Basketville # 21 - 12 ottobre 2009

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Varese è tornata! E con Ron, batte subito Milano SLAYMAKER L’equivoco wild card Il punto sulla A Dilettanti Dino Meneghin e la femminile n.21 - 12 ottobre 2009

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Dai playground al playoff. L'e-magazine italiano di basket.

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Varese è tornata! E con Ron, batte subito Milano

SLAYMAKER

L’equivoco wild cardIl punto sulla A Dilettanti

Dino Meneghin e la femminile

n.21 - 12 ottobre 2009

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Ho scritto per La Stampa – che chiede pezzi di basket mai legati solo ai risultati ma anzi sollecita curiosità o vicende che sono una password per trattare di pallacanestro su un quotidiano non sportivo nazionale – che dopo tre Giri d’Italia vinto consecutivamente dominando, Alfredo Binda si vide proporre nel 1930, dagli organizzatori, di rinunciare a correre per manifesta superiorità, ottenendo in cambio l’equivalente massimo dell’importo del montepremi per la corsa in rosa. Per curiosità e senza validi parametri pronti per stabilire un rapporto con l’euro di oggi: 22.500 lire.Altri tempi, irripetibili, ma il parallelismo Siena-Binda è stato immediato.

Un altro spunto inerente il predominio della Mens Sana, è il fatto che due delle poche squadre che hanno vinto con la Montepaschi nelle ultime due stagione sono poi retrocesse: Varese e Fortitudo. Fine dell’anteprima a un campionato iniziato ieri con il consueto, affascinante basket day televisivo, in una stagione che vedrà come noto lo spostamento delle telecronache di Eurolega da Sky a SportItalia: novità che ci piace, partendo dal presupposto che non tanto la concorrenza fra emittenti quanto la diversificazione delle proposte non può giovare al prodotto basket (oggi, in Italia, abbastanza sofferente dal punto di vista mediatico, lo abbiamo già detto).

Andiamo avanti con le curiosità, il c.t. della Nazionale di calcio, Marcello Lippi, stufo per le continue domande a tema unico («Cassano no: perché?»), ha citato il presidente della Fip, Dino Meneghin, che a fronte di numerose illazioni e interrogazioni sul futuro azzurro di Recalcati ha risposto, più o meno: «Mi sono stufato».

Siamo a pieno regime con tutti i campionati maggiori. Cercheremo di seguirli tutti, da questo numero vedete che iniziamo con la A Dilettanti, pensiamo di colmare anche l’unica lacuna esistente la LegaDue. Che merita attenzione e rispetto, quando alcuni progetti di riforma dei meccanismi di promozione-retrocessione la scavalcano. Parliamo della wild card? Strumento non proprio da idealizzare. Forse comodo, non sportivissimo ma vabbeh... Certo che leggendo certe cifre, che la penultima di Serie A potrebbe proporre alla seconda di Legadue e pensando alle sofferenze continue di bilancio di molti club viene da chiedersi fino a che punto il gioco vale la candela, perché il rischio della derelitta momentanea di turno è quello di svenarsi per rimanere ad un livello e in un campionato nel quale rischia però di partire ad handicap proprio per la natura economica dell’esborso “salvifico”.

Siena come BindaWild card... sì, ma

l’E-ditoriale

Franco Montorro [email protected]

www.basketville.itNumero 21 – 12 ottobre 2009

Direttore ResponsabileFRANCO [email protected]

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FotografieAgenzia Ciamillo-Castoria

Autorizzazione del Tribunale di Luccanumero 894 del 16 marzo 2009

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di Franco Orsi

Qui Varese 73Se c’era una partita più intrigante, per il ritorno di Varese in Serie A, questa non poteva che essere il derbyssimo con Milano. Storie di altri tempi, finali scudetto o partite decisive risalenti a 35 anni fa e passa, nuovi significati per una Cimberio non tanto ambiziosa ma nemmeno rassegnata ad un ruolo e alla zona bassa della classifica. Così, i due punti strappati con merito a Milano rappresentano una vittoria dal sapore antico e dall’importanza moderna, perché intanto corroborano l’animo del pubblico di Masnago, riconoscente alla Pillastrini Band per quanto fatto nell’anno sabbatico in Legadue, ma giustamente “preoccuapti” per quanto potrebbe succedere in questa stagione, tutta annunciata sulle barricate. Eroe di giornata è Slay (nella foto), ovviamente, cifre impressionanti e un perfetto calarsi nei panni di leader dichiarato, sfruttando anche la regìa occulta di Childress. Al di là delle cifre, i suo impatto è stato devastante. Di lui Pillastrini ha detto e rivelato: «Slay? In settimana era molto nervoso e si è lamentato spesso dei contatti dei compagni in allenamento. Gli abbiamo spiegato che lo stavamo facendo apposta perché Milano avrebbe impostato la gara su una difesa molto fisica su di lui. Avrebbero cercato di mandarlo “fuori di testa” e noi dovevamo prepararl a questo». Per come è andata, missione compiuta. Nota finale: l’urlo di Jobey Thomas di passaggio davanti alla panchina milanese, a fil di sirena.

Qui Milano 66Facce tristi e preoccupate sulla panchina Armani Jeans al termine del match. La principale preoccupazione, per Bucchi, riguarda la sterilità offensiva di un attacco da 66 miseri punti. «Ci sono tanti sincronismi ancora da sistemare sia in attacco che in difesa – ha commentato il tecnico milanese - e noi dobbiamo imparare ad essere più cinici e più furbi. Ad esempio nel terzo quarto, quando siamo passati in vantaggio, dovevamo riuscire a controllare meglio la situazione. Siamo una squadra nuova, ancora in rodaggio, con giocatori che devono imparare a conoscersi e migliorare. La grande partita di Slay?, ma lui ha fatto una grandissima partita e questo gli va

riconosciuto aldilà di qualche demerito nostro che indubbiamente c’è stato». Un dato su cui riflettere:la valutazione di Finley, 34. Poi Hall con 10 enessun altro in doppia cifra. Acker a -4, Mancinelli a 0. C’è ancora molto da lavorare, a Milano

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Serie A

La Cimberio si gode un eccellente Slay e una vittoria dal sapore antico e moderno assieme

Bentornata, Varese!

