N°16 Maggio 2013

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Turismo responsabile, viaggiatori laici, IT.A.CÀ, viaggiare sostenibile.Il mensile di Maggio di DIECI e VENTICINQUE

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La redazione:

[email protected]

http://www.diecieventicinque.it/ 1968

Pag. 3 Pronti a fare le valige di Laura Pergolizzi e Mario D’Apice

Pag. 4 Festival IT.A.CA. Il festival del turismo responsabile di Giovanni Frascella

Pag. 5 Itaca, il tuo viaggio continua di Diego Ottaviano

Pag. 6 Il Mondo a costo (quasi) zero: racconti di avventure iniziate con un click di Giovanni Modica Scala, Salvo Ognibene, Laura Pergolizzi

Pag. 7 - 8 Viaggio nel "made in Italy": quando la svalutazione dei vini pugliesi vuole voltare pagina di Francesca Mele

Pag. 9 Il viaggiatore laico di Damiano Priante

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vivere un’esperienza all’estero grazie al notissimo Erasmus il quale, ancora in pochi lo sanno, non è l’unico progetto esistente. Lo Youth in Action, ad esempio, è il progetto che la Commissione Europea ha promosso con l’obiettivo di favorire l’integrazione promuovendo la mobilità e il dialogo interculturale tra i giovani. Grazie allo Sve (Servizio di Volontariato europeo) chi ha tra i 18 e i 30 anni può svolgere un'attività di volontariato di lungo o breve termine all’estero, lavorando come "volontario europeo" in progetti locali, in vari settori o aree di intervento. Il Leonardo agevola l’inserimento di chi, neolaureato, desidera fare un’esperienza di stage presso un’impresa all’estero. Il viaggio, ritrovata la connotazione classica dell'avventura, si presenta come un cammino volto a realizzare i sogni e i progetti che il presente sembra averci rubato. E’ la necessità di trovare la nostra Itaca, che è sogno e dimensione ideale, che ci spinge più in là. Vivere il luogo, piuttosto che acquistarvi una cartolina, stringere amicizie superando i limiti delle frasi fatte, rispettare l’ambiente senza aggredirlo. Vedere, piuttosto che guardare. Tutto questo può voler dire viaggiare responsabilmente. Sei pronto a fare le valige oppure pensi di aver già trovato la tua Itaca?

di Laura Pergolizzi e Mario D’Apice

Un lettore dei primi anni cinquanta avrebbe dato certamente una risposta più positiva rispetto a quella che, ragionandoci un po’, potremmo fornire noi oggi alla domanda posta da Bruce Chatwin: “perché gli uomini invece di stare fermi se ne vanno da un posto all’altro?”.

Il progresso tecnologico, la globalizzazione e i mutati rapporti sociali, da relazioni a “connessioni”, hanno accelerato il processo di cambiamento delle nostre vite destabilizzando le vecchie fondamenta socio-economiche del ‘900. Quello che doveva essere un periodo difficile e transitorio per l'economia, ci obbliga a porci delle domande sul lavoro, sullo stato sociale, sulla distribuzione della ricchezza e sull’ambiente. Sul mondo che vogliamo, insomma. E sulla felicità. Le poche risposte alimentano in noi il desiderio di partire, a qualunque costo, o condizione.

Così, zaino in spalla e fai da te sostituiscono i trolley pieni di souvenir, le tende da campeggio gli alberghi a cinque stelle dei pacchetti all inclusive. Gli antichi borghi e i grandi sentieri naturali vengono rispolverati, soprattutto grazie all’attività di una fitta rete di Associazioni che diffondono la cultura dell’ecosostenibilità attraverso l’organizzazione di iniziative di sensibilizzazione, operando nel territorio alla luce delle linee guida che l’Aitr (Associazione Italiana Turismo Responsabile) ha tracciato nella “Carta d’Identità per i viaggi sostenibili” del 2000. E se l’ambiente naturale è il canale perfetto per scoprire ciò che sta dietro l’angolo ma non abbiamo mai saputo apprezzare, il lavoro o il volontariato internazionale diventano canali essenziali per poter imparare una lingua straniera e sostenere economicamente un periodo all’estero che non avremmo mai potuto permetterci. C’è anche chi ha colto una delle occasioni messe a disposizione dall’Unione Europea, la quale spingendo verso la creazione di uno spazio comune che agevoli al massimo la libera circolazione delle persone, dà una mano concreta a chi abbia voglia di transitare da un Paese ad un altro. Oltre tre milioni di giovani europei hanno già avuto l’opportunità di

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Pronti a fare le valige “Perché gli uomini invece di stare fermi se ne vanno da un posto all’altro?”

