Basketville # 15 - 8 giugno 2009

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AJUMP Milano sfida Siena con la leggerezza di chi non ha niente da perdere Calcio parla l’arbitro Mazzoleni “Amo la Fortitudo” Donne l’Italia all’esordio europeo n.15 - 8 giugno 2009

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Dai playground ai playoff. L'e-magazine italiano di basket.

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AJUMPMilano sfida Siena con la leggerezza di chi non ha niente da perdere

Calcio parla l’arbitro Mazzoleni “Amo la Fortitudo”

Donne l’Italia all’esordio europeo

n.15 - 8 giugno 2009

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Vola Milano in finale e si ritrova leggera, contro Siena, di quella leggerezza che a questo punto della stagione comporta un solo obbligo: tentare il colpo grosso di cui comunque possiamo accreditare l’Armani Jeans: vincere almeno una gara, evitare il 4-0 pesantissimo ma non improbabile. Pessimisti? Realisti. E a dirla tutta, e sperando di essere chiari, ancora una volta delusi dal fatto che per la terza stagione consecutiva quella di Siena verso lo scudetto sia nei playoff quasi solo una discesa, con salite appena accennate.Ovvio che questo discorso a Siena non piace, possibile auspicare che sarebbe però anche nell’interesse della Montepaschi un campionato più competitivo. Salvo il fatto che non è Siena, per la carità della patria cestistica, che deve indebolirsi (ci mancherebbe, visto oltretutto che per l’Europa rilancerà); ma come già scritto su queste pagine sono le altre che dovrebbero programmare meglio per avvicinarla e poi raggiungerla: perché Minucci - tanto per dirne uno, il principale - non ha la bacchetta magica. E’ semplicemente più bravo, per qualità che spaziano dal buon senso alla pazienza, dall’oculatezza alla giusta dose di pelo sullo stomaco.La Milano che l’ha raggiunta in finale ha uomini di qualità diverse, ma certamente un progetto valido, del quale questo primo scontro è solo una prima tappa Come lo è stata la semifinale, per Treviso, di un percorso di ritorno ai vertici. Pronti a salutare come merita il terzo scudetto senese, ecco indicati i nomi di tre club che a nostro parere costituiranno il vertice del movimento nei prossimi campionati.

Dalla Legadue sale in Serie A anche Soresina, dopo Varese, e così la Lombardia si ritrova con quattro squadre nella massima serie ed è un bel po’ di tempo che questo non avveniva (1993-94, con Desio). Il titolo dell’articolo è fra l’ironico e il nostalgico, perché quando ho preso ad appassionarmi al basket eravamo nel bel mezzo della ventennale dittatura lombarda del triangolo Cantù-Milano-Varese e il Trofeo Lombardia rappresentava una prestigiosa vetrina estiva.

Fatti i complimenti a Sassari e al suo splendido pubblico, ammirate entrambe le finaliste come protagoniste di una serie di rara intensità, ci rallegriamo per il fatto che gli allenatori italiani hanno recitato parti importanti, quando non decisive, nelle fortune delle squadre migliori. Ed alcuni dei più giovani appaiono in rampa di lancio verso avventure decisamente intriganti. Segnali positivi, di buon fermento, in una pallacanestro che in generale è stata troppo statica nell’ultimo periodo.

Ultima nota: questo è l’ultimo dei tre numeri speedy, edizioni ridotte e “al volo” in una fase cruciale della stagione. Abbiamo anche lasciato... in pace il nostro Ettore Messina, in una fase decisiva per il suo futuro. Ma lui resta con noi e la campagna estiva di basketville riserverà sorprese. A lunedì prossimo.

Trofeo Lombardia,che nostalgia!

l’E-ditoriale

Franco Montorro [email protected]

www.basketville.itNumero 15 – 8 giugno 2009

Direttore ResponsabileFRANCO [email protected]

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FotografieAgenzia Ciamillo-Castoria

