattina cisiamo confrontati su scuola, politica, Chiesa, mondo giovanile e mondo degliadulti… ed ecco cos’è saltato fuori! In corsivo gli interventi di P.I.O. e in caratterenormale le risposte degli studenti.

Ragazzi oggi vogliamo sapere che cosa vi arrabbiare della scuola… come vi trovate qui?Le cose sono due: il comportamento dei prof. e quello dei compagni!

Una cosa alla volta, cos’è che non va con i prof ?Ci sono le preferenze, alcuni professori non hanno voglia di lavorare, non ti sannotrasmettere la passione per la materia e ci sono delle regole sbagliate, che non hannosenso, come quella che chi fa sala bar e cuoco non può venire a scuola con i piercing(e ci crediamo! Figuratevi se ci servisse a tavola un tamarro col buco al naso come i tori…)

E in classe con i compagni?Non c’è per niente solidarietà, sono tutti pronti ad approfittarsene e c’è tanta falsità!

Ma non vi piace la vostra classe?

Forum AL SANTA CHIARAForum AL SANTA CHIARAForum AL SANTA CHIARAForum AL SANTA CHIARAForum AL SANTA CHIARA

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No, non siamo tutti amici, e gli sfigati ci vanno dimezzo, c’è chi gli ride in faccia e nella sfiga vienepreso pure in giro!

Ma allora ci sono i bulli?Bhè proprio bulli no, però si scherza sul pesante!A me danno fastidio quelli che vengono credendoche sia un gioco, solo per dar fastidio e disturbare!Ci sono poi quelli che si lamentano per tutto, anchese prendono 8 perché volevano un 10…cosadovrei dire io che prendo 6 ed è già tanto… Quia scuola parlano tutti dietro a tutti e se uno fa una

cosa stupida tutti la fanno! A nessuno importa dell’altro…

Intanto vicino al pianoforte c’è un ragazzo che si è seduto e sta leggendo un libro…nonsembra molto interessato…così gli chiediamo se c’è qualcosa che lo fa arrabbiare… Nonmi indigna nulla! Ma ti va bene tutto com’è? Non cambieresti nulla? Secondo meognuno vive la sua vita come meglio crede e nessuno ha il diritto di puntareil dito contro gli altri, dovrebbe guardare i suoi comportamenti e la suavita!(Scatta l’applauso dei ragazzi) Ma qui non si parla di puntare il dito, stiamo solodiscutendo di quello che non ci va bene…ci sarà pure qualcosa che a volte ti fa sclerare…(i ragazzi a questo punto non sanno cosa fare… avevano appena detto il contrario…allora scatta l’applauso anche per noi!) A noi fanno arrabbiare i ragazzi come quelli lì infondo…che si fanno i fatti loro e non li tocca niente…ma come si fa ad essere così! Bellalì! Avete ragione (e comincia un coro contro quelli che disturbavano…in fondo, se iragazzi si gasano per qualcosa riescono a partecipare alla discussione!)

Vabbè dai… passiamo alla POLITICA!La crisi, i politici che non fanno niente… io odio chi promette determinate cose equando è al potere sembra scordarsene! Il problema è che le leggi giuste ci sono…manessuno le fa rispettare…No, il problema è che non c’è politica, perché non c’ècultura, la gente non si informa più, non guarda la tele, non legge i giornali! È vero?Non vi interessa la politica? No, adesso no! Ma quando saremo grandi sì! Tanto adesso cisarà la rivoluzione… Ragazzi ma la rivoluzione la dovete fare voi, non è vero che quando ci sono

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gli scioperi si va a casa a dormire o si va a fare un giro? E allora che senso ha… aspettate che sianogli altri a cambiare le cose che non vanno? …. Bè effettivamente è così…

E sulla CHIESA? Voi andate in chiesa? Solo nelle feste importanti! Io ho smesso dicredere… il “potere” che ci gira intorno non va bene… se uno ha la vocazione di farsiprete deve farlo fino in fondo, dedicare la sua vita ai poveri e agli ultimi, invecesembra che ci sia una casta… Ma l’argomento è un po’ troppo oltre per i giovani, in chiesa nonci vanno, ne sentono solo parlare da fuori… ed allora ecco che ritorna la polemica sul Papa, poveretto,che è l’unico con cui possono prendersela, perché è l’unico uomo di Chiesa di cui si sente parlare, lapovertà poi è una cosa che non li tocca davicino, se gli chiediamo cosa fanno loro percambiare le cose non sanno cosa rispondere…perché non fanno niente, se non in qualcherarissimo caso…

Ultimo sforzo: cosa c’è che non va nel vostromondo, nel mondo dei GIOVANI?Sono depressi! La superficialità, sonotutti egoisti ed egocentrici… eppuremaleducati! Non agisce nessuno conla propria testa. Qualcuno può essere “superiore” ma tanto quando si è in gruppoci si conforma! Il problema è che nessuno ammette di avere tante cose da imparare,specialmente dai vecchi! Sul pullman non si vede mai qualcuno che si alza per dare ilposto a una vecchietta… Io odio la nostra gioventù che è troppo sciocca e irrispettevolenei confronti di tutti, pure su argomenti religiosi! Ci sono delle bambine di 16 anni chesono già delle poco di buono… (come se loro avessero 30 anni…ne avranno 18 al massimo! Econsiderano bambine quelle di 16!). È perché ci sono troppi giovani immaturi e superficiali,che fanno determinate cose per sentirsi grandi!

E dei grandi cosa vogliamo dire…cosa ne pensate degli ADULTI?Ci vuole rispetto perché i giovani hanno da imparare! Sì ma sono odiosi quelli cheviziano i figli e che si intromettono nelle nostre cose sempre… Forse perché noncapiscono le emozioni dei figli, e hanno poca apertura mentale. Pensano sempre disapere cosa succede e credono di essere superiori solo per l’età! La prepotenza nonè segno di intelligenza! Dovrebbero cercare di entrare nei “panni” dei giovani eprovare a capirci…

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Forum AL fARAVELLIForum AL fARAVELLIForum AL fARAVELLIForum AL fARAVELLIForum AL fARAVELLIAl Faravelli gli studenti hanno ragionato sulle stesse parole che sono state presentate alSanta Chiara… Queste sono solo alcune delle riflessioni raccolte, uno spaccato di pen-siero “giovane” che ci mostra cosa frulla nella testa degli studenti… ed ecco cosa nepensano questi ragazzi di:

SCUOLALa scuola deve prestare maggior attenzione alle esigenze dei propri alunni e cercare diporsi come luogo piacevole, deve cercare di andare al passo coi tempi e trattare diargomenti attuali…nella scuola la disciplina è fondamentale, ma a volte manca l’ascoltonei confronto dei giovani… credo che la scuola potrebbe essere migliore se oltre al“farci studiare” avesse come obiettivo quello di formarci umanamente…

POLITICACredo che i politici siano brutte persone, egoiste ed opportuniste…viviamo in unPaese dove non ci sono valori e le persone che sono al potere pensano solo ai lorointeressi…la politica nel nostro paese è stagnante, nei volti ma anche nella mentalitàdella classe dirigente…

GIOVANISiamo spesso egoisti e presuntuosi ma questo è dovuto alla società che ci circondadove tutto ciò che vediamo è corrotto e i veri valori si trovano in poche figure… iocambierei il modo di pensare dei giovani d’oggi che vivono la loro vita buttandola

nell’alcool, nella droga e in giochispericolati… i giovani d’oggi sonopersone ormai vuote e stupide(compresa me), abbiamo solo vo-glia di ricevere e non siamo dispostia dare niente. Non so perché ma ècosì… i giovani devono far sentirela loro voce e il loro pensiero per-ché il futuro è loro!

