Vivilavoro Magazine numero 1

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numero di luglio 2012 vi racconto la mia terra intervista ad Al Bano come mettersi in proprio gli effetti reali della crisi al lavoro come in famiglia per un curriculum vincente CRISI LAVORO ECONOMIA VESSAZIONI 7 CONSIGLI magazine vivilavoro COPIA GRATUITA radio ufficiale di Vivilavoro Magazine all’interno OPPORTUNITA’ DI LAVORO

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numero di luglio 2012

vi racconto la mia terra

intervista ad

Al Bano

come mettersi in proprio

gli effetti reali della crisi

al lavoro come in famiglia

per un curriculum vincente

CRISI LAVORO

ECONOMIA

VESSAZIONI

7 CONSIGLI

magazinevivilavoroCOPIA GRATUITA

radio ufficiale di Vivilavoro Magazine

all’internoOPPORTUNITA’

DILAVORO

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sommario

Il legaleEquo compenso. Professione giornalista

Infopoint lavoroUna proposta per Lecce

Donne e lavoroPrecario è il mondo

Arte e lavoroLavorare nell’arte si può!

Vivi libroIl maestro della banda

Antichi mestieriLu mpagghiasegge

Consulente finanziarioCrisi finanziari. Gli effetti reali?

Il legaleLe vessazioni al lavoro come in famiglia.

Il commercialistaUscire dalla crisi mettendosi in proprio

Consigli utiliSette consigli pratici per un CV vincente

Azienda protagonistaAl Bano Carrisi ci presenta e le sue tenute

Vivi intervistaIntervistiamo Al Bano Carrisi

editoriale

La realizzazione di VIVILAVORO MAGAZINE ha richiesto un grande im-

pegno oltre che una preventiva organizzazione. Sono convinta, con il

senno di poi, che senza il sostegno e il supporto di chi mi è stato vicino

“senza dubitare mai”…non avrei raggiunto il mio traguardo con lo stesso

speciale successo e soddisfazione di oggi!

Un forte ringraziamento iniziale va a tutti i miei clienti i quali indistinta-

mente e senza esitare hanno creduto in questa mia iniziativa.

Ringrazio tutte le persone che con i loro articoli hanno collaborato alla

realizzazione del giornale: Dott. Tommaso Bongermino, Dott. Leo Platis,

Avv. Gianluigi Liaci, Dott. Luca Renna, Avv. Emanuele Carratta, Avv. Fran-

cesco Covella, Dott.ssa Eva Roggerone e la Dott.ssa Cinzia Margarito,

tutti amici carissimi e stimati professionisti.

Grazie al Direttore Responsabile di Vivilavoro Magazine che ha seguito

questo progetto come se fosse suo!

Ringrazio con affetto l’amico Danilo Grande che mi ha preso per mano

e accompagnata in alcuni momenti bui di questo cammino!

Ringrazio infinitamente Giampiero Tramice che anche da lontano mi è

sempre vicino!

Un grazie immenso all’Art Director Gabriele Graziani per la sua

professionalità, bravura e passione.

Voglio ringraziare con il cuore tutte le mie amiche e tutti i miei amici per

le loro quotidiane dimostrazioni di stima e affetto nei miei confronti e

per supportarmi e sopportarmi SEMPRE!

Grazie ai mei colleghi di studio, in particolare al Dott. Pierluigi Capoccia,

per la loro pazienza perchè hanno visto Viviana in tutte le sue versioni,

sorridente, entusiasta, euforica e ancora calma, agitata, nervosa, incaz-

zata ma sempre con la forza di chi non molla mai!!!

Ed infine il ringraziamento più affettuoso e riconoscente ai miei genito-

ri che mi hanno trasmesso quella meravigliosa testa dura che mi porta

sempre a credere fermamente in tutto ciò che faccio con grande passio-

ne superando quei fastidiosissimi ostacoli che la vita ti pone di fronte.

Un grazie a voi lettori, Vivilavoro Magazine vi saluta e vi da appunta-

mento a Settembre!

Vivilavoro

Iscritta al n. 16 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 27 giugno 2012DIRETTORE RESPONSABILE: GIUSEPPE PASCALIDIRETTORE EDITORIALE: VIVIANA CARRONEPROGETTO GRAFICO: GABRIELE GRAZIANI

STAMPA: OFFICINE GRAFICHE z.i. Copertino (Le)REDAZIONE e PUBBLICITA’: via Milizia, 75 – 73100 LecceTel: [email protected]: Vivilavoro HR ServicesI diritti di proprietà letteraria e artistica sono strettamente riservati. Non è consentita la riproduzione, anche se parziale, di testi, documenti e fotografie senza il preventivo consenso della Redazione di VIVILAVORO MAGAZINE.

Un grazie a voi lettori, Vivilavoro Magazine vi saluta e vi da appuntamento a Settembre!

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L’attività aziendale è organizzata in quattro settori:1) Divisione Gas tecnici, puri, medicinali ed alimentari.2) Divisione Saldatura.3) Divisione Antinfortunistica.4) Divisione Antincendio.Lo stabilimento è situato nella zona artigianale del Co-mune di Leverano e si sviluppa su una superficie di circa 10.000 mq. divisa tra uffici, magazzini ed impianti per il riempimento e lo stoccaggio dei gas.Fondata nel 1993 dal Perito Ind. Salvatore Civino, SALEN-TOSSIGENO è oggi un azienda leader in tutto il territorio salentino, grazie all'esperienza quarantennale, nel mer-cato di riferimento, del suo fondatore, alla preparazione maturata dagli altri componenti della famiglia che opera-no con passione all'interno dell'azienda ed alla fiducia da sempre concessa dai clienti.Nel corso degli anni l'attività della SA-LENTOSSIGENO ha seguito un trend di crescita al di sopra delle più ottimi-stiche previsioni, diventando sempre più sinonimo di professionalità ed af-fidabilità.L'immagine dell'azienda percepita oggi sul territorio, infatti, la pone tra le realtà più serie e competenti del settore.Il vero valore aggiunto di SALENTOS-SIGENO è rappresentato dalla pre-senza, in azienda, di uno staff di tec-nici altamente qualificati e preparati, sempre pronti a consigliare ogni cliente, fornendo la soluzione migliore che sia al contempo semplice ed efficace.SALENTOSSIGENO conduce la propria attività responsabil-mente, in maniera tale da pro-teggere la salute dei propri di-pendenti e clienti, garantendo standard di sicurezza sempre più elevati, in linea con le vi-genti normative.SALENTOSSIGENO è certifi-cata UNI EN ISO 9001 e UNI EN ISO 14001.

