Insieme Studenti Anno 4 Num 7

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Pellegrinaggio Pellegrinaggio in Terra Santa in Terra Santa Cena di Natale Cena di Natale Mensa Caritas Mensa Caritas

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Insieme Studenti Anno 4 Num 7 periodico promosso dagli studenti del collegio nuovo joanneum ucsc Roma

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Pellegrinaggio Pellegrinaggio

in Terra Santain Terra Santa

Cena di NataleCena di Natale

Mensa CaritasMensa Caritas

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Insieme Studenti Anno IV— Numero VII

Aprile 2013

Promosso dagli studenti del

Collegio “Nuovo Joanneum”

Direttore

Paolo Bonini

Responsabili

Rocco Guerrisi, Gianluigi Guida

Redazione

Mario Angelelli, Gerardo Fusco,

Paolo Polverino, Giovanni Sassudel-

li,

Stefano Settimi, Francesco Sullo,

Riccardo Tudisco

Collaboratori

Luca Pisapia

Impaginazione e Design

Daniele Perla

Sommario

Pag. 3 : Pellegrinaggio Assisi

Pag. 5 : Cena di Natale

Pag. 7 : Mensa Caritas

Pag. 9 : Panendorata

Pag. 11 : AperiVita

Pag. 12 : Pellegrinaggio in Terra

Santa

Pag. 16 : Festa di Carnevale

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In data Sabato 10 Novembre 2012,

si è tenuto ad Assisi il 10° pellegri-

naggio degli universitari, organizzato

dall’Ufficio Pastorale Universitaria

della Diocesi di Roma. E’ stata colta

l’occasione anche per accogliere e

dare il benvenuto nel mondo univer-

sitario alle matricole. Noi, in quanto

matricole dell’Università Cattolica

del Sacro Cuore nonché collegiali

del Collegio Nuovo Joanneum, ab-

biamo accettato ben volentieri l’invi-

to della Pastorale Universitaria. Alle

9:30, dopo un breve viaggio in pull-

man, siamo giunti nella città di

S.Francesco dove siamo stati accolti

nel Piazzale della Basilica di

S.Maria degli Angeli. Per arrivare al-

la Basilica bisognava simbolicamen-

te passare attraverso la “Porta Fi-

dei”, metafora dell’ingresso di noi

studenti nel mondo universitario, ini-

zio di un cammino che mai deve

prescindere dalla fede. Nell’affolla-

tissima Basilica, in seguito, p. Luigi

Cavagna, o.f.m., Assistente eccle-

siastico generale ad interim dell’Uni-

versità Cattolica, ha tenuto un breve

ma intenso momento di catechesi, a

cui è seguita la Celebrazione eucari-

stica. Al termine della Santa Messa,

dopo aver pranzato, abbiamo segui-

to la cosiddetta “Strada mattonata”,

un sentiero lastricato- esistente già

all’epoca di S.Francesco- che porta

dalla Basilica fino alla vera e propria

città di Assisi. Giunti nella meravi-

Pellegrinaggio degli universitari ad Assisi

Di Paolo Polverino

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gliosa cittadina umbra, ne abbiamo

visitato i luoghi caratteristici, dalla

tomba di S.Francesco alla Chiesa di

S.Damiano, fino ad arrivare al punto

chiave della città: la Basilica di

S.Francesco. Da lì, dopo aver rice-

vuto la benedizione di S.E. Mons.

Enrico dal Covolo, Rettore della

Pontificia Università lateranense, è

partita la fiaccolata con la quale si è

chiusa la giornata. Una giornata

all’insegna della preghiera, della co-

munione, e dell’amicizia.

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La cena di Natale, svoltasi l’11 Di-cembre scorso, è stata un’ importan-te occasione per il collegio, testimo-niando con un religioso spirito di fe-sta le fondamenta cristiane su cui è costruita la nostra comunità. La preparazione del “convito” ha vi-sto la partecipazione di numerosi collegiali sotto la guida costante e generosa del Presidente della Com-missione Abitativa Carlo Vita, dimo-strando una sentita volontà di colla-borazione per rendere ottimale l’or-ganizzazione dell’evento. Per gran parte degli studenti non è stata una novità festeggiare, con un po’ di an-ticipo, la festa di Natale, tuttavia per coloro che si sono uniti al collegio per il primo anno, è stata una sor-

presa vedere che il “vivere in comu-nità” prevede dei veri momenti di collegialità e di vicinanza gli uni con gli altri. Nonostante l’ atmosfera fe-stosa della serata, vi è stato un mo-mento di commozione per il saluto che Don Hector, uno degli assistenti spirituali dell’università, ha dato al collegio, essendo stato richiamato a Panama, il suo paese d’origine. Cer-tamente è un dispiacere accettare la lontananza di un uomo che ha ac-compagnato con profonda spirituali-tà il cammino dell’ università e del collegio, ma è comunque una con-solazione sapere che Don Hector potrà portare nel suo paese la sua splendida volontà di aiutare il prossi-mo e i bisognosi.

