Autodemolitori n. 3 marzo 2011
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NOTIZIARIO DI AGGIORNAMENTO DEL SETTORE
N. 3 MARZO 2011 - ANNO VII
CN/CONV/0969/2010
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SOMMARIO
D.LGS. N. 209/2003 - VEICOLI FUORI USO NOVITÀ LEGISLATIVE APPORTATE DALLA LEGGE COMUNITARIA N. 96/2010, DAL D.M. 5 MAGGIO 2010 E DAL D.LGS. N. 205/2010… ..........................................5
LOGIMA SRL CANTILEVER, LA SOLUZIONE SALVA-SPAZIO PER L’AUTODEMOLIZIONE CHE CRESCE .........................9
IMPRESE E SVILUPPO LA TEORIA DEI SETTE SPRECHI I COSIDDETTI “MUDA” (PARTE II) ..................................10
FILIERA ELV AUTODEMOLITORI: L’UNIONE FA LA FORZA .................14
DOSSIER MALARIA 2011 ..............................................18
MERCATO AUTO: PARTENZA LENTA .............................24
CARO CARBURANTI TEMPI DURI PER GLI AUTOMOBILISTI… E LE IMPRESE .......27
SISTRI VARIAZIONI DEL PARCO AUTOVEICOLI SOTTOPOSTI ALLA DISCIPLINA .......................................30
RIFIUTI SISTRI O MUD? IL MINISTERO FA CHIAREZZA ................32
LA GUIDA SOFT È ANCHE ECO ......................................35
ACCORDO SIGLATO FRA ENEL E ACEA PER LA MOBILITÀ SOSTENIBILE ............................38
LE MACCHINEDEL FUTURO...
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5
a cura dell’Avv. Rosa Bertuzzi
D.LGS. N. 209/2003 - VEICOLI FUORI USONOVITÀ LEGISLATIVE APPORTATE DALLALEGGE COMUNITARIA N. 96/2010, DAL D.M. 5 MAGGIO 2010 E DAL D.LGS. N. 205/2010
INTRODUZIONE
Il D.Lgs. n. 209/2003, che costituisce la normativa principale
cui fare riferimento in materia di gestione di veicoli fuori uso,
ha subìto recentemente importanti modifi che ad opera di tre
provvedimenti legislativi:
• D.M. 5 maggio 2010 (“Modifi ca all’allegato II del decreto
legislativo n. 209 del 24 giugno 2003, in materia di veicoli
fuori uso”), pubblicato in Gazzetta Uffi ciale n. 23 del 29
gennaio 2011;
• Legge 4 giugno 2010, n. 96 (“Disposizioni per l’adempi-
mento di obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle
Comunità europee”, c.d. legge comunitaria”), pubblicato in
G.U. a Settembre 2010;
• D.Lgs. n. 205/2010 (“Disposizioni di attuazione della di-
rettiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio
6
NOTIZIARIO DI AGGIORNAMENTO DEL SETTORE
7
del 19 novembre 2008 relativa ai rifi uti e che abroga alcune
direttive”), pubblicato in G.U. a dicembre 2010;
PRINCIPALI NOVITÀ INTRODOTTE
Il D.M. 5 maggio 2010 ha provveduto alla modifi ca (effet-
tuata periodicamente) dell’Allegato II del D.Lgs. n. 209/2003.
Tale Allegato contiene una serie di eccezioni al divieto di
cui all’ar ticolo 9 del medesimo decreto, il quale stabilisce
che “Dal 1° luglio 2003 è vietata la produzione o l’immissione
sul mercato di materiali e di componenti di veicoli contenenti
piombo, mercurio, cadmio o cromo esavalente”, specifi cando
poi che tale divieto non si applica nei casi ed alle condizioni
previsti nell’allegato II.
Si riporta il testo dell’Allegato II così modifi cato al opera del
D.M. 5 maggio 2010:
Si noti che il termine “batterie” è stato sostituito con “accu-
mulatori”, e che a differenza di prima:
• è stato aggiunto il materiale “Alluminio contenente, in peso,
lo 0,4% o meno di piombo”;
• i cuscinetti e pistoni ora sono compresi tutti, e non solo
quelli di piombo o bronzo;
• le “masse di equilibratura delle ruote” sono ora chiamate
“masse smorzanti”;
• sono stati aggiunti degli agenti di vulcanizzazione;
• è stato eliminato lo stabilizzante per vernici protettive,
le spazzole di carbone per motori elettrici, il rame nelle
guarnizioni dei freni contenente, in peso, più dello 0,5% di
piombo, il vetro delle lampadine e delle candele, le paste
a fi lm spesso;
8
NOTIZIARIO DI AGGIORNAMENTO DEL SETTORE
La responsabilità dei soggetti non iscritti al SISTRI, invece, e
che raccolgono e trasportano i propri rifi uti non pericolosi
è esclusa:
a) a seguito del conferimento di rifi uti al servizio pubblico di
raccolta previa convenzione;
b) a seguito del conferimento dei rifi uti a soggetti autorizzati
alle attività di recupero o di smaltimento, a condizione che
il produttore sia in possesso del formulario di cui all’ar ticolo
193 controfi rmato e datato in arrivo dal destinatario entro
tre mesi dalla data di conferimento dei rifi uti al trasportatore,
ovvero alla scadenza del predetto termine abbia provveduto
a dare comunicazione alla provincia della mancata ricezione
del formulario. Per le spedizioni transfrontaliere di rifi uti tale
termine è elevato a sei mesi e la comunicazione è effettuata
alla Regione.
Avv. Rosa Bertuzzi
Consulente Ambientale
[email protected]. Rosa Bertuzzi
Consulente Ambientale
• è stato specifi cato che le saldature nelle schede elettro-
niche e in altre applicazioni elettriche sono comprese, ad
eccezione di quelle su vetro;
• sono state aggiunte le saldature nelle applicazioni elettriche
su vetro;
• per i rivestimenti anticorrosione negli insiemi di dadi
e bulloni dei telai è stata stabilita una data di scadenza
dell’esenzione diversa rispetto a quella generale prevista
per i rivestimenti anticorrosione: possono infatti essere
utilizzati come pezzi di ricambio per i veicoli immessi sul
mercato prima del 1° luglio 2008.
La Legge n. 96/2010, invece, modifi ca l’ar t. 5, commi 3 e 15.
La nuova formulazione del comma 3 recita: “I produttori di
veicoli provvedono a ritirare i veicoli fuori uso alle condizioni di
cui al comma 2, e, ove sia tecnicamente fattibile, i pezzi usati allo
stato di rifi uto, derivanti dalle riparazioni dei veicoli, ad eccezione
di quelli per cui è previsto dalla legge un consorzio obbligato-
rio di raccolta, organizzando, direttamente o indirettamente, su
base individuale o collettiva, una rete di centri di raccolta oppor-
tunamente distribuiti sul territorio nazionale”. La precedente
formulazione, invece, imponeva al produttore di veicoli di
organizzare, su base individuale o collettiva, una rete di centri
di raccolta dei veicoli fuori uso opportunamente distribuiti sul
territorio nazionale ovvero di individuare centri di raccolta,
opportunamente distribuiti sul territorio nazionale, presso i
quali è assicurato il ritiro gratuito degli stessi veicoli.
Di conseguenza, il comma 15 novellato invece prevede che le
imprese esercenti attività di autoriparazione possono conse-
gnare, ove ciò sia tecnicamente fattibile, i pezzi usati allo stato
di rifi uto derivanti dalle riparazioni dei veicoli, ad eccezione di
quelli per cui è previsto dalla legge un consorzio obbligatorio
di raccolta, ai seguenti soggetti:
a) direttamente ad un centro di raccolta di cui al comma 3,
qualora iscritti all’Albo nazionale dei gestori ambientali;
b) ad un operatore autorizzato alla raccolta ed al trasporto
dei rifi uti perché provveda al loro trasporto ad un centro
di raccolta di cui al comma 3 sopra citato.
Infi ne, il D.Lgs. n. 205/2010 apporta signifi cative modifi che al
D.Lgs. n. 152/2006 (c.d. Testo Unico Ambientale).
In particolare, in materia di SISTRI (Sistema di controllo della
tracciabilità dei rifi uti) si segnala la novità della limitazione della
responsabilità del produttore (ar t. 188). Viene infatti stabilito
che qualora il produttore o il detentore dei rifi uti siano iscritti
ed abbiano adempiuto agli obblighi SISTRI, la responsabilità di
ciascuno di essi è limitata alla rispettiva sfera di competenza
stabilita dal predetto sistema.
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di Silvia Barchiesi
Ottimizzazione dello spazio, maggior ordine, pulizia e sicurezza: questi i vantaggi delle scaffalature LogiMa
CANTILEVER, LA SOLUZIONE SALVA-SPAZIOPER L’AUTODEMOLIZIONE CHE CRESCE
LogiMa s.r.l.
Problemi di spazio?
Per fortuna c’è LogiMa S.r.l., giovane società di Porto d’Ascoli
specializzata nella progettazione e vendita di soluzioni per la logi-
stica e la gestione di magazzini.
Con LogiMa l’autodemolizione cambia volto, anzi profi lo e si svi-
luppa in verticale.
Addio dunque ai vecchi piazzali affollati di auto da rottamare…
La nuova e moderna autodemolizione sfrutta al massimo la su-
perfi cie a sua disposizione e “cresce” in verticale.
Merito dei cantilever, apposite scaffalature che, in versione mono
o bifronte, consentono il più sicuro e ordinato stoccaggio delle
autovetture da rottamare.
Basta dare un’occhiata al centro Sobrero S.r.l., operante a Savona
nel settore dell’autodemolizione, vendita ricambi usati e recupero
di materiali ferrosi dal 1962, per rendersi conto di come oggi non
servano migliaia di metri di piazzale per essere competitivi.
Nonostante i suoi 2.000 metri scarsi, il centro, grazie all’acquisto
dei cantilever, è, infatti, in grado di trattare grandi volumi di pezzi
di ricambio, per di più in perfetto stato, abbinando alla garanzia
della qualità, quella della quantità.
Tecnologicamente all’avanguardia, innovative, pratiche, funzionali e
sicure, le scaffalature LogiMa sono, infatti, “salva - spazio”: consentono
di stoccare in maniera ordinata e sicura, su più livelli, un gran numero
di auto, evitando il danneggiamento dei pezzi della carrozzeria.
Soddisfatta del suo acquisto è la Sig.ra Debora Sobrero, socia
del centro, che nel giro di un solo anno ha acquistato da LogiMa
ben 18 cantilever.
“Abbiamo fatto un primo ordine di prova acquistando 10 cantilever -
ha commentato la Sig.ra Sobrero - Ci siamo subito resi conto della
praticità di questo prodotto che ci consentiva di razionalizzare al mas-
simo lo spazio a disposizione e abbiamo così effettuato un secondo
ordine di 8 cantilever. Ora abbiamo allestito all’interno
del nostro centro un’apposita area adibita
a cantilever: oltre che più effi ciente, il centro risulta più ordinato, più
pulito, insomma più gradevole, anche esteticamente”.
“Siamo rimasti pienamente soddisfatti dell’acquisto - ha commentato
la Sig.ra Sobrero - Oltre che del prodotto, siamo, inoltre, rimasti molto
soddisfatti del servizio offerto dell’azienda tramite l’assistenza e la
consulenza dei suoi rappresentanti”.
Affi dabilità, sicurezza e qualità, oltre che garanzia dei singoli prodotti
LogiMa, sono, infatti, garanzia dell’intera azienda.
PER CONTATTI:Giovanni Paolini 348 3034493Giovanni Del Moro 393 9609502
10
NOTIZIARIO DI AGGIORNAMENTO DEL SETTORE
LA TEORIA DEI SETTE SPRECHII COSIDDETTI “MUDA” (parte II)
Imprese e sviluppo
Proseguiamo su questo numero del No-
tiziario la rifl essione su suggerimenti e
processi per l’ottimizzazione dei cicli produttivi
e l’intercettazione di risorse e fi nanziamenti
iniziata dal Consulente Aziendale, Ing. Paolo
Melchiorre, alle pagg 16-17 del numero di
Gennaio-Febbraio del Notiziario Autodemoli-
tori.
Dopo la prima uscita, in Dicembre, in cui
si è analizzato il fattore “tempo”, ed una
prima parte introduttiva sui “sette sprechi”,
si prosegue, in queste pagine, a considerare:
sovrapproduzione, eccesso di scorte e
movimentazione.
3. SOVRAPPRODUZIONE
(Overproduction)
L’analisi di questo tipo di produzione riguar-
da prevalentemente le Aziende che hanno
la produzione tradizionale a lotti, ma può
essere utilmente applicata anche all’attività
di autodemolizione.
Nel caso di produzione a lotti la quantità
di pezzi da produrre viene defi nita e piani-
fi cata secondo una logica diversa rispetto
agli ordini ricevuti dai clienti fi nali e spesso
comporta, tolto il venduto, la rimanenza
o lo stoccaggio di una certa quantità di
prodotti fi niti o semilavorati.
Il prodotto invenduto, e perciò il suo valore,
costituisce nella logica “Lean” uno spreco,
un aggravio di costi, come pure uno spre-
co è anche il semplice stoccaggio di una
quantità di prodotti “non richiesti” perché
determina uno “spreco” di spazio.
È quindi necessario cercare di produrre
solo il necessario, evitando di sprecare ri-
sorse e materiali per realizzare il prodotto
a destinare ai magazzini.
Nel caso dell’attività di autodemolizione
questo tipo di analisi va fatta con un’ottica
diversa, in quanto il problema che si pone
spesso è quello di decidere se la carcassa
entrata nell’Azienda deve essere comun-
que smembrata dei componenti principali
(motore, blocco cambio e trasmissione, car-
rozzeria, pneumatici), oppure lasciata così
com’è in attesa della richiesta di componen-
ti singole, o infi ne semplicemente pressata
e valutata come materiale ferroso.
Tale decisione è quanto mai importante
perché prevede l’impiego di risorse umane
e di mezzi che va programmato preventi-
vamente al momento dell’arrivo, in modo
da non dover “sprecare” tempo per un
inutile trasporto della carcassa al deposito
quando invece la stessa potrebbe essere
improvvisamente ripresa per asportare un
componente, o viceversa quando lo smon-
taggio di parti meccaniche o di carrozzeria
non è necessario perché non c’è richiesta
o perché i pezzi non sono in condizioni di
essere utilizzati.
Questa decisione in genere viene presa in
maniera estemporanea dal personale do-
tato di maggiore esperienza che si basa su
fatti precedentemente verifi catisi, ma quasi
sempre senza una razionale programma-
zione che tenga conto dell’andamento del
mercato anche fuori l’ambito territoriale
coperto dall’Azienda stessa.
