PROVITALY NEWS anno 5 num 1

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PROVITALY NEWS IL NOTIZIARIO DELLA PROVINCIA D’ITALIA Anno 5—numero 1 Settembre-Ottobre 2008 “ Lascia nelle mani di Dio tutte le difficoltà che ti si presentano e che sembrano insuperabili : ti assicuro che le vedrai appianate in maniera sorprendente perché Dio può tutto”. Santa Raffaella Maria ( dalla lettera del 16/8/1896 a sua cognata )

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Periodico in lingua italiana pubblicato dalla Provincia d'Italia della Congregazione Religiosa delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù.

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PROVITALY NEWS IL NOTIZIARIO DELLA PROVINCIA D’ITALIA

Anno 5—numero 1 Settembre-Ottobre 2008

“ Lascia nelle mani di Dio tutte le difficoltà che ti si presentano

e che sembrano insuperabili : ti assicuro che le vedrai appianate in maniera sorprendente perché Dio può tutto”.

Santa Raffaella Maria ( da l la lettera de l 16/8/1896 a sua cognata )

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EDITORIALE

Suor Grazia Cioffi acj

Ottobre è un mese particolarmente denso di significati: oltre a ricordare l’importanza della preghiera del Rosario, la Chiesa ci invita a volgere la nostra attenzione verso le missioni: con il supporto di svariati strumenti pastorali, siamo sollecitati a seguire un percorso personale e comunitario, per scoprire la dimensione missionaria della vocazione cristiana.

Non manca l’aspetto della solidarietà che si traduce tanto in raccolta di fondi, quanto in preghiere di intercessione a sostegno di coloro che vivono ed operano in terra di missione.

In questo contesto ben si colloca, ad inizio di mese, il ricordo liturgico di Santa Teresa di Lisieux, patrona delle missioni.

Ma perché questa “piccola-grande” santa, che non uscì mai dal convento di clausura, è stata dichiarata protettrice delle missioni? Ella, che non poté partire per terre lontane, come pure avrebbe desiderato, seppe sostenere molti missionari con la forza della preghiera e, messasi alla ricerca di una vocazione specifica, quando era già carmelitana, scoprì la chiamata ad essere l’Amore. (“Ho trovato finalmente la mia vocazione nella Chiesa. La mia vocazione è l’amore. Nel cuore della Chiesa mia madre io sarò l’amore”). Così con la sua vita ci insegna che si può e si deve essere missionari nel cuore prima ancora che nell’azione.

Sì perché la missione è anzitutto un dinamismo interiore che ci rende partecipi della Vita divina e ci costituisce, in Gesù e con Gesù, missionari del Padre, inviati nel mondo a diffondere l’Amore che viene da Lui. Allora: buona missione a tutti!

SOMMARIO EDITORIALE

- Una missione per tutti 2 Sr. Grazia Cioffi acj DAI NOSTRI CORRISPONDENTI

- Auguri a Sr Filomena 3 Rita Le fosse

- Adorazione al Centro Eucaristico in Cariati. 3 - 1° Ritiro 4 - Ancora notizie da Cariati 4

Tiziana Pietripaoli - In cammino con Lui 6

Marco Santoro - Giorno di fuoco all’Oasi 7

Elena Bove - Lettera alla M. Provinciale 8

Tiziana Petruccelli - Solidarietà e Pace 9

Antonella Masci LA VOCE DELLA CHIESA

- Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale delle Missioni 10

RITORNO ALLE FONTI Abbeveriamoci al nostro pozzo Lettera di Santa Raffaella a… 12 BRICIOLE DI STORIA Agli albori dell’Istituto ‘Ora et Labora’ 12 NOTE DI SPIRITUALITÁ Pensiero paolino a cura di Sr. Paola Flamini 13 TRA SPIRITUALITA E PSICOLOGIA Innamorati di Cristo 14 da A. Cencini TRA SPIRITUALITA E CULTURA ‘O scià non è mai…. 15 Claudio Baglioni ISTANTANEE DEL PASSATO C’era una volta 17 Teresa Tagarelli BIBLIOTECA Recensione a cura di Giuditta Federici acj 18 L’ANGOLO DEL BUON UMORE Cari Amici Filomena Ricca 19

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DAI NOSTRI CORRISPONDENTI Un grazie di cuore a Suor Filomena che dall’inizio del Provincialato di Suor Grazia ha curato con amore e passione la rivista PROVITALY NEWS . A lei ora auguriamo buon cammino nella nuova missione di Superiora della Casa XX Settembre delle Ancelle e facciamo nostre queste parole inviateci da Rita Lefosse in occasione della sua nomina: Di recente mi è capitato di salire a Roma e di essere ospitata dalle Suore di XX Settembre. Sono stata molto felice della loro accoglienza, perché ritengo che in questa casa delle Ancelle si viva un forte spirito di preghiera e di fraternità che a volte risulta salutare e rilassante per noi che viviamo sempre lo stress della quotidianità. Ma la sorpresa più grande è stata quando le suore mi hanno detto che proprio in quei giorni ci sarebbe stata la nomina della nuova Madre Superiora e che stavano preparandosi ad accoglierla e a festeggiarla. Ho pensato in quel momento che la nuova Superiora sicuramente si sarebbe sentita un po’ preoccupata per la nomina. In seguito ho appreso che era suor Filomena Ricca la nuova superiora di XX Settembre. Chi meglio della’ roccia’ che è suor Filomena avrebbe potuto gestire o coltivare la vigna di XX Settembre?

Durante la mia permanenza ho avuto modo di stare con Suor Filomena ed ho notato come la sua allegria e i suoi tanti doni avrebbero portato alla famiglia delle Ancelle molta luce. Altro che preoccupazione ! Penso che sarà come un’alba che illuminerà la vita della casa e Santa Raffaella che riposa lì, nella Chiesa delle Suore, sicuramente la proteggerà e le darà forza nelle difficoltà. In adorazione davanti al Santissimo, ho chiesto al Signore di proteggere lei e la sua famiglia in questo nuovo percorso. Spero di ritornare presto a Roma, perché mi sono sentita a casa ; l’affetto delle Suore, la loro preghiera, tutta la comunità arricchiscono sempre la mia vita. Sono tornata soddisfatta di questo periodo trascorso insieme a loro.

DAI NOSTRI CORRISPONDENTIADORAZIONE AL CENTRO EUCARISTICO IN CARIATI____________________________________di Tiziana Pietripaoli

Il 16 ottobre al Centro Eucaristico sono riprese le adorazioni mensili con una veglia missionaria molto partecipata. C’erano persone provenienti da tutte le parrocchie di Cariati. L’adorazione guidata è una bella occasione per lasciarsi accompagnare all’incontro con il Signore e il Centro ne offre due ogni mese e, per venire incontro alle diverse esigenze, in due orari diversi: il primo giovedì dalle ore18 alle 19 e il terzo giovedì dalle 21 alle 22. La risposta è significativa, evidentemente c’è un desiderio sincero di incontrare il Signore, che sta cercando percorsi adeguati. L’adorazione eucaristica è certamente un percorso privilegiato, come ci ricordava il nostro arcivescovo nella sua prima lettera pastorale e come sognava Santa Raffaella Maria, fondatrice delle Ancelle del S. Cuore di Gesù, che gestiscono il Centro: «Ci sembra quasi di ascoltare la sua voce – diceva Paolo VI all’Angelus della canonizzazione - che ci invita a seguire, in modo adatto a noi, il suo cammino di santità che è aperto a tutti. Venite, sembra che ci dica con la sua voce dolce e persuasiva, venite, provate, si passa per questi sentieri, il primo è quello di una preghiera assorta in un’adorazione silenziosa e quasi estatica davanti a Gesù nascosto e presente nell’Eucaristia. Provate, ci dice, è così bello! Come lui stesso ha detto, Cristo si rivela ai piccoli, cioè agli umili, ai semplici, ai puri di cuore, agli innocenti e ai buoni, ai discepoli che credono, sperano e amano. Provate: l’adorazione eucaristica è una lezione dalla voce penetrante, stimolante, che rende felici. Provate! - E aggiunge- : allora ascolterete il mandato di Gesù: andate, andate a servire i fratelli bisognosi di educazione, e specialmente di aiuto e di amore. » Raffaella Maria del Sacro Cuore voglia continuare la sua missione anche nella nostra Diocesi.

