basketville # 9

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n.9 - 4 maggio 2009 Speciale Serie A: cosa funziona e cosa non funziona, squadra per squadra, a due giornate dalla fine della stagione regolare LA VOLATONA > Eurolega: il mezzo miracolo di Messina > Legadue: i nostri MVP

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Dai playground ai playoff. L'e-magazine italiano di basket

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n.9 - 4 maggio 2009

Speciale Serie A: cosa funzionae cosa non funziona, squadraper squadra, a due giornatedalla fine della stagione regolare

LA VOLATONA

> Eurolega:il mezzo miracolodi Messina

> Legadue:i nostri MVP

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Serie A

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Una copertina rinviataper un numero speciale

Avremmo dedicato con immenso piacere lacopertina di questo numero di basketville adEttore Messina, che questa settimanaovviamente non abbiamo potuto avere come“prima firma” ma che era comparso in primapagina nella puntata d'esordio del nostro E-Magazine, ma ancora prima di conoscerel'esito della finalissima di Eurolega abbiamopensato di proiettarci verso gli ultimi due turnidella regular season di Serie A, con un titolo e un'immagine che rimandano allacorsa di quasi tutte le squadre per un obiettivo da conquistare in 80 minuti (salvosupplementari) e che fanno da presentazione allo speciale che inizia a pagina 6:uno spazio per tutte le squadre, sul loro stato di salute, sulle speranze (se nehanno ancora) o sulle ambizioni (se ne hanno più).

Le squadre trattate secondo le analisi del “cosa funziona” e “cosa non funziona”sono solo 16 su 18, avendo già trattato nella sostanza la già retrocessa Udine e laVirtus Bologna. Per la squadra friulana c'è la novità del disimpegno ufficiale,almeno come sponsor e proprietario, di Edi Snaidero. In Legadue potrebbefinalmente andare in porto il progetto di una formazione fortemente connotatadalla sua friulanità, in triangolazione con altre realtà a Gorizia e Pordenone, anchese è bene non illudere nessuno: i soldi da trovare non sono pochi, le alleanzepossibili invece sì.

Per la Virtus Bologna - protagonista di un'encomiabile iniziativa dopo la disfattasportiva a Teramo, la visita ai terremotati d'Abruzzo – c'è stata qualche frizione fraproprietario e allenatore, per questioni di soldi. La nostra idea è che certiargomenti potevano essere tenuti segreti, ma che le grandi squadre diventanotali più per il lavoro in palestra e per le trattative segrete che per altre ragioniimmediatamente sotto gli occhi di tutti.

Tornando alla Final Four di Eurolega, due semifinali fantastiche e una finalespezzata a sorpresa in due gare diametralmente al'opposto. E sì, forse se Messinaavesse vinto... sì, la copertina alla fine avremmo dovuto dargliela. Però, che graziea lui il Cska non abbia compiuto un'impresa lo dice solo l'albo d'oro. Per noiappassionati, Ettore si congeda da Mosca dopo aver regalato un'emozione e unsogno incredibili. Vorrà dire che l'appuntamento è rimandato solo ad un altroaccadimento, diversamente storico. Aspettate solo poche settimane.

Messina e Molin e Crippa unici italiani a Berlino. Più un sacco di giocatori che nelnostro campionato si sono formati, evoluti, completati. Ma che per ragionieconomiche e fiscali i nostri club non hanno potuto trattenere.

In più, nessun arbitro tricolore alla Final Four: e questo dovrebbe far riflettere,perché se una certezza avevamo è che i nostri migliori fischietti fossero fra imigliori anche in Europa.

Partenza con un botto nei playoff di Legadue, con Veroli che in prima istanza,contro Scafati, sembra confermare la maledizione che accompagna chi perdeproprio all'ultima partita la possibilità di salire direttamente in Serie A.

Franco [email protected]

l’E-ditoriale

www.basketville.itNumero 9 – 4 maggio 2009

Direttore ResponsabileFRANCO [email protected]

www.basketville.itè una testata registrata presso il Tribunale di Luccae di proprietà diMedia dell'Otto s.r.l.Via delle Ville, 1140/A55100 LuccaTelefono +39 3202 119 119E-mail: [email protected]

Progetto GraficoAppunto WebVia Caduti per la Patria, 4720050 Lesmo (MI)Telefono e fax +39 039 596724www.appuntoweb.com

FotografieAgenzia Ciamillo-Castoria

Autorizzazione del Tribunale di Luccanumero 894 del 16 marzo 2009

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Italia6 Montepaschi Siena

di Alessio Bonazzi

7 Lottomatica Romadi Andrea Ninetti

8 Armani Jeans Milanodi Paolo Corio

9 Banca Tercas Teramodi Paolo Marini

10 Benetton Trevisodi Silvano Focarelli

11 Ngc Cantùdi Paolo Corio

12 Angelico Bielladi Stefano Zavagli

13 Scavolini Spar Pesarodi Francesco Tadei

14 Carife Ferraradi Mauro Cavina

15 Air Avellinodi Raffaello Califano

16 Eldo CasertaSante Roperto

17 Premiata Montegranarodi Stefano Zavagli

18 Solsonica Rietidi Franco Orsi

18 Gmac Bolognadi Valerio Velino

20 Legadue: i nostri Mvpdi Lorenzo Settepanella

Donne22 Donne: finale scudetto

di Roberto Perticaroli

25 Donne: Michelini a Parmadi Roberto Perticaroli

26 Donne: playoff e playout A2di Roberto Perticaroli

International28 Eurolega: la Final Four

Gianfranco Bina

30 Eurolega: Cskadi Franco Montorro

3 l’ E-ditoriale25 Playground Style32 Play on/off

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Serie A

Due gare per mantenere e migliorare la forma.Godendosi il ritorno di Lavrinovic e aspettando il boom di Domercant

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Montepaschi:o della rifinitura

di Alessio Bonazzi

Cosa funzionaSiena si prepara alle partite con Udine e Milano con la

convinzione di avere una squadra quasi perfetta.

Lavrinovic sta recuperando la piena forma dopo

l'infortunio e potrà tornare a dare un apporto

fondamentale ai toscani, dopo le ultime partite un po'

opache. Altra buona notizia in casa Mens Sana potrebbe

essere la definitiva esplosione di Domercant (nella foto),

un po' sottotono nel corso della stagione, ma che contro

Avellino ha dato ampi segnali di miglioramento.

Ovviamente la squadra è concentrata sui playoff di

campionato, ultimo traguardo raggiungibile per i senesi,

dopo la vittoria della coppa Italia e l'uscita dall'Eurolega.

Le due partite che rimangono nella regular season

saranno probabilmente propedeutiche al mantenimento

della forma e al coinvolgimento di più giocatori all'interno

delle rotazioni di Pianigiani, anche se all'ultima giornata

rimane comunque suggestivo lo scontro con Milano.

Quello che potrebbe essere un fattore determinante per la

post-season è il rendimento degli italiani, protagonisti in

qualche occasione durante la stagione. Infatti Ress è

stato fondamentale durante l'assenza di Lavrinovic, con

ottime prestazioni, soprattutto contro Roma e in gara 2

della serie con il Panathinaikos; così come Carraretto ha

risposto sempre presente durante il suo impiego come

specialista offensivo e difensivo. Altro italiano che

potrebbe permettere a Siena di essere ancora più

dominante sottocanestro è Lechtaler, che nonostante

abbia avuto poco spazio quest'anno, contro Avellino ha

dominato Crosariol ed ha permesso ad Eze un giusto

riposo. Ovviamente i punti cardine del sistema Siena

rimangono in Mcintyre e Stonerook ,veri trascinatori della

squadra toscana ormai da tre stagioni.

Cosa non funzionaDavvero difficile trovare argomenti per riempire questa

sezione. A Siena sembra funzionare tutto nella squadra,

ma qualche piccolo appunto forse rimane. Per esempio il

rendimento scostante negli ultimi mesi di Sato, capace di

fare sfracelli in gara 1 col Pana e poi rimanere nell'ombra

nel resto della serie; oppure la forma fisica apparsa un po'

calante durante l'ultimo mese. Calo dovuto probabilmente

anche per le numerose partite giocate nelle ultime

settimane e per alcuni acciacchi che hanno colpito i

giocatori senesi. Contro Udine probabilmente ci sarà

spazio per qualche “seconda linea”, anche se l'attenzione

dovrà rimanere alta per evitare di regalare due punti

all'ultima in classifica, come con Varese lo scorso anno.

E, in caso di vittoria con i friulani e nell'ultima giornata

contro Milano, la Mens Sana potrebbe chiudere la

stagione regolare con una sola sconfitta all'attivo, cosa

mai successa prima in Italia.

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Serie A

La pausa per le Final Four di Eurolega è giunta proprio nel

momento clou del campionato e mai sosta fu più gradita per le

squadre di serie A, pronte a disputare le ultime due giornate di

stagione regolare prima di imbarcarsi in quel viaggio fantastico

chiamato play off, appendice di un torneo che, Siena a parte,

ha visto grande lotta a tutti i livelli, salvezza inclusa.

La Virtus ha sfruttato quest’interruzione per recuperare le

energie fisiche che sono mancate negli ultimi mesi e che

spesso sono state la causa principale di scivoloni pesanti e

talvolta inattesi come ad esempio la disfatta di Treviso.

Andiamo ad osservare il momento giallorosso esaminando nel

dettaglio quello che fin qui ha funzionato e quale meccanismo

va invece riveduto e corretto.

Cosa funziona Le ultime tre vittorie consecutive, oltre a rigenerare la squadra

da un punto di vista emotivo, hanno detto che la difesa sta

migliorando sensibilmente (73,6 punti concessi e 17 palle

recuperate di media) così come la capacità di restare

concentrati nel momento in cui c’è da chiudere la partita, una

lacuna che ha spesso portato Roma a gettare al vento partite

già vinte (la trasferta di Udine, le gare casalinghe con Virtus

Bologna e Ferrara). I recuperi di Becirovic, Brezec e De La

Fuente rappresentano un fattore aggiunto non indifferente in

questo finale di stagione, visto e considerato che soprattutto

sull’asse slovena Roma ha puntato molte delle sue fiches al

tavolo dello scudetto. L’esperienza di “Sani boy”, la prestanza

del centro di Postumia ed il lavoro oscuro dell’ex capitano del

Barcellona possono garantire al gruppo un notevole apporto in

termini di punti e difesa, dove anche Gigli e Jaaber, in buon

momento di forma, sono capaci di fare la voce grossa.

Altro elemento su cui puntare decisamente sarà la carica

agonistica di un Datome che scalpita ai margini dello starting

five e che sta facendo il possibile per mettere in difficoltà

Nando Gentile, il quale ha ribadito ultimamente il concetto di

voler mirare soprattutto all’accrescimento della condizione

psico-fisica della squadra, disinteressandosi, almeno in

apparenza, del piazzamento finale in regular season.