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di Mauro Cavina

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Serie A

Qui Ferrara 90Bella subito. O, per lo meno, vincente. Alzi la mano chi si attendeva una Carife con un carattere così fin dalla prima giornata. E invece Ferrara ha dimostrato che un’estate non è passata invano e dopo lo strepitoso girone di ritorno dello scorso campionato ha fatto tesoro delle esperienze e inserito gli uomini giusti al posto giusto. Fa molto piacere a Giorgio Valli, ma non deve sorprendere, l’ottima prova di Nnamaka nel finale: ha bloccato Poeta, recuperato palloni ed ha dato una svolta decisiva alla partita con una tripla. La grande novità è il carattere mostrato da una squadra che ha cambiato cinque uomini su dodici, ma sembra andare dritta sulla strada dell’umiltà e della determinazione. Niente paragoni col passato, ma alcune considerazioni sul presente vanno fatte. In regia il duo Sangarè-Farabello è ottimamente assortito. Grundy ha capito al volo il suo ruolo e alla fine s’è trovato (bene) a giocare anche spalle a canestro quando entrambe le squadre avevano quintetti bassi. Di Salvi non si può dire altro che bene, vista la miriade di cose che sa fare in campo: rimbalzi, difesa e tiri da tre punti. Ciò che ha fatto più scalpore, però, è un certo Luke Jackson (nella foto) . In Nba non c’è passato per caso e già contro Teramo ha messo in chiaro di essere un giocatore capace di marchiare a fuoco le partite. L’ha fatto nel terzo quarto, prendendo per mano la Carife e portandola

fuori dalle secche con canestri, recuperi e assist. L’ha fatto ancora nel quarto periodo, con cinque punti vitali nell’economia di una gara che rischiava di scappare dalle mani di Ferrara. Tutti si aspettavano una grande forza al tiro invece Jackson ha attaccato l’area con caparbietà.

Qui Teramo 83Gli infortuni in precampionato pesano sulle spalle della Banca Tercas. L’assenza di Amoroso è stato senza dubbio un fattore nella gara di Ferrara, così come lo è stato il fatto che Teramo ha puntato tutto il proprio gioco sui piccoli. Diener, Poeta e qualche sprazzo di Jones (3/3 da 3) sono stati i principali terminali offensivi per Capobianco in una serata in cui ha capito di poter contare anche sul giovane Polonara. Thomas (così come Jamison dall’altra parte) non ha inciso molto, se non nella cattura dei rimbalzi (10). Contro Ferrara s’è visto un rendimento troppo altalenante e soprattutto un approccio difensivo insufficiente in avvio. Capobianco è tecnico capace di forgiare il gruppo. Ma lo fa col lavoro quotiano, e non aver potuto contare a lungo su tutti i suoi sicuramente ha influito. Certamente Teramo ha potenziale maggiore di quello espresso a Ferrara. Lo sanno i giocatori, lo sa molto bene Capobianco che non vede l’ora di avere la squadra al completo. Per ora si accontenta di avere molti giocatori in via di completo recupero.

Record di abbonati e subito una prova convincente. Tercas condizionata dagli infortuni

Carife...lice

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di Alessio Bonazzi

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Serie A

Qui Siena 87Sin troppo facile la prima di campionato per la Montepaschi. Siena domina la partita dal primo all’ultimo minuto, con David Hawkins sugli scudi. Note positive da tutti, con i soliti Eze, Domercant e Lavrinovic a tenere saldamente la leadership della squadra. C’è spazio anche per un ottimo Ress, e per il quarto lungo di lusso Denis Marconato (nella foto). Il sistema di gioco è ormai quasi perfetto per una squadra che da tre anni domina il campionato. Coach Pianigiani riesce a tenere viva l’attenzione della squadra anche in una partita che avrebbe potuto concedere molti rilassamenti. Già buona la condizione fisica per una Montepaschi che quest’anno punterà forte sull’Eurolega (forse per l’ultimo anno). La corrazzata toscana ha sostenuto poco più di uno scrimmage contro un avversario fin troppo disorganizzato e lontano da un sistema di gioco e da una condizione soddisfacenti. Nonostante l’assenza di McIntyre, vero motore e cervello del team toscano, Pianigiani trova un ottimo Zisis con la sua consueta pulizia di gioco, e riceve minuti importanti da D’Ercole, che cerca di entrare nel sistema Montepaschi buttando in campo la sua generosità e la voglia di farsi vedere, anche se i minuti per lui quest’anno dovrebbero essere abbastanza pochi. La prossima settimana la Mens Sana sarà impegnata sul campo di una Pesaro che cerca la prima vittoria in campionato dopo essere stata sconfitta ad Avellino.

Qui Napoli 48«I lavori sono ancora molto in corso». Perfette le parole di coach Marceletti per descrivere il livello della sua Napoli. Squadra ancora in alto mare sia sotto il punto di vista tattico sia sotto quello della condizione fisica. Mai in partita, la squadra partenopea si è sciolta ancor prima di entrare in campo. Ha sofferto maledettamente la difesa asfissiante dei campioni d’Italia, anche per una evidente carenza tecnica. Dopo gli addii fulminei di Allred (accasatosi a Pesaro), Oglesby e J.R. Reynolds, Marcelletti si è ritrovato in mano un giocattolo neanche lontano dall’essere montato,

al quale mancano molti pezzi. Dovrà far lavorare la squadra molto in questi primi mesi per riuscire a metter su un roster degno del campionato di A1. Per ora invece, a parte qualche raro lampo di un intraprendente ma isolato Kruger e l’impegno di Adeleke, questa squadra farebbe fatica a giocare anche in lega A2. L’augurio che i tifosi napoletani possono farsi è che la squadra riesca a mettere in campo tutta la grinta che possiede per superare le carenze tecniche, anche se i 4 punti di penalizzazione non lasciano moltissime speranze. Vedremo probabilmente la vera Napoli solo fra un paio di mesi. Intanto nella prossima giornata ci sarà per la Martos il primo derby della stagione, in casa, contro Avellino. La lotta per la salvezza incomincia da domenica.

Tutto troppo facile per i campioni d’Italia, ma contro avversari davvero imbarazzanti

Siena passeggia, Napoli in alto mare

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di Andrea Ninetti

Serie A

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Qui Roma 94 Un tempo per soffrire e l’altro per sciogliersi prima di aggiudicarsi agevolmente la gara d’esordio della nuova stagione. La Virtus lancia il suo assalto al titolo cominciando col piglio giusto una gara che andava legittimamente presa con le molle per svariati fattori; una prestazione per larghi tratti convincente quella dei giallorossi, impreziosita dall’ottima serata di Hutson ma soprattutto di Jaaber (nella foto: 28 punti, 4 recuperi e 3 assist), leader indiscusso di un gruppo che ha patito l’iniziale entusiasmo dell’avversaria prima di scrollarsi di dosso le paure e mostrare i muscoli di cui è dotata. Sono piaciute sia la difesa dell’area, con Gigli e Crosariol bravi a spegnere la luce ai lunghi avversari, sia il gioco in transizione sviluppatosi grazie alla rapidità di un contropiede figlio a sua volta di un gran lavoro difensivo, il tasto su cui Nando Gentile insiste dall’inizio della preparazione.Da rivedere le prestazioni di Datome e Minard col primo che ha comunque disputato una gara generosissima in fase difensiva, mentre l’ala ex-Montegranaro è stato probabilmente limitato dalla fastidiosa distorsione alla caviglia sinistra occorsagli durante la scorsa settimana.Coach Gentile si è detto contento della prestazione difensiva di tutti i suoi ragazzi, bravi poi a cercare sempre l’uomo libero in attacco. Analogie con la passata stagione non sembrano essercene ma è comunque presto per lasciarsi andare a facili entusiasmi; quest’anno Roma è chiamata al riscatto e alla conquista definitiva di quel pubblico sempre poco numeroso viste le potenzialità della squadra, destinate ad aumentare con l’imminente inserimento di Luca Vitali.