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I° RITIRO Il 19 ottobre si è svolto il primo ritiro sulla lettera pastorale del nostro arcivescovo. Suor Tiziana Petripaoli, direttrice del Centro, ha proposto le meditazioni che, sulla linea della lettera, volevano accompagnare le persone ad interrogarsi sul rapporto personale con Cristo e su come questo cambi o debba cambiare la nostra vita. La partecipazione si è limitata a persone conosciute di Rossano e di Cariati. Il numero esiguo – erano 9 – ha permesso di condividere appieno la giornata anche nei suoi momenti di relax, cosa che ha creato un bel clima di famiglia. Nella condivisione finale, prima di concludere la giornata con la recita dei vespri, abbiamo potuto toccare con mano l’apertura alla grazia dei partecipanti e l’azione di Dio in ciascuna. Il Signore ha parlato al cuore e il confronto con un testimone della statura di Paolo ha suscitato molti interrogativi che ciascuno porterà nel cuore per continuare il ritiro nella vita corrente, tra impegni familiari e di lavoro, nel desiderio di essere testimoni credibili e annunciatori coerenti. ANCORA NOTIZIE DA CARIATI Da tempo mi riprometto di dare notizie da Cariati per condividere quest’esperienza che, come ogni inizio, è tutta da scoprire. Dopo un inverno pacifico, silenzioso, vissuto in paese come fossimo una famiglia, è arrivata un’estate rutilante, chiassosa, con la popolazione in diaspora. L’estate è il tempo del turismo che dà lavoro, da cui a volte si ricava da vivere per tutto l’anno. L’estate è anche il tempo del rientro degli emigrati e quindi del ricongiungimento familiare. Ogni sera sono organizzate iniziative culturali, musicali, sagre, spettacoli, dove tutto il paese si rincontra. È il tempo buono per le relazioni, per familiarizzare, per condividere e partecipare. In casa abbiamo avuto due iniziative interessanti: un week-end con i giovani calabresi della GIOC (gioventù operaia cristiana) e 10 giorni con 60 giovani provenienti da paesi dell’Europa e del Mediterraneo per partecipare all’École d’été del Meeting Euromed. Due belle esperienze che ci hanno visto coinvolte in prima persona. La comunità non si limita alla gestione della casa ma si fa presente e si relaziona molto con le persone che ospitiamo. Soprattutto durante il Meeting, durante le lunghe ore del servizio di portineria, non sono mancate le occasioni per condividere cultura, fede ed esperienze di vita con gli studenti e con i docenti. Un giovane musulmano ci salutò ringraziando per tutto quello che gli avevamo “detto” con i nostri sguardi, i sorrisi e il modo di accoglierli, più eloquenti di tante parole. Siamo anche state molto “visitate” dai “nostri”. Sono venuti i ragazzi dei Gruppi ACJ di Palermo per un camposcuola a cui hanno partecipato anche ragazze del paese .É venuta anche Elina a dare una mano per qualche giorno. Per il Meeting abbiamo “liberato” Albertina e Virginia per un po’ di riposo in famiglia e sono venute a darci una mano Elizabeth Kuroiwa e Anne Marie…., che ne hanno approfittato anche per qualche giorno di vacanza. È venuta anche Arianna, una ragazza di Palermo, per un’esperienza di servizio e condivisione. Poi, per pochi giorni, è stata con noi la sorella di Grazia Cioffi con la famiglia. Insomma un’estate all’insegna dell’incontro e della comunione. Un po’ impegnativa ma molto bella. Ora si è tornati alla normalità e i ritmi sono quelli del tempo ordinario. È ripresa l’attività pastorale in cui finalmente ci possiamo inserire a tempo pieno dall’inizio, visto anche l’ottimo rapporto che si è creato con il parroco. Così ad Albertina è stato chiesto di costituire e organizzare la Caritas parrocchiale e a Tiziana di coordinare la catechesi. Ottimo è anche il rapporto con la Diocesi visto che il Centro Eucaristico è diocesano. Il vescovo ci appoggia molto e conta sull’influenza del nostro carisma sul territorio. Infatti ha inserito Tiziana nel Centro Diocesano Vocazioni come vicedirettore e le ha chiesto di guidare le adorazioni della scuola di preghiera nella nostra vicaria. Ci invia anche gruppi, proponendo anoi di dare le meditazioni. Abbiamo fatto amicizia con il parroco di un paese vicino che viene con catechistie giovani per giornate di ritiro in cui chiede a noi di dare le meditazioni. Insomma cominciano a cono-scerci e a fare riferimento alla nostra presenza in diocesi sia come struttura che come carisma. Anche il Centro comincia a fare proposte e il calendario è abbastanza ricco pur essendo all’inizio.

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L’adorazione sta coinvolgendo persone che si sono già assunte un impegno personale e sostengono quattro ore di adorazione ogni giorno. Questo è un grande aiuto per la comunità che, per vari motivi, si trova spesso ridotta di numero. Cresce anche la partecipazione alle adorazioni guidate che offriamo due volte al mese in orari diversi; vengono persone un po’ da tutte le parrocchie. E si nota la nostra presenza in iniziative con quella della parrocchia , dedicata a san Michele , che ha

celebrato il suo patrono con una giornata di adorazione continua a cui hanno partecipato, a turno, le classi della locale scuola primaria e della scuola media. Continua il cammino delle Adoratrici di Rossano, arricchito da alcune simpatizzanti: quest’anno si occuperà di loro Albertina che potrà contare su un rapporto significativo che ha costruito nel tempo con alcune di loro. Insomma, “la messe è molta e gli operai sono pochi” ma entusiasti e molto accoglienti. Per cui se qualcuno volesse venire a condividere con noi un po’ del sogno di Dio, noi saremo felici di accogliervi e di darvi da fare.

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DAI NOSTRI CORRISPONDENTI In Camino con Lui… Pellegrinaggio a Santiago di Compostella Gruppo ACJ di Palermo Marco Santoro Il percorso di quest’anno ACJ ci ha condotti in conclusione ancora una volta in terra spagnola. Siamo partiti in ventisei, un gruppo forse anche troppo numeroso per mettersi in cammino sulla via di Santiago, un gruppo che a volte ci ha anche messi di fronte a delle difficoltà logistiche, ma che ci ha fatto come sempre riscoprire la bellezza e il piacere di camminare insieme su una via comune. È difficile riportare con fedeltà il vissuto che questa estate ci attendeva su quei sentieri percorsi da miliardi di pellegrini, su quel sentiero dalle salite ardue e dalle discese ripide, il sentiero della fatica e della speranza, il sentiero fatto di pietre e di campi fioriti, il sentiero della nebbia e del freddo, della rugiada mattutina e della natura incontaminata; un sentiero fatto di persone e di vite intere, di popoli e generazioni, fatto delle orme di chi è passato prima di noi, fatto per noi che calchiamo ogni nostro passo sulla terra battuta, sull’erba selvatica e sulla dura roccia, fatto per mettere in ginocchio e per risollevare, per imparare dalla vita a respirare con tutti i polmoni e a guardare il mondo con uno sguardo nuovo. Il Camino verso Santiago de Compostela è questo e tanto altro e forse la cosa più bella da dire è proprio che, vissuto in gruppo o meno, il Camino è un’esperienza prima di tutto personale, un evento che ti mette in prima persona davanti alla difficoltà, alla precarietà, al grande bisogno di avere una fiducia viva, di affidarti al creato nel quale sei stato posto, con la certezza che non sarai mai abbandonato né dimenticato.