CHIESANon saprei che dire, ormai non rien-tra più tra le mie priorità, quando

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Forum IN RETEForum IN RETEForum IN RETEForum IN RETEForum IN RETENella copertina del PIO abbiamo messo l'immagine del ragazzo che lancia l'estintore,che è diventato un po' l'icona degli indignati. Vi chiediamo: a voi che cosa suscitaquesta immagine? Che cosa ne pensate?

“Guardando questa foto penso che i problemi non si risolvano con la violenza e gli attivandalici.”

“La violenza è da aborrire, sempre... ma quando gridi e nessuno ti ascolta... ti sentiperso, perciò cerchi un modo che faccia tanto rumore... Non è certo incendiandoqualcosa che si risolvono i problemi... ma non è nemmeno guardando altrove... Que-st'immagine suscita in me tanta tristezza e preoccupazione... Chi ha il potere di risolverei problemi della gente lo faccia!!!”

ero piccola avevo maggior senso di meraviglia per le cose religiose che ora è svanito…Vedo molte, troppe parole e pochi fatti! Dall’esterno vedo che vivono nell’oro e fannopoco… se la Chiesa avesse un approccio diverso attirerebbe maggior attenzione nellacomunità… la chiesa: perché è ricca? Perché il Papa vive nel lusso del Vaticano?... Iocredo, ma non a quello che viene raccontato dalla Chiesa…

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“A me suscita tristezza e penso che uno puo' essere arrabbiato e indignato manon puo' comportarsi fuori dalle regole secondo me non ha avuto una ottimaeducazione e si sente frustato dovrebbe meditare e magari riuscire a parlarecon il Signore tramite le preghiere tramite i vari DON e magari riuscire atrovare un po’ di pace”

“Io non credo che questa immagine rappresenti gli indignati. Si è indignati difronte ad un sopruso, alla mancanza di rispetto per il prossimo e per lanatura, all'assurda indifferenza verso la difesa dei diritti inalienabili di ogniuomo… Ma chi si indigna veramente utilizza quanto di buono c'è in lui eattorno a lui per migliorare le situazioni, non per distruggere. Non vorrei chefossero attribuite valenze positive ad atti decisamente negativi.”

“Ignoranza, non si risolve niente bruciando e distruggendo cose altrui, questi ragazzisono solo in cerca di adrenalina e di guai, probabilmente non hanno niente da fare,oppure hanno qualche problema”.

“Rabbia perchè da una manifestazione giusta contro i rincari e il mal funzionamentodel governo.. dei ragazzi violenti hanno incendiato le macchine di cittadini che fannofatica ad arrivare alla fine del mese e in più hanno fatto in modo che si sia perso di vistale motivazioni delle manifestazioni e facendo risaltare la violenza e l'ignoranza”.

“Io c’ero. Ero inpanicata al massimo. Per la maggior parte del tempo piangevo ahah.Non ti facevano muovere dalla piazza (S. Giovanni) e tenevano ammassati là dentro,sia i manifestanti che i black block, per non far degenerare la situazione. Personalmenteme la sono vista brutta, perchè tra la violenza dei ragazzi e quella della polizia, moltimiei amici sono finiti all'ospedale per niente. Alle 11 di sera ci hanno fatto tornare acasa perchè molti erano riusciti a scappare e molti erano stati arrestati”.

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Bruciano i cantieri della Tav in val di Susa.Bruciano le vie del centro di Atene mentreil parlamento vota l’austerity spietataimposta dall’Europa per restarenell’Euro. Bruciano le strade di Damasco,come sono bruciate quelle di Tunisi e delCairo. Bruciano anche quelle di Pechinoo del Tibet, ma in occidente poco si sa.Qualcosa in più, ma non troppo, sui roghianti Putin nelle strade di Mosca. E’ da un po’ di tempo che brucia qualcosa. Ed è unpo’ di tempo che i giovani sono diventati di nuovo ribelli, brutti e incazzati o indignadoscome si usa dire. L’indignazione, però, è diversa dall’incazzatura. L’indignazione è unmoto dell’anima che non accetta l’ingiustizia, l’incazzatura può essere solo una reazioneistintiva a qualcosa che può pregiudicare i tuoi legittimi interessi (dubbio: camionisti etaxisti sono indignati o incazzati?). Ma i giovani moscoviti, cinesi, nord africani,piemontesi e ateniesi cosa sono? Indignati o solo incazzati? Attenti, credo chegeneralizzare sia pericoloso. E’ già accaduto. Dopo il ‘68, l’anno della ribellionestudentesca globale, arrivò il terrorismo e si cominciò a dire che ogni giovane cheprotestava poteva essere potenzialmente un sovversivo o un eversivo. Ma il dopo e ilprima sono scansioni temporali. Gli effetti parziali o degenerati di un fenomeno nondevono far giudicare l’ipotetica causa. Sarebbe come dire che la crisi del ‘29 in Europaha scatenato il nazismo e quindi che ogni crisi si evolve per forza verso una dittatura.Può essere. Ma può non essere. Così come la stagione degli indignati può evolversiverso l’opzione spacco tutto (ma a quel punto si ritroveranno pochi imbecilli mascheratiche credono di far fuori il sistema bancario bruciando un bancomat) o verso l’opzionefacciamo qualcosa di meglio (pur accettando che qualcuno bruci qualcosa purchè lasmetta prima o poi per non far credere che alla fine non gli importa nulla se nonaccendere la miccia della molotov). Per cui belli persino gli indignados ma che sichiedono davvero contro chi. Ma soprattutto per che cosa!

INDIGNADOS, MA CON CHI???