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riconoscendo la sua centralità nella nostra esperienza.Una volta rientrati, infine, si potrà utilizzare il viaggio per “influenzare” le scelte della nostra rete sociale, diffondendo l’dea che “viaggiare responsabilmente” è meglio. La responsabilità può anche assumere una dimensione politica quando i viaggi toccano mete come i campi profughi saharawi, la Palestina o la Bosnia, dove trascorrere una vacanza permette di conoscere e addentrarsi nel tessuto più profondo di un luogo.Tra l’altro proprio con l’associazione Yoda, di cui sono presidente,

organizziamo campi di volontariato sia in Palestina nel periodo della raccolta delle olive, che con il popolo Saharawi esiliato da ormai 37 anni nel deserto dell'Hammada, in attesa di un referendum di autodeterminazione riconosciuto dall'ONU.Si deve essere turisti ogni giorno.

Come si articola il Festival quest’anno?Su presupposti fin qui discussi, il festival di Bologna vuole mettere in rete le diverse realtà che si occupano di viaggi responsabili per coinvolgere i visitatori in un’esperienza multisensoriale. Ce n’è per tutti i gusti: visite guidate attraverso il patrimonio culturale e storico del territorio, dibattiti e incontri con esperti del settore, presentazione di libri, bar camp, seminari, pranzi a Km 0 e cene esperienziali, concorsi di scrittura, illustrazione e fotografia, mostre, concerti, proiezioni video, teatro. Lo stesso titolo, I.TA.CÀ, richiama l’idea del viaggio in terre lontane, dell’emigrazione e della scoperta nel riferimento a Itaca; ma, parallelamente, ît a cà significa sei a casa in dialetto bolognese, riferendosi alla necessità di adottare uno sguardo diverso sui propri spostamenti quotidiani. Ciascuno di noi è viaggiatore sempre, ogni giorno, semplicemente nel tragitto verso l’ufficio, la scuola, il centro commerciale o gli amici.La nostra non è una fiera, ma un modo per sensibilizzare sul tema del turismo responsabile in maniera esperienziale, proponendo iniziative in diverse piazze di Bologna, ma anche in altre città dell’Emilia Romagna.

marketing territoriale e migrazioni. Noi con il nostro festival cerchiamo di sensibilizzare anche il viaggiatore fai da te, che non ama gli itinerari prefissati, che si sente limitato dal gruppo e dai tempi stabiliti, ma che vuole pur sempre far suoi i valori del rispetto e del confronto.

Ma cosa significa “Turismo responsabile”?Gli operatori del settore lo chiamano “sostenibile”, i turisti lo definiscono “responsabile”. Al di là della variante terminologica, si parla di un turismo attento alle esigenze del pianeta, attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture. Viaggiare responsabilmente significa innanzitutto scegliere mezzi di trasporto poco impattanti sull’ambiente o, per lo meno, ottimizzare i propri spostamenti, evitando ad esempio l’aereo per un singolo weekend; ma responsabilità significa anche optare per strutture e trasporti gestiti dalla popolazione locale, i cui proventi vanno a contribuire all’economia del posto anziché finire nelle casse di grosse imprese private svincolate dal territorio.

Ma si può essere sempre “Turisti responsabili” ?Si può essere responsabili prima, durante e dopo il viaggio. Prima della partenza, è importante compiere un approfondito percorso di informazione sul Paese che si desidera visitare, in modo da arrivare in loco preparati su usi, costumi, diritti e credenze del popolo che ci ospiterà,

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di Giovanni Frascella

Quest’anno si svolge la quinta edizione del festival IT.A.CA a Bologna dal 25 maggio al 2 giugno, quindi non potevamo mancare d’intervistare uno degli ideatori e direttore artistico del festival il Prof. Pierluigi Musarò.