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VI presentiamo vivilavoro

qUANDO IL LAVORO NON è UN UTOPIAp uò sembrare anacronisti-co parlare di lavoro in un periodo in cui la crisi stri-

sciante sembra minare alla base ogni stabilità ed ogni certezza.

E può sembrare ancora più fu-ori dal tempo parlarne attra-verso una nuova pubblicazio-ne, ideata e voluta nello stes-so momento in cui in Italia il settore della stampa pare aver imboccato un lento declino e sembra che ormai nel Bel Pa-ese non si leggano più nean-che le istruzioni degli elettro-domestici. In questo clima ap-parentemente di incertezza

nasce invece ViviLa-voro, una sorta

di sfida in quella che ormai è diventata una giungla nella ri-cerca del lavoro, proponendo-si come un giornale pensato sia per chi un lavoro non ce l’ha e ne è in cerca, sia per chi lo ha perduto ed è alla “caccia” di un’altra occupazione o sempli-cemente per quanti hanno vo-glia di “cambiamento”.

Un giornale per ogni esigenza du-nque, pensato da giovani per i gio-vani ma che si propone per ogni fascia di età offrendo inoltre ru-briche che lo staccano dai soliti canoni rigidi, che potrebbero es-

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sere da orpello alla lettura, sti-molando invece il gusto di sfo-gliare il giornale.

ViviLavoro comincia dunque la sua avventura, senza la prete-sa di sostituirsi agli organi pre-posti del settore del Lavoro ma con una certezza: quella di of-frire il suo impegno, il suo so-stegno e le competenze che caratterizzano uomini e donne della redazione a quanti vedo-no il lavoro ancora lontano ma che hanno la certezza che nes-sun sogno non possa essere re-alizzato.

dalla redazione

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vivilavoro magazine

questo mese vi segnaliamole opportunità trovate in retee che riguardano il nostroBMPRO S.R.L. PARTNER NAZIO-NALE H3G S.P.A. (Mobile Micro-business) TELE TU S.p.A. (Fisso Residenziale e Microbusiness) ENI S.p.A. (Energia Microbusi-ness e Grandi Imprese) ricerca:CAPIGRUPPO E/O DIRETTORI COMMERCIALI per l’amplia-mento della propria struttura tecnico-commerciale.Per maggiori info: http://www.vivilavoro.com/lecce-diretto-ri-commerciali/

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le opportunità di lavoro

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CRISI fInAnzIARIA

C ome una crisi che nasce dai mercati finanziari, fi-nisce con porre il termi-

ne alle vite degli agenti eco-nomici, intendendo per

tali, famiglie ed impre-se?

In tutto ciò, sono in tanti a domandar-si perché l’iniezio-ne di liquidità alle

banche (cd. Fi-n a n z i a m e n -to europeo alle

banche) attraver-so gli organismi fi-

nanziari internazio-nali per sostenere i titoli della finanza di Borsa e non per dar

respiro agli operatori econo-mici nazionali europei.

Ricordiamo il fallimento dei cre-diti alle imprese e alle famiglie sui mutui concessi dalle banche stesse, queste ultime banche sono diventate insolventi. Oggi dunque le banche, bruciano mi-liardi di valuta pregiata sui loro ti-toli in borsa, perdono solvibilità e con essa, non concedono più pre-

stiti alle famiglie e finanziamen-ti per gli investimenti alle imprese.La BCE, il FMI e la Commissione Europea hanno il compito sanci-to dai Trattati, di agire sui mer-cati nell’interesse dei cittadini e degli operatori economici tut-ti, nel rispetto dei trattati stessi. Ad es., il trattato istitutivo del-la BCE prevede la stabilità del-la moneta; unico obiettivo della BCE inderogabile. Per evitare che le crisi dei singoli stati si trasfe-riscano dagli uni agli altri si chie-de oggi che la Commissione Eu-ropea agisca nel rispetto di tutti i trattati europei e, in concreto, attraverso il fondo salva-stati.Era il 2005 quando i primi ana-listi finanziari si recavano nel-le sedi dei funzionari dell’Unio-ne Europea per mostrare i primi dati e spiegare le loro previsio-ni econometriche. Noi cittadini al contrario, non sentivamo. Ve-devamo la questione america-na, lontana da noi. Avevamo ap-pena coniato l’Euro, dove i no-stri uomini delle istituzioni pub-bliche non facevano altro che salutarla con parole di speran-

za e di sostenibilità per la cresci-ta europea e dunque nazionale. In più avevamo i giochi olimpi-ci a un tiro di schioppo o l’Expo 2012 in programmazione. Conc-lusione è stata che fin da tem-pi ormai passati abbiamo sem-pre preferito pensare ad altro, aggirare quei problemi che pen-savamo non ci appartenessero o che non riuscivamo a tocca-re con mano. Dico abbiamo ma in realtà hanno voluto tutto qu-esto i nostri legislatori, i nostri politici, e tutti coloro i quali ave-vano il compito di determinare il nostro futuro creando percorsi che avremmo potuto affrontare con più facilità; al contrario, qu-esti uomini di potere hanno pre-ferito tenerci all’oscuro fin qu-ando il problema non è stato più arginabile e allo stato attu-ale i cari cittadini sono a farne le spese come sempre.

gli effetti reali?

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vivilavoro magazine

s e siete persone dinami-che e versatili che af-frontano i momenti di

difficoltà “rimboccandosi le maniche” e non amano aspet-tare che le cose migliorino da sé, ma si adoperano attivamen-te per migliorale e migliorar-si costantemente, avviare una nuova attività potrebbe essere la scelta migliore. La crisi eco-nomica che stiamo vivendo ha portato ad una drastica ridu-zione dei posti di lavoro e per molti fare impresa può rappre-sentare concretamente la dif-ferenza tra la disoccupazione e l’occupazione. Tuttavia apri-re un’attività e mettersi in pro-prio è una scelta importante e, come tale, va affrontata con grande serietà.

