Anno xxxi n 16 4 maggio 2014

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ANNO XXXI N° 16 - 4 Maggio 2014 1.00 Abbonamento annuo ordinario 30,00 - sostenitore 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno GIOVANNI XXIII e GIOVANNI PAOLO II ISCRITTI NELL’ALBO DEI SANTI LE CANONIZZAZIONI Per “due uomini coraggiosi” una festa della fede In 800mila, provenienti da ogni angolo del mondo, hanno voluto partecipare alla Messa per la canonizzazione di Giovanni XXIII (il santo della “delicata docilità”) e Giovanni Paolo II (il santo della famiglia). Questa Domenica della Divina Mi- sericordia - ribattezzata il giorno dei quattro Papi - entrerà nella storia per la presenza di Benedetto XVI tra gli 850 cardinali e vescovi concelebranti M. Michela Nicolais Tre applausi fragorosi della folla e un doppio, fraterno abbraccio da Papa Francesco, all’inizio e alla fine della Messa. Non era mai accaduto, nella storia della Chiesa, che due Papi concele- brassero una cerimonia di ca- nonizzazione nella quale sono stati proclamati Santi altri due Pontefici: Giovanni XXIII e Gio- vanni Paolo II. Questa Domenica della Divina Misericordia - ri- battezzata ormai dai media come il giorno dei quattro Papi - entrerà nella storia per la scelta di Benedetto XVI di accettare l’invito fattogli dal suo successore: essere presente, tra gli 850 cardinali e vescovi concelebranti, al rito della canonizzazione. L’immagine dei due Papi che si abbracciano, sotto gli arazzi dei due Papi santi che troneggiano sulla facciata della basilica, ha fatto immediatamente il giro del mondo, rimbalzando sui “social” e attirando l’attenzione dei 2.259 giornalisti accreditati a seguire l’evento, diffuso in mondovisione grazie alle immagini realizzate per la prima volta in 3D dal Centro Televisivo Vaticano. Papa Francesco, nell’omelia, ha attualizzato la figura dei due Pontefici definendo Giovanni XXIII il Santo della “delicata docilità” allo Spirito Santo e Giovanni Paolo II il Santo della famiglia, sentinella dal cielo sul prossimo Sinodo. L’annuncio solenne. Alle 10.15, Papa Francesco ha pronunciato, in latino, la formula solenne di canonizzazione: “Dichiariamo e definiamo Santi i Beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II e li iscriviamo nel- l’Albo dei Santi”. Con Giovanni Paolo II, diventano 82, in più di duemila anni di storia della Chiesa, i Papi elevati agli onori degli altari. Due Papi che hanno molto amato Roma, e che Roma - divenuta oggi la “capitale del mondo” grazie ai fedeli e pellegrini venuti da tutti i continenti che l’hanno raggiunta con ogni mezzo, anche viaggiando o vegliando nella “notte bianca” organizzata dalla diocesi nelle chiese del centro storico - ha ricambiato con un abbraccio immenso, che sembrava non avere confini, nonostante il tempo freddo e piovoso, insolito per la Capitale in questo periodo: almeno 800mila i fedeli che hanno partecipato alla Messa, formando una sorta di “cordone umano” che senza soluzione di continuità, partendo da piazza san Pietro, si è snodato su via della Conciliazione fino al Tevere, passando oltre Castel Sant’Angelo. E a questo immenso “popolo” Papa Francesco ha reso omaggio al termine della Messa, quando dopo aver salutato sul sagrato le 122 delegazioni ufficiali ha percorso tutto il tragitto citato, prima di rientrare in Vaticano dalla porta del Perugino. Aggiungere altre parole alle tante scritte in questi giorni sul Santo Padre, Giovanni Paolo II, diventa impresa ardua. Da noi, forse, sono stati alquanto dimen- ticati i tanti interventi pa- storali che hanno interessato la nostra Diocesi. Qualcuno ha ricordato l’udienza ac- cordata alla Samb, la nostra squadra di calcio, ai nostri emigrati in Argentina, non dimenticando, giustamente, il messaggio che il Papa ci inviò, tramite il nostro Ve- scovo, Mons. Gestori, in occasione del 17° centenario dal martirio del nostro Santo Patrono Benedetto. In esso, con sorprendente conoscen- za delle peculiarità della nostra storia, ci invitava a riscoprire “l’indomito ardore apostolico” di San Benedetto Martire e ci spronava “a custodire e valorizzare” le nostre tradizioni religiose. Giovanni Paolo II mostrava di conoscere il nostro passato, irto di difficoltà e di tragedie e come “le carestie, le pestilenze, le malattie, le tensioni civiche” ab- biano talora minacciato la sopravvivenza del nostro Castello. Una lettera che ci ha inorgoglito; in essa non dimenticava i nostri giovani ai quali raccomandava di non aver pau- ra nel “fare scelte impegnative, vincendo la tentazione del con- formismo, il fascino delle mere apparenze, la suggestione di libertà promettenti ma illuso- rie”. Non va dimenticato che Gio- vanni Paolo II, nella nostra Basilica-Cattedrale, profetica- mente, è stato dipinto, unico in Regione, nella parte alta dell’abside, coinvolto nella Trasfigurazione, al posto dei tre discepoli che ebbero il pri- vilegio di seguire Gesù sul monte Tabor. In quel dipinto, eseguito da Ugolino da Bellu- no, la storia si è aggiornata ri- cordandoci che fu Giovanni Paolo II ad elevare S.Benedetto del Tronto a Diocesi, nell’aprile del 1983 e che fu sempre questo Papa a decretare l’unione delle due diocesi esistenti facendole con- fluire, nel settembre del 1986, in un’unica nuova Diocesi di S.Benedetto del Tronto-Ripatransone- Montalto, con sede nella nostra città. GIOVANNI PAOLO II E LA NOSTRA DIOCESI Pietro Pompei MESSAGGI DI PAPA FRANCESCO AI POLACCHI E AI BERGAMASCHI Il Santo Padre Francesco ha inviato un Videomessaggio ai polacchi, connazionali di Giovanni Paolo II ed un Messaggio scritto ai cittadini di Bergamo, nella cui provincia è Sotto il Monte, città natale di Papa Giovanni XXIII. Sono felice - dice il Papa nel Videomessaggio, trasmesso dalla Televisione (TVP) e dalla Radio Polacca - di essere stato chiamato a proclamare la sua santità (...). Sono grato a Gio- vanni Paolo II (...) per il suo instancabile servizio, la sua guida spirituale, per aver in- trodotto la Chiesa nel terzo millennio della fede e per la sua straordinaria testimonian- za di santità”. Papa Francesco ricorda le parole che Papa Be- nedetto XVI pronunciò nel giorno della Beatificazione di Papa Wojtyla, il 1° maggio 2011: “‘Ha aperto a Cristo la società, la cultura, i sistemi politici ed economici, invertendo con la forza di un gigante, ‘forza che gli veniva da Dio’, una tendenza che poteva sembrare irreversibile. Con la sua testimonianza di fede, di amore e di co- raggio apostolico, accompagnata da una grande carica umana, questo esemplare figlio della Nazione polacca ha aiutato i cristiani di tutto il mondo a non avere paura di dirsi cristiani, di appartenere alla Chiesa, di parlare del Vangelo. In una parola: ci ha aiutato a non avere paura della verità, perché la verità è garanzia della libertà’”. Nel Messaggio inviato ai ber- gamaschi, pubblicato nell’”Eco di Bergamo”. di cui da giovane sacerdote Papa Roncalli fu ap- prezzato collaboratore, Papa Francesco scrive: “Vi invito a ringraziare il Signore per il grande dono che la sua santità è stata per la Chiesa universale, e vi incoraggio a custodire la memoria del terreno nel quale essa è germinata: un terreno fatto di profonda fede vissuta nel quotidiano, di famiglie po- vere ma unite dall’amore del Signore, di comunità capaci di condivisione nella sempli- cità”. “Il rinnovamento voluto dal Concilio Ecu- menico Vaticano II - ricorda Papa Francesco - ha aperto la strada, ed è una gioia speciale che la ca- nonizzazione di Papa Roncalli avvenga assieme a quella del beato Giovanni Paolo II, che tale rinno- vamento ha portato avanti nel suo lungo pontificato. Sono certo che anche la società civile potrà sempre trovare ispirazione dalla vita del Papa bergamasco e dall’ambiente che lo ha generato, ricercando modalità nuove ed adatte ai tempi per edificare una convivenza basata sui valori perenni della fraternità e della solidarietà”. Segue a pag. 2 Segue a pag. 2

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Settimanale diocesano

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ANNO XXXI N° 16 - 4 Maggio 2014 € 1.00

Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno

GIOVANNI XXIII e GIOVANNI PAOLO II ISCRITTI NELL’ALBO DEI SANTI

LE CANONIZZAZIONI

Per “due uomini coraggiosi”una festa della fedeIn 800mila, provenienti da ogni angolo del mondo, hanno voluto partecipare allaMessa per la canonizzazione di Giovanni XXIII (il santo della “delicata docilità”)e Giovanni Paolo II (il santo della famiglia). Questa Domenica della Divina Mi-sericordia - ribattezzata il giorno dei quattro Papi - entrerà nella storia per lapresenza di Benedetto XVI tra gli 850 cardinali e vescovi concelebranti