È facile immaginare il tempo che si perde
per la mancata organizzazione nel senso
sopra indicato, sia per il personale interno,
sia per il cliente che, quasi sempre, deve
attendere che l’addetto faccia il giro del
deposito alla ricerca di un componente di
cui in genere non ricorda subito l’esatta
ubicazione oppure se lo stesso è stato già
asportato o se è in condizioni di buona
conservazione per essere riutilizzato.
Il caso di “sovrapproduzione” si verifi -
ca quando l’aver immagazzinato troppi
componenti, pur debitamente asportati,
ha determinato una perdita di tempo e
di risorse qualora la richiesta di mercato
non si verifi ca o non si concretizza entro
un lasso di tempo ragionevole.
Ma anche la ”sottoproduzione” può risul-
tare una diseconomia, quando il non aver
previsto la preparazione di componenti
disponibili per la richiesta determina una
perdita di tempo, perché l’improvvisa esi-
genza del cliente che arriva comporta la
distrazione dell’operatore da un’altra attività
già programmata, che magari sta svolgendo
con altro personale che nel frattempo resta
bloccato o rallenta la produzione, perché
bisogna ricercare ed asportare il compo-
nente richiesto.
L’equilibrio tra queste due situazioni non è
sempre di facile realizzazione nella pratica
perchè presuppone consistenti investimen-
ti, talvolta anche estremamente costosi, in
termini di infrastrutture e di organizzazione
per orientare alla massima fl essibilità, legata
alla richiesta del cliente o del mercato, la
produzione e tutti gli attori che interagi-
scono con essa.
Ma d’altro canto appare chiaro che
un’Azienda di autodemolizione organiz-
zata in tal senso, riuscirebbe a soddisfare
ogni richiesta di mercato, sia locale legata
al cliente sia su scala nazionale per richie-
ste di altri mercati, riducendo al minimo gli
“sprechi” in termini di impiego della ma-
nodopera e di utilizzo delle attrezzature,
e quindi riducendo anche i relativi costi
aziendali, assicurando infi ne il soddisfaci-
mento del cliente in termini di tempo e di
prezzo di vendita.
Da quanto sopra riportato si comprende
facilmente che fra tutti gli “sprechi” que-
sto è probabilmente quello più diffi cile da
eliminare o comunque da “ottimizzare”,
perchè presuppone una serie di interventi
“strutturali” sull’intera organizzazione del
processo aziendale e delle linee di produ-
zione, interventi possibili solo con l’impegno
organizzativo e fi nanziario dell’Azienda e con
il coinvolgimento dei suoi responsabili.
Per tale motivo la Comunità Europea e lo
Stato sostengono ripetutamente lo sforzo
delle Aziende che si vogliono organizzare
nel senso sopra esposto, fornendo aiuti
in termini economici per avviare una tale
trasformazione, mediante bandi che quasi
ogni anno propongono contributi a fondo
perduto per le spese di riorganizzazione del
processo produttivo, ivi comprese quelle
per l’acquisto delle attrezzature ritenute in-
dispensabili per raggiungere tale obiettivo.
In genere i progetti di riorganizzazione
aziendale che vengono presentati per
l’ammissione a contributo pubblico, devo-
no contenere una serie di indispensabili
presupposti richiesti dall’apposito bando,
quali ad esempio:
• pianifi cazione della produzione, cioè
calcolare o prevedere nel modo quan-
to più preciso possibile la quantità di
prodotti da realizzare o da preparare in
funzione degli ordini ricevuti o dell’anda-
mento del mercato, tenendo in debito
conto la resa e le variabili dei processi
a cura dell’ing. Paolo MelchiorreConsulente Aziendale - Consulente in materia di Sicurezza e lavoro
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che compongono le linee di produzione
o di preparazione dei pezzi;
• fl essibilità dei processi, cioè fare in modo
che tutti i processi siano pensati e realiz-
zati in modo da consentire la massima
fl essibilità operativa degli impianti e degli
operatori riducendo al minimo i tempi
“morti”;
• particolare attenzione al controllo ed
alla stabilità dei processi, cioè fare in mo-
do che tutte le fasi dei processi siano
conosciuti, ripetitivi e stabili nel tempo;
• effi cienza dell'organizzazione, cioè pre-
disporre e controllare il verifi carsi della
migliore effi cienza organizzativa in ter-
mini di gestione delle risorse umane, dei
processi e delle attrezzature a supporto
della produzione.
Il tutto sempre fi nalizzato a ricavare dall’ot-
timizzazione del processo di produzione
aziendale, di cui lo “spreco” è l’elemento
penalizzante, una riduzione del costo di pro-
duzione per convertirlo parte in maggiore
profi tto per l’azienda e parte in conteni-
mento del prezzo applicato al cliente.
Infatti, riprendendo il concetto del cliente
fi nale, questo non sarà certamente disponi-
bile a pagare un eurocent in più per coprire
il valore immobilizzato dei pezzi invenduti,
lavorati in sovrannumero o inutilizzabili per
la vendita.
4. SCORTE (Inventory)
Anche in questo caso l’analisi delle scorte
riguarda prevalentemente la produzione
tradizionale a lotti, ma è molto utile appli-
carla anche all’attività di autodemolizione.
In questa attività tale concetto è stretta-
mente collegato alla sovrapproduzione e,
per certi aspetti, si identifi ca con lo stesso,
pertanto valgono le stesse considerazioni
di approccio metodologico fatte per il pre-
cedente punto 3.
La presenza di pezzi o materiali nel proces-
so produttivo, genera inevitabilmente una
quantità di “valore economico intrappola-
to” nel processo stesso (Working Capital),
proporzionale alla numerosità dei pezzi e
funzione dello stato di avanzamento nel
fl usso produttivo.
Si deve quindi cercare, per quanto possibile,
di ridurre al minimo la scorta dei materiali
o dei pezzi asportati o dei semilavorati fra
una fase e quella successiva (Work In Pro-
gress) del processo, per ridurre al minimo
il “capitale fermo” all’interno del processo
stesso.
Anche in questo caso per poter operare
correttamente si dovranno affrontare una
serie di diffi coltà soprattutto di tipo orga-
nizzativo, che talvolta coinvolgono anche
soggetti esterni.
Ad esempio è possibile che si debba ri-di-
scutere con un fornitore la quantità minima
di materiale da consegnare, anche in termini
di periodicità dell’approvvigionamento.
Ma d’altro canto tutta la quantità di “ca-
pitale” non “intrappolato nel processo”
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12
NOTIZIARIO DI AGGIORNAMENTO DEL SETTORE
potrebbe essere disponibile per altri usi e
quindi in ultima analisi ridurre i costi con
benefi ci per tutti: Azienda, dipendenti e sen-
za dimenticare il cliente fi nale che potrebbe
avere una riduzione del prezzo.
È il caso, ad esempio, della decisione di
pressare la carcassa dell’autoveicolo piut-
tosto che depositarla in stoccaggio con
perdita di spazio meglio utilizzabile, oppure
di sottoporla alle lavorazioni di cernita ed
asportazione delle componenti utilizzabili.
5. MOVIMENTAZIONI (Motion)
Analogamente a quanto detto nel punto
2 “trasporti” precedentemente trattato, la
movimentazione del prodotto non costitui-
sce “valore aggiunto” per il prodotto stesso
né per il cliente fi nale.
Da una prima analisi la movimentazione
potrebbe sembrare la stessa cosa del
trasporto già analizzato, ma ci si riferisce
invece a spostamenti anche di piccola en-
tità che si svolgono all’interno del ciclo di
lavorazione.
In altri termini si tratta di analizzare il trasfe-
rimento di un pezzo o di un materiale da
un area (work station, reparto, linea) ad un
altra area, o il suo trasferimento all’interno
del medesimo ciclo di lavorazione in una
postazione defi nita.
In questa categoria rientrano tutti i mo-
vimenti e gli spostamenti eseguiti sia
dall’operatore sia dal prodotto all’interno
di un ciclo di lavorazione, dal più vistoso
come lo spostamento di una carcassa me-
diante un elevatore da una zona all’altra
dello stabilimento, fi no a quello più piccolo
quale ad esempio lo spostamento dell’ope-
ratore all’interno della propria postazione
per cercare l’utensile necessario per un
intervento di smontaggio.
Si potrebbe affermare che questo argomen-
to sembra compito specifi co da affi dare ad
un dipartimento, qualora esista, di Industrial
Engineering o ad un uffi cio Tempi e Metodi,
nel caso di un’Azienda di notevoli dimen-
sioni e ben organizzata.
Ma poiché ribadiamo il concetto che anche
le Aziende di piccole dimensioni sottostan-
no inevitabilmente alle leggi di mercato e di
produzione che, pur nel dovuto rapporto,
sono proprie di qualsiasi struttura produt-
tiva, non possiamo esimerci dal considerare
che comunque una serie di movimentazioni
casuali o non organizzate ostacolano l’ordi-
nato e profi cuo ciclo della produzione.
Nel caso delle Aziende di autodemoli-
zione, non disponendo e non dovendo
necessariamente disporre di una specifi ca
organizzazione interna che studi questo
particolare problema, analizzeremo in
maniera semplice la possibilità di minimiz-
zare le movimentazioni necessarie (uomo,
macchina, prodotto) all’interno del ciclo
di lavorazione, in taluni casi ottenendo un
miglioramento di produttività e perciò una
diminuzione dello spreco di tempo e quindi
dei costi.
Spesso nel caso dell’attività di autodemoli-
zione, la movimentazione sia manuale che
con mezzi meccanici si interseca, si ostacola
quando non si scontra nel senso letterale
del termine durante le fasi di trasporto
interno o di semplice movimentazione da
un reparto all’altro sia degli operatori che
dei mezzi d’opera.
Ma anche tale attività di movimentazione
verso una ordinata disposizione dei pro-
dotti e dei materiali lavorati o da lavorare,
necessita di uno studio a monte per evitare
che anche i più oculati spostamenti orga-
nizzati per ogni singola attività vadano ad
interferire, in termini di percorso o di uti-
lizzo delle attrezzature, con altre analoghe
attività che nello stesso tempo si stanno
svolgendo, creando vicendevoli ostacoli o,
peggio, il rischio di danni o di infortuni.
In taluni casi, ad esempio, la semplice siste-
mazione di un’autovettura da smontare su
un ponte può essere ripetuta più volte, per-
ché magari non si è considerato per tempo
ed in maniera organizzata la sequenza delle
fasi di smontaggio.
In altri casi l’impilamento o stoccaggio delle
carcasse viene fatto in maniera estempo-
ranea e casuale, accatastando senza ordine
o criterio le carcasse l’una sull’altra, per poi
doverle scaricare a terra in modo da poter
prelevare quella che al momento serve per
la lavorazione e che spesso è sotto a tutte
le altre.
In questo caso una preventiva organizzazio-
ne dello stoccaggio delle autovetture, delle
carcasse o dei componenti più voluminosi
come i motori, ad esempio su apposite
mensole, può risolvere il problema della
pronta individuazione e del prelievo, fa-
cendo risparmiare movimento di mezzi
e di personale che, alla fi ne del mese, si
traducono in consistenti somme di denaro
perdute.
L’utilizzo di apposite mensole o scaffali
permette, infatti, di visionare agevolmente
il tipo e lo stato della carcassa oltre che
effettuare un prelievo rapido ed in tutta
sicurezza, riducendo al minimo le “movi-
mentazioni” necessarie.
La stessa cosa vale per i motori, gruppi
di trasmissione, pneumatici ed altri com-
ponenti.
Se poi il posizionamento su mensole è
supportato da una identifi cazione o co-
difi cazione computerizzata con appositi
programmi software, l’individuazione del-
la posizione all’interno dell’Azienda del
componente richiesto dal cliente, le sue
caratteristiche di riferimento, la sua di-
sponibilità, il suo stato di conservazione,
ecc. sarebbero agevolmente individuabili
sul monitor in un apposito box-reception,
dove l’addetto è in grado di rispondere
alle esigenze del cliente che è seduto da-
vanti a lui e quest’ultimo, in tempo reale,
potrà sapere subito se la sua richiesta sarà
soddisfatta.
Il tutto con enorme risparmio di tempo,
quindi di denaro, sia da parte dell’azienda
che del cliente stesso ed in questo caso
l’incidenza negativa delle “movimentazioni”
inutili sull’attività produttive nel suo com-
plesso risulta pressoché annullata.
La rifl essione prosegue nel prossimo numero.
Ing. Paolo Melchiorre
Consulente Aziendale
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RAME OTTONE ALLUMINIO LEGHE DI ACCIAIO
14
NOTIZIARIO DI AGGIORNAMENTO DEL SETTORE
di Alberto Piastrellini
Una rifl essione sull’importanza dell’ecodesign e della progettazione miratadegli autoveicoli diventa occasione per una prospettiva di riscatto per la categoria
Filiera ELVAUTODEMOLITORI: L’UNIONE FA LA FORZA
Il 9 febbraio 2011 il Consiglio dei Ministri ha defi nitivamente
approvato lo schema di D. Lgs. di recepimento della Diret-
tiva 2009/125/Ce recante le specifi che per la progettazione
ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia.
Lo schema di Decreto, in coerenza con il dettato della sud-
detta Direttiva, contiene una nuova defi nizione di prodotto
connesso all’energia ed amplia notevolmente i tipi di prodotti
la cui progettazione dovrà essere “ecocompatibile” (ovvero
integrando gli aspetti ambientali nella progettazione del pro-
dotto per migliorare le prestazioni ambientali nell’intero Life
Cycle Assessment - LCA).
Oggetti di regolamentazione sono quei beni aventi un impatto
sul consumo energetico durante l’utilizzo, immessi sul mercato
o messi in servizio e che comprendono le parti destinate ad
essere incorporate in un prodotto connesso all’energia (ad
esempio: fi nestre, materiali isolanti, ecc.).
Obiettivo: stimolare una progettazione migliore al fi ne di con-
seguire un miglioramento delle performance in termini di
riduzione degli impatti ambientali e di risparmio energetico.
Al momento della stesura del presente ar ticolo, il D. Lgs. non
era ancora stato pubblicato in Gazzetta Uffi ciale ed allorquan-
do tale pubblicazione avrà luogo, il nuovo Decreto annullerà
il precedente D. Lgs. n. 201/2007 attuativo della precedente
Direttiva 2005/32/Ce.
Tale impulso, che prosegue sulla scorta di analoghe iniziative
normative volte all’implementazione dell’ecodesign e delle di-
namiche di minimizzazione “a monte” degli impatti degli scar ti
dei beni giunti al loro fi ne vita, previa adeguata progettazione,
da tempo è prassi comune nel mondo dell’industria automobi-
listica, vuoi per rispondere positivamente ai dettami comunitari
per la salvaguardia dell’ambiente e la minor produzione di
rifi uti; vuoi per la semplice dinamica della concorrenza, per
cui, “vince” il prodotto migliore, in grado di soddisfare tutto
il ventaglio dei gusti della clientela.
