ANNO XXXI N° 9 - 9 Marzo 2014

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ANNO XXXI N° 9 - 9 Marzo 2014 1.00 SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO Segue a pag. 2 Abbonamento annuo ordinario 30,00 - sostenitore 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno Una Quaresima davvero speciale VIENI chiunque tu sia ANDATE ora ai crocicchi delle strade (Mt 22,9) Due verbi contrap- posti ma suscitati dalla stessa esigenza quella dell’altro. Tutto originato dalla fede di cui si prende coscienza nel tu. È la luce che ha biso- gno di illuminare per sua propria es- senza. Una volta posseduta non la si può nascondere. E non c’è un solo luogo dove poterla manifestare ed essa appare più splendente là dove l’oscurità cerca di contrapporsi. La fede non è un insegnamento appreso. È un’adesione totale che ha bisogno di un linguaggio e un comportamento univoco. S. Paolo esclama: «Io vivo, ma non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me» (GaI. 2,20). Ecco allora il mio essere nei confronti dell’altro si fa accoglienza e ricerca. Non basta solo aspettare, occorre muoversi, si rischia altrimenti di esaurirsi. Il banchetto pronto va in malora se non c’è chi lo consuma. Occorre farlo sapere se quelli per i quali è stato apparecchiato preferiscono altri in- teressi. Papa Francesco ci dice: “Andate nelle periferie” e così ci invita il nostro vescovo Carlo. Nel Vangelo abbiamo letto: ai crocicchi delle strade. Padre Crocetti, il nostro collaboratore esegeta, così ci guida: “Importante è rilevare l’ampliamento dell’invio: andate “ai crocicchi delle strade”, dove il greco corrispondente, epì tas diexódous tôn hodôn, significa propriamente: dove le strade della città escono dalla città stessa e si cambiano in sentieri che si perdono nel loro sviluppo. In altre parole; andate dap- pertutto, a “tutti i popoli” (28,19). Questo invio universale è importante, in Mat- teo altrove lo aveva limitato al solo popolo ebraico (10,5). La sala delle nozze deve riempirsi di commensali. La rottura col giudaismo è ormai totale. L’im- pegno missionario caratterizzerà la Chiesa in quanto “Cattolica”. (L’Ancora, n.13 anno 2013). Questo invito si fa più pressante se consideriamo quanto leggiamo sulla “Lumen fidei” in merito alla trasmissione della fede: “La trasmissione della fede, che brilla per tutti gli uomini di tutti i luo- ghi, passa anche attraverso l’asse del tempo, di generazione in ge- nerazione. Poiché la fede nasce da un incontro che accade nella storia e illumina il nostro cam- mino nel tempo, essa si deve trasmettere lungo i secoli. È at- traverso una catena ininterrotta di testimonianze che arriva a noi il volto di Gesù. Come è possibile questo? Come essere sicuri di attingere al “vero Gesù”, attraverso i secoli? Se l’uomo fosse un individuo isolato, se volessimo partire soltanto dall’ “io” indivi- duale, che vuole tro- vare in sé la sicu- rezza della sua co- noscenza, questa certezza sarebbe im- possibile. Non posso vedere da me stesso quello che è acca- duto in un’epoca così distante da me. Non è questo, tut- tavia, l’unico modo in cui l’uomo conosce. La persona vive sempre in relazione. Viene da altri, appartiene ad altri, la sua vita si fa più grande nell’incontro con altri. E anche la propria co- noscenza, la stessa coscienza di sé, è di tipo re- lazionale, ed è legata ad altri che ci hanno pre- ceduto: in primo luogo i nostri genitori, che ci hanno dato la vita e il nome”. (cap. III,38) In un mondo, come il nostro, così globalizzato quali sono i crocicchi? Oserei dire, pur mante- nendo la forma allegorica così ben espressa nel Vangelo, prima di tutto negli ambienti in cui vi- viamo dove costantemente viene messa in di- scussione la nostra fede. Essa ha bisogno di coerenza da parte nostra. È quello che ci chiede oggi la Quaresima. Fuggire dai compromessi con la semplicistica frase: «lo fanno tutti». Dalle famiglie ai posti di lavoro, dalla scuola ai luoghi di divertimento l’invito lo si deve leggere sul nostro volto, perché. come troviamo sempre nella Lumen fidei, «la fede si trasmette, per così dire, nella forma del contatto, da persona a persona, come una fiamma si accende da un’altra fiamma». (cap. III,37) Pietro Pompei IL BASTONE DEL PELLEGRINO E LA BISACCIA DEL CERCATORE Nel tempo di Avvento/Natale in diverse Chiese, nei pressi del presbiterio, è comparso un tavolo che di domenica in domenica abbiamo apparecchiato mettendo dei lumi, il libro della Parola, i fiori, il pane che poi è diventato una culla per Gesù. Il Verbo si è fatto carne ed è venuto in mezzo a noi per invitare tutti al banchetto che Dio prepara per i suoi figli. Forse non tutti hanno accolto l’invito, ma- gari proprio coloro che ritengono di essere gli amici del Signore, dunque è tempo di andare ‘dalle Chiese ai cro- cicchi’ per poter chiamare tutti, buoni e cattivi, perché la sala si riempia di commensali e si celebri la Pasqua. Que- sta è la nostra missione: chiamati per chiamare! Per non dimenticarlo in questo tempo di quaresima possiamo met- tere in Chiesa due segni, magari realizzati dai giovani, in un luogo ben visibile: un bastone e una bisaccia. Ha scritto don Tonino Bello: “Se io fossi un contemporaneo di Gesù, se fossi uno degli Undici ai quali Gesù, nel giorno dell’Ascensione, ha detto: “Lo Spirito Santo verrà su di voi e riceverete da lui la forza per essere miei testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, la Samaria e fino al- l’estremità della terra” (At 1,8), nell’atto di congedarmi dai fratelli, sapete cosa avrei preso con me? Innanzitutto il bastone del pellegrino e poi la bisaccia del cercatore… E me ne andrei così per le strade del mondo, col carico di questi simboli intensi, non tanto come souvenir della mia esperienza con Cristo, quanto come segnalatori di un rapporto nuovo da instaurare con tutti gli abitanti, non solo della Giudea e della Samaria, non solo dell’Europa, ma di tutto il mondo: fino agli estremi confini della terra. Ecco, io prenderei queste cose. Ma anche il credente che voglia obbedire al comando missionario di Gesù dovrebbe prendere con sé queste stesse cose” (La bi- saccia del cercatore, ediz. La meridiana). Anche noi prendiamo il bastone della fede e mettiamo dentro la bisaccia quanto abbiamo ricevuto nei sacramenti. Andiamo verso questo mondo “de- sertificato”, come ha scritto Papa Benedetto XVI, e invitiamo tutti a fare Pasqua. In questo cam- mino fino alla fine delle strade ci sosterrà la Parola di Dio che, nelle domeniche di quaresima dell’Anno A, ci porta a riscoprire il dono e la bellezza del Battesimo. Nelle ultime tre settimane poi, uscendo dall’Eucaristia verrà consegnato a ciascuno un invito, perché in tanti possiamo ri- trovarci attorno al banchetto pasquale. A completamento di quanto sopra indicato, vivremo anche un momento missionario nelle diverse zone della Diocesi, attraverso le stazioni quaresimali nelle vicarie. Il mercoledì santo, infine, ci ritroveremo con tutti i ragazzi e i giovani per la GMG dio- cesana. Con padre Giuseppe Crocetti Sacramentino ci attende una nuova avventura spirituale Da Matteo a Luca Versetto dopo versetto, partendo dall’ottobre 2010 e lungo 146 puntate, abbiamo letto l’intero Vangelo di Matteo. Una grande luce, di certo, ha inondato la nostra vita, cioè la luce che è Cristo: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12). Perché è stato scelto Luca e non Marco? Ce lo spiega p. Crocetti La scelta di Luca è di ordine pratico. Mi spiego. Marco è formato da 661 versetti; di questi ben circa 600 si ritrovano anche in Matteo, che ne conta 1060. Quindi, leggere Marco voleva dire ritrovare tanto materiale narrativo che avevamo già letto in Matteo. Invece Luca, che consta di 1149 versetti – quindi è il più lungo dei quattro Vangeli – ha solo 240 versetti in comune con Matteo; per cui avremo molti testi del tutto nuovi, comprendenti anche quelli che hanno dato origine a feste importanti, quale il Natale, l’Ascensione e altre. Ag- giungiamo che anche Luca ha circa 350 versetti in comune con Marco; così anche Marco si af- fianca, a volte, alle nostre letture di Luca. Iniziamo con il n. 01 a pag.5 NON CEDERE AL DECLINO Lavoro ai giovani È tempo di semina Guardiamoci intorno e copiamo le espe- rienze positive e collaudate: semplificazione contrattuale, promozione del part time (in Italia incredibilmente penalizzato), calda e fattiva accoglienza delle aziende estere che vogliano investire, ponti d’oro a quelle ita- liane che vogliano tornare a produrre qui dopo aver traslocato altrove

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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

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ANNO XXXI N° 9 - 9 Marzo 2014 € 1.00

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

Segue a pag. 2

Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno

Una Quaresima davvero specialeVIENI chiunque tu sia

ANDATE ora ai crocicchi delle strade (Mt 22,9)