M. Michela Nicolais

Tre applausi fragorosi della follae un doppio, fraterno abbraccioda Papa Francesco, all’inizio ealla fine della Messa. Non eramai accaduto, nella storia dellaChiesa, che due Papi concele-brassero una cerimonia di ca-nonizzazione nella quale sonostati proclamati Santi altri duePontefici: Giovanni XXIII e Gio-vanni Paolo II. Questa Domenicadella Divina Misericordia - ri-battezzata ormai dai media comeil giorno dei quattro Papi - entrerà

nella storia per la scelta di Benedetto XVI di accettare l’invito fattogli dal suo successore: esserepresente, tra gli 850 cardinali e vescovi concelebranti, al rito della canonizzazione. L’immagine deidue Papi che si abbracciano, sotto gli arazzi dei due Papi santi che troneggiano sulla facciata dellabasilica, ha fatto immediatamente il giro del mondo, rimbalzando sui “social” e attirando l’attenzionedei 2.259 giornalisti accreditati a seguire l’evento, diffuso in mondovisione grazie alle immaginirealizzate per la prima volta in 3D dal Centro Televisivo Vaticano. Papa Francesco, nell’omelia, haattualizzato la figura dei due Pontefici definendo Giovanni XXIII il Santo della “delicata docilità”allo Spirito Santo e Giovanni Paolo II il Santo della famiglia, sentinella dal cielo sul prossimoSinodo. L’annuncio solenne. Alle 10.15, Papa Francesco ha pronunciato, in latino, la formulasolenne di canonizzazione: “Dichiariamo e definiamo Santi iBeati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II e li iscriviamo nel-l’Albo dei Santi”. Con Giovanni Paolo II, diventano 82, in piùdi duemila anni di storia della Chiesa, i Papi elevati agli onoridegli altari. Due Papi che hanno molto amato Roma, e cheRoma - divenuta oggi la “capitale del mondo” grazie ai fedelie pellegrini venuti da tutti i continenti che l’hanno raggiuntacon ogni mezzo, anche viaggiando o vegliando nella “nottebianca” organizzata dalla diocesi nelle chiese del centro storico- ha ricambiato con un abbraccio immenso, che sembrava nonavere confini, nonostante il tempo freddo e piovoso, insolitoper la Capitale in questo periodo: almeno 800mila i fedeli chehanno partecipato alla Messa, formando una sorta di “cordoneumano” che senza soluzione di continuità, partendo da piazzasan Pietro, si è snodato su via della Conciliazione fino alTevere, passando oltre Castel Sant’Angelo. E a questo immenso“popolo” Papa Francesco ha reso omaggio al termine dellaMessa, quando dopo aver salutato sul sagrato le 122 delegazioniufficiali ha percorso tutto il tragitto citato, prima di rientrare inVaticano dalla porta del Perugino.

Aggiungere altre parole alle tante scritte in questigiorni sul Santo Padre, Giovanni Paolo II, diventaimpresa ardua. Da noi, forse,sono stati alquanto dimen-ticati i tanti interventi pa-storali che hanno interessatola nostra Diocesi. Qualcunoha ricordato l’udienza ac-cordata alla Samb, la nostrasquadra di calcio, ai nostriemigrati in Argentina, nondimenticando, giustamente,il messaggio che il Papa ciinviò, tramite il nostro Ve-scovo, Mons. Gestori, inoccasione del 17° centenariodal martirio del nostro SantoPatrono Benedetto. In esso,con sorprendente conoscen-za delle peculiarità dellanostra storia, ci invitava ariscoprire “l’indomito ardore apostolico” di SanBenedetto Martire e ci spronava “a custodire evalorizzare” le nostre tradizioni religiose. GiovanniPaolo II mostrava di conoscere il nostro passato,irto di difficoltà e di tragedie e come “le carestie,le pestilenze, le malattie, le tensioni civiche” ab-biano talora minacciato la sopravvivenza del

nostro Castello. Una lettera che ci ha inorgoglito;in essa non dimenticava i nostri giovani ai quali

raccomandava di non aver pau-ra nel “fare scelte impegnative,vincendo la tentazione del con-formismo, il fascino delle mereapparenze, la suggestione dilibertà promettenti ma illuso-rie”.Non va dimenticato che Gio-vanni Paolo II, nella nostraBasilica-Cattedrale, profetica-mente, è stato dipinto, unicoin Regione, nella parte altadell’abside, coinvolto nellaTrasfigurazione, al posto deitre discepoli che ebbero il pri-vilegio di seguire Gesù sulmonte Tabor. In quel dipinto,eseguito da Ugolino da Bellu-no, la storia si è aggiornata ri-

cordandoci che fu Giovanni Paolo II ad elevareS.Benedetto del Tronto a Diocesi, nell’aprile del1983 e che fu sempre questo Papa a decretarel’unione delle due diocesi esistenti facendole con-fluire, nel settembre del 1986, in un’unica nuovaDiocesi di S.Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto, con sede nella nostra città.

GIOVANNI PAOLO II E LA NOSTRA DIOCESI Pietro Pompei

MESSAGGI DI PAPA FRANCESCOAI POLACCHI E AI BERGAMASCHIIl Santo Padre Francesco ha inviato un Videomessaggio ai polacchi, connazionali di GiovanniPaolo II ed un Messaggio scritto ai cittadini di Bergamo, nella cui provincia è Sotto il Monte, cittànatale di Papa Giovanni XXIII.

“Sono felice - dice il Papa nelVideomessaggio, trasmessodalla Televisione (TVP) e dallaRadio Polacca - di essere stato

chiamato a proclamare la sua

santità (...). Sono grato a Gio-

vanni Paolo II (...) per il suo

instancabile servizio, la sua

guida spirituale, per aver in-

trodotto la Chiesa nel terzo

millennio della fede e per la

sua straordinaria testimonian-

za di santità”. Papa Francescoricorda le parole che Papa Be-nedetto XVI pronunciò nelgiorno della Beatificazione diPapa Wojtyla, il 1° maggio2011: “‘Ha aperto a Cristo la società, la cultura, i

sistemi politici ed economici, invertendo con la

forza di un gigante, ‘forza che gli veniva da Dio’,

una tendenza che poteva sembrare irreversibile.

Con la sua testimonianza di fede, di amore e di co-

raggio apostolico, accompagnata da una grande

carica umana, questo esemplare figlio della Nazione

polacca ha aiutato i cristiani di tutto il mondo a

non avere paura di dirsi cristiani, di appartenere

alla Chiesa, di parlare del Vangelo. In una parola:

ci ha aiutato a non avere paura della verità, perché

la verità è garanzia della libertà’”.

Nel Messaggio inviato ai ber-gamaschi, pubblicato nell’”Ecodi Bergamo”. di cui da giovanesacerdote Papa Roncalli fu ap-prezzato collaboratore, PapaFrancesco scrive: “Vi invito a

ringraziare il Signore per il

grande dono che la sua santità

è stata per la Chiesa universale,

e vi incoraggio a custodire la

memoria del terreno nel quale

essa è germinata: un terreno

fatto di profonda fede vissuta

nel quotidiano, di famiglie po-

vere ma unite dall’amore del

Signore, di comunità capaci

di condivisione nella sempli-

cità”. “Il rinnovamento voluto dal Concilio Ecu-

menico Vaticano II - ricorda Papa Francesco - ha

aperto la strada, ed è una gioia speciale che la ca-

nonizzazione di Papa Roncalli avvenga assieme a

quella del beato Giovanni Paolo II, che tale rinno-

vamento ha portato avanti nel suo lungo pontificato.

Sono certo che anche la società civile potrà sempre

trovare ispirazione dalla vita del Papa bergamasco

e dall’ambiente che lo ha generato, ricercando

modalità nuove ed adatte ai tempi per edificare

una convivenza basata sui valori perenni della

fraternità e della solidarietà”.

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Anno XXXI

4 Maggio 20142

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Continua dalla prima pagina

Anche se non ha potuto esaudire il suo desiderio,in più occasioni espresso, di portarsi fisicamentepresso le nostre comunità, il Santo Padre conoscevala nostra realtà e ne ha seguito momenti importantisia dal punto di vista religioso che culturale e so-ciale. Nel 1985 si interessò al “Simposio inter-nazionale sulla Bibbia Vulgata” tenuto a Grot-tammare nell’ambito del IV centenario Sistino.In una lettera inviata al Vescovo, Mons. Chiaretti,mise in rilievo la “stretta connessione tra laChiesa e la Bibbia”. Vi si può leggere, ora, tuttala sua azione pastorale postuma, seguendo “i le-gami che uniscono indissolubilmente la SacraScrittura alla tradizione della Chiesa”. Va ricordato,ancora, che fu questo Papa a dichiarare, il 9giugno 1983, Venerabile, il nostro Giacomo Bruni,Padre Giovanni dello Spirito Santo. Anche ilcentro sociale “Biancazzurro” è legato al ricordodi Giovanni Paolo II che, in una memorabileudienza, il 29 novembre 1988, benedì la primapietra. Ascoltò il misterioso e suggestivo rumoredel nostro mare nella “Conchiglia” che gli studentidel nostro Liceo Scientifico gli donarono nel-

l’udienza del marzo del 1994. Il Santo Padre co-nosceva bene, anche, la vita e l’opera del nostrogrande San Giacomo della Marca; nel VI centenariodella nascita con una lettera apostolica, esortava“i fedeli della Diocesi e di tutta la RegioneMarche, a riscoprire il messaggio di S.Giacomocosì attuale e la sua opera di cui anche oggi c’ètanto bisogno”. Lo spazio non mi permette diandare oltre. Restano tanti segni e testimonianzea rinverdire la memoria di un Pastore che tantobene ha saputo elargire, anche lungo le nostrecontrade.

GIOVANNI PAOLO IIE LA NOSTRA DIOCESI

Altro momento toccante del rito, la collocazione,accanto all’altare, delle reliquie dei due nuoviSanti: il reliquiario di San Giovanni Paolo II èstato portato dalla miracolata Floribeth MoraDiaz, accompagnata dalla sua famiglia, mentrequello di San Giovanni XXIII dai quattro nipoti,dal sindaco di Sotto il Monte e dal presidentedella Fondazione dedicata a Papa Roncalli. “Sonostati uomini coraggiosi”.È la definizione che PapaFrancesco ha dato deisuoi due predecessori, inuna omelia intensa, durata10 minuti e accolta dallafolla di fedeli in completoraccoglimento, in armo-nia con la sobrietà, l’es-senzialità e il silenzio atratti quasi irreale che hacaratterizzato l’intera li-turgia. “Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II - haesordito il Santo Padre - hanno avuto il coraggiodi guardare le ferite di Gesù. Sono stati dueuomini coraggiosi, pieni della parresia delloSpirito Santo, e hanno dato testimonianza allaChiesa e al mondo della bontà di Dio, della suamisericordia”. “Sono stati sacerdoti, vescovi ePapi del XX secolo”, ha proseguito il Papa: “Nehanno conosciuto le tragedie, ma non ne sonostati sopraffatti. Hanno collaborato con lo SpiritoSanto per ripristinare e aggiornare la Chiesa se-condo la sua fisionomia originaria”. Perché “sonoi Santi che mandano avanti e fanno crescere laChiesa”. “Speranza” e “gioia”: questi i doniricevuti che i due Papi hanno ricevuto dal Signore,e che “a loro volta hanno donato in abbondanzaal Popolo di Dio, ricevendone eterna riconoscenza”.Giovanni XXIII, per Francesco, è stato per laChiesa “un pastore, una guida-guidata”: in una

parola, “il Papa della delicata docilità allo Spirito”.Giovanni Paolo II, invece, è stato “il Papa dellafamiglia”: “Così lui stesso, una volta, disse cheavrebbe voluto essere ricordato. Mi piace sotto-linearlo mentre stiamo vivendo un cammino si-nodale sulla famiglia e con le famiglie, uncammino che sicuramente dal Cielo lui accom-pagna e sostiene”.