Ma chi è il Prof.Pierluigi Musarò?E’ Ricercatore alla Scuola di Scienze Politiche “Roberto Ruffilli” dell’Università di Bologna, e Research Fellow, Institute of Public Knowledge, New York University, presso cui coordina il progetto Humanitarian Action initiative.Presidente di YODA (onlus) e direttore artistico di IT.A.CÁ migranti e viaggiatori: Festival del Turismo ResponsabileSvolge attività di ricerca sulla comunicazione dell’umanitario e sulle culture della responsabilità, sui temi della cittadinanza e nuove forme di partecipazione, sull’etica dei consumi e dello sviluppo sostenibile.

Inizio subito con il chiederle cos’è IT.A.CA?IT.A.CA è un festival di nove giorni dedicati al turismo responsabile, scolastico, politico, ma anche ad ambiente, sostenibilità, verde urbano,

Il festival del turismo responsabileFESTIVAL IT.A.CÀ.

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lo qualifichi nei suoi contenuti culturali e nei suoi ritmi di vita, di stile, di crescita, di Itaca. Il tuo viaggio continua. Non finisce mai. Ti porta tra divani e brandine, nelle sconosciute vite della tribù del web e del conoscere a costo zero. Viaggiare in maniera responsabile, con lo specchio della conoscenza tra le mani. Il tuo è muoversi tra le onde della terra, tra le sue pagine. Le sfogli come in un libro, per crescere. Prendi un momento di riposo, lo affondi tra le righe di nuove culture, di storie diverse, di un giornale straniero, di una notizia mondiale, di un viaggio dietro casa. Si, non è facile. E’ una fantasia in gabbia, ‘un atto criminoso’. Viaggiare per

conoscere e conoscere per viaggiare. Questo, è un po’ il mio ‘turismo responsabile’ e fu anche quello del buon vecchio laico Sant’Agostino, perché ‘il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina’.

di sapere, che è meglio viaggiare con la bicicletta sotto l’acqua, piuttosto che sentirti musicista in quella coda di dolori e traffico. Magari, magari stai semplicemente camminando su una di quelle strade. Sai, quelle che ogni giorno percorri senza accarezzarne i particolari. Una strada che pensi conoscere, la percorri tutte le mattine. Eppure, capita di fermare quell’uomo, proprio li a Bologna. Viaggi con lui e la sua storia, con il suo rispetto ed il suo conoscere, con i suoi ‘libri di speranza’ ed il suo Senegal. Ti senti viaggiatore, nel senso stretto del termine. Viaggi e lo fai responsabilmente. L’esigenza di conoscere aumenta.

La voglia di scoprire ti attanaglia. Ti assenti con quel bicchiere di vino tra le mani, tra vendemmia e guance rosse, tra cultura e riscatto. Ti senti un po’ Ulisse, con la mappa in mano ed il rispetto in testa. Promuovi il nostro mondo,

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Da un po’ di tempo, soffermo le mie idee su di un punto croce. Uno particolare, preciso. Guardo la terra, così unica nelle sue venature verdi e bianche di montagne. Così smagliante nelle sue distese d’acqua. Così unita, cosi silenziosamente senza confini. Così viva. E’ da qui, che nasce quella domanda che per capire i nostri confini umani, i nostri disagi di diversità. E allora, mi domando il perché del nostro testardo muoversi, tra mappe turistiche e ventiquattrore professionali, tra lusinghe di piacere e momento di relax. Molte le risposte, ma una sola suona al mio scrivere come autentica.