Due verbi contrap-posti ma suscitatidalla stessa esigenzaquella dell’altro.Tutto originato dallafede di cui si prendecoscienza nel tu. Èla luce che ha biso-gno di illuminareper sua propria es-senza. Una voltaposseduta non la sipuò nascondere. E non c’è un solo luogo dovepoterla manifestare ed essa appare più splendentelà dove l’oscurità cerca di contrapporsi. La fedenon è un insegnamento appreso. È un’adesionetotale che ha bisogno di un linguaggio e uncomportamento univoco. S. Paolo esclama: «Iovivo, ma non sono più io che vivo, è Cristo chevive in me» (GaI. 2,20). Ecco allora il mioessere nei confronti dell’altro si fa accoglienzae ricerca. Non basta solo aspettare, occorremuoversi, si rischia altrimenti di esaurirsi. Ilbanchetto pronto va in malora se non c’è chi loconsuma. Occorre farlo sapere se quelli per iquali è stato apparecchiato preferiscono altri in-teressi. Papa Francesco ci dice: “Andate nelleperiferie” e così ci invita il nostro vescovoCarlo. Nel Vangelo abbiamo letto: ai crocicchidelle strade. Padre Crocetti, il nostro collaboratoreesegeta, così ci guida: “Importante è rilevarel’ampliamento dell’invio: andate “ai crocicchidelle strade”, dove il greco corrispondente, epìtas diexódous tôn hodôn, significa propriamente:dove le strade della città escono dalla cittàstessa e si cambiano in sentieri che si perdononel loro sviluppo. In altre parole; andate dap-pertutto, a “tutti i popoli” (28,19). Questo inviouniversale è importante, in Mat-teo altrove lo aveva limitato alsolo popolo ebraico (10,5). La sala delle nozze deve riempirsidi commensali. La rottura colgiudaismo è ormai totale. L’im-pegno missionario caratterizzeràla Chiesa in quanto “Cattolica”.(L’Ancora, n.13 anno 2013).Questo invito si fa più pressantese consideriamo quanto leggiamosulla “Lumen fidei” in meritoalla trasmissione della fede: “Latrasmissione della fede, che brillaper tutti gli uomini di tutti i luo-ghi, passa anche attraverso l’assedel tempo, di generazione in ge-nerazione. Poiché la fede nasceda un incontro che accade nellastoria e illumina il nostro cam-mino nel tempo, essa si devetrasmettere lungo i secoli. È at-traverso una catena ininterrottadi testimonianze che arriva anoi il volto di Gesù. Come èpossibile questo? Come esseresicuri di attingere al “veroGesù”, attraverso i secoli? Sel’uomo fosse un individuo isolato,se volessimo partire soltanto

dall’ “io” indivi-duale, che vuole tro-vare in sé la sicu-rezza della sua co-noscenza, questacertezza sarebbe im-possibile. Non possovedere da me stessoquello che è acca-duto in un’epocacosì distante da me.Non è questo, tut-

tavia, l’unico modo in cui l’uomo conosce. Lapersona vive sempre in relazione. Viene da altri,appartiene ad altri, la sua vita si fa più grandenell’incontro con altri. E anche la propria co-noscenza, la stessa coscienza di sé, è di tipo re-lazionale, ed è legata ad altri che ci hanno pre-ceduto: in primo luogo i nostri genitori, che cihanno dato la vita e il nome”. (cap. III,38)In un mondo, come il nostro, così globalizzatoquali sono i crocicchi? Oserei dire, pur mante-nendo la forma allegorica così ben espressa nelVangelo, prima di tutto negli ambienti in cui vi-viamo dove costantemente viene messa in di-scussione la nostra fede. Essa ha bisogno dicoerenza da parte nostra. È quello che ci chiedeoggi la Quaresima. Fuggire dai compromessicon la semplicistica frase: «lo fanno tutti». Dallefamiglie ai posti di lavoro, dalla scuola ai luoghidi divertimento l’invito lo si deve leggere sulnostro volto, perché. come troviamo semprenella Lumen fidei, «la fede si trasmette, percosì dire, nella forma del contatto, da personaa persona, come una fiamma si accende daun’altra fiamma». (cap. III,37)

Pietro Pompei

IL BASTONE DEL PELLEGRINO E LA BISACCIA DEL CERCATORENel tempo di Avvento/Natale in diverse Chiese, nei pressi

del presbiterio, è comparso un tavolo che di domenica in

domenica abbiamo apparecchiato mettendo dei lumi, il

libro della Parola, i fiori, il pane che poi è diventato una

culla per Gesù. Il Verbo si è fatto carne ed è venuto in

mezzo a noi per invitare tutti al banchetto che Dio prepara

per i suoi figli. Forse non tutti hanno accolto l’invito, ma-

gari proprio coloro che ritengono di essere gli amici del

Signore, dunque è tempo di andare ‘dalle Chiese ai cro-

cicchi’ per poter chiamare tutti, buoni e cattivi, perché la

sala si riempia di commensali e si celebri la Pasqua. Que-

sta è la nostra missione: chiamati per chiamare! Per non

dimenticarlo in questo tempo di quaresima possiamo met-

tere in Chiesa due segni, magari realizzati dai giovani, in

un luogo ben visibile: un bastone e una bisaccia.

Ha scritto don Tonino Bello: “Se io fossi un contemporaneo di Gesù, se fossi uno degli Undici aiquali Gesù, nel giorno dell’Ascensione, ha detto: “Lo Spirito Santo verrà su di voi e riceverete dalui la forza per essere miei testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, la Samaria e fino al-l’estremità della terra” (At 1,8), nell’atto di congedarmi dai fratelli, sapete cosa avrei preso conme? Innanzitutto il bastone del pellegrino e poi la bisaccia del cercatore… E me ne andrei cosìper le strade del mondo, col carico di questi simboli intensi, non tanto come souvenir della miaesperienza con Cristo, quanto come segnalatori di un rapporto nuovo da instaurare con tutti gliabitanti, non solo della Giudea e della Samaria, non solo dell’Europa, ma di tutto il mondo: finoagli estremi confini della terra. Ecco, io prenderei queste cose. Ma anche il credente che vogliaobbedire al comando missionario di Gesù dovrebbe prendere con sé queste stesse cose” (La bi-

saccia del cercatore, ediz. La meridiana). Anche noi prendiamo il bastone della fede e mettiamo

dentro la bisaccia quanto abbiamo ricevuto nei sacramenti. Andiamo verso questo mondo “de-

sertificato”, come ha scritto Papa Benedetto XVI, e invitiamo tutti a fare Pasqua. In questo cam-

mino fino alla fine delle strade ci sosterrà la Parola di Dio che, nelle domeniche di quaresima

dell’Anno A, ci porta a riscoprire il dono e la bellezza del Battesimo. Nelle ultime tre settimane

poi, uscendo dall’Eucaristia verrà consegnato a ciascuno un invito, perché in tanti possiamo ri-

trovarci attorno al banchetto pasquale. A completamento di quanto sopra indicato, vivremo anche

un momento missionario nelle diverse zone della Diocesi, attraverso le stazioni quaresimali nelle

vicarie. Il mercoledì santo, infine, ci ritroveremo con tutti i ragazzi e i giovani per la GMG dio-

cesana.

Con padre Giuseppe Crocetti Sacramentino ci attende una nuova avventura spirituale

Da Matteo a LucaVersetto dopo versetto, partendo dall’ottobre 2010 e lungo 146puntate, abbiamo letto l’intero Vangelo di Matteo. Una grandeluce, di certo, ha inondato la nostra vita, cioè la luce che è Cristo:«Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelletenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12).Perché è stato scelto Luca e non Marco? Ce lo spiega p. CrocettiLa scelta di Luca è di ordine pratico. Mi spiego. Marco è formatoda 661 versetti; di questi ben circa 600 si ritrovano anche in Matteo, che ne conta 1060. Quindi,leggere Marco voleva dire ritrovare tanto materiale narrativo che avevamo già letto in Matteo.Invece Luca, che consta di 1149 versetti – quindi è il più lungo dei quattro Vangeli – ha solo240 versetti in comune con Matteo; per cui avremo molti testi del tutto nuovi, comprendentianche quelli che hanno dato origine a feste importanti, quale il Natale, l’Ascensione e altre. Ag-giungiamo che anche Luca ha circa 350 versetti in comune con Marco; così anche Marco si af-fianca, a volte, alle nostre letture di Luca. Iniziamo con il n. 01 a pag.5

NON CEDERE AL DECLINO Lavoro ai giovani È tempo di semina

Guardiamoci intorno e copiamo le espe-

rienze positive e collaudate: semplificazione

contrattuale, promozione del part time (in

Italia incredibilmente penalizzato), calda e

fattiva accoglienza delle aziende estere che

vogliano investire, ponti d’oro a quelle ita-

liane che vogliano tornare a produrre qui

dopo aver traslocato altrove

Un’indagine di Coldiretti “scopre” che tre quartidi chi ha meno di 35 anni vive ancora conmamma e papà. Sottinteso: sono sostenuti eco-nomicamente dalla famiglia, da soli non ce lafanno. E la generazione successiva? Peggio misento: a fine 2012 l’Istat certificava che un mi-lione 346mila ragazzi tra i 15 e i 29 anni nonstava cercando un lavoro né stava studiando: unacifra cresciuta nel corso del 2013. In-somma non fanno nulla, non spedi-scono più curriculum (due su tre), noncredono nel merito ma nella raccoman-dazione (otto su dieci), sono particolar-mente scettici che i percorsi di studiosiano il giusto viatico al lavoro. Hannotorto? Non è un fenomeno di costume,ma una vera e propria bomba su cuisiamo seduti. Se tutte le giovani gene-razioni non hanno reddito (sufficiente)né prospettive, significa che il nostrofuturo non potrà che essere nero.Niente soldi per il welfare, niente soldi per il si-stema previdenziale, niente soldi per fare fami-glia e figli (a proposito: anche chi ce l’ha, spessosi fa aiutare economicamente dai genitori). Il de-clino demografico, economico, sociale appareinevitabile se non si inverte la rotta. Decisamentee subito. Il dramma nel dramma, poi, è che l’Ita-lia è nettamente spaccata in due. Il Centro-nordè in difficoltà; per il Sud e le isole siamo già pro-babilmente al punto di non ritorno. Se i giovanicompletamente inattivi sono 13 su 100 in Tren-tino, e 16 in Emilia, in Sicilia sono quasi il 40per cento. Considerando che tra gli “studenti” cisono anche molti “parcheggiati”, il dato è ancorapiù drammatico. Siccome però i posti di lavoronon si creano con la bacchetta magica, né si puòingrossare senza senso e soldi la schiera dei di-pendenti pubblici (ricordate i 100mila assunti dibertinottiana memoria?), bisognerà lavorare par-tendo da zero. Cioè creare quelle condizioni percui un campo oggi semi-arido possa tornare adare frutti. La globalizzazione ha spostato mi-lioni di posti di lavoro dall’Occidente al resto del

Anno XXXI

9 Marzo 2014

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Continua dalla prima pagina

Cosa sono le «periferie esistenziali»tanto care a papa Fran-cesco? E quale è il ruolodella testimonianza cri-stiana in questo nostrotempo segnato da unarovinosa crisi economicae da una profonda crisispirituale? Queste sonosolo alcune delle domandea cui padre Giulio Alba-nese, missionario, giorna-lista e fondatore dell’agen-zia d’informazione Misna,cerca di rispondere nel suonuovo libro, Alle periferiedel mondo. la testimonian-za cristiana al passo di papaFrancesco, (Editrice Mis-sionaria Italiana, pp. 128,euro 11,00, in libreria da domani).Riprendendo le parole di papa Bergoglio, padreAlbanese ci spiega che non devono essere consi-derate periferie soltanto quelle «geograficamente»lontane da noi, ma anche quelle esistenziali.Sono le «frontiere» che attraversiamo per inoltrarciin territori e situazioni ignote e sconosciute,luoghi che ci possono portare nei bassifondi afianco degl ultimi e dei poveri. Ma le periferienon si fermano lì, possono anche essere lefrontiere dell’informazione, delle nuove tec-nologie, dell’economia. Forte della sua lunga esperienza di missionario egiornalista, padre Albanese considera le frontieredell’informazione quelle che ci dovrebbero tra-smettere le notizie provenienti dalle periferie.Purtroppo, l’autore lamenta, oggi ci troviamo adaffrontare una situazione in cui programmi dialto spessore culturale sono spesso sacrificati innome delle logiche dell’audience, le «guerredimenticate» che affliggono il nostro pianeta inmisura sempre maggiore non attraggono più l’at-tenzione dei media, il tema della pace non trovapiù spazio in nessun telegiornale. È necessarioquindi ritrovare quel senso di responsabilità chefaccia tornare l’informazione a «raccontare i fattie gli accadimenti del nostro povero mondo, inparticolare delle tante periferie».