Una “festa della fede”: ilPapa ha definito questagiornata storica. Recitando,al termine della Messa, ilRegina Coeli ha espressola sua riconoscenza alledelegazioni ufficiali, alleautorità italiane e al Co-mune di Roma, alla folladi fedeli presenti e a “tutticoloro che con grande ge-nerosità hanno preparato

queste giornate memorabili”: le forze dell’ordine,con imponenti misure di sicurezza, i 2mila vo-lontari, ma anche gli operatori dei media “chehanno dato a tante persone la possibilità di parte-cipare” attraverso la radio e la tv. Un salutospeciale ai fedeli delle diocesi di Bergamo e diCracovia, ai malati e agli anziani. Poi la preghieraalla Vergine Maria, “che san Giovanni XXIII esan Giovanni Paolo II hanno amato come suoiveri figli”. Questa sera, fino alle 22, i fedeli e ipellegrini che lo vorranno potranno pregare sulletombe dei due nuovi Santi. Continua così, in ba-silica, la “festa della fede”: in attesa, forse, chenel 2015 il primo Papa contemporaneo che nonha partecipato al Concilio Vaticano II canonizziPaolo VI. Il “padre” - colui che ha convocatol’assise - e il “figlio” - colui che ne ha interpretatole direttive principali - oggi lo hanno preceduto.

LE CANONIZZAZIONI

Per “due uomini coraggiosi”una festa della fede

L’occasione di domenica 27aprile 2014 con la canonizza-zione di Giovanni XXIII e diGiovanni Paolo II è stata vera-mente propizia non solo per farfesta per un dono così grandeche il Signore ha concesso allaChiesa, ma anche per meditaresull’apporto che la figura delPapa ha nella storia personale.In un momento come l’attualein cui l’entusiasmo ci catalizzaintorno alla figura e all’atteggia-mento spesso imprevedibile, dipapa Francesco, certamente noncorrispondenti a quei canoni cuisiamo stati educati dal passato,ebbene ripercorrere la storia aritroso, per evitare giudizi econclusioni affrettate non ri-spondenti alla verità; usare di-scernimento e riflettere sullaspecificità tra Chiesa e Gerar-chia e qual è l’importanza diquesta nella religione cattolica.Non vi può essere momento piùopportuno di questo nell’eleva-zione agli onori degli altari duePapi che, in parte, hanno fatto lanostra storia. La mia storia in-comincia con Pio XI anche seper alcuni anni. Ne sentivo par-lare di riflesso per alcune deci-sioni davvero straordinarie perfavorire la pace specialmentenella nostra nazione. Interessatoal progresso scientifico incen-tivò la diffusione dei nuovimezzi di comunicazione. Pio XII, invece, è stato il papadella mia infanzia e giovinezza.Un papa discusso, ma nei nostriricordi resta una figura stupendaper intelligenza e per pietà. Ciha formati all’impegno non soloreligioso, ma anche civile. Lasua figura ascetica ci entusia-smava e ci catalizzava in unmomento in cui altri personaggicercavano di avviarci verso va-lori opposti. Furono i momentifiorenti dell’Azione Cattolica

che uscì dallesacrestie, perla difesa dellalibertà, primae dopo il diso-rientamentoportato dallaguerra. I suoidiscorsi, lesue enciclicheerano studiatee di grande valore educativo. Ilsuo fu uno dei pontificati piùlunghi, l’anno santo del 1950 fuun’esperienza che incise nellanostra vita. L’elezione di Gio-vanni XXIII che potei seguirea casa di un amico attraversouna delle rare televisioni deltempo, ricordo, fu una vera de-lusione, abituati come eravamoalla figura fisica di Pio XII ealla sua voce inconfondibile;ma bastò sentirlo parlare, cono-scere i primi gesti del suo pon-tificato, per apprezzarne subitolo spessore sia culturale sia re-ligioso. Entusiasmò, come papaFrancesco, per i suoi modi sem-plici, per quel suo parlare alcuore. In un periodo in cui il la-voro mi portò ad interessarmidella pesca, la sua immagine latrovavo sui motopescherecci edaltri ambienti di lavoro. Non vadimenticato poi che fu il Papadel Concilio. La sua “specialis-sima” benedizione mi giunsecome dono inestimabile ilgiorno del mio matrimonio. Lafigura di Paolo VI porta con séun sentimento di tenerezza perle sofferenze subite anche inambito ecclesiastico. Portò acompimento il Concilio Vati-cano II, rimpolpando una parte-cipazione, specie di noi laici,che certe liturgie avevano scar-nificato. Il suo è stato il pontifi-cato in cui furono messi indiscussione tutti i valori in se-guito ad una incontrollata crisi

generazionale. Soffrì anche nei affetti dell’ami-cizia come l’uccisione di AldoMoro. Fornito di grande culturai suoi insegnamenti restano an-cora di grande attualità. Pre-ghiamo perché il Signore ciconceda di annoverarlo quantoprima tra i Santi. GiovanniPaolo I è stato una meteora checi ha sbalorditi e spaventati,quando incominciavamo ad ap-prezzare la dolcezza e la bontà.Che dire di Giovanni Paolo IIda quel “corriggerete” a tutti glieventi che hanno costellato ilsuo pontificato fra i più lunghidella storia della Chiesa? È en-trato nella nostra con una caricaumana che ha portato a riconci-liare l’uomo con se stesso. Hariportato l’entusiasmo che si an-dava affievolendo e seguendol’esempio di Paolo VI, ha por-tato il Vangelo in tutto il mondo.Uomo di pace e di riconcilia-zione ha segnato la storia più ditante rivoluzioni. Basta leggerequanto si è scritto in questigiorni. Di papa Benedetto XVIsiamo rimasti all’umile attodella rinuncia, portando dietrol’ammirazione per come ha sa-puto rendere comprensibili lecose difficili, conciliando lafede con la ragione. A lui va an-cora il nostro grazie e il nostroaffetto.Papa Francesco si presenta dasolo e per il bene che gli vo-gliamo non vorrei ricordarnealtri. P.P.

Anche a San Benedetto si celebra la figura del Santo K. WojtylaUna targa commemorativa posta nell’area verde di Viale De Gasperi che porta il suo nome

Domenica 27 Aprile sarà celebrata a Roma la canoniz-zazione del Papa Karol Wojtyla.

Per tale occasione anche a San Benedetto del Tronto verrà fe-steggiata la proclamazione a Santo del Pontefice GiovanniPaolo II a cui è intestata l’area Verde che comunemente è notaa tutti con la semplice denominazione di “Parco Sant’Anto-nio”, come riferimento geografico di appartenenza alla Par-rocchia ed all’omonimo quartiere. In realtà il toponimocorretto, ufficialmente adottato con la delibera di Giunta Mu-nicipale n° 113 del 23 Aprile 2009, è quello di “Parco KarolWojtyla” con cui l’Amministrazione Comunale volle ricordare il Santo Padre, figura di grande rilevanzastorica della nostra epoca. Pertanto il Parroco della Parrocchia Sant’Antonio di Padova, padre GabrieleLupi, ha pensato bene di proporre la posa di una targa commemorativa per l’avvenimento, idea pron-tamente accolta con favore dall’Amministrazione Comunale, dal Comitato di Quartiere Sant’Antonioe dall’Associazione Antoniana Eventi che gestisce e cura il Parco di viale De Gasperi in convenzionecon il Comune e che si è proposta di fornire la targa. La cerimonia ufficiale di posa della targa avràluogo proprio nel giorno della proclamazione a Santo, Domenica 27 Aprile alle ore 11,15. La targasarà posta all’ingresso principale del Parco di Viale De Gasperi e scoperta alla presenza delle autoritàcivili e religiose con una semplice cerimonia e la “benedizione” di rito, alla presenza dei residenti, in-vitati tutti a condividere questo momento di festa. La figura di Papa Giovanni Paolo II, durante i 27anni del suo pontificato dal 16/10/1978, ha raccolto moltissimi ammiratori e devoti per una figura

umana e semplice che ha toccato molticuori, e per questo il suo ricordo saràgradito a molti sambenedettesi. Daevidenziare che la realizzazione dellatarga è stata curata gratuitamente daltipografo Gigi Pignati della ditta “Co-pyright”, uno dei tanti devoti alla fi-gura del Santo Padre.

Per il Comitato di Quartiere Sant’An-

tonio, Giorgio Fede

I Papi nella storia di ognuno di noiI miei otto Papi

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4 Maggio 2014 PAG

LO STORICO DI GIOVANNI XXIII Chiamiamolo“San Giovanni del Concilio”

Proposta di Alberto Melloni, ordinario di storia del cristianesimo all’Università di Modenae Reggio e direttore della Fondazione Giovanni XXIII: “È questa la cifra di Papa Roncalli”.