Cosa non funziona Messo da parte Allan Ray, la Virtus ha riflettuto a lungo sul da

farsi prima di estrarre dal cilindro il ciuffo rasta di Ruben

Douglas. L’ex fortitudino, del quale non si discutono le doti

tecniche, ha dato finora la sensazione di non essere l’uomo

giusto nel posto giusto.

La Lottomatica necessitava come l’aria di un giocatore “di

striscia” che sapesse costruirsi il tiro in uscita dai blocchi,

migliorando la deficitaria percentuale di squadra nel tiro da

fuori. Il buon Ruben invece sta andando a corrente alternata e

spesso il suo apporto non incide come dovrebbe sul fatturato

offensivo; prioritario il suo inserimento, finora troppo

macchinoso, in un mosaico al quale è mancato fino ad oggi

sempre un centesimo per fare un euro.

Gli infortuni che hanno messo fuori gioco Gabini, fino al termine

della stagione, e Tonolli, hanno accorciato le rotazioni e dato lo

scarso utilizzo di Jennings che non ha avuto (meritato?) lo

spazio necessario, c’è il pericolo di arrivare col fiato grosso alle

gare che contano.

Avellino e Cantù saranno le ultime fatiche da affrontare in

questa prima settimana di maggio e se gli irpini, già salvi ma

fuori dai playoff, hanno solo l’obiettivo di salutare al meglio il

proprio pubblico, i brianzoli arriveranno nella Capitale con

l’obiettivo di vincere la sfida a distanza con Biella, forti di un 2-0

nei confronti diretti e con tutto l’intento di lasciare ai piemontesi

la scomodissima ottava piazza finale, quella che regala il

Montepaschi al primo turno.

Lottomatica, volere volaredi Andrea Ninetti

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Serie A

di Paolo Corio

Si è alzata la chimica di squadra. ma non è risolto il problema del n.4AJ, sempre più gruppo

Avesse vinto a Roma, portando a nove la striscia invece

interrotta a otto successi consecutivi, l'AJ avrebbe quasi

ipotecato il secondo posto. Perso il derby delle metropoli, la

volata finale rimane però decisiva per il futuro della squadra

di Bucchi: salire sul podio della regular-season,

conquistando la terza piazza, significherebbe infatti poter

comunque sperare in una semifinale tra "umani", ovvero

senza avere di fronte i verdi extraterrestri di Siena. Ma

proprio questi ultimi, dopo la comunque difficile trasferta a

Biella, saranno l'ostacolo dell'ultima giornata al Forum, gli

avversari della sfida (quasi) impossibile che può decidere il

destino dei playoff milanesi. Riusciranno il falco Hawkins e

compagni a far volare alto l'aquilotto di re Giorgio? In attesa

della risposta del parquet, ecco i punti di forza e gli anelli

deboli di un'Olimpia all'anno I dell'era Armani...

Cosa va. Con la stagione degli infortuni (facendo i debiti

scongiuri) ormai alle spalle, con i trolley per le trasferte di

Eurolega abbandonati in fondo all'armadio, i milanesi hanno

potuto finalmente allenarsi con continuità e a pieno roster,

innalzando così tatticamente la chimica di un gruppo che

proprio nelle difficoltà di inizio stagione aveva invece già

gettato le basi di un forte amalgama dal punto di vista

umano. Milano è dunque sempre più squadra, e questo può

giocare a suo favore tanto nelle ultime due decisive partite

contro Biella e Siena quanto nei playoff. A livello individuale,

poi, la graduale crescita offensiva di Mike Hall con 11.4

punti a partita (più i 7.2 rimbalzi che gli danno il 7° posto

nella speciale classifica del Campionato) ha tolto pressione

senza togliere libertà di graffiare agli artigli di Hawkins, che

rimane il top-scorer dell'AJ con 15.7 di media. Mentre

l'arrivo e il graduale inserimento di Hollis Price hanno fatto

scoprire a Vitali il piacere dei piccoli gesti del play, senza

comunque rinunciare a qualche immaginifico assist... Uniteci

la solita aggressività di Mordente, la ritrovata solidità di

Rocca, la perfezionata fisicità di Katelynas e la

perfezionabile esplosività di Sow, ed ecco ottenuto il mix

che potrebbe anche regalare ai tifosi milanesi emozioni più

intense del previsto.

Cosa non va. Contro Teramo aveva illuso un po' tutti (noi

per primi, lo ammettiamo), ma poi Mou Taylor è subito

tornato sugli standard che ne fanno più un ex giocatore che

un naturalizzato di lusso. Peccato, perché la posizione 4 -

dalla storiaccia di Jumaine Jones in poi - continua a essere

il tallone d'Achille dell'AJ. Oltre a costringere fuori ruolo un

Hall che, schierato da 3, andrebbe molto vicino alla

definizione di "arma impropria"... Cosa che invece non è

riuscita a essere Thomas, ormai fuori o quasi dalle rotazioni

degli extracomunitari.

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Cosa funziona Siamo alla resa dei conti. E come sempre i conti si arrendono all’evidenza.

36 punti in classifica per la Bancatercas con la possibilità di incamerarne

altri quattro (trasferta a Treviso e chiusura al PalaScapriano contro la

Fortitudo), vinte 11 delle 14 partite giocate in casa (con striscia aperta di otto

successi) e percentuale del 50% lontano dall’Abruzzo. Ora però andiamo

oltre i numeri, e ne ho volutamente utilizzati pochi. Perché il segreto di

questa squadra è si, la capacità di registrare cifre e percentuali fra le migliori

della Serie A in quasi tutte le categorie di rendimento, ma gran parte del

merito del secondo posto in classifica (e dell’approdo alle semifinali di

Coppa Italia) risiede nella capacità dei giocatori di rendere quasi sempre al

massimo delle proprie potenzialità. Altrimenti non si spiega la consacrazione

di Poeta (nella foto, con Amoroso), il fenomeno Moss o la scoperta di

Carroll. Nè la conferma di Amoroso e Brown o l’affidabilità di panchinari

come Hoover, Jaacks, Piazza, Lulli e Cerella. Una compattezza di gioco,

quella della Bancatercas, che si traduce in concetti tattici selezionati ma

essenziali e applicati con grande attenzione. Eppoi, non c’è un biancorosso

che non sia pericoloso da tre (a parte Piazza tutti hanno almeno il 30% dai

6,25) e questo costringe gli avversari a uscire lasciando scoperta l’area per

le scorribande di Poeta (secondo marcatore italiano della lega e secondo

nelle classifiche totali per assist e falli subiti) e soci. Ma se non ci fosse la

mano di coach Capobianco sarebbe stato impossibile mantenere alta la

costanza di rendimento della Bancatercas. E’ lui il primo protagonista da

celebrare in questa stagione. La più indimenticabile delle sei passate in

Serie A.

Cosa non funzionaMa allora il meccanismo Teramo Basket ha tutti gli ingranaggi a posto? Così

pare. Però, in chiave play-off, la Bancatercas non ha esperienza nel giocare

serie lunghe e sta per chiudere una regular season che ha visto il quintetto

base spendere molte energie fisiche e nervose. Inoltre, le formazioni che

hanno approfittato di fisicità e di centimetri hanno avuto la meglio dei

biancorossi. Leviamo le due sconfitte con Siena, una “tassa” per tutti. Alcune

delle battute d’arresto del team abruzzese sono arrivate nella Ferrara di Ebi e

Jamison, nella Roma di Brezec e Hutson, nella Pesaro di Akindele e contro

la Milano di Sow, Rocca e Hall. Poi, facile dedurre che se Poeta viene tenuto

lontano dall’area con raddoppi sul pick’n’roll buona parte dell’attacco

teramano può essere limitato. E Siena, in particolar modo, lo ha dimostrato.

Quando il play non produce in attacco, non solo in termini di punti, ma anche

in scarichi e potenziali assist, è difficile per la Bancatercas imporre il proprio

gioco.

di Paolo Marini

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Serie A

Banca Tercas:la mina vaganteNon c’è una grande del campionatoche non voglia evitare l’outsiderabruzzese nelle gare di post season

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Cosa funzionaIl reparto migliore della Benetton di questi tempi resta la difesa,

di cui coach Oktay Mahmuti è uno dei migliori strateghi, anche

se pure essa non immune da pecche. A rimbalzo la squadra è

la prima in A1 ed ha in C.J. Wallace un intimidatore niente male,

a cui si aggiunge, ma solo nelle giornate di vena, Sandro

Nicevic, abile nelle stoppate pur essendo tendenzialmente

portato a non saltare un centimetro. Comunque Mahmuti, salvo

rarissimi momenti, quelli cioè di

maggiore disperazione tattica, continua ad utilizzare la uomo e,

soprattutto al Palaverde, i risultati sono stati eccellenti, degni dei

primi tre posti. C’è poi da sottolineare la scoperta, dopo

l’infortunio di Lorbek, di Daniele Sandri, junior di madre

dominicana che si sta facendo rapidamente le ossa: ogni volta

che ha messo piede in campo ha sempre dato qualcosa di

buono. E l’arrivo di Jon Stefansson, esterno capace di coprire i

primi tre ruoli, potrà senz’altro arricchire le rotazioni.

Cosa non funzionaL’attacco va ad intermittenza, dipende troppo dalle lune di Gary

Neal, l’ombra dello spietato “shooter” del girone di andata ma

soprattutto risente delle difficoltà in cui tuttora si dibatte

Dashaun Wood, al quale francamente non si capisce cosa

manchi per tornare quello di Cantù. Qualcuno addirittura inizia a

rimpiangere Bobby Dixon, colui cioè che è stato sacrificato per

fargli posto e che in Francia sta spopolando alla grande.

Un’altra delusione si chiama Roberto Rullo, una scommessa

persa, almeno quest’anno: troppo acerbo ancora il ragazzo,

chiamato a casa probabilmente in anticipo sulla sua

maturazione. Il reparto esterni è parecchio popolato ma in

questo momento è soprattutto acciaccato (ecco spiegato l’arrivo

di Stefansson), un reparto che abbisogna di energia,

oltre che di certezze, viste le precarie condizioni non solo di

Lorbek (a rischio anche i play off) ma anche di capitan Soragna.

Sopra a tutto questo va collocata la idiosincrasia, che ad un

certo momento della stagione si era trasformata in sindrome,

per le gare in trasferta. Avesse avuto lontano dal Palaverde un

rendimento appena appena decente, Treviso a quest’ora

lotterebbe per il secondo-terzo posto, non per il quinto-sesto.

E’ vero che i casual hanno vinto tre delle ultime quattro gare

fuori casa ma il risveglio è stato chiaramente tardivo, ed i

rimpianti sono legittimi. Proprio per questo le prospettive per gli

spareggi non sono esaltanti: vincere a Roma o Milano per

questa Benetton sembra un’impresa fuori portata.

