Ultramici Magazine Numero 7

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Ultràmici magazine è un settimanale sportivo, scritto dai tifosi del Napoli , che cerca di trasmettere l'incontenibile passione degli stessi verso la propria squadra. Uniti si vince

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WEB DESIGNER: Michele Torre

REDATTORI:Enrico Ariemma

Marcello BarbutoEttore Buonincontri

Rosario D’OrsoAlberto FeolaGianluca Ficca

Armando GrimaldiMario Improta

Bruno MarchionibusDanilo Marino

Domenico “Sennolino” MarottaRodrigo Mazzeo

Gianfranco MinervinoDiana MiragliaTina Miraglia

Massimo MondòGiovanni Onorato

Marcella PolimeiRoberto Rey

Donatella SaponeFrancesco SellittoDomenico SerraSerena Starita

ORGANIZZAZIONE EDITORIALE:Gianluca Ficca

CONSULENZA INFORMATICA:Stefano “Snipershady” Perrini

I fumetti fotografici sono a cura di Giovanni Onorato, Francesco Sellitto e Michele Torre.

Le “brevi” sono a cura di Diana Miraglia

PROGETTO GRAFICOGraphiweb

la redazione

PRESIDE’, MAPERCHÈ MAREKÈ COSÌ AGITATO?

PERCHÈ DA QUANDO GLI HANNO FREGATO IL ROLEX

NON VEDE L’ORAD’INCONTRARE LA JUVE !

La vignetta di Rey

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Non è una settimana qualsiasi. L’editing degli articoli di questo numero è stato impresa da tregenda. Titoli mancanti, consecutio temporum da brividi, accenti smarriti tra un pronostico e un altro. Rubriche inviate con 48 ore di ritardo, accidentavvoi…

Ma così va la vita, signori, è la settimana di Napoli-Juve.

Perché, capirete, se il nostro magazine è la voce del tifoso, ciascuno dei redattori non può che essere tifoso. Anzi, Ultra-tifoso. Individuo, dunque, per il quale la realtà quotidiana, da qualche giorno a questa parte, è pressoché azzerata e lascia spazio solo a rimuginazioni angosciate su chi arbitrerà la partita (è Orsato, abbiamo appena saputo) o su come procurarsi un biglietto senza prosciugare le finanze di un anno intero. Se alle suddette rimuginazioni aggiungete anche le visioni oniriche provocate dalla ricomparsa del Profeta, che nella sua tracagnotta figura riassume e consustanzia tutti i successi passati e le speranze del futuro, il quadro è completo. Febbraio. Il mese che dà la febbre, appunto.

Il Caos editoriale (che io dovrei “organizzare”, stiamo scherzando?).Ma siate ugualmente fiduciosi. C’è dentro talmente tanta di quella passione che ne resterete contagiati, ci auguriamo. Troverete in questo magazine i mille modi per attendere l’Evento. Attese giovani o anziane (diciamo così, diversamente giovani), attese “statistiche” o scaramantiche, attese tecniche o para-belliche, attese maschili e femminili. Attese a colori e attese… no, quelle in bianco e nero sono le uniche che non ci interessano.

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Probabilmente la sfida Napoli-Juventus é emotivamente meglio gestibile a meno sei che a meno quattro.Pareggi con Udinese e Sampdoria, lasciano l’amaro in bocca.Ed é un amaro sublime, ancora una volta.Sorseggio un caffè e chiedo al tempo un po’ di spazio, forse

vado controcorrente e penso che l’arrivo di Maradona abbia deconcentrato la squadra.Ma noi non possiamo non accoglierlo. Mi sarei aspettato la donazione ufficiale della numero 10, prima della sfida bianconera.Tutto sommato sono felice di non aver trovato il biglietto di Napoli-Juve. La mia emotivitá

avrebbe contaminato l’intera, stupenda, atmosfera.Che bolgia. Forse leggerete dopo l’evento, forse non sará un umore eccezionale, forse sará alle stelle; conta solo il fatto che io la vedrò a casa, sperando che mio padre fumi finalmente la sigaretta elettronica; che Pandev non appaia nuovamente fumatore

di Domenico Serra

effetto SERRA

effetto serra

Spero che mia nonna torni a credere nello scudetto,

e non solo in Ingroia

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Vuvuzela stylecome mio padre, bensì l’abile campione che conosciamo; che mia nonna soffra meno il suo dolore al ginocchio e torni a credere nello scudetto e non solo in Ingroia; che mamma la smetta di avere uno sguardo triste anti-Silvio.Spero che tutto confluisca in una giornata di immenso blu . Sarebbe stupendo. L’impulso

mi ha spinto ad una riflessione cruda e quasi negativa al termine della sfida friulana; la mia scarpa ha sfiorato la tromba “vuvuzela style” appoggiata al termosifone rotto; il pandoro melegatti di Natale 2011 mi ha sorriso, sembrava Wilson di Castaway; mia mamma si é preoccupata del ferro da stiro, ma é entrata nella stanza, ha

spiato il risultato e taciuto, da grande donna; mio padre é uscito fuori al balcone per fumare catrame e io, io ho di nuovo la febbre. Torniamo a crederci. Prima noi tifosi. Ma una cosa. Datemi due neri sulle fasce, perdinci!

Sgonfiamo il pallone?In una recente intervista concessa all’Associated Press, il PM Roberto Di Martino, il magistrato che ha messo le mani sul calcioscommesse, ha dichiarato: “ Una volta che questo processo sarà finito, se non cambiano leregole del gioco, sarà molto difficile che possano emergere altre inchieste del genere e sono sicuro che tuttora il fenomeno va avanti”.L’operazione Last Bet è stata resa possibile perchè le indagini sono partite dall’accertamento delle somministrazioni di stupefacenti, modificando di fatto il reato da frode sportiva ad associazione a delinquere : il che ha permesso l’autorizzazione alle intercettazioni telefoniche e alla scoperta di un mondo squallido dove il gioco delle tre carte risulta essere il più innocente. “Se non cambiano le regole del gioco” il castello di carte continuerà a reggere?

