PROVITALY NEWS anno 5 num 3

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PROVITALY NEWS Anno 5 numero 3 Periodico bimestrale delle “Ancelle” d’Italia PROVITALY NEWS IL NOTIZIARIO DELLA PROVINCIA D’ITALIA Anno 5—Numero 3 Gennaio- Febbraio 2009 “ Ho trascorso la mia quaresima con la felicità di sempre, tanto che non so come mostrare la mia gratitudine al Datore di ogni bene” Santa Raffaella (Let. 7 aprile 1907)

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Periodico in lingua italiana pubblicato dalla Provincia d'Italia della Congregazione Religiosa delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù.

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Periodico bimestrale delle “Ancelle” d’Italia

PROVITALY NEWS IL NOTIZIARIO DELLA PROVINCIA D’ITALIA

Anno 5—Numero 3 Gennaio- Febbraio 2009

“ Ho trascorso la mia quaresima con la felicità di sempre,

tanto che non so come mostrare la mia gratitudine al Datore di ogni bene”

Santa Raffaella (Let. 7  aprile  1907)

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Editoriale

In cammino verso la Pasqua

di________________ sr. Grazia Cioffi

La Celebrazione del rito dell’imposizione delle Ceneri, cui abbiamo partecipato il 25 febbraio scorso, ci ha introdotti in uno dei tempi forti dell’anno liturgico: la Quaresima. Dobbiamo confessare che, a differenza del periodo natalizio, essa suscita in noi una sorta di inconscia resistenza: ci appare, infatti, come un percorso lungo e faticoso che intraprendiamo con l’impegno, un po’ per tradizione,un po’ per abitudine, di rinunciare a qualcosa che, invece, tutto il resto dell’anno usiamo tranquillamente. Il considerare che al termine della Quaresima si dischiude la gioia pasquale, non basta a rendere più soave il peso della fatica dei sacrifici che ci vengono suggeriti dalla tradizione della Chiesa. Eppure se restituiamo all’aspetto penitenziale di questo periodo, il valore essenziale di strumento per vincere il male e rimanere attaccati a Dio, allora la Quaresima si carica di contenuti profondi che, senza togliere il peso della fatica, riempiono il cuore di gioia. Silenzio, solitu-dine, preghiera, penitenza, digiuno, elemosina, si rivelano condizioni privilegiate per incontrare Dio, ascoltare la Sua voce e, illuminati dalla Parola, ritrovare se stessi e gli altri nella verità. La Quaresima, ancora, si dischiude a noi in tutta la sua bellezza come tempo per avvicinarci a Dio e contemplare la Sua Misericordia; tempo per imparare qualcosa alla scuola di Gesù che, come buon Maestro, è pronto a rivelarci il volto del Padre, assumerlo nella nostra vita e incamminarci verso la pienezza della Vita.

Aiutiamoci soprattutto con la preghiera e con l’esempio, a vivere intensamente questo tempo di Grazia e di conversione: saremo pronti a ricevere la luce della Risurrezione.

Buona Quaresima a tutti!

SOMMARIO pg. Grazia Cioffi In cammino verso la Pasqua 2 Maria Escalar Adorazione continua a Bologna 3 Anna Gozzolino Riflessioni dopo il Concerto 4 Maria Escalar Cinquantesimo di Sr. Julia Lopez 5 Paola Toschi Le Quarantore 6 Tiziana Petripaoli Notizie da Cariati 7 Albertina Poli Quello che devi fare, fallo subito 9 Francesco Galvato Una giornata da non… 10 Elena Bove Lasciamoci sorprendere dai bambini 11 Elena Bove Concorso del presepe in Parrocchia 11 Annarita Bozzetti Perol Solidario 12 Abbeveriamoci al nostro Pozzo 13 Gabriella Giacopelli 'Conversioni' 13 Maria Purpura Santa Raffaella e l'Eucaristia 15 Carlo Ghidelli Possibile itinerario di lettura delle lettere di san Paolo 16 Giuditta Federici Recensioni 18 Filomena Ricca Cari amici 19

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DAI NOSTRI CORRISPONDENTI Ultime Notizie da Bologna Sr. Maria Escalar : ADORAZIONE CONTINUA A BOLOGNA La nostra cappella negli ultimi anni era poco frequentata, malgrado il SSmo fosse esposto alla adorazione dei fedeli dalle ore 7.30 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 18.00. Sostenevano i turni di adorazione la comunità religiosa e l’Associazione degli Adoratori/rici, che copriva i turni due ore al giorno. Tutti i tentativi perché la cappella fosse più frequentata risultavano inefficaci. Finalmente, a maggio del 2007, il Parro-co di Lagaro, un paesino dell’Appennino Emiliano, in cui è stata istituita l’adorazione perpetua, in-vitava le Ancelle ad illustrare ai suoi fedeli la no-stra spiritualità eucaristica. Il Parroco, conosciuto il nostro desiderio di fomentare l’adorazione nella nostra cappella, si offriva di aiutarci. Due volte venne a Bologna per riunire nella nostra casa alcuni responsabili di gruppi ecclesiali ed invitarli ad offrire la loro collabo-razione, per prolungare l’orario d’esposizione del SSmo.Molti buoni suggerimenti, ma nessun aiuto concreto! Quando avevamo perduto le speranze del necessario sostegno esterno, una Signora di Lagaro, entusiasta adoratrice dell’Eucaristia, ci fa conoscere la responsabile del gruppo del Rinnovamento dello Spirito “S.Teresa del Bambino Gesù” e del gruppo “Figli della Signora di tutti i popoli”, (Enrica Padovano). In un baleno cambia tutto. Con la disponibilità dei laici che ci presenta, dal 15 ottobre 2007, riusciamo a organizzare l’ adorazione continua al SSmo dalle ore 7.30 alle ore 18.00 e alcuni giorni fino alle ore 19.00. Continua anche fedelmente la collabo-razione della nostra Associazione Adoratori/trici.. Anche un altro gruppo ecclesiale, “Rina-scita cristiana,” ha sentito l’esigenza di prendere l’impegno comunitario di un’ ora d’adorazione settimanale. La nostra cappella palpita di nuova vita. Molte persone si avvicendano per salutare il Signore o per trattenersi in una visita più prolun-gata, specialmente in alcune ore. Certamente siamo ancora in fase d’esperimento e non mancano le difficoltà. Queste