LO STORICO DI GIOVANNI PAOLO II Ha fatto dei cristiani un popolo che non ha paura

Andrea Riccardi ha appena pubblicato un libro “Giovanni Paolo II santo. La biografia”, incui emerge che “ha cambiato la storia del suo tempo, la storia dei credenti, dei cattolici, fa-cendoli uscire dalla paura... perché sapeva che Dio è con gli uomini. Questo è il cuore dellasua santità. Anche in momenti durissimi come quelli sotto il comunismo”. Infine “guardavalontano, era un uomo di visione”

Professore, cominciamo con la doppia canoniz-zazione di due Papi. Un evento senza prece-denti, nella storia della Chiesa?“In verità un precedente per la doppia canonizza-zione esiste, e risale al 19 marzo 1965, quandoPaolo VI rifiutò le richieste fatte da alcuni vescovi,della Polonia in particolare, di una canonizzazioneconciliare di Roncalli e rifiutò nel contempo la mi-naccia di altri vescovi di reagire tramite una cano-nizzazione a furor di popolo di Pio XII. Paolo VIoptò per due processi ordinari, uno per Pio XII euno per Roncalli. Quando nel 1993 Papa Wojtylasbloccò la causa di Roncalli, scelse di vincolarlaa quella di Pio XII e fissò la beatificazione di PapaRoncalli insieme alla canonizzazione di Pio XII.La stessa cosa, ma alla rovescia, l’ha fatta PapaFrancesco: davanti alle pressioni per una canoniz-zazione super-rapida di Giovanni Paolo II, ha ri-preso l’iter della beatificazione di Roncalli e lo hafatto procedere in via straordinaria, saltando le ul-teriori fasi del processo di canonizzazione. Hannodenominato questa procedura ‘pro gratia’, ma inrealtà si tratta di una pratica antica come il mondo:fa parte delle prerogative del Papa e della sua in-fallibilità scegliere i candidati alla canonizzazionee indicarli al culto della Chiesa universale. E puòfarlo anche saltando i passaggi intermedi”.Se dovesse indicare la cifra e l’eredità di Gio-vanni XXIII, da dove partirebbe?“Giovanni XXIII è stato il Papa del Concilio:come c’è stato un san Giovanni della Croce, c’èstato un ‘san Giovanni del Concilio’. Sarebbebello che Papa Francesco scegliesse questo nomeper il nuovo Santo... È questa la cifra di Papa Ron-calli a cui fare riferimento, come ha riconosciutoGiovanni Paolo II quando ha parlato del Conciliocome ‘la grande grazia del secolo ventesimo’. Unagrazia che è passata dalla santa obbedienza di Gio-vanni XXIII. Roncalli ha sempre rifiutato, per laChiesa, l’idea della ‘cultura del progetto’: l’imma-gine, cioè, della riforma della Chiesa come corri-spondente a un disegno architettonico che varispettato modulandosi ad esso piano piano. Gio-vanni XXIII ha accettato la condizione peregri-nante della Chiesa, e ha voluto rimettere l’umanitàsu quella lunghezza d’onda”. Ha senso oggi parlare di Concilio Vaticano II,quando c’è chi a più riprese chiede un “Vati-cano III”?“Nel 1909, quando Roncalli era prete da soli cin-que anni, l’enciclopedia cattolica più in voga al-l’epoca, ‘Catholicisme’, alla fine sentenziava chenon ci sarebbe stato più bisogno di Concili nellaChiesa, perché il Papa aveva ormai acquisito l’in-fallibilità e la giurisdizione universale. Poco dopo,nello stesso anno, Bonomelli chiese il Concilio.

Ai tempi del Concilio Vaticano II, c’era l’idea cheavrebbe dovuto risolvere molto presto i problemi,mentre l’idea del Concilio Vaticano III è nata gra-zie a chi - come il cardinale Martini nel 1999 - so-steneva che c’era bisogno di un altro Concilio perandare oltre. Bisogna considerare il Concilio nontanto come ‘exploit’, ma come espressione dellasinodalità nella vita della Chiesa. Il Concilio nonè una macchina che prende decisioni: paradossal-mente, il Vaticano II ha funzionato proprio perchéla sua impostazione è fallita”.Quale “lezione” ha voluto dare Giovanni XXIIIconvocando il Concilio?“Ha voluto far vivere alla Chiesa l’esperienzadella collegialità: una lezione attuale ancora oggi.Il nuovo Concilio dovrà porsi di più il tema delrapporto con le altre Chiese. Nel 2016 è stato con-vocato il Conciliopanortodosso: èla risposta a unaseminagione, eparadossalmenteviene dalleChiese orientali.È stato il cattoli-cesimo romano ainsegnare loro atrovare la fiducianella ‘concilia-rità’. Papa Fran-cesco sta giàpercorrendo que-sta strada: il Consiglio degli otto, ad esempio, nonè un organo consultivo ma una realtà collegialeche risponde all’idea di una Chiesa non come de-mocrazia, ma come pneumatologia. L’unità tra leChiese, il primato della liturgia, il profondissimoradicamento nella tradizione: questi altri tratti ca-ratteristici del Concilio. Per Roncalli la tradizionenon era la ‘valigia della nostalgia’, ma il lunghis-simo fluire della Chiesa nel tempo, che insegna agioire del presente come occasione e non comeminaccia”.Cosa risponde a chi tende ad accostare Gio-vanni XXIII e Francesco, nel loro tratto pasto-rale?“Ci abbiamo messo 50 anni a liberarci dalla vul-gata di Roncalli come ‘il Papa buono’! L’elo-quenza del papato è solo l’eloquenza del Vangelo:tutto il resto sono trappole da leader di partito. DiGiovanni XXIII come di Francesco, la gente ap-prezza l’autenticità, la coerenza tra ciò che dice eciò che vive. Parafrasando Paolo VI, possiamodire che il nostro tempo ha bisogno di maestri chesiano anche testimoni. Per aiutarci a scoprire eleggere, da cristiani, i segni dei tempi”.

M. MICHEla NIColaIS

“Santo subito”, gridò la piazza nel 2005 al momentodella sua morte. Fu dunque il popolo ad acclamare“santo” Giovanni Paolo II. E Papa Ratzinger sentìla voce di quella piazza e avviò immediatamente ilprocesso per la sua canonizzazione. Giovanni PaoloII: non basteranno i libri di storia per afferrarne tuttele dimensioni. Troppo ampia la sua azione, troppocomplesso il tempo in cui ha vissuto. Per questo unostorico del calibro di Andrea Riccardi ha deciso diaccettare la sfida e scrivere un libro “Giovanni PaoloII santo. La biografia” (edito da San Paolo). Perché professore? “Ho conosciuto Giovanni Paolo II, ho vissuto il suopontificato ma mi sono posto il problema di capire il

suo ruolo stori-co e la sua com-plessità. Misono messo astudiarlo e hoscritto un libroche ora è uscito.È una ricostru-zione storicadella sua figura.Perché? PerchéGiovanni PaoloII ha cambiatola storia del suotempo, la storia

dei credenti, dei cattolici, facendoli uscire dallapaura. Ha aiutato a realizzare una rivoluzione senzaspargimento di sangue nel 1989. Ha dilatato laChiesa sulla dimensione globale. Quest’uomospirituale è stato anche un grande personaggiostorico. Quella di Giovanni Paolo II è stata una per-sonalità dalle molte dimensioni”. Quando un personaggio della storia diventaSanto? “La figura di Giovanni Paolo II è impastata della di-mensione della santità, della dimensione pastorale ereligiosa, del senso storico e politico, del senso delpopolo, della dimensione mistica. Giovanni PaoloII è un uomo dalle molte dimensioni ma è stato so-prattutto un uomo di Dio. Questo è il cuore della suafigura. Quando lo abbiamo visto spogliato di tutte lesue capacità umane, alla fine della vita, l’abbiamovisto uomo di Dio”.Era quindi necessario renderlo pubblicamenteSanto? Non bastava questa testimonianza per ri-cordarlo nella storia?“È una scelta che è stata fatta con altri Papi. È statafatta con Pio X, con Giovanni XXIII. È statosoprattutto il popolo di Dio nel 2005 al momentodella sua morte, a sentirlo Santo.

La gente percepiva che era morto un Santo. Nonche era morto un politico. Era morto un Santo. EPapa Ratzinger volle immediatamente dare seguitoa questo senso del popolo di Dio”. È un fatto inedito nella storia questa acclamazionedi popolo?“Nei tempi contemporanei è un fatto inedito. Ma èrivelatore di un altro aspetto: Giovanni Paolo II haconvocato i cristiani come popolo e ne ha fatto unpopolo. In una condizione un po’ di dispersione deicristiani qual era, ne ha fatto un popolo in mezzo aipopoli del mondo”. Ci sono state critiche a questa canonizzazione.Alcuni ritengono che il pontificato di GiovanniPaolo II abbia valorizzato troppo i movimenti.Altri che abbia trascurato le Chiese locali. Dastorico, le letture critiche sulla storia di un perso-naggio cosa indicano?“Sono state fatte queste critiche ma anche critichepeggiori rispetto a quelle adesso elencate. È ovvioche siano state fatte delle critiche. In un pontificatolunghissimo come quello di Giovanni Paolo II,durato 28 anni, pieno di problemi, è chiaro che que-st’uomo possa aver fatto degli errori. Non è che ilsuo sia stato un pontificato senza errori o senzaomissioni. Ma lo storico guarda la realtà complessivae da questo punto di vista non può che emergere ungrande pontificato”. Che tipo di santità, allora, ha vissuto GiovanniPaolo II?“Era un uomo che non aveva paura perché sapevache Dio è con gli uomini. Questo, mi sembra, è ilcuore della sua santità, vissuta anche in momenti diabbandono come quelli della sua giovinezza, in mo-menti durissimi come quelli della sua vita polaccasotto il comunismo. In questo senso è un uomo cheha riscoperto il valore del martirio. Lui stesso ha ri-schiato di essere martire esponendosi dopo il suo at-tentato. La storia del suo attentato è una storia moltoimportante perché questo uomo andò a Istanbul nel1979 nonostante le minacce. E quando dopo l’attentato,volevano prendere maggiori misure di sicurezza, luidisse: no, continuiamo come prima”. Cosa lascia in eredità agli uomini del nostro tem-po?“Lascia per sempre il messaggio: ‘Non abbiate paurae confidate in Gesù’. E lo lascia in un tempo digrigiore, in cui si fa fatica a guardare lontano. Eccoun’altra caratteristica di Giovanni Paolo II: era unuomo che guardava lontano, un uomo di visione.Non per nulla in un verso di poesia scritto negli annidi Cracovia diceva: l’uomo soffre soprattutto permancanza di visione”. Maria Chiara Biagioni

