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A TE LA SCELTA Il giornale è attività degli studenti Luiss, periodico gratuito, finanziato dalla Luiss Guido Carli; a distribuzione interna - Numero XXXVIII, Anno VIII 360_ottobre_mar 2008.qxd 21/09/2009 18.45 Pagina 1

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A TE LA

SCELTA

Il giornale è attività degli studenti Luiss, periodico gratuito, finanziato dalla Luiss Guido Carli; a distribuzione interna - Numero XXXVIII, Anno VIII

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S O M M A R I O

Fondato nel 2002

Fondatori: Fabrizio Sammarco, Luigi Mazza, Leo Cisotta

Direttore: Mariastella Ruvolo

Pierdamiano Tomagra

Responsabile Organizzativo: Alex Giordano

Responsabili di Rubrica:

CosmoLUISS

Scienze Politiche: Zaira Luisi

Economia: Elena Pons, Francesco Sbocchi

Giurisprudenza: Roberto Puleo

Speaker’s Corner: Giuseppe Carteny, Bianca Laterza

Fuori dal Mondo: Nicola Del Medico, Flavia Romiti

International: Robert Mair, Alessandra Micelli

Artificio: Mariafrancesca Tarantino, Tiziana Ventrella

Ottava Nota: Chiara Iovino, Federica Ricca

Cogitanda: Dario De Liberis, Elisabetta Rapisarda

Teatro: Chiara Cancellario, Chiara Gasparrini

Lifestyle: Martina Monaldi

Leretico: Timoteo Carpita

Calcio d’Angolo: Luigi Calisi, Emanuela Perinetti

Delegato Fondi: Cristiano Sammarco

Stampa: SGE - Servizi Grafici Editoriali

Grafica: Enrico A. Dicorato

numero chiuso in redazione 12 Settembre 2009

Costi

Carta: 250 euro

Realizzazione grafica: 350 euro

Lastre e allestimento: 450 euro

Macchinari e battute: 450 euro

Spedizione: 100 euro

EDITORIALE 3

COSMOLUISS 4

SPEAKER’S CORNER 14

FUORI DAL MONDO 17

INTERNATIONAL 19

LERETICO 22

OTTAVA NOTA 23

COGITANDA 25

TEATRO 27

ARTIFICIO 28

LIFESTYLE 29

CALCIO D’ANGOLO 30

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Trovarsi davanti al foglio bianco su cui verrà scritto il primo editoriale del-l’anno, credo sia come sostare impauriti dinanzi al cancello dell’universi-tà, nel primo e interminabile giorno da matricole. Che sia stata via Pola adaccogliervi, viale Romania, via Parenzo, poco importa. Chiunque di noiricorda quel momento come fosse ieri. Altri lo hanno vissuto pochi minu-ti fa e ne sono ancora turbati leggendo queste righe. C’è un momento incui sei lì davanti e pensi: “ma io ce la farò?”, maledicendo quella scena chevi torna in mente: Neo inde-ciso tra la pillola blu e la pil-lola rossa nel primo Matrix.Saranno il via vai di ragazziridenti, l’aria gioiosa da festadi paese e la prospettiva dinumerosi e inutili gadget aconvincervi che passarequella soglia non sarà poicosì terribile. E appenaimmersi in quel mondo cosìdistante dalle auto di lussoparcheggiate in seconda filaai parioli, o dai palazzonisilenziosi che circondanoGiurisprudenza, vi accorge-rete che siete ufficialmentealla Luiss e tutto sembreràun po’ diverso. Tranquilli,niente a che vedere conMatrix (anche se di agenti se ne vedono parecchi), solo un’università cheamarete e odierete, che non vorrete lasciare mai o alla quale a prima occa-sione preferirete mostrar le spalle. “Qui è già domani”, si leggeva in giroper Roma lo scorso anno. Grande slogan, nostra speranza.Nelle interviste, negli articoli e tra le righe di questo primo numero sperocogliate voi tutti l’essenza del nostro ateneo. In ogni pagina abbiamo cer-cato di presentare alla nostra maniera il mondo Luiss com’è stato, com’è, ecome presumibilmente sarà, arricchendolo di sfaccettature, speriamo piùche mai obiettive, che voi in primis proverete sulla vostra pelle. Novitàquindi, pregi, difetti, servizi e disservizi, tutto verrà passato alla lente d’in-grandimento cercando sempre, com’è nel nostro stile, di lodare e criticareobiettivamente senza condizionamento alcuno tutto ciò che incontreremonel nostro cammino. Questo giornale è solo una delle possibilità extradi-dattiche che l’ateneo vi offre per crescere personalmente e per arricchirequel famoso bagaglio che ormai ognuno di noi si trascina dietro da anni.Il consiglio comune, come potrete constatare se avrete la curiosità giustaper emergere, sarà quello di lasciarsi coinvolgere il più possibile da quelloche l’università vi offre al di là di esami e lezioni che seppur importantinon bastano a formare una persona che deve immettersi nel mondo dellavoro. Può apparire retorica ai vostri occhi, (fu così per chi vi scrive) è inve-ce il consiglio più prezioso che speriamo vogliate seguire per crescereinsieme. Non solo Luiss però. Come sempre potrete trovare tante rubriche, dall’at-tualità alla moda, dallo sport al teatro, che proveranno ambiziosamente afarvi guardare il mondo reale con gli occhi di uno studente. Già, lo studente. Ormai conoscete ovviamente nel dettaglio l’offerta for-mativa del nostro ateneo. Tre facoltà, e diversi indirizzi che hanno soddi-sfatto o soddisferanno in futuro la vostra voglia di imparare. Nelle prossi-me pagine, i presidi e dirigenti Luiss ci descriveranno le novità che da que-

sto punto di vista potrete incontrare durante quest’anno accademico, conun occhio sempre attento verso il miglioramento di quel lato internazionedella Luiss che ha bisogno di essere costantemente perfezionato.L’esigenza di tenere il passo alla globalizzazione culturale che ci travolgedi questi tempi, e l’ausilio indispensabile delle critiche e delle valutazionifatte da studenti e docenti in questi anni, hanno permesso, un migliora-mento dei servizi, formativi e non, offerti dal nostro ateneo. Noi di 360°,

saremo sempre qui a darvoce a chiunque voglia espri-mere la propria opinionesenza colori e bandiere dialcun tipo e ci sentiamo ono-rati, come avvenuto spessoin passato, di poter ospitaretra le nostre pagine dibattiti,talvolta accesi, ma sicura-mente utili (caso Co.Di.Su sututti), a risolvere piccoligrandi problemi che posso-no sorgere all’interno dell’u-niverso Luiss. Anno importante e fonda-mentale sarà questo inoltreper le nuove rappresentanzestudentesche, elette in unclima da politiche nazionalinel maggio scorso. Nelle

pagine che seguono abbiamo intervistato per voi i neo eletti, per capireprogrammi e linee guida che intendano seguire in questi due anni di lavo-ro fondamentale che dovranno svolgere, fungendo da cerniera tra studen-ti e “palazzina”. Un compito fondamentale, che se svolto bene, come intanti casi nel passato, può diventare di indiscutibile importanza. A loro vail nostro più sincero in bocca al lupo.Dulcis in fundo, se mi permettete, anche per noi del 360°, sarà un annoimportante. Sono cambiate parecchie persone all’interno della redazione,nuovi direttori, nuovi caporedattori, un nuovo gruppo. Come dicevo primaci troviamo con gli stessi occhi di chi si sente in fondo una matricola. A gui-darci solo la voglia di continuare un meraviglioso progetto che va avantiormai da sette anni e che col passare del tempo è cresciuto, è migliorato,si è allargato senza mai perdere negli anni quella voglia di raccontare inmaniera obiettiva l’università che è appartenuta a tutti coloro che vihanno partecipato. Colgo a tal proposito l’occasione per fare un grosso inbocca al lupo a chi quest’anno scriverà sul 360° (spero sarete numerosi), eringraziare soprattutto chi ci ha preceduto, Daniele Dalessandro e MatteoTebaldini in primis e poi tutti gli altri ragazzi che con il loro lavoro hannopermesso a questo splendido progetto di divenire col passare degli anniun punto fermo del mondo Luiss.

“Ti sto solo offrendo la verità, ricordalo, niente di più”.

Neo alla fine scelse la pillola rossa. What about you?

Mariastella RuvoloPierdamiano Tomagra

A vo i l a s c e l t a !

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Incontro il rettore Massimo Egidi nel suo ufficio.Voce tranquilla, stile informale e risposte argu-te, per quella che più che un’intervista potrebbesembrare una piacevole conversazione.

Il cda l’ha confermata alla carica di ret-tore anche per il triennio 2009-2012.Un’ulteriore conferma se ce ne fossebisogno del buon lavoro svolto. Cosacrede sia migliorato in questi tre anni equali obiettivi intendete raggiungereper il prossimo triennio?Abbiamo migliorato parecchie cose: una mag-giore identità per quanto riguarda gli orienta-menti professionali e di ricerca, in modo taleda permettere a un giovane laureato Luiss disapere qual è l’area del mondo del lavoro incui può trovare una possibilità reale di impie-go. Ed è questa a mio avviso la strada piùimportante per avere successo; la nostra èun’università medio piccola dobbiamo quindicreare aree professionalmente molto qualifi-cate. C’è stato inoltre un forte miglioramentodell’aspetto didattico, con una particolarecura e un’attenzione maggiore nel seguire glistudenti nei loro problemi. Per il futuro cer-cheremo di dare un’identità forte alla ricerca,soprattutto nei settori dell’economia e dellescienze politiche che hanno costante bisognodi innovazione. A differenza di Giurisprudenzache ha un carattere professionale più direttoin cui la ricerca è meno immediatamente rile-vante per poter avere successo nella carriera.

Qualche novità sotto questo aspetto che può anticiparci?Abbiamo creato e stiamo facendo partire in questi mesi per Scienze Politiche laSchool of Government. Progetto fortemente qualificante anche dal punto di vistadella ricerca che dovrebbe farci competere adeguatamente a livello europeo.

Ha già spiegato in parte il perché e il cosa può fare la Luiss per compete-re a livello internazionale; tante volte infatti nelle classifiche dellemigliori università del mondo non compare nessun ateneo italiano.Quali sono secondo lei le ragioni?Le ragioni sono tante. In primis credo sia colpa dell’università che hanno persoparecchio terreno non riuscendo a competere a livello internazionale. I professorio singoli dipartimenti buoni sono rimasti, ma lei può trovare tanti atenei in cuiaccanto ad aeree di grandissimo prestigio ci sono aree di bassissima qualità, sin-tomo del fatto che non ha funzionato il governo interno delle università.Dovremmo essere quindi più omogenei nella qualità e selezionare i migliori pro-fessori. Il bilanciamento tra docenti validi e meno capaci con gli anni è andatopurtroppo verso il basso.

All’inizio della scorsa estate la sede di viale romania fu posta sottosequestro per violazione urbanistica su disposizione della procura diRoma. Il dottor Celli ha subito dichiarato che la Luiss è estranea ai fatticontestati; nonostante ciò ognuno di noi ha potuto leggere sui giornalidi questi famosi sei mesi in cui si dovrebbe “ripristinare lo stato dell’e-dificio secondo le norme vigenti, pena la sospensione dell’utilizzo dellostesso”, ed è nata quindi una sorta di “Pola-fobia” tra tutti noi. Si sentedi tranquillizzarci sotto questo aspetto?Bisogna essere onesti. Per adesso abbiamo solo avuto un margine di tempo mag-giore e questa è una delle certezze. In poche settimane, forse un mese capiremodi più la sorte vera con azioni del tribunale del riesame che potrebbero darci unasituazione di tranquillità piena.

Lei è fiducioso?Si, abbastanza. Il tipo di addebiti fatti alcostruttore non credo sia di una gravitàtale da non poter correre ai ripari.

Senza entrare nel merito degliavvenimenti che hanno portato allanascita delle proteste studenteschedei mesi scorsi contro i provvedi-menti del governo in materia d’i-struzione, crede che l’investimentosull’università in un momento dicrisi come questo sia importante eprioritario? O sarebbe meglio evita-re innanzitutto ulteriori sprechi pernon disperdere denaro utile dainvestire su altri settori, più adatti atrascinare l’economia fuori dallacrisi?In realtà le due cose non dovrebberoandare così separate. Se fossimo in que-sto momento capaci di selezionare quel-le università che hanno alta qualità tec-nologica e di ricerca e quei settori avan-zati che hanno dimostrato di rendere inpassato, potremmo investire su di essi.Quindi niente investimenti a pioggia, ele due cose possono andare insieme solocon una selezione ristretta. Gli organi divalutazione ci sono, alcuni hanno anchesvolto un ottimo lavoro; la chiave stareb-be nel seguire concretamente le indica-zioni che essi pongono.

Un pregio e un difetto che ricorda aver attribuito alla Luiss nel suo primogiorno qui da docente nel 2005. All’inizio ho pensato avesse un carattere un pochettino troppo esclusivo e elitario,ma solo all’inizio (ride ndr). Ovviamente a questo ho trovato un pregio collegato:una qualità nettamente superiore che non si trova in tante università. E col passa-re del tempo mi sono accorto che non è una questione di elite nel senso di censo,e mi sono quindi ricreduto trovandomi al cospetto di una reale selezione di perso-ne capaci che hanno la voglia di far bene.

Come fu il suo primo giorno da matricola all’università di Torino?Ero alla facoltà di fisica, ai tempi molto rinomata, con docenti prestigiosi e lo stileera molto antico. Quasi un ambiente ottocentesco e più che paura sentivo unsenso di libertà perché non c’era l’obbligo come nella scuola superiore di seguiresempre. E infatti ricordo di aver seguito molte cose con estrema attenzione e altreun po’ meno. Però quando le cose mi piacevano mi ci dedicavo completamente.

Un consiglio ai nuovi arrivati?!Impegnarsi sempre. Non perdete troppo tempo; divertitevi perché a quest’età ènormale e necessario, ma nel lavoro dateci dentro! Ipse dixit!

Pierdamiano Tomagra

Intervista al Rettore della LuissMASSIMO EGIDI

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Domanda quasi scontata, abbia-mo sentito in sessione estiva delsequestro dei locali in VialeRomania. Sappiamo che non èresponsabilità della Luiss ma pergli studenti quali saranno in con-creto le conseguenze? Assolutamente nessuna, non avretequindi scuse per non seguire le lezio-ni. La didattica è garantita come ilresto delle attività.

“Maneggiare il mondo” questo iltitolo di uno dei suoi ultimi testi.Ci tengo a precisare- puntualizza ilDottor Celli –che non è esattamenteun mio lavoro è stato realizzatosoprattutto grazie ai ragazzi.

E’ proprio questa la particolarità del libro ed èinteressante che lei abbia chiesto a ragazzi divent’anni come maneggiare il mondo. Perché?Mi incontravo periodicamente con un gruppo di stu-denti. Ho detto loro di chiamare chi volevano, la sele-zione è stata fatta dai ragazzi, e ho posto loro delledomande. In particolare queste erano concepite conlo scopo di capire che cosa si pensa alla vostra età dialcuni temi generali e che vi coinvolgono, nella spe-ranza di comprendere quali sono le vostre esigenze.Solo così possiamo renderci conto se l’università, cosìcome è impostata, e quello che noi facciamo, rispon-de o meno alle vostre aspettative o se è possibile spe-rimentare nuove soluzioni ai problemi che si hanno.

Lei ha sempre portato avanti la politica della“porta aperta”, è sempre stato vicino ai giova-ni. Si dice che si nasce incendiari e si muorepompieri ma crede che i giovani di oggi sianopiù incendiari o più pompieri rispetto ai giova-ni di altre generazioni?Il problema è capire come voi vedete il mondo. E’ veroche il mondo di oggi è molto più complesso di quelloche hanno conosciuto le generazioni precedenti ed èchiaro che ci sia una buona possibilità di smarrimen-to. Io ho una visione del mondo determinata daesperienze fatte, voi vedete il mondo da un’altra pro-spettiva, potremmo definirla dal basso, e non è faci-le capire quelle che sono le vostre aspettative. Il libroè una modalità di indagine, vuole essere un tentati-vo per capire la vostra prospettiva, forse non è esau-stivo ma rappresenta comunque una delle possibili-tà.

Supponiamo che venga E.T. sulla Terra ( comenella versione spielberghiana) e toccasse a leidescrivere il mondo di oggi. Come lo definireb-be? Torno a ripetere che il mondo oggi è indubbiamentepiù complicato. Noi abbiamo vissuto almeno fino allametà degli anni novanta una situazione in cui tuttoera più semplice e questo anche perché c’erano delleideologie molto forti. Ognuno in qualche modo ten-deva a interpretare il mondo secondo l’ideologia chesposava. La cultura cattolica era molto presente e chiinterpretava le cose secondo quella visione le legge-va sotto una determinata ottica, chi veniva laicamen-te più da sinistra aveva chiaramente altre chiavi dilettura, ma tutte le prospettive erano nitide, precise.Poi le ideologie sono finite, personalmente non le horimpiante, ma la rottura delle ideologie, coincisa conla caduta del muro di Berlino, ha fatto sì che si molti-

plicassero le possibilità, le opportunità e anche i vin-coli. La problematicità sta proprio nella difficoltà aorizzontarsi. Noi siamo cresciuti con dei valori precisi,per cui se non ci si atteneva a quei valori in qualchemodo si stava a disagio. Oggi valori precisi non ce nesono più e ciascuno tende a selezionare e a fare pro-pri alcuni valori piuttosto che altri e gli stessi valori simoltiplicano e con essi si moltiplicano le domande esempre più difficile diventa dare delle risposte. Ladifficoltà sta in tutto questo: aumenta l’incertezza eaumenta il rischio di sbagliare. Inoltre mentre unavolta i confini erano intorno all’uomo, oggi lo attra-versano. I giovani sono più soggetti allo smarrimen-to perché se non hanno una guida propria talvoltarischiano di essere disorientati. La formazione vostra,oltre ad essere completa dal punto di vista delleconoscenze, deve comprendere anche dei supple-menti che vi aiutino a orientarvi e che vi guidino.

Tra questi supplementi ritiene che vada inseri-to quel “vade mecum” che lei tratteggia in“Comandare è fottere”?Quello è una sorta di vade mecum di tipo paradossa-le. Nell’introduzione chiarisco che questo è uno deimodi con cui si fa carriera molto spesso ma che allafine è un modo che rovina la vita. Spiego come farecarriera prevaricando gli altri per poi dire che tantevolte, alla fine, si comprende che non ne valeva lapena.

Ma ci sono anche esempi di onestà che vedonoil proprio lavoro mortificato e schiacciato dal-l’aggressività, dalle raccomandazioni, dallamancanza di etica di altri. Quale strada sce-gliere allora? Credo che la strada più giusta sia quella che ognunosi sente di intraprendere per non stare male con sestessi. La peggior cosa è infatti proprio questa perchépoi rovini la tua vita e anche quella delle persone chestanno vicino a te. E’ pur vero che bisogna confron-tarsi con una logica generale di un mondo che pur-troppo, avendo perso gran parte dei valori, tende apremiare non il merito ma la salita individuale indi-pendentemente dagli altri. Se non ci si attrezza unpo’ si corre comunque un rischio rilevante perché cisarà sempre qualcuno che la carriera la farà in unaltro modo, ma resto dell’idea che chi ti frega alla finesi frega. Bisogna irrobustire il carattere più dellecompetenze talvolta. I Greci avevano un tipo di intel-ligenza, la methis, che noi abbiamo declassato a fur-bizia. La methis è l’intelligenza curva che di fronteagli ostacoli permette di non prenderli di petto maad aggirarli. Questa è l’intelligenza di Ulisse: ha

impiegato dieci anni a tornare a Itaca, maè stato l’unico a tornare ed è stato l’unicoperché aveva chiaro il punto di arrivo maallo stesso tempo era consapevole chenon poteva forzare il destino. E’ un tipo diintelligenza propria paradossalmente deicinesi che non ragionano in termini dicausa-effetto ma di potenzialità dellasituazione. Ogni situazione ha una suapotenzialità di evoluzione che va assecon-data per cogliere l’opportunità che in quelmomento ne può derivare.

Cos’altro abbiamo dimenticato degliinsegnamenti dei nostri antenati?Noi oggi abbiamo un pensiero calcolante,vale a dire produttivo. Pensiamo in fun-zione di ciò che dobbiamo fare, produrre

appunto. Il pensiero vero è un pensiero critico, cheanalizza, argomenta, reinterpreta. Questo è un pen-siero più rotondo mentre il nostro, essendo in termi-ni di efficienza, è lineare. Il pensiero produttivo è tec-nologico, realizza le cose ma non sa il senso dellecose, ha perso il senso delle cose. Bisogna tornare apensare e la difficoltà è che per pensare ci vuoletempo mentre oggi il tempo manca. Bisogna fare lecose e farle in tempo perché chi non le fa è destinatoa essere soppiantato da qualcun altro che le farà alposto suo.

Torniamo all’ambito universitario. Quest annoabbiamo subito la tragica perdita del ProfessorBaldini . Quali i punti di contatto e quali quellidi novità con il Preside Maffettone?Il Professor Baldini era totalmente deditoall’Università, una persona straordinaria , era unuomo senza retro pensieri ed è stato veramente unagrande perdita per la nostra Università. Il ProfessorMaffettone è una persona di grandissima preparazio-ne intellettuale, uno dei massimi esperti di eticaapplicati al business e alla politica quindi credo cheda questo punto di vista abbiamo avuto una sostitu-zione assolutamente di qualità, tenendo conto cheanche il Professor Maffettone è dedito all’Universitàe agli studenti. Ci tengo particolarmente ad esprime-re il dispiacere che ho provato non solo per la perditadel Professor Baldini ma anche per la perdita “acca-demica” del Professor Antiseri. Ho provato in tutti imodi a trattenerlo ma non ci sono riuscito e direi cheè stata la sconfitta peggiore che io abbia avuto, seb-bene non dipendesse da me. Il dispiacere non èdovuto solo alla perdita delle qualità scientifiche, maper le qualità umane, lui che è una persona umana-mente straordinaria ed eticamente irreprensibile.

Mi sento di dire che tutti gli studenti chehanno avuto modo di conoscere il ProfessorAntiseri lo hanno sentito una persona moltovicina e un punto di riferimento in un periodoparticolare che è l’ingresso all’università…Noi stiamo lavorando su questo fronte e per i “nuovi”abbiamo un programma di incontri ogni quindicigiorni per i primi tre mesi per cercare di aiutare iragazzi a orientarsi e a fare le scelte migliori. Questoha i suoi lati positivi ma anche quelli negativi. Ilrischio è che, vivendo in un contesto troppo ovattato,si abbiano dopo delle difficoltà nel mondo reale.Credo comunque che dare dei suggerimenti siaimportante e poi ognuno farà le sue scelte, sbaglian-do si impara.

SBAG L I ANDO S I IMPARAUn “caffè” con Pier Luigi Celli, direttore generale Luiss

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C A P I A M O M E G L I O L A C O . D I . S ULa Co.di.su. è la commissione del Diritto allo Studio della Luiss.Tale commissione svolge svariati compiti tra cui l’erogazionedelle borse di studio e la gestione del servizio mensa. Tra levarie attività dobbiamo anche segnalare l’attribuzione deifondi per le attività culturali degli studenti dell’ateneo. Per l’a.a. 2009/2010 è stato emanato un nuovo regolamentoper l’assegnazione dei fondi destinati alle attività culturaligestite dagli studenti. Proprio a questo proposito abbiamoincontrato la Professoressa Rossella Borgia, Professore ordina-rio di diritto privato presso la facoltà di Giurisprudenza e, dal1992, delegata dal rettore della Luiss per il Settore del Dirittoallo Studio di cui presiede la commissione. Professoressa, potrebbe illustrarci le innovazioni rela-tive all’attribuzione fondi per le attività culturali deglistudenti?Il nuovo regolamento della ripartizione dei fondi messi adisposizione dalla Luiss per le attività culturali degli studentiin realtà si sostanzia in una revisione di soli taluni profili. Innanzitutto è richiesto un numero maggiore di firme degli studenti a sostegnodei progetti presentati. Inoltre è stata inserita l’esplicita previsione del limite mas-simo del 50% dei fondi a disposizione da destinare ai giornali studenteschi.Ultima novità sostanziale è l’individuazione di una griglia per l’assegnazione delpunteggio da attribuire a ogni progetto. A tal proposito gli elementi presi in con-siderazione per l’assegnazione di 100 punti sono: 1) descrizione del progetto (50punti); 2) descrizione del soggetto proponente (25 punti); 3) descrizione di even-tuali iniziative finanziate e/o non finanziate negli anni precedenti (25 punti).Unanime da parte nostra -continua la Professoressa Borgia- l’approvazione di tali

modifiche al regolamento, il quale verrà applicato per laprima volta quest’anno. Intendo precisare, infine, che laCommissione ha sempre privilegiato la presentazione di unpiano di assegnazione dei fondi elaborato dagli studenti pro-prio per favorire una forma di autogestione. In passato, infat-ti, la Commissione non ha mai interferito su quelle che eranole scelte degli studenti.Tengo infine a ricordare che l’attività della Co.di.su. non siesaurisce nell’attribuzione dei fondi ai progetti degli studentima svolge un compito ben più articolato, basti segnalare laconcessione di borse di studio, dei contributi monetari, degliausili per gli alloggi e da non dimenticare anche il progettomensa.La sua attività in Co.di.su. è ormai ventennale e avràdunque avuto modo di visionare numerosi progettidegli studenti. Ha qualche suggerimento da dare?In realtà devo dire che i progetti che fino a ora ho avuto modo

di analizzare sono stati tutti piuttosto buoni e si sono sviluppati in manieracoerente e funzionale. Ci sono progetti, come il vostro giornale 360° e il cinefo-rum, che sono ormai consolidati ma quest’anno ce ne sono degli altri altrettantovalidi e interessanti come il progetto europeo e uno analogo in ambito finanzia-rio. Non ho grandi suggerimenti da dare perché credo che voi studenti abbiategrande creatività e pragmatismo.

Mariastella RuvoloPierdamiano Tomagra

Per cominciare volevo chiederti perché, secon-do te, sei stato eletto al C.d.a. Quale credi siastata la tua carta vincente?Per me è stato decisivo poter contare su un gruppo dipersone appassionate con cui portare avanti un pro-getto, non improvvisato, ma che, anzi, dall’iniziodell’anno accademico è sempre stato in evoluzione.La mia candidatura e la mia vittoria sono frutto dellavoro di questo gruppo: è come se tutti i membri delgruppo avessero vinto con me. Inoltre, in campagnaelettorale abbiamo evitato di promettere mari emonti e di praticare l’opportunistica “politica dell’a-peritivo”. Anche questa scelta credo ci abbia premia-to.