Il richiamo di papa Francesco ad unariforma del sistema economico-finan-ziario si rivolge soprattutto a quelleperiferie economiche del mondo allequali non giungono le tanto agognaterisorse, sottratte da operazioni fan-tasma di quella «finanza parallela»che sfugge a controlli e regole ban-carie. I dati del global HungerIndex riflettono questo trend, ri-portando che 2,6 miliardi di personevivono con meno di 2 dollari algiorno, e che in zone come il Cornod’Africa la mancanza di cibo è or-mai cronica. Questo scenario dipovertà e sofferenza, che spingemigliaia di persone a emigrareverso l’Europa a causa della fame,è sintomatico della «”globaliz-

zazione dell’indifferenza” per cui, invece ditendere la mano, certe nazioni europee si chiudonoa riccio ostentando le più becere forme di nazio-nalismo», oltre ad alimentare pericolose formedi fondamentalismo religioso nei paesi d’origi-ne.Un esempio sono i migranti che muoiono cercandodi raggiungere Lampedusa, la «periferia del-l’Europa», che non a caso è stata scelta da Fran-cesco come destinazione del suo primo viaggio.Secondo padre Albanese, è proprio in questoviaggio e in quello compiuto ad Assisi che l’uni-verso delle «periferie» di Francesco trova lasua massima espressione. Nel primo, il Papa siè «”rivestito” del ruolo profetico di coscienzacritica del villaggio globale», nel secondo hainvece invitato la Chiesa a «spogliarsi» dellesue ricchezze materiali. Due esperienze dal fortesignificato simbolico che esemplificano la riformache Francesco vuole portare nella Chiesa, affinchéritorni ad essere a fianco dei poveri nelleperiferie del mondo. «Ciò che evangelizza nonsarà il fascino delle opere, né le promesse disviluppo e di progresso, ma la fede del discepolo,a fianco degli ultimi». Giulio Albanese, Alle periferie del mondo. latestimonianza cristiana al passo di papa Fran-cesco, Collana vita di missione, Editrice Mis-sionaria Italiana, pp. 128, euro 11,00.

mondo, soprattutto in Asia. Ciò grazie a due con-dizioni: costo del lavoro più basso e meno tute-lato; la sostanziale indifferenza delle nostreclassi politiche. Oggi paghiamo il conto, ma nonè vero che lo stiamo pagando tutti in egual mi-sura. La Germania ha saputo trovare contromi-sure efficaci (grazie soprattutto all’ex cancelliereSchroeder); la Gran Bretagna, l’Irlanda e oggi

pure la Spagna hanno saputo reagire. Solo Fran-cia e Italia – i Paesi più “ingessati” politicamentee socialmente – sono rimaste al palo. Quindiguardiamoci intorno, copiamo le esperienze po-sitive e collaudate: semplificazione contrattuale,promozione del part time (in Italia incredibil-mente penalizzato), calda e fattiva accoglienzadelle aziende estere che vogliano investire, pontid’oro a quelle italiane che vogliano tornare aprodurre qui dopo aver traslocato altrove. Reale“bonifica” dei territori più bisognosi di lavoro,che vanno pure dotati di infrastrutture materialie telematiche adeguate, oltre che di commissa-riati e Procure. E utilizzo di intelligenza, che ègratis e abbondante tra gli italiani: basterebbe unpiano nazionale di smaltimento e recupero deirifiuti – fatto come a Copenhagen e non come aPalermo – per ottenere posti di lavoro, risparmi(profitti) notevoli, minore inquinamento, minorecriminalità. Forza dunque, è tempo di semina.Almeno proviamoci, prima di arrenderci al de-stino “cinico e baro”. E alla nostra accidia, quellasì da record. Nicola Salvagnin

Alle periferie del mondoLe periferie esistenziali ai tempi di papa Francesco e il ruolodella testimonianza cristiana spiegate da padre Giulio Albanese,missionario e giornalista, nel suo nuovo libro

NON CEDERE AL DECLINO Lavoro ai giovani È tempo di seminaGuardiamoci intorno e copiamo le esperienze positive e collaudate: semplificazione

contrattuale, promozione del part time (in Italia incredibilmente penalizzato), calda

e fattiva accoglienza delle aziende estere che vogliano investire, ponti d’oro a quelle

italiane che vogliano tornare a produrre qui dopo aver traslocato altrove

Parola del SignorePRIMA DI QUARESIMA A

Dal vANgElO secondo MATTEO

Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel de-serto per esser tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e qua-ranta notti, ebbe fame. Il tentatore allora gli si accostò e gli disse:“Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassidiventino pane”. Ma egli rispose: “Sta scritto:Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni pa-rola che esce dalla bocca di Dio”. Allora ildiavolo lo condusse con sé nella città santa, lodepose sul pinnacolo del tempio e gli disse:“Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché stascritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo ri-guardo,ed essi ti sorreggeranno con le loromani, perché non abbia a urtare contro unsasso il tuo piede”. Gesù gli rispose: “Sta scritto anche: Nontentare il Signore Dio tuo”. Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopraun monte altissimo e gli mostrò tutti i regnidel mondo con la loro gloria e gli disse: “Tuttequeste cose io ti darò, se, prostrandoti, miadorerai”. Ma Gesù gli rispose: “Vattene, sa-

tana! Sta scritto:Adora il SignoreDio tuo e a luisolo rendi cul-to”. Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeligli si accostarono e lo servivano.(vANgElO DI MATTEO 4,1-11)

La quaresima che ha inizio in questa domenica èuno dei “Tempi forti” dell’anno liturgico. Si chiama così perché tutta la liturgia, in questotempo, ha una tensione molto forte verso l’Av-venimento, ossia la morte e resurrezione delCristo. È un tempo di preparazione, è il KAIROS,il tempo opportuno, favorevole come direbbeSan Paolo, tempo in cui è bene proporsi unaprofonda riflessione sulla propria vita e sullapropria fede. La prima domenica di Quaresimainizia sempre con il brano delle tentazioni diGesù. Il luogo è il deserto, deserto che nellaBibbia è il luogo tipico dell’incontro con séstessi e con Dio, il luogo della prova. L’esperienzadel deserto vuole portarci ad approfondire la

nostra fede, e a rivedere tuttala nostra vita. Le tentazioniche Gesù soffre sono para-digmatiche delle tentazionidel Messia, le tentazioni cheavrà lungo tutta la Sua vita.La prima è la tentazione diusare il potere per soddisfarei propri bisogni e quelli deglialtri, come gli capiterà dopo

la moltiplicazione dei pani e dei pesci, “ilpopolo lo seguiva per proclamarlo Re”. Sarebbestato facile accontentarli e mettersi alla lorotesta come nuovo sovrano, ma non era questo ildisegno divino. La seconda tentazione è quelladella vanagloria, quella, cioè, di usare la propriapotenza per mettere tutti ai suoi piedi e convincerlidella propria divinità, come Gli succederà anchesulla croce quando “quelli che passavano di làlo insultavano scuotendo il capo e dicendo: “SeTu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce”.(Mt.27,51)”La terza tentazione è quella di compiere azionispettacolari, miracoli, al solo fine di mostrare,soprattutto ai sacerdoti ed agli scribi, che Luiera veramente il Messia, il Figlio di Dio, comebuttarsi dal pinnacolo del Tempio e chiamaregli angeli a sorreggerlo.Questa tentazione la sopporterà anche davanti

al Sinedrio la notte del Suo processo, quandoGli rinfacceranno di aver detto “Posso distruggereil Tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”.Una cosa da nulla per il Figlio di Dio, che cosìavrebbe soddisfatto i sacerdoti che lo avrebberosubito accettato come Messia e lo avrebberoposto alla testa del popolo a combattere iRomani con le sue armi soprannaturali. Certa-mente, però, non era questa la via indicata dalPadre e volontariamente seguita e amata daGesù per salvare tutti i Suoi fratelli. ComeGesù dice a Pilato, infatti: “il mio regno non èdi questo mondo......Io sono nato per renderetestimonianza alla verità” (Gv.18,36ss). Tuttala vita e l’atteggiamento di Gesù ci mostranoquali devono essere le direttrici della nostravita. Tutto ciò che siamo, tutto ciò che abbiamodeve essere al servizio della VERITà, al serviziodi DIO, al servizio dei FRATELLI. Chiediamoal Signore la forza per aumentare e perfezionareil nostro spirito di umiltà e di fortezza, affinchéanche noi possiamo dire: SIA FATTA, SIGNO-RE, LA TUA VOLONTà. Riccardo

PILLOLE DI SAGGEZZAIL FUOCO METTE ALLA PROVA

IL FERRO, LA TENTAZIONE METTEALLA PROVA IL GIUSTO. (IMITAZIONE DI CRISTO)

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9 Marzo 2014 PAG

Sono 68 i milioni di euro che la Regione Mar-che ha stanziato per le politiche sociali senza ap-portare tagli rispetto al 2013, come è inveceavvenuto per la maggioranza degli altri settoriche sono stati decurtati tra il 20 e il 40%. Comepriorità fondamentali delle medesime politichesociali sono state individuate la famiglia e le di-sabilità. Dei 68 milioni stanziati, circa 54,5 sonocostituiti da fondi regionali ecirca 13,5 milioni provengonoda fondi statali; queste risorseal 90% saranno trasferite ai Co-muni. Per quanto riguarda ifondi, sono stati così suddivisi:9 milioni di euro per il sostegnoagli anziani e alle loro famiglie;2.900.000 per il sostegno a fa-miglie in difficoltà; 7.250.000euro per i servizi per bambini;5 milioni di cofinanziamento ai Comuni per ilsostegno a minorenni allontanati dalla famiglia;400.000 euro per l’inclusione sociale delle fami-glie immigrate; 24.630.000 euro per il sostegnoa persone disabili e famiglie; 11.163.000 euro disostegno agli enti locali per le politiche socialiintegrative; infine altri 8 milioni per particolaricategorie di spesa: servizio civile, dipendenzepatologiche, sostegno e inclusione sociale deidetenuti, inclusione lavorativa di cittadini svan-taggiati, sostegno all’associazionismo sociale,progettualità europee e altro ancora. “Oltre 60dei 68 milioni di euro a disposizione - sottolineal’assessore alle Politiche sociali, Luigi Viventi-, pur assegnati a diversi capitoli, rientrano difatto alle famiglie come servizio o come soste-gno, in relazione alle principali difficoltà socio-economiche. L’istituzione famiglia, al di là dellesingole valutazioni, costituisce sul territorio unaformidabile rete di protezione sociale e per que-sto va sostenuta. Non si tratta solo di un doveresociale, ma anche di politica lungimirante: l’as-sistenza domiciliare, ad esempio, ha dei costi in-feriori rispetto a quella nelle strutture e questonaturalmente incide sulla spesa pubblica”. Pun-tare sulle famiglie forti. Per Andrea Speciale,del Forum delle associazioni familiari, “questiinterventi sono finalizzati a coprire aree di disa-gio, magari per oggettive difficoltà economiche,

ma manca un intervento strutturale di sostegnoalle famiglie, di modo che ci siano più famigliee famiglie più stabili. Queste modalità d’inter-vento scelte dalla Regione, che vanno a intercet-tare i soggetti che sono in situazione di difficoltà,non agevolano la nascita di nuove famiglie, néla loro consapevolezza di essere cerniere dellasocietà”.

