PROVITALY NEWS anno 5 num 5

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PROVITALY NEWS IL NOTIZIARIO DELLA PROVINCIA D’ITALIA Anno 5—Numero 5 Maggio- Giugno 2009 “La mia fragilità è grande, però il tuo potere è infinito; concedimene solo un pezzettino perché da oggi in avanti io già sia tutta del tuo Sacro Cuore e di quello della tua Immacolata Madre” (Santa Raffaella - Appunti Spirituali- Esercizi Spirituali 1908)

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Periodico in lingua italiana pubblicato dalla Provincia d'Italia della Congregazione Religiosa delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù.

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   PROVITALY  NEWS   IL NOTIZIARIO DELLA PROVINCIA D’ITALIA

Anno 5—Numero 5 Maggio- Giugno 2009

“La mia fragilità è grande, però il tuo potere è infinito; concedimene solo un

pezzettino perché da oggi in avanti io già sia tutta del tuo Sacro Cuore

e di quello della tua Immacolata Madre”

(Santa Raffaella - Appunti Spirituali- Esercizi Spirituali 1908)

Anno 5 Numero 5 Provitaly News

Editoriale Attualità Attualità di una devozione: la pedagogia del cuore

di Grazia Cioffi

Con l’arrivo del mese di giugno, mese dedi-cato al Sacro Cuore di Gesù, la mia attenzione si è più volte soffermata a considerare il significato di una devozione, quella appunto al Cuore di Gesù, che oggi appare del tutto superata se non addirittura sconosciuta. Se ci si sofferma ad alcune manifestazioni esterne, in cui questa devozione si è tradotta, si può comprendere come mai la nostra sensibilità, di uomini dell’era post-moderna, inseriti in una società supertecnologica, possa reagire con l’incomprensione o il fastidio. Tuttavia se si è capaci di andare al di là delle apparenze, alla ricerca del messaggio profondo che essa veicola, ne scopriamo non solo la sua attualità ma anche la sua estrema utilità. La nostra, infatti, sta diventando una società “senza cuore” dove sempre più l’altro, sia esso il vicino di casa, il parente stretto o l’immigrato, ci appare un nemico; una società dove le mille proposte e offerte di progetti o beni materiali o le mille voci e opinioni, pronunciate su tutto e su tutti, ci bombardano continuamente, ci disperdono, ci disorientano, ci confondono; una società dove, mancando il rispetto per l’altro, in definitiva viene a mancare il rispetto per se stessi. Così la speranza vien meno, la sfiducia penetra negli ambiti più reconditi del nostro essere, il malcontento e la lamen-tela diventano un’atmosfera generalizzata, mentre la con-fusione domina imperante. Cosa fare per uscire da questa situazione? Basterebbe ricorrere a quella che definirei la “pedagogia del cuore”, una “scienza umana” fondata sull’amore vero, quello fatto di sacrificio e intessuto di gesti concreti, che non ha nulla a che fare con l’egoismo e che si può apprendere contem-plando l’amore con il quale Gesù ci ha amato e co-stantemente ci ama, un amore simbolizzato appunto nella immagine del Sacro Cuore di Gesù. Appresa questa scienza, riusciremmo a ritrovare la dimensione più profonda della nostra esistenza, sapremmo distinguere il superficiale dall’essenziale, sco-priremmo nell’altro una persona che mi assomiglia e ha sempre qualcosa da darmi, soprattutto passeremmo dalla confusione alla comunione e dalla dispersione all’unifi-cazione. Perché non provare allora? Il Maestro è sempre lì pronto a mostrarci il Suo Cuore pieno di Amore e desidero-so di insegnarci, in maniera gratuita, questa scienza da cui scaturiscono un fiume inesauribile di tesori infiniti e pienezza di vita.

Indice Pag. Editoriale - Grazia Cioffi ……………………………………2 La Famiglia ACJ- Giorgia Laudani …………………………..3 IL nostro cammino incontro a Gesù sulle orme di san Paolo - Carolina Costamante …………….………………….6 3 maggio: G.M. V.- Elena Bove………………………………8 Maggio a Cassano - Annamaria Gambino………………….9 Raduno ex-alunne in Curia………………………………….10 18 maggio a Cariati - Tiziana Petripaoli………………… …11 Il cammino annuale delle adoratrici in Rossano Tiziana Petripaoli………………12 18 maggio al Tiburtino………………………………………. 13 La vita come offerta – Antonella Masci……………………..14 Briciole di storia - Da “Ora et labora” traduzione di sr. Gabriella Giacopelli…………………………………………….. 15 Abbeveriamoci al nostro pozzo dalle lettere di Santa Rafaella- traduzione di sr. Gabriella Giacopelli……………….15 Finestra sul mondo delle Ancelle “ Noviziato in USA”- Jessica Kerner - da Cuadernos aci……16 traduzione di sr. Gabriella Giacopelli Maria raggiunge in fretta AIN KARIN- Francesco Galvano.17 Le finestre del Paradiso……………………………………….18 La voce della Chiesa -Finisce l’anno paolino e comincia l’anno sacerdotale………………………………………………..19 Che cos’è per te adorare?…………………………………… 20 Recensioni- di Giuditta Federici……………………………….21 Ridere è terapeutico di Lorenzo Daniele……………………22

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Periodico bimestrale delle “Ancelle” d’Italia

Roma - XX Settembre / 20-25 aprile 2009

“La Famiglia ACI, dono dello Spirito”

I membri della Commissione Preparatoria con La Madre Generale e le Assistenti Generali

Programma delle giornate Martedì 21: “Approfondendo il Carisma nella Vocazione laicale” Mercoledì 22: “Rafforzando la nostra appartenenza alla Famiglia ACI” Giovedì 23: “Camminando dietro i passi di Santa Raffaella Maria a Roma… camminare dove ella camminò. Contemplare ciò che ella contempló…” Venerdì 24: “Cercando piste di organizazione” Sabato 25: “Facendo sintesi del lavoro assembleare. Conclusioni”

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La Famiglia ACJ tra eredità e impegnoGiorgia Laudani_________________Palermo Si è conclusa da appena ventiquattro ore la prima Assemblea internazionale della Famiglia ACJ che ha riunito rappresentanti delle realtà laiche che collaborano con l’Istituto delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù e che sono presenti nei 22 Paesi del mondo nei quali le religiose vivono la loro missione. L’incontro si è svolto a Roma, dal 20 al 25 aprile, presso la casa di spiritualità dell’Istituto in via XX settembre; questo luogo dell’incontro è stato scelto per l’incontro anche per il particolare rilievo storico e affettivo della casa in quanto qui Santa Raffaella Maria, fondatrice dell’Istituto nel 1877, ha trascorso gli ultimi trent’anni della sua vita in quello che sappiamo essere stato un martirio bianco vissuto nella più totale umiltà e fiducia in “Colui che tutto sa”. In questi corridoi Raffaella ha vissuto ancora più intensamente la sua santità; la sua fu una vocazione intessuta nell’adorazione alla Eucaristia che l’ha chiamata ad un apostolato incessante che però la Santa fu costretta a vivere, per molti anni, nell’inattività più totale; da fondatrice illuminata ad ultima ancella dell’Istituto nelle azioni più inutili (forse in questo caso è più appropriato usare il termine schiava così come in effetti si chiamano le Corazón de Jesús). Qui, ancora, è conservato ed esposto il corpo della Santa che è meta di visite quotidiane di uomini e donne provenienti da tutto il mondo. È questa universalità la chiave della Assemblea: permettere ai laici che scelgono di vivere il carisma di Santa Raffaella, di conoscere altri innumerevoli modi in cui questo dono viene ereditato e vissuto in ogni continente, nelle diverse culture che lo abitano. La Famiglia ACJ in questo incontro si è guardata allo specchio e si è riconosciuta un corpo con tante membra spesso diverse tra loro. Questo corpo unisce gruppi di forma-zione spirituale profonda, e associazioni di volontariato di cui fanno parte anche non cristiani; spesso è stato difficile tenere tutto insieme ma ogni membro è stato spinto dalla stessa Raffaella a rimanere “tutti uniti in