Autorizzazione del Tribunale di Luccanumero 894 del 16 marzo 2009

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Quanto si ottiene dividendo una quarantina di milioni di verdoni per una EuroChallenge? La cifra, dopo gli smottamenti natalizi, andrebbe declassata di svariate svanziche ma rimane impressionante, soprattutto considerando che il minore dei titoli europei in realtà non è molto più significativo dell’ormai dizionaristico “zeru tituli”. Era l’esborso teorico per il magico settebello strappato alla NBA, i free-agent convinti da euro forte, autocisterne di rubli e tassazioni meno aggressive di quelle statunitensi a mollare l’America e a percorrere a ritroso il tragitto delle tre caravelle. Il primo fu Carlos Delfino, bramato da tutti i possessori di un portafogli pesante: alla fine della fiera, l’asta l’ha vinta il Khimki. Pochi giorni dopo, anche Jorge Garbajosa passò dagli assideranti venti dell’Ontario al gelo dell’oblast di Mosca: i due ispanici nelle teorie estive sarebbero dovuti essere i baluardi designati della guerra fredda dichiarata all’Armata Rossa. Il trevigiano, in realtà, non ha avuto troppe colpe: da quella volta che si fracassò una gamba non s’è mai più ripreso. Le Olimpiadi fecero invece salire le quotazioni di Delfino, terza punta dell’Argentina, e sontuoso giocatore nelle partite valide per le medaglie; l’esperienza a Toronto sembrava aver grattato via la ruggine accumulata in tre anni a Detroit. Collocato come sesto uomo, Carlos è rimasto in bilico, gregario senza capitani e capitano senza gregari in una squadra senz’anima e nemmeno troppo

bella. Tiracci qui e là, e anche quando la palla andava dentro – si veda la finale di EuroCup – la consistenza dell’argentino è sempre risultata poco determinante. Pochi giorni dopo giunsero Nenad Krstic e Josh Childress, rispettivamente al Triumph Lyubertsy e all’Olympiacos. Il lungo serbo non rimase molto, una dozzina di partite abbastanza anonime (tra cui il barrage con Ostenda che relegò il Triumph all’EuroChallenge), prima della recessione che lo ricondusse in America agli Oklahoma City Thunder. Non lasciò una ricca eredità di ricordi, non è tornato negli USA serbando grandi memorie della sua esperienza russa. L’ingaggio dell’ala degli Hawks fu clamoroso, l’autentico colpo dell’estate: un giocatore americano, nel pieno della sua carriera, lasciava gli States per sbarcare in Europa. 30 minuti, 12 punti e medie al tiro più da Vecchio Continente che da regular season NBA. All’Olympiacos arrivò con un triennale da venti milioni, indizio di un progetto a lungo termine piuttosto che di un gesto sensazionale; ed invece zeru tituli, e come se non bastasse ogni volta il titulo è stato negato dal Panathinaikos. Un tracollo di cui Childress è stato tra i maggiori responsabili. evanescente nella semifinale di Eurolega e convincente soltanto nelle due partite della serie scudetto disputate in casa, crollando poi all’ultima speranza: 1/10 dal campo e scudetto ai Verdi. C’era da aspettarselo, da giocatore che nel massimo torneo continentale è sceso sotto i 10 punti di media a partita per la prima

Storie di giocatori clamorosamente strappati alla Nba e di altrettanto fragorosi fallimenti europei

Americani zero tituli

Primo Piano

di Gianfranco Bina

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Primo Piano

volta nella sua carriera da professionista. Soldi spesi bene, proprio come quelli promessi a Jannero Pargo e Bostjan Nachbar dalla Dynamo Mosca. Lo sloveno è stato il più onesto e soddisfacente dei trasvolatori d’Atlantico, sempre presente anche a bancarotta conclamata, fino alla finalina dei relitti, la serie per il quinto posto in Russia. L’ex play di New Orleans, in grado di conquistare una ventina di minuti pur avendo davanti l’indemoniato Chris Paul del 2007-08, ha invece rappresentato l’apoteosi della catastrofe. Poche partite alla Dynamo prima di tagliare la corda, resosi conto che dei bigliettoni garantiti fino al termine della stagione avrebbe visto pochi spiccioli. Tuttavia decise di insistere con l’Europa, e caso volle che l’Olympiacos – con Childress in infermeria – si ritrovasse in fase ossessiva compulsiva da acquisto. Poiché cinque play a organico non offrivano grandi sicurezze, Giannakis arrivò in palestra un mattino ritrovandosi anche Pargo in squadra. Non fece altro che incassare lo stellare gettone di presenza, rimanendo nel più cupo anonimato. Gli fu concessa un’ultima chance, sperando che il trauma potesse destarlo, in occasione della finale di Eurolega. Sbattuto in quintetto, parve totalmente inconsapevole del contesto: rimase in campo tre minuti e ventun secondi, in cui riuscì a sbagliare un tiro, buttar via un pallone e scialare un paio di falli, ponendo così la parola fine alla sua ingloriosa avventura al Pireo. Se le follie dei latifondisti russi e plutocratici ellenici erano comunque preventivabili, decisamente più