Qui Cremona 79 A guardare solo il tabellino conclusivo verrebbe da storcere il naso ed invece questo debutto della Vanoli è piaciuto moltissimo. Due ottimi giocatori (Brown e soprattutto Forbes) ed un sistema di gioco che non tarderà a produrre vittorie. Certo, l’obiettivo della salvezza passerà anche dalla resistenza di un roster che, per quanto competitivo dal punto di vista tecnico, appare numericamente debole e quindi poco attrezzato per una stagione lunga e massacrante.Ad occhio e croce, se tutti staranno bene fisicamente, la Vanoli non dovrebbe far fatica a lasciarsi due squadre alle spalle ma il problema della panchina corta potrebbe esaurire presto la benzina in corpo, e saranno dolori se Rowland e Bell non gireranno sempre al massimo.Scesa in campo apparentemente senza mostrare alcuna emozione, Cremona ha tenuto in scacco la Lottomatica per almeno 20 minuti, salvo poi sprecare in un amen la palla del –1 e subire, sul ribaltamento, la tripla del –7 proprio a fil di sirena, la situazione che a detta di Stefano Cioppi ha mentalmente messo in ritmo Roma, togliendo entusiasmo e certezze ai suoi ragazzi.Brown e Cusin sotto i tabelloni formano una discreta coppia a cui il cambio Sklavos può dare minuti importanti di riposo; Forbes è la nota lieta della serata, un esordiente che ha mostrato la lucidità di un veterano pur esagerando nel tiro dalla distanza, sicuramente non la sua miglior dote.Rimandato invece Bell, artefice della storica promozione ma chiamato quest’anno a dare qualcosa in più sul palcoscenico della serie A; troppa sufficienza nella gestione di qualche situazione in cui avrebbe potuto decisamente fare meglio.

E’ già leader indiscusso del gruppo Lottomatica. Vanoli bene, al di là del risultato

Jaaber illumina una buona Roma

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di Franco Montorro

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Serie A

Qui Bologna 76 Chiariamo subito che questa squadra per noi si chiama Virtus. La denominazione “Forza Bologna” la lasciamo ai doveri dello speaker in un palasport né tanto pieno né tanto caloroso, semmai principalmente curioso di vedere due squadre profondamente rinnovate e con ambizioni ancora una volta diverse. La “nobile”, la padrona di casa fa corsa di testa per quasi tutta la gara senza però mai affondare il coltello definitivamente e così si fa riacchiappare e superare per pi concludere con qualche patema di troppo ed uno scarto fin troppo generoso. Belle e buone le difese di Lardo, ma l’impressione consolidata a fine partita è che si tratti di una squadra acefala, pur dando tempo a Penn di inserirsi e di personalità non eccelsa, priva di leader ma anche di finalizzatori certi. Il tasso di qualità, si sapeva, è inferiore a quello anche di edizioni recenti. Piano con il definire questa Virtus squadra operaia, di sicuro non è formazione da spettacolo, piuttosto legnosa e molto fallosa sotto canestro. Il dato del’1 su 10 nel tiro da tre è in linea con l’idea che ci si è fatti del complesso, semmai è grottesco che l’unica realizzazione dalla distanza porti la firma di Maggioli. La prossima settimana a Biella, campo tradizionalmente ostico per le Vu nere, bel banco di prova per vedere se comunque la bianconera

è squadra di vertice nonostante il bel gioco, probabilmente, lo sogni soltanto. Da rivedere Sanikidze (nella foto), all’esordio apparso talento assai grezzo.

Qui Montegranaro 68 In conferenza stampa, Fabrizio Frates ha visto il bicchiere mezzo pieno di una squadra che in mezzo a mille problemi, non ultimo l’amalgama, ha comunque lottato con determinazione e convinzione e che in un palasport storicamente inespugnabile per i gialloblù non ha certo sfigurato, davanti anche a un folto drappello di sostenitori saliti dalle Marche. Hite e Brunner sono stati sicuramente i più efficaci, in una serataccia collettiva dalla lunetta e con un Marquinhos dal 36% totale. Di più, per quello che possono e quando staranno meglio, devono dare Maestranzi e Filloy. Ma in definitiva la Sigma torna a casa con più speranze che ragioni di rammarico e da questo punto di vista la sua situazione appare più rosea se parametrata a quella della Virtus. Perché le Vu Nere devono ancora crescere molto se vogliono legittimare le ambizioni e far rimanere credibili i pronostici su di oro, mentre Montegranaro appare già ben dimensionata nella realtà che parla solo ed esclusivamente di salvezza Ha gli uomnini e le idee per raggiungerla, più di quante ne abbia la Virtus per entrare fra le prime.

Partenza all’insegna dell’aurea mediocrità per entrambe. Quindi “rischia” di meno Montegranaro?

In medio stat Virtus

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di Sante Roperto

Serie A

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Qui Caserta 77Le prime conferme dopo un ottimo precampionato per i casertani arrivano già all’esordio. I primi due punti per la truppa di Sacripanti arrivano infatti al termine di un match condotto dall’inizio alla fine senza grossi patemi. Caserta lotta su ogni pallone, con Bowers(nella foto) che delizia il pubblico di assist e canestri nel primo tempo (già 27-15 al 15°), e poi mette tutto in cassaforte al rientro in campo con Michelori e capitan Di Bella. Sono proprio gli ex di turno a griffare il successo sull’Angelico: solidità e presenza in area dal primo, punti ed idee dal secondo. La Pepsi poteva soffrire proprio nell’area colorata il più nutrito gruppo di interni rossoblu ed invece per Doornekamp, Michelori e Jones (22 di valutazione ma tutto nell’ultimo quarto) è quasi un dominio incontrastato. Mentre il contropiede e il tiro da 3 fanno il resto (48-33 al 25°). Una grande intensità difensiva (Biella a 9 minuti dalla fine aveva segnato appena 41 punti) e una buona lettura di alcune situazioni di gioco in attacco sono già il marchio di fabbrica di una Juvecaserta operaia, ma comunque capace di chiudere con 5 uomini in doppia cifra e raccogliere molto nonostante i 13 rimbalzi offensivi concessi e le 18 palle perse. Un po’ in ritardo solo Koszarek e Kavaliauskas, ma questa Pepsi è in piena forma campionato.

Qui Biella 68Con Jones a mezzo servizio, Schultze arrivato da pochi giorni e Pasco out per infortunio dopo solo 18 minuti, era davvero difficile pensare di violare il PalaMaggiò. Se a questo aggiungiamo un primo tempo da dimenticare, un Aradori che dire abulico è un eufemismo e l’assenza di un playmaker che possa far rifiatare Smith, allora coach Bechi avrà molto su cui lavorare. Biella conserva un grande potenziale, ma deve liberare Smith da obblighi di regia (quanto sarebbe servito Spinelli, domenica nel parterre del PalaMaggiò a seguire i suoi ex compagni). Soprattutto perché è proprio l’ex Rieti l’unico ad impensierire la difesa casertana e, con Soragna nel post di ala forte, a costruire una rimonta che dal 55-41 di inizio quarto periodo riporta fino al -7 con palla in mano. Ma i buoi erano ormai scappati da tempo. I piemontesi sono ancora un cantiere aperto e, dopo un precampionato difficile, non sarebbe stato facile riscattarsi a Caserta contro un avversario che ha nel suo DNA il gioco in transizione e i ritmi alti. Senza dubbio migliorare le percentuali al tiro dall’arco (5/18 senza le ultime triple di Soragna) e sviluppare meglio un più corale gioco di squadra sono già un buon viatico per ritrovare una Biella capace di bissare l’ultima ottima annata.