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Entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vederese lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo. Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata:«Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare delmale, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione,rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua manofu guarita. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.”(Mc 3, 1-6)

Il passo proposto suscita nellasottoscritta sentimenti di coraggio esperanza nei confronti dell’avvenire.Ritengo che la vicenda sia stata narrataper invitare ciascuno di noi a compieredel bene, subendone le conseguenze.Possiamo riconoscere, all’inizio delpasso, un bivio, simbolo caratteristicodella Letteratura, davanti al qualeognuno di noi si sarebbe trovatoinnanzi a due scelte: la strada piùsemplice e scontata, che comeconclusione avrebbe avuto la propria felicità ; contrapposta al vicolo più contorto,ove rendere felice un’altra persona avrebbe comportato il metterci a rischio. Palesemente,è cristallina la maniera in cui l’autore/gli autori (non si può mai sapere: come l’Iliade el’Odissea sono un assemblamento di racconti popolari, scritti da diverse genti, anchela Bibbia può avere la stessa genesi collettiva) tentano di persuadere i lettori/gli ascoltatoria comportarsi in un certo modo: esemplificando. Quale esempio, dopotutto, è megliodi Nostro Signore? Nessuno, se una persona realmente vi crede. Personalmente, credoche sia più importante credere a degli ideali, piuttosto che a una persona chepresumibilmente li racchiuda tutti; ma, senza dubbio, il risultato (orientamento religiosoa parte) dovrebbe risultare il medesimo.

P.S. Credo non fosse necessario sottolineare il fatto che io non sia cristiana, purrispettando la suddetta religione...E’ forse un problema?

Debora

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Di recente ho finito dileggere la biografia di SteveJobs e mi sono reso contodi quante cose non sapessi sudi lui e come fossesuperficiale quello checonoscevo. Da quelmomento continuo apensare a quanto l’apparenzainganni. Ebbene sì, SteveJobs non era proprio quellapersona che oggi definiremmoun bravo ragazzo, diciamoche si adeguava allamaggioranza dei suoi coetanei di quell’epoca. Durante l’adolescenza inizio l’assunzionedi droghe, dapprima i classici spinelli fino ad arrivare all’LSD, un acido che ti inducealle allucinazioni. Secondo i suoi amici queste allucinazioni favorirono la nascita del suo“campo di distorsione della realtà”. Jobs era incredibilmente bravo a convincerti diuna cosa che tu ritenevi impossibile o impraticabile, sia nella vita quotidiana sia nellesue aziende, infatti era talmente fissato sulle sue idee e convinzioni che non potevi farealtro che convincerti che era veramente così. Molto probabilmente al nome SteveJobs associano il titolo di “genio informatico”, non era proprio così. Indubbiamenteera molto esperto ed appassionato sia di informatica che elettronica, ma non era la suamiglior dote, lui era un genio del commercio. Sin da piccolo seguiva le trattative delpadre per i pezzi di ricambio delle auto e poi sulla rivendita delle stesse. Questoinsieme alle conoscenze elettroniche-informatiche del suo amico Steve Wozniak, glipermise di creare la Apple.Steve ha sempre avuto un’attenzione maniacale per i dettagli più insignificanti dal coloredelle viti alla forma dei circuiti stampati dei suoi Macintosh e questo spesso gli causòmolti problemi sia a livello psicologico sia lavorativo. Oltre ad essere il fondatore della“Apple” fu anche il creatore della “Next” e dalla “Pixar”. Tutte queste aziende furono

Steve Jobs: genio e sregolatezza

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portate avanti con la stessa filosofia, ovvero l’ambizione di creare qualcosa dirivoluzionario che possa cambiare il mondo e non per il gusto di arricchirsi, e senzadimenticare il suo “campo di distorsione della realtà” e la maniacale attenzione per idettagli. I segreti del successo delle sue aziende (almeno di due) oltre alla voglia dicreare qualcosa di unico erano la sua convinzione che design e ingegneria dovesseroandare a braccetto. Ogni sua convinzione spesso rendeva assai arduo lavorare con luio anche stringere semplici accordi, questo era dovuto anche alla sua bassa inclinazionea scendere a compromessi.Questo suo modo di essere alcuni lo associano al suo abbandono da parte dei genitorinaturali quando era ancora in fasce, per poi essere adottato da Clara e Paul Jobs, cheha sempre considerati i veri genitori. Questo suo dispiacere non gli impedì di comportarsiallo stesso modo con la sua prima figlia, abbandonandola prima della nascita per poiinstaurare un rapporto con il passare del tempo. Steve Jobs credeva molto nelle sueidee e nei suoi principi, questo lo si capisce anche dal modo con cui decise di curare lasua malattia. Quando gli venne diagnosticato il cancro non era ancora così grave, seavesse deciso di farsi operare subito probabilmente sarebbe guarito, ma prima didecidere per l’operazione si convinse che era sufficiente una dieta con vari metodinaturali. Come citava unsuo spot pubblicitarioApple «Le persone cosìpazze da pensare dicambiare il mondo….sono quelle che locambiano davvero».Forse è proprio così, senon fosse stato per luimagari oggi glismartphone, i lettorimultimediali, i tablet nonavrebbero avuto ilsuccesso che riscuotononell’era del digitale. «Ilmodo migliore diprevedere il futuro èinventarselo» così disse Steve. Allora ragazzi iniziamo a muoverci, a farci notare, a farcapire ai più grandi che possono contare su di noi. Sì, è vero è un periodo difficile, c’ècrisi, lo Stato non ci aiuta, i grandi nemmeno ma non continuiamo a usare questemotivazioni come scuse per non far niente e per stare ad aspettare che qualcosa cambi,perché può anche essere che quando cambi saremo troppo grandi per “spaccare ilmondo”.

Federico Zazzera

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Abbiamo intervistato Marcello Spinetta, giovane di Castelnuovo Scrivia, autore dellibro “Ad occhi chiusi”.Marcello, come è nata l’idea di questo libro?“Sono convinto che certe storie, certe parole, certi

pensieri ce li abbiamo scritti addosso dasempre, oppure sono nascoste tra i capelli,dentro le scarpe, sotto il cuore. Solo che avolte non abbiamo il tempo per metterci acercarle, e bisogna aspettare che vengano dasé, che qualcuno o qualcosa ce le porti tra lemani, un po’ di vento, un po’ di silenzio, unacanzone, uno sguardo. Io stavo camminandoin centro a Milano, non avevo nulla da fare,

come spesso mi capita :) , se non pensare... ed è lì, inquel preciso istante, in uno tra tanti di una vita troppogrande per noi, che la mia storia mi è scivolata sullemani, dal petto sulle dita, e poi nella testa e sulla bocca,nei passi, nei giorni: l’unico modo per farla calmare eradarle voce, scriverla, portarla dall’orlo dei pensieri all’orlo di parole scritte su un foglio,di nascosto, quando nessuno ti vede”.Di cosa parla il tuo libro?“Ho un nonno cieco da parecchi anni. In tutte le volte che sono andato a trovarlo nonho mai avuto il coraggio di chiedergli come fosse vivere senza vederci più: comefosse cambiato il suo rapporto con la vita, con le cose fuori e dentro di lui. Se fossecambiato, per qualche motivo, il suo modo di sentire le voci e di farsele scivolareaddosso, il suo modo di sentire i profumi, i suoni, il mondo attorno che gira, il suomodo di sentire una lacrima scivolare sulle labbra senza poterla vedere, o di sentire unnipote sorridere senza poter intravedere nello suo sguardo la gioia. Tutte le volte chevado a trovarlo lo guardo e provo ad immaginare”.Che cosa immagini?“Provo ad immaginare come possano sognare i suoi occhi spenti. Magari non sonomalati, sono solo pieni di sogni e non hanno tempo per vedere la vita vera. Io vogliocredere che sia così. Non avendo mai avuto il coraggio di chiedergli tutto questo hodeciso di inventarmelo, di immaginarmi il suo mondo e di incollarci sopra il mio,quello di un nipote curioso, innamorato, intimorito da troppe cose, sensibile. E così,