Cena di Natale

Di Mario Angelelli

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Mensa Caritas

Di Giovanni Sassudelli

Come in passato, anche quest’anno

il Collegio ha offerto a noi collegiali

l’opportunità di impegnarci in un’e-

sperienza interessante e formativa:

il servizio alla mensa Caritas.

L’impegno richiestoci non è affatto

gravoso; una domenica al mese cir-

ca ci siamo offerti volontari alla men-

sa Caritas Giovanni Paolo II dove ci

siamo divisi i compiti: all’entrata gli

ospiti venivano accolti e registrati,

potevano poi prendere il vassoio e

ricevere da alcuni di noi il pasto. Poi

potevano prendere posto nei tavoli

che venivano puliti e forniti di broc-

che d’acqua da parte di altri volonta-

ri. Infine i collegiali e il personale vo-

lontario della mensa si occupavano

di svuotare e lavare i vassoi.

Non c’è tempo di riposare, gli ospiti

che entrano sono moltissimi, quasi

duecento e tutti i volontari sono co-

stantemente impegnati. Alla fine del-

la giornata la fatica si fa decisamen-

te sentire!

Il lavoro, apparentemente noioso e

ripetitivo, diventa però occasione

per intessere brevi relazioni e scam-

biare due parole con gli ospiti della

mensa: infatti non è difficile scorgere

nelle persone sedute ai tavoli un’in-

tensa solitudine. E capita quindi

spesso che, con una scusa qualsia-

si, anche solo parlarti del pasto della

giornata, di come le fette di pane

siano troppo poche o i mandarini un

po’ammaccati, cerchino di comincia-

re una breve conversazione con il

volontario che si trova nella sala.

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Questo è forse il momento più pre-

zioso ed importante dell’esperienza

e forse il gesto che gli stessi ospiti

apprezzano maggiormente. Avere

l’occasione di scambiare due parole

con qualcuno ed essere ascoltati

può infatti sembrare cosa banale ma

diventa prezioso quando le occasio-

ni per parlare con una persona ami-

chevole si fanno rare.

E si scoprono tutti i “VIP” che popo-

lano la mensa, ognuno con la sua

storia, dal signore che non manca

mai di lasciare un piattino con gli

avanzi di “cibo per il gatto” sotto un

tavolo (il gatto non esiste ma ogni

giorno i volontari gli fanno trovare il

piatto vuoto e lui è assolutamente

convinto che venga ogni giorno) o

l’autentico romano che, prima di pre-

sentarsi o chiederti qualsiasi cosa ti

interroga con un “ma te sei d’a Ro-

ma o d’a Lazio??”.

Non posso far altro che consigliare

quest’esperienza a chiunque sia in-

teressato a “sporcarsi un po’ le ma-

ni” per aiutare qualcuno che si trova

in difficoltà e portare un contributo

concreto, per quanto possa sembra-

re una goccia nel mare, ma anche a

chi voglia semplicemente rendersi

conto della realtà della povertà che

troppo spesso è ignorata ed evitata.

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E’ tra gli eventi più attesi dal nostro popolo universitario, scalda i cuori nel festoso dicembre romano, coin-volge generazioni eterogenee di stu-denti, è trampolino di lancio per le “matricole” ed occasione di connu-bio tra studenti diversi per origini, età e corso di studi; è soprattutto pe-rò l’occasione per scambiarsi gli au-guri di un Santo Natale e divertirsi insieme. Stiamo ovviamente parlan-do della Panendorata, la caratteristi-ca rassegna musicale curata dai col-legi dell’Univeristà Cattolica del Sa-cro Cuore di Roma giunta alla sua “ennesima” edizione. Anche que-st’anno l'iniziativa, collocandosi in una scia di successi crescenti ad ogni riproposizione, ha raccolto le simpatie di una vasta platea, rispon-dendo così in pieno alle aspettative. Il merito di ciò non solo va all’orga-nizzazione impeccabile (come al so-lito, aggiungerei) della commissione Cos ma anche alla vasta scelta di brani e canzoni e alla grande mae-stria con la quale, sullo sfondo nata-lizio della più confortevole location dell’Auditorium degli Istituti Biologici, sono stati interpretati. Dopo i saluti di rito da parte del Preside della Fa-

