Footballweb il magazine numero 11 del 06 04 2015
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Vincono anche Lazio e
Fiorentina
Il Napoli scivola al
sesto posto
Felice D’Aliasi fa le
carte al suo Avellino
Esclusiva Footballweb
Vulpis risponde ai
tifosi biancoverdi
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Aprile 2015
www.footballweb.it - il calcio
in rete - Supplemento web di
NF - registrazione al Tribunale
di Santa Maria Capua Vetere
Numero 323 del 2 Marzo 1985-
Direttore Responsabile
Marcello Curzio
Redazione
www.footballweb.it
Marcello Curzio
Michele Pisani
Vincenzo Di Siena
Gianni Pagnozzi
Vincenzo Celentano
Valerio Lauri
Stefano Sica
Italo Borriello
Raffaele Cioffi
Mariano Messinese
Maurizio Longhi
Mauro Savini
Gianluca Basile
Luca Bosio
Isidoro Niola
Numero 11
Anno 1
Grafica ed impaginazione
a cura di Michele Pisani
Polemiche, ancora polemiche. Questa volta il
calcio giocato c’entra poco quanto nulla. An-
cora una volta a salire sul baco degli imputati
non sono scoietà, arbitri o calciatori ma bensì
le tifoserie.Andiamo con ordine.
Nel match di sabato il Napoli perde a Roma
contro i giallorossi.
Quarta sconfitta consecutiva esterna per Be-
nitez. Dopo il pareggio al San Paolo contro
l’Atalanta gli azzurri, ancora una volta, delu-
dono la tifoseria.
Qualcuno prende posizione ed i difensori del
tecnico iniziano a defilarsi. Nasce un fronte
anti-Benitez che contesta duramente le scelte
del trainer spagnolo.
Sesto posto in classifica, il peggior risultato da
quando il ‘Re di coppe’ è alla guida della com-
pagine azzurra.
Dopo Lazio e Sampdoria anche la Fiorentina
di Vincenzino Montella scavalca il Napoli
nella classifica per un posto in Champions
League e per come si stanno mettendo le
cose non è certo un momento favorevole per
i tanti supportes partenopei.
A Roma è di scena l’ennesima vergogna ita-
liana.
Una piccola parte, per fortuna, del tifo giallo-
rosso, anziché proporsi per un clima di disten-
zione in quello che era considerato, una volta,
il derby del Sud, sceglie la via dell’offesa con
striscioni contro la mamma di Ciro Esposito.
Staremo a vedere cosa succederà anche se in
molti si sono schierati contro questa, inutile,
volgarità.
In serie B non si placa la polemica di Catania.
I tifosi avellinesi denunciano, ancora una
volta, a loro dire, un comportamento poco or-
todosso delle forze dell’ordine presenti allo
stadio Massimino.
Il direttore di sporteconomy.it, Marcel Vulpis
si schiera in difesa dei tutoti della legge, par-
lando, in generale dei problemi che compor-
tano il tifo organizzato senza però scendere
nel particolare ovvero non riferendosi ad al-
cuna tifoseria in particolare.
Intervenuto in una trasmissione ha avuto un
acceso confronto con una rappresentaza del
tifo irpino.
A pagina sei l’intervista realizzata a Vulpis
dall’attento quanto puntuale collega Mariano
Messinese.
Arrivederci RomaL’EDITORIALE
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Arrivederci Roma, arrivederci
Europa, ciao Rafa. Nell'anti-
cipo della 29 ma giornata di
campionato, il Napoli perde
per 1 a zero all'Olimpico di
Roma e inanella la quarta
sconfitta esterna consecutiva
con una prova che ricalca il so-
lito copione delle ultime
uscite, primo tempo prudente
e secondo tempo all'arrem-
baggio senza riuscire mai a fi-
nalizzare nessuna delle tante
occasioni create. De Guzman,
Mertens, Higuain, Callejon e
Gabbiadini devono arrendersi
agli interventi prodigiosi del-
l'ex De Sanctis e della difesa
giallorossa. Il risultato finale
va strettissimo alla compagine
partenopea se si considera il
numero delle conclusioni in
porta e il fatto che per tutto il
secondo tempo il Napoli ha co-
stretto la Roma nella propria
area incapace di uscirne fuori
con palla al piede, sintomo
questo di una maggior condi-
zione fisica degli azzurri e pro-
prio per questo la delusione
per l'esito della gara è ancora
più grande. Probabilmente le
scelte di Benitez questa volta
verranno criticate molto più
che in altre occasioni, il cen-
trocampo con Jorginho Lopez
e De Guzman non è apparso in
grado di fornire adeguata assi-
stenza alle punte, tenere Ham-
sik in panchina per un incontro
del genere provocherà più di
qualche malumore cosi come
la sosituzione di Higuain che
pur se apparso stanco nella se-
conda parte della partita, è
pur sempre in grado di tirare
fuori il coniglio dal cilindro in
qualsiasi momento. La fragilità
mentale e la scarsa consape-
volezza dei propri mezzi ha ca-
ratterizzato tutta la stagione di
questa squadra sono state una
costante rilevata in più di una
circostanza anche dal tecnico
iberico, e arrivati a questo
punto è difficile illudersi che
esistano dei margini di miglio-
ramento sotto questo aspetto
se non si apportano dei cam-
biamenti. In queste ore De
Laurentis sta iniziando a valu-
tare che forse è il caso di non
insistere nel cercare di tratte-
nere Benitez, d'altronde tutte
le scelte di mercato sono state
sempre avallate dall'allenatore
che aveva assicurato altri tra-
guardi per questo Napoli in
campionato.
NAPOLI
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GIANNI PAGNOZZI
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ISIDORO NIOLA
La Juventus batte l'Empoli 2-0 e
continua la sua marcia inarresta-
bile verso la conquista del
quarto scudetto consecutivo. A
nove giornate dal termine sono
sempre 14 i punti di vantaggio
sulla Roma che, nella corsa
Champions, ha regolato il Na-
poli. La forza dei bianconeri e'
tutta nei numeri: Migliore at-
tacco e migliore difesa del cam-
pionato, ventesimo risultato
utile consecutivo raggiunto,
Tevez capocannoniere. Contro i
toscani di Sarri, Allegri ha do-
vuto rivoluzionare il centro-
campo viste le assenze forzate di
Pirlo, Pogba e Marchisio. Ha
schierato un 3-5-2 di contiana
memoria facendo giocare Pa-
doin (udite udite) nel ruolo di
Pirlo, Sturaro al posto di Marchi-
sio ed Evra e Lichtsteiner
esterni. Vidal, poi sostituito nel
finale da Pepe, ha giocato poco
dietro le punte. Ma ancora una
volta il vero leader della squadra
è stato Carlitos Tevez. Ha sbloc-
cato il risultato con una puni-
zione a due in area di rigore
concessa dall'arbitro Giacomelli
per retropassaggio di Rugani al
proprio portiere Sepe. un auten-
tico missile terra-aria sul quale
nulla ha potuto l'incolpevole
portiere empolese ed ha propi-
ziato il raddoppio di Pereyra, en-
trato nella ripresa al posto di
Sturaro, che con un comodo tap-
in ha ribattuto una respinta di
Sepe su tiro dell'Apache. Con
quello all'Empoli sono 17 i gol
segnati dall'Apache in campio-
nato, il numero 25 stagionale.