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attorno a questi due personaggi, un nonno e unnipotino (che nel libro è molto più piccolo di me, haunidici anni), è nata la mia storia”.Come la definiresti questa storia?“Una storia che, ci tengo a dirlo, non è completamenteautobiografica e non voglio dire cosa c’è di vero ecosa no. Influenzerei chi legge. E’ una storia fatta diun vecchio e di un bambino, dei loro segreti, delleloro confessioni, dei loro ricordi, dei pezzi di vita chesono pronti a scambiarsi, di regali. E’ una storia fattadi una rosa, una quercia, un’ arancia (lo capireteleggendo)... E’ una storia che ho voluto scrivereperché, a volte, è molto più bello vivere, respirare,ascoltare, sognare ad occhi chiusi. Forse certe cose,

quelle per cui vale la pena vivere, si possono vedere solochiudendo gli occhi”.Quanto tempo hai impiegato a scrivere questastoria?

“Ci ho messo tre mesi in tutto. Ma in realtà ho dedicato 30 giorni veri e propri. Poi,come tutte le cose (sciocchezze), che mi è capitato di scrivere fino ad ora, non l’ho mairiletto, mai nemmeno per correggerlo. Ho lasciato che altri lo leggessero, pochi fidati.

Ancora adesso non vado mai a riprendere le pagine, a scorrere il testo. Nonmi piace. Quello che dovevo dare e prendere da questa storia l’ho fatto nelmomento stesso in cui l’ho scritto. Un giorno magari lo aprirò per vederecosa mi passava per la testa a 20 anni e cosa la vita ha cambiato in me, cosasi è portata via. E cosa invece mi ha lasciato, sul fondo del cuore”.Cosa ti senti di dire ad altri ragazzi che vogliono iniziare a scrivere?“Voglio che altri ragazzi si mettano a scrivere. Perchè è una cosa bellissima.E’ un viaggio. Non importa cosa racconti, come lo racconti o perché.L’importante è che sia vero. A chi non capita di pensare a qualcosa prima diaddormentarsi? Ecco è molto semplice, io ho solamente messo per iscrittotutto quello che mi veniva in mente prima di addormentarmi, o sui treni almattino prima di arrivare a scuola, o mentre aspettavo che passassero i mieiamici a prendermi prima di uscire. Ogni momento d’attesa, ogni silenzionon è mai sprecato”.Hai già in mente qualche altra storia da raccontare?“Sto provando a scrivere qualcos’altro, un romanzo, un po’ folle, piùfantasioso e meno realistico di questo. Una storia strana che mi è passata per

la testa, anche qui, un giorno mentre ero in bici e dovevo solo pensare. Lo finirò entroqualche mese ma non so ancora”.

Ilaria

MARCELLOSPINETTA

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Perche’ Sanremo e’ SanremoAnche quest’anno il Festival della canzone italiana ha suscitato le solite polemiche. Giàparecchie settimane prima dal suo inizio, siamo passati dal compenso di Celentano allefarfalline che alzano lo share del festival, dall’invocazione della chiusura di due giornaliall’esclusione di alcuni artisti, però il festival rimane sempre una delle tradizioni fissedegli italiani, un evento che ricorda la primavera, grazie ai fiori della città ligure.Strano ma vero anche in questa sessantaduesima edizione del festival “mamma Maria”ha messo una buona parola per una delle sue pupille del famoso talent, “Amici”. Pareche in Italia se non partecipi a programmi del genere non sei né un vero musicista nésai cantare. Sorpassiamo le polemiche e facciamo uno sguardo d’insieme sul festival.In questa edizione abbiamo ascoltato molti testi impegnati, a partire dalla canzonevincitrice, “No! Non è l’inferno”, che racconta la storia di un padre che ha dato ilsangue per il suo Paese e non riesce tirare a fine mese; ancora la canzone di SamueleBersani, “il Pallone” è piena di allegorie e doppi sensi: attraverso la vicenda di unpallone si trasmette il tema dell’inquinamento ambientale; alla fine la canzone di PierdavideCarone e l’intramontabile Lucio Dalla, “Nanì”, dove i due cantautori cantano l’amoreper una prostituta, tema già trattato in altri capolavori della musica italiana come “Viadel Campo” dal mitico Faber. I testi delle altre canzoni rimangono su temi mediobassi, come l’amore, i sentimenti, ecc. Arriviamo così alla sezione dei giovani talenti,Sanremo social, chiamato così perché i suoi concorrenti sono stati scelti dal mondodei social network. E come vincitore di questa gara non poteva mancare un ragazzodi sedici anni che ha partecipato, naturalmente, a un altro talent, questa volta siamo in

quello guidato da GerryScotti, “Io canto”.Dopo il salto di qualitàavuto l’anno scorso conRaphael Gualazzi,quest’anno ricadiamonell’omologazione, unragazzino non impostatoche canta come tanticantanti del panoramaitaliano. La serata più

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bella del festival è stata la penultima, dove sul palco dell’Ariston i cantanti in garahanno portato amici di tutto il mondo per un omaggio alla canzone mondiale. Laserata si è aperta con un fantastico David Garrett, uno dei migliori violinisti viventi,che si è esibito con Simona Atzori, ballerina magnifica che ha superato il suo deficitcausato dall’assenza di entrambe le braccia diventando una bravissima ballerina che siesibisce in tutto il mondo. Le performance più belle e acclamate sono state quelle diEugenio Finardi e Noa, la cantante della pace, che insieme hanno eseguito “Torna aSurriento” in una duplice versione, Noa con l’originale in napoletano e Finardi con laversione trascritta in americano da Elvis. Poi l’emozionante presenza del chitarrista deiQueen Brian May insieme a Irene Fornaciari hanno portato una ventata di musicad’altri tempi. Infine un dieci alla bravissima Loredana Bertè, che con le sue esibizioni èriuscita a trasmettere delle vere emozioni, bravissima, il momento più bello e toccanteè stato nella terza serata dove ha cantato “Almeno tu nell’universo” la canzone di suasorella Mia Martini. Tirando le somme di questo festival possiamo dire che tuttosommato il voto non è di certo negativo, come in ogni spettacolo ci sono stati deglialti e dei bassi, l’unica nota negativa che mi viene da fare è che in un festival dellamusica italiana si dovrebbe dare più spazio alla musica e agli artisti in gara invece di farparlare nella prima serata per un’ora intera un cantante non in gara.