Speciale fa un esempio: “L’anno scorso le Mar-che hanno finanziato i corsi per i genitori. Unfatto molto positivo perché questi incontri servi-vano a tutte le famiglie. Il sostegno, infatti, nonpuò essere pensato solo per le famiglie disagiate,ma va dato per il rafforzamento delle famiglieche non hanno problemi e che costituiscono iltessuto sociale. Le famiglie forti sono un vantag-gio per l’intera collettività e alla fine fanno ancherisparmiare: per questo ritengo che la Regione,in uno spirito sussidiario, dovrebbe appoggiarequelle associazioni che già per conto loro s’im-pegnano in questo campo, perché con una mi-nima spesa si può investire nella formazione chepoi ha ricadute benefiche per tutti”. Solo bri-ciole. “Quelle presentate mi sembrano cifre mar-ginali - dice Mario Vichi, incaricato regionaledella pastorale sociale e del lavoro - e non cisono novità significative sui servizi di aiuto allefamiglie per i problemi che ci sono oggi. La Re-gione sul sociale spende poco rispetto ad altri ter-ritori che investono cifre ben diverse. I servizialle famiglie in difficoltà, ai bambini e ai disabilivanno incrementati. Troppi soldi si sprecano inaltri settori, per esempio nella sanità per posi-zioni organizzative costose e dirigenze inutili: inquesto modo al sociale rimangono solo le bri-ciole”.

a cura di Simona Mengascini

MARCHE

Risorse o “briciole”?   Investiti 68 milioni di euro per le politiche sociali regionali

CERTEZZA DEL PAPA

La grande bellezza della famigliaNella “Lettera alle famiglie” il Papa chiede le loro preghiere per il Sinodo dei Vescovi e di fatto lecoinvolge nel cammino sinodale

“La famiglia oggi è disprezzata, è maltrattata”: sono parole di Papa Francesco pronunciate all’iniziodel Concistoro straordinario dei cardinali, il 20 febbraio. Il successore di Pietro è ben convinto deldifficile momento che matrimonio e famiglia stanno vivendo. Non entra nel merito di tutti queitentativi culturali e politici per scardinare il fondamento della società: sono noti e nessuno può farfinta di non sapere. Piuttosto, egli desidera indicare un altro orizzonte: quello della bellezza dellafamiglia. Occorre ripartire da qui: non solo la famiglia è un bene, non solo è una cosa buona da vi-vere, ma ancora di più è bella. Come sempre, il vero convince, il bene muove ad agire, ma labellezza, soprattutto, attrae. Tra le luci dell’universo vi è la famiglia: vedere un papà e unamamma con i loro figli apre al sorriso, affascina. “Quello che oggi ci è chiesto – ha detto ancora ilPapa – è di riconoscere quanto è bello, vero e buono formare una famiglia, essere una famigliaoggi; quanto è indispensabile questo per la vita del mondo, per il futuro dell’umanità”. Di questoapproccio è testimone la “Lettera alle famiglie” che Papa Francesco ha voluto indirizzare loro invista dell’Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi. Alle famiglie, con grande sem-plicità, il Papa chiede “la preghiera per il Sinodo dei Vescovi” che “sarà un tesoro prezioso chearricchirà la Chiesa”. Alla Chiesa è chiesto di mettere in evidenza il luminoso piano di Dio sullafamiglia e aiutare i coniugi a viverlo con gioia nella loro esistenza, accompagnandoli in tante dif-ficoltà, con una pastorale intelligente, coraggiosa e piena d’amore. Questa la meta che proponeil Santo Padre. Il magistero del Papa sul matrimonio e la famiglia non sempre riceve la giusta at-tenzione; talvolta i mezzi di comunicazione non lo riportano né integralmente, né in parte.Qualcuno potrebbe, così, essere indotto a credere che le cose stiano cambiando e che vi sia un mu-

tamento nell’insegnamento stessodella Chiesa. Questa tesi non corri-sponde al vero.Papa Francesco considera la famiglia“cellula fondamentale della societàumana” perché “fin dal principio ilCreatore ha posto la sua benedizionesull’uomo e sulla donna affinché fos-sero fecondi e si moltiplicassero sullaterra; e così la famiglia rappresentanel mondo come il riflesso di Dio,Uno e Trino”. In questo senso il ma-

trimonio è una realtà che precede la cultura di ogni tempo, perché risiede nella natura della persona,cioè nel progetto del Creatore per ciascuno. Nello stesso tempo, il matrimonio è tra un uomo e unadonna: altre forme di convivenza umana non possono esservi equiparate. Anche il linguaggio ha lasua importanza; alcuni per richiamare la verità della famiglia e descriverla in modo vero usanol’aggettivo “tradizionale”; questo di suo sembra dare forza, perché chi lo utilizza si fonda su quantoè stato fatto in passato. Però, è anche equivoco: permette, infatti, d’introdurre, altrettanto legitti-mamente, una concezione “moderna” di matrimonio e di famiglia. E, alla fine, chi ha ragione?Conviene, invece ricordare che la famiglia è una sola: quella che abbiamo conosciuta; nonne esiste altra. È una realtà “naturale”, cioè inscritta nella vocazione dell’uomo e della donnaa realizzarsi nel dono specifico di sé. Questa unione è stabile, perché si fonda sulla volontà dellepersone e non sui sentimenti, che sono mutevoli e non sufficienti. Parlando ai vescovi della Polonia,il Santo Padre ricordava: “Oggi il matrimonio è spesso considerato una forma di gratificazione af-fettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno”; questaconcezione conduce facilmente alla separazione e al divorzio. Questa situazione interpella da vicinoi pastori per tanti motivi. Uno richiamato da Francesco: “Aiutarli a non abbandonare la fede”. Oc-corre che anche davanti a questi fedeli non venga meno la sollecitudine della Chiesa per la lorosalvezza eterna. Non è cosa da poco! Marco Doldi

La Fraternità di Comunione e Liberazione ha ricordato la nascita del movimento e la morte del suo fondatore il Servo di Dio don Giussani.Si è tenuta a Grottammare, presso la Chiesa di Sant’Agostino della Parrocchia di San GiovanniBattista, la celebrazione presieduta dal Vescovo Carlo Bresciani in memoria dell’anniversariodella morte del Servo di Dio don Luigi Giussani (22 febbraio 2005) e il XXXII del riconosci-mento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione. Dopo il saluto e il grazie al vescovodi don Giorgio Carini assistente spirituale di Comunione e Liberazione è iniziata la celebrazionedella santa messa, partecipata da una folta rappresentanza della Fraternità. Il vescovo Carlo nel-l’omelia, dopo aver commentato le letture del giorno, ha così concluso: “La fede alla fine è questa,non è l’uomo che salva se stesso, ma è Dio che salva l’uomo, con la sua povertà; è per questoche non perdiamo mai la speranza è per questo che ci mettiamo in cammino... Mi pare che ancheil cammino che don Giussani ha cercato di presentare all’interno di quelle contraddizioni, diquelle complicazioni, è stato quello di tornare ad una fede autentica, ad un esperienza autenticadove è solo Dio che salva, tanto più noi aderiamo a Lui, tanto più facciamo della Sua esperienzache diventi l’esperienza della nostra esistenza, allora si che ci saremo aperti al Signore”.

Lunedì sera 24 febbraio il Vescovo Carlo ha incontrato la nostra comunità diaconale presso il BiancazzurroÈ stata una visita intensa e familiare scandita da momenti di preghiera con vespri e compietae da un momento di ascolto delle esperienze dei diaconi e di noi aspiranti al diaconato.

Durante i vespri il vescovoCarlo ha commentato la letteradi San Giacomo dove l’apo-stolo invita a non sparlare deglialtri e non giudicarli per nontrasgredire la legge di Dio. Ilvescovo, citando papa France-sco, ci ha ricordato che sparlaredel fratello è ucciderlo, dunquenella nostra comunità diaco-nale, come in tutte le realtà ec-clesiali, ci deve essere stimareciproca anche nelle parole,per crescere nella comunione.Il vescovo ha ascoltato con attenzione le nostre esperienze sia dei diaconi più anziani, sia di noiaspiranti in cammino. È intervenuto il nostro formatore e responsabile Don Elvezio, riferendoquello che abbiamo fatto in questi anni con gli incontri, scanditi dalla preghiera e dalla lettura deidocumenti del magistero sia sul diaconato sia su altre tematiche morali, teologiche e liturgiche,ricordando i ritiri spirituali vissuti insieme. Il nostro pastore ci ha ringraziato per il servizio ela disponibilità che diamo per il bene della nostra chiesa diocesana. Ha ribadito un aspetto fon-damentale che il vicario mons. Romoaldo Scarponi, anche lui presente all’incontro, affermaogni volta che in passato ci ha incontrato. Il diacono è innanzitutto uno sposato che deve viverebene il sacramento del matrimonio. La diaconia, il servizio a Cristo si deve vivere primariamentein famiglia con la moglie e i figli. Per essere diacono infatti occorre il consenso firmato della mo-glie. Poi quando si è svolta bene la diaconia familiare, il diacono è a disposizione del vescovo edella diocesi.

