Quarto Numero ASNWG MAGAZINE
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Quanta gente ha voluto uccidersi e si è limitata invece a lacerare la propria fotografia!
Jules Renard
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Venerdì 20 Dicembre, il Vice presidente ASNWG
Enzo Scalzo ha incontrato ad un meeting in Sicilia
l'On.Giorgia Meloni offrendogli in ringraziamento al
patrocinio del Ministero della Gioventù delle Finali
Nazionali 2011 un crest con dedica e la rivista di Armi
e Tiro dove era già stato pubblicato il nostro ringrazia-
mento. Presidente A.S.N.W.G. Raffaele Mori Taddei
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“Desidero congratularmi con i campioni Italiani di Soft Air
e, con l’augurio che la manifestazione serva a veicolare il
messaggio positivo della socialità e del divertimento
innocuo che questa disciplina sportiva intende rilanciare,
l’occasione mi è gradita per rivolgere a tutti il mio più
cordiale saluto”
On. Giorgia Meloni
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Un pezzo di carta che racchiude in esso i ricordi e le emozioni,
dei momenti irripetibili e quei sentimenti provati tra realtà e
fantasia.
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Nel di maggio 2011 il Comune di Poggio Moiano mi
contatta chiedendomi di organizzare un evento di
Soft Air sulle terre del Comune, una buona occasione
per il coordinamento Lazio circa l’organizzazione di
un evento simulativo non competitivo inserito nel
progetto della “GRANDE CACCIA” ASNWG. Otte-
nute le autorizzazioni dal Sindaco e le carte topografi-
che, insieme ai miei ragazzi del GOA iniziamo delle
recon sul campo, individuando bellezze e caratteristi-
che dell’Area Operativa.
Entusiasti del campo, invitiamo gli amici del Kteam
(Carlo Franzini –nebbia-) e della Compagnia Easy
(Jerico Rinaldi –bull-) con cui iniziamo a delineare
quella che sarà l’ ambientazione della Grande Caccia.
Dopo aver fatto slittare l’evento per motivi logistici,
la data viene fissata dal Comune per
il 3 e 4 Dicembre 2011
Pianificate le caratteristiche dell’evento, si sceglie-
va lo scenario di gioco: la ex-Jugoslavia, con la tri-
ste vicenda di Ratko Mladic, il generale Serbo so-
prannominato il “BOIA” che compì il massacro di
Srebrenica , l’eccidio di migliaia di Croati sotto gli
occhi dei caschi blu dell’ONU, che non mossero
un passo a protezione della popolazione inerme.
L’idea condivisa del coordinamento Lazio era
quella di creare uno scenario di gioco che riuscis-
se ad accontentare varie categorie di giocatori, dai
novizi di eventi simulativi non competitivi ai club
più esperti e capaci di affrontare una 24 ore in
totale autonomia. In campo ci sarebbero state tre
fazioni con campo base: i Serbi con a capo il BOIA
che andava catturato , i Croati con il proprio Sin-
daco e l’ONU con a disposizione alcuni team di Antonio (ICEMAN) Cammuso .al
briefing per i giocatori della fazione
ONU
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forze speciali per i “lavori sporchi”.
Ovviamente a capo di tutto era stata posta una Direzione
Esercitazione che avrebbe mosso le fila di tutto e sarebbe sta-
ta a conoscenza delle varie iniziative di fazione.
Il programma era molto chiaro; alle 08:00 del mattino i parte-
cipanti sarebbero arrivati e avrebbero ricevuto l’accoglienza
dell’ONU ad un simil posto di blocco, prima di entrare in AO;
alle ore 10:00 ci sarebbe stato l’inizio delle operazioni, mentre
alle ore 12:00 l’inizio incondizionato del gioco.
Finiti i briefing alle tre fazioni, poco prima delle ore 12:00 si
affacciava il primo inconveniente: i cacciatori! Nonostante le
autorizzazioni, i fax fatti alla forestale, alle autorità locali e alle
associazioni venatorie, che avevano “recepito” lo stop della
caccia in quelle date, si sono presentati lo stesso, accampando
diritti che hanno richiesto l’intervento della locale polizia mu-
nicipale la quale, dopo aver ancora una
volta convalidato le nostre autorizzazio-
ni, faceva ritardare l’evento di circa 2
ore, minando gli animi di tutti i parteci-
panti estremamente carichi.
Nonostante tutto, uno stop vero e pro-
prio non c’è stato, anzi, le fazioni hanno
continuato a organizzarsi ed entrambi
hanno mosso le loro squadre Recon a
ridosso delle aree avversarie, segnalan-
do i diversi obiettivi che erano stati alle-
stiti dalle varie fazioni. Ogni fazione do-
veva allestire e gestire una stazione
radio e una postazione missilistica.
L’ONU, dal canto suo, cercava di presi-
diare la zona e mediare la pace con i
due capi fazione, ma, nonostante i vari
incontri, come da copione, i Serbi non
volevano lasciare la terra ai Croati e gli
eccidi continuavano. A questo punto
l’ONU decideva di armare i Croati, per
vie traverse, in modo da dare la possibi-
lità di rispondere ai soprusi del Boia
Serbo.
Wa
lter B
rug
iati p
resid
en
te co
mita
to in
terre
gio
na
le L
azio
-um
bria
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Le Forze Speciali, dislocate a
ridosso dei campi Serbi e
Croati, iniziavano, con le loro
recon, a inquadrare i vari per-
sonaggi e gli obiettivi allestiti,
delineando un scenario poi di-
scusso nel breafring notturno al
comando.