Per saperne di più e meglio apprezzare le strategie del più
grande Produttore italiano di autoveicoli sulla tematica della
gestione dei rifi uti e dei materiali derivanti dal ciclo di vita degli
autoveicoli, abbiamo incontrato, nel suo Uffi cio al “Lingotto”,
l’Ing. Salvatore Di Carlo - Engineering & Design; End of Life
Vehicles & Car Recycling Director di Fiat Group Automobiles.
Ing. Di Carlo, può raccontarci quali strategie perse-
gue Fiat Group Automobiles per ridurre l’impatto
ambientale dei veicoli prodotti, tanto dal punto di
vista delle performance durante l’utilizzo, quanto da
quello del recupero a fi ne vita?
Certamente lo stimolo dell’ecodesign non è una novità in casa
Fiat, se pensiamo che sin dal 1990, anno in cui tale dinamica
progettuale inizia ad affacciarsi tra i beni di largo consumo
e proprio le auto sono fra quelli che per ovvi motivi l’hanno
applicato, Fiat Group ha raccolto la sfi da cercando di anticipare
la concorrenza.
Consideri che realizzare un nuovo modello di automobile è
un processo relativamente lungo e benché la tecnologia, oggi,
consenta di ottimizzare i tempi, occorre tenere in considera-
zione, comunque, un range temporale di 20 - 30 mesi prima
di immetterlo sul mercato.
È giocoforza, quindi, che ben prima di arrivare ad una re-
alizzazione prototipale, c’è tutto un lavoro di ideazione,
progettazione, scelta dei materiali, dei componenti e delle
soluzioni tecniche che è molto diffi cile raccontare ai non
addetti ai lavori.
Ebbene, tutto ciò all’inizio degli anni ’90 era appena allo start
up, tuttavia Fiat Group Automobiles ci ha creduto subito, so-
prattutto in conseguenza della grande attenzione che l’Azienda
ha sempre posto all’ar ticolata e complessa normativa che
riguarda l’autoveicolo in tutti i suoi aspetti.
Per tornare all’oggetto della sua domanda, posso dire che, dal
passaggio del design for recycling, al design for environment,
sino all’ecodesign, il tema è sempre in linea con l’assunto della
massima riciclabilità e del minor impatto ambientale.
Giova ricordare che il target del 95% di riuso e recupero in
peso al 2015 è uno degli obiettivi fi ssati dalla Direttiva europea
2000/53/Ce, già tradotta nell’ordinamento italiano sin dal 2003
con D. Lgs. n. 209 e già adesso, all’atto dell’omologazione, i
costruttori devono dimostrare che il nuovo veicolo sia rici-
clabile al 95% in peso.
Qual è stato il primo prodotto Fiat uscito con queste
attenzioni?
Il modello Mito, sin dal 2007.
Da allora ogni nostro veicolo o prodotto dalla concorrenza.
Non può non nascere senza la doverosa attenzione alla pre-
visione del suo fi ne vita.
Riandando con la memoria agli inizi di questo “viaggio”, ri-
cordo che la prima fase rivoluzionaria fu la scelta oculata dei
materiali, poi, in risposta alle Direttive europee in materia, si
inserì il bando di tutte le sostanza considerate pericolose, sino
ad arrivare a scelte estreme in risposta all’ultima revisione
dell’“Annex 2” della Direttiva europea di riferimento che vieta
il piombo fi no a comprendere nel divieto le micro saldature
dei componenti elettrici ed elettronici.
Elementi pericolosi per la salute animale e vegetale come il
cromo non si usano più nelle autovetture già da una quindicina
d’anni, cosa che ha comportato un affi namento della ricerca
chimica per aggirare la mancanza di questo componente molto
usato, anche come pigmento per le vernici.
Pensi che è stato proprio il cromo e i suoi ossidi ad aver pro-
dotto i più bei gialli, rossi e bruni delle verniciature storiche…
Consideri, quindi, a quali sforzi la ricerca interna si è sottoposta
15
sin dalla scelta dei nuovi pigmenti per offrire alla clientela una
qualità cromatica rispettosa dell’estetica tradizionale ed allo
stesso tempo ecocompatibile.
Sempre attingendo dagli esempi offer ti dalle molteplici appli-
cazioni del cromo, si pensi al lavoro di riprogettazione delle
“coppie di serraggio” per eliminare il metallo incriminato dai
dati sui mozzi ruota.
È interessante notare come soluzioni nate in seno al settore
automobilistico, siano poi state adottate in altri campi per
conseguire i medesimi risultati.
Per concludere, posso affermare che in Fiat c’è sempre stata
una forte attenzione per l’ecodesign e la scelta dei materiali,
non fosse altro che per rispondere in anticipo all’evoluzione
di stimoli normativi che già, all’epoca stavano maturando.
Scelta di materiali più compatibili con l’ambiente e più facili da
riciclare, quindi, ma anche nuove strategie per l’applicazione
effi cace di questi materiali alle parti dell’automobile, per facili-
tarne, in alcuni casi, lo smontaggio (riducendo i tempi di lavoro
degli operatori) o per rendere ambientalmente compatibile
un prodotto derivato.
Ci faccia un esempio in tal senso…
La prima cosa che mi viene in mente è la riduzione delle
famiglie polimeriche.
Fino a qualche anno fa, all’interno delle autovetture c’era una
grande profusione di plastiche diverse, nate dallo stimolo
creativo degli ingegneri e dei chimici che letteralmente pro-
gettavano continuamente nuovi materiali per rispondere alle
esigenze estetiche e del mercato.
Tuttavia, se tale profusione creativa era un bene per la ricerca,
dal punto di vista del riciclo fi nale costituiva un problema in
quanto la frazione plastica si ricicla facilmente solo se appar-
tiene alla medesima famiglia polimerica.
Ecco, quindi, che si è venuta a creare l’esigenza di unifi ca-
re le famiglie polimeriche utilizzate nelle autovetture fi no a
privilegiarne quella che attualmente è la più diffusa: il poli-
propilene.
In termini di ricerca e sviluppo, questa scelta è costata pa-
recchio, tuttavia il risultato è spettacolare se lo si giudica dal
punto di vista del riciclo, tanto più rispetto a quanto avveniva
in passato.
Poi, anche dal punto di vista estetico, bisogna dire che il la-
voro è stato ottimo e i clienti stessi non si accorgono della
differenza di materiale che, pur unico nella sostanza, risulta
differente nella forma e nell’aspetto.
Eppure, malgrado i tanti sforzi compiuti per ridurre
la componente non riciclabile nel peso dell’autoveico-
lo, una frazione consistente continua a preoccupare:
il cosiddetto fl uff di frantumazione sul quale gravano
varie problematiche, vuoi per la sua intrinseca po-
tenzialità energetica all’atto dell’incenerimento, vuoi
per le sue caratteristiche inquinanti nel caso dello
smaltimento in discarica.
Cosa sta facendo Fiat per risolvere questo proble-
ma?
In effetti molta attenzione ed energia si stanno spendendo
su questa problematica.
Sostanzialmente i fronti della “battaglia” sono due: ridurre a
monte le quantità di materiali “scomodi” (plastiche, vetri e
gomme); favorire al massimo il riciclaggio degli altri componenti
(ivi compreso il riutilizzo dei pezzi di ricambio).
Si lavora anche a livello di progettazione per ridurre i tempi di
smontaggio e separazione meccanica dei componenti, affi nché
i demolitori nelle operazioni di smontaggio non debbano
perdere tempo e risorse in manodopera.
Step fi nale dovrebbe essere l’invio dei vari materiali alle varie
fi liere del riciclo.
Un esempio lampante è quello dei paraurti che dagli anni ’90
in poi sono costituiti in polipropilene, senza inserti in plastiche
diverse, facilmente separabili dell’auto e altrettanto facilmente
“spendibili” sul mercato del riciclo in quanto dovrebbero avere
un ottimo sbocco.
Vale analogamente quanto detto anche per i serbatoi, costituiti
in polietilene.
Attualmente si stanno studiando altri accorgimenti per con-
sentire la ulteriore separazione delle diverse tipologie plastiche
in fase di post shredding.
Forse non si è ancora raggiunto il massimo, ma rispetto a
qualche anno fa, si è ridotta la quantità di car fl uff prodotta
da un veicolo a fi ne vita, arrivando, nelle linee più raffi nate,
ad un massimo del 15-16%.
E di questo cosa ne facciamo?
È evidente che la destinazione in discarica costituisce una
doppia perdita: di materiali preziosi e di tutela ambientale.
Tuttavia, esiste sempre la possibilità del recupero energetico,
che in presenza di eterogeneità di materiali può essere una
soluzione ambientalmente effi cace, fermo restando il fatto che
deve essere compiuta con tutte le garanzie per l’ambiente,
soprattutto per ciò che concerne la dispersione di fumi, gas
e ceneri.
Se la frazione di car fl uff per autoveicolo sembra esigua, si
considerino i grandi numeri e l’alto rendimento energetico
per capire che può essere vantaggioso produrre energia dal
fl uff pur garantendo le prestazioni ambientali.
Come Azienda, abbiamo lanciato un progetto mirato di alta
effi cienza energetica a partire dal fl uff di frantumazione di
veicoli a fi ne vita, utilizzando tecnologie di pirolisi-gassifi cazione
ovvero una combustione in assenza/carenza di ossigeno.
Il vantaggio è che non si emettono fumi e la componente
solida rappresentata dalla plastica si trasforma in gas che va
16
NOTIZIARIO DI AGGIORNAMENTO DEL SETTORE
ad alimentare un motore endotermico o una turbina a gas
per la produzione di energia elettrica.
Tanto per spendere una parola in termini di comunicazione
ambientale, un impianto del genere non ha alcun camino!
Ingegnere, qual è il dato che illustra il livello di rici-
claggio raggiunto nei vari Paesi UE?
Sul sito Eurostat è pubblicato annualmente il report che ogni
Paese membro deve comunicare alla Commissione europea in
termini di riciclaggio e recupero ELV, sia per quanto riguarda i
materiali che per quanto concerne il recupero energetico.
Questo valore, dopo tre anni di lavoro compiuto con tutti i
partner della Filiera, è risultato, in Italia, riferito al 2008, pari
all’84,3% in peso di riuso/riciclo e all’87,1% in peso di riuso/
recupero.
La nostra è risultata essere fra le migliori performance euro-
pee, superiamo la Francia e l’Inghilterra.
Adesso la sfi da è puntare al 2015 per il raggiungimento
dell’ambizioso target del 95%, magari spendendo qualche
sforzo in più sul tema dell’energy recovering.
Lei accennava, poc’anzi alla ricchezza rappresentata,
per il demolitore, dall’avere a disposizione materiale
appetibile dalla fi liera del riciclo.
Tuttavia, proprio gli autodemolitori lamentano la
mancanza di un mercato economicamente sostenibile,
ed è proprio il caso dei paraurti e dei serbatoi, senza
contare gli pneumatici esausti per i quali si trascina
da anni una prolungata attesa degli appositi decreti
attuativi per far partire la fi liera dedicata…
Forse ho usato il termine ricchezza in modo improprio, però
l’idea di fondo è quella di un equilibrio fra il poco lavoro cui
si richiede per separare le parti in plastica e il ripagamento
in termini economici a fronte di tale lavoro.
In effetti perdurano diffi coltà per la destinazione dei materiali
alle fi liere giuste, devo dire che in questo pesano molto certe
situazioni locali.
Faccio un esempio: laddove c’è un riciclatore di certi mate-
riali che cerca “materia prima”, va a reperirla anche presso
i demolitori. Naturalmente più ci si allontana dalle zone ove
sussistono tali imprese di riciclo, è chiaro che è più diffi cile
strappare prezzi vantaggiosi perché poi subentrano i costi
di trasporto.
L’idea è quella di ampliare il più possibile le rete che porta i
materiali ai riciclatori, anche perché gli autodemolitori avranno
sempre a disposizione i pezzi di ricambio usati e i materiali
metallici per il loro business.
L’obiettivo è quello di raggiungere un bilancio, se non positivo,
almeno a pareggio, per chi fatica a separare i grossi compo-
nenti in plastica.
Bisogna anche dire che il valore della plastica, fi no a poco fa
era talmente basso da non favorire questo tipo di spinta al
riciclo.
Tuttavia vedo che negli ultimi mesi c’è stata una maggiore
attenzione verso i materiali da riciclare, comprese le plastiche
e questo dovrebbe favorire dinamiche un po’ più spinte verso
il riciclo. Vero è che rimane fondamentale il collegamento fra
i possessori di questi materiali e chi li usa.
Che cosa suggerisce alla categoria per essere più
incisiva nel mercato?
Forse dovrebbe essere incentivata una sorta di propensione
all’attività di consorzio per favorire il recupero di grandi quan-
tità di serbatoi e paraurti, ottimizzando i costi di trasporto.
Almeno su questa tipologia di materiali si potrebbero ipotiz-
zare veri e propri bacini di autodemolitori che pur lavorando
in autonomia, garantiscano una raccolta di materiale tale da
stimolare la domanda di un riciclatore disposto a spendere
per il recupero dello stesso.
Sulla problematica degli PFU, molto è affi dato al decreto e
dopo due anni di attese e rinvii, le ultime notizie danno una
possibilità per il mese di marzo.
Quando questo si realizzerà, allora veramente il lavoro di
gestione delle quantità e di sbocco sul mercato vedranno il
loro compimento, dando al demolitore l’equilibrio garantito
con il ritiro a costo “0” delle gomme che lui stesso non riesce
a piazzare.
Ingegnere, come immagina l’autodemolizione del
futuro?
Io la vedo come un’attività imprenditoriale forte, che ha già
resistito alla tempesta economica che ci ha investito tutti forse
meglio rispetto ad altri comparti industriali ritenuti più robusti
dai più, dimostrando capacità notevoli.
Secondo me c’è addirittura margine per un forte migliora-
mento se molte aziende di demolizione avranno la capacità
di mettersi insieme e fare rete.
Ad esempio, sentiamo molto la problematica dell’esportazione
illecita di vetture radiate per demolizione; ecco, questo è un
terreno comune sul quale battersi per risolvere la fuga illecita
di materiali, per lavorare meglio con i propri talenti, per alzare
il rendimento delle proprie aziende.