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Serie A

di Silvano Focarelli

Benetton,difesae rimbalzi

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Serie A

Talento ce n'era probabilmente più nei roster precedenti, ma

ancora una volta Cantù (leggasi la coppia Arrigoni e Dalmonte)

ha saputo mettere insieme un gruppo capace di regalare belle

soddisfazioni al suo caldissimo pubblico. E per quelle storie

che lo sport ama scrivere da sempre, ecco che proprio il

passato dei brianzoli diventa il primo ostacolo al loro immediato

futuro: avversaria dello "spareggio" per i playoff sarà infatti

giovedì 7 maggio la Scavolini Pesaro del canturino Pino

Sacripanti, il coach della Supercoppa vinta nel 2003 e poi

fisicamente regalatagli dalla società nel 2008 in occasione della

sua prima partita sulla panchina ospite al Pianella. In vista della

sfida che vale una stagione, e della successiva e difficilissima

trasferta in quel di Roma, ecco i "pro" e i "contro" della Ngc che

ancora una volta punta a entrare tra le migliori 8 del

Campionato...

Cosa funzionaDopo una stagione decisamente altalenante, B.J. Elder sembra

ora aver stabilmente rimesso i panni che l'avevano fatto

apprezzare in quel di Biella: ovvero quelli della prima scelta

offensiva, del "go-to-guy" quando la palla scotta. E contro

Pesaro e Roma la sfera si farà sicuramente rovente: se B.J.

confermerà le recenti uscite (sempre in doppia cifra nelle ultime

5 partite, a 17.8 di media), Cantù vedrà impennarsi le sue

chance di qualificazione ai playoff, così come Gaines, Rich e

Mazzarino vedranno allargarsi gli spazi per perforare a loro

volta la retina dal perimetro. Mentre sotto canestro all'atletismo

creativo di Toure e alla carismatica presenza di Pinkney s'è di

recente aggiunta la fisicità di Lydeka, pienamente recuperato

dopo il serio problema alla fascia plantare del piede destro.

Cosa non funziona Eccezion fatta per le prime tre giornate, riguardare il percorso

della Ngc significa imbattersi in una continua alternanza di

strisce vincenti (la più lunga di 5) e perdenti (la più lunga di 4,

ma ripetuta due volte). Insomma, la continuità non è la prima

dote di questa squadra, anche all'interno della stessa partita e

soprattutto al Pianella, dove gli uomini di Dalmonte passano

spesso da minuti di irresistibile intensità (intrisi di contropiedi

che esaltano le doti atletiche del gruppo) ad altri di deciso

smarrimento soprattutto in attacco, complice un Gaines certo

positivo ma che non sempre riesce a mettere la sua firma sulla

regia del match. A livello di individualità, vanno poi annotate

l'evanescenza sotto le plance di un Joel Zacchetti dalla

stagione decisamente "no" (ma che coach Dalmonte ha

recentemente lodato per l'impegno in allenamento) e la

difficoltà di inserimento di un Patricio Prato che non riesce

ancora a trovare il giusto rapporto tra la qualità dimostrata a

Rieti e la quantità (intesa come minuti di impiego) che sta

trovando a Cantù.

Ngc, spareggio playoffGiovedì sarà proprio la Scavo Spar di Sacripanti il primo ostacolodell'immediato futuro canturino

di Paolo Corio

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Serie AB

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an

ima

di Stefano Zavagli

In pari, nel bilancio vittorie-sconfitte, ancorata sul 14-14,

l'Angelico trasformata nell'approccio in trasferta può ancora

ambire a chiudere con il 50% nella tabella di marcia. Gli restano

due gare non certo scontate: Milano in casa e Pesaro (che un

briciolo ci crede ancora) fuori. Un 16-14 starebbe a significare

l'ambizione di chiudere come nell'ultimo anno di Ramagli, la

stagione del lancio di Tabho Sefolosha, quando fu bissato il

record di franchigia al 55%. Bechi ha osato fino al 50% e può

eguagliare il suo personale record. Per come si erano messe le

cose, con l'inizio incerto e Plaisted ko alla vigilia del via e la

grande tensione per via del campionato ridotto a 16 a Biella se la

passano piuttosto bene.

Cosa funzionaL'amalgama, lo spirito, i contenuti. L'Angelico alterna, ora un po'

meno, spazia da momenti lucidi e esaltanti a momenti in cui si

sommano le ingenuità . Però ha un gruppo che lotta per la

maglia e per coach Bechi (nella foto, con Spinelli) è il risultato

migliore. Riuscire a far entrare i giocatori in un ottica ben precisa,

senza farli sembrare pesci fuori d'acqua. Gist, Jerebko, Aradori,

Spinelli, Brunner oggi sono uomini che hanno peso specifico e

che accostano Smith, Gaines e Garri. Sono cresciuti, nei numeri

e nella filosofia, da convincere i compagni a un gioco meno

individualistico, più accorto, condito dal piacere di passarsi la

palla. Biella è tornata simile a quella delle edizioni passate con

un'andata di conoscenza e un ritorno di crescita. Bechi ormai ci

va dentro secco con la zona. Ma oltre ai tatticismi il segreto di

Biella sta nella fiducia. Proviene da una serie di tre vittorie

esterne su quattro gare e la sconfitta è stata quella contro Siena,

dove per altro ha resistito per 30'.

Cosa non funzionaC'è un giocatore che ha finito per non credere più nei propri

mezzi ed è l'unico neo di un sistema in grado di avere più di una

alternativa. Reece Gaines è in palese crisi d'identità. Con Ferrara

ha dato segnali di vita, dopo aver ricevuto il supporto da parte

della società. Che lo ha difeso. Anche se nel girone di ritorno il

suo motore è stato praticamente sempre acceso in folle: . La

prima scelta Nba ha comunque fatto intendere di voler sostenere

il gruppo con altri mezzi, il suo primo passo era difficile da

marcare, da tre era mortifero, oggi si dedica agli assist e al

contenimento difensivo. Con il maggiore terminale offensivo a

singhiozzo, i lanieri hanno comunque trovato delle valide

alternative. A Biella per le prossime due settimane hanno deciso

che sarà festa, indipendentemente dall'ingresso o meno nel

tabellone playoff.

L’Angelico alternaspazia da momenti lucidi ad altri in cui sisommano le ingenuità. Però ha un gruppo che lotta per la maglia

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Bei momenti legati soprattutto a Hicks, ma anche infortuni, abulìe,malumori. E pubblico infastidito

Scavolini Spar, l'altalena

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Serie A

di Francesco Tadei

Cosa funzionaPesaro è salva grazie a quel rimasuglio di organizzazione

che aveva ad inizio stagione. La squadra si è appoggiata

nelle ultime gare più alla panchina che ai titolari. Mai come

quest’anno la Vuelle ha avuto un grande protagonista:

Micheal Hicks è stato uno dei più incisivi giocatori del cam-

pionato italiano. Il panamense ha fatto il salto di qualità,

depurando il suo gioco dalle imperfezioni e diventando formi-

dabile sui due lati del campo.

Un giocatore conscio delle sue qualità e della sua potenza

fisica legata ad una pulizia del movimento eccellente. Non si

può dimenticare Akindele, scommessa vinta dalla società ed

in piena crescita. Segnali di ripresa dall’infortunio si stanno

avendo da Van Rossom, peccato che sia quasi ora di chiu-

dere la giostra. Cosa potrà dare questa squadra nel finale di

stagione è un mistero. Due possono essere gli scenari di

questa volata finale: una Scavolini rinunciataria e preoccupa-

ta a non farsi male o una squadra che – libera di mente e

serena – giocherà per divertirsi ritrovando lo smalto del giro-

ne d’andata. Se abbiamo la presunzione di pensare che il

primo scenario sarà il più probabile, ci perdonerete.

Cosa non funzionaPrima della famigerata conferenza stampa in cui Hicks e

Myers caddero dalle nuvole al sentir nominare il rischio

retrocessione, la Scavolini pareva già pronta alle vacanze

estive, inanellando una serie di prestazioni da bottega degli

orrori come voglia, ancor prima del discorso tecnico. I malu-

mori di questo scorcio di stagione sono venuti anche da fuori

lo spogliatoio, come ha dimostrato il caso Myers coincidente

con la sua annata migliore (e più continua) dal ritorno all’ovi-

le biancorosso.

Curry e Stanic altalenanti, italiani “veri” non pervenuti, Shaw

pessimo e la serie di infortuni con cui la compagine pesare-

se ha dovuto fare i conti ha scompaginato i piani di

Sacripanti, quest’ultimo non esente da colpe. Non esente da

colpe anche la società, con tempistiche e azioni non propria-

mente da professionisti. Ma tant’è, i professionisti costano e

l’obiettivo vero sarà replicare, con dignità, la massima serie

trovando quei soldi in grado di allestire una squadra da sal-

vezza. Senza false promesse però, perché se la gente si è

infastidita più questa stagione che la scorsa è anche e

soprattutto per i proclama trionfalistici e per la questione sul-

l’aumento dei prezzi.

Le ultime partite potrebbero non avere valore in quanto vin-

cere entrambe le partite – a Cantù e con Biella – potrebbe

non bastare per agguantare la post season. Ed allora il

secondo anno del regno di Sacripanti da Cantù potrebbe già

dirsi concluso giovedì nella sua città. Fallimento? Forse no,

ma si poteva certamente fare di più.

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Serie A

Cosa funzionaDue giornate che contano poco o nulla, perché la Carife il suo

scudetto l’ha già vinto un paio di settimane fa battendo la

Fortezza, infilando la quinta vittoria consecutiva e conquistando

con tre giornate d’anticipo sulla fine della stagione regolare il

diritto di restare in questo campionato.

Certo, la matematica mantiene in vita ancora una piccolissima

possibilità di entrare fra le prime otto. Per farlo Ferrara dovrà

sperare di arrivare a pari punti solo con Cantù (con la quale è in

vantaggio negli scontri diretti) evitando un arrivo a tre con

Pesaro (scontri diretti sfavorevoli). Quindi Ferrara dovrebbe vin-

cere a Rieti e con Montegranaro, Cantù perdere sia con Pesaro

che a Roma, e Biella dovrebbe vincere a Pesaro all’ultima gior-

nata. Ma si può dire che ormai la Carife ha raggiunto il suo

obiettivo. E non è poco per una squadra che, da matricola, era

partita pensando di salvarsi all’ultima giornata e che durante la

stagione ha avuto parecchi problemi.

Dal taglio del deludente Riley alla squalifica per doping di

Apodaca fino all’arrivo di Allan Ray, giocatore di talento che ha

contribuito in modo sostanziale a raggiungere l’obiettivo finale.

E’ sotto gli occhi di tutti il grande lavoro svolto da Giorgio Valli,

pure lui un esordiente, che ha fatto crescere in modo evidente

la squadra ed ogni singolo giocatore. Partendo da Collins che

dopo un inizio difficile ha dimostrato che non aveva smarrito per

strade tutte le sue doti, passando dalla rinascita di Allan Ray

che a Ferrara ha trovato l’ambiente giusto ritrovare se stesso,

arrivando fino ad Harold Jamison, più incisivo in serie A che in

Legadue.