Nel frattempo, di notte, scontri
fra le truppe avversarie porta-
vano alla cattura di qualche pri-
gioniero, dei quali alcuni con-
dotti al comando ONU per
l’interrogatorio del personale delle Forze Speciali.
Verso l’una di notte iniziava a piovere con forte intensità e di seguito cessano anche le ostilità, infatti
proprio in quelle ore
cadevano prigionieri,
nelle mani Croate, sia il
comandante dell’ONU
che il BOIA.
Lo scenario cambiava e
ora le truppe si trovava-
no ad affrontare una
nuova situazione, ma le
relazioni “segrete” sta-
vano già mutando, anco-
ra una volta, le alleanze;
nel giro di qualche ora,
nonostante la situazione,
i Serbi e i Croati si allea-
vano per annientare l’O-
NU che aveva giocato sporco sia con l’una che con l’altra fazione. Di domenica, alle prime luci dell’al-
ba, scattava il piano search and rescue delle Forze Speciali che dopo un blitz al campo Croato, condot-
to con alcune truppe del contingente ONU, riuscivano a portare via, sano e salvo, il loro comandante
e a far prigioniero il Sindaco del villaggio Croato. Si rientrava al campo ma ahimè l’alleanza segreta
prendeva piede e l’attacco al comando ONU era ormai difficile da arginare; un grosso contingente di
soldati Serbi e Croati, ormai inarrestabile, muoveva verso il campo ed ingaggiava un maxi scontro che
vedeva soccombere i baschi blu dopo un’estrema difesa; sembrava finita, quando un ultimo colpo di
coda delle forze speciali riaccendeva gli animi, infatti cercavano di mediare con i vincitori, scambiando
il Sindaco prigioniero con la loro ritirata ... attimi di trattativa, ma il Sindaco viene giustiziato e le ri-
chieste delle forze speciali disattese ... l’evento termina alle ore 09:30 di domenica, si smontavano i
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campi e si andava a pranzo al paese per i ringraziamenti e i complimenti per i ruoli interpretati.
Il progetto “GRANDE CACCIA” ASNWG LAZIO ha preso il via e con le dovute correzioni avrà sicura-
mente la riuscita che tutti si aspettano!
I complimenti vanno a tutti team partecipanti per l’adesione ai compiti assegnati, questi gli ottimi presup-
posti per una crescita collettiva, per gli eventi Simulativi Non Competitivi.
Antonio “ICEMAN” Cammuso G.O.A
CARLO FRANZINI (NEBBIA)K-TEAM RINALDI JERICO (BULL)-COMPAGNIA EASY
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Le fotografie possono raggiungere l'eternità
attraverso il momento.
Henri Cartier-Bresson
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Nel corso del tempo molte volte si è pro-
vato nel Lazio, a creare un'unione tra i
vari club di softair della regione. Uno dei
prima tentativi fu il GTL (Gruppo Tatti-
co Lazio) che però non ebbe grande suc-
cesso e del quale venne quindi abbando-
nato il progetto. Con ASNWG, dopo la
recente scissione di quello che era il Co-
mitato Lazio-Umbria, la regione Laziale
ha trovato la giusta spinta e la giusta vo-
glia di cominciare finalmente a collabo-
rare nel tentativo di unificare tutti i club
della regione che pratichino il softair, vi-
sto il gran numero di club che tra loro
non hanno mai avuto contatti pur avendo
magari i campi di gioco molto vicini gli
uni agli altri. Su queste basi è cominciata
l'elaborazione di un progetto che riuscis-
se nello scopo di stringere la regione sot-
to un unica “bandiera” ed è così che è
stato dato il via al progetto Grande Cac-
cia. Grande Caccia è un progetto che non
si limita solo ad organizzare partite ami-
chevoli tra i club laziali,
ma che cerca e vuole in-
nalzare il livello degli
stessi, mettendoli alla
prova con gare di livello
medio-alto così che anche
i club numericamente più
ristretti e fino ad oggi
meno partecipativi ed at-
tivi a riguardo, possano
misurarsi e quindi entrare
nel vivo di questa stupen-
da attività. La prima tap-
pa del progetto Grande
Caccia, è stata
“Operazione Cuttroath”,
un evento di 24h svoltosi
nel comune di Poggio Moiano che ha visto circa
200 operatori di 23 club, partecipare attivamente
e calarsi con molta voglia nel ruolo assegnato ad
CONSIDERAZIONI A MENTE FREDDA
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ognuno; far fronte tutti
insieme alle varie pro-
blematiche soprattutto
meteorologiche, che
fanno e faranno sem-
pre parte di questa at-
tività, così che il gioco
proseguisse nel mi-
gliore dei modi e sen-
za che nessuno si per-
desse d'animo o non
riuscisse in ciò che
principalmente spinge,
motiva e guida tutto
questo, il divertimen-
to. A conclusione d'evento non sarebbe potuto di certo mancare un pranzo ristoratore, du-
rante il quale il tenore di allegria e amicizia non ha fatto altro che suggellare le antecedenti
24h passate tra fango e pallini e confermare che il comitato ASNWG Lazio c'è, è presente
ed è grintoso e predisposto a collaborare, come forse fino ad oggi non era riuscito a fare.