Sono Michelori e Di Bella a sancire la vittoria campana. Angelico in ritardo

La rivincita degli ex

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di Procolo Apuano

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Serie A

Qui Avellino 88 Si parte e Avellino lo fa finalmente con il piede giusto incamerando per la prima volta di due primi punti di partenza. Accade al termine di un match vivace ma vivo solo nel primoquarto, perché poi la squadra di Pancotto prende il largo sospinta dalle folate di Troutman e del Turco Aykol, probabile rivelazione di giornata. E già che ci siamo, avendone appena citato il nome, il primo plauso per la nuova Air (nella foto, Nelson) va proprio al tecnico marchigiano che dopo l’infelice esperienza alla Fortitudo Bolgna non è sceso in irpinia per rifarsi una verginità cestistica (non ne aveva certo bisogno lui, marinaio di lungi corso del nostro torneo) ma per trovare nuovi stimoli e motivazioni. E quale migliore sede, allora, di una Avellino tormentata, dopo una stagione di declino successiva a quella della grande impresa in Coppa Italia. Bisognava frenarlo, quel declino soprattutto mentale, bisognava ridare entusiasmo alla gente. E Pancotto ha saputo intanto creare un gruppo che certi fremiti li sa far provare, fosse anche con i nervi e i muscoli. La parola chiave del match di apertura è stata certamete “difesa”, per larghi tratti asfissiante e ad isolare il povero, troppo solo Green.

Qui Pesaro 77 Togli Eric Williams e naturalmente è un’altra squadra. Così, l’ennesimo ex Dalmonte deve mandare giù il boccone amaro di una sconfitta dallo scarto troppo ampio per essere bugiardo. Che succede? Succede che Hicks ne azzecca poche e non si sa gestire nei falli e che tutta la squadra finisce come una mosca nella tela del ragno ordita da Pancotto. In queste condizioni i pesaresi si perdono e disseminano al vento occasioni preziose, più palle a profusione, con Green in versione uno contro il mondo: personalmente vincente, ma la sua squadra assolutamente no. La Scavolini Spar si illude nel primo quarto, balzando a più sette, ma lì smette di giocare e subisce rimonta e sorpasso, per poi vedere gli avversari solo con il binocolo. Finisce con il sistenatico ricorso a qualche tripla alla “sperindio”. Troppo poco per battere un Avellino molto più avanti nell’applcazione dei concetti di squadra. Con Williams Dalmonte dovrebbe avere meno grattacapi, ma dal resto della squdra dovrà avere molte più certezze. Conoscendolo, non sarà una settimana di allenamenti teneri, a Pesaro...

Gli irpini rompono un antico tabù e si impongono su una Pesaro priva di Williams

Avellino, finalmente la prima!

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Caro Presidente Minucci, l’ho conosciuta a Roma, una mattina di primavera, in un albergo sopra lo Stadio Olimpico in cui si presentava una convenzione per il basket giovanile fra Monte dei Paschi e Federazione. Ennesima operazione mal gestita e fallita da parte dei “federali”. Ero diventato da poco direttore di Superbasket e lei mostrò interesse e curiosità per il rinnovamento della rivista e per un personaggio tutto sommato estraneo al mondo dei canestri (diciamo che ero stato per tre anni in stand by ad occuparmi d’altro. Di motori, per l’esattezza). Ci “prendemmo”, nel senso che iniziò un rapporto collaborativo che posso dire tranquillamente sia poi diventato – anche ma non soprattutto, perché la professionalità di entrambi non l’avrebbe consentito – di amicizia. Non erano tempi d’oro per la Siena del basket. Oddio, ne aveva passati di peggiori, ma navigava ancora in un’aurea mediocrità alla quale imparai presto lei fosse insofferente. Ricorda? Erano passati da poco gli anni della Olitalia, colori gialloverdi, e quell’abbinamento cromatico che rimandava la Mens Sana alla contrada del Bruco, all’epoca “nonna”, cioè perdentona storica del Palio. L’età aurea è iniziata poco dopo e ancora dura. Tanti la invidiano, altri la temono, diversi praticano solo l’esercizio facile della diminuzione («Con uno sponsor così...») dimenticando che Mens Sana Basket e Montepaschi hanno vissuto decenni senza frequentarsi.

La scintilla la fece scoppiare lei e le va reso merito, così come di aver portato una società di provincia, snob per longevità ma non certo per risultati, ad essere squadra simbolo di un decennio in Italia e simbolo unico dell’Italia in Europa.Anch’io faccio parte del coro di quelli che vorrebbero antagoniste alla pari della Mens Sana, ma non certo da tifoso e nemmeno “contro” Siena. Non sarei sicuro al 100% della sua sincerità, la sentissi auspicare rivali al’altezza, perché (stra)vincere non stanca. Forse molto prima di altri fuori dal coro, io paragono il basket Mens Sana ad una sorte di signoria rinascimentale, di quelle che in Italia e non solo prestavano (allora denari, oggi talenti cestistici) investendo poi con intelligenza nel futuro.Ed io spassionatamente le chiedo di restare dov’è, vincesse anche dieci titoli consecutivi e di non disperdere il suo talento per altri, accettando magari un giorno di concorrere ad una carica in lega o in federazione. “Promoveatur ut amoveatur”: sarebbe un tranello: stai (bene) dov’è. Ché lustro al basket italiano ne sta comunque portando. Alla faccia di molti “in”. “In”vidiosi e “in”capaci.

Nota: il presidente del Coni, Gianni Petrucci, non ha risposto alla nostra lettera aperta. Gli diamo tempo, era impegnato alla sessione del Cio a Copenaghen.

Al numero 1 della Mens Sana Basket l’attribuzione di molti meriti. E la preghiera di restare dov’è

Caro Presidente Minucci...

di Franco Montorro

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Lettera aperta

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e TUTTI COLORO CHe HANNO COLLABORATO, PARTeCIPATO, ASSISTITO. OVVeRO ReSO TUTTO...

piubello

Piubello Eventi 2009

ringrazia!