di Diego Ottaviano

Ed infatti, non è l’obbligo di viaggiare, che ti fa viaggiare. Tanto meno credo sia l’obbligo di visitare. Forse, non è neppure un angusto bisogno di ‘sistema vacanze’. Sapete, quello che se ne va tra i meandri del Grand Hotel e le miniature perfette di ‘villette bianche’ da spiaggia. Queste, sono cose da vip e bikini. Sono cose da politica e calcio. Da potere e moneta. Credo non sia neppure quel ‘televisivo tormento borghese’, quello che auspica, di costa in costa, di crociera in crociera, di paradiso in paradiso, e se sei fortunato, di cabina in cabina con lo scoglio lì, bello in vista. Ti rimane comunque, un ultimo tentativo, estremo: ringiovanisci! Ti travesti di voglia inquieta, di discoteca, di casinò, di isole grigie, di esagerazioni. Ma neppure questo viaggiare respira.Torni allora sui tuoi passi. Sposti il tuo dialetto. Lo ascolti e provi finalmente a capire. Aggiungi qualcosa alla veduta della tua casa, della tua terra. Dentro te scatta qualcosa. L’adrenalina sale, ti porta via, ti regala ossigeno. Un bisogno. Uno vero, fisiologico, di nervi, di passioni. Sei rapito, non hai scampo. Hai bisogno di sapere e quindi hai bisogno di viaggiare. Hai bisogno di trovarti sul quel tram, quello di una cultura diversa, magari più fredda, meno latina, europea. Hai bisogno

Itaca, il tuo viaggio continua

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sia per condizioni climatiche, sia per lo status libertatis di cui solitamente si gode.Per trovare alloggi - necessariamente economici per contenere le spese totali - suggerisco l’efficiente sito www.booking.com che fornisce una completa panoramica degli ostelli presenti in città e permette di prenotare mediante carta di credito.

- Giovanni, 18 anni. Modica.

“Personalmente ho provato questa alternativa modalità di viaggio la scorsa estate, all’indomani degli esami di maturità. Il nostro itinerario ci ha visti esplorare le principali capitali europee entro un arco temporale di 18 giorni.

Esperienza decisamente positiva, sebbene i ritmi frenetici non abbiano lasciato molto spazio per il relax. Oltre a conoscere nuove realtà, abbiamo avuto modo di testare seriamente le nostre abilità linguistiche ed organizzative, con risultati particolarmente soddisfacenti. Se è vero che “sono i viaggi che fanno le

persone”, questa avventura ci ha reso molto più maturi preparandoci, nel suo piccolo, alla vita universitaria. Direi che s’ha da rifare…chissà, magari come viaggio post lauream!”

Trekking, camminare lentamente….

Scarponi e zaino, oltre ad abbigliamento a “cipolla” ed un kit di sopravvivenza fatto di coltellini, fischietti e cellulari e si può andare su per i monti. Il Trekking non è altro che un’escursione turistica che si compie a piedi, su percorsi poco agevoli, di solito su zone di montagne con un arco temporale di almeno 2 giorni. Il Trekking (to trek, camminare lentamente) è l'escursionismo fatto su più giorni, a differenza del classico escursionismo di ventiquattr’ore.

http://www.trekkingitalia.org/

- Ninfa, 55 anni. Messina. “ Il sentiero che all’inizio ti sembrava il più impossibile da percorrere, sarà il tuo più bel ricordo al rientro a casa, il Trekking è un’emozione continua che cammina sulle tue gambe”.

angolo del salone o in una camera superlusso, non saprai dove verrai ospitato, l'importante è che ci siano un divano su cui dormire e un ambiente amichevole!

- Julita, 20 anni. Madrid: " Grazie al couchsurfing ho ospitato tanti amici nel mio appartamento di Madrid. Se qualcuno pensa che non sia un programma sicuro, posso dire che dopo aver visitato il profilo dettagliato di chi ospiterai o di chi ti ospiterà, sarà piu' facile familiarizzare prima di incontrarsi realmente, basta avere un occhio attento. Non ho mai avuto altre difficolta' particolari. Ho accolto tanti amici, adesso toccherà a me concedermi qualche giorno a costo zero! Non vedo l'ora di partire."

In tour con interrail

Che siate o meno assidui turisti, per intraprendere un viaggio con InterRail è necessario possedere uno spiccato spirito di adattamento. Preparatevi dunque a trascorrere notti insonni in stazione, a

condividerle con tipi poco affidabili in treni notturni o in economici ostelli. Tutto assume il sapore dell’avventura: potremmo definirlo un viaggio “aleatorio” (munitevi di sufficiente esperienza per le improvvisate prenotazioni online ed i repentini cambi di programma) da vivere all’insegna del carpe diem oraziano. Prima di tutto, consultate il sito www.interrail.net dove vengono illustrate molto chiaramente le modalità ed opzioni di viaggio. Tra queste, quella preferita dai viaggiatori è la “Global Pass”, convenzione che permette di viaggiare liberamente in treno nei principali Stati europei scegliendo a propria discrezione l’arco temporale (l’alternativa è visitare un Paese specifico). Il periodo ideale è – com’è facile immaginare – quello estivo,