Prima di intraprendere un per-corso imprenditoriale di qu-esto tipo occorre dunque va-lutare con cura quegli elemen-ti che sono determinanti per la creazione di una impresa solida con buone possibilità di mante-nersi sul mercato in futuro (evi-tando così di sprecare inutil-mente tempo e denaro). a. Definizione dell’idea impren-ditoriale b. Analisi delle proprie attitudi-ni - Occorre esaminare le pro-prie attitudini personali, cercan-do di comprendere quello che realmente si vorrebbe fare, va-lutando le proprie motivazioni e la reale possibilità di concretiz-

zare l’idea imprenditorialec. Analisi delle competenze – E’ necessario valutare le proprie competenze, sulla base delle proprie esperienze precedenti e del proprio curriculum d. La scelta della forma giuridica - La scelta della forma giuridica è strategica e cruciale nella co-stituzione di una nuova attività. Da questa scelta dipendono in-fatti le responsabilità patrimo-niali che l’imprenditore si assu-me, i costi, la complessità di ge-stione e la possibilità di accede-re ad eventuali agevolazioni fi-nanziarie. e. Oggi la scelta della forma giuridica è un argomento par-ticolarmente discusso, in virtù dell’entrata in vigore del-la SRL semplificata, società a responsabilità limitata sempli-ficata. Si tratta di una nuova forma di s.r.l. prevista dall’art. 2463 bis del Codice Civile che può essere costituita esclusiva-mente da persone fisiche che non abbiano compiuto i trenta-cinque anni di età alla data del-la costituzione;f. Redazione di un business plan - La mancata redazione di un business plan (quando non ob-bligatoriamente richiesto) è al giorno d’oggi la principale cau-sa di fallimento di molte picco-le imprese “fai da te”. Redigere un business plan significa esami-nare i vari aspetti del mercato per verificare che l’idea impren-ditoriale sia realizzabile e che

avviare l’impresa risulti effetti-vamente conveniente. Nel busi-ness plan bisogna tener conto del mercato di riferimento, del-la domanda, dell’offerta, de-gli investimenti necessari e del-le previsioni finanziarie dell’im-presa

Secondo la legge, si definisce imprenditore colui che eserci-ta professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scam-bio di beni o di servizi (art. 2082 C.C.). L’ordinamento Italiano prevede: l’Impresa commercia-le, l’Impresa Agricola, la Picco-la Impresa e l’Impresa artigiana. Una volta superate tutte le fasi precedenti, un valido professio-nista può indicarvi le eventuali agevolazioni per le nuove im-prese, che soprattutto se costi-tuite da giovani, possono essere di diverso tipo: fiscale, finanzia-rio e amministrativo.

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vivilavoro magazine

“I”……ehm……”go”……..?!Tipico ragazzo italiano, zaino in spalla, al centro di Londra.La gestualità prorompente non nasconde il rossore del viso … Panico…Il povero compaesano è costret-to ad una ritirata strategica.Rido. Lui é il frutto delle nostre scuole. Oltre dieci anni passati su quei banchi verdi ad impara-re il posto degli ausiliari e non riuscire a chiedere neanche una direzione.Si, ok, i secchioni della prima fila “what time is it” lo sapran-no pure dire, ma quanti d’Ingle-se non mettono insieme nean-che una frase? Troppi. Perché? Mi chiedo.L’Inglese è una lingua parlata da oltre duecento milioni di perso-ne nel nostro piccolo e appa-rentemente immenso mondo. La sua internazionalità si deve in parte all’opera dell’ elegante regina Vittoria che, avvolta dal suo mantello di pelliccia, nei pri-mi del novecento diventava im-peratrice d’India oltre che d’ In-ghilterra e, con compostezza e sinuosa decisione, espandeva il regno dal Sud Africa all’Ameri-ca.Ma la flessibilità quasi felina con cui l’Inglese si é diffuso tra i nativi delle varie etnie non può essere spiegata solo da un pre-dominio di natura politica ed economica. Magia o semplicità? Per chi non crede in forze oc-culte o esoteriche, la secon-da opzione risulta più plausibi-

le. Semplicità. Bisogna avere il coraggio di dire che l’Inglese è una lingua semplice,quasi ele-mentare. Secondo il linguista David Crystal é soprattutto questa caratteristica a spiegar-ne la sua globalità. L’Inglese è una lingua dalla grammatica ne-anche paragonabile ad un Tede-sco o al nostro amato Italiano, pieno di declinazioni, desinenze e latinismi. Tre mesi per imparar-ne le basi, non di più; ma bisogna dirlo sottovoce se no si rovina il Business… Come tutte le cose, infatti, che varcano la frontiera italiana, attraversando il settore affari, anche l’insegnamento di questa lingua si trasforma volu-tamente in un arabo arcaico che incute paura e reverenza.In barba a quell’antipatico di Chomsky, qui l’Inglese lo inse-gnano con le famigerate tradu-zioni, per poi finire nell’abisso lo-gico e noioso delle regole e de-gli esercizi.Subito il pensiero và ai nostri vec-chi, dolci ed occhialuti insegnan-ti che nessuno probabilmente ha avvisato della nostra entrata in Europa.Europa, si, e “cce bbete?”Vai a farglielo capire che il meto-do traduttivo non lo usa più nes-suno lì. Ultimi. Ultimi nel capire le innovazioni. Ultimi nell’arrivare a compren-dere ma soprattutto a far propri i grandi cambiamenti. E le nostre scuole crollano, crollano sotto mura di superficialità, sotto l’o-stinata ignoranza di prof. che al-

lungano mani, sordi al grido dei disoccupati che “sfornano”.Il miraggio di una abilitazione che arriva, dopo anni,seguita da un’at-traente tassa di lusso.E con questo titolo, quasi nobilia-re, non si aprono ponti d’oro ma liste “ad esaurimento” in cui fini-re numerati.Una scuola denigrata ormai,priva-ta di ogni sorta di rispetto.Occupata, a volte, solo per fu-marci uno spinello.Trascinata in giochi di potere che i libri non svelano.Ed ora si permettono di buttare anche le bombe…Spostando pietre di “paura” e “precarietà”, tra le macerie, ci sorprendono, quasi ci illuminano sorrisi giovani, sguardi puliti che ingenuamente trovano una stra-da nuova, lastricata dal coraggio dei sogni, forti più di quel boato.E come fiori nel deserto Resi-stono, Inconsapevoli, forzata-mente Grandi.Ci insegnano una maturità ina-spettata. M’inchino e applaudo.Il massimo dei voti a loro, Esempio di un meraviglioso qu-adro che Michelangelo dipinge-rebbe volentieri dal cielo.