sorprendente l’italico ingaggio di Earl Boykins. Non nella ricca Siena dove fessi non sono, non nell’opulenta Roma dove i soldi li buttano via in maniera ancora più sconsiderata con i Primoz Brezec, bensì nella economicamente sobria Virtus Bologna. Ingaggio con ampia eco, sia per l’abuso di banconote, sia per l’incredibile storia dello gnomo, reduce da un decennio di NBA oltre la doppia cifra a dispetto dei pochissimi centimetri. Una scelta ardita e rischiosa, probabilmente più mediatica che tecnica: perso il nuovo regista di fresca nomina dietro il sogno americano, Will Bynum, in casa Virtus era necessario rimediare al buco lasciato aperto dall’ex Maccabi e alla precedente disastrosa stagione. La firma di Boykins mise fine a concitati giorni in cui le telescriventi del mercato ticchettavano furiosamente i nomi di rottami, minestre riscaldate e pensionati. Col nano su di giri, si è vista la miglior Virtus dell’anno; col nano troppo su di giri o in panne per bizzarri ostracismi, la Virtus è precipitata. A Natale, il clamoroso sciopero e la fuga per le adenoidi proletarie, a gennaio l’ultimatum (al coach), a febbraio il miglior Boykins e la miglior Fortezza della stagione. A metà primavera il declino, culminato con la serie playoff caratterizzata dal fuoco incrociato di Sabatini e Boniciolli dopo garatre e da percentuali disgraziate (5/26 da due, 6/22 da tre). Unico dei sette ad aver sfangato l’ingiuria dello zero tituli con la conquista l’EuroChallenge, s’è imbarcato nuovamente sulla caravella. Si torna a casa, il biglietto era andata e ritorno.

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Conosciamo più da vicino Paolo Mazzoleni, uno dei maggiori arbitri italiani di calcio, con alle spalle un gran numero di direzioni in serie A e in serie B, che ha la pallacanestro come costante della sua vita: è tra i più accaniti tifosi della Fortitudo Bologna che, appena può, segue con trasporto e passione dagli spalti del Paladozza. Non solo: è sposato con Daiana Peracchi, quest’anno in B1 alla... Virtus (ahi!) Spezia.

- Paolo, tifoso di basket ma arbitro di calcio: come mai?«Il basket,in fondo, è il mio primo vero “amore”! A 17 anni ho iniziato la mia avventura come arbitro di calcio e da 5 anni eccomi a dirigere gare di Serie A e B ma questo magnifico sport l’ho sempre avuto dentro! Tra l’altro due mondi affascinanti,bellissimi con tante cose in comune:tenacia e spirito di sacrificio».

Uno dei principali arbitri di calcio italiani è sposato ad una giocatrice di basket ed è tifosissimo della Fortitudo

Mazzoleni: Daiana(e l’Aquila) nel cuore

La curiosità

di Roberto Perticaroli

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La curiosità

- Come nasce la tua passione per il basket ed il tifo per la Fortitudo?«Fino a quando non ho iniziato ad arbitrare anni ho giocato a basket a buoni livelli, e anche ora appena posso partitella con gli amici! La Fortitudo è una fede sin da quando ero bambino! Tifare la Effe diventa uno stile di vita, te lo senti dentro e ne rimani subito contagiato e conquistato!».- Hai mai fatto una pazzia per la Fortitudo?«Tante! Lo scorsoanno due biglietti aerei pronti per un viaggio in occasione del compleanno di mia moglie Daiana. Salgo in auto e dove si và? Al Paladozza a vedere Fortitudo-Montepaschi gara 2 playoff e il mercoledì a Siena per gara 3. Forse mia moglie non mi perdonerà mai ma anche questo è tifare Fortitudo...».- Quali credi siano state le causa di questa sciagurata stagione dell’Aquila?«Tante,direi troppe! La scelta degli americani,il ritardo nel completare l’organico,gli infortuni, la sfortuna e la mancanza in tanti “tasselli” di vero spirito Fortitudo! Non riesco ancora a credere che questa squadra sia finita cosi».- Il quintetto Fortitudo di ogni epoca.«Basile, Myers, Douglas, Alibegovic, Gary “Baron” Schull. Sesto uomo Davide Lamma, lui si che è cuore biancoblu...».- Hai mai provato ad arbitrare una partita di basket?«Sinceramente no! Troppo diverso dal calcio. Anche se il fine per noi direttori di gara è comune: limitare al massimo gli errori»!- Da arbitrare, lo ritieni uno sport più facile o più difficile del calcio?«Non saprei,anche se l’arbitro migliore, sono convinto, è quello che sbaglia meno, preparato a livello fisico e tecnico in modo perfetto e buon psicologo! Calcio o basket non fa differenza! Essenziale diventa essere conoscitori di tutto quello che si andrà a dirigere, giocatori compresi».- Fai arte dei tifosi vip della Fortitudo: perché l’Aquila piace alla gente che piace?«Non mi sento un vip! E non tifo Fortitudo per esserlo! Ho da sempre questa maglia nel cuore perché, senza presunzione,gli ideali che rappresenta e la contraddistinguono sono un pò anche i miei! L’essere partiti dal basso,la tenacia,la forza di volontà,la voglia di crederci sempre e la capacità di rialzarsi in ogni caso! Questa è la “mia” Fortitudo,quella che da anni, da quando entro al Palazzo s farmi emozionare; quella che mi ha fatto piangere per uno scudetto vinto come per una retrocessione!».- Il tuo collega Rizzoli è della sponda opposta.