coltà di Medicina e Chirurgia, il Pro-fessore R. Bellantone, ospite d’ec-cezione della serata e interessato ascoltatore delle performances, il pubblico ha potuto godere di un' otti-ma musica incastonata in esibizioni coreografiche ed in alcuni casi co-reutiche a tema. Tanto le emozioni raccolte a caldo tra i principali attori della serata quanto i sempre toccan-ti ricordi dell'evento rievocano con grande emozione l'affiatamento, la professionalità ed al tempo la goliar-dia di tutto l'iter di preparazione e messa in scena della serata frutto della volontà di voler far bene, ma anche sintomo del magico clima in-ter-collegiale. Da sempre infatti la Panendorata è occasione per cono-scere compagini esterne al proprio collegio, anche di sesso ed età di-versi, e poter così instaurare un cli-ma di comunione che è propedeuti-co alla vita universitaria di comunità e paradigmatico di un intento di co-munione cristiana vissuto con estre-ma naturalezza e grande gioia. Da evidenziare inoltre la grande origina-lità nelle scelte artistiche tra arran-giamenti e costumi di scena e le su-blimi voci che in singolo ed in coro e

Una Panendorata di emozioni

Di Gerardo Fusco

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tra soave ed angelica pace e impeto emozionale hanno deliziato l'Audito-rium. Non ultimo un tributo lo merita-no i giovani musicisti dei collegi che, supportati da una squadra tecnica professionale, hanno dato sfogo tra accompagnamenti ed assoli al loro bagaglio di conoscenze ed avventu-randosi anche oltre, evidenza que-sta che la Panendorata sfonda le aspettative del singolo per rilanciarle con più vigore nel gruppo. La serata, che (vale la pena ancora ricordarlo) non rappresenta che la punta dell'i-ceberg di settimane di preparazione, si è conclusa poi con un lungo mo-mento conviviale nel quale tutti han-no potuto nuovamente apprezzare l'ospitalità tipica dei collegi in Cattoli-

ca; tra pizza, pandoro e musica so-no infatti stati allestiti, sempre nell'ambito degli Istituti biologici ed aperti a tutti, giochi di gruppo ad hoc organizzati per cementare la già for-te unione. La Panendorata si confi-gura quindi come fiore all'occhiello tra le manifestazioni che ogni anno si propongono, attrazione irresistibi-le per tutti coloro i quali si affacciano in questo mondo per la prima volta ed appuntamento immancabile per chi invece, ed a ragione, vi si affe-ziona. Non ci resta che attendere al-lora la Panendorata 2013 vivendo il Campus nel panorama ancora sicu-ramente fecondo delle iniziative di quest'anno accademico.

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A pochi giorni dall’inizio dell’anno

accademico, presso il Centro Con-

gressi del nostro ateneo, si è tenuto

un aperitivo di benvenuto per noi

matricole. L’evento, che ha visto

l’entusiastica partecipazione di tutti

gli studenti del primo anno, è stato

organizzato al fine di introdurci nel

mondo universitario, illustrandoci at-

tività ed iniziative proposte annual-

mente agli studenti dell’Università

Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

Dopo il buffet ed il brindisi di acco-

glienza, hanno preso la parola i rap-

presentanti della FUCI (Federazione

Universitaria Cattolica Italiana) , rac-

contandoci le loro esperienze e mo-

strandoci foto e video delle attività

organizzate negli anni precedenti.

Attività ludico-ricreative, culturali e di

riflessione su temi religiosi che fa-

voriscono la creazione di uno spirito

comunitario, consentendo l’integra-

zione tra i singoli studenti e invitan-

doli a vivere con maggiore interesse

l’esperienza di una vita universitaria

che mira alla formazione completa

dello studente.

A fine serata le matricole sono state

coinvolte dagli organizzatori in un’e-

strazione a premi che ha messo in

palio due biglietti per il parco avven-

tura di Roma ed una iscrizione gra-

tuita al decimo pellegrinaggio degli

universitari cattolici ad Assisi.

La serata si è conclusa con i saluti

degli esponenti del Centro Pastora-

le.