Tutto questo è ulteriormente confermato dal grande numero di partecipanti ritrovatisi
nell'ultima riunione del comitato, dove al “gruppo” si sono uniti anche nuovi club che non
hanno esitato nel proporsi e nel proporre idee che permettano a questo progetto di prolifi-
care e di continuare in quella che può essere forse definita la rinascita del softair nella re-
gione Lazio.
Carlo (NEBBIA) Franzini - KTEAM, referente Lazio D.E. Grande Caccia.
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A.A.A. cercasi Fotoreporter ASNWG 2011
“SOFTGUNNER ASNWG IN AZIONE”
Raccolta di immagini dal 01 Marzo al 25 Settembre
Le foto dovranno essere inviate alla mail [email protected] e saranno valutate da una
commissione esterna di fotografi. Ogni fine mese tra quelle ricevute verrà scelta la foto migliore
da far pubblicare sulla rivista A & T. A fine concorso la commissione attribuirà il titolo di
Fotoreporter ASNWG 2011 scegliendo la migliore fra quelle pubblicate ogni mese sulla rivista.
ASNWG e ARMI e TIRO mettono a disposizione per i primi classificati:
1° Classificato : Viaggio e Soggiorno nell’Agriturismo “Abazzia San Salvatore in Val di Castro
per partecipare e documentare ufficialmente come Fotografo ASNWG le Finali Nazionali
organizzate dal Comitato Regionale Marche nei giorni di Sabato 22 e Domenica 23 Ottobre.
2° Classificato : Abbonamento annuale alla rivista Armi e Tiro e patch ASNWG
3° Classificato : Polo ASNWG e patch ASNWG
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“SCELTA FINALE”
è doveroso ringraziare i softgunner che hanno partecipato inviandoci le loro foto: Andrea
Locchi del Club ASCU di Perugia, Antonio Squitieri del Club Commando Avalanche di
Baronissi (SA), Aristide del Club Defcon1 di Foggia, Alessandro Ciuccoli del Club Black
Eagle di Ancona, Emilio Montanari del Club TNT di Livorno, Leonardo Banino del Club
Elfi di Pontedera, Luca Montanucci del Club ASCU di Perugia, Luca Brugiati del Club
ASCU di Perugia, Luigi Sani del Club IenaKorps di Bologna, Massimo Schiavo del Club
Gambler Guns di Novara, Nicola Monti del Club P.G.S di Faenza, Nicola Stoppini, Mauro
De Angelis del Club Dragon Force di Quarrata, Rinaldo Giorgio Longo del Club Stealth
Team di Vercelli, Walter Brugiati del Club ASCU di Perugia.
Un altro sentito grazie va alla commissione giudicatrice, chi si è presa l’onere di valutare
ed esaminare tutte le foto inviate; Alfonso Lovaglio, Federica Cane e Paola Guidi.
Come indicato ampiamente in tutte le uscite della rivista dal mese di Maggio al mese di
Settembre la commissione aveva scelto tra tutte le foto inviate la migliore indicandola co-
me “Foto del Mese”
Mese di Maggio Luca Montanucci
Mese di Giugno Leonardo Banino
Mese di Luglio Giorgio Longo
Mese di Agosto Luigi Sani
Mese di Settembre Leonardo Banino
Tra queste foto è stata scelta la vincitrice: mese di Agosto Luigi Sani
Classifica
1. Mese di Agosto Luigi Sani
2. Mese di Settembre Leonardo Banino
3. Mese di Maggio Luca Montanucci
4. Mese di Giugno Leonardo Banino
5. Mese di Luglio Giorgio Longo
A SEGUIRE LE FOTO VINCITRICE DEL CONCORSO
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1° classificato, Luigi Sani - IenaKorps - Bologna
2° classificato, Leonardo Banino - Club Elfi Pontedera
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3° classificato, Luca Montanucci - Club ASCU - Perugia
4° classificato, Leonardo Banino - Club Elfi Pontedera
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5° classificato, Giorgio -Warlord- Longo -Sthealt Team
La foto prima classificata e anche lo sfondo delle nuove tessere ASNWG
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n.b. questo articolo era già stato pubblicato,
su un’altra rivista, ma non nella sua forma
integrale, e togliendo i riferimenti ASNWG e
del club di appartenenza, lo ripubblichiamo
per dare il giusto spazio e le giuste soddisfa-
zioni all’autrice; visto che parla di un argo-
mento molto sentito che la porta a stare lon-
tana dai campi di gioco.
Tutti siamo dei giocatori, e sappiamo cosa si
prova a star lontano dai campi di gioco e a
non poter praticare questo splendido sport
Ogni buon sofgunner sa di avere dentro di sè una
buona dose di volontà e di forza d’animo che lo
spronano a forzare i propri limiti fisici, in termini di
velocità, prontezza e resistenza. Nel soft air molto
spesso si resiste e si “sopporta”. Innumerevoli volte,
si sopporta il freddo e la pioggia di una postazione
da cecchino da mantenere, si sopporta l’afa e il caldo d’estate, tutti appesantiti dalla buffetteria, si
sopportano le vesciche sotto i piedi o ancor peggio
si cammina con i piedi bagnati; tutto merito della
forza d’animo e del controllo del proprio corpo se
alla fine c’è chi ha voglia di farlo, nessun super eroe,
semplicemente un buon giocatore preparato sia
fisicamente che mentalmente.