«Nicola, virtussino, è davvero un grande amico! Ed ha la mia stessa passione, ci divide solo la fede cestistica..! Ma lui è un signore: il giorno della retrocessione ero con lui per una gara a Catania e mi ha detto: “Mi mancherà il derby!”. Torneremo presto è stata la mia risposta! Noi fortitudini siamo così: sempre ottimisti, magari illusi, ma fedeli!».Infine Paolo ci tiene a salutarci con un suo pensiero: «Senza il rischio di essere frainteso, sono sicuro che la Fortitudo possa rappresentare un ideale! Soprattutto per i più giovani che a volte li trovano in storie fragili e pericolose!Apprezzare la sua storia,il suo passato, i personaggi che l’hanno resa celebre, le sconfitte con il tiro da 4, le vittorie con l’istant replay, la lettera inviata il giorno del secondo scudetto dal Barone o fare due chiacchere con chi questa maglia la portata e onorata! E allora sono orgoglioso di essere fortitudino, al di là delle vittorie o sconfitte, dei titoli o della categoria di appartenenza! Non mi vergogno, ho pianto per questa retrocessione! Ma torneremo, perché noi siamo la Fortitudo!».

di Lorenzo Settepanella

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Legadue

La Vanoli Soresina sbanca ancora Sassari (68-75) ed è in serie A, aggiudicandosi una tiratissima gara 4 e quindi centrando, per la grande gioia del patron Triboldi e dei propri sostenitori, il massimo obiettivo stagionale. Soresina che per la seconda volta consecutiva in tre giorni fa saltare il fattore campo, e se gara 3 era stata decisa da episodi in un finale convulso (decisivo il ricorso all’instant replay oltre che il talento di Bell), gara 4 ha mostrato un’affermazione più netta degli uomini di Cioppi (nella foto). Troppo più talentuoso, profondo e pieno di risorse l’organico del coach pesarese (dato secondo molti di ritorno verso Pesaro, dove dopo il divorzio con Sacripanti, ufficialmente per motivi di budget, sarebbe in cima alla lista di Vellucci) per essere fermato dagli uomini di Cavina, capaci di lottare fino agli ultimissimi minuti, ma divorati dalla stanchezza, soverchiati a rimbalzo (45-29, 15 i rimbalzi offensivi della Vanoli) e ancora una volta troppo imprecisi dall’arco per poter costituire una reale opposizione alla Vanoli (5/21 per un misero 24%, in cui spicca il fallimentare 1/11 da 3 punti di Jason Rowe, bravissimo nell’arco delle gare precedenti ma negativo in gara 4). Un quarto ad inseguire, uno per impattare, gli ultimi due per vincere. Sostanzialmente questi i passi fondamentali dell’impresa della Vanoli su infuocato, e non poteva essere diversamente, PalaSerradimigni di Sassari, gremito per dare sostegno alla formazione di Cavina, giunta ben oltre le aspirazioni stagionali ed autrice di un playoff pieno di soddisfazioni. La Vanoli non inizia il matchball con il piede giusto, mostrandosi imprecisa in attacco e vulnerabile in difesa (21-13 il parziale dei primi 10’), infilzata da un Trent Whiting in grande condizione (e che va considerato il giocatore di Sassari dal rendimento più elevato e più costante nell’arco delle finali), ma rimonta grazie ad un talento superiore e grazie ad una fisicità che le permette di fare il vuoto a rimbalzo, anche e soprattutto con gli esterni : nel globale 45-29 pesano moltissimo i 6 rimbalzi a testa di Aguiar e Mbemba, ed i 5 di Troy Bell,