persone vengono da lontano, hanno impegni di lavoro e di famiglia e qualche volta non possono venire, per cui, raramente, - ma avviene - siamo costrette a interrompere l’adorazione nelle ore più difficili (ore 13-14; 14-15). Avremmo bisogno che molte altre persone si offrissero per sostenere i turni d’adorazione. Avremmo bisogno dell’aiuto della Parrocchia e della Diocesi! Tutto sarebbe più facile! In Spagna, ad Oviedo il Vescovo ha chiesto alle Ancelle di mettere a disposizione la nostra chiesa per l’adorazione perpetua. 600 persone dalle parrocchie hanno dato la loro disponibilità, per sostenere i turni d’adorazione. E allora tutto è più facile! Ma soprattutto sarebbe necessario dare un’adeguata catechesi ai fedeli sull’importanza di questo atto di culto, che permette di vivere più profondamente e con maggior frutto la stessa Celebrazione eucaristica (cfr 67 SC) Benedetto XVI, continuando l’insegname-nto di Giovanni Paolo II e raccogliendo le istanze dell’Assemblea Sinodale del 2005, raccomanda vivamente ai Pastori della Chiesa e al popolo di Dio la pratica dell’adorazione eucaristica (cfr n 67 SC) Dopo il Concilio,infatti, la Chiesa è andata approfondendo il significato e il valore dell’ado-razione eucaristica. È l’evoluzione estrinseca della verità: il Mistero di Dio ci supera e noi lo scopria-mo a poco a poco! Siamo passati dal concepire l’adorazione “una pia devozione” a “prolungamento della Celebrazione eucaristica, ovvio sviluppo della stessa, la quale è il più grande atto d’adorazione della Chiesa”. (cfr SC n 66). “L’atto d’ adorazione al di fuori della santa Messa prolunga e intensifica quanto s’è fatto nella Celebrazione liturgica stessa. Infatti “soltanto nell’adorazione può maturare un’accoglienza pro-fonda e vera. E proprio in questo atto personale d’incontro con il Signore matura poi anche la missione sociale che nell’Eucaristia è racchiusa e che vuole rompere le barriere non solo tra il Si-gnore e noi, ma anche le barriere che ci separano gli uni dagli altri” (ivi)

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Benedetto XVI incoraggia anche ad individuare chiese ed oratori da riservare appo-sitamente all’adorazione perpetua. (cfr n 67 SC) Il Signore, per amore, è rimasto con noi per sempre, sotto le specie eucaristiche. Devono esserci dei luoghi in cui sia perennemente adorato e amato. “Questi luoghi” non possono essere le parrocchie, dove si avvicendano matrimoni, funerali, battesimi ecc…Occorrono luoghi di si-lenzio e raccoglimento. Forse qualcuno può chiedersi: ma che motivo c’è per sobbarcarsi l’ im-pegno così oneroso dell’adorazione perpetua? Non è lo stesso stare con il Signore presente nel tabernacolo o limitare l’esposizione del SSmo a un tempo limitato? Perché l’insistenza di Benedetto XVI per promuovere l’adorazione continua? Ecco i motivi:

- Primo motivo. Il Signore, per amore, ha voluto restare sempre con noi. Noi l’abbiamo relegato, per motivi pratici, in un ripostiglio (= tabernacolo), spesso molto bello, prezioso, ma sempre un ripostiglio. È giusto e conveniente che vi siano dei luoghi in cui il Signore è degnamente onorato con una esposizione continua. É un segno d’amore per Gesù, che ha voluto rimanere sempre con noi. E poi, con l’amico del cuore si parla faccia a faccia . - Secondo motivo L’esposizione continua del SSmo è un segno dell’eterna oblazione di Cristo al Padre, per la salvezza del mondo, sempre vivo per intercedere per noi. L’esposizione continua sottolinea questo aspetto. Parliamo di “segni”, perché noi non abbiamo altro modo per esprimere le realtà spirituali. - Terzo motivo L’esposizione continua dà alle persone la possibilità d’incontrarsi più facilmente con il Signore.

”Porre Cristo all’adorazione dei popoli” è stato il grande desiderio di S.Raffaella ed è anche il nostro.

Nel nostro Istituto, quando le vocazioni religiose erano tante e in quasi tutte le comunità c’era un numero elevato di membri, l’adorazione era continuata, cioè ininterrotta dalle prime ore del mattino fino alla sera e molto spesso si prolungava anche durante la notte fino al mattino seguente. Riducendosi il numero di Suore nelle comunità, si è adottato il criterio di riporre il SSmo a fine mattinata per riesporlo alcune ore nel pomeriggio Per realizzare oggi l’adorazione continuata, nelle piccole comunità abbiamo bisogno dell’aiuto di laici impegnati che ci aiutino a sostenere i turni d’adorazione. Questo impegno non solo è un atto d’amore al Signore, ma dà la possibilità ad altre persone d’incontrarsi con il Signore, che è l’Unico che trasforma i cuori, e non le nostre parole! (Es. di Edith Stein e André Frossard.) È perciò un apostolato molto efficace!

Benedetto XVI raccomanda anche che “nella formazione catechistica, ed in particolare negli itinerari di preparazione alla Prima Comunione, s’introducano i fanciulli al senso e alla bellezza di sostare in compagnia di Gesù, coltivando lo stupore per la sua presenza nell’Eucaristia” . (cfr 67 SC) Per esperienza personale, quando facevo catechesi in preparazione alla Cresima e alla fine del corso chiedevo ai ragazzi ciò che avevano apprezzato di più durante l’anno, molti rispondevano che per loro i momenti più belli e significativi erano stati quelli trascorsi in adorazione dell’Eucaristia. (Il parroco, Monfortano, era contento che catechisti e ragazzi si recassero nella nostra cappella!)

RIFLESSIONI DOPO IL NOSTRO CONCERTO DI NATALE Anna Gozzolino, laureanda in Giurisprudenza, studentessa nel Pensionato di Bologna Preparare questo concerto è stato per tutte noi, studentesse della residenza universitaria un momento di svago e, perché no, di grande divertimento. Per noi coriste, ritrovarci puntualmente la sera per le prove è stato un diversivo alla routine quotidiana. Tra

scherzi, stecche e grasse risate, ci siamo ritrovate a vivere tutto ciò come un gioco, come pretesto e motivo in più per ritrovarci tutte insieme e scoprire e riscoprire vecchie e nuove amicizie.

La nostra è, in fondo, la realtà di tante migliaia di studenti che per poter intraprendere e finire un corso di studi, lasciano la propria casa, la propria famiglia, i propri amici e la propria città per avventurarsi in un’ esperienza che, tra alti e bassi, ti forma e ti fa crescere. Dover lasciare la vita di sempre per iniziare una strada in salita è stato, per

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ciascuna di noi, tutt’altro che semplice. Eppure ci sembra che qui, la lontananza da casa si faccia sentire molto meno! Vivere e convivere con tante altre ragazze che come te hanno le tue stesse paure, i tuoi stessi timori e soprattutto i tuoi stessi sogni rende più dolce la pillola da mandare giù! E’ bello sapere di non essere mai sole, di avere sempre un’amica a cui confidare quelle paure e quei sogni, sapere di non essere solo “compagne” (per chi ha studiato un po’ di latino… “compagno” da “cum pane”, colui che si siede alla mensa), di non essere appunto ragazze che si trovano “costrette” a sedersi tutte allo stesso tavolo, ma che quel momento è da tutte noi voluto e condiviso.

A maggior ragione questo concerto ci ha rese ancora più unite, complici di una stima e di un affetto che non credevamo nemmeno di avere l’una nei confronti dell’altra. Riunirci la sera per le prove non è stato sentito da nessuna di noi come un dovere o un obbligo, anzi, è stato un motivo in più per capire di quanto sia stato bello aver creato un’atmosfera di serenità, stima e soprattutto di profondo affetto.

Detto ciò, vorrei aggiungere un enorme ringraziamento a Matilde (la mezzo soprano) e Valentina (la pianista), senza le quali, tutto ciò non avrebbe avuto modo di esistere. Per Matilde e Valentina questo concerto non è significato solo un gioco, solo un’ora o due di prove dopo cena: per loro questo concerto è significato metterci l’impegno, l’anima e il cuore, e passare ore e ore tra arrangiamenti, basi musicali, testi e quanto altro.