C’è chi dice che nel nostro sport la testa e il corpo
siano strettamente correlate e che vanno ad incidere in egual misura sulle prestazioni finali, poi
ci sono altri, tra cui anch’io, che credono fermamente che è la testa, la tua capacità di con-
trollo e lo spirito a determinare la tua partita; il
corpo è solo uno strumento al servizio della tua
forza interiore che viene forzato, spinto e dopo
tanto allenamento, abituato alla “sopportazione”.
Ci sono dei limiti oggettivi che il nostro corpo
mostra all’inizio di un’attività come questa: il peso,
la capacità muscolare, ma più in generale una sorta
di prestanza fisica, ma in fondo niente di così grave
che con l’allenamento e un po’ di sacrificio non
possa essere modificato, tanto da rendere un
difetto qualcosa da sfruttare a nostro favore.
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La combinazione del corpo allenato e pronto per
l’attività fisica, con una buona dose di fermezza
interiore, genera col tempo una quantità sempre
maggiore di sicurezza e di gestione delle proprie
azioni per il conseguimento del gioco.
Per intenderci è quella vocina che ci dice che pos-
siamo farcela, quando in un game ci tocca fare
una ricognizione, un aggiramento strategico lungo
e spezza gambe o meglio ancora un bell’ attacco
forzato all’obj da fare in velocità e lucidità, calco-
lando i tempi e l’efficacia delle singole azioni per
arrivare al buon fine della missione.
Questa è la base, poi una domenica, come centi-
naia di altre arrivi sul campo, un campo semplice
con qualche roccia e molti alberi, un bel posto, un
po’ di foglie per terrà ma niente di particolarmen-
te pericoloso; sei con la tua squadra, tutta gente
che sai, bene o male, come si muove, ti viene dato
il ruolo di scout, un combat ruba bandiera tra due
squadre, una cosa tranquilla già sperimentata e
alquanto divertente.
Tu e il tuo capo coppio partite veloci e affiatati,
spinti dal caposquadra spediti arrivate “in bocca”
alla bandiera da recuperate, tu senti il cuore a mil-
le, l’adrenalina ti fa già pregustare tra le mani la
bandiera che vuoi e sai che stai conquistando, ti
avvicini sempre più, vedi di avere a tuo favore una
maggioranza numerica di uomini e mentalmente
già hai l’immagine del momento in cui questo ac-
cadrà e poi in un secondo senza accorgertene,
come un lampo, sei a terra con un dolore lanci-
nante alla gamba senza neanche sapere come.
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In un primissimo momento pensi alla solita caduta, anche se questa volta sai che ti sei
fatta più male del solito perché brucia troppo, senti tutto il sangue del tuo corpo che af-
fluisce in un solo punto, ma poi ti domandi: ma che cosa mi sarò mai potuta fare, ho sal-
tato un dislivello di una trentina di centimetri, saranno un po’ di punti e niente di più; poi
però il dolore cresce e cominci a sentire freddo, sempre più freddo, ti senti un macigno
sulla gamba. Ma che strano, sulla mimetica non c’è sangue e allora cominci a non capire
il perché di tanto dolore. Ti trovi distesa a terra, provi ad alzare la gamba e vedi la cosa
più innaturale che tu possa vedere, la tua gamba si alza fino a poco sotto il ginocchio e il
resto della gamba e del piede resta lì a penzolare, come se non fosse più un pezzo vitale
del tuo corpo. È proprio in quel preciso momento che capisci che la tua forza mentale
può solo farti sopportare con dignità il dolore in attesa che arrivi la barella del pronto
soccorso, ma sai dentro di te che il tuo corpo ti ha tradito, ti ha posto un limite oggetti-
vo, ti ha bloccato e tu mentalmente non riesci a convincertene. Una piccola frattura, una
distorsione, un po’ di punti ma non una cosa così, non tibia e perone in un colpo solo,
questo dal mio corpo, per una caduta che sembrerebbe banale: non lo posso accettare.
Poi in un tempo che per te sembra
infinito arrivano i primi soccorsi,
tra le facce sconvolte dei tuoi fra-
telli e amici di gioco che si affanna-
no come meglio possono per aiu-
tarti e tu perdi il contatto con la
realtà, tutta la spinta vitale dell’a-
drenalina si trasforma pian piano
in terrore e ti senti totalmente in-
difesa, come se in un solo attimo si
fosse disintegrata la tua corazza, ti
senti nuda e disarmata e i giorni e
le torture ospedaliere che ti aspet-
tano non faranno altro che farti
sentire sempre di più così.
Smetti di essere Picchio, la sofgun-
ner grintosa e agguerrita che hai
sempre dimostrato di essere e ri-
torni Pina, una piccola donna di
poco più di 50 chili, allettata e sfat-
ta da toradol misto a dolori lanci-
nanti; e quando cominci a pensare
che non potrai camminare per un
bel po’ e non potrai lavorare, ti sa-
le dentro tanta rabbia non solo
verso il tuo corpo ma soprattutto
verso il softair.
Quella che per te era una grande
passione, l’unico momento della
settimana in cui lasciarsi alle spal-
le lo stress lavorativo e i malumo-
ri della tua vita, ti ha immobilizza-
to, ti ha reso indifesa, tanto fragile,
mostrando un immagine di te che
detesti e commiseri.