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NOTIZIARIO DI AGGIORNAMENTO DEL SETTORE
a cura di Valentina Bellucci
L’Italia è sempre sul "podio dei peggiori" e la qualità dell’aria continuaad essere pessima. Non sono state adottate contromisure per un futuro migliore
DOSSIER MALARIA 2011
A fi ne gennaio Legambiente ha pub-
blicato, come fa ogni anno, il Dossier sulla
qualità dell’aria. I risultati sono a dir poco
preoccupanti e, rispetto agli anni prece-
denti, la situazione continua a peggiorare
e questo fi ume in piena ci sta travolgendo
e non si riesce ad arrestare.
È un’assoluta certezza infatti che la
qualità dell’aria in Italia resta pessima.
Siamo secondi solo alla Bulgaria. Secon-
do l’Agenzia Europea per l’Ambiente
tra le peggiori 30 città europee per su-
Comune Stazione Superamenti Comune Stazione Superamenti
1 Torino Grassi 134 32 Cagliari* Piazza Sant`avendrace 56
2 Frosinone Frosinone Scalo 108 33 Pavia Piazza Minerva 54
3 Asti Baussano 98 34 Macerata Piazza Vittoria 50
4 Lucca Vialle Carducci 97 34 Vercelli Campo CONI 50
5 Ancona Torrette 96 36 Prato Via Ferrucci 48
6 Napoli Ospedale Santobono 95 37 Ravenna N. Rocca Brancaleone 47
7 Padova Mandria 94 38 Forlì Roma 45
8 Monza Via Machiavelli 92 39 Teramo Porta Madonna 42
9 Brescia Broletto 89 39 Como Como 42
9 Alessandria Volta 89 39 Cremona Fatebenefratelli 42
1111 VicenzaVicenza Quartiere ItaliaQuartiere Italia 8787 3939 LeccoLecco Via SoraVia Sora 4242
11 Milano Senato 87 43 Biella Lamarmora 41
13 Benevento Palazzo Del Governo 85 44 Varese Via Copelli 40
14 Reggio Emilia Viale Timavo 84 45 Roma Tiburtina 39
14 Treviso Via Lancieri 84 46 Pistoia Via Zamenhof 3737
16 Mantova Via Ariosi to 8383 4747 Avellino Ospedale Moscata i 363636
17 Modena ViaViaV Nonanana toltollanaanaa 828282 447 Salerno ASL 2 366
1818 Novovaraara RomRomaa 7777 4949 BarBarii PiaPiazzaza SaSavovoia 35
1919119 LodLodLodLodiii LodLodLodL iii 737373 505050 PorPorPordendendenenoneoneoneone CenCenCenCentrotrotrotro 3434
20222 Venezia P.co Bissuola 71 51 Trento Via Bolzano 32323232
2020 BerBe gamg o ViaVii GaGGaGaribribribribribaldaldaldaldii 7171777 515151515 CatCaCatCattanianininia*a* PiaPiaPiP zzaaaaa St Stesiese corcoro 3232
22222222 VerVerVerVe onaonaonaona BorBorBorgogo go MilMMilMilanoanoano 7070070 5155151 OOriOriOristastastanonono ViaViaVia fo fo fonddnd.nd. Ro Ro Rockfckfckfellellellererere 3232232
232323223 RovRovovRoRo igoigo CenCe trot 6776 54554555 Cunu eo eo II II RegRRegg. g. g AlpAllpiniin 31313131
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2929 PesPeesesesPe carcacarcaraa a aa ViaViaViaViV Sa Sa Saccoccoccocccooo 59595959 5858585858 GenGenGenGene ovaovaovaao ViaViaViaVia MoMoMMoMolteltelteenninini 2828288
292929292 FeFeererrrFeFeerrarrarrararararaaaa aa CorCorCorCorCoC so soso so IsoIIsoIsosososos nzonzonzonzo 5995959 616161616 PerPerPerPerugiugia aa FonFonFonFontivtivtivvveggeggeggggge eeeee 2626
313131311 RiRiRimmmmRiRRimmminiiniininiiiininii AbeAbebeAbeAbeAbA tetetetetet 585858585 6262 TerTerTe ni ni nii Le Le GraGraG izieizie 262626262
(Sono riportati i dati oltre i 25 superamenti)* dati non aggiornati a fi ne dicembreFonte: elaborazione Legambiente e www.lamiaaria.it su dati Arpa, Comuni, Province, Regioni
tabella 1
tabella 2
tabella 3
19
peramenti di polveri sottili, biossido di
azoto e ozono, ben 17 sono italiane. A
Plovdiv seguono infatti Torino, Brescia
e Milano.
Il problema principale è rappresentato
dalle polveri sottili. Nel 2010 sono state
48 le città capoluogo di provincia che
hanno superato per più di 35 giorni il
limite di legge di 50 μg/m3 per la prote-
zione della salute umana, nove in meno
rispetto all’anno precedente. Nonostante
questo leggero miglioramento, l’Italia è
di fatto una malata cronica. La patologia
che ci affl igge è la scarsa qualità dell’aria
nelle nostre città. Torino supera il limite
giornaliero per le polveri sottili per ben
134 volte in un anno, Frosinone, 108
volte; Asti, 98; Lucca 97, una situazione
in cui ben 21 città sono oltre i 70 supe-
ramenti, ovvero più del doppio concesso
dalla normativa. Tra i 48 capoluoghi fuo-
rilegge, ben 30 appartengono all’area
della Pianura Padana, che si conferma
l’area più critica per la qualità dell’aria.
(vedi tabella 1, pagina precedente).
Per entrare meglio nel dettaglio dei li-
velli di PM10 nelle principali città italiane
quest’anno Legambiente ha monito-
rato le strade di dieci capoluoghi di
provincia: Milano, Torino, Verona, Bologna,
Firenze, Ancona, Roma, Napoli, Foggia e
Messina (vedi tabella 2).
I valori non sono stati calcolati nell’arco di
24 ore, come prevede la normativa, ma i
livelli di polveri sottili sono molto alti. Le
strade scelte sono quelle più frequentate
da pedoni, ciclisti ma anche dalle automo-
bili, e l’alto tasso d’inquinamento registrato
denuncia il rischio a cui quotidianamente
ognuno di noi viene esposto andando a
scuola, al lavoro o semplicemente pas-
seggiando per le strade cittadine. Anche
esposizioni di breve durata ad elevate con-
centrazioni di PM10, possano causare gravi
conseguenze sulla salute dei cittadini.
Anche i dati del biossido di azoto, che
rimangono sostanzialmente invariati dal
2008 al 2009 confermano la cronicità della
situazione. Se, da un lato, aumentano le
città che riescono a rispettare l’obiettivo di
qualità di 40 μg/m3 (da 54 a 58), dall’altro
si alza leggermente la media di concentra-
zione dell’NO2, calcolata sui capoluoghi di
provincia (da 37 a 38 μg/m3).
Da non sottovalutare nemmeno microin-
quinanti come il benzo(a)pirene, potente
cancerogeno di cui si è parlato molto
rispetto alla situazione di Taranto, dove
la concentrazione a fi ne ottobre 2010
era già due volte superiore al limite
di legge di 1 nanogrammo/m3 a causa
delle emissioni dell’Ilva. Sostanza che a
causa del traffi co è presente anche in
città come Padova, Milano o Torino,
esponendo ancor di più la popolazione
ad elevati rischi per la salute.
La scarsa qualità dell’aria è una emergen-
za sanitaria prima che ambientale.
Il solo PM10 causa ogni anno più di
350.000 morti premature in Europa,
secondo quanto dichiarato dalla Com-
missione Europea, mentre in Italia per
ogni 10.000 abitanti, più di 15 persone
muoiono prematuramente solo a causa
delle polveri sottili.
Chi ha causato questa malattia?
Di sicuro l’industria e i trasporti restano
le fonti principali di sostanze inquinanti
in atmosfera, nonostante l’adozione gra-
duale di politiche di ammodernamento
di impianti obsoleti e l’adeguamento
a standard più alti per quelli di nuova
generazione. Industria siderurgica e
petrolchimica rilasciano in atmosfera il
75,5% degli SOx, il 31,5% degli IPA, il
28,8% del PM10. Ma sono i trasporti
su strada ad avere lo scomodo primato,
emettendo il 34,7% del PM10, il 55,5%
del benzene, il 51,7% degli ossidi di
azoto, il 43,1% del monossido di
carbonio; trasporti che sono responsa-
bili del 50% delle polveri sottili di Roma
o dell’84% degli ossidi di azoto di Na-
poli. A questo aggiungiamo le emissioni
che derivano dai riscaldamenti domestici
(il 18,7% delle polveri sottili e il 46%
degli idrocarburi policiclici aromatici), e
il quadro delle cause della scarsa qualità
dell’aria è completo. RiRissultltatatii dedel momoninitotoraggggioio d deel PM1M100 inin 1 100 icittttàà ititalaliaiane
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Fonte: Legambiente Fonte: Ispra - Inventario nazionale emissioni in
atmosfera 2010 (dati 2008)
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NOTIZIARIO DI AGGIORNAMENTO DEL SETTORE
La malattia deve essere curata ma que-
sto non avviene.
Perché non ci si assume questa respon-
sabilità?
La Commissione Europea già da due
anni ammonisce il nostro Governo per
farci rispettare i limiti imposti dalla nor-
mativa comunitaria dal lontano 2005.
Nel novembre scorso è arrivata la defi -
nitiva comunicazione della Commissione
sul deferimento del nostro paese alla
Corte di Giustizia per il non rispetto del-
la Direttiva Europea sulla qualità dell’aria
in particolare rispetto ai limiti del PM10.
Un provvedimento che ci costerà caro
sia dal punto di vista economico, per
l’ennesima multa che colpirà l’Italia, ma
anche e soprattutto in termini di rischi
per la salute umana, visti anche i termini
del problema.
L’Italia aveva vanamente provato, anche
se con un certo ritardo rispetto ai tempi
stabiliti dalla Direttiva, a chiedere una
deroga ai limiti sul PM10 per cercare
di guadagnare un po’ di tempo per non
affrontare il problema. È stata presentata
in due tempi, a gennaio e a maggio 2009,
una notifi ca di deroga che interessa il
17% del territorio italiano e ben 30 mi-
lioni di italiani, cercando di dimostrare
che per questa ampia fetta di Italia, che
comprende la Pianura Padana, le grandi
città come Roma o aree industriali co-
me Taranto o Priolo, le polveri sottili
non erano state abbassate sotto i limiti
a causa di condizioni climatiche avverse
o per caratteristiche sfavorevoli del ter-
ritorio che impediscono la dispersione
degli inquinanti (ad esempio la mancanza
di vento, questa è la motivazione più
utilizzata che viene data anche per la
situazione gravissima di Milano). Il non
rispetto dei limiti delle polveri sottili nei
tempi previsti dalla legge non dipende da
misure inesistenti o insuffi cienti messe in
campo dalle amministrazioni locali e dal
governo centrale per il Governo Italiano
è tutto legato a circostanze sfavorevoli.
Ma all’ Unione Europea questa versione
non basta più e ha sollecitato obie-
zioni sostanziali, secondo cui queste
circostanze sfavorevoli non sono state
suffi cientemente documentate, ma so-
prattutto non è stato dimostrato che le
misure messe in campo permetteranno
di rientrare comunque nei limiti entro il
termine della deroga (giugno 2011). Di
fatto, per Bruxelles le misure locali indi-
viduate nei piani regionali da sole non
bastano, servono misure di più ampio
respiro che devono essere previste in un
Piano Nazionale di qualità dell’aria.
Nel 2010 il Ministro dell'Ambiente,
Stefania Prestigiacomo ha più vol-
te annunciato un Piano per fronteggiare
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RACCOGLITORE AUTORIZZATO
questo problema, piano che non è stato
mai attuato nonostante siano esauriti gli
effetti degli incentivi per le nuove auto,
che hanno determinato un aumento del-
le vendite di veicoli meno inquinanti, Tra
i provvedimenti annunciati era prevista
la limitazione in 3.000 Comuni della cir-
colazione dei mezzi pesanti, a meno che
non abbiano installato il fi ltro antiparti-
colato. Troppo poco per risolvere una
malattia cronica, che ha invece bisogno
di soluzioni più profonde e radicali.
Anche per evitare il deferimento alla
Corte di Giustizia, il Governo italiano
ha approvato in piena estate (13 agosto)
e con una certa fretta il Decreto legi-
slativo n. 155/2010 in recepimento della
Direttiva in materia di qualità dell’aria,
riordinando in questo modo la materia
in una sorta di testo unico, abrogando
provvedimenti precedenti che riguarda-
vano sostanze diverse.
Il riordino ha avuto vari effetti non
sempre positivi. Se da una parte si in-
troducono limiti per il PM2,5 o il valore
obiettivo per l’ozono, dall’altra si giu-
stifi ca l’inquinamento in caso di costi
sproporzionati degli interventi di risa-
namento e si allargano le maglie per il
controllo del benzo(a)pirene. Per questo
inquinante si è fatto slittare fi no a fi ne
2012 il termine per il raggiungimento
del valore di 1 nanogrammo per metro
cubo, previsto per le grandi città già per
il 1999, e riduce il potere di intervento
delle Regioni per il rispetto dei limiti. Al
punto che, per le ricadute sull’inquina-
mento atmosferico a Taranto il decreto
è stato defi nito “Salva Ilva”. Il decreto
predispone inoltre tempi e procedure
per la redazione dei piani di intervento
per la qualità dell’aria, lasciando ancora
una volta le maggiori incombenze alle
Regioni, e prevedendo solo la “possibi-
lità” di procedere con misure nazionali
nel caso in cui i provvedimenti regionali
non siano suffi cienti.
C’è, inoltre, un altro grave problema che
opprime gli abitanti delle nostre città,
ovvero il rumore. Sono sempre troppo
poche le città che intraprendono azioni
contro l’inquinamento acustico, e i leg-
geri progressi da un anno all’altro sono
talmente esigui da risultare diffi cili da
descrivere e raccontare.
Sono solo 10 i capoluoghi di provincia
che si sono dotati di centraline fi sse per
il monitoraggio del rumore, 80 hanno
effettuato qualche controllo nel 2009,
in seguito a segnalazioni di cittadini che
vivono nei pressi di luoghi di svago o
zone industriali e aeroporti. I dati a di-
sposizione risalgono a qualche anno fa
ed è diffi cile fare un bilancio.
Siamo poi ancora indietro con la zoniz-
zazione acustica del territorio, prevista
22
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NOTIZIARIO DI AGGIORNAMENTO DEL SETTORE
fi n dal 1997 e al momento approvata
in 71 capoluoghi di provincia, mentre
sono solo 23 i capoluoghi che hanno
approvato un piano di risanamento, e
tra questi non ci sono città come Roma,
Milano, Torino e Napoli, solo per citarne
alcune.
Come si può intervenire?