“Agirà con la parola, intervenendo ogni volta che la pace èminacciata”, parola di Segretario di Stato. “Senza curarsi del rischiodi venire strumentalizzato, e soprattutto indicando le cause dellaviolenza e delle guerre”. Il cardinale Parolin parla di Papa Francesco,del suo impegno per la pace, ribadito nel messaggio Urbi et Orbi ilgiorno di Pasqua. “Lo farà - prosegue - testimoniando l’amore allapace anche con la sua eventuale presenza, magari improvvisata, suiluoghi dei conflitti”. Già, perché il Papa ci ha abituato alle sorprese,in nome della coerenza della testimonianza del Vangelo. “PapaFrancesco - prosegue il Segretario di Stato - seguirà la propriasensibilità e troverà anche in questo campo i gesti più efficaci eforse sorprendenti, per far sentire la sua presenza e la sua sollecitudineper la pace”. Parla di Francesco, il cardinale Parolin, della suaazione, che lo ha portato immediatamente a giocare un ruolo-chiave, superando le incertezze e le contraddizioni delle cancelleriesu alcuni dossier delicatissimi, a partire da quello siriano, su cui haagito con la forza antichissima ma sempre nuova ed efficace dellapreghiera, che “di fatto, ha scosso anche i potenti della terra e

coloro che non credono”. Ma parlando di Francesco, dell’oggi e delprossimo futuro, traccia anche una precisa linea di continuità con idue grandi Papi Santi e più in generale con l’azione della santa Sedenel tormentato e drammatico ventesimo secolo. In effetti, ciascunocon il proprio stile, nel quadro di situazioni storiche diverse, tantoGiovanni XXIII che Giovanni Paolo II sono stati due giganti dellapace. Ne hanno interpretato, in particolare in due fasi della guerrafredda, due strade, diverse e convergenti.Quella di Giovanni XXIII apparentemente è stata più testimoniale,con l’inerme forza della parola, del convincimento, del magistero,dell’invito al dialogo, così in particolare da impedire che laguerra fredda diventasse cruenta. Quella di Giovanni Paolo II èstata più atletica, con lo storico risultato di determinare pacifi-camente la fine di un conflitto, la guerra fredda appunto e l’op-pressione comunista, che durava da quasi cinquant’anni. Dipiù: il suo pellegrinare nel mondo - riprendendo il testimone diun altro grande Papa del secolo scorso, Paolo VI, primo pellegrinoa Gerusalemme - è diventato segno concreto di vicinanza a tutti

i popoli, per la pace, per l’affermazione di quella che chiamavala “soggettività” dei popoli e delle nazioni in una grande famigliaumana.Con i suoi modi propri, “il linguaggio diretto e, diciamo “popolare”che ha sinora riscosso tanto successo” c’è qui il senso di unacontinuità che Francesco appunto traguarda verso i complessiorizzonti di un mondo globale, con le nuove insidie alla pace, latratta, lo sfruttamento, le grandi ingiustizie sociali ed economiche.E così sempre “la Chiesa non si muove per tutelare i propri diritti oinvocare privilegi per se, ma per difendere i diritti di ogni uomo e diogni donna”.

IL SENSO DI UNA CONTINUITÀFrancesco al fianco dei giganti della pace Francesco Bonini

4 Anno XXXI

4 Maggio 2014PAG

Umiliata e offesa, così potremmo definire l’attuale statusdella scuola italiana che appare sempre più la Cenerentoladelle nostre politiche, vittima di continue e a volte inutiliriforme e sempre al centro di pagine e pagine di saggi, in-dagini, leggi, circolari. Ma chi crede nelle sue potenzialità,chi ci lavora sa che la scuola è ben altro o meglio potrebbeessere ben altro se tutti capissero la sua importanza e sechi ne fa parte, insegnanti studenti e genitori, si unisseroper chiedere a gran voce di ri-affidarle il ruolo che merita.La manifestazione del 10 maggio a Roma ‘La Chiesa perla Scuola” alla presenza di Papa Francesco invita tutti cat-tolici, laici, operatori di scuole pubbliche e paritarie. Unitie senza divisioni perché chi lavora con quel prezioso ma-teriale umano che sono i nostri ragazzi deve stringere al-leanze educative e dialogare. E quando si parla diinvestimento nella scuola non si fa riferimento solo a unanecessità economica e materiale ma soprattutto alla ne-cessità di riconoscerle il suo ruolo di grande risorsa per lavita civile e sociale.

Le parole chiave che guidano questo progetto sono fami-glia, educazione, alleanza, umanesimo, comunità, in-segnanti e autonomia. Insieme formano una rete didiscussione e di incontro. Una riflessione in cui tutti sonochiamati a partecipare e a dire la loro, anche partecipandoal sondaggio di Famiglia Cristiana, organizzato in colla-borazione con il C1SF (Centro Internazionale Studi Fa-miglia), un’occasione preziosa per riflettere e per dare ilproprio contributo a restituire alla scuola la posizione chemerita nella società.

Un sondaggio in attesa dell’incontro della Scuola

con Papa Francesco il 10 maggio a Roma

In uno dei discorsi incentrati sull’aspettomissionario della chiesa , Papa Francescoribadiva «l’importanza di uscire per

andare incontro all’altro, nelle periferie,

che sono luoghi, ma sono soprattutto per-

sone, situazioni di vita. Quali sono le vostre

periferie? - chiede Bergoglio - Certamente,

in un primo senso, sono le zone che rischiano

di essere ai margini, fuori dai fasci di luce

dei riflettori. Ma sono anche persone, realtà

umane di fatto emarginate, disprezzate;

non abbiate paura di uscire e andare

incontro a queste persone». In un altro in-tervento, alla messa di Pentecoste, il Paparivolgendosi ai movimenti ed aggregazionilaicali, suggeriva di “non chiudersi per

paura alle ‘sorprese di Dio’, difendendoci,

chiusi in strutture che hanno perso la ca-

pacità di accoglienza”...“Lo Spirito Santo...

ci salva dal pericolo di una Chiesa gnostica

e di una Chiesa autoreferenziale, chiusa

nel suo recinto” e “ci spinge fino alle per-

iferie esistenziali per annunciare la vita

di Gesù Cristo”. Queste frasi meditate inun incontro del nostro «gruppo con chivuoi» del Movimento dei Corsi di Cristianità,ci avevano indotto ad una rilettura delnostro Post- Cursillos basato sul tre piedi:“Pietà, Studio ed Azione”. Con l’inseri-mento nel gruppo di Don Luca , Vice Par-roco della Parrocchia della Marina, l’ideadi attuare una qualche iniziativa caddesulla “6ª opera di misericordia corporale”“visitare i carcerati”. Come? Perché? Forseuna lontana reminiscenza della visita diBonin ai carcerati? Non lo sappiamo.Fatto sta che, se pur con qualche titubanza,decidemmo di provare prendendo i primicontatti con le persone che potevanoistradarci. Padre Pietro, Cappellano delcarcere circondariale di Ascoli Piceno, cisuggerì di parlare con Don Tommaso, Par-roco di S. Egidio alla Vibrata, (rivelatosipoi vero Padre Spirituale del gruppo) ilquale conosceva molti agenti di poliziapenitenziaria, suoi parrocchiani. Infatti

proprio alcuni di loro ci misero in contattocon la Direttrice Lucia. Persona squisita,(tra l’altro quasi sempre presente agli in-contri), si dimostrò entusiasta dell’iniziativae del programma appositamente studiatoper delle persone speciali quali i detenuti.Con le Educatrici furono stabilite le dateche coincisero con i venerdì di Quaresimatitolando poi, il mini corso, “Vivi laPasqua”. Alla fine pieni di entusiasmo

siamo partiti, accompagnati dalle preghieredei fratelli, delle sorelle e di…alcuneSuore. Il programma si è basato episodidel Vangelo quali ad esempio «il buonladrone», «la resurrezione di Lazzaro»,«figliol prodigo»; il tutto accompagnatodalle testimonianze di noi laici, sul dolore,sulla sofferenza, sulla conversione, ecc..Al termine di ogni incontro è stato apertocon i detenuti un dialogo durante il qualesono state poste delle domande, ad alcunedelle quali sinceramente è stato molto dif-ficile rispondere. Le più sentite nonché lepiù insistenti sono state: “Ma quando us-ciremo, cosa faremo? Cosa ci aspetta?”.Altri invece hanno preferito non fare do-mande ma approfittare dell’occasione persfogarsi con soliloqui quasi per anestetizzareil loro stato. Abbiamo sempre ribaditoche il Signore ci ama così come siamo,basta aprirgli il cuore e cercare di non più

offenderlo…, il resto lasciarlo fare a Lui,perché a Lui nulla è impossibile. Abbiamopoi sempre ripetuto, a loro conforto, che ilSignore non è venuto per i sani ma per gliammalati,... per i poveri, ...per i peccatori,...per i sofferenti e quindi anche per loro.Essendo divisi in gruppi, alcuni di questisono stati più numerosi altri meno, ma allafine anche del numero dei partecipantisiamo stati più che soddisfatti, tenuto

conto della libertà dipartecipazione, della pre-senza di numerose altrereligioni e della coinci-denza degli incontri conl’ora d’aria. L’attenzioneè stata massima, e non sisono avuti atti di intem-peranza o di insofferenza,anzi si è serenamente col-loquiato e fraternizzatocome vecchi amici, purnelle difficoltà per la lorocondizione. Nella Messaconclusiva, come ai Corsi

di Cristianità, si è avuto il massimo dellafraternizzazione,...nella preghiera dei fedelie nello scambio della pace. Al termine del-l’Eucarestia, oltre alla lettura della preghieradel detenuto, ai saluti, agli auguri e airingraziamenti vicendevoli, è stato conseg-nato a tutti i presenti, «il tao», a ricordodel’evento, che, come hanno detto sia laDirettrice che il Cappellano, ci si augurapossa ripetersi. Tutto ciò lo si deve solo alSignore a lode e gloria del Suo Nome. Noinon sapremo mai quali benefici o qualieffetti, questi incontri hanno avuto suqueste persone, ma di una cosa siamo certi,l’iniziativa ha contribuito a cementarel’amicizia del nostro «gruppo con chivuoi» Un’azione iniziata a Natale con ildono di “panettoni”, è terminata a Pasquacon un volo di “colombe a colori”.Ilario, Vinicio, Claudio e Clesirio