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“Io sono napoletano”. Vedere di nuovo Diego col Vesuvio sullo sfondo, e sentirgli pronunciare questa frase, m’ha “squagliat’ o ‘sang dint’ e vene”, come avrebbe detto Bellavista. Ho provato a compiere la solita operazione di vivisezione delle emozioni che in genere mi diverte fare più dei puzzle e dei giochi enigmistici, chiedendomi: “Perché mi sembra così commovente sentire queste parole?” La risposta mi è balzata in mente dopo pochi istanti. Perché è la verità. Un’ovvia verità. Maradona è napoletano fino al midollo, lo era forse già prima ancora che nel 1984 mettesse per la prima volta piede al San Paolo. D10S, a qualche livello, è la perfetta metafora di Napoli.Diego è stato, e a suo modo è ancora, un

individuo unico. Nella dimensione del Sublime, molto spesso, perché nessuno ha mai saputo carezzare il pallone come lui; nessuno ha mai interpretato il calcio con altrettanta genialità; e ancor di più, nessuno è mai stato così totalmente generoso nel donare al suo pubblico sempre, in quel rettangolo verde di gioco, ogni stilla delle sue immani risorse. Però unico anche sul piano delle miserie. Quelle economiche, con la sua biografia di stenti infantili e i suoi tracolli di uomo che dilapida. E le miserie di un animo che scelse spesso di far tracimare la generosità in prodigalità, la fantasia in indisciplina. Il piacere in abuso.Cosa possiamo dire di noi stessi, il popolo che

di Wild Mattolini

IL PAR(TEN)ANOICO*

par(ten)anoico

* Il titolo della rubrica è un’invenzione di Paolo Cunsolo.

DIEGO E NAPOLI TRA MISERO E SUBLIME

Il Sublime e il Misero di un animo che scelse spesso di far tracimare

la fantasia in indisciplina

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lo ha amato e osannato più di qualsiasi altra cosa? Le stesse, identiche cose. Il napoletano è giustamente consapevole della sua unicità. Tutto è unico in ciò che produciamo. Il dialetto, i gesti, le battute. La pizza e le canzoni, perché no? In genere, la straordinarietà di queste opere è cosa di cui andare fieri. Di cui è bene rivendicare la paternità e farne motivo di vanto. Il Sublime è partenopeo. Ma non è forse unica anche l’arroganza dei parcheggiatori abusivi e dei bagarini fuori allo stadio? L’abbraccio mortale del cemento abusivo sulla costa che ne viene turpemente violentata? Non è purtroppo unica anche una metropolitana collinare tanto elegante quanto inutilmente lenta (una metro le cui corse

si susseguono a distanza di 15-20 minuti?)?Sono banalità, si intende. Socio-antropologiche, ma pur sempre banalità. Il cuore e lo stomaco se ne cibano e se le custodiscono gelosamente, direi che non c’è nulla di male in questo. Ma il cervello potrebbe aiutarci a d andare oltre.E’ proprio così audace sognare di un Diego genio senza sregolatezza? Passionale e morigerato? Unico e “comune”? E’ davvero solo una velleitaria utopia quella che mi fa desiderare di vedere un giorno, non troppo lontano, la mia città come il Luogo del Sublime e del Normale, al tempo stesso?

Diego è la metafora

perfetta di Napoli

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di Mario Improta

numeri azzurri

Sarà il 77° incontro. La Juventus ha infatti giocato a Napoli 75 volte, più 1 volta a Bari in campo neutro (nel 1955).disputati 70 in campionato, 4 in Coppa Italia, 1 in Coppa Uefa, 1 in Supercoppa Italiana. In campionato sono stati disputati 70 incontri, con 22 vittorie del Napoli, 26 pareggi (1 in campo neutro), e 21 vittorie della Juventus. 84 gol fatti, 82 subiti.In Coppa Italia disputati 4 match, con uno score di 3 vittorie del Napoli (una ai rigori dopo il 3-3 dei tempi regolamentari) ed 1 sconfitta. 11 gol fatti (16 se includiamo i rigori) e 7 subiti (11 includendo i rigori).Un precedente storico anche nelle Coppe e precisamente nella Coppa UEFA 1988/89. Vinse il Napoli per 3-0 eliminando la Juventus dalla competizione.Un precedente anche in Supercoppa, ancora con un successo del Napoli per 5-1.Lo score TOTALE annovera pertanto 27 vittorie del

Napoli, 26 pareggi (1 in campo neutro), 22 vittorie della Juventus per 103 gol (108 includendo i rigori) del Napoli e 90 gol (94 includendo i rigori) della JuventusLe 27 vittorie azzurre sono maturate con i risultati di 1-0 e 2-1 per 6 volte, 2-0 e 3-1 per 3 volte, 4-1 e 3-0 per 2 volte, 3-2, 4-3, 5-0, 8-7 e 5-1 per 1 voltaI 26 pareggi sono maturati con il risultato di 0-0 per 12 volte, 1-1 per 11 volte 2-2 e 3-3 per 2 volte.Le 22 sconfitte sono maturate con il risultato di 1-2 per 8 volte, 0-1 per 6 volte, 0-2 per 2 volte e 0-3, 0-4, 2-6, 2-4, 2-3 e 1-3 per 1 voltaCuriosità: la partita che inaugurò lo stadio San Paolo il 6 dicembre 1959 fu proprio Napoli-Juventus e finì 2-1 (Vitali e Vinicio per i partenopei e Cervato su rigore per la Juventus).I precedenti disputati nel mese di marzo sono 12, con uno score di 4 vittorie per il Napoli, 7 pareggi e 1 sola sconfitta. Di questi 11 in campionato ed 1 nel ritorno dei quarti di Coppa Uefa.