Le misure messe in campo dal Governo,
sono state decisamente insuffi cienti. Di
sicuro non basta proclamare la giornata
nazionale della bicicletta, promettere in-
centivi e limitazioni al traffi co (blocco del
traffi co nei weekend, quando la maggior
parte della gente non lavora e magari
non utilizza l'auto) per risolvere la ma-
lattia cronica della scarsa qualità dell’aria
e dell’inquinamento acustico. Secondo
Legambiente, “servono interventi più ampi
e strutturali, come ad esempio il rilancio
del trasporto pubblico, la limitazione della
circolazione dei veicoli più inquinanti, dalla
riduzione dei limiti di velocità (ad esempio
attraverso la promozione delle “zone 30”
in cui il limite di velocità è 30 km/h invece
che 50 km/h). Si deve ripensare la città
e la pianifi cazione di nuovi insediamenti
urbani nell’ottica della mobilità sostenibile,
e intervenire anche nel settore energetico
e nella riqualifi cazione degli edifi ci in senso
più effi ciente. In un Paese in cui il tasso
di motorizzazione media è di 60 mac-
chine per 100 abitanti, il doppio rispetto
a capitali europee come Londra, Parigi e
Berlino, occorre promuovere forme di mo-
bilità alternativa come il car sharing o il car
pooling, ma anche la cosiddetta “mobilità
dolce”, ovvero quella ciclabile e soprattutto
quella pedonale. Oggi le diverse realtà ur-
bane del nostro Paese offrono mediamente
34 metri quadrati ogni 100 abitanti di zo-
ne interdette al traffi co motorizzato, una
soluzione che, insieme al potenziamento
di piste ciclabili e zone a traffi co limitato,
porta all’ambiente urbano effetti positivi
immediati e sul lungo periodo.”
Il fi ume in piena avanza e le idee devono
assolutamente e celermente tramutarsi
in azioni. Per il resto regna un grande
silenzio attorno alla questione. Non
possiamo continuare a pagare multe e
a rinviare una malattia che affl igge un
intero Paese e arreca danni importanti
alla salute dei suoi cittadini. Le Regioni
e i Comuni possono fare poco, forse
l’Italia dovrebbe prendere l’esempio da
altri Stati Europei dove a tracciare le
linee guida è il Governo. Non c’è più
tempo da perdere però... o forse ormai
è troppo tardi.
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NOTIZIARIO DI AGGIORNAMENTO DEL SETTORE
a cura di Valentina Bellucci
MERCATO AUTO:PARTENZA LENTAIn Italia e in Europa il 2011 non è iniziato positivamente
Anno nuovo... vita vecchia.
In Italia e in Europa anche il 2011 inizia con il segno "meno".
A gennaio il mercato italiano dell’auto totalizza 164.356
immatricolazioni, registrando un calo del 20,7% sui volumi
immatricolati nello stesso mese del 2010 (207.266 unità), che
aveva ancora benefi ciato della coda degli ecoincentivi 2009.
La quota di penetrazione delle vetture ad alimentazione alter-
nativa sul totale immatricolato - che nel 2010 si attestava al
17,7% e nel solo mese di dicembre registrava appena il 9,1% (il
valore più basso dell’anno) - a gennaio 2011 è del 6% circa.
“Anche in questo primo mese dell’anno, il mercato dell’auto si por-
ta dietro dal 2010 una contrazione a due cifre ha commentato
Eugenio Ranzelli, Presidente ANFIA - I volumi immatricolati
sono di poco superiori a quelli di gennaio 2009 l’"annus horribilis"
incominciato con 158.460 unità immatricolate nel mese, prima
che entrassero in vigore gli incentivi ma comunque al di sotto
della soglia critica delle 200.000 unità. La media degli ultimi
10 anni - dal 2002 ad oggi - per il mese a gennaio, è infatti di
214.600 unità immatricolate. Gli ordini raccolti a gennaio risultano
in crescita del 15,9% sullo stesso mese del 2010, durante il quale,
tuttavia, il livello degli ordini era stato particolarmente basso, dato
il picco registrato negli ultimi mesi del 2009 per approfi ttare degli
incentivi ormai in esaurimento. Sappiamo che i prossimi mesi
saranno ancora diffi cili, ma auspichiamo un graduale risollevarsi
della domanda a partire da aprile, contando su un progressivo
miglioramento della situazione economica in generale e, quindi,
del clima di fi ducia dei consumatori”.
Secondo una prima anticipazione dello scambio di dati tra
ANFIA e UNRAE, a gennaio i contratti siglati sono stati circa
159.000 (il 27% in più su gennaio 2010).
Le marche nazionali registrano 48.615 unità immatricolate nel
mese (-27,3%), con una quota di mercato del 29,6%. Nella
top ten delle auto più vendute a gennaio le marche nazionali
occupano ben 5 posizioni. Si mantengono in testa alla classifi ca
Fiat Punto (13.159 unità) e Fiat Panda (9.966).
Sale la quota di vetture diesel immatricolate nel mese: 54,1%
contro il 49,7% di dicembre 2010. Nella classifi ca mensile delle
auto diesel più vendute, Fiat Punto (5.693 unità) mantiene il
primo posto, seguita, in seconda posizione, da Alfa Romeo
Giulietta (3.072) e, in ottava posizione, da Fiat Bravo (1.930).
Migliora ulteriormente il mercato dell’usato, in crescita del
10,7% rispetto a gennaio 2010 con 364.785 trasferimenti di
proprietà al lordo delle minivolture a concessionari.
Anche in Europa si apre con il segno negativo: secondo i
dati diffusi da ACEA, nel complesso dei Paesi dell’Unione
Europea allargata e dell’EFTA le immatricolazioni totalizzate
a gennaio ammontano a 1.072.548 unità, con una contrazio-
25
ne dell’1,1% rispetto a gennaio 2010, che aveva totalizzato
1.084.771 unità immatricolate. Tra i cinque maggiori mercati,
Spagna, Italia e Regno Unito chiudono il mese con una fl es-
sione a due cifre, mentre la chiusura è di segno positivo per
Francia e Germania. Diverso, di conseguenza, anche il mix
delle vendite: basti pensare che la quota di penetrazione delle
vetture ad alimentazione alternativa sul totale immatricolato
è del 5,6% a gennaio 2011 contro il 29,5% di gennaio 2010.
La raccolta ordini del mese è in rialzo del 25,3% su gennaio
2010 che, tuttavia, aveva registrato livelli molto bassi, dopo
il boom di ordini degli ultimi mesi del 2009, per approfi ttare
degli incentivi ormai in esaurimento. Per le marche italiane i
volumi immatricolati a gennaio in Europa si attestano a 80.018
unità (-20,1%). “Il segno negativo di questo mese ci fa capire
che c’è ancora strada da percorrere prima di poter parlare di
una piena ripresa - spiega Eugenio Ranzelli - Tre dei cinque
maggiori mercati accusano ancora una fl essione dei volumi, da
cui si sottraggono la Francia, sostenuta dal piano incentivi fi no
alla fi ne dell’anno da poco concluso, e la Germania, dove la
ripresa economica è stata più decisa. In assenza di misure di
sostegno alla domanda o di altri fattori che diano impulso al
mercato, sappiamo che, quest’anno, l’andamento delle vendite in
Europa seguirà i ritmi del riassestamento economico e, secondo
le attuali previsioni, segnerà una contrazione dei volumi attorno
al 2% rispetto al 2010. Confi diamo, pertanto, in un graduale
avanzamento dell’economia europea nei prossimi mesi, a cui
farà seguito un naturale miglioramento del clima di fi ducia dei
consumatori, che torneranno a guardare con interesse al mercato
dei beni durevoli”.
Il primato negativo spetta ancora al mercato spagnolo, che
a gennaio, settimo mese consecutivo in calo, riporta una fl es-
sione del 23,5% - per un totale di 53.632 unità immatricolate
su gennaio 2010 (che benefi ciava del Plan 2000E).
Sostenuta la caduta delle vendite ai privati (-43,3%), contro
una crescita del 20,8% delle vetture aziendali escluso il no-
leggio, per il quale si registra nel mese una variazione positiva
dell’11,3%. A partire dal risultato di gennaio, l’Associazione spa-
gnola dei Costruttori, ANFAC prevede, per il primo semestre
2011, tassi di decrescita superiori al 20%, con ripercussioni
negative sul già elevato tasso di disoccupazione specialmente
nella rete di distribuzione. Questo fattore, insieme al debole
clima di fi ducia dei consumatori e alle restrizioni creditizie,
determinerà, con ogni probabilità, una nuova caduta del mer-
cato nel 2011.
L’Associazione stima infatti una chiusura d’anno attorno a
900.000 unità, che signifi cherebbe, per il terzo anno con-
secutivo, un risultato al di sotto della soglia del milione di
immatricolazioni, a fronte di una media "naturale" di 1,3 1,4
milioni di unità l’anno.
Il Regno Unito riporta a gennaio una contrazione dell’11,5%
rispetto allo stesso mese dello scorso anno, per un totale
di 128.811 unità immatricolate. Un risultato in linea con le
previsioni dell’Associazione inglese dei Costruttori SMMT, se-
condo la quale molto ha pesato, oltre all’incremento dell’IVA
al 20%, la mancanza del piano incentivi, terminato lo scorso
marzo. L’Associazione ritiene che il 2011 sarà un anno diffi -
cile e invita il Governo a stabilizzare e ad alleggerire almeno
in parte la pressione fi scale sugli automobilisti, attraverso il
congelamento dell’imposta sul carburante. Aumenta la quota
di penetrazione delle vetture diesel (50,5% nel mese), mentre
le vetture ad alimentazione alternativa raggiungono la quota
record dell’1,4%, a testimonianza del fatto che la domanda di
vetture a basso impatto ambientale continua a salire.
La Francia chiude il mese di gennaio a +8,2% per un totale
di 185.521 unità immatricolate, benefi ciando però di un giorno
lavorativo in più rispetto a gennaio 2010. A parità di giorni
lavorativi, gennaio 2011 avrebbe chiuso a +3,1%.
La Germania è l’unica che conferma il segno positivo già
registrato a dicembre, chiudendo il mese di gennaio a +16,5%
con 211.056 immatricolazioni.
I dati sono chiari e non lasciano spazio a false speranze. Da
quando è terminata l’aria benefi ca portata dagli incentivi, la
situazione continua a peggiorare. Peggiorano i valori del PM10, la
salute è sempre più a rischio e, come se non bastasse, il mercato
dell’auto è in crisi. Le previsioni degli addetti ai lavori lasciano
qualche spiraglio di luce ma sono sempre previsioni…
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a cura di Alberto Piastrellini
Non si arresta la corsa del greggio, mentre la crisi in Libia non fa che peggiorare le cose
TEMPI DURI PER GLIAUTOMOBILISTI… E LE IMPRESE
Caro carburanti
Nel pieno della crisi libica, l’effetto di
incer tezza causato dalla rivoluzione
popolare si fa sentire anche alle no-
stre latitudini, non già per le prevedibili
conseguenze umanitarie, quanto per il
più prosaico aumento del prezzo dei
carburanti.
"Quotidiano Energia", ha pubblicato il
25 febbraio, una rilevazione dalla quale
emerge che i listini di benzina e die-
sel del principale leader nazionale del
settore, ENI, hanno guadagnato in po-
che ore 2 centesimi al litro; ben 4 se
si considerano gli ultimi otto giorni di
rilevazioni!
La "Verde” sopra 1,5 Euro e gasolio che
supera il costo alla pompa di 1,426 euro,
sono traguardi che riportano i consu-
matori ai prezzi-limite del 2008, alla
vigilia dell’ "ottobre nero" che diede
ufficialmente l’avvio alla grande crisi
economica globale.
E protagonista dell’aumento non è solo
il colosso energetico nazionale; anche
altri marchi hanno ridefinito i loro prezzi
con aggiustamenti verso l’altro.
All’origine del problema c’è l’incer tezza,
da par te delle raffinerie circa gli approv-
vigionamenti futuri che ha scatenato la
"corsa al rifornimento” dei derivati dalla
raffinazione con conseguenze prevedibili:
benzina che supera i 975 dollari/ton-
nellata (+ 11,50%) e diesel sopra i 960
(quasi 20 dollari in più) in pochi giorni.
E i rincari non si fermano qui, perché
i consumatori pagano, alla pompa, an-
che le addizionali locali che comunque
incidono, soprattutto nelle regioni del
Sud.
Una bella "tegola” per un Paese che pur
"baciato dal sole”, fatica a sganciarsi dal
consumo di fonti fossili tradizionali ri-
manendo agganciato allo fluttuazioni del
petrolio.
Pochi giorni prima della nota pubblicata
sul "Quotidiano Energia”, la testata on-
line www.e_gazette.it, il 21 febbraio,
aveva pubblicato un ar ticolo dal quale
si evince che nell’ultimo anno "il costo
pagato dal nostro Paese per approvvi-
gionarsi di energia all’estero è stato di
51,7 miliardi (9,3 miliardi in più rispetto
al 2009)”.
E il peggio, a scorrere il pezzo, deve
ancora venire, infatti l’Unione Petrolifera,
ha stimato, per la "bolletta italiana” una
crescita a 60,4 miliardi per il 2011.
Dato che, se si realizzasse concreta-
mente, sarebbe un picco assoluto, mai
toccato prima d’ora.
Dallo scorporo dei dati aggregati, l’UP
28
NOTIZIARIO DI AGGIORNAMENTO DEL SETTORE
si evidenzia che la sola voce "petrolio”
ha registrato, nell’anno appena trascorso
"un aumento di 6,5 miliardi di euro rispet-
to al 2009, portandosi a 27 miliardi, con
un’impennata del 32% e un peso sul Pil
dell’1,7%".
Pur in un quadro economico sfavorevo-
le, caratterizzato dalla contrazione dei
consumi, il notevole aumento è stato
causato dall’impennata delle quotazioni
del greggio.
Ovviamente, anche per quest’anno la
situazione non appare rosea, infatti,
dalle proiezioni attuali, i petrolieri del
Bel Paese stimano una fattura di spesa
che si aggira tra i 31,3 e i 37,4 miliardi
di euro.
Un bel salasso, che a pagare, come sem-
pre, sono i consumatori finali, sul piede
di guerra già dall’inizio dell’anno, ben
prima della crisi libica.
Già il 17 febbraio, Federconsumatori,
pubblicava sul suo Sito, un Comunicato
nel quale si stigmatizzavano gli aumenti
"per l’ennesima volta, del tutto ingiustifica-
ti” di carburanti per autotrazione.