Cos’è la fuerza do camino? Qualcuno direbbe che essa sia una dolce parola sussurrata al cuore che non gli permetta di lasciare la via, altri che sia un impulso incontenibile che nessun acciacco, nessuna difficoltà siano in grado di soffocare. Per me la fuerza do camino è stata (ed è) la “forza dell’abbandono”, la forza del debole che si affida al Potente e alla Sua opera. Sulla strada di Santiago, la luce mattutina ti risveglia chiamandoti al cammino, senza assicurarti alla sera un letto su cui riposare, né un tetto sotto il quale ripararti, né un pasto adeguato per reintegrare le forze; ma il segreto, la fuerza, è proprio questo: la certezza dell’incertezza, la dolce sensazione di stare nelle Sue mani, di camminare con la Sua tenacia, di essere guidati dal Suo sguardo lungimirante, uno sguardo che vede la meta, ma non dimentica ciascun passo compiuto verso di essa. Come molti hanno detto in passato su questa forte esperienza, dal primo passo, ad ogni passo, il camino è come la vita. È un’esperienza fisica concreta della volontà del pellegrino, una chiamata a camminare con fede e con gioia, ma di essere in grado di camminare anche nella stanchezza e nella difficoltà. Qualcuno che ne aveva già fatto esperienza aveva detto prima della partenza: “Sei sempre impegnato a tenere il corpo”, e così è! Ma la grande ricchezza che il Camino lascia dentro è inestimabile per chi sa e vuole coltivarla, per chi non lascia morire i semi che il Camino mette nel suo cuore, ma li nutre e li fa germogliare fino a dare i frutti. Questo è il vero Cammino di Santiago, quello che resta dentro, quello che non termina all’ultima tappa, ma che comincia dalla sua stessa fine.

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DAI NOSTRI CORRISPONDENTI GIORNO DI FUOCO ALL’OASI SANTA MARIA___________________________________________________Elena Bove Come dimenticare quelle ore calde, infuocate dove il fumo del giardino in fiamme invadeva sempre di più la nostra Oasi ? Era il 15 agosto e l’Oasi ospitava circa 36 persone giunte da noi il 7 agosto , il giorno dopo la bellissima professione di Sr Pina Agresti , per partecipare alla Settimana della famiglia . Quasi tutte persone anziane , sole o accompagnate dalla badante , poi qualche coppia : Angela Cioffi, sorella della nostra Provinciale, con tutta la sua famiglia ; Susanna e Alberto venuti da Palermo come volontari; l’immancabile Rosa Ferrara e poi noi tutte suore dell’Oasi con il nostro Mons. Colucci. Era una giornata caldissima. Fuori, la temperatura segnava 40°. Dentro si sudava, sudava…Noi suore, avevamo già mangiato e ci accingevamo a servire gli ospiti, quando cominciammo a sentire puzza di bruciato. Incuriositi, Luciano , il nostro cuoco, e suor Pina corrono fuori a vedere e si spingono fin all’eremo e notano che dal giardino del Centro Maugeri , attiguo al nostro, sale fumo. Si spingono più avanti e vedono le fiamme . Corrono a dare notizie. Ci allarmiamo. Si fanno le prime telefonate e ci tranquillizzano dicendo che la situazione è già tutta sotto controllo . Però le fiamme aumentano e la puzza di bruciato diventa sempre più forte più vicina. Chiudiamo tutte le finestre della cucina , spegniamo gli interruttori del gas , della corrente . Ci chiedono di portare fuori tutti gli estintori a disposizione. Intanto, si continuano a servire gli ospiti che tranquilli mangiano senza accorgersi di nulla.. L’ansia comincia ad aumentare mentre suor Grazia continua con le sue telefonate in cerca di soccorritori. All’improvviso la situazione precipita: a causa del vento forte che tirava quel giorno , forza 70 , le fiamme erano entrate nel nostro giardino , per fortuna di dietro l’eremo e si propagavano velocemente lungo la Via Crucis raggiungendo tutti gli alberi dell’ingresso, vicino al cancello.. Gli ospiti erano alla fine del pranzo e il gelato era già stato servito quando ci ordinano di lasciare la sala da pranzo e di andare verso la hall. Pian piano, ma decisamente, aiutiamo tutti gli ospiti, ma soprattutto i più anziani e una ragazza in carrozzella , ad andare verso la hall; qui, mentre aspettavamo nuovi ordini, gli ospiti, guidati dalla

nostra cara dottoressa Lina Sacco, cominciano a recitare un rosario ardente di fede , come ardente era il fuoco che bruciava i nostri alberi fuori.. Verso le 14h00, ormai ci ingiungono di evacuare tutti. Tutti quelli che sanno guidare si mettono al volante e gli ospiti in gruppi di quattro o cinque infilati nelle macchine a disposizione ci dirigiamo verso la parrocchia di Santa Maria delle Grazie, sperando di trovare un rifugio. Ma, in effetti dobbiamo accontentarci solo dell’ombra della parrocchia perché era tutto chiuso, essendo la festa dell’Assunzione e tutti a pranzo presso i familiari. Fortunatamente era aperta una vecchia cappellina e lì , dopo un po’ , mettiamo a sedere le più anziane. Sul più bello ci rendiamo conto che la macchina di Monsignore non è con noi, Si parte alla ricerca affannosa di Monsignore . Torna una prima esplorazione senza esito. Ne parte un’altra ed ecco che arriva la felice notizia: Monsignore è al sicuro , con le suore che erano salite con lui in macchina, presso la caserma dei carabinieri. Ah! …un sospiro di sollievo! Finalmente alle 17h00 ci giunge l’avviso che si poteva rientrare all’Oasi, ormai fuori pericolo.Non sappiamo che cosa ci aspetta. Ecco che entrando si apre dinanzi a noi uno spettacolo molto triste : il fuoco aveva letteralmente devastato tutta la parte destra del nostro giardino . Che pena! Vedere solo scheletri di alberi bruciati e cenere a non finire per terra e una fortissima puzza di bruciato! Poi, che impressione vedere l’immenso spiazzale dell’Oasi tutto occupato dai camion dei Vigili del Fuoco , dei Carabinieri, dei Pompieri, da un’autoambulanza… In effetti molti di noi non si erano resi conto della gravità dell’incendio, tutti occupati o a mangiare o a servire . Ora potevamo constatare la gravità dell’incendio con danni enormi. Nel nostro cuore insieme all’abbattimento c’era però un tacito ma forte senso di gratitudine a Maria , perché ci sentivamo tutti scampati da un grave pericolo: nessuna delle persone presenti erano state danneggiate. Impressionante il Crocifisso in fondo al vialetto della Via Crucis completamente carbonizzato , senza più traccia di croce, senza braccia, senza gambe. Il volto, tuttavia , perfettamente riconoscibile nei suoi

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lineamenti: quello di Cristo, un volto di Cristo bruciato. Bruciato ancora una volta d’amore per la nostra salvezza ?

DAI NOSTRI CORRISPONDENTI LETTERA DI TIZIANA PETRUCCELLI ALLA NOSTRA M. PRO VINCIALE Pietracatella,13 settembre 2008 Reverenda Madre Provinciale, cara Suor Grazia, sono Tiziana da Pietracatella, ci siamo viste qualche volta, non so se si ricorda di me. Le scrivo anche a nome di altre persone del paese. Esattamente 30 anni fa, l’8 settembre 1978, le Ancelle del Sacro Cuore arrivavano nel nostro paese e questa data ha rappresentato per molte di noi una svolta nella nostra vita. Il sorriso , la gioia contagiosa delle prime sei suore – suor Carolina, suor Ida, suor Albertina , suor Franca, suor Maria Ha e suor Lidia Palma- rimangono un ricordo indelebile per noi. Per la prima volta attraverso di loro , incontravamo un Gesù vivo , che noi non conoscevamo ancora. Qualche mese fa è nata fra di noi l’idea di “celebrare” questo anniversario , per rendere grazie delle “grandi cose” che ha fatto il Signore in tutti questi anni. In particolare, il gruppo del Rinnovamento nello Spirito di Pietracatella che nonostante momenti di difficoltà, non ha mai

smesso di esistere – ha espresso il desiderio di festeggiare i suoi 30 anni insieme alle An-celle, che ci hanno introdotto in questo cammino. In molti siamo andati via dal paese in questi anni e abbiamo intrapreso altri percorsi spirituali, ma tutto è nato da quel-la prima esperienza , che per noi è intimamente legata alla presenza delle Ancelle. Per tutte queste ragioni, che ho cercato di riassumere , mi permetto di chiederle, a nome di tanti altri , che alcune suore possano partecipare ad una giornata di ringraziamento e di festa che si terrà a Pietracatella, con la probabile presenza del vescovo di Campobasso, Mons. Giancarlo Bregantini, il giorno 30 novembre p.v. E ricorderemo in particolare suor Carolina e suor Luisa , le nostre due superiore che ci guardano dal Cielo.