Alle elezioni, hai avuto l’appoggio conclamatodi un ex candidato al C.d.a., Saverio Bivona,sconfitto da Antonio De Napoli alle elezioni del2006. Questo significa che ti porrai in disconti-nuità con l’opera del Rappresentante in C.d.a.uscente? Assolutamente no . Nei mesi scorsi, ho avuto modo diconoscere Antonio De Napoli e gente a lui molto vici-na, come Andrea Chiriatti: ci siamo trovati in grandesintonia. Anzi credo che, se Chiriatti non avesse avutoun “suo” candidato, avrebbe tifato per me.

De Napoli si è molto speso, durante il suo man-dato, per cercare di ottenere rappresentanzastudentesca al Senato Accademico, una batta-glia a mio avviso fondamentale. Perché nessu-no dei candidati ne ha parlato nelle scorse ele-zioni, e, comunque, come intendi agire?Ho creduto che fosse una promessa troppo ambiziosaper inserirla nel mio programma senza derogare allamia filosofia di “non promettere mari e monti”. Adogni modo , credo che le Commissioni Paritetiche , seutilizzate sapientemente, possano fungere da tram-

polino di lancio verso una maggiore partecipazionestudentesca alle decisioni didattiche. È pure vero chefra la stragrande maggioranza degli studenti imperala disinformazione su questo tema: nei prossimi mesicercherò di porre rimedio

La tua elezione è stata accolta con grandeentusiasmo da vari esponenti della componen-te ex-An del Pdl. Matteo Petrella, presidente diAzione universitaria Roma, sulle colonne di“Libero” ha parlato di te come del simbolodella sconfitta del movimento studentesco“l’Onda”. La tua è una vittoria politica?Sono stato e sono tuttora militante di un partito, maho deciso di lasciare la politica ufficiale fuori dallapolitica universitaria. Infatti il nostro gruppo, nel suoinsieme apartitico, è un contenitore delle più dispa-rate sfaccettature politiche, anche fra loro opposte.Ciò non toglie che , per motivi propagandistici, lamia vittoria sia stata rivendicata un po’ da tutti, per-fino dall’Udc: si tratta di logiche dure a morire.

Perché a tuo avviso è importante che uno stu-dente di Giurisprudenza torni a sedere inC.d.a.?Perché da troppi anni a Giurisprudenza mancava unafigura di riferimento che potesse portare all’attenzio-ne dei piani alti le esigenze che sono più specifica-mente della nostra facoltà. Questo ha portato a varidisservizi , e proprio in questo senso io mi muoveròfin da subito: ottenere più aule studio a via Parenzo,e perfezionare il servizio navetta sono le primetappe obbligate per migliorare la situazione diGiurisprudenza.

A livello globale, invece, quali saranno le tuepriorità?Innanzitutto, cercare di riformare le segreterie lingui-

stiche, inceppate da frustranti eccessi burocratici. Poi,già durante l’estate, mi sono mosso per riallacciare leconvenzioni della Luiss con vari esercizi commerciali,per assicurare agli studenti sconti ed altri benefici.Altro nodo è quello degli alloggi: sto cercando, conrisultati che lasciano ben sperare, di rendere gratuitoil servizio “Casa Luiss”, e di individuare un residenceconvenzionato che possa rimediare alla penuria diposti-letto della residenza Luiss. Proveremo anche amuoverci con Laziodisu. per ottenere qualche fondoin più da impiegare in questo progetto.

Concludiamo con un saluto e un consiglio aglistudenti:

Il mio sforzo principale sarà quello di rilanciare lafigura del Rappresentante , e quindi vorrei che frame e gli studenti ci fosse un rapporto schietto eimmediato: per ogni richiesta, critica, proposta, sonoqui. Alle “matricole” consiglio di cercare di stringerepiù amicizie possibili : specie se siete fuori sede,saranno fondamentali. E studiate!

Gian Maria Volpicelli (058952)

Intervista a GIUSEPPE CLEMENTErappresentante al CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

Intervista alla PROFESSORESSA BORGIA

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La nostra università è rinomata e conosciuta a livello internazio-nale per l’eccellenza della didattica e per la competenza dei suoidocenti. Ma, a ben guardare, un altro aspetto da valutare atten-tamente è la convenienza dei servizi che, spesso e volentieri,consentono a noi studenti di usufruire di sconti, concessioni evantaggi.Una di queste attività, probabilmente la più conosciuta eapprezzata, scaturisce dagli accordi intercorsi fra il Diritto alloStudio della Luiss e il “Centro Turistico Studentesco e Giovanile”:grazie a tale convenzione è possibile acquistare la tessera del CTSa 18 euro anzichè a 30 e, con essa, disporre gratuitamente anchedei vantaggi della Carta Internazionale dello Studente. Analizzando queste due differenti tessere scopriremo che: - Quella del CTS consente di volare con le migliori compagnieaeree alle tariffe più convenienti e di avere sconti su bigliettinavali e ferroviari; aiuta lo studente al momento della prenota-zione di hotel e residence e lo guida nella scelta di tour organiz-zati, fornendogli anche la possibilità del noleggio di auto, motoo camper. Sarà inoltre possibile imparare l’inglese con un corsodi lingua o con i nuovi programmi Educational & Exchanges distudio e lavoro all’estero.- la Carta Internazionale dello Studente, riconosciuta e patrocinata dall’Unesco, è, invece, un attestato che prova lo status di studente e che permette di godere di unarete diffusissima di agevolazioni, che spaziano tra alloggi, trasporti, musei e cultura, shopping e tempo libero, ristorazione: oltre 33.000 sconti e riduzioni in oltre 116paesi nel mondo.Per aderire all’iniziativa o semplicemente per saperne di più, è disponibile uno sportello CTS Viaggi presso il Diritto allo Studio, in Viale Gorizia 17, dal lunedì al venerdìdalle 09.00 alle 13.00 e dalle 13.30 alle 17.00; è altrimenti possibile mettersi in contatto con degli esperti all’indirizzo email [email protected] o telefonare al numero0685225402.Per la lista completa delle agevolazioni e delle mete interessate è invece consigliabile connettersi al sito internet:http://www.luiss.it/diritto-allo-studio/servizi/cts-viaggi/La LUISS e il CTS vi augurano buon viaggio!!

Alex Giordano

Centro Tur ist ico Studentesco:un’agevolazione in più per

gl i studenti LUISS

Decidi di studiare nella città eterna, superi brillantemente l’esame di ammissionealla Luiss e pensi di essere finalmente pronto ad iniziare una nuova avventura?Niente di più sbagliato! È’ proprio a questo punto, probabilmente, che inizia la bat-taglia più ardua, la sfida più impegnativa: trovare casa nell’italica capitale è, infat-ti, una “missione” capace di far impallidire e di scoraggiare anche gli studenti piùtemerari. Molti di voi avranno già dovuto destreggiarsi tra affitti esageratamente

elevati o angustibuchi di perife-ria spacciati, consottile ars orato-ria, per lussuo-sissimi attici conpanorama moz-zafiato. Comefare allora adevitare il panicoe a trovare unadignitosa solu-zione alle vostrenecessità?! CasaLuiss mira pro-prio a questo: èstato infatti isti-

tuito, da qualche anno a questa parte, un servizio alloggi che, grazie alla conven-zione stipulata con i Servizi Immobiliari Universitari (SIU), offre ai ragazzi in cercadi sistemazione una valida alternativa alle miriadi di società in franchising chespesso non garantiscono il giusto incontro fra qualità e prezzo. Come funzionaCasaLuiss? Il proprietario dell’immobile da affittare o da vendere contatta il perso-nale SIU che, valutando l’effettiva convenienza dell’offerta, garantisce ampia scel-ta fra immobili dagli standard qualitativamente elevati. All’interno della vastabanca dati sarà così possibile per gli studenti scegliere l’alloggio che più si avvici-na alle loro esigenze e, sempre con l’aiuto del personale di CasaLuiss, concordareun appuntamento per la visione dell’appartamento ed, eventualmente, procedereall’affitto (o all’acquisto) della nuova casa romana.A partire da quest’anno, inoltre, sono stati eliminati i costi aggiuntivi del servizioper l’affitto degli immobili, con il vantaggio di non dover pagare un centesimo inpiù di quanto avreste dovuto fare se aveste cercato da soli la vostra sistemazione! Per ulteriori informazioni potete collegarvi al sito http://www.luiss.it/diritto-allo-studio/servizi/offerte-alloggi-privati/ o contattare direttamente il personale allacasella email [email protected]. Adesso che avete tutte le informazioni necessarienon mi resta che augurarvi buona fortuna e farvi un grosso in bocca al lupo per ilvostro primo anno all’interno del nostro (e vostro) ateneo!!

Alex Giordano

“MISS IONE CASALU ISS” :un aiuto impor tante nel la

giungla degl i aff itt i romani

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Buona navigazione a tutti attraverso questo kosmos di opinioni,idee e commenti che vorticano nervosamente attorno alla galas-sia di Scienze Politiche. Sì, perché il cannocchiale Cosmoluiss siinteressa ed esplora personaggi, eventi e didattica dell’universoaccademico che pulsando si espande attorno a noi.

ANNO NUOVO, SI PASSA IL TESTIMONE!Intervistiamo i Rappresentanti degli studenti della Facoltà di Scienze Politiche

Spesso snobbati e in certi casi poco conosciuti. Del loro incarico, a volte, se ne tra-visa anche la funzione. Eppure i nostri rappresentanti ricoprono un ruolo istituzio-nale a dir poco oneroso. Volendo sintetizzare in un’espressione il loro compitodiremmo che sono, come d'altronde suggerisce la parola stessa, gli intermediaritra gli studenti e la Palazzina. Immaginate di formulare una proposta, esternare un disagio o esprimere unaqualsiasi curiosità sull’ateneo. Bene. Ora moltiplicatela per il numero di iscritti allafacoltà e otterrete tutte le possibili questioni cui dovrebbe, teoricamente, far fron-te un rappresentante degli studenti. Ma fortunatamente non sono solo questiinstancabili Ermes a doversi sobbarcare l’intera mole di lavoro. Del resto si sa che èl’attività dietro le quinte, in questo caso svolta da un impegnato gruppo di colla-boratori, che permette di raggiungere soluzioni immediatamente realizzabili. Matteo e Nicolò, reduci da una truculenta campagna elettorale conclusasi lo scor-so maggio, hanno adesso la prima occasione di presentarsi ufficialmente. Ma par-liamo con loro…

Nicolò Fantinelli, Rappresentante della Facoltà triennale di ScienzePolitiche.

Due anni ti separano da quellotrascorso da matricola. Qualiricordi hai di quel periodo ecosa ritieni che possa esseremigliorato nelle giornate diaccoglienza alle matricole?Appena arrivato in LUISS, comecredo sia normale per tutti, mi sen-tivo leggermente spaesato ma allotempo curioso di conoscere lanuova università. E' bastato pocotempo per sentirmi a mio agio: inLUISS ho trovato un ambiente amisura di studente, la giornata diaccoglienza mi è stata utile peravere le informazioni che cercavo eper scoprire la totale attenzionedell'università allo studente. Perquanto riguarda la giornata di

accoglienza penso che sia già ben organizzata e strutturata; l'idea di introdurre,quest'anno per la prima volta, lo "Speaker corner" è sicuramente positiva.“Rappresentante” uguale modello da imitare? Quale esempio credi dipoter dare ai nuovi arrivati? In altre parole,come consiglieresti loro dicomportarsi per farli sentire subito “parte di noi”?Penso che la rappresentanza sia un importante strumento di "collegamento" trastudenti e strutture universitarie. A tutti i nuovi arrivati consiglio di vivere l'univer-sità pienamente bilanciando bene studio e divertimento e sapendo cogliere tuttele varie opportunità che l'ateneo offre: web tv, radio, associazioni sportive, cinefo-rum, convegni e tanto altro.Il sito Rappresentanzaindiretta.org . Quali sono i vantaggi che offre ecome pensate di implementarlo?Il sito web della rappresentanza è molto utile: bacheca con le news direttamentedal sito Luiss.it, giornale on-line con varie tematiche aperto a chiunque voglia scri-vervi e aggiornamenti continui su tutti gli eventi in corso! Per implementarlo lacosa migliore è sicuramente il contributo di tutti.E’ d’obbligo: un saluto personale ai tuoi colleghi.Più che un saluto il mio vuole essere un augurio a tutte le matricole: quello diaffacciarsi al mondo universitario con la massima tranquillità, serenità, senza maidimenticare gli obiettivi prefissati, cercando di raggiungerli con forza e impegno,e tenendo sempre presente di "vivere".In bocca al lupo!

Matteo Tebaldini, Rappresentante della Facoltà di Scienze PoliticheMagistrale.

Siamo agli esordi del tuo mandato. Il ruolo del rappresentante allaFacoltà Magistrale riguarda certamente anche i rapporti tra i laureandied il Placement Office. Sarà tua premura farti promotore di eventi voltiad agevolare l’ingresso di noi scienziati politici nel mondo del lavoro?Assolutamente sì! In primavera verrà certamente riproposta la Giornata del TerzoSettore, che l’anno scorso ha ottenuto ottimi risultati. Sono già in contatto con chil’ha organizzata e con tutti i ragazzi appena entrati alla magistrale che hannosempre collaborato a questo genere di iniziative, abbiamo anche in progetto diestenderla ai settori di Amministrazione Pubblica, Comunicazione e RisorseUmane. Per quanto riguarda i rapporti con il Placement Office la maggior parte dei ragaz-zi lamenta sempre una scarsa corrispondenza tra l’offerta di stage e tirocini e gliinteressi reali degli studenti. Quello che può fare un rappresentante è riferire que-ste istanze, fortunatamente la nostra Università ha un apparato amministrativomolto attento a questi problemi e degli studenti predisposti alla collaborazioneper migliorare i servizi.Come tre anni fa, anche l’appena conclusasi tornata elettorale ha assisti-to alla presentazione di un’unica candidatura a ricoprire questo ruolo,che inevitabilmente è stataeletta. Ritieni sia giustificabi-le questo diffuso disinteresseper la “cosa pubblica” che siregistra tra gli studenti chehanno conseguito già laprima laurea?Non credo si tratti di disinteresse.Semplicemente gli studenti deicorsi di laurea magistrale sono piùautogestiti di quelli dei corsitriennali, se un ragazzo ha un pro-blema è raro che cerchi il rappre-sentante ma bussa alla portadella Segreteria di Facoltà. Poi iragazzi che frequentano sono unnumero minore e per la maggiorparte si conoscono da anni e quin-di quelle piccole divisioni che por-tano alla presentazione di più candidati vengono attenuate. Lo spirito è quello dellavoro di gruppo, a prescindere da chi rappresenta e chi è, formalmente, rappre-sentato. Inoltre “inevitabilmente eletto” è un’inesattezza perché per esserci un rap-presentante devono partecipare alla votazione almeno il 20% degli aventi diritto,che per altre Università italiane sarebbe una cifra difficilmente raggiungibile,anche se il fatto di essere una realtà piccola aiuta molto a livello di rapporti umani.Ed ora un elogio al rappresentante decaduto e qualcosa che invecemiglioreresti del suo operato.Giulia è una persona fantastica ed è stata un ottimo rappresentante, forse a volteè stata fisicamente poco presente, in questo cercherò di migliorare. Il mio lavoroperò fino all’estate si è concentrato su aspetti diversi rispetto a prima. Lei era unastudentessa dei corsi di laurea magistrale del vecchio ordinamento, io invece ho ache fare con dei ragazzi laureati nei corsi triennali del vecchio ordinamento e iscrit-ti a quelli magistrali riformati, quindi devono affrontare problemi diversi comel’anticipo delle lezioni, esami ripetuti rispetto alla triennale e piani di studio nonsempre chiari. Da questo punto di vista non si tratta di migliorare quello che è statofatto, ma di un impegno differente.Te lo avranno chiesto un milione di volte dal momento che fai attivismouniversitario da anni ormai, ma non ci stancheremo mai dichiedertelo:un consiglio da fratello maggiore per i ragazzi che inizianoquest’anno il loro viaggio.Sia ai nuovi arrivati della magistrale che alle “matricole” triennali il consiglio èquello che è stato dato a me il primo giorno in LUISS: non impegnarsi esclusiva-mente nello studio ma vivere l’Università a 360gradi. La LUISS offre un ampiagamma di attività gestite dagli studenti, dal giornale alla radio ed altre iniziative.Lavorare e confrontarsi con gli altri aiuta a crescere ed a migliorarsi.

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Professor Maffettone, lei è stato protagonistadi un anno di cambiamenti nei vertici dellafacoltà. Quali sono le linee che intende seguirein questa nuova avventura?

In un orizzonte diequilibrio e parallela-mente di cambiamen-to, è d’obbligo consi-derare la coesistenzanella nostra universitàdi tre facoltà, di cuiScienze Politiche èconsiderata la menoi m p o r t a n t e .Quest’ultima vantatuttavia di un surplusdi creatività e fantasia

che, se sfruttato nello specifico della politologia,rende evidenti le differenze con le altre facoltà.Bisogna infatti dare a Scienze Politiche una caratteri-stica “brand”. Questo aspetto accademico corrispondead una situazione reale per cui le Scienze Politicheassumono importanza significante per due ragioni.Prendiamo innanzitutto le più grandi facoltà delmondo di Scienze Politiche. Notiamo che sono per lopiù ubicate in paesi anglosassoni che non possiedonouna grande tradizione del diritto quale quella italia-na. Ne deriva una funzione di questa disciplina sicura-mente meno dogmatica di quella che gli attribuiamonei nostri atenei e che porta loro ad inserire menomaterie giuridiche nel programma di studi rispettoalle nostre. Non voglio attribuire ora giudizi di valorea noi o a loro, credo solo che la vita accademica debbarispecchiare quella reale, nebulosa e caotica, dove siragiona per gruppi e per individui, non per gerarchiefisse come lo Stato, quali il diritto considera. C’è un secondo motivo per cui le Scienze Politicheacquisiscono importanza sempre maggiore nelmondo globalizzato. Con la crisi finanziaria ed econo-mica infatti, molti degli strumenti dell’economia purasi sono rivelati inapplicabili e necessitano di una cor-rezione. Cercheremo perciò timidamente di adattare imodelli dell’economia politica alle conseguenze inItalia e nel mondo. Come? Approfittando della centra-lità di Roma capitale nella politica italiana e conside-rando le conseguenze della globalizzazione, adattere-mo la nostra visione del mondo passando da un’otticastrettamente provinciale ad una integrata con le cul-ture orientali. Anni fa non era infatti concepibile unbipolarismo dove Asia e Stati Uniti avrebbero gover-nato la scena economica e non solo. Si spiega così lanostra volontà di organizzare un sistema in cui i paesiorientali siano presenti perennemente nel nostropensiero e nell’attività di ricerca. Lo scorso annoabbiamo introdotto il pilastro arabo-islamico, que-st’anno, anche grazie ad un convegno di studi al qualeho partecipato personalmente, è la volta dell’India,l’anno prossimo ci attende la Cina. Poco a poco ci sfor-zeremo di integrare la visione classica del mondo di

Socrate, Kant, Einstain e Marx con le culture extraeu-ropee. Allacciando relazioni nei vari paesi con personesignificative e centri di ricerca importanti e portandodentro i nostri confini un po’ del loro capitale umano,diamo un ottimo segnale agli studenti.Un’inchiesta portata a compimento lo scorsoanno da alcuni studenti, con la collaborazionedel Nucleo di Valutazione, ha portato a galla undato inaspettato e deludente che rischia ademotivare noi “decatleti” di Scienze Politiche.A scapito di ogni attesa, infatti, la media deglioccupati dopo la laurea coincide con quellanazionale degli altri atenei italiani. Cosa direagli studenti della nostra facoltà per rassicurar-li e per dimostrare loro che è possibile trovarealla LUISS una squadra che non li faccia sentiresoltanto atleti di serie b? In realtà io possiedo delle statistiche diverse, elabora-te da esperti che sono tutt’altro che negative. I rap-porti dicono infatti che il 70% dei laureati LUISS trovalavoro entro il primo anno dal conseguimento dellalaurea. Dati troppo ottimistici probabilmente, ma piùrecenti di quelli riportati sui documenti presentati alsenato accademico due anni fa cui voi fate testo.

Visitando il sito dell’università ci si rende contoche i progetti di tirocini e stage per gli studentidi Scienze Politiche sono in numero inferiorerispetto a quelli pubblicati per le altre facoltà.C’è un maggiore interesse nell’ampliarne l’of-ferta?Ritengo che il Placement Office sia un buon strumen-to che l’università fornisce rispetto alle atre. Questo,combinato con il brand LUISS, danno vita ad un targetche non passa inosservato nel mondo del lavoro.Diamo agli studenti di più. Progetti in fase di avvia-mento prevedono il contatto con le più grandi eliteitaliane ed una serie di stage per ospitare le aziendeall’interno dell’ateneo, come è d’abitudine. La primadi queste iniziative si terrà il 17 ottobre, giornata incui alcuni ex laureati LUISS auspicabilmente incontre-ranno gli studenti. Ciò che dobbiamo tenere ben pre-sente è l’obiettivo che un’università si propone di rag-giungere se vuole essere annoverata tra le “migliori”.Lo scopo principale non deve essere fungere da steri-le agenzia di posti di lavoro per gli studenti, bensì for-mare persone in gamba e preparate. Forgiamo imigliori laureati italiani e facciamolo sapere. A provadell’interesse che suscitiamo all’esterno è la volontà dimolti docenti, che nel loro mestiere sono tra i primi 10del mondo, di restare ad insegnare da noi. Tutto ciògarantisce un prodotto scientifico, intellettuale edumano altamente qualificato.

Restando in tema di cambiamenti, lo scorsoanno è stato anche il trampolino di lancio deinuovi corsi di seconda lingua, l’arabo e il russo.Come valuta il primo bilancio di tale iniziativa?Ritiene che gli studenti abbiano risposto positi-

vamente a questa possibilità che ha offertoloro l’università?I feedback sono stati molto buoni sull’andamentogenerale dei corsi, un po’ meno sulle lingue che sisono dimostrate troppo difficili. Consci del fatto che inpoco tempo è arduo imparare fonologia, morfologia esintassi arabe o russe, da quest’anno adotteremo unastrategia duale per l’insegnamento. Cultura ed infor-mazione istituzionale da un lato, e grammatica dal-l’altro. Non pretendiamo che il laureato LUISS sia spe-cializzato, faccio un esempio, in lingua orientale, mariteniamo sia discriminante, oggigiorno, la conoscen-za delle forme di governo, dei costumi e degli usi di unpaese nell’ambito del commercio internazionale. Sievita, in tal modo, il consueto schiacciamento adOccidente tipico di chi non riesce a liberarsi dalla let-tura filologica e storiografica di un fenomeno sociale;questa infatti, seppur necessaria, non sta al passo conle continue mutazioni culturali, politiche ed economi-che di ciascun paese. Sta al singolo ovviamente, met-terci del proprio, dal momento che due ore settimana-li di lezione non sono sufficienti ad imparare in totouna lingua semitica o slava. Noi forniamo alcuni tra imigliori professori d’Europa, ma è lo studente che stu-diando, valuterà il vantaggio competitivo enorme chederiva dall’avere questa marcia in più.

Il professor Baldini si fece promotore di unpotenziamento delle Scienze dellaComunicazione della laurea magistrale. Leiprobabilmente delle Relazioni Internazionali.Restano le scienze di governo, è in programmauna rivalutazione anche di questa branca? La nostra università è di proprietà di Confindustria eRoma è sede del Governo centrale. Cercheremo disfruttare questa agilità tutta particolare per investiresulle scienze di governo e trasmettere ai futuri ammi-nistratori sapere economico e giuridico. Dalla fusionedi queste conoscenze ne scaturirà un prodotto nuovoche possa fornire ai laureati sapere necessario adaffrontare il problema della burocrazia italiana ade-guatamente, anche da un punto di vista intellettuale.

Salutiamoci con un consiglio da padre dellanostra famiglia ai nuovi arrivati!Divertitevi! Qui si sta bene, è il mondo a parte dove sipuò spendere la giornata in maniera tranquilla men-tre fuori infervorano i problemi del mondo. Se guar-diamo a tutte le occasioni di incontro e svago che offrela LUISS non basterebbe una giornata per partecipar-vi! Il consiglio è di vivere pienamente il campus e viauguro di incontrare ogni giorno personaggi eminen-ti e bravi docenti. Cercate attorno a voi colleghi stu-denti preparati che fanno aumentare la voglia di stu-diare di più e meglio. Cercate gli stranieri, tessete conloro relazioni. Dobbiamo costruire dentro una mimesidel mondo che c’è fuori.BUON INIZIO!