NAPOLI - JUVENTUS

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2-1 Inaugurazione San Paolo

3 - 0 Coppauefa

3 - 1 del 1990

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di Enrico Ariemma

Totalità. Totalità significa per me i trentadue (ma dico trentatrè, con il match di serie B del 2007) Napoli-Juve di campionato vissuti nella trincea dei Distinti – in verità i primissimi nell’ovatta dell’allora Tribuna Numerata, sulle gambe del mio papà, e

un invito inatteso in tribuna d’onore l’anno del secondo scudetto. Selezione. Selezione significa per me un florilegio di brandelli di ricordi azzurri, cari al cuore e al cervello, chiusi a chiave nella cantina della memoria. Certo,

anche il fiele delle batoste amare, quel 2-6 prenatalizio e bugiardo col Napoli che giocava quell’anno un calcio pazzesco con giocatori normalissimi, e poi quello 0-1 dopo una partita scialbissima l’anno in cui, col terremoto a piagare la città e

IL PASSATO E L’ATTESA

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Per me Napoli-Juve è lo sguardo spento dei portieri

in bianco e nero uccellati dal sangue azzurro

l’anima collettiva, toccammo il tricolore con un dito salvo perderlo contro l’ultima in classifica (il Perugia). Ma per me Napoli-Juve sono i giorni delle vittorie, la rete gonfia e piena, lo sguardo spento dei portieri in bianco e nero uccellati dal sangue azzurro. Il compassato, plastico, essenziale Zoff, bombardato da Canè da venticinque metri, anche se al me stesso bambino, quel pomeriggio di ottobre, il missile terra-aria parve partire dalla linea di centrocampo. L’isterico, frustrato, guascone Tacconi, una prima volta infilzato, sotto una pioggia novembrina miccia miccia, dal colpo di biliardo di D10S ribelle ad ogni legge fisica e aerodinamica e spiccato da troppo vicino (“tanto gli

faccio gol lo stesso”), una seconda volta perforato più da lontano, nonostante i suoi appelli memori e i suoi gesti disperati verso una barriera più rassegnata che terrorizzata. Il supponente, ipocrita, pseudo-moralista Buffon sballottato da un irripetibile Gargano, ipnotizzato dai due rigori di Domizzi, irretito dalle magie ultime del Macedone. E ora, l’attesa di questo venerdì – giorno d’amore e non di guerra – in cui andremo a forgiare il nostro destino. Mentre guardo al futuro, fanno ancora ressa, sgomitando, i ricordi. Perché il passato ti fa comprendere il presente, ti fa costruire l’avvenire. E allora, magari potessi recuperare un video trasmesso trent’anni fa da Canale 21, emittente

storica, storica anche per la passione editoriale e ‘di pancia’ per il Napoli. Richiesto di un pronostico, in Piazza Cavour, un astante risponde pilatescamente alla formosa intervistatrice cavandosela con un ‘vinca il migliore’, sopravanzato da una adiratissima voce fuori campo: ‘ma quale migliore, ha da vincere ‘o Napule!’. Non sapevo allora, non so oggi, se i migliori siamo noi; ma, a scanso di equivoci urliamolo tutti fortissimo: ‘ha da vincere ‘o Napule!’: È la partita del fato, quella del ‘conosci te stesso’. O forse è sempre la stessa storia: quarant’anni fa come venerdì prossimo, il Napoli-Juve della vita è sempre quello che deve ancora venire.

Curva ImbrianiTutti si erano stretti attorno a lui: la Curva B del Napoli con uno striscione, Hamsik con un gol, Cavani con una maglietta, Francesco Totti e Javier Zanetti con un video, Pino Taglialatela e Fabio Pecchia con la loro presenza; e Carmelo ha tifato sempre con la testa e con il cuore nella curva sud, proprio nel settore che gli ha tributato l’ultimo applauso dopo settimane di “Carmelo non mollare”. Oggi, l’Ussi di Benevento ha proposto al sindaco di dedicare la curva a Carmelo Imbriani. “Noi Vigorito – ha detto il presidente del Benevento – sappiamo dare il giusto spazio a chi merita”. E tra vent’anni Sofia e Fernando andranno allo stadio che fu del loro papà.

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di Bruno Marchionibus

Quando, da bambino, inizi a seguire il Napoli, ben presto ti rendi conto che nella tua vita calcistica l’avversario con la A maiuscola sarà sempre e solo uno: la Juventus. Ma se, per motivi anagrafici, il tuo “battesimo calcistico” avviene

verso la fine degli anni ’90, di sfide con i bianconeri ne vedi ben poche, e allora, per immaginare un Napoli vincente, non resta che aggrapparti ai racconti di chi, prima di te, ha vissuto l’epoca d’oro della rivalità con gli juventini. Così

ascolti le storie mitizzate di tuo padre, tuo nonno, tuo zio, che ti raccontano di quando, nell’anno del primo scudetto, al Comunale di Torino il Napoli ribaltò la partita e la propria storia andando a vincere 3-1, o di quando Renica con un tuffo

IL PRESENTE E L’ATTESA

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Napoli-Juve è LA Partita, quella che si attende tutto l’anno e che da sola vale l’intera stagione

di testa eliminò la Juve dalla Coppa Uefa lanciandoci verso la conquista della competizione; o ancora, di quando Maradona tramutò una normale punizione a due in area in uno dei gol più incredibili della storia del calcio. Emozioni, queste, che credi non potrai mai provare in prima persona. Ed invece, quando non ci speravi più, il Napoli torna nel calcio che conta, e tornano anche i successi contro la Signora, anche se i volti dei protagonisti sono diversi. Tra questi ci sono Paolo Cannavaro, autore di un gol capolavoro in una sfida di