con quest’ultimo nel bene e nel male l’ago della bilancia della formazione di Cioppi (24 punti con 7/15 dal campo, 27 di valutazione in gara 4, e 22 punti per gara abbondanti nell’arco delle finali per l’ex pugile di Minneapolis, con qualche passaggio a vuoto ma anche le giocate che hanno fatto la differenza). La Vanoli vola meritatamente, per la prima volta nell’arco della propria storia, in serie A, e con un andamento esaltante nei playoff (4 vittorie nelle 6 gare esterne giocate) mette letteralmente una pezza ad una stagione regolare balbettante che secondo i programmi iniziali, in virtù del notevole budget investito, avrebbe anche potuto e forse dovuto regalarle la promozione diretta. Il PalaSerradimigni di Sassari le tributa un applauso sincero, mostrando grande sportività e probabilmente anche consapevolezza di superiorità degli uomini di Cioppi su quelli di Cavina. E dopo la grande festa per un risultato storico, è già ora di pensare al futuro. Quello dell’allenatore il primo nodo da sciogliere.

Seconda vittoria consecutiva dei ragazzi di Cioppi a Sassari: ed è vittoria nei playoff e promozione!

Soresina?finisce per... A

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Oltre al rap c’è di più. A vederlo in foto sembra PE Baracus senza cresta e in versione pimp, ma Rick Ross da Miami è la realtà emergente del rap made in USA. Il suo album “Deeper than rap” è una delle novità più attese della stagione oltreoceano, e include ospitate eccellenti tra John Legend, Nas, Kanye West e compagnia rappante. Un energumeno da tenere d’occhio, specie se vi piacciono bassi profondi e bassifondi…

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di Roberto Perticaroli

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Sapevamo che l’esordio non era soft e che la Francia si presentava superiore a noi soprattutto nel reparto lunghe. Ecco perché questa sconfitta non deve incidere più di tanto sul morale delle nostre azzurre, anche perché i 15 punti di scarto finali sono il frutto di un quarto tempo giocato già con la testa al decisivo match con Israele mentre la Francia ha invece continuato a spingere sull’acceleratore fino al 40°. Primi due quarti con un’Italia a tratti divertente ed efficace, soprattutto con i raddoppi in difesa con cui cercava di mascherare le magagne vicino a canestro. Grazie alla precisone dalla linea dei tre punti e con una Macchi imprendibile l’Italia nel secondo quarto riusciva anche a conquistare un vantaggio massimo di quattro lunghezze. Nelle battute finali la Francia fa un break e va al

riposo lungo in vantaggio due lunghezze. Nel terzo quarto la Francia entra in campo più decisa, l’Italia è costretta spesso al fallo, va in bonus molto presto ed il match gira dalla parte della Francia. I tanti tiri liberi permettono alle francesi di prendere in mano il punteggio, grazie anche ad un’efficace difesa. 57-44 al 30°, poi è pura accademia con l’Italia che giustamente pensa solamente a dosare le energie in vista del match con le israeliane. 40-24 a favore delle francesi a rimbalzo: il dato che probabilmente rappresenta meglio di qualsiasi altro la partita tra Italia e Francia. Coach Ticchi: «Abbiamo giocato un grande primo tempo, poi nel terzo quarto ci siamo disuniti concedendo troppi liberi e quando la Francia è scappata via non abbiamo avuto più la forza per riprenderla. Ma il nostro eruopeo è appena iniziato». Giusto Ticchi, ed ora sotto con Israele.

Nonostante i 13 punti dell’ala di Schio nei primi due quarti, l’Italia esce sconfitta dal match d’esordio europeo con la Francia

Partenza con Macchi…aDonne

Il tabellino della garaFrancia – Italia 76 – 61 (34-35)Italia: Cirone 0, Franchini 2, Pastore 6, Maneghel n.e., Ballardini 10, Modica 9, Macchi 16, Ress 0, Masciadri 9, Zanon 2, Grasso 2, Alexander 5 Francia: Yacoubou 8, Miyem 6, Melain 4, Gruda 23, Hermouet 10, Dumerc 5, Krawczyk 0, Gomis 6, Lepron 3, Godin 1, Ndongue 8, Lardy 2.