È per questo che tutte noi del coro abbiamo desiderato omaggiarle con dei fiori, simbolo della nostra gratitudine e immenso affetto per queste ragazze che tutte noi abbiamo avuto la fortuna di avere come maestre e, soprattutto, come amiche.

Grazie di cuore anche a Suor Maria che, pazientemente, è rimasta sveglia fino a tarda sera ad ascoltare e riascoltare le nostre prove. Anche lei abbiamo voluto omaggiare con un piccolo dono, segno della nostra riconoscenza: d’altronde è stata proprio lei la nostra prima e maggiore sostenitrice.

La nostra gratitudine va anche a Siun,(la violoncellista) Giorgia,(la violinista) Anna ed Eleonora,(le chitarriste) che, con la loro arte e la loro musica hanno reso questo concerto magico e speciale. Grazie anche a Dalila che ha curato la parte organizzativa: la preparazione dei testi e delle poesie, gli inviti che abbiamo inviato a tutte le nostre famiglie e ai nostri amici, il discorso iniziale sono stati frutto del suo grande impegno e della sua disponibilità. Infine, vogliamo ringraziare tutti coloro che erano presenti al nostro concerto. La loro presenza è stata infinitamente gradita e c’incoraggia a preparare altre iniziative.

Cinquantesimo di Vita Religiosa di Sr. Julia Lopez Ancella del Sacro Cuore di Gesù 14 febbraio 2009 di______Maria Escalar Suor Julia ha celebrato solennemente il suo cinquantesimo d’ingresso nell’Istituto. La cappella per la messa era gremita. Presenti una rappresentanza delle Adoratrici e tutte le studentesse. La Messa è stata alle ore 8.00 e di sabato, quando finalmente dopo una settimana di lezioni, le ragazze possono alzarsi tardi… Eppure spontaneamente e volentieri hanno partecipato! Sono veramente meravigliose! Molto curata tutta la liturgia: appropriata l’omelia di don Giuseppe, olivetano; bellissimi i canti eseguiti dalle nostre studentesse. Sr. Julia, commossa, alla fine ha voluto ringraziare l’assemblea. Si è recata con passo deciso all’altare e ha fatto il suo discorsetto, che ha suscitato calorosi applausi. L’affabilità di Suor Julia, il suo desiderio di comunicare, anche se ripete all’infinito sempre le stesse cose, vengono accolti con tanta benevolenza e simpatia dalle persone che ci frequentano. Dopo la Messa, momento di festa con tutti i presenti alla Celebrazione. A pranzo è venuto il Parroco, don Giuseppe con un loro postulante, che aveva servito la Messa. (Gli Olivetani hanno attualmente nel loro monastero quattro postulanti, tutti italiani… beati loro!). Dalle nostre case sparse per il mondo,una pioggia di fax auguranti, anche da consorelle che non hanno conosciuto personalmente Suor Julia, ma che hanno voluto unirsi alla sua azione di grazie. Insomma, una grande festa.

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LE QUARANTORE di________________________Paola Toschi, Presidente dell’Associazione Adoratori/trici di BolognaDopo il bel concerto natalizio di dicembre realizzato dalle studentesse della residenza Universitaria il Signore ci ha voluto donare un altro, anzi altri due giorni splendidi. Eravamo in Sua compagnia con le quarantore che la nostra Parrocchia SS. Trinità ha celebrato il 16 e il 17 gennaio. È per noi Adoratori e Adoratrici e per le Ancelle del S. C. di Gesù una grossa soddisfazione aver avuto dal parroco Mons. Vittorio Zoboli l’incarico di essere coadiutori per la preparazione e organizzazione di questi due giorni così importanti per la vita parrocchiale e per noi che come carisma abbiamo l’Adorazione. Suor Maria Escalar è stata bravissima nel coordinare i turni delle Adorazioni che si tenevano nella Chiesa parrocchiale, nell’organizzare e preparare l’ora serale del 16 gennaio dalle ore 21,00 alle 22,00 con i giovani. Il lavoro non le è certo mancato e anche la pazienza non è dovuta venirle meno…Ma sono tutte virtù che il Signore terrà in debita considerazione!! Le studentesse della Residenza sono state bravissime nel partecipare all’ora di preghiera dando un notevole contributo alla presenza dei giovani che, purtroppo nella nostra parrocchia non brillano come numero di adesioni.. Alla conclusione delle Quarantore , Sabato alle ore 18,00 il Parroco, in processione solenne , portava il Santissimo dalla Chiesa della SS. Trinità alla nostra Cappella, dove è stata celebrata la Santa Messa tutti insieme: parrocchiani, Adoratori/trici, le Ancelle e molti simpatizzanti. Ho anche notato che, durante il percorso, alcuni passanti, incuriositi, ci hanno seguito. Oh, Gesù, donaci sempre la forza di testimoniare il tuo Amore come tu vuoi!! Le nostre meravigliose studentesse hanno con la loro voce ( la solista è stata bravissima) reso la celebrazione incantevole. Per noi è stata una gioia così grande avere avuto anche il plauso del parroco e i complimenti dei partecipanti che ci siamo ringalluzziti e siamo certi che faremo della nostra associazione un faro che brilla, non certo di luce propria, ma della sua luce nella Chiesa di Bologna.

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DAI NOSTRI COORSIPSONDENTI Notizie da Cariati Sr Tiziana Petripaoli

Eccoci di nuovo per raccontarvi come vanno le cose dalle nostre parti. Ci eravamo lasciati alla fine dell’estate, quando si stava tornando ai ritmi del tempo ordinario, e siamo già nell’anno nuovo. È stato, questo, un tempo ricco di iniziative, di incontri, di condivisione.

L’avvento è iniziato con la casa piena, avevamo tre gruppi per una giornata di ritiro: il Rinnovamento, i seminaristi e un gruppo a cui avevamo proposto noi un ritiro su S. Paolo. Nonostante la difficile gestione logistica – ogni gruppo aveva bisogno dei suoi spazi - la comunità se l’è cavata bene. Non c’era Albertina che era a Pietracatella, ma abbiamo avuto l’aiuto di Vicky, una ragazza di Palermo che era venuta a trascorrere qualche giorno con noi… e poi il Signore aiuta i poveri che confidano in Lui. La casa ha bisogno di essere conosciuta, e riconosciuta come un posto a cui fare riferimento per le tante iniziative diocesane: in diocesi non c’è mai stata una struttura del genere. Quindi non possiamo non accogliere gruppi quando ce lo chiedono.

Il resto dell’avvento se ne va tra tridui e novene, che quest’anno si sono tenuti da noi ed è stata un’occasione per promuovere queste tradizioni e farne un’occasione di crescita nella fede, come anche il vescovo ha chiesto. Di solito si tratta di preghiere e canti tradizionali che si ripetono ogni giorno per tutta la durata del periodo di preparazione alla festa. Quest’anno abbiamo strutturato un percorso che aiutasse a maturare in noi gli atteggiamenti suscitati dal mistero celebrato.

Il 13 dicembre, mentre al paese si faceva la tradizionale processione con la statua di S. Lucia,al Cen-tro Eucaristico c’era il ritiro dell’Unitalsi: il vescovo a-veva chiesto a Tiziana di dare la meditazione e lui stesso ha celebrato la messa. Era un gruppo molto bello di persone aperte e

motivate, e si è trovato tanto bene che ha deciso di tornare in primavera per un’altra giornata. Un aspetto che rende la nostra casa particolarmente accogliente è il coinvolgimento pieno della comunità; non è l’attività o la capacità della singola persona che si occupa del gruppo,la sensazione bella dell’aria di famiglia che respirano tutti quelli che vengono.