Coppa Italia dell’agosto 2006, e Marek Hamsik, che in una indimenticabile notte di ottobre firma una storica rimonta a Torino. E poi c’è Edinson Cavani, il Matador, che nel suo primo anno napoletano alla Juve ne rifila addirittura tre. E’ così che, senza neanche accorgertene, Napoli-Juve per te non è più solo una partita, ma LA PARTITA, quella che si attende tutto l’anno e che da sola vale l’intera stagione. E già, perché la vittoria sui bianconeri non è solo il successo di una squadra su un’altra, ma è il Sud che batte

il Nord, un modo di intendere e vivere il calcio che prevale su quello opposto, ed anche la tua rivincita personale su tanti amici che, fin da piccoli, avevano preferito il bianco ed il nero all’azzurro del mare e del cielo della propria città. Se poi, oltre a tutto ciò, la sfida alla Zebra è anche quella che probabilmente deciderà il campionato, allora Napoli-Juve di quest’anno è davvero la partita che aspetti da tutta la vita.

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Se in questi giorni di fine febbraio avvertite sonnolenza, inappetenza e scarsa capacità di concentrazione, badate, non è la stagione dell’ amore che si anticipa. No, questi che avvertite sono i sintomi della madre delle partite, Napoli-Juve… anzi, meglio scrivere Juventus, suggerisce Miagolina, la mia amica vocina. Di seguito, pochi accorgimenti che il più grande studioso contemporaneo di scaramanzia calcistica (io) consiglia di attuare per sopravvivere ad una delle settimane più “calde” dell’ ultimo trentennio. Bevete molto e mangiate frutta e verdura in abbondanza, così da non disidratarvi a causa della sudorazione improvvisa di cui sarete vittime durante la giornata. Evitate inoltre le abbuffate serali, per non peggiorare l’ insonnia notturna e gli incubi, che già fate in abbondanza ad occhi aperti durante il giorno. Se il partner, il collega di lavoro, o chiunque vi stia vicino, ad un certo punto, irritato dalla vostra presenza fisica ma totale assenza mentale, vi chiede a cosa state

pensando, non date nessun riferimento alla partita, indispettiti, potrebbero inviare flussi negativi a Fuorigrotta…Evitate accuratamente di guardare trasmissioni sportive, di leggere quotidiani sportivi e soprattutto di passare troppo tempo nel Web, dove ovviamente non fareste altro che leggere siti di informazione sul calcio Napoli. Tutto ciò vi costringerebbe ad utilizzare compulsivamente e ripetutamente piccoli rituali scaramantici, facendovi arrivare mentalmente scarichi al giorno della partita. Siete tipi emotivi ? non reggete alle emozioni forti quando gioca il Napoli e proprio non riuscite a pensare ad un risultato positivo, anche se siamo in vantaggio di 3 goals a 20’ minuti dal termine ? Non torturatevi, non guardatela la partita, cambiate canale o andate a farvi un giro in auto. Io personalmente, nonostante abbia già comperato il biglietto, ho deciso di non andare allo stadio. Porterò la famiglia al ristorante in uno di quei paesini dove l’ unico sport seguito è la raccolta di

cicoria. p.s. Contrordine immediato, ora vado a fare il pieno di benzina e domani il San Paolo mi aspetta. Miagolina mi ha appena fatto notare che un’eventuale mancata vittoria degli azzurri potrebbe essere addebitata alla mia assenza sugli spalti. Che vitaccia…..

Dal bagno di casa Onorato (piccolo manuale a puntate su calcio e scaramanzia)

Che fretta c’era, maledetta prima(ju)vera…

di Giovanni Onorato

manuale a puntate sul

calcio

Nonostante abbia già

comprato il biglietto, ho deciso di non andare allo

stadio

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di Donatella Sapone

battiti azzurri

“Battiti Azzurri”

Napoli-Juventus, sfida infinita, emozione enorme, ricordi a gogò… una serie di fotogrammi che sfilano nella mente e fanno ancora battere il cuore… Quella punizione di quel numero 10, a giro, da posizione impossibile, con la barriera a 4 metri, “tanto gli faccio gol lo stesso”… Quella vittoria a Torino per 3 a 1 dopo tanti anni in cui avevamo dovuto, sempre, inghiottire veleno… Quella rovesciata del capitano, all’ultimo secondo, quando riuscimmo a passare il turno in Coppa Italia appena tornati in serie A… quei due rigori assegnati da Bergonzi con noi a stropicciarci increduli gli occhi sugli spalti… quella farsa che è stata la partita di Supercoppa a Pechino… e quella incredibile di Torino, quando sotto di due gol mister Mazzarri si tolse la giacca e così suonò la

carica per una rimonta miracolosa che è rimasta nella storia recente di questa squadra… quella fu la prima sfida con la Juventus per il nostro mister… e quella partita anche per me fu particolare, molto particolare. A quella vittoria non ho assistito in diretta perché non avevo la forza di vedere la partita… avevo perso mio padre da poco e non ce la facevo proprio a perdermi nelle emozioni del calcio. A quella rimonta ho assistito indirettamente ascoltando gli “Oooh” di delusione che si levarono due volte dalle case circostanti al doppio vantaggio della Juve, e le grida di esultanza, prima timide, poi convinte, poi smisurate, che scossero le pareti al gol decisivo di Hamsik. Avrei scoperto poi che l’insospettabile grimaldello usato per scardinare la difesa e le certezze dei bianconeri era stato incredibilmente l’ingresso

in campo di Datolo. Quel giorno scoprimmo di avere un Napoli indomabile, una squadra convinta dei propri mezzi, un allenatore che non ci stava a perdere, proprio no. E il giorno dopo andai a raccontare la partita a mio padre, e a portargli i fiori biancazzurri più belli che abbia mai visto. Oggi non sembriamo indomabili, e siamo un po’ sulle gambe, a corto di idee sotto porta e quindi con i bomber a secco da troppo … ma siamo lì, a sei punti dalla Juve, a due vittorie da un sogno, al secondo posto solitario, pronti alla sfida. E allora andiamo a giocarcela… cercando di ritrovare spirito indomito, convinzione nei nostri mezzi, un po’ di forma fisica e qualche gol che ci permettano di continuare a sognare. Ecco, questo vi chiedo, ragazzi: fateci continuare a sognare.