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MedIA PARTNeRBasketvilleLattemieleSuperbasketVideo Regione - TPN FORNITORI UFFICIALIConte & ScainiEssericamiFinabroGatoradeGraf 80MakoMGPiubello SportPradisSelcaTenda Bar SPONSORAmgaEidomedFantuzziImmobiliare Friulana NordMc Donald’sPiubello OutletToro Assicurazioni Ag. Trieste

eNTI PATROCINATORI e FINANZIATORI Regione Friuli Venezia Giulia Provincia di TriesteProvincia di UdineComune di FaedisComune di TarvisioComune di TriesteComune di UdineUniversità degli Studi di Udine

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di Luca Bolognesi

C’è un’aria nuova a Verona. Aria di riscatto. La retrocessione in C1 del 2003 è ancora lì, nei ricordi dei tifosi gialloblu che in un amen si sono ritrovati dalla semifinale scudetto con qualificazione in Eurolega del 2000 al campionato dilettanti. Poi sono seguiti anni di incertezze fino al ritorno al timone di Giuseppe Vicenzi. Il “Basket Scaligero”, nome mai dimenticato e nato dalla fusione con il San Zeno Basket, è nato l’anno scorso con alle spalle la sponsorizzazione Tezenis. La promozione in A dilettanti è storia recente con la vittoria in finale contro la Triveneta Albignasego. Ma non finisce qui. Il progetto è ambizioso e il sogno di Vicenzi, nemmeno tanto nascosto, è riportare la Tezenis nel basket che conta, quello dei professionisti.

Nonostante la buona volontà il compito è arduo. Quest’anno il campionato di A dilettanti è più che mai competitivo con molte pretendenti ai playoff in entrambi i gironi. Se non bastasse, nel girone A dove la Tezenis è collocata c’è una squadra che sempra off-limits per tutte le altre: la Fortitudo Bologna decisa a non rimanere più di una stagione nel pantano dei dilettanti.

L’allenatore Pippo Faina ha mostrato durante tutta la preparazione una notevole fiducia nel gruppo scaligero. La sfida per i playoff sarà emozionante con Trento, Forlì e Brescia in pole position (sempre non considerando la Fortitudo) senza considerare le possibili sorprese (dopo due giornate la squadra trentina del Garda è prima a punteggio pieno).

Alla corte di Faina sono stati riconfermati tutti i top players e i senatori. Il primo della lista è sicuramente Ousmane Gueye (17 punti e 3,2 recuperi a partita l’anno scorso), guardia di 1.88 destinato a doversi prendere le responsabilità della squadra spesso e volentieri. Poi ci sono Marco Silvestrucci, Filiberto Dri, Marco Santi e Matteo Nobile, centro inossidabile classe ’73.

Nella nuova stagione la Tezenis non potrà più contare sui punti e sull’impatto del playmaker Jordan Losi trasferitosi alla Fortitudo e sul carisma dell’ex capitano Mario Soave partito alla volta di Torino dove giocherà con la Pms in serie B dilettanti. In compenso sono arrivati cinque nuovi elementi che promettono di infiammare il palasport veronese. Sono Luca Gandini, centro di 2.06 che torna a Verona dopo l’esperienza a Lumezzane; da Lumezzane arrivano anche la guardia Francesco Gori e il play Simone Ferrarese mentre Federico Bellina, ala-pivot di 2.05, è stato prelevato dal Casalpusterlengo. Dalla B dilettanti è arrivato inoltre Andrea Campiello, classe ’87 che militava nell’Albignasego.

Dopo la presentazione della squadra e il ritiro, gli uomini di Faina non hanno avuto nemmeno il tempo di ingranare che alla prima giornata hanno incrociato la corazzata Fortitudo, a Bologna. E’ finita 92-79 per i bolognesi con gli scaligeri che sono riusciti a rimanere in partita per tre quarti cedendo nell’ultimo con un parziale di 30-19. In casa però, alla seconda di campionato, la Tezenis si è riscattata vincendo 73-68 contro Osimo mostrando ottime qualità, un Nobile da 18 punti e 7 rimbalzi, ma qualche calo di concentrazione di troppo. La strada verso i playoff è lunga e tortuosa, ma in riva all’Adige ci credono tutti.

C’è fermento in riva all’Adige. E tante speranze di tornare nell’elite della pallacanestro. Ecco come

La vena di Verona

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A dilettanti

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di Luca Bolognesi

Archiviata la terza giornata di campionato, nel girone A tre squadre in testa alla classifica a punteggio pieno

La Fortitudo (nella foto) si sbarazza di Treviglio con un 72-65 figlio di un quarto quarto nel quale il canestro si è improvvisamente chiuso per i giocatori di casa che hanno chiuso con soli 8 punti. Durante la partita la Fortitudo è riuscita ad arrivare anche sul +19 sorretta dai punti di Cittadini (17 al termine) e Gigena (18).

Tiene il passo la squadra di Riva del Garda che espugna il campo dello Jesolo Sandonà per 88-81. La squadra veneziana colleziona così la seconda sconfitta consecutiva e rimane a 0 punti, ma non senza dar del filo da torcere alla capolista. Al termine del terzo quarto, infatti, le due compagini si trovavano appaiate con il Garda avanti di un solo punto. Poi, all’inizio dell’ultimo quarto è arrivato l’allungo decisivo degli ospiti con Simone Cortesi sugli scudi autore di sei punti in tre minuti seguiti da una tripla di Davide Cristelli che ha siglato il 78-69. Da lì in poi il Garda ha amministrato portando a casa i due punti.

Non si ferma nemmeno Forlì che abbatte la Bitumcalor Trento per 79-64 in un match equilibrato solo nel primo tempo. Ottima prestazione di gruppo dei padroni di casa che, oltre ai 24 punti di Matteo Frassineti portano tutti i giocatori del quintetto iniziale in doppia cifra. Sotto canestro ottima la prestazione di Massimo Farioli che segna 16 punti, conquista 7 rimbalzi e subisce 9 falli convertendo 12 dei 14 tiri liberi guadagnati.A seguire le capolista a 4 punti ci sono il

Pentagruppo Ozzano, la Tezenis Verona e il Paffoni Omegna. La squadra emiliana ha espugnato il campo di Montecatini per 73-64. L’AgricolaGloria rimane dunque ancora ferma al palo dopo due partite. La formazione scaligera ha invece vinto la sua seconda partita in campionato nell’anticipo di sabato in trasferta contro il Nobili Castelletto per 79-69. Sugli scudi Ousmane Gueye che con i suoi 22 punti ha trascinato i gialloblu alla vittoria. Tra i padroni di casa il temuto Luca Conte è stato fermato a 5 punti e al 22 percento dal campo, mentre non è bastata la superlativa prestazione di Emanuele Rotondo: 31 punti al termine con un pazzesco 78 percento da tre. Risultato roboante per la terza squadra a 4 punti, l’Omegna, che espugna il campo di Osimo con il punteggio di 91-68 confermandosi squadra dal canestro facile con 237 punti segnati in tre giornate come la Fortitudo.

Nell’ultima partita della giornata Fidenza ha superato l’Acegas Trieste per 84-73 conquistando i primi due punti stagionali. Sabato prossimo farà visita a Tezenis in quella che si preannuncia una trasferta complessa. E se la Fortitudo farà visita a Castelletto le altre due capolista si affronteranno nel big match della quarta giornata: appuntamento domenica alle 18 per Garda Cartiere Riva-VemSistemi Forlì.