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DAI NOSTRI CORRISPONDENTI SOLIDARIETÀ E PACE ( 11- 13/10/ 2008 )

Antonella Masci Aspirante Adoratrice in Torricella Sabina

Giorni bellissimi ci sta regalando il Signore! Siamo nel paesino dove tante persone, grazie al “Centro di Spiritualità” delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù, si recano per godere della natura e meglio meditare la meraviglie del Signore. La Parrocchia ha proposto per questi giorni una manifestazione di solidarietà e pace, meditando e rispondendo all’appello della Regina della Pace di cui proprio in questi giorni se ne ricorda l’ultima apparizione a Fatima. Il martedì anteriore 7 ottobre 2008 alle ore 20,30 nella Chiesa Parrocchiale di San Giovanni abbiamo avuto una giornata di riflessione con il nostro Vescovo Mons. Lino Fumagalli che ci ha aiutato a riflettere sulla giustizia e sulla pace, mettendo in rilievo in modo semplice ma profondo il rapporto tra la giustizia e la pace. Il primo giorno, verso sera, ci siamo radunati presso la chiesa di Santa Maria delle Grazie per poi sfilare processionalmente insieme all’immagine della Madonna. Sono intervenuti tutti i gruppi della Parrocchia e dei paesi limitrofi. Naturalmente c’eravamo anche noi “aspiranti Adoratori-Adoratrici. Arrivati nella piazza abbiamo partecipato alla santa Messa, presieduta da S. Ecc. Dom Mauro Meacci Abate Ordinario di Subiaco, che nell’omelia molto appropriata ha spiegato chiaramente come la pace si costruisce ogni giorno, evitando pettegolezzi, critiche e quant’altro. Questo è stato veramente un momento d’intensa meditazione ed emozione. Il nostro Parroco: Don Vito ha voluto che noi aspiranti Adoratori/trici preparassimo le preghiere dei fedeli. Con questa richiesta ci ha preannunciato e fatto meditare sul servizio da rendere alla Chiesa ed ad ogni uomo. Al termine della santa Messa abbiamo consumato la cena: erano 450 coperti e il ricavato è stato devoluto all’associazione ONLUS “Oltre Confine” per una missione in Ecuador, per la stessa è stata allestita anche una pesca mercato. Il mattino seguente ci siamo ritrovati presso la chiesa dell’Immacolata Concezione di Ornaro e da lì abbiamo dato inizio alla “marcia della pace” attraversando delle vie secondarie, lungo il percorso alla Piazza della Fonte di Ornaro ci

hanno fatto trovare una piccola colazione. Abbiamo camminato per circa 9 km fino ad arrivare a Torricella. Ad aspettarci c’erano una trentina di bambini dell’Oratorio di Ornaro, che indossando una maglietta bianca con scritto “PACE” hanno dato inizio a uno show che ci ha fatto sorridere ma anche riflettere, soprattutto ascoltando la preghiera semplice di san Francesco e la canzone: “Siamo noi il mondo”. Nel pomeriggio il Parroco ha invitato tutti ad una fiaccolata e alla recita della supplica alla Madonna….. Il giorno 13 mentre tutti gli studenti erano a scuola i bambini della scuola primaria di Torricella erano radunati in chiesa. A tutti è stato donato un rosario, abbiamo pregato una decina del santo rosario e poi abbiamo partecipato alla santa Messa presieduta da don Luigi De Angelis. Nell’omelia don Luigi ha cercato di far capire ai bambini, in modo semplice, che la Madonna chiede a tutti quello che ha chiesto ai Pastorelli di Fatima: “La pace va costruita e nessuno può ritenersi escluso da quest’impegno”. Nel pomeriggio abbiamo concluso questa manifestazione con un’altra santa Messa alla fine della quale don Vito ha consacrato la Parrocchia al Cuore Immacolato di Maria, e ha chiesto alla Madonna la grazia della pace e dell’unità per tutta la comunità. Il saluto alla Vergine e quell’Ave con tutte le fiaccole accese sollevate in alto non volevano essere una chiusura, un termine, ma un nuovo inizio, una fiaccola nel nostro cuore: lo Spirito Santo per scaldare il cuore dell’uomo. Giorni bellissimi ci ha regalato il Signore non solo spiritualmente ma anche meteorologicamente. Forse non tutti hanno capito il messaggio profondo di quest’iniziativa, ma il Signore misericordiosissimo qualche seme in terra buona l’avrà fatto cadere. Ricordando questi giorni avremo motivo di riflettere e capiremo che “nessuno vive solo per sé ma gli uni per gli altri”. Sciupiamo tanto tempo cercando di afferrare qualcosa, dimenticando che possiamo colorare la vita e restarne appagati.

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LA VOCE DELLA CHIESA MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2008

Cari fratelli e sorelle,

in occasione della Giornata Missionaria Mondiale, vorrei invitarvi a riflettere sull'urgenza che permane di annunciare il Vangelo anche in questo nostro tempo. Il mandato missionario continua ad essere una priorità assoluta per tutti i battezzati, chiamati ad essere "servi e apostoli di Cristo Gesù" in questo inizio di millennio. Il mio venerato Predecessore, il Servo di Dio Paolo VI, affermava già nell'Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi che "evangelizzare è la grazia, la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda" (n. 14). Come modello di questo impegno apostolico, mi piace indicare particolarmente san Paolo, l'Apostolo delle genti, poiché quest'anno celebriamo uno speciale giubileo a lui dedicato. È l'Anno Paolino, che ci offre l'opportunità di familiarizzare con questo insigne Apostolo, che ebbe la vocazione di proclamare il Vangelo ai Gentili, secondo quanto il Signore gli aveva preannunciato: "Va', perché io ti manderò lontano, tra i pagani" (At 22,21). Come non cogliere l'opportunità offerta da questo speciale giubileo alle Chiese locali, alle comunità cristiane e ai singoli fedeli, per propagare fino agli estremi confini del mondo l'annuncio del Vangelo, potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede (Rm 1, 16)? 1. L'umanità ha bisogno di liberazione

L'umanità ha bisogno di essere liberata e redenta. La creazione stessa - dice san Paolo - soffre e nutre la speranza di entrare nella libertà dei figli di Dio (cfr Rm 8,19-22). Queste parole sono vere anche nel mondo di oggi. La creazione soffre. L'umanità soffre ed attende la vera libertà, attende un mondo diverso, migliore; attende la "redenzione". E in fondo sa che questo mondo nuovo aspettato suppone un uomo nuovo, suppone dei "figli di Dio". Vediamo più da vicino la situazione del mondo di

oggi. Il panorama internazionale, se da una parte presenta prospettive di promettente sviluppo economico e sociale, dall'altra offre alla nostra attenzione alcune forti preoccupazioni per quanto concerne il futuro stesso dell'uomo. La violenza, in non pochi casi, segna le relazioni tra gli individui e i popoli; la povertà opprime milioni di abitanti; le discriminazioni e talora persino le persecuzioni per motivi razziali, culturali e religiosi, spingono tante persone a fuggire dai loro Paesi per cercare altrove rifugio e protezione; il progresso tecnologico, quando non è finalizzato alla dignità e al bene dell'uomo né ordinato ad uno sviluppo solidale, perde la sua potenzialità di fattore di speranza e rischia anzi di acuire squilibri e ingiustizie già esistenti. Esiste inoltre una costante minaccia per quanto riguarda il rapporto uomo-ambiente dovuto all'uso indiscriminato delle risorse, con ripercussioni sulla stessa salute fisica e mentale dell'essere umano. Il futuro dell'uomo è poi posto a rischio dagli attentati alla sua vita, attentati che assumono varie forme e modalità.