Ma è stato il sistema-squadra a fare la differenza, a dar modo

alla Carife di esprimere un basket concreto e spettacolare che

le ha dato modo di battere avversarie di rango. E in questo

sistema ogni singolo elemento ha avuto il suo peso.

Cosa non funzionaLe cinque vittorie consecutive, che sono state anche sette in

dodici gare, hanno fatto sprecare tante energie alla Carife che

arriva con poca benzina agli ultimi due impegni di stagione. La

gara con Biella è stato il momento in cui Ferrara ha capito che

l’asticella era diventata troppo alta da saltare e che forse, a sal-

vezza acquisita, anche un po’ di energie nervose se ne erano

andate. A rendere ancora più difficile questo finale di campiona-

to ci si è messa anche l’assenza dal campo di Daniel Farabello,

fuori per la frattura ad una costola rimediata nella partita con

Biella. Senza il suo giocatore di maggiore esperienza e con

Jamison alle prese coi soliti problemi alla schiena, ecco che la

Carife diventa arbitro della sfida salvezza tra Rieti e Gmac piut-

tosto che una candidata ai play off. Ma è un ruolo nel quale

Ferrara non si trova affatto male.

Carife già un successoSalvezza anticipata e una minima speranza di playoff. Ma per lasquadra di Vali va già bene così di Mauro Cavina

Page 15: basketville # 9

[15

Serie A

Air, ok solo il palasportDiscreta figura in Eurolega nel rinnovato impianto, poco o nulla da salvare in un campionato mediocre

di Raffaello Califano

Cosa funzionaUna discreta figura nella prima Eurolega della sua storia che

- speriamo - non sia l'ultima. La seconda partecipazione con-

secutiva alle final eight di Coppa Italia - trofeo che l'Air dete-

neva - con relativa ed immediata eliminazione da parte della

rivelazione Teramo (per certi versi l'Avellino dello scorso

anno). Una salvezza anticipata e tranquilla anzi, una mancata

qualificazione ai play - off. Insomma a due giornate dal termi-

ne della regular season - di cui in Irpinia si farebbe volentieri

a meno - la Scandone può già tracciare il suo bilancio agoni-

stico definitivo: deludente, innanzitutto in campionato. Buon

per Roma e Caserta, le prossime avversarie dei lupi. Poco o

nulla da salvare - probabilmente - almeno sul campo. La bat-

taglia più bella - però - l'ha vinta la società. O - meglio - il

gruppo Ercolino, che ne detiene la proprietà. Durante la scor-

sa estate l'impresa del bravo costruttore ha buttato giù e rico-

struito il Paladelmauro, per adeguarlo alle normative ed ai

parametri imposti dalla massima competizione continentale.

Un impianto - gioiello, che resterà per sempre patrimonio

della città e della provincia.

Cosa non funzionaRoboante la campagna acquisti, nonostante le partenze 'ec-

cellenti' di Green, Smith e Righetti. Importante il budget, addi-

rittura da turnover... Il pubblico - diventato più esigente e

severo - è aumentato, ma la squadra non ha rispettato le

attese della vigilia. Altra attenuante - al di là delle fatiche di

Coppa - la dea bendata, che non ha mai (ma proprio mai)

guardato verso Avellino. L'Air - difatti - ha pagato dazio (con

gli interessi) alla fortuna 'sfacciata' della passata stagione,

quando non s'è beccata neppure un raffreddore e tutto girava

per il verso giusto (anche troppo).

Un paio di arbitraggi e qualche battuta d'arresto gridano

ancora vendetta ma - quando perdi sempre allo stesso modo

- c'è qualcosa che non va. Per non parlare degli infortuni in

serie, che hanno riempito oltremodo l'infermeria del

Paladelmauro. In mezzo la conferenza stampa 'choc' di

coach Markovski e due mesi 'interi' di sconfitte. Adesso il

futuro, che va oltre (e non di poco) i due - inutili - appunta-

menti con la Lottomatica (in casa) e la Eldo (in trasferta).

Inutile negare che - ancor più dopo un'annata del genere - la

Scandone non naviga nell'oro. Difficile però - almeno al

momento - fare previsioni sul futuro del club, che appare

comunque piuttosto nebuloso. Per usare un eufemismo. A

bocce ferme - e non potrebbe essere altrimenti - ne sapremo

di più.

Page 16: basketville # 9

]16

Serie A

Eldo, pronta allo sprint

Per la salvezza,basta una vittorianelle prossime due gare. Più probabileall'ultima in casa,con Avellino

di Sante Roperto

Cosa funzionaIn un girone di ritorno sottotono rispetto alla prima parte di

campionato, la Juvecaserta ha comunque centrato alcune

importantissime vittorie interne con Montegranaro, Ferrara,

Rieti, Teramo e Treviso. Punti decisivi oggi per eventuali arrivi

in parità, ma soprattutto per la conquista di una salvezza che

sembra davvero ad un passo. Per la certezza aritmetica basta

una sola vittoria nelle prossime due giornate, da disputare sul

campo della Fortitudo ed in casa contro l’Air. Per cui a

Caserta regna l’ottimismo ed è già tempo di bilanci. Il cammi-

no a corrente alternata in regular season ha messo in eviden-

za le mirabilie di Diaz, uno dei migliori stranieri della LegaA

almeno fino all’infortunio di dicembre, e la verve di un ritrovato

Di Bella, che ha preso spesso per mano la Eldo, ma il cui ren-

dimento è però calato in maniera inversamente proporzionale

al suo minutaggio, aumentato dopo la partenza di Jenkins.

Fondamentale, strada facendo, anche il contributo di Michelori

che, nonostante qualche acciacco di troppo, ha dominato

l’area in più d’un’occasione e di un buon Slay, incostante

come sempre ma capace di exploit eccezionali (tra questi il

18+15 contro Ferrara ed il 20+11 contro Treviso). La

Juvecaserta nei momenti più difficili ha fatto valere il carattere

e la determinazione di un gruppo coriaceo, spronato spesso

dalla grinta di capitan Frosini. E pur non facendo mai intrave-

dere un’identità di gioco vera, ha costruito sull’intensità difensi-

va gran parte dei suoi successi e su questo punterà nel rush

di fine stagione.

Cosa non funzionaNell'ultima giornata il derby con Avellino, che ha mente e

gambe già in vacanza, potrebbe concludersi con una grande

festa al PalaMaggiò ed in realtà a Caserta non si vede l'ora di

chiudere la prima serie A dopo 14 anni di purgatorio. In manie-

ra particolare perché all'ombra della Reggia si è vissuto un

anno difficilissimo: dalla scomparsa a settembre di Cimino,

uno dei soci della proprietà, fino al tragico incidente di Buccino

a novembre con la morte di 4 persone, tra atleti e dirigenti

bianconeri. Quindi l'obbligato allontanamento del general

manager Betti a campionato in corso, il deferimento di Slay e

Diaz alla Procura Antidoping, fino all'arresto pochi giorni fa di

Verazzo, vicepresidente del sodalizio casertano. Con questi

presupposti, difficilmente la Eldo avrebbe potuto rendere di più

in campo, soprattutto in considerazione che gli errori del mer-

cato estivo sono stati esasperati da una stagione in netto chia-

roscuro per i vari Foster, Darby, Brkic, Larranaga, passando

per i tagli di Butler e Jenkins e le rinuncie a Martin e Tutt.

Caserta è negli ultimi posti di quasi tutte le classifiche di rendi-

mento, non vince in trasferta da dicembre e difficilmente inver-

tirà il trend a Bologna con la Fortitudo. Ma dopo quanto suc-

cesso, è già un miracolo essere arrivati alla fine con la salvez-

za in pugno.

Page 17: basketville # 9

[17

Serie A

Premiata, molti rimpiantidi Alessio Berdini

La Premiata quest’anno non ha ripetuto la favolosa stagionedell’anno scorso e adesso ha anche un po' paura

Cosa funzionaDue partite, la Virtus Bologna in casa e Ferrara in trasferta.

Una va vinta per poter raggiungere la salvezza, l’obiettivo sta-

gionale forse dimenticato troppo presto da un ambiente che

pretendeva ancora una volta la Premiata ai vertici. Si avvia

alla conclusione una stagione comunque positiva per la squa-

dra marchigiana, che ha visto la partecipazione alla Coppa

Italia. Il girone di ritorno è stato poi sicuramente in calo (solo

Udine ha fatto meno punti) ma la Premiata che qualche mese

fa si arrendeva molto facilmente e fuori casa subiva batoste

pesanti, ora è cambiata e sta facendo ben sperare per la sal-

vezza. Manca una vittoria, ma i giocatori hanno fatto vedere di

remare uniti verso la meta, soprattutto Garris, eterno giovane

e leader spesso solitario della squadra. La società è salda e

ha sempre saputo giostrare in modo eccellente ogni tipo di

situazione, dal ricorso per la partita contro la Fortitudo, al brut-

to gesto del pubblico nella partita casalinga contro Roma. E’

vero che il calendario è difficile, ma le condizioni per lavorare

sono sempre quelle caratteristiche di Montegranaro: serietà e

tranquillità, le stesse che in passato hanno permesso di rag-

giungere traguardi anche più alti.

Cosa non funzionaSarà comunque un campionato che lascerà alla Premiata

molti rimpianti e forse meno soddisfazioni di quante ci si

aspettava all’inizio della stagione. Se dopo dieci giornate la

squadra di Finelli aveva raccolto già 7 vittorie, ne sono arriva-

te solo 4 nelle successive 18 partite, 19 comprendendo la

Coppa Italia. Chi pregustava ancora una volta una stagione

stupefacente per la Sutor si trova ora a combattere con lo

spettro-retrocessione. I playoff sono ormai svaniti, ma la sal-

vezza, obiettivo per cui manca una vittoria da ormai troppo

tempo, non arriva e dietro le rivali si avvicinano.

La paura di non riuscire a restare in serie A è quindi divenuta

argomento di attualità, accentuato dal malcontento di una

piazza delusa e sfiduciata.

Complice anche l'ingenuità di una squadra che spesso spreca

vantaggi anche larghi, e la sfortuna con infortuni che hanno

messo fuori gioco Minard, quasi mai al 100%, e Vasileiadis,

infortunatosi proprio quando il tiratore tanto agognato sembra-

va essere stato trovato. A ciò va aggiunto il calo della squadra,

con Taylor, inesperto e discontinuo, e Hunter, che dopo una

partenza straordinaria ha subito un calo, visibile soprattutto

nelle ultime due partite in cui le sue prove sono state quasi

agghiaccianti e criticate prima dal GM Vacirca poi dal presi-

dente Basso.

Così sono arrivate molte sconfitte, sempre in trasferta, a volte

anche pesanti (Avellino, Biella, Udine…). Ormai è tardi per

correggersi, ora serve vincere e basta, imparando da questa

stagione a non perdere di vista la propria identità e i propri

obiettivi.