tutto come le dita di una mano” ed è così che in questi giorni di intenso lavoro, incentrato sul dialogo fraterno, ci si è riconosciuti tutti in questa famiglia delle diversità pur continuando a sentire un’identità comune e molto forte che certamente in questo tempo è stato possibile definire in modo preciso e concreto. Non si è trattato di riconoscersi in una stessa specie ma di sentirsi parte di una famiglia con l’impegno che questo comporta. L’incontro di Roma mostra un aspetto importante della realtà mondiale, dove si nota una netta differenza tra il sentire dei Paesi giovani come quelli dell’Africa, dell’Asia o dell’ America latina e la stanchezza dei Paesi occidentali, in particolare dell’Europa; questa che per tanti secoli è stata protagonista come una sorella maggiore che apre la strada per i fratelli più piccoli, ora si trova in una situazione di stallo e fatica. I laici qui, ancor più che in altri luoghi, hanno bisogno di tornare alle radici della propria fede, ogni uomo deve riscoprire il senso della propria vocazione e il posto che occupa nella costruzione del Regno perché “quello che è mio nessun altro lo farà”. Oggi più che mai, la penuria di vocazioni religiose ci fa capire che lavorare per il Signore non è più (se mai lo sia stato) una “questione da preti” ma è affare di tutti, è un impegno che compromette tutti gli uomini e le donne che vivendo nel mondo possono portare il fermento e la luce in quei luoghi dove un religioso non può arrivare: al lavoro, in famiglia, nella cerchia di amici. Come laici si è chiamati ad essere sale nel quotidiano, lì dove batte il cuore del mondo e accettare la chiamata ad essere santi dove ci si trova; in particolare il laico ACJ si impegna ad essere riparatore di quello strappo nel cuore di tanti uomini che li fa sentire lontani da Dio, si impegna ad andare alla ricerca dell’umanità crocifissa che geme nel cuore di ognuno e a rispondere ad essa con l’Amore: “Amare, sempre più amare e chiedere incessantemente questo amore”, diceva Santa Raffaella A conclusione dell’Assemblea è evidente l’impegno che la Famiglia ACJ ha rinnovato per essere una realtà ancora più concreta e pietra

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viva di quella costruzione che è la Chiesa e per questo a vivere sempre più intensamente quello che Santa Raffaella stessa invita a fare: “lavorare quanto è possibile per Lui che tutto merita, senza consolazioni, senza dolcezze, senza nulla di allettante, solo per l’onore di servire un Signore così immensamente degno di essere servito”. Immagini della Messa e Festa conclusive

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DAI NOSTRI CORRISPONDENTI Carolina Costamante___________________________________________Palermo Il pellegrinaggio svoltosi a Roma dal 27 al 29 marzo penserebbero, di poter espiare i propri peccati e così guadagnare un pezzo di paradiso. No. Per me ha significato anche tanto altro. È stato un inizio, una possibilità, un incoraggiamento che mi veniva dato per poter conoscere da vicino quello che io ritengo ancora un mistero e un miracolo..la morte e la resurrezione di Cristo. Questo non vuol dire comunque che io non creda in ciò che è avvenuto tanto tempo fa! È solo servito piuttosto ad approfondire e capire quello che magari c’era in me di sbagliato nel rapporto con Dio..ho capito che nei momenti difficili quando ci viene da dire: Signore perché mi hai lasciato solo in mezzo al mare in balìa delle onde? È solo perché viene meno la nostra fede in lui e quindi tendiamo ad allontanarci, ma non è lui che ci respinge o che non ci solleva da terra quando cadiamo! Non ci abbandona mai, anche se lo calpestiamo, lo umiliamo, lo deridiamo. È sempre pronto a tenderci una mano, a sollevarci dal fango, a tenerci stretti in un abbraccio come solo un padre sa fare. Perché, allora, io sono così restia a portare il peso delle piccole croci quotidiane?Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? ( Rm 8,35-39). Partire per me, così all’improvviso, senza sapere né per dove né con chi, è stato sì un atto di coraggio, ma anche un segno di rispetto non verso Dio, ma verso di me. Mi viene infatti in mente la prima preghiera introduttiva che abbiamo fatto quando ci siamo incontrati con i ragazzi: e poi non importa il “come”, il “dove”, il “se”..credo fermamente che il Signore abbia voluto segnare il mio cammino, abbia predisposto tutto in modo da fare che ogni mio dubbio si sciogliesse come neve al sole, ogni mia resistenza abbattuta, ogni mia tentazione di allontanarmi da un Dio che molti ritengono esigente e severo, cadesse. Il Signore infatti desidera che lo conosciamo, che lo amiamo ma, soprattutto che capiamo che quello che fa non è per volerci vedere soffrire o cadere stremati dalle avversità a terra, ma è per fare in modo di renderci più forti, più malleabili a essere da Lui forgiati e prendere forma come la terracotta. Mi ha molto colpito il fatto che i libretti che le suore ci hanno gentilmente dato a Roma, rispecchiassero la mia anima. In essi c’erano i miei dubbi, le mie angosce, le mie colpe e i miei rimorsi di coscienza..tutto si è risolto con le amabili parole di Gesù che dice: “non ti

preoccupare..ti amo così come sei”. Sembra che mi conosca da sempre, che possa accettare i miei limiti, le mie difficoltà a capire, la mia umanità..non l’avrei mai pensato e sopratutto non l’avrei mai saputo se non fossi andata a Roma!! È bellissima poi la frase che pronuncia Francesco Saverio: “Penso che la vita di ognuno crescerà meravigliosamente bella se sarà un cristiano formato da milioni di istanti vissuti con amore”. A volte in effetti ci accontentiamo di fare quel minimo per poterci ritenere dei buoni cristiani, ma in fondo sentiamo che no basta dare qualche monetina per sentirci dire “grazie, Dio la benedica” o per calmare la nostra coscienza; dovremo essere noi a dire grazie al povero, perché lui è più vicino a Dio di me, perché è lui il primo a essere pronto a lasciare tutto per andare ad aiutare un suo fratello e condivide volentieri quello che ha con gli altri, accontentandosi sempre di poco. Io cerco di prendere esempio, ma è così difficile!! Non siamo mai contenti, non ci basta mai quello che abbiamo e, ci sembra sempre di avere meno degli altri. Forse perché ci manca la cosa più importante..la certezza dell’amore di Dio! Mi chiedo, allora, Signore: “Sono io, quel tale che tu guardi con intensità di amore?” Ogni giorno mi trovo davanti a questo dramma: alla possibilità di rifiutare l’amore. Se talvolta mi trovo stanco e solo, non è forse perché non ti so dare quanto tu mi chiedi? Se talvolta sono triste, non è forse perché tu non sei il tutto per me? Tu ogni giorno mi vieni incontro per fissarmi negli occhi, per darmi un’altra possibilità..donami la certezza di credere che la tua mano mi sorreggerà sempre e che mi guiderà verso te. Infatti ho avuto modo di poter ammirare con i miei occhi episodi accaduti realmente attraverso dipinti che siamo andati a vedere; sembrano lontani anni luce, disegni che trascendono la realtà e sembrano quasi inventati ( la conversione di San Paolo e il Martirio di San Pietro); mi sono chiesta in quel momento: ma tutto ciò è veramente successo o è solo una favola? Le grandi opere del Caravaggio a Santa Maria del Popolo sono straordinarie ed emanano quella luce e quella vitalità come se la scena o il “fatto compiuto” si stesse svolgendo in quel momento..non è facile avere fiducia e credere! Io nella mia vita mi sono quasi sempre sentita una “San Tommaso”: “se non vedo non credo”; purtroppo però non è quello che Dio vuole da noi! Quando siamo andati nel Carcere Mamertino mi sono sentita quasi soffocata, prigioniera; era come se avvertisse ancora il dolore dei suoi prigionieri e che quelle pareti potevano emanare ancora. Si sentivano forse come me..aspettavano qualcuno che li liberasse e li conducesse verso la libertà e la verità. Esaminando le pareti cercavo di immedesimarmi in San Paolo e Pietro. Non hanno mai smesso di credere, nemmeno davanti alla morte; aspettavano e speravano in