Il Punto

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A dilettanti

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di Luca Bolognesi

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NBA

Riuscirà il rookie Blake Griffin (nella foto, mentre schiaccia) a risollevare le sorti della seconda franchigia di Los Angeles? Questa è la classica domanda che ci si pone di fronte ad una prima scelta assoluta del draft. Una domanda che si fanno in molti nella città degli angeli. E pensare che l’anno scorso i Clippers erano partiti con un grande roster e grandi ambizioni: il ritorno a casa di Baron Davis dai Golden State Warriors aveva creato molte aspettative attorno alla squadra. Poi però è andata come sappiamo: Lakers campioni e Clips da lottery. Fortunatamente però, superata l’umiliazione subita dai cugini giallo viola, la lotteria del draft ha portato buone notizie. Prima scelta tradotta dai losangelini in Blake Griffin degli Oklahoma Sooners. L’ex sophomore dei Sooners ha chiuso l’ultima stagione di college con cifre ragguardevoli: 22,7 punti e 14,4 rimbalzi di media con il 38 percento da tre punti. Tutto questo da un’ala di 2.10. Gli esperti lo paragonano a Karl Malone nella migliore delle ipotesi e ad Antonio Mcdyess nella peggiore. Ovviamente starà a lui costruire il suo futuro. La prima sfida che Griffin affronterà sarà sicuramente quella di sopportare il peso della prima scelta assoluta del draft, una pressione che ha distrutto non pochi ragazzi nella storia Nba.

Le “leggende” da questo punto di vista sono Michael Olowokandi, scelto come nuovo Hakeem Olajuwon ed invece relegato ad una carriera da comprimario, pur con contratti principeschi. Stessa sorte è toccata a Kwame Brown, supposto erede di Shaq ai Lakers. Tutto inutile, si è dovuto attendere un’altra scelta al draft, Andrew Bynum scelto alla 10 nel 2005. Ora Bynum, dopo 3 anni di lavoro con Kareem Abdul Jabbar è pronto, a 22 anni (li compirà il 27 ottobre) a fare la differenza. Certo, la storia del draft è costellato di coincidenze che lette a posteriori potrebbero addirittura sembrare architettate sapientemente.

Facciamo un esempio: draft 2003. Il draft delle meraviglie: Lebron James, Carmelo Anthony, Dwyane Wade, Chris Bosh, Josh Howard, Leandro Barbosa solo per citarne alcuni. Di quel super draft manca dalle cronache la scelta numero 2: Darko Milicic dei Detroit Pistons. All’epoca i Pistoni erano la squadra dei Bad Boys (i 2 Wallace, Rasheed e Ben, Billups e Prince). Si narra che Joe Dumars, General manager dei Pistons, si sia innamorato di Milicic osservandolo ad un allenamento in una palestra in Serbia. L’infatuazione annebbiò la mente di Dumars che lasciò Carmelo Anthony ai Nuggets per scegliere

A poche settimane dal via, ricordiamo i nomi delle matricole più attese cercando di scoprire le loro potenzialità

Do you rememeber the draft?

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NBA

Milicic. Ironia della sorte, però, a 6 anni da quel draft, Darko Milicic ha un anello da campione Nba al dito mentre i super quotati James, Anthony e Bosh non ne hanno alcuno. Mitiche storie di draft.

Scendendo alla 2 troviamo Hasheem Thabeet, scelto da Memphis e proveniente dalla prestigiosa UConn. Thabeet è un classe ’87, nato in Tanzania. L’anno scorso, al suo terzo anno di college, ha messo insieme 13,6 punti, 10,8 rimbalzi e 4,2 stoppate di media a partita. I più entusiasti lo paragonano a Dikembe Mutombo. I maliziosi ne denunciano l’incapacità di giocare a basket. Di certo a Memphis con Iverson, Randolph, Gay e Mayo ci sarà da divertirsi.

In Europa gli occhi erano puntati su Ricky Rubio. Il baby fenomeno spagnolo è stato scelta da Minnesota alla 5, ma

ha deciso di rimanere per un altro anno in Spagna al Barcellona. L’Nba e la definitiva consacrazione dovranno attendere.

Capitolo “steal of the draft”. Qual è stata la franchigia che, pur non avendo un’ottima scelta, è riuscita ad accaparrarsi un futuro campione? Ma che domande, i San Antonio Spurs! Dopo aver preso nel recente passato Parker alla 29 e Ginobili con la 56 quest’anno hanno sfoderato il colpo Dejuan Blair (nella foto). Un corpo da centro, ma un’altezza da ala grande e soprattutto una forma fisica che non è considerabile da professionista. E’ stato scelto alla 37 per qualche chilo di troppo e qualche dubbio sulla sua tenuta fisica

(ginocchia fragili). Ma gli esperti giurano: sarà lui la sorpresa del draft.

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di Roberto Perticaroli

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Donne

Parlando con Dino Meneghin si fa ancora fatica a scindere il suo nome dal ricordo delle battaglie epiche sotto i tabelloni di tutta Europa. E invece oggi “Dino-mito” è il numero uno del nostro beneamato sport e con lui abbiamo affrontato problematiche, dubbi, progetti e speranze del basket femminile. E la giacca e la cravatta hanno sostituito canottiera e pantaloncini.

- Presidente, cosa si sente di dire al basket femminile italiano che ha appena preso il via con l’Opening Day di Napoli?«Prima di tutto vorrei che le società continuassero ad essere disponibili nei confronti della Nazionale. Siamo arrivati sesti agli Europei e vinto i Giochi del Mediterraneo anche grazie alla sensibilità delle società: d’altronde, i risultati della nazionale sono un’importante vetrina anche per il lavoro che svolgono. Inoltre un’esortazione accorata a fare attenzione ai bilanci: non farsi prendere dall’entusiasmo e da altri fattori che possono portare a perdere di vista quello che è l’aspetto economico. E, come diceva mia nonna (o forse tutte le nonne!) non fare il passo più lungo della gamba. E poi investire di più nel settore giovanile, creare giocatrici in casa, anche per avere un seguito maggiore da parte del pubblico che, ovviamente, dimostrerebbe un attaccamento ed un’affezione maggiori nei confronti di ragazze “di casa”».

- A proposito di cura dei bilanci, mai maggior richiamo nel momento più adatto , nell’anno in cui la serie A1 si presenta a 12 squadre e le due neo-promosse (anche se con presupposti differenti) hanno dovuto rinunciare al risultato raggiunto sul campo.«Ovviamente come tutti quelli che hanno a cuore le sorti del movimento mi fa male vedere squadre che rinunciano alla promozione. E’ un segnale di allarme che va assolutamente recepito. Per questo, a costo di essere ripetitivo, ribadisco la mia esortazione all’attenzione massima del budget. Meglio un anno in più di transizione, a discapito del livello tecnico, che

mandare in rosso i bilanci».- Siamo reduci dall’Opening Day di Napoli, un cambiamento di rotta rispetto all’intenzione iniziale di far diventarlo un appuntamento fisso da assegnare in via definitiva a Roma. Lei cosa ne pensa di questo

Il presidente della Federazione Dino Meneghin parla di basket femminile a 360 gradi. E lancia un messaggio alle società: «Occhio ai bilanci».