Dinanzi a questo scenario "sentiamo il peso dell'inquietudine, tormentati tra la speranza e l'angoscia" (Cost. Gaudium et spes, 4) e preoccupati ci chiediamo: che ne sarà dell'umanità e del creato? C'è speranza per il futuro, o meglio, c'è un futuro per l'umanità? E come sarà questo futuro? La risposta a questi interrogativi viene a noi credenti dal Vangelo. È Cristo il nostro futuro e, come ho scritto nella Lettera enciclica Spe salvi, il suo Vangelo è comunicazione che "cambia la vita", dona la speranza, spalanca la porta oscura del tempo e illumina il futuro dell'umanità e dell'universo (cfr n. 2).

San Paolo aveva ben compreso che solo in Cristo l'umanità può trovare redenzione e speranza. Perciò avvertiva impellente e urgente la missione di "annunciare la promessa della vita in Cristo Gesù" (2 Tm 1, 1), "nostra speranza" (1 Tm 1, 1), perché tutte le genti potessero partecipare alla stessa eredità ed essere partecipi della promessa per mezzo del Vangelo (cfr Ef 3,6). Era cosciente che, priva di Cristo, l'umanità è "senza speranza e senza Dio nel mondo (Ef 2, 12) – senza speranza perché senza Dio" (Spe salvi, 3). In effetti, "chi non conosce Dio, pur potendo avere molteplici speranze, in fondo è senza speranza, senza la grande speranza che sorregge tutta la vita (Ef 2, 12)" (ivi, 27). 2. La Missione è questione di amore

È dunque un dovere impellente per tutti annunciare Cristo e il suo messaggio salvifico. "Guai a me - affermava san Paolo - se non predicassi il Vangelo!" (1 Cor 9,16). Sulla via di Damasco egli aveva sperimentato e compreso che la redenzione e la missione sono opera di Dio e del suo amore. L'amore di Cristo lo portò a

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percorrere le strade dell'Impero Romano come araldo, apostolo, banditore, maestro del Vangelo, del quale si proclamava "ambasciatore in catene" (Ef 6,20). La carità divina lo rese "tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno" (1 Cor 9,22). Guardando all'esperienza di san Paolo, comprendiamo che l'attività missionaria è risposta all'amore con cui Dio ci ama. Il suo amore ci redime e ci sprona verso la missio ad gentes; è l'energia spirituale capace di far crescere nella famiglia umana l'armonia, la giustizia, la comunione tra le persone, le razze e i popoli, a cui tutti aspirano (cfr Enc. Deus caritas est, 12). È pertanto Dio, che è Amore, a condurre la Chiesa verso le frontiere dell'umanità e a chiamare gli evangelizzatori ad abbeverarsi "a quella prima originaria sorgente che è Gesù Cristo, dal cui cuore trafitto scaturisce l'amore di Dio" (Deus caritas est, 7). Solo da questa fonte si possono attingere l'attenzione, la tenerezza, la compassione, l'accoglienza, la disponibilità, l'interessamento ai problemi della gente, e quelle altre virtù necessarie ai messaggeri del Vangelo per lasciare tutto e dedicarsi completamente e incondizionatamente a spargere nel mondo il profumo della carità di Cristo. 3. Evangelizzare sempre

Mentre resta necessaria e urgente la prima evangelizzazione in non poche regioni del mondo, scarsità di clero e mancanza di vocazioni affliggono oggi varie Diocesi ed Istituti di vita consacrata. È importante ribadire che, pur in presenza di crescenti difficoltà, il mandato di Cristo di evangelizzare tutte le genti resta una priorità. Nessuna ragione può giustificarne un rallentamento o una stasi, poiché "il mandato di evangelizzare tutti gli uomini costituisce la vita e la missione essenziale della Chiesa" (Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 14). Missione che "è ancora agli inizi e noi dobbiamo impegnarci con tutte le forze al suo servizio" (Giovanni Paolo II, Enc. Redemptoris missio, 1). Come non pensare qui al Macedone che, apparso in sogno a Paolo, gridava: "Passa in Macedonia e aiutaci"? Oggi sono innumerevoli coloro che attendono l'annuncio del Vangelo, coloro che sono assetati di speranza e di amore. Quanti si lasciano interpellare a fondo da questa richiesta di aiuto che si leva dall'umanità, lasciano tutto per Cristo e trasmettono agli uomini la fede e l'amore per Lui! (cfr Spe salvi, 8). 4. Guai a me se non evangelizzo (1 Cor 9,16)

Cari fratelli e sorelle, "duc in altum"! Prendiamo il largo nel vasto mare del mondo e, seguendo l'invito di Gesù, gettiamo senza paura le reti, fiduciosi nel suo costante aiuto. Ci ricorda san Paolo che non è un vanto predicare il Vangelo (cfr 1 Cor 9,16), ma un compito e una gioia.

Cari fratelli Vescovi, seguendo l'esempio di Paolo ognuno si senta "prigioniero di Cristo per i gentili" (Ef 3,1), sapendo di poter contare nelle difficoltà e nelle prove sulla forza che ci viene da Lui. Il Vescovo è consacrato non soltanto per la sua Diocesi, ma per la salvezza di tutto il mondo (cfr Enc. Redemptoris missio, 63). Come l'apostolo Paolo, è chiamato a protendersi verso i lontani che non conoscono ancora Cristo, o non ne hanno ancora sperimentato l'amore liberante; suo impegno è rendere missionaria tutta la comunità diocesana, contribuendo volentieri, secondo le possibilità, ad inviare presbiteri e laici ad altre Chiese per il servizio di evangelizzazione. La missio ad gentes diventa così il principio unificante e convergente dell'intera sua attività pastorale e caritativa.

Voi, cari presbiteri, primi collaboratori dei Vescovi, siate generosi pastori ed entusiasti evangelizzatori! Non pochi di voi, in questi decenni, si sono recati nei territori di missione a seguito dell'Enciclica Fidei donum, di cui abbiamo da poco commemorato il 50° anniversario, e con la quale il mio venerato Predecessore, il Servo di Dio Pio XII, dette impulso alla cooperazione tra le Chiese. Confido che non venga meno questa tensione missionaria nelle Chiese locali, nonostante la scarsità di clero che affligge non poche di esse.

E voi, cari religiosi e religiose, segnati per vocazione da una forte connotazione missionaria, portate l'annuncio del Vangelo a tutti, specialmente ai lontani, mediante una testimonianza coerente di Cristo e una radicale sequela del suo Vangelo.

Alla diffusione del Vangelo siete chiamati a prendere parte, in maniera sempre più rilevante tutti voi, cari fedeli laici, che operate nei diversi ambiti della società. Si apre così davanti a voi un areopago complesso e multiforme da evangelizzare: il mondo. Testimoniate con la vostra vita che i cristiani "appartengono ad una società nuova, verso la quale si trovano in cammino e che, nel loro pellegrinaggio, viene anticipata" (Spe salvi, 4).

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RITORNO ALLE FONTI

A B B E V E R I A M O C I A L N O S T R O “ P O Z Z O ”

Dalla lettera di Santa Raffaella a sua cognata Dolores

Aguayo Fernandez de Mesa. Dopo la morte del fratello Antonio Porrai y Ayllon, la M. Sacro Cuore ebbe una speciale cura perché non mancasse a sua cognata il conforto delle sue lettere . Aveva , in verità , un affetto speciale per Dolores Aguayo, eccellente madre e donna profondamente cristiana, che seppe educare le sue sette figlie nella fede e nella tradizione dei suoi padri. Preziosi sono i suoi consigli sulla preghiera. Roma, 16 agosto 1896 « …Mi rallegro che i tuoi figli stiano tutti con te e così tu puoi distrarti un po’ e che continuino ad essere tanto buoni. Spero che …siano sempre eccellenti cristiani e che diano ottimo esempio a tutti. Continua con costanza , cara Dolores, la tua opera fino alla fine. È questo quello che il Signore desidera da te e non ti abbattere mai per sembrarti il carico superiore alle tue forze poiché ti viene da Dio che è dalla tua parte e che è onnipotente; e così, che hai da temere? Quante più difficoltà ti si presentano, più fiducia nella sua divina Maestà e più ricorso ad Essa con fiducia di figlia; e non temere. Più che recitare molte preghiere, prega molto; abituati a che non passino le ore senza che tu non abbia raccontato a Dio molte volte al giorno tutte le tue pene, con la fiducia cieca di essere consolata , e lascia nelle sue mani tutte le difficoltà apparentemente insuperabili che ti si presentano; io ti assicuro che per vie impensate tu le vedrai in un momento appianate , perché è solo Dio che tutto può e se conviene per il nostro bene senza alcun dubbio lo farà. Non dubitare mai del Signore. Tu sei molto prudente e certamente lo farai, però io voglio dirtelo.Non stancare quelli di casa tua con preghiere che si fanno senza devozione. Il rosario, la litania, il Credo e la Salve Regina sono già sufficienti. Evita la catena dei “Pater noster ” che in genere lì si suole aggiungere e la stessa cosa a tavola: un “Pater” ben pregato è più gradito a Dio che cinque detti male. »