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Cristo. Ho visto dove San Pietro cadendo e sbattendo la testa, ha lasciato l’orma e dove insieme a Paolo avrebbero fatto scaturire l’acqua. Si dice che abbiano fatto convertire i loro carcerieri. A me sembra una cosa incredibile! A San Paolo alle tre fontane abbiamo ammirato invece una bellissima chiesetta, dove ci sono appunto le tre edicole che ricordano queste fontane che si dice, fossero scaturite ad ogni balzo che la testa di San Paolo faceva quando gli fu tagliata. L’ambiente era silenzioso e tutto portava alla preghiera, se non fosse stato per alcuni turisti maleducati che facevano chiasso. La basilica di San Paolo infine fu una grande sorpresa. Era enorme e decorata magnificamente, quasi a voler proprio manifestare la potenza e la regalità di Dio. Mi ha impressionato il vasto numero dei Papi nei cornicioni

e i mosaici che sono la mia passione. Era l’atmosfera giusta per poter entrare in contatto con Dio e per poter riflettere sulla mia vita. Cosa potevo desiderare di meglio in quel momento? La presenza divina aleggiava nell’aria e la mia mente in quel momento vagava: Chissà cosa sarebbe stato se Gesù non fosse venuto sulla Terra e non fosse diventato uno di noi? Come sarebbe stata la storia? Cosa ne sarebbe, oggi, della nostra vita? Sono domande per le quali non ho ancora una risposta certa, ma so solo che senza di Lui la vita sarebbe vuota e anche inutile, senza senso, senza una meta da raggiungere e senza la certezza che Qualcuno, nella sua infinita grandezza, abbia pensato a me piccolo essere umano in questo infinito universo.

“LA CONVERSIONE DI SAN PAOLO” DEL CARAVAGGIO

Il Carcere Mamertino, dove Pietro e Paolo, imprigionati, riuscirono a convertire e battezzare i custodi delle carceri Processo e Martiniano, martiri a loro volta

La leggenda vuole che san Pietro, scendendo nel Tullianum, cadde battendo il capo contro la parete lasciando in tal modo la propria impronta nella pietra (dal 1720 protetta da una grata).

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DAI NOSTRI CORRISPONDENTIELENA BOVE_____________________ROMA

3 MAGGIO: GIORNATA MONDIALE DELLE VOCAZIONI Alcune di noi hanno avuto la grande gioia di poter assistere all’Ordinazione sacerdotale di 19 seminaristi nella basilica di San Pietro, dalle mani del nostro amatissimo papa Benedetto XVI. Due seminaristi li conoscevamo bene: uno è Andrea Cola, giovane della nostra Parrocchia di Santa Bernadetta. La nostra Comunità aveva avuto degli inviti di partecipazione. Anche sr. Caterina Longo, legata d’amicizia ad Andrea, dagli anni in cui lei risiedeva qui al Tiburtino, ha ricevuto due inviti e così, trovandosi già a Roma per il Corso sull’Economia, è rimasta un giorno in più per potervi partecipare e insieme alla Provinciale vi si sono recate. L’altro giovane ordinato è Simone Carosi della parrocchia di Sant’Igino, da noi pure conosciuto perché,anni fa, partecipava spesso alle adorazioni mensili nella nostra cappella. Personalmente, io avevo avuto la gioia di incontrare Simone quando preparavo i bambini per la Prima Comunione nella Parrocchia di Sant’Igino e spesso ci trovavamo insieme ad animare le celebrazioni; altre volte era da me sollecitato a venire ad animare con la sua chitarra le nostre adorazioni. Ed ora ecco poter assistere alla loro ordinazione sacerdotale. Che grazia! Uscendo dalla Basilica, alla fine della celebra-zione, abbiamo avuto la gioia di abbracciarli tutte e due: Andrea e Simone. Di sera, nella parrocchia di santa Bernadetta molte di noi hanno partecipato

alla Prima Messa di Andrea Cola. Una Messa solenne, commovente, gremita di gente come una Messa pasquale! La predica del Parroco, Don Donato, è stata davvero toccante! Parole appassionate, di fede, di entusiasmo, di gratitudine a Dio per le meraviglie che continuamente compie in mezzi ai suoi, a quanti confidano in lui e scommettono tutta la loro vita sulla sua Parola. Ha ripetuto spesso: “ Essere prete è bello! ” Alla fine, prima dei riti di conclusione, don Andrea ha preso la parola e con molta commozione ha voluto ringraziare tutti coloro che l’avevano accompagnato nel suo cammino di crescita spirituale: i vari sacerdoti che si erano susseguiti, a partire dal primo, don Carlo, fino all’ultimo, don Donato; i catechisti, gli amici, le suore. Ma L’ultimo “grazie” è andato ad Antonella Franchina, perché di lei il Signore si è servito per fargli fare una svolta importante nella sua vita. A lei ha voluto donare un quadretto rappresentante la Madonna della Fiducia, la Madonna del Seminario Diocesano di Roma, chiedendo espli-citamente che venisse appeso nell’anti-sacrestia, in quel posto dove Antonella lo chiamò e lo invitò ad unirsi alla schiera dei chierichetti. Lui, contento rispose di sì e da quel primo sì quanti altri fino ad arrivare all’ultimo per essere sacerdote di Cristo. Auguri, auguri carissimi ad Andrea e Simone.