englISh... ehm SoRRy!!!scuola e lavoro

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le VeSSAzIonI

l a mia attenzione è stata di recente catturata dal-l’ennesima sentenza del-

la Corte di Cassazione, n° 12517/2012, che affronta il sin-golare tema delle vessazioni subite dal lavoratore sul posto di lavoro potenzialmente equ-iparabili ai maltrattamenti pati-ti in famiglia.Il primo comma dell’articolo 572 del codice penale, intito-lato “Maltrattamenti in fami-glia o verso fanciulli.”, preve-de espressamente la pena del-la reclusione da uno a cinque anni per chiunque ponga in es-sere ripetuti atti di maltratta-mento nei confronti di una per-sona della famiglia, o un mino-re degli anni quattordici, o una persona sottoposta alla sua autorità, o a lui affidata per ra-gione di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per l’esercizio di una professione o di un’arte.

Orbene, la succitata sentenza afferma che il luogo di lavo-ro talvolta può essere equipa-rato all’ambiente domestico e per questo eventuali maltrat-tamenti vanno parificati a quel-li che si subiscono in casa.Per la Suprema Corte, pertan-to, l’equiparazione si verifica in tutti quei casi in cui “il rappor-to di lavoro è caratterizzato da famigliarità” come ad esempio quando si pernotta nello stesso luogo e si consumano insieme

i pasti. Insomma, tutte le volte che c’è, in forza del rapporto di lavoro, una condivisione del-la quotidianità e solo quando si registra sul luogo di lavoro “una assidua comunanza di vita”.Nel caso esaminato dai giudici di piazza Cavour la dipendente di un calzaturificio aveva subi-to delle vessazioni dai datori di lavoro ma la Corte ha escluso che “esistesse un rapporto di natura parafamigliare”.

A tutt’altra soluzione è pervenu-ta, qualche anno fa, una sentenza emessa dal Tribunale ordinario di Torino (giudice DE MARCHI).Il datore di lavoro è come un papà. Se maltratta i propri dipen-denti può essere chiamato a ri-spondere di maltrattamenti in fa-miglia di cui all’art. 572 cod. pen..È il succo della predetta deci-sione che ha reso giustizia ad una operaia, dipendente di un’a-

zienda metalmeccanica a Col-legno, da anni vittima di vessa-zioni da parte del proprio dato-re di lavoro.

La signora, come si legge nella sentenza del giudice torinese, era soggetta a “comportamenti osti-li, umilianti, ridicolizzanti e lesivi della dignità personale”. La stes-sa era spesso minacciata di licen-ziamento con frasi del tipo: “Hai finito di rompere le p.”; “È ora che vai via, la porta è là”.

Tante e gratuite le violenze ver-bali alle quali è impensabile già solo immaginare la sottoposi-zione alle stesse da parte di qu-alsivoglia cittadino-lavoratore.

al lavoro Come in famiglia

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vivilavoro magazine

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DATI ANAGRAFICI E PERSONALI: nome, cognome, indirizzo, luogo, data di nascita e stato civile. Numero di telefono ed email per poter essere rintracciati.

MASTER e/o CORSI DI SPECIALIZZAZIONE: E’ importante elencare per primo il corso sostenuto che ha maggiore rilevanza come per esempio un MBA. Elencare altri corsi di formazione se pertinenti con la posizione ricercata dall’azienda indicando titolo, diploma o certificazione, durata, istituto/università, obiettivi formativi e principali materie affrontate.

ISTRUZIONE E FORMAZIONE: scuola dell’obbligo (se non si sono proseguiti gli studi); Diploma di scuola superiore, anno di conseguimento e votazione. Laurea, Università, indirizzo, anno di conseguimento, titolo e argomentazione della tesi. Precisare se si tratta di vecchio o nuovo ordinamento. Un neolaureato può evidenziare alcuni esempi specifici del suo percorso, coerentemente con la posizione per cui ci si propone. Importante elencare l’esperienza Erasmus se svolta.

ESPERIENZE LAVORATIVE: Quando il CV è di un profilo SENIOR è meglio elencare le esperienze professionali come primo punto dopo i dati anagrafici. Per i JUNIOR è bene inserire le esperienze di stage riportando nome dell’azienda, il progetto e l’obiettivo finale e le competenze raggiunte. In questa area del CV le esperienze dovrebbero essere riportate cronologicamente dalla più recente alla più remota.

7VInCenteConSIglI peR un CV

s crivere un CV può sem-brare semplice e sconta-to eppure dietro la stesu-

ra si nascondono regole, tecni-che e strategie legate alla sfe-ra della comunicazione scritta che possono renderlo vincen-te agli occhi del selezionatore. In questa prima parte descrive-remo i punti salienti per la co-struzione di un CV, il nostro bi-glietto da visita, il nostro pas-saporto per l’ormai sempre più competitivo mondo del lavoro.

Innanzitutto il curriculum se-rve per cercare nuove esperien-ze, deve trasmettere un messag-gio lanciato verso il futuro e non un riassunto cronologico e noioso di quelle passate.