In ospedale in breve tempo sono
diventata un’attrazione, sia perché
il nostro sport incuriosisce molto,
sia perché per molti è strano che
sia una donna a praticarlo; mi
hanno anche dato un sopranno-
me “rambino” (piccolo rambo)
che stava a sottolineare il contra-
sto tra la mia stazza fisica e la mia
passione.
Mi rendevo conto di essere com-
binata male quando molti mi chie-
devano come mi fossi procurata
la frattura e io raccontavo tutto e
mostravo le foto di me mentre
facevo softair, la faccia di tutti
quelli che hanno visto le foto era
di incredulità, come se non riu-
scissero a pensare che fossi pro-
prio io, perché tra quello che ve-
devano in quel letto e quello che
usciva fuori dalle foto c'era troppa differenza. Non nego che la prima volta dopo l’accaduto
che ho rivisto le mie foto ho avuto difficoltà anch’io nel riconoscermi, come se fosse una
parte di me che avevo oramai perso per sempre e che il mio stato di fragilità fosse definiti-
vo.
Una cosa che mi ha fatto riflettere molto e mi ha fatto capire che anche in quello stato ero
ancora una softgunner, è stato l’atteggiamento dell’ortopedica quando, prima dell’interven-
to, mi disse “sai … pensavo facessi parte veramente di un corpo dell’esercito, al di là del
fatto che eri in mimetica quando sei arrivata qui, ma per la compostezza e la dignità che hai
mostrato davanti al dolore sei una persona molto forte”.
Questo continuo contrasto tra la mia forza e la mia fragilità, le visite assidue dei miei fratel-
li di gioco, la loro presenza, il loro supporto e poi quelle maledette riviste di softair hanno
fatto il resto, infatti, ancora prima dell’intervento il mio pensiero era quello di ritornare a
giocare ma, cosa ancora più grave, ho cominciato a chiedere se il mio m4 si fosse fatto
qualcosa e tutti mi ripetevano: “tu devi pensare alla gamba non al tuo fucile” ma io rispon-
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devo: “la gamba so che è rot-
ta l'm4 non so come sta”.
In sala operatoria dopo due
ore di martellate, l’anestesi-
sta mi ha chiesto: “ma ora
che nessuno ci sente e non
devi dimostrare niente a nes-
suno a me puoi dirlo … ti è
passata un po’ la voglia di fa-
re softair?” ma io gli ho
prontamente risposto:
“neanche un po'”.
Ed è proprio così infatti non
mi è mai passata la voglia è
solo che ci sono stati dei
momenti di sconforto, che
non mi hanno mai abbando-
nato del tutto, in cui avevo
paura di non farcela in cui
vedi davanti tutto quello che
ti aspetta e non sai come il tuo corpo reagirà, indipendentemente dalla tua volontà.
Ora che sono tornata a casa e rivedo tutti i giorni le vecchie foto fatte col commando
avalanche, mi basta guardare la mia faccia per intuire quanto bene mi facesse stare lì e
condividere quei momenti; tutto questo mi ha fatto razionalizzare il mio infortunio, poteva
succedermi in qualsiasi altro posto e momento e non vedo perché questa cosa, già brutta
di per sè mi debba pregiudicare ulteriormente facendomi rinunciare a qualcosa che mi dà
gioia e mi fa sentire viva.
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So perfettamente che è prematuro pensare ai combat, ancora cammino con non poca
difficoltà grazie anche alle stampelle, ma una cosa è certa: non voglio sapere quanti mesi
mancano affinché mi rimetta in sesto, voglio solo pensare che il 6 marzo la mia gamba
penzolava e mi sentivo sconfitta dal mio stesso corpo. Ora a distanza di venti giorni, ho
fatto grandi cose: riesco a piegare il ginocchio, la caviglia mi fa sempre meno male, sto riprendendo sensibilità e da un po’ di giorni riesco, con qualche sforzo, ad alzare la gamba
da sola; in più ho sensibilmente ridotto gli antidolorifici. Ho tutta la guerra davanti a me,
ma di certo le piccole battaglie quotidiane le sto vincendo tutte o al limite le chiudo in pareggio; chi sa di essere un guerriero non cessa mai di esserlo, soprattutto quando è feri-
to.
Attualmente l'unico nemico che temo e che non riesco a sconfiggere è quello che ho nel-
la mia testa, ma è certo che gli darò parecchio filo da torcere.
Papa Giuseppina (PICCHIO)
COMMANDO AVALANCHE SAT
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Da molto tempo si sentiva, nell’ambito del Co-
mitato Interregionale Puglia/Basilicata, l’esigenza
di un corso basico di formazione. La nascita di
tante nuove Associazioni, composte per la mag-
gior parte da ragazzi da poco affacciatisi al no-
stro bellissimo gioco, evidenziava la necessità di
una formazione volta a spiegare i principi base
cui ispirarsi e le nozioni fondamentali della car-
tografia e delle tattiche e procedure necessarie
per praticare il soft air oltre la classica
“sparacchiata” della domenica mattina. Ap-
pariva inoltre necessario, ed era un bisogno
sentito, avere dei suggerimenti in merito ai
materiali da acquistare e da utilizzare per
una pratica più sicura, performante e, perché
no, confortevole del gioco.
Queste le motivazioni per l’attivazione di un
corso basico di primo livello.