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Girare il mondo si può, anche in tempi di crisi…fantasia e predisposizione al dialogo potranno aiutare chi deciderà di mettersi in viaggio seguendo alloggi, percorsi, mezzi di trasporto diversi dal comune, magari seguendo uno dei nostri consigli “rubati” al web…

Couchsurfing, il mondo su un “divano” Registrarsi su www.couchsurfing.org, scegliere la meta, trovare un nuovo amico disponibile ad ospitarti a casa sua. tre facili passaggi, e non resterà che fare le valige. il couchsurfing e' da ormai 10 anni stato accolto come il piu' innovativo programma che permette di muoversi spendendo poco. Al posto della carta di credito è' invece fondamentale portare con se' un buono spirito di adattamento: in un

Il Mondo a costo (quasi) zero: racconti di avventure iniziate con un click

di Giovanni Modica Scala, Salvo Ognibene, Laura Pergolizzi

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pare che le imprese Vmc ed Enoagri stando agli atti della procura violarono l'articolo 440 del codice penale per reato di sofisticazione ai danni della salute pubblica), si arriva fino a Verona, passando da Foggia, Bologna, Brescia, Cuneo, Perugia, Modena, Alessandria e Ravenna. A livello regionale vengono coinvolte territorialmente sette regioni. Il che ne fa un caso di portata nazionale, quantomeno per diffusione. La frode di carattere commerciale rappresentava un sistema di smaltimento di massa dei mosti pugliesi su idea di soliti noti per frodi nel settore come Silvano Poli, e meno noti alla magistratura come l'amministratore Umberto Soldo delle Cantine Soldo che vantavano fatturati di 50 milioni di euro l'anno. Si compravano mosti non identificati pugliesi a diecimila euro per poi rivenderli come IGT veneti a sessantamila, per esempio. La frode di Poli & Co. che fruttò milioni in breve tempo si basava tutta sull'economia rappresentata dalle raccolte pugliesi.

Ma il cosa significhi “mosti non identificati” e in cosa consista

profonde, antiche e innestate con le intenzioni di sviluppo economico (o di non sviluppo) di una parte del paese, politica e malaffare, nonchè mafie. Ma facciamo un piccolo passo indietro. Il 14 Aprile 2008 viene ricordata da tutti come la data del “Velenitaly” in quanto “L'Espresso” pubblicava un articolo choccante sull'operazione compartecipata di procura di Taranto e Verona, a proposito della sofisticazione dei mosti, sotto il nome di “Vendemmia sicura”. In quell'occasione vennero sequestrati 140 mila ettolitri di vino sofisticato. L'allora “Ministro delle politiche agricole”, Paolo De Castro, si preoccupò in primo luogo di tranquillizzare gli animi: erano i giorni del noto “Vinitaly”, Bruxelles minacciava l'embargo all'export memore dello scandalo italiano del metanolo dell'86 in cui morirono 23 persone. Dai risultati i campioni non erano pericolosi, ma sofisticati. Il problema fu che l'emersione di queste bottiglie sofisticate scoperchiò il vaso di pandora. Emerse a galla una filiera illegale che di fatto ha svalutato una parte del mercato italiano. A partire da Massafra in provincia di Taranto, (dove

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di Francesca Mele

Tutti sanno che il nostro bel paese è meta ambita del turismo enogastronomico e che questo rappresenta un patrimonio da tutelare, tanto quanto quello artistico e storico, per poterne preservare il pregio di fronte al passare del tempo e ai tentativi di falsificazione e sofisticazione. La competitività è il "trend" principale in base a cui oscilla il mercato e esistono dei criteri coi quali si stabilisce un livello di competitività del prodotto. Per quanto riguarda il vino vi sono diversi parametri di riferimento legati per lo più a qualità contrapposta a quantità. Il problema rappresentato dalla valutazione dei prodotti viticoli pugliesi si protende ben oltre le erudite considerazioni di palati raffinati e sommelier. La storia della svalutazione dei vini pugliesi ha radici

Viaggio nel "made in Italy" Quando la svalutazione dei vini pugliesi vuole voltare pagina

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illeciti ci pensino due volte. Spero sempre che le catene di supermercati si affidino, per i loro acquisti, ad aziende serie. E che il consumatore impari meglio a scegliere i prodotti che lo garantiscono».