AperiVita

Di Francesco Sullo

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Dove tutto ebbe inizio

Racconto del pellegrinaggio in Terra Santa: sulle orme del Cristo storico,

alla scoperta del Cristo della Fede

Di Stefano Settimi

A quasi un anno di distanza, ancora ricordo la sorpresa che ebbi nel tro-vare, affissa in bacheca, la locandi-na relativa ad un pellegrinaggio in Terra Santa che si stava organizzan-do in collaborazione con i collegi della sede milanese dell’Università Cattolica. L’idea di visitare quei posti lontani, teatro di tanti avvenimenti i cui rac-conti avevo letto ed ascoltato sin da quando ero bambino, giaceva già da molto tempo fra i miei desideri più remoti, perché difficili da realizzare, in attesa di circostanze particolari e straordinarie che potessero riportar-la alla luce e concretizzarla. Finalmente c’erano tutti i presuppo-sti necessari per poter prendere se-riamente in considerazione la possi-bilità di partire: la compagnia adatta, la guida giusta, il periodo dell’anno favorevole e, non irrilevante per uno studente fuori sede, un costo non proibitivo. Purtroppo, non trovai altri compagni

di collegio che volessero partire con me. Per fortuna, però, conoscevo al-tri collegiali di Roma e la guida che accompagnava noi della sede roma-na, don Héctor Quiros. L’idea, poi, che ci saremmo incontrati a Tel Aviv con numerosi studenti dell’Universi-tà Cattolica di Milano e dei relativi collegi, mi incuriosiva. Partimmo dopo aver rischiato che l’intero pellegrinaggio fosse annulla-to, a causa della scarsa presenza di partecipanti da Roma, e questo già fu un miracolo. Atterrati in Israele, respirai subito un’aria molto diversa da quelle che avevo trovato fino ad allora in altri luoghi anche molto distanti da casa. Tel Aviv è una metropoli in pieno fer-mento, con alti grattacieli, palazzi lussuosi, strade larghe, metro e campi da basket, ma le persone fa-cevano la differenza ed erano anche molto diverse fra di loro. Già sul pull-man che ci avrebbe condotto al Monte Carmelo (poco più di una col-

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lina marchigiana sul quale si trova la grotta in cui si ritirò il profeta Elia), la guida della compagnia organizzatri-ce del viaggio cominciò ad infarinar-ci con nozioni e teorie sulle varie et-nie che dimoravano in quelle terre. Tante, diverse per origini, cultura, fe-de, stile di vita. Forse troppe. Il paesaggio, fuori dal finestrino, fu sin da subito estremamente mutevo-le. Dopo gli ultimi palazzi della capi-tale economica, trovammo ter-re bruciate dal sole, piccoli vil-laggi, greggi di capre e obsole-ti camion della Fiat che scor-razzavano per i sentieri in terra battuta sollevando enormi nubi di polvere che fatica a riposarsi sul suolo, tanto l’aria era umi-da. Ad Haifa, di lì a qualche ora, incontrammo i nostri compagni di viaggio. Sperando di udire qualche bell’accento milanese, mi ritrovai tra pugliesi e cala-bresi, realizzando come anche la sede di Milano fosse meta ambita dagli studenti meridionali. Fortuna volle che l’unico Bergamasco del gruppo, che lavorava al Centro Pa-storale dell’università, mi fosse stato assegnato come compagno di stan-za per tutto il resto del viaggio. C’è anche lui, insieme ad altri ragazzi con cui ho fatto amicizia, fra i bei ri-

cordi che serbo di questo Pellegri-naggio, a testimonianza che il cono-scere persone nuove in situazioni speciali rappresenti un valore ag-giunto a ciò che si sta compiendo. Per ben otto giorni abbiamo visto luoghi, persone, edifici, paesaggi, lu-ci e colori che mi rimarranno sempre impressi nella memoria. Addirittura serbo ancora il ricordo dei tanti odori che sentivamo quando, scendendo

dai vari alberghi in cui abbiamo al-loggiato, attraversavamo quartieri arabi e mercatini multicolore, mentre ci dirigevamo presso il luoghi da vi-sitare; spezie e profumi che non ho mai più incontrato una volta rientrato in Italia. Molte sono state le nostre tappe, ciascuna così singolare da assumere una connotazione propria,