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DAI NOSTRI CORRISPONDENTIAnnamaria Gambino________________________________________Cassano Murge

MAGGIO A CASSANO Il clima straordinariamente caldo, ha fatto fiorire in anticipo rose, gerani e ginestre: una fantasmagoria di colori che fa più bella l’Oasi e che “ripara” la visione di arbusti bruciati, ricordo di quell’indimenticabile 15 agosto dello scorso anno. Un mese di attività senza sosta: dal Capitolo Provinciale elettivo dei PP. Cappuccini ( 79 persone) ai numerosi gruppi di comunicandi e cresimandi, a giornate di ritiro parrocchiale ecc… Ma questo non ci ha impedito di celebrare solennemente Santa Raffaella: il venerdì precedente alla festa, ho guidato in parrocchia un’adorazione “impregnata” della Santa e il sabato, rimanendo le Signore dell’ ”Ordo Viduarum”, con il Serra Club, ho presentato brevemente la sua vita, fermandomi poi ad alcuni pensieri della Madre, particolarmente adatti a chi vive una vita familiare e sociale intensa: ne è venuta fuori una condivisione stupenda che ha fatto bene a tutti e che si è conclusa con un lungo applauso. Il 18 poi, il nostro Parroco ha avuto la delicatezza di chiudere la Chiesa, invitando tutti a partecipare alla solenne concelebrazione all’Oasi. È stato bellissimo! Il tutto poi, si è concluso con un’allegra cenetta per tutti i presenti che hanno “spazzolato”, in un batter d’occhio, quanto avevamo preparato.. Con noi è stata anche Chiara, una mia nipotina che ho preparato per la Cresima amministratale dal nostro Mons. Colucci, dato che lei vive in Francia e si sposerà a Palermo il prossimo 6 giugno.

Con tutto il personale dell’Oasi, poi, e con alcuni amici siamo state in pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo: una giornata intensa e “indimenticabile”, come dice la nostra decana sr. Maria Piscitello che, per amore di S. Pio, non ha avuto problemi e ha camminato per interi chilometri. Il 22 è arrivato il Gen Rosso per uno spettacolo inserito nei programmi della Pastorale Giovanile Diocesana. È la seconda volta che questo gruppo musicale veramente unico, viene all’Oasi; un clima di famiglia, ricco di amicizia e fraternità ha reso più bella la loro presenza tra noi. Nell’accomiatarsi dicevano: « Arrivederci alla prossima volta! Grazie di tutto, ma specialmente grazie perché sentiamo che ci volete bene e ci fate sentire a casa…» Il mese si chiuderà con l’arrivo delle Clarisse di Puglia, ancora in formazione e delle giovani professe: un tempo di grazia e di…lavoro. Durante la gita a San Giovanni Rotondo

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RADUNO DI EX- ALUNNE IN CURIA Elena Bove___________________Roma Il 10 maggio in Curia si è avuto un raduno delle ex-alunne di Balestra convocate da sr. Maria Escalar e sr. Giuditta Federici. Un vero e strepitoso successo. L’appuntamento era stato fissato alle 11,30 per poi partecipare tutte insieme alla Messa delle 12.00 nella Cappella della nostra Curia. L’affluenza delle ex-alunne è stata tale che quasi non c’era posto in Chiesa. Grandissima la gioia di tutte nel ritrovarsi tra di loro e nel rivedere le care suore che in quel tempo le avevano formate come professoresse e presidi: suor Maria Escalar e suor Giuditta Federici.

Mancava suor Angela Passini, allettata nell’Infermeria di XX Settembre e alla quale erano tutte molto affezionate. Non potendola salutare di persona e sentendo viva la sua mancanza, alcune di loro hanno voluto farle giungere un messaggio affet-tuosissimo che pubblichiamo qui dei seguito. Dopo il pranzo di condivisione, consumato nel giardino della Curia, le ex-alunne si sono intrattenute a vedere le foto degli album dell’archivio della Provincia con grande commozione e nostalgia dei tempi passati.

Carissima madre Angela,

siamo riunite qui nella terrazza della Curia in occasione di un raduno di ex-

alunne organizzato da Madre Maria Escalar e da Madre Giuditta e non possiamo

non andare con il ricordo a lei che tanta parte ha avuto nel nostro cammino di crescita.

Con molto piacere abbiamo costatato di essere oggi qui presenti in tante,

segno che gli anni passati insieme hanno lasciato una traccia e questo non può che essere un

merito per chi tanta della sua passione ha impiegato per trasferire a giovani ragazze

sentimenti r valori che poi le guidassero nella vita. Un enorme grazie va quindi a lei

insieme all’abbraccio che oggi, con rammarico, non possiamo darle di persona.

Conserviamo nel cuore il suo ricordo. Con tanto affetto

Seguono le firme di alunne della maturità giugno-luglio 1982 : Cristina Bottallo,

Cristiana Vigli, Francesca Romana Cecchetti,, Cristina Cecchetti ed altre…

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DAI NOSTRI CORRISPONDENTI Tiziana Petripaoli__________Cariati “Sembra che voglia fare tutto Dio nella nostra Congregazione, riuscirà meglio sicuramente” (Santa Raffaella) È quello che abbiamo vissuto a Cariati il giorno di Santa Raffaella. Era tutto stabilito da tempo: Messa alle 19 e poi un po’ di festa insieme. Tre giorni prima il parroco, che doveva celebrare l’Eucaristia, ci comunica la sua assenza da Cariati il 18 per un impegno improrogabile. Cerchiamo un sostituto e troviamo subito l’unico disponibile, che però chiama il 18 mattina per comunicare di avere dimenticato un impegno preso precedentemente. A quel punto, vedendoci per-se, ci rivol-giamo al parro-co di un paese vicino che dà subito la sua disponibilità. Siamo salve! Finalmente inizia la celebrazione, che il sa-cerdote introduce dicendo di essere molto emozionato di trovarsi a celebrare la festa di Santa Raffaella, da lui conosciuta ai tempi in cui, giovane studente di teologia alloggiato a via Flavia, visitava spesso la nostra chiesa e trascorreva ore in preghiera davanti a quella santa allora sconosciuta ma che gli dava tanta pace. Non si sarebbe mai

aspettato di ritrovarsi, dopo tanti anni, a celebrare la Messa della sua festa. Se questo è stato l’inizio, si può immaginare il seguito. Nell’omelia ha tracciato un ritratto preciso, affettuoso e profondo della spiritualità di Raffaella e del carisma dell’Istituto. Credo che tutti abbiamo vissuto la celebrazione con profonda commozione e riconoscenza: il Signore si prende cura di noi e ci regala la sua GIOIA. E non potete immaginare l’emozione quando, alla fine della celebrazione, tutti quelli che gremivano la chiesa si sono messi a cantare con tutta la voce: “Siamo Famiglia ACJ, siamo eredità e impegno di Santa Raffaella Maria”. È la percezione di un “popolo” che sta nascendo, che sta scoprendo e interiorizzando un carisma che gli sta dando vita e lo sta svegliando a una fede che desidera crescere e alimentarsi nella relazione con Dio. Lo abbiamo visto bene durante la novena, che suor Gabriella ci aveva preparato. Ogni giorno si sentiva nelle persone vibrare l’attesa per quello che Raffaella aveva ancora da dire loro, per fare un altro piccolo passo nel loro cammino di fede. E si sentiva anche nella condivisione spontanea della preghiera, così vera, così profonda. Ed è passato solo un anno… Davvero possiamo dire con il salmista: “Grandi cose ha fatto il Signore per noi, ci ha colmati di gioia” (Salmo 126,3)

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IL CAMMINO ANNUALE DELLE ADORATRICI

DI ROSSANO Tiziana Petripaoli Il cammino annuale delle Adoratrici di Rossano si è concluso, su loro richiesta, con un pomeriggio di ritiro qui da noi al Centro Eucaristico, il 4 giugno, a cui sono state invitate anche delle persone del paese che cominciano a gustare la nostra spiritualità. Tiziana ha proposto l’incontro con gli atteggiamenti che S. Raffaella attingeva dal Cuore di Gesù. Dopo un primo momento in cui sono stati dati gli spunti per la preghiera, ognuno si è trovato un posto per poter interiorizzare la Parola e ci si è infine riuniti per la condivisioone. È stato bello ritrovarsi - non ci si vedeva da prima di Natale - e vedere il cammino fatto nel frattempo dal gruppo, che è stato seguito quest’anno da suor Albertina. Anche i “nuovi acquisti”, che sono ormai di casa da noi, hanno vissuto una bella esperienza spirituale e di comunione. Davvero il Signore benedice e moltiplica quel poco che noi mettiamo a disposizione. Il pomeriggio si è concluso con un’ottima pizza offerta dalla comunità e preparata da suor Domenica che, come al solito, ha poi dovuto dare la ricetta.