Zaira Luisi

DIAMO AGLI STUDENTI DI PIU’ E FACCIAMOLO SAPERE!Intervistiamo il Preside della Facoltà di Scienze Politiche Prof. SEBASTIANO MAFFETTONE

Cari ragazzi,porto alla Vostra attenzione, con l’affissione in bacheca, la delibera assunta dal Consiglio di Facoltà, in merito alla richie-sta di estensione degli appelli straordinari di ottobre e novembre agli studenti iscritti al IV anno 2008-2009: “Dopo ampia discussione, il Consiglio delibera di accogliere la richiesta di estensione del I appello straordinario di otto-bre agli studenti iscritti al IV anno 2008-2009. Questa estensione, peraltro, viene deliberata in via del tutto eccezionale e per l’ultima volta, in quanto si tratta di stu-denti che si sono immatricolati nell’anno accademico 2005-2006, quando ancora non esisteva il corso di laurea magi-strale a ciclo unico; gli stessi, infatti, hanno dovuto subire un primo passaggio di ordinamento nel 2006-2007 (dal 3 +2 al ciclo unico) ed un secondo passaggio nel 2008-2009 (da un ordinamento con 35 esami ad uno con 30), subendole problematiche legate a questo doppio passaggio.Tale estensione non verrà ripetuta per gli immatricolati a partire dall’anno accademico 2006-2007, in quanto per que-sti ultimi, cioè per gli studenti iscritti al IV anno 2009-2010, è stato già operato l’integrale riassorbimento nella nuovaofferta formativa con riduzione degli esami a 30; essi hanno anche fruito per molti insegnamenti dell’aumento auto-

matico dei CFU, senza integrazioni di programma; inoltre, molti di loro hanno visti altresì riconosciuti gli insegnamen-ti a scelta dei profili, che avevano già sostenuto al secondo anno del vecchio ordinamento.In questa prospettiva, dunque, l’eccezione oggi deliberata dal Consiglio di Facoltà non è più ripetibile. E, del resto, ilcalendario accademico e le relative sessioni di esame vengono deliberate dal Senato Accademico e sono le stesse pertutte le Facoltà; tanto più che, come previsto dal regolamento didattico di ateneo, i periodi di esame non si devonosovrapporre con quelli di lezione.Va ricordato, infine, che essendo stabilito il numero degli appelli all’interno di ogni sessione dalle singole Facoltà,Giurisprudenza ha già un maggior numero di appelli rispetto alle altre due Facoltà (8 per gli studenti in corso più ulte-riori 3 appelli per gli studenti dell’ultimo anno e fuori corso).La presente delibera è sottoposta alla condizione risolutiva espressa della sua approvazione da parte del SenatoAccademico.”Cordiali saluti

Roberto Pessi

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Intervista a Vito Antonio Pinto

Nome?Cosa studi?Che ruolo ricopri all'interno della LUISS?Ciao ragazzi, il mio nome è Vito Antonio Pinto, studio economia dei mercati e inter-mediari finanziari, sono rappresentante degli studenti della facoltà triennale dieconomia.Hai riscontrato problemi particolari in facoltà?Fortunatamente la nostra università è una delle migliori in Italia sempre pronta arisolvere i problemi di noi studenti, quindi non ho ancora riscontrato situazioniparticolarmente difficili.Su cosa vi concentrerete principalmente durante il vostro mandato? Il mio principale impegno nei primi mesi di mandato è stato sicuramente quello dirisolvere alcuni problemi verificatisi nella sessione autunnale, visto l'anticipo del-l'inizio delle lezioni, cosa che in realtà solo nel breve ha creato un disagio poichécon tale anticipo sarà possibile bloccare per alcuni giorni i corsi e permettere aglistudenti di sostenere esoneri e avvantaggiarsi per la sessione invernale.Inoltre citengo a segnalare due progetti cui tengo tantissimo e che sto portando avanti conalcuni miei colleghi universitari:1) Progetto Borsa e Finanza approvato in sede di commissione CO.DI.SU. che sipone come obiettivo quello di avvicinare i ragazzi al mondo della finanza attraver-so la stampa di una serie di approfondimenti e di un viaggio a Milano in cui i ragaz-zi potranno visitare la sede della Borsa Titoli, della Consob e di una grande Bancad'affari

2)il secondo è ancora in fase di progettazione e lo sto portando avanti con il rap-presentante della magistrale Michele Lo Re, con Ilaria Supino e il suo gruppo, can-didata alla facoltà di economia. Questo progetto, che abbraccia sia la facoltà trien-nale che magistrale, si propone di avvicinare gli studenti alla reale esperienzaaziendale.Come hai vissuto la campagna elettorale? È stata una vittoria sofferta ofin dall’inizio pensavi che avresti potuto vincere?La campagna elettorale è stata senza dubbio un'esperienza importantissima chemi ha di certo arricchito moltissimo, è stata sicuramente molto sofferta e combat-tuta, voto a voto, poiché molti degli "avversari" elettorali erano anch'esse personevalide e con un programma serio.Per concludere: vuoi fare un augurio e dare qualche consiglio alle matri-cole? Dove possono rintracciarti e per cosa dovrebbero rivolgersi a te?Auguro alle matricole di ambientarsi nel migliore dei modi alla LUISS dal momen-to che hanno la fortuna di trovarsi in una delle più efficienti università e le invito acontattarmi all'indirizzo di posta [email protected] o sul cellulare 392/5786235 perqualsiasi domanda o difficoltà.

Elena Pons Francesco Sbocchi

Rappresentante della Facoltà di Economia triennale

INTERVISTA AL PROFESSOR GIORGIO DI GIORGIOPreside della Facoltà di Economia

L’intervista aGiorgio DiG i o r g i o ,Preside dellaFacoltà diE c o n o m i apresso l’uni-versità LUISSGuido Carli,non può chenon iniziarecon unadomanda cheriguarda la

crisi economica mondiale, essa infatti sembra avercolpito fortemente il settore occupazionale, già peral-tro affollato da principio, suscitando preoccupazionein tutti coloro che stanno per entrare nel mondo dellavoro ed in particolare nei neolaureati: in quantopreside di Facoltà di una delle più prestigiose in Italiaritiene che ci sarà un calo di assunzioni per questacategoria?Partirei premettendo il fatto che la crisiattuale è di un’entità molto rilevante tale da causarela caduta del prodotto interno lordo mondiale, il chenon si verificava dagli anni del dopoguerra. Questo cipermette di comprendere come si tratti di una vera epropria crisi sistemica, che seppur sembri essersi atte-nuata almeno nel settore finanziario dopo ventiquat-tro mesi di turbolenze in borsa, avrà ripercussioni sul-l’economia reale per tutto il 2010. Per quanto riguar-da il mercato del lavoro, esso sarà nei prossimi mesicarente di quella dinamicità necessaria per un turno-ver che permetta ai giovani laureati di entrare in que-sto mondo con facilità, benché si debba notare comeormai da quindici anni l’economia italiana è in diffi-coltà in questo ambito, quindi ritengo che non ci saràmolta differenza per una persona che si laurea oggi,rispetto a due o tre anni fa. Penso invece che si debbaconsiderare come cambino le prospettive verso certi

settori maggiormente colpiti quali la finanza, o le pic-cole e medie imprese, ma anche verso altri comequelli della consulenza o della revisione, che fornisco-no più opportunità che in passato.A questo proposito, è risaputo quanto sia importanteper entrare nel mercato del lavoro essere un laureatodi qualità: quanto conta a questo livello laurearsi inun’università prestigiosa come la LUISS, e come siconfigura il rapporto con le altre università in Italiache sono competitive in questo senso, come laBocconi?Laurearsi in università di prestigio permettesicuramente di soffrire di meno gli effetti della crisinell’inserimento nel settore occupazionale, e il nostroateneo punta sulla qualità degli studenti per acquisi-re ancor maggiore blasone in Italia, ma anche inEuropa. In ambito triennale siamo in Italia tra gli isti-tuti che meglio operano nella selezione degli studen-ti con un rapporto di una ammissione su quattro,ambito nel quale siamo superiori alla Bocconi, poi-ché riusciamo a gestire meglio una realtà da 2500studenti nella nostra facoltà, rispetto ai 12000 dellaBocconi, che peraltro resta un modello in ambiticome l’organizzazione e il fund-raising, potendo con-tare su una storia più che secolare, a differenza dellagiovane età del nostro ateneo. Essa ha fatto un saltodimensionale, e quando nella vita di un’azienda arri-va questo momento rappresenta una sfida che nonsempre è facile vincere, e il fatto di essere riuscito acreare una struttura organizzativa che sostiene 12000studenti permette a questo ateneo di avere una mag-giore variabilità nella qualità media di studenti,ricerca e docenza.Proprio riguardo all’ambito dei docenti a cui accenna-va, come si profila il livello degli insegnanti rispettoall’ateneo milanese, e qual è alla Luiss la politicaadottata in merito?A questo proposito tra il nostroateneo e quello milanese c’è ancora una grossa diffe-renza in quanto noi stiamo crescendo gradualmente:avevamo adottato un modello che prevede la presen-

za di pochi professori interamente dedicati all’univer-sità e molti che vengono da altri atenei o dal mondodelle imprese. Ora invece stiamo istituendo unmodello con un gran numero di professori che si dedi-cano esclusivamente a questa università, mantenen-do l’opportunità di usare dei professionals, poichéquesti oltre che portare agli studenti competenze tec-niche applicate, offrono ritornando alla primadomanda, opportunità di sbocchi professionali, inquanto se ad esempio uno studente prepara la tesiinsieme a un professore, il quale magari è inseritoall’interno di un’azienda, potrebbe avere la possibilitàdi dimostrare la sua qualità e entrare subito nelmondo del lavoro. Questa sinergia tra professori sta-bili e professionals esterni è un’altra delle cose su cuila nostra università punta per innalzare la propriaqualità.Finiamo l’intervista con un augurio da parte sua allematricole.Innanzitutto un forte in bocca al lupo perché stannoper entrare in un periodo che io ricordo come il piùbello della mia vita, e poi che non temano nulla sulfatto di trovare lavoro perché il loro percorso saràspianato se da subito inizieranno e entrare nella men-talità giusta dello studiare fin da subito senza perde-re tempo; trovarsi in ritardo sulla tabella di marciapuò essere motivo di ansia e di stress e incidere nega-tivamente, senza dimenticare che un ragazzo a ven-t’anni ha bisogno di spazi liberi in cui rilassarsi. Sapertrovare l’equilibrio e la giusta alchimia all’internodella giornata è il miglior modo per intraprenderequesto percorso ed è il migliore consiglio che possooffrire.

Elena Pons Francesco Sbocchi

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Intervista a Michele Lo Re

Nome?Cosa studi?Che ruoloricopri all'interno dellaLUISS?Ciao Ragazzi e lettori di 360,Ilmio nome è Michele Lo Re, sonostudente della Luiss Guido Carlidel corso di Laurea magistrale,Economia e Direzione dell’impre-sa indirizzo Management. Oltread essere un alunno, da quattromesi sono il rappresentante deglistudenti lauree magistrali dellamedesima facoltà.Hai riscontrato problemi par-ticolari in facoltà?Sarei un ipocrita se dicessi che inLuiss non ci sono problemi o cheriusciamo a risolvere tutte le que-stioni, ma sono sincero quandodico che la Luiss è veramente alservizio dello “Studente”. Nel

primo consiglio di facoltà effettuato nel mese di Luglio, ho avuto modo di colla-borare con il Preside Di Giorgio, molto determinato, con idee chiare sul futurodella nostra università. La sua missione è di far diventare la Luiss prima univer-sità d’Italia, e noi rappresentanti che siamo la voce degli studenti, dobbiamoriuscire ad allineare le necessità del triangolo immaginario: università – stu-denti – mondo del lavoro, affinché si raggiunga nel miglior modo e nel minortempo possibile tale obiettivo.Su cosa ti concentrerai principalmente durante il tuo mandato?Pensopossa essere importante assicurarsi che non ci siano ripetizioni di programmafra corsi di laurea della triennale e della magistrale e che venga fornita agli stu-denti una maggiore praticità. Oltretutto, già dal prossimo semestre, entrerannoa far parte del corpo docenti cinque nuovi professori di grande fama internazio-

nale nel settore economico.Numerose sono inoltre le novità su cui ci stiamo con-centrando: stiamo lavorando su piccole iniziative, come quella di apportaredelle modifiche alla struttura universitaria: ho ad esempio vagliato l’ipotesi disuddividere le aule studio in “ aule studio per gruppi di studenti “ ed “aule dedi-cate allo studio singolo”; abbiamo poi richiesto di reintrodurre nell’offerta for-mativa delle lauree magistrali il corso di lingua inglese : “BusinessEnglish”.Vorrei in più porre l’accento, riguardo un’iniziativa da me proposta che,grazie all’aiuto del Placement & Career Education Office e l’ok del dott. Celli, par-tirà finalmente nel mese di ottobre, in cui si prevedono una serie di visite azien-dali presso le più prestigiose aziende italiane. Cercare l’incontro con l’aziendaanche a livello di stage, qualora vi sono opportunità interessanti. Le impresehanno la possibilità di selezionare i migliori, i più volenterosi ed i più affidabiliper costruire una squadra di persone che possa fare la differenza.Ogni iniziativache proponiamo, deve essere percepita e praticata dallo studente interessato edè per questo che vi invito fin da subito ad esplicitare la vostra partecipazione.Come hai vissuto la campagna elettorale?È stata una vittoria soffertao fin dall’inizio pensavi che avresti potuto vincere?E’ la prima volta che scelgo di candidarmi per una elezione. Non pensavo asso-lutamente di vincere, pensavo di avere le carte in regola per effettuare unabuona partita e alla fine siamo stati più bravi degli altri quattro concorrenti. Ilmerito è di tutto il team che giorno dopo giorno si è dedicato assiduamente atale esperienza, ci siamo preparati molto bene. Dedico la mia vittoria a tutte lepersone che hanno avuto fiducia in me e che mi hanno supportato.Per conclu-dere: vuoi fare un augurio e dare qualche consiglio alle matricole?Dove possono rintracciarti e per cosa dovrebbero rivolgersi a te?Per concludere, vorrei dare il benvenuto ai nuovi studenti, ed augurare a tutti unbuon anno accademico2009/10 che spero sarà pieno di soddisfazioni. E’ possi-bile rintracciarmi semplicemente mandando un’email all’[email protected] oppure al numero 328.26.38.081

Elena PonsFrancesco Sbocchi

Mentre la crisi finanziaria imperversa in ogni settore economico e sociale, il calcio nostrano si dimostra capace di tenere a bada i catastrofisti dell’ambito. Le società dicalcio che disputano la serie A si servono principalmente di due canali tramite i quali ricavare introiti, vale a dire diritti tv e sponsorizzazioni. Il mercato dei diritti tv ècomposto da una parte dalla Lega Calcio, proprietaria dei diritti in questione, e dai networks dall’altra; in mezzo c’è una società di nome Infront, che ricopre il ruolo diadvisor per commercializzare per conto della Lega Calcio i diritti. Il network satellitare Sky ha acquistato un pacchetto che prevede l’esborso di 570 e 578 milioni di eurorispettivamente per il 2010 e il 2011; RTI (Mediaset) ne ha acquisito uno da 210 per il primo e 225 milioni per il secondo. Non sembrano dunque turbati dalla situazio-ne economica attuale i colossi Sky e RTI, che non hanno rivali nella trasmissione rispettivamente satellitare e digitale terrestre. Allo stato attuale delle cose gli investi-

tori forniscono alla Lega Calcio una cifra di poco inferiore al miliardo di euro all’anno. Ei segnali positivi non arrivano solo da questo fronte: in chiave marketing infatti si riscon-tra un aumento del valore dei cosiddetti jersey-partner, ovvero i marchi apposti sulledivise da gara delle squadre. Benché il numero dei brand sia calato a 23 dai 31 dell’an-no precedente, il loro valore complessivo stimato è di 71 milioni di euro. La top-fivedelle squadre più pagate dagli sponsor nel campionato di serie A è formata nell’ordineda Juventus con New Holland, Milan con BWin, Inter con Pirelli, Siena con Monte DeiPaschi e Roma con Wind. Un giro d’affari che coinvolge tutte le squadre di serie A, tra-mite il quale si riesce ad arrotondare più di un bilancio. Di almeno una cosa saranno con-tenti i maggiori sponsor: del fatto che l’interesse mostrato dalla gente verso il calcio èin continua crescita, testimoniato dal crescente numero di spettatori allo stadio e dalfatto che il 92,27% delle bollette giocate alle scommesse sportive riguardano il calcio,che in questo ambito fa da locomotiva fornendo un importo netto annuo riguardo allastagione 2008/09 di 3,6 miliardi di euro. In ogni caso il fatto che il calcio di casa nostraattragga nuovi investitori è sintomo di buona salute del sistema che regge l’urto dellacongiuntura economica mondiale, senza dimenticare che in Italia ci sono ancora clubcome l’Inter che si può permettere di mettere ogni anno a bilancio 150 milioni di sti-pendi ai giocatori dei quali 10,5 vanno solo al camerunense Samuel Eto’o (contratto finoal 2014): da quelle parti la crisi proprio non si vede.

Piero Simonin

La serie A non va nel pallone

Rappresentante della Facoltà di Economia magistrale

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Prof Pessi qual è il bilancio diquesto primo triennio allapresidenza della Facoltà diGiurisprudenza?Il bilancio non può che esserepositivo. In questi primi due annidella mia presidenza la Facoltà harispettato totalmente il propriopiano strategico. La novità piùsignificativa è stata certamentel’introduzione di un nuovo ordina-mento degli studi, con la previsio-ne di diversi profili caratterizzanti(due dei quali consentono diacquisire, con un ulteriore anno, laseconda laurea in Economia ovve-ro in Scienze Politiche), la seme-stralizzazione di tutti gli insegna-menti e la riduzione da 38 a 30esami. Anche attraverso la previ-sione di specifici corsi post lau-ream, abbiamo previsto unmodello che assicura agli studentiun solido e completo percorso formativo, valorizzando i periodi di formazione “sulcampo”. Al riguardo, sono state incrementate le partnership con i soggetti operan-ti nel mondo del lavoro, così da garantire a tutti gli studenti la possibilità di svol-gere degli stages, anche eventualmente presso gli uffici giudiziari (abbiamo stipu-lato due importanti convenzioni con il Tribunale e la Corte di Appello di Roma).Sotto il profilo dell’internazionalizzazione, è stato previsto un maggior numero didocenti stranieri e di insegnamenti in lingua straniera nonché l’implementazionedel progetto Erasmus (che ha visto incrementato, rispetto al 2006, di oltre il 50%il numero degli studenti in ingresso ed in partenza). Ma tantissimo altro è statofatto.

Che tipo di anno attende gli studenti della nostra università dopo lemodifiche didattiche che inizieranno ad occorrere da questo anno acca-demico?Sarà certamente un anno sereno. Il nuovo ordinamento, che è ormai entrato a regi-

me, garantisce un percorso distudi più equilibrato, con la possi-bilità per gli studenti di arricchir-lo con corsi liberi, insegnamentiin lingua straniera, inglese giuri-dico,seconda lingua straniera, stage.Naturalmente, oltre al sottoscrit-to, sia i tutor che l’intero corpodocente, così come l’amministra-zione, saranno disponibili ad aiu-tare gli studenti nelle piccole dif-ficoltà che dovessero incontrare.

Sempre in tema di cambia-menti, anche gli organi stu-denteschi si sono rinnovati;quali sono i consigli che vuoledare agli studenti sul rappor-to con i propri rappresentan-ti?Preliminarmente vorrei ringra-ziare i due rappresentanti uscen-

ti, Paolo Pedà e Rosita Romano, per il grande impegno e per l’eccellente lavoro chehanno svolto nel corso del loro mandato. Sono certo che i loro successori, FilippoMacchini e Daniele De Caro, con i quali mi sono già più volte confrontato, sapran-no fare altrettanto. Il consiglio che posso dare agli studenti è quello di interloqui-re il più possibile con i propri rappresentanti, i quali, d’altro canto, dovranno esse-re bravi ad intercettare le esigenze dei loro rappresentati. In questo modo mi saràpossibile venire a conoscenza delle piccole o grandi necessità degli studenti e cer-care, assieme ai rappresentanti, di adottare le soluzioni migliori.

Con riferimento al suo rapporto spesso diretto con gli studenti, qualeaugurio vuole fare agli studenti e in particolare alle matricole?Cerco di avere un rapporto diretto con gli studenti e loro sanno che la porta dellaPresidenza è sempre aperta. Auguro a tutti loro un felice anno accademico, conl’invito a vivere l’Università a 360 gradi, sentendosi parte di un’unica grande fami-glia.

A tu per tu con il Prof. Pessi, Preside della Facoltà di Giurisprudenza

A.S.G., l’Associazione Studenti di Giurisprudenza, è la più antica iniziativa associazionistica all’inter-no della facoltà di Giurisprudenza della LUISS Guido Carli; la principale attività dell’associazione èsempre stata quella di assistere gli studenti della facoltà di giurisprudenza, proponendosi come unaffidabile punto di riferimento per le nostre necessità di studenti. Nel corso degli anni l’associazionesi è fatta anche promotrice di numerose iniziative dentro e fuori la facoltà di giurisprudenza; in par-ticolare l’organizzazione di convegni, incontri e dibattiti con i protagonisti della vita politica, econo-mica e culturale; ma anche e soprattutto, approfondimento delle tematiche più strettamente ine-renti l’ambito giuridico italiano e comunitario.Come ogni anno, in occasione della giornata delle matricole, i ragazzi dell’associazione si offrono perfare da “Sherpa” e guidare, così, i nuovi studenti che muovono i primi passi nella nostra università, èquesto un’ulteriore esempio di come l’associazione si dedichi, prima di tutto, agli studenti. Per lenostre attività c’è, poi, un importante strumento di comunicazione e d’incontro, ossia il nostro sitoweb: www.asgluiss.com, dove si possono trovare tutte le informazioni utili agli studenti, oltre chei forum tematici per poter discutere di tutto, dalla vita universitaria ai temi dell’attualità.ASG ha sempre avuto grande interesse ed attenzione verso i nuovi colleghi, puntando sin dal primomomento sul coinvolgimento di tutti coloro i quali sono interessati alle attività che svolgiamo, coin-volgimento che è fondamentale per portare avanti, con sempre rinnovato impegno ed entusiasmo, le nostre iniziative ed i nostri progetti. Per tutti questi motivi e moltialtri ancora, vi diamo appuntamento al 28 Settembre ed alle giornate successive per iniziare insieme un nuovo, entusiasmante, anno accademico!

ASG: l ’associazione degl i

studenti per gl i studenti

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Presentati come Daniele De Caro: che tipo dipersona sei?Solare, sempre disponibile e intraprendente.. preferi-sco rispondere solo con i pregi, se elenco i difettichiederanno di dimettermi poi...

Presentati come rappresentante della Facoltà:che tipo di rappresentante sarai?Mi auguro di essere un ottimo rappresentante per ilcorpo studentesco e di poter agevolare sempre di piùla vita di ogni mio collega e soprattutto spero di esse-re una figura innovativa portando avanti progetti edidee nuove, utili e che diano un qualcosa in più allapreparazione di ognuno di noi. Colgo l’occasione percomunicare che dopo appena venti giorni di manda-to, io e il mio collega Filippo Macchini, siamo riuscitia portare a termine un annoso e spinoso problemariguardante la prenotazione degli esami: bene,conun pizzico di orgoglio, informo che da giugno 2009 èfinalmente possibile conoscere il proprio ordine diprenotazione per gli esami evitando così estenuantiattese e tutto ciò che da queste può derivare. Sonocosciente che ciò che voglio realizzare è molto ambi-zioso ma facciamo parte dell'università più prestigio-sa di tutta la nazione (non me ne vorranno i ragazzidella Bocconi) quindi credo sia giusto essere anchenoi in parte artefici del nostro cammino proponendo ulteriori metodi integrativialla già ottima preparazione fornita dall'università, anche perché ci vengono for-niti gli strumenti giusti per farlo, grazie soprattutto ad una disponibilissima presi-denza che ha il pregio ascoltare uno ad uno gli studenti cercando continuamentedi risolvere gli eventuali problemi o accogliere le eventuali richieste e al corpodocenti il quale è sempre pronto ad accogliere un iniziativa lavorando al nostrofianco.Credo che noi ragazzi di questa università possiamo dare tanto anche al futuro dell'Italia grazie all'entusiasmo e alle capacità che ci contraddistinguono.

Un commento o un ringraziamento particola-re sulle elezioni appena concluse.I ringraziamenti sono tanti da fare ma preferiscofarli in privato ad ognuna delle splendide personeche mi hanno aiutato e sostenuto in questa campa-gna. L'emozione più grande non è stato il momentodella vittoria in se per se ma quando ad un trattodurante lo spoglio mi sono guardato intorno e misono reso conto che ho la fortuna di poter contare sutante persone le quali soffrivano insieme a me unitele une con le altre nell'attesa del risultato delle sche-de. Mi sono sentito fortunato a prescindere dall’e-ventuale risultato.Le elezioni sono state una bellissi-ma esperienza, i candidati erano tutti molto validi enon è stato facile vincere perciò la mia soddisfazionevale doppio anche perché ero alla mia prima compe-tizione elettorale. Saluto e faccio i complimenti aimiei ex rivali e mando un grande augurio ai miei col-leghi eletti.

Cosa vorresti dire a tutti gli studenti dellaFacoltà?Che sono realmente a disposizione di tutti e che mifarebbe un enorme piacere se ognuno di loro con isuoi consigli, pareri o proposte contribuisse amigliorare questa già efficiente facoltà.

Che augurio vuoi fare in particolare ai nuovi iscritti?Ai nuovi iscritti ovviamente voglio fare un grande in bocca al lupo e dare il consi-glio che mi diede un caro amico nonché ex rappresentante di facoltà alla mia gior-nata dell'accoglienza. "vivete in pieno questa università", siate presenti, partecipa-tivi e volenterosi, perché state iniziando una splendida esperienza e dovete affron-tarla con tutto voi stessi in ogni momento, dalle lezioni alle attività sportive daiconvegni alle serate organizzate tra studenti e sopratutto studiate tanto perchéogni singolo esame è un passo in più che fate per arrivare ad essere protagonistidel domani e per mantenere il giusto lustro che questa università merita.

Intervista a Daniele De Caro, rappresentantedegli studenti della Facoltà di Giurisprudenza

Presentati come Filippo Macchini: che tipo di persona sei?Ciao a tutti sono Filippo Macchini studente del 4 anno di giurisprudenza e rappre-sento i miei colleghi al consiglio di facoltà.Sono una persona simpatica,estroversa e positiva;amo molto cimentarmi in ogniiniziativa dando il massimo di me, ogni causa che prendo a cuore la faccio subitomia provando a conseguire il risultato prefissato.

Presentati come rappresentante della Facoltà: che tipo di rappresentan-te sarai?Ho cercato di impostare il mio programma elettorale ma la stessa campagna sullasemplicità e sulla chiarezza ... poche parole ma concrete non mere promesse maprogetti realizzabili. Ciò che voglio e mi impegnerò a essere sempre è un punto diraccordo tra le esigenze degli studenti e le istituzioni, cercando di farmi portavocedi problemi seri e concreti;Inoltre, insieme al collega Daniele De Caro, ho contribui-to alla scelta dei profili effettuata da noi studenti cercando di risolvere ogni tipo diesigenza.

Un commento o un ringraziamento particolare sulle elezioni appenaconcluse.Le elezioni appena concluse sono state fantastiche e costituiscono un ricordo inde-lebile per la mia vita, un ringraziamento particolare non c'è; è più doveroso infat-ti un ringraziamento generale:la mia fortuna è di avere un gruppo di amici che miha sostenuto e mi sostiene ogni giorno in questo impegno importante;il ringrazia-mento va a tutti loro, alla loro precisione, alla loro bravura e soprattutto al loro

gran cuore .Se il risultato ottenuto è stato così limpido e chiaro1° eletto con più di 300 voti, uno studente su 3 havotato Macchini, è solo grazie ai loro sforzi e alle loroenergie.Ringrazio ovviamente anche ogni studenteche mi ha concesso la fiducia votandomi, cercherò dinon deludere nessuno.