Il 14 abbiamo fatto un incontro piuttosto informale con le famiglie: era un tentativo di approccio per coinvolgere persone con cui continuare un cammino. La famiglia, qui come altrove, è un’emergenza e in diocesi c’è un grande desiderio di progettare percorsi adeguati. Da quella giornata è nata una sintonia e un gusto di stare insieme che sono una buona premessa per poter continuare il discorso. Già hanno chiesto

a Tiziana di continuare, in collaborazione con una coppia di

coniugi; cercheremo di farlo.

Virginia e Albertina fre-quentano abi-tualmente la lo-cale casa di riposo che ospi-ta una quin-dicina di per-sone. Virginia va ogni venerdì a stare con loro e con le operatrici, e insieme pregano il rosario; Albertina va a portare la comunione. Gli ospiti avevano espresso il desiderio di celebrare una messa nella struttura di accoglienza e così, con l’assistenza stimolante di Albertina, il 19 è arrivato il gran giorno. Il viceparroco ha celebrato mentre il parroco confessava, il gruppo Caritas sostenuto dalla chitarra di Tiziana ha con i canti tradizionali natalizi e tutti gli ospiti hanno “concelebrato” soste-nendo a gran voce tutte le parti del celebrante. È stata una gran festa che si è conclusa con il taglio del panettone e un brindisi con la Coca Cola. Per tutti quelli che hanno contribuito alla realizzazione di questo piccolo animato evento un’emozione profonda. Un’emozione che ci ha accompagnato tutta la giornata fino all’inizio dei vespri, quando Tiziana

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ha invitato ad entrare gli zampognari che passavano per le strade del paese: si sono fermati davanti al Santissimo con molta devozione e hanno suonato per Lui “Tu scendi dalle stelle”.

La sera dopo abbiamo proiettato nel nostro salone il film “Nativity”, una splendida versione del Vangelo, ricca di poesia, invitando chi volesse a partecipare. Sono venute poche persone perché sono tutti presi dai preparativi, ma hanno goduto molto dell’opportunità di prepararsi anche così al Natale.

Il 22 dicembre abbiamo celebrato il primo compleanno della comunità con la torta e la tanti amici. La festa si è conclusa con la novena di Natale che non è stata mai tanto partecipata. Tutto il paese ha espresso riconoscenza al Signore per il regalo che è la nostra comunità. Purtroppo Domenica si è persa la festa perché era a letto con la febbre.

E a letto è rimasta nei giorni che preparavano al Natale, quando c’era da preparare cose buone in cucina, ma l’abbiamo dignitosamente sostituita. Lei è arrivata all’ultimo momento e si è unita alla compagnia che era arricchita dalla presenza dei nostri soliti ospiti – parroco e viceparroco - e dai fratelli del parroco che sono venuti a trascorrere il Natale con noi. Tutte le nostre feste sono state caratterizzate dalla convivialità e dalla condivisione: il 28 mattina avevamo fatto una tombola di Natale per i bambini del catechismo. Era piaciuta tanto che una catechista chiese di farne una anche con gli adulti e così è nata una magnifica serata in cui ci siamo ritrovate con alcune famiglie a mangiare insieme e a fare festa, non solo con la tombola ma anche con canti e balli , poiché suonavano egregiamente tastiera, chitarra e fisarmonica. C’erano persone diverse, solite e non solite, ed è stato molto bello fare l’esperienza che insieme si sta bene, che siamo famiglia. È la prima volta che vengono da noi per un’iniziativa del genere e e l’hanno gradita molto. È stato bello an- che vedere i mariti, che non si affacciano troppo spesso alla chiesa.

Il 28 è stata anche giornata di sensibilizzazione ne della Caritas parrocchiale, coordinata da Albetina, che

sta dando un eccellente impulso all’iniziativa. È stato allestito un banco all’ingresso della

chiesa dove si distribuivano sacchetti per la spesa da portare per il sostegno alle famiglie bisognose. Ci sono diverse signore che collaborano con responsabilità e generosità a questa iniziativa che per loro è totalmente nuova.

Il 31 abbiamo avuto una tavola d’eccezione. Sono venute a trascorrere il Capodanno con noi due Vergini Consacrate, Graziella e Maria, che ne hanno approfittato per fare una giornata di ritiro. E noi abbiamo invitato Black (è il soprannome con cui tutti lo chiamano), un uomo molto solo che vive nei bar, bevendo dalla mattina alla sera. L’avevamo invitato, chiedendogli solo di presentarsi in ordine e sobrio, e lui ha accettato molto volentieri. È stato delizioso, corretto e molto riconoscente, felice – per una volta – di avere anche lui una famiglia. A mezzanotte è venuto anche alla Celebrazione Eucaristica che seguiva alla veglia di adorazione. Dopo, siamo entrati tutti in casa per il brindisi e il panettone. Per tutti era il primo Capodanno vissuto in preghiera ed erano entusiasti dell’iniziativa. Beh, non è molto, né particolarmente interessante, ma è il nostro quotidiano in cui giorno per giorno cerchiamo di portare vita, di aprire alla speranza, di incoraggiare ad un incontro autentico con il Signore, di testimoniare la bellezza di una vita vissuta con Lui. E si vedono i primi segni di comunione, di desiderio di crescita nella fede… È un cammino lungo, durante il quale dobbiamo cancellare per poter riscrivere , ma ci incoraggia la consapevolezza che è l’unico cammino che valga la pena percorrere insieme Ci sostiene,anche, e ci dà forza la collaborazione piena con il parroco con cui cerchiamo in sincerità, e nonostante le nostre incapacità, di fare la volontà di Dio che è il bene delle persone che ci sono state affidate.

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QUELLO CHE DEVI FARE, FALLO SUBITO Sr. Albertina Poli Una frase biblica dice: “Quello che devi fare, fallo subito”. Tutti sappiamo a chi è stata rivolta e perché.

Noi questa espressione l’abbiamo vista concretizzarsi in senso costruttivo, anche se con non poche difficoltà, in una persona del nostro paese, desiderosa di “tornare a vivere”, dopo molto tempo vissuto in varie e dannose dipendenze.

Conoscendo lui e la sua famiglia, abbiamo cercato di attivarci con quanto il cuore e l’intelligenza ci hanno suggerito, per aiutarlo a fare marcia indietro da quella strada che distrugge e conduce alla morte.

Solo dopo essere stato molto male per l’ennesima volta, si è precipitato in casa nostra una domenica, nel primo pomeriggio, a chiedere disperatamente di aiutarlo ad entrare subito in una struttura per disintossicarsi. “Ho già la valigia pronta”, diceva.

Con l’aiuto di persone disponibili del gruppo Caritas, nel giro di una settimana sono state fatte tutte le pratiche necessarie, attraverso il S.E.R.T. di Rossano. Questa volta la Calabria ci ha dato esempio di rapidità ed efficienza.

Lui, fermo nella sua determinazione, è già entrato in comunità. Lo abbiamo chiamato al telefono per avere informazioni e ci ha detto di essere molto contento.

Ringraziamo il Datore di ogni bene e chiediamogli con umiltà di portare a compimento l’opera da Lui iniziata. Alleluia!