Sottolineando come la situazione
testimonia evidenti discrasie nella de-
terminazione dei prezzi alla pompa,
Federconsumatori, scriveva che: "Que-
sta insopportabile situazione non può più
essere tollerata. A maggior ragione dal
momento che continua a pesare forte-
mente sulle tasche degli automobilisti, con
ricadute di 198 Euro annui, di cui 108 per
costi diretti e 90 per costi indiretti”.
Ma il dato che aggiunge la beffa al danno,
secondo l’Associazione, è che "Il prezzo
industriale della benzina in Italia (quindi
escluse le tasse), infatti, ha aumentato il
distacco dalla media europea. Se prima
il differenziale divenuto quasi "struttura-
le” era di 3-4 cent al litro, oggi è quasi il
doppio, pari a ben 7 cent al litro: in Italia
il costo industriale ammonta a 66 cent al
litro, in Europa a 59 cent al litro”.
In Italia, quindi, paghiamo di più i car-
buranti rispetto alla media dei cittadini
europei.
"Troviamo insopportabile, oltre che in-
spiegabile questo differenziale - hanno
dichiarato congiuntamente, Rosario
Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti
di Federconsumatori e Adusbef.
"È indispensabile, quindi, intervenire per
abbattere questa intollerabile differenza,
oltre che per accelerare gli interventi su
questo settore tesi ad un abbattimento
dei prezzi, superando l’inerzia del Ministro
dello Sviluppo Economico.
Chiediamo pertanto che si dia appli-
cazione immediata ai punti convenuti
nell’accordo con la filiera petrolifera: oltre
all’annunciata Commissione sulla doppia
velocità dei prezzi, che però ribadiamo
dovrà avere carattere istituzionale, si do-
vranno avviare la razionalizzazione della
rete e l’apertura alla vendita attraverso il
canale della grande distribuzione, nonché
il blocco settimanale degli aumenti”.
Una polemica aperta contro i petrolie-
ri italiani che, infatti, pochi giorni dopo
hanno ribattuto a mezzo stampa, ri-
cordando che nella rete dei self service
(circa la metà degli impianti presenti sul
territorio nazionale), "si possono trovare
prezzi in linea, se non inferiori, a quelli
europei”, come ha dichiarato Pasquale
De Vita, Presidente UP.
Ma tra il dire e il fare… si sa quel che
c’è di mezzo.
Puntuale, sempre il 17 febbraio, è arri-
vata la controreplica delle Associazioni
dei consumatori.
"Vorremmo precisare che la denuncia
fatta dalle nostre due associazioni, rela-
tivamente al divario di 7 cent in più al
litro, tra la media dei prezzi europei ed
il prezzo al netto delle tasse della benzi-
na in Italia – hanno dichiarato Trefiletti
e Lannutti - è comprovata dai dati del
Ministero dello Sviluppo Economico che
li pubblicizza sul suo sito e che sono a
disposizione di chiunque. Se fosse solo
per noi e cioè esclusivamente da dati del
nostro Osservatorio Nazionale (ONF) si
potrebbe anche sostenere che addirittu-
ra tale divario aumenterebbe di almeno
altri due centesimi, se calcolassimo an-
che il differenziale tra prezzi consigliati
dalle Compagnie e quelli praticati dai
Gestori e ciò pretenderebbe quindi una
denuncia ancora più severa. Quello che
rivendichiamo quindi è chiarezza ed una
accelerazione della riforma del settore,
peraltro già convenuta”.
Intanto, la Storia va avanti e da metà
febbraio, in Libia, succede quel che
succede sulla scia di quanto preceden-
temente avvenuto in Algeria, Egitto e, in
maniera più soft, in Yemen.
A questo punto, l’ENI, che par tecipa al
business del petrolio e del gas libico,
comincia a prevedere possibili difficoltà
tra la minaccia di bombardare i pozzi
pronunciata dall’agguerrito raìs (per ora
scongiurata dall’ammutinamento dei mi-
litari) e la più "tranquilla” cer tezza di
una prudenziale sospensione del flusso
di gas nei gasdotti sottomarini.
E tali foschi scenari non fanno che
aumentare l’ipotesi che i prezzi delle
scor te aumenteranno con effetti a ca-
scata sino alle pompe in crescendo di
aumenti che graveranno sulle tasche
di chi già fa i conti col poco che ha e
stringe la cinghia in vista della fine del
mese.
Già nel numero di dicembre del No-
tiziario Autodemolitori ("Benzina:
prezzi record a dicembre, mai così cara
dal 2008”, pagg. 23-24), avevamo dato
spazio al problema (e ancora il Nord
Africa non mostrava i segni dell’instabi-
lità attuale), ripor tando che la dinamica
del caro-pieno, aveva spinto, allora, il
Ministero dello Sviluppo Economico a
valutare la proposta di inserimento nel
Decreto "Milleproroghe” di un "bonus
fiscale” per soddisfare le richieste dei
Gestori (per una cifra ammontante ai
20-25 milioni di euro); proposta che in
seguito è stata cassata dall’esecutivo
già a Natale per mancanza di adeguata
copertura finanziaria.
Tuttavia, la soluzione sbandierata e data
per cer ta (e subito messa "fuori gioco”)
a fine anno non sembra essere poi, così
utile alle tasche dei cittadini e delle im-
prese, tant’è che v’è chi si è chiesto se in
questo gioco a rimpallarsi le responsa-
29
bilità economiche dei prezzi alla pompa
fra petrolieri e gestori con il miraggio
del bonus fiscale, non sia altro che un
"contentino” eventualmente concesso
dal Governo ai gestori, affinché quest’ul-
timi possano pagare meno tasse.
Però, occorre considerare che la par te
di tasse che questi eventualmente non
pagherebbero, ricade comunque sulla
collettività, in quanto il gettito fiscale
annuo deve essere previsto a priori.
Viene proprio in mente la frase del
famoso comico par tenopeo, Antonio
de Curtis, in ar te Totò: "… E io pago!”,
declinata, però, al plurale.
Pur troppo, soluzioni a breve temine
non se ne vedono, almeno finché le
speculazioni internazionali sul prezzo
del greggio, non si affrancheranno dal
meccanismo perverso rappresentato
dai prezzi dei carburanti già raffinati per
consegne a distanza di tre mesi, quindi
su una previsione di domanda affinché si
possa vendere carburante ad un prezzo
alto anche se il greggio scende nelle
quotazioni.
Nel frattempo i consumatori debbo-
no destreggiarsi coi soliti mezzi: "viaggi
della for tuna” in vista di un distributore
conveniente, code nei week end per
accaparrarsi l’ultimo litro alla pompa del
supermercato; spedizioni alla scoperta
della prima "pompa bianca” disponibi-
le.
Guai, peraltro, a chi si azzarda a fare
il pieno sulla rete autostradale, dove il
servizio 24 ore su 24 si sconta in termi-
ni di prezzi molto più elevati che in altre
strade, in vir tù della percentuale che si
prende su ogni litro venduto la conces-
sionaria autostradale e della gestione
diretta da par te delle Case petrolifere.
Buon viaggio, dunque, e buon lavoro a
tutti!
30
NOTIZIARIO DI AGGIORNAMENTO DEL SETTORE
a cura di Alberto Piastrellini
MATTM e Albo Gestori Ambientali emanano una Circolare esplicativa nel merito dellevariazioni delle iscrizioni per incrementi del numero di autoveicoli, cancellazioni e cambi di targa
VARIAZIONI DEL PARCO AUTOVEICOLISOTTOPOSTI ALLA DISCIPLINA
SISTRI
Mentre questo numero del Notiziario stava per essere chiuso
in Redazione, sul Sito dell’Albo Nazionale Gestori Ambientali è
stata pubblicata una nota congiunta del Ministero dell’Ambien-
te e della Tutela del Territorio e del Mare e dell’Albo stesso
(prot. N. 350 del 28 febbraio), diramata alle Sezioni Regionali
e Provinciali e alle Associazioni di Categoria.
Oggetto della comunicazione le procedure di disciplina delle
variazioni riguardanti il parco autoveicoli sottoposti
alla disciplina SISTRI.
La procedura pubblicata, già più volte sollecitata dalla base degli
operatori, fornisce indicazioni sulle modalità da adottare in caso di:
• incremento del numero di veicoli,
• cancellazione di veicoli,
• cancellazione di autoveicoli e contemporaneo inserimento
nell’iscrizione all’Albo di autoveicoli di pari numero da parte
della stessa impresa,
• nuova immatricolazione (cambio targa sullo stesso veicolo) o
numero di targa errato.
L’interlocutore unico per tutte le variazioni del parco auto-
veicoli è l’Albo nazionale Gestori ambientali ed in particolare
le Sezioni regionali dell’Albo.
Tutte le comunicazioni di variazione dell’impresa passeranno tramite
le Sezioni regionali dell’Albo che provvederà in collegamento con
il SISTRI ad espletare tutte le attività necessarie all’aggiornamento
della pratica dell’impresa e relativa confi gurazione dei dispositivi.
Il tutto al fi ne di un’ottimizzazione dei processi e di una sem-
plifi cazione generale del sistema.
La stessa circolare rimanda ad ulteriori direttive le eventuali
casistiche non contemplate nella procedura.
Per tutti coloro che per qualsivoglia motivo non avessero avuto
modo di consultare il testo, ne forniamo la pubblicazione integrale
su queste pagine.
Oggetto:: variazioni parco autoveicoli sottoposti alla
disciplina SISTRI
Sono stati portati all’attenzione del Comitato Nazionale i casi
di variazione dell’iscrizione all’Albo relativi ai veicoli a motore
sottoposti alla disciplina sul SISTRI, per i quali occorre stabilire
le relative procedure ai fi ni degli adempimenti previsti dal D.M.
17 dicembre 2009, e s.m.i.
In particolare sono stati disciplinati i seguenti casi:
1. Incremento del numero di autoveicoli
2. Cancellazione di autoveicoli
3. Cancellazione di autoveicoli e contemporaneo inserimento
nell’iscrizione all’Albo di autoveicoli di pari numero da parte
della stessa impresa.
4. Nuova immatricolazione (cambio di targa sullo stesso vei-
colo) o numero di targa errato.
Per i casi di variazione del parco autoveicoli che non possono
essere risolti mediante le procedure di cui alla presente nota,
saranno valutate e diramate ulteriori direttive.
Il Comitato Nazionale, considerato che per i trasportatori di
rifi uti le variazioni al SISTRI sono subordinate alle variazioni
dell’iscrizione all’Albo, ha ritenuto, in accordo con il SISTRI,
di adottare procedure volte ad eliminare inutili duplicazioni
procedurali, unifi cando nel limite del possibile l’interlocutore
d’impresa.
Per quanto sopra, una volta che l’impresa presenta la richiesta
di variazione del parco autoveicoli, la Sezione dell’Albo, de-
liberata la variazione dell’iscrizione nei casi in cui è richiesto
il provvedimento, o effettuate le opportune verifi che negli
altri casi, invia a SISTRI, mediante collegamento telematico,
la comunicazione relativa all’avvenuta variazione del parco
autoveicoli ai fi ni della personalizzazione dei nuovi dispositivi
e/o dell’emissione dei documenti per l’impegno presso le
offi cine autorizzate.
Le seguenti procedure sono applicabili anche ai casi di varia-
zione del parco veicoli ai sensi della circolare del Comitato
nazionale n. 7933 del 3 luglio 1996. In tali circostanze, la
segreteria della Sezione regionale, acquisita la dichiarazione
sostitutiva dell’atto di notorietà, invia immediatamente a SISTRI
le previste informazioni.
1. Incremento del numero di autoveicoli
La Sezione regionale dell’Albo, deliberata la variazione dell’iscri-
zione, invia telematicamente a SISTRI la comunicazione relativa
all’incremento del numero di autoveicoli contenente gli estremi
identifi cativi del veicolo o dei veicoli a motore (numeri di
targa) oggetto della variazione dell’iscrizione all’Albo. In detta
comunicazione deve essere specifi cato, per ciascun nuovo au-
toveicolo, la categoria di iscrizione al SISTRI (ar t. 212, comma
5, del D. Lgs. 152/06; ar t. 212, comma 8, del D. Lgs. 152/06;
trasporto di rifi uti urbani nella Regione Campania).
SISTRI provvede alla modifi ca del numero dei veicoli iscritti
e, contestualmente, restituisce per via telematica alla Sezione
regionale l’evidenza dell’accoglimento della richiesta.
SISTRI provvede quindi alla personalizzazione dei dispositivi ag-
giuntivi e, previa ricezione secondo le modalità già in uso, della
comunicazione da parte dell’impresa dell’avvenuto pagamento
del contributo aggiuntivo, provvede alla relativa spedizione
presso la competente Sezione regionale dell’Albo.
L’impresa, invitata dalla Sezione regionale dell’Albo secondo
le modalità già in uso, effettua il ritiro dei dispositivi USB e
la prenotazione dell’offi cina autorizzata ritirando i necessari
voucher di installazione.
SISTRI invia la/le black box presso l’offi cina selezionata
dall’utente e comunica alla Sezione dell’Albo l’avvenuta in-
stallazione della black box sul/i veicolo/i.
Nei casi in cui la variazione riguardi l’utilizzo di autoveicoli di
31
una categoria d’iscrizione al SISTRI diversa da quella comu-
nicata in sede di prima iscrizione, il SISTRI, ove necessario,
contatta l’impresa per il perfezionamento della pratica di
variazione.
2. Cancellazione di autoveicoli
La Sezione regionale, ricevuta la richiesta di cancellazione
da parte dell’impresa ed effettuate le opportune verifi che,
comunica a SISTRI per via telematica gli estremi identifi cativi
del veicoli o dei veicoli a motore (numeri targa) oggetto della
cancellazione delle categorie dell’Albo.
SISTRI provvede alla modifi ca del numero di veicoli iscritti, alla
immediata disattivazione del dispositivo relativo all’autoveicolo
cancellato e, contestualmente, restituisce per via telematica
alla Sezione l’evidenza dell’accoglimento della richiesta.
L’impresa effettua la riconsegna dei dispositivi USB evidenziati
da SISTRI nel documento di accoglimento della richiesta e,
con il supporto della Sezione regionale, prenota l’offi cina au-
torizzata ritirando i necessari voucher per la disinstallazione
delle Black Box.
SISTRI, secondo le procedure in uso, comunica alla Sezione
dell’Albo l’avvenuta esecuzione delle suddette operazioni.
3. Cancellazione di autoveicoli e contemporaneo in-
serimento nell’iscrizione all’Albo di nuovi autoveicoli
di pari numero da parte della stessa impresa.
La Sezione regionale, deliberata la variazione dell’iscrizione,
comunica a SISTRI per via telematica la cancellazione ed il
contemporaneo inserimento di autoveicoli di pari numero,
indicando i relativi estremi identifi cativi (numeri targa) e
specifi cando, per ciascun nuovo autoveicolo, la categoria di
iscrizione al SISTRI (ar t. 212, comma 5, del D. Lgs. 152/06; ar t.