Complimenti all'Empoli che è ve-
nuto allo Stadium a giocarsi la
partita. I ragazzi di Sarri hanno
tenuto testa validamente alla
Juve ed anzi in due occasioni po-
tevano rovinare la festa ai bian-
coneri se non ci fosse stato il
sempre attento Buffon a com-
piere due grandi parate. A que-
sto punto la Juve è tutta
concentrata sul ritorno della se-
mifinale di Coppa Italia contro la
Fiorentina. Sarà una missione
impossibile recuperare l'1-2 del-
l'andata visto anche lo splendido
momento di forma degli uomini
di Montella, a ridosso della zona
Champions dopo la vittoria sulla
Samp. Ma a questa Juve nulla è
precluso.
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Juventus
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A tu per tu con Marcel Vulpis
Allora direttore cos ‘è successo sul ring di Sportita-
lia? Rivedendo le immagini del confronto- scontro
tra lei e Iannuzzi sembrava un dialogo tra sordi
senza soluzione possibile
“In effetti io parlavo in generale del tifo organizzato
e dei problemi che esso comporta. Iannuzzi si è ri-
sentito, pensando che avessi mosso un’accusa pre-
cisa contro la tifoseria irpina. Ma non è così. Io non
ho nulla contro i tifosi dell’Avellino. Quelle stesse
cose le avrei dette anche a un capo-ultrà di un’altra
squadra. Poi non ho nulla contro Iannuzzi. Anzi è
stato simpatico, mi ha invitato a vedere la partita
dell’Avellino con lui. Tuttavia su una cosa la pen-
siamo diversamente io e Iannuzzi”.
Cioè? “Sul tifo organizzato. Penso che in Italia non
abbia più ragione di esistere. E’ uno dei mali del no-
stro calcio. Io non mi sento rappresentato dai capi-
ultrà: da tifosi un po’ vintage che giocano a fare i
capipopolo. E che disprezzano le forze dell’ordine.
Le forze dell’ordine non sono dei mostri. Sono una
garanzia di sicurezza per la comunità. Non possono
essere viste come un nemico. Questa contrapposi-
zione tra tifosi e poliziotti non ha ragione di esistere.
E ti dirò di più, se non ci fossero gli ultrà, ognuno
seguirebbe privatamente la propria squadra del
cuore e così non avremmo bisogno di schierare mi-
gliaia di poliziotti negli stadi. Poi tornando ai fatti di
Catania, Iannuzzi ha accusato nel suo comunicato
stampa le forze dell’ordine, ma nel corso della tra-
smissione è emerso che i responsabili di tutto erano
gli steward…”
Abolizione del tifo organizzato, sicurezza affidata
agli steward, mi sembra di capire che lei sia a favore
del modello inglese.
“Assolutamente sì, sono a favore del modello in-
glese. Ma per realizzarlo servono delle “iniezioni en-
dovena” di cultura sportiva. Cosa che manca in
Italia. Cioè, la mia idea di calcio è questa: andare a
vedere la mia squadra in trasferta da solo. Libera-
mente. E applaudire gli avversari se sono stati più
bravi. Invece gli stadi italiani sono ostaggio dei vio-
lenti. Per risolvere questo problema l’unica solu-
zione possibile è la repressione dei teppisti. Solo
così potremmo pensare a sviluppare il modello in-
glese e gustarci in santa pace una partita in uno sta-
dio di proprietà con sicurezza privata e senza
delinquenti.
Ma se in tanti sono convinti che la soluzione sia il
“modello inglese”, perchè non si fa niente per rea-
lizzarlo?
“Per due motivi fondamentali. Il primo è di carattere
economico, il secondo è politico- culturale. Parto
dal primo. Investire in uno stadio di proprietà ex
novo ha i suoi costi. E non tutti possono permetter-
selo. L’altro motivo è più complesso. Uno stadio ri-
pulito dai violenti e dagli ultrà in Italia sembra
un’utopia. In primo luogo perchè il calcio è un am-
mortizzatore sociale, crea consenso. Del resto i ti-
fosi sono elettori. Quindi si va con i piedi di piombo
quando si tenta di fare qualcosa in questa direzione,
perchè il politico cerca di non alienarsi il consenso
di quei tifosi-elettori. Poi, sotto questo aspetto sono
responsabili anche le società. I rapporti e le conti-
guità tra società calcistiche e tifo organizzato non
sono mai state realmente approfondite. Ma una
cosa è certa. In Inghilterra non vedremo mai un tes-
serato di una società andare a trattare con degli
scalmanati…
Mariano Messinese
La risposta ai tifosi avellinesi
7Pensavo Fosse Amore… Quando
nel Maggio del 2013 venne an-
nunciato il clamoroso successore
di un Mazzarri, odio e amore dei
tifosi, iniziarono i festeggiamenti
e le celebrazioni come se il Na-
poli avesse già vinto il successivo
scudetto. Sulla panchina parte-
nopea si sarebbe seduto l’allena-
tore piu’ titolato della storia del
Napoli di sempre.
Benitez fu presentato ed accolto
con il tappeto rosso, nonostante
la sua unica esperienza italiana
all’Inter sia durata pochissimi
mesi e che l’amore con i mila-
nesi, giocatori e tifosi, non sia
mai nemmeno nato.
Era l’Inter del triplete, quella
post-Mourinho, si parlava di gio-
catori finiti e demotivati. Qual-
cosa di vero forse c’era, ma
sicuramente le dichiarazioni di
Materazzi, campione del mondo,
che di lui disse: “ Benitez è coc-
ciuto, capace di giocare in un
solo modo e paraculo nei con-
fronti di stampa e tifosi “, oggi
trovano un forte riscontro tra ti-
fosi napoletani e gli addetti ai la-
vori. Mai un’ammissione di
colpa, se la squadra perde è solo
perché hanno sbagliato i gioca-
tori.
Mai una volta che abbia provato,
se non per pochi minuti in casi
estremi, un modulo diverso da
quel 4-2-3-1 che mal si adatta ai
giocatori di questo nuovo Na-
poli, che lui ha voluto. Sabato
all’Olimpico abbiamo assistito ad
uno sterile tiro a bersaglio verso
la porta della Roma, difesa da
quel Morgan De Sanctis, primo
epurato di una lunga serie dopo
l’arrivo dello spagnolo. Di un Na-
poli che, con Mazzarri, lottava
fino alla fine per il campionato
arrivando secondo, senza grandi
patemi, nel 2013 c’erano in
campo solo Britos e capitan
Maggio. Giocatori come Canna-
varo Dzemaili Behrami Pandev e,
appunto De Sanctis, forse non
meritavano di essere ceduti per
far posto ai vari De Guzman,
Lopez, Rafael e Michu . Il gioco
del Napoli di Benitez non entu-
siasma tifosi e critica, che ormai
disertano puntualmente il San
Paolo nonostante una politica
dei prezzi sempre piu’ al ribasso.
Tra qualche giorno ci sarà l’an-
nuncio della decisione sul futuro
di Don Rafè. Una decisione che,
alla luce dei risultati, mette piu’
paura che preoccupazione. La
preoccupazione di perdere Beni-
tez è stata surclassata di gran
lunga dalla paura che possa in-
vece rimanere. I tifosi ormai
sono stanchi e non vedono l’ora
che quest’incubo finisca presto
per quello che Pensavo Fosse
Amore… Invece era un Calesse.