E infine a

Cariati grande festa

per i

90 anni di Virginia. Augurissimi !

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DAI NOSTRI CORRISPONDENTI Francesco Galvato : Una giornata da non dimenticare_______________________Roma Quando sedersi a banchetto diventa occasione di piacere per il palato e per lo spirito: è quanto è accaduto nel giorno di S. Valentino presso il Centro Sacro Cuore di Roma dove si sono dati convegno molte persone della terza età del “Centro per anziani “ attivo nella zona e altre del gruppo “ Insieme per…” della parrocchia di Santa Bernadette, per festeggiare il giorno dedicato al Santo di Terni, protettore degli innamorati, e fare il loro ingresso nel tempo di Carnevale. Molte le coppie: signore eleganti dalle belle chiome bianche sobriamente acconciate e appena licenziate dalle mani del parrucchiere e uomini che ascoltavano le sommesse e discrete raccomandazioni delle mogli di moderarsi nel mangiare per via del colesterolo alto e che rispondevano alle amorevoli sollecitazioni ,con sorrisetti poco convincenti: Anche oggi? Ma oggi è una giornata speciale e deve essere lecito permettersi qualche trasgressione, che diamine! E sì ,la giornata era veramente speciale, di quelle che non si possono scordare facilmente: polenta morbida e delicata, gialla come il più bel giallo di Van Ghogh, abbondantemente irrorata con salsa di pomodoro alla carne di maiale, coperta da una coltre di ottimo pecorino sulla quale troneggiavano “ salcicce” e spuntature di maiale “paesane”e (gli organizzatori ci tenevano a sottolinearlo) abruzzesi,di quelle che a Roma uno se le sogna; e poi cavolfiori affogati nel vino e delicate crostate di marmellata fatte in casa con ricette rigorosamente casalinghe;conversazioni pacate ,sotto voce e incrociarsi di sguardi ammiccanti a sottolineare la soddisfazione per tanto ben di Dio e per l’inappuntabile servizio ai tavoli curato in ogni particolare da signore instancabili ,dinamiche e pronte a cogliere raccomandazioni e richieste di ospiti con esigenze particolari. Da un angolo della sala una voce ben impostata e dal bel timbro faceva giungere le note di allegre canzoni romanesche e di antiche melodie di struggente nostalgia che si fermavano nella memoria e vi scavavano dentro per trarne ricordi ed emozioni che sembravano sepolti per sempre dagli anni: c’era chi le canticchiava con un filo di voce , a fior di labbra,quasi con pudore, specialmente le signore, mentre gli uomini mostravano difficoltà a dare sfogo ai propri sentimenti prepotentemente messi a nudo da quelle note ben cantate. Salcicce, polenta, crostate, musica: profumi, sapori e melodie di altri tempi. La giornata non poteva avere epilogo più brillante e scoppiettante:alcune signore prendevano l’iniziativa di “aprire le danze” cimentandosi nei passi e nelle movenze eleganti , gioiose dei balli di un tempo, quando i ballerini , a differenza di oggi, si guardavano negli occhi, si sorridevano, si parlavano stando l’una di fronte all’altro. Una bella giornata, non c’è che dire Mentre si preparava Nella cucina del Centro S. Cuore un sugo succulento per una super… polenta

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DAI NOSTRI CORRISPONDENTI Sr. Elena Bove__________________Tiburtino-Roma Lasciamoci sorprendere dai bambini ! Ho scelto di accompagnare quest’anno un gruppo di bambini che si preparano alla 1° Comunione nella nostra parrocchia di Santa Bernadetta, insieme ad un’altra catechista, Antonietta. Sono ventidue bambini, al loro primo anno di catechesi. La maggioranza, maschietti molto vivaci e alquanto irrequieti. Un pomeriggio, durante l’ora di catechesi stavo parlando di Gesù come dell’amico più vero e fedele. Una di loro con un’alzata di spalle e con un’aria da saputella se ne esce con quest’espressione:« Eh! e che razza di amico! » La frase mi lasciò esterrefatta. Ebbi la calma di risponderle dicendo che comprendevo la sua difficoltà per il fatto che la fede non ci dà di vedere Gesù e dopo aver manifestato il mio profondo dispiacere per una frase che era offensiva nei riguardi di Gesù la rassicurai dicendo che crescendo e maturando nella fede, avrebbe un giorno capito da sola quanto era vera la mia frase. Poi ripresi la catechesi come se niente fosse stato. Dopo dieci minuti, mentre Antonietta ed io commentavamo qualcosa, si avvicina la bambina con due occhioni pieni di lacrime esclamando tutta triste: « Mi dispiace aver detto quella frase.» e singhiozzando continuava: « Ma io non volevo dirla veramente!». Ci siamo guardate intenerite io e l’abbiamo abbracciata e tranquillizzata. Lei se ne è andata al posto serena. Noi commentavamo poi come veramente questi bambini hanno una insospettata sensibilità e che quando meno ce lo aspettiamo Dio feconda le nostre semplici parole e fa sì che tocchino il loro cuore. Sempre lo Spirito lavora con noi. Non sappiamo come e quando passa. “ Lo Spirito soffia dove vuole” e quando vuole, e instancabilmente lavora con noi e in tutti i cuori degli uomini perché venga il Suo Regno in mezzo a noi. A noi tocca solo non stancarci di evangelizzare! Il bellissimo presepe della Parrocchia…fuori concorso!

CONCORSO DEL PRESEPE IN PARROCCHIA È da qualche anno che il parroco,don Donato, ha lanciato in parrocchia l’iniziativa del concorso del presepe più bello.. L’iniziativa è rivolta ai bambini della catechesi e anche agli adulti. Chi vuole, si iscrive al concorso riempiendo un modulo, dove segnala l’ora e il giorno in cui desidera accogliere la visita di una équipe di ‘giudici esaminatori’ , forniti degli strumenti adatti e cioè di macchinette fotografiche o meglio digitali. L’équipe è formata dai catechisti e dai sacerdoti della parrocchia i quali si dividono in gruppi e in giorni diversi vanno a visitare le case in… lista d’attesa. Io ho potuto partecipare un giorno e precisamente il 29 dicembre a questa uscita natalizia per la visita dei presepi. Ed è stato bello vedere l’attesa delle famiglie e la loro gioia nel riceverci e nell’accoglierci. La visita terminava sempre con una piccola preghiera davanti ai presepi. Un simpatico modo di conoscere le famiglie del quartiere e magari di stringere relazione con loro.

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Uno dei tanti presepi

fotografati

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DAI NOSTRI CORRISPONDENTI

Annarita Bozzetti Noviziato di Cordova

Nel mese di febbraio la scuola di Cordova organizza diverse attività solidarie tra le quali c’é il cosiddetto “ Perol Solidario“. Il Perol, di per sé, é una antichissima ricetta della tradizione culinaria cordovese. Simile alla “paella” prende il suo nome dalla teglia che si usa per cuocerlo. A volte le famiglie si riuniscono nelle loro case di campagna per trascorrere un giorno all’aria aperta intorno al ‘Perol’ Questa tradizione ha ispirato la nostra scuola ed è nato così il ‘Perol Solidario’, un’iniziativa di solidarietà a cui hanno risposto, in gran quantità, genitori, bambini, professori. Tutti hanno aderito con entusiasmo per trascorrere un giorno diverso in un clima di festa, e per rallegrarsi in buona compagnia e gustare un piatto a loro conosciuto e gradito. Il ricavato è poi dato in beneficenza. Tutte le quattro scuole presenti nella Provincia di Andalusia, hanno così scelto di collaborare a un progetto comune, tra i tanti proposti da Proacis. Il progetto é la costruzione di una residenza per bambine della India che appartengono alla casta più povera chiamata ADIVASIS. Esse abitano nei quartieri marginali e sono costrette, se vogliono istruirsi, a percorrere 200 km ogni giorno per raggiungere i centri educativi presenti nella città di Roukela (Orissa). La loro maggiore difficoltà era incontrare un posto sicuro dove fermarsi. Per questo, il progetto di Proacis, mira a creare una struttura che assicuri un posto dove possano essere accolte nei giorni di scuola.