Cosa vorresti dire a tutti gli studenti dellaFacoltà e che augurio vuoi fare in particolareai nuovi iscritti?Agli studenti voglio solo ricordare di segnalarmiogni esigenza e ogni evenienza che avvertono dellequali io mi farò portatore (ovviamente esigenze sen-sate). Ai nuovi studenti voglio solo ricordare che laLuiss non è un traguardo ma un trampolino di lancioe un punto di partenza, consiglio loro quindi di non perdere troppo tempo indistrazioni, ma impostare il loro studio in maniera tale da non lasciarsi indietronessun esame già dal primo anno.A tutti comunque auguro un grosso in bocca al lupo!!! Colgo l’occasione per comu-nicare a tutti che non sarò presente dal 9 di settembre al 14 dicembre poiché sarònegli Stati Uniti per motivi di studio, non sarete lasciati tuttavia in balia di voi stes-si, infatti per qualsiasi problema potrete rivolgervi al collega Daniele De Carooppure al mio indirizzo mail [email protected] (fuso orario permettendo).

Intervista a Filippo MacchiniRappresentante degli studenti della Facoltà di Giurisprudenza

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C H I E S A , G O V E R N O E I M M I G R A Z I O N E

L’estate del 2009 potrebbe essere ricordata comequella del grande scontro tra la Chiesa e il governoitaliano sul tema epocale dell’immigrazione.Dico potrebbe, perché, nei fatti, la realtà è piùcomplicata di come certi giornali partigianiraccontano.Tutti siamo venuti a conoscenza del drammadegli immigrati eritrei avvenuto nelMediterraneo nel mese di agosto. Questoevento drammatico, che è e rimane una feri-ta profonda per la nostra umanità, è statosubito fatto oggetto di sciacallaggio politicodal mondo della sinistra e da un certo settore“militante” dell’episcopato italiano. Tutti si sono gettati contro il governo, reo dinon aver soccorso in mare quei poveri disgra-ziati e colpevole di una “criminale” legge sul-l’immigrazione. Il quotidiano della Cei“Avvenire” ha addirittura paragonato l’indif-ferenza verso i morti nel mare a quellamostrata dal mondo libero ai tempi dellaShoah. Come si può vedere, i toni sono esagerati.Giornali come “La Repubblica”, sempre pronti adattaccare le ingerenze clericali nello Stato laico,hanno applaudito, con stucchevole ipocrisia, le criti-che mosse dai vescovi alle politiche governative. Inrealtà, però, non tutta la Chiesa la pensa allo stessomodo. Il direttore de “L’Osservatore romano”, Giovanni MariaVian, ha criticato i toni usati da “Avvenire” e ha volu-to precisare che i monsignori vaticani che hanno tuo-

nato contro il governo, hanno parlato a titolo perso-nale. Anche nell’episcopato italiano, vescovi come il

cardinale di Bologna Caffarra, quello di San Marino eMontefeltro Negri e il responsabile Cei per le migra-zioni Schettino, hanno espresso posizioni caute, diequilibrio e sano realismo, volte a condannare piùche altro e giustamente, i veri responsabili di questestragi, che sono i mercanti di profughi.In effetti, il governo italiano non è responsabile dialcunché. Semmai è Malta che deve rispondere dimancato soccorso. L’Italia, a differenza della tantoosannata Spagna di Zapatero, non ha bisogno di

lezioni di umanità, perché è il paese che più di ognialtro presta soccorso agli immigrati. E l’Europa? Dov’è

finita l’Unione europea in tale questione? Gli uomini di Chiesa che parlano di acco-glienza senza se e senza ma, dovrebberocercare di essere realisti. Non possiamoaccogliere tutti. Un paese deve prima ditutto pensare ai suoi cittadini e alla lorosicurezza e agli immigrati deve fornire unacasa, l’assistenza sanitaria e un lavoro. Ciònon sarebbe possibile se aprissimo lenostre frontiere indiscriminatamente.Specialmente quando si tratta di musul-mani, assai restii all’integrazione e propen-si a interpretare il nostro dialogo come resaai loro costumi. Quanto al reato di clande-stinità, previsto dalla nuova normativa, èsacrosanto in uno Stato che si dica di dirit-to. Chi non è in regola, non può entrare.Unica grande critica che si può muovere aBerlusconi è la completa prostrazione nei

confronti del dittatore islamico Gheddafi, in nomedegli interessi. E’ vero che l’accordo con Tripoli ha por-tato a una diminuzione degli sbarchi di clandestini,ma è anche vero che questi, in quantità assai più pic-cole, continuano con l’appoggio del tiranno libico,che ha interesse a tenere il nostro paese sotto ricatto.

Federico Catani

DIS-INTEGRAZIONE“Integrare” è una gran bella parola, include in sé i più straordinari significati: com-pletare, arricchire, inserire, adattare. Tutto ciò non può che essere il contrario diescludere, isolare, emarginare, ghettizzare e segregare. Si tratta di una parola notaa tutti o dovrebbe, di cui si sente parlare spesso e male, correlata al termine “immi-grati”.Da ormai diversi decenni l’Italia è meta di pellegrinaggio, data la vicinanza allecoste africane e quelle dell’est-Europa; il problema dei clandestini è sempre piùsentito dalla popolazione, che vede negli extracomunitari una minaccia all’ordinepubblico, al lavoro e alla legalità.Essere straniero comporta non poche difficoltà, dovute al venire a contatto con dif-ferenze di clima, di usi e costumi, di credo religioso, di organizzazione politica; mail problema maggiore è dovuto alla mentalità ormai anacronistica, superata e for-temente ignorante, dei cosiddetti “ospitanti”.Non si possono ignorare neanche le problematiche che i cittadini sollevano riguar-do alla delinquenza alla sicurezza sociale,soprattutto nelle grandi città; ma è difficileconvenire che la questione si possa risolverecon gli eserciti nelle strade e i decreti diespulsione; il proliferare di quartieri a sfon-do etnico, stile China-town, nelle metropolicome Roma e Milano, non aiutano l’integra-zione; così come sono deleterie le classi persoli immigrati sin dalle elementari.Sicuramente c’è bisogno di una regolamen-tazione che determini e legalizzi la posizio-ne di quegli immigrati di buona volontà chelavorano onestamente, e che punisca, conl’espulsione, chi vive nell’illecito e prova adarricchirsi con la malavita; ma allo stessotempo c’è bisogno di meno ipocrisia e paurainfondata.

Il malessere dello straniero, a causa della maggioranza malpensante (o non pen-sante affatto), si traduce in centri di permanenza, di (non) accoglienza, luoghicomuni, statistiche interessate e selezionate, lavori umili, offese e tanta, troppaignoranza.Le banali argomentazioni: la riduzione dei posti di lavoro, la “contaminazione” deiluoghi di culto e via dicendo.La realtà sconosciuta, a purtroppo più del 50% del pubblico italiano, smentisce iluoghi comuni, frasi fatte dettate dall’inciviltà. Perché pubblico? Perché spettatoredi una informazione manipolata, non seguita da una rielaborazione personale.I lavori accollati dagli stranieri sono gli stessi che, sempre le persone di cui sopra,si vergognano di fare perché faticosi, umili e mal retribuiti; gli autori delle violen-ze sessuali sono italiani in più di sei casi su dieci, ma indignano maggiormentequei tre casi rimanenti; quello che dovrebbe essere notato è che, al di là delle sta-tistiche, si tratta di un reato in ogni caso deprecabile che prescinde dal confine

meramente territoriale.Non esiste un popolo più degno di rispetto diun altro né una nazione migliore di un’altra;i confini, le barriere, le bandiere, non conta-no; dovremmo ricordarci che il terreno su cuiviviamo non lo possediamo, lo occupiamo.Eppure, ad oggi, la maggioranza della popo-lazione, (e quello che più è preoccupante,ragazzi e addirittura minorenni), si sente “inpericolo” e voterebbe, come del resto ha giàfatto, per un pensiero plagiato, poco valuta-to e spesso dovuto ad altalenanti e qualun-quistici ragionamenti.

Letizia di Berardino

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Il ritorno di Tappoleone

Il contrattacco è iniziato. Verrà ricordata come la cam-pagna del 28 agosto 2009, quella in cui Papi, di ritor-no dalle vacanze estive lanciò l’offensiva contro nemi-ci, traditori e collaborazionisti. Neanche il tempo disalutare la dozzina di fanciulle in festa per il suo ritor-no e liberarsi dal suo doppiopetto … c’est la guerre.Una blitzkrieg giocata su due fronti: uno, quello delleazioni legali contro la stampa non allineata, studiatodi modo da infondere nell’immaginario collettivo lafigura di un premier talmente forte delle sue posizio-ni da ricorrere (udite udite!) alla magistratura; l’altro,quello mediatico, trasformato in un campo di batta-glia da dominare per demolire gli avversari. CheBerlusconi avesse in mente di prendersi una rivincitaperò lo si era capito già quando aveva rimodellato asuo piacimento le direzioni dei suoi house organ,soprattutto con il ritorno di colui che trasformò la casadel più grande giornalista italiano del novecento,Montanelli, nel manganello di MrB: Vittorio Feltri. Edè proprio il ritorno del picchiatore alla direzione de “IlGiornale” che avrebbe dovuto far presagire qualcosa.Perché, per prima cosa, Feltri non è un omuncoloqualsiasi alla Giordano, ma il campione della scuderiadi Arcore e, secondo, perché chi pensava che il Cavrimanesse sulla difensiva dopo la batosta diPuttanopoli coltivava in realtà un’ingenua illusione.Riposizionare il mastino di Arcorville al timone del-l’ammiraglia azzurra poteva significare solo una cosa:cannoneggiamenti. Infatti le vicende del mese appe-na trascorso hanno riproposto un Feltri dedito a puni-re severamente i traditori. Tra questi Dino Boffo,ormai ex direttore de “L’Avvenire”. Uomo di fiducia

dell’ex segretario di Stato vaticano CamilloRuini, centro del potere mediatico ecclesiasti-co, Boffo è stato demolito perché ha osatopigolare contro gli scandali a suon di sgualdri-ne d’alto bordo e incoerenze palesi tra vitapubblica e vita privata del nostro premier. Unuomo che è stato paladino del berlusconismodi matrice cattolica. Un uomo specializzatonello zittire senza mezzi termini quei lettoriindignati dalle leggi ad personam o da altreporcherie berlusconiane. Un uomo, però, che èstato punito. Punito per non aver difeso anco-ra una volta a spada tratta il Papi, il quale hasolo aspettato il momento più propizio (cioè ilprogressivo diradarsi di notizie al sapore diescort) per far fuori una preda facile. Facileperché Boffo non era una persona inattaccabi-le, anzi. Il pupillo di Ruini qualche anno fa nonsi è opposto ad un decreto penale pagando unaammenda di 516 euro per aver molestato telefonica-mente una signora di Terni. Ma Feltri ha semplice-mente messo in evidenza le incoerenze di un falsomoralista o ha fatto qualcosa di più? Perché bisognaconsiderare che Feltri non ha semplicemente pubbli-cato una notizia di due o tre anni fa: Feltri ha sbandie-rato una notizia stantia, o quantomeno secondaria,sulla prima pagina (!) de “Il Giornale“ del 28 agostoed ha tentato di supportare quest’offensiva controBoffo attraverso l’utilizzo di una lettera anonima,spacciata per un documento ufficiale allegato al rin-vio al giudizio dell’ex direttore del quotidiano deivescovi, nella quale si insinuavano, tra l’altro, presun-

te tendenze omosessuali di quest’ultimo. Quindialtroché se Feltri ha fatto qualcosa: ha rinunciato allevesti da giornalista per assumere quelle del sicariomediatico. Chi l’avrebbe mai detto. Paradossalmenteperò si dovrebbe spezzare una lancia in favoredell’Ammiraglio Vittorio: almeno per questa vicendal’indegno successore di Montanelli non ha dovutoinventarsi un’intera notizia di sana pianta. Il che è giàun passo avanti.

Giuseppe Carteny

Scorro la pagina on-line di Repubblica e del Corriere da un internet point che puzzadi fritto a nord di Edimburgo. I miei compagni di viaggio, un ragazzo francese e una20enne svizzera, hanno l’aria di divertirsi molto mentre racconto le vicende italia-ne del Signor. B. ( non vorrei essere più specifica, salvo denunce a 360°!) . “ E dopole escort, spunta fuori pure il giornalista cattolico dell’ Avvenire?”. Ridono, loro:“Insomma, dal diavolo all’acqua santa !” oppure “ la democrazia sta andando aputtane he !?! ”. Le battute facilone si sprecano e tutto, visto dall’estero, al di làdella bolla mediatica che ovatta le nostre percezioni d’ oltralpe, riacquista per mei contorni del paradosso. Ma quando si parla della denuncia a Repubblica e delrespingimento dei migranti senza neppure la verifica del loro diritto d’asilo, allorale espressioni si fanno più serie. Ecco come si passa dal fango dei battibecchi sullavita sessuale del premier (perdonatemi l’orribile immagine), alla sostanza politicaed etica di un discorso più ampio; un discorso europeo che vede coinvolta me, cit-tadina italiana, un cittadino francese e una svizzera. Tutti nella stessa barca. Madalle pagine dei giornali di oggi, 2 settembre, pare che il premier italiano non lapensi come noi. E’ stata dura la replica delsignor B. alle richieste di chiarimento avan-zate al governo italiano e maltese da DennisAbbott, portavoce della Commissione euro-pea, in merito ai respingimenti indiscrimi-nati di migranti, l’ultimo nello specifico di75 clandestini riaccompagnati in Libia .Berlusconi risponde : “parli solo ilPresidente della Commissione, non i porta-voce” e minaccia altrimenti di “non dare piùil nostro voto, bloccando il funzionamentodell’ Ue ove non si determini, nel prossimoConsiglio europeo, che nessun commissarioe nessun portavoce possa intervenire pub-blicamente su nessun tema. I commissaridell’ Ue danno alle istituzioni del paese

delle armi che invece non esistono (espressione a mio modesto parere ispirataall’amico Bush, con l’omissione di “di distruzione di massa”) ” . Nasce il sospettoche il Signor B. abbia chiamato solo il presidente a parlare come atto di sfida, datoche Barroso è in attesa di riconferma, e così si vede costretto o a rischiare la pol-trona o a fare la figura del pavido di fronte a un così violento attacco alle istituzio-ni europee. In ogni caso Barroso risponde di essere “fiero dell’operato dellaCommissione”. Infatti zittire i commissari significa ignorare il principio dell’indi-pendenza della Commissione dai governi nazionali snaturando le fondamentadell’istituzione stessa. Di fronte all’atteggiamento spavaldo del Signor B.,Bruxelles si è mossa con discrezione e una buona dose di ironia. Solo Martin Schulz(simpaticamente definito kapò, ricordate?) , presidente del gruppo socialisti edemocratici, ha parlato chiaro definendo le parole di Berlusconi un attacco inau-dito alle istituzioni europee. Ma spezziamo una lancia a favore del Signor B. e dellasua “irritazione” in relazione al tema oggetto di critiche, ovvero il trattamento deirifugiati: nonostante secondo il “Patto per l’immigrazione” firmato l’anno scorso la

responsabilità e l’onere economico per iltrattamento dei rifugiati dovrebbero essere“comuni” e distribuiti equamente tra le 27nazioni, a livello pratico permane una gros-sa ipocrisia: le richieste per la redistribuzio-ne da parte della cintura meridionaledell’Ue ( Italia, Malta e Grecia, Cipro cheaccolgono la stragrande maggioranza deiflussi migratori) sono rimaste letteramorta.

Bianca Laterza

Impressioni di settembre e Intimidazioni del signor B. in un contesto europeo

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Cercare di capire come mai Roma sia una città tantosporca quanto bella è estremamente complicato. Untentativo ottimamente riuscito di mettere ordinenella matassa di questioni e di dati più o meno facilida reperire l’aveva già fatto Paolo Mondani, che hacurato una videoinchiesta dal titolo “L’Oro di Roma”andata in onda per Report il 23 novembre 2008. Nel servizio si esaminava il circolo vizioso che si èinstaurato tra gli enti locali (Comune e Provincia diRoma, Regione Lazio) e i gestori della raccolta e dellosmaltimento (o piuttosto dell’accumulo) dei rifiutinella capitale, ovvero l’Azienda Municipale Ambiente(AMA), e le società che controllano la discarica diMalagrotta, la più grande d’Europa, in attività dal1985. Si tratta di due società private del GruppoSorain Cecchini, ovvero il Consorzio Laziale Rifiuti (Co.La. Ri.), gestore dell’impianto, di cui è presidenteManlio Cerroni, e la E.Giovi, proprietaria dell’impian-to, il cui capitale appartiene sempre all’avvocatoManlio Cerroni e il cui responsabile è FrancescoRando; che proprio pochi giorni prima della messa inonda dell’inchiesta veniva condannato in primogrado a un anno di carcere e 15 mila euro di multa peraver smaltito senza autorizzazione il percolato e i fan-ghi Acea mischiandoli con calce depositandoli poinella discarica, oltre ad essere stato accusato di con-ferire i suddetti fanghi in discarica senza averli sotto-posti ad analisi preventive. Una garanzia, insomma. La dinamica viziosa di cui sopra è la seguente: l’AMAeffettua per il Comune di Roma la raccolta dei rifiutiurbani, per la quale i cittadini pagano una tassa, laTaRi. I rifiuti raccolti dall’AMA, circa 4500 tonnellate algiorno, vengono portati a Malagrotta. Per depositarlinella discarica, l’AMA, dunque il Comune, paga circa72 euro a tonnellata comprensivi di eco-tasse ed iva,per un totale di circa 324 mila euro al giorno. Secondoi dati citati da Report, la cifra complessiva per il 2007si aggirerebbe intorno ai 100 milioni di euro. Dal 1985la gestione dei rifiuti prodotti dalla capitale ha segui-to questo iter, con diverse controindicazioni. Per esempio la progressiva saturazione della discaricastessa che ormai la sua estensione arriva a lambire leabitazioni dei residenti nell’area limitrofa. Sono circa50 mila le persone che vivono attorno alla discarica, e

la zona residenziale circostante è anch’essa in espan-sione, nonostante l’area sia definita “ad alto rischioambientale” per la presenza della discarica, ma anchedi un inceneritore per rifiuti ospedalieri, una raffine-ria, un deposito GPL, alcune cave di inerti, un bitumi-ficio e un gassificatore. I residenti sono esasperati; ivalori riguardanti la concentrazione delle polveri sot-tili nell’aria sono anche di 15 volte superiori ai livellidi legge. I cittadi-ni dell’area sisentono abban-donati, e l’averottenuto qualcherimborso nellecause che hannocoinvolto i gestoridella discarica, oil vergognososconto che ilComune di Romaapplica loro sullaTaRi non servonoa migliorare leloro condizioni divita, oggi minac-ciate anche dalg a s s i f i c a t o r esopra citato, sem-pre di proprietà di Cerroni. Situato all’interno della discarica, il gassificatore nonfunziona in modo molto diverso da un inceneritore enon è meno inquinante. La tecnologia che si utilizzasi chiama pirolisi, e anziché incenerire trasforma ingas il cosiddetto CDR (combustibile da rifiuti) cheviene successivamente bruciato per ricavare energiaelettrica. Alla fine del processo c’è dunque un incene-rimento, che produce emissioni inquinanti. Dalla gas-sificazione di materiali eterogenei, peraltro, si ottienecertamente del metano, ma si producono sostanzenocive che la legge non richiede neppure di andare aricercare nei controlli sulla qualità dell’aria. Una que-stione spinosa a cui si aggiunge quella sul residuosolido prodotto dai gassificatori, per alcuni inerte eaddirittura utilizzabile come materiale per l’industria,

per altri altamente tossico e da confe-rire in siti speciali (quali?). Un solo gas-sificatore - che tratta al massimo 500tonnellate di CDR al giorno contro le4500 raccolte a Roma quotidianamen-te - non è nemmeno sufficiente, tant’èvero che ad Albano già si lavora percostruirne un altro su terreni, neanchea dirlo, di Manlio Cerroni. La costruzione del gassificatore diMalagrotta è stata in parte finanziatacon gli incentivi statali CIP 6 (dei veri epropri aiuti di Stato, che l’Europa cicontesta come illegittimi) per le fontirinnovabili, pagati da ogni contribuen-te inconsapevolmente attraverso labolletta ENEL. Ma di rinnovabile intutto questo c’è ben poco, anzi. Il CDRtrattato dal gassificatore, infatti, è ciòche resta dei rifiuti urbani tolti il vetro,la frazione organica e il metallo, cioè lacarta e la plastica. Ma in assenza di unefficiente sistema di raccolta differen-ziata, come si impedisce ai materiali di

mescolarsi? Occorrerebbe abolire i secchioni multi-materiale, ma, secondo l’AMA, sistemi di raccoltaalternativi sono troppo costosi.Non si farebbe prima e meglio a riciclare carta e pla-stica, cioè i materiali di cui il recupero è praticamenteintegrale e in altre realtà è addirittura redditizio per leamministrazioni locali? Sarebbe certamente così se si dovesse ragionare in

termini di convenienza per la cosa pubblica, ma aRoma l’azienda pubblica paga un monopolista il cuiinteresse è che si continuino a produrre rifiuti dapoter trattare e dai quali trarre profitto, quindi la dif-ferenziata non decollerà mai . La discarica, che dove-va chiudere alla fine del 2007 per la normativa euro-pea 36/2003 (nota bene: 2003), è stata prorogatafino alla fine del 2010. Nel frattempo si è redatto unPiano Rifiuti regionale per il Lazio e si è usciti a forzadal commissariamento durato ben 9 anni per scam-pare alle sanzioni comunitarie, ma si cercano ancoraspazi per posizionare nuove discariche e ad Albano sicontinua a lavorare al secondo gassificatore. Il gassifi-catore di Malagrotta, peraltro, è stato prima seque-strato per mancanza di certificazioni per la prevenzio-ne degli incendi, poi dissequestrato, poi rimesso indiscussione per le tecnologie costruttive di dubbiaaffidabilità. Tecnologie che sarebbero le stesse impie-gate per costruire l’impianto tedesco di Karlsruhe,chiuso nel 2004 e con alle spalle diversi incidenti ope-rativi. La Thermoselect, costruttrice dell’impianto inquestione, elenca tra gli inquinanti da esso rilasciatianche le diossine e i furani che, si dice in documentirelativi al gassificatore di Malagrotta, vengono daquest’ultimo completamente distrutti. E’ falso, sistima infatti che a Malagrotta ne saranno prodotti eliberati nell’atmosfera almeno 313 milligrammi l’an-no.In attesa di conoscere gli esiti dell’inchiesta per disa-stro ambientale aperta dalla Procura di Roma, speria-mo che le iniziative private virtuose come l’aperturadi un impianto di riciclo di rifiuti urbani differenziatisecchi provenienti dalla raccolta porta a porta nelluglio scorso a Colleferro, in provincia di Roma, trovi-no molti emulatori.

Francesca Giuliani

LA DISCARICA DALLE UOVA D’ORO

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Com’è un uomo sulla terra? Che fa o che dovrebbe fare? Che diritti e che doveri glisono riconosciuti? Difficile rispondere a queste domande, si dovrebbero prendere inconsiderazione svariati esempi di uomini, di molteplici Paesi e periodi storici. Perquesto articolo vorrei raccontare un particolare tipo di uomo, che vive nella nostraepoca ed è rappresentato da Dagmawi Yimer, etiope. Nel 2005 è arrivato nel nostroPaese; è quello che nel linguaggio comune chiamiamo “clandestino”. Già, Dag è arri-vato in Italia su un barcone, ultima sofferenza di un viaggio lungo, estenuante, chetoglie le forze e la memoria. Dag ha raccontato la sua esperienza e quella di Sanait,Mimi, Tighist in un documentario, realizzato insieme a Riccardo Biadene e AndreaSegre, andato in onda su Rai3. “Io penso che questa storiadovrebbe cominciare circa 100 anni fa, con la guerra, quandol’Italia ha provato a invadere la Libia e poi dopo l’Etiopia.Invece adesso inizio a raccontarla dal rumore di un treno. Ilrumore, ricordo i viaggi sul treno con mio padre, quando luiguidava e mi teneva lì davanti.. Studiavo giurisprudenza adAddis Abeba, ma vedendo che i giudici vengono arrestati dalgoverno o diventano strumento del potere, mi sono chiesto<< che ci faccio in questo Paese?>>”. Così comincia Come unuomo sulla terra, agghiacciante descrizione del viaggio chedevono affrontare coloro che dall’Etiopia tentano di arrivarein Italia, per sfuggire ad una guerra o ad una difficile situazione politica. Il tutto ini-zia con un land cruiser, sul quale vieni caricato; si sta stretti, fa caldissimo; se ti sentimale, devi vomitare in macchina, in una bottiglia di plastica; se protesti, vieniminacciato con un pugnale; l’autista non si ferma mai. Il viaggio, però, non conti-nua per tutti: devi avere denaro se vuoi arrivare fino a Bengasi, nel nord della Libia.Se non ce l’ hai, vieni picchiato dalle autorità libiche e, se sei una donna, abusano dite. Una volta avvenuto il pagamento, ti arrestano (incredibile!) nella prigione diKufra, ai confini con l’Egitto: il percorso continua, ma a ritroso. Centodiciotto in unastanza, uomini e donne insieme, con una bottiglia d’acqua a testa ogni 24 ore: serveper bere, lavarti, pulirti dopo i bisogni. Gli uomini vengono frustati, fino a perdere identi e le donne guardano e urlano, implorando le autorità di smetterla. A una

donna incinta con il viso deformato per la sofferenza, un poliziotto le premeva unbastone contro la pancia e le gridava: “ Hai in pancia un ebreo e andate in Italia epoi in Israele per combattere gli arabi!”. Un ragazzo di nome Israel è stato picchiatoa causa del suo nome e ora è matto perché in prigione lo hanno stuprato con ilbastone di una scopa, cosparso di grasso. Tutto questo lo sopporti, perché pensi cheprima o poi uscirai e starai meglio. Infatti nessuno ha interesse che tu rimanga aKufra: dopo un po’ vieni prelevato dal carcere, caricato su delle auto delle autoritàlibiche ( e che si dice siano fornite dal governo italiano), che ufficialmente hanno ilcompito di portarti in Sudan, ma che in realtà ti consegnano a intermediari suda-

nesi, i quali ti comprano per 30 dinari; i sudanesi hanno con-tatti con altri libici che ti riportano verso Tripoli. Ikka Laitinen,direttore di FRONTEX, l’Agenzia Europea per la gestione dellefrontiere esterne, parla di cooperazione tra Unione Europea aPaesi terzi, come la Libia, per cercare di arginare i traffici diclandestini e fermare gli intermediari. Sante parole. L’agenzia,l’anno scorso, ha condotto una missione in Libia, proprio nelcarcere di Kufra; queste le conclusioni: “I membri della missio-ne hanno potuto ammirare tanto la grandezza quanto la varie-tà del deserto, che non ha paragoni con nessuna area geogra-fica dell’Unione Europea”. Della stessa opinione del direttore di

FRONTEX è il governo italiano, che, pur essendo stato presieduto da diversi schiera-menti politici, ha mantenuto una linea di condotta pressoché regolare: nel 2003, ilgoverno Berlusconi avvia in segreto gli accordi con la Libia per contrastare l’immi-grazione clandestina; Roma ha spedito in Libia, gommoni, pullman, mute da sub,12mila coperte di lana, 6mila materassi e 1000 sacchi per cadaveri. Il 16 ottobre2007, ENI e NOC, la società petrolifera dello stato Libico, hanno siglato un accordoper lo sviluppo della produzione di gas in Libia per 28 miliardi di dollari in 10 anni.Il 29 dicembre 2007, il governo Prodi ha rilanciato gli accordi con la Libia e stanziaoltre 6 miliardi di euro. Oggi, la Libia e l’Italia sono unite dal “Trattato di amicizia,partenariato e cooperazione”.