VIVI LA PASQUA ... IN CARCERE

5Anno XXXI

4 Maggio 2014 PAG

L’inno di lode di Maria08. L’ANIMA MIA MAGNIFICA IL SIGNORE

Leggiamo Lc 1,46-56 che contiene il Magnificat.Nel suo primo movimento (1,45-50) Maria siapre alla più pura lode riconoscente per quantoDio ha fatto per lei. Vi predomina il pronome diprima persona: «il mio spirito esulta..., mi chia-meranno beata...». Nel secondo movimento(1,51-55) Maria coinvolge nella sua gioia mes-sianica il popolo eletto perché il progetto divino,che in lei sta prendendo carne, è già in atto: Dio«ha soccorso Israele», in forza «della sua miseri-cordia» e della promessa fatta «ad Abramo e allasua discendenza» (1,54-55). Luca, che scrivenegli anni 70, ci invita a cantare con lui questoinno di gioia che proviene dall’opera di Gesù edella Trinità mediante Maria (1,35) e raggiungenoi in quanto battezzati «nel nome del Padre edel Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19).1. Gioia e gratitudine per il dono ricevuto. «Al-

lora maria disse: “L’anima mia magnifica il Si-

gnore / 47e il mio spirito esulta in Dio, mio

salvatore, // 48perché ha guar-

dato l’umiltà della sua serva. /

D’ora in poi tutte le generazioni

mi chiameranno beata”» (Lc1,46-48). «L’anima mia» e «ilmio spirito», cioè io, Maria,nella totalità del mio essere: «hasete di te l’anima mia, / desiderate la mia carne» (Sal 63,2). Peròinvece di «carne» Luca mette «ilmio spirito» che è lo spiritoumano di Maria associato alloSpirito Santo che era sceso su dilei nell’annunciazione e che Maria lo aveva giàcomunicato a Elisabetta salutandola (Lc 1,41).Ne segue lo Spirito Santo «contestimonia» (sym-

martyréi: Rm 8,18) quanto Maria sta per dire.«Magnifica», cioè dice che Dio è grande perchémi ha resa piena di grazia e Madre di Dio.«Esulta», egallíasen. Maria gioisce di quellagioia che nasce in lei per il suo «sì» all’angelo eche ha dato inizio alla gioia del Nuovo Testa-mento. «Mio salvatore». Ha salvato me crean-domi immacolata; colui che nascerà da me è lasalvezza «la salvezza». sôtérion, destinata a tuttii popoli (2,30). Il motivo di tutto ciò è pura gra-zia: «perché ha guardato l’umiltà, tapéinôsin,

della sua serva». La tapéinôsis, non è la sem-plice umiltà, ma è la ‘anāwāh (Sofonia 2,3) checonsiste in un insieme di virtù tra le quali la do-cilità al volere di Dio, la fiducia in lui, il distaccodai beni terreni, l’amore. Nella puntata 17 suMatteo dicemmo che è la spiritualitàdegli‘anāwîm presente in molti Salmi e che oraviene portata al vertice da Maria nel suo inno.Ella si sente la doúle, la «serva del Signore»(1,38). «D’ora in poi», apò toù nýn, da questo

istante in cui parlo con Elisabetta, che mi ha giàchiamata beata¸ e poi in seguito: «tutte le gene-razioni mi chiameranno beata» (1,48). Testi-monianza superba della devozione a Maria, daparte della prima comunità cristiana, fatta propriada Luca!2. La misericordia di Dio. «Grandi cose ha fatto

per me l’Onnipotente / e Santo è il suo nome; //50di generazione in generazione la sua misericor-

dia / per quelli che lo temono» (Lc 1,49-50).Maria richiama per l’ultima volta la sua situa-zione personale: Grandi cose ha fatto «in me»rendendomi Madre del suo divin Figlio. Poi, diceche l’attenzione misericordiosa di Dio raggiungetutte le generazioni che temono Dio, l’umanitàtutta. La situazione in cui Maria si trova è singo-lare e unica; ma non esclusiva, in quanto tutti glialtri, con ruoli diversi, sono oggetto dalla miseri-cordia divina.3. L’amore di Dio per gli umili, affamati, deboli,

poveri. «Ha spiegato la potenza

del suo braccio, / ha disperso i

superbi nei pensieri del loro

cuore; // 52ha rovesciato i potenti

dai troni, / ha innalzato gli umili;

// 53ha ricolmato di beni gli affa-

mati, / ha rimandato i ricchi a

mani vuote» (Lc 1,51-53). I seiverbi di questi versetti sono al-l’aoristo. I profeti, per indicare lacerta realizzazione di quanto di-cono, usano il verbo al passato.«Il popolo che camminava nelle

tenebre vide un grande luce», cioè vedrà (Is 9,1).Quindi, il rovesciamento è del tutto certo; è giàiniziato con la concezione di Gesù in Maria. 4. E per israele suo popolo. «Ha soccorso

Israele, suo servo, / ricordandosi della sua mise-

ricordia, // 55come aveva detto ai nostri padri, /

per Abramo e la sua discendenza, per sempre»(Lc 1,54-55). Il «ricordarsi» indica la fedeltà diDio che sta realizzandosi sia per la discendenzad’Israele che per tutta l’umanità benedetta inAbramo (Gen 12,1-3). Il Magnificat si chiude an-nunciando la gioia della salvezza universale diDio, mediante Cristo nato da Maria. E’ il Cantodi esultanza dei redenti.5. il ritorno a Nazaret. «Maria rimase con leicirca tre mesi, poi tornò a casa sua» (Lc 1.56).Conclusione. «Sia in ciascuno l’anima di Mariaa magnificare il Signore, sia in ciascuno lo spiritodi Maria a esultare in Dio; se, secondo la carne,una sola è la madre di Cristo, secondo la fedetutte le anime generano Cristo; ognuna infatti ac-coglie in sé il Verbo di Dio» (Sant’Ambrogio, Ex-

positio in Lucam, 2,26-27)[email protected]

Domenica 4 maggioOre 9.00 Castignano

Parrocchia S. Paolo Apostolo: Cresime

Ore 11.00 Rotella - Parrocchia S. Lorenzo: Cresime

Ore 18.00 S. Benedetto Tr. - Cattedrale: Concelebrazione e processione a conclusione della Settimana Eucaristica

Lunedì 5 maggioOre 21.00 S. Benedetto Tr.

Riunione Uffici di Curia

Mercoledì 7 maggioOre 17.00 Loreto - Basilica:

S. Messa per l’ITC Capriotti

Giovedì 8 maggioOre 10.00 S. Benedetto Tr. - Curia vescovile:

Consiglio Presbiterale

Venerdì 9 maggioOre 10.30 S. Egidio alla Vibrata ITI:

S. Messa

Sabato 10 maggioOre 9.00 S. Benedetto Tr. - Curia vescovile:

Consiglio Diocesano per gli Affari Economici

Ore 17.00 S. Benedetto Tr.Parrocchia S. Giuseppe: Cresime

Domenica 11 maggioOre 11.15 Ripatransone

Parrocchia S. Savino: Cresime

Impegni Pastorali del Vescovo

DAL 4 ALL’ 11 mAGGiO 2014

Parola del SignoreTERZA DI RESURREZIONE A

Dal VANGELO secondo LUCA

I DISCEPOLI DI EMMAUS

(VANGELO DI LUCA CAP. 24 VERSETTI 13-35)

Sciocchi e tardi di cuore. I discepoli di Emmaus hanno le stessenostre caratteristiche, sciocchi e tardi di cuore nel credere. Lorola domenica stessa, dopo essere stati nascosti per due giorni(dal venerdì sera alla domenica) pensano che l’avventura cheavevano vissuto con quel profeta potente in opere e parolefosse finita. Essi pensano e dicono:“Quel profeta che doveva liberarci dai Romani, che doveva re-staurare il Regno d’Israele, è finito male, si è vero alcune no-stre donne hanno detto di avere avuto delle visioni, ma chi cicrede a quello che dicono le donne! “Questo è lo stato d’animo dei due discepoli, che come noi, sene vanno per la strada, tristi e sconsolati perché Dio non agisce

secondo i loro (e i nostri) pen-sieri. Ecco, allora che Gesù simette accanto a loro, (e a noi,come sempre ) e spiega nuova-mente tutto. Ai discepoli co-mincia ad ardere il cuore,cominciano a ritrovare un po’ diforza, la speranza piano piano siriaffaccia, e infine dopo la cate-chesi di Gesù il Risorto, sonopronti, perché di fronte allo“spezzare del pane” essi lo rico-noscono. Riprendono vigore, coraggio, speranza e fiducia. Apartire dall’Eucaristia ecco la trasformazione, da discepoli af-franti diventano annunciatori entusiasti.

“Partono senza indugio”.E noi? Riconosciamo il Signore allo spezzare delpane eucaristico domenicale? Traiamo dalla sua pa-rola ascoltata ogni domenica nella Messa la forza, lasperanza e la fiducia per annunciarlo, o continuiamoad essere sciocchi e tardi di cuore, perché il Signorenon fa quello che vorremmo. Chiediamo al Signore di aumentare la sua pazienzaverso di noi, e di aumentare la nostra fede e la nostracapacità di comprensione della sua volontà. RIC-

CARDO

PILLOLE DI SAGGEZZA:NON E’ DIO CHE ABBANDONA L’UOMO. E’

L’UOMO CHE ABBANDONA DIO. (H. LACORDAIRE)

COMUNICATO DELLA CURIAIl Vescovo

S.E. Mons. Carlo Brescianicon Decreto n. 14/2014 del 15 aprile 2014

ha costituito il nuovo Consiglio Presbiterale Diocesanoin carica per il prossimo quinquennio:

- Membri di Diritto:S. E. R. Mons. Carlo Bresciani, Presidente

Mons. Romualdo Scarponi

Don Patrizio Spina

Don Marco di Giosia

Don Dino Straccia

Don Giorgio Carini

Padre Gabriele Lupi

- Membri eletti dal Clero:Don Claudio Marchetti

Don Gian Luca Rosati

Don Giovanni Croci

Don Pierluigi Bartolomei

Don Armando Moriconi

Padre Silvano Nicoli

Padre Marco Buccolini

- Membri nominati dal Vescovo:Mons. Vincenzo Catani

Don Gian Luca Pelliccioni

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In concomitanza dei festeg-giamenti dell’Ottava di Pa-squa, che porta tanti turisti aRipatransone sia per la ve-nerazione dell’antica Ma-donna di San Giovanni, pa-trona della diocesi e per lacuriosità di vedere il famosoCavallo di Fuoco, dal 2011riconosciuto “Patrimoniod’Italia per la Tradizione”, lasezione locale dell’Archeoclubd’Italia in associazione all’am-ministrazione comunale, ha po-sto, in sostituzione della vecchiatarga segnaletica indicante il Vi-colo più stretto d’Italia, un’ana-loga segnaletica con la dedicaal Cav. Prof. Antonio Giannettiche “identificò, studiò e valorizzòil Vicolo, individuandone anchela funzione che svolge nel par-ticolare comparto urbano dellaCittà”. Nonostante il cattivo tem-po, il sindaco Remo Bruni, ilconsigliere delegato alla culturaPaolo Polidori, la presidentedell’Archeoclub Donatella Donati Sarti in as-

sociazione dei numerosiamici e collaboratori del“Professore” hanno volutopresenziare alla manifesta-zione evidenziando l’impor-tanza per la Città del grandelavoro di ricerca storica eurbanistica locale effettuatodallo stesso. Commosso ilfratello Mariano presente

alla cerimonia, ha ringraziatosentitamente a nome del fra-tello scomparso.