Ernesto Ammirata

ciao lucioNon si può non scrivere nulla sullascomparsa di uno dei più grandicantautori del nostro tempo,almeno due righe anche sul nostrogiornalino gli sono dovute. LucioDalla è stato uno dei migliori artistiitaliani, ha saputo concentrare nelsuo stile, nelle sue canzoni, la poesia, il jazz, la musica popolare e tanto altro. Haconsegnato alla musica italiana un grande patrimonio, è stato un anticipatore di alcunistili e alcune melodie, aveva una musicalità che gli usciva da tutti i pori, le parole nonbastavano per esprimere tutto il suo essere, infatti doveva inventarsi parole nuove. Unpersonaggio eclettico che spaziava dal canto al cinema, un uomo buono che sapevaessere umile anche dall’alto della sua bravura. Il primo marzo se ne è andato un artistacompleto, che come ho già scritto nell’articolo su Sanremo, si è dato al pubblicoitaliano nella sua ultima grande apparizione con un giovane cantante che lui ha sostenutocon la canzone Nanì. Grazie Lucio per tutto quello che ci hai trasmesso e per tuttoquello che le tue composizioni daranno ai posteri.

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SPAZIO BACIO PERUGINA

Cari lettori e care lettrici, ho deciso di cambiare un po’ rispetto al passato e quindi daquesto numero del P.I.O. ho deciso di illustrarvi vari piatti tipici delle nostre bellissimeregioni italiane. Iniziamo dall’Emilia Romagna, vicinissima a noi….

PASSATELLI ALLA ROMAGNOLA

Ingredienti per 4 persone

Pangrattato: 150 g;Grana grattugiato: 150 g;Uova: 4;Brodo di carne: 1 litro e ¼;Limone non trattato: 1;Sale e pepe: quanto basta;

In una pentola, porta a ebollizione il brodo. Nel frattempo, metti in una ciotola ilpangrattato, il formaggio grana grattugiato, le uova, la buccia grattugiata del limone eun pizzico di sale e pepe. Mescola con un cucchiaio di legno finché gli ingredientisaranno bene amalgamati; l’impasto dovrà risultare un poco sodo ma abbastanzamorbido. Mettilo sulla spianatoia, stendilo un poco, ricavane tanti cilindretti usandol’apposito attrezzo premuto sull’impasto (in mancanza come me dell’apposito attrezzosi può usare anche lo schiacciapatate, premendo l’impasto direttamente sulla pentola) efalli cadere direttamente nel brodo in ebollizione.Appena verranno a galla, versali nella zuppiera e servili caldi, accompagnandoli, a pia-cere, con formaggio grana grattugiato.

E guardò gli occhi splendenti di luce, e le baciò ledolci labbra. Secondo voi non aveva ragione?

(Anonimo)

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Una riflessione di Cupidrusosull’ AMORE...

Una parola grossa per molti, piccola per altri, manon è che la usiamo così troppo spesso che la stia-mo “svalutando”? “Navigando” in facebook, sitrovano mille commenti…. Mille frasi… amore…. amore… “amore mi manchi” e sono “insie-me” da appena 2 giorni, oppure “amore, quanto èbello starti vicino, poterti guardare negli occhi e per-dermi in essi”… Fino al mese scorso non si pote-vano vedere che neanche si salutavano e ora ecco…. Spunta la parola amore….. miscappa da ridere, scusate cari lettori! Siamo passati da mesi di corteggiamento durantei quali si capiva veramente se era amore o solo un’infatuazione passeggera e dallebellissime lettere d’AMORE che si scrivevano Romeo e Giulietta a un “TI AMO”detto dopo un giorno che ci si è messi “insieme”. Ma dove è finito il romanticismo?La passione nel corteggiare una donna? Le pazzie per conquistarla? Spero che l’Amo-re, si l’Amore con la A maiuscola, quello vero e puro che viene dal cuore, superiquesto momento di “crisi” e faccia risvegliare il sentimento più bello al mondo. L’Amo-re sincero che ricorda un po’ quell’Amore puro dell’infanzia.

Dicono che è vero che quando si nasce sta già tutto scrittodentro ad uno schemadicono che è vero che c'è solo un modo per risolvere unproblemadicono che è vero che ad ogni entusiasmo corrisponde stes-sa quantità di frustrazionedicono che è vero sì ma anche fosse vero non sarebbe giusti-ficazioneper non farlo più, per non farlo più, oranon c'è montagna più alta di quella che non scalerònon c'è scommessa più persa di quella che non giocherò, ora(Jovanotti, Ora)

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di Lorenzo Iula

INDIGNATO DALLA VIOLENZA NEGLI STADI!INDIGNATO DALLA VIOLENZA NEGLI STADI!INDIGNATO DALLA VIOLENZA NEGLI STADI!INDIGNATO DALLA VIOLENZA NEGLI STADI!INDIGNATO DALLA VIOLENZA NEGLI STADI!01.02.2012-Port Said: l’incubo dellaviolenza negli stadi continua.

“Questo non è calcio, è guerra”. Cosìun giocatore dell’ Al Ahly alla tv del suoclub. E ancora: “il più grande disastromai avvenuto nella storia del calcioegiziano” dice il viceministro della salute.Nel secondo numero del nostro

giornalino scrissi di violenza negli stadi ed eccomi di nuovo qui a parlare dello stessoargomento, che non potevo ignorare. In quel numero ho trattato soprattutto la situazionedegli stadi italiani e come potesse essere risolta. Oggi ci troviamo invece davanti aduna situazione che ci lascia indignati. A Port Said, una località egiziana sul canale diSuez, si è consumata l’ennesima tragedia sportiva: 74 morti e un migliaio di feriti circa.Un altro capitolo nero si aggiunge alla storia del calcio, in una terra che, già pocotempo fa, era stata scossa dai tumulti di cui tutti hanno sentito parlare. Questa situazionenon è scaturità solo dalla rivalità tra ultras dell’Al Masry e dell’Al Ahly, ma anche daquestioni politiche e religiose della popolazione. La cosa che lascia più indignati ècome si possa lasciare allo sbando partite considerate “calde” per le tensioni che cisono tra tifosi. Questo sempre perché il numero delle forze dell’ordine era insufficientee le strutture inadeguate. Il solo pensare che 74 persone sono morte per lo più peressere state calpestate dalla folla inferocità, mi lascia senza parole e mi rassegna un po’sul fatto che qualcosa possa cambiare in futuro. E’ proprio vedendo quello che èsuccesso, che le generazioni future, quelle che governeranno i paesi nei prossimi decenni,dovrebbero aver imparato a cosa porta la violenza. Sì, perché parliamoci chiaro, ilcalcio è uno sport nato per divertire, ma talvolta problemi di vita comune come lacrisi, le dittature e quant’ altro possono dare ai violenti un’arma in più da utilizzare nellepiazze e negli stadi. Purtroppo oggi possiamo solo rimanere a guardare, possiamoimpegnarci ad essere i primi a dare l’esempio giusto, in modo che magari per unavolta, coloro che compiono queste ingiustizie possano prendere le decisioni avendodavanti ai loro occhi esempi migliori.