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Nel pomeriggio del 18 maggio al Tiburtino in Roma, dopo la Messa abbastanza partecipata delle 16,30 iniziarono tanti giochi sportivi e non. Poi, la gente passeggiando per i vialetti del giardino si fermava a comprare presso gli stands di un Mercatino allestito per l’occasione. Si vendeva un po’ di tutto: articoli ricamati o cuciti dalle nostre adoratrici sotto la paziente guida di suor Antonina, barattoli di marmellata e di caponata preparati dalla nostra sr. Giustina ( quelli di caponata andarono letteralmente a ruba), e poi tantissimi i preparati da tante Signore, amiche nostre. Tra i lavori di ricamo ‘brillavano’ quelli della nostra cara Antonietta Lanzollo che non si dimentica mai di noi e che fedelmente e puntualmente ce li fa giungere ogni anno da Cassano. Il Mercatino è stato pensato a sostegno di un Progetto ‘Proacis’ a favore della scuola “ Santa Raffaella Maria” in Chota –Cajamarca (PERÚ) per sostenere circa 860 bambini in attività di formazione a valori educativi per un costo complessivo di 1.360,00 �.

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DAI NOSTRI CORRISPONDENTI Antonella Masci___________Torricella

LA VITA COME OFFERTA

Il nostro è un piccolo paese di campagna, povero di tante cose, ma ricco di tante risorse.Le nostre Ancelle del Sacro Cuore di Gesù sono per noi porto sicuro e ancora di salvezza. Nel giorno in cui la Chiesa celebra il SS. Corpo e Sangue di Gesù Cristo, Erminio, Antonella e Lino hanno rinnovato la loro consacrazione a Gesù. Siamo felici di aver condiviso questo momento importante con un gruppo di adoratori/trici provenienti da Roma e ringraziamo tutti, in particolare la Presidente di federazione, Giuse Pecchio, per aver partecipato con molto entusiasmo. « In quel tempo Gesù disse: Ti benedico, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai voluto nascondere queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a Te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio… Prendete il mio giogo sopra di voi» ( cf. Mt 11,25-30) Ho scelto di riportare queste parole di Matteo perché durante gli esercizi su di esse abbiamo meditato particolarmente, rimanendo colpiti ed emozionati nel capire di essere stati scelti dal Padre, per diventare dono, offerta nel Figlio. Nella nostra semplicità, siamo preziosi agli occhi di Dio e riceviamo la grazia di “essere nel cuore di Gesù partecipando della sua vita e del suo Amore al Padre. Vivere di Lui, con Lui e per Lui”. Altre parole di Santa Raffaella mi hanno colpito e mi piace riportarle perché illuminano la nostra esistenza di adoratori/trici: « Teniamo presente in ogni nostra azione che siamo in questo mondo come in un gran tempio. Noi, come sacerdoti, offriamo al Signore tutta la nostra esistenza e la lode continua per tutta la bellezza della vita e delle cose… Facciamo tutto per Lui, con Lui e in Lui, con perfezione e tenerezza, con tutta l’anima e con tutto il cuore… con un amore così forte e generoso che distrugga quanto ci possa impedire il raggiungimento di quello che Lui spera da noi. Rallegriamoci che si serva di strumenti tanto inadatti per diffondere la sua opera…»

Siamo suoi, ci ha chiamato senza mostro merito alcuno. Siamo miseria e niente, però Lui è Grandezza e onnipotenza, Lui farà tutto in noi se ci fideremo interamente di Lui. Amen! Amen! » BRICIOLE DI STORIA RITORNARE ALLE NOSTRE RADICI

DA ‘ORA ET LABORA’ – MARZO 1929 PP: 65 -69 - T R A D U Z U I O N E D I S R . G A B R I E L L A G I A C O P E L L I

UN PO’ DELLA NOSTRA STORIA Giorno di lutto per le tre case dell’Istituto, ma specialmente per quella dell’Obelisco, fu il 28 agosto dell’84. In quel giorno a Madrid si spegneva l’Eminentissimo Cardinale Moreno, Arcivescovo di Toledo . Di lui si servì il S.Cuore di Gesù , come strumento per portare avanti i difficili inizi della Congregazione , perché fu lui a ricevere con tanta bontà la madre Pilar, quando afflitta da mille contrattempi, avvilita dalla morte di padre Ortiz da Urruela, andò a Toledo ad implorare la sua protezione . Il cardinal Moreno non solo la animò a non lasciar cadere il desiderio di consacrarsi a Dio delle due sorelle, ma le ammise nella sua diocesi , e si dichiarò loro deciso protettore e contribuì non poco alla stabilità del nascente Istituto, malgrado tutte le contrarietà che erano state sollevate contro la Congregazione.

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Nel corso della nostra storia abbiamo visto che non furono passeggere le attenzioni del prelato verso di noi , ma che egli ebbe sempre verso le nostre un affetto paterno. Visitava spesso l’umile casetta in via dell’obelisco, e in tante occasioni mostrò spesso un interesse e una sollecitudine degne della nostra maggiore gratitudine. Perciò la notizia della sua morte fu per le nostre madri di grande dolore. Alcune delle novizie di quel tempo ricordano che la Madre Sacro Cuore fece celebrare solennemente nelle nostre tre case, messe in suffragio e si fece un lutto di nove giorni . Quelli erano giorni di grandi eventi in cui la madre superiora aspettava da un momento all’altro notizie da Roma e si temeva che ci fossero altre difficoltà che sarebbero sembrate insormontabili senza l’intervento del prelato di Toledo . Il Signore se l’era preso proprio in quei momenti, facendoci sperimentare la fede e la fiducia nella sua amorosa Provvidenza: perché eravamo senza alcun appoggio umano. Poco dopo fu nominato nuovo arcivescovo di Toledo Fra’ Zeferino Gonzales: La madre Sacro Cuore andò a fargli visita perché lo credeva conveniente per la Gloria di Dio. Ci dice il Diario. Fra’ Zeferino fu molto gentile e venne ad onorare la nostra casetta con la sua presenza manifestandoci il suo affetto paterno, che si manifestò alcuni giorni dopo, cedendo,a favore della Congregazione, la chiesa della SS. Trinità de Jeréz de la Frontera che serviva come aiuto alla parrocchia. E così il Signore continuava a manifestare la sua Provvidenza attraverso un altro strumento sollecito e pieno di benevolenza ad un anno dalla morte del cardinale Moreno. Il successore di Fra’ Zeferino fu altrettanto buono con noi e, molto contento dell’osservanza e del buono spirito religioso che regnava in quella casa, scrisse a Roma raccomandando la Congre-gazione al Papa: « Beatissimo Padre,

allora chiamata delle Ripatrici del S. Cuore di Gesù e adesso chiamata, per vostra volontà, Ancelle del Sacro Cuore di Gesù, e vedendo il loro spirito religioso, il fervore spirituale, l’assiduità nella preghiera e il loro ardente zelo apostolico nel promuovere l’onore del S. Cuore, e la loro carità e diligenza nell’educare bambine povere, le ho animate a perseverare nei loro santi propositi perché si rendano degne della grazia di Dio e delle benedizioni della S. Sede». RITORNO ALLE FONTI ABBEVERIAMOCI AL