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GIANLUCA BASILEPensav
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L’attesissimo scontro diretto tra
Roma e Napoli, andato in scena
allo stadio Olimpico, ha probabil-
mente deluso le aspettative di ti-
fosi e addetti ai lavori.
Non è stata una bella partita, né sul
piano tecnico, né su quello dell’in-
tensità. Il calcio italiano, per dirla
alla Celentano, non è “rock”, ma
“lento”. Spesso perdente, a pre-
scindere da chi riesce a conquistare
i tre punti. Le autorità politiche,
per una partita di pallone, hanno
predisposto misure di sicurezza
degne di una guerra civile. Vietata
la trasferta ai tifosi del Napoli resi-
denti in Campania. Quelli che
hanno acquistato un tagliando da
altre regioni, invece, sono stati
prima radunati in Saxa Rubra, poi
scortati fin dentro lo stadio.
Mille agenti di polizia impiegati.
Anche l’educazione lotta per non
retrocedere all’età della pietra. A
inizio partita, sono stati intonati
dalla curva Sud i soliti cori anti Na-
poli. Sul terreno di gioco, sono
scese due compagini in evidente
crisi, di gioco e di risultati. La Roma
di Garcia aveva anche l’infermeria
intasata. Il tecnico francese, infatti,
è stato costretto a adattare Iturbe
nel ruolo di centravanti, per soppe-
rire alle tante assenze.
Viceversa, il Napoli di Rafa Benitez
aveva quasi tutti i titolari a disposi-
zione. Il mister, però, ha scelto di
lasciare in panchina diverse prime
donne. Si è trattato di Koulibaly,
Gargano, Hamsik. Per non parlare
di Manolo Gabbiadini, che il furore
popolare avrebbe voluto in campo
dal primo minuto. Per circa metà
della prima frazione, a regnare so-
vrana tra le due squadre è stata la
paura.
Alla prima, vera, occasione, la
Roma è passata in vantaggio.
Iturbe ha ricevuto palla sulla tre-
quarti, l’ha difesa dall’aggressione
dei difensori partenopei, e ha allar-
gato il gioco sulla fascia destra per
Florenzi. L’esterno romanista e
della Nazionale ha alzato la testa e
ha servito un assist d’oro a Miralem
Pjanić. Il bosniaco, lasciato comple-
tamente solo, all’altezza del di-
schetto del rigore, non ha avuto
alcuna difficoltà a insaccare alle
spalle dell’estremo difensore par-
tenopeo.
A pochi minuti dall’intervallo, è ar-
rivato il primo squillo del “Pipita”
Higuaìn. Defilato sulla sinistra, con
un perfetto lancio da centrocampo
ha messo Callejon davanti alla
porta, tra l’altro nella posizione
preferita dallo spagnolo.”Calleti”,
ancora in ombra, invece di conclu-
dere, ha preferito temporeggiare e
servire l’accorrente De Guzman, la
cui conclusione è stata respinta da
Manolas, forse con l’aiuto del brac-
cio.
Altro materiale per la moviola da
bar, altro pane per i detrattori della
classe arbitrale. L’argentino ha poi
sfiorato il gol da antologia al mi-
nuto quarantuno. In piena area,
ancora dalla sinistra, ha fintato un
cross per provare a sorprendere De
Sanctis sul secondo palo. Dal suo
destro si è alzato un delizioso pal-
lonetto. La sfera non si è abbassata
al momento giusto.
Nella ripresa, al settimo minuto,
Napoli vicino al pareggio con Dries
Mertens, il migliore dei suoi. Il fol-
letto belga, imprendibile come nei
momenti di miglior forma, si è libe-
rato con un dribbling secco di Ma-
nolas al limite dell’area.
A pochi passi dal portiere giallo-
rosso, ha provato a sorprenderlo
con un pregevole tocco di esterno
destro, ma De Sanctis non si è la-
sciato ipnotizzare.
Il Napoli ha preso coraggio. Dopo
quella occasione, ha alzato il bari-
centro e costretto la Roma a chiu-
dersi negli ultimi trenta metri. La
manovra però, esattamente come
nelle ultime uscite, è stata lenta e
troppo orizzontale, con poche ver-
ticalizzazioni veloci. Benitez ha ca-
pito di dover fare qualcosa.
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La prima mossa è stata abbastanza prevedi-
bile: fuori un insufficiente Callejon per Gab-
biadini. Il mancino azzurro si è reso pericoloso
dopo pochi minuti. Servito da un buon De
Guzman, ha scagliato il suo sinistro, dall’in-
terno dell’area, contro la porta avversaria. De
Sanctis ha nuovamente respinto. Al trente-
simo, decisione a sorpresa della panchina par-
tenopea, destinata a scatenare infinite
polemiche: fuori Higuaìn per Zapata. A ren-
dersi pericoloso, invece, è ancora Manolo
Gabbiadini. Stavolta, il suo piatto sinistro da
posizione centrale, appena dentro l’area di ri-
gore, si è spento debolmente tra le braccia del
portiere, dopo uno scambio con il sempre pre-
sente Mertens. Si è rivisto anche Lorenzo Insi-
gne, rientrato dopo un lungo infortunio e
subentrato a De Guzman. Non è successo più
nulla. Oltre al danno, è mancata solo la beffa
finale. Iturbe, assistito da Ibarbo, ha sfiorato
un immeritato raddoppio per una Roma
troppo brutta per essere vera, ma tornata a
vincere da due partite. In quanto al Napoli, la
rubrica si chiude con un semplice interroga-
tivo. La cronistoria delle occasioni è stata te-
diosa, ne conveniamo, ma utile a
comprendere. Caro Napoli, se crei occasioni,
pur giocando male, ma non segni, di chi è la
responsabilità? Di Calvarese? Di Rocchi? Di Be-
nitez? Oppure vogliamo rispolverare le perle
“mazzarriane” della pioggia o della diarrea?
Luca BosioIl
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nte
Gli ex del calcio: Cesare CattaneoIntervista realizzata il 01-12-2009
Un download è come una iniezione di fiducia, può
essere utilizzato anche per rimembrare o riportare
alla luce accadimenti che appartengono al passato.
Scarichi un software, rigorosamente freeware, e ti
sembra di aver assistito allo sbarco sulla luna. Non è
facile giocare con le parole, ancora più difficile e sa-
rebbe del tutto da stigmatizzare se lo si facesse con
i ricordi. Il semplice, quanto modesto, latore a volte
ha il dovere di rendere piacevole ed emozionante
quello che scrive e non sempre però gli riesce. Im-
maginate solo il confronto. Basta chiudere un attimo
gli occhi e vi ritrovare a percorrere la "glory road". Es-
sere presenti nel mentre a fare canestro è uno di
nome Kareem Abdul Jabbar. Attenzione a scomodare
i "santi", evitiamo di fare paragoni improponibili ma
Lew Alcindor sta al basket americano come gli anni
della massima serie dell'Avellino al calcio italiano.