Page 18: basketville # 9

Rieti, tutti insiemedisperatamente di Franco Orsi

]18

Serie A

Cosa funzionaSe permettete non parliamo di singoli, anche se nel caso della

Solsonica rispetto ad altre squadre ce la caveremmo con pochi

nomi. E'rimasta infatti solo poco più che “quella sporca mezza

dozzina”, parafrasando un film a Lardo e Giuliani per tentare

l'impresa: salvarsi e poi si vedrà. Impresa non da poco, allo

stato attuale delle cose, eppure favorita dalla consapevolezza

diffusa, a Rieti, che compierla, realizzarla, quella missione ser-

virebbe a tutti quelli che restano e che se ne vanno. In parole

povere (già...), restare in Serie A permetterebbe una più como-

da cessione dei diritti per ripartire senza scomparire in una

serie più adatta e può essere, come si mormora dal Piave al

Flumendosa, che un anticipo per quella vendita sia poi quello

che permette al club di credere ancora nella benevolenza del

campo. Dopodiché, visto quello che accade in altre piazze,

bravo chi ai pochi giocatori rimasti sa far fare ancora bene il

proprio dovere riesce a scongiurare gli scioperi, a coprire quan-

to dovuto. Nulla di encomiabile, per carità (aridaje, con questi

termini a rischio), però tutto il “caso Rieti” è permeato di un

senso di interesse comune e verrebbe perfino da dire dignità

come non è semplice immaginare. Vada come vada, chi ne

esce fortemente esaltato è lo staff tecnico, da Lardo a Giuliani,

ma in un surplus di buonismo anche quello che comunque è

riuscito a fare Papalìa se non è da applausi non è da uova

marce. Probabilmente si è illuso, certamente si è arrangiato,

non vede l'ora che finisca questa stagione e spera di poter

uscire, a mani quasi vuote, dalla porta principale.

Se ha deluso qualcuno, almeno non ha illuso molti di più. Nei

suoi confronti non c'è rabbia. Semplicemente non ce l'ha fatta.

A tenere la squadra ad alto livello. Se ce la farà a tenerla in

Serie A, lo diranno due partite sulla carta non impossibili.

Cosa non funzionaVai con il pessimismo contrario al sentire (o sospettare) comu-

ne. Perché, giovedì 7, dovrebbe scendere a Rieti una Carife

rassegnata a fare da agnello sacrificale? Vero che la squadra

di Valli non ha più niente da chiedere al campionato, ma pro-

prio la leggerezza di spirito e la serietà della formazione esten-

se, oltre all'orgoglio dopo la sconfitta interna con Biella e alla

voglia dei giocatori di mettersi comunque in mostra non sono

garanzia di una passeggiata per una Solsonica certamente più

motivata. Poi, domenica, ricerca del passaggio a Nord Est, a

Udine, contro la già smobilitatante Snaidero. E in questo caso,

davvero, pessimisti non riusciamo ad esserlo.

Rieti, tutti insiemedisperatamenteDue punti di penalizzazione, una serie di “uscite”, ma laconsapevolezza che salvarsi è un'impresa che serve a tutti

Page 19: basketville # 9

Serie A

[19

Cosa funzionaIn casa, dopo il colpo contro Siena la Fortitudo pur disordi-

nata e contraddittoria ha sempre mostrato un anima, trovan-

do un solido appoggio da un pubblico che sembra non

esaurire mai risorse. Tutte finite all'ultimo tiro dopo disperate

rimonte e tutte inesorabilmente perse. Il contrappasso per

contrasto ha riservato la sfida leggenda di “Quel Mercoledì”

facendo apparire quasi irreali spensieratezza e baldanza

esibite contro la pur invereconda Scavolini. Negli ultimi due

mesi Huertas è cresciuto in maniera esponenziale esibendo

denti e numeri in serie. Altri, quasi mai contemporanemente,

hanno risposto presente. Importante è stato il recupero di

Slokar che ha fornito una dimensione in più. Ma l'uomo con-

dizionante è Mancinelli l'unico che può garantire competitivi-

tà. Il suo utilizzo da finto lungo è stata la mossa che ha

sempre permesso di ricucire le doppie cifre di svantaggio,

quella con cui la Effe ha squarciato la gara contro Pesaro.

La sua presenza da luce insperata a Papadopulos, favori-

sce una parvenza di fluidità contro la zona altrimenti inattac-

cabile, da vigore a una difesa altrimenti in balia del ritmo

imposto da altri permettendo qualche cavalcata, ossigeno

puro nella legnosa avarizia offensiva biancoblu. Mancati

loro è calata gelida la notte al Pianella. Fra le mura amiche,

passato l'indicibile, tutto, dunque anche Caserta, sembra

alla portata, cercando poi conforto nella radio.

Cosa non funzionaUn' analisi assoluta porterebbe a dire che nulla funziona.

Nella sua versione pugnace mai due cose a fila fatte con

costrutto, distrazioni sanguinose, canestri frutto di miracoli

individuali, impotenza e incapacità di reggere con quintetti

pesanti, sempre costretti a rincorse affannose, rotazioni

misteriose e schizzofreniche. Poi gestioni dei finali (anche di

quarto) quasi da dilettanti impreparati, fra falli non fatti, rim-

balzi lasciati, miracoli in lunetta dell'uomo sbagliato e estem-

poranei prodigi riparatori. In trasferta tolta Avellino non è

stata mai aria per speranze; affondata da percentuali ridico-

le dall'arco e caterve di perse, unici dati costanti di un anno

folle, la Effe è stata maltrattata. La vittoria di Rieti con Cantù

mazzata maligna e subdola ha incrinato sicurezze che

necessitavano di essere rinsaldate. Scales dopo l'infortunio

non ha più garantito il minimo sindacale. A Teramo di lui e di

Gordon a 360° ci sarà bisogno. Il resto lo faranno i nervi.

Sempre che la radio nel frattempo abbia dato l'assenso... E

sempre che siano risolti i problemi dei pagamenti, caso

scoppiato la settimana scorsa

Gmac appesa ad un filoStagione disastrosa e calendario avverso: la permanenza della Fortitudo nella massima serie è davvero a rischio

Page 20: basketville # 9

Legadue

Carrellata sui migliori, da Zabian Dowdell ad Antonello Riva

di Lorenzo Settepanella

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Page 21: basketville # 9

Legadue

MVP: sebbene nel finale di stagione abbiaaccusato un piccolo calo (che per la veritàha avvolto anche i blasonati compagni),

Zabian Dowdell, playmaker e guardia della Fastweb di MarcoCrespi ha mostrato che la LegaDue gli va decisamente stretta.Taglia fisica notevole per il ruolo, un campionario offensivocompletissimo, l’attitudine a gestire naturalmente i possessichiave e continuità ad alto livello (chiude con 20,7 punti pergara sfiorando il 55% da 2 ed il 39% da 3, 83% ai liberi e 4rimbalzi) lo rendono, di un incollatura sul tostissimo pivotbonsai di Veroli, Kyle Hines, il miglior atleta della stagioneregolare. Miglior italiano: non sorprenderà nessuno, salvo coloro chesi chiedono cosa ci faccia ancora in LegaDue uno come lui, mala per qualità e la continuità della pallacanestro prodottaMichele Maggioli è di gran lunga il miglior italiano delcampionato. Cifre di enorme impatto (18,7 punti con il 59% da 2,il 41% da 3, 82% ai liberi, 8.8 rimbalzi, 2 stoppate e 2 assist pergara) purtroppo al servizio di un organico non eccelso (solidol’asse Maestranzi-Ryan ma davvero mediocre la coppiaamericana), e che avrebbero meritato e potuto produrremaggiori soddisfazioni. Ma Jesi è comunque nei playoff.Menzione d’onore per un Giacomo Galanda autore di unastagione eccellente (14,3 punti e 6,7 rimbalzi per gara).Miglior Giovane: l’infortunio che ha tolto dalla contesaNiccolò Melli dopo appena 8 turni ci ha privato delprobabilissimo candidato al premio finale, ma ciò non scalfisceminimamente quanto mostrato dal varesino (di proprietàBenetton) Niccolò Martinoni, ala centro mancina non ancoraventenne e non particolarmente atletica ma dalla manorotondissima e che ha giocato gli oltre 16’ per gara concessiglida Pillastrini con enorme maturità (7,7 punti per gara con il 61%da 2 ed il 44% da 3). Un pezzo di promozione è decisamenteanche suo. La Rivelazione: difficilmente capita di pescare dal mercato deigiocatori naturalizzati o, quanto meno non americani, unesordiente capace di incidere in modo così netto come ilpavese di Hartford Jeffrey Viggiano, a differenza di molti suoicompagni regolare ed incisivo nell’arco di tutto il campionatodell’Edimes. Ottimo atleta e ala capace di giocare dentro e fuori,

si è dimostrato ideale complemento dell’atipico Mobley,costituendo un prezioso terzo punto di riferimentooffensivo (14,5 punti per gara con il 55% da 2 ed il 38%da 3), dando anche una buona mano nelle battagliein quota (4,3 rimbalzi).Il Ritorno Dell’Anno: se intendiamo il ritorno nelsenso di tornare ad occupare nuovamente il ruolodi leader per un obiettivo da raggiungere ancorauna volta, vale a dire pilotare una squadra inserie A, il candidato non può essere cheRandolph Childress. Dopo aver pilotatoMontegranaro e Caserta nella massima serie“Il Professore” ha fatto lo stesso a Varese,dispensando leadership ed infondendotranquillità ad un organico lungo e solidoma forse privo di un vero e proprio match-winner (eccezion fatta per le numerose

occasioni in cui a decidere è stato proprio Randy (nella foto),spesso negli ultimissimi secondi). E a quasi 37 anni non è poco.Miglior Allenatore: non ce ne voglia Stefano Pillastrini,eccezionale nel gestire una squadra fortissima e nel centraresubito il più difficile degli obiettivi in un ambiente pieno dipressione come quello di Varese, ma il lavoro svolto da AndreaTrinchieri a Veroli pare ancor più degno di nota per i giocatoriscelti, il sistema di gioco costruito (corale e privo di egoismiquello offensivo, tenace ed organizzato quello difensivo), lacapacità di gestire l’emergenza infortuni (che lo ha privato dellapunta di diamante Robinson per ben due volte, costringendoload un cambio radicale di punti di riferimento nel periododell’interregno di Allen). E che magari suona anche un po’ comeuna rivincita nei confronti di chi, la stagione scorsa, gli haprematuramente mostrato la porta in quel di Caserta.Miglior Dirigente: Ok, alle spalle ha avuto una delle societàpiù solide ed il premio va diviso con coach Trinchieri (al qualeva riconosciuto il merito di aver portato nella LegaDue italianauna delle coppie americane più incisive in assoluto, Robinson-Hines), ma la bontà del lavoro di Antonello Riva dietro lascrivania è sotto gli occhi di tutti. Messo più volte a dura provadall’emergenza infortuni se l’è cavata sempre in modo egregio,l’ultima delle quali tesserando a tempo di record il lettoneStelmahers. E se Veroli centrasse la seconda promozionepassando per i playoff le ultime due nomine mostrerebberoun’ulteriore conferma.