Immaginate quanti CV ci sono sulla scrivania di un seleziona-tore impegnato magari ad or-ganizzare tante altre attività e che in genere dedica alla lettu-ra di un CV dai 10 ai 15 secon-di! il nostro obiettivo è dunque quello di superare questa fase di scrematura, di screening ini-ziale! Importanti sono la grafi-ca e l’impaginazione oltre che la chiarezza, la precisione e la sintesi.

consigli pratici

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Il progetto della BIMBULANZA è già su strada per aiutare chi soffre! www.cuoreemaniaperte.org/

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CONOSCENZE LINGUISTICHE: inserire le lingue conosciute ed il grado di conoscenza. Eventuali corsi di lingua sostenuti e relativa certificazione.

LIBERATORIA: Alla fine di ogni CV dev’essere necessariamente riportata la liberatoria sulla privacy: “Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi del D.lgs 196 del 30 giugno 2003. Per avere valenza il CV dev’essere firmato.

CONOSCENZE INFORMATICHE: Se la posizione ricercata o per la quale ci si propone è quella di informatico, è importante inserire i pacchetti conosciuti, applicativi e tool specifici della professione. Eventuale conseguimento dell’ECDL (European computer driving licence), la Patente Europea del PC.

UN CV DEVE FORNIRE TUTTE LE

INFORMAZIONI DEL CANDIDATO IN UN TEMPO DI LETTURA DI SOLI 15 SECONDI.

Selezionate le info più importanti da inserire, buona norma è infatti creare ed inviare CV diversi e per-sonalizzati ad aziende di vari settori differenti.

Se una professionalità convince è perché soddisfa i requisiti della posizione ricercata dall’azienda; se ci si allontana troppo dai requisiti richiesti si rischia di essere scartati. In queste pagine una lista dei dati che non dovrebbero mai mancare in un CV per renderlo vincente.

Contatta “Vivilavoro HR Service” per una consulenza sulla redazione del tuo CV scrivendo a: [email protected]. Nel prossimo numero di VIVILAVORO MAGAZINE altri consigli utili.

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vivilavoro magazine

l e Tenute„ Al Bano Carrisi”, sono situate nel mezzo dei due mari Jonio ed Adriati-

co che bagnano la penisola del Salento.La struttura, originariamente denominata„ Masseria Curtipe-trizzi”, risale al‚ 600 e si pre-senta come un antico villaggio rurale circondato da una cinta muraria, una vera oasi tra il ver-de di oliveti, vigneti e terreni se-minativi.

Oggi, elegantemente ristruttu-rata, offre a tutti i visitatori la

possibilità di trascorrere un pia-cevole soggiorno respirando ovunque un’atmosfera di relax e tranquillità. All’interno della struttura è presente anche una bellissima chiesetta, costruita da Al Bano nel 1974.

Le Tenute sono circondate da 60 ettari di bosco denominato „Aurito”. In esso la vegetazio-ne è costituita da lecci, eucalip-ti, querce vallonee, robinie, cor-bezzoli, lentisco, mirto, rovo, li-cheni e muschio.In quest’angolo di paradiso

sono presenti anche daini, pic-coli rapaci, ricci, volpi, aironi.Quattro stupendi laghetti for-niscono l’acqua necessaria alla loro sopravvivenza.Il bosco Aurito è un residuo della Foresta Oritana, esisten-te fin dai tempi dei Messapi, il primo popolo che abitò questo territorio.Dotate di tutti i confort, ogni camera ha un proprio stile, che si distingue da tutte le altre per la cura e ricercatezza dei par-ticolari con i quali è stata ar-redata.

Siamo andati a Cellino San Marcoper incontrare Al Bano e farci raccontare l’amore per la sua terra.

VI pReSentolA mIA tenutA

al bano Carrisi

l’azienda protagonista

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Siamo andati a trovare Al Bano e abbiamo scambiato alcune impressioni.

D: Capitano d’impresa! cosa suggerirebbe a chi vuole intra-prendere un mestiere come il suo?R: Di crederci tanto. Alla passio-ne bisogna aggiungere uno stu-dio continuo per stare al passo con i tempi.

D: Tempo di crisi purtroppo. Tan-ti i problemi al giorno d’oggi. Come tutti, è stato toccato an-che il suo settore imprenditoria-le! In che modo secondo lei, ci si può risollevare dalla crisi?R: Bisognerebbe avere la bac-chetta magica per trovare una soluzione. Di certo, lavorando sodo e garantendo il massimo dei servizi e prodotti genuini si può cercare di vincere la crisi.

D: Se le dicessi: il suo vino, or-goglio del Salento, all’estero. Quali i risultati?R: Beh, risultati più che soddisfa-centi. I nostri vini si sono impo-sti nei principali concorsi eno-logici nazionali e internaziona-li, riscuotendo consensi dagli operatori del settore nelle va-rie rassegne. I nostri vini rap-presentano da sempre il me-glio la nostra terra tra qualità e genuinità.

D: La fede in Dio. Quanto l’ha aiutato nella sua vita sia privata che professionale? E’ da qui che

La piazza del Sole

L’entrata delle tenute

01

02

Scorcio della fontana interna

03

IO CI CREDO Una carriera artistica, quella di Al Bano, costellata di premi e riconoscimenti internazionali.La passione per

la musica nasce da bambino, suonando la chitarra all’ombra degli alberi della campagna pugliese nella tenuta del padre contadino. E proprio in terra di Puglia troverà radici anche quella fede religiosa che non lo abbandonerà mai.A 16 anni emigra da Cellino San Marco a Milano. Gli inizi sono tutti in salita: frequenta quella che lui stesso chiama «l’Università della vita», facendo i lavori più umili per non rinunciare alle proprie ambizioni. Dopo i primi passi nel Clan Celentano arrivano gli album che lo impongono al grande pubblico.

In questa confessione Al Bano si racconta rivelando come il suo credo sia stato puntellato da incontri importanti: con Padre Pio, con Madre Teresa e con Giovanni Paolo II, per il quale si è più volte esibito. Incontri cercati e voluti che hanno ravvivato il senso del mistero e la voglia di non arrendersi mai.

IL MIO LIBRO, IO CI CREDO

NASCE DALLA FEDE CHE NON

è MAI VENUTA MENO ANCHE

NEI MOMENTI DIFFICILI

vivi l’intervista

Due pARole Con...al bano Carrisi

nasce il suo libro: IO CI CREDOR: Si, il libro nasce dalla fede che non è mai venuta meno, anche nei momenti difficili: qu-ando era necessario avere un certo tipo di conforto.