Pensatela come volete. Jabbar ha realizzato nella nba
circa quarantaquattro mila punti mentre l'Avellino ha
trascorso dieci lunghissi anni nell'olimpo del calcio e
nn ha mai sfigurato, rinnovando per nove stagioni
una favola tra le più belle mai scritte sino ad oggi. A
distanza di tempo e con il garbo dovuto qualcuno
dovrà pure scriverlo che quei tempi difficilmente si
ripeteranno. Il calcio è cambiato, non basta solo la
buona volontà. Ci vogliono tanti soldini, gli stessi che
stanno rovinando questo magnifico quanto unico
sport. Nel mentre l'Avellino ha brindato, da un calice
amaro, i suoi novantasette anni e definitivamente la-
sciato il campo all'Avellino.12 che in quarta serie
cerca di riportare nel calcio che conta una città orfana
anche dei ricordi. Noi di ultrà avellino non influiremo
sul vostro budget e non vi chiediamo molto, eccezion
fatta il tempo di leggere, ancora una volta, un pezzo
di storia, di quella storia che possiamo solo traman-
dare. La trovate su internet. Un download, rigorosa-
mente freeware, benefico come una tisana alle erbe.
Come è difficile ricucire un taglio di quasi trent'anni.
Incredibile a dirsi. Oggi un calciatore, uno dei tanti,
professionista o dilettante lo trovi dappertutto. Sito
web con tanto di video. Dei giocatori, quelli del pas-
sato, a stento riesci a procurarti una foto. Una vecchia
figurina sbiadita dal tempo. Segno che il tempo è
passato, dovremmo farcene una ragione ed anche di
questo. Voltiamo pagina ed entriamo nel vivo con la
presentazione dell'ennesimo ricordo, dell'ennesimo
giocatore che ha donato il sorriso a migliaia di per-
sone nelle domeniche uggiose su per contrada Zoc-
colari. Di chi parliamo? Questa volta dove siamo
"arrivati" con ultrà ? Ad Alto, in provincia di Como.
Abbiamo tentato, cercato e beccato un baffuto di-
fensore che ha spazzato una quantità enorme di pal-
loni dall'aria piccola irpina. Una impresa quella di
"acchiappare" l'ex centrale difensivo biancoverde.
Sembrava incollato a Salvatore Di Somma ma le
strade si sono divise e molti anni orsono. L'ultima
volta che ha indossato la maglia verde con il bordo
bianco ai polsini ed al collo era nel lontano milleno-
vecentottantuno. Quattro stagioni, una vittoriosa in
cadetteria. Centosedici partite e tre gol.
Cinquantotto anni compiuti ad Agosto, vive dalle sue
parti ed allena in brianza. Non ha voluto lasciare il
mondo del calcio che gli ha regalato tanta
popolarità. Milan, Avellino ed Udinese, le squadre
più importanti in massima serie. Non è stato facile
trovarlo tra i tanti Cattaneo che vivono nelle province
di Milano e Como. Qualcuno al tefefono ha anche
detto ma chi? Quello che giocava con l'Avellino? Che
piacere sapere che anche da quelle parti c'è chi non
ha dimenticato la favola dei biancoverdi
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Gli
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Amarcord
Gli ex del calcio: Cesare Cattaneo MICHELE PISANI
11Chiamiamo a Casa Catteneo, risponde la moglie. Gli
diciamo chi siamo e lei con la naturalezza di una volta
chiama il marito. "Cesare vieni che c'è al telefono un
giornalista di Avellino". Nel mentre ci apprestiamo a
pensare cosa dire e con quale voce, visto l'emozione
che ci prende alla gola ci pensa lui a sciogliere la ten-
sione con un accattivante quanto invitante: "Pronti,
eccoci. Da quelle parti viricordate ancora del sotto-
scritto? " Un nordico dal cuore enorme che precisa.
"Mia moglie è pugliese ed io so come siete fatti e
quanto orgoglio per la vostra terra avete dentro. Prima
di giudicare bisogna conoscere ed io so bene come
siete realmente legati alla favola Avellino. Ho vissuto
con orgoglio a Mercogliano e frequentavo gli avellinesi
più degli stessi miei compagni di avventura. Ero già
stato al sud, avevo giocato un anno a Taranto e sapevo
che una esperienza del genere mi avrebbe aiutato a
crescere in tutti i sensi. Ragazzi sono passati ventotto
anni ma mi fate ricordare una parte significativa della
mia vita". Vada pure, ha tutto il tempo che le serve.
"Arrivamo ad Avellino nel 1978. Eravamo una armata
Brancaleone. Molti avevano fallito negli anni prece-
denti e nelle rispettive squadre cercavano riscatto ma
soprattutto c'erano molti infortunati tra le nostre fila.
Li ricordo uno ad uno. Da Piotti a Croci, il mio amico
Gianfilippo Reali, Salvatore Di Somma, Boscolo, Mon-
tesi, i fratelli Piga, Ferrara e l'indimenticato Adriano
Lombardi. Non iniziammo bene ma con il tempo ci fa-
cemmo strada sino a giungere ed in maniera inaspet-
tata in massima serie. Che soddisfazioni, in molti e
parlo in generale quelli del mondo del calcio, non ci
credevano e li lasciamo di stucco".Ci parli della massi-
maserie, i tre gol li ricorda? "Uno lo segnai al Milan di
ginocchio, uno al Brescia ed uno non lo ricordo in que-
sto momento. Di dove è lei esattamente?". Io sono
nato a Solofra ma vivo a Napoli. A quei tempi sapevate
tutto e giravate dappertutto è vero? "Certo. Ho visitato
tutti i circoli in alta irpina ed aSolofra andai per com-
perare un giubbino che tra l'altro ho ancora a distanza
ditanti anni. Insomma per farla breve non me lo fecero
pagare in quanto giocavo nell'Avellino. Quanti ricordi,
gli amici che abitavano vicino a Mercogliano, dopo
tanto tempo. Scenderei volentieri per rivederli tutti.
Ed il presidente? Come sta il mitico commendatore ?".
Il commendatore è sempre lo stesso, un vero perso-
naggio. Ci parli della massima serie, quello che le viene
in mente, devesapere che di quei periodi sappiamo
quasi tutto. "Tre anni stupendi quelli per me in mas-
sima serie. ricordo che tentavo di fermare in tutti i
modi Savoldi del Napoli ma era cosi bravo che riusciva
sempre a farmi gol". A proposito di difesa e di Di
Somma, come trattavate i vostri avversari? Alla do-
manda Cattaneo inizia ridere e poi ci dice. "Con il mas-
simo del riserbo ache se allora la moviola non c'era..
Quante battaglie e quante vittorie. "Mettevamo paura
a tutti. All'inizio pensarono che fossimo le vittime di
turno ma con il tempo impararono ad avere rispetto
per i lupi biancoverdi. Momenti irripetibili, capisco i ti-
fosi e spero che un giorno possa riabbracciarne il più
possibile. Il calcio ai miei tempi era diverso". In che
senso ? "Oggi i genitori spingono i ragazzi a fare calcio
abbagliati dai tanti soldi che girano mentre noi face-
vamo una vita di sacrifici e non pensavamo ai soldi.
L'importante era esserci, poter giocare". In chiusura
cosa pensa di quanto successo ai suoi lupi? "Dispiace
e lo dico sinceramente. Credo che ad Avellino ci siano
persone degne di rivivere quei momenti. Il tifo da voi
è caloroso, unico ed inimitabile. Un augurio di un pre-
sto ritorno nel calcio che conta e con la speranza che
un giono possa ritornare nella vostra città". Un saluto
ad un uomoche ha dato e ricevuto tanto, dopo ven-
totto lunghi anni ci siamo ritrovati,grazie a Cattaneo e
grazie a chi non lo ha mai dimenticato. Gli
ex
de
l ca
lcio
Amarcord
Frattali 6,5 – Ottimo intervento nella ri-
presa su un bolide di Fedato. Si con-
ferma attento e sicuro.