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NAPOLI MAGAZINE è una realtà importante nel panorama sportivo napoletano ed italiano, oserei dire un punto di riferimento per tutti i napoletani nel mondo. Oggi abbiamo il piacere di intervistare il suo Direttore Antonio Petrazzuolo, persona molto disponibile, competente e propositiva. Grazie a lui ed alla sua bella famiglia, Napoli Magazine è apprezzatissimo dai lettori che quotidianamente possono respirarne l’aria “azzurra”.

Lei è il Direttore di NAPOLI MAGAZINE, in questi anni avete raggiunto un risultato molto importante...siete il punto di riferimento di tantissimi tifosi napoletani nel mondo. Com’è nata la rivista? Com’è organizzata, e soprattutto, quale ne è la ricetta vincente?La vera forza è rappresentata dai lettori che ci seguono dall’ormai lontano 24 dicembre 1998. Avevo 13 anni e su Google cercai “Calcio Napoli”. Il risultato della ricerca fu: “Nessun risultato trovato”.

Da lì, spinto dalla mia grande passione per l’azzurro, nacque il primo giornale online d’Italia, con lanci brevi di notizie ed un approfondimento costante sulle vicende della nostra squadra del cuore.

Certo, l’esposizione mediatica di NAPOLI MAGAZINE comporta anche delle responsabilità. Le responsabilità le ho sempre avute fin dalla tenera eta’. Ora ho solo 28 anni (che compirò il 6 marzo) ma di esperienza sul campo ne ho accumulata già tantissima. Non bisogna mai scoraggiarsi, perche’ ogni piccolo intoppo va affrontato come un ostacolo da saltare, non come un paletto insormontabile.

Direttore, un ricordo o un episodio particolarmente emozionante della “vita” del suo NAPOLI MAGAZINE.

Ce ne sono tanti. Dalla nascita, avvenuta in pochi minuti mentre mia mamma cucinava il cenone della vigilia, all’essere

riuscito attraverso un sistema assurdo (registratore di suoni + vivavoce a molletta applicato su uno dei primi telefonini all’avanguardia) a portare l’audio delle mie interviste telefoniche online da puro autodidatta. Non dimentichero’ nemmeno quando, per la prima volta, a 18 anni con mio padre, ebbi accesso alla Tribuna Stampa del San Paolo: grazie a Carlo Iuliano, che allora si assunse tutte le responsabilita’ (e di questo gli sarò sempre grato), Napoli Magazine è stato il primo sito Internet accreditato in una Tribuna Stampa, di sicuro in Italia, e forse in Europa e nel mondo.

Visto che è la settimana di Napoli-Juventus, qual’è il suo ricordo più bello di questo incontro storico e ricco di significati per i tifosi del NAPOLI ?Il gol di Maradona su punizione a due in area, su tocco breve di Pecci, resta negli almanacchi della storia del calcio. E’ stata sempre una sfida ricca di emozioni. Come dimenticare

di Alberto Feola

L’INTERVISTA

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riparliamone

la tripletta di Cavani? O anche la presa di Torino, con il 3-1, i 5 gol in Coppa nel periodo del Pibe, i gol di Hamsik con la super prestazione di Datolo e la freschissima vittoria in Coppa Italia? Impossibile. Stendiamo invece un velo pietoso su Pechino. Spero di non aver ancora assistito al miglior Napoli-Juve.

Non vorrei parlare del Napoli attuale, e, per pura scaramanzia, neanche del match con la Juventus. Però una domanda sorge spontanea viste tutte le “chiacchiere” che ci accompagnano da mesi. Come ed in che situazione di classifica si immagina il

NAPOLI fra 4 o 5 anni ?

Con almeno 2 scudetti in più rispetto ad oggi ed una serie di esperienze accumulate in Champions League

Per fare un sorriso e sdrammatizzare la situazione Cavani, ci dica Direttore, secondo lei resta o non resta… Donadel ?Credo che a fine stagione sara’ difficile trattenere Marco...

Infine, vista la grande simpatia e stima che riscuote nel Gruppo Ultràmici, mi farebbe piacere un suo pensiero sullo spirito del gruppo.Vi ho sempre seguito con simpatia e voglio farvi i complimenti. Come dimenticare

il video con i messaggi di sfida alla Juve? Siete delle persone splendide, che amano il Napoli senza se e senza ma. Il sentimento che ci accomuna e’ visibile ad occhi nudi: se il Napoli perde si sta automaticamente male. Accade a me come a voi. Ma in questo periodo, come sempre del resto, vogliamo solo gioire, per cui credo che i sorrisi supereranno di gran lunga i dispiaceri. Forza Napoli e Forza Ultramici, continuate così!

Grazie Direttore per la bella chiacchierata insieme. Facendole i complimenti per il suo quotidiano ed importante lavoro, chiudo con un affermazione che accomuna molto NAPOLI MAGAZINE e gli Ultràmici: UNITI si VINCE!