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ANGOLO CALCIO A5

La squadra di mister Pernetta dopo un ottimo esordioin campionato, con 5 vittorie nelle prime 6 partite, hatirato un po’ il freno a mano. Dopo la sosta nataliziasono arrivati solo 9 punti in 10 gare. Ora tocca al mistered ai giocatori dimostrare il loro valore e tornare allosplendido stato di forma pre-natalizio: come si dice “ipanettoni tagliano le gambe”, ma alla fine si devono pursempre smaltire!Rosa 2011/2012: Lorenzo Iula 1, Giovanni Ragni10,Federico Panati 5, Stefano Giorgi 6, Federico Zazzera 4, Angelo Bersani 8, AlbertoPasqualini 22, Andres Solorzano 2, Andrea Robone 12, Egzon Mrishaj 11,Giacomo Fontana 7, Roberto Antoniotti 3, Elia Bariani 9.

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AI SE EU TE COCCA!“Wow wow!Così mi uccidiAh se ti prendoAh, ah se ti prendo

Bellezza bellezzaCosì mi uccidiAh se ti prendoAh, ah se ti prendo

Sabato sera in discoLa gente ha iniziato a ballareEd è passata la ragazza più bellaHo preso coraggio e ho iniziato a parlare”

Ma che cos’è? Ma ragazzi è il tormentone dell’inverno!Ai se eu te pego… non l’avevate riconosciuta? Certo… in portoghese è molto piùpoetica, ma la traduzione è proprio questa. E chissenefrega! È bella lo stesso… sì mache tristezza!Ingredienti per scalare le vette delle classiche: strofa breve ripetuta per almeno 4 volte,in lingua straniera possibilmente così non si capisce; aggiungiamo due o tre mossesemplici per ballarla e il successone è pronto, sarà l’inno dell’estate (o dell’inverno)!!! Le

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ragazzine impazziscono e tutti la voglionosul loro Ipod, è questo il gioco deidiscografici, e noi stiamo al gioco, èirresistibile quando la senti. In un mondoche sembra spento, ci accontentiamo diqueste cose, in fondo cosa c’è di male…nulla… ma sì, tanto siamo tutti così! Peccatoche se continuiamo a fregarcene e adaccontentarci di queste cavolate quando cidecideremo a muovere un dito non nesaremo più in grado… ma adesso va benecosì… Ai se eu te pego, ai ai, se eu te pego!!!

LA CLASSIFICA DEI “NONSENEPUÒPIÙ”!

Oggi mi sento acidella…Al QUINTO POSTO La macarena! “Baila tu cuerpo alegria macarena…”Salendo un meritato QUARTO POSTO va a “In tutti i modi, i tutti i luoghi, intutti i laghi….” IrraggiungibiliEntrando nella TOP 3, il mitico Capitan Uncino del dj Francesco…una roba cosìera meglio non sentirla “Porta in alto la mano, sono il tuo capitano…”Secondo posto vinto dal trionfo di “Siamo una squadra fortissimi…fatta di gentefantastici…”. Ma come si fa a parlare così -_-E al primo posto è lui: Ai se eu te pego! Complimentissimiiii!!!

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Catiuscia, come nasce il Gruppo genitori Oratorio?“Il Gruppo genitori dell'Oratorio è nato perchè si è sentita l'esigenza di un confrontocon altri genitori, per portare a conoscenza le attività dell'oratorio e per coinvolgerepiù genitori possibili a quella che è la vita dell'oratorio”.Come mai questo interesse per il gruppo?“Mi sono interessata a questo gruppo proprio perchè sento il bisogno di confrontarmicon gli altri, sentire le loro esperienze e cercare di migliorare quello che è il "mestiere"di genitore”.Cosa vuol dire per te essere genitori oggi?“Essere genitori vuol dire lavorare fino alle 16 e poi andare a prendere i propri figli ascuola chiedere come è andata la giornata e consolarli per un brutto voto, o per unlitigio con il proprio amico del cuore, essere genitori vuol dire presenza, saper ascolta-re, saper rinunciare a volte saper dire di no”.Tre caratteristiche del perfetto genitore, secondo te.“Un genitore perfetto dovrebbe avere le caratteristiche che ho elencato nella preceden-

te domanda, saperASCOLTARE, i ra-gazzi hanno bisogno diparlare e voglionoqualcuno che li ascoltisenza dare subito deigiudizi, saper trasmet-tere i VALORI essen-ziali come la famiglia,l'amore per il prossi-mo, il rispetto..esseresempre PRESENTI esostenere il proprio fi-glio”.

Adulti alla riscossa... genitori a confrontoInterviste raccolte da Lucia

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Rosita, come nasce il Gruppo genitori alla scuola primaria“De Amicis”?“Il gruppo dei genitori a scuola nasce quando un gruppo dimamme si attiva per ottenere il tempo pieno per i propri bimbi,dato che la riforma Gelmini l'aveva tolto. Dopo un primo suc-

cesso (il provveditore concede due classi a tempo pieno dopo le nostre proteste) ilgruppo continua a riunirsi chiedendosi cosa poter fare di positivo per la scuola erealizza una serie di iniziative (animazione per i bambini, marcia per la scuola pubblica,ristrutturazione aula teatro)”.Come mai il tuo interesse nel parteciparvi?“Personalmente partecipo al gruppo perché credo sia importante non rassegnarsi asituazioni che non condividiamo (in questo caso la scarsa attenzione alla scuola) e dareil proprio contributo alla soluzione di questioni che riguardano la collettività. Inoltre,mi piace proprio incontrare persone, scambiare idee, realizzare iniziative positive e chefacciano crescere un senso di comunità”.Cosa vuol dire per te essere genitori oggi?“Essere genitore per me significa cercare il bene dei propri figli. Farli crescere offren-do loro amore, valori, stimoli positivi. Incoraggiarli nell'autostima, nella ricerca di rela-zioni ricche e nutrienti per la loro mente e il loro cuore. Cercare in tutti i modi direnderli autonomi e capaci di giudizio. Tutto questo, tenendo conto che non saremomai perfetti e che sono felice se riesco ad essere "sufficientemente brava", scusandomiper i miei errori, che non sono pochi. Oggi, più che in passato, ai genitori viene richiestala capacità di mettersi in discussione e aggiornarsi rispetto a una realtà che cambiamolto rapidamente. Penso, ad esempio, all'importanza di Facebook e alla gestione deltempo che i ragazzi vi dedicano. Penso alla globalizzazione e alle sfide che i nostri figlidovranno affrontare e che noi non abbiamo avuto ai nostri tempi”.Tre aggettivi che descrivono il genitore modello.“Tre aggettivi? Appassionato, aperto, con radici ben salde”.