N.D.R.«Noi de “l’Ancora”plaudiamo e ci associamoalla lodevole iniziativa, nellaconvinzione che questo sial’inizio di tanti altri ricono-scimenti che Antonio merita,per quanto ha fatto per Ripa-transone. Noi siamo rimastivedovi e ce ne rammarichiamoanche perché è difficile sosti-tuirlo per il suo modo punti-glioso di cercare notizie par-ticolari che hanno fatto ap-

prezzare il nostro settimanale a Ripatransone».

Due sono stati sempre i momenti fortidelle celebrazioni religiose il giornodell’Ottava in onore della Madonna diS.Giovanni: il pontificale del mattino ce-lebrato dal Vescovo con la partecipazionedella corale “Madonna di S. Giovanni” ela processione della sera attraverso lesuggestive vie della città. Peccato chel’inclemenza del tempo abbia impeditoquesta seconda manifestazione sostituitada una funzione religiosa svoltasi nell’in-terno del Duomo. Al mattino, al terminedella S. Messa, il programma religioso equello civile si sono incontrati, possiamo dire,con la benedizione, da parte del Vescovo, sullapiazza antistante il Duomo del «cavallo difuoco», singolare attrattiva che richiama molto

pubblico e molti turisti . Lo spettacolo è finan-ziato dalla Banca di Ripatransone Credito Coo-perativo  mentre l’organizzazione spetta dasempre alla Confraternita Madonna di San Gio-vanni, tra le più antiche presenti a Ripatransone

nonché eletta nel 1991, Personalità giuridica ec-clesiastica. La realizzazione tecnica spetta alladitta Alessi Events Srl azienda leader in Italianella fabbricazione, progettazione e realizza-zione di spettacoli pirotecnici che garantisceprodotti di elevata sicurezza con effetti specialidi assoluta originalità.

(Molte altre notizie avrebbe aggiunto l’indimen-

ticabile nostro collaborato Antonio Giannetti

che sulla storia del Santuario della Madonna di

S. Giovanni ha pubblicato più di una ricerca

ndr.)

Da RipatransonePosta una targa-dedica per il suo scopritore

sul Vicolo più stretto d’Italia

Centobuchi - Parrocchia S. Cuore in festa per la Cresima di 39 ragazzi

Grande festa venerdì 25 aprile presso la Par-rocchia del Sacro Cuore di Gesù di Centobu-chi per la Cresima di 39 ragazzi. Una doppiafesta poiché è coincisa con la prima volta delvescovo Carlo come Pastore e ministro del Sa-cramento della Confermazione.A concelebrare il Parroco don Alfonso, il vicedon Matteo, il parroco emerito nonché citta-dino onorario di Monteprandone e nonno ono-rario della Comunità Parrocchiale don Remo.Diretta ed emozionante l’omelia durante laquale il Vescovo, in sintonia con Papa Fran-cesco, ha richiamato alla condivisione all’in-terno della Chiesa come comunità di Battezzati, senza lasciarsi deviare dalle tante proposte“stravaganti” della società ma rimanendo insieme legati a Cristo, collaborando nell’ambito par-rocchiale mettendo a frutto i doni che il Signore continua ad elargire a ciascuno, considerando laparrocchia un punto di riferimento importante per la propria vita. “Con la Cresima- ha detto il ve-scovo- si è abilitati a dare testimonianza concreta della propria esperienza di fede; si è protagonisti.Collaborare e mettersi a servizio, è l’occasione per sentirsi realizzati nella vita umana e cristianain questa società dalle mille facce, che ci fa perdere di vista l’essenziale. Un augurio a vivere nellagioia questa nuova effusione dello Spirito per una più proficua testimonianza di vita nell’entusia-smo della Fede nel Risorto.In gruppo i Cresimati sono un portento qualora desiderano impegnarsi per costruire la nuova so-cietà fondata sull’Amore” (foto Studio Campanelli fotografo)

Torna a splendere la chiesa del Sacro Cuore diCentobuchi, la chiesa storica della frazione am-pliata nel 1943 finita nel 1957 e consacrata il20/03/1960 poiché la popolazione cresceva dianno in anno. Dopo alcuni ritocchi all’esterno ef-fettuati nel mese di luglio, a fine febbraio è ini-ziato il restyling dell’interno.Lavori mirati effettuati graziealla collaborazione di tanti vo-lontari che ne hanno completa-mente mutato l’aspetto,migliorandola sia sotto il profiloestetico che funzionale dal puntodi vista liturgico.Spostate la fonte battesimale e lasede riposizionate rispettiva-mente davanti e dietro l’altare.Restituito alla comunità anche ilvecchio tabernacolo in marmoed onice del 1957 ritrovato al-l’interno della torre campanariache testimonia il gusto artisticodi quegli anni che va a sostituirela realizzazione del 1972 e di-venta il cuore pulsante della comunità parroc-chiale. Dunque la comunità del Sacro Cuore hadi nuovo la sua chiesa storica poco utilizzatadopo la costruzione della sala Giovanni Paolo IIche seppur pur capiente è, e resta sempre una sala.Colpisce la sua semplicità, l’essenzialità dell’ar-redo. Diverse persone si sono commosse giovedì

santo quando il parroco Don Alfonso Rosati edil vice Don Matteo Calvaresi hanno riaperto ibattenti poiché quella chiesa custodisce gelosa-mente i ricordi di tanti. “Abbiamo riconsegnatoalla comunità di Centobuchi ed in particolare allacomunità parrocchiale del S. Cuore- afferma Don

Alfonso- la sua chiesa- valoriz-zando al meglio tutto ciò chec’era e recuperando pezzi ab-bandonati qua e là nel corsodegli anni. Abbiamo ridato lu-stro alle ‘suppellettili’ già esi-stenti rimettendole in luce,restituendo loro valore e signi-ficato. Sono pezzi che puravendo i loro anni, hanno ac-quisito nel tempo la loro im-portanza e sono diventati anchedi riferimento per tanti.C’erano lavori che andavanofatti anche per evitare succes-sivamente spese di gran lungasuperiori. Un grazie ai tantiparrocchiani che hanno rega-

lato parecchie ore del loro tempo , ed alla gene-rosità di diverse ditte che hanno donato i varimateriali. Durante la posa del tabernacolo si èvisto poi l’entusiasmo, l’orgoglio ed il senso diappartenenza come in una grande famiglia. Èstato veramente uno dei momenti più belli edemozionanti”

Grande festa a Ripatransone, nell’Ottava di Pasqua,in onore della Madonna di S.Giovanni, Patrona della Diocesi.

Torna a splendere la chiesa del Sacro Cuore di Centobuchi

Montedinove: sesto appuntamento con la Parola di Dio

Il sesto incontro de “La Scuola della Parola”,che si tiene a Montedinove mensilmente ormaida mesi presso il Convento di S. Tommaso, haavuto luogo il 10 Aprile c.a. Tema centrale dellaLectio Divina che P. Giancarlo Corsini, Provin-ciale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali,ha svolto, sono stati i versetti del cap. 21, 18-22 del Vangelo di S. Matteo, in cui viene messain risalto l’immagine del “fico senza frutto”. Ilrelatore si é soffermato sull’umanità di Gesùche è affamato e pensa di saziarsi con i frutti delfico, ma che rimane deluso perché non trova

altro che fogliame: l’albero è ricco di rami fron-dosi, ma non porta alcun frutto. Il parallelismodiventa intuibile: sono i cristiani ligi a tutte ledevozioni, elargitori di carità, fedeli ai precettidella Chiesa, ma senza essere animati dal cuore,che è il vero bene della Chiesa; essi sono similiagli alberi infruttuosi, che è bene vadano sec-cati, come fece Gesù con “l’albero senzafrutto”, destando lo stupore dei discepoli, sor-presi dall’improvvisa infruttuosità. A questopunto il relatore ha fatto un breve riferimentoal passo del Vangelo di Matteo (cap. 21, 12-14)dove si legge del fico maledetto da Gesù, per-ché senza frutti e non per la stagione non pro-pizia, ma in quanto a tutti coloro che sonoincapaci di praticare con vera fede le devozioni,si chiede di farlo manifestando invece un cuoreumile, mite e riconoscente. E P. Corsini insiste

e sostiene che il cuore è veramente la sede ditutti i pensieri, le parole e le azioni di ogni cri-stiano e il suo vero valore di cuore credente siverifica nel più profondo di esso, come affermal’evangelista S. Luca (cap. 6, 43-46) “l’uomobuono dalla sua bocca esprime sempre ciò chedal cuore sovrabbonda”. Il relatore ha, infine,

completato la sua Lectio commen-tando il passo del Vangelo di Gio-vanni (cap. 15, 1-17)sull’immagine de “la vite e itralci”: ogni tralcio che non portafrutto il vignaiolo lo taglia, maquello che porta frutto, perchéporti più frutti e rimanga attaccatoalla vite, lo pota. È il compito diogni cristiano, perché il suo esem-pio moltiplichi gli operai animati acoltivare la vite della vigna del Si-gnore. L’immagine della vite ci haportato a Gesù, fonte della vita enutrimento dell’umanità, con il ri-

ferimento eucaristico. Entusiasti dell’insegna-mento mensile, che ci viene impartito da P.Giancarlo Corsini, abbiamo concluso, medi-tando il Salmo 65, e, ringraziando il Signoredella “buona Parola” ricevuta, ci siamo dati ap-puntamento per il prossimo ed ultimo incontro,che si terrà l’8 Maggio p.v. Silvia S.

7Anno XXXI

4 Maggio 2014 PAG

L a Conferenza Episcopale Italiana è impegnata da anni in ungrande progetto di trasparenza: la mappa 8xmille attraverso la

quale si possono localizzare e visionare le opere sostenute da questifondi nelle diocesi italiane. Unica e innovativa, in continuo

aggiornamento, essa permette di consultare migliaia d’interventianche attraverso un’app gratuita su iPhone, iPad, iPod Touch e susistema Android e scoprire cosa è stato realizzato lontano o propriovicino a noi (www.8xmille.it).

NELLA CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE TELEVISIVA 2014 CHIEDILOALORO SONO STATE RACCONTATE ALCUNE DI QUESTE OPERE.

A Lamezia Terme don Giacomo Panizza, uno dei 36 mila sacerdoti diocesani, da annis’impegna in progetti per l’integrazione di disabili, immigrati e donne in difficoltàutilizzando per le sue attività beni confiscatialle mafie.