Sotto il profilo professionale, poi, la fede è stata un costan-te aiuto e un importane punto di riferimento.

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vivilavoro magazine

166 november 2012PAGINATION 1

pausa pranzoconsigli e segnalazioni

RistorantePizzeria

Torre dell’Orso, Leccetel. 328.5710017 oppure

3298035655

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pausa pranzola protesta contro la precarietà

all’interno del mondo dell’in-formazione nata dopo il licen-

ziamento del cameramen di Ca-nale 8, Vincenzo Siciliano, ha as-sunto contorni ufficiali. Un docu-mento stilato dal comitato “infor-mazione precaria” sostiene il Ddl “Moffa ed altri” al fine di migliorar-lo. La petizione a favore dell’ “equo compenso per gli operatori dell’in-formazione” ha preso il via. Poco più di un mese fa, il cameramen di Ca-nale 8, Vincenzo Siciliano, veniva li-cenziato per ristrutturazione azien-dale, nel giorno dello spoglio elet-torale che riconfermava Paolo Per-rone sindaco di Lecce. Il licenzia-mento giunse 24 ore dopo che Si-ciliano -tramite facebook- invitò i colleghi a boicottare le dirette te-levisive sulle elezioni, lamentando di non percepire stipendi da cinque mesi a cui si aggiungevano due tre-dicesime mai riscosse. In poco tem-po nacque la cosiddetta “prote-sta dell’adesivo”, con quasi tutti gli operatori dell’informazione che in-collarono un adesivo arancione sui propri indumenti adoperando diver-si slogan, il più gettonato dei quali

fu “l’informazione non è un hobby”. Da allora di strada ne è stata fatta, nonostante qualcuno avesse bolla-to l’iniziativa come inutile o politi-camente corretta. Nulla di più sba-gliato. Infatti, dopo alcune riunio-ni, la protesta ha assunto contor-ni ufficiali, con la costituzione del comitato “informazione precaria”. L’eco della protesta ha “costretto-”il prefetto di Lecce, Giuliana Perrot-ta, a convocare un tavolo cui han-no preso parte la maggioranza degli editori, molte sigle sindacali e Pierpa-olo Lala, vicepresidente dell’Ordine dei giornalisti della puglia nonché fi-gura di spicco di “informazione pre-caria”. Mai prima di allora un prefet-to ebbe a convocare un tavolo sui problemi del mondo dell’informa-zione. Problemi colpevolmente ta-ciuti anche da coloro che in questo momento continuano a protesta-re. Stipendi pagati con mesi di ritar-do (nel migliore dei casi), articoli va-lutati e retribuiti 4 euro, contratti in-esistenti o non a norma. Questo il degradante panorama dell’infor-mazione salentina. Certo, esisto-no delle isole felici (poche), ma la situazione ha oramai assunto con-

torni tragici. La lotta, però, continua, con “informazione precaria” in pri-ma linea insieme ai sindacati, all’or-dine dei giornalisti della puglia e al-l’ordine nazionale. Sì, perché il presi-dente nazionale dell’ordine dei gior-nalisti, Enzo Jacopino, ha sposato in toto la battaglia partecipando al meeting di mercoledì 9 presso l’o-pen space di Palazzo “Carafa”. Un in-contro di vitale importanza al ter-mine del quale si è dato il via alla petizione sull’ ”equo compenso per gli operatori dell’informazione. Una raccolta di firma accompagnata da un documento redatto da “infor-mazione precaria” (da sottoporre al-l’attenzione del premier Monti) che sostiene il Ddl “Moffa e altri” con l’ambizione di migliorarlo, di modo che vengano riconosciuti non solo i diritti dei giornalisti, ma anche quelli dei cameramen, degli addetti stam-pa e di tutte quelle figure che ope-rano all’interno del variegato modo dell’informazione. Insomma, una battaglia contro la precarietà e per la libertà. Una battaglia per la Re-pubblica e per lo Stato di diritto.

equo CompenSoprofessione giornalista

l’angolo del legale

Avv. Emanuele CarrattaAvv. Francesco Covella

GINA CORREDO di Nuzzo LuigiaCorso Margherita di Savoia, 89

73049 Ruffano (Le)Tel: 0833690006

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fuori sedeconsigli e segnalazioni per i

promuovi la tua attività

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320.8084683

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m olti giovani coltivano la passione dell’arte, del-la musica, dello spet-

tacolo e della moda, e spes-so sognano di poter trasforma-re la propria passione in un vero e proprio lavoro.

Per fare questo, però non ba-sta sognare e, purtroppo, non basta neanche il talento. Mol-to spesso i ragazzi pensano che la passione e un certo talento naturale siano sufficienti per re-alizzarsi in campo artistico, ma nella maggior parte dei casi senza un’adeguata preparazio-ne non si va da nessuna parte. Bisogna studiare!

Certo di questi tempi anche frequentando un buon cor-so non si può avere la certez-za assoluta di trovare subito il posto fisso, ma avere un at-testato o un diploma nel cas-setto non solo “fa curriculum”, ma fornisce anche una prepara-zione che di sicuro non si può acquisire solamente sul campo. Una carriera in campo artistico presuppone infatti anche una serie di competenze tecniche che di sicuro non sono innate, e che devono essere apprese. Frequentare un istituto di de-sign, un’accademia d’arte o un corso specifico è quindi neces-sario, non solo utile.

Ma quando qualcuno capisce che vuole lavorare in un qual-che ambito artistico, come indi-rizzarlo nella scelta della scu-ola giusta? Non è facile orien-tarsi nel mare magnum dell’of-ferta formativa, ma anche fa-cendo una veloce ricerca in in-ternet si possono trovare varie aziende e istituti che offrono ottimi corsi.