Fabiana Nacci

“Non v’è nulla di più straordinario della deci-sione di emigrare, nulla di più straordinariodella ridda di emozioni e pensieri che indu-cono infine una famiglia a dire addio ai vec-chi legami e ai luoghi familiari, a solcare leacque per approdare in una terra straniera”,con queste parole John Fitzgerald Kennedyparlava del coraggio degli immigrati chehanno fondato il suo Paese per introdurre

l’importanza che riveste le gestione del fenomeno migratorio in un paese checostituisce la meta di milioni di destinazioni. Determinante allora per la grandezzadi una nazione è la dotazione delle strutture adeguate per l’inserimento di quantihanno lasciato gli affetti domestici per miseria, guerra o deficit democratico (que-ste le tre cause principali secondo l’OIM). L’immigrazione in Italia non fa più novi-tà. Quello che fa novità, e con amarezza, è il fatto che effettivamente sono pochele strutture che danno le prime forme di assistenza ai nuovi arrivati o quelle che sisobbarcano la risoluzione di specifici problemi che l’immigrazione porta con sé. Traqueste ho avuto la fortuna di conoscerne una che mostra il volto miglioredell’Italia. Dove tristi occhi di uomini in corpi da bambino si riaccendono in un sor-riso.Città dei Ragazzi è una struttura fondata nel 1945 dall’irlandese mons. JohnPatrick Carroll-Abbing con lo scopo di provvedere all’assistenza, all’educazionesociale e professionale di bambini e adolescenti, perlopiù orfani di guerra, sot-traendoli dai rischi di devianza.Sono passati molti anni ormai, e fortunatamente gliorfani di guerra, per l’Italia, sono un ricordo del passato. Ma la cittadina, recepen-do le esigenze di oggi, continua ad accogliere bambini italiani in stato di bisognoe, soprattutto, giovani che, contando solo sulle proprie forze, raggiungono l’Italia,il belpaese che troppo spesso offre loro soltanto sfruttamento o impieghi malavi-tosi di vario genere. Giuridicamente si tratta di “minori non accompagnati”, minoriper i quali una famiglia, spesso, paga cifre esorbitanti per imbarcarli verso un futu-ro migliore. La legge vigente sull’immigrazione prevede che in seguito a disposi-zione del Giudice Tutelare o del Tribunale dei minori, questi debbano essere dati inaffidamento o tutela, godendo di un permesso di soggiorno che potrà essere con-vertito al compimento del diciottesimo anno per motivi di studio o lavoro.Solitamente, purtroppo, sono pochi i fortunati che approdano qui, i più li possiamovedere alla stazione Ostiense (tanto per dirne una) in mezzo ai clochard; “tra i

musicisti e gli sbandati”, avrebbero detto i MCR. Caratteristica peculiare di questastruttura situata alle porte di Roma è l’autogoverno come strumento pedagogico.Fin da piccoli i “cittadini” interiorizzano norme e leggi al fine di integrarsi in manie-ra responsabile nella società che li accoglierà quando, compiuti i 18 anni, dovran-no lasciare la cittadina di Carroll-Abbing. Questi giovani devono attenersi ad unaCostituzione, hanno un’ Assemblea cittadina che elegge il Sindaco, organo sovrano,il Giudice ed il Questore. Sono tutti li, riuniti in quell’aula circolare che non ha nullada invidiare al nostro Parlamento, ad alzare la mano, come se rispondessero all’ap-pello dell’insegnante, per esprimere la loro scelta. Mani che “parlano” quindi, chescrivono, ma che maneggiano anche soldi. Come in tutte le città del mondo (oquasi) anche qui circola la moneta. Però non si tratta dell’euro come ci aspetterem-mo avvenga in Italia, ma dello Scudo. Il suo potere d’acquisto è debole, ma solonominalmente. Esso è lo strumento attraverso cui i ragazzi vengono retribuiti inbase all’impegno che essi mettono nelle attività scolastiche ed extrascolastiche.Una condotta socialmente corretta permette loro di accedere a lettori mp3 o cdsche il Sindaco fa arrivare nella Città (su richiesta dell’ Assemblea) e che sono acqui-stabili nel coloratissimo bazar davanti al refettorio. “I cittadini mi dicono cosa glipiacerebbe avere, io lo dico ai grandi e poi… arriva tutto!” mi dice Alimi, il sinda-co.Ora Alimi non è più sindaco, il suo mandato è terminato. E non è più nemmenoun cittadino perché ha compiuto 18 anni, ma rimane comunque inserito nell’am-biente della Città lavorando come guardiano notturno. Stento a credere che gliocchi che ho di fronte hanno visto un padre (magistrato) venire ucciso dai talebaniAfghani. C’è da stupirsi di tante cose… Ma ho capito che non mi devo stupire sequi un bimbo risponde all’insegnante che lo paragona alla figura di un bambinoriportata in un libro di testo “Io no bambino. Io uomo”. Questa è stata la lapidariarisposta di Mohamed, 8 anni. Alle spalle un viaggio tutto solo dall’Egitto pagato acaro prezzo dalla sua famiglia, e davanti a sé quello che noi sapremo offrirgli. Già,perché Città dei ragazzi deve la propria sopravvivenza alle donazioni dei privati ealle sovvenzioni che arrivano dall’America. Non riceve nessun fondo dallo statoItaliano. Purtroppo si tratta di una realtà isolata e dei minori non accompagnati,non se ne sente parlare. Chi scrive spera che questo tema raccolga più attenzione(e più aiuti) al fine di garantire un’infanzia a chi è stata precocemente strappata, edevitare che i loro sogni di esuli vengano disillusi.Perché se il buongiorno si vede dalmattino, questa è la strada giusta per la realizzazione di un armonico melting-pot.

Valeria Resta

Città dei ragazzi, non un altro centro accoglienza

AFRICAN DIASPORAAFRICAN DIASPORACome un uomo sulla terraQuando la sofferenza toglie la memoria

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Chi l’avrebbe mai detto che quello scatolone di sabbia potesse contenere un tesoro?Cinque miliardi di tonnellate di greggio, questo è il tesoro di cui stiamo parlando. Ilpatrimonio energetico di questo Paese fa gola a tante potenze occidentali ma, conla firma del “Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione” italo - libico, sembraproprio che il Belpaese si sia assicurato una sostanziosa fetta nella gestione dellerisorse che si nascondono, ancora copiose, nel sottosuolo libico. L’immensa disponi-bilità di greggio e, in minor misura, di gas naturale ha permesso al Paese guidatodal colonnello Muammar Gheddafi – che ad agosto ha festeggiato il quarantesimoanniversario del golpe che lo portò al potere – di assumere nel mondo arabo unruolo di guida per quegli Stati avversi alle ex (o presunte tali) potenze coloniali. Lapolitica antimperialista di Gheddafi si espresse dapprima, negli anni 70, nell’espul-sione dei coloni italiani e nella nazionalizzazione degli impianti delle compagniepetrolifere straniere, per poi sfociare, negli anni 80, nell’appoggio al terrorismointernazionale. L’attentato alla discoteca La Belle di Berlino, piena di militari statu-nitensi, e quello al PanAm Londra - New York precipitato sulla cittadina scozzese diLockerbie, attribuiti ad agenti di Tripoli, causarono rappresaglie statunitensi sul ter-ritorio libico e sanzioni varate prima dagli Usa, poi anche dall’Onu. Insomma, neisuoi primi trent’anni di vita la Jamahiriyah – Stato delle masse – socialista delpopolo arabo libico versava in una situazione non certo felice dal punto di vistadelle relazioni internazionali, una situazione suggellata dall’etichetta di Stato cana-glia attribuitale da Washington. La svolta è giunta nel 1999, quando Tripoli haestradato i responsabili dell’attentato di Lockerbie (uno dei quali, Abdel Basset al-Megrahi, tornato recentemente in Libia per ragioni umanitarie, accompagnato daun turbine di polemiche): da allora i rapporti tra la comunità internazionale e ilgoverno libico sembrano essere mutati radicalmente. Dall’11 settembre del 2001,infatti, Gheddafi ha preso le distanze dal terrorismo internazionale, favorendo lagraduale riabilitazione internazionale della Libia, che ha risarcito con miliardi didollari le famiglie delle vittime sia dell’attentato berlinese sia di quello scozzese. Ilnew deal libico ha inoltre permesso di raccogliere i frutti di quelle trattative che, dacirca quindici anni, governi italiani di diverso colore portavano avanti con Gheddafiper avviare una distensione delle relazioni con Tripoli. La ratifica del Trattato italo -libico sembra aver messo fine all’atavica diffidenza del colonnello nei confronti

degli italiani, sancendo l’amiciziatra i due Paesi – addirittura fissan-do per il 30 agosto le celebrazionidel “giorno dell’amicizia italo - libi-ca”. Il “Trattato di amicizia, partena-riato e cooperazione” è ricco diimplicazioni positive: l’Italia, facen-dosi carico delle responsabilità delsuo passato colonialista e impegnandosi a risarcire i danni inflitti alla popolazionelibica con cinque miliardi di dollari, stabilisce un rapporto privilegiato con una verae propria gallina dalle uova d’oro nero. Ciononostante, la parte del Trattato relativaal comune controllo dei flussi migratori diretti verso l’Europa rappresenta una enor-me pecca. Stando all’intesa, la Libia, con il supporto dell’Italia e dell’Unione euro-pea, dovrebbe controllare i 4400 chilometri delle sue frontiere terresti, consideratecome il confine effettivo del vecchio continente, e ostacolare i flussi migratori irre-golari. Questa misura potrebbe avere scarsa funzionalità, se si pensa alle difficoltàche gli stessi Usa trovano nel monitorare le migrazioni lungo la frontiera messica-na. Il Trattato rinnova, poi, gli impegni per il pattugliamento del Mediterraneo,attraverso il coordinamento delle autorità italiane e libiche, per l’intercettazione dinatanti clandestini e per il loro respingimento nei porti di partenza. Tali accordihanno trovato concreta applicazione, riducendo di fatto il numero delle imbarcazio-ni stracolme di clandestini che approdano sulle coste italiane. Tuttavia, sembranaturale chiedersi come lo Stato italiano possa disinteressarsi della sorte di perso-ne, anche di individui legittimati a chiedere asilo, che, dopo aver solcato ilMediterraneo nelle condizioni più disperate, sono rispediti nei porti di partenza libi-ci e lasciati in balìa delle autorità locali. Parliamoci chiaro: la Libia non è uno Statodemocratico e devoto al rispetto dei diritti umani. Fino a quando, in assenza di effi-caci politiche comunitarie, i governi italiani continueranno a volgere il capo dall’al-tra parte, mentre le prerogative di migliaia di uomini vengono calpestate?

Nicola Del Medico

Titti Tazrar è l’unicadelle trenta eritreesopravvissute alnaufragio nel cana-le di Sicilia. La suastoria parla di emi-grazione, di fuga,di morte per famee per stenti e pur-troppo non è moltodiversa dalla storiadi tanti altri profu-ghi (quelli chehanno la “fortuna”di poterla racconta-re) che devonolasciare la loro

terra, spesso anche la loro famiglia, alla ricerca di un futuro migliore. Molti proven-gono dal Corno d’Africa, ad oggi una delle regioni più disastrate del mondo, in cuiguerre, carestie e siccità hanno provocato una sacca di miseria e povertà che spes-so rendono impossibile anche la semplice sopravvivenza. Il caso del Sudan è forsel’esempio più lampante: quella che si consuma in questo Paese è infatti la più gravee complessa emergenza umanitaria attualmente in corso nel mondo. Cuore dellacrisi sudanese è senz’altro il Darfur, vasta regione semidesertica ma ricca di risorsesotterranee, messa a ferro e fuoco dalle milizie dei Janjaweed spalleggiate dalgoverno di Khartoum, le cui scorrerie hanno costretto alla fuga metà della popola-zione contadina. Moltissimi abitanti del territorio non hanno abbandonato la pro-pria casa, pagando il terribile prezzo di restare tagliati fuori da ogni assistenza, iso-lati in aree controllate dal Governo o dai ribelli, ma egualmente inaccessibili alleagenzie umanitarie; gli altri sopravvivono in campi d’accoglienza o cercano rifugio

nel vicino Ciad, dove contendono di fatto le scarse risorse naturali e gli ambiti aiutiumanitari alla poverissima popolazione locale. La situazione non è migliore inEritrea che sta vivendo oggi i momenti peggiori dal 1993, l’anno della conquistadell’indipendenza dall’Etiopia al termine di ben 30 anni di guerra. Il governo ècaduto nella deriva dispotica tipica di gran parte dell’Africa e si mantiene aggrap-pato al potere con ogni mezzo, anche a costo di lasciare schierati da dieci anni alconfine con l’antica nemica tutti gli uomini validi. L’Etiopia, dal canto suo, nonsembra passarsela meglio: nelle ultime “libere” elezioni (2006) il governo in caricaè stato sconfitto per quanto riguarda i seggi nella capitale, con una differenza dicirca l’80% dei voti, ma è rimasto in carica sostenendo di aver vinto grazie ai votiprovenienti dalle campagne. Numerose proteste da parte dei cittadini di AddisAbeba e delle altre città si sono concluse in scontri a fuoco dove hanno perso la vitadecine, forse centinaia di persone. Alcune manifestazioni studentesche sono staterepresse nel sangue dalla polizia federale; attualmente quasi tutti i leader dell’op-posizione sono incarcerati o dispersi. E’ da tutto ciò che Titti Tazrar ha cercato via difuga e con lei i 79 emigranti che nell’agosto hanno lasciato le coste della Libia conun’unica e flebile speranza: arrivare e poter restare in Italia. Lei ce l’ha fatta, maper molti altri il viaggio è finito molto prima di poter avvistare le coste italiane:sono 415 i morti nel canale di Sicilia dall’inizio dell’anno ad oggi. Un bilancio Ueche va ad aggiungersi ai 1274 clandestini scomparsi in mare tentando di raggiun-gere l’Europa nel 2008. Dati in difetto se si considera che le imbarcazioni che affon-dano durante le traversata non sempre vengono segnalate. Le cifre sono quelle diun conflitto, i protagonisti sono uomini che di conflitti, purtroppo, ne hanno lungaesperienza e che quindi, nel nostro come in altri Paesi, dovrebbero essere protettidal diritto d’asilo. A cambiare è però l’ambientazione: si fugge per vivere, anche senon nella propria terra, si finisce troppo spesso per morire nelle acque di un mareche avrebbe dovuto portare alla salvezza.

Flavia Romiti

Il corno d’Africa suona una musica triste

Per un (bel) pugno di greggioLibia, la sentinella dei clandestini

Fuori dal Mondo è la rubrica che vuol dare spazio a quegli aspetti delle vicende di portata internazionale che, spesso, passano inosser-vati. Quanti fatti, quante storie, quante voci rimangono senza ascolto e rischiano di cadere nell’oblio mediatico?

Se vuoi collaborare scrivi a [email protected]

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In questi ultimi mesi abbiamovisto elezioni in tutte le partidel mondo, dal Medio Oriente,all Europa e ultimamente anchein Giappone. Ma questo mondoapparentemente democratico avolte lo è molto meno. Maentriamo in merito a questoargomento guardando all'Iran ein Afghanistan.Nell'Iran lo scorso giugno sisono svolte le elezioni presiden-ziali, dove il presidenteMahmud Ahmadinedschad sidovette confrontare principal-mente con Hossein Mussawi. Ilpresidente, sostenutodall'Ayatollah Ali Khamenei, èstato dichiarato vincitore. Mal'opposizione non si è arresa eha incominciato una lotta per lademocrazia. Sempre più forte siha sentito le grida di un’ elezio-ne corretta. Ma la corretta delgoverno è avvenuta in forma dimanganelli. Anche se, dopodure lotte, la “Guida suprema”ha dato ordine a ricontare alcu-ne schede nulla è cambiato. Oppressione e violenza forseneanche contro la democraziama per la teocrazia el'Ayatollah. L'Ayatollah, infatti,non è solo leader religioso e spi-rituale ma anche a capo della„Guida suprema“. Lui concentragran parte del potere nelle suemani. E con questo poterediventa artefice del destino ditutto il paese. Probabilmente lefaccende delle elezioni, comenon erano le prime, non saran-no neanche le ultime e il mondooccidentale continuerà a guar-dare con preoccupazione

all'Iran.Ma non solo all'Iran. Anchel'Afghanistan e i Talebani con lerecenti elezioni sono rientratinel focus dell'attenzione.Questo forse è anche dovuto alcambio di politica estera degliStati Uniti, che con il gradualeritiro dall'Iraq si incentra nuova-mente sull'Afghanistan. Ma datempo il rapporto del mondooccidentale con l'Afghanistan èguidato dal supervisore USA eper questo ci preoccupa più ilterrorismo talebano nei con-fronti degli elettori che elezioniguidate con una mano un po’meno democratica. Certamenteanche le azioni di boicottaggioelettorale devono dare da pen-sare. Ma se vogliamo aiutare unpaese a diventare democratico,o meglio indipendente, dobbia-mo principalmente garantireelezioni corrette, anche contro ilcandidato che ci sta comodo.Fortunatamente abbiamoanche esempi da seguire, comerecentemente il Giappone. Lì ilgoverno liberal-democraticocon la sua macchina burocraticae corrotta, dopo più di 50 anni,viene battuto con larghissimamaggioranza dal partito deidemocratici.Verde è la speranza. Verde saràla democrazia?

Robert Mair [email protected]

Ve r d e è l a

s p e r a n z aIl golpe dello scor-so 28 giugno hat r a s c i n a t ol'Honduras nelcaos. Il PresidenteZelaya che avevaannunciato divoler chiedereall'elettorato dimodificare la Costituzione in modo dapotersi candidare per un secondo man-dato, è stato costretto all'esilio con imembri del suo governo, mentre l'eserci-to, ispirato dai giudici della CorteSuprema, ha preso il controllo dei palazzidel potere. Zelaya, socialista vicino alvenezuelano Chavez, è stato arrestatoinsieme ad 8 ministri. Arrestati anche gliambasciatori di Nicaragua, Cuba eVenezuela.Il "golpe" ha subito suscitato la reazionesdegnata dei leader esteri più vicini aZelaya, in particolare da parte di HugoChavez che si è detto pronto ad inviarel'esercito per liberare "il suo ambasciato-re". I golpisti, a differenza di tanti loropredecessori del passato, non stanno tro-vando appoggi ufficiali neppure negliStati Uniti: Barack Obama ha subitoespresso la sua condanna per il golpe,mentre l'ambasciatore statunitense inHonduras ha dichiarato che "l'unico pre-sidente che gli Stati Uniti riconoscono nelpaese è Zelaya".Il Paese sembra lontano dal risolvere lacrisi socio-politica successiva al golpe del28 giugno. Emblema del clima di tensio-ne è il rapporto tra il nuovo governo defacto e la stampa. Diversi tra soldati epoliziotti hanno ricevuto il compito di"occuparsi" di quei media critici con larimozione dell'ormai ex presidenteManuel Zelaya. “Reporters senza frontie-re” cita diversi casi di giornalisti chehanno subito minacce e violenze fisicheda parte dell'esercito. “Il colpo di stato del28 giugno ha rotto l’ordine costituzionalein Honduras, e ha portato a una crisi nonsolo politica ed economica ma anche del-l’informazione”, scrive il quotidiano hon-duregno Tiempo, che in un editorialeanalizza la situazione dopo l’insediamen-to del governo di Roberto Micheletti. “Gliabusi e le violazioni da parte dei mezzi dicomunicazione sono quotidiani: ometto-no le notizie sfavorevoli al governo, comele dichiarazioni di condanna della comu-nità internazionale, distorcono la realtàin maniera deliberata e pubblicano noti-zie false per screditare gli oppositori. Matutto questo non deve sorprendere”, con-tinua Tiempo. Il golpe è stato messo inatto con l’appoggio del nucleo dominan-te dell’imprenditoria honduregna, checontrolla quasi tutti i principali mezzid’informazione del paese. È normale,quindi, che dal 28 giugno in poi la mag-

gior parte dei quoti-diani, delle radio edelle tv siano diven-tati strumenti di pro-paganda nelle manidel governo de facto.Ma non sono immunida minacce e violen-ze i supporters del

presidente rivoluzionario RobertoMicheletti. Il 15 agosto seguaci di Zelayahanno infatti lanciato molotov contro lasede principale del Heraldo, uno dei pri-nicipali giornali che sostengonoMicheletti, e hanno picchiato diversi suoidipendenti, accusandoli di aver contri-buito al golpe.Nonostante gli sforzi diplomatici del pre-sidente del Costa Rica Óscar Arias, i nego-ziati tra il presidente depostodell’Honduras Manuel Zelaya e il capo delgoverno golpista Roberto Micheletti sonoin fase di stallo. Micheletti ha detto diessere disposto a concedere l’amnistia aZelaya, che ha risposto dando un ultima-tum al governo golpista per cedere ilpotere e invitando gli honduregni allasollevazione. Il fattore tempo gioca a favore diMicheletti. A meno di quattro mesi dalleelezioni presidenziali e legislative, lapriorità per la comunità internazionale èfavorire una transizione pacifica invece disostenere il ritorno incondizionato diZelaya, che potrebbe provocare degliscontri e far degenerare la già precariasituazione del paese. Inoltre il nuovo pre-sidente, che entrerà in carica a gennaio2010, sarà legittimato dal voto popolare,quindi Zelaya non avrà più argomenti perrivendicare il potere. Questo scenariosarebbe ancora più probabile se il votodovesse essere anticipato a settembre. Il25 agosto il presidente ad interimMicheletti ha respinto le richieste delladelegazione dell’Organizzazione deglistati americani (Osa) e ha affermato che ilsuo governo non teme eventuali sanzio-ni. Nel frattempo gli Stati Uniti hannosospeso la concessione di visti ai cittadinihonduregni, il presidente Barack Obamaha infatti ribadito il sostegno degli StatiUniti al presidente depostodell'Honduras, Manuel Zelaya, lanciandoun appello affinche' venga ristabilito l'or-dine costituzionale e la democrazia nelPaese. Al termine del vertice Usa-Messico-Canada, a Guadalajara, l'inquili-no della Casa Bianca ha detto che ''il pre-sidente Zelaya resta il presidente demo-craticamente eletto e, per rispetto alpopolo dell'Honduras, e' necessario rista-bilire l'ordine democratico e costituziona-le''

Valentina Vignoli [email protected]

H o n d u r a s : g ove r n o g o l p i s t a e

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Martedì 25 agosto il Governo cineseha avviato un programma nazionaleper incentivare la donazioni degliorgani con lo scopo di ridurne il traf-fico illegale: fonti attendibili testi-moniano, infatti, che almeno il 65%degli organi trapiantati in Cina, pro-vengano da condannati a morte;spesso senza previo consenso deldetenuto o della famiglia stessa. Le origini di questa barbarie vannoperò ricercate nelle radici della cul-tura cinese: si ritiene infatti sacrilegodanneggiare un corpo dopo lamorte, anche se per scopi onorevoli e sanitari . Ciò haovviamente comportato una misera cifra di donatoriconsenzienti, centotrenta negli ultimi sette anni. Perrimediare a questa scarsità, il Governo cinese ha dun-que pensato di utilizzare gli organi dei condannati amorte, approfittando della scarsa libertà d’informa-zione che imperversa in Cina. Per anni, infatti, il red-ditizio traffico d’organi cinese è rimasto in penombra,sebbene Amnesty International continuasse a segna-lare inusuali condanne verso i praticanti del FalunDafa, meglio conosciuti come Falun Gong, puntual-mente arrestati per aver praticato la loro pacificadisciplina, rinchiusi nei campi di concentramento egiustiziati non appena il loro cuore fosse compatibilecon qualche ricco cinese disposto a pagarlo fior diquattrini. È difatti noto, ormai, che spesso le condan-ne vengano eseguite a seconda delle esigenze clini-

che degli ospedali. Le esecuzioni avvengono infattiin maniera assai particolare: un colpo alla nuca e inbreve tempo i medici sono già sull’ambulanza direttiverso l’ospedale con gli organi interessati (o interes-santi, che dir si voglia). Quasi consola sapere che daqualche mese il Governo cinese ha finalmente previ-sto l’iniezione letale al posto del colpo di pistola, maquesto non attenua il grave sopruso che si compie neiconfronti dei detenuti. “I prigionieri giustiziati nonsono decisamente una fonte adatta per gli organidestinati al trapianto” ha affermato il viceministrodella salute, Huang Jiefu. Questa campagna di sensi-bilizzazione riguarderà inizialmente solo dieci pro-vince cinesi: Liaoning, Zhejiang, Shandong,Guangdong, Jiangxi, Yianjin, Shangai, Xiamen,Nanjing e Wuhan. Non sono poche, invece, le critichedirette al nuovo programma del Governo cinese per-

ché considerato insufficiente e addiritturavolutamente futile per la risoluzione di unapratica così brutale ma diffusa come la com-pravendita di organi umani. Del resto, seb-bene pochi ne siano a conoscenza, già nel2007 era stata varata una legge che rende-va illegale il commercio d’organi, legge rive-latasi del tutto inutile se non addiritturainvisibile. C’è probabilmente da colpevolizzare partedella stessa economia cinese, quella nicchiache ha reso gli organi un vero e proprio pro-dotto di mercato: non sono ormai pochi i sitiinternet dove è possibile scorgere forum con

“cercasi e vendesi organi di tutti i generi”. Ovvio, pur-troppo, che dove un organo può fruttare migliaia dieuro si fatichi a trovare donatori volontari. Li chiama-no turisti dei trapianti, gli stranieri che giungono inCina da ogni parte del mondo per comprare un orga-no, per acquistare la vita. Unica avvertenza: staccareil cartellino del prezzo prima dell’uso, potrebbe cau-sare forti sensi di colpa a chi compra il cuore di unuomo che l’ha venduto per sfamare suo figlio.