di Roberto Perticaroli

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Quando contattiamo Santino Coppa è a Cipro ed è felice. Dalla linea telefonica emerge la sua contentezza per essersi aggiudicato i giochi per piccoli stati con la sua nazionale di Malta. Ha messo in fila Islanda, Lussemburgo e i padroni di casa, «una manifestazione che ha un’importanza notevole, è una sorta di Olimpiade, sia per gli aspetti sportivi che per quelli celebrativi». Ed infatti il soggiorno a Cipro dura un giorno iin più proprio per le premiazioni. Ma con il condottiero di Priolo ovviamente vogliamo parlare della stagione della “sua creatura”, che quest’anno si è fermata al primo turno di playoff chiuso con uno 0-2 con Schio. «Ritengo il nostro risultato più che positivo: con un budget che non arriva a 500.000 euro ogni anno siamo costretti a fare i salti mortali. Se oltre a questo, ci aggiungiamo gli infortuni che ci hanno tolto di mezzo Green e Gianolla proprio nel finale di stagione, affrontando Schio nei playoff con una squadra così risicata non potevamo andare più lontano». Ed ancora: «Se poi parliamo di miglioramenti individuali, questi sono stati clamorosi. Abbiamo avuto Sciacca e Meneghel come ultimi tagli della nazionale (nel frattempo Roberta ha raggiunto la Lettonia al posto di Corradini n.d.r.) e Gianolla, se non si fosse rotta, sarebbe stato il play titolare Giocatrici che prima di venire a Priolo la nazionale la vedevano con il binocolo. Sciacca addirittura veniva dalla A-2, insieme a Bonaldo che era il nostro obiettivo principale, ed ora è una delle giocatrci più richieste, anche da squadre di vertice. Queste sono le soddisfazioni più grandi». Un anno importante anche per il settore giovanile: «Sotto la guida di mio figlio Salvo ha ripreso vigore: abbiamo vinto i titoli regionali under 15 e under 17 e con queste ultime ci siamo qualificati per le finali nazionali di Napoli. Miriamo a completare questi due gruppi con altre giovani del circondario per migliorare nei risultati e farle crescere per far si che un giorno possano approdare in A1. Il loro esempio deve essere Oriana Milazzo».

E veniamo al futuro: «Il programma dipende del budget: se le condizioni rimarranno le stesse continueremo a fare le nozze con i fichi secchi, com’è nostra abitudine. Punteremo su giocatrici giovani che a Priolo possono trovare il trampolino di lancio per la serie A1. Sceglieremo due o tre giocatrici da lanciare o da rilanciare, com’è nella nostra filosofia. Per le straniere, confermate Pascalau e Cirov, cercheremo una guardia ed una lunga ma sempre dal costo limitato e compatibili con le nostre esigenze». Tanto, già sappiamo, che, al di là dell’organico che allestirà, affrontare Santino Coppa sarà dura per tutti. Oramai è un classico…

Finita la stagione con Priolo, il coach della squadra siciliana si è aggiudicato a Cipro i giochi per piccoli stati alla guida della nazionale di Malta

Coppa... EuropaDonne

di Roberto Perticaroli

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Con le più che prevedibili promozioni di Pontedera e Cavezzo e l’assegnazione della Coppa Italia il campionato di A2 chiude i battenti e va in vacanza. Ora spazio per mercato, trasferimenti di titoli, chiacchiere più o meno serie mentre si è ancora in attesa della formula del prossimo anno. Le D.O.A. (disposizioni organizzative annuali) ne sono state pubblicate prive. In attesa del futuro, una rapida occhiata a ciò che ci siamo lasciati alle spalle, un rapido bilancio del 28 protagoniste del secondo campionato nazionale che divideremo in tre fasce: più, meno e stabili.

Girone NordPiù: prima citazione per Cavezzo (nella foto, con i fiori), che sul trio Zanoli/Mandache/Costi ha costruito una promozione ottenuta di squadra. Da sottolineare il contributo di Denti. Di spessore la stagione di Lucca, che anche se non ha portato a casa nulla è arrivata fino in fondo nelle due competizioni al primo anno di A2. Bene anche Reggio Emilia e Udine, nonostante i problemi extracampo ad un certo punto sembravano diventati insormontabili. Speriamo che la vittoria nel campionato under 19 rappresenti un’iniezione di fiducia ed ottimismo per il futuro della compagine friulana. Stagione positiva per le neo-promosse Biassono e San Martino Lupari: in Lombardia hanno centrato l’obiettivo della stagione con la squadra salita dalla B con l’aggiunta di Rios, anche se la coabitazione non è stata sempre agevole, in Veneto hanno chiuso la stagione con quattro junior in quintetto, salvandosi. E scusate se è poco. Bene anche Cervia che con un’età media piuttosto bassa si è salvata evitando anche i playout.Stabili: senza infortuni avrebbe senz’altro potuto far meglio Bologna (con Vedovati che da aiuto per gli allenamenti si è anche trovata in quintetto), senza infamia e senza lode il torneo di Bolzano e Montichiari: la prima con l’arrivo di De Gianni ha quadrato il cerchio risalendo parecchie posizioni