A Bari la Fondazione antiusura lotta contro il gioco d’azzardo che, con la crisi economica,coinvolge sempre più persone. Operatori evolontari sostengono non solofinanziariamente ma soprattuttopsicologicamente “i giocatori” che spesso,finendo nelle mani degli usurai, perdono tutto.

A Trieste il centro La Madre della Caritasdiocesana prevede l’accoglienza di donne,gestanti, mamme e bambini. Qui hanno la possibilità di rimanere fino ad un annoritrovando le forze necessarie per una nuovavita.

Nel quartiere Archi, nella periferia di ReggioCalabria, un gruppo di suore cerca diriscattare i giovani attraverso l’animazione di strada. Sport, giochi e sostegno scolasticoper educare e dare nuove prospettive ai ragazzi.

A Matera La Tenda ospita il centro ascoltodella Caritas diocesana ed è una casa apertaper le famiglie in difficoltà, ex-detenuti conpercorsi di integrazione, immigrati e senzafissa dimora.

A Bologna l’Associazione L’Albero di Cirene, di don Mario Zacchini, tra le tante attivitàgestisce il progetto Non sei sola. Operatori e volontari entrano, attraverso l’unità di strada, in contatto con donne vittime della tratta per liberarle dalla schiavitù.

Ad Alessandria la Caritas tiene aperta tutti i giorni una mensa, distribuisce vestiti e gestisce due dormitori. È punto di riferimento per i nuovi poveri.

IN ITALIA

ALL’ESTERO

Nelle Filippine, a Roxas, nell’isola di Panaycolpita dal tifone Hayan, la Caritas italiana in collaborazione con la Caritas locale, dopo aver distribuito aiuti di prima e seconda necessità, è in prima linea per la ricostruzione.

In Etiopia, ad Addis Abeba, le suore della Consolata gestiscono una scuola per bambini in un quartiere estremamentedisagiato nella zona dei malati di lebbra. Piùdi 200 fanciulli hanno potuto seguirepercorsi formativi gratuitamente.

I n una campagna di comunicazione fondata sulla trasparenza, come Chiediloaloro, è doveroso presentare storie vere.Le persone coinvolte sono autentiche e hanno realmente trovato risposte concrete ai propri bisogni nelle strutture rea-

lizzate con i fondi dell’8xmille destinati alla Chiesa cattolica. Il volontario, il sacerdote o la religiosa è ben consapevole che ogni atto di solidarietà che offre, l’ascolto, un pasto caldo,il sostegno spirituale, non rappresenta solo un servizio sociale, ma rende visibile l’amore di Dio e la tenerezza della Chiesaverso quel “prossimo” che bisogna amare come se stessi. Coloro che testimoniano con i propri volti questo sostegno nonsono, dunque, dei “personaggi pubblicitari” ma sono quel “mio prossimo” al cui servizio la Chiesa deve potersi metterecon amore. E quei visi ora possono esprimere serenità e gratitudine. Le risorse che provengono dall’8xmille concorronoa raggiungere questo obiettivo grazie ad un gesto semplice ma importante. Tutto si gioca sulla motivazione. Chi firma ogni anno in modo consapevole non fa l’elemosina, ma provvede corresponsabilmente ad attuare una solidarietàvera, permanente ed efficace. Destinare l’8xmille è un appuntamento con l’altruismo e contro l’individualismo. Non deve essere mancato perché renderà più dignitosa la vita di tante persone. Anche questo può essere un modo, certonon l’unico, per “prenderci cura dei più fragili della Terra” (Papa Francesco, Evangelii Gaudium, n.209).

MARIA GRAZIA BAMBINO

8XMILLE: ISTRUZIONI PER L’USOANCHE QUEST’ANNO PER DESTINARE L’8XMILLE ALLA CHIESA CATTOLICA SI PUÒ USARE:• la scheda 8xmille allegata al modello CUD che può essere consegnata entro il 30 settembre ad un

intermediario fiscale, agli operatori degli uffici postali in busta chiusa oppure trasmessa direttamente viainternet. Anche chi non è più obbligato a presentare la dichiarazione dei redditi, in prevalenza pensionati elavoratori dipendenti senza altri redditi né oneri deducibili, può comunque destinare l’8xmille attraverso lascheda allegata al CUD oppure con quella allegata alle istruzioni del modello Unico (fascicolo 1);

• il modello Unico da inviare entro il 30 settembre tramite internet oppure l’intermediario fiscale. Dal 2 maggioal 30 giugno invece, per chi non è obbligato all’invio telematico, può usufruire degli uffici postali;

• il modello 730-1 allegato al modello 730 da presentare fino al 31 maggio per chi si rivolge ai Centri diAssistenza Fiscale (CAF).

8xmille alla Chiesa cattolicaLA TUA FIRMA CONTROL’INDIVIDUALISMO AL SERVIZIO DELLA SOLIDARIETÀ

8 Anno XXXI

4 Maggio 2014PAG

AGENZIA GENERALE DI S. BENEDETTO DEL TRONTO

Agente Generale Cinzia AmabiliVia F. crispi, 107 - Tel. e Fax 0735 582101

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”

Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP) REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO N. 211 del 24/5/1984

DIR. RESPONSABILE: Pietro Pompei [email protected] REDAZIONE E AMM.NE 63074 S. Benedetto Tr. (AP) Via Forte, 16 - Tel. 0735 581855 (int. 2-5)

e-mail: [email protected] C.C.P. n. 11886637, intestato a L’ANCORA - Causale abbonamento

Impaginazione e stampa: Linea Grafica Srl - Tel. 0735 702910 - centobuchi (AP) - E-mail: [email protected] Il sito della Diocesi www.diocesisbt.it

[email protected]

Facebook: Ancora On Line

90a Giornata per l’Università Cattolica

4 MAGGIO

2014

Fai parte anche tu dei nostri progetti con un versamento intestato all’Istituto Toniolo

• oltre 1300 studenti con borse di studio,

scambi con università straniere, progetti di solidarietà internazionale, corsi di lingue e alta formazione

• il Rapporto Giovani (www.rapportogiovani.it),

che rappresenta oggi la più ampia e approfondita indagine sulla realtà giovanile in Italia, base per un osservatorio permanente

• , a livello nazionale, corsi di formazione

e aggiornamento per 245 operatori di consultori familiari e per chi opera a favore della famiglia

in strutture pubbliche e del terzo settore

ENTE FONDATORE

DELL’UNIVERSITA CATTOLICA DEL SACRO CUORE

ISTITUTO TONIOLO

Fondata a Milano nel 1921, l’Università Cattolicavanta una presenza capillare sul territorio nazio-nale con le sue quattro sedi: Milano, Brescia, Pia-cenza-Cremona e Roma, dove ha sede anche ilPoliclinico universitario “A. Gemelli”. Furonoproprio i fondatori, in primo luogo Padre Ago-stino Gemelli, a volere che l’Ateneo nascesse daun solido legame con il territorio e da una vastaadesione di popolo. Per questo motivo fondaronol’Associazione Amici, che oggi conta circa 15mila iscritti, e lanciarono la Giornata nazionaleper l’Università Cattolica. Un evento che, dal1924, si ripete negli anni, ma che non smette dioffrire la possibilità di riflettere su alcuni percorsifondamentali del cattolicesimo in Italia, sulla na-tura dell’Università stessa, sull’essere, cioè,l’espressione del valore culturale della fede. LaGiornata universitaria pone l’attenzione sui gio-vani. Per il suo rapporto con l’Università, l’Isti-tuto Toniolo ha un interesse particolare per ilmondo giovanile, sul quale oggi si riversano

molte contraddizioni, alla ribalta più come se-gnale delle preoccupazioni del futuro che comeoggetto di scelte politiche, sociali, imprendito-riali, professionali che diano loro effettivamenteun futuro e che permettano alla società di acqui-sire le loro risorse di cultura, di preparazione, disensibilità, che consentano di accogliere in lorole novità del tempo. E’ costante, invece, grazieanche ai fondi raccolti in occasione della Giornatauniversitaria, l’impegno dell’Istituto Toniolo a fa-vore delle nuove generazioni. Nel 2013 ha soste-nuto oltre 1300 studenti con borse di studio,scambi con università straniere, progetti di soli-darietà internazionale, corsi di lingue e alta for-mazione. Fare qualcosa per i giovani significaoffrire loro un contesto interessante, utile a com-prendere il mondo in cui vivono. Spesso i giovanisono considerati sulla base di una conoscenza ap-prossimativa e sfuocata. Da qui è nata l’idea diuna ricerca rigorosa, il Rapporto Giovani(www.rapportogiovani.it), che, con la collabora-

zione dell’Università Cattolica e il sostegno diFondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo, il To-niolo ha avviato nel 2012, della durata di cinqueanni, aperta a continui aggiornamenti, per una let-tura dinamica del mondo giovanile.Lo scopo fondamentale del Rapporto è quello,dunque, di conoscere il mondo giovanile a partiredalla consapevolezza che i cambiamenti così ra-pidi che sono in corso bruciano velocemente laconoscenza delle nuove generazioni. Il RapportoGiovani, che vede l’appassionato e paziente la-voro di un gruppo di docenti e ricercatori, èun’esperienza di ricerca condotta con lo spirito dichi sta in ascolto, per conoscere le loro attese sullavita e sulla società e per contribuire insieme a loroa preparare il futuro. E’ uno strumento per tutticoloro – istituzioni, realtà sociali, economiche,ecclesiali - che sono interessati ai giovani, unostrumento per scelte più rispondenti a ciò che igiovani effettivamente oggi sono e alle risorse cheessi hanno da offrire per il bene comune.

4 Maggio - 90ª Giornata per l’Università Cattolica“Con i giovani, protagonisti del futuro”

È il tema della Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore (www.giornatauniversitacattolica.it), domenica 4 maggio,promossa dall’Istituto Giuseppe Toniolo, ente fondatore dell’Ateneo, quest’anno giunta alla novantesima edizione.

Venerdì 25 Aprile 2014, Maria Vulpiani e Vittorio Albertini

hanno festeggiano 50 anni di matrimonio.

I figli: Roberto, Marco, Alessandro eLorella, le nuore Ida, Romina e Mo-nica, il genero Claudio e tutti i nipoti,e una folta schiera di parenti ed amicihanno partecipato alla Santa Messacelebrata da Mons. Romualdo Scar-poni presso la Chiesa San BenedettoMartire.