Alessandra [email protected]

Trapianti in Cina: organi prelevati da detenuti

Sebbene scomparse la Jolly Roger, tipica bandiera dallo sfondo nero con teschio etibie incrociate, sciabole affilate e benda sull’occhio, la pirateria marittima non èmai scomparsa.I dati parlano chiaramente: negli ultimi anni la pirateria ha avuto un incrementoinaspettato, portando addirittura le Nazioni Unite a stanziare 72 milioni di europer la sicurezza marittima. L’attuale pirateria agisce nel Golfo di Aden, situatonell’Oceano Indiano tra lo Yemen e la Somalia, passaggio obbligato per il 14% deltrasporto mondiale di tutte le merci e addirittura il 30% dei trasporti mondiali dipetrolio. Quale preda migliore, dunque, se non l’oro nero? Per cos’altro, gli innume-revoli Stati coinvolti, sarebbero disposti a versare più alte cifre di riscatto?Probabilmente, nemmeno per le vite umane, sebbene i pirati siano giunti addirit-tura ad attaccare le navi da crociera, episodio culmine il tentato dirottamento dellaMelody, una delle navi della più grande compagnia di crociere, la MSC. Attaccoavvenuto il 27 aprile 2009 e fortunatamente sventato dai 536 membri dell’equi-paggio che sono riusciti a mettere in fuga i pirati somali. Proprio pochi giorni primaera del resto giunto l’ultimatum di 72 ore per la Bucaneer, rimorchiatore statuni-tense battente bandiera tricolore, sequestrata ormai da circa due settimane. Ma

ciò che allarma maggiormente in questo momento, è il progressivo aumento delraggio d’azione dei pirati che hanno da poco iniziato a sferrare gli attacchi anchemolto al largo, disorientando la coalizione internazionale che il 27 maggio avevadisposto un corridoio militare nei pressi della costa per contrastare la nuova pira-teria. Ban Ki-Moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite, ricerca in realtà le motiva-zioni più profonde dello sviluppo della pirateria, trovandole in realtà nell’anticalacerazione interna allo Stato stesso, privo di un governo solido e dilaniato da con-tinue guerriglie civili che attanagliano la popolazione; la soluzione, a suo avviso,sarebbe quella di aiutare la Somalia a raggiungere una situazione di stabilità, perpoter poi gestire il problema della pirateria. Una diversa proposta giunge invece dauna personalità non poco influente nelle vicende africane, quella di Gheddafi, chesi propone in prima persona per la risoluzione degli attacchi di pirateria, ma che altempo stesso giustifica in parte i pirati somali, che attaccherebbero le navi stranie-re per reali necessità economiche e per, come ha più volte asserito, sfamare i pro-pri bambini. La sua proposta sarebbe quella di assicurare ai somali la garanzia delrispetto della loro zona commerciale, in cambio della cessazione degli atti di pira-teria. Attualmente non si possono immaginare gli sviluppi futuri, ma si spera che con ilsostegno delle Nazioni Unite e l’intento da parte del Governo somalo di usufruiredegli aiuti esteri, porti finalmente ad una risoluzione, seppure lenta e graduale.

Alessandra [email protected]

Prosegue la lotta contro la nuova pirateria

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Lo scorso 25 Agosto, a 77 anni, è venuto a man-care Edward “Ted” Kennedy, Senatore delMassachusetts, ucciso da un tumore al cervellocon il quale ha combattuto a lungo. Ted, fratellodi John Kennedy, ex Presidente degli Stati Uniti,e di Robert Kennedy, ex Senatore, fu una fra leprincipali personalità del Partito Democratico,diventandone il più grande rappresentante inSenato. Per 47 anni, dall’elezione di JohnKennedy a Presidente, ha ricoperto in Senato ilseggio che era stato del fratello maggiore, vin-cendo ripetutamente otto elezioni con percen-tuali il più delle volte plebiscitarie. In questi lun-ghi anni è diventato un vero e proprio baluardodella sinistra del Partito Democratico, schieran-dosi sempre nella difesa dei disagiati, esempio è

la Fair minimum wage act (legge a favore dell’incremento dei salari minimi) o lariforma della sanità (piano che prevede una sanità gratuita sul modello europeo,obiettivo della presidenza Obama). Anche all’estero Ted Kennedy fece sentire lapropria voce, come nella ferrea condanna all’Apartheid in un periodo in cui anco-ra non era nato il caso mediatico che ha portato l’occidente a riflettere sulla que-stione sudafricana. Edward Kennedy nacque a Boston il 22 Febbraio del 1932, figlio ultimogenito delfinanziere Joseph Kennedy e di Rose Fitzgerald. Dopo il diploma ad Harvard e lalaurea in diritto all’Università della Virginia, si occupò della campagna elettoraledel fratello John nel 1960 e ottenne il seggio in Senato nel 1962 a soli trenta anni.Nel 1966 fu a Firenze, anche lui collaborò per salvare i volumi della Bibliotecanazionale centrale devastata dall’alluvione, diventando uno degli “Angeli del

fango”, come furono chiamati dalla stampa del periodo. Dopo la morte dei fratel-li prese le redini della famiglia Kennedy diventando anche tutore dei 13 figlilasciati da John e Robert. Nonostante alcuni scandali legati alla vita privata chehanno colpito la sua carriera, ha sempre vissuto al centro della politica americana,partecipando a tutti i dibattiti e a tutte le decisioni degli ultimi cinquanta anni. Ilpatriarca democratico ha sostenuto fortemente anche Barack Obama, sin dalleprimarie, agevolandone senza dubbio con il suo appoggio l’elezione. Il funerale ha avuto luogo dopo la commemorazione presso il JFK Library andMuseum, dove l’ultimo Kennedy della politica americana, il “Grande Leone”, haricevuto un estremo saluto da oltre 30.000 persone. La cerimonia, è stata svolta aBoston, in presenza di 1500 persone, fra le quali gli ex Presidenti Jimmy Carter, BillClinton e George W. Bush oltre all’attuale Presidente Barack Obama che nel suodiscorso ha speso parole importanti per Ted Kennedy «il più grande legislatore deinostri tempi» non solo «attenendosi ai principi, ma anche cercando compromessi ecause comuni», e ancora «Il lavoro della vita di Kennedy non è stato la difesa dei ric-chi, dei potenti, o degli ammanicati, ma è stato di dar voce a quanti non venivanosentiti, di aggiungere un gradino alla scala delle opportunità, di dare realtà al sognodei nostri fondatori». Con la sua morte non è solo la politica americana a perdereuno dei suoi massimi rappresentanti, ma è soprattutto il Partito Democratico asoffrirne; le posizione del partito sono indebolite fino al rinnovamento del seggioin Senato lasciato vacante dal Grande Leone, privando il partito di voti importan-ti nei prossimi quattro mesi circa, un pericolo per le vicine votazioni per la leggesanitaria che i democratici stanno già pensando di ribattezzare “Legge Kennedy”, inmemoria di uno dei più grandi promotori di questa riforma.

Gianfranco Addario

L’ultimo dei Kennedy lascia l’America

Ogni essere umanospesso si trova difronte a delle deci-sioni, anche impor-tanti, che deveprendere in pochiistanti. Sceglierequesto o quello,andare a destra o asinistra, temporeg-giare o agireimpuls ivamentesono solo alcunedelle infinite possi-bilità che ognuno dinoi deve fronteg-giare quando sitrova dinanzi ad unproblema di questotipo. I grandimomenti della sto-ria sono in fondofrutto di piccoligesti di uominicomuni, il cui agire

rappresenta una novità, un radicale cambiamento rispetto alla routine del tempo.Quest’articolo tratterà proprio di una semplice guardia di confine ungherese,Arpad Bella, che è la dimostrazione di quanto premesso finora. A novembre si celebrerà il ventesimo anniversario del crollo della Cortina di Ferro.Una data che rappresentò una svolta storica, che segnò la fine di un’epoca e l’affer-mazione di un’altra. Tuttavia ci fu un avvenimento che anticipò quest’evento e chene costituì una sorta di presagio. Sto parlando del famoso “picnic paneuropeo” chesi tenne il 19 Agosto 1989 lungo la frontiera tra Austria e Ungheria. Secondo leintenzioni, un tratto del confine, più precisamente nei pressi del piccolo villaggiodi Sankte Magdalene, sarebbe stato aperto per pochi minuti in modo che alcunepersone, non più di un centinaio, sarebbero potute passare da una nazione all’al-

tra in segno di amicizia e di rispetto reciproco. Nella Germania dell’Est, però, lavoce si sparse rapidamente e così il giorno della manifestazione accorsero circa cin-quecento cittadini della DDR in vacanza sul lago Balaton. Di conseguenza in quel19 Agosto di vent’anni fa invece di un semplice attraversamento simbolico di pochidimostranti, ci fu una vera e propria fuga di massa. Uomini, donne, anziani e bam-bini si presentarono all’appuntamento decisi ad oltrepassare il confine. Ed ecco cheentra in scena il nostro Arpad Bella, citato all’inizio dell’articolo. In quell’occasioneera proprio lui di guardia su quel tratto di confine e, incredibilmente, i suoi supe-riori erano assenti. Intervistato recentemente dal celebre quotidiano inglese “TheTimes”, l’uomo racconta la sua storia con profonda commozione: “Non appena ilconfine fu aperto, mi vidi davanti tutta quella gente…c’erano donne e bambini,famiglie con valigie, migliaia di persone”. Nella vita di ognuno di noi ci sono deimomenti in cui bisogna prendere una decisione fatidica, momenti in cui tutta latua vita si decide in pochi secondi. “Cercai di mostrarmi impassibile, dentro erodilaniato, ma ho fatto la cosa giusta”. E ha fatto davvero la cosa giusta.Arpad Bella ordinò alle altre guardie di farsi da parte e di lasciar passare tutte quel-le persone. Potrebbe sembrare a noi una decisione piuttosto ovvia e razionale, matutto appare diverso se la inseriamo in un contesto storico così complesso e trava-gliato, come quello di cui sto parlando. Gli ordini, infatti, erano di sparare in casodi minaccia, ma era chiaro cosa avrebbe provocato in quella situazione anche unsolo colpo di avvertimento esploso in aria. E così quella decisione così improvvisa,quel apparente piccolo gesto divenne il simbolo di un momento decisivo, quello incui finì la divisione dell’Europa postbellica. La storia, per concludere, non è unqualcosa di astratto da studiare sui libri come fosse una filastrocca per bambinicresciuti, non è un semplice corso di eventi riconducibili a leggi ben precise. La sto-ria è fatta dagli uomini e dalle loro scelte coraggiose. Ed ecco perché questo titolo:La storia dei piccoli gesti.

Roberto [email protected]

LA STORIA DEI PICCOLI GESTI

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Salve, sono uno studente di Economia, fuorisede e ormai uno dei “vecchi” di 360 gradi. Saluto Cosmoluiss Economia su cui ho scritto perdue anni e comincio la “mia quarta stagione” in questo ateneo cercando di inaugurare nella maniera migliore possibile questa rubrica, chespero riesca, mese dopo mese, a creare, e magari pure a soddisfare, la curiosità e l’interesse di molti di voi che ora state leggendo più percaso che per volontà.Essendo la prima, e poiché desidero che sia buona per i più, non mi dilungherò molto sulla scelta del nome, “l’Eretico”; preferisco vengacompresa a poco a poco, attraverso la scelta dei temi, dei commenti, delle persone che mi auguro di intervistare, dei problemi che vorròcondividere con voi. Per ora confesso solo di credere che ogni uomo è almeno in piccolissima parte eretico. Credo che nessuno riesca adessere e a comportarsi esattamente come si impone o gli viene imposto, nel bene e nel male. La differenza e, quindi, l’interessante da pre-miare, per me, sta nell’ammetterlo. Delineare sfumature, dire di pensarla in modo parzialmente uguale e parzialmente diverso, è, di sicu-ro, più difficile e più faticoso, soprattutto se ci si pone il problema di non voler apparire come chi non rischia mai di prendere posizione.Forse già vi ho annoiato e, quindi, la chiudo qui la premessa imposta dai classici, evitando però di rivisitare citazioni latine a mio sgarba-to piacimento. E allora tagliamo subito il nastro, lo facciamo con un’intervista ad un “ragazzone” che ama farsi definire under 40 e che,forse, è molto più un eclettico che un eretico: Mario Adinolfi.

Classe 1971, testaccino majuventino, nato il 15 agosto, èun leone. Ma lo sapeva cheproprio mentre lei nascevaRichard “nose” Nixon sgancia-va il dollaro dall’oro?Rispetto alla fine di BrettonWoods ricordo con più orgoglioche il 15 agosto del 1769 nasceva,ad Ajaccio, Napoleone Bonaparte.In soggiorno ho anche un’imma-gine che lo testimonia…

Lei è un giornalista radiotele-visivo e della carta stampata,ma spesso sembra tenere dipiù ad essere presentatocome blogger. Molti suoi col-leghi non lo hanno ancoraaperto un blog né gli ricono-scono qualche utilità. Lei cosaci fa? E poi non crede cheormai i social network,Facebook su tutti, abbianoinglobato e quindi ucciso iblog? In Italia molti di quelli che hannoaperto un blog lo hanno fatto perché quasi costretti dai propri direttori o editoriche hanno deciso di investire qualche soldo su piattaforme online. Poi qualcuno siè anche affezionato al mezzo e ha cominciato e riflettere sul suo utilizzo. Io scrivosul mio blog dal 2003, e anche se adesso passo almeno 2 ore al giorno su facebookper aggiornare il mio status e rispondere a commenti e messaggi, non ho abban-donato il luogo dove da 6 anni trovo scritto dal grandissimo all’ipocrita (è un eufe-mismo), trattando dalla politica al calcio, dal gossip ai fatti miei. Sul mio blog rice-vo ancora decine e decine di commenti per ogni post, e sono pensieri di senso com-piuto non monosillabi. Questa credo rimarrà la potenza dei blog: la rete è infinitae non si comunica dappertutto allo stesso modo.

L’ho definita un eclettico più che un eretico, visto che al lavoro che svol-ge aggiunge un’attività da pokerista professionista e un attivismo poli-tico che le dovrebbero richiedere molto altro tempo. Esiste o no un filoconduttore e/o una contaminazione?Il filo conduttore è vivere una vita capace di essere appassionante e tenendo contoche un profilo alto di rischio rende potenzialmente maggiore il risultato da racco-gliere. E poi al tavolo da poker, così come in politica e nella vita, evidentemente, lamiglior dote non è saper bluffare. I veri campioni, sono convinto, sono quelli che alprimo posto mettono il timing: capire quando arriva l’attimo giusto per puntaremolto, se non tutto, di quello che si ha. E’ dunque ovvio che la pazienza è il prere-quisito per qualsiasi partita si voglia giocare. Il poker, semplicemente, fa ricorda-re che funziona così nella vita in genere.

Siamo arrivati alla politica. È noto che lei si muove nel campo del Partitodemocratico. Nel 2007 si è candidato per la segreteria nazionale alle pri-marie costituenti dello stesso. Quest’anno lo ha rifatto all’interno dellapartita congressuale per poi ritirarsi ufficialmente durante una confe-

renza stampa tenuta insieme aFranceschini. E adesso ci rinuncia o con-tinua a crederci ?E’ vero, questa volta ho deciso di fare squa-dra, io che ho combattuto molte più batta-glie in solitaria. Ho deciso di dare una manoanche io a Dario Franceschini, insieme aSassoli, Serracchiani, Barracciu, Soru, perchécon queste figure posso portare avanti lestesse intenzioni: rinnovare il Pd e attraversoil Pd la politica italiana, sempre con le ideedirettiste. Non mollo.

Girando per la rete che ha tanto esalta-to si scopre che ha una figlia di 13 annie che le piace scommettere e convince-re gli altri a farlo. Se qualche “ortodos-so” giudicasse questa sua “inclinazio-ne” come negativa, cosa rispondereb-be?Poco tempo fa ho scritto un post dal titolo“Scommettere è il miglior investimento”. Hospiegato perché è bene fare proprio l’inse-gnamento di Blaise Pascal. Non si tratta difare i tracotanti, ma il contrario, di essereassolutamente scientifici, non trasgredire

mai la regola di puntare sempre al rendimento e sapere che vince solo chi vincepoco e quasi sempre. Non è nobilitante, nemmeno per la propria intelligenza, cre-dere di poter fare il colpo della vita con le scommesse sportive; ma industriarsi uti-lizzando le proprie conoscenze e tenendo bene a mente i limiti di questo mondoritengo che sia quanto meno rispettabile.

Il sottoscritto crede che questo paese si regge per moltissima parte sul-l’attenzione, attiva o passiva, data a calcio e politica. Riesce a puntaresulla sua Juve? Ma soprattutto perché ha scommesso su Franceschini? Quest’anno la Juve può davvero tornare in vetta, il centrocampo ora mi pare dinuovo all’altezza. Ma bisognerà dire grazie pure al testaccino che l’ha guidata l’an-no scorso fino a due giornate dalla fine del campionato. Ho scommesso su Franceschini perché il partito-bocciofila serve per rinchiudersicon i vecchi a guardare al passato e provare a dare un senso a questa storia, anchese un senso questa storia non ce l’ha se si ritorna allo schema politico dei primianni novanta, che è stato superato dall’idea prodiana di Ulivo, prima, e di Partitodemocratico, poi. Ho scommesso su Franceschini perché ora l’unica cosa seria dafare è costruire il futuro continuando a seguire l’intuizione del Pd, quella di conse-gnarsi alla democrazia diretta, al popolo delle primarie.

Timoteo Carpitawww.laonda.it

[email protected]

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Se anche tu non puoi fare a meno del tuo iPod e haiuna personalissima classifica delle migliori canzoni ditutti i tempi…Se la tua musica ti regala emozioni cheproprio non riesci a tenere tutte per te e ti andrebbe dicondividerle, allora "Ottava Nota" è la rubrica che faper te!contattaci agli indirizzi email [email protected] [email protected]. Ti aspettiamo,

Federica Ricca e Chiara Iovino

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La redazione consiglia:

La Fame di Camilla La Fame di Camilla

Si chiama la Fame di Camilla ed è un gruppo pugliese, di recente for-mazione che gode però delle influenze di artisti del calibro di Coldplaye Radiohead. Il loro primo singolo, già distribuito, si intitola "Storia diuna favola" e l'11 settembre è uscito il loro disco d'esordio che contie-ne 12 tracce in stile Brit-Pop, dai testi significativi e dalle sonorità leg-gere. Come scritto nella presentazione del disco: "l'album scorre comeuna linea retta infinita tra qualità, stile e tocchi sapienti, immediato ediretto come un pugno nello stomaco".

La stagione dei concerti romani post-estate si apresubito!Il 30 settembre, infatti, Tori Amos suoneràall'Auditorium Parco della Musica. La cantante sta-tunitense, all'attivo dai primi anni '90, presenterà

l'album "Abnormally attracted to sin", sua ultimafatica pubblicata un anno fa. Il mese di ottobre ne ha per tutti i gusti, dal rock deiDream Theater alle sonorità leggere di Gianna

Nannini. Si comincia il 9 con i 99Posse. Il gruppo napoletano tornasulle scene dopo sette anni di silenzio,anche se senza la cantante Meg.Suoneranno all'Alpheus. Per i più "macabri" segnaliamo il con-certo dei Cannibal Corpse il 14 ottobresempre all'Alpheus.Ancora all'Alpheus il 22 si cambiadecisamente genere con i MudHoney.Il gruppo grunge presenta l'ultimodisco registrato in studio, "The luckyones".I Dream Theater, invece, arriverannonella capitale il 27 ottobre alPalalottomatica per un concerto che si

preannuncia sold out. Il mese di ottobre si chiude in bellezza con GiannaNannini che suonerà il 30, anche lei alPalalottomatica.Da segnalare anche il concerto del 12 novembre alPiper dei White Lies, gruppo inglese di recente apri-pista di gruppi come Coldplay e Killers.

Pe r g l i a m a n t i d e i l i v e !Pe r g l i a m a n t i d e i l i v e !

B E N V E N U T I !

Una carrellata di concerti in attesa che arrivi l'inverno

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Lo stadio Friuli stregato dalla magia dei Coldplay

Viva la Vida…e la musica

È difficile spiegare a parole che cosa si possa provaredurante un concerto dei Coldplay, ma ancora più dif-ficile è comprendere i fremiti di quelle emozioni perchi è costretto a riviverle nei racconti dei presenti.Non è solo una questione di musica; si tratta dell’at-mosfera in cui vieni proiettato nel momento in cui gliamplificatori smettono di far risuonare le note di unben noto valzer viennese e le luci per un attimo sispengono lasciando il pubblico in balia di una sensa-zione di indeterminatezza, che è al tempo stesso pal-pitazione e smarrimento.Sono solo pochi istanti, ma di quelli di cui poi ti ricor-derai sempre quando poi, in un trionfo di luci e colo-ri, si materializza l’apparizione di quattro spensieratiragazzi inglesi sulle note sempre crescenti del loroultimo successo Viva la Vita.Ecco il momento in cui cambia tutto, il momento incui già sai che per un paio d’ore rimarrai astratto datutto il resto e parte di qualcosa che neanche tusapresti definire, ma che ti dà tranquillità ed al tempostesso entusiasmo e spensieratezza.Tu, in mezzo ad altri quarantamila, eppure ti senti atuo agio e ami ciò in cui sei: un inno alla vita.Potrei dilungarmi sulla scaletta sciolinata con estrodal complesso, sul riadattamento azzeccato di alcunigrandi classici (“The Hardest Part” in piano solo ),sulla grande partecipazione del pubblico in branicome “Fix you” e “ In my place”, sull’esuberanza e raf-finatezza dell’icona Chris Martin: pulito, energico,angelico e dionisiaco al tempo stesso nel saltellare daun capo all’altro del palco o nel dimostrarsi grandissi-mo interprete al piano.Eppure, non è tutto questo ciò che mi ha colpito.Un concerto è un evento ed un evento colpisce per la

sensazione che ci lascia nel cuore.I palloncini gialli durante “Yellow”, le coreografiegiapponesi per “Lovers in Japan”, la pioggia di farfal-line di carta in un arcobaleno di luci e colori rappre-sentano un vorticare che non lasciano indifferenti.È l’amore per la vita e la bellezza che trapela in ogniistante di questo convulso e sudato spasmo di imma-gini e suoni.Un gusto raffinato e fine per la leggerezza e l’armo-nia, nei Coldplay la bellezza sta nella lieve delicatezzain cui riescono ad esprimere il complesso marasma digioie e dolori., sfrontatezza e serenità, innocenza e

maturità, vita e morte che si trova dentro ognuno dinoi; è la bellezza nel saper cogliere l’essenza dellavita, con la stessa disarmante semplicità con cui la sipuò carpire nell’osservare il battito d’ali di una farfal-la, o un tramonto immersi nel proprio silenzio.Semplici, senza rinunciare ad essere geniali, nell’e-splorare la meraviglia che si cela dietro la nostra esi-stenza.Può essere un quadro di Delacroix, o la visione diquattro ragazzi inglesi scatenati in versi, in scenogra-fie e atmosfere fiabesche ma la nostra reazione

rimarrà sempre la stessa: stupore e gioia, al più un’e-sclamazione quasi rubata dal profondo del nostrocuore, che magari vorremo comunque mantenereserbata dentro noi stessi per paura che non si rivelisolo un’illusione: Viva la Vit(d)a…e la musica.

SETLIST COLDPLAY1. Life In Technicolor2. Violet Hill3. Clocks4. In My Place5. Yellow 6. Glass Of Water7. Cemeteries Of London8. 429. Fix You10. Strawberry Swing11. God Put A Smile Upon Your Face 12. Talk 13. The Hardest Part (acoustic) 14. Postcards From Far Away15. Viva La Vida16. Lost!17. Green Eyes (acoustic)18. Death Will Never Conquer 19. Billy Jean 20. Politik21. Lovers In Japan22. Death And All His Friends23. The Scientist 24. Life In Technicolor II25. The Escapist

Alessandro Tonutti

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“Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati”

“Dove andiamo?”“Non lo so, ma dobbiamo andare”

JJACKACK KKEROUACEROUAC - O- ONN THETHE ROADROAD

Abbandonando noi stessi partiamo. Non impor-ta per dove o per quanto, non è la distanza checonta bensì la tacita consapevolezza che a torna-re saremo pur sempre noi stessi ma anche un po’diversi. Più belli, più riposati o a volte più stanchi, feli-ci, malinconici, affascinati, eterni viaggiatori alla ricer-ca di una meta.Viaggiare è scoprire ciò che ci circonda, ammirare,conoscere, immergersi in parole, profumi, vegetazionia noi lontane, farsi avvolgere dall’inesplorato che puòstimolare le più diverse sensazioni. Oppure é astrarsida tutto e, come un’illogica abitudine o un istinto natu-rale, ritrovare persone da sempre presenti nel nostropassato e ritrovarsi in luoghi, forse per gli altri troppostretti ma per noi troppo familiari per potervi rinuncia-re.Ma il viaggio non finisce una volta tornati, perché per-petuo è il nostro errare. Errare che significa andarvagando, andar qua e là senza una direzionecerta ma anche deviar dal vero, sbagliare, ingannarsi. Così spesso ci sba-gliamo e percorriamo le infinite vie del nostro io, in un eco beat “ rompiamo il sen-tiero stabilito per seguire quello destinato”.