La parola al Mito

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Donne

“cambio in corsa”? Già si parla di Milano per il prossimo anno…«Sono sicuramente favorevole a far diventare itinerante questo appuntamento. Come ho già detto in passato parlando di maschile, anche il femminile deve avere la massima diffusione. L’Opening Day è un momento importante, che va portato di anno in anno in location diverse. Soprattutto per le persone che non hanno altre occasioni per avvicinarsi alla pallacanestro o per le giovani che giocano e che hanno la possibilità di vedere da vicino le loro beniamine».

- Si parla spesso della mancanza delle grandi città nel basket femminile, sport che ha la sua storia ed

il suo centro di gravità in provincia. Il pensiero del presidente della Federazione, in materia?«E’ una questione di cui, forse in misura minore, si parla spesso anche per il maschile, dove alcune grandi città sono anni che latitano. E’ scontato dire che per il successo di ogni sport ci sarebbe bisogno di entrambi: le grandi città perché sono la sede dei media, delle comunicazioni e ovviamente hanno un respiro diverso, ma la provincia ha prodotto il maggior numero di talenti. E nei piccoli centri è più facile fare attività, soprattutto per le minori distanze e per la maggiore facilità di reclutamento».

-Qual è il rapporto con la Lega basket femminile?«Un rapporto splendido. Il presidente Panza è una persona adorabile e competente. Momenti di discussione e tensione ci sono stati e ci saranno, ma sempre per il bene del movimento».

- Un pensiero su College Italia?«Era un progetto di cui avevo sentito parlare e quando il consigliere Palombarini me l’ha riproposto alla mia attenzione l’ho ritenuto molto interessante perché riguardava il settore giovanile, un argomento a cui io sono molto sensibile. E poi perché questo progetto ha avuto già successo in Spagna ed in Francia mentre da noi la pallavolo già lo ha intrapreso. Per tutta queste serie di motivi mi è sembrato giusto fare un investimento importante sotto ogni punto di vista, economico ed organizzativo. E voglio ringraziare tutti per la collaborazione fin qui dimostrata, perché solo con la collaborazione di tutti si possono raggiungere risultati importanti. Vorrei ringraziare le società che hanno mandato le giocatrici e le famiglie che ci affidano le loro ragazze, che hanno l’occasione di vivere un’esperienza unica, giocare, studiare (perché devono studiare!!!) insieme alle loro coetanee. Un’esperienza importante dal punto di vista tecnico ed umano». -Visto il momento, chiudiamo quest’intervista interamente dedicata al basket femminile con una domanda sul maschile: i rapporti tra Fip e Leghe.«Per quel che riguarda la lega di Serie A abbiamo trovato quest’accordo con la convenzione, che permette alle società di lavorare e programmare e a noi di stare tranquilli per un po’. Per quel che riguarda la Legadue (ma non solo) sono allo studio delle casistiche riguardanti la riforma dei campionati. Ristrutturazione dei campionati che deve avere tra le finalità primarie quella di trovare maggiori spazi ai giovani, agli under 22, per renderli pronti prima possibile per effettuare il salto verso il professionismo».

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Donne A1

Con l’Opening Day di Napoli ha preso il via il 79° campionato di A1 e subito una sorpresa, con il ko di Schio ad opera di Priolo. Tante le assenze. Positivo il ritorno di Brunson, interessante esordio italiano per Walker, nuovo pivot di Pozzuoli e per la giovane Gorini di Umbertide

Sipario alzato

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Con il doveroso minuto di raccoglimento in ricordo delle vittime di Messina, la serie A1 ha acceso i motori a Napoli ed ha visto andare in scena il primo “gran premio”. Dirottata in Campania in extremis, la manifestazione, curata dalla Lega basket femminile con l’appoggio della FIP, è stata, come sempre, occasione di incontro per tanti addetti ai lavori. Dopo La Spezia, si è ripetuta l’esperienza di giocare su due campi. Tante le assenze, tanti gli arrivi in extremis ed evidente che molte squadre hanno lavorato poco o niente al completo. A Venezia debbono affrontare l’enorme tegola che è caduta sulla loro testa, ossia il grave infortunio occorso a Mary Andrade. Considerando che ci sono fuori già Sottana e Giauro e l’importanza della portoghese nello scacchiere reyerino, si può facilmente intuire come il problema vada affrontato nella giusta maniera dalla dirigenza veneziana. Andiamo ora a parlare delle sei partite andate in scena in terra partenopea.

Nell’esordio assoluto vittoria di Parma con Pozzuoli, alla fine fin troppo esagerata nelle proporzioni (bugiardo ed immeritato il -14 subìto dalla compagine di Fulvio Palumbo). Assenze da sballo (out Summerton, Halman, Dixon e Barnes, più qualche acciacco vario). Stefano Michelini (nella foto) ha segnato con una vittoria il suo ritorno nel femminile “abbiamo vinto con il cuore, con la grinta e con il

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Donne A1

carattere, schierando un quintetto piccolissimo” commenta a fine gara il coach gialloblu. Che ha avuto parecchio da Milica Micovic (20 di valutazione per lei) a cui seppur in un anno sciagurato, a Viterbo ha fatto bene stare in campo e un eccellente 17+13 da Screen (valutazione 31). Per Pozzuoli 15 punti in 20 minuti per Walker, mastodontico pivot che con Grasso (anche lei ok ma presto con problemi di falli) formerà una delle coppie di lunghe più interessanti del campionato, una agile, l’altra di stazza. E che stazza!!! Prima “trasmigrazione” dal campo B al campo A (passando per gli stand delle società, molto affollati ed apprezzati, soprattutto quelli dove si mangiava e si beveva) giusto in tempo per vedere Como (senza Smith) in partita un tempo con Taranto. Le bianconere di coach Bukvic realizzano 22 punti nel primo quarto, poi chiudono il match a quota 46. Decisivo il 21 a 8 del terzo quarto. Bentornata Brunson, 22+10 in 27 minuti, assenti (ma lo saranno ancora per un po’ Gianolla e Zimerle). Prima giornata conclusa, cena di gala, premiazioni e acquazzone di proporzioni bibliche su Ponticelli.

Domenica. In mattinata le interessanti iniziative a margine, un convegno medico, una tavola rotonda sui settori giovanili ed un forum per gli allenatori con la presenza di Giampiero Ticchi (nella foto). Ad aprire il pomeriggio il match tra la selezione serie B1 della Campania e una selezione B1 Lega Basket femminile. Poi, ricomincia il film: il primo ciak domenicale, Priolo-Schio e prima sorpresa. Bell’inizio di Schio, poi Santino Coppa getta sabbia nei meccanismi delle venete, la partita torna in equilibrio. Break decisivo nel terzo quarto, propiziato da un gioco da quattro punti di Meneghel e dalle triple di Cirov e Fabbri. Nel quarto decisivo, ci pensa Pascalau a tenere a distanza le avversarie. Sandro Orlando senza Ress e Ngoysa. Scavigliata per Moro nel finale. Di seguito Faenza-Geas. Inizia bene il “dopo Tillis-Penicheiro” di Sesto: non c’è Zanon ma nessuno se ne accorge perché Danzi parte fortissimo. Martinez ha in mano la squadra, le lombarde conducono dal primo all’ultimo minuto, la squadra di Paolo Rossi con una grandissima Robert (28+16) si riavvicina ma i due punti vanno in Lombardia. Machanguana (nella foto) 13+7. Per Faenza assente Sciacca. Nel tardo pomeriggio Venezia-Livorno. Equilibrio per metà partita, poi con un 24 a 5 nel terzo quarto la Reyer chiude la pratica. Rispettivamente 24 punti nell’esordio italiano di Basko. 20 punti per l’ex Vujovic.Gran finale in “prime time” tra la squadra di casa ed Umbertide che, anche quest’anno, ha rappresentato