Hanno partecipato in molti, lasciandoci tutte sorprese. Infatti il momento di crisi che stiamo vivendo non ha frenato la generosità di tante persone che hanno scelto di dare il loro contributo per portare avanti questo progetto. Senza dubbio, mi ha colpito la gioia con la quale tutto il Collegio di Cordova ha preparato il ‘Perol’. Dai bambini del gruppo ACI ai professori, dalla comunità religiosa ai genitori, eravamo tutti mossi da uno stesso ideale, tutti insieme a lavorare per la stessa Missione; cosa che mi trasmetteva fortemente il senso di Corpo, dove ognuno, secondo le sue possibilità, metteva in comune tutto quello che era e possedeva. Infine, credo che questa esperienza si possa riassumere con una frase: C’É PIÚ GIOIA NEL DARE CHE NEL RICEVERE. Infatti, abbiamo sì lavorato per dare un futuro migliore a bambine che non hanno niente, ma il vivere tutti insieme questo giorno ci ha dato molto di più di quello che abbiamo potuto offrire.

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RITORNO ALLE FONTI

ABBEVERIAMOCI AL NOSTRO “POZZO” È veramente edificante notare come Santa Raffaella richieda per sé che le si congedino i servizi più umili nella casa di Roma quando già non era più Madre Generale Roma, marzo 1896 R. M.Maria de la Purísima Concepción

Cara Madre in Cristo,

…queste eccezioni che si fanno per la M.S.Javier e per me, mi sembrano non solo contro lo spirito dell’Istituto e delle Costituzioni, ma molto pregiudizievoli per quelle che oggi vivono con noi, e soprattutto per l’avvenire. È molto duro, Madre, che si vedano le Sorelle, cariche all’eccesso di occupazioni, e noi nelle nostre stanze, sedute come se non spettasse a noi questa parte un po’ dura, avendo salute buona come ce l’ ho io. Inoltre non servire mai a prima tavola, non correggerci nella lettura ed esentarci da molte altre cose, irrita gli animi. In più di un’occasione ho dovuto sentire commenti per questo e per quello che ho detto prima e mi ha strappato l’anima.Non sono le parole che mi fanno male, ma vedere che si provoca un danno e si mette a tacere. E lo sconforto maggiore per me è stato ed è, che non vedo speranza che vi si ponga rimedio, e questo lo credo come un inganno del demonio. Non sa lei, ma sì che lo sa, quanto bene fa, vedersi davanti chi compie quello che è scritto, e che danno arreca il contrario; perché non tutti, anche se sono molto buoni, comprendono quello che principalmente si deve stimare nella vita religiosa, e senza rendersi conto li trascina ciò che lusinga e blandisce l’amor proprio. E così a poco a poco, entra il punto d’onore ecc… Come nella Compagnia: alla lettera, alla lettera… Mai si possa dire che la tale, perché «è stata qualche cosa», non ha fatto questo, e io, che mi trovo nella stessa situazione, non sono considerata; questo significa mettere in pericolo la vocazione di qualcuna…. Non abbiamo pensioni vitalizie, ma lavoriamo secondo quello che Dio vuole.

BRICIOLE DI STORIA RITORNARE ALLE NOSTRE RADICI Da ‘Ora et Labora’ – 1927_Vol 1-4 pp42-43 Traduzione di sr. Gabriella Giacopelli ( continua dal numero precedente )

‘CONVERSIONI’ Il peccatore pentito nel suo cuore comincia la sua opera di apostolato e chiede loro con insistenza che accontentino la sua figlioletta e aggiunge altre ragioni, come la necessità di chiedere a Dio che ci aiuti . Sia che se ne fossero convinti, sia solo per accontentare la piccola, i nostri massoni la sera successiva ripetevano per dieci volte: “ Cuore di Gesù, in voi confido” e per tre volte salutavano la Santissima Vergine con le Ave Maria. Quando seppi questo, la mia fiducia si cambiò in sicurezza;il cuore di Gesù e la mia Madre amata dal cielo avrebbero convertito non uno, ma quattro peccatori!! Però, continuiamo il racconto. La bambina peggiorava, e in sua madre la disperazione di perdere sua figlia si univa a quella di sapere da un amico di suo marito - uno dei massoni oggi convertiti- che suo marito, nel caso che la bimba fosse morta, aveva deciso di tirarsi tre colpi di pistola, « e io –aggiungeva la moglie – se lui fa questo, lascio l’altra mia figlia a mia sorella, e mi avveleno.» Io rinnovavo la mia supplica al Cuore divino , e fu Lui, Lui innamorato dell’anima che lo ama, come anche del peccatore che lo offende, Lui

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che, nell’ora in cui Marietta moriva di-cendo:” Cuore di Gesù, portami in cielo!”, fu Lui che ridonò a suo padre la fede perduta da molti anni- così ci disse il padre stesso quando ci raccontò della morte della sua piccola: “ Mia figlia morì; io caddi in ginocchio sentendo dentro di me la fede, quella fede che mia madre mi aveva trasmesso con la vita e la cui perdita causò la sua morte. Mia moglie si disperava e io, con il cuore spezzato dal dolore, mi sentivo rassegnato e disposto a tutto per ottenere, con tutti i mezzi necessari, la grazia di andare a riunirmi con mia figlia nel cielo”. Dopo un prolungato racconto delle cose graziose di sua figlia, seguì un dialogo tra lui e noi sul Dio che esiste veramente e sul Paradiso e l’Inferno…Gli proponemmo di chiamare un Padre perché risolvesse i suoi dubbi di fede, e non volle. Diceva: “Madre, io con un libro già mi sentirei convinto”. Gli demmo un libro “Il Dogma” di Mgr Hugo. Lui se lo portò via e quando lo restituì, qualche tempo dopo, disse:”Mi scusi per il ritardo con cui glielo restituisco, ma non io soltanto ho letto il libro. Preghi Dio per i miei tre amici, che l’ hanno letto anche loro e insieme lo abbiamo commentato. La mia fede si consolida ogni giorno di più, e quando ripeto la preghiera che lei, Madre, mi diede per chiedere la conversione dei peccatori, io aggiungo:”Cuore di Gesù, converti questi tre peccatori come Tu e Marietta avete convertito me. Tutte le sere dalle 20,30 alle 21,30 andiamo tutti e quattro al Gesù e lì un Padre Gesuita ci istruisce; oggi io, anniversario della morte della mia bambina, ho fatto la mia Prima Comunione in quella Chiesa. Ai miei amici manca ancora molto da fare; devono lasciare il loro impiego, perché stanno in una loggia massonica e per loro non è facile trovare un altro modo di vivere”.Sono passati più di due anni da quando Marietta è morta (il 24 luglio 1924). A maggio di quest’anno ci diceva suo padre: « Io già faccio la Comunione con molta frequenza tutte le domeniche e le feste. I miei amici si confessano e pensano poter fare la Prima Comunione al Gesù il 31 luglio come l’ho fatta io alle cinque del mattino”. Per tre mesi non ho saputo nulla di questa famiglia. Chiedevo al Cuore divino la conver-