Beat. Una parola che è uno schiocco, una scintilla. Un fremito delirante che inva-de i nostri nervi nel tempo di un battito. Beat. Battuti, sconfitti. Sopraffatti da unmorbo bizzarro e contagioso. Un morbo che ci domina tanto da liberarci da ognialtra costrizione. Un morbo che è tremolante delirio e lucida follia. Che ci costrin-ge a vivere non tanto mordendo il mondo, quanto azzannando noi stessi.Consapevoli che l’unica cura è quella di essere sempre in viaggio, sempre in movi-mento, in modo da non lasciar chiudere il nostro morso su di noi. Viaggiare persopravvivere ad un io dirompente e incontenibile, eccolo il beat.Comunque si provi a definirlo, credo che batta in ognuno di noi. Ci vuoledecisione però ad assecondarlo questo ritmo beat, bisogna sentirsi pronti a viag-giare. Del resto si sa che la partenza è la tappa più dura da percorrere in un viag-gio. La consapevolezza di gettarsi alle spalle una parte del proprio passato e il chie-dersi di continuo se saremo in grado di far-cela e ancora la paura tipicamente umanadell’ignoto. Di un destino che ancora non èma che inevitabilmente sarà.Già, ci vuole coraggio a partire. E l’u-nico modo per trovarlo è quello diperdersi nel proprio io, in un labirinti-co momento di auto scoperta. Saràbanale ma ogni viaggio cominciasempre alla scoperta di noi stessi. Quale sia la direzione poi non importa,perché in fondo la sfida della febbrilearmonia beat è quella di liberarsi da ognisovrastruttura; svuotarsi le viscere dalleinvadenze della società per rincorrere lavita vera. Per un viaggiatore, tutto som-mato, l’unica cosa che conta è di scoprirsiad ogni bivio libero di scegliere la stradasbagliata. “Mi sentivo libero, perciò erolibero” scriveva Kerouac; ed è così, non

capendo più se siano i nostri piedi ad andare avan-ti o se sia la strada a scorrere sotto di noi, che unviaggio diventa un intimo esercizio di libertà.Esplorare se stessi camminando per il mondo, solocosì potremo tuffarci nella conturbante spiraledella danza beat. E finalmente capire che sono soloi morti a concepire un inizio e una fine, mentrevivere è viaggiare sull’onda di un immortale atti-mo di pazzia.Alzarsi, gridare, correre. E forse correndo, ilvento negli occhi, con i capelli scarmigliatinel buio rosso fuoco, ci sarà chiaro che beat èanche la radice di “beatitude”. Così ci sentire-mo scivolare fra le dita il nostro attimo di eternabeatitudine, sempre pronti a correre per nonlasciarcelo sfuggire del tutto.

Viaggiare e “viaggiarsi” è un modo di vivere,è un fremito, un palpito che ci attraversa, è il

beat, il battito di cui siamo fatti, è la musica che solo dentro di noi suonale sue note, è la voglia di scoprirsi sempre nuovi in un perpetuo ciclo difine e di rinascita alla ricerca di noi stessi.Errare è anche scorrere: così l’acqua del fiume nel quale ci immergiamo, così noiper la maggior parte degli altri uomini scorriamo, passiamo, talvolta inondando,lasciando un segno, altre volte attraversiamo il nostro corso quieti e inosservati.Ma il viaggiatore non può essere un asceta che compie il suo percorso in estremasolitudine, perché la conoscenza ha maggior valore se condivisa. Per questo ciòche conta di più non è cosa scopriamo quando viaggiamo ma con chi lofacciamo. Lasciarsi scoprire lentamente, passo dopo passo è scoprirsiinsieme e allora, per il nostro compagno di viaggio, non saremo soloacqua che scorre ma scorreremo insieme, ascolteremo le stesse note, ciconfronteremo nelle nostre sensazioni, porteremo con noi un bagaglio avolte diverso ma non per questo meno prezioso, erreremo insieme masaremo anche capaci di farci guidare quando sentiamo di sbagliare stra-da.

Inizia nuovamente così il viaggio diCogitanda. Alcuni viaggiatori arrivano,altri si fermano, per altri ancora è arrivatoil momento di ripartire dopo aver lasciatoun po’ di sé su queste pagine. Cogitanda èuno spazio per riflettere, un linguaggiouniversale, un cantuccio a volte un po’ aldi fuori dalla realtà, un rifugio dovenascondere le domande più segrete, è uncammino lungo il quale vi diamo il benve-nuto augurandoci che possiate esserenostri compagni di viaggio.

Dario De LiberisElisabetta Rapisarda

[email protected]

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“Gli uomini non fanno i viaggi.Sono i viaggi a fare gli uomini.”Asserzione poco calzante per quan-ti cui la parola “viaggio” evoca sola-mente povere scene di villaggivacanze con animatori molesticome indigestioni, ritmi metropoli-tani, orde di turisti accaldati.Fortunatamente la pingue linguaitaliana sovviene a quest’ usurpa-zione e permette di additare situa-zioni come tali con parole diverse -villeggiatura, vacanza- lasciandointaccato quel primitivo alone dimistero che circonda il termine“viaggio”. Viaggiare, fare un viag-gio, essere in viaggio, mettersi inviaggio, tornare da un viaggio. Espressioni che riecheggiano un movimento, unandirivieni ondeggiante, un continuo turbinio di strade, ruote che girano sugliasfalti, soli cocenti e piogge battenti. Non sempre lasciare la propria casa eallontanarsi un poco equivale a viaggiare. Non bastano valigie e aero-porti. Non visti e permessi. Non si viaggia se non si crede di viaggiare. Senon si sa viaggiare.Viaggiando si diventa un unicum con le strade che si percor-rono, con i polverosi autogrill che si frequentano, con i panini ammuffiti che simangiano. Si diventa un tutt’uno con i luoghi, le persone, con gli scalini scesi e imuri sfiorati, con le frontiere attraversate e i confini superati. C’è una filosofia nelviaggiare. Viaggiava Odisseo. Viaggiava Colombo. Viaggia chi è un po’incosciente, chi non si trattiene, chi non lesina nelle prove. Viaggia chinon sceglie il menù turistico, chi non legge la Lonely Planet, chi non è

andato in agenzia. Viaggia chiviaggia in se stesso. Viaggiando cisi trascende. Si va oltre. Oltre se stes-si. Si fa della psicanalisi indolore. Nonsi superano soltanto le proprie paure,le proprie angosce, ma si annulla lapropria persona. Ci si fa diversi.Sottili. Si diventa liquidi. Liquidi checome in una specie di osmosi esisten-ziale trasformano in fluido quello concui vengono a contatto. Scivoliamonoi, scivolano i pensieri. Ci sroto-liamo. E srotolandoci lasciamolungo le autostrade i fardelli checi siamo portati. E srotolandociritroviamo la maturità, il distac-co, la capacità di comprendere,

analizzare, smontare vite ed esistenze che tutt’a un tratto si fanno faci-li, lineari. Si acquisisce una leggera maturità. O meglio: una matura leg-gerezza. Seneca sentenziava severo “mutare animum, non locum”. Mai il saggiofu tanto stolto. Perché niente, più del preparare un bagaglio, del prendere untreno, una nave, del tentativo fallimentare di ripiegare una carta, del tracciare unpercorso, aiuta a cambiare le proprie percezioni, le proprie visioni, il proprio quoti-diano. Niente ci restituisce così distesi alla vita. La distensione, la leggerezza sonoi migliori e spesso, fortunatamente, inevitabili souvenir che riportiamo a casa.Anche se presto destinati a svanire.

Teresa Mattioli

Il viaggio, surrogato della psicanalisiIl viaggio, surrogato della psicanalisiCome il mettersi fisicamente in cammino induca a un percorso interiore alla volta della leggerezza

Invito al viaggioBREVE EPISTOLA IRREALE CIRCA LA POESIA E LA PSICOLOGIA DEL TEMPO ERRANTE

“Caro Thomas (1),Ho deciso di seguire il tuo consiglio: il viaggio inizia da adesso, in camera, la notte prima; è l’unico modo se devo andare a trovare le mie origini. Home is where one startsfrom. Vado in un luogo in cui già sono stata, e a cui appartengo. So già che lo guarderò con occhi diversi, come mi capita con certe canzoni che non sento da una vita;con queste il mio approccio è diverso, mi impongo di ascoltarle il meno possibile per non sovrapporre i ricordi, e forse non sarebbe così sbagliato andare in ciascun postouna sola volta, evitare la tentazione di ritornarci; ma forse rischierei di perdermi qualcosa che prima non ho visto, e questo sarebbe frustrante. E infatti torno semprenegli stessi luoghi, per sicurezza, per sincerarmi che siano ancora lì, ma soprattutto per illudermi che quei tempi torneranno (è un peccato che nonsi torni mai indietro); è così che riesco a non avere aspettative dal mio viaggio: convincendomi che non sto davvero partendo; in questo modo, tuttociò che provo e penso prima di partire poi si confonde e si mette in un angolo, in attesa del ritorno. Scompaiono le persone, la routine, gli impegni, ognisentimento è rimandato, e al ritorno tutto è catalogato nel posto giusto. Ho dunque comprato un taccuino da viaggio, e sono sicura che quando sarò tornata a casa nonriuscirò a smettere di scriverlo. Chi può dire che a quel punto il viaggio sarà veramente finito? Già da stasera sento l’elettricità della partenza, le mie vene sono un pulsare di sensazioni diverse. Qualcuno la chiamerebbe ansia, ma ho letto una definizione migliorenei poemetti di Baudelaire: <<conosci tu la febbre che si impadronisce di noi nelle fredde miserie, la nostalgia di un paese mai visto, l’angoscia dellacuriosità?>> ; credo l’abbia chiamato “invito al viaggio”, e mai titolo fu più calzante. Anche Jean (2) mi ha fatto riflettere, stamane mi spiegava la percezione che ilbambino ha del tempo: egli confonde la successione temporale con la successione spaziale, per lui “più lontano” è uguale a “più tempo”; è buffo come questo concettonon venga mai veramente abbandonato neanche dall’adulto. Basta spostarsi nello spazio ed ecco che il tempo si fraziona e si dilata, e viceversa.Prima che tu me lo chieda, ti rispondo: è per scomparire che parto, per annullarmi in un luogo e ricreare tutti i miei atomi in un altro, ricominciando dazero ma altrove. A presto amico mio.

Pandora Groovesnore”

(1)Thomas Stearns Eliot

(2)Jean Piaget

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Nel Novecento l’evolversi e l’affermarsi delle avan-guardie ha radicalmente trasformato le arti figurati-ve e non solo. Davanti ad un pubblico nuovo, rappre-sentante di una società mutata ed in mutamento, iprotagonisti di differenti forme artistiche hannoavvertito la necessità di riformare i propri canoniespressivi per toccare le corde emotive di un’audien-ce incapace di identificarsi in schemi preesistenti.Ed accanto a chi come Beckett ha rivoluzionato ilgenere teatrale pur mantenendone gli elementiclassici del palco, del sipario e della separazione fisica ed artistica dal pubbli-co, o a chi ha fatto del metateatro la propria forza espressiva, c’è stato chi haposto il teatro altrove, nella costruzione di forme artistiche “altre”, soventenon facilmente annoverabili se non in generi a sé stanti.Così è per il teatro danza di Pina Bausch, così è per il teatro circo ideato e pro-mosso dal Cirque du Soleil.L’opera del Cirque, che si staglia tra attività circense ed arte di strada, ha crea-to dal 1982 ad oggi un innovativo modo di fare spettacolo, portando a nuovimodelli svincolati dagli stereotipi circensi ed arricchiti di tecniche recitative ecoreografiche che sfociano in un prodotto completamente inedito, né circoné teatro, rivolto ad un nuovo mercato portatore di nuove esigenze.È invece il 1973 quando la coreografa tedesca Pina Bausch inventa il“Tanztheater”, <<teatro danza>>, consistente in una serie di “stücke”,<<pezzi>>, spettacoli in cui superando gli orizzonti culturali ed esteticidella danza del XX secolo se ne sviluppa la dimensione teatrale del rapportotra gesto ed azione, tra gesto e parola. È una ricerca espressiva mirata alla cri-tica dei ritmi e dei miti, o sedicenti tali, della società moderna e consumisti-ca partendo dalla scoperta interiore di sé e dalla consapevolezza dei proprisentimenti, la complessità dei quali è causa primaria della complessità delteatro danza quale arte a sé stante, nel suo ruolo di specchio, in un attimo incui <<la vita diventa teatro ed il teatro diventa vita>>, come molti giorna-li hanno scritto all’indomani della scomparsa di Pina Bausch.Malgrado ad oggi vi sia una forte tendenza di ritorno alle forme classiche delteatro, queste arti diverse si affermano e si arricchiscono sempre più, con-fluendo nel flusso di sperimentazione e creatività che anno dopo anno con-tribuisce alla formazione del teatro di domani.

Chiara [email protected]

Può una tradizione popolare diventare Teatro? Succede a Campobasso, ogni anno, il giorno delCorpus Domini, quando la città palpita per la pro-cessione dei “Misteri”. Spiegare i Misteri, il legameaffettivo che un’intera città nutre per questa tra-dizione, è difficile, soprattutto perché parlare di“ingengi” sui quali sono appesi uomini e bambiniper rappresentare delle scene sacre, portati inspalla in giro per la città, è una sfida all’immagi-nazione di chiunque non li abbia mai visti. Ogni“Mistero” è la rappresentazione di una scena sacradell’Antico o del Nuovo testamento. La struttura, chiamata appunto “ingegno”, è stata costruita nella prima metàdel settecento da un grande artista locale, Paolo Saverio di Zinno, ed è unasorta di grosso albero spoglio, modellato per accogliere una decina di perso-ne, bambini o adulti, che, vestiti da angeli, diavoli, santi e Madonne, porte-ranno in scena momenti come il sacrificio di Isacco, la cacciata degli angeliribelli da parte di San Michele o i miracoli dei santi che, dal Medioevo, sonolegati al culto locale. La sfilata dei Misteri è come uno spettacolo teatrale corale, dove non ci sonoprimi attori, dove ognuno, assume il proprio ruolo con grande serietà e pro-fessionalità: i piccoli angeli sorridono sereni, i Santi benedicono la folla, i dia-voli spaventano i bambini. Il momento più atteso è il “duetto” che si svolge ai

piedi di Sant’Antonio, la secolare sfida tra ilDiavolo e la “Tunzella”(donzella): lui cerca intutti i modi di farla ridere, la offende, cacciala lunga lingua rossa, le urla il tradizionale“vietenn’ vietè”. Lei rimane impassibile, aguardarsi nello specchio e sventolare confare indifferente il ventaglio nero, che con-trasta con l’abito candido. Vale la pena assistere, almeno per una volta,a questo spettacolo, assaporare l’aria di festae di unione che ogni anno si vive aCampobasso, assistere ad un teatro che si fanelle strade. Essere coinvolti senza rimanereseduti sulle poltroncine di un palchetto.

Chiara Cancellario

Come ogni anno, la programmazione dei teatri romani si prospetta ricca di spet-tacoli interessanti, avvincenti e istruttivi!Questo mese mi sono interessata al calendario di uno dei più importanti e rap-presentativi teatri italiani: il SISTINA, il quale proprio quest’anno compie 60 anni.Alla fine del mese di settembre come anteprima della nuova stagione autunnale,Massimo Ranieri, In occasione della Giornata Mondiale per la Conoscenza delLinfoma, dedica all’AIL una serata speciale con il meglio del suo repertorio passa-to e recente il cui incasso sarà interamente devoluto alla Ricerca sui linfomi. Adaprire la stagione sarà, invece, Rossella Brescia che interpreterà in un balletto laCarmen di Bizet (dal 1 al 4 ottobre). A seguire, dal 6 al 25, Giorgio Albertazzi daràvita ai protagonisti Shakespeariani accompagnato dal coinvolgente ritmo deljazz. dal 28 al 22 novembre arriva un’ assoluta novità: Cats, il musical diBroadway, in versione italiana. Proprio per festeggiare i 60 anni del Sistina, apartire dal 2 dicembre sarà portato in scena uno dei musical più amati e interpre-tati: “Aggiungi un posto a tavola”.Con la speranza che le nuove matricole trovino interessante il giornale e lanostra rubrica approfitto di questo primo numero per fare loro un grande inbocca al lupo per l’anno accademico!

Giulia [email protected]

Pezzi di vita nel teatro di domaniIl teatro di oggi non è il teatro di ieri

Il teatro involontarioCampobasso e i suoi Misteri

Che spettacolo!!Che spettacolo!!

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IL PONTE DI MOSTAR E MOSTAR IL PONTE……tra una desolata povertà bosniaca, un’Europa più o meno vicina e un Oriente speziato

Mostar è una città in cui il sapore di un passato lontano fatto di Oriente e uno piùrecente in cui l’Occidente modernizzato e modernizzatore è avanzato veemente, siintrecciano e si rincorrono. Per anni questa capitale ufficiosa dell’Erzegovina èstato un felice crocevia di culture, su una sponda della Neretva, il fiume dal coloreturchese che l’attraversa, l’anima cattolica, sull’altra, quella musulmana. Decennidi convivenza più o meno serena spazzati via definitivamente nel 1993 quandoviene colpito il simbolo stesso di Mostar, cui essa deve il nome, lo “Stari Most”, ilvecchio ponte, che ha riempito telegiornali di tutt’Europa nello sfracellarsi sotto icolpi di mortaio croato nel corso dell’ultima guerra. Entrando a Mostar si respiraun’aria polverosa, calda, avvolgente. Non è quel pulviscolo, fatto un po’ di pregiu-dizio, un po’ di apprensione, da cui gli occidentali si sentono travolgere ogni qual-volta si allontanano dalle loro roccaforti per addentrarsi in luoghi “altri”, ma unpolverio mediorientale, che sa di narghilè, cibi speziati, traboccanti bazar. Gli otto-mani arrivarono a Mostar in tempi medioevali, nel XV secolo, e vi rimasero per lun-ghi decenni, lasciando in eredità un prato fiorito di moschee e svettanti minareti,cimiteri indifferenti ai lati delle strade della città vecchia, oltre che questa vaga etrasognante atmosfera da fine del (“nostro”, ovviamente) mondo. La periferia èquella di una città medio - grande: palazzoni, ampi viali, una vita notturna conorari da Cenerentola. I segni della guerra si vedono, ma non pretendono l’esclusi-vità dello sguardo dello straniero. I Balcani sono disseminati di città in cui palazzisventrati, rovine, colpi di armi da fuoco si impongono alla vista con molta più vee-menza, alcune anche per una scelta locale all’insegna del ricordo forzato (Belgrado

ad esempio).Mostar invece hascelto di ricostruireinnanzitutto i suoisimboli, così comequesti eranosopravvissuti persecoli e così comesecoli addietroerano nati. Nel2004 è stata com-pletata l’opera diricostruzione delvecchio ponte,

rispettando un pro-getto, voluto datutti gli abitanti diMostar, che riper-corresse pedisse-quamente lemodalità e le tecni-che di costruzioneadottate dai turchiin tempi più cheremoti. Le pietresono così state sca-vate dalla roccia auna a una, a mano.La struttura architettonica, con le torri circolari ai lati, la balaustra ricurva al cen-tro, l’arco leggero, è quella originaria. Un ponte sul quale si continua a dare vitaall’antico rituale del tuffo nella Neretva. Un tempo appannaggio di giovani che sigettavano nelle acque gelide per fare sfoggio della loro virilità e testimoniare ilsalto in una nuova e matura fase della loro vita; oggi, rito offerto ai turisti, accal-cati sul ponte, ai quali si chiedono spiccioli e un’autentica partecipazione all’even-to, manifestata in un adrenalinico battito di mani. Tutt’attorno, sulle due sponde,vicoli, botteghe, bancarelle che vomitano souvenir (da bigiotteria di tutti gusti equalità, a t-shirt inneggianti Tito), in un continuo mescolarsi di autentico e turisti-co, di vero e apocrifo, di sacro e profano. Una città abituata a confrontarsi con dif-ferenze religiose e quindi culturali, un simbolo, forse, pur nella sua unicità, di unaterra martoriata da decenni di conquiste, di spartizioni, di popoli e dominazionieterogenee per tempo e provenienza. Dispiace in parte vederla ora abbondare dituristi: ne perde la sua primigenia bellezza. D’altronde sono una speranza: laBosnia è da sempre, tra le regioni balcaniche, la più povera, e pare poter respirareanche grazie alle nuove attenzioni di viaggiatori europei incuriositi. Potrebbe esse-re una delle tante e belle città europee; non lo è ancora. È in un limbo geograficoin cui si paga in Euro e si prega in Moschea, è un ottimo ponte. Come lo Stari Most.

Teresa [email protected]

All’inizio di agosto una signora russa, arrabbiataperché le era stata negata la nazionalità francese,ha pensato ad una strana vendetta: si è recata almuseo del Louvre a Parigi e ha attaccato laGioconda con una tazza da tè. Questa singolare notizia è solo l’ultima di unalunga serie di curiosità legate al quadro più famo-so del mondo, dipinto da Leonardo tra il 1504 e il1506 a Firenze. Il luogo, prima di tutto, appunto:argomento alquanto spinoso per ciò che riguardala famosa opera d’arte…E’ uno dei maggiori orgogli artistici, a ragione, dinoi italiani, ma è di fatto proprietà dello Statofrancese. A molti nostri connazionali la cosa nongarba affatto, ma del resto sembra non ci si possafare molto: esso non è stato, come molti pensanoe come vuole la leggenda, trafugato e portato inpatria da Napoleone Bonaparte come bottino diguerra, ma trasportato dallo stesso Leonardo daVinci in Francia nel 1516 e regolarmente acquistato da re Francesco I. Non si può dire, però, che non abbiamo tentato di rimediare all’ “ingiustizia”: nel1911, un giovane italiano, Vincenzo Peruggia, che avendo lavorato al Louvre cono-sceva le abitudini del personale del museo, riuscì a portarsi via indisturbato il qua-dro in una valigia e a nasconderlo, con l’intenzione di venderlo ad una condizione:che rimanesse in Italia. Fu rintracciato due anni dopo e condannato ad una lieve

pena di reclusione, ma il suo patriottico gesto dimo-strò di essere stato apprezzato: gli fu infatti offertauna colletta di circa quattromila lire da un gruppo distudenti toscani. Per non parlare poi delle innumerevoli ipotesi fioriteintorno al grande “mistero” dell’identità della protago-nista del dipinto: si è ormai quasi unanimemente d’ac-cordo sul fatto che il suo sguardo magnetico ed enig-matico appartenga alla nobildonna Lisa Gherardini(da qui l’altro nome con il quale è conosciuto il quadro,“Monna Lisa”), ma non è stato facile; qualcuno ha ipo-tizzato che si potesse trattare anche di altre donne,come Caterina o Bianca Sforza, ma la più fantasiosadelle congetture vede la Gioconda come la trasposi-zione femminile del volto di Leonardo. Forse mai sipotrà conoscere la verità… e forse è questo uno deipunti di forza della nostra amata Monna Lisa, che l’haportata a diventare un vero mito nel corso dei secoli,amata da tutto il mondo e soprattutto dai grandi arti-

sti: Marcel Duchamp si divertì a metterle i baffi, mentre Andy Warhol riprodusse ilsuo viso in tanti colori come fece con quello di Marilyn Monroe!

Mariachiara [email protected]

Perché non possiamo dire: “ridateci la Gioconda!” e altre curio-sità sul quadro più famoso del mondo

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Fermi! Dove correte? Il giornale non è ancora finito. E si sa, le ultime pagine sono sempre le migliori. Dunque sedetevi, rilassatevi, elimi-nate tutto lo sfavillante andirivieni accademico che vi circonda, e dedicatemi due minuti del vostro prezioso tempo di Geniali Studenti InCarriera. Buongiorno! Benvenuti, bentrovati, bensvegliati ben-vestiti. Un altro anno comincia, e 360° è puntuale nel farvi compagniadurante le prime lezioni, anche se immagino che questo vi sia di ben poco conforto considerando che in realtà vorreste essere distesi suuna spiaggia caraibica a rosolarvi al sole e sorseggiare mojito. Spiacenti, l’estate è finita! Ergo veniamo a noi. LIFESTYLE. Suppongo che ilcontenuto della rubrica sia piuttosto intuitivo, tuttavia vi metterò al corrente della mia personale interpretazione di questa dicitura.Lifestyle è tutto ciò che attiene al nostro modo di vivere, da quello che indossiamo a quello che facciamo il sabato sera, passando per tuttele nostre più o meno ridicole fissazioni di qualunque genere. Ma lifestyle non è solo apparenza: come si può pensare di offrire uno spacca-to della vita quotidiana prescindendo dalle relazioni che abbiamo con gli altri? Quindi benvenute riflessioni su amore amicizia&co, purchéanimate da uno spirito puramente speculativo…non siamo mica una Posta Del Cuore! Qui si fa vera e propria scienza del costume! Sì, ok,sto teatralmente esagerando, ma il succo della cosa è: vi piace scrivere? Avete passato tutto il liceo a comporre serissimi trattati storico-politici e ora vi sentite pronti per la redenzione? Il vostro sogno nel cassetto è diventare Carrie Bradshaw? Eccomi, sono qui per voi.Mandatemi una mail, un messaggio in una bottiglia, un piccione viaggiatore (oddio, no, questo no grazie). Perché ognuno di noi ha il suolifestyle. E diciamoci la verità, parlare di noi stessi è la cosa più divertente al mondo, quando c’è qualcuno disposto ad ascoltare!