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Indignados.. a tutte le eta’Spesso si dice che sono i giovani quelli che si indignano. Stephane Hessel, invece, hadimostrato che si può indignarsi a qualsiasi età, persino a 93 anni. Chi è Stephan Hessel?Classe 1917, partigiano francese, deportato nel Lager di Buchenwald, dopo la guerrauno degli estensori della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, è l'autore, nel2010, di un piccolo libro dal titolo “Indignatevi” (Add editore, € 5). E' un libro rivoltoai giovani, a cui Hessel augura di trovare un motivo per indignarsi, proprio comeaveva fatto lui 60 anni prima quando aveva aderito alla Resistenza. Infatti, secondo lui,il peggiore di tutti i comportamenti dell'uomo è l'indifferenza. “L'indifferenza - scrive- è il peggiore di tutti gli atteggiamenti, dire: 'Io che ci posso fare, mi arrangio'”.L'indignazione si deve, però, tradurre in un impegno civile, attorno alle grandi sfideche il mondo ci propone. Hessel cita, ad esempio, il grande divario tra i super ricchi ei poverissimi. “Ai giovani dico - scrive ancora - guardatevi attorno […] e troveretesituazioni concrete che vi indurranno ad intraprendere un'azione civile risoluta”. Que-sta azione deve però passare dalla strada della non violenza, perchè la violenza “volta lespalle alla speranza”. Quindi l'idea è quella di un'insurrezione pacifica contro tuttoquello che ci fa indignare. A conclusione di questo suo appello Hessel scrive: “A quellie quelle che faranno il XXI secolo, diciamo con affetto: Creare è resistere. Resistere ècreare”. Ho apprezzato molto questo scritto e ho riflettuto che anche con il PIO noiabbiamo manifestato la nostra indignazione. Ricordo, ad esempio, il tema dell'alcol.Fin dal primo numero del nostro giornale noi abbiamo denunciato l'indifferenza, ilmale che stronca le forze e le speranze di noi giovani. Iniziamo ad indignarci, per le

cose che accadono vicino a noi, nel nostro quar-tiere, nella nostra scuola, nelle nostre città. Edopo l'indignazione, impegniamoci per cambiareseriamente quello che ci fa arrabbiare. ComeHessel, che da un giorno all'altro, è salito sullemontagne a combattere. Come hanno fatto tantiragazzi partigiani delle nostre colline e come hafatto la nostra Luigina, il cui esempio ricordia-mo con affetto. Perchè non bisogna andare lon-tano per cercare “quelli e quelle che faranno ilXXI secolo”. Siamo noi.

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Come è nato il vostro gruppo?Il nostro gruppo, o meglio duo, è natoall’inizio più per esigenza che per scelta.Infatti non riuscendo a trovare elementiper formare un vero e proprio gruppoabbiamo cercato di aver lo stesso soundin due e diciamo che ci siamo riusciti.Ma non dite che siamo un piano-bar oun karaoke che ci offendiamo ahahahah.Chi sono gli elementi del gruppo?Siamo Davide Brega tastierista chitarristae Daniele Andolfi voce.

Quale tipo di musica fate?Noi presentiamo un repertorio rock anni 70-80-90 e di oggi, formato da mix dicanzoni riarrangiate in chiave moderna. Praticamente suoniamo di tutto! Le Basi musicaliche utilizziamo sono registrate in studio con strumenti veri dando così l’effetto dalvivo di ascoltare un vero e proprio gruppo rock appunto quello che volevamoottenere.E poi proiettiamo i video deipezzi che facciamo sincronizzatiperfettamente con noi. Unlavoraccio ma è carino da vedere.Dove vi esibite principal-mente?A dire la verità non abbiamo limitidi luoghi di esibizione. Andiamodai bar dove fanno live music ailocali un pò più grandi alle vereprorprie feste in piazza. Siamoattrezzati per ogni tipo dispettacolo. Per ora giriamo la nostra zona poi chissà....Che progetti avete per il futuro?Ma sicuramente continuare a divertirci divertendo gli altri e magari allargare un pò ilgiro dei locali. Bé poi se tra qualche mese sentite parlare degli SPEAKERS questo èun nostro progetto molto importante di cover band che stiamo formando. Per ora èancora tutto in sala prove, ma stiamo arrivando. Questa però è un’altra storia... :)

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Uganda: la speranza di vita allanascita è di 44 anni circa; Italia: lasperanza di vita ha raggiunto 78 anniper gli uomini e 83 per le donne.Solo per la fortuna di essere nato inItalia, oggi un bimbo hal’opportunità di vivere il doppiodegli anni, studiare in scuole di qualitàed accedere all’educazionesecondaria, nutrirsi con maggiorequantità e varietà di cibo, accederea vaccinazioni, ospedali e strutture sanitarie moltissime volte più di quanto potrà fareuna bimba nata in Uganda. Perché? Perché in Giappone la speranza di vita è di 48 annipiù lunga che in Sierra Leone? Perché ogni anno muoiono 11 milioni di bambini al disotto dei 5 anni e quasi tutti nascono nei paesi a scarso sviluppo? Perché in Inghilterraun manovale vive in media 7 anni in meno rispetto a un professionista? Perché in Italiale persone con livello di istruzione superiore hanno una probabilità doppia di ricevereun trapianto di rene rispetto a quelle con livello di istruzione inferiore? E’ davverodifficile dare una risposta o anche solo confrontarsi con questi perché…Forse non c’èun colpevole da additare, cosa che renderebbe tutto più facile; forse la vera domandaè perché siamo arrivati a ritenere tutto questo normale, quasi un “fatto naturale” che èda sognatori voler cambiare; perché ci siamo abituati a “tirare diritto”? Tutti noi siamostati educati a pensare che gli uomini sono tutti uguali; lo sappiamo bene, ma nelmomento stesso in cui lo impariamo, scopriamo anche che il mondo che ci siamocostruiti poggia su diseguaglianze nel livello culturale, nella disponibilità finanziaria,nella qualità dell’alimentazione, nella possibilità di essere curato… Ridurre lediseguaglianzie sociali in salute, e quindi venire incontro ai bisogni fondamentalidell’uomo, è una questione di giustizia sociale. Diseguaglianze non necessarie ed evitabilicome queste sono da considerare ingiuste: piuttosto che di diseguaglianze è allora più

INDIGNADOS... INsalute!!