NOSTRO “POZZO”

Traduzione di Grabriella Giacopelli

Alla M. Maria della Gruez

Roma ,14 marzo 1894

Amatissima madre in Cristo , Dio la premi per le sue preghiere per me, ma ricordi non era solo il venerdì il giorno in cui lei mi aveva promesso di offrirmi la sua comunione ma anche il mercoledì :e non glielo perdono. A me non danno tristezza né le morti ne le pene, e perciò non mi dà disagio la sua lettera . Io mi rattristo solo di quello che rattrista Dio . Quella lettera per don Josè, siccome da lì costa meno, spero che mi farà il favore di mandargliela. Ho compiuto 44 anni il primo, però il 2 marzo fui battezzata: il giorno più grande della nostra vita, perché in esso io fui iscritta nel libro della vita . Preghi che, benché io ne sia indegna, non sia non dico cancellata ma neppure oscurata quella iscrizione affinché quando giungerò al cielo, io abbia subito l’ingresso, perché chi resiste a stare separata dalla visione di Dio? La mia salute, ottima, digiunando contenta e senza difficoltà.

molte volte, stando a Madrid…ho visitato la cappella e la casa della pia Congregazione,

A quelle amate sorelle, che tante volte al giorno metto nel Cuore di Gesù, un abbraccio e anche a lei dalla sua serva in Cristo. Maria del Sacro Cuore di Gesù, acj

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Da “ Cuadernos ACJ”

NOVIZIADO ACI in USA Jessica Kerber, novizia aci Traduzione di sr. Gabriella Giacopelli

Tutte le sorelle che sto conoscendo mi consigliano di assaporare il tempo del Noviziato perché dicono che è un dono speciale che è dato solo una volta.

Quando guardo le sorelle che sono immerse nelle attività della vita religiosa, negli impegni comunitari e in quelli apostolici che richiedono tanto amore, tempo e attenzione, mi chiedo se adesso stimano più di prima questo periodo prolungato di riflessione e tranquillità.

Conversando con le nostre sorelle, tuttavia, capisco che questo commento viene da quelle suore che hanno riflettuto sulla loro formazione ed hanno riconosciuto il lavoro vitale del Noviziato che pose un fondamento solido alla loro esistenza, che adesso vivono.

Stando, tuttavia a metà del mio noviziato, non ho la prospettiva che esse hanno per guardare indietro, ma sperimento ugualmente il mescolare e il versare la calcina mentre si preparano le fondamenta. Non conosco il futuro che sarà sopra queste fondamenta e in un certo senso ciò che non si conosce è emozionante.

Oggi, sono grata per il molto che ho ricevuto nel noviziato, soprattutto la scoperta di chi sono io dentro il grande “ Io sono”.

Il Noviziato è una tappa di formazione profonda. Certamente la nostra mente e il nostro cuore saranno sempre in formazione, ma questo tempo è diverso.

Abbiamo “viaggiato” verso un luogo dove vogliamo rispondere con un fiat alla chiamata di Dio, all’unione intima con Dio e con il suo popolo, e qui impariamo ad incarnare questo “Sì” perché formi i nostri pensieri o

sentimenti, ma anche il nostro stesso essere Ancella del S. Cuore. L’incarnazione del mio proprio fiat include un riconoscimento doloroso della mia necessità di lasciarmi fare e, allora, un impegno deciso a reclamare i doni più grandi di Dio. Anche se, un anno fa, non sarei stata capace di riconoscere questo, adesso ringrazio comprendendo che Dio non mi chiamò perché già formata e in cammino verso la santità. Al contrario! Dio mi chiamò con le mie rotture, le mie idee inesatte sulla santità, le mie paure e le mie fragilità.

Dio non chiama persone già sante, ma santifica le persone chiamate.

Nella mia formazione è stato molto importante abbandonare la mia necessità di controllare queste realtà personali, perché solo in questo abbandono e vulnerabilità posso tornare ad essere creta che può essere modellata nella verità.

Siamo formate nelle mani di un Padre sommamente affettuoso e maturiamo ricono-scendo il nostro essere figlie di questo amore infinito. Poterlo riconoscere sta diventando una delle più grandi grazie del mio noviziato. Capire, accettare e apprezzare la verità che Dio ci ha chiamate alla vita religiosa non per perfezionarci attraverso regole esterne e con l’apparenza della santità, ma per condurci piuttosto ad una maggiore comunione con Lui in un amore che trasforma la vita. Se a volte ho pensato che la vita religiosa non poteva essere appassionante, mi sbagliavo e molto. Un amore vissuto con, in e per Cristo è appassionante.

Durante il tempo di formazione nel noviziato sperimento anche l’amore liberatore di Dio. È un amore che non mi permette di guardare la vita, la fede e la carità con definizioni chiuse. È anche un amore che mi libera per il mondo e per il Regno.

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Benché il noviziato sia un periodo di grandi grazie, non è un cammino sempre facile. Il risultato di questo progetto trasformante certo è più bello dell’originale, ma il processo di essere cambiata, di essere liberata, di essere trasformata può risultare difficile.

Ogni persona sperimenta trasformazioni interiori che possono essere dolorose dovendo lasciare ciò che è “vecchio”, perché sia purificato e formato di nuovo. Anche a noi succede. Tutte ci scontriamo con i nostri “ colpi e lividi” del cammino, però grazie a Dio siamo circondate da una comunità che ci ama durante tutto il processo, accettandoci, animandoci e pregando per noi man mano che diventiamo Ancelle.

Siamo tre novizie negli USA attualmente; ognuna e come gruppo viviamo insieme questa avventura. Tra di noi formiamo un gruppo diverso, però siamo diventate sorelle. Viviamo la virtù caratteristica delle Ancelle, e cioè la gioia di condividere le proprie esperienze e di vivere in fraternità.

Nei prossimi anni ci renderemo conto di altre grazie ricevute durante questo tempo di formazione. Tuttavia già siamo coscienti della vita che Dio apre dentro di noi.

È una vita che devi vivere con molta gratitudine.