Ultràmici e Napoli Magazine insieme. Da sx a dx: Antonio Petrazzuolo (Direttore Napoli Magazine), Paolo Fusco (Ultràmico e collaboratore di Radio Marte), Peppe Bruscolotti, Alberto Feola (Fondatore e Presidente degli Ultràmici)

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quello che skynon trasmette

Tutti conosciamo il significato della parola “trasferta”. Il nostro dialetto ci viene subito in aiuto. A volte, per fare una cosa stancante ma a due passi da casa, si dice con enfasi “uà che trasferta”. Bene, Udine e’ tutto questo. Lontana, gelida, surreale. Ho visto l’ennesimo stadio, conosciuto amici nuovi e ritrovato vecchie paure: una squadra che si rende conto dei propri limiti e ci convive accettandoli.

Sono per strada, al lavoro, con ancora impresso nella mente il settore ospiti pressoché vuoto, anch’esso gelido come la città. Ho gli occhi che ancora mi bruciano per la stanchezza e il sonno: una partita di lunedì sera, alle sette, non lascia scampo. Faccio appena in tempo a strofinarmeli, questi occhi, che riconosco la tua auto e l’inconfondibile sagoma del tuo viso sorridente, da bravo ragazzo. Ti saluto e il mio sguardo assonnato si sforza di farti capire che bisogna lottare. Ti esorta a non

mollare. “Ciao Edi!”. Tu ricambi subito il saluto, con gioia e senso di appartenenza.

In quel tuo saluto riconosco l’impegno e i sacrifici che metti in campo per raggiungere degli obiettivi con questa maglia, la nostra. Di sicuro non sai che sono uno dei pochi “fortunati” al vostro fianco a Udine; può sembrare strano, ma anche nei risultati che appaiono più bui è sempre bello assistere ad una partita di calcio del Napoli. I motivi di tale gioia sono tanti. E’ innegabile, il primo è la voglia di portare a casa una vittoria; ma se ciò non succede ne esistono degli altri: il cantare un coro in appena dieci coraggiosi, sventolare una bandiera, o semplicemente confortare un amico più sfiduciato.

Anche tu conforti, caro Edi. In maniera diversa, ma lo stai facendo – ad esempio ripiegando fino al limite della nostra area di rigore e recuperando un pallone - e meglio di chiunque altro. Te lo

di Domenico“Sennolino”

Marotta

Anche nei risultati più bui è sempre bello assistere ad una partita di calcio del Napoli

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CIAO EDI!

dico perché a fine partita, mentre aspettavamo l’apertura dei cancelli, tutti avevano problemi a capire l’importanza di questo punto. Il distacco dalla prima aumenta, ma le giornate al termine

diminuiscono e il secondo posto è lì. Di Udine mi è rimasto questo, il bel ricordo di una pesante trasferta e del tuo sorriso.

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di Ettore Buonincontri

Il pelo nell’uovo

Ho ripescato questo brano che scrissi di getto la mattina dopo l’orribile sconfitta contro la Juve a Torino per 3-0, la scorsa stagione. Giacché parla del rialzarsi senza paura, anche dopo solenni batoste, ve lo propongo alla vigilia della Grande Sfida a mò di messaggio propiziatorio.

Sensazioni viscerali. Incubi notturni. Strani presagi. Ricordi, frammenti di battaglie perse in un passato nemmeno troppo remoto. Notte insonne o quasi. Stamattina cerco di evitare di leggere i titoli dei giornali, ma l’occhio cade sulle prime

pagine. Non ho ancora digerito la cena di ieri. Mi è rimasta sullo stomaco come una putrella di sostegno a un balcone abusivo. Ma di abusivo c’è solo il mio malumore. Non sono tipo da scoraggiarsi facilmente e il sole del “giorno dopo” per me è sempre stato sinonimo di rinascita. Dopo ogni sconfitta, dopo ogni batosta, gonfio il petto come un leone e sfido la sorte gridandole che non ho timore dei suoi tiri mancini. Nella mia vita - di cui il calcio è sempre metafora - ho sostenuto, come immagino chiunque, prove difficili. Mi hanno insegnato a combattere con dignità. Con

coraggio. Mi hanno insegnato a perdere e di conseguenza anche a vincere. Non ho mai cercato alibi né giustificazioni nelle mie sconfitte e in quelle dei colori in cui credo. Ma ieri sera mi sono sentito umiliato. Ho capito cosa significa sentirsi impotente. Inferiore. Ero solo in mezzo a tanti, troppi juventini festanti. Il mio sguardo vagava smarrito, incredulo. Dopo la partita col Chelsea ero deluso ma anche orgoglioso perché avevo visto i miei beneamini reagire. Combattere. E perdere con l’onore delle armi. Ieri ho visto qualcosa che mi ha portato alla mente incubi mai sopiti

il pelo nell’uovo

Dopo ogni sconfitta, dopo ogni batosta,

gonfio il petto come un leone e sfido la sorte

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di anni bui. Mi ha riportato alla mente il 3-0 dell’anno della retrocessione del 2000. Mi sono sentito impotente. E dopo una notte insonne come quella che segue un lutto o una separazione, il sole di oggi non mi incita a sfidare il destino e a dirgli: coraggio, combatti, io sono di nuovo pronto e non ho paura. No, la sensazione è quella di chi al destino vuol chiedere un attimo di tregua, una piccola indulgenza. Che sai il destino non ti darà. E allora lo so. Devo fare uno sforzo più forte e trovate nelle profondità del mio cuore la forza per crederci. Per trasformare queta

delusione in esperienza. Cazzo, non sono un bambino che hanno sempre fatto vincere. Mi avete fatto piangere per questi colori. Mi avete esposto alla gogna e al pubblico ludibrio dei tanti, troppi juventini apolidi presenti intorno a me. Non posso farci niente se non continuare a sostenervi e a farvi capire che essere napoletani per noi significa tante cose. Che i colori che rappresentate vanno difesi a prescindere. Che ci sono nemici da battere sempre. E allora ci credo un po’ di più. E penso che in fin dei conti anche domani il cielo sarà sempre blu. Come i miei

sogni. Forse non vedo la realtà. Forse sono cieco. Ma... meglio essere ciechi e sognare a colori e sapere ancora commuoversi per un trionfo, che vederci e vivere un’intera vita in bianco e nero, Perché chi non sa perdere non saprà mai vincere.