sione dei tre Massoni e oggi la lettera che ho ricevuto, e che ho letto e riletto,dice così: « Rev.da Madre, i tre Massoni hanno già fatto la loro Prima Comunione; il sacerdote ha dato come penitenza, di andare ad Assisi e di lasciare là con una lapide commemorativa le “insegne “massoniche … Cuore divino di Gesù, tutto sia per la tua maggior gloria, perché il nostro istituto sia ogni giorno più somigliante a te, e per ricordarti che le tue Ancelle non vogliono andare in cielo da sole. Anime, Cuore Divino, dacci anime per metterle dentro il tuo Cuore Santissimo. ROMA, FESTA DELLA NATIVITÁ, 1926 Marietta con suo padre

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SANTA RAFFAELLA E L’EUCARISTIA di________MARIAPURPURA__________________________________________________PALERMO

Nell’accingermi a fare questa ricerca, ho cercato per prima cosa negli scritti di Santa Raffaella delle pagine che si riferiscono all’Eucaristia; con mia grande sorpresa, ho trovato solo qualche accenno qua e là…Raffaella in realtà non ha fatto lunghi discorsi sull’Eucaristia ma, in compenso, ha saputo viverla profondamente, dandoci una testimonianza di che cosa sia veramente un’anima eucaristica. Raffaella realizzò pienamente nella sua vita questo ideale che, sin dagli inizi, quando a poco più di vent’anni venne nominata superiora del nascente Istituto, trasmise alle sue figlie. Il desiderio di riparazione lo ereditò certamente dalle Riparatrici presso le quali iniziò la sua vita religiosa,e indirettamente, da Santa Margherita Maria Alacoque, di cui diverse volte cita l’espressione: “Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini e non riceve in cambio che incomprensioni e disprezzi. Tu, almeno, amami e ripara…” Quello che più colpisce Raffaella è la manifestazione della misericordia, della mitezza, dell’umiltà e della generosità del Cuore di Gesù. Da Lui vuole attingere forza e grazia per avere in se stessa quegli stessi atteggiamenti e sentimenti, per diventare simile a Lui e poter partecipare alla sua missione redentrice…Non si tratta per lei di una semplice imitazione, che rimarrebbe esteriore e superficiale,ma piuttosto di un vivissimo desiderio,di una profonda esigenza di lasciarsi assimilare da Lui, perché non sia più lei a vivere, ma Cristo in lei. Soprattutto, partecipando all’Eucaristia e al ‘cuore a cuore’ dell’adorazione quotidiana, la Santa conosce sperimentalmente Gesù, lo ascolta e conserva nel cuore le Sue ispirazioni; così, a poco a poco, riesce a smussare le asperità della sua natura vivace, i moti spontanei del suo carattere e ad acquisire una sempre più perfetta conformità alla volontà di Dio, che conosce progressivamente, attraverso la preghiera e gli stessi avvenimenti della sua vita. Volersi identificare con Gesù Eucaristia, rispondere generosamente ad ogni Suo invito, significa fare della propria esistenza una continua donazione, svuotarsi di se stessi e delle proprie esigenze umane per accettare di essere colmati da Dio. Così, si diventa capaci di partecipare alla passione di Cristo e di collaborare con Lui nel Suo Mistero Redentore.

Raffaella sente molto il peso della sua umanità; è perfettamente cosciente di essere nulla, imperfezione, orgoglio, debolezza. Più volte trovia-mo severe auotoaccuse sia nelle lettere, sia nelle riflessioni, sia nelle preghiere; ma la vista di questa sua miseria non la turba, non la deprime, non la scoraggia, perché ha grandissima fiducia nella mi-sericordia e nell’amore di Dio, che non l’abban-donerà mai a se stessa, ma come sempre ha fatto, continuerà ad aiutarla perché porti a buon fine la missione che le ha chiaramente affidato per la Sua maggior gloria.La Santa parla con Gesù con grande semplicità e confidenza, sapendo che Lui l’ama “come la pupilla dei suoi occhi”; va continuamente da Lui per ricevere luce e consiglio e lo stesso suggerisce di fare alle consorelle che si trovano in difficoltà: “ Faccia un’adorazione in più!” È consapevole della grande importanza del contatto diretto con Gesù Eucaristia, questo “faccia a faccia” di ogni giorno in cui ci si guarda e ci si ama a vicenda. Raffaella usa un’espressione particolar-mente efficace:“Vivo pendente dagli occhi di Dio “ come a voler dire che è pronta a captare ogni minimo cenno che Egli può farle, ansiosa di cogliere a volo i suoi desideri e di prodigarsi subito per realizzarli. Come un’innamorata, ella vive nel costante desiderio di uniformarsi perfettamente alla volontà di Dio, e quanto più le costerà, meglio! Sa che Dio vuole per lei il “magis” e che nessuno può vincerlo in generosità. Raffaella vuole a tutti i costi diventare santa e grande santa! Non teme di affermarlo, non pensa che questo sia una atto di orgoglio, consapevole com’è che la creatura deve soltanto abbandonarsi a Dio dopo aver fatto tutto quello che può, e confidare in Lui che compirà opere meravigliose solo che gli si lasci via libera.Capisce che se Dio ha permesso che suo Figlio,Maria e Giuseppe, le persone più sante che siano vissute, soffrissero la povertà, la persecuzione e il disprezzo, può permettere che tali cose avvengano anche a lei, e questo rappresenta un motivo di predilezione perché le vie di Dio sono diverse da quelle degli uomini e la santità è intessuta di prove piccole e grandi, dalle quali il Signore libera solo quando lo ritiene opportuno.(continua)

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   POSSSIBILE      ITINERARIO      DI      LETTURA  DELLE    LETTERE    DI      SAN  PAOLO  

Basilica di san Paolo fuori le Mura a Roma

Tomba di San Paolo

“ Prima di chiudere questa lettera pastorale, mi permetto di suggerire ai lettori più attenti un itinerario di lettura delle Lettere di san Paolo, secondo un criterio non scolastico ma pratico, che spero possa essere apprezzato e soprattutto messo in atto. Ci vorrà pazienza e perseveranza, ma alla fine sarà grande la gioia, sicuro il progresso nella fede, sostanziosi i frutti raccolti.

1. Suggerisco di partire dalla Lettera ai Filip-

pesi, che in parte è autobiografica e in parte prelude a molti temi delle altre Lettere. La si legge con una certa facilità e la si può gustare con una lettura pacata e lineare.

2. In un secondo momento si può passare alla

Lettera ai Calati che dapprima racconta la conversione dell’apostolo e poi passa alla difesa del suo “evangelo”, cioè della sua predicazione. Qui i toni si fanno molto po-lemici, talvolta duri, ma è anche in questo modo che veniamo a conoscere la vera personalità di Paolo.