Un liceo artistico o un istituto d’arte possono essere la scelta giusta per un ragazzo che esce dalla scuola media e che ha già le idee chiare sul proprio futu-ro, mentre chi ha già completa-to un diverso corso di studi ma vuole specializzarsi nell’ambi-to dell’arte, del design o della moda può indirizzarsi verso un corso di laurea o un master uni-

versitario. Esistono però anche dei corsi di durata minore, offer-ti dalle stesse aziende che of-frono anche la possibilità di ot-tenere un diploma di gestione aziendale o un diploma in ma-nager del turismo, che danno un’ottima preparazione, dando a tutti la possibilità di program-mare il proprio futuro in ambi-to artistico.

Per concludere, lavorare nel mondo dell’arte si può, ma si ha bisogno di preparazione, talen-to, passione e tanta, tanta pa-zienza, e questo vale per tutti: non si può essere “grandi artisti” a 20 anni, così come sarà diffici-le diventare direttori di museo a 30. Difficile ma non impossibile.

lAVoRARe nell’ARte?si può!

arte e lavoro

SEDE DI LECCE V.LE DELLA LIBERTA’ N. 68TEL. 0832.1794575 FAX 0832.1795302 EMAIL [email protected]

AD Flower Design di Suppessa A.Piazza Ludovico Ariosto, 3773100 Lecce

Dott. Luca Renna

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vivilavoro magazine

InfopoInt lAVoRo

i l lavoro? Difficile da trova-re, si sa. Ma il cambiamento è possibile, e si chiama Info-

Point Lavoro. In tempi di crisi – così raccontano le cronache e la vita quotidiana – il lavoro è sempre meno e difficile da tro-vare. In un sistema di welfare e di occupazione come quel-lo italiano, il vero punto debo-le è la mancanza di informazio-ni chiare e puntuali. La ricerca di un lavoro diventa un’avventu-ra contorta e dagli esiti incerti, nella quale il malcapitato can-didato – qualunque sia la sua identità – semplicemente non sa da dove cominciare. Liste di collocamento, agenzie, annun-ci, passaparola: una selva. Risul-tati? A volte scarsi o nulli. Ep-pure il lavoro è “bene comune”: a ricordarlo è lo stesso mini-stro Elsa Fornero. Dal dibattito sulla riforma del mercato del lavoro emerge una certezza: se mobilità deve essere, al citta-dino in cerca di occupazione è necessario fornire informazioni chiare e interlocutori identifica-bili. Ecco il perché di una propo-

sta semplice e concreta: l’aper-tura di InfoPoint dedicati alle opportunità di lavoro e forma-tive recenti e aggiornate.

Un servizio dedicato di ascolto e di risposte a quei giovani che non sanno da dove comincia-re, o ai lavoratori più adulti che, di fronte alla perdita del pro-prio lavoro, sentono sconfor-to e inadeguatezza rispetto ad un mondo dove le informazio-ni sono troppe e mai ben veico-late. Gli InfoPoint possono es-sere un aiuto concreto: fornen-do ai cittadini un prospetto del-le occasioni lavorative più ido-nee, attraverso un database di offerte sempre aggiornato, re-alizzato in collaborazione con le aziende che vorranno ade-rire, per veicolare al meglio la loro ricerca di risorse umane: qualificata, motivata, aggiorna-ta. Mai come in questi tempi di congiuntura economica negati-va, suicidi di imprenditori, cassa integrazione, chiusure aziendali, aumento del tasso di disoccu-pazione, sconforto tra i più gio-

una proposta per leCCe

per la città

Dott.ssa Viviana CarroneHR manager

Vivilavoro HR Services

vani ma anche tra i più anziani, il lavoro è un “bene comune” e su di esso è fondata la Repubblica democratica italiana: a sancirlo è il primo articolo della nostra Costituzione.

Una crisi come questa si su-pera attraverso crescita, svilup-po, occupazione, innovazione e trasparenza e in Italia purtrop-po, secondo gli ultimi dati del-l’Istat, ci sono 3 milioni di “inat-tivi”: persone teoricamente di-sponibili a lavorare ma che non si attivano per trovare un impie-go. Si tratta dell’11,6% della fo-rza lavoro complessiva nella penisola, un parametro che su-pera di almeno tre volte la me-dia negli altri paesi dell’Unio-ne europea. Nel Mezzogiorno poi gli inattivi sono sei volte più che al nord. Un dato insosteni-bile: l’Italia non cresce senza il Sud, ed è proprio dal lavoro che parte il cambiamento.

Un paradiso naturale, acqua limpida

e fondale marino incontaminato.

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n ella Lecce di metà Ot-tocento il piccolo Carlo Di Dio, orfano, alimenta

il desiderio di diventare un di-rettore d’orchestra.

Durante gli anni trascorsi nel-l’Ospizio «San Ferdinando», poi «Garibaldi», imparerà a suona-re magistralmente il clarinetto, diventando solista nella banda dell’orfanotrofio prima e in qu-ella cittadina poi, conoscendo sin da fanciullo cosa sono i pal-piti del cuore.

Un triste evento lo porterà ad un passo dal non credere più nella musica e nell’amore, ma la forza d’animo e un sogno ri-corrente gli faranno capire che il suo desiderio non è poi così irrealizzabile.

Da studente al Conservatorio San Pietro a Majella a Napoli Carlo si ritroverà così a dirigere

la banda cittadina di Boscore-ale, prima di diventare maestro sostituto al Teatro San Carlo di Napoli. Ma l’amore perduto

gli darà sempre un enorme vu-oto nel cuore. Almeno finché, un giorno, non riceverà una vi-sita inattesa.

Il libro trae spunto dal prece-

dente saggio dell’autore, “Gli Spiziotti. Storia della banda dell’Ospizio Garibaldi di Lec-ce”, istituto nel quale la vicen-da è ambientata.

Il protagonista del roman-zo e la sua storia persona-le sono di pura fantasia, real-mente esistiti sono invece i di-rettori dell’orfanotrofio men-zionati, i maestri della banda dell’ospizio e i direttori della scuola di musica, gli intendenti presidenti, i sindaci della città. Veri sono alcuni episodi, come il viaggio a Napoli del maestro Carlo Cesi per acquistare lo strumentale o l’insurrezione dei fanciulli perché non gradi-vano la cena.