Preghiamo per tante giovani che sono chiamate ad intraprendere questo cammino affinché rispondano all’invito di Dio

MARIA RAGGIUNGE IN FRETTA AIN-KARIM Di Francesco Galvano______________________________________________________Roma

La fretta è la caratteristica del nostro tempo. Essa nasce dall’occasione del cambiamento che avanza inesorabilmente e travolge chi non ha gambe per correre e gomiti per farsi largo, nasce dalla necessità di produrre velocemente e di consumare velocemente per tornare a produrre e consumare velocemente con una ossessione che non conosce soluzione di continuità. Abbiamo fretta di arrivare al successo personale in breve tempo, abbiamo fretta di possedere e di consumare il più possibile e al più presto. Come è diversa la fretta di Maria dalla nostra fretta del mondo! Corriamo affannosamente in preda all’angoscia di non arrivare in tempo per partecipare al banchetto dove si consumano egoismi e sopraffazioni, personalismi e arroganze. Incuranti dei lamenti del fratello caduto sulla via di Gerico, come i ministri del tempio, non abbiamo il tempo di fermarci ad ascoltare, a soccorrere chi invoca il nostro aiuto; abbiamo troppa fretta: “ Vediamo e passiamo oltre dall’altra parte della strada” (Lc 10,31). Ci ricorda S. Paolo: “Non siate pigri nello zelo, siate solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell’ospitalità” (Rm12) “ Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa”(Lc 1,56) Maria non lascia la sua opera a metà, in lei la carità non nasce da una emozione momentanea. La pietà che muove Maria ha le sue radici nella compassione, nella capacità di soffrire con chi soffre, di condividere, cioè di dividere con chi soffre il peso del dolore. Quando non abbiamo o ci vengono meno queste motivazioni, la tentazione di lasciar perdere o di delegare ad altri il compito di cui, magari in un momento di sincera generosità ci siamo fatti carico, si fa forte. Allora ci diciamo: ” Non sono adatto, altri sono più bravi di me, facciano loro ; la famiglia mi prende troppo tempo; gli impegni di lavoro sono assillanti; la salute non è più quella di una volta; il peso degli anni si fa sentire ecc…ecc…” Non credo che tutti i cristiani siano nelle condizioni di dare di sé anche l’impossibile, penso invece che ognuno possa comportarsi come la vedova dell’obolo (Mc 13,41):dare tutto quello che è possibile dare nelle condizioni reali, ma dare senza mai mandare in vacanza la carità

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Era un po’ di giorni che il Signore non faceva un giro per il Paradiso; una mattina quindi si svegliò deciso a controllare se tutto lassù filava per il verso giusto. Con sua grande sorpresa, vide, in mezzo ad un gruppetto di persone, un tipo che in vita sua non aveva mai concluso niente di buono, era un gran lazzarone, svogliato e poco credente. "Come ha fatto un individuo del genere a entrare in Paradiso? San Pietro dovrà rendermi conto di questo!.", si indignò il Signore. Continuò il giro di controllo ed ecco che scoprì tra gli altri beati una donna che in vita sua ne aveva combinate di tutti i colori. "Anche lei qui?" - esclamò sbalordito. "Ma chi controlla l'ingresso tra le anime beate? San Pietro dovrà spiegarmi anche questa!" Girando s'imbatte in altre persone che non si aspettava proprio di incontrare in Paradiso. A passi decisi, con un viso che prometteva tempesta, il Signore si avviò verso l'ingresso del Paradiso. Lì, a fianco del portone, con le chiavi in mano, stava San Pietro. "Non ci siamo, non ci siamo proprio!". Lo affrontò severamente il Signore. "Ho visto gente qui intorno, che del Paradiso non è proprio degna! Che custode sei? Non sarà che ti addormenti in servizio?" "Eh, no! Io non dormo proprio!", rispose risentito San Pietro. "Io alla porta ci sto, e con gli occhi

ben aperti anche. E' che sopra di me, c'è una piccola finestra. Di là ogni tanto tua Mamma Maria fa scendere una corda e tira su anche quelli che io avevo allontanato! A questo punto cosa dovrei fare? E' inutile che faccia il portinaio! Do le dimissioni!" Il volto del Signore si distese in un gran sorriso. "Va bene, va bene", disse bonariamente, cingendo le spalle di San Pietro con un braccio, come ai vecchi tempi. "Quello che fa mia mamma Maria è sempre ben fatto. Tu continua a sorvegliare la porta e lasciamo che al finestrino ci pensi lei...".

Perché Maria è invocata come "aiuto dei cristiani" e "rifugio dei peccatori?"

Perché con lei il Paradiso ha sempre una finestra aperta...

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E' assurdo dice la ragione.

E' quel che è dice l'amore. E' infelicità

dice il calcolo. Non è altro che dolore

dice la paura. E' vano

dice il giudizio. E' quel che è dice l'amore.

E' ridicolo dice l'orgoglio. E' avventato

dice la prudenza. E' impossibile

dice l'esperienza. E' quel che è dice l'amore.

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Città del Vaticano (AsiaNews) –

A conclusione dell’Anno Paolino, con i vespri nella Vigilia della Solennità di san Pietro e Paolo nella basilica di san Paolo Fuori le Mura, Benedetto XVI ha tracciato un bilancio di questo anno dedicato alla riscoperta dell’apostolo Paolo e all'Angelus del 29 giugno lo additava come modello anche per l’Anno sacerdotale appena iniziato.

L’Anno Paolino, voluto dal Papa a ricordo dei duemila anni dalla nascita dell’apostolo di Tarso, “è stato un vero tempo di grazia in cui, mediante i pellegrinaggi, le catechesi, numerose pubblicazioni e diverse iniziative, la figura di san Paolo è stata riproposta in tutta la Chiesa e il suo vibrante messaggio ha ravvivato ovunque, nelle comunità cristiane, la passione per Cristo e per il Vangelo”.

Ma l’apostolo Paolo costituisce anche “un modello splendido da imitare” anche durante l’Anno sacerdotale, iniziato lo scorso 19 giugno per rafforzare “l’impegno di interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi”.

Paolo di Tarso è da imitare soprattutto “nell’amore per Cristo, nello zelo per l’annuncio del Vangelo, nella dedizione alle comunità, nella elaborazione di efficaci sintesi di teologia pastorale”.

“San Paolo – continua il pontefice - è esempio di sacerdote totalmente identificato col suo ministero – come sarà anche il Santo Curato d’Ars –, consapevole di portare un tesoro inestimabile, cioè il messaggio della salvezza, ma di portarlo in un ‘vaso di creta’ (cfr 2 Cor 4,7); perciò egli è forte e umile nello stesso tempo, intimamente persuaso che tutto è merito di Dio, tutto è sua grazia.

‘L’amore del Cristo ci possiede’ – scrive l’Apostolo, e questo può ben essere il motto di ogni sacerdote, che lo Spirito ‘avvince’ (cfr At 20,22) per farne un fedele amministratore dei misteri di Dio (cfr 1 Cor 4,1-2): il presbitero deve essere tutto di Cristo e tutto della Chiesa, alla quale è chiamato a dedicarsi con amore indiviso, come uno sposo fedele verso la sua sposa”.

È la quinta volta in pochi giorni che Benedetto XVI ritorna a sottolineare l’importanza dell’Anno sacerdotale e il desiderio che esso rinnovi la vocazione dei presbiteri. Questo periodo, messo sotto la protezione del Santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney, “non mancherà di recare tanti benefici al popolo cristiano e specialmente al clero”.

Rivolgendosi alle migliaia di pellegrini radunati nella piazza san Pietro, il pontefice ha così concluso la sua riflessione prima dell’Angelus: “Cari amici, insieme con quella dei santi Apostoli Pietro e Paolo, invochiamo ora l’intercessione della Vergine Maria, perché ottenga dal Signore abbondanti benedizioni per i sacerdoti durante questo Anno Sacerdotale da poco iniziato. La Madonna, che san Giovanni Maria Vianney tanto amò e fece amare dai suoi parrocchiani, aiuti ogni sacerdote a ravvivare il dono di Dio che è in lui in virtù della santa Ordinazione, così che egli cresca nella santità e sia pronto a testimoniare, se necessario sino al martirio, la bellezza della sua totale e definitiva consacrazione a Cristo e alla Chiesa”.