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9 Marzo 2014PAG

Domenica 9 marzoOre 11.00 S. Benedetto Tr. - S. Pio X,

S. Messa per l’apertura dell’anno centenario della morte di S. Pio X

Lunedì 10 marzoOre 11.00 S. Benedetto Tr. - Cattedrale

S. Messa per le vedove

Venerdì 14 marzoOre 21.00 S. Egidio alla Vibrata

Chiesa di S. Egidio, Stazione quaresimale

Sabato 15 marzoOre 21.30 Colonnella

Chiesa di S. Giovanni Ev.S. Messa per il Rinnovamentonello Spirito Santo

Domenica 16 marzoOre 11.30 Monteprandone

Santuario S. Giacomo della Marca, S. Messa

Ore 16.00 S. Benedetto Tr.Chiesa di S. Giuseppe, S. Messa per l’associazione Figli in Cielo

Impegni Pastorali del Vescovo

DAl 9 Al 16 MARZO 2014

Domenica 2 marzo, alle ore 11, è stata inaugu-rata la “Porta degli emigrati”, realizzata inbronzo dallo scultore sambenedettese PaoloAnnibali, con la collaborazione di Luca Fa-rina, un giovane artista di Campli (TE). L’inau-gurazione è stata presieduta dal cardinaleAntonio Maria Vegliò, presidente del pontifi-cio Consiglio della pastorale per i migranti e gliitineranti. Ha partecipato anche il vescovo diTeramo-Atri, monsignor Michele Seccia. Al-l’inaugurazione sono intervenuti alcuni diri-genti del CRAM (ilConsiglio regionaledegli abruzzesi nelmondo). La “Portadegli emigrati” mi-sura metri 4 x 5 e haun peso di 60 quin-tali. E’ stata fusa inbronzo a “cerapersa” nel 2013. LaPorta, scintillantenel suo bronzo do-rato finemente pati-nato, ricorda ilprofondo legametra San Gabriele ele migliaia di emi-grati abruzzesipartiti per terre lon-tane in cerca dinuova vita, magaricon il cuore spez-zato, ma con la nostalgia attenuata dalla devo-zione al santo protettore, certi che anchelontano dalla patria li avrebbe aiutati. E la rico-noscenza degli emigrati non è mai mancata. Daanni in varie nazioni (Australia, Canada, Usa,Argentina, Venezuela, Brasile, Cile, Uruguay,Belgio) e da moltissime città quali Sydney aMontreal, Calgary, Winnipeg, Brisbane, Phila-delphia, Baltimora, Boston, Adelaide e PerthCaracas, Melbourne Toronto, Vancouver, Ed-monton, Buenos Aires, Hamilton, Ottawa, Que-bec, Santiago del Cile, Montevideo e per finireLiegi, Maurage e Dour in Belgio, solo per citarealcuni nomi, gli emigrati abruzzesi (e nonsolo) celebrano la festa del loro protettoreSan Gabriele. In molte città del mondo ilSanto, è conosciuto grazie alla grande fede e de-vozione degli emigrati abruzzesi. E finalmente,dopo vari anni, le offerte di questi, raccolte du-rante le feste in onore di san Gabriele, hannopermesso anche la costruzione della grande“Porta degli emigrati”, innalzata quasi comeun gigantesco ex voto di ringraziamento.Così Paolo Annibali, uno dei più noti artisti ita-

liani, scrive a propositodella sua ultima opera:“«La Porta degli Emigrati»

cerca di fondere valori di

una cultura prettamente de-

vozionale con valori estetici

della contemporaneità. Il

sentimento della devozione

nasce dal bisogno di conso-

lazione, dalla necessità e

urgenza di compensare il

senso di

incompletezza, ma anche

per ricevere un aiuto spiri-

tuale, e non solo, da parte

del santo. Ho pensato così

di ispirarmi alla forma di

un comune ex voto, un

cuore di metallo, più o

meno prezioso, spesso pre-

sente in numerose copie in

tutti i santuari. L’ho ingi-

gantito portandolo ad una

grandezza tale da fornire

l’intero impaginato della

porta, così da diventare un

gigantesco ex-voto, dono al

santo da parte della devo-

zione popolare. Il perimetro

del cuore è costituito da

mazzi di gigli che, innalzan-

dosi, formano le curve dello

stesso. In alto, dirigendosi

verso la statua del santo, si incurvano in pros-

simità dell’incontro con San Gabriele. Il santo

domina tutta la composizione ed è innalzato in

un momento di estasi: attorniato da due ali di

giovani forma una croce umana diventando il

simbolo dei Passionisti. All’interno del cuore

sono collocate in maniera sintetica storie di di-

versa natura in riferimento al mondo dell’emi-

grazione abruzzese, ad alcuni miracoli del

santo e agli alpini. In alto si compone la celebre

frase del santo tratta da una lettera al padre

“La mia vita è una continua gioia, la conten-

tezza che io provo è quasi indicibile…Non cam-

bierei un quarto d’ora di questa vita”. In basso

risalta una scritta in latino che richiama il sim-

bolo dei Passionisti e di San Gabriele”.

Ricordando la festività di S.Gabriele del-l’Addolorata papa Francesco ha detto: “Ilsuo esempio aiuti voi, cari giovani, ad essereentusiasti discepoli di Gesù; incoraggi voi, cariammalati, ad offrire le vostre sofferenze inunione a quelle di Cristo; e sproni voi, cari sposinovelli, a fare del Vangelo la regola fondamen-tale della vita coniugale”.

Inaugurata nel nuovo Santuario di S. Gabriele «La Porta degli Emigrati»Opera dell’Artista Sambenedettese Paolo Annibali

È difficile sostenere cheMatteo Renzi non abbiacoraggio. Certamente nonbastano i suoi 39 anni adare conto della voglia dimetterci la faccia per cam-biare il Paese. Il coraggioè una dote dell’umano chenon si impara, soprattuttoquando sulle spalle pio-vono responsabilità grandi.Quando la sfida riguardail destino di un popolo intero, chiamato a rim-boccarsi le maniche per tirarsi fuori dalla crisieconomica e sociale più lunga dal Dopoguerrain poi. Tutto questo ci fa dire che occorreprendere sul serio le parole e gli impegni delgiovane presidente del Consiglio dei ministri.Sia quando afferma che “questo è il tempo delcoraggio, che non esclude nessuno e non lasciaalibi a nessuno”, sia quando con un pizzico dienfasi sostiene che “se questa sfida la perderemo,la colpa sarà mia”. Linguaggio giovanile? Beataincoscienza? Difficile dirlo. Di sicuro ci sembradi percepire, in questa nuova generazionepolitica, la consapevolezza della responsabilità.È la loro grande occasione per fare il bene del-l’Italia. Dobbiamo sinceramente augurarci che,per il bene di tutti, facciano tutto quanto è ne-cessario per togliere la ruggine agli ingranaggiche inceppano la vita del Paese. Non è vogliadi nuovismo a tutti i costi. È piuttosto la dram-matica consapevolezza che i tempi nuovi ri-chiedono nuove sensibilità, nuove energie,nuove prospettive, nuovi orizzonti. E di coraggio bisogna averne tanto per affermareche l’Italia deve ripartire dalla scuola. Il fiorentinoRenzi non può non ricordare la lezione diGiorgio La Pira e di don Lorenzo Milani, manon si fa scudo delle loro parole e delle lorofigure tanto care al mondo cattolico. Lui parladi scuola e poi anche di cultura, come necessitàper un Paese moderno che vuole giocare lapropria partita in Europa e nel mondo. Da pro-tagonista perché, sono parole sue, “i valoridella cultura fanno di noi una superpotenzamondiale”. Tornare dunque a investire sullascuola, anche nelle mura che ospitano i nostrifigli e nipoti, è un segno inequivocabile. Abbiamoancora impresse nel cuore e nella mente leparole severe pronunciate in proposito da mon-signor Nunzio Galantino, segretario generaledella Conferenza episcopale italiana: “La scuolanon può essere il bancomat da cui, attraverso itagli, attingere il denaro da sprecare in altre di-rezioni”. Certo, basta con l’Italia degli sprechiperché ogni euro speso male o sprecato è un

atto di ingiustizia verso ipiù poveri e deboli fra noi.Il presidente ha poi ina-nellato tutte le riforme chevuole varare, dalla leggeelettorale alla revisione delTitolo V, dalla giustizia ci-vile alla riduzione in doppiacifra del cuneo fiscale, dalrinnovamento dei dirigentidello Stato alla creazionedi un fisco non più ostile

ma “consulente dei cittadini”, dallo sbloccototale dei debiti della pubblica amministrazioneal fondo di garanzia per le piccole e medie im-prese. A dire il vero, Renzi non ha indicatodove conta di recuperare le risorse necessarie,calcolabili in decine di miliardi di euro, permettere in campo le riforme economiche. Diquesto certamente sapremo di più nei giorni avenire. E su questo versante fanno bene le op-posizioni a incalzarlo senza fargli sconti. So-prattutto perché nessun governante responsabilepuò pensare di sottrarsi alla responsabilità dinon accumulare altro debito pubblico, anzi didover fare un’azione lungimirante per ridurlo.In tutta questa operazione non basterà la buonavolontà del governo, ma conteranno molto lecondizioni esterne e le aperture di credito inEuropa che il governo saprà conquistarsi. Infine un’annotazione generale sul discorso diRenzi. La sua è davvero la prima generazionepost-ideologica che si affaccia al potere. Puòquindi permettersi di evocare Gigliola Cinguetti(“non ho l’età…”) a proposito dei suoi 39 anniche gli impediscono di essere eletto al Senato,o di chiamare in causa Papa Francesco (“Internetè un dono di Dio”) a riguardo del rapporto dasemplificare, attraverso la Rete, fra Stato e cit-tadini. O di ricordare la signora che lo hafermato all’uscita dalla Messa (ci vuole un belcoraggio a riferirlo nell’aula del Senato) e loha apostrofato con una battuta: “se lo fa lei, ilpresidente del Consiglio, lo possono fare tutti”.Ecco, sarebbe un errore pensare che tutto questosia frutto dell’ingenuità di un quasi quarantenne.No, Renzi è figlio del suo tempo: ha lasciato insoffitta le ideologie per tentare di risolvere iproblemi armato solo dei suoi valori e dellaborsa “politica” degli attrezzi. Per queste ragionipuò anche evocare, senza che l’aula reagisca,la questione dei diritti civili, per i quali chiedea tutti “lo sforzo di ascoltarsi”. Ecco, è già unabuona cosa saper ascoltare. Il Paese sa parlare.Che ci sia un presidente del Consiglio che havoglia di ascoltare senza pregiudizi, è un inizioincoraggiante. Domenico Delle Foglie

NUOVO GOVERNO

Il vero coraggio? Partire dalla scuolaOccorre prendere sul serio le parole e gli impegni del giovane presidente del Con-siglio dei ministri. Sia quando afferma che “questo è il tempo del coraggio, che nonesclude nessuno e non lascia alibi a nessuno”, sia quando con un pizzico di enfasisostiene che “se questa sfida la perderemo, la colpa sarà mia”

ASIA/EMIRATI ARABI

A Dubai una parrocchia

con 400mila fedeli La comunità parrocchiale cattolica più grande del

mondo forse è a Dubai. Sono 400mila i fedeli cattolici

che vivono nel territorio assegnato alla parrocchia di

Santa Maria, nella città più popolosa degli Emirati

Arabi Uniti. Lo spazio della chiesa può ospitare 1700

persone, ma risulta troppo piccolo per la moltitudine

di fedeli che prendono parte alle messe, anche a

quelle infra-settimanali. Così la partecipazione di tutti alle liturgie viene garantita tramite gli

altoparlanti e i maxischermi posizionati nella piazza antistante alla parrocchia. Nelle so-

lennità liturgiche, arrivano ad accalcarsi nell’area anche più di 20mila fedeli. La gran parte

dei parrocchiani di Dubai sono lavoratori immigrati provenienti dall’India e dalle Filippine.