Passando alla fase organizzativa si è cercato di ottenere, nei limiti del possibile, il
“massimo risultato con il minimo mezzo” nel senso che non si è voluto gravare eccessi-
vamente sulle tasche dei giocatori
iscritti, limitando il costo dell’iscrizio-
ne al corso al mero costo vivo dei
materiali da distribuire e dei “viveri”
per fornire ai partecipanti un pasto
caldo al termine delle lezioni teori-
che. A tale proposito ad ogni parte-
cipante sono stati distribuiti: un ma-
nuale di TTP e cartografia, un coordi-
natometro ed una patch del Comita-
to Interregionale Puglia/Basilicata oltre al pasto caldo al termine delle lezioni teoriche.
L’ASD “Shadows” di Locorotondo ha messo a disposizione le strutture di un’azienda
agricola presenti sul suo campo ed il personale per il supporto logistico al corso, men-
tre le AA.SS.DD. 22° SAT, Navy Seals Trani e GI- Force One hanno fornito il personale
Attività formativa
Comitato interregionale puglia Basilicata
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per i “quadri” degli istruttori delle
tre materie (TTP, Cartografia e
Materiali) e dei Tutor incaricati di
seguire le varie classi di allievi nella
prova pratica cartografica.
Al corso si sono iscritti ben 46 gio-
catori dei club: Compagnia Incursori
Cerignola, Shadows, Las Sombras,
Bad Company, GI Force One, Randa-
gi SAT ed Hell Commando. Essi sono
stati suddivisi in quattro squadre ed
in tre “gruppi classe” che hanno
ruotato nelle tre aule dove rispetti-
vamente venivano tenute le lezioni di
Tattiche, Tecniche e Procedure,
Materiali e Cartografia. Ogni lezioni
durava circa un’ora e mezza consen-
tendo agli “allievi” di assimilare di-
scretamente le nozioni fornite e di
fare tutte le domande per ottenere i
chiarimenti di cui avevano bisogno.
Al termine della fase teorica, dopo un abbon-
dante pasto “campale” a base di panini con car-
ne arrostita, innaffiati da un ottimo vino rosso
locale, le quattro squadre, seguite dai rispettivi
tutor, si sono mosse sul campo per la prova
pratica cartografica finale, prendendo confiden-
za con la carta topografica ed esercitandosi a
navigare con la bussola ed in base ai riferimenti
sul terreno, pratica questa sempre più spesso
trascurata a causa del larghissimo impiego di ap-
parati GPS (vietatissimi al corso), trovando, al
loro rientro, la gradita sorpresa di un bel bic-
chiere di thè bollente che, data la rigidità del cli-
ma della giornata, è risultato quanto mai apprez-
zato.
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43
Al temine la soddisfazione dei parte-
cipanti era palpabile, come anche era
notevole l’aria aggregativa che si re-
spirava tra i giocatori delle diverse
associazioni presenti. Le richieste di
ripetere il tutto, magari anche con un
secondo livello, non sono mancate
riempiendo di soddisfazione l’orga-
nizzazione del corso e tutti i tutor e
gli istruttori.
44
Ciao a tutti ragazzi, voglio partire subito
dicendo che il prodotto che sto per recensire.
Non è un prodotto ISSUED, tuttavia mi sem-
brava interessante poter dare alcune mie pri-
me impressioni sulle ASOLO GTX Spyre che
ben si prestano al nostro tipo di attività...
Dopo aver provato BATES e Altama ho deciso
di acquistare un bel paio di PEDULA per vede-
re se effettivamente il comfort del mio piede
ne guadagnasse, prendendo in esame questo
modello il pensiero andrà sicuramente alle
ASOLO FSN 95 che tanto si vedono ai piedi
delle SF Statunitensi...
Inizio subito con il dire che la differenza fonda-
mentale di sostanza tra i 2 modelli è che le
FSN 95 hanno una suola (in gomma) decisa-
mente più morbida rispetto a queste SPYRE
(quest'ultima in VIBRAM), inoltre non hanno la
protezione in gomma intorno alla scarpa (le 95
si).
Entrambi sono in Goretex ed entrambi sono
fatte di nylon e cordura, garanzia di ottima ro-
bustezza.
Come avrete notato la scamosciatura
intorno alla scarpa, non temete...i rovi
e il fango non fanno loro paura
Kuswanto "KUS" Draghi Stealth Team Operator
L'interno è totalmente ri-
vestito in goretex fino alla
caviglia, non vi sono punti
di possibile infiltrazione
d'acqua o altro...
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Questo tipo di scarpe ha sempre solo
un punto debole, l'attaccatura tra la suo-
la e il resto della scarpa, fattore che solo
il tempo mi permetterà di valutare...
IMPRESSIONI SUL CAMPO
Dopo una giocata di 6ore su campo bagnato, fangoso e chi più ne ha e più ne metta.... de-
vo dire che rispetto ad un anfibio è quasi come andare scalzi...!!!
La suola rigida da' una sensazione di grip totale, tuttavia io che arrivo dai BATES mi sento
quasi scoperto a livello della caviglia...anche se è solo una sensazione visto che la differen-
za di altezza è di 1,5cm rispetto all'anfibio e la caviglia rimane pure sempre totalmente co-
perta ed al riparo da storte...
Credo che cmq non rimpiangerò i miei amati anfibi che ancora ben si prestano per impie-
ghi magari un po' più duri....neve e acqua.