212, comma 8, del D. Lgs. 152/06; trasporto di rifi uti urbani
nella Regione Campania).
SISTRI provvede alla immediata disattivazione dei dispositivi
relativi agli autoveicoli cancellati, e, contestualmente, restituisce
per via telematica alla Sezione l’evidenza dell’accoglimento
della richiesta.
L’impresa, con il supporto della Sezione regionale, prenota
l’appuntamento con l’offi cina autorizzata ritirando i neces-
sari voucher per effettuare la disinstallazione della black box
dall’autoveicolo cancellato e la contestuale installazione della
medesima black box sul nuovo veicolo.
SISTRI, secondo le procedure in uso, comunica alla Sezione
dell’Albo l’avvenuta esecuzione delle suddette operazioni.
4. Nuova immatricolazione (cambio di targa sullo
stesso veicolo) o numero di targa errato
La Sezione regionale, effettuate le opportune verifi che, invia
a SISTRI per via telematica la comunicazione del numero di
targa da modifi care unitamente al nuovo numero di targa del
veicolo oggetto di nuova immatricolazione o di correzione
del numero di targa errato riscontrato successivamente alla
installazione e/o personalizzazione della black box.
SISTRI provvede alla modifi ca del numero di targa, e, conte-
stualmente, restituisce per via telematica alla Sezione l’evidenza
dell’accoglimento della richiesta.
L’impresa, con il supporto della Sezione regionale, prenota
l’appuntamento con l’offi cina autorizzata ritirando il necessario
voucher al fi ne di permettere la riconfi gurazione della black
box precedentemente installata.
SISTRI, secondo le procedure in uso, comunica alla Sezione
dell’Albo l’avvenuta esecuzione delle suddette operazioni.
Periodo transitorio
In ordine alle suddette variazioni del parco autoveicoli già
deliberate dalle Sezioni regionali dell’Albo alla data della
presente nota e per le quali si deve provvedere al recupe-
ro dell’allineamento con le iscrizioni al SISTRI, si indicano le
seguenti procedure:a) nei casi di cancellazione dell’autoveicolo iscritto anche al
SISTRI, l’impresa deve recarsi alla Sezione regionale dell’Albo
per restituire il relativo dispositivo USB e prenotare l’offi cina
autorizzata ritirando i necessari voucher per la disinstalla-
zione della black box.
b) nei casi relativi all’incremento di nuovi autoveicoli, l’impresa
deve contattare la Sezione regionale, ai riferimenti riportati
sul sito www.albogestoririfi uti.it, ai fi ni della trasmissione
telematica a SISTRI delle targhe relative ai nuovi autoveicoli.
Successivamente, a seguito della consegna dei dispositivi USB
alla Sezione regionale da parte di SISTRI, l’impresa viene
convocata per il ritiro dei dispositivi e per la prenotazione
dell’offi cina secondo le modalità già in uso.
32
NOTIZIARIO DI AGGIORNAMENTO DEL SETTORE
a cura di Alberto Piastrellini
Pubblicata la circolare sugli obblighi di comunicazione SISTRI e MUD per il 2011
Ghiotte novità dal fronte SISTRI.
In attesa della sua entrata a regime (con decorrenza dal 1°
giugno 2011, salvo ulteriori proroghe, il dubbio è lecito), già
il DM 17 dicembre 2009, istitutivo del SISTRI, aveva previsto,
a carico dei soli produttori iniziali di rifi uti e delle imprese ed
enti che effettuano operazioni di recupero e di smaltimento
dei rifi uti che erano tenuti a presentare il MUD, l’obbligo di
comunicare al SISTRI determinate informazioni.
I trasportatori di rifi uti e coloro che effettuano at-
tività di commercio e intermediazione dei rifi uti
senza detenzione non sono tenuti, pertanto, a porre
in essere alcun adempimento di comunicazione a
decorrere dall’anno 2010.
Ad affermarlo è la Circolare fi rmata il 2 marzo u.s. dal Di-
rettore Generale della Direzione per la Tutela del Territorio
e delle Risorse Idriche, del Ministero dell’Ambiente e
della Tutela del Territorio e del Mare, recante indicazioni
operative relative all’assolvimento degli obblighi di comuni-
cazione annuale di cui alla Legge 70/94, al DPCM 27/4/2010
e all’ar ticolo 12 del DM 17/12/2009, come modifi cato con
DM 22/12/2010
In sostanza:
• le informazioni relative all’anno 2010 devono essere co-
municate, secondo le modalità illustrate, entro il 30 aprile
2011,
• le informazioni relative al periodo 1° gennaio 2011 – 31
maggio 2011 dovranno essere comunicate entro il 31 di-
cembre 2011.
Stante il disposto dell’ar ticolo 12 del DM 17 dicembre 2009,
come modifi cato con DM 22 dicembre 2010, le informazioni
da comunicare sono riferite anche al periodo cosiddetto del
“doppio binario”, nel quale è stato mantenuto anche l’obbligo
di tenuta del registro di carico e scarico e del formulario di
identifi cazione dei rifi uti di cui agli ar ticoli 190 e 193 del d.lgs.
n. 152/2006.
Alla luce di ciò, tutti i soggetti sopra indicati dovranno presen-
tare, entro il 30 aprile 2011, la comunicazione SISTRI per tutto
il 2010 e per il periodo dal 1° gennaio al 31 maggio 2011.
La Circolare, fornisce, quindi le modalità alternative, a scel-
ta dell’interessato, per la presentazione della dichiarazione
SISTRI.
Pubblichiamo, di seguito, il testo completo della Circolare, a mag-
gior informazione dei Lettori del Notiziario.
Circolare recante indicazioni operative relative
all’assolvimento degli obblighi di comunicazione
annuale di cui alla legge 70/94, al Dpcm 27/04/2010
e all’art.12 del Dm 17/12/2009, come modifi cato con
Dm 22/12/2010
A seguito dell’introduzione del sistema di controllo della trac-
ciabilità dei rifi uti SISTRI, è venuta meno, per i soggetti tenuti
ad aderire al SISTRI, la necessità di comunicazione, ai sensi
della legge 70/94, dei dati relativi ai rifi uti prodotti, gestiti e
movimentati già inseriti nel sistema informatico. In partico-
lare, con il decreto legislativo 3 dicembre 2010, n. 205, che,
modifi cando il decreto legislativo n. 152/2006, ha introdotto,
tra l’altro, l’ar ticolo 264-bis, sono state abrogate, con decor-
renza dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo
medesimo, le norme concernenti le parti del modello unico
di dichiarazione ambientale (MUD) di cui al DPCM 27 aprile
2010 riguardanti i produttori di rifi uti e le imprese e gli enti
che effettuano il trasporto di rifi uti speciali, nonché i soggetti
che effettuano operazioni di recupero e smaltimento dei rifi uti
e gli intermediari e commercianti di rifi uti senza detenzione,
ora tenuti ad iscriversi al SISTRI.
Tuttavia, nelle more della piena entrata a regime (a decor-
rere dall’1.6.2011) del SISTRI quale unico strumento per la
registrazione e la tracciabilità dei rifi uti, il DM 17 dicembre
2009, istitutivo del SISTRI, ha previsto, a carico dei soli pro-
duttori iniziali di rifi uti e delle imprese ed enti che effettuano
operazioni di recupero e di smaltimento dei rifi uti che erano
tenuti a presentare il MUD, l’obbligo di comunicare al SISTRI
determinate informazioni.
I trasportatori di rifi uti e coloro che effettuano attività di
commercio e intermediazione dei rifi uti senza detenzione non
sono tenuti, pertanto, a porre in essere alcun adempimento
di comunicazione a decorrere dall’anno 2010.
Le informazioni relative all’anno 2010 devono essere co-
municate, secondo le modalità di seguito illustrate, entro il
30 aprile 2011, mentre le informazioni relative al periodo
1.1.2011-31.5.2011 dovranno essere comunicate entro il 31
dicembre 2011.
Stante il disposto dell’ar ticolo 12 del DM 17 dicembre 2009,
come modifi cato con DM 22 dicembre 2010, le informazioni
da comunicare sono riferite anche al periodo cosiddetto del
“doppio binario”, nel quale è stato mantenuto anche l’obbligo
di tenuta del registro di carico e scarico e del formulario di
identifi cazione dei rifi uti di cui agli ar ticoli 190 e 193 del d.lgs.
n. 152/2006. Alla luce di ciò, tutti i soggetti sopra indicati do-
vranno presentare la comunicazione SISTRI per tutto il 2010
e per il periodo dal 1° gennaio al 31 maggio 2011.
I soggetti che operano nel settore dei veicoli a fi ne vita devono
invece presentare, entro il 30 aprile 2011, il MUD relativo al
2010, dal momento che l’abrogazione del relativo capitolo
2 del DPCM 27 aprile 2010, disposta al comma 1, lettera
SISTRI O MUD?IL MINISTERO FA CHIAREZZA
Rifi uti
33
b) del citato ar ticolo 264 bis, spiega effetto a partire dalla
dichiarazione relativa al 2011. Pertanto, i predetti soggetti
presenteranno il MUD di cui al DPCM 27 aprile 2010 per
la dichiarazione 2010, mentre per il periodo dell’anno 2011
antecedente l’entrata a regime del SISTRI (1° gennaio- 31
maggio) dovranno presentare la dichiarazione SISTRI di cui
all’ar ticolo 12 del DM 17 dicembre 2009. In considerazione
della limitatezza dell’arco temporale di riferimento e della
non ripetibilità dell’adempimento della dichiarazione SISTRI,
che riguarda unicamente il 2010 e parte del 2011, si ritiene
opportuno agevolare i soggetti tenuti al suo espletamento
utilizzando, nelle parti pertinenti, la medesima modulistica
che era riportata nel DPCM 27 aprile 2010.
La presentazione della dichiarazione SISTRI potrà dunque
avvenire con le seguenti modalità alternative, a scelta dell’in-
teressato:
• Compilando in via telematica gli appositi modelli, che sa-
ranno pubblicati sul portale www.sistri.it, oppure,
• Compilando e trasmettendo alla Camera di commercio ter-
ritorialmente competente, previo pagamento del diritto di
segreteria e con le modalità utilizzate per la presentazione
del MUD di cui alla legge n.70/94, le schede del Capitolo
1 - Rifi uti del DPCM 27 aprile 2010 relative alla specifi ca
attività svolta.
Le Camere di commercio provvederanno ad inoltrare le infor-
mazioni raccolte al SISTRI e all’ISPRA, deputato all’elaborazione
dei dati nell’ambito del Catasto dei rifi uti.
SOGGETTI TENUTI ALLA PRESENTAZIONE DEL MUD SULLA BASE DELLA PREVIGENTE NORMATIVA ADEMPIMENTO PERIODO DI RIFERIMENTO
chiunque effettua a titolo professionale attività di raccolta e trasporto di rifi uti
Nessuna dichiarazione A decorrere dalla dichiarazione relativa al 2010
commercianti e intermediari di rifi uti senza detenzione Nessuna dichiarazione A decorrere dalla dichiarazione relativa al 2010
imprese ed enti che effettuano operazioni di recupero e di smaltimento dei rifi uti
Dichiarazione SISTRI
Dichiarazione relativa al 2010 e al periodo 1° gennaio-31 maggio 2011
consorzi istituiti per il recupero o il riciclaggio di particolari tipologie di rifi uti che organizzano la gestione di tali rifi uti per conto dei consorziati
Nessuna dichiarazione
Consorzio nazionale degli imballaggi di cui all’articolo 224 del d.lgs. n. 152/2006 e sistemi riconosciuti di cui all’articolo 221, comma 3, lettere a) e c) del medesimo decreto legislativo
Dichiarazione MUD
imprese ed enti produttori iniziali di rifi uti pericolosi tranne imprenditori agricoli con volume annuo di affari non superiore a 8000 euro
Dichiarazione SISTRI
Dichiarazione relativa al 2010 e al periodo 1° gennaio-31 maggio 2011
soggetti che effettuano la raccolta, il trasporto, il trattamento ed il recupero dei veicoli fuori uso di cui all’articolo 11, comma 3, del decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 209.
Dichiarazione MUD Dichiarazione MUD (Capitolo 2- Veicoli fuori uso) per il 2010. Dichiarazione SISTRI relativa al periodo 1° gennaio-31 maggio 2011
soggetti di cui all’articolo 13, commi 6 e 7, del decreto legislativo 25 luglio 2005, n. 151, iscritti al Registro Nazionale dei produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche di cui all’articolo 14 del medesimo decreto legislativo
Dichiarazione MUD
Dichiarazione MUD (Capitolo 3 - apparecchiature elettriche ed elettroniche e rifi uti da apparecchiature elettriche ed elettroniche) per il 2010.
imprese ed enti produttori iniziali di rifi uti non pericolosi di cui all’articolo 184, comma 3, lettere c), d) e g) del d.lgs n. 152/2006 con più di 10 dipendenti
Dichiarazione SISTRI
Dichiarazione relativa al 2010 e al periodo 1° gennaio-31 maggio 2011
comuni o loro consorzi e comunità montane Dichiarazione MUD
comuni della regione Campania e comuni che aderiscono volontariamente al SISTRI Dichiarazione MUD
A decorrere dal secondo semestre 2011 le informazioni da rendere sono solo quelle relative ai costi di cui all’articolo 189, comma 5, lettera d) del d.lgs n. 152/2006
34
NOTIZIARIO DI AGGIORNAMENTO DEL SETTORE
Stante il sopra richiamato disposto normativo, rimangono
tenuti a presentare il MUD di cui al DPCM 27 aprile 2010:
• il Consorzio nazionale degli imballaggi di cui all'ar ticolo
224 del d.lgs. n. 152/2006 e i sistemi di cui all'ar ticolo 221,
comma 3, lettere a) e c) del medesimo decreto legislativo,
riconosciuti ai sensi del comma 5 del citato ar ticolo 221;
• I comuni o loro consorzi e le comunità montane, ai sensi
dell’art.189, comma 3 del decreto legislativo n. 152 del 2006,
come modifi cato con d.lgs. n. 205/2010. Tuttavia, ai sensi dello
stesso articolo 189, commi 4 e 5, a decorrere dall’entrata a
regime del SISTRI (1° giugno 2011) i comuni della regione
Campania, tenuti ad aderire al SISTRI, e i comuni che ade-
riranno su base volontaria al SISTRI, non saranno più tenuti
a presentare il MUD di cui al DPCM 27 aprile 2010, salvo
quanto disposto per le informazioni relative ai costi di cui
all’articolo 189, comma 3, lettera d);
• I soggetti di cui all’ar ticolo 13, commi 6 e 7, del decreto le-
gislativo 25 luglio 2005, n. 151, iscritti al Registro Nazionale
dei produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche
di cui all’ar ticolo 14 del medesimo decreto legislativo. Si
riepiloga di seguito quanto sopra rappresentato riguardo
agli adempimenti cui sono tenuti i diversi soggetti.