BRICIOLE DI STORIA AGLI ALBORI DELL’ISTITUTO ORA ET LABORA – RITORNARE ALLE NOSTRE ETERNE RADICI DA : “ ECHI DALLA CONGREGAZIONE “ P. 171 IN ORA ET LABORA Traduzione libera di Sr Gabriella Giacopelli Nel mese di aprile (1925) sono partite per il Perù, dove sono felicemente arrivate la R.M. Lucia Vivano, Provinciale d’Italia e d’America, accompagnata dalla sua Socia, M.Maria Egaña. Hanno fatto visita nel mese di maggio alla nostra Madre Generale le Superiore di Palermo ,Dolores

Aparicio , e di Madrid e di Azpeitia : Soledad Quijano e Mª del Rosario Redo.

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Da “ECHI DELLA CONGREGAZIONE “ Notizie da PALERMO, in “ORA ET LABORA” p. 173 Le Signorine palermitane hanno preso con tanto entusiasmo e calore la loro partecipazione alla Congregazione delle Ancelle di Maria Immacolata , iniziata dalle nostre suore, che nei 3 o 4 mesi di vita dell’Associazione hanno già lavorato a sufficienza tanto da poter allestireun’esposizione che si è aperta il giorno 8 marzo; nella mostra c’erano vestitini per bambini, per neonati, 2 pianete, biancheria d’altare, tovaglie, amitti, due calici, una pisside, candelieri etc…; tutto regalato dalle stesse Congregate che già sono 70. Sua E. Rev. il cardinale Lualdi, Arcivescovo della Diocesi di Palermo, è venuto gentilmente a visitare l’esposizione . All’ora stabilita per il suo arrivo, ha fatto il suo ingresso nella nostra Casa , accompagnato da due Segretari. Li hanno ricevuto nella portineria alcune delle nostre Madri e una commissione di Congregate di Maria Immacolata. S. Eminenza, dopo essere stato in cappella, sì è fermato ad osservare minuziosamente tutti gli oggetti esposti; si è felicitato con le Superiore per i loro lavori e le ha animate a continuare la loro opera con crescente entusiasmo a favore delle missioni che i padri della Compagnia hanno in Bengala ( India).. Ha loro raccomandato anche con grande interesse, che aiutino, per quanto possibile, le chiese povere della loro amatissima Diocesi di Palermo. Prima di andarsene , è salito a salutare tutta la Comunità , con la quale si è mostrato molto affettuoso.

NOTE DI SPIRITUALITA’__________________anno paolino

Per il prossimo Avvento desideriamo offrirvi un pensiero di S. Paolo « Rallegratevi nel Signore sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino! » Sr. PAOLA FLAMINI L’indolenza, il vuoto, l’aridità e la mancanza di speranza dominano abitualmente nella nostra esistenza. A questa vita Dio può dire “ Alzati ! ” E allora dobbiamo alzarci, uscire da noi per riconoscerci . Più rinuncio a me stesso e

mi apro al mondo , più profondamente divento “ gioia” e raggiungo la mia più vera identità . “ Chi vuol guadagnare se stesso, si deve perdere” . Non esiste altra strada per la felicità. Non esiste nessun’ altra possibilità per il superamento della sofferenza . Una gioia che si fa presente nella quotidianità della nostra storia e della nostra fede nella misura in cui la nostra vita farà centro in Gesù. È lui l’ uomo della gioia , che diventa in noi presenza e dono di gioia. Lui ci insegna che sarà inutile inseguire e cercare la gioia; la troveremo donandola, irradiandola nel mondo intorno a noi ad ogni fratello e sorella che incontreremo sul nostro cammino.

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TRA SPIRITUALITA E PSICOLOGIA INNAMORATI DI CRISTO Consacrarsi a Cristo significa sceglierlo come l’Amore assoluto e totalizzante che assorbe tutte le nostre energie più vitali unificandole e in Lui e espandendole poi al di fuori. Entrando in Lui , nel suo Cuore, la persona sperimenta il Bene e la Pace di una vita integrata , di una Vita che diventa UNA SOLA COSA CON CRISTO e che perciò in Lui , nel suo Spirito si dona a Dio e ai fratelli. ma possiamo veramente dire che la persona si innamora di Cristo? In che senso? In che misura ? È a queste domande che risponde A. Cencini in uno dei capitoli del suo libro intitolato : ” CON AMORE – Libertà e maturità affettiva nel celibato consacrato “ Vediamo in sintesi la sua risposta Il celibato consacrato ha senso solo all’interno di un ampio e significativo rapportarsi a Cristo , rapporto che non si risolve in una semplice imitazione del suo essere non coniugato, ma è un modo globale e radicale d’amare alla maniera sua , che nasce da un amore intenso e appassionato, e pure adulto e motivato per lui. É come un innamoramento, cioè come un amore intenso e creativo, senza limiti né restrizioni, né condizioni o riserve; come amore totale totalizzante, con tutto il cuore, tutta la vita, tutte le forze…. Ma cosa s’intende per innamoramento? Aumento della coscienza di sé Innamoramento non è il solo colpo di fulmine che esclude la ragione.Per amare con tutto il cuore ci vogliono anche la testa e la volontà, le mani e i piedi, la decisione e l’azione…L’autentico innamoramento chiama in causa la totalità dell’io e dunque determina anche un aumento della coscienza di sé . Nessuno come chi ama fortemente, è consapevole delle possibilità del suo cuore, perché nessuno come lui è disposto all’impossibile pur di esprimere e realizzare il suo amore. Così anche per amare Dio in Cristo . Il consacrato deve dunque sentire di poter amare con il suo cuore di carne la persona viva e vera di Cristo ; da cui non solo si sente amato ma che è sempre più al centro dei suoi interessi e aspirazioni , e ragione del vivere e morire; è colui che moltiplica le sue energie . Crescita nella libertà L’innamoramento non è sensazione immotivata o spontaneismo incontrollato , in cui la persona , perché “ cotta “, rimane come succube e passiva del suo impulso, ma è atto libero e che crea libertà. L’innamorato gusta la sensazione o la certezza , piacevole ed esaltante di essere amato e di amare. Ogni amore umano dà a suo modo questa certezza e la persona che ama e che è amata ha l’impressione di avere tutto quel che si può chiedere alla vita; non ha bisogno di nulla . È la logica “dei due cuori e una capanna “… Tanto più questo dovrebbe succedere in un rapporto d’amore con Cristo: anzi il confronto non regge perché evidentemente solo Dio e il suo amore possono dare all’uomo in modo definitivo la certezza