Pisacane 6 – Ancora una buona gara per
il centrale avellinese. Sempre rapidis-
simo nei ripiegamenti e molto parteci-
pativo nella fase di impostazione.
Ely 6.5 – Con lui in campo è tutta un’al-
tra musica. La difesa non va mai in af-
fanno.
Chiosa 6,5 – Se Granoce, che anche al
Partenio dimostra di essere un gran at-
taccante, non si rende mai pericoloso il
merito è suo
Bittante 6- Bene in fase d'attacco, un
poco meno sotto l'aspetto difensivo.
Schiavon 5,5 - Troppo nervoso e impre-
ciso ancora una gara sottotono per l’ex
cittadella.
(13' st D'Angelo 5 - Il capitano non entra
mai in partita. Da lui ci si attende di più).
Arini 6 – Gara sufficiente per l’ex Andria
,che appare troppo impacciato in fase di
impostazione
Zito 7,5 - Grande prova dell'esterno ex
Ternana. Un gol da cineteca e vera spina
nel fianco per la difesa ospite Sbaffo 6 -
Bene nel primo tempo dove fa vedere
alcune giocate importanti. Cala notevol-
mente nella ripresa. (37' st Soumarè sv).
Castaldo 6,5 preciso il cross confezio-
nato a Zito in occasione del gol del van-
taggio. Dimostra ancora una volta di
essere fondamentale per questa squa-
dra
Trotta 6 - Soffre le fatiche degli impegni
con l'under 21. Preziosissimo il suo con-
tributo alla fase difensiva . (46' st Comi
sv).
All. Rastelli 6.5- Come al solito schiera
benissimo la squadra in campo adot-
tando un intelligente 4-3-1-2 che gli per-
mette di coprire meglio tutte le zone del
campo accorciando moltissimo la di-
stanza tra centrocampo e attacco che
spesso con il 3-5-2 diventano chilome-
triche.
Questa volta a differenza della scorsa
gara interna con il Perugia non stravolge
l’assetto tattico quando sostituisce uno
stanco Sbaffo con il frizzante Soumarè
che gli consente con la sua dinamicità di
tenere lontano dalla porta bianco verde
la squadra avversaria.
Nel complesso tatticamente la squadra
è piaciuta moltissimo tenuto conto
anche la striscia negativa di tre sconfitte
da cui era reduce,però la difficoltà nel
chiudere le gare rimane sempre un
brutto neo da correggere, soprattutto in
previsione degli spareggi per la promo-
zione in serie A.
ITALO BORRIELLO
12
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Avellino
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narin
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Tre punti che per l'Avellino sono ossigeno puro. E
che riscattano una seconda parte di marzo infe-
conda dal punto di vista dei risultati anche se non
tutta da gettare sotto il profilo delle prestazioni. Gli
irpini, suicidi col Perugia e sciuponi col Catania, con-
tro il Modena hanno dato la certezza di essere vivi
e vegeti. E di credere nel piccolo miracolo della pro-
mozione diretta.
Lo si visto intanto dall'approccio al match, convinto
e feroce. Un inizio che ha messo spalle al muro un
Modena costretto costantemente alla difensiva e in
palese difficoltà sulle palle alte. Ritmi forsennati e
occasioni a grappoli per i Lupi (provvidenziale Pin-
soglio in due delle tre chance capitate a Pisacane nel
giro di pochi minuti). Poi il vantaggio griffato Zito
(nella foto) con una fiondata su assistenza di Ca-
staldo. Proprio l'esterno napoletano, piazzato come
mezz'ala mancina nel 4-3-1-2 di Rastelli, ha vissuto
una serata di grazia che ne certifica l'indispensabilità
assoluta in questa fase della stagione. Di gran lunga
il migliore dei suoi, dai suoi piedi sono partite prati-
camente tutte le trame più pericolose dei bianco-
verdi. Forma fisica al top e motivazioni al massimo:
Zito è in questo periodo l'uomo in più dell'Avellino.
E non sarà facile per Rastelli rinunciare a lui nel big
match di Vicenza (ammonito, era diffidato e sarà
squalificato). Il Modena ci ha messo una mezz'ora
abbondante per prendere le misure agli irpini e ca-
pire di essere in campo non certo per una scampa-
gnata.
E' vero che, prima del gol incassato, era stata annul-
lata una rete a Fedato, pescato in fuorigioco. Ma
solo dopo lo svantaggio i canarini hanno provato ad
imporre il loro gioco costringendo gli avversari ad
arretrare il baricentro. E proprio sugli sviluppi di una
combinazione velenosa, gli ospiti sono andati nuo-
vamente a segno con Fedato, ancora fermato dal
secondo assistente per un altro off-side. Volitivo il
Modena anche ad inizio ripresa, un po' sulla falsa-
riga dell'ultimo quarto d'ora del primo tempo. Mag-
giore l'ampiezza con le iniziative di Fedato a sinistra
ed Acosty a destra. In ombra però Granoche, gene-
roso (al pari, va detto, di Signori) ma non incisivo,
persino sui tanti traversoni sfornati dagli esterni.
Lupi, invece, molto attendisti e tesi perlopiù alle ri-
partenze. Una pressione, quella modenese, tuttavia
sterile. Perché di pericoli veri non ne sono mai arri-
vati dalle parti di Frattali, se non uno in extremis con
un colpo di testa di Garritano che ha trovato il por-
tiere biancoverde molto reattivo. Insomma, è sem-
brato che il Modena nella ripresa mantenesse il
proprio possesso palla, certamente maggiore di
quello dell'Avellino, più per forza di inerzia che per
reale volontà di far male. Un atteggiamento che i
biancoverdi hanno accettato, magari senza brillare
o rendersi pericolosi, ma controllando abbastanza
tranquillamente la gara. Perfetta la linea difensiva di
Rastelli e apprezzabile il solito lavoro taglia e cuci di
Arini.
Più in ombra Schiavon e impalpabile Trotta. La ri-
sposta tanto attesa dunque è arrivata e fa giustizia
delle sconfitte forse immeritate con Perugia e Cata-
nia. E, col Bologna adesso a -4, anche l'Avellino ri-
lancia la propria candidatura alla seconda piazza.
Sperando magari che un nuovo ciclo positivo possa
durare più di un mese. Perché, con sette squadre
racchiuse in appena sei punti nella parte sinistra
della classifica, i margini per sbagliare saranno sem-
pre più ridotti. E il quarto posto che l'Avellino si è
guadagnato dopo questa serata magica, può essere
un tesoretto precario se non sorretto dalla conti-
nuità. Rastelli a fine partita giura sulla fedeltà di Tac-
cone che, mai come negli ultimi tempi, gli sarebbe
stato molto vicino. Ci sarà bisogno anche di questa
empatia per garantirsi grandi obiettivi.
Avellino, tre punti importantiL’opinione
13
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STEFANO SICA
Serie B
14D’Aliasi fa le carte al suo AvellinoArchiviata la trentaquattresima giornata, il cam-
pionato di serie B volge al termine.
Mancano altre otto gare, ventiquattro punti a di-
sposizione per le squadre impegnate nella lotta
promozione ed in quella per evitare la retroces-
sione.
Ci saranno i play-ff e play-out. Ulteriore speranze
per alcune squadre di raggiungere il proprio obiet-
tivo. Intanto Il capi di Castori si avvia, prepoten-
temente a conquistare la sua prima quanto storica
promozione in massima serie.