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Dove tutto ebbe inizio

Racconto del pellegrinaggio in Terra Santa: sulle orme del Cristo storico,

alla scoperta del Cristo della Fede

Di Stefano Settimi

in relazione anche a tutte le emozio-ni suscitate dal ripercorrere strade famose, toccare pietre su cui sono avvenuti fatti miracolosi, bagnarsi in acque sulle quali noi Cristiani credia-mo che alcuni uomini siano stati chiamati a pescare non pesci, ma anime. Non voglio elencare i posti che ab-biamo visto. Non servirebbe. Sono partito pieno di curiosità e ho visto luoghi straordinari, conosciuto persone speciali del mio Paese e persone incredibili di un Paese lonta-no. Ho sorriso nel vedere gli Ebrei ortodossi lasciarsi crescere lunghe trecce, li ho ammirati vedendoli tra-scorrere ore leggendo ed insegnan-do a leggere le Sacre Scritture ai propri figli, sotto quello che rimane delle antiche mura del tempio di Sa-lomone. Ho scoperto quanto gli Arabi siano simili a noi, quanto sia ricca la loro cultura, eppure quanta povertà ed ignoranza ancora oggi li affligge e li rende così diversi dagli Ebrei che abitano a pochi passi da loro. Ho visto militari girare armati, muri di confine erigersi quasi a voler graffia-re le nuvole col loro filo spinato, campi minati testimoni di una guerra antica e non ancora conclusa, colline Palestinesi bruciate, su cui gli Ebrei costruiscono alti palazzi.

Ho incontrato, infine, i Cristiani che vivono in Terra Santa, che costitui-scono una ridottissima minoranza della popolazione, e ho pensato che questa cosa fosse assurda. A Nazareth, a Betlemme, a Gerico, a Gerusalemme, noi Cristiani troviamo i luoghi più importanti della storia della nostra Fede, eppure, tranne in rari casi, non ci si sente mai “a ca-sa”, ma si avverte continuamente la presenza di altre culture e confessio-ni che sempre più vogliono stringersi su questi santi luoghi, quasi a volerli soffocare. Per fortuna però, e questo è un altro dei frutti che ha dato il pellegrinag-gio, ho visto la forza e la tenacia di quei pochi Cristiani che lì hanno co-struito e mantengono strutture di as-sistenza sociale, come scuole per bambini arabi sordomuti o collegi per musulmani diversamente abili. In quelle scuole i maestri, provenienti da diverse parti d’Europa ma soprat-tutto dall’Italia, insegnano in Arabo ai bambini la storia, gli usi e i costumi del popolo a cui appartengono. Un atto di umiltà che solo chi ha capito e mette in pratica la parola dei Vangeli, può compiere. L’intero viaggio è stato scandito da un ritmo festoso, segnato da canti e cori, interrotto solo da alcuni intensi e fruttuosi momenti serali di silenzio

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e riflessione personale, come quello sulla riva del lago di Tiberiade e quello nell’orto degli ulivi, seduti ai piedi di un albero che si ritiene pos-sa aver assistito all’agonia di Gesù. Queste meditazioni costituiscono un’altra preziosa occasione, che chi vive una vita frenetica e povera di spazi per sé stesso, deve saper co-gliere al volo. Solo vivendo in prima persona que-st’esperienza si può realmente capi-re quanto un Cristiano o chi deside-ra essere un Cristiano, può guada-

gnare spiritualmente visitando la Terra Santa. Desidero augurare a chi legge di po-terci andare in pellegrinaggio alme-no una volta nella vita e voglio sti-molare chi è nel dubbio a prendere in considerazione l’idea di partire al-la ricerca di qualcosa, o meglio, di qualcuno. Non si pensi che può par-tire in pellegrinaggio solo chi ha la grazia di avere una Fede salda e ben radicata, anzi, è colui che sente di aver bisogno di risposte il miglior pellegrino.

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Racconto del pellegrinaggio in Terra Santa: sulle orme del Cristo storico,

alla scoperta del Cristo della Fede

Di Stefano Settimi

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Festa di Carnevale

Di Riccardo Tudisco

Un connubio vincente per dimostra-re che “quelli dei collegi” si sanno di-vertire. Gli ingredienti erano gli essenziali: cibo, musica e voglia di divertirsi. Musica di tutti i generi, dalla disco anni 80 fino all’ormai immancabile Gangnam Style che è stata ballata da tutti con estrema maestria, in particolare dalle giovani matricole che già in altre occasioni hanno di-mostrato le loro abilità. La voglia di divertirsi è sempre quel-la ed ha sempre la stessa intensità che accompagna le nostre feste. La festa di Carnevale il 7 febbraio 2013 è stato per molti un modo per distrarsi almeno per un paio d’ore dalla pressione degli esami, o anche un modo per festeggiare l’esame appena fatto. Non era un obbligo, ma in molti han-no scelto di mascherarsi, impegnan-dosi anche nel creare maschere di gruppo. Bellissime fanciulle in abiti dell’antica Roma, gladiatori nelle lo-ro armature, imperatori, cavalieri, pi-rati e streghe tutti insieme nella ex palestra del collegio Nuovo Joan-neum.

Insomma, con questi presupposti la serata non poteva essere che un successo e a quanto pare nessuno è rimasto scontento . L’unico difetto? E’ durata troppo poco, o forse il tem-po è passato troppo in fretta come accade quando ci si diverte.

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