«L’ispirazione per questo ro-manzo è venuta durante la scrittura del libro sulla banda dell’ospizio Garibaldi – spiega l’autore - leggendo gli antichi documenti d’archivio, come let-tere toccanti di figli alle madri, ai direttori per impedire di esse-re spostati di campata per non perdere il conforto del compa-gno di branda, storie di degra-do sociale.

Ho creato una storia che rac-contasse questo dolore ma che parlasse anche evidenzias-se di quella scuola di musica e di quella banda dell’istituto, sullo sfondo di una magica Lec-ce di metà Ottocento».

gIuSeppe pASCAlIil maestro della banda

vivi libro

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m i aveva avvertito lo zio Ben da bambina: da grandi poteri deriva-

no grandi responsabilità. Tutta-via, mai avrei creduto che es-sere donna sarebbe stata così dura. Dopo 13 anni di scuola, 5 e mezzo di laurea e 1 di master ti ritrovi a girare per aziende in cerca di lavoro con una taglia sulla testa. Sì, perché in Italia, una donna tra i 25 e i 35 anni ha una brutto male. Secondo il datore di lavoro, infatti, incom-be su di essa un terribile desti-no: quello della maternità. Tra-dotto significa: tu stai a casa a riposarti e io ti pago. Il concet-to di “riposo”, infatti, gode di in-terpretazione molto lata. Se-condo il costume ancora vi-

gente nel nostro Paese, ci si ri-posa con un pancione pesante, gambe gonfie, problemi di sto-maco fissi per mesi, e poi sof-ferenze atroci del parto, not-ti insonni, emicrania e tutto ciò mentre il bagno è ancora da pulire, perché ricordiamocelo, esiste una regola sottesa che impedisce agli uomini di occu-parsene. Ma questa è un’altra storia.

Mentre il disco gira, quindi, i ri-cordi vagano, lontani, ai bei tempi in cui raggiungere obiet-tivi importanti era una questio-ne di ciglia e davanzale. La riproducibilità tecnica di mas-sa ha ucciso anche l’aura di qu-ello. Perché non basta più am-

miccare in un mondo dove es-sere una donna lavoratrice si-gnifica essere brava, ma anche brava e brava. Brava nel senso di competente, oggettivamen-te. Ma brava anche nel comuni-care al tuo capo maschio, con i linguaggi più disparati, due sem-plici cose che lo rassicureranno e lo terranno al suo posto: non sono più sveglia di te come può sembrare e sono lesbica (nei casi estremi). Brava una terza volta, infine, ad affrontare le tue colleghe o datrici di lavoro che, strema-te da questo sistema di cose, ti accoglieranno con i tre baci alla francese ed epiteti sdolci-nati, per poi difendere il proprio posto di lavoro con le unghie e con i denti, passando sopra il tuo cadavere se sarà necessa-rio. Brava al cubo. Donne, ricor-datevi di inserirlo nel Cv.

pReCARIo è Il monDoparola di zia Cin

donne e lavoro

Autrice: Zia CinWeb Writer, Brand Strategist,

Blogger, Zia.www.paroladiziacin.blogspot.com

[email protected]

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vivilavoro magazine24

6 november 2012PAGINATION 1

pausa pranzoconsigli e segnalazioni

Via Oberdan 22 B, Leccetel. [email protected]

Ristorante PizzeriaVia D’Annunzio, Lecce

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Bar CaffetteriaVia V. M. Stampacchia 14, lecce

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tel. 0832.397132

Aperitiveria Bar Tavola CaldaVia G. Gentile 20, Lecce

tel. 0832.1690826

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g li antichi mestieri, una rubrica interamente de-dicata a quelle profes-

sioni oramai perdute o che si stanno perdendo nel tempo a causa della nuova tecnologia e dei nuovi materiali sul mercato, ma che ci piace ricordare.In questo numero vi presentia-mo o meglio vi ricordiamo “LU MPAGGHIASEGGE” ossia colui esperto nel costruire e impa-gliare le sedie.

Un lavoro che inizia con la sa-gomatura, l’intaglio e infine l’incastro delle aste di legno. Il materiale usato è il legno e la paglia delle sedie che si ta-gliava prima verde, si faceva es-siccare al sole e al momento dell’utilizzo bisognava bagnar-la cominciando così la lavora-zione della parte superiore del-la sedia.

Alcuni degli ingredienti princi-pali di questo antico mestiere erano e sono tutt’ora la preci-sione, l’esperienza e tanta tan-ta pazienza. Ancora presen-

te nei nostri paesini della pro-vincia, LU MPAGGHIASEGGE con le sue mani esperte riesce a riparare sedie o a realizzarne delle nuove o anche a creare cestini di vimini di ogni dimen-sione e forma; il lavoro era ed è abbastanza duro ed impegna-tivo ed a seconda del prodot-to da realizzare, la lavorazio-ne può durare anche giorni e/o settimane! Si rimane ipnotizzati se si resta a guardare, ed è ancora di più affascinati una volta che il vecchio ritorna nuovo.

Ci vorrebbero corsi di formazione e di prati-ca nella nostra città, per non far scompari-re del tutto questi an-tichi mestieri, per farli rivivere in quelle vere e proprie opere d’ar-te magari oggi un po’ usurate del nostro passato e per non dimenticare quello che un tempo erano le nostre tra-dizioni.

lu mpAgghIASeggepreCisione ed esperienza

antichi mestieri

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aCQuedottosoCCorso in mareCamera di CommerCioCarabinieri di leCCeCarabinieri pronto interventoComune di leCCeCorpo forestaleemergenza sanitariaenelguardia di finanza pronto interventoguardia mediCaospedale vito fazzipoliziapolizia muniCipalepolizia stradaleprefetturapronto soCCorso vito fazzipronto soCCorso C.r.i.provinCiaQuestura Centraleregione pugliasoCCorso stradale a.C.i.telefono azzurrovigili del fuoCo pronto interventovigili urbaniuffiCio turismoenel guastiCCiss

800 73573515300832 68410832 3110111120832 68211115151180832 3050011170832 6658110832 6611111130832 3010140832 3153430832 69310832 661403-070832 2430000832 68310832 69110832 2131803116196961150832 30113908322480928035001518

A poRtAtA DI mAnonumeri utili - Lecce

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