LA VOCE DELLA

CHIESA

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Recensioni di Sr.Giuditta Federici

Mons.Carlo Ghidelli Paolo intimo Ed. Paoline Al termine – ormai-

dell’anno paolino, presentiamo la terza lettera dell’Arcivescovo Ghidelli dedicata a “ Paolo intimo”- Lo stesso Mons. Ghidelli si chiede se non sia troppo! Ma poi ammette che ne vale la pena, perché le lettere di San Paolo riservano sempre sorprese; e Paolo ha una grande capacità di far conoscere Gesù attraverso lo specchio delle sue esperienze personali, anche le più intime. Una lettera, questa terza, in cui Mons. Ghidelli desidera presentare la personalità di Paolo soprattutto attraverso le zone più profonde del suo animo. Ciò che di più nascosto, di più intimo c’è nelle sue lettere. Dopo l’evento di Damasco, Paolo ha dato un orientamento totalmente nuovo alla sua vita. Il primo spiraglio che si apre a noi è una situazione oggettiva: la elezione e il peccato di Israele. Ebreo, fariseo convinto, Paolo è ora costretto a cambiare tutto. Deve distaccarsi dalle tradizioni paterne: «Vorrei essere io stesso separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli». Questo dramma penetra nel profondo della sua anima. Paolo si è trovato spesso nella necessità di difendersi di fronte ad accuse, addirittura calunnie. Ma si appella al sommo Tribunale: quello di Dio. Non teme il giudizio degli uomini, perché mai ha cercato il loro consenso ed il loro plauso ( Gal 1,10). Alto grado di libertà interiore! Ma non troviamo un Paolo autosufficiente. Aveva bisogno anche della tenerezza del padre e

dell’amico: da ogni parte siamo tribolati…Ma Dio ci ha consolati.» ( 1 Ts.2,6-12) Tra Paolo e i cristiani di Corinto si stabilisce una mutua e profonda relazione affettiva, come se Paolo non potesse vivere il suo ministero da solo. Ha bisogno di qualcuno con cui spartire le fatiche. Inoltre condivide la gelosia di Dio. Mentre Dio è geloso nei confronti del suo popolo perché vuole che Israele adori lui e lui solo, Paolo vive la sua gelosia verso i cristiani di Corinto affinché rimangano fedeli a Gesù mediante la fede. La gelosia di Paolo, allora, è una gelosia divina. Inoltre sa benissimo che nulla manca alla passione –morte e resurrezione di Gesù, nulla può mancare al “mistero pasquale”, sorgente perenne della salvezza per ognuno che crede. Lo ha sperimentato personalmente e per questo lo può predicare. Chi conosce il cuore di Paolo, finisce per conoscere meglio anche il proprio. Impegnato e quasi travolto dalla sua predicazione, Paolo non ha mai cessato di mantenersi vigile nel domare le sue passioni; nel lottare contro pericoli e contro se stesso (2 Cor 11,23-27). Paolo non può nascondere, però, anche un privilegio ricevuto dal suo Signore: l’esperienza di una sofferenza fisica assai simile a quella della Passione del Signore (2 Cor 4,8-10). Questo è il « Paolo intimo» che desideriamo conoscere. Nella lettera ai cristiani di Galazia (4,6) come in quella ai Romani (8,15), Paolo esorta i cristiani a pregare Dio con il dolce nome di “Abba” (Babbo). Rapporto confidenziale! Nella lettera a Filemone a favore di Onesimo, Paolo chiama quest’ultimo “ figlio mio che ho generato nelle catene”. Poi dice ancora a Filemone: « Te lo rimando a te, lui che mi sta tanto a cuore» (Fil 8,12). Non esita a manifestare i suoi sentimenti paterni! Paolo, da Damasco in poi, ha capito che non avrebbe più potuto accontentarsi di salvare la propria anima. Gesù è morto e risorto per la salvezza dell’intera umanità. Fare tutto per il vangelo, allora, e fare tutto per Gesù.Tutto quello che Paolo ci dice, lo dice sempre e solo per introdurci in una più intima e profonda conoscenza di Gesù e del suo mistero pasquale.

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Ridere è terapeuticoLorenzo Daniele______________ Roma Avete mai fatto caso a come ci sentiamo dopo una squillante risata? Certamente meglio di prima. Il corpo è piu rilassato, il battito cardiaco è diventato regolare dopo l’esplosione della risata. I muscoli sono più distesi dopo il forte indurimento e, se abbiamo mangiato, la digestione sarà senza dubbio più facile e rapida. Se fossimo in grado di farci all’istante l’analisi del sangue, scopriremmo che sono entrate in circolo sostanze che aiutano il sistema immunitario a difenderci dalle malattie: tra queste le endorfine, dette anche “oppiodi endogeni”, cioè sostanze autoprodotte, come alcuni medici mi hanno spiegato. È ormai acclarato che il proverbio popolare “il riso fa buon sangue” ha dei solidi sostegni scientifici. Cerchiamo di capirne il perché. Il mio medico di fiducia mi ha chiarito che molti mali hanno cause nervose: sono le cosiddette malattie psicosomatiche: gastriti ulcerose da stress sul lavoro, emicranie da dissapori coniugali, cancri rispecchianti vite piene solo di tristezza, sfortuna, depressione. Le emozioni sfavorevoli, cioè, influenzano il sistema nervoso, il quale, a sua volta, agisce negativamente sugli altri organi del corpo. D’altra parte è noto l’effetto che dà luogo il placebo quando al malato vengono fatte assumere medicine da lui credute

vere. Molti pazienti, sottoposti a tale trattamento, migliorano e guariscono. È la fiducia nella cura che interviene nell’ammalato, lavolontà di guarire? Certo è che il sistema immunitario, sotto il forte stimolo positivo della speranza, si rafforza fino a vincere il male. Si tratta di scoprire se emozioni come l’ilarità, la gioia, la contentezza posano rappresentare un’accelerazione verso un miglioramento della salute, attraverso la valorizzazione di quell’accorgimento che ci offre la natura, che consiste nell’ampliare la bocca, alzarne gli angoli, illuminare gli occhi, espirare a scatti l’aria ed emettere sonori vocalizzi. Alcuni studiosi sostengono che ridere anche un solo minuto al giorno equivale a 45 minuti di completo relax psicofisico. Il riso non è dunque un farmaco miracoloso, ma è accertato che alcune sostanze prodotte da un cervello euforico di risate condizionano positivamente il garante della salute, il sistema immunitario…e in più lo fanno gratuitamente! Lo scrivente, che ha l’hobby della prstidigitazione8…per servire il Signore in letizia!) e che, perciò, è spesso invitato negli ospedali e nelle case di riposo a fare dell’animazione, può testimoniare che i malati, gli anziani reagiscono bene alle sollecitazioni umoristiche poiché la risata rompe lo stato d’ansia, allenta la paura, rende l’istituzione /ospedale meno pesante, avvicina i pazienti, che diventano così solidali nel divertimento e non più nel dolore.

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Periodico bimestrale delle

“Ancelle” d’Italia

87062 CARIATI Via XX Settembre ,1

Tel: 0983 96 81 59 [email protected]    

Settimana per Famiglie

giovani

19-26 luglio

70020 Cassano Murge (Ba) Via della Riconciliazione dei Cristiani Tel: o8o 76 44 46 - 080 76 40 45 e-mail: [email protected]

Esercizi spirituali per

Giovani

Dal 1 al 5 agosto

Settimana della famiglia :

6-16 agosto

Ancelle del Sacro Cuore di Gesù Via XX Settembre, 65/b

00187 Roma Tel. 06.48.84.843 – 06.40.73.889

e-mail: [email protected]