d’essere amato da sempre e per sempre , e la conseguente certezza di poter e dover amare per sempre . È un amore che dà certezza in notevole misura, ma pure altrettanta responsabilità.Sedotti dall’amore di Cristo hanno potuto dire « no» ad altri amori. E non per eroismo o disprezzo dell’amore umano, ma perché « sono andati alla fonte » di ogni amore , a colui che è Amore e che genera amore. Estensione dei propri confini Innamoramento è anche estensione dei propri confini ai confini dell’ amato , uno sforzo di protendersi verso di lui, verso i suoi valori e interessi , verso il suo stesso modo di desiderare e voler bene, di vivere e morire. L’amore , infatti, o trova simili o rende simili . Anche il consacrato tende sempre più ad immedesimarsi con il Figlio, ad identificarsi per amore con Lui. È una consegna di sé anzitutto a Cristo , sommamente amato , e un progressivo apprendere da lui a consegnarsi al Padre e ai propri fratelli, imparando ad amare alla sua maniera. Maturazione della propria identità L’innamoramento non significa immersione totale in un’altra persona, quasi annullandosi in essa, ma vuol dire sviluppo d’una nuova identità, che nasce e si definisce a partire da quella appartenenza Chiede un equilibrio continuamente da ristabilire tra fusione e differenziazione (= affermazione della propria individualità) . Tale equilibrio è ciò che consente la maturazione dell’Io. Così fa il consacrato/a con Cristo. Infatti , l’innamoramento di Cristo è relazione che da un certo punto di vista esprime il massimo dell’intimità, ma che proprio perché rende Dio così vicino all’uomo, al tempo stesso fa sentire e cogliere con chiarezza anche l’estrema distanza che separa da lui. Restare nell’amore Infine innamorarsi forse è facile, il difficile è restare nell’amore. Un matrimonio è sano e vivibile grazie non semplicemente all’attrazione iniziale , ma alla capacità dei due di rimanere nell’amore, senza neppure pretendere , d’altro canto, che la passione degli inizi resti sempre tale nel tempo. Anche il rapporto del sacerdote e del religioso/a con Cristo conosce questa regola , che non vuol dire che

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l’amore diminuisca , ma semplicemente che l’amore ha le sue stagioni , e sarebbe ingenuo e irrealistico pretendere o far finta di avvertire e vivere la relazione sempre a livelli di affetto sensibile e di entusiasmo intenso.. .Non sempre chi si consacra può chiedere e ottenere da se stesso che vi sia il fuoco acceso della passione d’amore per Cristo; a volte questo fuoco potrà sembrare spento, e al posto della

fiamma vi sarà la cenere. Purché sotto vi sia la brace accesa , e dentro al cuore la voglia di soffiarvi… Ciò che qualifica l’amore del celibe non è il possesso tranquillo d’un amore facile, ma la fatica di orientare e riorientare in continuazione il proprio amore e il desiderio d’amore verso Cristo che unifica e concentra, libera e santifica, stringendo a Lui come sposa allo Sposo.

TRA SPIRITUALITÀ E CULTURA O’SCIÀ NON È MAI STATA , NÉ MAI SARÀ A FAVORE DELLA CLANDESTINITÀ

Pubblichiamo qui di seguito un intervento di Claudio Baglioni rilasciato a FAMIGLIA CRISTIANA per presentare le serate O’ Scià ‘ nelle Isole Pelagie il 25, 26, 27 settembre «Se alzi la voce significa che non hai argomenti »Aveva ragione mio padre. La verità non è questione di volume . Se la forza della ragione ci abbandona , prevale la ragione della forza. Oggi, purtroppo, è così. Viviamo in equilibrio precario, tra il Paese che non siamo più e il Paese che non siamo ancora. Tensio-ne, ansia, paura vorrebbero profondità e qualità di pensiero. Ma il pensiero è assente. Per quanto seria e difficile , questa non è la prima , né la più grande crisi della nostra storia.Ogni epoca, ogni secolo, ogni generazione ha la sua, e la deve affrontare. Ieri, è toccato a chi ci ha preceduto. Oggi, a noi. Gli strumenti? Conoscenza, lungimiranza, intelligenza. Funzionano. Sempre. Dipende solo da noi. Invece, malgrado gli appelli quotidiani ai toni pacati, le parole si fanno sempre più grandi e i pensieri sempre più piccoli. I valori si predicano, ma non si praticano. L’io è l’unica fede. Tu, il nemico . Noi, una prigione . L’altro, l’inferno.Chiunque altro. Vicini

di casa troppo curiosi o rumorosi; automobilisti scorretti o imbranati;chi ci soffia il parcheggio o ci passa avanti nella fila; terroni o polentoni; bigotti o senza Dio; tifosi avversari o avversari politici ; quelli dell’altra classe, dell’altra scuola, dell’altro quartiere, della altra parrocchia. Prostitute, omosessuali, trans. Deboli, vecchi, malati. Donne. Per non parlare di lavavetri, barboni, mendicanti, zingari, rom, romeni, albanesi, polacchi, cingalesi, cinesi, africani. E, naturalmente: immigrati. La lista dei nemici si allunga ogni giorno. Cosa succederà quando non ci saranno più amici? La cultura dello scontro cancella la ricchezza dell’incontro tra le culture. Siamo piromani sul punto di incendiare territori essenziali per la nostra stessa sopravvivenza: umanità, tolleranza,solidarietà, civiltà. Democrazia. Con rischi che – accecati da risentimenti, paure, odio- non ci interessa prevedere. Homo homini lupus. È la natura , dicono. Forse. Ma l’antidoto c’è.. È la cultura dell’altro. Quella che ci insegna che è assurdo pretendere dagli altri ciò che noi non siamo disposti a riconoscere loro. Il rispetto per identità, storia, pensiero, diritto, lingua, fede, tradizioni è tale solo in condizioni di piena reciprocità. Altrimenti si chiama prevaricazione… Gli stranieri, regolari o irregolari che siano non causano crisi. In molti casi, anzi, rappresentano una risorsa. Chi fa i lavori che non vogliamo fare? Chi si occupa delle nostre case? Chi accudisce i nostri malati o i nostri anziani? Chi

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coltiva la nostra terra? Delinquente è chi delinque. Non chi ha un diverso colore di pelle, parla un’altra lingua o prega un altro Dio. E, poi, il Paese di mafia, camorra, ‘ndrangheta, delle stragi impunite, della corruzione politica e delle infinite tangentopoli ha perso da tempo i titoli per dare lezioni di onestà al mondo. Cerca il futuro là dove c’è futuro. Il problema non è la presenza dei migranti. È l’assenza della politica. Spetta a lei rimuovere le cause delle migrazioni irregolari; stroncare la criminalità che sfrutta e specula; e, soprattutto, creare un equilibrio virtuoso di diritti e doveri, in nome del quale offrire , ma anche pretendere, civiltà. Da tutti: cittadini vecchi e nuovi. Quando la politica non riesce a dare il meglio di sé, le società cominciano a dare il peggio di loro.

“O’scià” non è mai stata, né mai sarà a favore della clandestinità. Ma, se è importante che i migranti non siano clandestini, è ancora più importante che clandestine non siano le coscienze, le Istituzioni e le politiche di un‘Europa che deve tornare ad essere serbatoio, teatro ed esempio di intelligenza, cultura e umanità per tutto il mondo. Indicando e aprendo a tutti la strada non dello scontro, ma dell’incontro di civiltà. L’unica che può condurci a un futuro davvero degno di essere abitato.

CLAUDIO BAGLIONI “UOMO DELLA PACE 2008” IL 7 ottobre 2008 è stato assegnato al cantautore Claudio Baglioni a Mantova il premio “Scepi’s man of peace” per il suo impegno a favore dei diritti dei migranti ed a favore dell’intercultura svolto soprattutto grazie alla sua fondazione “ O’scià”

SOLUZIONI PER EVITARE L’INFELICITÀ

Scegli  di  amare  –  invece  di  odiare  Scegli  di  sorridere  –  invece  di  far  smorfie  Scegli  di  costruire  -­‐-­‐  invece  di  distruggere  Scegli  di  perseverare  -­‐  invece  di  rinunciare  Scegli  di  lodare  -­‐  invece  di  spettegolare  Scegli  di  guarire    -­‐  invece  di  ferire  Scegli  di  dare  –  invece  di  prendere  

Scegli  di  agire  –  invece  di  procrastinare  Scegli  di  perdonare  –  invece  di  maledire  Scegli  di  pregare  –  invece  di  disperare  

                                                                   Fonte  ignota  

   