Se è vero che anche in “Brunellopoli”, così come in “Velenitaly” si produceva il Brunello e il Valpolicella con uve da taglio pugliesi è perché faceva comodo svalutare la qualità di un prodotto per favorire il mercato nero. Ridare una dignità ai vini pugliesi non significa solo rendere un mercato più trasparente ma anche aiutare le mani che per pochi soldi s'affaticano nella raccolta di queste uve pregiate ad uscire dall'anonimato voluto da chi specula.

Puglia produce vini colorati in quantità molto superiori a quella richiesta dai tagli, così le difficoltà di vendita sono divenute notevoli. E per conseguenza ne è derivato il cambiamento di scopo ed il fenomeno di vederli impiegati nei grandi centri di consumo, dopo allungamento con acqua, con vinello o con liquidi ricavati dalla bollitura dei frutti dolci, al posto dei vini da pasto. Il dazio di consumo, elevato, favorisce ancora più tale sistema non lodevole, poiché è incentivo ad abusi di ogni genere. E sono tali abusi che determinano ragionevoli reazioni che cominciano collo scopo od il pretesto di combattere le adulterazioni e finiscono con l'essere sia pure larvatamente, campagne d'interessi regionali.” Dopo un secolo, finalmente, solo oggi si inizia a intraprendere campagne in controtendenza a questi interessi regionali. E non è un caso, a mio avviso che il Vinitaly di quest'anno abbia riconosciuto un largo merito alle cantine pugliesi e ai suoi prodotti. Soprattutto perché ci si accorge che invece della destinazione da taglio che, ovviamente, non può competere con le grandi quantità prodotte dall'estero, occorre puntare sulla qualità. Del resto la Puglia vanta un numero di 28 DOC, sei IGT e ben quattro DOCG tra cui spiccano Primitivo di Manduria Dolce Naturale, e da Castel del Monte il Bombino Nero, il Nero di Troia Riserva e il Monte Rosso Riserva. Dario Stefano, ex assessore all'Agricoltura della regione ha ottenuto il premio come “Benemerito della viticoltura italiana” per un processo di redestinazione del mercato pugliese verso la qualità. Destinare alla qualità significa anche togliere valore a quel mercato nero che destabilizza la dignità sociale nascosta dietro le raccolte pugliesi. Si sta assistendo ad una vera e propria rinascita, purtroppo lenta e combattuta, ma quantomeno rappresentativa di un tentativo di voltare pagina. Emilio Pedron, ai tempi dello scandalo del “Velenitaly” amministratore delegato del Gruppo Italiano Vini, in passato aveva dichiarato infatti alla domanda di un'intervistatore:

«Con almeno 2 euro si può comperare vino "basilare", ma sotto questo prezzo è impossibile. La qualità, però, è legata soprattutto all'annata e alla provenienza. Il prezzo è una discriminante, ma non l'unica. La serietà del produttore, la notorietà e la sicurezza sono elementi fondamentali. Credo che nomi noti prima di rischiare la propria reputazione con