Per tracciare un bilancio sul campionato sin qui di-
sputato, abbiamo chiesto l’ausilio di un vero com-
petente.
Chi se non lui. L’uomo più titolato a fare calcoli.
Uno che dice quello che pensa e lo fa senza mai
nascondersi. Da apprezzare e non solo per questo.
"Se facciamo 6 punti con le gare di Varese e Bre-
scia, minimo il quarto posto è nostro". Felice
D'Aliasi non usa mezzi termini del resto è nel suo
modus operandi dire le cose con estrema schiet-
tezza. Tra i più bravi opinionisti in circolazione il
grande tifoso irpino ha fatto le carte alla sua squa-
dra del cuore.
Secondo D'Aliasi raggiungere, almeno, la quarta
piazza per poi affrontare l'extender play da una
posizione migliore è legato tutto alle due tra-
sferte. Contro il Varese saremo alla trentaseiesima
e con le rondinelle lombarde all'ultima giornata.
Normale quanto scontato che il discorso scivoli su
Rastelli, visto anche le critiche al tecnino pouvu-
tegli addosso dopo le tre sconfitte consecutive.
"Io penso che siano ingiuste le critiche all'attuale
trainer biancoverde. In fondo in questo girone di
ritorno sta facendo addirittura meglio del girone
d'andata come media punti.
Ha solo pagato la cronologia dei risultati negativi
ma quello che conta è la media punti.
Cosa dovrà fare l'Avellino per andare in massima
serie ? "Mancano nove partite alla fine della sta-
gione ed in sette la squadra dovrà tirare fuori
tutta la grinta necessaria per regalarci un sogno".
Visto cosa successe l'anno scorso cosa deve fare
la società per evitare un finale cosi disastroso ?
Servirà una società forte che non si faccia trovare
impreparata.
Si, infatti lo scorso anno perdemmo cinque dei
sei punti disponibili tra Castellamare e Padova,
due trasferte nelle quali di poteva vincere".
Chiaro il riferimento a Varese e Brescia che seoc-
ndo Felice D'Aliasi quando le affronterà l'Avellino
non dovrebbero creare pro-
blemi per la loro deficitaria po-
sizione di classifica che li vedrà
con molta probabilità fuori dai
giochi. Michele Pisani Il
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mp
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ato
ca
de
tto
Il fatto
Comincio con una domanda alla quale spero di dare una
risposta alla fine di quest’articolo e alla quale invito tutti
i gentili lettori a riflettere: ma il problema del calcio ita-
liano è davvero rappresentato dagli ultras? Andiamo con
ordine e ricostruiamo il tutto: il weekend calcistico-pa-
squale è stato incentrato sui “fatti di Catania” che avreb-
bero coinvolto tifosi dell’Avellino e gli striscioni esposti
in Roma-Napoli. In un’intervista comparsa sul nostro
sito, ad opera del nostro Mariano Messinese, Marcel
Vulpis, noto volto televisivo ed esperto di economia le-
gata allo sport, protagonista in uno “scambio di opi-
nioni”, in quel di Sportitalia, con un “capo” del tifo
organizzato irpino, sosteneva (riassumo per motivi di
brevitas) che bisognerebbe cancellare i gruppi ultras,
sbandierando (ancora!!!) il famigerato “modello in-
glese”. Mi sa che non tutti, anzi quasi nessuno, quelli che
parlano di modello inglese ce lo abbiano ben chiaro in
testa. Si racconta la favola che gli hooligans non esistono
più, strangolati dalle spire della Thatcher: il che è vero
come la storia dell’asino che vola. Nella terra d’Albione,
e non solo lì (vedi i tifosi del Feyenoord a Roma e so-
spensione del campionato greco), il movimento ultras
esiste ed è ben lontano dall’essere estirpato; solo che le
loro “imprese” non sono a favore delle telecamere dei
grandi network. Già perché chiunque mastichi un po’ di
calcio inglese sa, e lo sa bene, che gli hooligans, pur non
essendo numericamente e “organizzativamente” quelli
che sconvolsero l’intera Europa negli anni ’80, sono sem-
pre lì a darsele di santa ragione in nome di un ideale che
vede nel calcio il loro completamento. Mi si potrebbe
obiettare che almeno lì gli stadi sono sicuri, a misura di
famigliola che a un pic-nic ad Hyde Park preferisce la par-
tita dell’Arsenal; peccato però che per entrare in uno sta-
dio inglese bisogna avere il 740 di un alto borghese. Lì le
curve non più sono i “settori popolari” di un tempo e se
gli stadi sono pieni è a causa di tre fattori che in Italia, al
momento, sono un miraggio: bel gioco, invasività delle
pay-tv ridotta al minimo, e stadi confortevoli e all’avan-
guardia. Tutte cose che nel nostro bel (?) paese ce le pos-
siamo soltanto sognare. Il primo problema,
paradossalmente, è quello più facilmente risolvibile: ba-
sterebbe cambiare mentalità, giocare a ritmi più alti, eu-
ropei appunto, ed il gioco è fatto. Per gli altri due, vi
rinvio alle kalende greche. Noi siamo il paese dei cam-
pionati-spezzatino nientemeno che in Lega Pro con par-
tite in orari impensabili: la ratio di questa decisione
presentata come “storica” dai vertici della lega di terza
serie, in realtà una puerile scusa, che ha finito con l’im-
poverire un campionato che aveva lo stesso fascino di
Sandra Milo struccata, è stata che in questo modo i tifosi
potevano seguire tutte le partite del loro girone. Giusto.
A chi non interessa un Giana Erminio – AlbinoLeffe o un
San Marino – Santarcangelo o un LUPA Roma – Paga-
nese, magari alle undici di una domenica mattina o alle
nove di un sabato sera?
Oltre a quest’esempio: il Parma che in serie A è fallito a
campionato in corso nonostante i controlli di Co.Vi.So.C
e compagnia bella? E le prescrizioni che passano per as-
soluzioni? E le varie Scommessopoli? E Lotito che si per-
mette di dire che sarebbe meglio che certe squadre non
salgano in A? E Optì Pobà, ce lo siamo dimenticati?
Giunti a questo punto, per rispondere alla domanda che
ci siamo posti all’inizio, non è che si vuole colpire una
categoria per distogliere lo sguardo da altre e ben più
nefande schifezze? Giusto o sbagliato che possa sem-
brare l’ultras fa l’ultras, il suo “mestiere”: certo si po-
trebbe obiettare che in alcuni casi non c’è più un ideale,
per quanto discutibile, a far da base al tutto ma una
sorta di interessi economici gestiti da una mini-impresa
o, peggio, da comportamenti simil associazione a delin-
quere. Ma quei dirigenti che hanno ucciso il calcio, che
gestiscono i soldi delle pay-tv per ingrossare
Il Paese degli indignati 15
16
Il fatto
Il Paese degli indignati le tasche delle solite quattro/cinque “grandi” del nostro
calcio, quelli che si cuciono sulle maglie scudetti “a ta-
volino” e poi non rinunciano alla prescrizione, quelli che
scambiano una prescrizione per un’assoluzione? Queste
persone, che hanno realmente in mano le sorti del cal-
cio, non sono davvero loro i “mostri” da combattere e
da emarginare? Dove sono le tanto sbandierate riforme
invocate da Tavecchio e dai suoi amichetti di merenda?