Playoff, primo botto: Scafati beffa VeroliPrima Veroli-Harem Scafati 65-70 Avrebbe dovuto essere una partita senzastoria, invece la storia rischia di farla, sebbene sembri difficile che unacorazzata come Veroli, nell’arco di 5 partite, possa essere eliminata.Eppure Scafati mette a segno l’1-0 più pesante dell’intera domenica. Ciriesce grazie ad una prova di grande spessore difensivo (che concedeall’attacco di Trinchieri appena 65 punti) e ad una gara superlativa diquello che notoriamente è il reparto più debole di Bartocci, i lunghi.Davison e Salvi suppliscono alla brutta serata di Davis (autore di undeludente 3/12 dal campo), combinano per 38 punti e tengonoabbondantemente sottomedia lo spauracchio Hines, troppo brutto peressere vero e comunque emblema di una Veroli (ad eccezione di Gatto)espressasi sotto tono pressoché interamente.

Banco di Sardegna Sassari-Fileni Jesi 94-67 Qui di storia invece nemmeno aparlarne, nel senso che Jesi si mostra parecchio arrendevole fin dal primoquarto, palesa una difesa fragile ed affoga in un mare di palle perse (20).Per Cavina tutto facile, con 5 uomini in doppia cifra ed un attacco capacedi segnare con oltre il 62% da due punti ed il 40% da tre. Fastweb Casale Monferrato-Crabs Rimini 90-83 Marco Crespi non saràsoddisfatto per il 65% subito dalla sua difesa dentro l’area, ma èconsapevole di poter disporre di un quantitativo medio di talentosuperiore a quello degli uomini di Sacco, che chiudono sotto solo di 7nonostante i 16 rimbalzi in meno e le ottime prove di McCray e Rinaldi.Ma la differenza la fa ancora una volta Zabian Dowdell, al quale SimonePierich fornisce un aiuto notevole (5/10 da tre punti per l’ala di Gorizia,con la Fastweb che tira dall’arco con un eccellente 54%).

Vanoli Soresina-Edimes Pavia 90-83 Anche qui prevale la squadra chedomina a rimbalzo (37-22 per la Vanoli), ma un’altra chiave èrappresentata dalla ottima prova di Troy Bell (27 punti con 6/8 dal campo,31 di valutazione), ben spalleggiato da Lollis e Cusin. Marigney esoprattutto Viggiano lottano pressoché fino alla fine (19 per l’americano,22 con 5/8 da tre punti per l’oriundo) nell’ambito di una Edimes che reggefino a quando la butta dentro da fuori (16/34 da 3 punti per la squadra diDe Raffaele) ma alla lunga la differenza di valori in campo emerge e Paviacede il passo ai più solidi rivali. (l.s.)

Page 22: basketville # 9

Come nelle fiction televisive, brevissimo riassunto delle

puntate precedenti, andate in onda in garatre: Faenza,

come ha detto Paolo Rossi, mette in mostra tutto il suo

peggio e Taranto è comodamente in finale, con un ultimo quarto

che si gioca solo per i refertisti. A Schio secondo miracolo Reyer

in una settimana: la squadra di Massimo Riga parte alla grande,

resiste al violento

ritorno delle locali e nel finale riemerge. Ed è grande festa.

L’annunciata stretta di mano tra i due presidenti Cestaro e

Brugnaro c’è stata. E forse è questa la notizia migliore.

Sabato dunque si è partiti e la prima delle cinque (ipotetiche) bat-

taglie se l’è aggiudicata Venezia. In sintesi le chiavi del match:

Cirone che stravince il duello con Zimerle, Ballardini (nella foto)

che, risentendo profumo di scudetto, spera di riprendersi quello

che il destino le ha tolto a Faenza ed ha offerto una prestazione

monstre (25 di valutazione, imprendibile per chiunque), Mahoney

sparita dal match nel secondo tempo per poi rientrarne a babbo

morto nel finale con sei tiri liberi, i 27 punti concessi da Venezia

nel primo quarto, prima di dare un giro di vite alla propria difesa

e costringere Taranto (nella foto, David) ad attacchi a volte imba-

razzanti. Ora ci si sposta in Puglia dove si gioca martedì e gio-

vedì ma Venezia si è comunque assicurata il ritorno al

Palataliercio per l’eventuale garaquattro. Timeout sulla finale per-

ché, senza nulla togliere a Taranto e Venezia, vogliamo dedica-

re le prossime righe e colonne alla notizia più importate della

settimana. Il ritorno in nazionale di Mariangela Cirone.

Un’ufficialità che la giocatrice di Sala Consilina ha dato al rientro

da garatre di Schio. «Sono felice di essere di nuovo in Nazionale

e disputare gli Europei dopo che ho dovuto saltare per infortunio

quelli organizzati di Chieti. Ho capito che c’era una grave emer-

genza nel mio ruolo, ho chiamato Mara Fullin (team manager

azzurra, n.d.r.) e ho dato la mia disponibilità. L’unico aspetto

spiacevole è che questa possibilità di rientro è stata determinata

dagli infortuni di Gianolla e Sottana: questi europei spettavano di

]22

Donne A1

Vince Venezia,ma è Cirone-dayGarauno di finale se l’aggiudica la squadra di Massimo Riga. La notizia del giorno è il ritorno in Nazionale di Mariangela

di Roberto Perticaroli

Page 23: basketville # 9

diritto a Angela e Giorgia che li hanno conquistati. Vorrei rivolge-

re un pensiero a tutte le ragazze che devono rinunciare a questi

europei per un infortunio. Io so bene cosa stanno provando».

Una sola parola: grazie, Mariangela. Vista in Garauno, un bel

regalo per Ticchi e per tutta la pallacanestro italiana.

Tornando a Taranto-Venezia per il tricolore, è una sfida che vuole

anche dire Ricchini contro Riga. Due allenatori con un passato

diverso tra loro ma interessante da raccontare, seppure in pillo-

le. Il coach di Taranto ha allenato a Busto Arsizio e Pavia ma ha

senza dubbio legato il suo nome ai momenti migliori di

Alessandria, società che con lui in panchina ha ottenuto ottimi

piazzamenti in campionato, partecipazioni nelle Coppe e scoper-

to giocatrici (sia straniere che italiane) di prim’ordine. Non è un

caso che immediatamente dopo la sua partenza , nella cittadina

piemontese tutto finì, anche in maniera traumatica, crollando

come un castello di carte.

Dal profondo nord il passaggio a Napoli, piazza ambiziosa dove

è arrivata una vittoria in Eurocup ma evidentemente non bastò

visto che Roberto non concluse il suo secondo anno parteno-

peo, sostituito dal vice Massimo Romano con l’arrivo già pro-

grammato di Nino Molino. Poi un anno di stop e l’impegno con le

nazionali giovanili. Di seguito una stagione interlocutoria ma

positiva a Como ed ora di nuovo sud, di nuovo una squadra di

vertice nel tacco dello Stivale dell’Italia, in cui, appena poggiato

il cappello, ha collezionato tre finali.

Massimo Riga arriva alle platee importanti in ritardo. Cresciuto in

quella che per decenni è stata unascuola di basket importante (le

Stelle Marine di Ostia) le prime uscite fuori casa ad Avellino e

Ferrara (con Pulidori dirigente, oggi a Venezia, corsi e ricorsi di

vichiana memoria). Qui l’avventura finisce dopo poche giornate

ed una classifica a zero punti. Poi, tra una serie di ritorni a casa

ed esperienze nelle minors laziali, la svolta della sua carriera

Riga la deve a Nino Navas, poliedrico e geniale presidente delle

allora Pantere Caserta che, pur non potendo sedere in panchina

per via della sciocca regola dell’esclusiva (Massimo aveva inizia-

to la stagione a Palestrina) vide in questo riccioluto allenatore dal

vocione e dai modi e dalla personalità forte l’uomo adatto, anche

senza poter sedere in panchina la domenica, per salire in A1.

E così fu. Un anno a Caserta, poi due campionati a Maddaloni

allenando Betty Lennox e Plenette Pierson tanto per fare nomi

ma una seconda stagione chiusa nel modo oramai a tutti noto,

con le straniere che fecero i bagagli ed un playoff subendo quasi

100 punti a Priolo.

L’anno dopo Viterbo, tra infortuni di varia natura arriva comunque

la salvezza. E poi Venezia. La Coppa Italia, la Supercoppa italia-

na, un’Eurolega con un’epica vittoria con i mostri del Cska

Mosca da poter raccontare ai nipotini. Il resto è storia di oggi, dei

due successi in sette giorni a Schio ed in garauno.

[23

Donne A1

Page 24: basketville # 9

Chiusa l’epoca Scanzani (tra settore giovanile e prima

squadra l’allenatore romano ha vestito il gialloblu per

circa vent’anni), a Parma si volta pagina ed inizia un

altro capitolo.

Dalla stagione Sarà Stefano Michelini a sedere sulla panchi-

na della squadra del presidente Bertolazzi, formazione redu-

ce da un campionato dove una serie inquietante di infortuni

l’ha stoppata a garatre dei quarti (con Faenza).

E' dunque iniziata l’avventura del coach bolognese. «Dopo

l’esperienza di Venezia, positiva ma conclusa in maniera trau-

matica considerando che scelsi io di andar nonostante altri

due anni di contratto, e nonostante in questi anni fossi torna-

to ad allenare nel maschile e nonostante alcune offerte dal-

l’estero, ho preferito tornare nel femminile con un progetto

importante come quello che mi ha proposto Gianni

Bertolazzi».

Una proposta che Michelini definisce “superstimolante”:

«L’idea è chiara: costruire una squadra che abbia una forte

identità, con molte giovani, forse ce ne saranno tre o addirit-

tura quattro tra le dieci. Ripartiremo da Zara, Franchini,

Summerton e Screen e spero Zanoni che sta recuperando da

un infortunio da cui sono comunque sicuro che uscirà raffor-

zata nel fisico e nel carattere».

Le confermate hanno già un programma di lavoro per l’estate

«il lavoro è sacro per tutte perché solo con il lavoro si miglio-

ra e si può

migliorare fino all’ultimo giorno in cui si gioca». A Parma il

mese di maggio servirà per «fare riflessioni, parlare con le

giocatrici italiane che hanno giocato qui quest’anno

(Paparazzo, Magaddino, Micovic e Stabile, quest’ultima

un’altra reduce da uno dei tanti gravi infortuni accaduti a

Parma n.d.r.), per osservare da vicino le giovani tra le quali

Manzini, Pieropan e Narviciute, già quest’anno nel giro della

prima squadra, e le giocatrici di proprietà che sono

in giro per l’Italia». Per il resto l’ «intenzione è di cercare due

lunghe comunitarie atletiche».