3. Quindi sarebbe bene affrontare la Prima

lettera ai Corinzi, che tratta ampiamente il terna della Chiesa non in modo astratto, ma a partire dalla situazione storica di quella comunità. Egli passa in rassegna i vari pro-blemi di quella comunità e a ognuno offre una risposta appropriata e puntuale. Viene spontaneo il confronto con la situazione delle nostre comunità ecclesiali.

4. In quarto luogo suggerirei di leggere la Se-

conda lettera ai Corinzi, anch’essa molto autobiografica e perciò tale da introdurci in una conoscenza più diretta del cuore di Paolo. E in essa che ci è offerta l’opportunità di entrare nell’animo non solo dell’apostolo ma anche del credente e del mistico.

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5. È venuto ora il momento per affrontare la Lettera ai Romani, che sviluppa e appro-fondisce la tematica della Lettera ai Galati. Qui le difficoltà potrebbero crescere, ma nessuna paura! Siamo ormai capaci di in-terpretare correttamente anche questa Lettera, se siamo stati fedeli nel leggere le altre.

6. La Lettera agli Efesini presenta non poche

difficoltà ma a questo punto siamo in grado di coglierne il messaggio. Nella sua prima parte tratta del mistero della Chiesa, mentre nella seconda Paolo rivolge una speciale esortazione ai battezzati.

7. A questo punto possiamo certamente acco-

stare la Lettera ai Colossesi che fondamen-talmente contiene il messaggio formulato da Paolo nelle altre Lettere: con il battesimo noi abbiamo parte alla pienezza di Cristo, che è il capo.

8. Le tre Lettere pastorali, le due a Timoteo e

quella a Tito, vanno lette con una nuova chiave interpretativa: esse infatti contengono una lunga serie di raccomandazioni che Paolo rivolge ai suoi due discepoli prediletti, affinché imparino a reggere le comunità ecclesiali loro affidate.

9. Le due Lettere ai Tessalonicesi, le prime scritte da san Paolo, si caratterizzano so-prattutto per il loro messaggio escatologico, relativo agli ultimi eventi della storia della salvezza. Esse tuttavia contengono anche pagine autobiogra-fiche di Paolo, intrise di un amore che assume fattezze sia materne sia paterne. La Lettera a Filemone, la più breve di tutte, non è altro che un biglietto di presentazione che Paolo invia a Filemone per raccomandargli Onesimo «lui, il mio cuore » uno scritto brevissimo ma ricco di pathos e di carità.

10. Infine, per i più volonterosi, si può affrontare la Lettera agli Ebrei la quale, con uno stile nuovo e assai diverso da quello adottato da Paolo nelle altre Lettere, affronta il tema del sacerdozio di Cristo e ne presenta le principali caratteristiche. Come si vede si tratta di dieci passi da compie-re insieme, quasi in cordata: è un’ottima occasione per testimoniare il nostro amore alla parola di Dio scritta e il nostro proposito di voler crescere insieme come comunità di fede.

(pagine tratte dal libretto di Mons. Ghidelli: “Un anno con San Paolo” )

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RECENSIONI a cura di__Sr. Giuditta Federici, acj

L’arcivescovo di Lanciano-Ortona, Mons.Carlo Ghidelli, ci presenta una seconda lettera pastorale per l’anno paolino .Ha come titolo :”Mis-sionari alla scuola dell’apostolo Paolo “ Qui la figura di Paolo emerge in tutta la sua importanza e ci esorta a rinnovare il nostro impegno a favore della Chiesa di Cristo: “ Venga il tuo regno, o Signore.” Mons. Ghidelli ricorre sostanzialmente alla lettura della seconda parte degli ATTI DEGLI APOSTOLI, che è quasi per intero dedicata alla descrizione dei viaggi missionari di Paolo. E si mette così alla scuola di Luca. L’evangelista Luca , infatti, è autore degli ATTI ed è stato compagno di viaggio di Paolo, sicuramente a partire dal suo secondo viaggio missionario; con lui , Luca resterà fino al suo arrivo a Roma.Dunque una assai lunga convivenza. Nel suo primo viaggio missionario di circa 2100 km, Paolo è con Barnaba . Luca ci parla dell’ ‘opera’ a cui si danno i due apostoli e che è identificata nella missione che sta per aprirsi dai giudei ai pagani. È un’azione divina, un’impressa che risale alla iniziativa dello Spirito Santo.Dio è il soggetto primo e insostituibile della diffusione del Vangelo.La lezione per ogni fedele: andare con grande fiducia verso la missione perché il Risorto è con noi, sempre e comunque. (Mt.28,18-20) Il suo secondo viaggio missionario di circa 5300 Km. Paolo lo inizia con Sila e Timoteo che diventerà il discepolo prediletto dell’apostolo e al quale Paolo affiderà missioni delicate e importanti. La passione missionaria spinge poi Paolo verso il suo terzo viaggio su di un percorso lungo circa 6000 Km. Niente lo arresta. Quale fuoco gli arde in corpo? – si chiede l’autore. Sorpresa e imitazione: questo dovrebbe essere il nostro modo di rispondere al suo esempio. Le varie tappe dei viaggi missionari di Paolo si succedono con ritmi pacati e interconnessi, in modo tale che al lettore è data la possibilità di seguire passo dopo passo sia la dilatazione del progetto di Paolo sia la corsa della parola di Dio tra le genti. Ancora un volta l’iniziativa divina e l’iniziativa umana si intrecciano armonicamente. Dall’esempio intrepido e audace di Paolo , Mons. Ghidelli trae altre lezioni per noi fedeli: -il primato di Dio nella nostra vita , - l’umiltà, -amare veramente la volontà di Dio, non cercando il favore degli uomini:” Se cercassi di piacere agli uomini non sarei servitore di Cristo “ (Gal 1,10) -ogni missionario autentico deve parlare e testimoniare Gesù Cristo -in missione non si va da soli, ma in compagnia di altri missionari ( dimensione ecclesiale della missionarietà) La lettera che ci offre l’Arcivescovo Ghidelli, ci propone un ottimo itinerario di ricerca personale e comunitaria per approfondire il nostro impegno missionario Come concludere? Ce lo dice lo stesso Arcivescovo: “Buon cammino a tutti , alla scuola dell’Apostolo Paolo!”

MISSIONARI ALLA SCUOLA

DELL’APOSTOLO PAOLO

di Mons. Carlo Ghidelli

Arcivescovo di Lanciano-Ortona

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L’ANGOLO DEL BUON UMORE__________a cura di Sr. Filomena Ricca acj

Cari Amici, vi auguro una buona quaresima senza musi lunghi perché dobbiamo digiunare.

E non dire: “ Ma come farò a digiunare dalla televisione, come farò a digiunare dal computer? “ E non parliamo del cellulare… no, non posso. Ed io ti dico di non dire più: “Non posso” perché sta scritto: “Tutto posso in Colui che mi dà forza”. Non l’ ho detto io, ma San Paolo che a suo tempo non era stato certo uno stinco di santo. Ma quando ha conosciuto Gesù ha detto: “Non sono più schiavo delle cose…Dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà” Se non credi a quello che dico, ti consiglio di aprire la Bibbia e di leggere prima Filippesi 4,13 e poi 1Corinzi 6, 19 Buona lettura

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Ancelle del Sacro Cuore di Gesù Via XX Settembre, 65/b

00187 Roma Tel. 06.48.84.843 – 06.40.73.889

e-mail: [email protected]