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adatto parlare di iniquità in salute. Essere“indignados” deve quindi voler direinnanzitutto avere gli occhi aperti,rendersi conto che la società che ci èproposta si basa e vive di diseguaglianze,anche nell’ambito della salute. Per essere“indignados” però questo non èsufficiente: occorre anche aiutare gli altri,la collettività ad avere gli occhi aperti, atrovare ciò che non va e a chiedereincessantemente alle istituzioni che sia l’uomo e non il profitto a ritornare al centrodella società.

Alessandra e Claudio

Rabbia, tristezza, sconforto, solitudine, insoddisfazione e allora... urliamo!Quello che mi ha sempre colpito nel guardare e nel meditare questo quadro famosissimo

è il paradossale silenzio che lo avvolge. Oggi nonvoglio scrivere di artisti, non voglio descriverequalcuno o qualcosa, lasciamo spazio al silenzio.Ma qui c’è un uomo che urla... sì ma se fate silenzionon sentirete il suo grido, rimane intrappolatodallo strato di pittura che gli ha dato vita. Eppuresta urlando! Strano affare l’arte, ma di unaprofondità inaudita: come quando non ci piace unacosa ma ce la facciamo andare bene, come chi nonè d’accordo ma sta zitto, come qualcuno chevorrebbe cambiare tutto ma non alza un dito... forsesiamo un po’ tutti indignados, solo che non ci vàdi dare spiegazioni, perchè in fondo possiamovivere anche nella mediocrità... o forse no!

Urlando con il cielo

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MEETING GIOVANI - CHIAVENNAVi raccontiamo la nostra avventura

TORNO SUBITO...Durante la pausa natalizia, un gruppo diragazzi dell’oratorio, assieme a donCristiano, è andato in trasferta sui montidella Val Chiavenna per un’occasionespeciale: il MeetinGiovani.

Dal 27 al 30 dicembre 2011, presso ilcentro giovanile Tremenda XXL diSomaggia (SO), si è svolto ilMeetinGiovani, tre giorni di incontro econfronto tra giovani provenienti da diversezone d’Italia per discutere insieme su un tema comune. Oltre ai ragazzi di Stradella edella Val Chiavenna erano presenti i gruppi di S.Benedetto del Tronto (AP), Montelparo(FM), Capranica (VT), e Menaggio (CO).

Il meeting 2011 era incentrato su un argomento di grande interesse: il futuro. Peravviare la discussione i ragazzi del MO.G. (Movimento Giovanile) di Tremenda hannocomposto un acrostico sulla parola futuro, ricavando otto parole chiave su cui il futuroruota, e ci hanno presentato una riflessione su ciascuna di queste: F come felicità, Ucome uguaglianza ma anche umorismo, umiltà, umanità, T come tenacia, R comerispetto e O come ospitalità. In seguito il dibattito è proseguito nei lavori di gruppo.

I giorni trascorsi a Tremenda sono stati pieni di sorprese fin dall’inizio. Alla presentazionedel meeting è nata Tremenda TV, un ulteriore modo di comunicare la voglia chehanno i giovani di vivere, sognare, impegnarsi, cambiare, e che troppo spesso resta insecondo piano. I mass media, infatti, evidenziano solo gli aspetti negativi del mondogiovanile, mentre Tremenda TV vuole essere un mezzo per mostrarne le potenzialità,a partire dalle attività del meeting che sono state filmate e trasmesse in diretta. Anchela puntata speciale della nostra Radio GioStra in diretta dal meeting è andata in ondacontemporaneamente via radio e web-tv. Le riprese del meeting e di tutte le altreiniziative sono disponibili sul sito www.tremendaxxl.org al link Tremenda TV.

Altra grande novità è stata la proiezione del film “Luna blu” nato da un’idea di donGigi e prodotto e interpretato dai ragazzi del MO.G.

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Significativo è stato l’intervento di don Mazzi che ci ha ricordato che facciamo partedi una minoranza, quella minoranza che crede in qualcosa di diverso dal resto dellasocietà, che ha fede, una fede che deve cambiare ciascuno di noi affinché il mondopossa cambiare. È necessario un grande impegno perché questo accada, occorronodialogo, intelligenza (“la rivoluzione non si fa con la potenza ma con l’intelligenza”),capacità di sognare, e anche un pizzico di follia.

I lavori del meeting hanno prodotto un libretto intitolato “Scrivo a te futuro perdirti…” composto dai pensieri dedicati al futuro che ciascuno dei partecipanti hascritto durante la messa finale. Inoltre, è in progetto la creazione di una rete tra i diversigruppi per mantenere i contatti e portare avanti lo stesso sogno insieme: la volontà divalorizzare la minoranza e concretizzare quanto è emerso durante il meeting.Pur non essendo un’assoluta novità – è stato il quarto anno di partecipazione al meeting– l’esperienza a Tremenda è stata una preziosa occasione di dialogo e di confronto.Siamo stati piacevolmente colpiti nel vedere che nonostante le differenze d’età (eranopresenti ragazzi dai 14 ai 28 anni), nonostante le diverse realtà che viviamo, siamo unitidalle stesse idee.

Per quanto riguarda il nostro gruppo, abbiamo avuto tempo per conoscerci meglio eper discutere sia delle attività dell’oratorio, sia dei rapporti che intercorrono tra tutticoloro che lo frequentano. Sono emersi lati positivi e negativi, ma anche la voglia dilavorare insieme per risolvere le criticità, per migliorare sia noi stessi che l’oratorio.Ogni nostra iniziativa (PIO, Radio GioStra e in generale tutta l’attività dell’oratorio) èvolta a dimostrare che esiste un mondo giovane che sa pensare, che sogna un mondomigliore e accetta di fare fatica per realizzarlo, ed è aperta a tutti coloro che scelgonodi accettare questa sfida.

Crediamo che ogni ragazzo eragazza che ha partecipato almeeting sia tornato a casa conqualcosa in più nella valigia…quella dei sogni, intendiamoci!Ogni discorso, ogni pensiero,ogni preghiera, sono stati d’aiutoper poter capir meglio noi stessie per poter fare dei seri progettiper il domani, quello “giovane”,e ripartire pieni di voglia di fare,anzi… una tremenda voglia divivere! Valeria e Federico

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N E L P R O S S I M ON E L P R O S S I M ON E L P R O S S I M ON E L P R O S S I M ON E L P R O S S I M O

L’oratorio San Giovanni Bosco di Stradella ringrazia di cuore quantici sostengono attraverso offerte, interesse, preghiere e aiuto.

Don Cristiano e i ragazzi dell’oratorio

Per commenti, suggerimenti e consigliemail: [email protected]

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