Ci si indigna per degli striscioni, obiettivamente insulsi e
fuori luogo, ma nessuno ci spiega perché chi scrive que-
gli striscioni sia sempre lì e soprattutto come e perché,
quelle strisce di panno, siano entrate in uno stadio. Forse
perché le mente che li ha ideati e messi in pratica è la
stessa che guida la mano a mettere una “x” affinché
qualcun’altro, cioè colui che dovrebbe reprimere, possa
sedere su comode e ben retribuite poltrone? Davvero è
quella la “mentalità ultras”, quella di cui si parla in tutte
le curve del mondo e all’ombra della quale si è cresciuti
quando da piccoli imberbi si cominciava a frequentare
gli stadi? No, non credo proprio. Essere ultras è altra
cosa, essere ultras, con tutte le contraddizioni del caso,
non è scrivere baggianate del genere o uccidere altri ti-
fosi. Ma noi siamo il paese degli indignati, del vorrei ma
non posso, del momentaneo stupore, del facile perbe-
nismo.
La comunità napoletana si indigna, giustamente; un po’
più velatamente si indigna l’intera opinione pubblica na-
zionale, la stessa che siede sulle poltrone da Barbara
D’Urso. “Ciro è un eroe” si risponde, con la classica enfasi
e pathos, dall’altra parte; non so se Ciro è stato davvero
un eroe, preferisco attendere i resoconti della magistra-
tura. Odio gli slogan, soprattutto quando sono scanditi
in “certe situazioni” e da persone che magari salgono
sul palco per recitare una tragedia che non gli appar-
tiene.
L’unica cosa vera e certa, in tutta questa spiacevole sto-
ria, tra pseudo-ultras e pseudo-moralizzatori, avvocati
rampanti e attori da sceneggiata, è solo la ferma e am-
mirevole dignità della signora Antonella Leardi, una
donna di Scampia che nonostante l’immenso dolore per
la perdita di un figlio (e in che modo) non ha mai chiesto
vendetta; una Signora (con la S maiuscola) che ha sem-
pre e solo parlato di perdono e aperto le porte anche a
quei “quattro” che oggi inneggiano all’assassino di suo
figlio. Una donna che, grazie all’aiuto di una fede im-
mensa, ha mostrato una forza inimmaginabile e un con-
tegno che devono essere presi ad esempio e mostrati
come esempio di dignità umana. A ben pensarci non è
difficile immaginare Ciro come un ragazzo onesto, serio,
lavoratore, innamorato del calcio e della vita, una per-
sona “normale”! Ma la vera “Wonder Woman” è lei, si-
gnora Antonella: un’eroina in mezzo a tanti mostri
mitologici.
Vincenzo di Siena
Il diploma di...Lauri
Salah-godula, il 'Gallardo' Keita e il 'Morbido' Diakitè17
VALERIO LAURI Il d
iplo
ma
di..
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uri
Premiare l'impegno, bacchettare gli insufficienti o
valutare i risultati? Tanti spunti anche in questo 29°
turno di Serie A. E allora diamo i voti ai protagonisti
di questa giornata di campionato nella massima
serie.
VOTO 0: alla Curva Sud romanista. Assolutamente
bocciata, possibilmente anche con sospensione (si
spera da parte del Giudice Sportivo) la Curva giallo-
rossa, che si rende protagonista di uno striscione de-
plorevole contro la madre di Ciro Esposito. La signora
Leardi è colpevole, a loro dire, di lucrare sulla morte
di suo figlio. Deplorevole il pensiero, figurarsi lo stri-
scione. Non bastasse, ecco un "Daniele con noi", ri-
ferito a De Santis e vari cori. INCORREGGIBILI
VOTO 1: all'INTER. Sulla carta, sarebbe dovuto essere
un'impegno agevole per i nerazzurri, a San Siro con-
tro il Parma ultimo in classifica e martoriato da mille
problemi societari. Sulla carta, appunto. Perchè l'In-
ter riesce nell'impresa di essere l'unica squadra a non
aver battuto (finora) i ducali in campionato, renden-
dosi protagonista di una prestazione "molle e cao-
tica", testuali parole di Mancini. DELUSIONE
VOTO 2: a Rafa BENITEZ. Il tecnico del Napoli finisce
ancora una volta sul banco degli imputati. L'accusa
è quella di essere il principale sospettato dell'omici-
dio delle speranze Champions dei tifosi partenopei.
Scelta discutibile quella di tenere in campo un De
Guzman poco concreto e togliere dalla mischia il
bomber Higuaìn, proprio nel momento cruciale del
match. INDIFENDIBILE
VOTO 3: all'ATALANTA di Edy REJA. Tre sono anche i
punti nelle 4 partite, da quando, in sella ai bergama-
schi c'è il fantino goriziano. Piuttosto pochi, visto che,
per ora, danno tranquillità. A poco serve la prodezza
di Pinilla, la prima sconfitta dell'era Reja lascia gli oro-
bici con il margine esiguo di 4 punti sulla terzultima
(Cesena). Margine pericoloso. IN BILICO
VOTO 4: a Mobido DIAKITE'. Più che Mobido, il di-
fensore del Cagliari ex Lazio, è sembrato 'morbido'.
Non è riuscito quasi mai a fermare l'avversario di-
retto, in molti casi perdendo la bussola. E' riuscito,
peraltro, a rincarare la dose dei suoi errori, facendosi
espellere e spalancando, di fatto, le porte della vitto-
ria ai suoi ex compagni. DISASTRO
VOTO 5: a Stefano SORRENTINO. L'estremo difen-
sore del Palermo, spesso irreprensibile, incappa nella
classica giornata no. Regala il vantaggio al Milan: una
sua insicurezza innesca, infatti, la carambola che
porta al gol fortunoso di Cerci. Da lì, evidentemente
intimorito, non riesce a dirigere la difesa come suo
solito. LUNA STORTA
VOTO 6: a Andi LILA. La tentazione di tirare del tutto
i remi in barca deve essere stata forte. Portato a
Parma dalla cordata di Taçi, l'albanese non ha bat-
tuto ciglio nemmeno quando i connazionali si sono
rivelati un flop. Tanto lavoro in mediana e già due gol
in Serie A. Una delle (poche) note positive di questo
Parma. GUERRIERO
VOTO 7: a Morgan DE SANCTIS. Il 'pirata' Morgan ha
deciso di esporre la Jolly Roger, la bandiera dei pirati,
proprio contro la sua ex squadra, salvando a più ri-
prese la Roma dagli assalti del Napoli. Da grande bu-
caniere ha neutralizzato (aiutato dall'imprecisione
sotto porta dei partenopei) le velleità di rimonta az-
zurre, almeno per ora. JACK SPARROW
VOTO 8: ai "vecchietti" TONI e BRIENZA. A dispetto
della carta d'identità, i due veterani danno spetta-
colo al Bentegodi. Il lungagnone dell'Hellas realizza
una doppietta, portando i suoi sul 3-0 e arrivando a
quota 15 nella classifica marcatori. Il fantasista del
Cesena è il condottiero della rimonta con una pen-
nellata straordinaria su punizione e l'assist del defi-
nitivo 3-3. SEMPREVERDI
VOTO 9: a Baldè KEITA. Un servizio de Le Iene ha
smascherato la sua passione per la velocità ( e per le
Lamborghini). Ma al giovane talento laziale piace an-
dare al massimo anche in campo. Entra e fa pratica-
mente ammattire i difensori del Cagliari di Zeman,
spostando gli equilibri della partita e procurandosi
due rigori (di cui Biglia ne trasforma solo uno). GAL-
LARDO
VOTO 10: a Mohamed SALAH. Non ci sono più ag-
gettivi per la facilità nell'esser decisivo del colpo di
gennaio della Fiorentina. Diamanti aveva sbloccato
con un gran destro a giro, ma l'egiziano col suo sla-
lom vincente e conseguente gol, che vale il settimo
centro stagionale (gol in tutte le competizioni), ha
impreziosito la serata piovosa del Franchi con l'en-
nesima magia. SALAH-GODULA
Certo che Mancini
deve proprio
odiare il pranzo di
Pasqua con i pa-
renti.