L’85% della popolazione dell’Emirato di Dubai è costituito da stranieri. Le parrocchie ope-

ranti in tutto il territorio degli Emirati Arabi Uniti sono sette. Per molti immigrati – ha spiegato

all’opera di diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa che soffre” il Vescovo Paul Hinder, Vicario

apostolico dell’Arabia del Sud - “la Chiesa diventa come una seconda casa. Come risultato,

nella manciata di parrocchie che abbiamo qui, gli spazi parrocchiali diventano una sorta di

luogo d’incontro, in senso sia spirituale che umano”. (GV) (Agenzia Fides).

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9 Marzo 2014 PAG

Ci attende una nuova avventura spirituale

01. LA LETTURA DEL VANGELO SECONDO LUCA

Versetto dopo versetto, partendodall’ottobre 2010 e lungo 146 puntate, ab-biamo letto l’intero Vangelo di Matteo. Unagrande luce, di certo, ha inondato la nostravita, cioè la luce che è Cristo: «Io sono la lucedel mondo; chi segue me, non camminerànelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv8,12).

1. Perché è stato scelto Luca e non

Marco? La scelta di Luca è di ordine pratico.Mi spiego. Marco è formato da 661 versetti;di questi ben circa 600 si ritrovano anche inMatteo, che ne conta 1060. Quindi, leggereMarco voleva dire ritrovare tanto materialenarrativo che avevamo già letto in Matteo. In-vece Luca, che consta di 1149 versetti – quindiè il più lungo dei quattroVangeli – ha solo 240versetti in comune conMatteo; per cui avremomolti testi del tutto nuovi,comprendenti anchequelli che hanno dato ori-gine a feste importanti,quale il Natale, l’Ascen-sione e altre. Aggiun-giamo che anche Luca hacirca 350 versetti in co-mune con Marco; cosìanche Marco si affianca,a volte, alle nostre letturedi Luca.

2. L’autore. Nell’epi-stolario di Paolo per trevolte viene menzionatoun certo Loukâs, Luca. In Colossesi Paolo (oun suo discepolo) scrive a quella comunità diColosse: «Vi salutano Luca, il caro medico, eDema» (Col 4,14). Quindi, Luca era un cri-stiano di alto profilo sociale in quanto medico.In Filemone Paolo scrive: «Ti saluta Èpafra,mio compagno di prigionia in Cristo Gesù, in-sieme con Marco, Aristarco, Dema e Luca,miei collaboratori» (Fil 23-24). Quindi, Lucaè, insieme a questi altri collaboratori, di pro-venienza pagana e non ebraica. In 2 Timoteo,mentre è in prigione e sta per subire il martirio,che lucidamente prevede, Paolo informa chesolo Luca rimane accanto a lui: «Dema mi haabbandonato...; Crescente è andato in Galazia,Tito in Dalmazia. Solo Luca è con me» (2Tm4,10-11). Qui Luca si presenta come un disce-polo zelante, affettuoso, di animo gentile eeroico, in quanto capace di sfidare i rischidella persecuzione pur di rimanere vicino alsuo maestro. Questo suo animo delicato af-fiora anche dal suo Vangelo; perché la tradi-zione cristiana lo ritiene autore del terzoVangelo che egli ha forse redatto poco dopola distruzione di Gerusalemme (anno 70)

3. Lo storico della storia della sal-

vezza. Luca ha scritto due libri: il Vangelo, cheha per oggetto la persona di Cristo; gli Attidegli Apostoli, libro che dà alcune informa-zioni sulla nascita e sviluppo della Chiesa, dalgiorno di Pentecoste, anno 30, fino a verso lamorte di Nerone, anno 68. Cristo e la Chiesa:

sono questi i suoi due grandi amori, sapendoche Cristo continua a vivere e a agire nellaChiesa.

4. Lo schema del Vangelo di Luca.

È in sostanza uguale a quello geografico diMatteo. Quindi, Vangelo dell’Infanzia diGesù, che Luca prolunga con l’episodio diGesù dodicenne (Lc cc. 1-2). Poi, inizio e mi-nistero di Gesù in Galilea (4,14-9,50). Poi ilcaratteristico Racconto del Grande Viaggio diGesù (Die grosse Reisebericht) fino all’arrivoa Gerusalemme (9,51-19,27), col quale rac-conto mette tutto questo materiale sotto l’om-bra della croce (9,51). Infine, Ministero diGesù in Gerusalemme, passione, morte, risur-rezione, ascensione di Gesù (19,28-24,53).

5. Il messaggio.Dante presenta Lucacome «Scriba mansue-tudinis Christi», scrit-tore della tenerezza diCristo (De monarchia,I, 16,2). Sua è la para-bola del figlio prodigo:«... questo mio figlioera morto ed è tornatoin vita...» (15,11-52),sua la richiesta di per-dono al Padre da partedi Gesù per quelli chelo stanno crocifig-gendo: «Padre, perdonaloro perché non sannoquello che fanno» (23,34). Sua è la partico-

lare attenzione per i poveri: «mi ha mandato aportare ai poveri il lieto annuncio» (4,18), conGesù nato e vissuto povero: «lo avvolse infasce e lo pose in una mangiatoia» (2,7). Suaè l’attenzione per la donna, o perché sopraf-fatta dal peccato: «i tuoi peccati sono perdo-nati» (7,36-50); o perché nel dolore, come lavedova di Nain: «Non piangere!» (7,11-17);in più si compiace di informare sul gruppo didonne che seguivano Gesù e gli Apostoli e «liservivano con i loro beni» (8,1-3). Fra tutte lasua attenzione si fissa su Maria, «la Madre delmio Signore» (1,43), verso la quale ha una te-nera devozione. Con i suoi tre cantici, il Be-nedictus, il Magnificat, il Nunc dimittis, Lucascandisce liturgicamente i passi del cristianoe si rivela anche in ciò delicato e profondocantore della redenzione, del Redentore, del-l’uomo redento.

6. Il papiro di Bodmer XIV-XV, P75.Scoperto in Egitto nel 1962, comprato e rega-lato, nel 2006, alla Biblioteca Vaticana, con-tiene quasi tutto il Vangelo secondo Luca (Lc3,18-24,53). Risale all’anno 200-220 circa!Questo Papiro, utilizzato nell’ultima edizionecritica del Nuovo Testamento di Nestle-Aland,2006, sarà un prezioso testimone del testogreco che usiamo, come anche lo stesso copi-sta, che con tanta cura lo ha prodotto, sarà uncaro compagno di fede lungo la nostra letturadi Luca.

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Carissimi Parrocchiani convenuti per questa celebrazione eucaristica e per la cresima dei nostri giovani. Sa-lutiamo e diamo il benvenuto al nostro nuovo Vescovo Carlo con un applauso.Eccellenza Reverendissima, oggi lei è qui per la prima volta a presiedere la S.Messa e conferire la cresimaa 35 giovani del primo superiore della nostra Parrocchia e nello stesso tempo per dare inizio al triduo di pre-parazione alla festa del nostro patrono S.Gabriele dell’Addolorata che si celebra il 27 febbraio. La sua pre-senza ci è di aiuto per il prosieguo del cammino di fede. Ci conforta e ci stimola ad essere sempre più emeglio cristiani cattolici. Da ben quattro anni e sei mesi guido questa parrocchia fondata nell’anno 1933,formata da circa 2000 famiglie di cui 500 extracomunitare e con 5100 abitanti. D’estate poi diventa una par-rocchia turistica fino ad arrivare a 20.000 abitanti. La popolazione, soprattutto villarosana, è molto semplicee devota, ben disposta e generosa verso la Chiesa. In questi quattro anni e mezzo di presenza, sia negliincontri mensili con il gruppo catechistico sia nelle riunioni del Consiglio Pastorale, ho sottolineato la ne-cessità e l’urgenza di formarsi e di formare soprattutto la nuova generazione dei genitori che hanno unagrande responsabilità sia come coppia sia come educatori dei figli. In questo anno pastorale la Parrocchia staportando avanti l’invito del Papa France-sco e della nostra Diocesi ad essere Chiesain uscita. Andare dalla Chiesa ai crocicchio periferie . Con il Consiglio Pastorale Par-rocchiale ho individuato 18 luoghi di in-contro per famiglie e durante la quaresimaio e Don Gianni insieme ai responsabilidella Parrocchia (Consiglio Pastorale, ca-techisti e ministri laici) andremo ad annun-ciare la gioia del Vangelo e a condivideregioie e sofferenze della gente che vive inquesto territorio. Sono contento oggi dipresentare i 35 giovanissimi cresimandi. Inquesti due anni di preparazione al Sacra-mento della Cresima, i catechisti hannotentato e cercato di testimoniare la loro fede invitando i ragazzi a guardarsi dentro e ad accogliere la propostacristiana come risposta alla voglia di crescere bene, al desiderio di realizzazione della propria persona. I ra-gazzi cresimandi sono stati invitati a venire settimanalmente sia alla messa festiva sia al catechismo il sabato,alcuni hanno aderito alla proposta del Campo Scuola 2013 e durante l’avvento e la quaresima hanno parte-cipato ai ritiri.. Chi ha deciso di ricevere la Cresima, sa anche come vivere il dopo Cresima, testimoniandoColui che ha incontrato con la forza dello Spirito Santo. Sono presenti a questa celebrazione eucaristicaanche i ragazzi di terza media che oggi dichiarano davanti a Lei e alla Comunità la loro disponibilità a con-tinuare il cammino di preparazione al Sacramento della Cresima che riceveranno il prossimo anno. Ci au-guriamo che i buoni propositi possano concretizzarsi con l’aiuto dello Spirito Santo che offreabbondantemente i suoi magnifici doni. Grazie Eccellenza ancora una volta di essere oggi qui con noi e lainvitiamo a venire nella nostra comunità in qualsiasi momento. Grazie a tutti e buona partecipazione.