Questo tipo di calzatura credo che si possa utilizzare 12mesi all'anno senza problemi, ov-
viamente questo è solo un mio parere personale e cmq ai piedi non si comanda....;-);-)
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Mi chiamo Alfonso Vozza "Secoy" e sono un socio fon-
datore dell' associazione "Soft Air Stabiae".
La passione per la montagna mi accompagna fin da piccolo,
quando frequentavo il gruppo Scout "Stabia I" e proprio qui
sono iniziate le prime letture di sopravvivenza. Il primo di
tutti è stato "Scoutismo per ragazzi" di Sir Baden Powell,
fondatore degli scout. Dopo si sono susseguiti una miriade
di manuali, ma quelli che hanno attirato maggiormente la
mia attenzione sono stati quelli di sopravvivenza. Essere in
grado di sopravvivere con pochissimi strumenti e farlo in
condizioni estreme. Poi mi sono posto una domanda: io, in
quelle condizioni, cosa avrei fatto? Sarei riuscito a sopravvi-
vere?
Purtroppo le risposte a quelle domande ancora non le ho
trovate, però, forse, provando e sperimentando queste tecniche, potrò avere maggiori
chance di sopravvivenza.
Allora ho iniziato a studiare, approfondire e mettere in pratica ciò che leggevo. Poi, nel
dicembre del 2007 ho deciso di aprire un blog
(ascoltotutti.blogspot.com) per raccontare le mie esperienze e
dare piccoli consigli sulle tecniche di sopravvivenza.
Inoltre, questa passione l'ho portata anche all'interno dell'associa-
zione, facendo dei corsi, campi o semplicemente delle escursioni.
Ora sono qui, in queste pagine, per proporvi questa rubrica e co-
me dico sempre: non si finisce mai d'imparare; quindi per ogni
critica, precisazione o suggerimento, non esitate a contattarmi.
Inizio con un articolo un pò polemico perchè sono contra-
rio a tutti i kit di sopravvivenza che inondano la rete.
Partiamo dal concetto principale, il kit di sopravvivenza de-
ve essere tascabile e deve essere sempre portato con sè.
Mi sono soffermato volutamente su queste cose perchè
credo che nessuno riuscirà a passare un controllo all'aero-
porto con questi oggetti in tasca.
Un altro aspetto è la quasi totale presenza dell'uomo, e
quindi di soccorsi, su tutta la terra.
Mi risulta difficile pensare che ci sono zone (almeno in ita-
lia) che non si possano raggiungere con i mezzi di soccor-
so.
Ovviamente, se partiamo per una spedizione nella giungla è
normale che mi occorreranno ben altre cose che un picco-
lo kit.
Allora, in caso di emergenza, per la sopravvivenza, cosa ci
occorre?
Semplicemente 2 cose che reputo importantissime:
1. Fischietto
2. Coperta termica
Perchè proprio questi due oggetti?
Il primo ci servirà per richiamare l'attenzione dei soccorri-
tori e in circolazione ce ne sono di tutti i tipi e forme, al-
cuni di questi sono dotati anche di lente d'ingrandimento e
termometro.
Il secondo oggetto è delle dimensioni di un portafogli e an-
che di queste in commercio ce ne sono di vari tipi, io pre-
ferisco quella dorata da un lato ed argentata dall'altra.
Poi ci sarebbero anche altre cose che dovremmo avere
con noi, una di queste è il cellulare che ormai tutti ab-
biamo.
Vi ricordo che le batterie del cellulare si scaricano fa-
cilmente se c'è molto freddo e se non c'è campo, quindi se
la batteria è quasi scarica, spegnete il cellulare e riponetelo
all'interno della giacca dove la temeratura sarà più alta.
Come ultimo oggetto, ma non indispensabile è una accen-
dino piezoelettrico antivento, questo ha vari usi, ad esemp-
io, per chi fuma serve per accendere le sigarette e ai piro-
mani per accendere tutto ... ovviamente scherzo, ma sof-
fermiamoci sul tipo di accendino che ho scelto, cioè piezo-
elettrico, questo tipo a differenza del classico Bic, si accen-
de anche se abbiamo le mani bagnate ed inoltre antivento
per ovvi motivi.
Beh, questo è quello che per me è il kit di sopravvivenza
ma ognuno è libero di pensarla come vuole e quindi a voi
la scelta.
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Termoregolazione, Colpo di calore, Ipotermia
TERMOREGOLAZIONE
E’ un meccanismo del corpo umano preposto al mantenimento di una temperatura inter-
na costante indipendentemente dalle condizione atmosferiche esterne.
Questa temperatura si aggira all’incirca sui 37 °C.
COLPO DI CALORE (Ipertermia)
E’ uno squilibrio dell’organismo fra la produzione di calore, dovuta al metabolismo corpo-
reo, e la normale dispersione del calore stesso.
Ciò avviene quando un individuo è sottoposto ad un inteso stress termico che inibisce la
normale procedura di termoregolazione.
Può anche avvenire in climi caldi ma molto umidi come nella jungla dove il tasso di umidi-
tà arriva al 90%.
Un meccanismo per il quale il corpo abbassa la sua temperatura è la sudorazione, però
con tassi di umidità così elevati, il sudore non riesce ad evaporare in quanto l’ambiente è
già saturo e quindi il corpo si surriscalda.
Può causare gravissimi danni cerebrali e morte!
Sintomi:
- Cute calda e disidratata
- Aumento della temperatura corporea (40-42°C)
- Nausea
- Senso di debolezza
- Annebbiamento della vista
- Tachicardia
- Ronzio alle orecchie
Cosa fare:
Cercare di abbassare la temperatura del soggetto e chiamare i soccorsi!