Pur di scappottar-
sela ha deciso di
pareggiare 1-1
contro il derelitto
Parma e inventarsi
il ritiro punitivo
nel giorno di festa.
Anche se i com-
plottisti avanzano
un'altra ipotesi
suggestiva: il pa-
reggio contro l'ul-
tima in classifica è
un chiaro messag-
gio del ciuffo di
Jesi per dire che la
stagione dell'Inter
è fallita. Proprio
come il Parma.
Intanto dopo gli
scontri diretti con-
tro Cesena e Ca-
gliari, il Milan di
Filippo Inzaghi
torna a vincere in
trasferta su un
campo difficile
come il Barbera di
Palermo.
A proposito dei
rosanero, ho letto
le meravigliose di-
chiarazioni di
Zamparini in cui si
vantava di aver
consigliato - con
effetti miracolosi-
il Viagra a Cecchi
Gori e Sensi.
A sto punto ci au-
guriamo che il
pres ident iss imo
smerci una pillola
blu a Renzi. Ma-
gari con la pillo-
lina riesce a RIAL-
ZARE l'Italia.
Intanto è stato
calcio spettacolo
in Sassuolo-
Chievo. Spettatori
paganti una de-
cina. Tutti fami-
liari dei giocatori.
Ha vinto il Sas-
suolo con un ri-
gore, causato da
un intervento raf-
finato di Gambe-
rini che ha
leggermente al-
zato da terra Be-
rardi. Giusto di un
3-4 metri. Dopo
infiniti batti e ri-
batti, sbadigli e
s o s t i t u z i o n i ,
l'ignoranza ha rag-
giunto picchi ver-
tiginosi, in pratica
sui livelli della pa-
gella di Floro Flo-
res. Come se non
bastasse Paolo
Cannavaro ha ag-
giunto:” Nel finale
dovevamo essere
più ignoranti”.
Ammazza...
Intanto l'Avellino
risorge per Pa-
squa. E Michelone
va in vacanza fe-
lice per la vittoria
contro il Modena.
Giovedì sera al
termine del match
è andato in pizze-
ria sfoggiando la
maglia “Zito e
muti” Eh, si, Mi-
chelone è proprio
incorreggibile.
La Rasoiata di Mariano Messinese 18
Garcia cambia strumento e suona il
Pjanic. Ma il Napoli meritava molto
di più. Anche il pareggio stava
stretto a Benitez. E la taglia XXL del
tecnico spagnolo non c'entra niente
stavolta. Non era rigore il fallo di
Mano...las.
Vorresti essere un giocatore del-
l'Inter per evitare il pranzo di Pa-
squa con i parenti? Pensi che
l'unico modo per RIALZARE l'Italia
sia quello di dare il Viagra a
Renzi? Credi che il telefilm "Un
posto al sole" debba essere inter-
pretato da Carlo Conti? Non ti
preoccupare, per te c'è la RASO-
IATA, la rubrica più intransigente
di Gesù nel Tempio.
La R
as
oia
ta
Nel Girone H il campionato si è riaperto grazie alla vit-
toria del Potenza sul campo della Fidelis Andria e, in-
sieme al Taranto, si riapre la caccia alla Lega Pro. Il
Monopoli si abbatte come un ciclone contro la Cavese
(4-1), gli uomini di Agovino ancora una volta a mani
vuote lontani dal Lamberti, è proprio il caso di dire che
il tifo cavese è il 12° uomo in campo. La Sarnese frena
la sua imbattibilità che durava da gennaio sarnese, in
casa perde contro un ottimo Taranto. Il derby tra Arza-
nese e Puteolana lo vincono i ragazzi del direttore De
Mare, per la Puteolana si fa sempre più notte fonda e
ancora una volta dimostra tutte le sue difficoltà realiz-
zative, ottimi tre punti per l’Arzanese trascinati dal rien-
trante Baratto dopo due gare in panchina, in goal con
Figliolia e Roghi. Il Pomigliano ritorna alla vittoria che
mancava dal 22 febbraio contro il Grottaglie, fa suo il
derby contro l’appagato Gelbison ed alla ripresa del
campionato l’aspetta la sfida salvezza contro la Scafa-
tese che con Marcucci batte il San Severo 2-1. Proprio
Marcucci, vero trascinatore, stende un blasonato Fran-
cavilla solo nei tabellini, ma in campo non pervenuto,
come dicevo la Scafatese del trascinatore Marcucci, in
inferiorità numerica, 10 contro 11, recupera nei titoli
di coda con un rigore da lui procuratosi e poi realizzato
(in precedenza aveva mancato un altro rigore sempre
da lui procurato), nel recupero serve un cioccolatino
per Farriciello che mette in rete. Un elogio va ai volen-
terosi ragazzi di Scafati che non hanno mai mollato, ma
Marcucci nella gara in questione chiamarlo eroico è ri-
duttivo.
Nel Girone I si scrive una pagina poco allegra in quello
che doveva essere un big match tra Akagras e Torre-
cuso, è calato il sipario senza che la partita si dispu-
tasse. Dopo aver condotto un gran campionato i ragazzi
di mister Dellisanti non si sono presentati in Sicilia e
questo sicuramente non per volere del tecnico e di gio-
catori, arrivare secondi oppure terzi non è una vergo-
gna. Una pagina triste in un girone dove già da tempo
aveva mollato l’Orlandina che manda la Juniores in
campo, campionato falsato secondo il mio parere ed
ormai vinto meritatamente dall’Akragas di mister Feola.
L’Agropoli si abbatte sul Tiger Brolo (4-0). Marcianise
ormai in caduta libera perde in casa con il Rende (0-1)
ormai lontana parente alla squadra che ci aveva abi-
tuato a vedere il direttore D’Anna. La Battipagliese
batte una diretta concorrente alla salvezza ovvero il
Noto (2- 0) e spera ancora in una salvezza diretta che
dista solo quatto punti. Il Sorrento ancora una volta
sconfitto in casa, vince il Neapolis (0-1) in un derby che
rimanda i ragazzi di Moxedano nei play-off e nello scon-
forto i costieri del neo-presidente Damiano Genovese
con Renato Cioffi che da le dimissioni dopo solo due
gare in cui aveva raccolto un punto. La Frattese delle
meraviglie viene travolta in Sicilia dalla Leonfortese (4-
1), in un campionato così ricco di soddisfazioni ci può
stare un piccolo incidente di percorso per i frattesi del
tecnico Grimaldi e del direttore De Simone.
Via C. Colombo 12, 80017 Melito di Napoli
Ristorante Stefano a Melito
IL PUNTO SULLA SERIE D
19Per chi suona la Campana
VINCENZO CELENTANO
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