Il benvenuto al Vescovo Carlo dal CPP, parrocchia S. Gabriele di Villa RosaEccellenza reverendissima, ci siamo già incontrati durante la bellissima esperienza del 14 febbraioin cui il Santo Padre ha voluto incontrare i fidanzati. La ringrazio per la bellissima giornata trascorsainsieme. Mi chiamo Francesco e sono il segretario del consiglio Pastorale Parrocchiale. Da membridel consiglio pastorale parrocchiale desideriamo porgerle il saluto di tutta la parrocchia per il suoarrivo. Le confessiamo l’immensa gioia di accoglierla quale nostro nuovo pastore. Esprimiamo lanostra riconoscenza per il suo “sì ” a questa diocesi, un compito sicuramente difficile ed impeg-nativo, ma che con l'aiuto del Signore affronterà con serenità e siamo certi che fin da subito leisarà per noi Pastore, Padre ed Amico. La nostra Parrocchia ha vissuto negli anni alti e bassi, cometutte le comunità, e oggi ci troviamo ad affrontare problematiche spirituali e sociali sempre piùcomplesse, in una società che sembra riempirsi sempre più di cose, lasciando Dio all'ultimo posto.Da Febbraio 2012, don Federico presiede il consiglio pastorale parrocchiale, costituito da 24 laiciche rappresentano le varie zone geografiche della parrocchia, i giovani, i lettori, i ministri dellacomunione, il coro e i catechisti. Il consiglio pastorale è frutto di ben 10 assemblee svoltesi dal2009 al 2011. Nei nostri incontri ci troviamo a valutare e proporre iniziative che riguardano l'attivitàpastorale della parrocchia. Compito non sempre facile. La "parrocchia" come scrive il Santo Padredeve essere "capace di riformarsi e adattarsi costantemente" in modo "che realmente stia in contattocon le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente oun gruppo di eletti che guardano a se stessi". È per questo che accogliendo l'invito del Santo Padre,e per volontà del nostro parroco, per la quaresima abbiamo deciso di uscire dalle mura parrocchialie di trascorrere 2 serate con le famiglie in 18 centri d'incontro. Sappiamo di non essere all'altezzadel compito che ci spetta, ma abbiamo capito che è meglio una "Chiesa accidentata, ferita e sporcaper essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsialle proprie sicurezze". Eccellenza le chiediamo di prenderci per mano il prima possibile e di aiutarci in questodifficile compito che ci spinge a prendere nuove strade pur conservando le tradizioni che ci hanno portato finoa questo punto. Fortunatamente la parrocchia può fare affidamento su di un gruppo giovani che è cresciutonegli anni e che è riuscito a rinnovarsi, nei modi, nelle idee e nelle persone, guidato da una persona preparatae capace come don Gianni Capriotti. I genitori dei fanciulli sono coinvolti nell’accompagnare i figli non soloal catechismo, ma anche alle celebrazioni eucaristiche e iniziative varie della parrocchia e sono mensilmentesollecitati alla formazione sia come coppia e sia come genitori. I catechisti fanno il massimo per avvicinareGesù ai ragazzi, togliendo del tempo prezioso alle proprie famiglie e ai propri cari perchè convinti che tuttidebbano sapere che c'è qualcUno che è interessato alla nostra vita senza secondi fini. Il coro, la corale, i lettori,i ministri laici i volontari cercano di essere fedeli al loro servizio, per rendere le celebrazioni e la nostra chiesasempre più vicine e disponibili per tutti. Don Federico è vicino a tutti e ci guida senza lasciare niente al caso.Questa, Eccellenza reverendissima, è la realtà pronta ad accoglierla e ad aprirle il proprio cuore per legarsi alei come ad un padre in un profondo ed indelebile sentimento di affetto e di amicizia. Siamo sicuri che la suascelta sia espressione della benedizione di Dio sulla nostra diocesi e sulla nostra comunità.Ci auguriamo chela sua visita alla nostra comunità, segno dell’Amore del Signore, possa far accendere quella fiamma spiritualeche ognuno porta con se, soprattutto nel cuore di questi ragazzi che si apprestano a professare personalmentela propria fede e si impegnano a scoprire in che modo il Signore li chiama a seguirlo.

Villa Rosa

Il parroco, mons. Federico Pompei presenta la comunità parrocchiale al vescovo Carlo

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”

Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP) REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO N. 211 del 24/5/1984

DIR. RESPONSABILE: Pietro Pompei [email protected] REDAZIONE E AMM.NE 63074 S. Benedetto Tr. (AP) Via Forte, 16 - Tel. 0735 581855 (int. 2-5)

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Impaginazione e stampa: Linea Grafica Srl - Tel. 0735 702910 - centobuchi (AP) - E-mail: [email protected] Il sito della Diocesi www.diocesisbt.it

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

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Facebook: Ancora On Line

Auguri alla centenaria Adriana Loi!Un secolo di vita trascorso tra famiglia

e azioni di volontariato in favore

di bisognosi e malati

Nel pomeriggio di mercoledì 26 febbraio, ha

soffiato su 100 candeline la signora Adriana

Loi. Grande festa, dunque, alla presenza dei

nipoti e di tantissime amiche e amici che

hanno organizzato un piccolo rinfresco. Per l’oc-

casione, l’assessore Paolo Canducci ha consegnato un

mazzo di fiori benaugurante a nome dell’Amministrazione

comunale e, idealmente, dell’intera città.

Adriana Loi nasce a San Benedetto del Tronto il 26 feb-

braio 1914 da famiglia benestante: il padre Olindo è Uffi-

ciale di Marina, la madre, baronessa Nina, è una

discendente della nobile famiglia abruzzese dei Cornac-

chia. Ha una sorella, Anna, di un anno più grande che re-

sterà nubile e morirà nel 1988. Si diploma in epoca

fascista come “Maestra Giardiniera”, l’equivalente dell’at-

tuale maestra d’asilo, nel 1952 sposa Otello Giacinti, fun-

zionario del Genio Militare di Ascoli Piceno, originario

dell’entroterra maceratese, che morirà nel 2000.

Non hanno avuto figli. Nel 1963 edifica insieme al marito

un villino in zona Santa Lucia dove è vissuta fino a due

mesi fa quando, per motivi logistici, si trasferisce in una

via del centro cittadino molto più adeguata alle sue ne-

cessità insieme alla signora Eniko, badante di nazionalità

rumena ma di origini ungheresi che la accudisce dal

2010. Nota per la sua fortissima tempra, fino a quattro

anni fa, dalla zona di San Lucia raggiungeva il centro città

a piedi percorrendo anche 7-8 chilometri al

giorno. Nel corso della sua lunga vita si è

sempre distinta per la partecipazione in at-

tività di volontariato a favore dei bisognosi

e dei malati come le “Dame di Carità” e

l’AVULSS, associazione per l’assistenza

ospedaliera della quale è stata fondatrice

nel 1983 e per la quale per anni ha prestato

servizio ogni lunedì pomeriggio presso

l’Ospedale “Madonna del Soccorso”.

6 Anno XXXI

9 Marzo 2014PAG

La nostra Parrocchia Madonna di Fatima, inquesti giorni, è un po’ tutto un cantiere. Fer-vono, infatti, i lavori di ristrutturazione del no-stro Salone Parrocchiale “Don Ubaldo Grossi”e si sta realizzando una colonna votiva di fronteall’ingresso della nostra Chiesa Parrocchiale. Inqueste prime settimane di lavoro l’aspetto delnostro Salone è profondamente cambiato. Epensare che sono passate solo poche settimaneda quando in questo stesso salone si è svolta la1a Edizione del torneo di FIFA 14 PS3 a coppiein memoria di Luca Carboni, il nostro amicoscomparso lo scorso 16 agosto a causa di un in-cidente stradale.

Hanno partecipato al torneo 16 coppie di ra-gazzi dai 12 anni in su. La sera del 2 gennaioscorso, dopo un momento di preghiera guidatodal nostro Parroco Don Luis in ricordo di Luca,si è svolta la finale. Sono arrivati a quest’ultimafase “I Giovanni Senza Terra” (squadra compo-sta da Giorgio Cameli e Antonio Amici)con il Bayern Monaco e gli F.C. Igno-ranza (Mario Valeri e Davide Campana)con il Napoli. Il match è stato vinto daiprimi con il risultato di 3 a 1. Dopo la Fi-nale si sono svolte le premiazioni al ter-mine delle quali abbiamo potutomantenere quella che, fin dall’inizio, erala promessa che tutti noi partecipanti cieravamo fatti al momento dell’iscrizione:donare alla Comunità parte del ricavatodel torneo per la ristrutturazione di quellostesso Salone che ci stava ospitando e che sa-rebbe iniziata pochi giorni dopo su iniziativa diFrancesco ed Anerina, i genitori di Luca. L’ideadi questo torneo era venuta a me e Luca giàqualche anno fa, per gioco, tra i banchi discuola. Abbiamo iniziato ad organizzarne alcunitra amici in Parrocchia, per ritrovarci insieme edivertirci. Con il tempo, più ne organizzavamoe più gente partecipava. Così abbiamo pensatoal salto di qualità organizzandone uno più

grande. Abbiamo quindi ideato questo torneo acoppie, che si sarebbe dovuto svolgere durantele vacanze natalizie. Dopo la morte di Luca hopensato che i nostri progetti dovevano conti-nuare. Così mi sono messo all’opera con l’aiutodi Lorenzo Civita, che già assisteva me e Lucafin da quando era iniziata questa nostra “pazzaavventura” e che non ci ha fatto mai mancarela sua disponibilità, ed e nato questo torneo chenon potevamo non dedicare al nostro carissimoLuca. Il torneo si è svolto con serenità, allegriae senza problemi, grazie anche ai genitori diLuca, Anerina e Francesco, a Don Luis ed ai ge-stori di Altogradimento Wine Bar che ci hannoaperto le porte del loro locale. Nel clima di se-renità, di tranquillità e di rispetto tra i parteci-panti in cui si è svolto l’intero torneo siavvertiva la presenza tra noi di Luca che certa-mente dall’alto, con il suo solito gran sorriso,ci ha aiutati facendo sì che tutto andasse per ilmeglio. E sicuramente ora Luca starà control-lando i lavori di ristrutturazione del Salone chesono arrivati a buon punto. È veramente incre-dibile vedere con quanto impegno tanti nostriParrocchiani si stanno rimboccando le manicheper aiutare Francesco, Anerina e tutta la squadradi tecnici ed operai che sta donando un aspettotutto nuovo al nostro Salone. Ed è altrettanto in-credibile vedere la generosità della gente che,non potendo partecipare direttamente ai lavori,non sta facendo mancare la propria offerta infavore di questo progetto. È ancora possibilecontribuire alle spese di ristrutturazione ver-sando il proprio contributo sul c/c apposita-

mente acceso dalla nostra Parrocchia (IBAN IT22 Z 08769 69470 000020158571). GrazieLuca per tutto l’amore che stai facendo cono-scere o riscoprire nella nostra Comunità Parroc-chiale. Ci mancano il tuo sorriso, il tuo voltosempre brillante, le tue battute irreali ed ina-spettate, la tua grassa e travolgente risata, maanche grazie a questa iniziativa dei tuoi genitoriFrancesco ed Anerina il tuo ricordo rimarràsempre più scolpito nei nostri cuori.