FORZA NAPOLI. IO - CI - CREDOOOO!

il pelo nell’uovo

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di Mario Improta

Hasse Jeppson, centravanti di nazionalità svedese, fu acquistato da Gioacchino Lauro nell’estate del 1952, dall’Atalanta, per la cifra record di 105 milioni. Cifra che fece riprendere ai tifosi napoletani la famosa frase, ogni volta che il giocatore subiva un fallo, “e caduto o’ Banc e Napul”, già utilizzata dagli stessi tifosi negli anni 30 per Enrico Colombari.Jeppson ha giocato quattro stagioni come si evince dalla scheda tratta da NUMERI AZZURRI, totalizzando 112 presenze e 52 gol.

I GOL DI HASSE JEPPSON

“Sai Emma, a Napoli ho ricevuto un’accoglienza fantastica. Si ricordano tutti di me, gli anziani ma anche i giovani, è stato tutto così bello che

ora posso anche morire, tanto sono felice” (Hasse Jeppson, 27 aprile 2008).

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Il primo gol con la maglia del Napoli lo segnò il 5 ottobre 1952 in un Inter-Napoli finita 5-1. Anche le sue successive due reti furono “gol della bandiera” nelle sconfitte con Lazio (2-1) e Fiorentina (2-1). Realizzò la prima doppietta in casa nella vittoria per 4-2 contro il Milan. Nella prima stagione napoletana andò a segno ben 14 volte e fu capocannoniere della squadra in compartecipazione con Vitali. In quell’anno il Napoli nei due confronti con la Juventus vinse 3-2 al San Paolo e pareggiò 1-1 a Torino; Jeppson andò a segno in entrambi gli incontri. Nella stagione successiva il bomber svedese andà a segno 20 volte. Realizzò una fenomenale quadripletta nella vittoria interna contro l’Atalanta vinta 6-3 e realizzo tre doppiette contro Lazio, Novara e Juventus. Anche in questa stagione, nonostante la sconfitta del Napoli in entrambi i confronti diretti con i bianconeri, Jeppson andò a segno in entrambe le gare. Nella terza stagione Jeppson fu frenato da due rilevanti infortuni e realizzò solo 10 gol di cui una sola doppietta contro l’Udinese. Nei due scontri contro la juventus finiti entrambi in aprità stavolta non andò a segno. L’ultima è quarta stagione nel Napoli Jeppson realizzò solo 8 reti (la metà di Vinico che ne fece 16). Il giocatore svedese non giocò le prime quattro gare a causa di un incidente stradale in cui morì il suo autista. Stava andando a Roma ad un incontro con emissari dell’Inter. Delle 8 reti due furono le doppiette contro Pro Patria e Triestina. Proprio contro l’undici triestino siglò il 13 maggio 1956 la sua ultima rete in azzurro. Anche quell’anno Jeppson fu decisivo a Torino il 15 aprile 1956 quando gli azzurri espugnarono il campo della Juventus. All’andata era finità 1-1. Nell’estate del 1956 fu ceduto al Torino. Negli scontri successivi tra granata e il Napoli non andò mai a segno.

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Cara Raffaella, come hai conosciuto il gruppo degli Ultramici? Sono da poco nel gruppo, dal 23 settembre, grazie ad un mio caro ex compagno di liceo, Mauro Fusco.

Come è nata la tua passione per il Napoli? Grazie a mio padre, un grande tifoso da sempre. Alla tenera età di cinque anni ero già in curva B. A quei tempi giocavano ancora Sivori, Canè ed Altafini. Maggio ‘87 evoca in me un doppio ricordo: quello, meraviglioso, dello scudetto e quello, tristissimo, della morte di mio padre, avvenuta pochi giorni dopo. Sono certa che è andato via felice, perché ha visto il primo scudetto della sua amata squadra!

Il tuo calciatore preferito di ogni tempo?Difficile a dirsi. A parte Gigi Riva,

che purtroppo non giocava nel Napoli, forse Antonio Careca. Attaccante puro, che insieme a Maradona e Giordano contribuì agli anni d’oro del Napoli e agli scudetti. Il mio preferito, al momento, è Gokhan Inler (come ben sanno i frequentatori del gruppo Ultràmici)!

In questi giorni leggiamo un po’ di delusione per gli ultimi risultati della squadra ( il pareggio interno con la Sampdoria e la brutta eliminazione in Europa League). Supponiamo che il Napoli arrivi a fine campionato secondo o terzo. Sarebbe un campionato fallimentare, secondo te?Le ultime partite, soprattutto quelle di coppa, non sono state esaltanti! Io credo e spero - se non di vincere lo scudetto - che ci piazzeremo al secondo posto. In quel caso stagione fallimentare? No, con

di Serena Starita

SERENAmente

serenamente

Intervista a: Raffaella Postiglione

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l’organico che abbiamo sempre utilizzato molto intenamente e la panchina non sempre all’altezza, la squadra sta dando comunque buoni risultati; ridando credibilità alla Società Sportiva Calcio Napoli, grazie anche alla gestione di De Laurentiis e Mazzarri.

Cosa manca a questa squadra per fare il benedetto “ salto di qualità” ?Mancano un po’ di personalità e di mentalità vincente. Non sempre ho visto quella grinta che spesso notiamo nelle categorie minori, in cui i giocatori combattono e non

mollano mai.