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“Do nge-gn o sta-b-l-me-nt”“Dalla mola al la macchina dello stabil imento Memorie di____________TeresaTagarell i Noha Prima ci fu “ u nge-gn ”. Sull’immenso palcoscenico della Storia dell’uomo si perde forse nel primo atto la scena di un cavallo bendato che, a passo lento e stanco, ininterrottamente per ore e ore, ripercorreva una breve pista circolare, azionando il giro di una grande ruota. Per ritrovarla, sostiamo questa volta in uno scenario ridente e aperto su due azzurri che , dividendosi sull’orizzonte , ci inondano di luce e di aria odorosa di alghe, il cielo coi riverberi del sole , il mare col respiro della risacca. Siamo “ie-nd’o scia-cqu-t”, in un orto che si affaccia sulla costa. Sul verde basso di un’estesa coltivazione di piante di pomodoro si eleva un gelso secolare che, frondoso dominatore, spande intorno larghe ombre. Sotto la sua frescura è impiantato “u nge-gn”. La grande ruota, simile a quella del pastificio , ma di diversa struttura, è qui inghirlandata di secchi che, girando attingono acqua sorgiva dalla polla imprigionata nel pozzo e, attraverso la grande vasca,la distribuzione in rivoli, a dissetare l’orto; intorno, sulla pista ben delimitata, gira, lento e bendato,il “pio” asinello, tirandosi dietro l’asse di rotazione. Lo sciacquio dell’acqua, che cade dai secchi nella vasca, si perde nello scroscio delle onde sui ciottoli della battigia. È una scena che,uscita dalla notte dei tempi, rimane in luce fino al quarto decennio di questo secolo.Quale fu sul nostro territorio il primo “nge-gn” ? Quello della noria sul mare della leggendaria Kattry? O nacque prima la grande “mola” che macinava grano, o triturava oliva, o impastava farina nel primo casale dell’entroterra? E chi lo sa?! Piccole invenzioni dell’uomo rimaste senza data di nascita e senza paternità ! Quasi certamente un mulino rudimentale doveva pur esserci nel borgo medioevale dell’antichissima Noha ma,se ci fu, rimane nella caligine della preistoria del nostro paese , di quel primo tempo della sua vita associata ,di cui abbiamo scarsissime testimonianze. È invece nella Storia “u sta-b-l-me-

nt”, il primo mulino e oleificio impiantato nella Noicattaro del tardo Ottocento. Nel fascicolo “ Cat. XI Agricoltura-Industrie-Commerci (873-880)dell’Archivio Comunale, troviamo, in riscontro ad una richiesta del presidente della “Camera di Commercio ed Arti” di Bari, questa informazione , datata 11-4-1878 e firmata da Francesco Regina per il Sindaco De Riso in congedo: “Un solo stabilimento industriale a vapore esiste nel Comune, ed è tenuto dal proprietario negoziante Pende Nicola. Questo serve a uso di sfarinamento di grano, manifatturazioni di farine di commercio e manifatturazioni di oli di ulivo. Il numero degli operai in media è di venti che lavorano continuamente in tutto l’anno e di trenta da settembre a marzo”. L’opera della macchina era appena cominciata e la giovane Noiacattaro,nata nel 1863 sul ceppo della Noja medioevale , era già ricca di un’attivtà industriale di notevole importanza, con un macchinario a vapore per mulino e frantoio. A questo proposito è interessante annotare che il Nicola Pende, operatore dello sviluppo della nostra industria e proprietario del primo “sta-b-l-me-nt” noiano, fu il nonno omonimo del grande scienziato che è vanto della nostra gente. Ben pesto , però, Vito Pende, figlio del primo Nicola e padre del secondo, vendette l’azienda ad Evangelista Campobasso per duecento lire. La somma , evidentemente inadeguata anche per quei tempi, fa pensare ad una situazione di dissesto e di conseguente degrado dello stabilimento. Con la gestione oculata dei Campobasso, in pochi anni, il mulino rifiorì, crebbe con l’aggiunta del pastificio, che continua a prosperare, ma in altra sede, con la quarta generazione della famiglia. Precisiamo intanto che nell’annotazione del 1878 troviamo citato ufficialmente soltanto lo stabilimento Pende, perché era quello che agiva con i dipendenti salariati e macchine moderne , era il più importante, ma certamente non il solo , nel quadro delle attività industriali noiane. (continua )

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RECENSIONI A cura di___________________________________________Giuditta Federici acj

Nell’anno 2000, prendendo le mosse dalla beatificazione dei due bambini veggenti di Fatima, Francesco e Giacinta, lo scrittore Pietro Vitale , in un suo volume “Segreti in chiaroscuro” sosteneva che sulle apparizioni di Fatima non è stato ancora detto tutto. E che, sulla incompiuta, grava il più oscuro enigma. In questo libro il Cardinale Bertone si propone di fare luce su tale realtà e ci racconta delle conversazioni avute con Lucia quando, ancora Segretario della Congregazione per la Dottrina della fede , fu incaricato dal nostro Papa Benedetto XVI di incontrasi con la veggente per verificare con lei l’autenticità, la veridicità del “ Terzo Segreto” .Il racconto del cardinale ha il pregio della nitidezza. Le sue parole sono come l’imprimatur di una versione definitiva . Dai suoi appunti risalta la figura di Lucia come di una persona luminosa e credibile. Tre incontri ufficiali con Lei, almeno dieci ore. Suor Lucia era aperta e veritiera nella descrizione degli eventi di cui era stata protagonista.. « Non sono mai esistite due buste e due segreti. Non esiste un segreto mai svelato »- dirà suor Lucia, « e non ho mai scritto altro» IL Cardinale A. Sodano, al termine del rito di beatificazione di Giacinta e Francesco, illustrò davanti a un milione di persone a Fatima e in mondovisione, il contenuto del “Terzo Segreto”. Il Cardinale Bertone sostiene di essere convinto che Lucia abbia avuto molte visioni, allocuzioni interiori con la madonna per tanti anni. Nel Segreto c’è anche un riferimento alla Shoah. Il libro sollecita sicuramente la nostra curiosità, e tanti punti interrogativi spingono alla lettura. U n testo che non deve mancare in una Biblioteca religiosa e formativa. Il messaggio di Fatima ci invita ad affidarci al Cuore Immacolato di Maria quel Cuore che- alla fine- trionferà.

TARCISIO BERTONE ”L’ ultima Veggente di

Fatima “ Rizzoli Editore - 2007

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L’ANGOLO DEL BUON UMORE__________a cura di Sr. Filomena Ricca acj

Cari Amici, conoscete bene quant’è piccolo un seme ma quanto grande il risultato se lo semini in un terreno fertile! Seminare è arte da imparare perchè:

-Chi semina ansia, prepara l’uomo pauroso. -Chi semina tristezza, prepara l’uomo pessimista. - Chi semina indulgenza plenaria, prepara l’uomo senza grinta. - Chi semina ironia, prepara il timido. - Chi semina urla, prepara l’aggressivo.

- Chi semina incoraggiamento, prepara il fiducioso. - Chi semina lealtà, prepara il sincero.

- Chi semina il rispetto, prepara l’uomo che non calpesta l’uomo. - Chi semina gioia, prepara l’uomo che ringrazia d’esser nato. - Chi semina amore, prepara l’uomo che abbraccia il mondo.

Vi auguro di seminare a piene mani senza stancarvi mai l’amore che Dio regalò ad ognuno di noi

Facciamo una risatina

-Perché le donne belle, buone, intelligenti, sono come le parallele? -Perché…non si incontrano mai.

- Da anni io servo tanti clienti e nessuno di loro si è mai lamentato di me. - Bella questa. E che mestiere fai? - Faccio casse da morto.

- Per guarire, signor Meloni, mangi sempre molta frutta, ma senza sbucciarla,

così è più ricca di vitamine. - Ma io la sbuccio sempre, non posso farne a meno. - D’ora in poi non la sbucci più. Come faccio io che son solito mangiare fichi

d’india1 - Giovanni, perché avete rubato la bici, appoggiata al cancello del cimitero? - Credevo che il proprietario fosse morto

- Mia moglie è molto distrattona: ieri fumava la sigaretta

- mettendola nelle narici. - La mia è più distratta ancora: si è scottata

tutto un orecchio. - Con la sigaretta ? - Macché, col ferro da stiro; mentre stirava

è suonato il telefono

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Anno 5, Numero 1 Pagina

PROVITALY NEWS

Periodico bimestrale delle “Ancelle” d’Italia

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