Parrocchia Madonna di FatimaVALTESINO, LAVORI IN CORSO: TORNEO FIFA PS3 LUCA CARBONI E RISTRUTTURAZIONE SALONE PARROCCHIALE

di Samuele Tommasi & Alessio Rubicini

VIAGGIO-PELLEGRINAGGIO A ROMAMercoledì 26 MarzoPadri Sacramentini (p. Leopoldo - p. Silvano)

1 Partecipazione all’ Udienza generale di Papa Francesco2 Visita Guidata al Santuario del Divin Amore,

con piccola offerta. Lungo lo spostamento faremo pranzo al sacco.

Prezzi : 1- bus: Euro 25;

2- Piccola offerta al Santuario del Divin Amore.

PARTENZA: Partenza alla ore 5,30 esatte davanti alla Chiesa

dei PP. Sacrementini in Via F. Crispi per essere non

dopo le 9,00 a destinazione.

Ore 17 circa: inizio rientro.Iscrizione:

dalle Signore Dora e Paola (parlatorio Padri Sacramentini),

a partire da venerdì 28 Febbraio, ore 9,30-11.30,

consegnando un anticipo, che vale anche come iscrizione, di Euro 25

A seguire, ad esaurimento:

Lunedì: Ore 16-18; Mercoledì ore 930-11,30; Venerdì, ore 9,30-11,30.

Lasciare telefono e possibilmente indirizzo di posta elettronica (anche di parente)

Torrente Albula, nuovo vertice in Comune In corso la verifica tecnica per adeguare le sezioni del torrente

e portare a conclusione i lavori di messa in sicurezza

Si è svolto la mattina di venerdì 28 febbraio, un vertice

tra i tecnici del settore Progettazione e Manutenzione

opere Pubbliche e l’ing. Gesualdo Bavecchi, progettista

e direttore dei lavori delle opere di messa in sicurezza

idraulica del Torrente Albula. Motivo dell’incontro, la ve-

rifica tecnica per stabilire se le sezioni del torrente

vanno ulteriormente allargate. Ricordiamo che l’ade-

guamento delle sezioni idrauliche dell’alveo è uno degli

interventi previsti dal progetto insieme alla realizza-

zione di casse di espansione a bocca tarata (cioè aree

dove far “sfogare” il torrente durante le piene) e alla

realizzazione di nuovi attraversamenti. Finora sono

state realizzate entrambe le bocche tarate in calce-

struzzo, lungo tutto il corso del torrente è stata adeguata la sezione idraulica con il taglio di

essenze arboree e la riprofilatura degli argini, sono stati completati tutti e cinque gli attra-

versamenti. Questi lavori sono finalizzati ad evitare le esondazioni e a migliorare la percor-

ribilità degli attraversamenti che, in caso di piene, spesso diventavano inutilizzabili con

conseguente isolamento delle zone interessate. Nei mesi di marzo ed aprile, periodo in cui

le minori piogge permettono i lavori nell’alveo, saranno ripresi i lavori per il completamento

dei terrapieni di contenimento delle portate d’acqua e inizieranno le operazioni di rettifica

in alcuni punti del corso del torrente con tagli di altre essenze vegetali e l’allargamento delle

sezioni. “L’incontro è stato molto utile per mettere a fuoco la situazione attuale del torrente

Albula – spiega l’ing. Bavecchi – la verifica in corso ci aiuterà, attraverso dei rilievi, a siste-

mare e apportare dei correttivi in quelle zone in cui si registrano maggiori difficoltà per au-

mentare ulteriormente il livello di sicurezza idraulica del corso d’acqua”.

7Anno XXXI

9 Marzo 2014 PAG

Cerchiamo un progetto serio, che porti il sorriso tra la gente.Partecipa al concorso ifeelCUD, puoi vincere fino a 29.500€ per un progetto di solidarietà.Scopri come su www.ifeelcud.it

Il concorso è organizzato dal Servizio C.E.I. per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica in collaborazione con il Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile della C.E.I. e con i Caf Acli.

Partecipare è semplicissimo. Insieme al tuo parroco, crea una squadra, raccogli leschede allegate ai modelli CUD e scrivi un progetto che abbia come obiettivo quello dimigliorare la vita della tua parrocchia. Potrai vincere un contributo fino ad un massimodi 29.500€ per realizzare il tuo progetto di solidarietà. In più, se presenti anche unvideo, potrai ricevere un bonus del 10% sulla somma vinta. Partecipando, porterai unsorriso tra le persone a cui vuoi bene e contribuirai a sostenere anche i tanti progettiche la Chiesa cattolica porta avanti in Italia e nel Mondo.

8 Anno XXXI

9 Marzo 2014PAG

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Venerdì 28 febbraio si è tenuto presso ilcentro Biancoazzurro, la festa di carne-vale organizzata dall’Unitalsi in colla-borazione con i due circoli Lions Clubdella città rivierasca presieduti da MariaPia Silla e Lilli Gabrielli. I giovani del-l’Unitalsi hanno pensato ad addobbatoa festa tutto il grande salone ed i Lionshanno pensato al rinfresco e all’intratte-nimento. Alla serata hanno preso parteanche i ragazzi del centro Cedisir (IlCentro Socio Educativo Riabilitativo(CSER) che offre un servizio rivolto allepersone disabili che hanno terminato la scuoladell’obbligo e che non usufruiscono di altriservizi) e di casa Lella di Grottammare (La Co-munità si propone come obbiettivo primario didare aiuto, nel senso sia del recupero che dellaprevenzione, ai ragazzi di età compresa fra i 12ei 18 anni. La tipologia degli ospiti è caratterizzatada adolescenti che vivono in situazioni di disagiopsico-relazionale occasionalmente coinvolti inesperienze di devianza, provenienti da un ambientefamiliare non adeguato a guidarli) e gli anzianidi diverse strutture della zona. Presente alla festaanche Benafia di Cupra Marittima che ha compiuto

100 anni! Nonostante l’età Befania è lucidissimae dopo aver mangiato si è divertita in pistaballando insieme a tutti gli altri. Nel centro Bian-cazzuro opera l’Unitalsi diocesanae nella nostra diocesi è presenteanche un gruppo di oltre 20 ragazziche aderiscono al gruppo giovanidell’associazione di età compresatra i 16 e i 26 anni. Abbiamochiesto a due di loro, Giorgio eVincenzo, cosa li spinge a donareil proprio tempo all’Unitalsi. Gior-gio: “Lo faccio per tanti motivi,

tra cui quelloche nel serviziosvolto mi sentopersonalmentearricchito, quel-lo che dono èin minima parte rispetto a quel-lo che ricevo, è difficile daspiegare, vi posso invitare peròa provarlo di persona.”

Vincenzo: Nel centro Biancoazzurrosperimentiamo la bellezza di incontrarele varie età della vita. Spesso chi neusufruisce è l’anziano che altrimentirimarrebbe a casa da solo. Posso direche al centro rispondiamo alla richiestadi Papa Francesco di qualche settimanafa: giovani e anziani qui si incontranoed entrambi ne escono arricchiti”.Anna di Casa Lella ci dichiara: “è unabellissima esperienza in quanto i ragazziche sono da noi e che hanno partecipatoqui stasera, vedono la bellezza di passare

un po’ di tempo insieme ai più anziani. Un’espe-rienza di condivisione utile a tutti”.

(Da Ancora on line)

Il BIANCAZZURRO SI È VESTITO DEI COLORI DEL CARNEVALE

Padri Sacramentini - Santuario dell’Adorazione

INCONTRO di GRANDE RILIEVO

Sabato 8 Marzo ore 16,00

Tema: Esortazione “Evangelii Gaudium” di Papa Francesco

Relatore di eccezione il nostro VESCOVOMons. CARLO BRESCIANI

in collaborazione con due nostri illustri dottori,

la Dott.ssa LORENA BALLONI

e il Dott. SILVANO PAPIRI.L’incontro si svolgerà nella sala “San Pier Giuliano”

dei PP. Sacramentini

dalle 16,00-1730 circa (parcheggio in cortile)

L’invito rivolto a tutti gli amici

e a tutta la cittadinanza, per un messaggio importante

Montalto Marche e il Carnevaledei RagazziA Montalto, nella giornata di Sabato 1°marzo, i festeggiamenti del Carnevale parroc-chiale sono iniziati presso il Seminario Vesco-vile, durante la settimanale ora di catechesi,alla quale i bambini sono arrivati dalle ore 15e 30 con tante, divertenti ed allegre mascherine.Le catechiste hanno creato per i bambini dellemaschere coloratissime da indossare nel pome-riggio, invece con i ragazzi più grandi si é di-scusso del significato dello stesso Carnevale edel vicino Mercoledì delle Ceneri. In seguitola carovana del Carnevale si è trasferita pressola Ludoteca Comunale, dove il Comitato SanVito aveva organizzato la festa di Carnevalevera e propria. Qui attendevano i ragazzi l’ani-matrice “Crostatina” che li ha intrattenuti conmusiche, danze, giochi e tanti scherzi e la Si-gnora Maria, che li ha coccolati con le sue pre-libatezze: frappe, ciambelline e bomboloni allacrema. Tra leoni, principesse e principi, farfallee coccinelle, cow-boy e fantasmi, e tante altrebelle maschere, la festa si é conclusa alle ore19:30. Il Comitato parrocchiale ha potuto rea-lizzare la festa con i proventi della Pesca di be-neficenza svolta come ogni anno durante ilperiodo natalizio, nel garage del Parroco donLorenzo Bruni, come sempre messo a disposi-zione.

Carnevale al Paese Alto

di S. Benedetto Tr.La festa di Carnevale per i ragazzi delleparrocchie di San Benedetto Martire e Ma-donna del Suffragio è stata quest’annomolto diversa dal solito, grazie anche all’Associazione Amici del Paese Alto e alComitato di Quartiere che, con il patroci-nio del comune, hanno portato il Carne-vale in Piazza Bice Piacentini. Unpomeriggio pieno di colori, musica e gio-chi, con la presenza di tanti bambini e ragazzi in maschera, animato insieme dalle due

parrocchie tra un mare di coriandolie festoni, nel desiderio di portareanche fuori dai saloni parrocchiali laloro gioia e voglia di vivere. Gridae risate hanno accompagnato i giochiper i più piccoli, i momenti di balloe le difficili prove di abilità in cui sisono cimentati i ragazzi delle scuolemedie, dalle quali sono emersi trion-fanti Giancarlo Merli e Lorenzo Ale-siani. La serata si è conclusa con lapremiazione delle maschere più bellee originali, seguita dalla rottura dellepignatte sopra il palco, in una piog-gia di coriandoli e caramelle.

Caffarini Simone