Un saluto al gruppo?Giusto, vorrei davvero ringraziare questo gruppo, in cui ci sono bellissime persone. Tra l’altro, grazie a loro, in occasione della nostra “cena sociale”, ho conosciuto di persona il mitico Bruscolotti. Grazie ragazzi! Allegaci una foto o un’immagine che rappresenti il tuo essere tifosa.

Eccomi a Napoli-Sampdoria, insieme a mio figlio…

serenamente

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TEMPO DI PRIMAVERA

Li ho sempre difesi, e continuerò a farlo, all’infinito, se occorre. Ma questa volta ci vuole una riflessione. La scusa della stanchezza non serve. Né tantomeno quelle del terreno di gioco o del contraccolpo psicologico dopo il Viareggio. È bene ricordare che anche il nostro avversario di turno doveva fare i conti con gli stessi problemi.Quindi serve un mea culpa. Insieme a un po’ più di concentrazione ed umiltà. È vero che un calo di risultati può capitare a tutti, ma l’impressione che il Napoli ha dato in queste ultime uscite (Viareggio escluso) è stata quella di essere troppo sufficiente. Al punto di sottovalutare, anche in modo inconsapevole, l’avversario. Ha pagato con il pareggio casalingo raggiunto in extremis dal Pescara. Ha vinto col Bari, ma con la Lazio la fine è stata diversa.Una sconfitta ci può stare, ma non così. Perché sembrava un Napoli svogliato, forse con la testa proiettata troppo in avanti. Peraltro c’è ancora un posto nelle “final eight” da conquistare. Il

di Rodrigo Mazzeo

prossimo avversario è il Catania fuori casa, in un altro big match in cui un’eventuale sconfitta può costare caro: uno scivolone repentino dal primo al quarto posto in classifica. E dunque urge ritrovare qualcosa che si è perso per strada.Bisogna tirar fuori l’orgoglio per non buttar via tutto il buon fatto sinora. Bisogna essere più squadra e meno singoli. Bisogna che il Mister sia più allenatore e meno padre. Le gerarchie dei “titolarissimi” non debbono esistere per la Primavera, e si deve capire che in campo un (cog)nome non ti farà mai vincere le partite da solo.Dai, ragazzi. Un scivolone così può servire a tante cose. Anche a far crescere. Siamo ancora primi e vogliamo rimanerci fino alla fine. Si sa che sarà difficile, ma proviamoci fino in fondo. Reagite. Siete capaci di farlo! E per pensare alla Juve nella finale di Coppa, al San Paolo, c’è ancora tempo.

tempo di primavera

C’è ancora tempo!Bisogna tirar fuori l’orgoglio

per non buttar via tutto il buono fatto sinora

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Questa settimana non potevo non soffermarmi sulla partitissima della stagione, chee per noi tifosi del Napoli rappresenta “La madre di tutte le partite” : Napoli -Juventus.Nel momento in cui vi scrivo (mercoledì 26 febbraio), i bookmakers non danno favorita nessuna delle due compagini. La vittoria di una delle due squadre è quotata allo stesso modo (2.65) mentre il pareggio è quotato a 3.25. Si prevede evidentemente una gara tattica e con pochi gol, visto che la quota gol è 1,70 mentre quella “no gol” è 2.02 nel secondo) mentre il segno under 2.5 è quotato a 1.75 e il segno over 2.5 è quotato 1.95, Il risultato esatto con la quota più bassa è 1-1 (quotato a 6.00) mentre per i bookmakers è leggermente favorito il risultato 0-1 (quota 7.75) sul risultato 1-0 (quotato a 8.00).Secondo le statistiche, s’incontrano le due squadre che di gran lunga hanno le migliori difese del campionato (17 gol incassati dai bianconeri e 21 dagli azzurri), e il secondo e terzo miglior attacco della serie A (53/46 gol all’attivo). Gli uomini di Mazzarri, nelle 13 gare disputate in casa in questa stagione, hanno ottenuto 9 vittorie, 3 pari e una sola sconfitta, segnando 30 reti e subendone 11, facendo registrare 9 volte il segno over 2.5 e 4 volte il segno under 2.5; gli uomini di Conte, in trasferta, hanno ottenuto 8 vittorie, 2 pareggi e 2 sconfitte, realizzando 23 gol e subendone 9, e facendo registrare lo stesso numero di under 2.5 e over 2.5 (6 per la precisone). Lo scorso

anno, come voi tutti ricorderete, la gara terminò con un roboante 3-3, che ha fatto seguito a ben quattro vittorie consecutive dei partenopei nell’impianto di Fuorigrotta. L’ultima vittoria della “Vecchia signora” in serie A al San Paolo risale al 30 settembre del 2000, quando gli uomini dell’allora tecnico Ancellotti s’imposero per 2-1 (Stellone, Kovacevic e Del Piero i marcatori).Se dovessi azzardare un pronostico, senza farmi influenzare dalla passione calcistica, proverei a giocare rischiando il segno 1, e come risultato esatto 2-1.Nel week end calcistico di serie A le mie scelte vanno sul segno gol (quotato 1.70) nella gara tra Catania e Inter, sul pareggio di Marassi tra Sampdoria e Parma (Quota 3.10) e sul segno Under 2.5 nella gara di domenica sera dell’Olimpico tra Roma e Genoa (quota 2.25.)

Riassumendo:NAPOLI-JUVENTUS - SEGNO 1 - QUOTA 2.65 (OPPURE RISULTATO ESATTO 2-1 QUOTA 9.50)CATANIA-INTER - SEGNO GOL - QUOTA 1.70SAMPDORIA-PARMA - SEGNO X - QUOTA 3.10ROMA-GENOA - SEGNO UNDER 2.5 - QUOTA 2.25

di Danilo Marino

L’ANGOLO DELLE SCOMMESSE

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