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Donne A1

l’ultimo appuntamento della kermesse, come la passata stagione al PalaTiziano di Roma. E nuova vittoria per Umbertide. Napoli paga un terzo quarto da film dell’orrore, con un canestro su azione. Rejchova dimenticata dopo un buon avvio. Per Umbertide grandissima prima metà di gara (18 punti) per Newton. Bene anche Bagnara. Un ottimo inizio per le giovani di Serventi tra le quali ci piace evidenziare Gorini, classe ’92, talento e faccia tosta per giocare senza paura, all’esordio in A1, contro

Eric. Napoli deve senz’altro lavorare per diventare più squadra ed avere una leadership maggiore da parte di Eric. Ma la squadra, che sulla carta tutti danno tra le maggiori indiziate a retrocedere, ci sembra possa fare meglio di quello che abbiamo visto domenica sera.Domenica prossima seconda giornata in cui spicca il derby tra Parma e Faenza. Per Venezia e Taranto insidiose trasferte a Sesto e Livorno.

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di Roberto Perticaroli

Un gran calderone dove c’è dentro un po’ di tutto. Come possiamo catalogare il campionato di serie B1, con 64 squadre che si daranno filo da torcere per centrare le due promozioni in A2 o evitare le quattro retrocessioni in B regionale? Squadre con budget differenti, con ambizioni differenti e che partecipano a questo campionato con motivazioni e finalità completamente opposte. Novità assolutà College Italia (nella foto), di cui parleremo a parte. Ovviamente faremo un rapido giro d’orizzonte ponendo la nostra attenzione sulle squadre che si presentano meglio attrezzate e sulle giocatrici che nobilitano questo campionato. Nel girone A1 le migliori sono senza dubbio Torino (finalista lo scorso anno con Milano) e l’Olimpia La Spezia che (precipitata in due anni dall’A1 alla B1, tra cessione di diritti e retrocessione sul campo) si è organizzata per risalire subito la corrente, chiamando Maurizio Scanzani da Parma per la panchina e allestendo un organico da serie superiore (Pantani, Molinari, Arioli, Costa). All’ultimo momento la rinuncia di Cumiana ha permesso il ripescaggio di Vicenza, un nome storico che immalinconisce vedere in questi campionati. Speriamo che questo colpo di fortuna dell’ultima ora sia un raggio di sole dopo un periodo buio. Da segnalare il ritorno di Genova in un campionato nazionale femminile dopo tanti anni. Il girone A2, interamente lombardo, vede Valmadrera (con le lunghe ex Geas Vujovic e Calastri, nella foto) e la neo-retrocessa Broni (Brioschi, Brusadin, Profetti) tra le più attrezzate. Spostiamoci ad est e troviamo uno dei gironi più interessanti. Nel B1 l’elenco delle “top” è lungo: San Bonifacio (reduce dalla A2 e rinforzato con Franciosi, Monici e Petrucci, con Luigi Piatti in panchina, autore del “miracolo Cavezzo” della passata stagione, Forlì (Bergami, Franchetti), Villafranca (Martinello, Antonelli), Vigarano (Basso,

Aleotti) fanno poker d’assi. Saliamo a nord-est: occhi puntati su Trieste (con il ritorno di Richter, Bertan e Cigliani), Muggia (con le Cergol e le Borroni), Treviso (Cignarale, Falzari, Barisoni). Attenzione anche a Sarcedo e Palmanova. Nel C1 Ghezzano (Cerretti, Bindelli, Freschi) ha di gran lunga l’organico più forte del girone, mentre nel C2, escludendo College Italia, simpatica anomalìa di cui parleremo a parte, Santa Marinella, con gli innesti di Boi e Bolognese, gode dei favori del pronostico. Una curiosità: in questo girone troviamo la presenza di due veterane che per anni hanno calcato i parquet di A1. Agozzino (Città

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Ha preso il via il campionato di serie B1: 64 le partecipanti, appena due le promozioni in A2. Curiosità per l’anomala presenza di College Italia

Chi saranno le due fortunate?

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Futura) e Kuoznetsova (Viterbo). Scendendo al sud, nel girone D1 salutiamo la neo-promossa Brindisi che ha subito allestito una squadra da vertice (Bolognese, Castorani, Palmisano) che appare di gran lunga in possesso della “rosa” migliore del lotto. Nel D2 infine derby tutto in provincia di Salerno tra le due Battipaglia, quella allenata da Piero Pasini (con Campisi, Paparo, Bona) ed il neo-promosso Minibasket, che può contare su nomi importanti cone Ferazzoli (nella foto), Innocente e Farris.Un discorso a parte lo vogliamo dedicare a College Italia. Abbiamo assistito all’”asfaltata” che la

squadra di Stella Campobasso ha rifilato all’Astro Cagliari nella giornata inaugurale. E’ chiaro ed evidente che quella che alloggia all’Acqua Acetosa è una squadra “fuori legge”, ovviamente nel senso buono del termine. Ossia, può allenarsi di più e meglio delle proprie avversarie perché può contare su strutture che gli altri si sognano, ha avuto la possibilità di essere messa in piedi prendendo “ fior da fiore” in tutta Italia con i soldi che la Federazione ha messo in budget per questa operazione. E non ha gli obblighi a cui invece sono sottoposte le sue contendenti,

soprattutto esborsi di ordine economico (iscrizione al campionato, tasse gara ecc.). Per tutta questa serie di motivi, pur essendo dei fanatici sostenitori dell’operazione, riteniamo assolutamente legittima la sua ammissione alla B1 (d’altronde quest’estate non c’era la fila, né si faceva a spintoni per parteciparvi, con i “buchi” che c’erano questo torneo assomigliava ad un gruviera) ma che fosse più giusta una partecipazione al campionato “fuoriclassifica”. Tutti ovviamente facciamo il tifo per Masoni e compagne, ma se le società che hanno investito centinaia di migliaia di euro (e ce ne sono state) per provare a vincere il campionato,

vedessero la loro strada sbarrata da College Italia (cosa che ci auguriamo perchè vorrebbe dire che le “bambine” sono migliorate tantissimo), come la prenderebbero? Pensiamo che il tifo ed il sostegno per l’”operazione” farebbero una brutta fine… Solo una riflessione, sicuri di non aver urtato la suscittibilità di nessuno. E basketville è qui per esprimere le proprie opinioni (e anche quelle degli altri) e per seguire il cammino di College Italia passo dopo passo, giorno dopo giorno. Buon campionato a tutti.

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