- Porlo in un luogo fresco e spogliarlo
- Fargli aria
- Bagnarlo con acqua fredda
Esaurimento da Calore
E’ l'effetto del rapido esaurimento di acqua e sali per effetto di un'intensa sudorazione.
Non è paragonabile al colpo di calore.
Sintomi:
- Pelle fredda, pallida e molto sudata
- Vertigini
- Senso di mancamento
- Debolezza
- (non c’è febbre)
Cosa fare:
- Stenderlo e alzargli i piedi
- Porlo in un luogo fresco e spogliarlo
- Fargli aria
- Fargli bere acqua e zucchero (se cosciente)
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I valori all'interno della tabella sono quelli PERCEPITI dal nostro corpo.
IPOTERMIA
Anche questo porta ad uno scompenso nel normale processo di termoregolazione.
Ciò avviene quando la temperatura corporea cala drasticamente. Se questa scende a 35°C
allora siamo in una situazione di ipotermia lieve. Se la temperatura corporea scende a 24°
C allora c’è la morte!
Cause:
- Esposizione al freddo senza un’adeguata copertura
- Caduta in acqua gelata
- Fare sforzi eccessivi con temperature molto basse senza essere adeguatamente idratati
o digiuni
Sintomi:
- Pelle fredda e pallida
- Confusione
- Sonnolenza
- Debolezza e perdita di coordinazione (non riusciamo a toccare il mignolo con il pollice)
- Brividi (questi spariscono in una fase avanzata dell’ipotermia prossima alla morte!!!)
Cosa fare:
- NON bere alcolici!
- Riscaldare il soggetto (anche con il proprio corpo)
- Fargli bere sostanze calde e zuccherine (se cosciente)
- Togliere gli indumenti (se bagnati)
NOTA: Il corpo umano, funzionando da termoregolatore, fa affluire al torace una maggi-
ore quantità di sangue che preleva dalle zone periferiche del corpo (cioè dalle mani e dai
piedi). Ciò comporta un raffreddamento di queste zone. Allora cosa fare? Mettere dei gu-
anti e delle calze più calde, coprire il collo e la testa…
Ora vi chiederete, perché il collo e la testa???
Perché sono le fonti di maggiore dispersione del calore (fino al 30%), quindi coprendole
non dovremo far intervenire il corpo con i suoi sistemi di difesa.
Arrivederci al prossimo articolo.
Alfonso Vozza "Secoy" "Soft Air Stabiae".
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I LUPI, club LaserTag di Lucca, è lieto di comunicare che in data 05-06 Maggio 2012
organizzerà la prima gara a tipologia Pattuglia Recon 24h di LaserTag a livello Nazio-
nale, denominata “ATTENTI AL LUPO” in località Cerreti (PI). È la simulazione di una
pattuglia LRRP della durata di 24 ore, aperta a tutti i club d'Italia legalmente costituiti.
La missione prevede l’azione, di squadre di incursori composte da un massimo di 8
fino ad un minimo di 4 operatori a team, nell’Area Operativa in occultamento totale,
sia in fase diurna che notturna e non ultimo in fase di bivacco. Le squadre dovranno
compiere operazioni tattiche ben definite che sono riportate accuratamente nell’O-
pOrd, che sarà consegnato ai club partecipanti solamente ad iscrizione avvenuta. Sen-
za entrare in dettagli di missione ben specifici posso anticiparvi che le squadre di in-
cursori partecipanti dovranno compiere azioni di ricerca e acquisizione su Obj prima-
ri, recupero informazioni in aree sensibili, primo soccorso medico TCCC, liberazione
ostaggio, ricerca nell’AO di IED, ingaggio Obj motorizzato, contrattazione con locali
della zona, sabotaggio strumentazione verso Droni, ingaggio con le Forze di Opposi-
zione ed altro ancora. Il torneo può essere classificato di difficoltà medio /alta sia dal
punto di vista fisico che da quello tecnico. La navigazione sarà completamente libera
in un Area Operativa di circa 600 ettari e su tutto il territorio saranno presenti diver-
se pattuglie con la funzione di controinterdizione nei confronti delle squadre di in-
cursori infiltrate nell’AO. Le cartine topografiche sono in scala 1:10000, MAP Datum
Roma 1940. Per il regolamento della gara si faccia riferimento a quello A.S.N.W.G set-
tore LaserTag scaricabile dal sito http://www.asnwglasertag.it( a breve on-line).
Le situazioni che le squadre di incursori incontreranno nell’Area Operativa nelle 24
ore che avranno a disposizione sono state immaginate per rispecchiare (nel limite del
possibile) le possibili dinamiche reali di una pattuglia LRRP in territorio ostile. Comun-
que è da tenere in considerazione che questo torneo è stato sviluppato per avere una
buona giocabilità e permettere anche a chi non ha decennali esperienze di gioco di
portarlo a termine in modo corretto e divertendosi. Perché fondamentalmente è im-
portante non dimenticarsi che stiamo svolgendo un gioco e alla base di questo deve
esserci il puro divertimento che si riceve praticando il LaserTag, quindi cercheremo di
fare il possibile perché possiate ottenere il massimo della soddisfazione e del diverti-
mento nelle due giornate che passerete in nostra compagnia, è una promessa.