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“l'economia” delle raccolte pugliesi rappresenta il fulcro della questione. Nell'inchiesta pubblicata allora da “L'Espresso” si evidenziava come le aziende fornitrici risultassero poi inesistenti, i così detti: “vigneti fantasma”. La Puglia, come del resto altre regioni, vanta purtroppo uno dei primati negativi nell'espressione di questo mercato nero delle uve. E' una questione talmente evidente da essere testimoniata persino dalle interrogazioni parlamentari alla Camera dei Deputati. Un esempio ne è l'indagine conoscitiva del 1 Marzo 2011, che si focalizza sul problema umano che viene sollevato dietro queste tematiche. La commissione VIII all'agricoltura con la partecipazione di “Medici senza frontiere” e “Integra”( Onlus che opera prevalentemente nel leccese per l'integrazione degli immigrati) avevano presentato chiaramente testimonianze di presenza sul territorio di manovalanza extracomunitaria atta alla raccolta delle uve (nonchè anche altre coltivazioni), uve che poi risultavano essere di “nessuno”. Perché diventa difficile a un certo punto inseguire le scie del caporalato. Queste uve di “nessuno” vengono raccolte pagando 25 o massimo 40 euro per un lavoro che dura quasi tutta la giornata ed è privo di qualsiasi tutela. Ma non sono solo gli extracomunitari i protagonisti di questo mercato. Dovremmo tutti ricordare in proposito la tragedia di Oria del 1993 dove tre donne morirono stipate su un furgone pieno di altre donne che andavano a raccogliere, un furgone che poteva accogliere solo la metà di quelle persone. Erano tre lavoratrici in nero pugliesi, come ce ne sono tante purtroppo e ancora. Sottopagate, al massimo 5 euro all'ora, per un lavoro pesante ed espresso fuori dai limiti della civiltà. Ma come ignorare che in fondo si sia voluto assecondare delle logiche sociali che vanno incontro alla malvivenza? Occorre pensare al fatto che già alla fine dell'ottocento era in corso un dibattito sulla destinazione delle raccolte delle uve pugliesi. Giuseppe De Astis era allora il promotore della Cantina Sperimentale di Barletta e suggeriva la destinazione dei mosti al taglio e che venissero allungati con acqua per aumentarne la produzione. Ma stiamo parlando di un'epoca diversa in cui ancora si cercava di capire come competere con le grandi estensioni territoriali dei vigneti francesi e spagnoli. Eppure già nel 1908 il direttore della Scuola Enologica di Avellino, Luigi Carlucci affermò che: “...siccome la

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Bisogna essere laici e rispettare il diverso, che non significa “strano”.Bisogna essere laici: accettare la pluralità di morali e di costumi e capirle, o quantomeno tentare. Può sembrare un controsenso, ma accogliere e non respingere il diverso è invero la strada migliore per non smarrire e anzi, trovare se stessi. Ben difficile sarebbe riconoscersi tra una folla di controfigure, molto più facile tra persone originali. La laicità è l'esperanto della cultura, dei popoli, del prossimo, è il linguaggio comune affinché la Babele non crolli, anzi, sfidi ancora il cielo, aldilà delle differenze di un'unica umanità. La laicità è il primo passo per sentirsi a casa in ogni luogo e allo stesso tempo sempre in viaggio.Infatti il viaggio non inizia quando le ruote dell'aereo si staccano dalla pista o quando casa nostra scompare dallo specchietto retrovisore dell'auto: il viaggio inizia quando si aprono gli occhi, la mente, il cuore.

realtà, dall'esperienza diretta, senza la quale la conoscenza non può dirsi completa. Ma più in profondo del limite tecnologico c'è un limite della natura umana. È la chiusura di vedute, la ritrosia verso l'ignoto, il confinamento del diverso, quello schermo mentale insomma, che ci separa dalla realtà. Si può anche viaggiare per migliaia di chilometri, farsi le foto davanti alla Tour Eiffel, sopra un dromedario, accanto ad un indiano delle riserve, non sarà altro che una foto della stessa persona con un contorno differente. Girare il mondo senza aprirsi al mondo è un viaggio intorno al proprio ombelico. Perché di un viaggio rimanga qualcosa oltre un souvenir prodotto in scala industriale, è necessario abbracciare la cultura del luogo che si visita, il sentimento religioso, la tradizione, senza preconcetti, senza supporre che la propria cultura sia in fondo quella superiore. Non lo è. É solo una delle tante.

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di Damiano Priante

collaboratore del Csl Newsdel Centro Studi Laicità dell’Unibo

Perché andare dal mondo quando il mondo può venire da noi? Lo lasciamo entrare quando vogliamo e subito lo allontaniamo: basta spegnere la tv o il computer, oppure ripiegare, chiudere, buttare quei desueti supporti cartacei che vanno sotto il nome di riviste, libri, giornali.Conosciamo attraverso uno schermo. E pensare che la parola schermo indica anzitutto ostacolo, protezione, qualcosa che in definitiva ci separa dall'altro. Questo è il rischio della conoscenza 2.0: che una barriera di vetro ci separi dalla

Il viaggiatore laico

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Stazione Bologna Centrale

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