35
Mentre negli States un eco-navigatore istruisce all’ecoguida,in Italia, da gennaio, l’ecoguida si studia per i quiz della patente
LA GUIDA SOFT È ANCHE ECODal “Transportation Center” dell’Università della Californiai trucchi per una guida ecosostenibile ed economica
Stop alle brusche frenate, alle continue accellerate o alle partenze
a tutto gas.
Una guida troppo “ansiosa” e “nervosa” fa male all’ambiente e al
portafoglio.
Meglio usare un po’ di “dolcezza” al volante: si inquina meno e si
risparmia di più.
Basta qualche piccolo accorgimento ed è possibile consumare fi no
al 15% di benzina in meno.
É quanto ha dimostrato uno studio del “Transportation Center”
dell’Università della California che ha analizzato i vantaggi ambientali
ed economici di guida “dolce” dimostrando come una guida “soft”
pesi meno rispetto ad una guida fatta di continue frenate e accele-
rate, sull’ambiente, oltre che sulle tasche degli automobilisti.
Di qui la novità, anzi l’invenzione del “Transportation Center”: l’eco-
navigatore, una sorta di sistema computerizzato in grado di “istruire”
in presa diretta gli automobilisti distratti, o comunque poco attenti
ai consumi, sui comportamenti più idonei da adottare alla guida
per non gravare eccessivamente su ambiente e portafoglio.
Così mentre l’eco-navigatore monitora l’andamento del veicolo e
i suoi consumi, allo stesso tempo “detta” al conducente il corretto
stile di guida da adottare.
Ecco i principali “trucchi” dell’ecoguida, suggeriti dalla ricerca e
dall’eco-navigatore, che consentono di risparmiare benzina e con-
tenere l’emissione di gas inquinanti:
- inserire la marcia superiore il prima possibile;
- mantenere una velocità costante;
- evitare di accelerare e frenare in maniera brusca, ma farlo sempre
con moderazione e dolcezza, cercando di anticipare l’andamento
del traffi co;
- procedere gradualmente nelle code, considerando che partire da
fermi implica un maggior consumo di carburante;
- sfruttare, quando è possibile, la folle della macchina per l’avanza-
mento graduale;
- controllare una volta al mese la pressione delle gomme, poiché le
ruote sgonfi e aumentano l’attrito della macchina sull’asfalto, creano
maggior resistenza al suo avanzamento e quindi comportano
di Silvia Barchiesi
36
NOTIZIARIO DI AGGIORNAMENTO DEL SETTORE
una maggiore quantità di energia necessaria al suo movimento
(è stato calcolato che questo particolare accorgimento può fare
risparmiare al guidatore circa un pieno all’anno);
- tenere spenta l’aria condizionata (che al massimo della potenza
può arrivare ad assorbire un quarto del serbatoio dell’automobile) e
abbassare, piuttosto, il fi nestrino sotto i 65 km orari. Oltre quel limi-
te, invece, l’attrito dell’aria diventa un elemento troppo signifi cativo
e conviene quindi accendere il condizionatore: l’opzione del ricircolo
interno evita che l’aria calda proveniente dall’esterno debba essere
raffreddata continuamente ex novo e fa quindi risparmiare;
- contenere la velocità poiché a circa 100 km/h la maggior parte
delle auto perde effi cienza: accelerare ulteriormente porta quindi
piccoli risparmi di tempo, ma molti consumi in più.
Insomma, una guida “soft” è anche “eco”, anzi doppiamente “eco”:
eco-sostenibile ed eco-nomica!
Ma l’ecoguida, oltre che uno stile di guida fortemente raccoman-
dato, è ormai una vera e propria nuova disciplina.
Il “Transportation Center” dell’Università della California ne è il
promotore.
Tra gli ultimi lavori dei ricercatori del Centro, fi gura, infatti, il Report
che da un lato elenca le principali “mosse” dell’ecoguida, ovvero gli
accorgimenti da adottare per contenere i consumi di carburante
e dall’altro raccoglie i risultati dei test condotti fi no ad oggi su
automobilisti volontari grazie all’impiego di appositi sistemi com-
puterizzati che “istruiscono” il conducente ad una guida economica
e compatibile con l’ambiente.
Tecnologicamente all’avanguardia, tali sistemi automatizzati da
installare sulle auto devono, tuttavia, ancora essere perfezionati, in
quanto consentono un risparmio ancora contenuto: attualmente
garantiscono una riduzione di carburante dell’1% sulle strade veloci
e del 6% in città (se un’auto percorresse 20.000 km l’anno su stra-
de urbane, con tale sistema, 1.200 sarebbero dunque “gratis”).
A benefi ciarne non sono solo le tasche degli automobilisti, ma an-
che l’ambiente: la pratica dell’ecoguida contribuisce al contenimento
dell’effetto serra, con una riduzione delle emissioni di CO2 pari a
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15 grammi ogni chilometro percorso, oltre che al contenimento
di tutti gli inquinanti emessi dal tubo di scappamento.
La diffusione del dispositivo messo a punto dal “Transportation
Center” è, tuttavia, limitato.
Secondo l’Economist, solo l’1% dei veicoli americani (soprattutto
camion, auto ibride o a benzina, ma di fascia alta) è oggi dotato
di tale sistema.
Eppure, nonostante la tecnologia dell’eco-navigatore non sia an-
cora decollata, sembra essere destinata a prendere sempre più
campo.
Sempre secondo l’Economist, entro il 2020, la percentuale dei veicoli
attrezzati di tale dispositivo è destinata a salire al 30%: insomma,
una vettura su tre avrà sul cruscotto un eco-computer per ridurre
i consumi ed ottimizzare la guida.
Intanto l’Università della California sta lavorando perché le previ-
sioni del noto settimanale londinese si realizzino e sta mettendo
a punto un apposito sistema fi nalizzato all’ecoguida che integra
diverse tecnologie: un gps per monitorare posizione e velocità, le
mappe di Google Earth per distinguere tra strade cittadine e au-
tostrade e una serie di sensori montati sulla macchina per tenere
sotto controllo il consumo di carburante e la composizione dei
gas di scarico emessi (oltre, ovviamente, a un navigatore che evita
di perdersi nelle strade sconosciute).
Seppur la tecnologia dell’ecoguida sia ancora allo stadio embrionale
e il suo utilizzo sia ancora di nicchia, la sensibilità a questa sottesa
sembra si stia già diffondendo.
Negli Stati Uniti si è già formato un club informale, quello dei cosid-
detti “hypermilers”, automobilisti molto coscienziosi e responsabili
che con il loro stile di guida “soft”, attento ai consumi, al portafogli
e all’ambiente, sono in grado di far “tirare” i loro super bolidi a per
100 chilometri con 4,5 litri di carburante.
Il loro trucco?
No alle partenze a tutto gas, al bando le accelerate improvvise,
stop alle frenate brusche.
Ma gli “hypermilers” o ecoautomobilisti sono in realtà una picco-
la minoranza e l’ecoguida un’eccezione virtuosa alla regola più
largamente diffusa: uno stile di guida poco attento ai consumi e
all’ambiente.
Così mentre oltreoceano si studiano automatismi in grado di
suggerire al conducente un comportamento sostenibile mentre
è al volante, in Italia si pensa a sensibilizzare all’ecoguida i futuri
automobilisti di domani a partire dall’esame per la patente.
Sulla scia del successo di “Ecopatente 2010”, l’iniziativa partita lo
scorso anno su iniziativa di Legambiente, in collaborazione con
CONFARCA (Confederazione Autoscuole Riunite e Consulenti
Automobilistici) e con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente
e della Gioventù che ha portato nel 2010 al rilascio di 11.000
ecopatenti, da gennaio 2011 l’ecoguida è entrata di diritto tra i
temi dei quiz dell’esame di teoria per conseguire la patente.
Insomma, da quest’anno l’ecopatente non è più un’opzione, ma è
obbligatoria: la patente è così “ecosostenibile”.
Tra le domande dei test che i futuri automobilisti dovranno so-
stenere per conseguire la patente dallo scorso gennaio ci sono,
infatti, anche quelle legate alla guida ecosostenibile, ad esempio
sull’uso corretto del cambio e delle marce, sulla manutenzione
delle gomme, piuttosto che sull’uso dell’aria condizionata.
La trovata, una novità per il nostro Paese, non è del tutto nuova in
Europa: in Inghilterra e in Olanda l’ecopatente è infatti una realtà
ben consolidata. In Olanda, il test eco-driving è obbligatorio per
tutti coloro che vogliono sostenere l’esame di guida dagli inizi
del 2008.
Sensibilizzare i futuri automobilisti nei confronti delle tamatiche
ambientali ed educarli ad uno stile di guida sostenibile attraverso
piccoli ma intelligenti accorgimenti che permettono di risparmiare
carburante, riducendo quindi le emissioni, è lo scopo dell’iniziativa
che, oltre che alla teoria, guarda anche alla pratica.
É stata, infatti, siglata una convezione per la fornitura di apposite
scatole nere sui veicoli delle autoscuole che, collegate con le cen-
traline dei motori, hanno il compito di monitorare le modalità di
guida di ciascun allievo e fornire dei report dettagliati per indivi-
duare regimi di guida ecosostenibili.
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NOTIZIARIO DI AGGIORNAMENTO DEL SETTORE
di Micaela Conterio
Soluzioni tecnologiche innovative per la ricarica dei veicoli elettricie defi nizione di una normativa che favorisca la mobilità elettrica
ACCORDO SIGLATO FRA ENEL EACEA PER LA MOBILITÀ SOSTENIBILE
Enel e Acea insieme per la mobilità
sostenibile.
In particolare per lo sviluppo e la
diffusione dell’auto elettrica,
attraverso l’implementazione
dell’infrastruttura di ricarica delle
vetture elettriche.
Questi sono i termini del Memorandum
of Understanding, accordo siglato lo scor-
so 28 febbraio dalle due aziende, che si
prefi gge la realizzazione di uno standard
nazionale ed europeo dove far conver-
gere le diverse soluzioni tecnologiche di
ricarica dei veicoli elettrici, promuovendo
la defi nizione di un assetto legislativo che
favorisca la mobilità elettrica.
Tutto questo sarà reso possibile attraver-
so un’ampia sperimentazione, effettuata
con test e progetti pilota a partire da
Roma fi no a comprendere diverse altre
città italiane.
“Stiamo lavorando da tempo allo sviluppo
della mobilità sostenibile - ha dichiara-
to l’Amministratore Delegato dell’Enel,
Fulvio Conti - proprio a partire Roma,
la prima nel nostro Paese ad avviare la
rivoluzione della mobilità senza emissio-
ni e silenziosa. Con i nostri nuovi partner
proseguiremo sulla strada della ricerca di
soluzioni e standard capaci di alimentare
il parco veicoli elettrici in modo sempre
più avanzato e intelligente, incoraggiando
così la diffusione della mobilità elettrica
che può fornire un enorme contributo in
termini di miglioramento ambientale delle
nostre città”.
La realizzazione del progetto non sa-
rà immediata, perché dovranno essere
previsti alcuni passi preventivi. Primo fra
tutti, specifi ci accordi con le amministra-
zioni locali.
Ma non solo. Dovranno essere stipulati
anche accordi con i costruttori di veicoli
elettrici, orientati alla sperimentazione
e alla distribuzione dei veicoli nei terri-
tori interessati, cercando di coinvolgere
l’intera fi liera della mobilità elettrica,
dai produttori di automobili a quelli di
batterie.
Senza escludere la possibilità di parte-
cipare a iniziative di ricerca e sviluppo
in ambito europeo.
Dovrà essere sviluppata, inoltre, l’infra-
struttura di ricarica per i veicoli elettrici
a Roma. Le auto elettriche ad oggi in
circolazione dovranno poter essere ri-
caricate in tutte le colonnine presenti
in città con metodi standard e di facile
accesso e utilizzo. Senza contare che do-
vranno, anche, essere identifi cati gli spazi
idonei per le centraline, presumibilmente
i nodi di scambio come alcune fermate
delle metro o aree connesse a grandi
centri commerciali. Questo in realtà è
un progetto molto ambizioso e, ancor
più, rilevante per la fruibilità del sistema
di mobilità urbana, perché vede schie-
rati dalla stessa parte due protagonisti
del sistema energetico nazionale per un
obiettivo condiviso.
“Come Acea - ha spiegato l’Ammini-
stratore Delegato, Marco Staderini
- intendiamo sviluppare soluzioni di mo-
bilità per integrare le fonti di produzione
rinnovabile a partire dall’impianto foto-
voltaico realizzato a Commercity che con
i suo 5 MW è il più grande in Italia in
ambito urbano. Siamo quindi lieti di aver
fi rmato questo accordo che ci consente di
sperimentare con Enel la realizzazione di
un’infrastruttura di ricarica effi ciente e ca-
pillare. Circolare a zero emissioni e senza
rumore è una svolta epocale per la città
di Roma. Il Comune sta investendo molto
per fare della città la capitale ecologica:
sul tema della mobilità elettrica da aprile
contiamo di approntare un piano di lavoro
con la mappatura del territorio e la tem-
pistica di attuazione”.
A conferma di ciò le dichiarazioni
dell’Assessore all’Ambiente di Roma,
Marco Visconti, che sottolinea la vo-
lontà di rilanciare la mobilità elettrica
anche grazie all’attivazione di un servi-
zio di car-sharing per gli spostamenti nel
Centro storico.
“La colonnina di ricarica unica – ha di-
chiarato – per l’erogazione di energia
ai veicoli elettrici favorirà l’accesso al-
la rete e semplifi cherà le operazioni di
approvvigionamento, funzionando con lo
stesso principio del caricabatterie unico
per i telefonini cellulari, incentivando l’uso
dell’elettrico anche presso i privati citta-
dini, con benefi ci in termini di risparmio
economico e di riduzione delle emissioni
inquinanti”.
In conclusione, la partnership ENEL-
ACEA prevede da un lato lo sviluppo di
soluzioni tecnologiche per la ricarica dei
veicoli elettrici, dall’altro la promozione
della defi nizione di un assetto legislativo
che favorisca la mobilità elettrica. L’elet-
tricità, quindi, risulta il vettore energetico
più effi ciente: il sistema di mobilità urba-
na ed extraurbana con carica elettrica,
infatti, consente una mobilità che sia
realmente sostenibile dal punto di vista
sia ambientale sia economico.
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