Dunque Michelini, che nel frattempo avevamo visto ed ascol-

tato sugli schermi per commentare il campionato di Legadue

(nella foto è alla sinistra di Massimiliano Mascolo)), che è per

non farsi mancare nulla è coinvolto (anche se non da solo) in

tre attività extrabasket (un’agenzia immobiliare, una cremeria

a Bologna ed un’officina meccanica di famiglia) si rigetta nel

vortice sfrenato della serie A1 femminile, con idee precise

sulla sua squadra: «Non ci sono più i budget dei tempi di

Cooper e Griffith ma sono convinto che riusciremo lo stesso

ad allestire una squadra competitiva, che non sarà nelle pri-

missime file dei ranking di inizio stagione ma che non dovrà

sentirsi mai sconfitta in partenza».

Il ritorno di StefanoMicheliniDopo l'esperienza a Venezia e una puntata in B maschile, il coach bolognese torna nella femminile, a Parma

di Roberto Perticaroli

Donne

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Page 25: basketville # 9

Il ritorno di StefanoMicheliniDopo l'esperienza a Venezia e una puntata in B maschile, il coach bolognese torna nella femminile, a Parma

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che senza di lui ci appassioneranno, forse un filo meno, fino a giu-

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parte della pagina, a partire dalle sue verdissime Adidas TS Bounce

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l’unico giocatore in decenni di storia NBA a essere draftato non appena finita l’high

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Page 26: basketville # 9

]26

Donne A2

In garatre nell’infrasettimanale a Pomezia per la terza

volta consecutiva salta il fattore campo e Napoli vince

di uno e conquista la semifinale: con una squadra

giovane, con Gomes chioccia di lusso e con due torri

sottocanestro come Delibasic e Scimitani, le partenopee

hanno disputato un campionato davvero sopra le righe e, lo

ripetiamo un’altra volta, per noi Massimo Massaro è il

coach dell’anno. Certo, poi sabato pomeriggio a Pontedera

alla lunga ha dovuto ammainare bandiera bianca: vicina nel

punteggio per circa tre quarti, poi, appena è calata un po’

l’intensità di Napoli ed è salita quella delle padrone di casa,

non c’è stata più storia. Il commento del direttore sportivo

toscano Francesco Palumbo: «Sicuramente una partita non

bella, abbiamo giocato contro

una squadra quadrata che ci ha ben imbrigliato nei primi tre

quarti, anche se comunque abbiamo sempre controllato il

punteggio. Poi abbiamo pressato, alzato la difesa, siamo

riusciti a distenderci in contropiede e siamo scappati via.

Per noi bene la difesa, un po’ meno l’attacco mentre vorrei

sottolineare la prestazione di Valeria Carnemolla, per me

tra le più positive». Nonostante tutto, siamo sicuri che al

PalaArgine di Ponticelli Napoli cercherà di fare lo

sgambetto alla favorita per la promozione in A1.

Restiamo in Toscana e parliamo della vittoria di Lucca su

Udine. La formazione friulanasi era guadagnata in

settimana la semifinale battendo nettamente Bologna,

arrivata a fine stagione fisicamente non al meglio e già

soddisfatta di aver costretto le più quotate avversarie a

garatre. La partita ce la racconta una delle protagoniste in

campo, Chiara Consolini, guardia della squadra di Mirco

Diamanti: «Partita dura perché Udine è davvero una

squadra valida con una buona intensità difensiva. Nel

secondo quarto con la zona siamo riusciti ad effettuare un

break ma loro sono state brave a recuperare e non siamo

riusciti a prendere un vantaggio netto. E’ stata una partita

tirata fino alla fine. Una bella partita anche per il nostro

pubblico, un pubblico che è cresciuto come noi, un pubblico

che è cresciuto insieme alla squadra e che segue le nostre

sorti con partecipazione ed entusiasmo». Ed ora garadue.

Che, secondo Chiara, «sarà un’altra battaglia».

Playoff, poker di casaPlayout, Conti febbre a 40Fattore campo rispettato nella poule promozione. Nei playout, 1-0 per Broni nel derby con Biassono

di Roberto Perticaroli

Page 27: basketville # 9

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Donne A2

E non è stato agevole nemmeno il successo di Ancona sul

Cus Cagliari: doriche in non perfette condizioni fisiche,

compresa Sordi che però ha infilato 24 punti nel canestro

avversario. Parola a Renzo Lucioli, dirigente responsabile

marchigiano: «C’era molta tensione alla vigilia anche perché

siamo arrivati a questa partita con alcune giocatrici per noi

importanti non al meglio fisicamente. Il match è stato

equilibrato anche se siamo stati sempre in vantaggio. Ora

andiamo avanti, dai playoff non bisogna attendersi partite

belle sotto il punto di vista tecnico ma intense e combattute. E

la mia squadra ha una gran voglia di combattere».

A chiudere il sabato dei playoff in serata il match tra Cavezzo

e Marghera: dopo aver chiuso sotto di uno a metà gara, break

delle emiliane a cavallo tra fine del terzo ed inizio dell’ultimo

quarto. Superlativa la prova della romena Mandache. Bene

anche Zanoli, che si sta rivelando playmaker da serie

superiore. Per Marghera appena 14 minuti in campo Laffi,

scavigliatasi il giovedì prima con Bologna ed era allora già un

miracolo averla vista in campo. Due commenti in casa

Cavezzo. Coach Gigi Piatti: “Devo elogiare la mia squadra

perché ogni ragazza entrata in campo ha dato un

contributo importante. Abbiamo giocato una gara di buon

livello, sopperendo con la difesa ad alcuni momenti di scarsa

lucidità in attacco. In previsione di gara due dovremo lavorare

meglio e limitare Marghera sottocanestro». Il capitano

Goldoni: «E’ stata una partita tostissima che abbiamo portato

a casa da squadra vera, non disunendoci nelle difficoltà. Ora

andiamo a giocarcela in trasferta con la mente sgombra,

determinate a dare il massimo per provare a chiudere subito

la serie».

Nei playout Firenze e Rende hanno chiuso la stagione

salvandosi, lasciando in mezzo ad un mare di guai Alcamo e

Alghero che sabato sera si sono affrontati in Sicilia. Dopo che

nei primi due quarti la partita sembrava arridere ai colori sardi,

nella seconda metà della gara è salita in cattedra Claudia

Conti che ha chiuso il match con un bel “quarantello” all’attivo.

Di fronte ai suoi 40, quasi spariscono i 30 di La Scala,

talentuosa guardia di Alghero.

Un commento di Francesco De Rosa, direttore sportivo di

Alghero: «Se non riusciamo ad invertire il nostro trend

negativo in trasferta, dovremo fare una magia. Intanto

cercheremo di allungare la serie e di tornare ad Alcamo,

dopodiché si vedrà. Sabato siamo andati molto bene nei primi

due quarti, poi le sei “bombe”

di Conti nel terzo ci hanno tagliato le gambe».

Nel Girone Nord invece già conoscevano da una settimana la

loro sorte Broni e Biassono (nelle foto, Riios e coach

Gualtieri). Il primo di questi delicatissimi derby ha visto la

vittoria di misura di Broni su Biassono in un match in costante

equilibrio.

Page 28: basketville # 9

]28

Eurolega

Come il Real Madrid, come l'Ignis: greci si sono impossesati di un'epocadella pallacanestro continentale di Gianfranco Bina

Manca ancora pochino, alla chiusura degli anni

doppio zero, con i vari scudetti da assegnare

su e giù per l’Europa, ma il verdetto del

decennio corrente è già scritto: il

Panathinaikos da fortissima squadra che ha

caratterizzato gli ultimi tre lustri è divenuto ormai storia dei

canestri. Come il Real Madrid di Clifford Luyk ed Emiliano

Rodriguez, che negli anni ’60 interruppe l’egemonia sovietica

in Coppa dei Campioni conquistando quattro titoli in cinque

stagioni; come Varese, dieci finali disputate tra il 1970 e il

1979, con cinque vittorie, con la continuità storica

rappresentata da Aldo Ossola e Dino Meneghin. Le ere

successive sono state variegate, senza dominatori assoluti

sul lungo periodo: un filotto di tre l’ha azzeccato Spalato, ma

lo smembramento jugoslavo e la scoperta di ciò che stava al

di qua delle Colonne d’Ercole da parte degli americani

sbriciolarono quella devastante squadra. Nessuno seppe

impossessarsi di un’epoca, fino a quell’estate del 1999 in cui

Zelimir Obradovic passò dalla Benetton Treviso al

Panathinaikos. Unico, insieme a Fragkiskos Alvertis (seppur

capitano non giocatore a Berlino), ad averle festeggiate tutte

e quattro, le vittorie europee dei Verdi. Il minimo comune

denominatore è lui, il timoniere di una squadra che per ragioni

anagrafiche, scelte di vita e decisioni sbagliate ha dovuto per

forza rinnovarsi e rimodellarsi su un periodo così lungo.

Ci sono stati svariati colpi a vuoto, nel decennio d’oro del

Panathinaikos (che, comunque, prima del 2000 aveva riposto

in bacheca un’Eurolega, una coppa Intercontinentale, ventun

scudetti e sei coppe di Grecia), in particolare in Europa.

L’addio di Bodiroga nell’estate del 2002 e l’adozione dello

scapestrato Lakovic come successore tennero lontano il Pana

dai vertici continentali; sonore scoppole, anche nei teatri di

casa (prima delle Olimpidi la palestrina dello Sporting, una

Glyfada ancora più angusta che anziché essere inviolabile

divenne terra di conquista dei nuovi colonizzatori), fino al

2005, quando il Pana ritornò ad una Final Four ma fu respinto

dai futuri campioni del Maccabi senza l’onore delle armi.

Quando l’anno successivo la banda di giovanotti del Partizan

estromise il colosso verde dalla top-16, anche Obradovic

terminò sulla graticola. L’estate precedente si era opposto al

ritorno di Bodiroga (emigrato sotto il cupolone), inimicandosi

tifoseria e costringendo la proprietà all’impopolare scelta di

rinunciare al più forte giocatore della storia del Trifoglio, e i

risultati erano stati catastrofici. Il Panathinaikos continuava a

vincere in campionato ma è altresì vero che, dal 2003 al

2006, l’Olympiacos divenne una barzelletta ambulante che

faceva tremare il mercato estivo con le roboanti firme di

Agadakos, Zizic, Zoroski, Ovcina, Giannouzakos, Bagaric e di

decine di altri personaggi assurdi, e le principali avversarie in

patria si chiamavano AEK e Maroussi. Poteva bastare un

Lakovic, per sentirsi forti, almeno fino alle grandi sfide

europee, dove sarebbe servito ben altro.