di classifica. Le lombarde, esperte e scafate, pur non brillando hanno conquistato l’ultimo posto utile per i playoff. Enigmatica la stagione di Marghera: probabilmente poteva fare di più anche se semifinale playoff e finale di Coppa Italia sono risultati di non poco conto. E in parecchie partite l’organico non è stato al completo. Stabile anche San Bonifacio perché la retrocessione poteva essere preventivabile e il miracolo richiesto a Dante Carzaniga (richiamato in panchina nelle ultime giornate, unico elemento positivo della stagione) non è riuscito.Meno: uno enorme per Crema. Nonostante tutti i problemi di infortunio e il tardivo inserimento di Zecchini, passare dalla finale promozione ai playout è un passo degno di un gambero. Per fortuna nel momento decisivo la squadra è diventata squadra e per lo meno si è evitato l’irreparabile. Broni saluta l’A2 dopo anni di questo campionato: navigando sempre tra l’ottavo ed il nono posto, si è ritrovato nei playout quasi senza accorgersene e per ben due volte non ha sfruttato il fattore campo. Squadra molto giovane, ha il merito di aver dato tantissimo spazio a Leva, classe ’91, uno dei migliori talenti del nostro basket.

Girone SudPiù: nel raggruppamento meridionale citazione doppia per Pontedera (nella foto) che, con un organico fuori categoria, ha conquistato il grande Slam, A1+Coppa Italia. Bene Napoli che nei playoff ha anche clamorosamente portato via una partita alle fortissime toscane: Massimo Massaro, lo avremo già detto una decina di volte, allenatore dell’anno. Bel basket e risultati con una squadra giovane che in avvio di stagione aveva perso Bove ma che ha avuto un rendimento sorprendentemente più che positivo da Scimitani, capace di inserirsi nella realtà campana. Un “bel più” per la coppa cagliaritana, con una segnalazione maggiore per il Cus che nei playoff da settimo in classifica ha eliminato la Virtus che invece aveva chiuso la

Promosse le favorite, ma sorprese e delusioni non sono mancate. Ecco un’analisi in stile borsa delle 28 protagoniste

Era già tutto previsto (o quasi)…

Donne A2

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regular season conquistando la seconda piazza. Complimenti a Stella Campobasso e alla sua Florence a cui pensavamo che il passaggio al girone sud potesse risultare fatale ed invece nel momento topico della stagione si sono dimostrate tra le squadre più in forma. Una segnalazione per la stagione da “doppia-doppia” di Clelia Corsi. Considerando tutto quello che è accaduto (soprattutto a livello di infortuni) positiva per noi la stagione di Pomezia anche se la guida tecnica è già cambiata e al posto di Angela Adamoli arriverà il vice-campione d’Italia Massimo Riga.Stabili: Nella norma il campionato di Porto San Giorgio, al primo anno nella cittadina che ospita la Premiata maschile dopo il trasloco da Porto Sant’Elpidio, un cambio di allenatore, con Davide Ceccarelli in panchina, ed una qualificazione playoff da non disdegnare. Altra squadra che ha pagato dazio agli infortuni Ancona ma con il suo organico la conquista della finale è un risultato importante ma tutto sommato non sorprendente.

Con i problemi che ha avuto, la salvezza di Rende è un risultato da non sottovalutare.Meno: Senza dubbio La Spezia, squadra troppo giovane per il sud e quando sisono messi i correttivi di Romagnoli ed Andersson (dopo che era stata cambiata la panchina) era troppo tardi. Ultimo posto e retrocessione piomba senza neanche passare per i playout. Dove è stato costretto Alcamo: un insulto solamente a scorrere l’organico della compagine siciliana. Qualcosa di più era lecito attendersi da Siena, soprattutto dopo gli arrivi al “mercato di riparazione” di Pantani e Gelfusa. Ee anche a Chieti tutto sommato qualcosa di meglio si poteva fare. Infine registriamo la seconda retrocessione consecutiva (la terza se teniamo conto anche di quella dalla A1) di Alghero. Eppure pensiamo che, anche quest’anno, Francesco De Rosa non aveva la formazione peggiore del campionato. Forse è questione di congiunzioni astrali…