Martina [email protected]

Flagelli moderni: l’Ex-DipendenzaChi può dire di non avere almeno una dipendenza? Sigarette, alcol, droghe di variogenere, caffè, addirittura carboidrati. Praticamente ogni cosa può gettarci in unatotale quanto ingiustificata necessità di assunzione. Ma avete mai pensato allafacilità con cui le nostre relazioni riescono a renderci dipendenti? Grazie ad un’ac-curata indagine sociologica, ho scoperto che tra tutte le categorie umane poten-zialmente pericolose per la nostra autonomia sentimentale, quella degli ex è sicu-ramente la più nociva. Parliamone. Gli ex sono tornati di moda oè invece che ci sentiamo talmente insicuri sul futuro che corriamoa rifugiarci nel passato? Ormai una storia che si concluda senzalasciarsi dietro una serie infinita di strascichi sembra un vero eproprio miraggio. Ci troviamo di fronte a un micidiale morbo a dif-fusione capillare che, in un incredibile slancio di fantasia, ho bat-tezzato Ex-Dipendenza. Questa patologia presenta sintomi diver-si a seconda del soggetto colpito e del tempo di esposizione all’ex,ma gli effetti sono comuni e facilmente riconoscibili in tutti gliammalati: gelosia compulsiva unita a crisi di possesso acuto(“evvabè, l’ho lasciato io, e allora? Sarà comunque mio per sem-pre”), con conseguente linciaggio fisico/morale di ogni eventuale nuovo partner(“Quella?! Bè, carina, se ti piace il genere Frigo A Pedali”); inoltre ogni aspettodella vita quotidiana viene misurato in base al temibile Criterio-Ex: di qualsiasicosa si tratti, LUI lo faceva indiscutibilmente meglio. Strano a dirsi, in fondo soloqualche mese fa (quando era ancora Il Ragazzo Ufficiale) era descritto alle amichecome il Ricettacolo Di Ogni Male, dalla A di Apatico alla Z di Zorro, magari passan-do anche per la S di Sessualmenteincapace. Ebbene, l’avete lasciato, Zorro era dav-vero troppo. E ora qualche simpatica donnina piena di belle speranze ha medicatoil suo cuoricino ferito e ne ha ricevuto in cambio gratitudine incondizionata e per-formance amatorie degne di John Holmes, e voi siete lì a maledirvi per la vostra

scarsa lungimiranza, mentre tutti i tentativi di riconquistarlo si infrangono controun muro di risentimento. Questo nella migliore delle ipotesi. La Vera Tragedia siconsuma quando l’ormai idealizzato ex decide di tornare felice tra le vostre bracciapentite contrite e redente per vivere una volta per tutte il meritato Lieto Fine.Certo, come no. Improvvisamente vi rendete conto della sacrosanta verità: se lavostra storia era finita, un motivo c’era. E questo è ciò che tutti gli Ex-Dipendenti

dovrebbero tenere sempre presente, prima di farsi avventatamen-te prendere dall’orgoglio e dal desiderio di accasarsi (“perché luiera quello giusto!”, Già già). È vero, alcuni individui trovano neces-sario lasciare periodicamente i propri lui/lei anche senza ragionifondate, tanto per potersi poi giurare nuovamente eterno amore,ma non è di queste peculiari entità che sto parlando. Un ex che silascia con il guinzaglio corto, pronto per essere riacciuffato, non èun vero ex. È solo un amante surgelato in attesa di essere tiratofuori dal freezer, e proprio come un bastoncino Findus ha una sca-denza. Un Vero Ex no. Un Vero Ex, teoricamente, viene lasciato unavolta per tutte, senza appello. Teoricamente. La vita insegna che

riinnamorarsi di un ex si può: il protagonista di un interminabile e poco convintotira e molla finisce per essere la persona di cui non puoi fare a meno, anche se con-tro la tua stessa volontà; la stupida cotta di quando avevi sedici anni si trasformaun giorno nell’Amore Della Tua Vita, quello da portare all’altare. Ma d’altronde nonc’è da stupirsene: se dipendiamo da qualcosa è perché ci fa stare bene. Basta equi-paggiarsi di un buon metadone sentimentale, stringere i denti ed affrontare la crisid’astinenza convinti che saremo ripagati da un attimo di felicità effimera maintensa come solo le droghe migliori sanno concedere.

Martina Monaldi

Salve a tutti! Sono una ragazza che ha trascorso iprimi 20 anni della sua vita in un paesino carino,dolce e incantato chiamato Giulianova. Per chi non neconoscesse le coordinate geografiche, e spero siano inpochi, basterà sapere che è sulla riviera adriatica, inAbruzzo. Il mio campanilismo ha reso il paesino cono-sciuto nell’ambiente luissino, almeno tra gli scienzia-ti politici dell’attuale secondo anno. La realtà però èche quel paesino tanto amato troppe volte è statouna gabbia alienante, in cui aspirazioni e ambizioni diuna giovane mente del domani hanno visto la lorocompleta e perpetua inibizione. Provai così a cambia-re aria vivendo le scosse della capitale, una Roma incui un mondo meraviglioso e pienodi opportunità mi si è mostrato!Entusiasta, avida e fiera ho capitoche la mia casa e il mio paese dove-vano diventare un nido in cui torna-re la sera mentre il resto del mondodoveva essere pian piano conosciu-to, con i suoi ritmi e i suoi segreti.

Capii di dover partire di nuovo per laSvezia, dove attualmente mi trovo edove trascorrerò i successivi 6 mesidella mia giovinezza! Se questo fosseun film, ora partirebbero i titoli ditesta e una sciocca canzone poppiena di vita e…apparirei io, IlaryRanalli, con un sorriso smagliante, uncappotto bello pesante e una scatoladi lamponi scandinavi! Chiaramente lo sfondo sareb-be la grande biblioteca (praticamente identica aquella della Bella e la Bestia!), una delle tante sedidell’università o la celeberrima Flogsta! Sorvolando

sugli ambienti culturalmente sti-molanti (e sicuramente meno ecci-tanti!) ci terrei a descrivere l’ultimopotenziale sfondo della mia siglanonché il comprensorio dei 16 dor-mitori in cui alloggia la stragrandemaggioranza degli studenti diUppsala (ops…dimenticavo, è la

città in cui mi trovo!). Flogsta è sicu-ramente il posto migliore per fareconoscenze di ogni tipo, con gente daogni parte del mondo! Ed è anche ilposto migliore in cui organizzarefeste! Tutti vivono in appartamenti da12 camere con cucina in comune ed èpraticamente impossibile essere fuoridal giro dei mille divertimenti che i

ragazzi da 19 a 30 anni sono in grado di inventare! Nelpoco tempo che ho trascorso finora qui, ho già avutol’occasione di osservare le tipicità del mondo svedesee quelle degli studenti in erasmus, che, catapultati inun ambiente diverso e sconosciuto, riescono ad avereun vita che vive più forte del normale! Ma ci sono cosìtante cose da raccontare (sociologiche e non) che vor-rei avere più spazio…quindi non mi resta che darviappuntamento al prossimo numero!

Ilary Ranalli

L’appartamento Svedese – Parte 1

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Intervista a Massimo SchirinziRappresentante degli studenti nel Comitato per lo Sport1. Presentati in poche parole ai nostri lettori...Nato in provincia di Lecce il 17 aprile 1986, dopo aver frequentato il liceo scientifi-co mi sono trasferito a Roma per iscrivermi alla facoltà di Giurisprudenza in questauniversità. Mi sono sempre interessato alle attività extradidattiche della nostrauniversità, e ora spero di compiere al meglio il mandato che mi è stato affidato daun numero elevatissimo di studenti. Ho un passato da atleta agonista diTaekwondo, sono appassionato di subacquea e amo il calcio.2. Quali sono i tuoi compiti come rappresentante degli studenti nelComitato per lo Sport?Il mio compito sarà coinvolgere il maggior numero possibile di studenti nelle atti-vità dell'associazione sportiva, costituire un canale di comunicazione diretto traquest'ultima e l'Università, realizzare dei contatti con il mondo dello sport profes-sionistico per raccogliere le esperienze di chi ha fatto della propria passione unaprofessione.Il mio obiettivo sarà permettere la partecipazione a queste attività atutti gli appassionati di sport, anche a chi per qualunque motivo non prende partealle attività agonistiche.3. Come giudichi l'operato dell'Associazione Sportiva nel suo complesso?Sono possibili ulteriori miglioramenti?L'Associazione sportiva Luiss è nata dieci anni fa come primo esempio in Italia dimodello di gruppo sportivo stile College universitario anglosassone; fin dall'inizioi nostri studenti e i nostri dirigenti hanno dato il massimo per portare avanti ilnome del nostro gruppo e della nostra università negli scenari sportivi locali enazionali; abbiamo nove squadre composte esclusivamente da studentesse e stu-denti Luiss che partecipano con passione ai campionati universitari e nazionali. Damigliorare, secondo me, sono i canali di comunicazione tra l'associazione e gli stu-denti, così da far conoscere a tutti le nostre attività e le nostre iniziative, e permet-tere la più ampia partecipazione possibile; sarà questo uno dei miei impegni prin-cipali.4. A livello sportivo, quali pensi che siano le punte di diamante dellanostra università?Mmm...me ne conquisterei una e me ne metterei contro altre otto; a parte questo,io credo che la forza della nostra associazione siano tutte le ragazze e i ragazzi chenonostante gli esami, le lezioni e gli impegni personali, danno il massimo in alle-

namento e sul campo di gara, come dei veri pro-fessionisti. Credo che siano loro la nostra puntadi diamante.5. Ritieni che all'interno della Luiss siadato il giusto spazio alle attività sportive?Sicuramente, e credo che questo sia un ulterioremotivo di eccellenza per la nostra Università. Pochi atenei in Italia hanno unmodello studio-sport paragonabile al nostro. Certo, per i miglioramenti c'è semprespazio: non sarebbe male riuscire a costituire altri gruppi sportivi per nuove disci-pline. Per questo ci vuole l'impegno e la passione di tutti: io da parte mia sonomolto disponibile a ricevere consigli e segnalazioni riguardo nuove esperienze.6. Nel corso degli ultimi anni abbiamo avuto l'occasione di incontrare dalvivo tanti campioni dello sport, da Felipe Massa a Daniele De Rossi.Abbiamo persino avuto l'opportunità di vedere esposta nel nostro ate-neo la Coppa del Mondo di calcio! Cosa ci dobbiamo aspettare quest'an-no?Sicuramente quest'anno non sono mancati atleti azzurri tra i protagonisti dellosport mondiale; dalle ragazze del nuoto, agli uomini del pugilato, a FlaviaPennetta, la prima tennista italiana tra le Top 10 WTA. Ma il nostro Paese è statoanche organizzatore di importanti eventi sportivi come i mondiali di nuoto, quellidi boxe, la finale di Champion's League, la Fiera del Fitness di importanza mondia-le; credo che sia altrettanto interessante conoscere le esperienze di tutte quellefigure professionali che ruotano attorno al mondo dello sport, dai manager, ai pro-curatori, ai direttori sportivi più importanti. Cercare di capire tutto il lavoro e lapassione che stanno dietro a una società sportiva potrà essere di forte stimolo perchi tra noi studenti vede il proprio futuro professionale tra le alte dirigenze dellosport.7. Un desiderio particolare che, nei prossimi mesi, vorresti vedere realiz-zato come rappresentante...Sarebbe bello riuscire a formare gruppi di "afecionados" per seguire già da subitoi nostri atleti durante le competizioni; credo che possa essere un'occasione moltooriginale per divertirsi e fare nuove conoscenze.

Luigi Calisi

Durante i mesi estivi, mentre apparentemente l’intero mondo dello sport sembrasonnecchiante all’ombra di qualche esotica meta lontana, legioni silenziose dimanager e direttori sportivi si adoperano sul mercato per realizzare il rituale grancolpo di stagione. Comincia così la corsa ai campioni, ai giovani promettenti, allevecchie glorie che aspettano solo la chiamata giusta per rinascere, il tutto in unvortice di dichiarazioni, smentite e annunci roboanti che sembrano mirare ad unsolo ed unico scopo: stupire e meravigliare il pubblico, peraltro sempre pronto, daparte sua, a prestare orecchio ad ogni più piccolo pettegolezzo sportivo.E gli appassionati di basket nostrano sono rimasti davvero stupiti lo scorso mesed’agosto, quando è rimbalzata su tutti i siti la notizia dell’acquisto, da parte dellasocietà di serie A NSB Napoli, di Lance Allred. Solo che questa volta il clamoresuscitato dalla trattativa è del tutto particolare: Allred, infatti, è un giocatore dipallacanestro professionista non-udente.La sua storia parte da lontano. Lance Collin Allred nasce il 2 febbraio 1981 a SaltLake City, nello Utah, USA. Ultimo di cinque fratelli, è cresciuto in una famiglia incui è particolarmente sentito il credo mormone. Come la maggior parte dei ragaz-zi statunitensi, è stato lanciato nel mondo dello sport professionistico ai tempi del-l’università: è in questo periodo che Allred si pone come obiettivo l’arrivo in NBA,il sogno ad occhi aperti dei cestisti di tutto il mondo. La strada da percorrere perarrivare nella massima divisione è dura e tortuosa per tutti, ma per lui lo è ancoradi più: Allred è infatti privo dell’80% circa delle capacità uditive. Un handicap nonindifferente in uno sport che è fatto anche di schemi chiamati a gran voce, indica-zioni del coach e grida di incoraggiamento (come pure insulti) da parte del pubbli-co.Ma Allred non si è fatto scoraggiare. Forte dei suoi 211 cm di altezza e di 120 kg dipeso, e con l’ausilio di speciali apparecchi acustici, si è ritagliato un posto di primopiano nella squadra universitaria di Weber State, nel ruolo di centro. A quel puntoAllred, conscio di dover migliorare ancora, sceglie la via europea. Nel 2005 atterraad Istanbul, dove milita nel Galatasaray; l’anno seguente si trasferisce prima inFrancia, dove gioca nel Rouen e nel Bourg-en-Bresse, e poi in Spagna, dove vieneperò relegato al campionato di terza divisione.La sua grande occasione arriva puntualmente nella stagione 2006-2007, quandoviene scelto come riserva dall’Idaho Stampede. Si tratta di una squadra che giocanella NBA D-League, una lega professionistica statunitense definita “di sviluppo”,proprio perché creata per dare l’opportunità di crescere a tutti quei giovani che,pur essendo promettenti, vengono esclusi dai grandi team. Dopo una prima sta-gione in sordina, Allred esplode nel 2007-2008: e, a dispetto delle sue difficoltà

fisiche, fa registrare una media di 16 punti e 10 rimbalzi a partita.La sua stagione, però, si interrompe bruscamente il 13 marzo 2008, giorno in cuiAllred riceve una telefonata inaspettata: "Quando mi hanno chiamato non ci vole-vo credere. Stavo mangiando con i miei genitori e credevo fosse uno scherzo” hadichiarato. Ed è comprensibile: il ragazzone dello Utah era stato appena messosotto contratto dai Cleveland Cavaliers, team NBA dell’Eastern Conference minatodagli infortuni e bisognoso di forze fresche. Quattro giorni dopo, ad Orlando, Allredesordì, giocando per 18 secondi e facendo registrare un solo tiro – peraltro sba-gliato. Quanto necessario per diventare il primo giocatore legalmente non udentea calcare i parquet dell’NBA, e per realizzare il sogno di una vita.Nel 2008-2009 Allred è tornato agli Idaho Stampede, diventando il miglior realiz-zatore stagionale della squadra. E lo scorso agosto è stato acquistato dalla NSBNapoli, pronto per l’avventura italiana. Ma a questo punto la sua particolare vicen-da personale si intreccia con quella, molto più intricata, della sua nuova squadra.Dietro il nome NSB Napoli, infatti, si cela quella che fino all’anno scorso era cono-sciuta come Nuova Sebastiani Basket Rieti: una società con radici che affondandoagli anni ’40, già passata attraverso un fallimento e una rinascita, e che nel 2007era riuscita a riconquistare dopo anni la Serie A. Minata da guai finanziari, e messadi fronte all’alternativa della revoca del titolo, la società lo scorso giugno haannunciato il trasferimento del campo da gioco dalla città laziale al PalaBarbuto diNapoli. Se da un lato, in questo modo, il grande basket professionistico fa il suoritorno nel capoluogo campano (la Società Sportiva Basket Napoli è stata declas-sata in Serie C nel settembre 2008, proprio per inadempienze finanziarie), allostesso tempo Rieti rimane orfana del proprio team, con comprensibile disappuntodei tifosi. Rimane da vedere se il trasferimento della società sarà solo temporaneoo se, come pensano in molti, nel giro di poco tempo diventerà definitivo.Intanto Allred è pronto per il debutto in terra italiana. E non ha smesso di sogna-re. Coronato quello di giocare in NBA, ora si prospetta un nuovo obiettivo all’oriz-

zonte: diventare un famoso scrittore. È di pochimesi fa la pubblicazione del suo primo libro, distampo autobiografico: “The Adventures of aDeaf Fundamentalist Mormon Kid and HisJourney to the NBA”. Se il buon giorno si vede dalmattino, conviene ricordarci di Lance Allred: nesentiremo ancora parlare.

Luigi Calisi

UN NON UDENTE ALLA CONQUISTA DELL’NBA

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Ibrahimovic, da fuoriclasse quale è, si è distinto anche in questo caso: eravamo abitua-ti a vedere i soliti occhi raggianti, la solita corsa sotto la curva scavalcando i cartellonipubblicitari, gli stessi tifosi creduloni esultanti ed esaltati e, infine, l'abbraccio dei com-pagni che si apre giusto in tempo per mostrare il tanto sospirato "bacio alla maglia" (oallo scudetto della squadra). Ebbene, "Ibracadabra" era talmente convinto dell'amoreper la sua nuova maglia blaugrana, che non ha neanche aspettato di segnare il primogol con quei colori: l'ha baciata con trasporto appena indossata, alla presentazioneufficiale.Tralasciando i gelidi commenti dei suoi ex compagni nerazzurri (non è la polemica l'o-biettivo di questo articolo), proviamo ad osservare ora la scena dall'altra parte del tele-visore (con gli occhi di chi guarda la partita seduto in poltrona) o dall'altra parte deiriflettori (per chi ama intonare i cori dal seggiolino blu della curva): personalmente mirifiuto di pensare che esistano ancora rappresentanti di quella categoria di tifosi checredono alle promesse e alle dichiarazioni di amore che i calciatori mettono periodica-mente in scena davanti alle telecamere. D'altra parte in questa, come in ogni altrageneralizzazione, possiamo e dobbiamo fare (con piacere, almeno da parte mia) deidistinguo; esistono, cioè, dei casi eccezionali, nei tornei di tutto il mondo, di calciatoriche nascono e crescono "calcisticamente" con la stessa maglia con cui giocano la parti-ta di addio al calcio; di giocatori o allenatori che accettano riduzioni dello stipendio(comunque stellare), se la squadra naviga in acque finanziariamente pericolose*; chesono disposti a giocare in campionati minori se la stagione precedente è stata sfortu-nata; che cedono, in corsa per il titolo di capocannoniere, il rigore al ragazzo della pri-mavera all'esordio in prima squadra (ebbene si, ho visto anche questo). Ma, come hogià detto, queste sono solo delle eccezioni (che confermano la regola) e fanno notiziaproprio perché la normalità si trova sull'altra faccia della medaglia.Forse Ibrahimovic dovrebbe prendere ripetizioni di "attaccamento alla maglia" daMiodrag Milosavljevic (noto con il soprannome di Mile Srbin): questo serbo 88enne, excommerciante, ha amato così profondamente la Stella Rossa, squadra di Belgrado eantagonista storica nella capitale del Partizan, da aver tentato tre volte il suicidio dopoaltrettante brucianti sconfitte e da aver lasciato in eredità allo stesso club, con regolaretestamento, la sua casa-museo.Ma proseguiamo con ordine: la mascotte e più vecchio sostenitore della Stella Rossa haraccontato così i tre episodi in cui aveva deciso che la sua vita era durata abbastanza:"La prima volta nel 1953, quando nella finale della Coppa di Jugoslavia prendemmosette gol dal Partizan. Volevo morire. Ho avuto un infarto, e ho trascorso un mese inospedale. Da allora non ho mai più messo piede nello stadio del Partizan". La secondavolta in Italia, a Firenze. Nella partita di ritorno della semifinale di Coppa dei Campioni,il 10 aprile 1957, la Stella Rossa pareggiò 0 a 0 con la Fiorentina e fu eliminata dopo cheall'andata a Belgrado aveva perso per 1 a 0. "Tornando deluso dallo stadio decisi di farlafinita e mi distesi sui binari della stazione di Firenze. Volevo morire. Qualcuno tuttavia

mi vide e, poco prima che un treno soprag-giungesse, mi tirò via salvandomi la vita". Ilterzo tentativo nel 1970, ancora a marginedelle semifinali di Coppa Campioni. ABelgrado la Stella Rossa aveva battuto i grecidel Panathinaikos per 4-1, ma al ritorno adAtene perse per 3-0 e fu eliminata. "Quellavolta non andai in Grecia, seguii l'incontro alla tv, ma per la disperazione decisi di ucci-dermi. Subito dopo la partita presi a girare da un caffè all'altro, mi bevvi una ventina dicognac e fumai due pacchetti di sigarette... Il fatto è che non avevo mai bevuto e nonavevo mai fumato...". Anche in quella occasione Mile Srbin si ritrovò in un letto di ospe-dale, ma sopravvisse e continuò a tifare per la sua Stella Rossa. Per quanto riguarda la seconda testimonianza di somma fede, forse avrete già sentitodi supertifosi che includono nel testamento anche la propria squadra del cuore; maMile Srbin, da fuoriclasse di "fedeltà alla causa" quale è, ha fatto di più, dicendo: "Allamia morte voglio che la mia casa vada alla squadra che ho amato per tutta la vita". Pergiunta, il suo piccolo appartamento è un autentico museo della Stella Rossa (da cuiverosimilmente il club trarrà lauti guadagni, aprendola al pubblico): foto, gagliardetti,distintivi, autografi; sul suo letto campeggia incorniciata una grande foto con la forma-zione della prima squadra della Stella Rossa subito dopo la sua fondazione, nel feb-braio 1945. Per concludere, è evidente che il mio esempio voleva essere nient'altro che una provo-cazione (non l'apologia di Mile Srbin, nè tantomeno un'istigazione al suicidio) e che "inmedio stat virtus". Da una parte, quindi, se ci fosse qualche calciatore che legge 360°:risparmiateci e risparmiate sia fiato per correre in campo (nel caso delle smielatedichiarazioni), sia le dolci effusioni per la fidanzata top model (nel caso dei baci allamaglia). Dall'altra parte, per i molti tifosi che (sono sicuro) leggono 360°: siamo sicuridi ricevere dalla nostra squadra tanto quanto ad essa doniamo? Siamo sicuri di conta-re singolarmente qualcosa per la dirigenza o per i nostri idoli? Vale davvero la pena faretutti i sacrifici a cui siamo disposti e "abituati" per la nostra squadra del cuore? In real-tà si potrebbe facilmente obiettare a queste domande che il calcio (come lo sport ingenerale) è passione, sentimento, lealtà e non calcolo utilitaristico; e cioè che, pren-dendo in prestito un celebre motto della mia squadra del cuore (comunque applicabi-le ad ogni squadra o giocatore di qualsiasi sport): “La Roma non si discute, si ama”.Basta non scadere nel patologico come Mile Srbin.

*ogni accenno a fatti realmente accaduti o persone realmente esistite è puramente casua-le

Dal nostro inviato a CopenaghenFlavio Donnini

QUANDO SI DICE "ATTACCAMENTO ALLA MAGLIA"

Gianfranco Zola, allenatore del West Ham United,squadra londinese che può vantare una storica rivalitàproprio con il Chelsea, il team della Premier League nelquale Zola conquistò la fama, il titolo di miglior gioca-tore del campionato e l’onorificenza di Ufficialedell’Ordine dell’Impero Britannico, la più importanteche possa essere concessa ad un cittadino straniero.Per il fantasista sardo è una grandissima occasione, diquelle uniche che nella sua carriera è sempre riuscito asfruttare al meglio.

1-Sig. Zola questa al West Ham è praticamente la suaprima esperienza da allenatore (se si esclude la colla-borazione tecnica agli azzurrini di Casiraghi). Ci dica laverità: meglio il campo o la panchina?Indubbiamente il campo. In campo scendi solo tu, haipiù responsabilità individuali, sei più impegnato fisica-mente. Per non parlare poi del fatto che è più salutare.2-Che effetto fa condurre la squadra rivale storica delChelsea: team che in Inghilterra le ha dato la fama eche per onorarla ha anche ritirato la maglia n. 25 concui lei giocava?E’ in effetti qualcosa di strano. Ho giocato al Chelseaper tanti anni e sicuramente affrontarlo come avversa-rio è stata un’esperienza particolare che non sapreidefinire in altro modo.3-Dicono che il goal più bello da lei segnato sia statoquello di tacco destro contro il Norwich in una partitadi Coppa D’Inghilterra nel 2002… È d’accordo o nericorda di più belli?Credo che in effetti quel goal sia stato il più spettaco-lare; poi è chiaro che a livello emozionale ve ne sonostati di più significativi.

4-Inteso che siano due ambiti differenti: cosa l’ haemozionata di più_ ricevere l’onorificenza di Ufficialedell’Ordine dell’impero britannico dalla reginaElisabetta o segnare 2 goal alla Juventus proprio nel-l’ultima partita della sua carriera e di fronte al suopubblico cagliaritano?Si, emozioni troppo diverse. Sicuramente il titolo èstato più un motivo di orgoglio personale, un qualcosache ho conquistato per come sono anche fuori dalcampo. Il segnare alla Juve una doppietta nell’ultimapartita della mia carriera è stata invece gioia pura.5-È stato inserito al secondo posto dal tabloid britan-nico The Sun, nella classifica dei 10 artisti del palloneche hanno militato nei campionati inglesi negli ultimianni, piazzandosi prima di Paul Gascoigne, Ryan Giggse Thierry Henry. Per gli inglesi lei è un idolo che conti-nuano a chiamare MAGIC BOX…Ci spiega lei da dovederiva questo soprannome?Sicuramente quando sono arrivato qui il primo annogli Inglesi non erano abituati a vedere giocatori con lemie caratteristiche fisiche e che sapessero comunquefare bene con i piedi. Credo che “magic box” derivi daquesta sorpresa.6-Al termine della stagione 2005 è stato insignito delpallone d’argento (riconoscimento che va algiocatore più corretto del campionato). Cosaha significato per lei, amante del Calcio puli-to, vedere riemergere il fenomenoHooligans sotto i suoi occhi nel match tra ilWest-ham e il Millwall? Quali provvedimen-ti andrebbero presi per scongiurare il ripe-tersi di tali eventi?Devo fare una premessa: io in sette anni da

giocatore e uno da allenatore in Inghilterra non avevomai visto verificarsi nulla del genere. Informandomi hoscoperto che questa era una partita particolare, arischio per i precedenti e soprattutto che a creare pro-blemi sono stati tifosi di una generazione precedente,già avvezzi a questa concezione di tifo violento. Perquesto credo sia prematuro parlare di un ritorno degliHooligans e invece opportuno circoscrivere il tutto aquesto caso isolato ed estremo.7-Forse l’unico successo che le manca in carriera è untraguardo significativo con la Nazionale. E’ un rimpian-to? Pensa e spera che un domani potrà raggiungerlodalla panchina?Purtroppo non ho la sfera di cristallo e il futuro non sisa mai cosa possa riservare. C’è stato un momento inpassato in cui desideravo fortemente la Nazionale. Peril futuro vedremo.8-Ultima domanda… promettendo di non rivelare larisposta. Un bilancio dopo tanti anni: meglio il calcioitaliano o quello inglese?Il calcio vive di momenti. Negli anni ’90 il nostro calcioera senz’altro il più bello del mondo, tutti i migliorigiocatori militavano da noi. Oggi purtroppo vive unmomento di crisi, mentre in Inghilterra c’è più entusia-

smo e soprattutto più forza econo-mica. Oggi quindi meglio quellobritannico. Sono certo però del fattoche il made in Italy si riprenderà ,non può essere altrimenti data lasua splendida tradizione.

Emanuela Perinetti

Quattro chiacchiere con…GIANFRANCO ZOLA

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