Lo capì Obradovic, che ripudiò il figlio adottivo e nominò

Diamantidis suo dioscuro in campo, a guidare un nuovo Pana

che si alimentava di nuove forze con Siskauskas e Javtokas

e, grazie a Becirovic, poteva tenere a riposo i mezzi pregiati

che sarebbero stati decisivi nel finale di stagione, come Milos

Vujanic, più che decisivo nella finale contro il CSKA. Fu

l’ultima con Alvertis in campo, inviato in missione speciale su

Smodis: “fallo andare fuori di testa”, era l’ordine. E l’uomo più

pericoloso dell’Armata Rossa cascò nel tranello, accorgendosi

del trucchetto quando ormai era troppo tardi. Il Trifoglio però

subì l’aggressività del rublo russo, perdendo la pregiata

coppia lituana dopo un solo anno di soggiorno ad Atene;

dall’America sbarcarono Spanoulis e Jasikevicius, di rientro

da esperienze funeste in NBA più spenti che arrabbiati. Partì

bene, quel Pana (12 vinte nella prima fase di Eurolega), ma la

fame non era molta, la qualità non delle più eccelse e i

portatori d’acqua, gli Alvertis, i Ntikoudis gli Hatzivrettas,

Il Panathinaikos entra nella leggenda

Page 29: basketville # 9

iniziavano ad accusare il peso degli anni. In estate, proruppe

l’Olympiacos con un mercato devastante, almeno nelle

apparenze.

La firma di Childress fece storia, per il numero di zeri. Non

giurisprudenza, perché la legge era rimasta quella verde:

poche mosse, ma azzeccate. Fotsis che torna da Mosca,

riconquistando il titolo europeo da uomo maturo, nove anni

dopo quello conquistato da promettentissimo teenager nel

2000; Nicholas, scelta di ripiego dopo gli infruttuosi assalti a

Mc Intyre, poi rivelatasi gran mossa; Pekovic, centro di razza

purissima, campione d’erea come non se ne vedevano da

anni. Un Panathinaikos non crudele come quelli vincenti del

passato, con la bizzarra ed insolita tendenza a sfarfallonare, a

vivere di ondate furiose e tracolli improvvisi. Una squadra che

vive di strappi e fringalle. Col CSKA è sembrato di riassistere

a garadue con Siena, all’ennesima potenza.

Questa volta però non era ammesso perdere; a sbloccare la

perdurante abulia offensiva ci ha pensato Fotsis, a mantenere

vivo il Panathinaikos è stato uno degli uomini meno attesi,

comprimario dichiarato e giocatore fortemente voluto da

Obradovic stesso, Stratos Perperoglou. Senza i suoi sei punti

consecutivi nel quarto periodo, probabilmente saremmo qui a

raccontare della doppietta del CSKA. Tra i tanti nomi, l’ha

tirata via per i capelli un venticinquenne spuntato quasi dal

nulla, al secondo anno ad Atene verde. All’esordio, Zelimir

l’ha raso al suolo, frantumando l’ottima carriera giovanile e la

maturità conquistata al Panionios.

L’anno dopo, è titolare fisso nonché uomo risolutore di una

finale di Eurolega. Quella finale che, trent’anni dopo l’ultima

dinastia – quella varesina, consacra il Panathinaikos come

uno dei migliori club di tutti i tempi, simbolo di un’epoca.

A Madrid il ricordo di Clifford ed Emiliano è stato tramandato

a figli e nipoti. A Varese, il “tradimento” di Meneghin ha

lasciato ad Aldo un ruolo predominante, nella memoria.

Uomini che hanno segnato la storia. Come quelli del Pana,

che da dieci anni ormai la storia la scrivono ogni volta che

scendono in campo.

Il Panathinaikos entra nella leggenda

[29

Page 30: basketville # 9

S i chiamano scherzosamente vedove, fra di loro. Uomini

e donne che soprattutto a Bologna non si sono mai

rassegnati del tutto a vedere Ettore Messina su una

panchina di club diversa da quella della Virtus nonostante siano

passati sette anni dall'epilogo della sua carriera bianconera.

Saranno stati certamente loro quasi più dispiaciuti dei tifosi del

Cska per la sconfitta contro il Panathinaikos, nonostante un

epilogo inimmaginabile dopo un primo tempo che sembrava

seguire un copione scritto da uno sceneggiatore... fortitudino

(chissà se negli ultimi tempi a Basket City quando si parla di

battute si corre più il rischio di vederle interpretate come

sconfitte delle due ex grandi, piuttosto che come motti di spirito).

Alla fine dei primi 20 minuti, Messina da Catania-Mestre-

Bologna non aveva molte ragioni di essere soddisfatto, a metà

di una delle sue ultime panchine col Cska, e il tabù Obradovic,

mai battuto, da uccellaccio del malaugurio aveva semmai le

connotazioni di un gran bell'esemplare di falco, con quella sua

tattica fortunata ma intelligente di sorprendere l'avversario

aggredendo il canestro moscovita da lontano anziché imporre la

pronosticata superiorità in area.

Prim successo di un coach: costringere l'allenatore avversario a

cambiare la tattica.

Prim successo di risposta dell'altro coach: cambiare, appunto,

ma riuscire poi a mettere in difficoltà la controparte proprio gra-

zie ai tuoi adeguamenti.

Così, dopo il 28-48 dei primi due quarti, il Cska ha “vinto” gli altri

due per 43-25. Risultato finale: 73-71 per il Pana. Ma grande

incredulità prima e paura poi per Obradovic; grande tranquillità e

speranza infine per Messina, che aveva anche disegnato lo

schema giusto per il tiro della vittoria affidato a Siskauskas

(nella foto). Che lo ha scoccato in equilibrio, con un intervento

non proprio pulito del difensore e che ha peso l'occasione della

vita per entrare nel club dei “Fantastici allo scadere”. Tipo

Danilovic, tanto per far commuovere le “vedove”.

Messina lascerà Mosca, cerca stimoli nuovi non solo sportivi e

città più accoglienti, senza nulla togliere al fascino della capitale

russa. Città e campionati più “performanti”. In quattro anni al

Messina:Mosca addio,peccato...L'avventura al Cska è vicinaalla separazione consensuale.Dopo quattro anni intensi.E ad un solo canestrodalla leggenda

di Franco Montorro

Eurolega

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Page 31: basketville # 9

Eurolega

Cska ha riportato l'Eurolega dopo decenni, l'ha persa in casa

del nemico, l'ha rivinta e infine ripersa semre contro il

Panathinaikos di Obradovic. Bilancio positivo, a partire dalla

vera impresa: quella di Praga 2006, sia nella semifinale che

nella finalissima contro il muro del Maccabi. Due sconfitte,

certo, amarissima l'ultima non tanto perché arrivata allo sca-

dere, ma perché per Messina il blocco e il crollo del primo

tempo contro il Pana rappresentano un qualcosa di inspiega-

bile e di ingiustificabile per una squadra che però, oggettiva-

mente, non valeva quella avversaria e che per tutto il corso

della stagione, pur crescendo, aveva sempre lasciato l'im-

pressione di essere meno forte e meno cattiva di quelle che

l'avevano preceduta.

E così dopo un primo quadriennio alla Virtus, un periodo ana-

logo in nazionale, altre cinque stagioni di nuovo alle Vu

Nere, tre a Treviso e quattro al Cska, dando per scontato che

rivincerà il titolo russo, Messina conclude a testa alta un ven-

tennio da capoallenatore e fa iniziare il “totopanchina” per il

2009-2010.

Anche se lui scherza e prova a far credere che potrebbe

anche cambiare mestiere e magari diventare manager.

Anche se noi sappiamo che c'è un'unica panchina, a fronte di

tante che stanno usando le sirene nei suoi confronti, che

davvero, ancora lo affascina senza se e senza ma: quella di

una Nazionale alle Olimpiadi. E saremmo anche noi più di

tutti “vedove” se non fosse quella azzurra. Niente da fare per

il 2012, semmai ci qualificheremo. Strano parlare di

Nazionale dopo una finale di Eurolega e magari con una pro-

spettiva Nba in arrivo? No, se è il diretto interessato ad aver

confessato il suo sogno e se lui, molto più di altri, e lontano

dall'Italia, si indigna quando sente parlare, per i giocatori, di

diritto di scelta: “Accetto o no la convocazione”?

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Page 32: basketville # 9

da 59,90 euro (2 GB)

SUPER GROOVE - Koss Spark Plug Per ascoltare alla grande non è necessario spendere molto. A patto

però di rivolgersi a un marchio specializzato e storico come Koss:

un paio di economici auricolari Spark Plug possono tirar fuori la

musicalità nascosta in qualunque lettore di fascia media (con quel-

li di scarsa qualità fanno davvero miracoli). Cosa offrono in più

rispetto a quelli in dotazione? Una grande dolcezza di fondo ma

anche un suono definito, ricco di sfumature e con un'ottima esten-

sione sui bassi. Gli Spark Plug hanno la forma di un piccolo cilindro

bianco e un gommino in foam deformabile, da sagomare con le dita

e poi da inserire profondamente nell'orecchio. Il risultato è un otti-

mo isolamento: se vuoi seguire la tua squadra in metro, nessuno ti

disturberà.

AUDIO ON-THE-GO - Creative Zen MozaicCreative raramente si sbilancia sullo stile, ma con il Mozaic rompe la tra-

dizione e lancia un lettore fuori dagli schemi, coraggioso e persino un po'

estremo, a partire dall’interfaccia: 9 tasti disposti a scacchiera al posto

del joystick. La dotazione è completa e comprende una radio FM per

ascoltare la radiocronaca della partita, un microfono per gli appunti

vocali e un altoparlante per condividere l'audio con i tuoi amici. Non

basta? Allora aggiungiamo sveglia, orologio, calendario e PIM (Personal

Information Management). E se ami gli accessori, Creative ne sempre

ha per tutti i gusti: ci sono le Skin Pack in silicone antiurto, l’Armband &

Skin (con fascia sportiva per il braccio) e il Carabiner Case (custodia

portachiavi con moschettone).

VIDEOGAME - Tenchu: Shadow AssassinsBuone nuove per i fan della saga: Tenchu: Shadow Assassins per Wii ritorna alle origi-

ni e si affida agli sviluppatori dei primo episodio (PS2, 1998). Chi era rimasto deluso

dalle ultimi capitoli troverà quindi un po' dell'antico splendore, in attesa di una vera e pro-

pria resurrezione. La storia è semplice: un nobile signore giapponese, Lord Gohda,

viene minacciato. Nei panni del ninja Rikimaru e poi in quelli della compagna Ayame,

dovremo risolvere la situazione in punta di shuriken o katana. Il gameplay è tipicamen-

te stealth: Wiimote e Nunchuk servono per muoversi nell'ombra, nascondersi e colpire

all'improvviso. Ma bisogna essere molto cauti, perché se ti scoprono devi ripartire da

capo. E considerata la difficoltà delle missioni, questo avviene molto spesso...

20 euro

di Giuliano Mannini - Appunto

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