Donne A2

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Assegnato il tricolore under 19 a Udine, da questa settimana è l’ora delle “sorelline più piccole” che si daranno battaglia per la conquista dello scudetto under 17.16 squadre divise in quattro gironi che fino a domenica prossima cercheranno di succedere a Città Futura Roma, detentrice del titolo ma quest’anno assente a Napoli. Se con otto squadre fare i pronostici è difficile, con sedici è un’impresa. Non c’è dubbio che l’edizione di quest’anno è particolarmente interessante perché potremo ammirare molte delle ragazze che prenderanno parte al progetto College Italia. Tra le squadre più accreditate senza dubbio le padrone di casa di Napoli Gymasium, grazie anche allo spazio avuto in prima squadra per Ferretti, Di Costanzo, Bocchetti ecc.. Punta al podio anche il Venezia di Pertile e Tessari, nazionali, classe ’92. Fare attenzione ad Athena Roma, le cui sorti dipendono

moltissimo da Gorini. Buono il gruppo di Biassono (nella foto) con Galbiati, Zucchi e Mandelli, Pesaro di Dell’Olio, punta in alto il Livorno di Balestri mentre alcune individualità molto interessanti come Cigliani di Trieste, Carangelo di Cervia, Beatrice Carta di Cagliari. Sembra insomma un ‘edizione di buon livello ed equilibrata verso l’alto. Ora aspettiamo il verdetto del campo.

Girone A Girone BPall. Torino CerviaBiassono MoncalieriPriolo Gymnasium NapoliLivorno Ants Viterbo

Girone C Girone DVirtus Cagliari TriestePesaro Athena RomaPescara DuevilleVenezia Reggio Calabria

Al via oggi pomeriggio le finali nazionali under 17, a Napoli. La squadra di casa tra le più accreditate. Di scena tante giocatrici di College Italia

In 16 per un tricoloreDonne

di Roberto Perticaroli

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” .

VIDEOGAME BIONIC COMMANDO

VIDEO MOBILE SANYO VPC-CA8

AUDIO ON-THE-GO EMTEC C220Ha un corpo in alluminio, un profilo sottilissimo e un ‘signor’ display da 1,8”, che si anima di effetti speciali all’avvio: C220 è un prodotto top per chi vuole spendere

poco. Tra le funzioni più interessanti ci sono la radio, il registratore vocale e il sistema vivavoce. Puoi anche ascoltare musica MP3/Wma oppure guardare immagini Jpg

e filmati Smv (niente Divx purtroppo). Di contro gli auricolari sono un po’ sotto tono: un upgrade verso qualcosa di meglio è d’obbligo. Il generale, con una cifra davvero

contenuta ti porti a casa un bel lettore multimediale fatto per seguirti ovunque, anche in mezzo al caos di una partita vissuta a bordo campo. Tutto sommato, se si rompe dispiace,

ma puoi anche fartene una ragione.

Videocamera colorata, waterproof e a forma di pistola la CA8 è un sofisticato giocattolo per il mare, da portare in spiaggia insieme al boccaglio, alle pinne e ai fucili ad acqua. La piccola Sanyo è impermeabile fino a 1,5 m: non usarla per fare apnea ma per lo snorkeling a pelo d’acqua è proprio perfetta. Se vai in montagna invece, puoi affrontare cascate, polvere e umidità senza problemi. E se invece stai semplicemente seguendo una partita outdoor, la pioggia non fermerà certo le riprese. L’unica cosa da tener presente è che le foto sono OK da ogni punto di vista mentre i filmati da 640x480 pixel vanno bene solo se li guardi sul PC. Per il tuo TV Full-HD meglio una camcorder ad alta risoluzione.

La prima cosa da fare in Bionic Commando (action/sparatutto per PS3, Xbox 360 e PC) è cercare il tuo braccio meccanico: ti è stato momentaneamente tolto, ma lo ritrovi quasi subito. È solo un modo per farti conoscere l’interfaccia del gioco gradualmente: con il tuo arto estensibile (tipo rampino) puoi infatti arrampicarti sui palazzi e dondolarti proprio come Spiderman, e inoltre disponi di varie armi da fuoco per colpire dalla distanza La trama lascia a desiderare: non devi far altro che sgominare un esercito di terroristi cyborg. A rendere tutto più divertente, c’è però una bella grafica (che spettacolo i palloncini-mina disseminati in cielo) e la possibilità, anche se limitata, di andartene in giro per la città.

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di Giuliano Mannini - Appunto